Il curioso caso di Miss Alexa

di Crona Lunatica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una città dell’Ungheria, settembre 1615 ***
Capitolo 2: *** Diario di Aurora Crepuscoli. ***
Capitolo 3: *** 25 Gennaio, Salò ***
Capitolo 4: *** Brescia, 1 gennaio 2012 ***
Capitolo 5: *** Diario di Aurora Crepuscoli 2 ***
Capitolo 6: *** Brescia, 5 febbraio ***



Capitolo 1
*** Una città dell’Ungheria, settembre 1615 ***


<< Si sente bene?>>
Un viaggiatore solitario arrivato da poco si avvicina ad una donna appoggiata alla parete di una casa.
<< Capisce la mia lingua, signora?>>
Lei non risponde ma si limita ad annuire col capo, ha degli occhi molto belli, paiono d’ambra.
<< Potrebbe indicarmi una locanda dove passare la notte?>> chiede ancora lo straniero. La ragazza gli fa cenno di seguirla e, a cavallo, il viaggiatore la segue. La giovane porta abiti semplici, ma la sua origine nobile non viene nascosta, infatti i suoi indumenti sono puliti e senza una toppa, per non parlare del suo aspetto, le mani curate con le unghie perfette e il viso pallido e pulito.
<< E’ ancora lontano?>>
<< Siamo arrivati>>
Finalmente la ragazza parla, ma la sua voce ha una intonazione strana; rauca, come se avesse la gola riarsa.
Il viaggiatore scende da cavallo e scuote la ragazza i cui occhi sono diventati due fiamme rosse.
<< Chi sei tu?>>
Per tutta risposta lei gli balza alla gola. Lo atterra e dopo averlo tranquillizzato con i suoi occhi incantatori affonda i canini nella gola dell’uomo.
<< Eccola!>> delle voci si avvicinano sempre più; “Mortali” pensa lei. Malgrado la fame, la giovane si ritira nell’ombra dopo poche sorsate, e, quando gli abitanti della cittadina accorrono, di lei non è rimasto che fumo.
Una nebbia leggera avvolge le strade di notte, ma alcune nebbie sono di altra natura e si dirigono fluttuando verso il castello di Cachtice. Una finestra è aperta, nella più alta delle torri. Quella che pare nebbia si addensa a poco a poco prendendo consistenza e forma fino a diventare una figura umana. La giovane cade in ginocchio sul pavimento di legno, sfinita. Se nel giro di poco non riuscirà a nutrirsi il suo corpo si decomporrà, a meno che non si lasci sfiorare dalla luce del sole…”No” al solo pensiero la giovane donna si alza in piedi e con le ultime forze si dirige ad una scala verso i piani inferiori. “Oh, Ferenc” Il pensiero del compagno, suo creatore, la riporta alla realtà. C’è uno specchio su una parete, ma non riflette nulla se non la parete opposta, lei lo guarda con occhi vitrei “Eccoti, tu che volevi l’eterna bellezza non ne potrai godere perché mai più negli specchi la tua immagine verrà riflessa”.
Senza il minimo rumore comincia a scendere la scala, giù fino agli appartamenti che fino all’anno precedente erano stati suoi e dove uomini avidi l’avevano murata.
Passa avanti alle stanze vuote, ma dinanzi ad una si ferma. Un bambino dorme avvolto in lenzuola di batista: “Pàl” pensa lei “Dormi, mio tesoro, e godi della tua vita” e datogli un bacio sulla guancia sparisce dopo avere scavalcato il davanzale della finestra.

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Capitolo 2
*** Diario di Aurora Crepuscoli. ***


E’ stata una giornata orribile. Stavo leggendo un libro sul dondolo in giardino, quando il nonno, che stava potando la siepe, si è sentito male. Sono subito corsa a chiamare zio Giovanni, stava lavorando nei campi, quindi attraversai il prato a rotta di collo per arrivare prima alla piana. Lo zio ha lanciato a terra il rastrello ed è corso a casa, dove nonno Leonida giaceva a terra.
Subito abbiamo avvisato i soccorsi; e poche ore fa si sono portati via il nonno. Non so cosa gli sia successo, ma temo che sia grave. Ho così tanta paura! Da quando i carabinieri hanno arrestato i miei genitori il nonno e lo zio si sono presi cura di me, non voglio rimanere da sola; conosco la sorte dei figli dei malviventi: assistenti sociali! Io sono felice nella fattoria del nonno, non voglio andarmene. Oh, ma in fondo forse la colpa è di papà. Se non avesse lasciato acceso il telefono mentre scassinava quella stupida teca al Santa Giulia…Be’ a quest’ora non sarebbero dove sono. Ho sentito la porta aprirsi, che sia zio Giovanni?
 
