Una missione impensabile

di Frozen pal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LA RICHIESTA DI ODINO ***
Capitolo 2: *** PRIMO GIORNO DI ADDESTRAMENTO ***
Capitolo 3: *** PRIMA DEVI PRENDERMI ***
Capitolo 4: *** VOGLIO TORNARE A CASA. VIVA ***
Capitolo 5: *** ULTIMO ALLENAMENTO ***
Capitolo 6: *** MADAME? ***
Capitolo 7: *** MI DAI UN PASSAGGIO? ***
Capitolo 8: *** LIETO FINE, PER ORA ***
Capitolo 9: *** CASA DOLCE CASA ***



Capitolo 1
*** LA RICHIESTA DI ODINO ***


Asgard era meravigliosa quando il sole tramontava, esso dava al cielo colori splendidi, sulle sfumature del rosso e del violetto. Si poteva osservare questa meraviglia nel modo migliore, soltanto stando sul Ponte dell’Arcobaleno, ma a meno che non ci fosse stata un’emergenza, o un decreto da parte del Padre degli dèi, non avrei mai visto quelle sfumature da quel punto della Città Eterna.
O almeno, questo era ciò che avevo pensato da quando avevo compiuto sette anni, non potevo di certo immaginare di trovarmi ad attraversare il Ponte con le mie sorelle… Scortata dalle guardie reali, i fedeli guerrieri del figlio del Padre degli dèi e perfino il suo stesso figlio, Thor.
< La prossima volta vi carbonizzo la faccia, guardie da quattro soldi! > Si lamentò Eileen, la sorella con i capelli rosso fuoco e la grinta che non si spegneva mai.
< Rifiutare la chiamata del Padre degli dèi vorrebbe dire tradimento o comunque vigliaccheria, Eileen > Le risposi, cercando di farle capire anche attraverso i miei sguardi che se avesse continuato a parlare con quel tono, prima o poi qualcuno dei soldati avrebbe reagito male.
< Mi stavo facendo il trattamento levigante con i carboni ardenti, sai quanto mi costano?!? >
< Ma possiamo ricrearli con l’alchimia stupida! > Intervenne Sydne, l’altra sorella, colei che era conosciuta per il suo carattere silenzioso e chiuso, era invece quella con la pazienza corta.
< A meno che non sia una cosa seria, io non me la prenderei così tanto > Parlò l’ultima di noi, ovvero Dalia, che con i suoi occhi argentati aveva messo in difficoltà il principe ed erede al trono Thor.
Eileen sbuffò: aveva perso e il suo trattamento non aveva più molta importanza.
Eravamo quattro sorelle, gemelle, ognuna di noi crescendo aveva coltivato una passione diversa dalle altre: Eileen si era appassionata ai sortilegi che riguardavano il fuoco, dopo aver visto un uomo del circo mangiare delle fiamme come se fossero state semplice pane, Dalia odiava gli spazi chiusi e gli piaceva controllare l’aria e i venti, Sydne invece era amante della natura e da quando aveva visto uno scoiattolo in difficoltà si era data alla magia della foresta. Io amavo l’acqua, lo consideravo un elemento straordinario, ma allo stesso tempo ero una grande appassionata di alchimia, un sistema filosofico che è poi stato affermato come scienza più avanti negli anni.
Ebbene tutte e quattro quel pomeriggio eravamo state scortate fino al palazzo di Asgard, non so per quale motivo, né se riguardasse qualcosa di negativo o positivo. Ma dentro di me pregavo affinchè non riguardasse ciò che era successo in passato alla famiglia reale, ovvero la perdita del figlio minore di Odino.
Non ero mai stata il tipo che si impicciava negli affari degli altri, non volontariamente almeno, e non come Eileen, che invece se le andava a cercare, quasi fosse il suo passatempo preferito.
< Freya > Mi sentì chiamare da Dalia. < A che pensi? > Dopo averla guardata per qualche secondo, mi voltai e vidi con sorpresa e preoccupazione che avevamo attraversato il Ponte dell’Arcobaleno ed eravamo nel Bifrost, che era stato ricostruito dopo la lotta tra i due principi e la fine della battaglia tra Jotunheimr e Asgard. Mi sentivo a disagio, non immagino Dalia, lei che per respirare aveva bisogno di aria aperta e fresca, ora si trovava in una cupola, contro il suo volere.
< Eccoci, padre > Disse il principe biondo, inginocchiandosi di fronte all’uomo con i capelli bianchi, che squadrò con il suo unico occhio tutte noi, una ad una.
< Figlio mio, mi stai forse ingannando? > Non so perché, ma le parole del Padre degli dèi mi fecero rabbrividire. < Come possono aiutarci queste fanciulle? > Lo guardai. Mi sembrò disorientato e scosso.
< Padre, loro sanno utilizzare la magia meglio di chiunque altro ad Asgard > Rispose Thor.
< Necessito di un esercito, figlio, non di quattro fanciulle che di combattimento non sanno niente > Spalancai gli occhi, ebbi il presentimento che stava per succedere qualcosa.
Infatti Eileen si liberò dalla stretta delle guardie, stendendole entrambe con calci e pugni.
< Lo dica ancora, Odino > Disse mia sorella in tono di sfida.
Il Padre degli dèi restò ad osservarla impietrito, poi aprì bocca per sospirare.
< Portatela in cella > Disse con tono freddo.
< No! > Esclamò Dalia.
Le altre due sorelle fecero le stesse mosse di mia sorella, anzi erano talmente coordinate che riuscirono anche a fare una combinazione che fece svenire una guardia, a causa della forza dei due calci che gli avevano tirato.
Thor e il padre avevano guardato la scena meravigliati, senza fare nulla: era tutto un trucco per testare la nostra forza e il nostro coraggio. E io non l’avevo superato.
< E voi? > Domandò Odino. < Voi non reagite? > Sospirai.
< Non sono per la violenza > Confessai. < O almeno… Non sono per la violenza avventata e senza una strategia per stendere l’avversario > Spiegai. < Perché queste guardie sono ancora coscienti tranne una e ciò non deve avvenire nel caso si combatta in guerra, penso > Deglutì a fatica.
< Nel caso non abbiate capito ciò che ha detto state tranquilli, parla sempre così ma alla fine si rende utile > Fulminai con lo sguardo Eileen, che mi sorrise sfacciatamente.
< Una persona degna di essere ascoltata > Disse Odino. < Credo che con il giusto addestramento, ognuna di voi può diventare una valida guerriera > Mentre le mie sorelle sorridevano all’idea, io guardai Thor, che ricambiò il mio sguardo di paura. Forse entrambi non volevamo combattere, sapendo che la questione riguardava il suo fratello minore adottivo, ma era evidente che non potevamo farci nulla.
< Siete state scelte da mio figlio per un motivo, per aiutarci a sconfiggere un’entità alquanto sconosciuta a molti, tranne che per un elemento > Le guardie mi slegarono e io mi strinsi i polsi dal nervoso.
< Si vis pacem, para bellum > Dissi ad alta voce. < Se vuoi la pace, preparati per la guerra > Spiegai.
Odino mi guardò e annuì, poi parlò a bassa voce a suo figlio, per girarsi ancora verso di noi.
< Mio figlio vi mostrerà i vostri alloggi a palazzo, concorderete con lui per l’addestramento > Io e le mie sorelle ci guardammo, Eileen sbuffò mentre le altre due mi guardarono terrorizzate. < Ovviamente non avrete il medesimo addestramento che si riserva ai soggetti maschili > Tutte sospirarono e io sorrisi. < Ma comunque dovrete affrontare una guerra vera e propria. Che la fortuna giochi sempre a vostro vantaggio >
< Si spera > Disse sconvolta Eileen.
Sorrisi e scossi la testa, la spavalderia e il tono con cui diceva le cose lei era semplicemente divertente.
< Se queste fanciulle vogliono farmi il favore di seguirmi… > Disse andando avanti i biondo.
< Volentieri >
< Eileen! > Sussurrai nervosa. < Un po’ di contegno > Dissi, gesticolando un po’ con le dita. Lei mi rispose facendo spallucce e seguendo a poca distanza il principe Thor.
Non mi sentivo per nulla a mio agio in una situazione simile, sapevo dove si sarebbe conclusa la missione, la guerra… O la battaglia. Il luogo su cui avremmo combattuto sarebbe stato Midgard, ovvero la Terra, un mondo debole, ma con uno spirito forte di sopravvivenza, e sapevo perfino contro chi avremmo dovuto combattere: un esercito oscuro ci attendeva, o meglio, attendeva istruzioni dal suo capo.
Come facevo a sapere tutto questo? Io intuivo tutto questo, non lo sapevo per certo. Anzi, nel caso tutto ciò che per me era solo ipotesi, si sarebbe rivelato vero… Mi sarei sentita potente, come non mai.
< Freya… Io non voglio combattere > Mia sorella Sydne mi fece sobbalzare con quella affermazione.
< Non possiamo rifiutare una simile richiesta di aiuto da parte di Odino > Cercai di convincerla.
< Nemmeno tu vuoi, sorella > Spalancai gli occhi e la guardai. < Non mi passa inosservata la tua preoccupazione, sai?... L’unica cosa che non so intuire… E’ il motivo della tua preoccupazione >
Continuai a guardare di fronte a me, senza mostrare la mia agitazione a Sydne, altrimenti avrebbe capito che non avevo paura per noi e le nostre vite, o per quella di Thor o per i midgardiani. No.
Io avevo solo paura del nemico, che fosse…
< Tu hai paura di ritrovarti davanti colui che ti ha salvata quel giorno > Disse con calma lei. < Ebbene sorella, nel caso lui non si dovesse arrendere, nel caso lontano in cui noi ci trovassimo faccia a faccia contro quella sottospecie di mostro… Stai certa che, se tu non ne sarai capace con la tua alchimia, lo ucciderò io >
Trattenni il respiro, mentre annuivo per mandare via Sydne. Mi stava facendo paura anche lei.
Non aveva mai voluto ucciderlo, nonostante non fosse completamente asgardiano. Perché ora si?
 

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Capitolo 2
*** PRIMO GIORNO DI ADDESTRAMENTO ***


