In a new world

di H o p i e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Chapter I ***
Capitolo 3: *** Chapter II ***
Capitolo 4: *** Chapter III ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non avrebbe mai creduto che le sarebbe accaduta una cosa del genere. Certo, sua madre era coreana mentre suo padre era americano, ma l’ultima cosa che si sarebbe aspettata era di trasferirsi in Corea del Sud.
Lì abitavano molti dei suoi parenti materni, alcuni che non aveva nemmeno mai incontrato. Era molto affezionata all’America. Lì aveva molti amici, un ragazzo di cui era innamorata sebbene quest’ultimo non la considerava minimamente e un’amica di cui si fidava ciecamente. Avrebbe dovuto separarsi da tutto ciò. Quindici anni vissuti in una modesta casa, in un continente desiderato dalla maggior parte della popolazione mondiale… tutto finito. Sapeva che, anche se si fosse ribellata, non avrebbe concluso niente. Era minorenne e quindi doveva stare al volere dei suoi genitori. Sarebbe stata dura, molto dura, ma ne avrebbe fatto l’abitudine. Inoltre sarebbe stata considerata come una semplice ragazza occidentale. Non aveva nessun tratto orientale, anzi… La fisionomia era quella di una tipica ragazza occidentale. Gli occhi erano, infatti, solo leggermente a mandorla, ma non così tanto da essere considerati asiatici. I capelli e gli occhi erano, invece, completamente neri.
Non l’avrebbe ammesso facilmente, ma l’idea di cambiare un po’ aria, anche se leggermente, non le dispiaceva, sebbene sapesse perfettamente di non saper nemmeno dire “ciao” in coreano. Era sempre stata una ragazza che si stancava quasi subito delle cose, infatti non ha mai avuto una vera e propria passione. Aveva provato con la danza, con il canto, ma nulla… Persino la musica in generale non l’attirava, anzi… ne faceva volentieri a meno.  
Così, il giorno della partenza, si presentò all’entrata della scuola per salutare i suoi compagni di classe e, in particolare, la sua migliore amica. Di sfuggita guardò il ragazzo di cui era innamorata, ma niente. Nemmeno questa volta la guardò. Solo più tardi si sarebbe accorta che quella di allora era solo una semplice cotta passeggera.
Cercò di non piangere nel salutare tutti, ma le riuscì molto difficile, infatti, non appena tutti si allontanarono, lei si voltò di spalle e una lacrima le rigò il viso. L’asciugò velocemente e tirò su col naso, poi si girò nuovamente e mosse le braccia a destra e a manca. Le sarebbero mancati. Tutti.
Durante il tragitto che distanziava il suo paese dall’aeroporto, mise gli auricolari alle orecchie e iniziò ad ascoltare la radio dal cellulare. Lo faceva davvero poche volte e il motivo era sempre il non voler pensare a qualcosa di triste o stressante, in questo caso l’imminente partenza. Non rimaneva quasi mai colpita dalla musica che trasmettevano, ma ad un tratto sentì l’inizio di un brano che, dall’inizio alla fine, le fece tenere gli occhi spalancati come due fari della luce. Cantavano una lingua a lei completamente sconosciuta, ma questo non le importava. Ci fu anche una parte rap che l’ammaliò. Quando la canzone finì quasi si sentì triste; pensò al fatto che non conosceva né il nome della band né il titolo della canzone. I pensieri però le si bloccarono a metà quando sentì pronunciare “Bangtan Boys”.

 
Il mio angolino
Annyeong :3 Sono nuova in questo fandom, di norma sono sempre (o quasi) su quello dei BIGBANG ^^ Ma questo non importa adesso ^^"
Ho deciso di intitolare la fanfiction "In a new world" per il semplice fatto che la protagonista si ritrovera' catapultata in una nuova realta'.
Lo so, e' davvero corto questo "capitolo". In realta' non e' un capitolo, non oso nemmeno chiamarlo cosi'. E' un semplice prologo, di quelli striminziti. Ho solo voluto presentare la protagonista :3 Per ora non vi dico chi sara' il protagonista maschile, meglio l'effetto sorpresa u___u
Grazie per aver letto!
 
Ji Yong


PS: Pubblicando il prologo mi sono resa conto che e' addirittura piu' corto di quando si riusciva a capire leggendolo da word. Mi scuso >_____<

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Capitolo 2
*** Chapter I ***


