If I Was Your Vampire

di zero2757
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter One - Christmas Morning ***
Capitolo 2: *** Chapter Two - If I Was... ***



Capitolo 1
*** Chapter One - Christmas Morning ***


Non so' davvero da dove mi sia uscita questa cosa di riprendere la canzone di Marilyn Manson e farne una storia, credo che vedere Vampire Sucks al cinema abbia devastato il mio cervello. O forse è il fatto che la canzone che segue ai titoli di coda, If I Was Your Vampire, mi abbia preticamente spezzato in due il mio ultimo neurone sano, bho.
Comunque, in questo periodo mi sento stranamente 'Dark' da scrivere abbastanza cose raccapriccianti. La storia è basata fondamentalmente sulla canzone di Marilyn e su alcune mie deduzioni sull'argomento [Style Hermione], questa storia non è assolutamente convenzionale, anzi, oserei dire che è fuori dagli schemi. Questa long-fiction non so' nemmeno io quanto durerà quindi... divertitevi!
Kiss, Micheila.



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If I Was Your Vampire
Chapter One - Christmas Morning


 

 

6 AM Christmas morning
[Sono le 6.00 della mattina di Natale]
No shadows,
[Nessuna ombra]
No reflections here
[Nessuna immagine riflessa qui]
Lying cheek to cheek
[Sdraiati guancia a guancia]
in your cold embrace
[nel tuo freddo abbraccio]

So soft and so tragic
[Cosi delicato e tragico]
as a slaughterhouse
[come un mattatoio]
You press the knife
[Spingi il coltello]
against your heart
[contro il tuo cuore]
And say,"I Love you, so much you must Kill me now"
[e dici 
Ti amo cosi tanto mi devi uccidere ora]

Marilyn Manson





L'adagiò sul letto ponendosi subito sopra di lei, mille brividi percorrevano i corpi di entrambi. La luna come una testimone sgradita in quell'idiglio, la camicia di cotone bianca era stata alzata dalle mani esperte di lui, la luna metteva in risalto il pallore di quelle gambe così bianche.
Le labbra di entrambi erano rosse dai troppi baci, turgidi i punti mai esplorati da parte della giovane. I capelli biondi, insolitamente raccolti in una capigliatura complicata, le mani nìvee tra i capelli scuri come la notte dell'amante. Tutto così stranamente perfetto, tutto così stranamente passionale.
Le mani del giovane vagavano libere senza imbarazzo, essere pudìco non era nella sua natura; soprattutto con una donna.
La giacca ed il panciotto neri finirono sul pavimento di marmo sepentino[*], non si risparmiò lui che, con violenza, strappò in parte la camicia da notte di lei; anche se il risultato fu deludente. A compensare quella fatica v'era solo una spalla scoperta, gli occhi azzurri di lui scintillarono di una luce strana; mentre quelli della fanciulla completavano il fisico solpito di lui.
Era solo un gioco, lo sapevano entrambi eppure non riuscivano a non smettere di vedersi nelle ore notturne; come fossero dei vampiri. Bazzeccole, a nessuno dei due importava delle misteriose sparizioni di donne appena ventenni e di caritidi contadini trovati infilzati o agonizzanti nei loro campi, a loro bastava stare assieme.
Il giovane la prese per i capelli, tirandola all'indietro. Lei rise divertita, la nobità era strana perché, anche se tutti a modo loro erano pervertiti, lo celavano dietro delle insulse maschere di perbenismo che a entrambi faceva voglia di vomitare.
Fu così che anche quella notte si amarono tra le pareti, Bradford era un posto fantastico per chi, disinibito, voleva essre sé stesso.



