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di swagirls_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** first chapter. ***
Capitolo 3: *** second chapter. ***
Capitolo 4: *** third chapter. ***
Capitolo 5: *** fourth chapter. ***
Capitolo 6: *** fifth chapter. ***
Capitolo 7: *** sixth chapter. ***
Capitolo 8: *** seventh chapter. ***
Capitolo 9: *** ninth chapter. ***
Capitolo 10: *** eighth chapter. ***
Capitolo 11: *** tenth chapter. ***
Capitolo 12: *** eleventh chapter. ***
Capitolo 12: *** twelfth chapter. /you were kissing me? ***



Capitolo 1
*** first chapter. ***


FIRST CHAPTER.

La mia vita da teenager non è mai stata semplice,ho 16anni e sono stata adottata all'età di 7 anni,per ora è tutto quello che dovete sapere.

"Chanel?"

"dimmi mamma"

"oggi non vai a scuola?" mi chiese mentre metteva lo zucchero al caffè.

"no preferisco andare domani che è l'ultimo giorno,ok?" risposi ancora stanca.

"va bene tesoro" sussurrò dolcemente prima di bere il caffè.

Sono le sette del mattino, domani è l'ultimo giorno di scuola e poi iniziano le vacanze di natale.
mi suona il telefono.
"rachel?dimmi tutto" Rachel è la mia migliore amica,ci conosciamo da sei anni e mi ha sempre aiutata come io ho sempre aiutato lei.

"oggi a scuola non vieni?"

"no,domani mia madre pensa che vado,mariniamo la scuola?"

"uuuh come le cattive ragazze!" ridacchiò rachel.

"dai smettila,stronza" mi prendeva in giro perché dicevo più volte che volevo marinare la scuola ma alla fine me la facevo sotto.

"dico sul serio stavolta e so già dove andremo"

"dove vuoi andare?" mi chiese curiosa.

"quel cazzone di Bieber va sempre in una casa nella street408?"

"non vorrai intrufolarti nel gruppo,vero?"

"andiamo senza farci scoprire"

"chanel,non è una buona idea"

io sbuffai. "ne parliamo oggi pomeriggio a casa tua,ok?" disse lei.

staccai la chiamata e mi sdraiai sul letto a pensare.
Bieber è il capo del gruppo più figo del paese,loro si divertono sempre,le notti le passano assieme ma non so cosa facciano di preciso,si dice che abbiano degli obbiettivi ma nessuno sa quali e come vogliono raggiungerli. io so solo che più li vedo in giro e più la curiosità diventa sempre più forte.

Dopo pranzo arrivò mio padre,in verità non è davvero mio padre,come ho già detto prima sono stata adottata ma sto bene con Lisa e Daniele. Ci è voluto un po' per avere un rapporto buono con i miei attuali genitori,ero consapevole che avevo perso i miei e non ho avuto esattamente una felice infanzia.
"non sei andata oggi a scuola?" mi chiese mio padre non alquanto felice. lui era severo con me quando ci voleva ma anche dolce quando ne avevo bisogno.

"no,domani vado che è l'ultimo giorno" risposi tranquilla mentre aiutavo mamma a sparecchiare. mi ci voleva tanta forza per restare tranquilla quando lui era nervoso o arrabbiato,se mi sarei ribellata mi avrebbe messo in punizione per una settimana minimo.

"sai che mi devi dire tutto quello che fai e soprattutto dove vai,vero?" disse ancora severo.

"lo so,me lo ripeti ogni volta e non capisco perché dato che ormai ho 16 anni" dissi trattenendomi per paura di perdere la calma.

"non importa quanti anni hai,sarai sempre troppo piccola" l'ultima cosa che disse prima di andarsi a sedere sul divano e guardare la tv dando un taglio a quel discorso.

"tesoro,vai in camera tua,ci penso io qua" mi sussurrò mia madre nell'orecchio.

io feci come richiesto,andai nel mio letto e con un paio di cuffie entrai nel mio mondo.

"Daniele,non possiamo continuare così" disse sedendosi accanto a lui.

"non possiamo fare altro,la stiamo proteggendo,proprio come ho promesso a mia sorella"

"ma adesso è più grande,le domande le farà sempre,ci metterà in difficoltà"

dopo un minuto di silenzio mia madre appoggiò la mano sopra quella di mio padre.
"e se ci trovano e lei non sa dove scappare?uccideranno anche lei.."

"NO,questo non puoi dirlo". disse lui con occhi lucidi ma pieni di rabbia alzandosi di scatto dal divano e mordendosi la mano.

"dobbiamo fare qualcosa,potrebbero trovarci da un momento all'altro"

"so a chi chiedere,so di chi fidarmi..a Chanel non succederà niente e sarà al sicuro" disse mio padre uscendo dalla porta.

mia madre pianse ma io non potevo sentire,non ero al corrente di nulla.

Spazio autrice;
Salve ragazze, ho deciso di incominciare un altro capitolo anche se la storia di prima non l'ho ancora finita e non so se la continuerò ma mi sono comunque promessa che questa storia la inizierò, la continuerò e la finirò. 
Ho gia tantissime idee e ho cominciato a scrivere anche i capitoli successivi,
quindi spero di ricevere molte recensioni e molti lettori, 
il prossimo capitolo lo posterò sicuramente dopo la prima o seconda recensione. 
Grazie a tutti! :)
 

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Capitolo 3
*** second chapter. ***


SECOND CHAPTER.

Dopo circa due ore nella mia stanza decisi di andare di sotto e controllare che era tutto apposto con la scusa di prendere una bottiglietta d'acqua.

"papà è andato a lavoro?" chiesi a mia madre che era distesa sul divano a leggere un libro.

"non so, è uscito un po' " mi rispose senza staccare lo sguardo dal libro.

"tra poco verrà Rachel" informai.

"starete dentro casa?"

"se ti chiedo il permesso di uscire, tu consenti?"

"devi chiedere a tuo padre, lo sai"

"dirà di no.."
"per favore mamma, solo due orette" dissi ancora.

"e a tuo padre che diciamo?" si sedette e chiuse il libro tenendo il segno sulla pagina.

"che devo andare a scuola per un progetto.." proposi.

"ah, la signorina aveva la scusa pronta" ironizzò.

"con dei genitori come voi è ovvio"

"Chanel!" esclamò lei.

"stavo scherzando" dissi mentre andai da lei per darle un abbraccio d'affetto, ricambiò anche con un dolce sorriso e una carezza tra i capelli.
C'era sempre per me, a volte sembrava più una sorella e mi rendeva davvero felice.
In un certo senso ero più che fortunata ad avere Lisa e Daniele, siamo una grande famiglia e loro due si amano molto, questo mi trasmette maggiore positività.

Quando arrivò Rachel andammo nella mia camera e ci sedemmo sul letto.
"tra poco potremmo uscire, mia mamma mi copre" informai.

"e tuo padre?"

"gli diremo che siamo andate a scuola per un progetto"

"ma dove andremo in realtà?" mi domandò

"avevo pensato di andare nella street408"

"non dovevamo andare domani mattina?"

"dai Rachel, sono troppo curiosa" la supplicai.

"io mi spavento, ma vabbe.. andiamo" disse arresa.

Aspettammo il ritorno di mio padre che arrivò alle sette. Dunque scendemmo per chiedere.

"papà possiamo andare a scuola per un progetto?"

"progetto di cosa? alle sette?" chiese sospettando qualcosa.

"emmh.." non sapevo che dire, ero nel panico.
"...un progetto di arte, andiamo alle sette perché la prof. prima non poteva" intervenì Rachel salvando il culo ad entrambe. Non mento quasi mai ai miei genitori e mi veniva difficile farlo, loro si fidavano di me ma per fortuna mia mamma sapeva tutto.

"va bene, andate" disse mio padre

lo ringraziai con gioia, presi la giacca e ci avviammo verso la porta.
"Chanel?" mi chiamò papà.

"dimmi" mi giravi verso di lui con la mano nella maniglia pronta ad aprire.

"a che ora ritorni?" sorrise.

"per le nove" ricambiai il sorriso.

uscimmo ma prima di andare al 408 (chiamato così da tutti ormai) andammo al parco per una passeggiata.

Era questo che mi piaceva di mio padre, anche se era arrabbiato con me dopo un po' mi faceva tranquillizzare con un dolce sorriso e se io ricambiavo si tranquillizzava anche lui. Non mi è piaciuto mentire a lui perché si fida di me e in quel modo sentivo che tradivo la sua fiducia, quella che mi sono guadagnata in sei anni non mentendo mai a nessuno e uscire quasi mai. Ma dovevo andare in quel posto, ero troppo curiosa di sapere cosa combinavano ogni sera.

Justin -il capo del gruppo della 408 che si fa chiamare 'Bieber', il suo cognome- era un ragazzo interessante che fumava, beveva, non aveva genitori, viveva solo in una casa nella Street205 e lo vedevo sempre arrabbiato, pensavo che una risata o un sorriso si quelli veri non l'avesse mai fatto né ne avesse ricevuto uno.

"Chanel, sei sicura di voler andare lì?" domandò Rachel interrompendo i miei pensieri.

"io voglio andare, se tu non vuoi vado sola" risposi cominciando a diventare nervosa.

"sai che non ti lascio sola" mi rassicurò.

Così ci avviammo verso la 408.
Rachel è una ragazza timida all'inizio ma quando si arrabbia può fare qualsiasi cosa. È coraggiosa, mi fido di lei, c'è sempre stata. Sapevo, ad esempio, che sarebbe venuta con me nonostante tutta la paura che avesse in quel momento.

Il gruppo di Bieber si chiama "bad boys" ovvero "ragazzi cattivi" in cui ci sono quattro ragazzi e due ragazze. I ragazzi erano Justin, Chaz, Ryan e Jaden mentre le due ragazze erano Ashley e Miley.
"BOYS" perché il gruppo sono principalmente i ragazzi, le altre due sono solo di compagnia.

"credo sia questa la strada" sussurrai.
Quella strada era stretta, buia e non ci abitava nessuno, c'era solo una luce alla fine e sicuramente era lì che stavano.

"non credo sia sicura questa strada" disse Rachel spaventata.

"passiamo da dietro, ci sarà una finestra"

"e se ci beccano?" disse inghiottendo la saliva.

"non ci faranno niente, non ci vedranno, sta' tranquilla" la rassicurai.. in realtà avevo una grande paura anch'io ma la mia curiosità in quel momento superava ogni cosa, così ci piazzammo dietro la casa e guardammo dalla finestra. Si sentivano delle voci e si vedevano anche delle persone; erano loro, tutti lì seduti sul divano a fumarsi le sigarette e a bere.

Justin's chapter;
"..quindi colpiranno la prossima settimana ed io dovrò salvarle il culo"

"dai Bieber, spera almeno che sia carina" ridacchiò Ryan.

"sarà una cessona ma alla fine mi pagano, devo farlo"

"brò, non penso che ti pagheranno una volta che saranno morti" ipotizzò Jeden.

"mi farò pagare da quella, voglio i miei soldi" dissi serrando la mascella.

"e dove li prenderà quella poverazza?" ridacchiò ancora Ryan.

"farà la puttanella in strada" s'intromise Miley.

"non intrometterti, è una cosa mia" e buttai il fumo dalla bocca a testa alta.

"su Bieber, non fare il ragazzo perfetto, tanto te la farai dare anche se sarà una cessa" disse Miley alzando la voce.

"smettila, fatti i cazzi tuoi" urlai.

"stronzo" replicò lei.
Mi alzai e andai verso Miley, la presi per un braccio e la baciai, anche sul collo mentre ci dirigemmo sopra nella stanza da letto. Continuai a baciarla, a levarle la maglietta e così via.

"solo io vengo a letto con te, ricordalo Bieber" sussurrò mentre ci fermavamo lentamente.

"lo ricorderò" dissi fermandomi definitivamente.

"perché ti sei fermato?"

"non ne ho voglia per ora" e mi sedetti su un lato del letto.

Dopo qualche minuto di silenzio Miley venne dietro di me e mi baciò sul collo.
"non provocarmi, Miley"

"quella cessa non verrà a letto con te, goditi l'ultima notte" disse ancora con voce provocante accarezzandomi la schiena.

"non starò con quella per portarla a letto e poi non sappiamo nemmeno chi è"

"non mentire.. dai Bieber, vieni" Non resistendo più mi buttai lentamente sopra di lei. "lo faccio solo perché partirò e non so quando ci rivedremo" e la baciai.

"chissà come farai a resistere" ridacchiò lei.
La messi a tacere e continuammo.

Nel mio gruppo si beve, si fuma, si fa tutto quello che di solito gli adolescenti vorrebbero fare ma non possono per una serie di motivi. Miley non è la mia ragazza, nel gruppo c'è solo per compagnia insieme ad Ashley, servivano due ragazze per soddisfare alcuni nostri desideri.