Il viaggio fu lungo e stancante, ma una volta arrivata all’aeroporto di Seoul non riuscì a trattenere l’entusiasmo. Era curiosa, dannatamente curiosa. Non vedeva l’ora di uscire per ammirare Seoul dall’esterno e, soprattutto, dal vivo. Aveva spesso guardato qualche immagine su internet e non ne era rimasta delusa. Sembrava la città che aveva sempre desiderato. Non che l’America non le piacesse, ma quel posto aveva qualcosa in più. Persino i visi le sembravano degni della sua ammirazione.
Dopo aver recuperato i bagagli, si diresse, impaziente, insieme ai suoi genitori verso l’uscita dell’aeroporto.
Si guardò intorno, ma era comunque solo all’esterno di un aeroporto, non poteva aspettarsi granché. Attese quindi che i suoi zii si facessero vedere.
Ad un tratto un ragazzo si avvicinò a sua madre e iniziò a scambiare con lei qualche parola in coreano. In quel momento pensò che non sarebbe mai riuscita a imparare quella lingua ai suoi occhi tanto complicata quanto bella.
«  Vincent, Chloe, venite. Sono arrivati! » disse Katia, la madre di Chloe, al marito e alla figlia.
La ragazza suppose che quel ragazzo fosse suo cugino 17enne, quello di cui sua madre le aveva parlato negli ultimi giorni. Non era per niente il suo tipo. Non solo perché era suo cugino, dopotutto era anche un bel ragazzo. Era alto e aveva le spalle larghe. Il suo viso era liscio e pulito, le labbra carnose, le ciglia lunghe al punto giusto e degli occhi con una bellissima forma a mandola. Ma per quanto potesse essere bello era troppo musone per i suoi gusti. Non l’aveva nemmeno salutata. Anche dopo essere entrata in auto l’aveva completamente ignorata. Si era limitato semplicemente a mettere gli auricolari alle orecchie e a guardare fuori dal finestrino.
Lei, da ragazza bassa che era, era capitata al centro, in mezzo tra suo padre e il ragazzo, mentre sua madre era seduta al fianco del marito. Ringraziò il fatto che l’auto fosse abbastanza spaziosa, infatti non avrebbe sopportato di trovarsi spiaccicata contro quello che avrebbe dovuto considerare suo cugino.
Sporse la testa verso l’MP3 del ragazzo, curiosa di cosa stesse ascoltando. Ciò che lesse la lasciò di stucco: Bangtan Boys.
Si trattava della stessa band che le era capitato di ascoltare in radio.
Moriva dalla voglia di chiedergli se potesse ascoltare musica insieme a lui, ma sia perché temeva che non l’avrebbe capita sia perché temeva che le avrebbe detto di no, si stette zitta, cercando di trattenere, ancora una volta, la curiosità.
Di tanto in tanto suo zio le faceva qualche domanda in un inglese che Chloe considerava ancora inesistente e cercò di rispondere lentamente e scandendo bene le parole, ma la maggior parte delle volte sua madre dovette fare da interprete.
Suo padre invece non spiccicò parola, pentendosi di non aver dato ascolto alla moglie, la quale gli consigliò di iniziare a prender parte ad un corso di coreano.
Poco dopo arrivarono a casa.
Agli occhi di Chloe parve stupenda. Era una villa di forma rettangolare con delle grandi vetrate al posto delle finestre. Al retro dell’abitazione si trovava una piscina di forma esagonale, formata da piastrelle azzurre.
Una volta entrata quasi si dimenticò di togliere le scarpe dato che rimase incantata nel vedere l’arredamento. Era completamente bianco, con il parquet e qualche mobile di legno di noce. Una scala portava al piano superiore dove si trovavano le camere da letto.
La casa era completamente, o almeno al piano inferiore, senza porte e Chloe riusciva a intravedere com’erano le altre stanze. Riuscì persino ad intravedere un pianoforte nero lucido in una delle stanze a destra.
Sua zia e suo cugino si scambiarono qualche parola e, in seguito, il ragazzo si voltò verso di lei.
« Vieni, ti mostro la tua camera.  » le disse il ragazzo con un accento inglese assolutamente perfetto prima di strapparle la valigia dalle mani e si dirigersi al piano superiore.
Chloe lo seguì timidamente, sentendosi quasi di disturbo. Ad un tratto il ragazzo entrò in una delle camere da letto, posò la valigia a terra e si voltò verso di lei.
« Dormirai qui. Se hai bisogno di qualcosa… » terminò così la frase, lasciando intendere che avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa che le servisse. Chloe scosse la testa e, invece, si presentò cercando così di rompere il ghiaccio.
« Io mi chiamo Chloe comunque. »
« Certo, lo so. » rispose invece lui come se avesse sentito pronunciare quel nome almeno mille volte. Notò che la cugina aspettava una risposta, quindi si affrettò a rispondere « Io sono Hyun Woo. »
Poi, come se  volesse ignorarla, le passò di fianco e, tranquillamente e senza aspettarla, scese le scale e si diresse dagli altri.
La prima cosa che Chloe pensò fu che probabilmente non gli andava molto a genio. Voleva chiedergli qualcosa riguardo a quei “Bangtan Boys”, ma proprio a causa di questa situazione evitò di farlo. Inoltre c’era da ammettere che era rimasta anche un po’ delusa. Sua madre non aveva fatto che parlare di questo suo fantomatico cugino per tutto il tempo e si era fatta una strana idea di lui. Aveva creduto che si sarebbe innamorata vivendo così uno di quegli amori illeciti tra due persone dello stesso sangue che leggeva nei romanzi d’amore. Invece quell’Hyun Woo cominciava anche un po’ ad infastidirla. Non aveva fatto niente di male eppure la trattava come fosse completamente invisibile.
Diede una breve occhiata alla stanza. Non le sembrava una semplice stanza degli ospiti, era come se sua zia l’avesse appositamente arredata per lei. Le pareti erano di color violetto e quasi tutto l’arredamento era di quel colore, fatta eccezione per le lenzuola e le tende che erano color rosa cipria. Non poteva essere sicura che quella stanza fosse fatta così per lei, ma anche fosse non le sarebbe piaciuta. Chloe tollerava il color violetto/lilla, ma il rosa lo detestava. Ovviamente però sua zia non avrebbe potuto saperlo e l’ultima cosa che avrebbe voluto fare era proprio quella di andare a lamentarsi per il colore delle lenzuola della sua camera da letto.
Scese le scale e, seguendo le voci dei suoi parenti, arrivò in sala pranzo. Sua zia stava preparando qualcosa di veloce per farli mangiare dopo il lungo viaggio, anche se, nonostante la fame, Chloe avrebbe preferito andare a dormire. Lì in Corea era ora di pranzo, le 14:00 precisamente. In America però sarebbero dovute essere le 21:00.
Aveva molto sonno dopo il lungo viaggio, inoltre la differenza d’ora causata dal fuso orario la distruggeva. Quindi, dopo aver consumato il pranzo/la cena – ormai non sapeva nemmeno più come definire quel pasto – si alzò da tavola, ringraziò per il cibo e si diresse in camera sua per dormire. Avrebbe voluto andare a fare una doccia, ma era davvero distrutta, decise perciò di lavarsi dopo aver fatto un bel sonnellino. Lungo, decise.
Quando si svegliò, la sveglia che si trovava nella sua camera segnava le 19:48. Aveva dormito un bel po’ a quanto pare.
A malincuore si tirò giù dal letto, prese il cambio dalla sua valigia e si diresse in bagno. Durante il tragitto si accorse del fatto che la camera di Hyun Woo era vuota, probabilmente era uscito. Una volta entrata in bagno si accorse che non c’era una vasca, bensì una cabina-doccia. Non aveva mai messo piede in una di quelle, preferiva di gran lunga le vasche, ma si sarebbe dovuta accontentare. Dopotutto in una casa moderna e bella come quella avrebbe dovuto aspettarselo.
Si lavò velocemente sia il corpo sia i capelli, si vestì, asciugò i capelli lasciandoli comunque un po’ umidi e poi uscì dal bagno.
Stava per tornare in camera sua, quando si ricordò del lettore MP3 di Hyun Woo. Sapeva che era meglio non farlo, ma non sapeva la password della rete internet della casa e non aveva altro modo per ascoltare i Bangtan Boys. Si guardò furtivamente attorno e, resasi conto che non c’era nessuno nei paraggi, si precipitò nella camera del cugino. La sua camera e la sua erano vicine, quindi anche ritornare nella sua stanza non sarebbe stato difficile. Iniziò a guardarsi intorno alla ricerca del lettore MP3 e finalmente lo individuò. Era sul comodino vicino al letto. Si avvicinò e, appena dopo che l’ebbe afferrato, sentì una voce dietro di lei.
« Che stai facendo? »
Si voltò con gli occhi spalancati. Era Hyun Woo. Era impassibile come sempre, quindi Chloe permise a sé stessa di rilassarsi.
« Io… » rispose insicura « …cercavo il tuo lettore MP3.»
« Ce l’hai in mano. »
Chloe lo poggiò nuovamente sul comodino e, rossa come un peperone, iniziò ad avviarsi verso la porta della stanza.
« Puoi prenderlo. » le disse, sorprendendola « Potevi anche chiedermelo direttamente senza intrufolarti nella mia stanza come una ladra. Te l’avrei prestato. »
Si avvicinò al comodino, prese l’MP3 e lo porse alla cugina, accennando un lieve sorriso. Lei lo prese e si inchinò. Se c’era una cosa che aveva imparato dalla madre sulla cultura coreana era proprio inchinarsi quando si salutava una persona e quando la si ringraziava. Stava per andarsene, ma Hyun Woo le parlò di nuovo.
« Cosa volevi ascoltare? »
Dalla sua espressione sembrava che non gli interessasse minimamente, ma probabilmente lo faceva solo per prendere un po’ di confidenza.
« I Bangtan Boys. » rispose insicura. « Non è che mi piacciano, non so nemmeno i loro nomi. Diciamo che più che altro mi incuriosiscono. Li ho sentiti in radio mentre mi dirigevo in aeroporto e non ho avuto modo di ascoltarli di nuovo, quindi quando ho visto che in auto li stavi ascoltando…  » poi si bloccò, iniziando a pensare che probabilmente stava iniziando ad essere un po’ noiosa. Dopotutto suo cugino le aveva rivolto solo una semplice domanda, mentre lei aveva iniziando a rispondergli in modo a dir poco esaustivo.
Seguirono attimi di silenzio che Hyun Woo decise di interrompere.
« Beh, divertiti allora. » poi entrò nella sua camera e chiuse la porta alle sue spalle.
In un primo momento Chloe rimase attonita,  poi, dopo essersi ripresa, si diresse in camera sua, si buttò sul letto, mise gli auricolari alle orecchie e selezionò una canzone a caso dei Bangtan Boys. Ancora una volta ne rimase affascinata, stavolta però aveva capito che la lingua che parlavano era quella coreana. Le voci erano tutte maledettamente stupende, eppure ce n’era una in particolare che l’affascinava più delle altre. Non sapeva di chi si trattava, non sapeva come si chiamava quella persona né che aspetto avesse, eppure si era completamente innamorata di quella voce. Le faceva tremare il cuore, le faceva sentire le farfalle nello stomaco e le faceva venire i brividi. Possibile che si fosse innamorata di una voce? Possibile che provasse le stesse sensazioni di una ragazza alle prese con il primo amore?
Chloe non riusciva a trovare una risposta a queste domande e, in quel momento, nemmeno le importava farlo. Decise semplicemente di lasciarsi trasportare dalle emozioni e di farsi cullare da quelle magnifiche voci.
Quando riportò l’MP3 a Hyun Woo, lui le fece una proposta che lei non seppe rifiutare.
« Ti sono piaciute le canzoni? »
« Tantissimo. » rispose lei ancora con il cuore che palpitava velocemente.
Il ragazzo aprì un cassetto del suo comodino e ne estrasse due biglietti, poi rivolse lo sguardo verso la cugina che lo guardava perplessa.
« Ho due biglietti per un loro concerto » le disse porgendogliene uno  « Ti va di venire con me? »
« Io? » chiese in evidente imbarazzo afferrando un biglietto e osservandolo. C’era scritto che  il concerto si sarebbe tenuto il 15 ottobre 2013.
« Avevo previsto di andarci con una mia amica, ma c’è stato un piccolo contrattempo.» aspettò qualche secondo, poi riprese a parlare « Si terrà tra due giorni. Dimmi ora se vieni, almeno cerco di trovare qualcun altro.»
Chloe finse di pensarci un po’ su per non sembrare troppo sfacciata, poi accettò, sorridendo a quarantadue denti.
I due giorni passarono più in fretta del previsto.
