All we need is love.

di ehybrittana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** The movement you need is on your shoulder. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo. 



 

“La parola “agorà”, deriva dal greco, e significa letteralmente  raccogliere o radunare. Veniva usata nell’antica Grecia per indicare le piazze come  punti di ritrovo.  Mi segui?”
Annuisco, sistemando la sedia davanti la scrivania dello studio.
“Per questo, il termine agorafobia indica etimologicamente “paura della piazza”, quindi paura degli spazi aperti.”  Spiega il dottore, gesticolando animatamente.
“Ho capito, ma non riesco a credere che esista qualcuno che abbia davvero paura di stare in un qualsiasi posto aperto … insomma, è una cosa improbabile.”
 Rispondo cercando di capire il suo discorso.
“Certo, questo lo dici tu. Ma ci sono persone che vivono l’esperienza con grande timore. Il soggetto, in questo caso la signorina Allie, teme di spostarsi lontano da casa, perché la propria abitazione può essere in qualche modo vissuta come un luogo sicuro.”
Il dottor Foster mi guarda, sperando di ottenere un qualche segno di approvazione.
“D’accordo, ma non capisco una cosa. Se queste persone hanno paura degli spazi aperti, perché non frequentano neanche quelli chiusi?”
Sul  volto del dottore si fa spazio un’espressione interrogativa. “Spiegati meglio Harry.” 
“Voglio dire, se questa Allie  ha paura degli spazi aperti, perché deve andare a riceverla a casa sua? Non potrebbe venire lei qui? Insomma, il suo studio è al chiuso, no?”
“Non è così semplice come vuoi far intendere. Le persone che soffrono di questa malattia, teoricamente dovrebbero sentirsi confortati ad essere in un luogo raccolto, ma sono in realtà altrettanto temuti, qualora impediscano all’individuo, in caso di malore, di rifugiarsi il più presto possibile nella loro abitazione.”  
Continua a gesticolare.
“Ma di cosa hanno paura queste persone? Cosa pensano potrebbe accadere loro?”
“Di tutto Harry. Di perdere il controllo, di svenire, di sentirsi male e in tal caso non essere soccorsi da nessuno.”
“In poche parole non si fidano.”
“Non è esattamente un problema di fiducia, diciamo che lo capirai più avanti.”  

 