La prossima settimana dovrò salvare il culo ad una persona, non so di chi si tratta, i suoi genitori mi hanno chiamato perché si fidano di me, mi conoscono da un po' di tempo ma non ci si vede quasi mai.
La dovrò portare al sicuro da sua zia in California, verrò pagato per starle accanto e proteggerla da qualsiasi cosa accadrà; 400 dollari,u na buona somma.

Chanel's chapter;  
"aiutano le persone?" mi chiese Rachel sotto voce.

"non lo so, ma di sicuro quei due non sono andati di sopra a giocare a Monopoly" ironizzai.

"Chanel, andiamocene.. ho sentito un rumore" disse spaventata.
"sono le otto e mezza" continuò.

"d'accordo andiamo"

Così ci diriggemmo verso casa. Pensavo di vedere qualcosa di più interessante o sentire qualcosa di più segreto. Ancora mi era rimasta quella curiosità di scoprire qualcosa in più, ad esempio:
a chi doveva salvare il culo Bieber? era qualcosa di serio o magari un giochetto che organizzavano tra loro?


Spazio autrice;
Salve ragazze, ecco qui im mio secondo capitolo dopo tre recensioni molto positive 
e questo mi fa davvero molto piacere. 
Volevo solo informarvi che se metterete la mia storia tra "le seguite" 
o tra "le preferite" io vi avviserò quando avrò aggiornato la storia. 
Spero che lo farete e che in molti la leggerete. 
Il prossimo capitolo lo posterò sicuramente dopo due o tre recensioni. 
Grazie a tutti! :)

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Capitolo 4
*** third chapter. ***


THIRD CHAPTER. 

Per tutta la notte pensai a quello che avevo visto e sentito, a quello che aveva detto Bieber, non sapevo se era solo un giochetto oppure era una cosa seria.

Quella sera i miei genitori erano strani, mio padre non era più cosi tanto arrabbiato, in quella casa c'era più affetto, lo sentivo ma non chiesi nulla per paura di cambiare e rovinare l'atmosfera.

Di solito non parlo mai dei miei genitori veri, Lisa e Daniele non me ne hanno mai parlato, dicono solo che li conoscevano ed erano brave persone. Non mi hanno abbandonata, mi hanno salvata.. non so da cosa o da chi, so solo che ormai non ci sono più per me, perché mi amavano così tanto da lasciarmi andare per la mia felicità e da morire per me.

FLASHBACK;
"suora Adriana, starà bene qui nostra figlia, vero?"

"starà benissimo, signora"

"quindi la verranno a prendere?"

"si, tranquilli, sarà al sicuro"

"addio piccolina, ti amiamo, saremo sempre con te"

Ecco l'unica cosa che mi raccontò la suora; quando i miei mi portarono da loro perché non potevano tenermi.
I miei genitori non li vidi più ma in compenso Lisa e Daniele mi hanno fatto sentire una vera figlia, hanno fatto di tutto per me proprio come se mi avessero messo loro al mondo.

E proprio mentre mi stavo addormentando mi squillò il telefono.
"Chenel, ti ho svegliata?" mi chiese Rachel con voce agitata.

"no, ma che hai?" dissi assonnata.

"non riesco a dormire, ho paura che qualcuno ci abbia viste lì"

"a quest'ora saremo già morte" ironizzai.
Avevo il vizio di ironizzare qualunque cosa seria mi dicesse.

"Chanel! mi spavento"

"Rachel, vai a dormire, non succederà niente" la tranquillizzai.

"come fai ad esserne così sicura?"

"lo so e basta, buonanotte e a domani" e staccai la chiamata.
Così ritornai nei miei pensieri fino ad addormentarmi.

La mattina a scuola fu normale, era l'ultimo giorno quindi dopo i saluti, gli abbracci e gli arrivederci uscimmo. Fuori c'erano tante persone che aspettavano altre persone o ragazze con ragazzi e amici che ancora si salutavano.

"hai sentito della festa di questo sabato sera?" disse Rachel.

"no, chi l'ha organizza?" chiesi mentre ci sedemmo nella panchina per aspettare mia madre.

"Tony, il ragazzo della quinta, nella sua villa senza genitori"

"ci sarà tutta la scuola?" chiesi ancora guardando il vuoto davanti a me.

"si ovvio, ma che guardi?"

"oh, niente, non guardavo nulla" mi ripressi sbattendo le ciglia.

"guarda chi c'è: Bieber!" esclamò indicandolo.

"non indicare, scema!" e abbassai il suo braccio.
"che ci fa qui? nessuno del suo gruppo va a scuola né tanto meno lui" chiesi fissandolo.

"magari ha una ragazza qui" ipotizzò.

"impossibile, non può avere una ragazza, stiamo parlando di Bieber, sveglia!"

"boh, non lo so, vai a chiederglielo" popose mettendosi a braccia conserte.

"ma che sei pazza? no" e tolsi lo sguardo da lui.

Dopo cinque minuti di silenzio mentre aspettavamo mia madre ancora Bieber era lì, aspettava qualcosa o qualcuno, non lo so ma comunque aspettava e intanto fumava una sigaretta poi si guardava in giro come se stesse cercando qualcosa o, ripeto, qualcuno, non so.

"oh mio.. " disse scioccata Rachel senza finire la frase.

"cosa..?" domandai girandomi a guardarla.

"Bi-bi-bi.." balbettava.

"parla Rachel!" urlai nervosa.

"Bieber viene da questa parte" disse sotto voce quasi nascondendosi.

"cosa?" esclamai incredula.

"scusate.." alzai la testa e c'era Bieber lì davanti a noi, mi tremavano le mani, in quel momento pensai al peggio.

"s-si?" cominciai a balbettare, cosa che mi succede quando sono in difficoltà e non so che dire.

"posso sedermi in questa panchina? se vi fate più in là c'è posto" disse deludendoci con una sigaretta in mano serrando di poco la mascella, ma allo stesso tempo ci tolse dalla testa mille pensieri.

In quel preciso momento sentii suonare il clacson ed era mia madre che era arrivata.
"s-si, tanto ce ne stavamo andando" mi alzai e tirai verso di me Rachel in modo che mi seguisse.

"bene, grazie" e si sedette senza degnarci più di una sguardo mentre noi ci allontanammo e salimmo in macchina.

"conosci quel ragazzo?" chiese mia mamma mettendo in moto per partire.

"n-no, voleva solo sedersi" risposi ancora un po' agitata e mandando delle occhiate a Rachel.

"quindi la scuola è finita?" disse mia madre cambiando completamente discorso.

"iniziano le vacanze ma poi rincomincia, non è finita definitivamente"

"Lo so Chanel, ma che ti succede?" domandò mia mamma, ed in verità aveva ragione, avevo detto delle cose senza senso con un tono di voce inadeguato.

Pensavo e ripensavo a Bieber, aveva un viso stanco, degli occhi che sembravano non avessero riposato per tutta la notte. Un cappello della NY, una felpa grigia, dei jeans a vita bassa e delle supra gialle abbinate alla maglietta.
A guardarlo sembrava che non rideva da tanto e magari era così, sembrava un cattivo ragazzo e magari era così..
in una parte di me infondo avevo voglia di conoscerlo ma dall'altra parte sapevo che mi avrebbe portato molti guai.

Justin's chapter;
Ero stanco, solo tre ore di sonno, stavo morendo in quella panchina, stavo morendo dal sonno però.
Quella notte non avevo chiuso occhio, la prossima settimana dovrò partire e non so quando ritornerò, non so quello che mi aspetterà ma quei soldi mi servono e dovrò fare come richiesto.

"sei Justin?" mi disse un tizio con un foglietto in mano e un cappotto nero.

"si" risposi senza paura e senza alzarmi con la sigaretta in mano.

"dopo questa volta forse non mi rivedrai più, qui c'è tutto quello che devi sapere per la prossima settimana" e mi diede il foglio.

"e i miei soldi?"

"li avrai da una persona che mi conosce quando arriverete sani e salvi in California, mi hai capito?"

"ho capito" presi il foglio e il tizio se ne andò via, scomparì.

Aprii il foglio e lessi;
«io sono l'uomo della sua vita, affido a te la cosa più bella che ho, la cosa più bella che mi è capitata. Devi portarla in salvo in California, il viaggio non sarà tranquillo e tu devi proteggerla da tutti gli ostacoli che incontrerete. Non provarci con lei, non trattarla male, io ti pagherò, appena arriverete lì chiedi della signora Horan nel palazzo della 190esima, è da lei che devi portarla ed è lei che ti darà i 400 dollari. La prenderai Domenica alle otto di sera, le dirò di aspettarti nella 500 così la stazione vi verrà vicino, il treno parte alle nove. È tutto nelle tue mani, so che non mi deluderai, fai il tuo dovere ragazzo e soprattutto buona fortuna.. addio, forse.»


Spazio autrice;
Salve ragazze, ecco qui il mio terzo capitolo dopo tre recensioni positive. 
Mi fa sempre molto piacere rivecere delle recensioni sia positive che negative, 
siete sempre molto dolci, spero che la storia vi piacerà sempre di più. 
Il prossimo capitolo lo posterò sicuramente dopo tre o quattro recensioni.
Grazie a tutti! :)

 

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Capitolo 5
*** fourth chapter. ***


CHAPTER FOURTH. 


Chanel's chapter; 
Il giorno dopo Rachel mi chiese se volevo andare alla festa del sabato sera, quella che aveva organizzato un ragazzo della quinta, Tony. Prima dovevo chiederlo ai miei, io volevo andarci, uscire e divertirmi anche perché andavano tutti e non me la volevo perdere.

"mamma! papà! venite qui, vi devo chiedere una cosa" ci sedemmo sul divano e incominciai a pensare come dovevo chiederlo.

"ecco.. emmh.." balbettai.

"forza tesoro, senza giri di parole" disse mia madre.

"sabato sera ci sarà una festa per tutta la scuola in una villa più avanti della street306, posso andare? posso?" chiesi tutto in un fiato.

"Chanel.." cominciò mia madre.

"vi prego, prometto che..."

"puoi andare, divertiti tesoro" non finii in tempo che subito mio padre m'interruppe. io e mia madre restammo a bocca aperta, non me l'aspettavo da lui, pensavo che mi avrebbe detto un "no" secco e arrabbiato.

"s-sei sicuro?" domandò incredula mamma.

"certo, quando le capiterà una festa così? puoi andare a patto che per le undici ritorni a casa"

"oh mio.. grazie, grazie, grazie" ero felicissima, mi alzai per abbracciare forte mio padre e poi di conseguenza mia madre, anche se non potevo crederci ero molto contenta, non ha mai fatto così lui, ogni volta dovevo essere a casa massimo alle nove ma questa volta non so cosa gli era successo, il sorriso dei miei genitori mi faceva stare ancora meglio.

Ero dunque così felice che presi il telefono per comunicarlo a Rachel.
"che hanno detto?" mi domandò eccitata non appena presa la chiamata.

"mmh... credo che indosserò il vestitino azzurro" dissi indifferente.

"oh mio dio, hanno detto si?"

"mio padre ha detto si, stranamente" e ci scappò una risata.

"quindi ci vediamo alle otto e poi andiamo assieme?"

"si, ovvio" dissi contenta.

"d'accordo, ci vediamo dopodomani"
staccai la chiamata e scesi sotto per aiutare mamma con la cena.

"allora.. è importante questa festa per te?" chiese mia madre aprendo un discorso che a me non conveniva tanto.

"no, è solo che per una volta volevo fare qualcosa di diverso" risposi mentre prendevo le posate.

"mi raccomando Chanel, ci devi sempre ascoltare"

"lo so, io vi ascolto sempre" cominciai a diventare nervosa e alzai di poco il tono della voce, cosa che mia mamma non apprezzava molto ed io lo sapevo ma non potevo farne a meno in quel momento.

Senza dire una parola lasciò quello che stava facendo e mi abbracciò forte, come quando qualcuno parte per sempre e ti mancherà per tutto il resto della tua vita.
"ti voglio bene tesoro" sussurrò poi con le lacrime agli occhi.

"anch'io mamma" non chiesi alcuna spiegazione anche se avrei tanto voluto sapere il motivo di quel gesto d'affetto improvviso.

"tutto quello che facciamo è per il tuo bene" e quelle lacrime le scendevano dagli occhi che mi guardavano dolcemente.

"lo so mamma, non piangere per favore" si asciugò le lacrime e dopo l'ultimo abbraccio ritornò a lavare i piatti e io senza capire niente, provando una tristezza acida nel vederla piangere, ritornai ad apparecchiare la tavola. Quando arrivò mio padre ci sedemmo per cenare.

"a che ora inizia la festa?" mi chiese tranquillo.

"alle otto io mi vedo con Rachel e poi andiamo assieme"

"tua madre adorava le feste" disse Lisa, stava parlando della mia vera mamma ed incominciai a capire che qualcosa non andava.

"P-Pattie?" non me ne parlavano da tanto, era strano che avesse uscito da sola il discorso perché di solito chiedevo io e non ricevevo nemmeno una risposta, non mi hanno mai detto niente di loro.

"si, era una donna piena di vita e amava moltissimo tuo padre Jeremy" mi raccontò sorridendo.