19 novembre 2009, da qualche parte nel mare nei pressi di Lampedusa.
Dalla murata di una nave un giovane marinaio osserva il mare piatto come l’olio.
Quando sognava di fare il marinaio non aveva certo immaginato di diventare una specie di tecnico tuttofare a bordo di una nave hi-tech che non aveva nulla di esotico.
“Aspetta che riesca a raggiungere una buona posizione a bordo di questo computer galleggiante e io me ne vado! Altro che nave da carico, diventerò capitano di una nave da crociera, e passerò alla storia, sissignore, come il capitano del Titanic, be’ forse non proprio come lui, ma…” interrompe il flusso di pensieri notando una piccola imbarcazione che galleggia nella loro direzione. << Ci risiamo, un altro barcone di immigrati>> sospira. Quella povera gente fa chilometri e chilometri tra terra e mare vendendo tutto ciò che ha per comprarsi un passaggio nei ricchi paesi europei, prima fra tutti, l’Italia. Senza sapere a cosa vanno incontro si dirigono in un paese dove sperano di trovare una migliore prospettiva di vita, almeno prima di conoscere il pietoso stato di cose in cui vige. << Hei!>> grida il marinaio correndo dal capitano. << Cosa c’è?>> <>
<< Non possiamo certo lasciarli in mare a marcire, spero solo che quei poveracci non si siano trascinati una qualche malattia>> risponde il capitano; nonostante il carattere irascibile e piuttosto brontolone, Marco Doni, non è senza cuore, anzi. Ma l’attuale situazione del suo paese lo rende nervoso e gli fa temere in particolare per la sorte dei suoi due figlioletti. Il barcone fa acqua da tutte le parti, così vengono calate in acqua delle scialuppe per recuperare le persone a bordo; ma non appena i soccorritori si accostano alla barca rimangono come folgorati.
Il marinaio che ha scorto la barca si fa il segno della croce, mentre uno dei compagni sbianca in volto; sulla bagnarola sono ammassate almeno una trentina di persone morte. << Controlliamo che ci siano dei sopravvissuti>> dice qualcuno, ridestatosi dallo sbigottimento prima degli altri. I marinai si danno da fare e controllano i corpi ad uno ad uno. << Hei!>> esclama uno ad un tratto << Questa è ancora viva!>>. I marinai tirano un sospiro di sollievo. La sopravvissuta è una giovane donna sui vent’anni, ma nonostante i vestiti stracciati e il viso sporco i presenti notano immediatamente qualcosa di strano in lei. Non è un’immigrata come tutti gli altri, nonostante la sporcizia infatti ha un incarnato molto pallido, inusuale per le popolazioni dell’Africa settentrionale. “Più che una libica, sembra una dell’Est Europa” pensa il marinaio che le tiene sollevata la testa.
<< Portiamola sulla nave, prima che ci lasci le penne>> dice e detto fatto che la ragazza viene trasportata nell’infermeria di bordo.
 
E’ Natale! Il nonno è guarito nonostante l’infarto gli abbia lasciato la bocca storta. Ma l’importante è che sia vivo. Le zie fanno a turno per mantenere in ordine la casa e occuparsi di nonno Leonida, dal momento che zio Giovanni non può e io non riesco a sollevarlo dalla poltrona. Non mi dispiace, infondo ora i miei parenti hanno un motivo in più per stare insieme, oltre all’organizzare nuove rapine. Spero che vada tutto bene!
Quando mamma e papà avevano deciso il loro ultimo colpo volevano usare i soldi del ricavato per andare a vivere ai Caraibi. Quanto sognavo quel momento! Vivere in una bella casetta in riva al mare e passare le mie giornate a fare castelli di sabbia e bagni nel mare, e le ore più calde distesa su un’amaca a leggere un libro sorseggiando una bibita ghiacciata.
E avremmo potuto permetterci tutte le attrezzature necessarie per tenere il nonno con noi, magari con un medico personale…Ma ora sto divagando. Questi sono solo sogni infantili, e i miei genitori ora non possono più badare a me almeno per i prossimi trent’anni. Non è giusto! Non vedranno mai quanto sono abile come borseggiatrice! Anche il nonno ha cominciato così, e così rubò il cuore della nonna.
Lei era la figlia di un uomo possedente il titolo di conte e con un sacco di soldi, il nonno un giorno cercò di rubarle la borsa, ma non aveva fatto i conti con la caparbietà della nonna, che teneva sempre una borsa con il fondo rinforzato da una barretta di ferro per resistere agli aggressori.
Così aveva steso il nonno, immaginati la scena! Ma vedendo che era un ragazzo poco più grande di lei e dopo averci parlato, non ebbe il cuore di denunciarlo, così cominciarono a frequentarsi e ben presto diventarono una coppia di ladri inafferrabile! Magari fossi come la nonna, riusciva a disinnescare qualunque allarme, e il nonno? Che abilità! Con zio Giovanni, i tre avevano poi messo su la fattoria con il ricavato delle rapine (e dopo dieci anni di carcere). Che bei momenti dovevano essere!
Mio fratello mi racconta, o meglio mi raccontava spesso di come era bello qui con nonna Teresa. Peccato non essere nata allora!
Sotto l’albero di natale ho trovato un passepartout che apre qualunque serratura e un libro di Maurice Leblanc. Non potevo essere più contenta. Poi questa mattina, ho partecipato alla messa nella cappella della prigione con i miei genitori e ho fatto loro vedere il cappello di lana bianca che zia Francesca ha fatto per me. La mamma si è commossa vedendomi e lei e papà mi hanno abbracciato calorosamente. Spero tanto che li rilascino per buona condotta! O almeno agli arresti domiciliari, devono essere presenti alla mia maturità.
 

