Andromaca, furia e pietà

di eremita88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ira e fumo nero ***
Capitolo 2: *** addio ***



Capitolo 1
*** ira e fumo nero ***


la svegliò il rumore della cotta di maglia che veniva infilata, e dell'emlo che sferragliava contro lo scudo. la luce inondava solo parzialmente la stanza, da ciò Andromaca dedusse che doveva mancare poco all'alba. ormai erano mesi, anzi anni ,che Andromaca non si svegliava più con il sole alto nel cielo, dopo una notte di sonno profondo e senza incubi, non popolata da soldati in armatura, dal clangore delle spade e dalla terra imbrattata di sangue. 
Ma quando a svegliarla era quel rumore, scattava in piedi quasi subito, perfettmente consapevole che a causarlo era suo marito, il suo amato Ettore, che si preparava a uscire , per tornare solo a tarda notte, stremato, e con il volto carico di morte e dolore. Lei lo aspettava alzata ogni notte, felice e sollevata ogni volta che la sua ombra lo precedeva alla luce del lume. 
Andromaca non riusciva a capacitarsidi quanto fosse fortunata a veder tornare suo marito ogni giorno, sempre più il fantasma del gioioso principe che era stato prima di quella tremenda e insensata guerra. Molte altre donne avevano avuto diversa sorte , e da casa sua sentiva il loro pianto ogni giorno, e pensava che se avesse potuto scegliere, avrebbe voluto non dover mai piangere così per suo marito. L'ultima volta che la sua disperazione le aveva fatto versare lacrime amare era stato quello in cui la sua famiglia era stata uccisa da Achille: sua madre, i suoi fratelli... ma anche nella sventura, l'appoggio del suo Ettore le aveva dato la forza, facendole credere che, forse, quella guerra prima o poi avrebbe smesso di mietere vittime, andando a reclamare bottino in altri luoghi, lontani dalla loro Troia. 
cominciò come un giorno tale e quale agli altri, quello. si lazò dal letto e si fece aiutare da un'ancella a vestirsi, con una semplice tunica azzurro cielo lugna fino alle caviglie e un peplo dello stesso colore. lasciò i capelli scuri e morbidi sciolti sulle spalle, adornati solo da alcuni fiori feschi, mentre si adornò con alcuni monili dorati le braccia . si presentò a tavola dal marito armata del suo sorriso più smagliante. 
Cercava ormai di presentarsi dal marito la mattina nascondendo tutta la paura e la preoccupazione che le opprimevano il cuore , per non turbarlo più di quanto già non fosse quando usciva di casa . Voleva che il suo Ettore portasse per tutta la giornata sul campo di battaglia con sè il ricordo del suo sorriso, l'immagine rassicurante di una moglie che lo amava e che gli dava la forza di continuare a vivere. 
"buongiorno, mio sposo." gli andò vicino lasciandosi dietro un aroma di fiori di campo, e gli scoccò un dolce bacio sulla fronte, prima di andarsi a sedere di fronte a lui . "sei riuscito a dormire questa notte?"
Ettore annuì piano, ma ad Andromaca non sfuggirono le profonde occhiaie sul viso dell'uomo. 
"finirà,lo sai vero?" cercò di rassicurarlo lei.
Ettore rispose con un sorrio che magari voleva esser di risposta al suo, anche se era velato di tristezza. Eppure Andromaca vi vide il suo amato come lo ricordava prima della guerra ,e per un momento pensò che non l'avrebbe mai peros. non poteva sapere quanto si sbagliava.
Posò una mano su quella di Ettore e la strinse calorosamente. Quel gesto valeva più di mille parole: i due sposi si fissarono con tenerezza, ancorati l'uno allo sguardo dell'altra. 
"Andromaca..." Ettore ditolse lo sguardo piano , quasi ferito. "oggi ho un combattimento singolo..."
"signora Andromaca!!!" la grossa balia al servizio della coppia irruppe improvvisamente nella stanza tutta trafelata: "signora, il bambino sta piangendo, vuole voi!" Andromaca sorrise mesta, e non si sognò neppure di rimprverare la balia per l'interruzione . Le faceva piacere occuparsi del suo piccolo Astianatte, e il loro rapporto simbiotico le dava una gioia infinita, e le dava l'impressione che Ettore le fosse vicino sempre . Quando era nato tuttti avevano detto che sarebbe divenuto il prossimo signore di Troia, ma sua madre cominciava a dubitare che sarebe rimasto un regno da governare per suo figlio .
si avviò verso la camera del figlio, ma prima che uscisse dalla stanza Ettore si sporse verso  di lei afferrandole il polso. "aspetta."
Adromaca fu quasi spaventata dagli occhi del marito, sembravano non trasparire più alcuna emozione. "Ettore..."
Ettore, davanti a lei , cadde in ginocchio, e iniziò a piangere e a singhiozzare , senza lasciare il suo polso ...la sua sposa non si mosse, era sconvolta: dall'inizio della guerra non aveva mai visto suo marito cedere in maniera così asplicita alla stanchezza e alla pura disperazione.
"lo dovrò affrontare... l-lo d-dovrò..."
"che stai dicendo??"
"Achille... dovrò combattere contro di lui Andromaca" i singulti gli scuotevano il petto con violenza, mentre i pezzi cominciavano a tornare al loro posto nella testa di Andromaca. Achille... quel nome che nessuno a Troia osava pronunciare, quell'uomo che le sembrava venire da un altro mondo. 
Mentre, con la gola che le bruciava , cingeva le spalle del marito , la mente di Andromaca riusciva a collegare a quel nome una sole, terrorizzante, parola, che le offuscava la vista come fumo nero: "ira".