"perché se ne sono andati e mi hanno lasciata?" ne approfittai dell'occasione e chiesi quello che ho sempre voluto sapere.

Lisa e Daniele si guardarono seri per un istante, poi mio padre fece cenno a mamma che si girò verso di me e cominciò a parlare.

"non ti hanno abbandonata, ti hanno salvata.." e questo già lo sapevo.
"ti amavano troppo e quando qualcuno ama troppo una persona a volte è costretto a lasciarla andare via per farle vivere una vita serena.."

"ma poi siete arrivati voi e siete come i miei genitori" la interruppi io.

"nel vero senso della parola.." disse mia madre ricevendo una piccola occhiatina storta da mio padre come se avesse detto qualcosa di sbagliato.

"nel senso che ti amiamo proprio come ti amavano loro" spiegò Daniele.

"si, lo so papà" dissi portandomi la forchetta con il mangiare in bocca.

Quella sicuramente era stata la cena più strana della mia vita ma non facevo altro che pensare alla festa e poi infondo senza volerlo ammettere pensavo anche a Bieber, come fa una persona così tanto debole ad essere così tanto forte da non farlo capire a nessuno? Eppure io me n'ero accorta, aveva l'aria di uno che vuole urlare e piangere ma non lo fa per paura e in effetti lui aveva paura dentro.

FLASHBACK;
"ho paura mamma"

"non ti succederà niente piccola mia" sentii una botta da lontano e la donna dovette andare via.

"andiamo, non la perderai per sempre" disse un uomo prendendo la mano della donna.

"ci rivedremo?" chiese la bimba senza sapere quello che stava realmente succedendo.

"addio piccolina, saremo sempre con te" e piangeva, piangeva mentre se ne doveva andare contro la sua volontà, piangeva e la piccola che la vedeva distrutta piangeva, in quel momento piangeva senza sapere cosa significasse la parola "addio" e pensava che ci saremo riviste anche se dentro di leo sapeva che non sarebbe stato così.

Mi svegliai da quell'incubo, il cuore mi batteva a mille e le lacrime scendevano da sole, quella notte piansi in silenzio, sognavo queste cose sempre ma quando ero sveglia non ricordavo niente, non ricordavo più il volto delle persone che vedevo né della bambina che entrava in un pianto disperato. Quelle parole avevo qualcosa di familiare solo che non riuscivo a capire, non ricordavo più nulla una volta che mi svegliavo. 



Spazio autrice; 
Salve ragazze, ecco qui il quarto capitolo anche se solo dopo due recensioni mentre io avevo detto dopo tre o quattro recensioni, ma vabbe:) 
Forse è un po' corto, mi dispiace, per farmi perdonare ecco qui il trailer della storia: 

 http://www.youtube.com/watch?v=z0v1ORxE7w8 <----- 
Spero lo andrete a guardare, al più presto ne farò un altro migliore di questo
Grazie a tutti! :) 

 

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Capitolo 6
*** fifth chapter. ***


FIFTH CHAPTER.

Il sabato mi svegliai distrutta, avevo dormito male ma quella sera ci sarebbe stata la festa ed io dovevo andarci.

"cosa indosserai stasera?" mi chiese mamma mentre preparava la colazione per tutti e tre.

"penso il vestitino blu, non lo so" risposi sbadigliando.

"hai ancora sonno?"

"un po', non ho dormito bene" e mi sedetti a tavola.

"che farai oggi pomeriggio? ti va di uscire con me?" domandò mamma portandomi la tazza di latte.

"dove andremo?"

"solo una passeggiata"

"va bene, dopo pranzo, così dopo mi preparo" dissi prima di bere in un sorso tutto il latte.
Mamma fece segno di si e appena finii andai in camera mia per scegliere i vestiti, andai in bagno a lavarmi e infine mi vestii mettendomi un po' di matita e mascara.

Così dopo pranzo uscimmo io e mia madre per una passeggiata, è da tanto che non propone una cosa così e che non stiamo solo io e lei e che non facciamo un discorso vero.

"c'è davvero una bella giornata, no?" sorrise guardando il cielo.

"già, sarà anche una bella serata" e sorrisi altrettanto.

"allora, dimmi Chanel.. c'è qualche ragazzo?"

"no mamma, nessuno" dissi camminando a passo più svelto.

"aspetta, sediamoci qua" feci qualche passo indietro e ci sedemmo nella panchina del parco.

"mamma, non c'è nessun ragazzo, davvero"

"lo so, ti credo tesoro.."
"io a Daniele lo incontrai per caso, all'inizio lo odiavo ma poi alla fine.. bhe, eccoci qua"
continuò dopo qualche attimo di silenzio.

"io non odio nessuno"

"che vuoi dire?" chiese con curiosità.

"tu dall'odio sei arrivata all'amore e se quasi sempre è così io non odierò mai nessuno quindi di conseguenza non amerò" ipotizzai.

"dici cose senza senso Chanel, non funziona così, non bisogna odiare per forza qualcuno prima di amarlo, capisci?"

"si ho capito" dissi fredda, nemmeno io riuscivo a capire quello che avevo appena detto.

"vuoi ritornare a casa vero?"

"lo preferisco, grazie"

"d'accordo, lo posso capire, andiamo" ci alzammo e ci avviammo a casa.
Non mi resi conto di quello che stavo dicendo, forse mia mamma cercava di venirmi in contro in qualche modo ed io invece andavo dalla parte opposta.
Appena arrivai a casa mi misi nel letto, mancavano solo cinque ore alla festa, volevo riposare un po'. Dopo sentii bussare.

"si, entra" dissi.

"ehi, stavi riposando?"

"papà, si ma puoi entrare" entrò e si sedette in un lato del lettino.

"non è andata bene con mamma, vero?" mi chiese.

"non tanto, sono molto stanca" mi girai da un lato dandogli le spalle.

"Chanel, lei vuole solo parlare un po' con te di cose serie"

"cosa c'è di serio nel discorso se ho un ragazzo o meno?" cominciavo a diventare nervosa mentre gesticolavo con la mano.

"più avanti lo capirai, voleva sapere solo se c'è qualcuno d'importante a parte Rachel, magari qualcuno che ami, oltre l'amicizia intendo"

"no papà, no" quella conversazione con mio padre stava diventando alquanto strana e dovevo chiuderla là.

"devi sempre rispettare le persone che ti stanno vicino, devi sempre mostrarle il più affetto possibile perché potresti perderle da un giorno all'altro.." si alzò andando verso la porta.
"..ricordalo sempre" e uscì.

Mi vennero i brividi solo a sentire quelle parole, mi fecero capire tante cose, mi fecero venire in mente mille pensieri che non sapevo più a cosa pensare e infine mi scese una lascrima.

Mi alzai subito dal letto, corsi da mia mamma e senza dire una parola l'abbracciai, lei fece altrettanto piangendo ma allo stesso tempo sorridendo. Negli ultimi giorni il nostro rapporto era cambiato, mia mamma cercava di avvicinarsi di più a me e mio papà non era più sempre nervoso e severo.

Erano già le sette, mi lavai, mi truccai e poi misi il vestitino.
Scesi e c'erano i miei genitori che mi aspettavano sorridenti.

"allora io vado" dissi abbracciandoli.

"divertiti tesoro" mi augurò mia madre mandandomi un bacio.

"divertiti e alle undici a casa" raccomandò papà.

Uscii e aspettai Rachel che venne dopo cinque minuti.
"sei bellissima, andiamo?" disse scendendo dalla macchina.

"anche tu sei magnifica, andiamo"
Ci avviammo verso la street500 nella villa di Tony, ero molto agitata, era la mia prima vera festa a cui partecipavo ed ora che ci penso ero più emozionata che agitata.

Appena arrivati lì davanti c'era tantissima gente, molti erano della nostra scuola.
Poi Rachel mi fece notare che al bordo piscina c'erano i Badboys, il gruppo di Bieber.

"ma che ci fanno qui?" domandai retoricamente con agitazione.

"ma che ti frega? andiamo da Asia" mi prese per un braccio mentre io stavo ancora fissando il gruppo, ero molto curiosa e la maggior parte del tempo li guardavo.

"avete visto chi c'è?" disse una ragazza dietro di me.

"si, i Badboys.. certo che Bieber è proprio figo" non potevo fare a meno di ascoltare.

"e ogni sera va a letto con quella troia di Miley" sentii dalla ragazza bionda che si sistemava i capelli.

"non si sa nemmeno se hanno una relazione!" esclamò l'altra.

"macché, quei due vanno solo a letto per passarsi le notti"

"dicono che Bieber dovrà partire per fare qualcosa d'importante"

"secondo me stanno organizzando qualche giochino tra di loro" disse un'altra ancora.

"sicuro, uno dei loro soliti stupidi giochetti" poi si spostarono da un'altra parte ridendo.

Si divertivano tutti, c'era ottima musica e molti ballavano, altri chiacchieravano e altri ancora ridevano, bevevano e fumavano, come per esempio Bieber e il suo gruppo facevano tutto tranne che ridere e Miley gli stava appiccicata come una cozza, non che lo fosse..

"non puoi buttarla lì!"
Tony urlò così forte ed arrabbiato che attirò l'attenzione di tutti: Bieber aveva buttato la sigaretta nel giardino.

"la butto dove voglio" fu la risposta di Justin.

La situazione stava diventando complicata, Tony all'inizio provava a buttarli fuori dalla festa ma non ci riuscì dunque uscirono fuori minacce.

"raccoglila o chiamerò la polizia" ma il gruppo scoppiò in una risata finta per prenderlo in giro.

Tra tutta la gente si sentivano voci come:
"prendilo a schiaffi Bieber!" oppure "non farti mettere i piedi in testa!", erano comunque tutti dalla parte dei Badboys ma io sono più che convinta che il motivo era perché avevano paura e non gli conveniva mettersi contro loro.

"lascialo perdere Bieber" gli suggeriva Ryan da dietro.

Non potevo più sopportare il fatto che Tony venisse trattato male e che nonostante la festa era la sua nessuno lo aiutava, così mi avvicinai sentendo Rachel che diceva:
"ma dove vai? che credi di fare?"
o Asia che diceva alla sua amica:
"si caccerà nei guai" ma a me non importava niente, dovevo farmi valere, ammetto però che più mi avvicinavo ai Badboys e più avevo paura.

"prendi quella schifezza e vattene" dissi con gli occhi di tutti addosso, e sinceramente non ci credevo nemmeno a quello che stavo facendo.

Non era da me, ogni volta che c'era qualche rissa o qualche problema io ne restavo fuori, ma questa volta sentivo che qualcuno doveva intervenire e se nessuno si faceva avanti allora quel qualcuno dovevo essere io.

"e tu chi saresti?" Justin face un passo avanti con aria da duro.

"nessuno" intervenì Chaz ridacchiando.

"come ti chiami bellezza?" chiese ancora Justin ricevendo un'occhiata storta da Miley.

"che t'importa? prendi quella sigaretta" replicai indicandola per terra.

"uuuh c'è aria di sfida" ironizzò lui facendo un altro passo avanti e arrivò a dieci centimetri davanti a me.

"non c'è proprio nessuna sfida" restò incuriosito da me facendo un mezzo sorrisino falso.
"allontanati.." continuai spostandolo
"..raccoglila" dissi ancora facendo due passi indietro per osservare la sua prossima mossa.

Senza dire niente raccolse la sigaretta sotto gli occhi increduli delle persone e del suo gruppo.

"ma che fai Bieber?.." rimase deluso Ryan.

Feci qualche passo avanti prima di andarmene del tutto
"hai ragione, io sono nessuno.." dissi rivolgendomi a Chaz
"..proprio come voi" guardai tutto il gruppo e ritornai da Rachel.

"forte la ragazza, ti ha tagliato la faccia amico" tutti erano rimasti a bocca aperta e a Chaz salì la rabbia. 
"che stronza" disse infine.

"Chanel, ti rendi conto di quello che hai fatto?" chiese retoricamente Rachel con un sorriso scioccato.

"si, torno a casa, scusami" dissi con la mano in fronte.

"ti accompagno? stai bene?"

"ho solo mal di testa, tranquilla, resta qui tu, vado sola"
Me ne andai da quella festa, ancora non potevo credere a quello che avevo fatto, è in quel momento che mi accorsi che potevo fare qualsiasi cosa perché non ero debole, ero più forte di quanto pensavo.



Spazio autrice; 
Salve ragazze, vorrei ringraziarvi di cuore per tutte le visite e le recensioni, siete molto dolci. 
Poi vorrei ringraziare @SereBeliectioner, che ha sempre recensito i miei capitoli. 
Come molto altre di voi, tra cui @Pazza_Ma_Dolce, @xgkidrauhl, @Biebersell e altre ragazze dolcissime:3 
Mi dispiace per il capitolo in ritardo ma per ora il computer non funziona bene:\ 
Il prossimo capitolo lo posterò sicuramente dopo quattro o cinuqe recensione. 
Personalmente questo capitolo mi piace di più, lo adoro. 
Ricordate di mettere la mia storia nelle seguite se volete che vi avvisi quando aggiornerò. 
GRAZIE A TUTTI! :) <3

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Capitolo 7
*** sixth chapter. ***


SIXTH CHAPTER.