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Capitolo 3
*** 25 Gennaio, Salò ***


Una donna siede accanto alla finestra del salone della propria villa leggendo un libro, quando percepisce qualcosa nell’aria. Leva la testa di scatto, spalancando gli occhi color ambra, qualcosa non va.
Infatti pochi secondi dopo un uomo sui trent’anni fa capolino dalla porta illuminata dalla luce dell’aurora. Chiude la porta alle sue spalle e dirigendosi verso di lei.
<< Sì, Adam?>> chiede la donna richiudendo il libro con uno scatto secco. Le sue dita contro la tenue luce mattutina sembrano ancora più pallide e magre. << Questa mattina ho controllato la posta in arretrato e…guardi un cosa ho trovato>> e così dicendo le consegna una lettera della Banca.
<< Gentile signora Cachtice, Le scriviamo per avvertirLa che il Suo credito bancario ammonta ad un capitale di mille euro…>> la donna alza gli occhi dal foglio. << E’ uno scherzo?>> chiede << Il mio conto corrente accumula interessi dal 1615, com’è possibile che si sia esaurito?>> << Quando siamo andati a quel ristorante…Il Madama Butterfly, le devono avere copiato la carta di credito>>
La signora Cachtice prende una pastiglia al ferro << Hai controllato chi c’è dietro?>>
<< Sì, una cameriera…di nome Samantha Resini, era di turno alla cassa quando siamo usciti>> dice lui porgendole una fotocopia con i dati di una giovane donna con i capelli scuri << Lavorava da poco lì, ma l’hanno licenziata dopo due settimane perché il proprietario del ristorante aveva notato che rubava le bottiglie di vino>> << Interessante, ma di certo avrà avuto dei complici>> << Infatti ho investigato e ho cercato tra fonti di…prima mano>> la donna stringe gli occhi << Stia tranquilla, anche se non approvo completamente il suo…ripiego sulle case di riposo, non ci sono stati…incidenti>> << Sai come la penso>> replica lei infastidita dal sottointeso << E se hai delle idee diverse, beh, la porta è quella>> poi, rendendosi conto di essere stata un po’ dura riprende << Oh, lasciamo perdere. Piuttosto, a cosa ti ha portato la…ricerca di prima mano?>> Adam sospira prima di rispondere, in quel periodo la donna è piuttosto scorbutica “sarà l’età, la vecchiaia è dura per tutti, anche per quelli come noi, forse specialmente per tipi come noi”
<< A niente, quella cameriera lavora per un certo Sandro Botticelli>> risponde infine con una nota di sarcasmo. << E lei non si è chiesta se quell’uomo la stesse imbrogliando? >> << No, lei credeva che il suo capo si chiamasse realmente così, anzi diceva di essere il suo fidanzato, ma dopo averlo aiutato a duplicare il suo bancomat l’ha piantata in asso senza una parola>> << Be’, se erano fidanzati ti avrà descritto il suo aspetto>>  << Non ci crederà, ma essendosi conosciuti su Facebook, non si erano mai visti di persona, anzi quello doveva essere il loro primo appuntamento dal vivo, credeva fosse un gioco e che fosse tutto organizzato>> << Cosa!? Accidenti, ma quanto si è abbassato il livello del quoziente intellettivo delle persone negli ultimi decenni? Lavorare ad un furto con qualcuno che non si ha mai visto! E noi ci siamo fatti giocare così! Io, Erzebet Barthory!>> tuona furibonda alzandosi dalla sedia, che cade dietro di lei mentre i vetri tremano leggermente vibrando della sua stessa  collera.
Adam rimane immobile, non l’ha mai sentita pronunciare il suo vero nome, ma non fa commenti. Deve essere molto arrabbiata e non è salutare farle domande in momenti come questo. << Comunque sia>> dice poi la donna riprendendo il controllo << Dobbiamo andarcene da qui. Con il nuovo governo hanno applicato nuove tasse sulla prima casa>>
<< Parli dell’Imposta Molto Utile?>>
Lei alza gli occhi al cielo, << No, Imposta Municipale…Oh! non mi interessa saperlo. Ora voglio solo trovare l’impudente che mi ha derubato, ero una delle donne più potenti d’Ungheria un tempo, non è accettabile che mi faccia mettere nel sacco da un ladruncolo!>>. Detto questo si precipitano entrambi nelle rispettive stanze a prendere il necessario e cinque minuti dopo sono nel giardino davanti alla villa.
In lontananza il lago splende sotto i raggi del sole, e le strade si animano mentre gli studenti si affrettano verso la scuola. Erzebet si avvicina alla magnolia nel giardino e, chinatasi a terra scava una buca e dissotterra una cassetta di sicurezza. Apertala ne trae due carte d’identità false. << Prendi, i nostri nomi ora sono Alexa e Adam Delini, però se non ti piace il cognome dovrei averne altri…qui c’è un Marini, un Fasani, Bertoldi…però devi cambiare anche il nome>>
<< Ma che stiamo facendo? Io non voglio cambiare nome, signora Cachtice, voglio solo vivere>>.
Lei sospira << Mio giovane amico, so quanto amavi la tua vita. Ma ora è diverso, nemmeno volendo riusciremmo a tornare indietro, e comunque presto o tardi verrà anche per noi il momento di andarcene>> 
Adam prende il documento che la donna gli porge come fissando un accordo << E va bene, signora Delini>>.