Non ero mattiniera, per nulla, e tutte e tre lo sapevano. Ma evidentemente volevano farmi diventare la vittima di un loro malefico scherzo, visto che le sentivo bisbigliare e avvicinarsi sempre di più al mio letto. < Non ho alcuna intenzione di tagliare la gola a nessuno oggi, se volete sopravvivere non mi provocate > Dissi con voce assonnata e un po’ troppo bassa per i miei gusti.
< Veramente ci stiamo provando le divise che ci ha consegnato la regina Frigga in persona > Mi misi di scatto seduta sul letto e spalancai gli occhi. < Colpa mia se non ti svegli nemmeno con l’apocalisse? >
< Mi stai mancando di rispetto Eileen? > < Nah > Disse scuotendo la testa. Poi mi sorrise. < Si > Scossi la testa e mi decisi ad alzarmi.
< A quanto pare i colori sono stati scelti dalla Regina per noi… Eileen, tu hai la maglietta sbracciata rossa, Sydne, tu hai quella gialla, io ho quella bianca e… Freya tu hai quella blu > Dalia mi lanciò la maglia, che mi sembrava troppo stretta per i miei gusti.
< Non potremmo chiedere delle tuniche?... > Tutte mi fulminarono con lo sguardo. < O… Solo per me? >
< Perché vuoi metterti indumenti maschili quando puoi conquistare con il tuo fisico qua a palazzo? >
< Dalia, noi siamo qui per addestrarci, per prepararci ad affrontare una battaglia > Dissi quasi ringhiando. < E non per far vedere le nostre grazie a degli stupidi maschi che non sanno come trattarc i>
< La prossima volta ti lascio nel tuo sonno, bella addormentata > Disse ironicamente Eileen.
< Ma anche no, visto che dovremmo incontrarci con Thor tra un’ora alla prateria > Ci avvisò Sydne. < Ecco qua i pantaloni… Ce n’è qua un paio con le toppe blu… Immagino sia per te Freya > E me li lanciò.
In un quarto d’ora eravamo tutte pronte. Dalia aveva una canotta bianca e lunga, tanto da coprire ciò che non nascondevano le calze grigio scuro, e portava degli stivali in pelle che le arrivavano fino alla coscia; Sydne aveva la canotta gialla, un paio di pantaloni marroni con una cintura in pelle bordeaux e degli stivaletti corti beije; Eileen aveva la canotta rossa, un corpetto bordeaux e dei pantaloni in pelle nera, con degli stivaletti neri; infine io avevo la canotta blu, il corpetto nero, che mi soffocava un po’, i pantaloni di pelle nera con toppe blu alle cosce e gli stivali neri che mi coprivano i polpacci.
< Andiamo forza > Ci incitò a muoverci Dalia. < Non voglio fare figure >
< Solo tu eh? Ricordati che andiamo a farci addestrare da Thor, quel bellissimo, e non dico altro, dio > Aggiunse Eileen, facendomi sorridere.
Tanto non avrebbe mai potuto permettersi un legame più profondo, a meno che lui non l’avesse presa sotto la sua ala protettiva, cosa che consideravo poco possibile, data la sua personalità turbata in questi ultimi tempi. Percorremmo i corridoi immensi del palazzo reale e delle dame da compagnia, nostre coetanee credo, ci fissarono e si misero a ridere non appena le passammo a fianco, facendomi scuotere la testa. Non avevano mai visto delle ragazze che si rendevano utili alla propria patria? Mi dispiace per loro.
Il lavoro della dama che doveva intrattenere gli ospiti, o nel caso fortunato la Regina, per me era di una nullità enorme: a cosa serve una persona del genere? Finta, falsa… Che viene mandata a palazzo dalla propria famiglia solo per trovarsi un nobile da sposare? A nulla, ecco a cosa serve.
Una volta arrivate alla vasta prateria che circondava un bosco enorme e dalla brutta fama ad Asgard, notammo immediatamente il dio del tuono che ci attendeva con i suoi amici guerrieri. Tra cui c’era anche Sif, l’unica femmina che, fino adesso, aveva avuto la fortuna di poter combattere.
< Salute a voi, sorelle alchimiste! > Disse entusiasta Thor. < Da oggi comincerete ad addestrarvi per la battaglia, ho intenzione però di dividervi > Ci guardammo tutte terrorizzate: noi valevamo qualcosa solo quando eravamo insieme. < Poi affineremo le tecniche di lotta a gruppo, che credo siano più efficaci con voi > Sospirai di sollievo, non potevo pensare ad una lotta in cui io non aiutavo Dalia a controllare il suo spirito libero, che avrebbe potuto ucciderci con un tornado, o il poco contegno di Eileen, che ci avrebbe mandate al rogo. Allo stesso tempo però mi resi conto che Thor aveva ragione: dovevamo comunque saper lottare da sole, altrimenti saremmo state spacciate.
< Bene. Hogun e Volstagg, voi vi occuperete a turni di Dalia ed Eileen > Dichiarò a gran voce il biondo. Le mie sorelle si spostarono verso i loro addestratori, Eileen sbuffò insoddisfatta. < Sydne verrai con me > Sorrisi e guardai mia sorella, mentre si dirigeva imbarazzata verso il principe. < Infine tu, Freya, sarai addestrata da Sif e nientemeno che Fandral > Annuì e mi avvicinai a loro. < Ci divideremo in ambienti diversi, facendo pausa a pranzo e al tramonto, prima di cenare a palazzo. Buon addestramento a tutti! > Dichiarò, alzando in aria il martello, Mjolnir.
Tutti si dileguarono, mentre io rimasi lì con la guerriera e lo spadaccino migliore di cui avessi mai sentito parlare in tutta Asgard. Non mi meravigliava il fatto che fosse un guerriero fedele al principe.
< Hai un nome degno di onore, Freya > Cominciò Fandral. < Ma qui adesso non sei nessuno > Continuò in tono freddo. < Solo quando dimostrerai di valere davvero qualcosa, battendo sia me, che la guerriera Sif, allora forse ti degnerò di un po’ di rispetto > Alzai le sopracciglia.
< Non ti piace l’idea che io e le mie sorelle siamo state scelte da Thor personalmente, mentre tu hai buttato sudore e sangue per diventare ufficialmente un guerriero affermato? > Domandai. < Capisco >
< A quanto pare sei più perspicace di quanto pensavo > Si introdusse Sif, che mi puntò la sua lancia alla gola.
< Sai noi di solito non siamo poi così malvagi con i fanciulli di tenera età come voi, ma se vuoi valere qualcosa in battaglia, dovremo trattarti come uno zerbino > Battei le mani e tirai fuori un coltello dalla mia mano, spostando a terra la lancia di Sif e pestandola con il piede, per poi puntarle il coltello alla gola.
< E dicevi di non essere incline alla violenza > Disse sarcastico Fandral. < Direi che possiamo cominciare > Fino all’ora di pranzo mi fecero correre, saltare, fare esercizi fisici e impugnare varie armi. Si stupirono quando si accorsero che io mi trovavo bene con le armi più piccole e che mi adattassi ad ognuna di quelle che mi facevano impugnare. Dopo aver mangiato tre mele, prese da un albero nelle vicinanze facendo il tiro a segno con i coltelli, mi portarono all’interno del bosco dalla brutta fama.
Anche se c’era ancora luce, là dentro era tutto oscurato a causa degli alberi enormi e pieni di foglie che avevano segni di lotta sulla propria corteccia.
< In questo bosco abita l’ultima specie di draghi di Asgard > Cominciò Fandral. Draghi? Non potevo desiderare di meglio. < Il tuo compito è riuscire a domarne uno, ma senza ferirlo >
< E a cosa sono serviti tutti quegli esercizi con le armi? > Domandai scocciata.
< Ogni cosa a suo tempo, ragazzina > Rispose in modo irritante Sif. < Noi ti aspetteremo fuori dal perimetro del bosco, vedi di tornare intera > Presi un respiro profondo e guardai di fronte a me.
Mi circondava il buio, cosa di cui avevo sempre avuto paura, senza alcun motivo… Semplicemente, l’idea che qualcosa potesse sbucare da lì e farmi del male mi terrorizzava. Ma adesso dovevo impegnarmi, c’era in gioco la mia dignità e dovevo almeno provare a sopravvivere.
< Hai per caso freddo? >
< No… > Spalancai gli occhi e mi voltai piano piano.
Alle mie spalle c’era una creatura enorme, che non distinguevo bene a causa del buio, ma ero certa fosse un drago, riuscivo a intravederne gli artigli delle zampe a terra.
< No ti prego non urlare! Non. Farlo. > A momenti non respiro e tu mi chiedi di non urlare?!?
< Tu… Sai parlare? > Domandai confusa. < I draghi non parlano, emettono versi osceni e basta >
< Quei “versi osceni”, come lo chiamate voi, sono l’antica lingua dei draghi, chiaro? > Disse irritato il drago. < E poi… Come fai tu a capire la mia lingua? Sei… Una sottospecie di mutante? >
< Grazie mille > Dissi scocciata. < Sono un’alchimista e… Dovrei catturarti > La bestia indietreggiò. < Ascolta > Il rettile troppo cresciuto si fece vedere, non era affatto come me l’aspettavo: era alto almeno due metri, invece che sei, e non aveva un aspetto così malvagio. < Facciamo un patto >
< Mi stai ingannando > Ammisi. < I patti con voi rettili non valgono nulla, potresti uccidermi quando > < Io non ho intenzione di passare la mia esistenza da solo > Mi interruppe. < Ho a malapena diciassette anni e tu mi sembri simile a me, per certi versi > Ero confusa. Cosa voleva da me? < Voglio essere tuo compagno di viaggio, un amico per te, come io voglio te al mio fianco. Sento che sei potente, che mi posso fidare > < Non mi conosci nemmeno… >
< Senti, ho un intuito raffinato e che non sbaglia mai, va bene signorina?!? >
< Perché insisti tanto?!? >
< Perché credo tu sia degna della mia amicizia > Non capivo ancora come potesse saperlo.
< Non lo so, è una pazzia > Dissi guardandolo. Il drago si intristì. < E io sono talmente folle da pensarci anche! > Dissi alzando il tono.
Mi sentivo stranamente tranquilla accanto a quel drago, cosa ambigua, dato che Asgard li aveva quasi completamente isolati dal regno perché li disprezzavano.
Che cosa potevo fare?

< Non credo proprio che… > Fandral si bloccò proprio quando mi vide uscire dal bosco. < Sei viva! >
< Ovviamente > Dissi fiera. < Sapete se per caso accettano draghi a palazzo? >
Entrambi si guardarono confusi e stupiti. Appena sentì i passi del mio nuovo amico avvicinarsi a me sorrisi. < In guardia! > Disse Sif.
< Ehi! Buoni buoni! > Cercai di calmarli. < Sapete, a volte penso che queste creature siano meglio di tutti noi di Asgard messi assieme… > Ammisi soddisfatta. < Porgete i vostri saluti… > Il mio amico si rimpicciolì e mi saltò in braccio. < Al drago mutaforma qua presente!... Hai un nome? >
< Mi chiamo Wrath! > Disse entusiasta. < E tu invece sei Freya > Spalancai gli occhi.
< E come lo sai? >
< Che tu sappia, Thor ha eseguito gli ordini di suo padre? > Domandò Fandral sconvolto a Sif.
< Ovviamente, anche… I luoghi… > Rispose lei stupita. < In ogni azione di Odino, è presente un disegno definito > Dichiarò poi infine la guerriera, sorridendomi. < Credo abbiamo a che fare con una alchimista straordinaria, Fandral. Dovremmo portare più rispetto >
< A me va anche bene solo se non mi tentate di uccidere di esercizi fisici > Dissi alzando le braccia.
< Sei fin troppo umile, alchimista, dovresti farti più valere per i tuoi bisogni >
< Allora voglio più cibo a pranzo > Dissi incrociando le braccia.
Entrambi scoppiarono a ridere, anche Wrath, che non si staccava dal mio collo e continuava ad abbracciarmi. E io non avevo intenzione di staccarlo da me, forse lui era l’unica creatura in tutta Asgard che poteva capire quanto non volevo combattere, quanto avevo paura. Forse proprio a lui, potevo confessare i miei timori, senza sentirmi presa in giro. Perché sapevo che mi avrebbe capito.

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Capitolo 3
*** PRIMA DEVI PRENDERMI ***


Non mi sorprese il fatto che anche alcune delle mie sorelle si erano trovate degli animaletti domestici. E non animaletti qualunque: Eileen, mentre imparava a controllare la sua alchimia di fuoco, aveva notato una bestia in difficoltà, ovvero un grosso drago rosso, il quale si era incastrato in una roccia a causa di una frana. Lei lo aveva liberato e lui le aveva chiesto di non abbandonarlo. Anche Dalia aveva ottenuto il suo “animaletto” o destriero, e si trattava di un grande volatile bianco con le ali d’argento.
Non appena Odino ci vide tornare a palazzo con questi animali non si meravigliò, piuttosto domandò a Thor se avesse mandato Sydne dove aveva comandato lui, e il figlio annuì.
Dopo aver fatto rapporto al Padre degli dèi, tornammo nelle nostre stanze, poi cenammo insieme alla famiglia reale e andammo a dormire.
Ero l’unica che aveva potuto tenere il proprio animale in stanza, perciò tutte le mie sorelle lo guardavano ammirate, anche se non potevano capire nulla di ciò che diceva.
< Senti Freya, non è per insultare le tue sorelle… Ma… >
< Non hanno capito che hai diciassette anni> Risposi, intuendo la domanda.
< Cosa? > Domandò Sydne, che smise di accarezzarlo.
< Fateci caso ragazze: le nostre creature hanno tanti anni quanti ne abbiamo noi > Spiegai. < Strano, no? > < Un po’… Vorrebbe dire che sono nati quando anche noi siamo venute alla luce > Disse Dalia. < Cosa altamente strana… No? > Eileen scoppiò a ridere.
< Perché, il fatto che noi siamo quattro gemelle una diversa dall’altra non è una cosa altamente strana? > Disse divertita la rossa. < Sentite, per me… Ora bisogna dormire e domani una di noi andrà da Odino a chiedere se conosce le nostre origini, cosa molto probabile >
< E perché il Padre degli dèi dovrebbe sapere qualcosa su di noi Eileen? > Domandò Sydne stranita. < Dopo tutto ciò che è accaduto alla sua famiglia, dovrebbe pensare solo ai suoi problemi >
< Perché mai lo dici con disprezzo? > Domandai seria, fulminandola con lo sguardo. < Credi forse che accettare la morte di un figlio, anche se adottivo, sia stato semplice per Odino? >
Wrath mi venne vicino e i lo presi in braccio, per poi andare nella mia parte di stanza, a sdraiarmi sul mio letto, con accanto il mio amico.
< A quanto pare il fatto che il figlio mezzo Jotun di Odino sia precipitato dal Bifrost ti fa male >
< Mi aveva salvato la vita… Mi aveva aiutata… Era una bellissima persona… > Dissi chiudendo gli occhi. Non avevo la forza per continuare quell’argomento, Wrath lo capì e mi si sdraiò accanto, addormentandosi con me, aiutandomi a pensare che non ero sola nei miei incubi.