L'unica luce presente era quella proveniente dal caminetto, il rosso ed il giallo rendevano quella camera d'albergo sinitra. L'uomo si alzò, incominciò a vestirsi infilandosi la biancheria, i pantaloni la camicia ed il panciotto. «Ve ne andate già via, Touga?» gli chiese la giovane che nel fattempo fumava grazie al suo 
bocchino. La risata mal celata di Touga si sparse per l'ambiente riscaldato, «Vorreste che rimanessi -si infilò un guanto di cachemire- ancora, Rima?» finì con un ghigno beffardo, mentre Rima lo guardava in modo impassibile.
«Ve ne andate sempre dopo... i nostri abituali colloqui, perché non rimanete qui almeno sta notte?» chiese lei mentre si alzava e riprendeva i suoi indumenti, il fuoco metteva in evidenza una voglia a forma di 
rosa sulla scapola sinistra, Touga sospirò.
«Voi neanche immaginate cosa io medesimo, provo per voi. Ma come vi avrò già spiegato mille volte ancora, lei è una nobile mentre io un borghese. Il nostro non può che essere un incontro di una notte effimera» Touga era spossato, troppe volte aveva spiegato quella storia a lei ma, soprattutto, a sé stesso e la cosa incominciava ad indispettirlo.
«E' la mattina di Natale, Touga, ve ne prego. Ri...» Rima non finì la frase perché la finestra si ruppe in mille pezzi, l'artefice era sul davanzale. Il volto ed il corpo coperti da un matntello di velluto rosso, nessuno dei due giovani amanti fiatò. La scena era assai sinistra, erano appena passate due di notte ed il tempo da sereno era mutato in un temporale. I fulmini squarciavano la tenebra, regalando spruzzi di luce bianca che, ad ogni fulmine, rendeva l'uomo avvolto dal mantello rosso ancor più inquetante.
Fu un attimo ed il sangue della ragazza zampillò sui muri e le lenzuola, arrivando anche a macchiare il volto di Touga che guardava con terrore la scena. L'uomo avvolto nel mantello altri non era che un ragazzo appena diciassettenne che, con ingordigia, beveva dallo squarcio fatto sul petto di Rima, proprio dove giaceva il cuore.
Pochi minuti ed il ragazzo finì di sfamarsi, lasciando cosciente solo in parte la ragazza. Gli occhi di questo erano completamente neri, non vi era nessun accenno né di iride, né di pupilla. Si girò di fretta, come un bimbo che aveva appena sentito odore di biscotti allo zenzero, e così che anche il sangue bordeaux di Touga si unì a quello scarlatto dell'amata.
Touga sentiva i denti appuntiti di quell'essere spingersi sempre più affondo, lacerandogli le carni. Succhiava, avidamente e si sentì in tappola; come ogni volta che gli facevano un salasso. Chiuse a fatica gli occhi e, non appena lo fece, la belva si staccò e uscì di fretta e furia dalla finestra.
Quando riaprì gli occhi, Touga, notò che gli schizzi di sangue erano su tutte le pareti ed il fuoco ne risaltava il colore macabro e sinistro. Un attimo e tutto divenne buio sia a gli occhi di Rima, sia a quelli di Touga.



[To Be Continued...]





[
*]Marmo Verde Serpentino

 


 

 

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Capitolo 2
*** Chapter Two - If I Was... ***


Salve a tutte, ecco una nuova rivisitazione de:"If I Was Your Vampire", spero sia di vostro gradimento! Come precedentemente anticipato, questa long-fiction sarà totalmente incentrata sulla canzone di Marilyn Manson. Detto ciò, vi lascio al secondo capitolo, un bacione!
Micheila

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If I Was Your Vampire
Chapter Two - If I Was...





 
I Love you so much you must Kill me now
[Ti amo così tanto che dovrai uccidermi ora]

If I Was your Vampire,
[Se fossi il tuo Vampiro]
Certain as the moon,
[Inevitabile come la venuta della luna]
instead of killing time,
[Invece di ammazzare il tempo]
We'll have each other until the sun
[Avremmo l'un l'altra fino all'alba]


Marilyn Manson

 

In silenzio aspettava che si risvegliassero, il mantello rosso aveva assorbito tutta quella malvagità da lui scaturita nuovamente. Più passavano i secoli; più il suo controllo cedeva. Un gemito, proveniente dall'uomo appena ucciso lo risvegliò dal suo torpore. «Sei sveglio...» constatò il giovane dai capelli argentei, mentre con mosse fluide raggiungeva il suo servitore. «Che cosa mi avete fatto?!» chiese Touga, mentre con scarsi risultati tentava di mettersi a carponi per poi alzarsi in piedi. Solo ora notava che quella stanza così piena di sangue fresco gli smuoveva lo stomaco, quasi avesse una voglia irrefrenabile di leccarlo via da tutta la tappezzeria. «Vi ho fatto quello che fecero a me secoli fa -il giovane sorrise- cos'è, avete paura Touga? Eppure, quando vi incontrai tempo addietro non sembravate così spaventato...» lasciò la frase in sospeso, in attesa che Touga ricordasse gli avvenimenti di una settima addietro. Dal canto suo, Touga, era troppo spaventato ma riuscì comunque a rinvenire quei pochi attimi d'incontro.