Chloe era elettrizzata. Era il primo concerto che andava a vedere e questo la rendeva eccitatissima. Durante quei due giorni trascorsi da quando era arrivata in Corea non era andata a scuola perché doveva, anzi i suoi genitori dovevano, sistemare delle cose a causa del trasferimento scolastico e, soprattutto, di domicilio. Quindi, dato che non aveva avuto un bel niente da fare oltre che a imparare qualche parola in coreano e relazionarsi un po’ con i suoi zii e suo cugino,  iniziò a guardare qualche video dei Bangtan Boys su youtube, scoprendo così che la voce che tanto le piaceva apparteneva ad un sedicenne di nome Jeon Jeongguk. Inoltre oltre la sua voce le piaceva anche il suo aspetto.
Erano quasi le 18:00. Il concerto iniziava alle 19:30, aveva ancora un quarto d’ora per prepararsi, poi avrebbe dovuto prendere l’autobus delle 18:25 insieme a Hyun Woo.
Indossò un paio di pantaloni rosso scuro con il motivo leopardato, una cinta con delle borchie, degli stivali neri, una maglietta bianca con un teschio fatto di strass e, sopra di questa, un chiodo. Decise di lasciare i capelli completamente sciolti. Il trucco non era affatto pesante. Non le piaceva molto truccarsi, infatti lo faceva raramente. Optò per un filo di matita e per dell’eyeliner che finiva a punta, a mo’ di occhi a mandorla.
Improvvisamente Hyun Woo fece irruzione nella sua stanza senza nemmeno bussare. Chloe si chiese cosa sarebbe successo se si trovasse a mutande e reggiseno e decide che da quel momento avrebbe sempre usato la chiave.
« Sei pronta? »
« Quasi. » rispose lei mentre si guardava un’ultima volta allo specchio.
« Io ti aspetto giù allora. » stava per chiudere la porta, quando sembrò ricordarsi di qualcosa e ricominciò a parlare « Non dimenticarti del biglietto. »
Poi se ne andò.
“Per chi mi ha presa?” si chiese sbuffando mentre prendeva il biglietto che aveva diligentemente custodito in un cassetto del suo comodino. Si guardò per l’ultima volta allo specchio, cosa totalmente inutile a suo parere, tanto nessuno l’avrebbe considerata minimamente, e scese le scale notando che Hyun Woo la stava aspettando vicino alla porta di casa. Salutò i suoi genitori e i suoi zii e poi uscì di casa e, insieme a suo cugino, si avviò verso la fermata dell’autobus, aspettandolo seduta su una panchina.
Durante l’attesa non parlarono molto, quindi Chloe si prese il disturbo di guardare meglio il biglietto del concerto, osservando tutti i caratteri in coreano, quasi come se ne sapesse il significato. Poi l’occhio le cadde su un particolare che non aveva notato fino ad allora.
« Umh, senti… cosa vuol dire questo “1” e questo “3”? » gli chiese con aria un po’ confusa.
Hyun Woo la guardò con l’aria di chi non aveva voglia di parlare molto, poi posò lo sguardo sul biglietto.
« Oh, quello. Prima fila, posto tre.»
« Oh, ok… » rispose come se nulla fosse, poi, dopo averci pensato meglio, sbarrò gli occhi « Prima fila?! »
« Dovresti esserne felice. » le disse lui.
« Lo sono, ma… non pensavo che…»
Facendo totalmente finta di non sentirla, Hyun Woo si alzò dalla panchina e si diresse verso l’autobus, mostrò il biglietto all’autista, il quale lo obliterò, e poi si sedette in uno dei posti vuoti. La stessa cosa fece Chloe e, in seguito, si sedette accanto a suo cugino. Forse non era la cosa più furba da fare, ma sentì che era quella più giusta.
Mezz’ora più tardi, passata tra sbuffi e sbadigli, arrivarono a destinazione. Per arrivare al locale del concerto avrebbero dovuto fare un po’ di strada a piedi, ma ne valeva la pena. Una volta arrivati notarono che il locale era ancora chiuso, c’era l’interminabile coda di fan a testimoniarlo.
Dieci minuti prima dell’inizio del tanto atteso concerto, finalmente aprirono il locale e tutti presero immediatamente il loro posto. La maggior parte dei fan erano provvisti di lightstick, ma né lei né Hyun Woo ne avevano uno. Tuttavia Chloe non ci diede tanto peso e attese trepidante l’inizio del concerto. Quando sentì l’inizio della base musicale il suo cuore fece un balzo. We are Bulletproof pt.2 . Aveva imparato a memoria quella canzone a furia di ascoltarla. Certo, di parola non ne azzeccava nemmeno una, ma le piaceva canticchiarla a modo suo. Le piacevano tutti e sette, eppure non riusciva a staccare gli occhi da JungKook. Anche quando non cantava rimaneva a fissarlo, quasi come se l’avesse ipnotizzata. Era forse uno di quegli “amori da fan”? Non aveva mai provato una cosa del genere.
Per un attimo distolse lo sguardo e si guardò attorno. La maggior parte dei fan era costituito da ragazze, probabilmente tutte nella sua stessa situazione.
Tornò a guardare il ragazzo e il suo cuore riprese a palpitare velocemente.
Si era forse innamorata?
Era forse questo l’amore impossibile che avrebbe vissuto in Corea?
Certamente non era illecito, ma impossibile sì.
Decise di smettere di pensare a cose inutili e continuò così a guardare il concerto. Stavano cantando un’altra canzone ora. If I ruled the world. L’aveva sentita, ma non le era piaciuta molto, quindi l’aveva scartata. In quel momento però le piacque un sacco. Forse perché l’ascoltava dal vivo o forse perché riusciva a vedere particolarmente da vicino le loro espressioni mentre cantavano.
Dopo una serie di canzoni, bis e discorsi, di cui Chloe non capì mezza parola, i Bangtan Boys, dopo aver salutato i fan, stavano per ritornare nel backstage, quando uno di loro si fermò e disse qualcosa alzando il dito indice.
Chloe, dopo che cominciò la base musicale di Coffee, capì che aveva detto che quella sarebbe stata l’ultima canzone.
Durante gli altri brani non si avvicinavano molto al pubblico perché pensavano soprattutto a ballare, durante questo però si sedettero al bordo del palco. Molte ragazze allungarono le braccia per toccare le loro gambe, Chloe però rimase al suo posto, osservandoli ammirata.
Ognuno dei sette ragazzi guardava dritta negli occhi una sola ragazza del pubblico, come se stesse cantando appositamente per lei. JungKook durante la sua parte del ritornello guardava Chloe. Lei ricambiava lo sguardo, sapendo che una cosa del genere non le sarebbe capitata mai più nella vita. Decise così di godersi quel momento.
Il cuore però le si bloccò totalmente quando vide JungKook che, durante una parte che non toccava a lui cantare, scese dal palco con un balzo. Si fermò di fronte a lei e le fece cenno con la mano di avvicinarsi. Chloe scavalcò il muretto che teneva separato il pubblico dal palco e si avvicinò al ragazzo che, mentre iniziava a cantare il ritornello, le prese la mano e la portò sul palco insieme a lui. I Bangtan Boys, insieme, la circondarono e iniziarono a cantare guardandola. Quando la canzone terminò, Rap Monster le disse qualcosa che le risultò incomprensibile. Tutti la fissavano e, non sapendo cosa rispondere, Chloe rivolse lo sguardo verso JungKook che sorrise vittorioso e gli altri membri, dandogli delle pacche sulla spalla, lo spinsero verso di lei. Dopo essersi avvicinato le sussurrò un qualcosa all’orecchio con il microfono vicino alle labbra e poi le stampò un bacio sulla guancia.
Quel bacio sulla guancia e sentire la sua voce così vicina le fece salire i brividi lungo la schiena.
Ciò che le sussurrò fu “Saranghaeyo”.
Aveva imparato da sua madre che significava “Ti amo”. Non sapeva se essere felice o meno, dopotutto sapeva benissimo che si trattava di una semplice frase da copione, nonostante tutto però sorrise imbarazzata.
« I love you too. » rispose lei. Non aveva idea di come rispondere in coreano, quindi lo fece in inglese, tanto era pur sempre la lingua universale. L’avrebbe capita comunque.
Lui le sorrise e, dopo averle afferrato nuovamente la mano, si voltò verso i fan e sventolò la mano in segno di saluto. Tutti fecero la medesima cosa e, uno di loro, Jin, aggiunse un “I love you” rivoltò a tutti i presenti tra il pubblico.
Hyun Woo guardava, un po' invidioso, il palco mentre era seduto tra il pubblico. Non era geloso di Chloe, ma di JungKook. In cuor suo voleva essere al suo posto.
Chloe si ritrovò seduta insieme ai Bangtan Boys nel backstage. Era un po’ a disagio, non sapeva molto di loro, non era nemmeno una fan vera e propria dato che li conosceva solo da due giorni.
« Non sei di qui, vero? » le chiese Jimin in inglese.
Lei scosse la testa.
« Abitavo in America, ora però mi sono trasferita qui. Sono americo-coreana. » spiegò scendendo bene le parole in caso non la capissero.
« Qual è il tuo nome? »
Questa volta era stato Jin a parlare.
Chloe rispose imbarazzata e tutti e sette ripetettero il suo nome come per memorizzarlo. Senza farlo apposta, misero un leggero accento, quasi impercettibile, sull’ultima vocale, dandogli un suono, alle orecchie della ragazza, molto grazioso.
« Allora Chloe… » la chiamò JungKook « Domani ci sarà un fanmeeting, verrai? »
Chloe non aveva idea di cosa fosse un fanmeeting, ma intuì si trattasse di un raduno di fan.
« Dove si terrà? » chiese curiosa.
« All’esterno della JYP Entertainment, alle 17:30. »
Non sapeva dove si trovasse, ma decise che avrebbe chiesto a uno dei suoi zii di  farsi accompagnare – o se sapeva dove si trovasse, da sua madre – oppure avrebbe preso un autobus diretto in quei paraggi.
« Verrò. » rispose sorridendo.
Presto dovette andarsene, anche se con malavoglia. Aspettò un po’ all’uscita del locale, ma non c’era traccia di Hyun Woo, quindi pensò fosse già andato alla fermata dell’autobus senza aspettarla – cosa che fatta da lui non le sembrava nemmeno così strana -, ma nemmeno lì c’era traccia di lui. Gli scrisse un messaggio dove chiedeva dove fosse e dopo averglielo inviato provò a chiamarlo, ma non le rispose. Dopo un quarto d’ora l’autobus finalmente arrivò e lei, anche se si sentiva un po’ in colpa, ci salì. Temeva che Hyun Woo dovesse ancora arrivare, ma dato tutto il tempo che era passato, era un po’ improbabile.
Tornata a casa, suo cugino ancora non c’era. Ora iniziava davvero a sentirsi in colpa. Pregò sua zia di chiamarlo. Lei era piuttosto tranquilla, forse era abituata ad episodi del genere.
« Ha detto che tornerà a casa tardi. » la tranquillizzò.
Chloe non capì molto di ciò che disse. L’inglese parlato da sua zia era veramente pessimo, cercò quindi di intuire cosa ebbe detto.
Il giorno dopo la ragazza convinse sua madre ad accompagnarla al fanmeeting. Le riuscì facile perché a quanto pare la JYP Entertainment non era poi così lontana.
Si vestì molto più semplice e sobria del giorno prima. Jeans, felpa, capelli raccolti in una coda da cavallo, converse e un solo filo di matita.
Quando arrivò pagò e si mise in fila. C'erano in tutto sette interminabili file composte per lo più da ragazze. Sbirciò per capire quale fosse quella che portava a JungKook e, una volta trovata, si mise subito in fila.
Era molto impaziente. Non vedeva l’ora che fosse il suo turno.
Aspettò un bel po’. A quanto pare molte ragazze se la prendevano comoda. Tra foto, autografo e qualche parola scambiata passavano sempre più di cinque minuti.
Quando finalmente arrivò il suo turno, incrociò nuovamente i suoi occhi in quelli di JungKook e il suo cuore prese a battere più velocemente del solito, ancora una volta.
Lui sorrise e prese un nuovo cartoncino bianco su cui scrivere.
“With all my love, for a beautiful girl, Chloe”
Questa era la sua dedica. Sotto firmò. Persino la sua firma era bellissima.
« Mi fa piacere che sei venuta alla fine. » le disse mentre scriveva qualcosa su un foglio più piccolo, appena strappato, poi alzò lo sguardo verso di lei e, sorridendo, le diede il foglietto insieme al cartoncino bianco autografato « Ti aspettavo. »
Chloe si chiese cosa ci fosse scritto nell'altro foglio ed era così curiosa che quasi si dimenticò di chiedergli di fare una foto. Infatti fu lui a chiederle se volesse farne una.
Nella foto Chloe mostrava orgogliosa l’autografo. All'inizio aveva addirittura pensato di incorniciarlo, poi pensò che da incorniciare era la foto e che l’autografo era meglio conservarlo.
Dopo averlo salutato con un “arrivederci” – perché quello che sperava era proprio rivederlo – raggiunse sua madre e salì in auto.
« Hai aspettato un quarto d’ora solo per una foto e una frase ipocrita scritta su un cartoncino? Sarebbe stato meglio rimanere a casa, non trovi? »
Chloe non rispose e concentrò la sua attenzione su altro, ovvero quel misterioso bigliettino.
Lo aprì, scoprendo così il numero di telefono di JungKook.
 
