Whikans

di Evangeline_Litium
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio del tutto ***
Capitolo 2: *** The song of the Death ***
Capitolo 3: *** Il veleno della serpe ***
Capitolo 4: *** My love for you ***



Capitolo 1
*** L'inizio del tutto ***



CAPITOLO 1
La stanza era immersa nel silenzio. Nessuno dei presenti osava muoversi nella tenera luce del lampadario che pendeva dal soffitto.
''Avete capito bene ragazzi?!" Il capo dei militari, Alicia, continuava a impartire ordini ai soldati. Era ormai da generazioni che la sua famiglia, la Okio, continuava ad avere il comando sul corpo militare della Russia del Sud. Alicia era una donna robusta, sulla quarantina d'anni, zitella, come molte dei capi della Russia anzi possiamo anche dire tutti. Era ormai da quattro anni che la guerra fra l'esercito Russo e quello Cinese imperversava senza sosta; senza mai bloccare la caduta di anime innocenti, accatastando corpi di militari, uomini, donne e bambini sul confine fra i due Paesi.
"Sì, capo!" L'esercito di 200 persone che era radunato nell'enorme atrio rispose a gran voce.
Ormai l'esercito non si fondava più sul coraggio o l'onore o l'abilità di strategia; ogni famiglia allenava il proprio figlio, o figlia, a imparare l'arte della guerra. Se venivi da una famiglia prestigiosa, ovviamente, eri più bravo nel combattere, nello sparare nelle tecniche di combattimento, ma se, come la maggior parte dei soldati, eri figlio di un contadino, artigiano.. non ti potevi di certo aspettare un insegnamento degno di nota.
Alicia fece un sorriso, soddisfatta. Era fiera del suo piccolo esercito che era formato da donne per la maggior parte. Prima di essere messa al comando in questo luogo, era stata in un altro campo, con molta più gente. Lì non si poteva mantenere il controllo. Mille, duemila persone che bisbigliavano e non la ascoltavano. La faceva andare in bestia, soprattutto la seconda. A volte era anche dovuta arrivare a punizioni fisiche per far cessare il caos che regnava sovrano in quel posto.
Intanto, tra l'esercito della signora Alicia, un gruppo di cinque ragazzi era rimasto in silenzio. No aveva risposto alla domanda del capo, né tantomeno l'aveva ascoltata. Si facevano chiamare i Whikans, un gruppo di tre ragazze e due ragazzi che erano contro la guerra e soprattutto contro la Russia. Non è che fossero dei disertori, affatto; anche loro odiavano quanto quelli del loro popolo la Cina, ma i Whikans sapevano del vero piano della Russia. Una delle spie russe, quattro anni prima, era riuscita a scopire che nel territorio cinese, si nascondeva un'arma letale, in grado di spazzare via intere nazioni, ed era in mano ai cinesi, cosa che non faceva molto piacere ai russi.
Molti ora stanno pensando "Perché allora non l'hanno usata contro i Russi?" La risposta è: se l'avessero fatto, il loro piano sarbbe stato svelato e tutto il mondo si sarebbe messo contro di loro prima che avessero finito la loro opera di maggior prestigio.
"Secondo te questa banda di militari crede davvero a quello che sta dicendo questa idiota?" disse Amalia.
Amalia Schuster aveva origini tedesche e i suoi genitori erano emigrati in Russia a causa di problemi economici. Qui, la ragazza, era entrata a far parte del corpo militare, mentre i genitori erano spariti senza lasciare tracce. Era stata lei stessa a creare il gruppo. 
"Boh, sono dei tonti assurdi questi..." rispose Felix.
Felix Nema, il più grande del gruppo, era un ragazzo come tanti. Non era né più bello né più atletico. Quello che lo distingueva dalla "massa", chiamiamola così, era la sua genialità nella matematica e nell'informatica. Spesso era il capo del gruppo che comandava la spedizione in territorio nemico e molte volte aveva salvato la vita ai suoi amici avvertendoli della possibile imboscata o trappola in quella determinata zona in cui si trovavano.