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Capitolo 4
*** Brescia, 1 gennaio 2012 ***


Spero che la storia vi piaccia, mi raccomando lasciate un commentino!


Elisa siede dietro alla scrivania di un ufficio di collocamento. Come al solito una fila interminabile di giovani sta cercando disperatamente un lavoro. Ci sono per tutti i gusti, un ragazzo appena laureato in giacca e cravatta, un uomo sui quaranta licenziato da poco, una donna diplomatasi come segretaria con le french sulle unghie, un tailleur con la gonna con spacco, il trucco pesante e scarpe col tacco. Ne ha visti di tutti i colori all’ufficio di collocamento e si ritiene fortunata, forse anche un po’ orgogliosa del suo lavoro. << Se troviamo qualcosa la contatteremo>> conclude ogni colloquio con la stessa frase e un bel sorriso, tanto che ormai è diventata un automa.
Ma quella mattina non è uguale alle altre. Ha appena congedato la segretaria, la quale se ne va lasciando un chewingum sulla scrivania per lo sdegno << Lei non sa chi è mio padre!>> urla. “di certo uno che è stufo di una figlia viziata che fa la mantenuta” pensa Elisa. Sentendo l’orologio suonare il mezzogiorno e vedendo che non c’è nessuno prende un tramezzino e comincia a mangiare. Odia i Fast Food e poi preferisce non spendere denaro. In quel momento la porta si apre e una giovane donna fa il suo ingresso. Indossa un tailleur nero e occhiali da sole, i lunghi capelli scuri sono sciolti sulle spalle. Subito Elisa caccia il panino nella borsa << Non si preoccupi non ho fretta, mangi pure>> dice la donna. La sua voce è molto calma, strano. Ha un portamento regale e nonostante i tacchi pare fluttuare sul pavimento lucido. << Grazie, anzi, mi scusi lei, ma prego, si sieda>> Elisa termina il suo pasto in tutta fretta cercando di capire chi ha di fronte; ma quella donna enigmatica non lascia trasparire nulla di sé se non che deve appartenere ad una famiglia agiata a giudicare dal gioiello che porta al collo.
La donna nota lo sguardo di Elisa << E’ un medaglione di famiglia>> spiega sfiorandolo con affetto. Elisa fa un sorriso a quel tenero gesto che le ricorda la nonna quando le mostrava la collana che le aveva regalato il marito. “Probabilmente si tratta del nuovo funzionario per i controlli” << Lei deve essere un funzionario amministrativo del comune, vero? Aspetti, le porto tutti i documenti, sono certa che troverà tutto in ordine>> dice Elisa. << Oh, no. Credo ci sia un equivoco. I non sono un funzionario. Anzi, cerco lavoro>> Elisa rimane stupita, ma non si scompone, batte leggermente le palpebre e intreccia le dita. << Molto bene, signorina?>> << Delini, Alexa Delini>> << Signorina Delini, quali sono le sue competenze?>> << Signora. Ho portato i miei diplomi, se li vuole vedere>> e così dicendo prende un plico di fogli dalla borsa color crema. << Laurea in archeologia, storia dell’arte, botanica, chimica, speleologia, medicina, qui c’è scritto che è diplomata in lingue…>>
<< Sì: ungherese, tedesco, inglese, francese, arabo, cinese, spagnolo, portoghese, fiammingo e russo, anche se il cinese è piuttosto difficoltoso ma se necessario so farmi intendere in indi>> Elisa fissa la donna, incredula. E’ raro incontrare qualcuno così dotato << Ha…frequentato scuole pubbliche o…>> farfuglia << Tutti studi privati. Crede che sia abbastanza qualificata? Qualsiasi lavoro mi andrà bene>> << Lei è fin troppo qualificata, beh... forse per lei sarà un po’ degradante, però è l’unico lavoro disponibile>> << Come le ho già detto per me l’importante è trovare lavoro>> la interrompe lei << Allora non le dispiacerà lavorare come assistente ad un anziano>> << E’ perfetto!>> esclama Alexa << Molto bene, signora Delini, la metterò subito in contatto con la famiglia>>. 