 
Il mio angolino
Felice di rivedervi!
Alla fine il protagonista maschile si è rivelato essere JungKook. Ebbene sì, il mio bias è il bellissimo maknae ♥ Mi dispiace per il ritardo, ho avuto problemi di connessione çwç
Mi ha fatto piacere ricevere delle recensioni anche perché mi sono utili per migliorare e sapere se la storia è piaciuta o meno. Mi danno la forza di continuare :3
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto ^_____^
 
Ji Yong

PS: Ho deciso di dare un aspetto a Chloe:
 

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Capitolo 3
*** Chapter II ***


Guardò allibita il foglietto. Di sicuro l’ultima cosa che si sarebbe immaginata era proprio che ci fosse scritto il numero di Jeongguk. Rimase qualche istante imbambolata a fissarlo, poi scosse la testa come per riprendersi e infilò il biglietto in tasca. Non voleva che sua madre lo scoprisse. Non che le desse fastidio, ma voleva semplicemente tenere quella cosa per sé. Temeva anche si trattasse di un banale scherzo anche se, pensandoci bene, non aveva poi tanto senso.
Decise di non chiamarlo subito, anche se moriva dalla voglia di farlo. Quando tornò a casa decise quindi che avrebbe prima di tutto pranzato. In quei giorni aveva assaporato con piacere i manicaretti che sua zia Min Rin preparava (e che suo zio Hyun Soo ingurgitava in soli cinque minuti). Certamente non erano pasti che era solita mangiare in America, ma le piacevano comunque. Inoltre era una frana ad usare le bacchette, quindi usava ancora le forchette, il coltello e il cucchiaio per mangiare, anche se con alcuni piatti risultava abbastanza scomodo.
Quando finì di pranzare salì di corsa in camera sua. Forse era sembrata scortese, ma in quel momento era l’ultima cosa di cui si preoccupava.
Entrò nella sua stanza, chiuse a chiave la porta – casomai Hyun Woo l'aprisse improvvisamente – e si sedette sul letto. Prese il cellulare, deglutì e, afferrato il biglietto, scrisse tremolante il numero, poi premette il tasto di chiamata. Il suono della chiamata in corso la rendeva davvero nervosa. Il cuore le batteva forte in petto, sembrava quasi che da un momento all’altro avrebbe scoppiato. In quel momento si rese conto che il suo cuore non aveva mai battuto così forte, nemmeno quando si era presa una cotta tremenda per il ragazzo più popolare della scuola americana.
« Yoboseyo? »
Chloe spalancò gli occhi e boccheggiò cercando di dire almeno una frase di senso compiuto, ma le parole non le uscivano di bocca.
« Yoboseyo? » ripetette nuovamente il ragazzo dopo qualche secondo.
Si schiarì la gola e, dopo aver deglutito, si affrettò a rispondere prima che lui chiudesse la chiamata.
« Jeongguk, sono Chloe. » disse lei con voce flebile. Era imbarazzata, ma allo stesso tempo felice e terrorizzata. Provava un mix di emozioni che la sentivano sentire un po’ una stupida.
« Oh! » rispose lui sorpreso « Credevo che alla fine non avresti più chiamato. »
Si riusciva a percepire un pizzico di felicità nel suo tono di voce.
“Stupido, come avrei fatto a non chiamarti?” pensò Chloe tra sé e sé.
Seguirono attimi di silenzio. Probabilmente Jeongguk aspettava che lei gli dicesse qualcosa e, effettivamente, voleva farlo. Voleva chiedergli il perché le avesse dato il suo numero, ma non aveva il coraggio di farlo.
« Senti… » iniziò lui.
Lei drizzò la schiena, non vedeva l’ora che qualcuno prendesse la parola e finalmente…
Le parole del ragazzo furono mozzate a metà a causa dell’arrivo di un ragazzo che iniziò a parlargli. Chloe non aveva idea di cosa si stessero dicendo, ma, dalla voce, intuì che si trattasse di Kim Namjoon.
« Scusami, devo andare a provare adesso, il prossimo live è vicino. » sospirò « Poi magari ti chiamo io. »
Non le diede nemmeno il tempo di rispondere che, frettoloso, chiuse la chiamata e lasciò Chloe curiosa di sapere cosa le volesse dire.
Ancora non le sembrava vero. Fino a qualche giorno fa nemmeno sapeva dell’esistenza di quel ragazzo, adesso invece aveva appena finito di parlare con lui al telefono.
Si diede un forte pizzicotto sul braccio e, per sua fortuna, le fece dannatamente male. Sorrise allegramente. La rendeva felice il fatto che quello non era solo un sogno.
 
***
 
« Cosa stai combinando? » gli chiese il leader.
« Cosa mai dovrei combinare? » rispose il più giovane con aria indifferente prima di bere un sorso d’acqua dalla sua bottiglia.
« Non prendermi in giro. Con chi parlavi al telefono? In inglese poi… »
Jeongguk assunse un’aria un po’ infastidita e, dopo aver chiuso per bene la bottiglia e averla poggiata a terra, rivolse nuovamente lo sguardo al suo hyung.
« Hai origliato? »
« No, mi è solo capitato di sentire. » si giustificò lui con naturalezza « Non è mia intenzione farti il terzo grado, ma cerca di non creare inutili scandali. Abbiamo debuttato solo da pochi mesi, non vorrei che rovinassi tutto. »
Dopo queste parole si voltò e tornò dal suo gruppo, seguito da Jeongguk che, dopo le ultime parole del compagno, divenne un po’ pensieroso. A causa di questo le prove non andarono molto bene, anche se non era completamente colpa sua.
Certo, lui continuava a sbagliare i passi e gli capitava di fare delle leggere stonature, ma nemmeno Jimin era messo tanto bene. Da qualche giorno aveva la gola infiammata e, dato che le sue parti erano piuttosto acute, questo gli creò non pochi problemi. Stava facendo una cura di antibiotici, ma provavano ogni giorno e perciò non faceva grandi passi in avanti. Il dottore infatti gli raccomandò molte volte di stare a riposo e di non sforzarsi, ma lui non ascoltava.
A causa delle circostanze decisero di sospendere le prove.
Il prossimo live si sarebbe tenuto un settimana dopo e se continuavano così non sarebbe andato affatto bene.
« Non venire a provare ogni giorno. »
Jimin, che poco prima era seduto su una panchina guardando il pavimento, alzò di scatto la testa. Era Taehyung.
« Cosa? »
Lui poggiò una mano sulla spalla del più grande, poi ricominciò a parlare.
« Per ora potremmo farle senza di te, non sforzare inutilmente la tua gola. »
Jimin non rispose, si limitò soltanto a guardare nuovamente il pavimento.
Dopo aver ripreso il suo cellulare, Jeongguk si avvicinò ai due e si sedette sulla stessa panchina anche se un po’ più distante.
Jimin si voltò verso di lui.
« Che hai oggi? » gli chiese.
« Niente, perché? » gli rispose lui indifferente.
« Di solito non commetti così tanti errori. »
Il più giovane scrollò le spalle e non rispose, concentrò invece la sua attenzione sul cellulare. Non sarebbe stato molto saggio chiamarla di fronte a tutti considerando cosa gli aveva detto Namjoon. Certamente non aveva quelle intenzioni con Chloe, più che altro l’aveva incuriosito e gli stava simpatica. Probabilmente se avesse portato un’altra ragazza sul palco, quest’ultima nel backstage avrebbe iniziato a chiamare tutti “Oppa” e ad assumere un comportamento che non era il suo. Questo Chloe non l’aveva fatto e Jeongguk l’aveva capito. Si era sì comportata timidamente, ma solo perché si trovava di fronte a dei ragazzi che aveva visto per la prima volta. Non aveva assunto un atteggiamento da fan e non aveva gli occhi lucidi per la commozione. Semplicemente aveva le guance leggermente rosse e lo sguardo perennemente rivolto verso il basso a causa della timidezza. Fu questo che colpì Jeongguk tanto da invitarla personalmente al fanmeeting.
“Non posso chiamarti adesso, continueremo la nostra conversazione un’altra volta.” fu quello che le scrisse. Non aveva idea di quando si sarebbe ritrovato da solo, quindi non le scrisse precisamente quand’è che l’avrebbe contattata.
Jimin sporse il collo verso il cellulare del più giovane, il quale lo ritrasse indietro.
« A chi scrivi? » chiese lui con un sorriso furbetto. Intanto Taehyung osservava curioso.
Jeongguk mise il dito indice davanti alla bocca come per dirgli di non parlare e, con sorriso complice, si alzò e andò a lavarsi e a cambiarsi. Dato che le prove erano terminate prima del previsto sarebbe uscito un po’ con il suo gruppo.
 