"Abbassate il tono! Quella vi sente!" bisbigliò Karen indicando Alicia.
Karen Aryes era sempre molto attenta a non farsi sentire, sia da possibili nemici che da nemici che da amici.
Intanto, nella sala, i soldati si erano messi a discutere per conto loro mentre il boss stava tranquillamente a oziare sulla sua sedia di pelle di coccodrillo mentre leggeva un libro di Stephen King. 
"Tranquillizzati Karen! Comunque, Evangeline, che stai facendo al cellulare?" disse a voce bassa Tomas cercando di scoprire cosa stava facendo la sua amica sul cellulare con così tanto interesse.
Tomas Altsteal era il ragazzo più giovane fra i cinque, si era unito al gruppo per ultimo però era come se facesse parte di loro da anni. Era cresciuto nella città di Samara assieme a sua madre, poi aveva visto davanti ai suoi occhi il suo migliore amico che veniva brutalmente ucciso da un ladro solo per prendergli quei pochi spiccioli con cui potevi al massimo comprarti una pagnotta dura. Da allora aveva giurato a sé stesso che nulla del genere sarebbe più successo in  sua presenza.
"Ehi! Sono fatti miei!" rispose Evangeline alzando la voce leggermente e ritraendo verso sé il cellulare. 
Evangeline Litium, la ragazza più silenziosa del gruppo. Non parlava se non interpellata e per il resto del tempo stava zitta a smanazzare con il suo cellulare. Nessuno sapeva nulla del suo passato, neanche la sua migliore amica, Amelia.
Evangeline era una ragazza introversa che non mostrava mai le proprie emozioni in pubblico, era fredda e aggressiva se istigata.
"Ragazzi, bisogna parlare del piano per togliere dal piedistallo quella stronza di Alicia Okio" disse infastidita Karen alzando di poco il tono di voce senza accorgersene.
"Allora facciamo un piano!" propose allegramente Amelia sorridendo con uno dei suoi speciali sorrisi smaglianti.
"Io propongo di ucciderla!"
"Io di farla arrestare!"
"Io di rapirla e torturarla!"
Tutto il gruppo iniziò a bisticciare mentre Evangeline perdeva la pazienza.
Per un secondo la sala cadde nel silenzio assoluto, fu allora che si sentì l'urlo di Evangeline.
"Non me ne frega un cazzo di cosa le volete fare a quella puttana della Okio, ma non bisticciate come dei ragazzini! Porca miseria!" 
Tutti i soldati la fissarono mentre la ragazza cercava di contenersi.
Qualche secondo dopo capì cosa aveva appena urlato e si girò verso la donnona da lei citata poco prima; questa alzò gli occhi dal libro e la fissò con aria di sfida e di disprezzo allo stesso tempo.
"Bene ragazzi" si alzò con fare stanco dalla poltrona e li fissò.
"Ho un lavoretto per voi in cui potreste leggermente rischiare la vita" disse con fare maligno fissando Amelia e gli altri.

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Capitolo 2
*** The song of the Death ***


CAPITOLO 2
I cinque ragazzi erano seduti nel furgone che continuava a sobbalzare a causa dei dossi sulla strada sterrata. Erano in viaggio ormai da 2 ore e nessuno aveva osato fiatare da quando erano partiti.
Evangeline aveva il capo chinato e fissava i suoi piedi con occhi vacui. Si sentiva in colpa per tutto questo macello. Stava praticamente portando i suoi unici amici all'Inferno, soltanto che al posto della scritta "Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate!" c'era scritto...
"Chabarovsk ragazzi!" il portellone posteriore del veicolo si aprì di scatto.
Davanti all'uscita del furgone c'era uno dei sottoposti fidati di Okio e sullo sfondo si poteva scorgere un'insegna sbiadita e ricoperta quasi interamente dalle piante con su scritta il nome della città.
La prima ad alzarsi fu Amalia, che con il suo sorriso abbagliante fece cenno agli altri di uscire. Quando furono tutti fuori, il furgone ripartì, lasciandoli al loro destino nel nulla di quella città ormai abbandonata.