12 Maggio 2012, Londra. 
 
“E imparai, con umiltà e fatica, ma imparai quello che dovevo fare, e che sarebbe stato ovvio per un bambino: la vita non è altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute un giorno alla volta. Si dovrebbe trascorrere ogni giorno cercando la bellezza nei fiori e nella poesia e parlando con gli animali. E nulla può essere migliore di un giorno colmo di sogni e di tramonti e di brezze leggere. Imparai soprattutto che la vita è sedere su una panchina sulla riva di un fiume antico, con la mia mano posata sul suo ginocchio e a volte, nei momenti più dolci, innamorarmi di nuovo.” *
E a quel punto Allie si sentì mancare per un momento.
Lei dalla sua vita, non aveva imparato altro che la paura.  Si sentiva in qualche modo tradita da se stessa, poiché lei, quelle sensazioni, non era mai stata in grado di provarle.
E a quel punto, Allie, non desiderò altro che trovarsi sdraiata in riva ad un fiume, accanto alla persona che aveva aspettato per così tanto, contemplando chissà quale assurda bellezza.
Ma a quel punto Allie capì che lei, grazie ai suoi libri, queste sensazioni riusciva a provarle comunque. Ma ogni tanto lo desiderava, fare un viaggio lì fuori. Ricordava poco e niente delle giornate trascorse da bambina nel parco. E poi,  se proprio doveva essere sincera con se stessa, facendo affidamento alla memoria, tutto ciò non le mancava per niente. Era combattuta a volte.  Stando a ciò che aveva appena letto, tutto ciò che lei aveva evitato per anni, portava ai due protagonisti un senso di accettazione.
Ma Allie, lì fuori, si sarebbe sentita in qualsiasi modo, tranne che accettata.
E lei questo lo sapeva. Ma allo stesso tempo pensava alla sua di vita. Una domanda che ci viene rivolta spesso è “dove ti vedi tra vent’anni?”. La risposta di Allie era sempre la medesima, ovvero “qui, dove sono in questo istante”.
A volte rimaneva sorpresa persino da se stessa. La voglia di vedere le persone e dare prova della sua esistenza superava anche la paura. E a quel punto, la vecchia Allie trovava il coraggio di uscire dalla porta di ingresso, fare un piccolo giro del giardino e controllare la salute delle sue aiuole. Il suo tour finiva lì.
La maggior parte delle volte tornava a casa pentita da quella specie di affronto a se stessa, altre con una nostalgia inspiegabile addosso.
Dopo anni di lettura, Allie aveva capito una cosa.
La maggior parte delle volte, i finali dei libri  lei non riusciva neanche a ricordarli. Anche se ai tempi si trattava di uno dei suoi romanzi preferiti.  Era arrivata poi ad una conclusione.
Se un libro ha una trama particolarmente interessante, ciò che sta alla fine poco importa. Quello che lei ricorderà di più, sarà ciò che l’ha davvero fatta appassionare alla storia.
Ma anche nella vita quotidiana, il modo in cui le cose hanno termine è spesso casuale, o involontario. 
Ed è esattamente questo che le balena in testa il pomeriggio del 12 Maggio 2012, quando chiude il suo libro per affrettarsi a tornare in casa.
Ciò che definisce una persona sono le azioni che essa compie durante tutto l’arco della sua vita. Possono renderti buono, odiato, imperfetto.
Ma Allie tutto ciò che riesce a chiedersi è se mai qualcuno ci pensa a lei.
 
 
 
E’ un caldo pomeriggio quello del 12 Maggio 2012.
Harry è costretto a sfilarsi il suo giubbino di pelle, dopo essere uscito dallo studio del dott. Foster.
Si incammina velocemente verso la periferia di Londra, prima di riuscire a raggiungere il “Mr. Fogg’s.” *
Harry lavora part-time come barista, quattro volte a settimana, ogni pomeriggio dalle 17.30 fino all’orario di chiusura.  
E’ un guadagno extra da aggiungere alla paga mensile che i suoi genitori gli mandano ogni mese per pagare gli studi di psicologia all’università “University College London” nota anche con l’acronimo di UCL e famosa in tutto il mondo.
Harry lascia Holmes Chapel all’età di 19 anni.
Subito dopo aver preso il diploma, vola a Londra per incontrare il Dott. Foster, psicologo laureato e rinomato nella capitale, nonché vecchio di amico di famiglia, con origini nel Chesire.
 Ed è proprio grazie a questo ex studente che Harry riesce ad assicurarsi una borsa di studio all’università.
Lo raggiunge qualche volta in studio per una semplice visita, per aggiornare il dottore dei sui studi, e qualche volta approfondirli.
Ora Harry ha 2o anni, è una matricola universitaria, ed è in ritardo a lavoro.
Il “Mr. Fogg’s” è un locale molto rinomato e carino. Ha interni in stile etnico, e clienti di una certa classe.  “Perfetto per un giovane ragazzo in crescita”, così lo definisce Harry ogni volta che ne parla con Zayn.
Zayn, il migliore amico di Harry.
Trasferitosi da Bradford  esattamente durante il luglio 2011. Frequenta un corso di disegno e studia storia dell’arte, conosce Harry esattamente un mese dopo il suo trasferimento.
Di venerdì 13 si incontrano in un bar, presentandosi come nuovi coinquilini. 
Torna una volta al mese nella sua città natale, per fare visita alla madre, al padre, e alle quattro sorelle.
Tornerebbe più spesso e volentieri se ogni volta non fosse costretto ad incontrare quella che è oramai la sua ex ragazza.
Anche lui per mantenersi ha trovato lavoro in un bar, ma parecchio diverso da quello in cui lavora Harry. Fa turni di notte ogni fine settimana in un pub nel centro di Londra, sempre trafficato e pieno di gente.
Ed è li che conosce Liam.
Uomo in carriera, trasferitosi da Wolverhampton un anno e alcuni mesi prima, grazie alla fine della sua storia con Danielle. 
Liam lavora come architetto, laureatosi da poco, e con una brillante carriera da costruire.
Due sorelle, una madre e un padre che non sente da anni, a causa della rottura del suoi quando lui era solo un bambino.
Ha tanti progetti per il suo futuro, compreso quello di progettarsi e farsi costruire una casa a Londra. Per ora si accontenta di un appartamento in affitto a pochi isolati da Piccadilly Circus.
Progetta case a gente di un certo livello, “con un piccolo cervello ma un grande portafogli”, come definirebbe lui, o “gente di classe” come affermerebbe Harry.
Conosce Zayn in una delle serate che lui definisce “di puro sfogo”.  Durante il dicembre 2011.
I due si innamorano e costruiscono una storia d’amore in breve tempo.
Ed in breve tempo Liam, impachetta le sue cose e dice addio al suo appartamento in centro, per condividerne uno in periferia con Zayn e Harry.
 