 
***
 
Chloe lesse con una leggera punta di delusione il messaggio, ma non si stupì così tanto.
Ora che aveva il suo numero non poteva mica considerarsi diversa dalle altre sue fans. La sua probabilmente era stata solo fortuna e per lui era solo una delle tante ragazzine che gli correvano dietro.
Sospirò. Non le piaceva affatto il modo in cui era mutato il suo carattere, non ricordava di essere mai stata così paranoica.
“Va bene, ci sentiamo allora!” gli rispose terminando il messaggio con uno smile sorridente.
Due ore più tardi decise che sarebbe uscita a fare una passeggiata. Se c’era una cosa che odiava era quella di stare tutto il giorno chiusa in casa e in quei giorni era esattamente quello che stava facendo. Certo, non avrebbe potuto allontanarsi molto dato che c’erano buone probabilità di non ricordare più come tornare a casa, ma almeno sarebbe stata un po’ all’aria aperta.
Avvisò i suoi genitori che stava uscendo per una passeggiata e poi varcò il cancello della casa dopo aver sorbito tutte le raccomandazioni della madre: a volte riusciva a diventare davvero ossessiva!
Dopo aver fatto camminato un po’ sentì dei passi dietro di lei. Velocizzò un po’ il passo e questi si fecero sempre più vicini. Allora iniziò a pensare al peggio e si voltò di scatto.
Tirò un lungo sospiro.
« Piuttosto che seguirmi come uno stalker potevi fermarmi direttamente! » gli disse con aria infastidita.
Davanti a lei c’era un Hyun Woo che la guardava con aria divertita quasi come se il suo obbiettivo fosse proprio quello di spaventarla.
Dopo aver visto la sua espressione si voltò e, con aria corrucciata, riprese a camminare.
« E-Ehi! »
Con un balzo quasi felino afferrò il suo braccio.
« Ti accompagno. »
Sospirò e strattonò il braccio liberandosi dalla presa del cugino.
« Fa’ quello che ti pare. » disse prima di ricominciare a camminare seguita da lui.
Chloe davvero non capiva. Non si spiegava come mai a volte si comportava come se non esistesse e a volte la trattava con i guanti bianchi.
“I ragazzi non potrebbero essere un po’ più decifrabili?” pensò digrignando i denti.
Camminarono un po’ a vuoto, poi passarono vicino al parco. Chloe si fermò un po’ a guardarlo poi decise di entrarci. Si sedette su una delle panchine, di fronte al carretto dello zucchero filato. C’erano tantissimi bambini che facevano la coda e l’avrebbe fatta anche lei se non fosse che non aveva soldi con sé.
Si guardò un po’ attorno. Il parco era davvero grande!
Altalene, scivoli e vari giochi per bambini, poi panchine, una piccola fontana e un bar. Chloe aveva appena trovato il suo posto preferito. Ci sarebbe tornata spesso: nei momenti di tristezza, allegria e riflessione. Si sentiva in pace con sé stessa lì, seduta sulla panchina difronte al carretto dello zucchero filato.
Hyun Woo le si avvicinò e si sedette al suo fianco.
« Ne vuoi uno? » le chiese indicando il carretto con lo sguardo.
Lei scosse il capo cercando in tutti i modi possibili di ignorarlo completamente.
Improvvisamente sbarrò gli occhi. Sentiva la sua gamba vibrare.
Era il cellulare.
Infilò la mano nella tasca e, dopo un paio di tentativi (la tasca era davvero stretta!), lo prese.
Guardò titubante il nome sullo schermo: Jeongguk.
Sorrise.
Era a dir poco euforica in quel momento, ma c’era comunque Hyun Woo seduto accanto a lei e non avrebbe voluto per nessun motivo al mondo che venisse a conoscenza di quella storia.
Si alzò dalla panchina e si allontanò un po’, poi rispose.
« Pronto? »
« Chloe, sono Jeongguk. »
Aveva l’aria piuttosto stanca, probabilmente a causa delle prove.
“Certo, lo so.” Pensò lei.
« Dimmi… »
Sentiva lo sguardo di suo cugino fisso su di lei, non era una bella sensazione.
Ci fu un breve momento di silenzio, quasi come se ciò che voleva dire gli sembrava una cosa orribile, qualcosa che credeva avesse ferito qualcuno e, infatti, avrebbe ferito profondamente Chloe.
« Non so cosa tu abbia pensato fino ad ora, ma vorrei chiarire una cosa.»
Lei aveva il cuore in gola, riuscì a malapena a deglutire.
« Ti ho dato il mio numero per semplice simpatia, non nutro nessun tipo di sentimento per te. »
Sentì il mondo crollarle addosso e anche Jeongguk ebbe un po’ di dispiacere a dire quelle cose, sebbene non ne capisse il motivo.
« Sì, lo so. » rispose cercando di sembrare il più naturale possibile e accennando un lieve sorriso « Nemmeno io provo nulla per te. Non sono nemmeno una vera e propria fan. »
Lui tirò un lungo sospiro di sollievo, quasi come se si fosse appena tolto un peso di dosso e questo rese Chloe ancora più triste.
Era quello che voleva chiedergli e aveva appena ricevuto la risposta che si aspettava (sebbene sperava di riceverne un’altra), ma allora perché si sentiva così?
« Beh, io adesso devo chiudere. » concluse lei. Voleva terminare quella conversazione il prima possibile. « Sono in compagnia di amici. »
Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che chiuse subito la chiamata.
 
***
 
“Ok, ci sentiamo!” era quello che voleva risponderle, ma non ne ebbe il tempo perché sentì il suono della chiamata appena terminata.
Guardò perplesso il cellulare, quasi come se lì ci fossero racchiuse le risposte alle sue domande. Non aveva fatto niente di male, eppure si sentiva tremendamente in colpa.
 