Diario di aurora crepuscoli

Quest’oggi è stata una giornata un po’ cupa. C’è stato un gran dibattito tra zio Tommaso e zio Giovanni riguardo a chi dovesse occuparsi del nonno.
Zio Tommaso ha detto che è stufo di spendere soldi per la benzina in viaggi da casa alla fattoria per badare al nonno. Con il rialzo dei prezzi poi! Zio Giovanni allora si è molto adirato; ha detto che non si aspettava un simile tradimento (tradimento!) dal suo stesso nipote, il bambino a cui aveva insegnato a rubare i lecca lecca ai compagni all’asilo e che doveva vergognarsi della sua avarizia, poi ha aggiunto << Per un po’ di benzina, che sarà mai in confronto alla gioia che dai a tuo padre?>>
Ma lo zio ha smesso di guidare quando gli è stata ritirata la patente, per questo aveva smesso di preoccuparsi di certe cose. Dei carabinieri lo hanno scoperto mentre era alla guida in stato di ebbrezza, dopo avere superato il limite di velocità e senza avere fatto la revisione. Be’ in realtà aveva solo mangiato un boero (anche se come si sa il palloncino è sensibile anche alla minima traccia d’alcol) e aveva superato il limite dei cinquanta di soli dieci chilometri (anche se a dire la verità non era la prima volta che veniva fermato). Ma cosa poteva farci? Ha settant’anni, non è più il ladro inafferrabile di una volta! Nonno Leonida una volta mi ha parlato delle fughe e delle sgommate e le curve pericolose che lo zio aveva imboccato a velocità impressionanti (altro che giochi per la wii!). Alla fine però zio Giovanni si è arreso a zio Tommaso << E va bene, allora cosa proponi?>> << Troveremo qualcuno che ti aiuti a mandare avanti la casa. E poi la piccola Aurora ha bisogno di una figura materna di riferimento>> A quelle parole mi sono sentita raggelare, che mi volessero mandare dalle pinguine di Agnosine o in qualche collegio a Milano?
Mentre origliavo da dietro la porta il nonno sonnecchiava sul divano.
<< Nonno?>> ho chiesto << Cosa c’è Aurora?>> << Non mi manderai dalle suore, vero?>> << Perché dovrei?>> << Zio Tommaso ha detto che ho bisogno di una figura materna di riferimento e che manderà qualcuno a prendersi cura della casa>>
<< Non prestare attenzione a tuo zio. Dice così perché non sa mai come comportarsi nei nostri confronti, così prova a immaginare il meglio per noi. So quanto lui e gli altri zii ci vogliano bene, ma credo che…>> il nonno si è bloccato per un po’ di catarro in bocca, ha tossito, si è sistemato la dentiera cascante, e ha continuato << Che alle volte esagerino, non preoccuparti, non ti mandiamo da nessuna parte, la scuola dove vai va più che bene>>. Ma le parole del nonno non mi hanno rassicurato, anzi! Nonostante lui sia il capofamiglia gli zii non gli presteranno ascolto solo perché è anziano e malato e mi faranno andare in qualche collegio e così addio carriera!
A zio Silvio spiacerà moltissimo non poterci tirare più fuori dai guai. Lui è nel governo e molte volte avere qualcuno ad aiutarci nelle alte sfere ha aiutato i miei parenti a “sgattaiolare inosservati” fuori dai guai, specie se qualcuno chiudeva un occhio. Eh sì, devo proprio ammetterlo, ho una grande famiglia! Zia Alice è un avvocato di successo, se si sapesse in giro che la sua è una famiglia di ladri! Zio Silvio invece detesta il nonno, ma in caso di difficoltà corre in nostro aiuto per riguardo verso la nonna, e, forse, anche verso il denaro dal momento che una parte di ogni bottino viene ceduta a lui. Per il momento brancolo nel buio, quindi, Mercurio ci aiuti!

