Love is Just a Game

di akami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Il principio di tutti i problemi ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Il ricatto ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Momenti di debolezza ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: L'arrivo di Jake ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: L'innaspettata visita ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Love is just a Game


Note dell’autrice: allora, questa storia ho deciso di modificarla per una serie di motivi. Il prologo rimane sempre lo stesso comunque e probabilmente anche il filo della storia. L’unica differenza è che: 1. Ora la storia è ambientata in una scuola americana e 2. Probabilmente il rating sarà più alto, perciò, io vi ho avvisato :X Ah, i commenti ovviamente, sono sempre graditi ^_^  Anche perché sennò, sarà difficile che la continui T_T




*Vi siete mai sentiti come se, dopo anni di equilibrio perfetto nella vostra vita, quando avevate ancora il controllo delle vostre azioni e tutto andava secondo i vostri piani, all’improvviso qualcosa sembra sconvolgervi, qualcosa o qualcuno che non avete mai pensato che potrebbe farvi questo effetto e creare così tanto caos nella vostra mente, e in quel momento vi ritrovate davanti solo un grande abisso ma l’unica cosa che volete è buttarvi? Beh, io sì.*


Prologo


Aspettava in segreteria già da dieci minuti. Fuori udiva il rumore degli studenti che entravano nelle rispettive classi, parlando e scherzando tra di loro.

–Signorina Miller?- chiese un donna dall’età indefinita distraendola dai suoi pensieri. Scosse la testa.
-Come scusi?- chiese. Cercava di essere gentile ma in realtà vorrebbe mandare a fanculo tutto quello. Aveva cambiata scuola e città per un capriccio di sua madre, come lo definiva lei.

Da quando aveva deciso di sposarsi di nuovo, la sua vita era cambiata completamente. Era andata ad abitare in un’altra città, in un’altra casa con due ragazzi, belli ma tremendamente stronzi, della sua età che giravano seminudi, e aveva un uomo per lei quasi sconosciuto che le faceva la predica ogni giorno, lamentandosi del suo comportamento e manipolando sua madre contro di lei.

-E’ lei la Signorina Miller?- ripeté la donna sistemandosi gli occhiali. La ragazza annuì.

-Prego, mi segua.- disse la donna aprendo la porta. Nei corridoi della scuola ormai regnava il silenzio assoluto, solo la voce degli insegnanti risuonava. La ragazza si guardava attorno cercando un’anima viva.

E allora si fermò. E il suo sguardo si incrociò in un altro.

-Jordan, quante volte glie lo devo dire di non stare a gironzolare nei corridoi?!- disse la donna con tono di rimprovero. Dalla espressione del suo volto però, il ragazzo sembrava non ascoltarla.

-Torni in classe immediatamente!- disse ancora la donna. La ragazza lo fissò. Era davvero... bello. Ma con un’espressione strafottente sul volto. Non riusciva a non guardarlo. E lui la guardava finchè non staccò lo sguardo da quello della donna ubbidendo.

-Oh, mi scusi, eccoci, siamo arrivate.- disse la donna indicando una porta. –Agitata?- chiese.

La ragazza non rispose.

-Stia tranquilla, i ragazzi qui sono molto simpatici, sono sicura che presto si farà tanti amici.- le solite cose che dicono sempre.

-Prof.ssa, disturbo?- disse la donna aprendo la porta della classe e indicando alla ragazza di entrare.

Davanti a sé, ragazzi e ragazze della sua età, con un’espressione non esattamente felice, che la guardavano.

Capelli neri che ricadevano sulle spalle con riflessi rossi, delicati occhi azzurri delineati dal kajal, alta ma non troppo e piena di curve, ma solo nei punti giusti.

Dalla fine della classe, un basso fischio e una gomitata da una delle ragazze. Gesti di approvazione e alcuni commenti sussurrati all’orecchio dalle ragazze.

All’improvviso la porta si aprì con violenza e da essa entrò un ragazzo.

-Un po’ più di delicatezza ad aprire la porta?- lo rimproverò la prof. Sospirò. Non era un buon inizio. La ragazzo lo guardò sedersi e notò la stessa espressione che aveva notato pochi minuti prima nel corridoio.

-Allora, ti va di presentarti?- chiese la prof. Ma lei rimase muta a guardare lui con quel suo sorriso soddisfatto.

-Finalmente questa scuola comincia ad essere ben frequentata.


_ _ _


2 anni dopo



La stanza era silenziosa, si udiva solo il tic tac dell’orologio.

-E’ tutta colpa tua! Sei un pervertito maniaco!- gridò la ragazza.

-Ma quante storie! Per un bacetto innocente!- disse lui sorridendo maliziosamente. –Non può nemmeno essere considerato un bacio.

La ragazza si alzò dalla sedia avvicinandosi a lui.

-Per colpa tua adesso devo rimanere qui per tutto il pomeriggio!

Quella mattina, durante le lezioni, si erano scontrati per “caso” nel corridoio –ormai succedeva spesso-. Come sempre, avevano finito per litigare e lui provocandola decise di darle un piccolo bacio. Ma niente di serio, almeno non per lui. Ma proprio in quel momento furono beccati da due prof che gironzolavano per il corridoio ed erano stati obbligati a rimanere tutto il pomeriggio a sistemare i laboratori della scuola.

-Ah, ho capito perché sei così incazzata.

Il ragazzo si avvicinò a lei prendendole il mento con una mano e avvicinando pericolosamente le labbra alle sue.

-Non volevi essere interrotta, vero? Beh, possiamo riprovarci...-

Rimasero così per alcuni istanti, con i visi così vicini, provocando un forte imbarazzo a lei che cercava di nasconderlo.

-Vedi... hai il tipico volto della ragazza che vuole essere baciata.- le sussurò. Con un lieve schiaffo lei allontanò il suo viso nascondendo il forte rossore.

Non lo sopportava, era la persona più stronza che avesse mai conosciuto. Faceva di tutto per metterla nei guai, e quando era arrivata in quella scuola si era preso gioco di lei e dei suoi sentimenti. Per questo non andavano mai d’accordo e di solito erano riputati una coppia visto che la maggior parte delle volte erano assieme anche se discutevano.

-Taci.

Si sedette con la testa appoggiata uno dei banchi.

-Che fai, scema? Dormi?