La domenica mattina a colazione mi sentivo stanca, mio padre mi chiese perché ieri sera ero tornata prima delle undici e io risposi che avevo mal di testa.

"ma adesso stai bene?" domandò mamma.

"meglio di ieri.."

A mio padre suonava sempre il telefono ma lui non rispondeva e lanciava delle occhiatine a mia madre,
poi salii sopra mi affacciai dalle scale dentro casa e sentii la conversazione tra loro due.

"chi è che ti chiama?" chiese mia mamma.

"è un numero privato, ho paura che sono loro"

"quando risponderai?"

"stasera, quando se ne sarà andata"

Non capivo di cosa stavano parlando ma avevo paura che stesse succedendo qualcosa di brutto.
Scesi subito le scale per intervenire.

"chi se ne deve andare?" chiesi loro nervosa e agitata a metà scala.

"Chanel!" esclamò mamma.
"Chanel, vai di sopra" disse poi papà.

"no, mi nascondete sempre tutto e adesso esce fuori che qualcuno se ne deve andare.." e mi scesero le lacrime. "..se ne vanno tutti!" urlai infine andando in camera mia piangendo.

"basta, deve saperlo" poi mia madre mi seguì dando un'ultima occhiata a Daniele.

Mio padre era disperato, non sapeva se salire anche lui oppure lasciar fare a mia mamma.

"tesoro.." si sedette nel letto mentre io ero sdraiata che piangevo.

"non piangere, ti dirò tutto,ok?" io mi calmai un po' ed ero pronta ad ascoltarla. "ti ascolto" singhiozzai.

"tu devi andare via.." cominciò.
"..non prenderla male, devi andare via perché qui sei in pericolo"

"che vuol dire? non capisco" chiesi con occhi lucidi.

"delle persone cercano noi e se ti troveranno qui prenderanno di mira anche te e sarai coinvolta in delle cose che non c'entri.." continuò lei.

"perché vi cercano?"

"non posso e non ho nemmeno il tempo di raccontartelo, quando arriverai a destinazione ti dirà tutto una persona la quale puoi fidarti"

"ma io dove andrò? che dovrò fare?"

"ti spiegherà tutto papà dopo, sta' tranquilla"

"non vi lascio qui" dissi io convinta.

"no, noi staremo bene, tu devi andare, devi farlo per noi, me lo prometti?" e allargò le braccia per abbracciarmi.

"ma mamma.."
"no Chanel, niente discussioni"
m'interruppe.

La guardai negli occhi che brillavano di paura ma nello stesso tempo mi trasmettevano una grande sicurezza e l'abbracciai forte.

"te lo prometto" le lacrime accarezzavano il mio viso, non sapevo come fermare tutto questo e forse non potevo.

Subito dopo entrò papà e senza dire niente rimase sull'uscio della porta ad osservare, probabilmente non sapeva né che dire né che fare.

"papà, cosa succederà?" mi sedetti accanto a mamma, lui sospirò e si sedette accanto a me sul letto.

"non succederà niente, devi solo fare quello che ti diciamo.."

"voi che farete? ed io?" domandai agitata.

"noi ce la caveremo, e anche tu.." disse papà mettendo il braccio sulla mia spalla e stringendomi forte.

"chi sono queste persone?" questa era l'ultima domanda, mi veniva da piangere e avevo un nodo in gola.

"posso solo dirti che conoscevano anche i tuoi genitori ed è stata colpa di queste tre personeil motivo per cui ti hanno lasciata.." spiegò mio padre.
"ma ti hanno lasciata per salvarti, proprio come faremo noi" continuò mamma stringendo la mia mano.

Io non dissi niente, piangevo tra le loro braccia e tra i loro sguardi preoccupati, dopo mezz'oretta mi calmai anche se quel nodo in gola l'avevo sempre, così chiamai Rachel.

"tesoro, però non puoi raccontarle tutto questo" raccomandò papà.

"le dirò solo che dovrò partire per un po' di tempo.." dissi digitando il numero, poi Daniele e Lisa uscirono dalla mia stanza.

"Chanel, dimmi"

"ciao Rachel, devo dirti una cosa.."

"dimmi tutto, stai bene?" mi chiese lei.

"si, si io sto bene.. devo partire" confessai agitata dato che non potevo dirle il motivo e dato che era la mia migliore amica mi veniva difficile.

"dove devi andare?"

"non ne ho idea, ma starò bene.." mentii, starò male, perderò lei e i miei genitori.

"per quanto?"

"per un bel po' credo.." E dopo qualche secondo di silenzio mi fece la domanda che cercavo di evitare:
"perché devi andare via?"

Non sapevo che rispondere, non sapevo se mentirle o dirle la verità..
"non posso dirtelo, scusa" una via di mezzo, la cosa più brutta che potevo dire, a quel punto era meglio mentire...

Ovviamente ci rimase male ma non potevo dirle la verità, mio padre me l'aveva raccomandato e poi avevo paura che avrebbero coinvolto anche lei in qualche modo e io non volevo metterla nei guai.
A mentirle non ce la facevo, non ce l'ho mai fatta.

"fanculo Chanel" fu l'ultima cosa che disse prima di riattaccarmi il telefono in faccia, io scoppiai a piangere, avevo perso anche Rachel, la persona che oltre ai miei genitori mi capiva e mi aiutava, l'avevo persa.

Dopo non mi restava altro che stare con i miei genitori per quelle ultime ore e aspettare una chiamata.

"perché devono telefonare?" chiesi agitata.

"per localizzare la casa e venire.."

"allora non rispondere" proposi con false speranze.

"devo, per forza.." disse papà.
"è meglio così, se non risponde loro verranno quando meno ce l'aspettiamo e tu non potrai scappare.." continuò mamma.

"oh, capisco.." e li abbracciai ancora.

In realtà non capivo niente, ero confusa e soprattutto agitata perché non sapevo quello che m'aspettava e quello che dovevo fare, e se sarei rimasta sola? potevo anche perdermi e cacciarmi nei guai.
Poi avevo quel nodo in gola, più passavano i minuti e più il nodo si stringeva e più avevo mal di testa.

Justin's chapter;
Ero seduto sul divano con i miei amici e Miley, stavamo guardando la tv e i miei pensieri, come al solito, non mi abbandonavano. Quella sera dovevo partire per una missione e non sapevo nemmeno cosa mi sarebbe accaduto, lo facevo solo per soldi.

Poi mi squillò il telefono, mi alzai dal divano e andai di là per rispondere.
"pronto?"

"Justin? sei tu?" disse una voce maschile.

"si, lei chi è?"

"quello della piccola missione.."

"oh si, mi dica" dissi serio.

"tra un'ora vi incontrerete alla 500, ok?"

"va bene signore, la ragazza sa chi sono?" domandai.

"no, ma sa la situazione anche se non dettagliata" rispose.

"dovrò spiegarglielo?" chiesi ancora.

"è per questo che ti pago, no? devi spiegarle ogni cosa solo se ti farà domande e proteggerla, il resto lo sai già"

"ok, quindi.. buona fortuna"

"anche a te ragazzo" e riattaccai la chiamata.

"che succede Bieber?" domandò Miley alla porta che ascoltava.

"devo partire tra un'ora.." risposi avvicinandomi a lei.

"vedi di non fare il puttanello" mi accarezzò il viso con tutte due le mani.

"sta' zitta" e la baciai dolcemente prima di prepararmi il borsone con tutto il necessario per stare via di casa e prendere tutti i soldi che avevo.

Chanel's chapter;
La telefonata era arrivata e quando mio padre riattaccò mi spiego cosa dovevo fare.

"prendi questi soldi.." cominciò papà.
"tieni la borsa con dei vestiti" continuò poi mia mamma.

"vai alla 500, c'è un ragazzo che ti aspetta, ti devi fidare di lui, capito?"

"si, si ho capito" ero agitata, con le lacrime intrappolate negli occhi.

"ti porterà da una persona e finché non sarai a destinazione ti dovrai fidare solo e unicamente di quel ragazzo.."

"adesso vai tesoro, non guardare indietro, ok?" mi raccomandò ancora papà.

"ci mancherai, saremo sempre con te, addio.. vai!" disse mamma quasi urlando e piangendo.

Io corsi dopo averli abbracciati, da lontano vidi due con una tuta nera che si avvicinavano alla casa ed io indifferente mi allontavano, avevo paura ma sapevo di non essere sola. 
 

 
you are not alone, 
                           remember.

_______________________________________________________
Spazio autrice; 
Salve bellezze, ho deciso di postare prima il capitolo per farmi perdonare il ritardo del quinto capitolo. 
Prima di tutto vi voglio ringraziare, a tutte e nessuna esclusa. 
Come vedete la storia si sta facendo più complicata, spero vi piaccia 
perchè ci metto il cuore quando scrivo e teoricamente ho già tantissime idee per quasi tutti i capitoli, lol. 
Il prossimo capitolo lo posterò sicuramente dopo sei o sette recensioni. 
GRAZIE A TUTTI! :)

 

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Capitolo 8
*** seventh chapter. ***


SEVENTH CHAPTER.

Ero quasi arrivata alla 500, mi guardavo intorno, avevo freddo e tremavo come una foglia, le mie mani erano diventate ghiaccio ed erano bianche. Dopo qualche istante che ero seduta sulla panchina, ad aspettare, vidi un ragazzo che si avvicinava a me.

"sei la figlia di Daniele?" mi chiese, quella voce l'avevo già sentita.

"si" risposi, poi alzai la testa per guardarlo in faccia.

"tu?!" esclamò.

"Bi-Bieber?" balbettai.

Non potevo crederci, il ragazzo che mi dovrà accompagnare a destinazione e che dovrò sopportare ma fidarmi era proprio lui.

"tu sei la ragazza della festa!" ricordò lui.

"s-si, mi chiamo Chanel, conosci mio padre?"

"certo, da bambino stavo sempre con lui e.. vabbe non siamo qui per parlare di me e neppure per parlare, andiamo"

Mi alzai e ci diriggemmo verso la stazione, prima di entrare Justin si fermò di botto e mi prese per un braccio per fermare anche me.

"ma che fai? sei pazzo?" domandai retoricamente.

"non possiamo prendere il treno, vieni" mi prese nuovamente il braccio e mi trascinò con lui.

Dopo circa qualche secondo arrivammo davanti ad una range rover nera.
"lasciami!" esclamai togliendo il mio braccio dalla sua mano.

"sali" comandò lui serio aprendo lo sportello ed entrando in macchina.

Questo non mi convinceva, non riuscivo a fidarmi di lui ma papà mi aveva detto così e non mi restava altro da fare, solo che non credevo che saremmo andati d'accordo, infatti non andavamo per niente d'accordo.
Alla fine salii in auto dopo pochi secondo di riflessione ma con grande disprezzo e come se qualcuno mi forzasse a stare con lui ed in un certo senso era così, solo lui sapeva dove doveva portarmi e conosceva mio padre.

"era così difficile aprire lo sportello e salire?" chiese retoricamente acido.

"no, la cosa difficile è fidarmi di te" risposi fredda, e nel vero senso della parola, stavo letteralmente congelando, ero cucciata sul lato del sedile verso il finestrino chiuso con i guanti e il maglione.

"sei sempre la stronzetta che taglia la faccia a tutti, hai sempre la risposta pronta ma io non sono tutti" mi avvertì mentre guidava.

"infatti, tu sei nessuno" sussurrai nella speranza che non mi sentisse con lo sguardo rivolto verso il finestrino.

"smettila o ti finirà male"

Non risposi, ero troppo impegnata a cercare di riscaldarmi in qualche modo e non facevo tanto caso a quello che diceva.

"perché non abbiamo preso il treno?" domandai infine

"c'era una persona che cerca i tuoi genitori e volevo evitare guai" rispose.
"hai freddo?"

"direi di si.." risposi.
"qual'è precisamente la mia destinazione?" chiesi prima che lui potesse aprire bocca.

"in California, non te l'ha detto tuo padre?"

"California? non arriveremo mai con questo passo, dovevamo prendere il treno, e se la macchina si ferma? non possiamo farcela, è tutto un.."

"vuoi chiudere quella bocca?" m'interruppe.

"non sei affatto gentile" continuai quasi nervosa.

"e tu non sei d'aiuto" ribadì accellerando.

"puoi andare più piano?"

"vuoi arrivare prima? ti sto accontentando" aveva uno sguardo da sfida come se me lo stesse facendo apposta.

"voglio arrivare salva prima di tutto, rallenta!" esclamai.

Lui rallentò e per almeno un'ora in quella macchina non si sentiva altro che il silenzio, io ero spaventata, non sapevo quello che mi aspettava, e una volta che sarei arrivata lì che avrei dovuto fare?
Poi ripensavo ai miei genitori, alla mia vita, alla mia migliore amica, quando guardavo Justin mi sentivo quasi al sicuro.