 
 
*Nicholas Sparks, Le pagine della nostra vita.
*Mr. Fogg’s esiste davvero a Londra, anche se non so realmente se sia un locale rinomato o no.
 
Angolo autrice.
Hola, bella gente.
 
Innanzi tutto, voglio ringraziare chiunque abbia aperto questa storia e si sia fermato a leggere.
So che è un prologo un po’ lungo, ma all’inizio avevo pubblicato come prologo solo primo pezzo, e come primo capitolo il resto, ma non mi convinceva.  Ssso.
Per chi se lo fosse chiesto, non mi sono dimenticata di Niall e Louis, ho soltanto deciso di farli apparire più in là, perché ancora non ho chiaro il loro personaggio. Ma non vi preoccupate, arrivano presto lol.
Per quanto riguarda me, vi dirò soltanto che mi chiamo Eleonora, che amo scrivere, e che frequento il liceo linguistico.  Faccio parte di tre fandom, Directioners, Tributes e Gleek.
Non vi serve sapere altro, se volete parlare con me, farmi qualche domanda, o qualsiasi cosa, potete trovarmi su twitter, sono @ehynewdirection.
Vi ho annoiato abbastanza?
Spero solo che la storia sia di vostro gradimento, e è così per favore fatemelo sapere attraverso delle recensioni.
Un bacio (:

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Capitolo 2
*** The movement you need is on your shoulder. ***


(2)

The movement you need
is on your shoulder.

 


 
Sono le 23.30 del 20 Maggio 2013 quando in casa Styles/Malik/Payne squilla il telefono.
Harry si strofina gli occhi, alzandosi dal divano per raggiungere la cornetta telefonica.

“Buonasera, mi scusi per l’orario, potrei parlare con Harry? Una chiamata dal dott. Foster”

“Dottore, sono io.”
Bofonchia Harry prima di risedersi sul divano, e levare del tutto il volume alla tv.


“Oh, perfetto. Ho un grande favore da chiederti ragazzo.”
Il dottore sospira, lasciando trasparire il suo nervosismo.

“Certo, sa che può chiedere qualsiasi cosa.” 
Harry si alza definitivamente dal divano, spegnendo la tv ed abbandonando il telecomando sul tavolino del piccolo salotto.

“E’ da poco deceduto un parente di mia moglie, residente in America. Come ben sai mia moglie è originaria delle parti di LA.”
Il dottore sospira ancora una volta, ma quest’ultima lo fa come se si stesse pentendo delle sue stesse parole.

 “Le mie condoglianze, ma non capisco dove lei voglia arrivare.”
Nel frattempo Harry si dirige verso il portone dell’appartamento, assicurandosi che sia necessariamente chiuso.