Per sua sorpresa lei annuì. E lui non disse nulla. Nonostante lei non dicesse mai nulla, lo sapevano tutti che non dormiva bene già da tanto tempo. Aveva tanti problemi in famiglia ma era così orgogliosa che non ne parlava mai con nessuno, nemmeno con le amiche.

-Uhm, scema.

Si avvicinò e la guardò meglio spostando una ciocca dal volto. Aveva tutt’altra espressione sul volto. Dovrebbe sempre apparire così serena, come in quel momento. Per un attimo si avvicinò alle sue labbra ma subito dopo si allontanò. Era ingiusto approfittarsi di lei mentre dormiva.

Un giorno, sarebbe stata lei a cadere ai suoi piedi.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Il principio di tutti i problemi ***


Capitolo 1


Era tutto così noioso in quella classe. Le parole dell’insegnante, il libro di matematica, la lavagna piena di lettere e numeri incomprensibili… Sbuffò guardando l’orologio. Mancava ancora mezz’ora alla fine della lezione ma sapeva che non avrebbe resistito per altri cinque minuti. Alzo la mano il più alto possibile sperando che il prof si voltasse dalla sua parte.


-Potrei andare in bagno?- disse interrompendolo. Il prof si girò verso di lei sbuffando per essere stato interrotto.

-Se questo mi eviterà ulteriori interruzioni, vada pure signorina Miller, e ci rimanga tutto il tempo che vuole.- Fece ironico. Dopodiché si rigirò verso la lavagna e continuo la sua spiegazione.

La ragazza si alzò stufata e uscì dalla porta in silenzio. Come immaginava, il corridoio della scuola era completamente vuoto a quell’ora. Cominciò a camminarci molto lentamente cercando il bagno. Dopo alcuni passi sentì alcune voci maschili non molto lontane da lei che ridevano e sembravano divertirsi. Sembrava riconoscere una di quelle voci. Sfortunatamente, dopo aver girato l’angolo accorse di non sbagliarsi.

Un gruppo di quattro giovani era riunito davanti alla finestra a fumare una sigaretta. E poi… eccolo lì. Dannatamente bello e bastardo allo stesso tempo. Fece finta di non averlo visto e continuò a camminare. Se avesse fatto finta di non esistere, forse non si sarebbero accorta di lei.

-Ehi, ma guarda un po’ chi si vede.- disse uno di loro. Si fermò davanti alla ragazza bloccandole la strada. Lei sbuffò.

-Levati, demente.- disse acida evitando il suo sguardo. Gli altri ragazzi del gruppo rimasero a guardare la scena.

-Ehi, calmina! Ecco perché non piace ai ragazzi… sei così acida! Mi dici sempre che ti faccio schifo…

Alzò il viso della ragazza obbligandola a guardarlo con una mano sul suo mento. Lei sentiva che stava per arrossire. Anzi ne era sicura. Ma non poteva, semplicemente, non poteva. Lui avvicinò il viso sfiorando il suo naso.

-Secondo me invece è l’esatto contrario.- sussurrò dolcemente mentre le sfiorava i capelli neri. Lei gli diede una spinta per liberare il passaggio e se ne andò a passo veloce.

-Guarda che quando vuoi, io sono qui!- sentì il ragazzo che le gridava alcuni metri distante.

-Vaffanculo!!- gridò in modo che tutti nelle classi probabilmente, l’avevano sentita. Si dirigì verso il bagno e ci rimase fino alla fine dell’ora. Non ne poteva più di quel ragazzino immaturo e prepotente. Perché non la lasciava in pace dopo tutto quello che aveva fatto?

***
Il suono della campana risuonò in tutta la scuola e in pochi secondi i corridoi si riempirono di persone che correvano affrettate verso tutte le direzioni. La ragazza aprì l’armadio buttandoci dentro i libri.

-Kate!!- Una ragazza bionda, con i capelli legati in una coda, si avvicinò con il suo solito grande sorriso. Bridget Fuller, diciott’anni, migliore amica  della ragazza di fianco a lei, Kate Miller. – Che muso! E’ successo qualcosa?

La mora scosse la testa.

-No, a tutto bene. Pranziamo?- disse chiudendo l’armadietto e finalmente sorridendo. La bionda fece uno strano risolino.

-Mi spiace Kate, ma mi ha invitata a pranzo Josh. Ti ricordi di lui, no?- disse ridendo da sola. Kate ci pensò un attimo. Probabilmente era uno dei tanti ragazzi di Bridge, visto che quest’ultima, auto definendosi “molto versatile”, ne aveva uno ogni settimana. Ora che ci pensava bene però, Josh era quel ragazzo che aveva una cotta per lei fin da quando se lo ricorda ma Bridge, lo ha sempre maltrattato, usandole quando le faceva comodo. Ad esempio, quando aveva finito i soldi.

-Non ti dispiace vero?- disse ancora sorridendo con gli occhi azzurri splendenti.

-Nah, fa niente.- mentì. Ecco, ora non aveva la minima idea di con chi andare a pranzare. Come al solito si sarebbe dovuta sedere con Debby. Povera, non sembrava neanche tanto antipatica, ma quando vedeva Kate, sembrava che vedesse la sua psichiatra e cominciava a raccontarle i suoi problemi. Come se glie ne fregasse qualcosa.

Bridget la salutò con la mano e poi scomparì dietro alla folla, che cominciava a diminuire. Cominciò a camminare anche lei quando però si ritrovò uno dei suoi insegnanti davanti. L’insegnante di Letteratura Inglese. Aveva una gran fama in quella scuola e anche tante fan, fra cui Bridget. Infatti, era molto giovane rispetto agli insegnanti ma a lei non era mai interessato particolarmente. E poi, non aveva una gran fama.

-Signorina Miller? Avrei bisogno di parlarle…- disse invitandola ad entrare. Lei rimase perplessa ma alla fine annuì. A scuola non era brillante, ma non era neanche orribile. Si sedette in una delle poltrone che le aveva indicato e cominciò ad ascoltarlo.

-Vede, Miller, lo sa che tra poco dovrà affrontare l’università.- Si fermò e la guardò attentamente. Questo la lasciava profondamente a disagio.-Lei sa che un buon contatto potrebbe aprirle tante porte…-

Si avvicinò a lei sfiorandole una gamba. La ragazza si irrigidì. Cosa diavolo stava facendo?