"tu e il tuo gruppo siete abituati a viaggiare?" domandai io.

"non molto, ma io spesso vado in Inghilterra.."

"perché?" cercavo di aprire un discorso sensato ma tutte e due sapevamo che avremmo litigato alla fine.

"lì c'è mia madre" rispose prendendo una sigaretta.

"state così lontani, come mai?"

"da quando mio padre non c'è.."

"capisco" lo interruppi, aveva già gli occhi lucidi e non volevo vederlo triste.

"come fai a capire se non ti ho detto niente?" si accese la sigaretta e si strofinò l'occhio con la manica della felpa.

"ho perso i miei genitori veri quando ero piccola e adesso ho perso i genitori che mi hanno adottata, so cosa significa" spiegai cercando di non farmi uscire una di quelle lacrime spontanee, mi facevo forza anche se tutta quella forza ormai non mi era rimasta.

"oh, vero.. la tua situazione è peggio"

"a volte credo che sia mia la colpa.." quella lacrima sentivo che stava uscendo,era rimasta intrappolata.

"non c'è una colpa, le cose succedono"

"succedono per una ragione Justin" e proprio quando la conversazione stava andando quasi bene io ho dovuto rovinare tutto involentieri, come quasi sempre.

"non chiamarmi Justin" si arrabbiò.

"scusami, non capisco perché.."

"non voglio e basta" urlò.

"d'accordo, stai calmo" dissi quasi a bassa voce.

"non posso stare calmo.."

"senti, è troppo tardi, per questa notte staremo in hotel, ok?" proposi cercando di calmarlo un po'.

Lui non rispose, continuava solo a fumare ed aveva uno sguardo nervoso.
"tra 40 kilometri ci dovrebbe essere un hotel" continuai poi.

Ma niente, non rispondeva, aprì il finestrino e buttò la sigaretta.
Appena arrivammo in hotel ci diedero subito una stanza per una notte.

"stanza numero 133, secondo piano" informò il signore che lavorava lì.

Noi andammo nella stanza e sistemammo le borse sotto i letti, poi andai in bagno per sciaquarmi almeno la faccia e lo stesso fece Justin dopo.

M'infilai sotto le coperte mentre Justin era affacciato alla finestra che si stava per accendere un'altra sigaretta.
Chiusi piano piano gli occhi e cercai tranquillamente di addormentarmi.

FLASHBACK;
"e la bimba?" chiese agitata la donna.

"la lasceremo domani dalla suora" rispose l'uomo.

"è la nostra vita, non possiamo lasciarla"

"appunto perché è la nostra vita dobbiamo salvarla" disse ancora l'uomo cercando di calmarla.

"mamma, perché piangi?" domandò la bimba.

"perché ti voglio bene, tesoro mio"

"non lasciarmi mai" la bambina la abbracciò.

"tieni questo braccialetto, ecco, questa è la tua mamma, sarà sempre con te in qualunque momento, te lo prometto"

"no mamma, resta, non andare via, resta" ripeteva la bimba.

Justin's chapter.
Chanel dormiva e nel sonno cominciò a fare dei versi strani, i suoi sogni erano disturbati, si muoveva in continuazione e ad un certo punto ripeté la parola "resta" per due volte di seguito. Stava soffrendo e decisi di calamarla e cercare di farla ritornare alla realtà così mi avvicinai e le misi una mano in fronte mentre con l'altra le tenevo il braccio.

"Chanel, ehi, sveglia!" cominciai a dire alzando un po' la voce.

Si era calmata di poco ma ancora si muoveva ed io cercavo di tenerla ferma provando a svegliarla.
Stava per aprire gli occhi ma decisi di chiamarla per un'ultima volta.

"Chanel?" sussurrai.

"che c'è?" e aprì di poco gli occhi.

"tutto apposto?"

"non molto.." disse toccandosi la fronte.

"fai spesso questi incubi? dicevi cose, ti muovevi in continuazione e facevi dei versi strani" e lasciai la presa dal suo braccio.

"non era un incubo, era solo un sogno strano.."

"ti capitano spesso?" chiesi quasi curioso, anche se forse non m'importava proprio niente.

"si, ma nessuno mai mi ha calmata così"

"nemmeno i tuoi genitori?"

"no, non se ne accorgevano mai" mi fissò negli occhi, a me dava un po' fastidio perché per me significava che stava succedendo qualcosa di importante o comunque qualcosa di significativo.

"vabbe ora ritorna a dormire" interruppi la discussione e mi alzai di colpo per andare a sdraiarmi nel mio letto.

"d'accordo, buonanotte.." disse quasi delusa.
Io ricambiai la buonanotte ed entrai completamente nei miei pensieri.

Quella ragazza aveva qualcosa di diverso, era molto carina ma non ci avrei mai provato con lei perché sarebbe stato strano, non so il motivo, magari perché conoscevo il padre anche se nessuno mi diceva che era ancora vivo..
Lo facevo solo per i soldi, mi servivano per andare a trovare mia madre, non ne avevo abbastanza e quelli mi sarebbero stati molto utili.

 
Take the keys out the car it won’t drive
                                  That’s how I feel when you’re not by my side.

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Spazio autrice; 
Salve bellezze, 
prima di tutto scusatemi per il capitolo in ritardo ma in questi giorni ho avuto interrogazione >_< 
Poi volevo ringraziarvi per le vostre visite e le vostre recensione dolcissime, come sempre. 
Mi raccomando, voglio tante recensioni:3 
Il prossimo capitolo lo posterò sicuramente dopo cinque recensioni. 

GRAZIE A TUTTI! :) 

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Capitolo 9
*** ninth chapter. ***


NINTH CHAPTER. 

Justin's chapter;
Arrivammo davanti all'hotel a Chicago ed entrammo, nella hall c'era Henry che ci aspettava seduto.

"è lì seduto, andiamo" feci segno a Chanel in modo che lo vedesse.

"fratello, siamo qui!" esclamai facendomi notare da Henry, così andammo da lui.

"Justin, eccoti" si alzò e ci salutammo.

"lei è Chanel" la presentai.

"molto piacere" disse lei con voce delicata e un mezzo sorriso.

"io sono Henry, benvenuta" si diedero la mano e si scambiarono un altro sorriso.
"bene, la mia stanza è al terzo piano, numero 278, potete prendere l'ascensore" continuò dandomi le chiavi.

"e tu non vieni?" domandai.

"ho un colloquio di lavoro, verrò tra un'oretta, incominciate a salire e sistematevi" rispose.

"d'accordo, a dopo"

"fate come se foste a casa vostra" sorrise e se ne andò salutando con la mano.

Prendemmo le nostre borse e salimmo. La camera era davvero grande, le stanze da letto erano tre con un letto singolo, una già era di Henry e le altre due toccavano a me e a Chanel.

"io preferisco questa, mi vado a sistemare" disse lei entrando.

Anch'io entrai in camera e mi sistemai, anche se in realtà non avevo niente da sistemare, e nemmeno lei.
Avevamo solo due borsoni con dei vestiti e altre piccole cose necessarie. Dopo andai in cucina per un bel bicchiere d'acqua.

"ne vuoi un po'?" chiesi a Chanel che era appena entrata.

"si, grazie" e si sedette.
"da quanto conosci Henry?" domandò dopo aver bevuto.

"da quando avevo dieci anni, è più grande di due anni" mi appoggiai alla cucina col bicchiere mezzo pieno in mano.

"tu hai diciannove anni, giusto?"

"ne ho diciotto veramente, e tu?"

"io ne ho sedici"

"prima della festa ti ho vista anche a scuola con un'altra ragazza" mi ricordai.

"ero con Rachel, la mia migliore amica" disse malinconica.
"come mai tu eri li da solo?" chiese poi curiosa.

"avevo appuntamento con una persona.."

"posso chiederti chi era?"

"tuo padre, Daniele" mi schiarii la voce, mi girai verso la cucina indifferente e misi il bicchiere nel lavandino.

Chanel's chapter;
Non potevo crederci, restai stupita anche se già sapevo che si conoscevano.

"allora mia madre sapeva chi eri"

"certo" disse dirigendosi nella sua stanza cercando di non continuare quella discussione.

"aspetta" lo fermai. ​
"quel giorno che ti disse mio padre?" continuai dopo che si girò.

Mi guardò come se fosse indeciso se parlare oppure tacere.
In quel momento sentii una forte ansia tra i suoi occhi incerti e i miei occhi curiosi che lo incoraggiavano a parlare.

"mi diede solo una lettera e poi se ne andò" ammise serrando la mascella e abbassando di poco la testa.

"quale lettera?" E quando Justin stava per aprire bocca, bussò qualcuno alla porta.

"parliamo dopo.." disse andando ad aprire.

Era arrivato Henry, stavo riflettendo mangiandomi le unghie mentre sentivo loro due scherzare dietro le mie spalle.

"che ha la tua amica?" sentii dire da Henry.

"non ne ho idea.." rispose Bieber.

"Chanel.." mi chiamò Henry. io mi girai.
"tutto apposto?" continuò.

"si, sono solo un po' stanca.." dopodiché mi catapultai nella mia stanza.

Stanca lo ero davvero. Mi sdraiai sul letto con il cellulare in mano, senza usarlo, ero anche confusa ma non piansi. In quegli ultimi giorni avevo imparato ad essere forte, pensavo e ripensavo a Lisa e Daniele, non sapevo se provare a richiamare o se magari poteva essere rischioso. Sbloccai lo schermo del telefono e digitai il numero di Rachel.

Suonava ma lei non rispondeva e cominciavo a sentirmi ancora più in colpa, mi scese una lacrima spontanea ma nemmeno fece in tempo a scendere fino alla guancia che mi asciugai l'occhio con la manica della felpa.
Ero consapevole che dovevo restare forte, se fosse stato per me già me ne sarei ritornata indietro.

Rachel's chapter;
Chanel aveva provato a chiamarmi più volte ma non rispondevo, ero arrabbiata con lei, non mi aveva voluto dire niente. Quella sera andai al supermercato per comperare qualcosa a mia madre, così ritornai a casa a piedi.
Era quasi buio ma non del tutto, da lontano vidi una sagoma venire verso di me, all'inizio pensai che magari era solo una persona che camminava da quella parte ma poi capii che era una ragazza, Miley.

"ciao carina" mi fermò mentre masticava una ciuingam.

"mi chiamo Rachel, che vuoi?" in quel momento ero molto stressata e ci mancava solo questa a rompermi.

"non rivolgerti così con me" minacciò.

"vuoi dirmi qualcosa o posso andare?" chiesi ironicamente.

"dì alla tua amica di andarci piano con il mio ragazzo" mi guardò con occhi minacciosi continuando a masticare.

"se parli di Chanel, sappi che lei non è nemmeno qui, è partita.."

"appunto, è partita con il mio ragazzo, non lo sapevi?"

Ero rimasta a bocca aperta, avevo capito tutto, ecco perché non voleva dirmi niente, né il perché né per quanto tempo. Ma la domanda che mi ponevo era: perché con lui?

"non lo sapevo.." dissi con voce bassa.
"scusami, devo andare" me ne andai sconvolta, con mille domande che mi giravano in testa, da Chanel non me lo sarei mai aspettata e la cosa più brutta è che l'avevo saputo da quella puttanella.

Justin's chapter;
Erano quasi le dieci di sera, Chanel dormiva già da un pezzo, non ha voluto cenare, nemmeno un po' d'acqua.
Ero seduto sul divano con Henry, era tutto buio, solo la tv faceva luce. Nessuno dei due parlava, eravamo concentrati sul programma.

"quando riprenderete il viaggio?" domandò interrompendo il silenzio.

"domani pomeriggio" risposi.

"e per la sera troverete qualche hotel?"

"credo di si, ce la caveremo"

"A Bieber non sfugge niente" ridacchiò ironizzando.

"lo puoi dire forte!" esclamai sempre ironizzando.

"con Miley?" ecco la domanda che più odiavo, la maggior parte delle persone chiede di lei o, meglio, di noi come se fossimo fidanzati.

"non stiamo insieme ma se volevi sapere solo come stava.. sta bene" ci tenevo sempre a precisare e a spiegare le cose come stavano davvero.

"scusa brò, non lo sapevo dato che.."

"si lo so, basta con questa storia" lo interruppi, sapevo già cosa stava per dire: '..dato che te la porti a letto',
si è vero che me la porto a letto ma questo non vuol dire che siamo fidanzati, non possono definirci una coppia, lei è una che si monta troppo, le voglio bene ma deve levarsi dalla testa che stiamo insieme.

"scusami ancora.."
"Chanel è una bella ragazza, ci hai già provato?" continuò Henry.

"si è una bella ragazza.. ma non voglio provarci, è strano ma non mi sento fisicamente attratto da lei" ammisi poi io.