“Harry, dovrò chiederti di sostituirmi con una paziente.”
A quel punto Harry si ferma.

“Cosa significa?” Chiede.

“Starò per un lungo periodo in America, mia moglie vuole approfittare della situazione per visitare la sua famiglia, giustamente.”
Continua imperterrito il dottore.

“Continuo a non capire.” 
Harry si dirige velocemente in cucina.

“Harry, ti ricordi di Allie? La ragazza agorafobica? Te ne ho parlato giorni fa..”
C’è una pausa.
“Voglio che tu le faccia visita. Spesso.”

“Mi sta chiedendo di andare lì a psicoanalizzarla? Insomma, va bene che sono uno studente di psicologia, ma lei ben sa che non sono ancora in grado di sostenere una seduta!”

Il dottore sembra agitarsi, contrario alle sue parole.

“Harry, so che non sei in grado di sostenere una seduta. E no, non ti sto chiedendo di psicoanalizzarla! Voglio soltanto che tu le faccia visita, e faccia la sua conoscenza.” 
A quel punto è Harry ad agitarsi.
“Lei quando parte dottore?”
Domanda sorseggiando un bicchiere d’acqua.
“Domani a quest’ora sarò già a LAX.”

 
 
 


“Signorina Allie?”
Niall sale le scale freneticamente, prima di sentire una porta chiudersi, ed entrare nel salotto della grande casa.

“Niall? Sei tu?”
Una voce delicata e soave si disperde nell’aria.

“Si Allie, sono io? Posso entrare?”

“Certo, io sono a posto.”
Niall si fa spazio nella grande casa, prima di posare le buste della spesa sul grande tavolo al centro della sala.

“Come procede la sua giornata signorina Allie?”
Niall ha appena compiuto vent’anni, ed ha l’accento irlandese.

Allie sa che si è trasferito da Mullingar circa due anni fa, e che si mantiene a Londra grazie alla sua famiglia.
Si, alla famiglia di Allie.

Non sa esattamente come Niall e suo padre si siano conosciuti, ma sa che è stata fiducia a primo sguardo da parte di quest’ultimo.
Altrimenti non avrebbe mai permesso al povero Niall di fare da “badante” alla povera Allie.

Niall aveva visto Allie solo in foto.
Nonostante fosse a casa sua tutti i giorni, e considerasse la ragazza come un’amica con cui confidarsi, lei non aveva mai avuto il coraggio di uscire per farsi vedere da lui.
Ma lei si fidava di Niall. Lui si occupava di lei, e della sua parte della casa.

La prima volta che Niall l’aveva vista era rimasto parecchio sconcertato.
Si sviluppava in tre piani. Un seminterrato, il primo piano, dove si trovava la camera dei genitori, la cucina, il bagno, e ogni altra zona vivibile della casa, e poi il secondo piano.

Saltava subito all’occhio la differenza di grandezza con il primo piano. 
Nel secondo vi si trovava una piccola zona vivibile praticamente scavata nel muro. Una piccola porta situata all’estremità della sala principale ne permetteva l’accesso.
E quello, era oramai da anni il rifugio della povera Allie.

Niall si occupava del secondo piano.

L’accesso era riservato a lui, ad Allie, ai suoi genitori, e al suo psicologo quando le faceva visita.

Durante le ore in cui Niall era con lei, Allie posizionava una sedia davanti la porta del suo rifugio, e parlava freneticamente con lui.
Lo aspettava con ansia ogni giorno, era l’unica persona che le permettesse il contatto con il mondo esterno.

All’inizio aveva una piccola cotta per lui.
Niall era davvero un bel ragazzo. Lei lo fissava fare il casalingo dallo spioncino della sua porta.
Lo guardava mentre si sistemava i capelli biondo tinto con una fascia, e le piaceva vedere che ogni tanto lui interrompesse ciò che stava facendo per guardare nella sua direzione, come se da un momento all’altro avesse  davvero potuto sperare di vedere Allie uscire dalla porta.