***
 
Passarono un bel po’ di giorni e Chloe in quel lasso di tempo aveva deciso che sarebbe stato meglio rassegnarsi e non pensare più a Jeongguk. In quei giorni non stava nemmeno più ascoltando la band, cercando di dimenticare il giorno in cui era andata ad un loro concerto ed era salita sul palco.
Lui inoltre non la stava nemmeno contattando e lei non aveva intenzione di farlo al suo posto. Non per orgoglio o per timidezza, ma per il semplice fatto che non voleva disturbarlo. Sapeva che era sicuramente molto impegnato.
Improvvisamente però il suo cellulare squillò.
Non guardò neanche di sfuggita il nome scritto sulla schermata del telefono – dato che sicuramente era sua madre - e accettò la chiamata.
« Pronto? »
« Ehi Chloe! Volevo chiederti una cosa. »
La ragazza sbarrò gli occhi, allontanò il cellulare dall’orecchio e solo allora si accorse che chi la stava chiamando era Jeongguk. In quel momento si trovava al parco, fortunatamente senza Hyun Woo attorno.
« Stasera ci sarà un concerto. I biglietti sono già esauriti, ma volevo chiederti se volevi almeno venire e stare con noi nel backstage.»
« Nel backstage? » chiese incredula.
Le sembrava a dir poco surreale la cosa. Jeongguk la trattava quasi come se fosse sua amica e probabilmente lui la considerava tale, ma gli altri? Chloe non era nemmeno sicura che si ricordassero del suo nome.
« Certo, nel backstage. Se proprio vuoi poi potresti guardare il concerto da quei piccoli schermi che ci sono all’interno. » continuò cercando di essere il più persuasivo possibile poi, come per voler nascondere il fatto che voleva davvero tanto che accettasse, continuò dicendo « Però se non vuoi venire non fa niente. »
Chloe fece finta di pensarci, perché in fondo voleva andarci, e poi accettò.
Jeongguk le disse il luogo e l’ora e poi riattaccò.
Il concerto si sarebbe tenuto alle 21:00 e probabilmente sarebbe durato fino alle 23:30 se si contava la parte in cui parlavano, in cui facevano i bis, in cui parlavano e in cui si cambiavano d’abito e si rifacevano la pettinatura.
Erano ancora le 18:00 e, sebbene mancassero ancora tre ore, Chloe si precipitò immediatamente a casa per prepararsi. La strada ormai le era familiare, quindi non ci mise molto.
La prima cosa che fece fu farsi una bella doccia calda poi, una volta uscita, andò nella sua camera da letto e cercò di trovare qualcosa di bello da indossare.
Aveva molti vestiti, ma scegliere un coordinato decente era sempre un’impresa.
Dopo innumerevoli prove optò per un paio di jeans con le borchie e con dei piccoli strappi dove, grazie alla stoffa sottostante, non si vedeva la pelle.
La felpa era marrone e attillata. Sul davanti c’era disegnato un grosso 8 e sul retro un 4. Era una felpa con dolcevita, ma, dato che Chloe odiava quei colletti lunghissimi, era sempre solita ad abbassarlo in modo da lasciare la gola scoperta.
Per le scarpe decise di indossare un paio di converse nere.
I capelli li lasciò sciolti, anche se decise di portare ugualmente con sé un elastico per capelli in caso facesse eccessivamente caldo.
Erano ancora le 20:00 e mancava solo un’ora prima dell’inizio del concerto.
Era arrivato il momento di trovare una scusa per uscire di casa a quell’ora.
Ci mise un po’ a trovare un buon piano, dopotutto lei non aveva ancora amiche del posto e il fatto che andasse al parco a quell’ora e tornasse a casa alle 23:30 passate era abbastanza, se non troppo, surreale. Trovò quindi un buon metodo.
“A mali estremi, estremi rimedi” pensò tra sé e sé.
Uscì dalla sua camera e bussò alla porta della stanza di suo cugino, sperando si trovasse lì. A quanto pare qualcuno lassù le voleva bene, infatti Hyun Woo era intento ad abbottonarsi la camicia. Molto probabilmente doveva uscire.
Lui volse lo sguardo verso di lei, perplesso.
« Posso chiederti un favore? » chiese Chloe con tono persuasivo.
Lui non rispose e continuò a fissarla, come per dirle di continuare.
« Potresti far finta di uscire insieme a me per oggi? Devo andare da una parte e non so come dirlo ai miei. »
« Dove precisamente? » chiese lui.
Chloe avrebbe dovuto aspettarsi una domanda del genere, eppure qualche momento prima non aveva minimamente pensato a cosa dire a lui.
« Non posso dirtelo ora, te ne parlerò un’altra volta. »
Ci fu un breve silenzio.
« Allora no. » concluse infine afferrando il cellulare ed uscendo dalla sua stanza.
Quando sentì la porta di casa chiudersi il morale di Chloe era davvero a terra. Come avrebbe fatto ora?
Poi iniziò a pensare a qualcosa che, se ne sarebbe resa conto più tardi, era meglio non fare.
Scese velocemente le scale e salutò sua madre dicendole che Hyun Woo la stava aspettando fuori per uscire. Non le diede nemmeno il tempo di controbattere ed uscì subito di casa, avviandosi velocemente verso il luogo del concerto.
C’era una lunghissima fila di fan che testimoniava che non avevano ancora aperto il locale dove si sarebbe tenuto il live.
Chloe compose il numero di Jeongguk sul cellulare e poi avviò la chiamata.
Pochi squilli più tardi lui rispose.
« Sei già arrivata? »
Sarà stato pur vero che mancavano ancora venti minuti, ma si sarebbe certamente aspettata un’accoglienza migliore.
« Vai al retro del locale, ti apro la porta. »
Continuarono a tenere la chiamata in corso, anche se non parlavano, nel frattempo che Chloe faceva tutto il giro esterno del locale: era abbastanza grande.
Ad un tratto vide una porta socchiusa e si avvicinò, scoprendo così Jeongguk che la stava aspettando. Quando lo vide sorrise e lui fece lo stesso.
« Su entra. » la invitò aprendo completamente la porta e facendole spazio, poi ri-chiuse la porta chiave.
Era una grande stanza quasi vuota (con solo qualche sedia qua e là), dipinta di bianco e con le piastrelle di un bianco accecante.
« Quando andrò a cantare dovrai inventarti qualcosa. Per esempio che sei la figlia di una hair stylist. » dopo aver notato lo sguardo perplesso di Chloe continuò « Normalmente non è possibile far entrare qui i fans. »
Chloe sbarrò gli occhi, più che decisa ad andarsene.
« Ma tu rimarrai. » continuò lui afferrandole saldamente la mano ed avviandosi verso l’uscita della stanza.
Quando aprì la porta trovò, dalla parte opposta del muro, Jimin, già tutto preparato, con gli auricolari alle orecchie che di tanto in tanto canticchiava. Probabilmente stava ripassando i testi delle canzoni.
Alzò lo sguardo verso di loro, lanciando un’occhiata furbetta poi, dopo essersi tolto gli auricolari, si avvicinò ai due e guardò carico d’interesse Chloe.
« Mi pare di averti già vista da qualche parte… »
Jimin pensò intensamente a chi gli ricordasse continuando a fissarla.
« Ma certo! Devi essere quella ragazza del concerto dell’altra volta! » si fermò un attimo e poi continuò « Cleo, giusto? » 
« È Chloe. » lo corresse l’altro, poi continuò « Hyung, non dire nulla a Namjoon però, penserebbe che lei sia la mia ragazza. »
Jimin annuì  e poi si allontanò come se nulla fosse, infilando di nuovo gli auricolari alle orecchie.
Chloe e Jeongguk chiacchierarono un po’, anche quest’ultimo era già pronto per il concerto. Ad un tratto però la ragazza lo vide sbiancare e mettersi una mano sul lato destro del bacino, tra l’ombelico e il fianco destro. Cercò un sedia per sedersi e, dopo averlo fatto e aver detto a Chloe, evidentemente preoccupata, di stare tranquilla, il dolore aumentò ancora di più.
« Vuoi che chiami qualcuno? » chiese lei in modo impacciato. Non aveva la minima idea di come comportarsi in una situazione del genere.
« Non ce n’è bisogno, davvero. » rispose lui alzando la testa e cercando di fare un sorriso « Ho solo avuto una leggera fitta, non è niente. »
In realtà però anche lui era preoccupato. Aveva la nausea, gli girava la testa e sentiva anche come se avesse qualche linea di febbre, ma doveva fare il concerto. Non avrebbe mai rinunciato a cantare, quindi si alzò e si avviò verso i compagni, già pronti per entrare in scena.
Chloe, ancora preoccupata, guardò il concerto dagli schermi presenti nel backstage. Vedeva chiaramente come Jeongguk si muoveva con fatica e riusciva anche ad intravedere la sua  espressione dolorante.
Il peggio però arrivò quando arrivò il suo turno per cantare. Non era capace di cantare in tono molto alto, infatti a sentirlo si faceva anche un po’ di fatica. Ogni tanto poggiava la mano sul suo fianco e la toglieva subito. Tutti i membri del gruppo di tanto in tanto gli lanciavano un’occhiata preoccupata sperando che l’esibizione finisse in fretta.
 I fans erano comunque felicissimi, probabilmente erano talmente presi che non si erano nemmeno accorti dello stato in cui uno dei membri si trovava.
Finita l’esibizione tutti tornarono velocemente nel backstage e, per quanto erano preoccupati, si dimenticarono di parlare un po’ ai fans com'era invece programmato.
« Cosa ti è preso? » gli chiese Namjoon.
Tutti e sei i membri lo circondavano mentre il più giovane era intento a misurarsi la febbre.
« Niente hyung, sto bene. » rispose lui debolmente.
« Dobbiamo sospendere il concerto. » propose Seokjin.
« Cosa? No! » intervenne Jeongguk « Se proprio non volete che canti esibitevi senza di me.»
« E anche fosse come facciamo? Non abbiamo nemmeno mai provato a fare una cosa del genere. » protestò il leader.
Il più giovane si sfilò il termometro da sotto l’ascella, notando spiacevolmente che aveva 37.7.
Hoseok sbirciò da dietro « Credo che dovremo davvero sospenderlo… »
Chloe intanto osservava da lontano. Voleva tanto andare a parlargli, ma se Jeongguk non voleva che Namjoon sapesse che lei si trovava lì allora era meglio non avvicinarsi.
Jimin la notò da lontano e lentamente le si avvicinò
« Ha quasi 38° di febbre, abbiamo deciso che sospenderemo il concerto. »
Si era comportato quasi come se sapesse già della sua preoccupazione nei confronti del maknae del gruppo, il che la rese molto felice. Lui le sorrise e lei ricambiò, poi si allontanò e insieme a tutti i gli altri membri, escluso Jeongguk, si presentò nuovamente sul palco.
Lui, dolorante, si avviò verso Chloe e l’accompagno nella stanza al retro del locale, dove c’era l’uscita del backstage.
« Mi dispiace averti invitata, non ti sei divertita molto, vero? » chiese lui con un sorriso amareggiato. Poi nuovamente si ripeté la scena di una decina di minuti prima, solo che stavolta era caratterizzata anche da gemiti di dolore. Mentre era seduto, Jeongguk teneva la mano premuta sulla sua pancia, delle volte accennando dei leggeri massaggi.
« Non ti muovere, vado a chiamare qualcuno. »
« No. Passerà.» ripose tra un gemito e l’altro.
Chloe non gli diede ascolto ed uscì velocemente dalla stanza. Il primo che incontrò fu Namjoon che probabilmente era in cerca del più giovane dato che si guardava attorno in modo confuso.
« Namjoon! » “Al diavolo gli onorifici” pensò « Ti prego, vieni! »
Lui la guardò con sguardo perplesso.
« Jeongguk è di là. Sta male, non so cosa fare! » lo pregò lei con aria preoccupata.
 