"Dai, non è così male..." affermò poco convinto Felix guardando in che città/palude si trovava con i suoi compagni.
"Hai ragione, rispetto ai bagni pubblici del campo è decisamente più sano..." scherzò Tomas.
Evangeline avanzò verso l'insegna con lo sguardo basso.
"Com'è? Ti è andata via la voce?" Tomas  la prese per le spalle e la scrollò alzandole il mento fino a che i loro occhi non si incontrarono.
"Non è tua la colpa." 
Il ragazzo la strinse a sé. Lei pigiò la propria fronte contro il suo petto, vito che arrivava solo lì, e sorrise leggermente.
"Allora?! Che ci facciamo qui fermi?! Forza! Noi siamo i Whikans, no?!" disse decisa la ragazza che fino a qualche momento fa era giù di morale.
I quattro ragazzi ritornarono a sorridere. Nel fondo anche Evangeline era come Amalia: sorridente e sfacciata.
Dopo qualche minuto Karen si bloccò di colpo e gli altri si voltarono a fissarla.
"Che c'è Karen?"
"Non lo sentite?" chiese guardandosi attorno con aria sospettosa.
Amalia tese l'orecchio per cercare di udire lo strano rumore, ma non sentiva nulla a parte il cinguettare degli uccelli sui rami.
"Forse era... solo... un'impressione..."
Ricominciarono a camminare, ma dovettero fermarsi poco dopo. Non mangiavano da una decina di ore.
Si sedettero su una roccia abbastanza grande e aprirono lo zaino che gli avevano dato per la missione.
"Allora... una torcia, tre panini, quattro bottiglie d'acqua da 500 ml, due pistole e quattro ricaricatori senza contare quelli che ci sono nelle pistole e... una bomba...? Vabbé, servirà a qualcosa..." Il ragazzo più grande giocherellò qualche secondo con la piccola sfera, poi la rimise nello zaino.
Ognuno dei presenti prese metà panino e una bottiglia d'acqua e cominciò a cibarsi. Durante il pasto Felix e Tomas si misero a parlare a bassa voce fra loro, ma nessuna delle tre ragazze riuscì a capire il discorso.
"Allora, di che parlate?" Amalia fissava i maschi con aria interrogativa.
"Nulla! Nulla..." i due ritornarono a mangiare e per il resto del pasto nessuno fiatò.
Rimisero a posto l'acqua e ripresero a camminare nella città. Il cemento che prima era stato posto sul terreno era ormai spaccato e dai buchi uscivano ciuffi di erba di un verde scuro. Non c'era più alcuna traccia di civiltà: le case ormai in pezzi, le strade ridotte a praterie... ormai la vegetazione aveva divorato il paesaggio e gli aveva dato un'aria spettrale.
I Whikans incontrarono presto un bivio. Destra o sinistra?
"Andiamo a destra!" suggerì Karen.
"Io dico a sinistra!" replicò Amalia.
"Chi è per la sinistra?" I restanti tre ragazzi alzarono la mano e Karen sembrò leggermente frustrata.
Mentre camminavano per la strada scelta dalla migliore amica di Evangeline, Amalia disse che anche quella volta aveva avuto ragione.
"Ti stai un po' zitta?!" Karen le diede uno spintone e la fece quasi cadere a terra.
"Oh! Calma!" Evangeline si mise fra Karen e Amalia.
Amelia aveva assunto un'aria sinistra e guardava con aria infuriata la ragazza che l'aveva provocata.
"No, sta pure al tuo posto Litium, se vuole litigare va bene. Non ho mai sopportato questa stronza!" Evangeline si spostò e Karen prese per la maglia Amalia.
"Che hai detto?!" La scaraventò contro un albero e si sentì come un rumore metallico provenire dalla pianta.
"Ho detto che sei una stro..." prima che potesse finire la frase, un coltello molto affilato la colpì allo stomaco.
Era stata piazzata una trappola in quel punto e nessuno se ne era accorto.