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Capitolo 5
*** Diario di Aurora Crepuscoli 2 ***


Ed ecco un altro capitolo! Mi raccomando lascaitemi una piccola recensione!
Buona lettura!


Quest’oggi è stata una giornata un po’ cupa. C’è stato un gran dibattito tra zio Tommaso e zio Giovanni riguardo a chi dovesse occuparsi del nonno.
Zio Tommaso ha detto che è stufo di spendere soldi per la benzina in viaggi da casa alla fattoria per badare al nonno. Con il rialzo dei prezzi poi! Zio Giovanni allora si è molto adirato; ha detto che non si aspettava un simile tradimento (tradimento!) dal suo stesso nipote, il bambino a cui aveva insegnato a rubare i lecca lecca ai compagni all’asilo e che doveva vergognarsi della sua avarizia, poi ha aggiunto << Per un po’ di benzina, che sarà mai in confronto alla gioia che dai a tuo padre?>>
Ma lo zio ha smesso di guidare quando gli è stata ritirata la patente, per questo aveva smesso di preoccuparsi di certe cose. Dei carabinieri lo hanno scoperto mentre era alla guida in stato di ebbrezza, dopo avere superato il limite di velocità e senza avere fatto la revisione. Be’ in realtà aveva solo mangiato un boero (anche se come si sa il palloncino è sensibile anche alla minima traccia d’alcool) e aveva superato il limite dei cinquanta di soli dieci chilometri (anche se a dire la verità non era la prima volta che veniva fermato). Ma cosa poteva farci? Ha settant’anni, non è più il ladro inafferrabile di una volta! Nonno Leonida una volta mi ha parlato delle fughe e delle sgommate e le curve pericolose che lo zio aveva imboccato a velocità impressionanti (altro che giochi per la wii!). Alla fine però zio Giovanni si è arreso a zio Tommaso << E va bene, allora cosa proponi?>> << Troveremo qualcuno che ti aiuti a mandare avanti la casa. E poi la piccola Aurora ha bisogno di una figura materna di riferimento>> A quelle parole mi sono sentita raggelare, che mi volessero mandare dalle pinguine di Agnosine o in qualche collegio a Milano?
Mentre origliavo da dietro la porta il nonno sonnecchiava sul divano.
<< Nonno?>> ho chiesto << Cosa c’è Aurora?>> << Non mi manderai dalle suore, vero?>> << Perché dovrei?>> << Zio Tommaso ha detto che ho bisogno di una figura materna di riferimento e che manderà qualcuno a prendersi cura della casa>>
<< Non prestare attenzione a tuo zio. Dice così perché non sa mai come comportarsi nei nostri confronti, così prova a immaginare il meglio per noi. So quanto lui e gli altri zii ci vogliano bene, ma credo che…>> il nonno si è bloccato per un po’ di catarro in bocca, ha tossito, si è sistemato la dentiera cascante, e ha continuato << Che alle volte esagerino, non preoccuparti, non ti mandiamo da nessuna parte, la scuola dove vai va più che bene>>. Ma le parole del nonno non mi hanno rassicurato, anzi! Nonostante lui sia il capofamiglia gli zii non gli presteranno ascolto solo perché è anziano e malato e mi faranno andare in qualche collegio e così addio carriera!
A zio Silvio spiacerà moltissimo non poterci tirare più fuori dai guai. Lui è nel governo e molte volte avere qualcuno ad aiutarci nelle alte sfere ha aiutato i miei parenti a “sgattaiolare inosservati” fuori dai guai, specie se qualcuno chiudeva un occhio. Eh sì, devo proprio ammetterlo, ho una grande famiglia! Zia Alice è un avvocato di successo, se si sapesse in giro che la sua è una famiglia di ladri! Zio Silvio invece detesta il nonno, ma in caso di difficoltà corre in nostro aiuto per riguardo verso la nonna, e, forse, anche verso il denaro dal momento che una parte di ogni bottino viene ceduta a lui. Per il momento brancolo nel buio, quindi, Mercurio ci aiuti!

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Capitolo 6
*** Brescia, 5 febbraio ***


 5 febbraio, Brescia.