< Quindi, Freya, alchimista, tu sei venuta a chiedermi informazioni sulle tue origini? >
Alla fine, la vittima che avrebbe torturato il Padre degli dèi per la sua insolenza, sarei stata io.
< Chiedo perdono, ma sono forse l’unica a cui importa delle sue origini, e credo che voi ne abbiate la piena conoscenza, Padre degli dèi > Dichiarai sincera. < E’ il motivo per cui sono al vostro cospetto >
< Le proprie origini. Un motivo nobile, Freya > Sorrisi, quando scese dal trono per affiancarmi. < Ma di questo, possiede la conoscenza mia moglie Frigga, che ora ti raggiungerà… Oh eccola > Mi voltai di scatto, inchinandomi di fronte alla Madre degli dèi. < Mia regina, Freya necessita della conoscenza delle sue origini >
< Padre degli dèi, credete sia il momento adatto? > La guardai confusa: era come se avesse paura di parlarne. < Ora o mai più, mia regina >
< Alzati Freya > Ordinò Frigga. < Non sarà di certo una storia facile, né da raccontare, né da accettare > < Rimango in ascolto, Regina > Dissi fredda. Frigga prese un gran respiro, poi mi guardò.
< Tu e le tue sorelle siete gemelle, malgrado il capello e gli occhi mostrino il contrario, e non siete figlie di nessuno, ma figlie di un grande mago che abitava a palazzo, poiché aveva aiutato coraggiosamente mio marito nella guerra contro Jotunheimr > Sapevo che c’entrava qualcosa con i Giganti di Ghiaccio, altrimenti non sarebbe stato difficile accettare la verità. < Al ritorno dalla guerra, scoprì che vostra madre, dal nome Seraphina, era incinta. Scoprirono solo al momento del parto che eravate in quattro >
< Immagino che mia madre allora sia morta di parto > Dissi fredda. < Questo lo avevo intuito da sola, ma mio padre che fine ha fatto? Me lo può spiegare? >
< Lui è… Scappato dalle sue responsabilità > Spalancai gli occhi. < Insomma, quattro bambine, gemelle, figlie di un alchimista così prodigioso… Era troppo per lui. Così scappò, senza sapere che lo attendeva una morte davvero crudele per il vostro abbandono > Sospirai per trattenere la rabbia. < Mio marito vi affidò una balia, che vi curò fino a quando compiste dieci anni. Poi ve la siete cavata da sole, tra alchimia e caccia. Questa storia era quello che avevate già intuito, ma non sai che voi non siete nate per un motivo subdolo e inutile >
< Siamo forse nate dopo che è stata dettata una profezia su di noi, forse? > Domandai divertita. < Avete visto con chi avete a che fare? Quattro giovani fanciulle che solo ora imparano a capire cosa vuol dire avere delle responsabilità… E vi fidate anche di noi per proteggere Midgard >
< Questo perché sappiamo che non siete solo quattro fanciulle qualunque >

< Dicevano che sarei potuta diventare qualsiasi cosa nella vita… Così… Sono diventata una torcia umana! Tadaaan! > Osservai l’ennesimo esperimento di mia sorella Eileen, mentre prendeva fuoco senza bruciarsi, assomigliando ad una torcia umana.
< Non ti conviene continuare questa magia, la tua pelle si incenerirà > Cercò di fermarla Hogun.
< La sua pelle non brucia a contatto col fuoco fin dalla nascita > Dissi alzandomi da terra. < Così come Dalia sa leggere nei pensieri altrui, Sydne può parlare con le piante e io riesco a respirare sott’acqua >
Entrambi i guerrieri mi guardarono stupiti. Forse pensavano anche di considerarci dei mostri mutanti. Non sarebbero stati i primi, tantomeno gli ultimi.
< Questa continua serietà finirà per mostrarti antipatica, lady Freya > Fulminai con lo sguardo Thor.
< Non ho bisogno di stare simpatica a tutti. Bastano poche persone, quelle in cui credo anche io >
< Da chi hai sentito quella frase? > Domandò turbato il biondo, che mi si parò davanti, facendomi ombra con i suoi due metri d’altezza.
< Scusa cosa?... L’ho sentita da me, chiaro? > Dissi incrociando le braccia.
< La diceva sempre… Mio fratello… > Lo guardai con un po’ di tenerezza.
< Mi dispiace, ma sai… Io la penso così >
< A quanto pare anche lui > Si era già ripreso? E mi sorrideva? < Penso che sareste andati molto d’accordo voi due, nel caso vi foste incontrati qui > Spalancai gli occhi.
< Sicuramente due cape cocciute e troppo acculturate sono fatte l’una per l’altro > Eileen sbucò fuori da dietro Thor, con le braccia incrociate e uno sguardo che diceva tutto.
< Se ti prendo ti butto nel fiume e ti faccio bere tanta di quell’acqua che ti cadrà poi a cascate dal naso! > La minacciai, scrocchiandomi le dita.
< Prima devi prendermi > Disse con tono di sfida Eileen.
< Con. Molto. Piacere. > Battei le mani e mi concentrai sull’acqua che trovavo nelle vicinanze, mentre mia sorella aveva già cominciato a correre.
La raggiunsi a fatica, era pur sempre più avanti di me maledizione, poi controllai accanto a me l’acqua del fiume e con un salto gliela buttai addosso, spegnendo la piccola torcia e mandandola faccia a terra.
< Ti ho presa ora? Eh? > Dissi con voce assatanata.
< Perché la devi conciare ogni volta così?!? Sai poi quanto ci vuole prima che sia capace di intendere e di volere? > Mi rimproverò Dalia. Sbuffai. < E tu, piccola torcia idiota, vedi di non provocare la gente ad annegarti, se vuoi sopravvivere > Disse aiutandola a reggersi.
< L’ha solo bagnata un po’ > Constatò Thor.
< Se bagni Eileen, questa poi si rimbambisce del tutto, come se avesse bevuto quattro boccali di birra tutti d’un fiato > Spiegò Sydne. < Ma quando provoca Freya, mette a dura prova la sua pazienza. Anche se di solito non la annega mai alla prima mancata di rispetto… Ma oggi mia sorella è nervosa >
< Oggi il comportamento della mia padrona è molto turbato… > Aggiunse Wrath. < Che succede? > < Ho... saputo delle nostre origini… Nostra madre è morta di parto e nostro padre è scappato da noi, come pensate che mi debba sentire? Bene? Ci hanno abbandonate… Tutti… Siamo… Siamo forse maledette? > < Non lo siete > Disse freddo Thor, prendendomi le spalle con le sue mani tozze. < Voi non sapete cosa voglia dire sentirsi abbandonate, o peggio, sentirsi un rifiuto, un oggetto >
< Ma >
< Ma non aggiungerete altro, dico bene? > Restai a fissarlo con una smorfia di dolore. < Dobbiamo affrontare una battaglia su Midgard e siete già a buon punto, non distraetevi e torneremo pieni di gloria > < Se lo dici tu… > Incrociai le braccia e distolsi lo sguardo dai suoi occhi azzurri.
A buon punto, certo. Pieni di gloria, come no.
Non appena Asgard saprà ciò che porta l’esistenza di noi quattro sorelle, punteranno i forconi contro di noi senza pietà.

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Capitolo 4
*** VOGLIO TORNARE A CASA. VIVA ***


< Dunque pensi che questo addestramento personale non serva a nulla? >
< Penso che sarebbe ora di cominciare a farci collaborare, Wrath, poiché allenarsi è utile, sempre > Risposi secca. < Perdona il mio nervosismo, ma non mi piace come stanno andando le cose >
< Immagino, capisco in qualche modo> Lo guardai storto. < Essendo in comunicazione con te, mi sembra ovvio che so quello che provi > Ovviamente… < Non è la cosa più bella di questo mondo essere abbandonati dal proprio padre solo perché la profezia che ha annunciato il vostro arrivo è… Davvero brutta >
< Davvero brutta? > Alzai le sopracciglia e lo guardai.
< Va bene, terribile… > Ammise sbuffando. < Ma devi andare avanti!... Non vedo perché dovresti >
< Freya! > Mi alzai di scatto, sbuffando: Eileen sapeva che odiavo quando mi disturbava durante la mia pausa, perché continuava quindi a turbare il mio animo? Forse ci aveva preso gusto.
< Eileen sono i miei pochi minuti di pausa, prima che Fandral mi ammazzi di esercizi e >
< Sydne è in una situazione alquanto pericolosa e non ce la può fare da sola > Disse prendendomi per le spalle. < Ora, vedi di far volare il tuo draghetto mutante e insieme andiamo ad aiutarla >
< E Eldest? >
Un’enorme ombra mi coprì la visuale dell’orizzonte, poi il paio d’ali rosse con le venature ben visibili blu si chiuse e gli occhi azzurri come il cielo del destriero di mia sorella mi guardarono. Per risposta salì in qualche secondo sulla sella di Wrath, mentre mia sorella montò su Eldest, poi insieme i due draghi spiccarono il volo, dirigendosi verso un luogo che non mi attirava per nulla, anche perché si trattava di un bosco con alberi secchi e senza vita da ormai decenni.
< Fermo!... Stavo solo… Lasciami! Vattene! > Le urla di Sydne arrivarono fino a noi, che atterrammo davanti alla bestia che stava disturbando l’allenamento di mia sorella.
< Che cos’è? >
< Eileen… Non sai riconoscere un lupo? > Domandai stupita.
< Se quello è un lupo, io allora sono la futura sposa del principe biondo, sorella mia > Rispose irritata. Effettivamente il lupo era troppo grande per essere considerato una bestia normale, e il manto bianco sullo stomaco e biondo sulla schiena confermava il fatto che non era un lupo comune.
< Sta affrontando la sua prova, meglio lasciarla >
< Ragazze! Siete arrivate finalmente! > Guardai Sydne, sembrava avesse visto le porte del Vhallalla. < Si, ma non per aiutarti> Dissi fredda, ottenendo uno sguardo terrorizzato da parte della mia sorella più timida, complicata e cocciuta. < Se non lo capisci da sola, ti aiuto io: quel lupo sta facendo come Eldest e Wrath hanno fatto con noi, ti sta facendo un test >
< Io non ho intenzione di fare un test, sorella > Mi disse spaventata. < Io voglio tornare a casa. Viva > Il lupo ringhiò e costrinse me ed Eileen a indietreggiare, come se non bastasse, Wrath si fece piccolo quanto bastava per ripararsi dietro le mie gambe.
Poi accadde qualcosa di strano, ma comprensibile per me e la mia sorella rossa di capelli, che cercò di trattenere una grossa risata. Il lupo saltò addosso a Sydne e rimase immobile, mentre lei cacciò un urlò che spaccò i miei poveri timpani. Poi la bestia si sdraiò su mia sorella e cominciò a leccarle la faccia.
< A quanto pare… La faccia di Sydne è gradita dai lupi strani > L’animale ringhiò contro Eileen. < Scusa > < Ma perché mi hai terrorizzata? > Sydne si alzò barcollando, continuando a guardare il lupo. Mia sorella aveva instaurato il suo legame con il suo compare.
< Penso sia meglio lasciarli soli > Sussurrai ad Eileen.
Lei fece un cenno e insieme ci allontanammo a piedi verso il palazzo, dato che ormai le nostre sessioni di allenamento erano andate perse.

Non appena ricevetti il bonus per il mio impegno, ovvero una giornata di riposo dall’allenamento, mi catapultai in biblioteca per acculturarmi sulle tecniche curative più difficili e rischiose da utilizzare. Questo perché in una battaglia nessuno rimaneva di certo pulito e splendente come all’andata, in poche parole pensai potesse servire conoscere il necessario.
Su una pagina dedicata alla guarigione rapida in caso di scottatura da ghiaccio, trovai una nota che alludeva al fatto che le ferite causate direttamente dai Giganti di Ghiaccio non potevano guarire con gli stessi tempi delle scottature normali. Ovvio, pensai. Ciò che più mi colpì fu una scritta in matita accanto alla nota. AGGIORNARE QUESTA NOTA: IO SONO GUARITO IN POCO TEMPO.
Quando chiusi il libro mi accorsi che lo avevo preso da uno scaffale a me proibito: quello delle letture personali del principe Loki.
Mi alzai di scatto dalla poltrona sulla quale mi ero seduta con poca eleganza, poi mi voltai di scatto, avendo il presentimento di essere osservata. Così era, dato che la regina Frigga mi sorrise, mentre stava in piedi, di fronte a me, fissandomi.
< Chiedo perdono per questa svista, mia regina… Credevo… >
< Perché chiedere perdono per un equivoco così innocente, mia cara? > Domandò avvicinandosi. < E’ giusto scusarsi, poiché hai letto qualcosa a te non permesso, ma di certo non con me >
< Non posso chiedere perdono a nessuno, allora> Dissi mettendo al suo posto il libro.
< Non in questo momento > Deglutì a fatica.
< Voi pensate che vostro figlio sia ancora vivo? >
< La speranza è l’ultima a morire, Freya > Non aveva tutti i torti: anche io speravo in qualcosa di altamente impossibile, ovvero il ritorno di mio padre a casa. Ma anche se fosse tornato non lo avrei di certo accolto con un abbraccio, magari gli avrei tirato anche un pugno in faccia per la sua indecenza.
< Già >
< Cosa ti turba riguardo a mio figlio? > Aggrottai le sopracciglia e feci una smorfia.
< Non capisco la domanda… Perché dovrebbe turbarmi qualcosa riguardo a suo figlio?>
< Perché lo nomini con fatica > Fece come per cominciare un elenco. < Perché non sai spiegarti il perché tu sia cambiata radicalmente da quando mio figlio ti ha salvata durante un attentato a palazzo > Trattenni il respiro per l’ansia, che stava prendendo sempre più possesso del mio corpo. < E infine perché vuoi scusarti per aver consultato uno dei suoi libri, cosa altamente ingenua >
< E’ forse colpa mia se sono sincera con tutti? > Dissi scocciata dall’interrogatorio.
< Non è una colpa, ma può essere un pericolo nel modo in cui lo sei tu > Quel giro di verbi mi fece confondere ancora di più le idee. < E lei come lo sa?!? > Esclamai stupita.
< Io so tutto >
< Sapeva anche come si sarebbero evolute le cose qualche tempo fa? > Avevo sbagliato domanda. Mi sentì un’ingrata, soprattutto perché nessuno meglio di lei avrebbe potuto intuire cosa stava per accadere qualche tempo fa a Loki. Io gli stavo mancando di rispetto. < Mi perdoni per il tono. E comunque non posso dire ancora nulla alle mie sorelle, ma nemmeno lei deve criticarmi, poiché non sa come reagirebbero > < E’ quello che siete, dovete accettarvi >
< Nessuna di noi si accetta per quello che è, tant’è vero che ognuna di noi si vorrebbe diversa >
La conversazione mi sembrava finita, così feci un lieve inchino con la testa e mi diressi all’uscita della biblioteca reale. Per un attimo mi sembrò che la regina volesse dirmi qualcos’altro, che volesse ulteriormente mettermi in difficoltà, o che volesse aiutarmi a superare il mio momento d’ansia.
Invece non si mosse, rimase nella biblioteca, forse si sedette e pensò al ricordo di suo figlio quando era ancora innocente e gli dava ascolto. Quando Loki era ancora un Odinson.