-Ma che cosa f…- non riuscì a terminare la frase che si ritrovò quell’uomo che dovrebbe essere il suo insegnante di letteratura appiccicato al suo collo.

-M-ma… mi lasci!- cercò di scostarsi in vano. Dopo alcuni tentativi, gli diede una spinta più forte riuscendo a liberarsi dalla presa. Si alzò furiosa e anche un po’ rossa.

-Che cosa stava facendo??!- quasi gridò ma quando se ne accorse abbassò la voce. Sapeva che se qualcuno l’avrebbe vista in quella situazione avrebbe sicuramente frainteso.

-Cercavo di costruirle un futuro.- disse rimettendosi a posto la camicia.

-Saltandomi addosso?!- si girò pronta ad andarsene quando la voce dell’uomo la fermò.

-Miller… non lo dirà a nessuno, vero?- sembrava quasi preoccupato. La ragazza si girò nuovamente verso la porta senza rispondere ed uscì. Ma non appena mise piede fuori dalla porta, sentì della carta sfiorarle il viso.

Una mano teneva una foto. In cui c’era lei alcuni istanti prima. Si girò e guardò a chi apparteneva quella mano. E non riuscì a credere ai suoi occhi. Quei occhi. Blu, profondi come l’oceano. E una risata soddisfatta. In quel momento, voleva solo scavare un buco a terra, buttarsi dentro e non farsi vedere mai più.

Note dell'autrice: volevo ringraziare chi ha commentato e chi ha persino aggiunto ai preferiti questa storia ^^ Veramente, vi adoro T^T Ecco qua il sec. cap. (ci ho messo tantissimo, lo so Y_Y) Spero vi piaccia e mi raccomando, commentate ^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Il ricatto ***


Capitolo 2: Il ricatto


“E’ difficile definire ciò che è impossibile. I sogni di ieri sono la speranza di oggi e la realtà di domani.”
Robert Goddard



Era lì, immobile e paralizzata, senza riuscire a dire una parola. Era lì, eppure non era lì. La sua mente era andata in un altro mondo sperando che tutto quello non fosse altro che un incubo da cui presto si sarebbe svegliata. Respirò profondamente. Doveva solo chiudere gli occhi e riaprirli e avrebbe scoperto di essere a letto, che tutto questo era solo un incubo. Sbatté gli occhi ma non funzionò. Era ancora lì in mezzo alla folla, con quei occhi blu che la guardavano.

-Ma guarda un po’! Con quella faccina così innocente, chi l’avrebbe mai detto!- disse osservando la foto attentamente. Era appoggiato al muro con una spalla e la guardava divertendosi dello stato di trance in cui l’aveva lasciata.

-N-non… non è come pensi!!- disse scuotendo la testa nervosa.

-Beh, non è quello che dice la foto…- glie la passò davanti velocemente. Lei provò ad afferrarla ma lui alzò il braccio, nello stesso modo in cui si fa con i bambini piccoli, quando non si vuole che prendano un oggetto. Ma loro insistono e si appiccicano al tuo braccio cercando invano di arrivarci. E loro erano nella stessa situazione. Lei era appiccicata al suo braccio cercando di arrivare la mano inutilmente visto che lui era più alto.

-Ehi, ehi, staccati! Qualcuno potrebbe fraintendere…- disse sarcastico spingendola

-Mitch, smettila di fare lo stronzo! Dammi quella foto!- disse lei rossa dalla rabbia. Era stata sempre una brava studentessa, non era mai andata troppo oltre i limiti, aveva vissuto seguendo le regole, e allora si chiedeva, cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?

Il ragazzo si mise una mano sul fianco e scosse la testa con un’espressione di disappunto.
 
-Non otterrai niente da me insultandomi, sai?

La ragazza sospirò. Doveva mantenere la calma e non fare nessuna scenata. C’era troppa gente in quel posto e alcune persone cominciavano a guardarli straniti.

-Mitch… dammi quella foto… per favore.- pronunciò queste parole con lo sguardo basso. Non riusciva a credere alle sue parole. Non avrebbe mai pensato di trovarsi in questa situazione. In realtà, dopo tutto quello che era sucesso, non pensava neanche che avrebbe mai più parlato con Mitchell. Il ragazzo, ci pensò per alcuni secondi e alla fine rispose con un secco –No.

Lei diede un calcio alla parete irritata.

-Non la mostrerai a nessuno, vero?- chiese con tono supplicante. Si sarebbe ritrovata veramente nei guai se qualcuno avesse visto quella foto.

-Mha, chissà… questo dipende da te.- mise la foto in tasca e prese il mento della ragazza con la mano dandole un lieve bacio sulla guancia. La ragazza rabbrividì e arrossì. Cosa voleva dire? E perché tutte le volte che lo vedeva, sentiva quella strana sensazione? Non era più innamorata di lui dopotutto, non lo poteva essere. Assolutamente no.

-Ah, domani devo consegnare una relazione di chimica e mi hanno detto che sei molto brava in questa materia…-

-Scordatelo.- disse fredda lei. Lui però riprese la foto e glie la mostrò ancora una volta prima di darle le spalle e sparire tra la folla. Lei sospirò. Era veramente nei guai.

***

Kate entrò in casa sbattendo la porta. Salì le scale e si incamminò verso la sua camera facendo finta di non sentire le voci che provenivano dalla cucina. Troppo tardi, a metà strada qualcuno si accorse della sua presenza. E pensare che l’unica cosa che voleva in quel momento era scavare un buco a terra e infilarsi dentro, solo per potere non parlare con nessuno.

-Oh, Kate, finalmente sei arrivata. Come mai non sei tornata a tempo per il pranzo?

Quella voce. Definitivamente, quella non era la giornata più fortunata della sua vita. Era George, il marito di suo madre. Quello che non perdeva un’opportunità per fotterla. Esattamente, quella era la parola giusta. La ragazza sapeva benissimo a quanto lui ci tenesse che duranti i pranzi e le cene, tutta la famiglia fosse riunita. Ma per lei, quei minuti erano un vero martirio.

-Ah… ho dovuto fare delle due lezioni in più di letteratura.