Amalia cadde in ginocchio e Karen smise di respirare. Eccola lì, la sua compagna; in ginocchio davanti ai suoi occhi con un coltello nello stomaco. Si precipitò accanto alla ragazza e cercò di farla calmare.
"Sta tranquilla, non è grave la ferita. Dai..." Ma neanche Karen credeva alle sue parole.
La maglia era tinta del rosso del sangue che usciva dalla ferita. A malapena riusciva ad aggrapparsi alla vita ancora per qualche minuto.
Dopo lo shock iniziale, gli altri tre ragazzi si precipitarono dalla ferita, la prima a raggiungerla fu Evangeline che spinse Karen lontano da Amalia.
"Non la toccare! L'hai uccisa! Te e la tua stupida superbia!" le parole le uscivano strozzate a causa delle lacrime e i ragazzi erano inginocchiati accanto a Litium, leggermente dietro la ragazza che si era piegata sul corpo dell'amica.
"Non te ne andare... resta qui...." con le proprie lacrime la ragazza bagnò il viso della propria migliore amica che teneva attaccata a sé come se volesse donargli la propria vita per non vederla morire in quel modo davanti ai suoi occhi.
"Evangeline, non fare la bambina... hai 17 anni..." cercò di dire scherzando Amalia che iniiò a sputare sangue per terra.
"Non sforzarti! Non sono una bambina! Se non aveste itigato... se... s-se non avessi fatto questo casino sarebbe andato tutto bene!" ormai il volto di Evangeline era solcato dalle lacrime.
"Non dire cazzate... ora sta calma... starai bene... ci sono loro con te..." disse indicando i tre ragazzi che piangevano in silenzio.
"M-ma tu sei unica... sei come una sorella... ti prego... resta... prendi la mia vita, ma non morire! Non così... non qui..." strinse con ancora più forza il corpo della ragazza che iniziava a farsi più freddo.
"E vederti morire davanti ai miei occhi?! No... lo sai che non lo accetterei. Tu invece sei più forte. Ce la farai..." ormai la ragazza aveva perso troppo sangue e iniziava a stringere Evangeline con meno forza.
"Io... ho bisogno di te..."
Evangeline stava piangendo sopra la spalla di Amelia, quando questa disse le sue ultime parole prima di abbandonare questo mondo.
"Tu non sarai mai sola finché avrai qualcuno disposto a sacrificare la propria vita per te. E tu hai loro..." Indicò Felix, Tomas e per ultima Karen, poi si abbandonò alla propria morte.
La fine di una storia. La fine della felicità di Evangeline, la fine della completezza dei Whikans, la fine della vita della ragazza di nome Amalia Schuster.

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Capitolo 3
*** Il veleno della serpe ***



CAPITOLO 3
"Allora, quanto cibo ci rimane?" chiese Felix.
Tomas si fermò un attimo a controllare. Rimanevano ormai una bottiglia d'acqua e mezzo panino.
"Se fossimo delle formiche molto piccole tanto per sopravvivere, ma non lo siamo. A parte te Evangeline, tu sei più piccola di una formica nana." rispose il ragazzo fissando Litium che accennò un sorriso.
Erano passati 6 giorni dalla morte di Amalia e nessuno si era ancora ripreso. Evangeline piangeva tutte le notti e dormiva circa 2 ore, Karen si era ritirata in se stessa e i due ragazzi cercavano di non far trasparire la loro tristezza.
"Su il morale!" Felix diede un colpetto a Karen che per poco non cadde a terra, ma non rispose, anzi, non mosse neanche gli occhi scuri verso di lui.
I ragazzi sospirarono e continuarono a camminare.
Felix era accanto a Karen e le accarezzava talvolta la mano per farla sentire un po' più al sicuro in quel posto lugubre, ma forse lui aveva più paura di lei. Tomas, invece, aveva messo il proprio braccio attorno al collo di Evangeline.
"Non inizia a fare un po' freschino?" Nema si strinse nel suo cappotto, rabbrividendo.
Era vero, iniziava a farsi sempre più freddo ad ogni passo che facevano.