Alexa si apposta sul tetto dell’ospedale, Adam atterra pochi passi più indietro, nessuna luce è accesa. << Quinto piano, quarta finestra, c’è un malato di leucemia fulminante>> << E’ sicura? Il suo sangue sarà ormai marcio>> << Se non ti aggrada, c’è un malato di cancro al piano superiore>> replica lei. Adam alza gli occhi al cielo << No, grazie, credo che farò una visita ai pazienti in coma, hanno un sapore migliore. Sa bene che il sangue dei malati di cancro proprio non mi va giù, ha un non so che di…cancerogeno>> Alexa sospira << Muoviti, dai, e non azzardarti a passare nel reparto maternità, mi sono spiegata?>> << Tranquilla, Alexa, sa bene che non farei mai del male a dei bambini, specie se neonati>> << Non è di loro che mi preoccupo, ma di quella bella ostetrica a cui hai messo gli occhi addosso l’altra notte, vedi di non importunarla, d’accordo? Non dobbiamo dare nell’occhio>>. << Certo, signora Delini>> Adam si lascia scivolare lungo la grondaia, e poi via, sul cornicione, agile come un gatto e leggero come un ombra seguito poi da Alexa. La donna scende ed entra nella stanza del malato. L’uomo è disteso sul letto, la pelle ha preso un colorito scuro; << Non si preoccupi tra poco sarà tutto finito>> sussurra avvicinandosi. Da un bacio sulla fronte dell’uomo, poi accosta gentilmente le labbra alla sua gola e vi affonda i denti affilati e bianchissimi. Il malato comincia a sussurrare parole sconnesse, il nome di una donna affiora dalle sue labbra << Ssst>> Alexa lo invita al silenzio con un messaggio mentale << Non sentirai nulla, e quando sarai dall’altra parte non avrai più nulla di cui patire, dormi, bambino, e raggiungi coloro che ami nella terra dove la vita è eterna>>. Alexa sente la vita scivolare nel suo corpo attraverso la gola, il sangue dell’uomo è come latte andato a male, ma placherà la fame della donna fatale e metterà fine alle pene del malato. Lei sente il battito cardiaco affievolirsi sempre più, sino a cessare del tutto. Le sue labbra rosse si staccano dalla gola del morto, e vi passa un dito per ripulirle “Ecco, ora hai finito di patire” pensa Alexa chiudendo gli occhi del corpo, che ancora conserva un poco di calore. La notte porta con sé la morte, all’alba la vita ricomincerà. Alexa si dirige verso il reparto maternità e guarda i bambini mentre riposano nelle loro culle. Ricorda ancora il suo bambino, morto ormai da anni, che lei amava e che aveva stretto dopo il lungo e doloroso travaglio del parto. Ma non è il tempo di perdersi nei ricordi, così si allontana ed esce da una finestra. Adam la aspetta sul tetto, come sempre. << l’ho vista, non menta, lei ha nostalgia della sua vita passata>> Alexa lo guarda, i suoi occhi dimostrano tutti i suoi anni << Leggi nel mio cuore, Adam. Sì, è vero, ho nostalgia della mia vita passata, ma ormai è proprio questo, parte del passato, e non posso ritornare indietro…vieni, è tempo che tu sappia>> è la prima volta che Alexa si apre con Adam, lei,  solitamente così schiva e riservata. Balzano da un palazzo all’altro e corrono nascosti dalle ombre e dal buio della notte fino ad un parco immerso nell’oscurità.
 
Diario di Aurora Crepuscoli

E’arrivata! Alexa Delini è comparsa sulla soglia della nostra porta con una valigia nella mano, un tailleur nero i capelli scuri sciolti in morbide onde sulle spalle e il trucco perfetto, pareva più un avvocato che una colf.
Zio Giovanni le ha stretto la mano; credevo avrebbe storto il naso vedendo come era conciato lo zio, con i suoi jeans da contadino sporchi di letame, invece ha risposto alla stretta con calore << E’ un vero piacere conoscerla signore, sono Alexa Delini>> ha un accento strano, sembra quello delle persone provenienti dall’Europa orientale, e il suo incarnato è così pallido… ha i lineamenti delicati e un portamento regale, quasi principesco. Ma che diavolo ci fa una così a fare la badante?
Quando lei ha stretto la mano del nonno ha fatto un bel sorriso e gli occhi del nonno si sono illuminati.
Forse questa signora non è poi così male, anche se quando mi ha vista un’ombra le è passata nello sguardo, ma è scomparsa dopo pochi secondi.
<< Ciao>> mi ha salutato << Salve signora Delini, io sono Aurora>> ho risposto tutto d’un fiato stringendole la mano.
Zio Giovanni mi ha poggiato una mano sulla spalla e ha spiegato << Aurora vive con noi, se ha bisogno di aiuto potrà darle una mano quando non ci sono>> << è un vero piacere conoscerti>> ha detto Alexa con un sorriso caloroso. Le abbiamo fatto fare il giro della casa e mostrato la sua stanza; quella che un tempo usava mio fratello! Spero tanto che Lorenzo non torni tanto presto o dovrò condividere la stanza, anche se in fondo non mi dispiace, mi mancano le notti in cui ci addormentavamo insieme per non avere incubi.
 