Salve!
Questo e il prossimo capitolo saranno di corti uguali e ci sarà poco, poi dopo comincia l'azione *risata malefica*
Grazie a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia Al prossimo capitolo cari lettori *^*

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Capitolo 5
*** ULTIMO ALLENAMENTO ***


< Ti sconsiglio vivamente di riprovarci, alchimista >
< E perché mai? In amore e in guerra tutto è lecito >
< Anche bloccare i nervi del proprio maestro pur di prendere il miglior cinghiale per pranzo? >
< Mi sembra ovvia la risposta, vedendoti a terra, senza che ti possa muovere> Dissi divertita.
Presi la mira e lanciai il coltello proprio in testa al cinghiale, senza pietà, come mi aveva detto di fare Sif, la quale battè le mani e si avvicinò alla carcassa dell’animale, pronta a caricarlo sul carretto per portarlo a palazzo come omaggio al Padre degli dèi.
< Visto che il merito l’avrai tu, che ne diresti di sbloccarmi le articolazioni? >
< Mio maestro, non ti ho bloccato le articolazioni> Premetti due dita sulla parte posteriore del suo collo, riattivando la connessione tra il cervello e i suoi nervi. < Ma i tuoi nervi >
Fandral si alzò un po’ arrugginito e mi guardò con una smorfia di dolore quando si sentirono le sue ossa scrocchiare, fu un concerto impressionante.
< In battaglia questa tecnica sarà la cosa migliore per tutti. Ottimo lavoro Freya > Si complimentò Sif. < Ora voto per raggiungere Thor e gli altri per l’ultimo allenamento a gruppo >
< Sarà proprio l’ultimo? > Domandai speranzosa.
< Mi sa proprio di si, alchimista > Rispose Fandral grattandosi il collo.
< Evvai! > Mi voltai verso Wrath e lo guardai confusa. < Che c’è? Almeno non dovrò svegliarmi anche io all’alba per fare solo da spettatore > Scossi la testa e mollai uno schiaffo al frisone che avrebbe trasportato il carretto con il nostro pranzo, poi tutti ci avviammo verso la prateria.
Al nostro arrivo trovammo Sydne a giocare con Venus, il lupo biondo, o meglio dire la lupa, che non era tanto simpatica a Wrath, Eileen si era arrampicata su un albero mentre Eldest si riposava all’ombra della sua stessa pianta, infine Dalia era in piedi a scrutare l’orizzonte.
< Finalmente > Thor venne verso di noi e scoppiò a ridere. < Un ottimo cinghiale, complimenti! >
< Grazie > Dicemmo in coro io e Fandral.
< Direi di cominciare con l’allenamento ora. Dunque… Oggi combatterete contro di noi > Spalancai gli occhi.
< Quale onore! Potremmo stendere i guerrieri di Asgard! > Pregai che l’entusiasmo di Eileen ci portasse alla vittoria dello scontro. < La cosa si fa interessante >
< Se preparate le vostre armi possiamo cominciare> Disse il biondo facendo spallucce.
Eileen fece diventare le sue mani come delle torce luminose, mentre io battei le mani e feci uscire da terra una spada, Sydne e Dalia rimasero immobili, a studiare il comportamento degli avversari, anche se ormai le loro tecniche non avevano segreti per noi.
Thor emise un grido di battaglia, per poi correre verso di noi, lui sarebbe toccato a Dalia, dato che, per quanto forte e intelligente potesse essere, nessuno lo era più di mia sorella. Tutti gli altri lo seguirono, Fandral e Sif puntarono ad Eileen, mentre Volstagg e Hogun attaccarono con le loro armi Dalia e Sydne. Rimasi semplicemente sconvolta, poiché anche loro avevano ideato uno schema, anche prima di noi: ci avevano divise in modo che ognuna di noi non sapesse contro chi stava combattendo.
< Ottima mossa, principe > Dissi quando Thor mi si parò davanti.
< Ci avete provato, Freya > Buttai la spada a terra. Contro di lui l’alchimia sarebbe bastata. Feci spallucce.
Battei le mani e le appoggiai a terra, poi una roccia sbattè contro il polso del dio, facendogli volare Mjolnir lontano da lui. Ora che era disarmato, potevo volgere la situazione a mio vantaggio.
< Niente male >
< Vedi di non farti fregare così facilmente in battaglia >
Scattai e saltai addosso a lui, gli assestai un destro e un sinistro, poi saltai all’indietro per allontanarmi e per trovare un modo più efficace per stordirlo. Trovandolo: battei le mani e feci per mettergliele in viso, ma Thor mi bloccò il polso con forza.
< Non sono facile da battere, Freya > Mi morsi il labbro e strinsi il polso della mano del biondo, poi lo sentì urlare di dolore indietreggiare. Lo avevo scottato con il ghiaccio, avevo raffreddato la mia temperatura corporea, proprio come Eileen aveva fatto tempo fa diventando la Torcia Umana.
< Sono stata disonesta… Lo so. Ma era una delle poche tecniche che non ti avrebbero causato la perdita della mano. E poi… Non me la sentivo di spezzarti l’osso del polso > Feci spallucce e poi gli feci lo sgambetto, facendolo cadere in ginocchio, poi battei le mani e le misi a terra, chiudendolo in una gabbia di terra con gli spuntoni che minacciavano di tagliargli il collo.
< A quanto pare abbiamo vinto > Disse Sydne avvicinandosi a me.
Erano tutti intrappolati, chi in un tornado creato da mia sorella, chi invece era caduto in un fosso di Sydne, circondato dalle fiamme create da Eileen.
< E ora voto per andare a mangiare, ho fame >
< Almeno aiutiamoli, no? > Dissi dirigendomi verso Thor.
< Volentieri, alchimista Freya > Il biondo mi sorrise e prese la mia mano con quella dove non aveva la scottatura. < Vi curerò una volta a palazzo >
< Ehi! Eldest qua abbiamo bisogno di caricare delle carcasse! >
< Come osi?!? Io non sono una carcassa! > Esclamò Fandral.
< Si si certo come no, silenzio prego guerriero > Scossi la testa e presi in braccio Wrath, che mi aveva raggiunto per congratularsi per le ottime mosse utilizzate.
Mentre eravamo sulla via per tornare a palazzo, dopo esserci sistemati per partire, Dalia mi diede l’impressione che fosse preoccupata per qualcosa, dato che era indietro a tutti noi, senza nemmeno la compagnia del suo volatile enorme.
< Che hai sorella? Mi sembra che il tuo tornado abbia intrappolato per bene Hogun >
< Ti sei mai chiesta in tutto questo tempo perché siamo qui, Freya? > La guardai confusa. < Evidentemente no. Chieditelo ora: ci stiamo preparando per combattere una guerra contro qualcuno di cui non sappiamo nemmeno l’esistenza, dove non verranno in nostro aiuto nemmeno i guerrieri di Asgard > Spalancai gli occhi.
< Vuoi dire che… >
< C’è proprio un disegno dietro ad ogni decisione di Odino >
< Forse… Vogliono tenerci d’occhio. Un ultimo favore in onore di nostro padre magari… >
< O forse c’è qualcosa che non ci hai detto > Strinsi i pugni e cercai di controllare il respiro. < Qualcosa riguardo ad una profezia, forse? > Il suo tono era più duro.
< Esci dalla mia testa, Dalia> La presi per le spalle e la scossi. < Smettila! >
< Lo sapevo!> SI liberò dalla mia stretta in modo violento. < Sapevo che non ci avevi detto tutto, ma non pensavo potessi mentirci su una cosa così grave >
< Io non vi ho mentito! Volevo trovare il momento giusto per informarvi della profezia! >
< Dove viene detto che seminiamo distruzione e desolazione a causa dei nostri poteri oscuri che superano in potenza ogni cosa?!? Non c’è un momento giusto per dire le cose, nemmeno uno sbagliato, Freya. Basta dirle le cose, poi sta a chi sente queste cose, a controllare la propria reazione>
< Allora? Che fate voi due? > Attirò la nostra attenzione Sydne, avvicinandosi con Eileen.
< Freya ci deve dire una cosa > Mi incalzò Dalia, con aria scontrosa. Io sospirai e guardai i visi delle altre mie sorelle, preoccupate da cosa potevo riferirgli.
< Una profezia aveva annunciato il nostro arrivo, secondo questa profezia… I nostri poteri hanno una parte oscura, che tenderà ad uscire fuori quando perderemo il controllo di noi stesse. Quindi nostro padre ci ha abbandonate forse per paura che gli potessimo fare del male o per ragioni sue, ma comunque legate al fatto che dietro alla nostra parte di luce, si nasconde un’oscurità incontrollabile >
< Ma… Quindi siamo nate per… Distruggere? > Domandò Eileen incredula.
< Siamo nate per essere contenitori di poteri che potrebbero distruggere mondi, Eileen > Risposi. < Siamo guardiane di poteri che hanno la capacità di condizionarci fino a distruggere, anche se in realtà noi li utilizziamo per fare buone azioni>
Nessuna di loro parlò dopo avermi ascoltata, Dalia le spinse ad allontanarsi da me, con il pretesto che “Dovevo farmi un esame di coscienza”. Eravamo solo dei contenitori, questo aveva detto Frigga: noi possedevamo poteri oscuri imprevedibili, non avevamo missioni, dovevamo solo badare a non perdere la ragione, a non distruggere mondi.
In quel momento capì il motivo per il quale solo la nostra balia ci era stata accanto, perché tutti gli asgardiani ci guardavano con attenzione, da lontano, perché non ci rivolgevano la parola.
Ci credevano dei mostri, demoni con il viso da fanciulla, fatto per confondere chiunque.
E non si rendevano nemmeno conto di quanto facesse male sapere che non eravamo altro che quello, che nessuno ci avrebbe mai guardato con gentilezza e amicizia, ma che saremmo sempre state viste come le figlie di una profezia negativa.