"Forse stiamo andando nella zona Nord" rispose freddamente Evangeline.
Karen si girò di scatto verso gli alberi alla sua sinistra e si bloccò, mettendosi in posizione di difesa.
"Cosa succede?" Felix portò la propria mano alla pistola che nascondeva dentro la giacca.
"Ho sentito un rumore. Come se qualcuno pestasse dei ramoscelli secchi." la voce della ragazza era roca, come se non la usasse da anni.
Da dietro un albero videro spuntare un uomo magrolino, sulla trentina d'anni. Aveva sia caratteri russi che cinesi, doveva essere un meticcio.
"Dichiara le tue intenzioni." Felix gli puntò la pistola contro senza scomporsi di un millimetro. Aveva già ucciso prima di allora e non aveva mai avuto paura di sparare a differenza di Tomas.
L'uomo tossì e lo guardò senza mostrare alcuna paura.
"Voi siete stati mandati da Alicia Okio, giusto? Non pensavamo che ce l'avreste fatta..."
Si guardò attorno con fare interrogativo.
"Non eravate cinque?"
Fu come una fitta al cuore per i restanti 4 Whikans. La morte di Amalia aveva lasciato una profonda ferita nei loro cuori e il solo citare il suo nome faceva ritornare alla mente le ultime parole della ragazza: "Tu non sarai mai sola finché avrai qualcuno disposto a sacrificare la propria vita per te. E tu hai loro..." 
I ragazzi abbassarono la testa e il meticcio capì.
"Allora... come state a viveri?"
"Se fossimo delle formiche molto piccole ne avremmo per un mese, ma non lo siamo. Ci resta da mangiare per un giorno" rispose Tomas.
"Se siete qui per conto della Okio avete l'ordine di ucciderci, no?" Felix continuava a puntargli la pistola contro.
"No, affatto. Ho l'ordine di non farvi tornare da lei, ma non di uccidervi, sennò l'avrei già fatto, non pensi Felix?" il ragazzo abbassò la pistola e la rimise a posto.
"Come fai a capire chi è Felix o Tomas? La Okio vi ha inviato delle foto?" Evangeline era perplessa. 
Okio le aveva cacciate e mandate a morire; poi appariva questo tizio dal nulla con l'incarico di non farci tornare da lei, ma neanche ucciderci. A che gioco stava giocando il loro capo?
"Sì, mi ha mandato delle foto. Karen è la ragazza che se ne sta in fondo a fissare i suoi piedi, Tomas quello accanto a Felix mentre te devi essere o Evangeline o Am..." 
La ragazza lo interruppe bruscamente.
"Evangeline"
"Scusa, non mi ricordavo chi eri perché nelle foto che mi ha mandato eri sempre con lei. Comunque! Bando alle ciance! Seguitemi."  Il trentenne scomparì fra gli alberi.
Tomas sospirò e lo seguì insieme agli altri.
"Secondo te dove ci sta portando?" bisbigliò Felix a Karen.
"Boh..." bisbigliò, continuando a fissare il terreno.
"Hey.." lasciò che gli altri andassero avanti e poi la bloccò.
"Che c'è?" alzò gli occhi verso il ragazzo che era alto come lei.
Il ragazzo le tirò la guancia affettuosamente.
"Mi dai fastidio! Ahia!" Felix la smise di tirarle la guancia e la baciò sulla punta del naso.
"Scommetto che questo non ti ha dato fastidio però..."
Karen arrossì e fece cenno di no con la testa.
"I-invece mi ha dato molto fastidio!" 
"Comunque..." il ragazzo le prese il viso fra le mani.
"Non permetterò che nessuno ti faccia del male." Appena finito di parlare le lasciò il viso e raggiunse gli altri. 
Karen era rimasta immobile e non riusciva a muoversi; era come se i suoi muscoli si fossero irriggiditi di colpo.
"Allora?" Tomas le fece cenno di seguirli e lei si sbloccò.