Già. Proprio così. La più grande bugia che avrebbe potuto raccontare in quel momento. In realtà, era rimasta a pranzo a scuola, perché preferiva mille volte le confessioni di Debby che i rimproveri di quell’uomo.

-Cerca di avvisarci la prossima volta.

Come se avesse cinque anni. Annuì e salì nella sua stanza chiudendo a chiave la porta per non essere disturbata. Buttò lo zaino in un angolo della stanza e sé stessa nel letto. Rimase alcuni momenti a fissare il soffitto senza pensare a niente. Stese la mano verso il comodino, aprì il cassetto e palpò il suo interno, come se fosse alla ricerca di qualcosa.

Dopo alcuni secondi, in cui non riusciva a trovare ciò che cercava, si sedette sul letto e guardò attentamente ciò che c’era nel cassetto. Una foto. Sotto tutto il caos che c’era lì dentro, trovò proprio quella foto che credeva di aver buttato via. Invece si sbagliava. Era ancora lì, sembrava solo per torturarla.

Sentì qualcosa di strano dentro al petto quando la vide. Era lei. Lei che baciava un ragazzo. Lui. In quel periodo sembrava tutto così perfetto. Era tutto così perfetto. Ma ora che ci pensava, forse era stato così solo per lei.

Un forte suono proveniente la fuori la distrasse dai suoi pensieri. Sembrava il rumore di una moto. Si affacciò alla finestra pensando a chi potrebbe essere che fa tutto quel casino in mezzo alla strada.

-Ehi, piccola!- disse il ragazzo seduto sulla moto. I capelli neri erano un po’ scompigliati e gli cadevano sul viso. Al suono di quelle parole lei rabbrividì. “Piccola”? Da quando in qua quell’essere spregevole di nome Mitchell la chiamava piccola? –Scendi.

-Che diavolo ci fai tu davanti a casa mia??!- disse nervosa. Stava disturbando tutti i vicini. Sapeva che dopo quel giorno l’avrebbero guardata male e che sua madre si sarebbe lamentata per il resto della vita. –Vai via!! Subito!

-Su, sta calma. Scendi. O suono il campanello.

No, quello no. Assolutamente no.

-No, fermati.- rimase in silenzio per alcuni secondi cercando di trovare una soluzione. –Io… non posso uscire.

E chiuse la finestra incrociando le dita perché se ne andasse. Contò fino a dieci nel silenzio più totale. Ecco se n’era andato. All’improvviso, una voce dal corridoio la chiamò.

-Kate! Cara, c’è un ragazzo molto simpatico giù che vuole vederti!- disse sua madre. Non poteva crederci. Sua madre lo definiva simpatico? Aprì la porta e diede di faccia proprio con lei.

-Chi è, amore? Il tuo fidanzato?

-No!!- disse nervosa e scese in fretta. Lo trovò lì, seduto sul divano di casa sua che parlava con George. Tutto quello era veramente un incubo. Un incubo spaventoso.

-Mitch!!

-Ciao Katie!- disse alzandosi e prendendola per mano. –Andiamo?

-Veramente io… dovrei studiare!! Ecco!

-Dai, Kate!- disse George –Studi troppo, vai a divertirti un po’!

Non poteva credere alle sue parole. Per un istante aveva veramente pensato che quell’uomo avrebbe potuto salvarla. Si sbagliava. L’unica cosa di cui era certa era che Mitchell era impazzito del tutto. Lui la odiava. Ne era certa perché non appena la porta della casa si chiuse lui si staccò dalla ragazza e si sedette sulla moto.

-Su, ormai non puoi fare più niente. Sali.

La ragazza prese il casco che lui le porgeva e se lo infilò con rabbia.  Salì e appena partì pensò che quello non stava succedendo. Non a lei, perché avere un buon rapporto con Mitchell era impossibile. E non sapeva quanto aveva ragione.


Note dell’autrice: devo dire che non sono molto soddisfatta di questo capitolo ;__; Ma era necessario per introdurre la vera storia, perciò se vi fa schifo, non pestatemi ç_ç Comunque, non credo si capisca ancora chiaramente quello che è successo tra quei due, ma se volete saperlo, leggete è.é Ringrazio ancora una volta chi ha aggiunto ai preferiti questa storia! *__* Vi adoro, davvero! T_T Ed ora, ringrazio:

kiraya: sì, hai ragione, ho cambiato il titolo perché non mi piaceva quello di prima ;__; Secondo me è meglio questo! Cmq, grazie ^_^

jojo_88: ecco qua il secondo cap… ^-^

GinTB: sono contenta che ti piaccia e spero, se continuerai a seguirmi, di non deluderti ^-^

Francy94: esatto, proprio lui aveva la foto… ecco il sec. Cap. ^_^

Ringrazio anche quelli che leggono ma non commentano! :* Vi adoro tutti ^-^ Ah, mi raccomando, se siete arrivati fino a qui, perché non lasciate un commentino? ^^ Grazie ^___^

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Momenti di debolezza ***


Note dell’autrice: nn ci posso credere, c’è gente che continua a leggere e commentare questa storia xD Ne sono molto felice veramente, vi adoro tutti TT_TT Per i ringraziamenti comunque, guardate in fondo alla pagina (ma leggete prima è.é). In questo cap. sarà presente una scena un po’ più… spinta, diciamo xD Ma credo che siate tutti già abbastanza grandini per leggerlo (anche perché, non è che ho riempito la cosa di dettagli è_é) anche perché scene come queste saranno presenti in buone parti della fic è.é Ma voi continuerete a seguirmi lo stesso VERO? ;___; Ancora una volta i vostri commenti sono graditi! XD Vi voglio bene ;**
P.s.: inutile dire che io faccio una grandissima fatica a trovare un titolo per i cap., visto che ne ho scelto uno schifoso, ma vabbeh xD


“Pochi amano sentire parlare dei peccati che amano compiere.”
William Shakespeare


Mitchell Jordan. Un ragazzo con un bel fisico, un bravo atleta, non brillante secondo i professori ma neanche stupido, il sogno di tutte le ragazzine più giovani della scuola che gli corrono dietro senza essere nemmeno degnate di uno sguardo. Quello che fa sia ragazze che ragazzi piangere, quello che ti fa sentire sulle labbra ciò che più desideri e te lo toglie l’attimo dopo. Chiunque chiedesse la descrizione di Mitchell Jordan agli studenti della Mayfield High School otterrebbe questa descrizione.