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Capitolo 6
*** MADAME? ***


Due settimane. Due maledettissime settimane fa io ero a farmi un bagno di tre ore tra i pesci che popolavano le acque vaste di Asgard. Una settimana fa mia sorella Sydne cavalcava liberamente per le praterie che circondavano casa nostra, mentre Dalia cantava ninna nanne antiche per conto suo ed Eileen si faceva il suo trattamento ai carboni ardenti.
Invece, ora ci trovavamo ad un giorno dall’inizio di una battaglia che dovevamo vincere per Midgard, per Asgard, per tutti noi, per Thor… E per non so chi altro… Senza nemmeno volerlo.
< Freya, sai vero che se non dormi, domani non sarai pronta ad affrontare la battaglia? >
< Mica è domani la battaglia… > Risposi fredda.
< Come no?... Ti sei forse addestrata per dare cibo a Venus senza che ti mangi anche la mano?> disse con evidente disprezzo verso il lupo di Sydne
< Wrath, come lo spieghi… Thor che va al Bifrost senza i suoi compagni, senza nessuna di noi, armato, a cavallo e che non ha alcuna intenzione di fermarsi? > Indicai una chioma bionda che cavalcava un cavallo bianco nel bel mezzo della notte. < Lo seguiamo? >
< E me lo chiedi anche? Ho una sella per farci stare il carico di cibo sopra? No, dato che sono il destriero di una delle quattro sorelle alchimiste! > Gli tappai il muso.
< Alza ancora una volta il tuo vocione così e giuro che ti acceco sputandoti negli occhi, chiaro? > Sussurrai nervosa. < Ed ora… > Montai in sella, facendo un po’ di fatica, fra la stanchezza e la poca voglia di cacciarmi nei guai. Ma diamine, che voleva fare il biondino senza di noi? Eh? < Partiamo! >
< Con piacere! > Wrath prese la rincorsa e poi si lanciò dal balcone, spiccando il volo e aumentando le sue dimensioni mentre planava sui giardini del grande palazzo reale.
Il paesaggio notturno era il mio preferito, non che di giorno non adorassi Asgard, ma almeno di notte il sole non accecava proprio nessuno e la tranquillità e il silenzio regnavano sovrani. Non facemmo in tempo a bloccare Thor, o a proporgli di portarci con lui, poiché il Bifrost si attivò non appena Wrath toccò il suolo del Ponte dell’Arcobaleno, scesi e pensai a cosa fare.
< Alchimista, non è un po’ freddo per girare con quella maglia? > La voce dell’uomo dalla pelle scura, con gli occhi ambrati e l’armatura dorata, mi fece venire i brividi da quanto era profonda.
< I-io… >
< Freya, non potete passare, per quanto le vostre siano nobili intenzioni > Spalancai gli occhi.
< Allora è vero che sai vedere ogni minima cosa ad Asgard… Bhè non mi bloccherai facilmente >
< E non ho alcuna intenzione di farlo > Lo guardai stranita. < Tu devi andare su Midgard >
< C’è forse un mandato dove posso leggere questo… Ordine da eseguire? >
< Non fare storie, alchimista, sappiamo tutti e due a cosa mi riferisco > Aveva ragione. < La profezia si avvererà, starà a te e alle tue sorelle sceglierne l’esito > Sospirai.
< Allora attiva il Bifrost, Heimdall, vado su Midgard > Mi voltai verso Wrath e mi avvicinai a lui per salutarlo. < Mi sarai più utile stando qua con le mie sorelle, fingi che sono accidentalmente scomparsa e digli della profezia in privato. Loro poi sapranno di certo cosa fare >
< Accetto l’incarico, a presto Freya, buona fortuna > Gli abbracciai il muso.
< Grazie Wrath, davvero > Gli sorrisi e poi mi avvicinai dove una luce accecante aveva la forza di attirarmi a sé. Venni attirata proprio all’interno del portale un secondo prima che decidessi di buttarmici.
Fu come vivere un sogno, uno di quelli in cui cadi nel vuoto e pensi che sia reale, che morirai schiacciato a terra per davvero. Così accadde a me, mi spiaccicai al suolo dopo qualche secondo di caduta libera.
Quando mi alzai, mi resi conto di essere su un terreno a me sconosciuto, era notte e avevo un brutto presentimento… Il cielo era pieno di tuoni e lampi.
Sicuramente ero nel posto giusto.
Cominciai a camminare là dove avevo avvistato un oggetto volante, su cui era atterrato qualcosa che aveva emanato una piccola luce. Ecco, ora qualcosa stava uscendo da quell’affare nero…
Mi misi a correre e saltai da un albero all’altro con un po’ di difficoltà, ricevendo in faccia qualche rametto ogni tanto, fino ad arrivare vicino ad una rupe, dove erano appena atterrati due uomini. Mi corressi, due dèi, di preciso Thor e… Loki, il traditore.
Deglutì a fatica, prima di avvicinarmi e restare nascosta nel buio, ad ascoltare la loro conversazione. < Ascoltami bene fratello > Fece Thor con il suo fare spavaldo. Ma qualcosa lo buttò giù dalla rupe. < Ascolto > Disse il moro, con fare sarcastico.
Mi sorprese la sua calma: era in mano a suo fratello e non scappava, anzi era tranquillo, troppo.
< Perché non te la dai a gambe? > Intervenni, mostrandomi alla poca luce che rifletteva la luna.
Ciò che ottenni fu un paio di occhi verdi che mi squadrarono da capo a piedi, un inchino e un sorriso falso. < Quale onore, una così bella fanciulla davanti a me, lieto di essere di vostro interesse >
< Mi interessi solo perché credo che c’entri tu con la battaglia che dovremo vincere >
< A quanto pare non sei una semplice dama di corte… Dico bene? >
< Indovina tu che cosa sono > Battei le mani e toccai la roccia, che avvolse il dio degli inganni in una trappola da cui non poteva scappare facilmente, non potendo usare le mani per fare magie. Scoppiò a ridere. < Una giovane alchimista! Chi l’avrebbe mai detto? > Sembrava volermi prendere per i fondelli. < Davvero… Non credevo che con una simile giovinezza, si potesse possedere così tanta conoscenza> < Non ti libero, è inutile mettere buone parole >
Entrambi ci voltammo di scatto sentendo che c’era in atto un combattimento fra tre persone, di cui una Thor. Rabbrividì non appena mi sentì osservata, notando che la testa del dio del tuono guardava verso me e il suo fratellastro, capì che avrei ricevuto una bella sgridata, presto o tardi.

< Non ci posso credere… E Heimdall ti ha permesso di passare?!? > Battè il terzo pugno sulla scrivania, che stava per rompersi. < Perché?!? >
< Non farò del male a nessuno, tanto meno sarò d’intralcio > Promisi, dentro di me. < E poi non sono io quella che dovrebbe sentirsi amareggiata o in colpa, ma tu! Dio del tuono dei miei stivali, che hai infranto la promessa del partire tutti insieme per combattere il mezzo Jotun! >
< Te le sta cantando per bene, Shakespeare in estiva, comincio a fare il tifo per la ragazza > Uno di quelli che aveva combattuto contro Thor era appena entrato nella sala dove Thor aveva chiuso tutto. < Ah già non ci conosciamo, Ironman al vostro servizio madame > Lo guardai male, poi guardai i soldati midgardiani mentre portavano Loki non so dove. Non fece fatica a guardarmi, tanto meno a sorridermi sfacciatamente e in modo inquietante. Feci fatica a trattenere il respiro affannato, che avevo quando ero agitata, quando ero osservata e mi sentivo debole e un fenomeno da baraccone.
< Madame?... Senti calma okay? > Fissai l’uomo con i capelli neri con gli occhi spalancati per il panico. < Senti piccola respira okay? E’ solo un piccolo cervo che è stato catturato. Sei al sicuro > Annuì.
Mi ripresi piano piano, poi mi vennero i sensi di colpa: avevo appena mostrato di essere debole, in una situazione dove invece sarei dovuta essere forte, dove non c’era spazio per il panico.
< Ti ringrazio… Ironman?... Posso chiamarti Acciaio? >
< Tecnicamente non c’entro molto con l’acciaio… Ma il nome non è male lo ammetto >
< Invece di farti dare un soprannome, dovresti rendere omaggio a questa fanciulla, Stark > Un ragazzo con i capelli biondi e il fisico davvero robusto e alto entrò nella stanza. < Senza di lei, Loki sarebbe scappato > < Ma infatti gli sono grato, gli ho permesso di parlarmi e darmi un soprannome >
< Di sicuro non è grazie alla tua armatura che siamo riusciti ad avere Loki in gabbia >
< Credi che non l’abbia capito, Capitan Ghiacciolo? > Non mi piaceva come si stava evolvendo la situazione. < Vi prego smettetela > Un’altra voce maschile, seguita da un individuo dai capelli brizzolati, si fece strada. < Ha ragione quell’uomo… Uomo? > Sentivo la presenza di qualcosa di più, in quel midgardiano.
< Hai già capito che la normalità non fa parte di me, vero? > Dentro di sé aveva una forza sovrannaturale. < Hei > Un paio di braccia possenti mi prese per i fianchi e mi tirò indietro, Thor si mise davanti a me. < Lei è con me, e nessuno oserà torcerle un solo capello >
< Anche perché sono… > Mi spostai. < Capace di badare a me stessa… E… Ho un brutto presentimento > < E ti dovremmo ascoltare? > Questa volta entrò nella stanza una donna dai capelli rossi, un po’ più bassa di me, ma incuteva paura solo il suo sguardo. < Dovremmo fidarci di voi? >
< Sentite, solo perché Loki sia così, non vuol dire che ad Asgard siamo tutti così. E poi… E’ mio fratello > < Ha ucciso ottanta persone in due giorni > Rispose prontamente la rossa.
< E’ adottato > Mi scappò un sorriso, ma poi scossi la testa.
< Perfino tu lo stai abbandonando Thor… > Mi tappai la bocca di scatto.
In quel momento tutti cominciarono a discutere tra loro, tutti urlavano e si prendevano gioco degli altri e per un attimo pensai che la forza dell’uomo con i capelli brizzolati si potesse scatenare.
Poi osservai fuori dalla grande vetrata dell’edificio volante, notai un oggetto che volava a velocità costante, vicino a noi, come se ci stesse osservando a distanza. Magari poteva anche sentirci.
< Aspe… Hei! Ascoltate… Aaargh… > Ringhiai e me ne andai.
Mi diressi verso un lungo corridoio, poi scesi le scale e passai di fianco ad un paio di finestre che facevano vedere il contenuto di una sala: una gabbia, con i vetri trasparenti. Di utilità davvero inutile. Mi bloccai quando vidi seduto Loki, dentro la gabbia, allora mi decisi ad entrare, per utilizzare i miei poteri e capire quale fosse il suo piano. Dalia era quella più esperta nella lettura della mente, ma dovevo cavarmela. < A cosa devo l’onore, Freya, alchimista? > Incrociai le braccia e fissai gli occhi verdi di Loki.
< Perché?> Mi sorrise, sfacciatamente. < Senti, io non ti ho mai conosciuto, a parte una volta, quando mi hai salvato la vita da uno dei tuoi simili… > Fece una smorfia.
< Tu… Eri quella messaggera, dunque? > Allargai le braccia. < Non credo a ciò che vedo… Vi siete trasformata, è come se quella ragazza pelle e ossa avesse subìto un incantesimo potente >
< O semplicemente una notte fosse cambiata, come tutte le mie sorelle dopotutto, senti, puoi dirmi perché ti comporti come un folle? Perché distruggere un mondo del genere? Perché non distruggere i Chitauri? Visto che hanno corrotto anche te… > I suo occhi verdi si spalancarono, si alzò e sbattè un pugno sul vetro, facendomi sobbalzare.
< E tu, alchimista, come sei a conoscenza di tutto ciò? >
< Ho… Studiato da quando ho avuto la capacità di intendere e di volere? Cioè a sette anni? > Fece l’offeso. < Se non vuoi una risposta sarcastica, allora non fare domande stupide > In qualche modo, una persona del genere poteva essere presa in giro. Fantastico. < Non voglio che tu muoia, sono ancora in debito con te, chiaro?... Ma… Ti hanno voluto bene Frigga e Thor, tralasciando Odino perché aveva i suo problemi con gli Jotun, ma… Non hai motivo per esserci ostile >
< Hai intenzioni nobili, alchimista, ma non funzioneranno con me, mettitelo in testa > Ero stufa.
La seconda persona che poteva farmi perdere la mia infinita pazienza l’avevo finalmente trovata.
Battei le mani e le appoggiai al vetro, fondendomi con esso e trapassandolo. Presi per il colletto della veste il dio degli inganni e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.
< Fai ciò che vuoi allora, distruggi tutto, o almeno provaci. Ma non dire poi che non ti avevo offerto pace, perdono e salvezza, chiaro? > Gli sussurrai, quasi ringhiando.
Ero consapevole che mi sarei trasformata in un animale, prima o poi, perdevo troppo facilmente la pazienza. Poi tremò tutto, non riuscì a reggermi e caddi addosso a Loki, sbattendo la testa contro il suo petto.
< Comoda? > Gli tirai un ceffone e mi alzai di scatto.
Non appena fu in piedi, il dio non mi tolse gli occhi di dosso, sapevo che mi fissava, perché stavo per andare in panico, ma tentai di trattenermi.
< Mi piaci, alchimista > Lo guardai male.
< Tu a me no >
< Si può sempre cambiare idea, no? >
< Non è facile che io cambi idea >
Battei le mani e mi avvicinai al vetro, ma Loki poteva benissimo toccarmi anche solo una spalla, per liberarsi. Perciò lo spinsi a terra e uscì dalla gabbia. Nel vederlo ancora sdraiato, sospirai di sollievo. Ma una luce rossa si illuminò, facendo un rumore terribile.
Mi resi conto che qualcosa era andato storto, e che eravamo tutti in pericolo.