 

Stava passeggiando per le vie di Londra, in cerca di un dono per Rima. Sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma quel sentimento così potente prevalse su quella scelta razionale. Non fece tanti passi che andò a sbattere contro qualcuno, facendo così cadere il suo bastone da passeggio cesellato con la testa di leone intarsiata. Gli era costata un'occhio della testa, così agì rabbiosamente, come fosse stato un cane randagio... Chissà forse lo era veramente, in una vita passata magari. «Guardate dove mettete le vostre scarpe, per Dio!» esclamò Touga, mentre si chinava per raccogliere il bastone. Non appena si fu riumesso in posizione eretta posò lo sguardo su chi aveva osato fargli quell'affronto. Altro non era che un signorotto appena diciassettenne, con capelli talmente biondi da sembrare argentei, gli occhi di un viola così intenso che pareva potessi caderci dentro. «Mi scuso Lord, non era mia intenzione arrecarvi danno.» concluse quel ragazzo, vestito sin troppo elegante per i suoi gusti e con un tono di voce troppo atono, quasi inquetante, per un giovane della sua età.

«Lord Kiryu! Lord Kiriyu! Sia lodato il cielo, vi ho ritrovato sano e salvo. Lo sapete che non dovete andare per le vie dell'est End da solo, ne vale la sua salute.» un uomo datato, con una folta barba bionda raggionse il fanciullo, era vestito con abiti di seconda mano, visibilo all'occhio. Gli occhi di un'azzurro così chiaro da parer quelli d'un cieco, Touga rabbrividì. Quante persone bizzarre a questo mondo. «E' tutto nella norma, Signor Ichijo. Dovrebbe stare attento anche lei, non è più quello di una volta, come farei poi senza di lei?» concluse il Lord, mentre con affetto ed una strana tristezza negli occhi sorrideva al servitore. «Per quanto riguarda voi -incominciò mentre con una mossa maliziosa si leccò il labbro superiore, facendo intravedere i canini stranamente appuntiti- non vedo l'ora di rincontrarvi. Sarà un vero piacere, Lord Touga» sorrise il fanciullo, bastò una folata di vento che i due erano spariti nel nulla, come fossero stati entità mistiche.

Touga si strinse più nel suo mantello e si avviò nel negozio di gioielleria più a buon prezzo che poteva permettersi.

 

«Siete voi...» affermò Touga, solo ora notò che, il suo occhio destro, riusciva a vedere in una maniera strana. «Complimenti Lord, mi avete scoperto. Vi prego di perdonare la mia irruenza nell'aver interrotto il vostro idillo. -Sorrise tristemente- Ma il controllo non è più quello di un tempo. Come da me precedentemente intuito tu hai il dono dell'occhio.» affermò lui, mentre con fare stanco aiutava Touga per aiutarlo a mettersi sul divano. «Rima! Cosa le avete fatto?! Vi prego, rispondete!» la paura prese corpo in lui, si aggrappò a quello sconosciuto che con sguardo di compassione lo osservava. «Si calmi Touga, si dovrebbe svegliare all'indomani sera. Anche lei diverrà come noi due. In tanto ho un patto da proporvi, le va di ascoltarlo?» in quella domanda, Kiryu mise tutto il suo charm a cui Touga, con un occhio; oramai non più di quel blù cobalto bensì di un rosso cupo, cedette. «Ti andrebbe -iniziò lui, mentre una mano si soffermava sulla palpebra dell'occhio rosso- di lavorare per me?» sorrise, prima di sigillare il patto padrone-servo con un bacio appassionato sulle labbra.

[To Be Continued...]


 

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