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Capitolo 2
*** addio ***


i rumori della città le riempivano le orecchie mentre, sulla soglia di casa, attendeva, come ogni giorno, che Ettore uscisse per salutarlo prima del combattimento. Ma il punto era che quello non era un giorno come gli altri .... le lacrime le bagnavano le guance, i singhiozzi, invece, si ostinava a trattenerli, temendo di essere udita. Andromaca voleva mantenere il controllo, non mostrare apertamente quanto soffriva, perchè era questo che le avevano sempre insegnato, a mascherare la sofferenza dietro la dignità, a far sembrare sicurezza e coraggio quello che dentro di lei era sempre stato paura. Ettore era stato il primo a capire il suo modo di essere... volevano che fosse la sua sposa, l'avevano portata a Troia in una lettigia semplice, ma attorniata di ancelle e servitori. Aveva 17 anni all'epoca, e non riusciva nemmeno a pensare che essere donna volesse dire quello: essere scelta e rapita come una schiava, essere un oggetto in mano a un principe, per quanto grande e destinato a grandi imprese ... Aveva pianto per tutto il viaggio che da casa l'aveva portata alla reggia di Priamo. quando aveva iniziato a sentire, attraverso le tende di lino della lettigia, le grida del popolo per le strade che accoglievano la sposa del principe Ettore, si era asciugata le lacrime e aveva alzato il mento fieramente, se doveva soffrire l'avrebbe fatto con la dignità che doveva mostrare. quando aveva posato i piedi sulla terra troiana aveva pensato sconsolata che quella sarebbe stata casa sua, e che doveva abituarcisi. E poi l'aveva visto, in piedi di fronte alla reggia, appoggiato ad una colonna , che la fissava intensamente. Non l'aveva mai visto prima, il suo "sposo", e ricambiò il suo sguardo freddamente, mettendo su la sua impenetrabile "maschera" , dietro la quale nessuno era mai riuscito a percepire sentimenti compromettenti come il dolore, dietro la quale lei sopprimeva tutto ciò che provava. Mentre si avviava verso di lui registrava mentalmente tutte le sue caratteristiche fisiche: la barba nera un po' ispida, il collo taurino, e il corpo stranamente affusolato rispetto a esso, il fisico slanciato e magro, i capelli scuri e folti e i guizzanti occhi azzurri, tipici dei figli di Priamo. quando si era avvicinata a porgergli i suoi saluti aveva utilizzato parole semplici e formali, di circostanza, ma lui, inaspettatamente, le aveva preso la mano affusolata fra le sue e, con uno sguardo placido e curioso insieme, le aveva detto, quasi in un sussurro: "occhi meravigliosi come i tuoi sono fatti per sorridere.Non far loro torto, te ne prego. Io vivrò felice fintanto che saprò che la mia sposa ha un motivo per sorridere con quei suoi occhi incantevoli.E sono certo che ti hanno insegnato che il dovere di una sposa è rendere felice il proprio sposo." Andromaca era rimasta sconvolta. Non per le parole in se', per quanto le avesse trovate decisamente dolci e lusinghiere, ma perchè lui aveva letto dietro la sua maschera, per la prima volta, qualcuno aveva capito cosa c'era dietro la facciata di dignità che l'avevano costretta a portare. Per la prima volta si sentì in pericolo, messa a nudo, e il suo sguardo stupito dovette apparire comico, perchè Ettore aveva sorriso divertito. Stranamente in quel momento Andromaca non pensava più alla sua rabbia e alla nostalgia di casa, ma soltanto che Ettore aveva un sorriso incredibile. Ed ora eccola lì, a piangere disperata, tentando invano di ritrovare in se' quelle difese che cedevano di fronte a qualcosa di en più grande di lei. Al bambino che teneva in braccio voleva dire qualcosa come "fagli capire che gli vuoi bene, perchè questo è un addio, piccolino.", ma sapeva che lui non poteva capirla. Durante quei minuti infiniti passati ad attendere lo sposo, aveva tentato invano di convincersi che si sbagliava, che sarebbe tornato, che gli dei l'avrebbero protetto, ma quel nome "Achille", tornava sempre in questi pensieri, infettandoli con il suo suono minaccioso. E poi Ettore uscì, splendente nella sua armatura , prese in braccio il figlioletto, togliendosi l'elmo che avrebbe potuto spaventare il bambino. Trattenendo le lacrime lo baciò e ci giocò per qualche minuto, poi lo mise in braccio alla balia, e guardò Andromaca, la sua sposa, e le asciugò una lacrima. "Te l'ho sempre detto che i tuoi occhi non sono fatti per le lacrime. ti amo" Le loro mani si stringevano, le loro labbra tacevano cose che non avevano più tempo per dirsi. "Per me sei tutto" riuscì solo a mormorare lei:" padre, madre, fratello, sposo... Ti amo." "sai, potremmo anche rivederci..." disse lui stringendola dolcemente a se'. Ma non c'era motivo di mentire. Sapevano entrambi che quello era un addio.

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