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Capitolo 7
*** MI DAI UN PASSAGGIO? ***


< Che succede?!?... Per i nove regni! > Non appena vidi che l’uomo con i capelli brizzolati aveva cambiato aspetto, trasformandosi in un essere dalla pelle verde e dalle dimensioni particolarmente enormi, ripresi a correre per scappare da lui. Il vetro della sala, insieme alla parete, si sbriciolarono non appena il Dottore Verde la sfondò con il suo peso e la sua forza, facendomi spaventare a morte.
< Freya! > Qualcuno mi saltò addosso e mi fece cadere a terra, l’essere verde ci superò e continuò a correre per il corridoio. Mi alzai e vidi che proprio Thor mi aveva salvata.
< Grazie > Avevo il fiato corto, pregai che non volesse discutere proprio in quel momento.
< Dov’eri?!? > Sbuffai e pensai che davvero qualcuno mi voleva male nell’universo.
< Io… Ho… Ho avuto una conversa- >
< Hai parlato con mio fratello?!? Freya, poteva anche ingannarti e ucciderti!> Mi diedi un ceffone in viso. < Stammi a sentire biondo, ora abbiamo un essere verde che scorrazza in giro per questo aggeggio di cui non mi fido, Loki è in una gabbia che non durerà nulla se qualcuno tenta di parlargli ora e siamo sotto attacco da degli alleati di tuo fratello, quindi evita di preoccuparti per la mia incolumità e pensa piuttosto a far rimanere Loki nella gabbia! > Alzai il tono di voce, in modo da fargli capire quanto fossi tesa e quanto avessi voglia di uscire da quella piattaforma viva e vegeta, con due braccia, due gambe, la faccia messa bene e senza ferite. < Ci rivedremo quando sarà finita questa parte… Pericolosa > Disse dandomi una pacca sulla spalla, per poi stringere Mjolnir e correre verso il Dottore Verde.
< Le missioni di guerra non sono mica sempre… Pericolose? > Domandai a me stessa. < Il principino sta male > Dissi scuotendo la testa. < E ora dove vado? >
< Il motore due sta cedendo!... Abbiamo solo il motore quattro funzionante, ma non credo che riusciremo a rallentare la caduta signore! > Un’agente dello SHIELD sembrava essere andata nel panico dopo aver fatto rapporto a Nick Fury, l’uomo che aveva riunito i Vendicatori. Che per me non erano altro che una bomba pronta ad esplodere… Anzi, era appena esplosa.
< Madame > Qualcuno mi strattonò per il braccio con forza. < Chiedo il vostro aiuto immediatamente > < Acciaio! > Mi liberai dalla sua stretta. < Puoi anche evitare! Certo che ti aiuto >
< Allora muoviamoci, al motore due! > Aveva indossato la sua tuta corazzata ed era volato velocemente via da me. E io come sapevo dove si trovava il motore due?
Mi concentrai, battei le mani e aprì un portale davanti a me, una specie di pozza azzurra, ci saltai dentro e atterrai proprio nel motore due. Cosa non piacevole, dato che i nemici erano lì ad aspettarci.
Due uomini cominciarono a spararmi, io battei le mani e feci uscire una spada dalla mia mano, tagliando tutti i proiettili che mi venivano contro, difendendomi come mi avevano insegnato Sif e Fandral. Presi la rincorsa e scivolai, tornando in piedi dietro i soldati e facendoli svenire entrambi con un colpo alla testa ciascuno. < Una fanciulla che sa davvero badare a sé stessa > Parlò il ragazzo con la tuta blu a strisce e stelle rosse e bianche, mentre stava appeso ad una maniglia rossa. < Senti, avrei bisogno di una mano… >
< Guarda che l’avevo capito> Mi avvicinai e mi resi conto che sotto di lui non c’era il pavimento, quindi gli porsi la mia mano, che afferrò con esitazione, poi io lo spinsi contro di me e mi passò dietro.
< Con i tuoi poteri puoi creare qualcosa che possa tirare giù quella leva? > Lo guardai male.
< Guarda che basta questo cavo> Gli risposi, indicando un cavo rivestito, resistente e lungo abbastanza da poter tirare giù la leva. Il biondo mi guardò stupito e poi mi disse di aspettare il segnale di Stark, prima di difendersi da altri soldati nemici, che ci avevano raggiunti.
Io pensai di fargli crollare il terreno sotto ai piedi, ma mi resi conto che se l’avessi fatto, anche il Capitano sarebbe atterrato al suolo terrestre come loro. Quindi cercai di aiutarlo distraendoli con il controllo dell’acqua che ero riuscita a trasmutare dall’atmosfera circostante.
< Capitano! > Scattai al cavo, lo maneggiai in modo da poterlo legare alla leva, ma non ci riuscì. < Capitano… Se non tiri quella leva credo che di me rimarrà una frittata di organi interni! >
Presa dal panico mi lanciai e tirai giù la leva, salvando Acciaio, e mettendo a rischio la mia vita per un midgardiano. Mi dondolai lateralmente, per poi lanciarmi dalla parte dove stavo poco prima, ma barcollai in avanti e se non fosse stato per Capitano, che mi afferrò per il polso e mi tirò verso di lui, sarei caduta. Reputare inferiori i midgardiani era un pregiudizio che non si meritavano, secondo me.

Purtroppo il non tutti se la erano cavati bene. Infatti Phil, uno degli agenti dello SHIELD, era stato ucciso da Loki, il quale era scappato, Thor era precipitato insieme al Dottore Verde e avevamo scoperto che uno dei nemici era un amico della donna rossa di capelli, e che con una botta in testa si era liberato dall’incantesimo di Loki. Era tutto andato a rotoli, in poche parole. Eravamo seduti ad un tavolo, io, Acciaio, e Capitano. Nick Fury, ovvero colui che aveva organizzato questa operazione, era da qualche parte, a risolvere questa situazione in modo politico. Aveva creato un gruppo di super eroi senza pensare che ci fosse un effetto negativo del creare una squadra di membri che non si conoscevano bene a tal punto di fidarsi l’uno dell’altro. Quando ci furono mostrate le figurine di Phil, a cui piaceva molto il personaggio di Capitano, insanguinate, rabbrividì e notai che la cosa aveva scatenato una scintilla negli occhi di Acciaio e Capitano.
E io pensai che Loki era davvero diventato un pazzo omicida che non sapeva più controllarsi, che non avesse più princìpi, che lo facesse solo per recare danno a chiunque, così che tutti potessero capire il suo dolore. < Io e Thor abbiamo il compito di riportare Loki ad Asgard, voi avete il compito di proteggere questo mondo > Dissi alzandomi. < Non vedo nessuno di questi due obbiettivi compiuti. Ognuno di noi ha le sue capacità da sfruttare. Facciamolo >
< Madame ha ragione > Disse alzandosi Stark. < E non ho alcuna intenzione di avvertire Bandana nera > < Voto per seguirvi in questa pazza impresa > Si alzò anche Capitano.
< Ci siamo anche noi > Si aggiunse l’uomo, con la rossa. < Vi servirà un cecchino >
Tutti ci guardammo, chi sorrideva e chi rimaneva serio sui propri pensieri. Ci dirigemmo verso il deposito dei piccoli velivoli, ci dividemmo e ci imponemmo di ritrovarci al centro dove sarebbe scoppiata la battaglia: New York.

< Senti Heimdall, non abbiamo intenzione di discutere, chiaro? Mia sorella Freya è a combattere su Midgard e non voglio che muoia perché è stata un’ingenua >
< Io non ho nulla da dire in contrario, alchimista Sydne >
< Perché ci alzi la spada contro allora?!? >
< Alchimista Eileen, io sto per aprire il Bifrost >
< Mi piace quando i maschi collaborano senza fare domande inutili >

Il portale con dall’altra parte l’esercito di Chitauri era aperto, e cominciavano a venire verso di noi alcuni di quei mostri, che volavano a bordo di velivoli aperti, due alla volta.
< Falco ci servirà, ma non al suolo >
< Puoi parlare in modo più semplice? Sai non siamo tutti di Asgard qua! >
< Calmati Romanov, dicevo che Falco deve attaccare dall’alto, non qui a terra >
< Cara, devo ricordarti che il nostro velivolo è distrutto o lo capisci da sola? > Esclamò Romanov, indicando le macerie dell’aereo nero.
Un fascio di luce non molto lontano da noi attirò la mia attenzione, ma soprattutto quello che ne uscì poi mi fece sbarrare gli occhi e sorridere. Infatti, tre ragazze ci raggiunsero, armate e con l’attrezzatura per proteggere parti vitali del proprio corpo.
Mia sorella Dalia mi puntò il dito contro, ma io la bloccai.
< Imprigionare? Io quello lo faccio fuori > Intervenne Sydne.
< Ehi un momento! > Acciaio arrivò da dietro di me e mi mise una mano sulla spalla. < Siete sue sorelle? > Tutte annuirono. < Mamma e papà hanno fatto un bel lavoro, complimenti a mammina e papino > Le mie sorelle si guardarono confuse. < Comunque, siete con noi, oppure no? >
< Dalla parte di nostra sorella e di Thor > Rispose Dalia.
< Allora ascoltate ciò che vi diremo di fare, amazzoni, collaborate e magari vi daremo un biscottino > < Sapevo che a Midgard c’era gente strana, ma questo è il colmo > Parlò Eileen, sconcertata dal modo di fare di Tony. Io sorrisi e ci abbracciammo tutte, per poi seguire le indicazioni del Capitano.
< Ascoltatemi. Finché non chiuderemo il portale, faremo contenimento. Barton, ti voglio sul tetto. Occhi su tutto, schemi e azioni isolate. Stark, a te il perimetro. Ogni cosa oltrepassi i tre isolati, la incenerisci o la rimandi indietro > Il tono del ragazzo era deciso e rassicurante.
< Mi dai un passaggio?> Domandò Barton a Tony.
< Certo, prego, Legolas> Sorrisi, ed entrambi volarono via.
< Thor, bisogna restringere quel portale. Rallentali. Hai i fulmini, brucia quei bastardi> Si voltò verso di noi. Lo indicò col dito.
Il Dottore Verde ghignò, per poi saltare in alto, contro una delle navicelle nemiche.
I Chitauri non persero tempo a circondarci, ma di certo non era un problema per noi. Eileen battè le mani e si trasformò in torcia umana, gridando “Tutti al rogooo!” e incominciando a rincorrere alcune di quelle creature, bruciandole senza pietà. Dalia creò alcuni tornadi e con uno di quelli sollevò Sydne, la quale creò dei terremoti e fece crescere delle colonne per far schiantare i Chitauri che volavano su degli strani mezzi di trasporto. Intanto io, Romanov e il Capitano li combattevamo con le nostre armi, se necessario a mani nude. Poi dopo aver tagliato la testa ad un alieno, diedi un occhiata alla torre sulla quale c’era Loki, che aveva aperto il portale con il Tesseract grazie all’aiuto di un signore che conosceva Thor. Potevamo anche ucciderli tutti, ma i rinforzi sarebbero continuati ad arrivare. A meno che il portale non venisse distrutto.
< Capitano! > Cercai di attirare la sua attenzione.
< Freya, al momento sono un po’… > Lanciò il suo scudo addosso a tre alieni e poi ritornò indietro da lui. < Impegnato, okay ora puoi dirmi > Si avvicinò a me.
< Se non chiudiamo il portale… Sarà inutile continuare a combattere, perché sono troppo potenti >
< Questo non è vero, sono assolutamente gracili > Sbuffai e presi il suo viso tra le mani, per poi girarlo e fargli vedere contro cosa stavano combattendo Thor e il Dottore Verde, ovvero una grossa sottospecie di serpente che sganciava armi e altri soldati alieni. < Immagino di dover mandarti a far saltare quel coso > < Ma da sola non ce la faccio, bisogna far saltare tutte e due le fonti che il Tesseract ha creato per poter fare il portale> Capitano mi guardò confuso. < Dobbiamo essere in due, dividerci e distruggere la torre e la nave madre dei Chitauri! > Dissi nervosa. < Ti prego… Dobbiamo farlo! >
< Stark! Mi ricevi? >
< Forte e chiaro Capitano, dimmi tutto > La voce di acciaio proveniva dall’auricolare di entrambi.
< Dobbiamo distruggere il portale, per farlo >
< Lo so lo so, dobbiamo essere in due però! > MI collegai alla conversazione con un tasto.
< Io posso distruggere quello sulla torre! > Dissi. < La nave madre è troppo per me, e se utilizzo la mia alchimia nel loro territorio rischio… Di uccidervi tutti > Dissi con voce tremante. < Acciaio? >
< Fantastico! Andrò a distruggere io la nave madre, tu però ora fai un bel salto in alto > Annuì.
Mi preparai e quando saltai, Stark mi prese in braccio, per trasportarmi fino alla torre, ormai destinata a cadere a pezzi. Mi mollò giù con un “Fammi un fischio quando facciamo i botti” e si diresse verso l’apertura del portale. Io salì sul tetto e trovai lo scienziato a terra, probabilmente svenuto.
< Maledizione… >
Sicuramente l’alchimia era necessaria, dovevo assorbire il potere del Tesseract, poi lo avrei liberato in un altro momento, in un posto dove non avrebbe provocato danni alla popolazione di Midgard.
Ma non avevo calcolato una cosa, quella cosa che arrivò alle mie spalle e che mi immobilizzò all’interno di un blocco di ghiaccio, costringendomi a fissare il portale, senza muovermi.
Un paio di occhi verdi mi osservavano divertiti, come se tutto quello che accadeva intorno a lui fosse divertente. Ma anche Loki sapeva che tutto questo era sbagliato. Ma non lo avrebbe mai ammesso. Mai.