"sei sempre il solito Bieber, non imparerai mai"

"so che sbaglio ma sono così, non posso farci niente" mi alzai dal divano e, dopo che lo salutai dandogli la buonanotte, andai nella mia stanza e mi sdraiai sul letto.
Domani sarà una giornata faticosa, chiusi gli occhi e mi addormentai.


                                 Will you stay the same? 
_______________________________________________
In the next chapter: 
"Non me l'aspettavo, la sua mano sulla mia intendo,
il tempo si era fermato per me, 
non sentivo altro cje la sua mano fredda sulla mia."
 

__________________________

Spazio autrice; 
Slave bellezze, scusate il ritardo ma ho voluto aspettare per la sesta e ultima recensione 
che, purtroppo, non è arrivata. 
Mi sono lo stesso presa del tempo per aggiornare, solo perchè siete sempre dolci, aaw. 
Per ora sto leggendo un libro meraviglioso, non so se l'avete mai letto o 
almeno sentito dire, si chiama "Non ti vorrei". 
L'originale sarebbe in lungua inglese ma fortunatamente l'ho trovato nell'edizione italiana. 
Ho una mezza idea, dopo che finirò questa storia o, ancora meglio, 
contemporaneamente, vorrei postare anche quella storia a capitolo a capitolo 
per farla leggere anche a voi. 
E' bellissima, vi appassionerà di sicuro. 

Se siete d'accordo vorrei postare un po' il prologo ma solo dopo 
il dodicesimo capitolo di questa storia. 
Datemi la vostra opinione per messaggio su EFP o se volete anche in una recensione insieme a quello che pensate realmente di questo capitolo. 
Aggiornerò dolo almeno sette recensioni. 
GRAZIE A TUTTI! :) 

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Capitolo 10
*** eighth chapter. ***


EIGHTH CHAPTER.

Chanel's chapter;
La mattina dopo Justin mi svegliò alle sette e dopo una rinfrescata lasciammo l'hotel per ripartire.

"con la macchina quando arriveremo?" chiesi salendo.

"non lo so, basta che arriviamo" rispose ancora un po' acido.

"mi dispiace per ieri sera, Bieber"

"nemmeno Miley mi chiama con il mio nome, preferisco essere chiamato con il mio cognome, solo chi mi conosce bene e chi è più intimo a me può chiamarmi Justin" spiegò.

"beh, Miley è intima a te.." puntualizzai.

"non intendevo in quel senso, e poi tu come lo sai?"

"voce che girano.." Era vero, ma l'avevo visto anch'io quella volta che con Rachel andammo a spiare dalla finestra. Adesso che ci pensavo, ricordavo anche la loro discussione e dicevano che Bieber doveva salvare il culo ad una persona e che se la sarebbe portata a letto, quella persona ero io, stavano parlando di me.

"ami davvero Miley?" domandai improvvisamente.

"non è una cosa che ti riguarda" rispose nervoso.

"ho sentito dire che la porti solo a letto"

"non si dovrebbe credere a quello che si sente in giro"

"si hai ragione, ma io ho visto come vi comportate tu e il tuo gruppo"

"cioè?" chiese ingenuo.

"ad esempio quello che è successo alla festa di Tony" lo guardai mentre lui guidava e fissava la strada.

"siamo superiori a voi, avreste dovuto capirlo" disse poi con aria da duro.

"non sai nemmeno quello che dici.."
"l'hai fatto per dispetto, poi quando te l'ho detto io l'hai raccolta e il tuo amichetto non credeva a quello che stavi facendo, non hai ceduto alle minacce di Tony ma con me si.." continuai più acida di prima dopo il suo silenzio.

Ancora qualche minuto di silenzio da parte sua e poi si accese un'altra sigaretta abbassando di poco il finestrino per far uscire il fumo.

Mi venne in mente Rachel, volevo sentirla, era arrabbiata con me ed io avevo un vuoto dentro che soltanto il suo perdono poteva colmare. Presi il telefono e digitai il suo numero, squillò un paio di volte dopodiché rispose la segreteria telefonica, feci un respiro profondo e posai il telefono sopra le mie gambe.

"non risponde il fidanzato?" cercava di essere simpatico quel momento era pessimo per esserlo.

"non sei simpatico, sai?"

Buttò il fumo dalla bocca e ancora una volta non ricevetti altro che il suo silenzio, magari perché non sapeva che dire.

"potresti buttare via quella sigaretta?" chiesi gentilmente cambiando del tutto discorso.

"a tre ore da qui abita un mio amico, potrà ospitarci per una notte" e cambiò anche lui discorso, come se non volesse continuare i miei.

"d'accordo, ma potresti buttarla per favore?"

Di colpo fermò la macchina e accostò in un lato in modo che le auto di dietro potessero passare, scese e dopo che butto la sigaretta per terra la calpestò saltandoci sopra con i piedi, salì in auto e ripartì senza dire una sola parola.

"tu sei pazzo" dissi guardandolo incredula.

"qui la pazza sei tu.."

"non ti permetto di parlarmi così" cominciai ad alzare il tono di voce.

"il tuo problema è che vuoi comandare troppo, a me non devi dire quello che devo fare" e spinse sull'acceleratore.

Adesso ero io a tacere, pensavo a molte cose e l'ultimo mio problema, qui, era lui.
Pensavo a Lisa e Daniele, è incredibile perdere due genitori, sia quelli veri che quelli che mi hanno adottata.
Pensavo a come potevano stare, perché io stavo male e loro di più. Sapevo poco di questa storia ma forse Justin qualcosa la sapeva.

"precisamente, da chi mi stai portando?" domandai dunque ancora fredda per la discussione di prima.

"in California, da tua zia" rispose senza giri di parole.

"m-mia zia?" balbettai.

"si, non lo sapevi?"

"se te l'ho chiesto ci sarà un motivo.."
"questa signora com'e mia zia?"
continuai.

"non lo so, ti racconterà tutto lei"

Avevo una zia e non lo sapevo, ero molto curiosa di farmi raccontare tutto ma purtroppo Justin in realtà sapeva ben poco e dovevo aspettare. Provai più volte a chiamare Rachel ma dopo mi arresi, era davvero molto arrabbiata con me ma io non avevo colpa e lei questo non lo sapeva.

Presi dunque il mio telefono un'altra volta e digitai il numero di Lisa, forse non poteva rispondermi o forse non aveva più nemmeno il cellulare perché aveva la segreteria telefonica, penso che ce l'avesse spento.

Anche Justin prese il cellulare e digitò un numero, poi lo mise all'orecchio e attese.

Justin's chapter;
Stavo chiamando Henry, un mio amico d'infanzia, per chiedergli se potevamo restare una notte nel suo albergo a Chicago. Dopo decisi di chiamare anche Miley per sapere come stavano.

"ehi bellezza, sono Justin, che fate?"

"Justiiin!" esclamò lei.
"niente di che, mi manchi" continuò con tono più basso.

"anche tu mi manchi" dissi mentre guardavo Chanel che fissava l'altro lato della strada.

"dove sei per ora?" chiese Miley.

"stiamo andando da Henry, ci ospiterà per una notte"

"te la sei già portata a letto quella? o aspetti stanotte?" ridacchiò al telefono.

"smettila Miley"

"Bieber, non farmi arrabbiare"

"adesso basta, ti richiamo, ciao" e staccai la chiamata, acido, freddo e stanco.

Avevo le idee confuse, Miley sperava che io scegliessi solo lei tra tutte le altre ragazze ma in realtà non ero innamorato di lei, non lo sono mai stato, la considero solo un'amica molto intima, le voglio bene ma niente di più e niente di meno. In quel momento dovevo solo pensare al viaggio e a portare Chanel a destinazione in California proteggendola. Avevo bisogno di quei soldi per andare a trovare mia madre.

"tutto apposto?" domandò Chanel.

"che razza di domanda è?" Mi guardò in un modo strano, come se quella domanda era normale.
Per me non lo era, era da un po' che nessuno mi chiedeva come stavo o se era tutto apposto, non pensavo che a qualcuno interessasse.

"volevo solo sapere come stai, scusa.."
"..incredibile"
mormorò dopo guardando dall'altra parte.

Dopo qualche secondo di silenzio da parte mia, capii che c'era davvero rimasta male. Dentro di me sentivo che dovevo fare qualcosa, quando la guardavo sentivo come se avevo bisogno di qualcuno che mi salvasse.
La guardavo e sentivo come se qualcuno doveva tirarmi fuori da quella personalità, ero intrappolato nel buio.

"è da un po' che nessuno me lo chiedeva.." cominciai. Purtroppo ricevetti solo il suo silenzio ma stava ascoltando.
"non è tutto apposto.." continuai sperando in una sua risposta.

"l'avevo capito dal primo giorno che t'ho visto" disse voltandosi di poco.

"che vuoi dire?"

"non sorridi mai, ma hai mai provato qualche sentimento?" credo stesse ironizzando, mi guardò come se stesse per ridere.

"sono un essere umano.." la guardai un attimo con un mezzo sorriso.

Mi sentivo tranquillo e non credevo che in quel periodo potessi riuscirci.
"scusa se ti ho risposto male" dissi poi.

"uno dei Badboys mi ha chiesto scusa, dovrò farci l'abitudine?" ridacchiò fissandomi.

"credo di no" mi scappò una piccola risata, non potevo crederci, nemmeno i miei amici o Miley erano riusciti a farmi scappare una piccola risata, soprattutto in una situazione così.

Chanel ci era riuscita, non so come, non so perché ma ci era riuscita. 


U smile,
            I smile.

______________________________________________________

Spazio autrice; 
Savle bellezza, come state? 
il capitolo è un po' in ritardo, vero? mi dispiace avrvi fatto aspettare. 
Spero che vi sia comunque piaciuto e se volete farmi leggere una vostra storia 
oppure un vostro capitolo in particolare basta che mi mandate un messaggio su EFP 
con oggetto: ci sono anch'io! 
il messaggio verrà letto subito, promesso. 
Ricordatevi, per chi non l'avesse visto, che ho postato il trailer su youtube 
 http://www.youtube.com/watch?v=z0v1ORxE7w8 <----- 
Andatelo a guardare, mi farebbe molto piacere. 
Aggiornerò sicuramente sopo sei recensioni. 
GRAZIE A TUTTI! :)

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Capitolo 11
*** tenth chapter. ***


TENTH CHAPTER. 

Chanel's chapter;
La mattina dopo mi svegliai molto presto, mi alzai e andai in bagno a rinfrescarmi.
Justin e Henry ancora dormivano così decisi di preparare la colazione, riscaldai un po' di latte e lo misi nelle tazze sul tavolo con i biscotti. Non aspettai loro, dopo aver bevuto il mio latte mi sdraiai sul divano e accesi la televisione.

Sentii la porta di una stanza aprirsi, qualcuno si era svegliato.
"Chanel?" mi chiamò Henry ancora assonnato.

"buongiorno, mi sono svegliata prima e ho preparato la colazione. È lì sul tavolo" lo informai.

"sei gentile, grazie mille" e andò a sedersi al tavolo.
Dopo che finì di bere si alzò e venne a sedersi sul divano, io mi sedetti per fargli spazio.

"dormito bene?" mi chiese gentilmente.

"si, grazie" sorrisi.

"come ti trovi con Justin?"

"non andiamo molto d'accordo.." risposi sinceramente.

"lui è così, sembra cattivo ma infondo ha un cuore d'oro" fece un sorriso.

Sapevo in una parte di me che aveva ragione, era un suo amico, lo conosceva da tanto e non potevo fare altro che crederci anche se non ero molto convinta.

"dovrò imparare a conoscerlo meglio"

"sono sicuro che andrete d'accordo"

Sentimmo la porta aprirsi, sicuramente era Justin che si era svegliato.
"buongiorno" disse guardando la tazza di latte sul tavolo.

"buongiorno amico, Chanel ha preparato la colazione" lo informò Henry indicando la cucina. 

Justin mi guardò quasi con gli occhi storti ma sono sicura che era solo una mia impressione.
"non ho fame, vado a darmi una rinfrescata" ed entrò in bagno.

Io e Henry ci guardammo, poi lui si alzò e mise il latte nel frigo conservando anche i biscotti.
"non ti offendere, non mangia quasi mai la mattina" lo giustificò.

"si, tranquillo" feci un mezzo sorriso falso per poi riprendere a guardare la televisione.

Justin uscì dal bagno, subito dopo andò in camera sua a cambiarsi i vestiti e quando finì si sedette sulla poltroncina accanto al divano.

"ragazzi, vi va di uscire un po' per visitare Chicago?" ci chiese Henry.

"amico, non viaggiamo per visitare le varie città" rispose maleducato Justin.

Io lo guardai con occhi storti ma lui mon degnava di uno sguardo, né a me né a Henry.
Quella mattina era molto nervoso ma ciò non voleva dire che doveva trattare male le persone.

"no Henry, grazie lo stesso" risposi io in un modo più gentile.

"beh, io esco, ho delle cose da fare.." Henry prese le sue cose e uscì dalla porta, si vedeva che ci era rimasto male.

"ma cosa ti prende?" domandai alzandomi, quasi urlando, a Justin.