Perché si era immobilizzata così? A lei lui non piaceva, non voleva farselo piacere. Per lei era così... perfetto, con i suoi occhi a mandorla che avevano lo stesso colore dei diamanti. Azzurro chiaro. E quei capelli color cioccolato che lui adorava portare all'indietro. Lo amava, lo amava da tanto tempo, ma non aveva mai avuto il coraggio di dichiararsi. Felix aveva sempre mostrato un certo interesse per le altre ragazze del gruppo, ci parlava, ci scherzava, soprattutto con Alicia. Doveva proprio odiarla dopo quello che era successo.
Karen si rassegnò e seguì il gruppo senza dire una parola.
"Ben arrivati al mio hotel a cinque stelle!" 
Tutti e sei si ritrovarono davanti ad un colossale edificio dell'Ottocento in ottimo stato. Il tetto era stato pitturato di recente di un rosso molto chiaro, mentre il resto dello stabilimento era di un giallo opaco. Davanti a ognuna delle 30 finestre c'era un piccolo terrazzo in cui ci potevano stare comodamente due persone.
"Allora che ne pensate?"  disse sorridendo rivolgendosi ai Whikans.
I ragazzi avevano la bocca spalancata e mangiavano con gli occhi la casa.
"Già, fa questo effetto a tutti" rise e li invitò a entrare.
I ragazzi rimasero ancora più sbigottiti appena entrarono dell'atrio. Dalle pareti rosa pallido veniva un delicato odore di fragola, il soffitto, da cui pendeva un lampadario spettacolare, aveva dei disegni meravigliosi di uomini a caccia di uccelli acquatici.
"E'... magnifico..." Evangeline non riusciva a smettere di guardare la stanza.
"Non mi sono presentato, io mi chiamo Yukki" Il meticcio fece un inchino e poi chiamò un cameriere.
"I signori sono arrivati? A quest'ora?" il cameriere portava con eleganza un piatto con 5 bicchieri sopra e una bottiglia di vino del 2009.
Il quinto bicchiere probabilmente doveva essere per la loro defunta amica.
Felix fissò la bottiglia mentre Yukki versava in quattro bicchieri differenti un po' di quel liquido rosso.
"Io il primo!" Capelli di cioccolato si fiondò verso il bicchiere e lo bevve tutto d'un fiato.
"Buonissimo" Afferrò la bottiglia mentre gli altri bevevano.
"Questa me la bevo io stasera!" Rise.
"Sei un idiota..." Karen sospirò e finì di bere, appoggiando il bicchiere sul vassoio.
"Beh, sono le 11 di sera. Vi mostro le vostre camere per la notte." Il cameriere salì una rampa di scale con i Whikans al seguito.
"Dividetevi le 4 camere come più vi aggrada." Porse le chiavi a Evangeline e scomparve dietro una porta di servizio.
"Ai nani quella più piccola!" Tomas rise e aprì una delle quattro camere invitando Evangeline ad entrare.
"Sempre il solito simpaticone..." La ragazza entrò e chiuse la porta alle sue spalle.
Aprì le altre due camere e fece accomodare gli altri.
Rimase qualche minuto immobile in mezzo al corridoio a guardare il tappeto.
Stava pensando molto quei giorni. Stava pensando al fatto che sarebbe potuto morire da un momento all'altro senza aver potuto dire a Evangeline una cosa importante. La più importante per lui.
Entrò silenziosamente e si stese sul letto, poi si addormentò poco dopo...
Intanto in un'altra stanza, Felix, stava seduto su una sedia.
La bottiglia di vino non l'aveva toccata. Era lì, sulla scrivania, immobile come una pietra.
Si chinò fino ad avere la faccia sulle gambe.
"Voglio tornarmene a casa..." silenziosamente, una lacrima gli marcò il viso.
"Non  ne posso più!" Si alzò di scatto e lanciò la bottiglia sul muro, rompendola e riversando il vino sulla carta da parati azzurra.
Prese fiato e si sedette di nuovo sulla sedia. Prese carta e penna e scrisse una lettera, poi la ripiegò e se la infilò in tasca.