Angolo autrice: Buonsalve cari amici lettori =D
Mi scuso umilmente per non aver aggiornato prima, ma essendo cominciata la scuola, e non volendo brutti voti già dall'inizio, ho cercato di concentrarmi di più su quello. Non voglio rovinare nulla a nessuno, ma questa storia sta per concludersi.
Troppi pochi capitoli? Bhè mi rifarò quando scriverò il continuo, dopo aver visto Thor the dark world u.u
Ringrazio ancora chi segue questa storia e al prossimo aggiornameentoo ^_^

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Capitolo 8
*** LIETO FINE, PER ORA ***


“Non avevo mai immaginato che le statue ai piedi del palazzo reale fossero altissime e fatte proprio in oro pregiato come ci aveva raccontato Amelia, la nostra balia. E mentre le ammiravo, inciampai addosso a qualcuno, che doveva essere un po’ più alto di me.
< Chiedo perdono > Dissi, guardando un paio di occhi azzurri.
< Nessun problema, siete una messaggera? > Annuì. < Avete di fronte a voi il principe Thor, milady > Spalancai gli occhi e rimasi immobile a fissarlo, poi ricordai il motivo per cui ero lì.
< Vi porgo i miei saluti > Mi inchinai. < Sono qui per portare questa lettera al Padre degli dèi, vostro padre > < Certo, seguimi pure > Disse sorridendomi. < Non sapevo che fossi così piccola, pensavo che fossi della mia età > Guardai il principe biondo confusa.
< Ho dodici anni, posso badare a me stessa. Voi quanti ne avete? >
< Io ne ho quindici > Lo disse tirando fuori il petto, come se ne fosse fiero.
Non parlammo finchè non mi portò al cospetto di suo padre, Odino, che in quel momento stava leggendo dal suo trono con un altro ragazzino, con i capelli corvini e un paio di occhi verdi che furono puntati su di me non appena si accorsero della nostra presenza.
< Thor, figlio mio, chi è questa fanciulla? > Domandò, con un po’ di preoccupazione nell’occhio, Odino. < Lei è la messaggera che aspettavate, padre > Il padre degli dèi si alzò di scatto.
< Non ci credo… Quanti anni hai? > La preoccupazione era un sentimento ormai evidente in lui.
< Dodici, Padre degli dèi… > Risposi impaurita. < Porto un messaggio da parte della nostra balia Amelia, la quale ha dovuto dare le dimissioni a causa di un problema fisico e >
< Amelia non si più presa cura di voi quattro?!? > Esclamò Odino, facendomi morire di paura lì. < Da quanto tempo? E’ questo il motivo per cui il vostro aspetto è così debole? > non mi aspettavo tutta quella premura da parte del re di Asgard, quindi tremavo dall’emozione di sapere che il Padre degli dèi era proprio saggio e altruista come lo descrivevano tutti.
< Amelia è andata via da poco e… No… Io e le mie sorelle siamo così strutturalmente, siamo deboli… Ma non perché non mangiamo… Non lo sappiamo il motivo… > Dissi, per poi abbassare lo sguardo.
< Thor, avverti tua madre della visita che abbiamo ricevuto > Il biondino si inchinò e dopo un “Si padre” uscì dalla sala del trono. < Loki, figliolo, prenditi cura di questa fanciulla > Il ragazzino chiuse il libro che teneva in mano e mi si avvicinò.
< Come vi chiamate? > Mi domandò titubante. Io alzai lo sguardo e sorrisi.
< Freya, principe >
< E’ un nome bellissimo, davvero > Disse sorridente. < E vedo che avete anche delle lentiggini sulle guance > Con il dito mi toccò una gote, mi imbarazzai e cercai di nascondere la testa in mezzo alle spalle. < Non vi piacciono? A me si, sono marchi della pelle molto simpatici > Non potei fare a meno di sorridere.
Ad Asgard si diceva che il migliore dei due figli di Odino fosse Thor, in ogni cosa. Ma, sinceramente, la capacità di Loki di mettermi a mio agio era una caratteristica fantastica, che Thor non aveva.
< Mio signore! > Una guardia entrò correndo, seguita da un’altra che era senza i soliti elmi con le lunghe ali dorate. < Mio signore i Giganti di ghiaccio… Loro sono- > Prima che la guardia potesse finire di parlare, venne ricoperta di ghiaccio, completamente, poi venne distrutta da uno Jotun, alto due volte il soldato, aveva gli occhi rossi come il sangue e la pelle blu con dei tatuaggi addosso.
< Lieto di farti visita Padre degli dèi > Disse lo Jotun. < Sono qui per la profezia >
< Non puoi venire qui con atteggiamenti di conflitto nei miei confronti, Laufey! Perciò ti rispedirò a Jotunheimr, la pace ora è su un filo debole, a causa tua! > Esclamò Odino.
Ma mi sentì sollevare e mi trovai una lama ghiacciata al collo. Cominciai a respirare affannatamente, ero impaurita, non volevo morire. Nessuno vuole morire.
< Lasciatela immediatamente! > Gridò il principe Loki. < Mi avete ascoltato?!? > Lo Jotun gli diede un ceffone, che lo fece cadere a terra. Gridai, come se avessi subìto anche io la botta.
< Cosa credi di fare con questo atto, Laufey? > Domandò il Padre degli dèi, forse confuso.
< Nulla di buono > Vidi che Loki si era rialzato, e che stava puntando contro il Gigante che mi teneva stretta una torcia, forse creata al momento con l’alchimia. Dalla torcia uscì un raggio di fuoco che accecò lo Jotun, che sparì insieme all’altro. Caddi in ginocchio, dato che le gambe non mi reggevano e che tremavo.
< State bene Freya? > Mi venne accanto Loki, che mi appoggiò una mano sulla schiena.
< Ho avuto paura, il ghiaccio di quello Jotun… Era così freddo… >
< Non permetterò che vi succeda ancora qualcosa del genere >”

Quelle parole, quel ricordo, di cui mi ero tanto illusa, mi stava dando la forza per liberarmi dal blocco di ghiaccio, per impedire la distruzione di Midgard. Ma allo stesso tempo, ero consapevole che qualcosa non andava, perché non stavo liberando la forza dell’acqua, l’elemento con cui mi trovavo meglio, io stavo sciogliendo il ghiaccio con un potere che non avevo mai posseduto prima.
< Che succede? > Nella voce del moro c’era panico, paura, ansia. < Tu non utilizzi il fuoco… Freya > < Vorrà dire… Che lo userò… Per oggi! > Aprì le braccia di scatto e il ghiaccio esplose in mille pezzettini, letteralmente. < E pensare che mi avevi salvata da una fine del genere, qualche anno fa >
< Tu non capisci niente, non capisci perché lo sto facendo >
< Nemmeno tu lo capisci! > Esclamai, infuriata. < Hai un senso di rabbia e ostilità che ti spinge a fare cose solo per far provare dolore a tutti gli altri, anche se non hanno alcuna colpa! >
< Faresti meglio a calmarti, non hai tutto questo potere, di solito > Disse alzando le mani. < E non hai gli occhi viola > Deglutì a fatica, poi lo spinsi via e mi avvicinai al Tesseract, che emanava un potere enorme. < Acciaio! Mi ricevi? >
< Forte e chiaro Madame, dimmi tutto >
< Devi distruggere la nave madre, ora! >
< Con immenso piacere! > Mi staccai l’auricolare e lo buttai a terra con rabbia.
Stavo perdendo il controllo, non riuscivo più a trattenere il potere della profezia, ma ero stata scelta come contenitore. Forse, per compiere il mio dovere, avrei dovuto… Morire?
Scossi la testa, cercai di non pensarci, mentre battevo le mani e mi concentravo per assorbire l’energia del Tesseract, mi sentivo piena dopo già qualche secondo, ma sapevo che mancava ancora tanto.
Sapevo anche che stavo per liberare il mio potere oscuro e distruttivo, la verità? Non potevo riuscirci da sola. All’improvviso sentì due mani che mi staccavano con forza dal Tesseract, mi buttarono a terra e osservai il dio degli inganni mentre rompeva la barriera e spezzava in due col ginocchio lo scettro che teneva il Tesseract come se fosse stato un gioiello prezioso. Ma il suo valore era inimmaginabile.
Mi alzai a fatica, sentì che la parte del potere che avevo assorbito non poteva essere contenuta ancora a lungo, quindi battei le mani e le puntai contro il cielo, per poi liberare una scia di energia verde, in alto, dove non poteva nuocere a nessuno, anzi poteva solo migliorare l’atmosfera inquinata di quel mondo.
< Il portale… > Loki aveva gli occhi spalancati verso le mie spalle, dove prima c’era il portale che permetteva ai Chitauri di attaccare Midgard. Ora non c’era più nessun buco nel cielo, solo un’azzurra distesa incontaminata. Quando fui completamente svuotata dal potere del Tesseract, ebbi un momento in cui mi sembrò di essere diventata cieca, sorda e muta.
Non mi sembrava di esistere.

< Freya!!! Freeeyaa!!! Svegliati!!! >
Qualcuno mi scuoteva le spalle, c’era chi urlava e chi singhiozzava. Dove mi trovavo? Di certo non su una superficie morbida. Forse ero sul pavimento? Si! Ero sul pavimento della torre dove…
E il Tesseract? Loki di certo era fuggito con quello, quando io avevo avuto quel momento di debolezza. < Tesseract… Loki dov’è? Dove… Dove?> Cercai di essere il più chiara possibile, ma non ci riuscì.
< Freyaaa!!! Sei sveglia!> Riconobbi Eileen, dalla forte stretta del su abbraccio, quasi mi soffocava. < No comunque noi stiamo bene eh! Anzi, se proprio vuoi saperlo, abbiamo dovuto salvare la vita a Loki >
< E chi voleva metterlo in pericolo? > Domandai confusa, mentre mi mettevo seduta.
< A quanto pare, hai fatto come il nostro amico verde > Mi voltai verso Acciaio, che era sdraiato accanto a me, con ancora l’armatura rossa e gialla addosso.
< Freya > Mi voltai verso Thor, che mi aveva appoggiato una mano sulla spalla. < Il tuo potere si è liberato, e hai rischiato di uccidere mio fratello > Spalancai gli occhi e mi allontanai da lui, che mi impedì una fuga veloce, per nascondermi. Io avevo rischiato di uccidere colui che mi aveva salvato la vita? < Appena ti sei resa conto di ciò che stavi facendo sei svenuta addosso a lui, che ti ha tenuta finchè non lo abbiamo catturato io e le tue sorelle >
< Diciamo solo Eileen, visto che io gli ho mollato il pugno sul naso, in modo da stordirlo > Disse appunto Eileen, scherzandoci su.
< E io? Io sono riuscita a mettergli quella museruola! Talmente insisteva che sono stata costretta a pestargli il piede con il tacco! > Intervenne Sydne. Entrambe mi fecero scoppiare a ridere.
< E adesso? Dove si trova? > Domandai. Thor mi aiutò ad alzarmi, mentre Tony venne aiutato da Hulk. < In una prigione più sicura, ma tanto dovremo portarlo ad Asgard con noi, insieme al Tesseract > Rispose Thor. < E non sarebbe un male se ci sbrigassimo, dato che padre è in ansia per tutti noi > Annuì.
< Allora… Immagino che non ci rivedremo più > Disse Capitano. < Se è così, è stato un piacere combattere con voi, siete tutti dei guerrieri potenti > A Dalia scappò un risolino quando il biondo le sorrise, era la prima volta che sembrava poter provare dei sentimenti, tra cui l’imbarazzo e la timidezza.
< E voi smentite ogni voce sul fatto che il popolo di Midgard sia debole, la vostra tenacia è la vostra forza > Ricambiò i ringraziamenti Thor.
Aveva ragione, nessuno doveva più dubitare della potenza e della forza di quel mondo, che per me era come una seconda casa, dato che era una copia di Asgard, solo con più acqua e meno alberi e foreste.
Sicuramente ci sarei tornata volentieri.