La verità era che Mitchell era tutto questo ma allo stesso tempo, era una persona completamente diversa. Nessuno lo conosceva veramente, nessuno sapeva cosa pensasse o provasse, si sapeva solo ciò che lui dimostrava di essere. Perché conoscere l’interiore di Mitchell era essere consapevoli di uscirne feriti.

In quel momento, Kate pensò che neanche lei dopotutto sapeva molto sul ragazzo. Nonostante avessero passato un certo periodo insieme non riusciva a capire fino a che punto aveva mentito e fino a che punto era stato sé stesso. Non aveva mai parlato molto di sé. Si limitava a dimostrarsi forte e prepotente con tutti senza importarsi se feriva la gente o meno, a comportarsi da egoista.

E lei lo aveva imparato bene. Perciò si chiedeva per quale misteriosa ragione sconosciuta dagli dei lo avesse seguito. Si detestavano, non avrebbero resistito più di due minuti senza litigare. Gli sarebbe saltato addosso prendendolo a schiaffi come aveva desiderato per tutta la vita.

-Scema, ti sei incantata?- disse passandogli la mano davanti agli occhi come per svegliarla. La ragazza scosse la testa e scese dalla moto ferma da ormai alcuni secondi. Si guardò attorno: erano al parco. Nella loro città esisteva un grande e bellissimo parco, molto conosciuto dai turisti, in cui di solito ci andavano alcune coppie di fidanzati per restare un po’ di tempo in pace insieme. Era un vero labirinto, pieno di alti alberi e alcune coppie ne approfittavano per fare quello che non dovrebbero fare in certi posti.

-P-perché mi hai portata qui?- chiese cominciando a camminare al suo fianco. La situazione per lei era totalmente estranea mentre lui sembrava essere perfettamente a suo agio.

-Mha, perché mi andava di fare una passeggiata.- rispose infilando le mani in tasca. Per alcuni minuti nessuno disse niente. Forse perché semplicemente non avevano niente da dirsi, la loro storia era finita in modo troppo tragico per ricevere un commento alla fine. Nessuno voleva parlarne. Ma lei voleva risposte alle sue domande. Si fermò e lo guardò dritto negli occhi.

-Perché ti stai comportando così?!

-Così come?- disse lui fingendo di non capire. Sapeva benissimo cosa intendeva la ragazza e sapeva anche la reazione che avrebbe scatenato. Era ingiusto. Lui la conosceva troppo bene, ma lei non sapeva molto di lui, anzi.

-Smettila!! Lo sai!! Noi non ci parliamo da mesi, ci detestiamo, perché così all’improvviso cominci a prendertela con me?? Cosa ti ho fatto??!- disse nervosa e lievemente rossa la ragazza. Nessuno li avrebbe comunque ascoltati, erano in un posto isolato e non c’era nessuno in quel momento. Il ragazzo si avvicinò a lei e la spinse contro un albero imprigionandola con le braccia.

-Sei sicura di detestarmi così tanto? Secondo me invece è l’esatto contrario…- disse lui con uno sguardo malizioso. Quanto era cambiato? Niente. Era sempre lo stesso. Il suoi occhi erano sempre gli stessi, la sua pelle era sempre calda, le sue parole erano ancora taglienti. Quanto era cambiato? Ancora una volta, niente.

-Che cos…- non riuscì a finire la frase ed ecco che sentiva di nuovo quel sapore sulle sue labbra. Posate sulle sue delicatamente. Ma lei non sapeva cosa fare. Doveva respingerlo, doveva dirgliene quattro ed andarsene. Non doveva assolutamente rispondere. Eppure, perché alla presa delle sue mani sui suoi fianchi si sentiva imprigionata a lui? Pensava, pensava, aveva mille pensieri per la testa. E alla fine dischiuse la bocca lasciando che la calda lingua del ragazzo giocasse con la sua.

Il suo cuore cominciò a battere più velocemente ma cercava di calmarsi. Ormai non poteva fare più niente, era caduta nell’inferno e ora il diavolo voleva giocare con lei. E lei lo avrebbe accontentato perché le tentazioni erano troppo grandi.

Il ragazzo le spostò a capelli e cominciò a baciarle il collo alternandoli con piccoli morsi un po’ dolorosi ma estremamente piacevoli e accarezzandola con la lingua provocandole dei brividi indescrivibili. Lei rimaneva ferma e senza reagire, senza sapere cosa fare. Si limitò a chiudere gli occhi e lasciarsi toccare. Neanche per un secondo pensò che qualcuno avrebbe potuto vederli. Il suo cervello era andato in tilt.

Il ragazzo infilò lentamente la mano sotto la sua maglietta fin troppo fina, fino a raggiungere il reggiseno e infilando la mano anche sotto questo mentre riprendeva a baciarla.

-Allora? Mi detesti ancora?- disse staccando le labbra un attimo da quelle della ragazza. Lei rimase con gli occhi chiusi e si limitò ad alzargli un po’ la maglia ed abbracciarlo avvicinando ancora di più tutto il corpo a quello del ragazzo.

-Sì.- gli sussurrò in un orecchio stringendogli i capelli. Il ragazzo sorrise mentre le sue mani finivano sui bottoni dei jeans della ragazza. Troppo facile. Approfittarsi così di lei era troppo facile. La spinse ancora più forte contro l’albero facendole male alla schiena ma lei non reagì, appoggiò appena la testa nella sua spalla dove posò la bocca.

Mitch aveva un odorava di tante cose. Portava un profumo forte, che le dava mal di testa ma in quel momento non le importava. Sentì la sua mano che oltrepassava le mutandine fino a bagnarsi le dita.

-Allora dimmi di fermarmi. Una tua parola e io mi stacco, non ci rivedremo mai più. Mi basta una parola sola.- Un piccolo gemito le sfuggì dalle labbra mentre lui continuava a toccarla con quelle dita che la stavano facendo impazzire. Strinse gli occhi e mentre movimentava le dita in mezzo alle sue gambe riprese a baciarle il collo.