"sono nervoso.." disse a voce bassa senza guardarmi.

"questo si era capito"
"senti, non trattare male le persone solo perché ti manca Miley o solo perché non ti risponde al telefono.."
continuai ipotizzando dopo il suo silenzio, e mi risedetti.

"non mi manca e non ho nemmeno provato a chiamarla, smettila" minacciò serrando la mscella, stavolta però mi guardò. Si alzò nervoso dirigendosi nella stanza.

"Bieber!" esclamai fermandolo.

"che vuoi?" si girò.

"abbiamo una discussione in sospeso"

"non so di cosa parli" disse ingenuo.

"della lettera che ti diede mio padre, cosa c'era scritto?" domandai rinfrescandogli la memoria.

"non ho la lettera con me, mi dispiace.." e se ne andò, senza darmi spiegazioni.
In realtà le scuse non erano reali, c'era qualcosa sotto e dovevo scoprire il motivo per cui era così tanto nervoso. Il pomeriggio stesso salutammo Henry per ripartire.

"grazie mille, ci vediamo" salutò Justin.

"ciao Henry, grazie" gli diedi un abbraccio ed entrai in ascensore.

"ti raggiungo" mi disse Justin. Annuii con la testa e l'alscensore si chiuse per poi scendere.

Justin's chapter;
"Chanel ti ha detto qualcosa di strano o importante?" domandai a Henry sospettando qualcosa.

"no Justin, nulla.."
"ma posso dirti una cosa io?"
continuò senza darmi tempo di parlare.

"s-si, dimmi" balbettai.

"non trattarla male, è davvero una ragazza d'oro" mi sorrise e mi chiuse la porta in faccia dopo avermi salutato definitivamente.

Mi lasciò lì, con i miei pensieri. Riflettendo su quello che aveva detto scendo per raggiungerla.
Entrammo in macchina, lei digitò un numero ma evidentemente quella persona non rispose, posò il telefono sulle sue gambe e partimmo.

"che succede?" chiesi, la vedevo triste e decisi di mettere il mio nervosismo da parte per una volta.

"che t'importa?" rispose acida.

"ho solo chiesto" mi giustificai.

"non è bello quando qualcuno ti risponde male solo perché è nervoso per cose personali, vero?" mi fece notare dopo qualche secondo di silenzio.

"ma fai sempre così?" mi scappò una piccola risata.

"così come?" ma lei non rise affatto.

"hai la capacità di farmi capire come si sentono le altre persone quando faccio lo stronzo" spiegai con un mezzo sorriso guardando la strada.

"e spero di esserci riuscita"

"ci sei riuscita" misi la mia mano sopra la sua involontariamente, era calda, sentii come se il mio cuore, per un minimo secondo, mi diceva di non lasciarla più.

"ne sono contenta" mi prese la mano e me la mise sul volante.
"questa usala per guidare" ridacchiò, io la guardai per poi ritornare subito con lo sguardo sulla strada e ci scappò una risata a tutti e due.

Rideva, e quando lo faceva mi faceva dimenticare tutti i miei problemi perché io ridevo insieme a lei ed in quel momento credo che non ci sarebbe riuscito nessuno, non c'era cosa migliore.

Chanel's chapter;
Non me l'aspettavo, la sua mano sulla mia intendo, il tempo si era fermato per me, non sentivo altro che la sua mano fredda sulla mia.
Alla fine la situazione stava diventando imbarazzante e ho dovuto inventare qualcosa.

"posso chiederti una cosa?" domandai timidamente poi.

"certo, dimmi" m'incoraggiava.

"da quanto tempo stai con.." non riuscivo a finire la frase per timidezza e per paura di sembrare impicciona.

"con Miley intendi?"

Annuii e basta, sapevo che non era affare mio ma non so perché dovevo saperlo, avevo voglia di saperlo.

"io e lei non stiamo insieme, le voglio bene ma è solo un'amica.. e prima che tu mi domandi il perché me la porto a letto, è solo per passatempo" mi spiegò tranquillo.

Ma come facevo a credergli? eppure in un parte di me gli credevo, era sincero o almeno speravo che lo fosse.
Il nostro rapporto stava cambiando, da perfetti sconosciuti, da che ci odiavamo, ed ora sento come se ci stessimo avvicinando sempre di più.

"beh, io dovevo.."
Squillò il telefono di Justin che m'interruppe.

"scusami, rispondo un secondo" prese il telefono.

Justin's chapter;
Era Miley, in quel momento non avrei voluto risponderle ma le avevo detto che l'avrei chiamata invece l'avevo scordato.

"ehi" risposi.

"non mi hai più richiamata" rimproverò lei.

"scusami, avevo da fare"

"come stai, amore?" mi chiese dolcemente.
Adoravo quando diventava dolce ma, non so il motivo, in quel momento mi aveva irritato.

"b-bene e voi?" risposi senza interessami troppo.

"bene, ma che hai? quella ti ha fatto il lavaggio del cervello?"

"no Miley, adesso sto guidando, ti richiamo io"

"certo, come sempre.." disse sarcasticamente.
"fanculo Bieber" e mi staccò la chiamata.

Posai indifferente il telefono in tasca e dopo due secondi di riflessione tornai a me e Chanel.

"cosa mi dicevi?" cercavo di riprendere la discussione.

"n-niente, non volevo dirti niente"

Chanel's chapter;
In realtà volevo raccontargli la sera che io e Rachel spiammo dalla finestra, volevo domandargli una cosa molto importante ma non ce la feci, avevo paura.

"sicura?" domandò dandomi un'altra possibilità.

"si, sicura" non ne avevo il coraggio, mi bloccavo.

Era quasi sera e quelle tre ore di puro silenzio in macchina mi stavano uccidendo, mi chiedevo dove eravamo diretti in quel momento.

"dove staremo questa sera?" chiesi dunque.

"in una piccola città di Chicago, ma ti dovrai accontentare di dormire in macchina"

"perché?"

"i soldi ci servono per quando andremo nelle grandi città, domani saremo già arrivati in Kansas" m'informò prendendo il pacchetto di sigarette e l'accendino.

"precisamente, in quale parte della California siamo diretti?"

"a Los Angeles"

"mia zia sta lì? davvero?" chiesi retoricamente eccitata.

"a quanto pare si" e si accese la sigaretta continuando a guidare.

"quando ero piccola sognavo di andare lì, Lisa mi fece una promessa.." dissi ricordando i vecchi tempi.

"che promessa?" domandò curioso.

"che un giorno mi avrebbe fatto visitare tutta Los Angeles e poi io.." mi scappò una piccola risata.
"io pensavo che era la città degli angeli, pensavo di trovare anche i miei genitori reali, ecco perché era il mio sogno" e dopo quella piccola risata, mi scese una lacrima involontariamente.

Non volevo farmi vedere debole da Justin così asciugai la lacrima con la manica del maglione e sorrisi leggermente.

Lui aprì il finestrino e buttò la sigaretta, questo non me l'aspettavo davvero.
"ehi, è tutto apposto, sta' tranquilla" sussurrò poi guardando la strada.

"non mi sono mai illusa che era tutto apposto perché non lo è, ed io purtroppo non posso fare a meno di notarlo" dissi quasi singhiozzando.

"non sei sola, ricordalo" e mi mise di nuovo la sua mano sopra la mia.

Mi vennero i brividi lungo la schiena ma sono sicura che non era il freddo. 
Sentivo il mio cuore che batteva ancora più forte e l'ansia che si stava quasi impossessando di me, mi sentivo al sicuro anche solo per quell'istante ed in effetti lui mi dava sicurezza, più di quanto ne avevo bisogno.
 


Lately I’ve been thinking, 
                 thinkin’ ’bout what we had.

________________________________________________
Spazio autrice; 
Saalve bellezzze. 
Intanto vorrei dirvi grazie a TUTTE, per le visite per le recensio e per i complimenti, siete dolcissime. 
Ho aggiornato prima anche se le rensioni del capitolo precedente non erano abbastanza. 
Questo capitolo è più lungo ma spero che lo leggerete a maggior ragione. 
Riguardo quella storia "Non ti vorrei" ho preso una decisione e 
sicuramente la prossima settimana comincerò a postare 
il prologo e forse anche il primo capitolo. 

Il prossimo capitolo lo posterò dopo almeno sei recensioni. 
GRAZIE A TUTTI! :) 

 

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Capitolo 12
*** eleventh chapter. ***


ELEVENTH CHAPTER.

Quando arrivammo in Kansas Justin parcheggiò la macchina in un posto nascosto, dietro degli alberi, a qualche minuto dalla città.

"sono ancora le sette, vuoi stare qua fino a domani mattina?" ridacchiò.

"no, assolutamente" risi io.

Lui scese dalla macchina, fece il giro dal mio lato e mi aprì lo sportello. 
"prego signorina" disse con aria da cavaliere facendo un piccolo inchino.

Io scesi dall'auto e mi scappò una piccola risata seguita dalla sua. 
Quella dolce, sicura, affascinante, contagiosa risata che aveva.

Cominciammo a camminare ed osservare la città, c'erano persone che si abbracciavano, persone che correvano, bambini che giocavano e un gruppetto, che non feci a meno di notare, che fumava e beveva.
I ragazzi erano cinque o sei, non ricordo molto bene, e poi c'erano tre ragazze, quelle le ricordo perfettamente; avevano una maglietta scollatissima nonostante il freddo, pantaloncini con sotto collant bucati alla moda e ovviamente non potevano mancare le scarpe con il tacco.
Bieber li guardava interessato, anche il suo gruppo era così, credo che avesse un po' di nostalgia.
Ci sedemmo in una panchina, l'unica libera, quasi di fronte a loro.

"non li fissare" dissi io notando che Justin guardava ininterrottamente quel gruppo.

"non li sto fissando" nascose l'evidenza.
"sei solo gelosa" mi guardò poi soddisfatto. 

"gelosa? e di che?"

"che guardo quelle ragazze" ridacchiò lui.

"cosa? ma sei scemo?" spalancai gli occhi, provavo anche vergogna, non ero affatto gelosa, figuriamoci..
poi di Bieber! no.

"sto scherzando, dai" rise lui.
"li guardavo perché quel ragazzo mi ricorda qualcuno.." ammise riflettendo dopo il mio silenzio di imbarazzo.

"anche lui ti fissa.." notai guardandolo per poi girarmi di scatto.
Quel gruppo mi faceva abbastanza paura, erano come i 'Badboys' ma a differenza loro mi facevano molta più paura.

"meglio andarcene da qua.." proposi alzandomi lentamente.

"no, siediti" Bieber mi prese il braccio e con forza mi fece risedere accanto a lui, stavolta più vicino.
"ho capito chi è.." disse dopo.

"chi è?" domandai curiosa.

"quando avevo dodici anni ero una peste.."

"anche ora s'è per questo" lo interruppi involontariamente io.
"scusami" ripresi dopo il suo sguardo storto.

"..un giorno mia madre mi portò a giocare a calcio, una piccola partita che si organizza sempre nella mia città natale, a fine partita la mia squadra aveva vinto per merito mio, il goal finale non è una cosa da poco.. si avvicinò un ragazzino più alto di me e mi minacciò" raccontò lui.

"che ti disse?" chiesi ancora più curiosa.

"non permetterti più a giocare, se lo farai.." cominciò citando quelle parole con aria da duro.
"..perderai la cosa più importante della tua vita" non potevo vederlo in quelle condizioni, provavo un dispiacere assurdo. "la cosa più brutta è che indicò mia madre.." aggiunse a testa bassa.

"un ragazzino di dodici anni ti aveva minacciato così?" chiesi incredula.

"aveva sedici anni, era il capo della squadra avversaria" spiegò lui.

"non lo avrebbe mai fatto" dissi con certezza.

"non lo so, ma avevo paura.. il calcio era l'unica cosa che m'importava dopo la morte di mio padre e lui mi ha distrutto" serrò la mascella guardandolo con occhi storti, per fortuna il ragazzo non guardava più, parlava con il suo gruppo.

"mi dispiace, sta tranquillo ok? meglio andarcene da qui" mi alzai e lui mi seguì togliendo lo sguardo da quel gruppo.

Ci andammo a sedere in una panchina dalla' altra parte.
"grazie Chanel" disse rompendo il silenzio.

"di cosa?"

"se non ci fossi stata tu, sarei andato da quello a prenderlo a schiaffi"

"smettila, è quattro anni più grande di te e sicuramente anche più forte" ipotizzai scatenando in Justin una forte invidia.

"se mi provochi così vado da lui e ti faccio vedere"

"non ti sto provocando, smettila" rimproverai.

"vuoi qualcosa da bere?" ridacchiò cambiando discussione e indicando un piccolo bar davanti a noi.

"un bottiglietta d'acqua, ho tanta sete" risposi facendo un mezzo sorriso.

Annuì, si alzò ed entrò nel bar.
Forse era solo quel momento ma quando parlavo con lui mi sentivo bene, con tutti quei problemi che avevo era difficile che mi scappasse una risata, ma lui ci riusciva.