Diario di Aurora Crepuscoli

Alexa è la cuoca migliore che abbia mai incontrato!
Una cena leggera ma completa per il nonno e bresaola con ricotta, minestra e insalata per me e zio Giovanni.
Ha molta fantasia e da sempre il massimo, si è già orientata nel mucchio di pastiglie del nonno e ha avuto un esperienza come infermiera, per cui non è un problema fare iniezioni. Almeno non dovrò più vedere quella antipatica della dottoressa Debora. Ne approfitta sempre per sottolineare che il mio incarnato pallido è segno di anemia mediterranea e che presto o tardi morirò a meno che non mi faccio ricoverare nella clinica del cognato. Fissata! Se non fosse per il fatto che è il nostro medico della mutua dal tempo degli egizi e che è la più vicina, avremmo fatto a meno di lei da tempo. Una volta ha ordinato a zio Giovanni un medicinale che gli ha fatto venire un’ulcera! E a me ha fatto ingerire delle pillole che mi hanno fatto comparire delle bolle sulla schiena, e se non mi avessero portato da un medico serio adesso sarei...beh, non so in quale stato.
 
8 febbraio 2012 casa di nonno Leonida.
Alexa scende le scale veloce e silenziosa come un ombra prima di arrivare alla porta della stanza del nonno di Aurora; apre la porta lentamente, senza fare il minimo rumore, ed entra nella camera.
L’anziano dorme respirando lentamente e con regolarità, un filo di bava gli cola dalla bocca storta e lei gli si avvicina fino ad essere ad un soffio dal suo collo rugoso.
<< Non si preoccupi, tra poco sarà tutto finito>> mormora come di consueto muovendo le labbra carnose verso la carotide e sfoderando i canini affilati. Apre la bocca già pregustando il sapore del liquido rosso scuro dal sapore amarognolo e deteriorato degli anziani…
quando il vecchio spalanca gli occhi e affonda i denti nella gola bianca di Alexa. Lei spalanca gli occhi a sua volta per la sorpresa prima di staccarsi da quella debole presa e di ritrarsi nell’ombra.“Mio Dio quell’uomo mi ha morso!”
 
Diario di Aurora

Mio Dio, è un miracolo! Questa mattina eravamo seduti a tavola come di consueto, il nonno a capotavola, zio Giovanni alla sua destra, Alexa a sinistra e io accanto allo zio, e quando Alexa stava per portargli le pastiglie con le fette di riso senza grassi e il solito tè deteinato senza zucchero, nonno Leonida si è alzato in piedi dalla sedia a rotelle e ha esclamato: << Ma insomma, è mai possibile che debba sempre mangiare questi pezzi di polistirolo annacquati e quelle schifose pastiglie?>> a zio Giovanni è andato per traverso il caffè, io ho sputato il latte che stavo bevendo e la signora Delini ha fatto cadere la tazza di tè che si è frantumata a terra con il contenuto. Il tutto seguito da un coro di tosse da parte mia e dello zio mentre il nonno si risedeva e Alexa sbiancava e spalancava la piccola bocca in un’esclamazione in lingua ungherese. << Nonno…ti sei alzato in piedi!>> ho balbettato, anche il nonno, resosi conto della sua impresa, era parecchio perplesso. Tentò di rialzarsi in piedi, ma le forze gli mancarono e ricadde seduto.

<< Vado a chiamare Debora, saprà darci una spiegazione>> disse zio Giovanni stupendo tutti quanti

<< Lo farai dopo>> lo ha interrotto il nonno << prima vai in paese e comprami una brioche alla crema, con un cappuccino>>

<< Certo, certo>> zio Giovanni si è affrettato ad ubbidire, mentre il nonno afferrava le fette di riso e ci spalmava sopra un dose generosa di marmellata.

<< Il diabete, signor Leonida!>> gli ricordò Alexa debolmente.

<< Me ne sbatto del diabete e della glicemia, mi sento così bene che potrei mangiare per un esercito!>> e lo stomaco del nonno sottolineò il concetto con un sonoro grugnito

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