 
Il mio angolino
 
 
Ehilà!
Mi dispiace per il ritardo TToTT
Ho avuto problemi con la scuola e a anche con la mia scarsa ispirazione.
Cercherò di aggiornare il più presto possibile ♥
 
Ji Yong
 

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Capitolo 4
*** Chapter III ***


 « Ti prego, vieni! Jeongguk è di là. Sta male, non so cosa fare! »
Namjoon guardò Chloe in modo perplesso, poi improvvisamente si rese conto di ciò che la ragazza gli disse e spalancò gli occhi.
Lei lo guidò da Jeongguk che nel frattempo  aveva iniziato a vomitare mentre, incapace di alzarsi, si contorceva sulla sedia dal dolore. Le sue urla raggrupparono nella stanza una serie di persone a cui Namjoon ordinò di chiamare subito un’ambulanza.
Chloe afferrò immediatamente il suo cellulare e digitò velocemente il numero di suo padre.
Era un medico e, non sapendo come comportarsi nel frattempo che aspettavano l’arrivo dell’ambulanza, decise di chiedere il suo aiuto.
« Pront--- »
« Papà! » Chloe era così preoccupata che non pensò minimamente al rispetto che doveva portare ai suoi genitori. Si allontanò un po’ da Namjoon e Jeongguk « C’è un mio amico che sta male. Continua a vomitare e ad urlare e gli fa male la zona tra il fianco destro e l’ombelico. Cos’ha? »
Ci fu qualche secondo di silenzio.
« Ma tu non eri uscita con Hyun Woo? »
« Papà, mi chiederai tutto più tardi. Per favore, dimmi cos’ha! »
Suo padre sospirò e ricominciò a parlare.
« Hai chiamato un’ambulanza? »
« Sì. »
« Da quanto tempo sta così male? »
« Prima aveva solo dolori e ha trattenuto per un po’, ma da poco ha iniziato anche a vomitare. »
La figlia ricevette le indicazioni dal padre, poi chiuse subito la chiamata e si avvicinò nuovamente ai due. Probabilmente si trattava di un caso di appendicite.
Fece stendere Jeongguk a terra, su un fianco, in modo che non si soffocasse vomitando.
Notò che Namjoon la guardava stranito.
« Mio padre è un medico. » gli disse « Mi ha detto cosa fare. »
In dieci minuti Jeongguk vomitò 7 volte e ogni volta che succedeva Chloe si preoccupava sempre di più. Suo padre l’aveva tranquillizzata dicendole che da quanto gli aveva raccontato non avrebbe dovuto essere nulla di grave, ma è pur sempre vero che non l’ha visitato personalmente e un giudizio del genere non valeva molto.
In quei dieci minuti il ragazzo chiese molte volte di bere. Forse era per togliersi quell’orrendo sapore dalla bocca o forse perché tutto quell’urlare gli faceva venire una gran sete. Molto probabilmente però era per un motivo che Chloe proprio non riusciva a capire.
Quando arrivò l’ambulanza la ragazza, insieme a tutti i Bangtan Boys e ai rispettivi manager, si sentì tremendamente sollevata.
Jimin la incitò ad entrare nell’ambulanza mentre gli altri la seguivano con il furgone.
« Ha vomitato sette volte in soli dieci minuti. » riferì Chloe al medico che si trovava nell’ambulanza insieme a lei. Suo padre le aveva raccomandato di farlo.
Con stupore vide come il medico distese Jeongguk su un fianco, proprio come suo padre le aveva detto di fare, poi prese un secchio che mise vicino al ragazzo in caso dovesse vomitare.
Cominciò a toccargli delicatamente la pancia, notando così che c’era un gonfiore addominale. Poi gli misurò la febbre: 38.9°.
« Aveva febbre prima? »
Aveva un’espressione seria e rigida, da lì Chloe capì come fare il medico fosse un mestiere davvero impegnativo.
« 37.7 » rispose lei mentre il suo guardo si faceva sempre più preoccupato.
Da piccola aveva sempre desiderato di fare il medico seguendo così le orme di suo padre.
Pensava che curare le persone sarebbe stato divertente, che loro poi l’avrebbero ringraziata e che l’avrebbero ricordata per sempre. Ora aveva capito che non era così.
Fare il medico era un lavoro serio e, se non si riusciva a salvare una persona, c’era il rischio di portarla per sempre sulla coscienza.
Ecco.
Jeongguk aveva di nuovo vomitato e l’espressione del medico si fece man mano sempre più seria, poi gli diede un calmante.
Era davvero così grave? Era davvero una semplice appendicite come le aveva detto suo padre?
Dopo una decina di minuti arrivarono di fronte ad una clinica privata.
Tutti i membri dei Bangtan Boys – ad eccezione di Jeongguk ovviamente –, seguiti dai manager, scesero dal furgone precipitandosi velocemente intorno all’ambulanza per evitare che alcune fan che li avevano seguiti scattassero foto.
Chloe  entrò facilmente nella clinica sebbene in un primo momento uno dei manager la scambiò per una fan e volesse cacciarla via. A fermarlo però ci fu Yoongi che, dopo essersi ricordato che era la ragazza che avevano invitato sul palco e dopo aver focalizzato bene il suo viso rendendosi conto che era colei che stava con loro nel backstage, lo fermò affermando che era lì con loro e che tutti e sette volevano che ci fosse.
Seokjin a suo malgrado fu bloccato fuori dalle fans e, sebbene non fosse nel suo stile, non si degnò di far loro un sorriso, anzi… le rimproverò dicendo che quello non era il momento adatto di fare foto e autografi mentre uno dei membri si trovava in ospedale. Poi, lasciandole lì, entrò nella clinica e, insieme agli altri, seguì i medici che portavano la barella su cui era disteso Jeongguk.
Il medico che poco prima si trovava nell’ambulanza insieme a Chloe affiancò il medico che guidava la barella informandolo su ciò che si era reso conto visitandolo.
« Credo si tratti di peritonite. » gli aveva detto e Taehyung riuscì a sentire dato che si trovava proprio dietro di lui.
Namjoon intanto smise di seguirli e chiamò i genitori di Jeongguk, avvisandoli dello stato di salute di loro figlio.
I medici portarono il ragazzo in una stanza e chiusero immediatamente la porta, non facendo entrare nessuno.
« Accidenti! » sbraitò Jimin che poco prima era intenzionato ad entrare.
« Peritonite. » disse Taehyung. Tutti si voltarono nella sua direzione « Ho sentito uno dei medici dire che probabilmente si tratta di peritonite. »
Chloe spalancò gli occhi. Suo padre aveva curato un bel po’ di persone in quelle condizioni e molte di esse rischiavano di morire.
Intanto i medici, nella stanza, stavano visitando il ragazzo il quale, di tanto in tanto, lanciava degli urli di dolore.
Restarono lì per un bel po’ di minuti, parlando tra loro. Non erano sicuri di cosa si trattasse anche perché Jeongguk non aveva fatto nessun tipo di esame ematologico. Così uscirono dalla stanza e, con il ragazzo ancora sulla barella, si diressero verso la sala TAC.
Chloe mise il silenzioso al cellulare per evitare che il cellulare squillasse nel caso qualcuno l’avesse chiamata e dopo un po’ vide in lontananza Namjoon, un altro ragazzo, una donna e un uomo avvicinarsi.
Il ragazzo, notò Chloe, era molto simile a Jeongguk, specialmente per la forma degli occhi e della bocca.
« Dov’è mio figlio? » chiese la donna in tono a dir poco preoccupato mentre l’uomo le posava una mano sulla spalla dicendole di calmarsi. Da lì Chloe capì che quella avrebbe dovuto essere la famiglia di Jeongguk.
« È dentro quella stanza a fare una TAC. »  rispose Hoseok indicando la rispettiva sala.
« Per caso sapete cos’ha? » chiese poi l’uomo con tono calmo.
« Ho sentito uno dei medici dire che probabilmente si trattava di un caso di peritonite. »
La donna sbarrò gli occhi e diventò immediatamente bianca come un cencio.
In quello stesso istante uno dei medici  uscì dalla stanza e si voltò nella direzione del gruppo.
« Ci sono i genitori del ragazzo qui? »
Senza aggiungere una singola parola, il padre e la madre di Jeongguk si avvicinarono al medico. Iniziarono poi a parlare in disparte.
« Abbiamo fatto una TAC e dai risultati abbiamo capito che c’è stata un’infezione dell’appendice trascurata per un bel po’ di tempo. Da una semplice infezione che si poteva  curare con una semplicissima operazione è così diventata una peritonite con ascesso pelvico, ovvero un’appendicite acuta. » si fermò, poi notando l’espressione preoccupata della donna decise di tranquillizzarla fornendole altre informazioni pur sempre veritiere « Non è nulla di particolarmente grave, però se l’avrebbe trascurata ulteriormente avrebbe causato o una batteriemia, ovvero un’infezione del sangue, o, peggio ancora, una sepsi, ovvero un’infezione in tutto il corpo. Con la sepsi si sarebbe poi verificato uno shock che avrebbe causato l’insufficienza degli organi. In quel caso avrebbe rischiato seriamente la vita, però fortunatamente possiamo procedere con una normale operazione di rimozione dell’appendice, se date il vostro consenso. »