-…mhmm… no.- disse tra un gemito e l’altro che cercava di trattenere. Era in una completa estasi di piacere, non riusciva a pensare a niente se non come lui la stesse facendo godere. E poi, all’improvviso il suo movimento cominciò a farsi più rude e veloce. Lei si sentì come se tutto attorno girasse e conficcò le unghie nella schiena del ragazzo lasciandogli dei segni.

Diede un ultimo gemito, più forte di tutti gli altri e si lasciò andare tra le sue braccia, incapace di restare in piedi con le proprie forze. Il ragazzo tolse la mano dai suoi pantaloni e dopo averla pulita, cominciò a riabbottonare i jeans della ragazza ed a sistemarle i vestiti con lei che aveva ancora la testa appoggiata sulla sua spalla e che sembrava svenuta.

-Su, principessa, ti riporto a casa.- disse dandole un piccolo bacio sulla guancia. La ragazza sembrò riprendere i sensi e aprì gli occhi. Lui la prese per mano ma lei rimase alcuni passi dietro di lui, senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Cosa aveva fatto?


Note dell’autrice:  ed ecco qua il terzo cap.!! Che ve ne pare? Come sempre, visto che avete letto fin qui, potete spendere un altro minuto per fare un commentino no? XD Ed ora, passiamo ai ringraziamenti:

GinTB: eeehh… forse è come dici tu… o forse no… lo scoprirai leggendo xD Comunque, non preoccuparti dei salti temporali, e poi probabilmente, per lasciare la storia un po’ più chiara, più avanti posterò un cap. dedicato solo a quello che è successo in passato tra i due ^-^

Helori: grazie mille! Ecco qua il nuovo cap…!!

DianaV: come ho detto sopra, più avanti aggiungerò un cap. dedicato solo a quello che è successo in passato, sperando che così la storia dei due e del perché si odiano (dopo questo cap, si fa per dire -.-“) sia più chiara ^-^ Spero che continuerai a seguirmi ^^

A Kyraya e Francy94: whaaa, continuate a seguirmi, nn ci credo, che bello *__* Grazie :** Eccovi il nuovo cap.!!

E questo è quanto è_é Ora commentate per dirmi la prima cosa che vi passa per la testa xD Vi voglio bene ;**

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: L'arrivo di Jake ***


Capitolo 4


“Peccare in silenzio non è peccare.”
Molière

Kate entrò in casa sbattendo la porta facendo il minimo rumore possibile. Non sentiva alcuna voce in quella casa se non quella della radio accesa al secondo piano, probabilmente nella stanza di John. A quell’ora del pomeriggio infatti, era di abitudine trovare la casa vuota. I suoi tornavano sempre di sera e fino all’ora di cena avrebbe potuto godere del silenzio che regnava in quella casa. Salì piano le scale incamminandosi verso la sua camera quando una porta dietro di lei si aprì.

-Ehi, sorellina!!- riconobbe all’istante quella voce. Si girò con un’espressione un po’ scocciata e come aveva previsto, si trattava di John, il secondo figlio di George con la sua prima moglie. Aveva la stessa età di Kate nonostante dalla sua altezza ne dimostrasse di più e questo gli faceva ottenere un discreto successo tra le ragazze della scuola –che ovviamente era la stessa che frequentava la ragazza.

Ciò che più la infastidiva tuttavia, era il fatto che nessuno le aveva mai detto che il matrimonio di sua madre l’avrebbe costretta ad condividere la casa con altri due uomini che girano semi nudi la mattina. Se fosse stato così, probabilmente avrebbe scelto di andare ad abitare con suo padre.

Neanche quella era una buona scelta. I rapporti con suo padre infatti non erano dei migliori. Si vedevano poche volte, lui abitava in un’altra città ed erano poche le occasioni in cui lui poteva lasciare il proprio lavoro per andare a visitarla. D’altronde, neanche lei sentiva un profondo desidero di vederlo. Ogni volta cadevano in un silenzio imbarazzante, senza sapere cosa dire. Non c’era comunicazione. E ora che ci pensava, anche con sua madre si stava perdendo.

-Ti sei fatta male?- chiese il ragazzo distraendola dai suoi pensieri. Kate lo guardò stranita: non capiva cosa volesse dire e l’espressione sul suo volto non le diceva niente. –Hai il collo tutto rosso…

La ragazza istintivamente cercò di coprire il collo con una mano e arrossì imbarazzata. Mitch non le aveva lasciato solo segni interni. Pensò rapidamente a quale scusa inventarsi ma non le veniva niente in mente. John rimase sorpresa della reazione della ragazza ma il pensiero che Kate fosse stata con un ragazzo, per fortuna, non gli sfiorò la mente.

-Ehm… probabilmente è l’allergia.- mentì. John tacque per alcuni secondi ma poi per il sollievo della ragazza, riprese a parlare.

-Ah, senti… visto che mamma e papà non ci sono questo fine settimana…- fece una pausa. Lei odiava il modo in cui chiamava sua madre mamma. - Avevo pensato di portare Kelly a dormire qui da noi.- Rimase in attesa della risposta della sorella, dell’approvazione. Lei sospirò. Almeno non stavano più parlando di lei. Kelly non era la ragazza che stava più simpatica a Kate, anzi.

Era bionda, occhi chiari, e quando apriva bocca sembrava una Barbie senza cervello. Eppure, faceva parte del comitato studentesco, nonostante le sue proposte fossero assolutamente ridicole e sempre respinte. Nonostante ciò, aveva una fila di ragazzi che farebbero di tutto solo per avere un suo fazzoletto usato.

-Per me puoi portare chi ti pare.- disse voltandosi e chiudendosi in camera, appena vide l’entusiasmo di John.  Si lanciò sul letto e si coprì il viso con un cuscino. Rimase in quella posizione finché non suonò il campanello. Sbuffò scocciata di doversi alzare ed aprì la porta al piano di sotto. Ma in quel momento il suo viso subito s’illuminò.

-Jake! Sei tornato!- immediatamente si aggrappò a lui abbracciandolo più forte che poteva. Jake era probabilmente una delle persone a cui Kate voleva più bene. Si ricordava che al secondo anno si era presa un’incredibile cotta per lui che però, bene o male, con il tempo passò. Non avrebbe mai pensato di potere diventare sua amica, visto tutte le ragazze che lo circondavano. Era bello, simpatico… ma tra i due non sarebbe mai successo niente, nonostante alcune persone potessero fraintendere.