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Capitolo 9
*** CASA DOLCE CASA ***


Le cure che ci erano state offerte dallo SHIELD avevano permesso a me e le mie sorelle di non avere cicatrici indelebili sulla pelle e ci avevano fatto riprendere da quei pochi minuti di battaglia. Dalia pensava che eravamo state addestrate per niente, che non avevamo combattuto come delle guerriere fiere e forti, dato che metà del lavoro l’avevamo fatto sia io che Tony.
Il mattino dopo essere state curate ci dirigemmo verso il luogo in cui Heimdall, il guardiano del Bifrost, aveva teletrasportato le mie sorelle, con tutti i Vendicatori, con anche Loki prigioniero, ammanettato insieme al Tesseract. Nel caso avesse fatto una mossa falsa, quell’aggeggio gli avrebbe lanciato una scarica di potere a cui nemmeno un dio sarebbe resistito facilmente.
< Quindi… Questo è un addio? > Domandò Sydne, a chiunque fosse lì.
< Diciamo che ci prendiamo una pausa e quando un altro cattivo romperà ancora le scatole, torneremo al lavoro > Rispose immediatamente Acciaio. < Anche perché Madame deve calmarsi un po’, dato che il suo sclero ha fatto si che i suoi poteri fossero sempre attivi, troppo, perfino ora > Annuì.
< Immagino che nuoterai nelle acque di Asgard per più di tre ore, tanto per cambiare > Disse Eileen. Sorrisi. Dopo alcune frasi di buona fortuna e saluti, guardai negli occhi il prigioniero accanto a me: non era né impaurito, né triste, nemmeno turbato. Era solo sconfitto, forse anche abbattuto. Deglutì e distolsi lo sguardo dai suoi occhi verdi, per evitare di liberare ancora una volta il mio potere, come avevo fatto in precedenza. < Heimdall! > Gridò Thor.
Fummo immediatamente trasportati tutti e sei al Bifrost, in qualche secondo fummo nella cupola dorata. Eileen atterrò addosso a Dalia, che si alzò dolorante, mentre io e Sydne ci sostenemmo a vicenda, per evitare altri lividi sulla pelle. Ad accoglierci ci furono Odino e Frigga, la quale guardò Loki con le lacrime agli occhi. Non avevo mai pensato a cosa pensasse di lui Frigga, ma probabilmente lo amava anche più di Thor. E questa era la cosa che più mi saltava all’occhio: come puoi scoppiare in lacrime di gioia al vedere il tuo figlio adottivo, che ha tradito il tuo regno, e ha tentato di distruggere un mondo intero? Quello era l’amore di una madre, la gioia di sapere che Loki era ancora vivo, nonostante tutto.
La reazione di Odino fu l’opposto di quella di sua moglie, infatti abbracciò Thor e le mie sorelle, quando venne il mio turno, io guardai in basso, poi sentì qualcuno spingermi da dietro. Mi voltai per vedere che era Loki, il quale mi fece un cenno con la testa, per farmi capire che dovevo abbracciare anche io Odino. < Heimdall mi ha riferito dell’inconveniente che hai avuto, Freya > Disse il padre degli dèi. < Ma non per questo devi sentirti un’esclusa, ormai sei una guerriera di Asgard, poiché hai difeso Midgard insieme a Thor, mio figlio > Presi un gran respiro e annuì, mentre Odino si avvicinò a Loki, lo osservò e basta, nessuno dei due abbassò lo sguardo. Era un confronto davvero terribile.
< Portatelo in cella… In quella isolata > Spalancai gli occhi.
< Non potete farlo! > Esclamai. < Cioè… Ne avete il potere ma… Pensavo che un’offerta di perdono da parte vostra fosse l’unica cosa che avreste fatto, Padre degli dèi >
< Non osare mettere in discussione le mie decisioni Freya, poiché ti stai facendo condizionare troppo dal tuo passato > Rimasi muta, facevo fatica a respirare, anche quando Dalia ed Eileen cercarono di distrarmi con alcune battute pessime o idee per tornare su Midgard, dato che quel mondo gli era piaciuto.
Tre guardie presero Loki e lo guidarono fuori dal Bifrost, uscimmo tutti, trovando i nostri destrieri ad accoglierci calorosamente.
Wrath mi saltò addosso nella sua forma più piccola, mi si attaccò al collo, senza lasciarmi, per almeno qualche secondo, facendomi sorridere.
< Ero preoccupato, ho sentito che non riuscivi più a contenere il tuo potere e… > Gli diedi delle pacche sulla schiena, dicendogli “Ora va meglio, sei il migliore”, e lo era davvero.
Prima che potessero portare via Loki, gli feci un cenno con la testa, a cui lui rispose, poi le guardie e Odino si diressero verso il palazzo di Asgard, mentre noi rimanemmo lì.
< Conviene avviarsi a palazzo, non credete? > Propose la regina. < Questa sera ci sarà un banchetto in vostro onore, in onore dell’impresa compiuta > Eileen alzò le braccia al cielo insieme a me e insieme gridammo “Cibooo!!!” prima di salire su Eldest e Wrath, che aveva assunto la sua forma naturale.
Eravamo tornate a casa, forse saremmo state accettate malgrado la nostra identità, era tutto perfetto. Forse…
< Sapevo che Eileen aveva ragione > Sobbalzai e mi alzai di scatto, sentendo una voce familiare. Si trattava di Thor, che, non so come, aveva scoperto la grotta dove mi rifugiavo dopo le mie nuotate.
< Salve a te, come stai? Io bene > Risposi con sarcasmo. < A che ti riferisci? > Scoppiò a ridere.
< Ieri sera te ne sei andata dalla festa dopo aver mangiato, e le tue sorelle mi hanno detto che sembravi turbata, infine stamattina Eileen mi ha detto che probabilmente eri a nuotare e che avresti perso la cognizione del tempo > Come facevo di solito. Sorrisi e abbassai lo sguardo. Mi resi conto che non ero presentabile con addosso delle fasce al petto e una gonna corta che mi copriva a malapena le cosce, quindi mi coprì con il telo che avevo appoggiato lì prima di tuffarmi.
< Già… Non sono da festa e le mie sorelle lo sanno bene >
< Sei preoccupata riguardo ai tuoi poteri? > Scossi la testa.
< Anche le mie sorelle hanno il timore che il loro potere si liberi dal contenitore, e potrebbe accadere, dato che soffrono pur di non dare a vedere che stanno cedendo… Siamo ormai tutte e quattro dei pericoli ambulanti, potremmo scoppiare da un momento all’altro. Ma… Io a dire il vero penso che non sia finita qui >
< Non capisco ancora cosa intendi > Disse confuso il biondo.
< Non staremo tranquilli ancora per molto, lo sa perfino Heimdall > Thor sembrò preoccupato dalla notizia. < E riguardo al comportamento di tuo padre con Loki… Non credi sia ingiusto? >
< Freya… Tu non sai come si sente padre in questo momento, non puoi capirlo >
< Ma posso capire Loki meglio di chiunque altro, Thor > Dissi fredda. Raccolsi i miei vestiti e sorpassai il principe biondo, che rimase immobile. < E comunque… Anche se ha fatto tutto questo, anche se è diventato così… Tu sai che non lo ha fatto perché era nel suo sangue, Thor, sai che non era capace di essere così > < Lo so benissimo… Immagino che ora… Continueremo ad allenarvi > Mi bloccai.
< Scusa cosa? > Domandai voltandomi verso di lui. Aveva cambiato apposta argomento.
< Dovete controllare i vostri poteri o no? > Disse divertito. Come poteva una persona cambiare umore in un modo così veloce? Era… Incredibile. < Quindi adesso aumenteremo i livelli in difficoltà >
< E credi che noi quattro ci lasceremo accasciare a terra grazie a voi? >
< Immagino di si > Rispose divertito.
< Illusooo! > Mi presi gioco di lui, poi cominciai a correre e quando mi accorsi di essere inseguita da lui, battei le mani e lo feci annegare sotto un’onda enorme.
< Così non vale però! > Si rialzò e riprese a rincorrermi, come se non gli avessi fatto nulla.
Thor voleva davvero tanto bene a Loki, senza alcun dubbio, e sapeva anche che in qualche modo, Loki era più bravo di lui, in tutto, anche se Odino non aveva mai fatto emergere questa cosa. Ma io l’avevo notata, lo avevo fatto quando, al posto che starsene con le mani in mano, Loki mi aveva salvata con un trucco di magia, sfidando un Gigante di Ghiaccio, rischiando.
Dopo aver chiacchierato con Thor, ed essermi vestita per cenare, avvisai Sydne che sarei arrivata in ritardo a cena e di mentire spudoratamente su dove sarei andata.

Le prigioni di per sé erano un luogo orribile e per nulla confortante, ma la cella che gli era stata assegnata a Loki era degna di un sovrano. Camminai barcollando, per la paura e forse anche per colpa delle scarpe scomode che avevo indossato da abbinare ad una veste, dato che avrei cenato con le mie sorelle insieme alla famiglia reale quella sera. Quando fui davanti alla cella di vetro rabbrividì, senza un motivo preciso. O forse… per il fatto che Loki sembrava non vedesse l’ora di vedermi?
< Sapevo che saresti tornata a farmi visita, Freya > Piegai la testa di lato, facendo una smorfia. < Non mi chiami più alchimista? > Loki sembrò divertito dalla mia domanda.
< Non mi sembrate un’alchimista con quella veste, state forse per sposarvi? > Lo fulminai con lo sguardo. < Per nulla, non ho intenzione di diventare schiava di un uomo a diciassette anni, grazie > Dissi fredda. < Quella veste vi risalta, sareste un’ottima regina >
< No, non lo sarei… E poi… Non c’è un re al quale vorrei stare accanto > Risposi scoraggiata. < Ne siete sicura? > Loki si alzò da terra e si mise in piedi davanti a me. Grazie alla sua incredibile altezza e il suo sguardo di ghiaccio mi sentì inferiore, in tutto, le mie gambe a momenti mi avrebbero lasciata lì e sarebbero scappate nella sala a cenare.
Il problema non era l’effetto che mi faceva quando lo guardavo o sentivo la sua voce, ma il fatto che non fosse più la persona che era un tempo, che non avesse più una ragione per diventare una persona migliore di com’era prima, ormai era pericoloso. E se lo dicevo io, che ponevo molta fiducia nel cambiamento di una persona, c’era poco da fare.
< Non ci sono re a parte Odino, Loki. E se mi stai in qualche modo confondendo… >
< Che potresti farmi? > Mi incitò. < Non ho paura di te, forse prima ne avevo, poiché non ti conoscevo abbastanza da poterti ingannare, ma… Adesso sono sicuro che saranno più divertenti queste conversazioni segrete> Presi un gran respiro per cercare di calmarmi. Nulla, ero tesa come una corda di violino. < Potrei anche scioglierti se solo non ci fosse questo vetro tra noi e lo sai Loki >
< Non dirmi che ora serbi rancore perché ti ho immobilizzata per qualche secondo > Lo fulminai con lo sguardo. < Oppure ti rode di più il fatto che io non abbia mantenuto la promessa? >
< Sei un povero pazzo, tu non ricordi alcun valore, nessuna delle virtù che ti appartenevano è rimasta in te, ora tenti solo di sopravvivere e di conservare il tuo onore con la cattiveria, ma non ti porterà a nulla > Strinsi i pugni per trattenermi dall’attraversare il vetro e tirargli un ceffone. Disse fiero. < Forse ora è meglio dire solo Loki, il dio degli inganni > Scossi la testa, non so se per la delusione o la disperazione che nacque dentro di me nel sentire quelle parole. Ma comunque avrei dovuto imparare a cacciarlo dalla mia mente, altrimenti mi avrebbe uccisa, lentamente.
< Allora tanti saluti, Loki, il dio degli inganni > Dissi, per poi dargli le spalle.
Mi diressi a passo veloce verso la sala dove i reali e le mie sorelle mi stavano aspettando da un po’ di tempo, avrei inventato che non mi ero sentita molto bene, e di sicuro ci avrebbero creduto, poiché di solito ci si fida di una persona che ispira fiducia.
Il problema sovviene quando questa persona perde questa sua caratteristica e si trasforma in un nemico che ti rinfaccia il tuo errore solo guardandoti negli occhi, sorridendoti sfacciatamente.
< Freya! Dov’eri finita? > Domandò Sif appena entrai.
< Mi scuso, ma ho avuto un giramento di testa e mi sono dovuta tranquillizzare in camera… >
< Nessun problema! > Disse entusiasta Thor. < Perché cominciamo a cenare a partire da ora! > Allargò le braccia, prese un piatto e poi si sedette accanto a Volstagg, divorando quello che mi sembrò un pollo intero. Io mi sentì in dovere di rimanere discreta, di non farmi notare quella sera, di non parlare riguardo all’argomento della missione compiuta su Midgard. Dovevo essere invisibile.
Nessuno notò questo mio atteggiamento e di questo ne fui grata, dato che avevo anche avuto un brutto presentimento, che solo Eileen aveva compreso, dal mio sguardo, e aveva anche tentato di farmi buttare fuori tutto, non riuscendoci però.
La pace tra i mondi non era ancora un obbiettivo del tutto riuscito, avremmo dovuto combattere ancora, per Asgard, per noi, per Midgard. Per ogni essere vivente.














Buonsalve a tutti coloro che hanno letto questa storia!
Ringrazio come sempre chi la segue e avverto che, quando avrò visto Thor The Dark World, scriverò il continuo volentieri quindi alla prossima! =D
Grashie

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