"Mi dispiace tanto..." prese dalla tasca la propria pistola e se la puntò alla tempia.
Poteva smbrare forte all'esterno, ma era debole e non poteva sopportare che qualcun'altro morisse davanti ai suoi occhi. Soprattutto Karen.
Stava per premere il grilletto, quando sentì dei passi vicino alla porta e rimise a posto la pistola.
"Ti avevo detto di mettere del veleno in quel vino! Incompetente!" Era Yukki, aveva riconosciuto la voce. Parlava a bassa voce ma Felix riusciva ad udirlo.
"Mi scusi, ho scambiato le due bottiglie questo pomeriggio..." La persona con cui stava discutendo era il cameriere.
"Domani mattina dà loro quel vino! Ora vattene!" 
Si sentirono di nuovo i passi, poi nulla.
Felix guardò la porta. Non poteva lasciarli morire. Li avrebbe protetti. Soprattutto lei.
Si stese a letto e si addormentò, aspettando il domani...

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Capitolo 4
*** My love for you ***


CAPITOLO 4
"Hey..." Tomas con passo felpato era entrato nella camera di Evangeline.
La ragazza era appallottolata sotto le coperte come un armadillo e di lei si vedevano solo i capelli color rame.
"Sei sveglia?" le diede un leggero colpo alla spalla.
"Non mi toccare" Litium uscì fuori dalle coperte.
Gli stava puntando la pistola contro. Lui rimase paralizzato qualche secondo, poi prese un profondo respiro
"Che c'è? Vuoi uccidere un tuo compagno?" le mise una mano sull'arma e gliela fece abbassare.
Il ragazzo si sedette accanto a lei e gli cinse con il braccio il collo come era solito fare.
"Scusa... ti avevo scambiato per quello strano signore..." appoggiò gentilmente la testa su di lui.
Era caldo. Tutto il corpo di quel ragazzo era caldo e in quel momento era solo per lei.
"Non riesci a dormire?" chiese Tomas scompigliandole i capelli e ridendo.
"N-non tanto..." rispose cercando di non fargli notare che era in imbarazzo.
"Perché stai così attaccata? Hai freddo? Io sto morendo di caldo con questa maglia" rise come sapeva fare solo lui.
Sorrise come sapeva fare solo lui. Si aggiustò i capelli come sapeva fare solo lui. Respirò come sapeva fare solo lui. Evangeline era completamente presa dalla sua immagine che non si accorse nemmeno che il ragazzo si stava togliendo la maglia.
"Con questa avrai meno freddo" la avvolse dolcemente nella sua maglia.
Lei era completamente rossa, riusciva a malapena a respirare. Non era mai stata così vicina a lui in tutti quegli anni. Per due anni aveva avuto una cotta per un ragazzo di un altro gruppo. Era un ragazzo alto, occhi azzurri e capelli biondi. Principalmente e piaceva solo per l'aspetto, ma all'epoca era troppo infantile per capirlo. Poi aveva conosciuto Tomas: un ragazzo dolce, scherzoso, intelligente... che non era però la persona più bella del mondo. Era semplicemente un ragazzo alto un metro e ottantaquattro, occhi scuri e capelli ricci, che però aveva qualcosa di strano.
Non era come gli altri. Certo, faceva anche lui le solite battute a sfondo sessuale, come tutti a quell'età, ma lui era semplicemente... semplicemente se stesso.
Così perfetto nella sua stessa esistenza. Così intelligente da essere riuscito a superare brillantemente l'esame di ammissione con quasi il massimo dei punti studiando 1 ora per quattro giorni; mentre lei aveva dovuto studiare molto per prendere il suo stesso voto.
Glielo rinfacciava spesso, ma a lei ora non importava. Erano solo lui e lei. Soli, abbracciati l'uno all'altro come se avessero paura di veder scomparire l'altro.
"Tomas..." Evangeline spiccicò a malapena il suo nome.
"Che c'è?" il ragazzo aveva una voce più calda del solito.
Adorava quando faceva così. Di solito aveva quel tono di voce solo quando le doveva dire qualcosa di dolce o importante.