-Ehi, piccola, sta calma! Mi sei mancata anche tu…- disse abbracciandola e dandole un piccolo bacio sulla testa. Lei lo mollò rendendosi conto della sua reazione esagerata.

-Ah, scusami.- disse arrossendo. Lui sorrise. –Non sapevo arrivassi oggi.

-Sono appena arrivato, ho lasciato le valigie a casa e ho pensato di venire a trovarti. Andiamo?- Lei annuì, corse a prendere la borsa, e uscirono, passeggiando senza meta.

-E allora? Raccontami tutto!- chiese Kate. Sapeva molto poco sul motivo della sua partenza. Il padre di Jake abitava a New York, mentre lui abitava con sua madre e sua sorella minore.

-Mha, niente.- disse lui –Sempre la solita storia dell’università. E poi ha detto che voleva vedermi. Originale, vero?- diede un mezzo sorriso. A quanto pareva, neanche lui aveva ottimi rapporti con suo padre. Continuarono a camminare e lui le raccontava dei membri della sua famiglia che aveva visto e di tutto che aveva fatto. Poi, all’improvviso si fermarono e Kate si rese conto che erano arrivati a casa sua.

-Ah… ti ricordi di Ashlee?- Oh, sì, se la ricordava benissimo. Era la ragazza per cui aveva perso la testa e per la quale non l’ha mai degnata di uno sguardo quando si era innamorata di lui. Lei annuì soltanto.

-Beh… è venuta a trovarmi e ha detto di amarmi ancora.- Al sentire quelle parole Kate rimase muta e immobile. Non capiva perché si sentiva così. Lui continuò il discorso, mentre cercava in tasca le chiavi per aprire la porta. –Ci ho pensato e credo… credo di amarla ancora.

Trovò le chiavi. Lei ancora una volta rimase zitta, senza sapere cosa dire. Lui le infilò nella serratura ma sembrò esitare un attimo prima di aprire la porta.

-E così… visto che mia madre era d’accordo, è tornata insieme a me da New York.- Aprì la porta e Kate rimase scioccata da quello che vide. Una ragazza seduta sul divano, circondata da alcune valigie, totalmente a suo agio. Non appena vede la porta aprirsi si alza e corre verso Jake abbracciandolo esattamente come aveva fatto lei alcuni minuti prima. Kate rimase senza reazione, ferma davanti alla porta come una statua. In quel momento non capiva perché, ma il fatto che quella ragazza fosse lì, in quella casa, la irritava profondamente.

-Jake!- disse baciandolo sulle labbra –Ma dov’eri? Ti stavamo aspettando!- Solo dopo alcuni istanti avvertì la presenza di Kate, ancora ferma davanti alla porta, che si sentiva… di troppo.

-Ah, Ashlee, ti ricordi di Kate?


Note dell’autrice: ed eccomi di nuovo qua! ^-^ Chiedo scusa per il ritardo, ci ho messo un po’ a scrivere questo cap. e alla fine non ne sono tanto soddisfatta =.= Però è un cap, importante visto che entra in scena Jake, ed il suo ruolo avrà una certa importanza ^-^ Vorrei anche ringraziare tutti quelli che hanno commentato, vi adoro ;* Ecco i ringraziamenti più specifici:

Locke: grazie mille dei complimenti, a me e alla storia, sono felice che ti piaccia ^-^ Spero che continuerai a seguirmi e di non deluderti ^.^ Bacione ;*

Tartis: Ciao Sara ^-^ Beh, hai ragione, anche se però, non posso dirti niente sul suo carattere per non anticipare :X Capirai meglio leggendo ^^ Grazie del commento ^-^

DianaV: prima di tutto devo dirti una cosa: ti dico che, mentre scrivevo il cap. precedente, avevo la mia vicina che cantava come una pazza… proprio Baglioni xDD Mi sa che mi ha influenzato xDD  Cmq, contenta che ti piaccia e tra alcuni cap. (devo ancora decidere  quando @.@) probabilmente avrai il riassunto dei precedenti episodi per capire meglio cos’è successo ^^ Intanto, ecco un altro cap.!

Piper_73: ecco un altro cap ^^ Eeehh, chi lo sa cosa passa per la testa di Mitch… lo scoprirai leggendo ^-^ Bacini ;*

Ovviamente, grazie anche a tutti gli altri, siete voi che mi fate andare avanti ^-^ Ancora una volta, spero che vi piaccia questo nuovo cap. ^__^ E ricordatevi di dirmi che ne pensate commentando ;**

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: L'innaspettata visita ***


Capitolo 5

“Non ti accorgi, diavolo, che sei bella come un Angelo?”

Giacomo Leopardi

 

Finalmente il così angosciato fine settimana era arrivato. Quella settimana era sembrata un’eternità, pareva non volesse finire mai. Eppure ce l’aveva fatta. Si sarebbe goduta un intero fine settimana senza nessuno per dirle cosa fare. E soprattutto, non avrebbe visto la faccia di quel prepotente di Mitchell e nemmeno di quell’ingrato di Jake.

Quel pomeriggio aveva avuto una lunga discussione telefonica con Bridget sul ritorno di Jake, scatenando tutte le ire di sua madre. Il giorno in cui andò a casa di Jake, Ashlee fu piuttosto gentile con Kate, invitandola ad entrare e raccontando di come si trovasse nella nuova città. Tutto ciò infastidiva profondamente Kate: era troppo a suo agio in quella casa, era stata accolta molto meglio di quanto lei lo fosse mai stata –e non era mai stata trattata male dai genitori di Jake, anzi. Dopo pochi minuti sentì di non poter più reggere ed inventò la più banale delle scuse per andarsene. E si sentì molto meglio.

Anche Bridge lo aveva incontrato in quei giorni e aveva notato il suo cambiamento.

-Pensavo di meritarmi un trattamento migliore, non trovi?? Ma sì, in fondo, chi sono, solo la sua migliore amica.- pronunciò l’ultima frase con un pizzico d’ironia.

-Kate, è solo infatuato. Tra poco gli passa.- cercò di tranquillizzarla Bridge.

-Oh, sì, certo. Dovevi vedere come la guardava. E sua madre che ha anche accennato la parola ‘matrimonio’. Ma ti rendi conto?