Ma Niall aveva la consapevolezza che forse lei non sarebbe mai arrivata a mostrarsi a lui.
Ma a lui piaceva comunque parlare con lei, e lei aveva smesso di considerarlo un possibile fidanzato quando aveva cominciato a considerarlo come un amico.
Il suo unico amico.

“Ora che ci sei tutto sto bene, Nialler.”
Sorrise Allie roteando con un vestito addosso.

Niall sorrise, prima di ribattere, “Sono felice di rallegrarvi la giornata”.

“Non montarti la testa però!”
Allie fece una piccola risata, prima di sedersi davanti la porta ed infilare l’occhio nella serratura.

“Stia tranquilla. Le ho portato una sorpresa.”
Niall fece ritorno nel salone, prima di cominciare a rovistare tra la sua roba.

“Negli ultimi giorni ho parlato con suo padre,  e mi ha raccontato di una passione che voi avete sin da piccola.”
Allie sembra non capire, infatti domanda “nulla di cui io non ti avessi già parlato?”

“Al contrario, signorina”.
Niall si posiziona con la schiena rivolta verso Allie, prima di girarsi e scoprire un dipinto su tela, rappresentante una danzatrice intenta a sistemare il suo costume.

“O mio dio, è, semplicemente fantastico! Dove l’hai preso?”
Esulta felice la ragazza.

“Ho chiesto un piccolo favore ad un mio amico, sta facendo un corso di arte. Le piace?”  Chiede contento.
 “Grazie Niall, è un regalo stupendo.”

“Questo e altro per una ragazza come lei.” Il giovane sorride, prima di avvicinarsi pericolosamente alla porta della ragazza, e posizionare il quadro li vicino.

“Ti voglio bene Nialler.” Sussurra Allie prima che il ragazzo possa allontanarsi.
A quel punto Niall si ferma, e avvicina il viso alla serratura della porta.

“Posso?” Chiede cercando di intravedere la giovane.
“No! Niall no!”
Ma non fa in tempo, perché questa si affretta a coprire la sua visuale con le mani.
 
 
 



Spazio Autrice.
Certo, non sono proprio brava a creare la suspense, ma manco per niente eh.
Vabbè, mi accontento di avervi presentato un capitolo lungo quattro pagine di word (un record per i miei standard), e che sia mezzo decente.
No serio, mi piace. E me ne compiaccio, dato che in questo momento dovrei studiare spagnolo.
Allora, una cosa che mi sono dimenticata di scrivere nello scorso spazio autrice, anche se non penso sia di notevole importanza. Per scrivere questa fan fiction mi sto ispirando al film “La migliore offerta”.
Se vi capita di guardare il film, non c’entra molto con la mia storia, anzi, è parecchio diversa, però mi sono fatta ispirare dal fatto che la protagonista fosse agorafobica J.
Poi, in questo capitolo c’è l’apparizione di Nialler! Amo il suo personaggio aw. Per Louis dobbiamo ancora aspettare, il secondo o terzo capitolo, ma non preoccupatevi perché arriva anche lui J
Infine, vorrei ringraziare coloro che hanno speso tempo a leggere il prologo, che hanno favorito e messo tra i preferiti, ma soprattutto coloro che hanno recensito. Davvero, non sapete quanto io vi sia grata.
Vorrei anche rispondere ad una particolare recensione, che definiva la storia un po’ “complicata da capire”.
Lo so, è possibile che magari qualcosa non si capisca perché io ho una maniera di scrivere di cacca, però sinceramente preferisco scrivere in un modo un po’ più aulico  e meno confidenziale.
Detto questo, spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Ci terrei a ricevere delle recensioni, anche se avete delle critiche e per farmi sapere cosa ne pensate.
Per qualsiasi dubbio, domanda ecc, potete contattarmi qui, o su twitter, (@ehynewdirection).
Un bacio (:

ps. Il titolo è preso dalla canzone “Ehy Jude” dei Beatles. 

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