A quanto avevo capito la sua vita non è stata rosa e fiori e infondo l'avevo già capito da come si comportava, l'avevo capito dalla prima volta che l'ho visto, aveva bisogno di affetto, di qualche risata e di qualcosa che le avrebbe cambiato la vita. Lo capisco perché anch'io ne ho bisogno ma sicuramente mi è andata meglio di lui.

Sentii che qualcuno era dietro di me, non volevo allarmarmi dunque mi girai tranquillamente.
Vidi un ragazzo molto alto, con la giacca nera di pelle e i capelli portati in su che mi fissava a cinque centimetri dietro di me.

"ciao bambola" esordì facendomi l'occhiolino.

"ehi" risposi acida indifferente e mi rigirai, era il ragazzo di quel gruppo, avevo una paura tremenda, non vedevo l'ora che arrivasse Justin. 
Speravo solo che non mi rivolgesse più la parola ma invece si sedette proprio vicino a me allungando il braccio dietro le mie spalle ma io mi allontanai finché la panchina poteva permettermelo.

"cosa ci fa una bella ragazza come te qui, tutta sola?" cominciò a parlare lui, ed a me cominciava a salire l'ansia e il cuore batteva più forte.

"non sono sola" risposi timidamente stavolta.

"non aver paura" si avvicinò facendo un mezzo sorriso, ma a me non dava sicurezza.

Mi alzai di scatto per impedirgli di avvicinarsi ancora di più e feci tre passi avanti agitata, sperando ancora che mi lasciasse stare e guardando la porta del bar per aspettare che uscisse Justin. Ma ancora niente.
Dopo qualche secondo il ragazzo mi prese da dietro dai fianchi, ed è lì che temevo il peggio per me.

"vuoi scappare?" mi sussurrò nell'orecchio con quel mezzo sorriso che non riusciva a levarlo da quella faccia, mi metteva ancora più agitazione facendo così. Mi scollai immediatamente da lui ma stavolta lo guardai in faccia.
Nei suoi occhi vedevo il pericolo.

"lasciami in pace" dissi poi facendo due passi indietro.
"che vuoi da me? non ti conosco" continuai.

"voglio solo fare amicizia, vieni con me" mise la mano davanti per incitarmi ad andare e fece un passo verso di me.

"non avvicinarti!" esclamai.
E proprio in quel preciso istante Justin mi prese il braccio da dietro e mi allontanò di più.

"Kevin!" lo chiamò per nome serrando la mascella.
Lo conosceva, era quel ragazzo sedicenne che le aveva impedito di giocare a calcio e lo aveva addirittura minacciato.

"ma guarda chi c'è, Justin Bieber" fece il finto stupito mettendosi le mani in tasca ed alzando le sopracciglia.

"lasciala in pace, non toccarla" ordinò Justin puntando il dito verso di lui.

"sai che non ti conviene metterti contro di me" gli ricordò.
"che ci fai da queste parti?" continuò cambiando discorso.

"non sono affari tuoi" si avvicinò di poco Bieber.

Io mi misi quasi davanti a lui e lo fermai guardandolo storto.
"andiamocene, lascialo stare" dissi poi.

"senti la tua ragazza? lasciami stare" ironizzò in modo sgradevole.

"non è la mia ragazza" smentì lui.

Io lo guardai sperando che i nostri sguardi si incrociassero ma quella situazione stava diventando pesante e Bieber non smetteva di fissare minacciosamente Kevin.

"allora lasciala a me" propose sgradevolmente con un messo sorriso finto.

"te ne devi andare sennò.." minacciò Justin.
"andiamocene noi, ti prego" lo interruppi.

Kevin scoppiò in una risata finta. Noi ce ne andammo per i fatti nostri.
"non finisce qua, Bieber" urlò Kevin quando finì di ridere. 
Lui girò la testa per guardarlo storto un'ultima volta e poi aumentò il passo ed io lo affiancai fino a che arrivammo in macchina.

"mi dispiace, non voglio cacciarti nei guai" si scusò lui appena entrati in auto dopo qualche minuto di silenzio.

"finché mi proteggerai, non mi potrai cacciare nei guai"

"vuoi che ti abbassi lo schienale? hai sonno?" chiese cambiando discorso.

"si grazie, io prendo la coperta nel cofano" così uscii e la presi.

C'era molto freddo, ma l'indomani dovevamo ripartire e avevamo bisogno di dormire anche se la macchina era molto scomoda. Ripensavo a quello che era successo prima, avevo paura che Kevin sarebbe ritornato e non vedevo l'ora di arrivare in California dove sarei stata completamente al sicuro. 
 


As long as you protect me, 
                      you can't kick me in trouble. 

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Spazio Autrice; 
Salve bellezze, ecco qui il capitolo come promesso anche se dopo cinque recensioni. 
Questo capitolo è molto importante, Kevin saraà un personaggio molto importante in seguito 
ma credo non sia il caso di anticipare le cose lol. 
Comunque, all'inizio credevo di non volerlo fare perchè volevo lascarvi libere 
di immaginare i personaggi ma adesso ho deciso di postare le foto 
di almeno i personaggi più importanti. 
Credo sia una cosa carina:3
PS. Justin sapete già chi è quindi è inutile postarlo. 

 

LEI E' CHANEL, LA NOSTRA PROTAGONISTA. 


LEI E' RACHEL, LA MIGLIORE AMICA DI CHANEL. 


LUI E' KEVIN. 

 

Il prossimo capitolo lo posterò dopo almeno sette recensioni.
GRAZIE A TUTTI! :)

 

 

 

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Capitolo 12
*** twelfth chapter. /you were kissing me? ***


TWELFTH CHAPTER.

Decidemmo finalmente di prendere il treno per Houston, dove, diceva Justin, ci sarebbe stata una persona che poteva ospitarci un paio di giorni.

Dopo quelle infinite ore sul treno arrivammo alla stazione, l'auto di Bieber la lasciammo nei parcheggi della stazione del Kansas, lui non voleva ma alla fine si convinse. Chiamammo un taxi che arrivò dopo cinque minuti e salimmo.

"ci porti alle ville, per favore" informò all'autista, lui annuì.

"alle ville?" chiesi sottovoce a Justin.

"lì abita una mia amica, potrà ospitarci nella sua villa" rispose guardando attentamente la strada nonostante eravamo seduti nei sedili posteriori.

"ooh capisco" dissi, ma senza ricevere risposta.

Dopo qualche minuto arrivammo finalmente a destinazione, pagammo l'autista e scendemmo. 
Quel posto era incredibile, c'erano si e no venti ville molto grandi.

"woow!" esclamai meravigliata, eravamo rimasti imbambolati.

"cerchiamo la villa numero 8, se non mi sbaglio dovrebbe essere quella giù in fondo" indicò con il dito.
Così cominciammo a camminare.

Quella villa era enorme, all'esterno c'era un giardino immenso e a lato una grande piscina rettangolare con attorno poche sedie sdraio e dei tavolini bassi con sedie.

Arrivammo davanti alla porta principale e ci aprì una giovane ragazza con capelli lunghi, con occhi castani e un sorriso smagliante.

"Kate!" esclamò urlando e sorridendo appena aprì la porta.

"Bieber!" ricambiò lei gettandosi tra le sue braccia.

Il mio era un momento di imbarazzo.
"lei è Chanel" mi presentò dopo.

"molto piacere, entrate" ci invitò.

Se fuori era immenso allora potete immaginare dentro..
Appena entrata vidi una stanza gigantesca dove c'era una scalinata che portava al piano di sopra, un grande lampadario al centro e un tappeto decorato rosso. A destra si entrava in cucina dove c'era il cuoco mentre a sinistra c'era il salone che era la stanza più grande della villa, oltre alla camera da letto di Kate.
Sopra, invece, c'erano due sale da gioco, quattro camere e due sale da bagno di cui una veniva usata da Kate e l'altra dalle tre cameriere e dagli ospiti. Insomma, Kate era una ragazza viziata e ricca che viveva senza genitori.
"adesso vi accompagno nelle vostre camere" disse lei dopo averci fatto fare un tour della casa.

"questa è tua, Chanel" e aprì la porta di una stanza. Dopo averla ringraziata entrai, non era molto grande ma c'era comunque abbastanza spazio. Il letto aveva delle coperte rosa e fucsia come le pareti, accanto al letto c'era un comodino di legno. 
Presi il caricabatterie dell'IPhone, lo misi in carica e mi sdraiai sul letto per un paio di minuti.

Justin's chapter;
Kate è una mia amica d'infanzia nonostante è un anno più grande di me.
Suo padre conosceva mio padre, giocavano a calcio insieme ed a ogni partita ci sedevamo vicini, scherzavamo, parlavamo, giocavamo.. Lei adesso ha diciannove anni, i suoi genitori abitano in Germania e lei è originaria di lì.

"ecco, questa è la tua" aprì la porta e sorrise.

"grazie mille"

"sistemati, poi chiama la tua ragazza e scendete a cena"

"no, senti.. lei non è la mia ragazza" puntualizzai.

"oddio, non lo sapevo, scusami" disse pentita.

"tranquilla" sorrisi per non farla sentire a disagio.

"allora tra mezz'oretta scendete" raccomandò con un altro sorriso.

Io annuii, aspettai che si allontanasse ed entrai in camera.
Non so perché tutti pensavano che fosse la mia ragazza, non dico che non c'è alcuna possibilità che io stia con lei, è solo che non è il mio tipo. Il mio telefono squillò, mandando via i miei pensieri.

"pronto?" decisi di rispondere, era Miley.

"devo chiamarti sempre io, no?"

"scusami.." in realtà non mi dispiaceva affatto, in quel periodo era solo un peso.

"te la stai proprio spassando con quella" provocò.

"Miley, ti prego.."

"sta' attento Bieber"

"smettila, sono stufo, ciao"
Staccai la chiamata, non ne potevo proprio più, meno la sentivo e meglio era.
Passato un quarto d'ora andai nella camera di Chanel per avvisarla della cena e scendere insieme.

Bussai prima di entrare.
"si?" urlò dall'altro lato della porta.

"sono Justin, posso?" urlai altrettanto.

"si, entra"

Aprii la porta ed andai verso il letto dove era seduta a gambe incrociate con il telefono in mano.
"la cena è pronta" la informai.

Lei annuì.
"che fai?" cambiai discorso.

"nulla, sento freddo" disse senza guardarmi.

"credo che arriverà un temporale"

"spero di no.."

"hai paura dei tuoni?" ridacchiai con le mani nelle tasche della felpa.

"ma no.." rispose insicura.

"non ci credo" riddacchiai ancora prendendola in giro, ma scherzando.

Lei mi guardò con occhi storti per poi fare un sorriso.
Sì, il suo sorriso, quello sì che mi trasmetteva sicurezza, gioia ed un sentimento che mi colpiva dritto al cuore ma che non sapevo ancora di quale stessi parlando.

"Chanel.." diventai serio.
"tu credi che due persone completamente diverse possano piacersi?" si lo so, era una domanda stupida ma sentivo di farla.

"dipende quanto si è forti, e non sto parlando di muscoli" fu la sua risposta, più che sincera direi.

"io e te siamo diversi?" azzardai a chiedere.

"si, molto.." rispose ancora con sincerità.

"ed io sono forte abbastanza?"

"non so dove vuoi arrivare ma questa conversazione sta diventando abbastanza strana.." si alzò agitata ed andò verso la porta ma io la bloccai prendendo la sua mano e lei si girò di colpo.

Non eravamo molto vicini ma lo eravamo al tal punto di leggere nei nostri occhi quello che provavamo.
Non ci riuscimmo.

"Kate ci starà aspettando.." esordì fissandomi ancora.
"meglio andare" levò lo sguardo da me ed uscì subito dalla stanza a testa bassa.
Io rimasi qualche secondo lì senza dire nulla ripensando ancora all'immagine incastrata nei suoi occhi,
aveva paura.
 


               you were kissing me?

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Spazio autrice; 
Salve ragazze, devo dirvi una cosa molto importante oggi. 
Vedo che alcune ragazze hanno abbandonato la mia fanfiction, 
insomma le recensioni del primo capitolo sono dieci 
mentre adesso ne ricevo si e no solo quattro.
Mi dispiace molto, ci rimango male quando vedo queste cose...
Forse non vi è piaciuta più? 
forse vi aspettavate qualche altra cosa? 
Vi giuro che io sto facendo quello che posso, 
ovviamente non posso accontentarvi tutte 
a me farebbe piacere se mi dareste qualche consiglio, preferibilmente per messaggi privati su EFP. 
Allora scrivetemi quello che vi aspetterete, l'oggetto dovrà essere: "consigli e aspettative" 
scrivetemi in tante, è una cosa molto carina da fare.
 

Un'ultima cosa, da questo capitolo in poi cercherò di dare dei titoli ai miei capitoli
come avrete già visto. 



 

LEI E' KATE. 

 

Aggiornerò sopo cinque o sei recensioni 
GRAZIE A TUTTI! :)

 

 

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