Di colpo Litium ricordò il giorno in cui si incontrarono. Era il 6 Agosto. Era una giornata torrida e la ragazza era seduta a sorseggiare il suo tè al limone da sola. Amalia era uscita con il ragazzo che al tempo le piaceva e l'aveva lasciata da sola. Il ragazzo le era passato davanti e si era fermato a fissarla. 
"Capelli arrugginiti!" 
L'aveva salutata così e lei aveva alzato il capo.
L'aveva guardato, a occhio sembrava avere la sua età.
Da quella frase era cominciato tutto. Da quelle due parole che a quel tempo le suonavano come un insulto, era nata la loro speciale amicizia che non sarebbe stata rotta da nessuno, o almeno allora lei credeva così.
Certo, non era sempre stato tutto perfetto anche loro a volte avevano litigato, ma avevano sempre messo da parte l'orgoglio e avevano fatto pace.
Lui era stato con varie ragazze e molto spesso, diciamo pure sempre, erano state loro a lasciare il povero Tomas. Ma lui non era da solo. Evangeline l'aveva sempre aiutato nei momenti difficili e l'avrebbe continuato a fare finché ne avrebbe avuta la forza.
"Ti amo..." le parole le uscirono strozzate e arrossì di colpo.
Il ragazzo la fissava, sorridendo, e le accarezzò dolcemente i capelli, facendola diventare ancora più rossa di quanto non fosse già.
"Lo so." Tomas la strinse al petto più forte che potè. 
Non poteva permettersi di lasciarla andare. Era una delle poche cose che gli davano la forza di continuare a vivere quell'esistenza fatta solo di sofferenza e guerra.
Era la sua luce nel buio dell'oscurità, era come la Stella Polare per gli antichi. Unica e insostituibile. Non l'avrebbe scambiata per nulla al mondo e sapeva perfettamente che lei non l'avrebbe abbandonato mai.
Evangeline ormai sembrava un pomodoro. Era riuscita a dichiararsi dopo mesi e mesi che cercava di farlo. Ci provava allo specchio centinaia di volte, ma quando se lo trovava davanti non riusciva a spiccicare una parola del discorso che aveva preparato.
"Posso?" il ragazzo si avvicinò alle labbra di lei e le sfioròleggermente.
"Solo se prometti che resterai per sempre..." le parole le erano uscite spontanee e se ne meravigliò molto.
Senza pensarci nemmeno, Tomas la baciò, spingendola dolcemente sul letto.
Evangeline era completamente rossa, aveva gli occhi socchiusi e assaporava lentamente le labbra del suo amato. Erano così calde e morbide, le voleva ancora poter baciare. Lui cercava di staccarsi, per riprendere fiato, ma lei non glielo permetteva; alla fine furono obbligati a staccarsi per la mancanza di ossigeno.
"Ti ricordi cosa ti dissi alla tua festa per i sedici anni quando ero mezzo ubriaco?" Tomas ridacchiò.
Certo che lei lo ricordava. Ironicamente, lui le aveva detto che un giorno l'avrebbero fatto.
Evangeline fece cenno di sì con la testa e cercò di non guardarlo negli occhi.
"Ti prometto che quando tutto sarà finito lo faremo... ok?" il ragazzo la strinse a sé e le accarezzò di nuovo e la prese in braccio, alzandosi sul letto con lei fra le proprie braccia.
"Che fai?" la ragazza ridacchiò e cinse con le proprie braccia il suo collo.
"Ti rapisco!" iniziò a saltare sul letto mentre la principessa che aveva appena rapito cercava di trattenere le risate.
Si rimisero stesi sul letto dopo aver saltellato qualche minuto come degli idioti.
"Io resto qui, scema" Si mise sotto le coperte, stringendola al petto.
"Va bene, va bene..." sapeva che non sarebbe riuscita a mandarlo via da lì, ma non è che le dispiacesse più di tanto.
Si addormentarono così, abbracciati, mentre la luce delle stelle e dell'amore li cullava.

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