-Oh, dai, Kate. Non ti sembra di esagerare? In fondo non sei mica la sua ombra. Smettila di stargli così appiccicata. E’ per questo che tutti a scuola pensano che voi siate fidanzati.

-Ah, sì. Forse hai ragione. Sai che ti dico? Non lo chiamerò più. Se vuole, sarà lui a farlo. Basta, mi sono stancata.

All’improvviso, sua madre gridò qualcosa dal piano di sotto obbligandola a interrompere la chiamata. Dopodiché decise di non parlare o persino pensare a Jake per nessun motivo. Avrebbe fatto qualcosa quella sera, qualsiasi cosa per non pensarci e non sentire i rumori provenienti dalla camera di John. Ma in fondo, voleva solo uscire da quel suo mondo banale e smettere di fare la ragazza perfetta.

_ _ _

Ecco, i soliti programmi noiosi alla Tv. Cambiò per l’ennesima volta il canale alla ricerca di qualcosa di decente. Era completamente sola in salotto, si sentiva solo il rumore della Tv. Kelly era arrivata piuttosto presto, era salita in camera con John dopo averla salutata e dopodiché non gli aveva più visti. Poco importava comunque.

All’improvviso sentì il campanello suonare. Erano le dieci, si domandò chi potesse essere. Che i suoi avessero cambiato idea? Si alzò ed andò ad aprire la porta con lo sguardo ancora assonnato.

-Ehi, piccola!

Il sonno sparì immediatamente dagli occhi di Kate. Anzi, li spalancò per la –brutta- sorpresa. Mitch portava alcune bottiglie –probabilmente di birra- e dietro di lui alcuni suoi amici ridevano e scherzavano.

-Mitch, cosa ci fai qui, a quest’ora??- cercò di sembrare il più calma possibile.

-Beh, ho saputo che oggi rimanevi qui da sola –disse entrando senza chiedere il permesso e portando le bottiglie, probabilemente di birra, in cucina –e allora ho pensato di venire a farti compagnia. Contenta?

Lei guardò i giovani che entravano in casa sua e poi si voltò ancora verso Mitch scandalizzata, chiedendo spiegazioni. Lui intanto si avvicinò allo stereo vicino alla Tv controllando i CD.

-Mitch! Ma mi ascolti??!- disse quasi gridando. Lui si voltò verso di lei e prendendole il viso tra le mani le diede un piccolo bacio sulla testa.

-Certo, tesoro. Ma vorrei informarti che i tuoi gusti musicali sono orripilanti.- disse indicando lo stereo e i CD. Lei sbuffò appoggiandosi una mano sulla testa. Mitch la guardò meglio e fece un’espressione di disappunto.

-Sai, piccola, secondo me dovresti cambiarti, non farai bella figura facendoti vedere da tutti in pigiama.-

-Quali ‘tutti’?? Mitch, cos’hai combinato?? Se i miei lo scoprono mi ammazzano!

-Sta tranquilla, avrai tempo di rimettere tutto a posto la mattina. Ora fa la brava e non spaventare gli invitati e più tardi riceverai un premio- disse avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Kate sentì un brivido percorrerle tutta la schiena. Suonò il campanello ancora. E ancora e ancora e ancora. In meno di mezz’ora la sua casa si era riempita di persone.

John scese per vedere cos’era tutto quel caos e non rimase affatto dispiaciuto dell’idea della festa. Riuscì solo a peggiorare la condizione psicologica della sorella.

-Lo sai che se mamma e papà lo scoprono non potrai uscire per un anno, vero?

Continuavano ad arrivare persone, alcune che nemmeno conosceva. Sembrava che itch avesse sparso la notizia in tutta la scuola. Lei girava da una parte all’altra cercando di impedire danni irrimediabili alla casa. Come avrebbe fatto per ripulire tutto prima della’arrivo dei suoi era un mistero.

-Katie!- sentì la voce di Bridge all’entrata e corse da lei. –Non sapevo che ci sarebbe stata una festa a casa tua stasera, perché non mi hai detto niente?- dal suo tono di voce però, sembrava entusiasta dall’idea.

-Non è come pensi, Bridge. L’idea non è mia.- e lanciò un’occhiataccia a Mitch che era in fondo al salotto distratto a parlare con persone da lei sconosciute.

-Ho capito. Beh, comunque la casa è tua.- disse e poi anche lei sparì. Stava andando tutto storto quella sera. Aveva desiderato un fine settimana in pace e invece ecco cosa si era guadagnata.

Era nei guai. In grossi guai. E ancora una volta, per colpa sua. La sua teoria aveva fondamento. Mitch era veramente il diavolo.

Note dell'autrice: e rieccomi ^^ Ci ho messo tanto, lo so, ma alla fine ecco il quinto cap.!! Ovviamente, ho dovuto dividerlo perchè era troppo lungo, perciò come continuerà la festa... lo scoprirete nel prossimo cap. ^-^  Come al solito non sono soddisfatta di questo cap., ma alla fine, avevo deciso che avrei scritto qualcosa di non troppo impegnativo ma piacevole (perchè io ci tengo a questa storia ç__ç). Ringrazio tutti quelli che commentano e aggiungono la storia ai preferiti, vi ho detto che vi voglio bene? ;* Ecco i ringraziamente specifici:

Tartis:  humm... mi sai che hai proprio ragione xDD Cmq, con l'evolversi della storia si capirà meglio il rapporto tra Jake e Kate... e poi come è già stato accennato, Kate ha passato un periodo in cui era totalmente cotta di lui... beh, mi fermo qua sennò anticipo ^^"

Francy94: stessa cosa che ho scritto sopra... se poi le è passata oppure no... chi lo sa xD

_SuPerGirl_: wow, una nuova lettrice! Sono contenta che ti piaccia la storia e spero che continui a seguirmi... eccoti un nuovo cap. ^-^

Bimba91: grazie ^-^ Eccoti un nuovo cap. (Ah, ho dato un'occhiata alla tua fic e appena posso ti lascio un commentino ^^)

Grazie anche ad avrilmiki e Sybelle, ma anche a tutti gli altri che hanno commentato ^-^ Anche a quelli che leggono ma non commentano ^-^ Ditemi ancora una volta cosa ne pensate di questo cap., vado avanti grazie a voi =) Ci vediamo alla prossima puntata xD

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