Entrambi annuirono.
Il medico senza dire niente tornò nella sala e poco dopo uscì insieme all’altro medico e Jeongguk. Gli avevano fatto una puntura di preanestesia. Un’ora dopo gli avrebbero iniettato l’anestetico vero e proprio e avrebbero iniziato con l’operazione.
Nel frattempo lo portarono in una camera d’ospedale singola, lasciandolo insieme ai suoi amici e ai suoi parenti. È lì che Jeongguk sarebbe stato ricoverato dopo l’operazione. Lui si distese sul letto. Sebbene fosse più calmo e sereno grazie alla puntura di preanestesia, aveva comunque dei leggeri dolori.
Prima di qualsiasi altro fu sua madre, Go Eun, che gli si avvicinò.
« Perché non ci hai detto niente, eh? » lo rimproverò dandogli un leggero colpo sul braccio « Il medico ci ha detto che hai trascurato l’appendicite, se ce l’avessi detto subito adesso tutto questo non sarebbe successo! »
« Non credevo fosse nulla di grave! » ribatté « Credevo fossero solo strappi dovuti al fatto che provavo le coreografie del gruppo. » mentì spudoratamente. Inizialmente credeva davvero fosse quello il motivo, ma con il passare dei giorni e con l’aumentare del dolore iniziò a pensare che ci fosse davvero qualcosa che non andava, ma sia perché aveva molti concerti da fare in quei giorni sia perché non voleva far preoccupare nessuno, decise di non dire nulla.
Seokjin si avvicinò alla finestra e ci guardò fuori.
« Sono ancora qui… » sospirò.
« Chi? » chiese Jeongguk.
« Le fans. Ci hanno seguito. Mi avevano fermato fuori prima. » poi si zittì e, voltandosi verso il maknae con fare divertito, continuò a parlare « Sembra che a loro interessi più il mio autografo che la tua salute. »
Lui scrollò le spalle con finto disinteresse.
Chloe era poggiata al termosifone della stanza, in un angolino un po’ in disparte, mentre, evidentemente a disagio, teneva lo sguardo perennemente posato sulle sue converse nere.
« Chloe… » la chiamò Jeongguk.
Lei alzò di scatto la testa, incrociando lo sguardo del ragazzo.
Tutti si voltarono verso di lei e uno di loro, Hoseok, la invitò ad avvicinarsi e lei lo fece, arrossendo.
« Grazie per prima… nel backstage. »
Dopo le parole dette dal ragazzo divenne ancora più rossa e lui, nel vederla, fece una leggera risatina, ma dovette fermarsi subito, perché i dolori al lato destro della pancia si fecero più forti.
Tra foto da parte dei BTS pubblicate poi sul loro account di twitter, scherzi da parte loro, rimproveri da parte dei genitori di Jeongguk, silenzi da parte di suo fratello e di Chloe e improvvisi conati di vomito da parte di lui, l’ora passò in fretta e arrivò il momento in cui tutti dovettero uscire dalla camera in modo da lasciare Jeongguk solo dato che doveva spogliarsi e infilare il camice per entrare in sala operatoria.
Impiegò un bel po’ di minuti nel farlo perché ormai l’effetto della puntura di preanestesia era quasi del tutto svanito e i dolori cominciavano a farsi nuovamente sentire.
Una volta finito uscì dalla stanza dove c’era un medico che caricò Jeongguk su una lettiga, lo portò all’interno della zona operatoria e lo sistemò in una stanza adiacente a quella dove si sarebbe poi svolto l’intervento. L’anestetista si avvicinò a Jeongguk. Lo guardo per un po’ e questo gli bastò per sapere il suo nome, d’altronde negli ultimi tempi in Corea non si faceva altro che parlare dei Bangtan Boys, ma giusto per fare il suo lavoro, gli chiese come si chiamasse e poi prese la sua cartella clinica esaminando molto attentamente la scheda anestesiologica.
Subito dopo aver terminato l’esame da parte dell’anestetista, uno dei medici guidò la lettiga su cui era disteso Jeongguk in sala operatoria e fece stendere quest’ultimo sul lettino operatorio. Sopra di lui c’era l’impianto di illuminazione: una specie di lampadario largo e piatto con molte luci rotonde. In un angolo c’era un tavolo coperto da un lenzuolo verde, sul quale ne era disteso uno del medesimo colore. Sotto di esso erano disposti i ferri chirurgici. Di fianco al tavolo c’era l’infermiera di sala che indossava un camice verde, una mascherina, dei guanti di lattice e una cuffietta.
L’anestetista di poco prima era anch’egli in sala operatoria affiancato da un’altra infermiera.
Poco dopo a Jeongguk venne chiesto di allargare un braccio, nel quale venne infilata una flebo, attraverso cui cominciò ad essere iniettato l’anestetico e intanto sul suo corpo vennero attaccati alcuni cerotti dotati di elettrodi, collegati con diversi dispostivi per il controllo dei valori del paziente. Poi gli venne infilato nella trachea, attraverso la bocca, un tubo collegato ad una macchina respiratoria, facendolo respirare passivamente.
L’operazione fu semplice e, per fortuna, non ci fu nessuna complicazione. Implicò solo un’incisione attraverso la pelle per rimuovere l’appendice, incisione che in seguito venne chiusa con dei punti di sutura.
Una volta resosi conto che l’effetto dell’anestesia stava quasi del tutto svanendo e che Jeongguk riusciva a respirare anche senza la macchina respiratoria, i medici tolsero il tubo dalla trachea del loro paziente e lo portarono nella sala del risveglio dove alcuni medici e anche l’anestetista rimasero insieme al ragazzo aspettando che buona parte dell’effetto dell’anestesia svanisse.
Nel frattempo Chloe ricevette non poche telefonate da parte dei genitori, sebbene non se ne rese conto a causa del silenzioso che aveva impostato. Inoltre aveva completamente perso la concezione del tempo.
Solo quando prese il cellulare dalla tasca si rese che era quasi l’1:00 e che aveva ricevuto 21 chiamate da sua madre, 13 da suo padre e 8 da Hyun Woo.
Proprio quando si era decisa a chiamare sua madre per avvisarla che era in ospedale e stava bene, ma soprattutto per convincerla del fatto che ci sarebbe rimasta, Hyun Woo la chiamò.
« Pronto? » rispose subito.
« “Pronto?” » rispose lui infastidito « Dove sei? »
« Non vedo come possa importarti. »
« Oh, sì che mi importa. Sbaglio o sei stata tu a mentire dicendo che dovevi uscire con me? »
Chloe fece un lungo sospiro. Preferiva molto di più quando Hyun Woo la trattava così bene da infastidirla. Quando si comportava così le dava altamente sui nervi.
« Avvisa i miei che tornerò a casa tardi, sono in ospedale da un amico che è appena stato operato, ci resterò ancora per un po’. » disse velocemente in un tono che non ammetteva repliche « La mattina mi troverete a casa. » poi chiuse subito la chiamata e spense il cellulare.
Sapeva già che questo le sarebbe costato parecchio. Avrebbe avuto una brutta impressione sui suoi zii, Hyun Woo l’avrebbe ignorata ulteriormente, sua madre si sarebbe arrabbiata, anche se dopo un po’ si sarebbe calmata, e suo padre le avrebbe fatto il terzo grado. Eppure non le importava, non in quel momento, non dopo che aveva visto Jeongguk stare così male.
« Dovete aspettare ancora un’ora prima di rivederlo » disse un medico uscito dalla sala operatoria poco dopo che uscì Jeongguk insieme agli altri medici.
Chloe si permise di chiudere per un breve lasso di tempo gli occhi dato che era ormai, anche se non aveva alcuna intenzione di ammetterlo, parecchio stanca.
Prima che si addormentasse sentì qualcuno sedersi accanto a lei.
Sentiva un buon odore.
Aprì lentamente gli occhi ritrovandosi davanti un Jimin sorridente con in mano due bicchieri da caffè con, appunto, del caffè dentro.
Con lui non aveva parlato molto eppure era con lui che aveva preso più confidenza ed era sempre lui che, oltre a Jeongguk, ricordava bene il suo nome.
« Ne vuoi? » disse porgendole un bicchiere.
Lei si tirò su e, dopo aver sbadigliato, afferrò il bicchiere e ne bevve un sorso.
« Grazie. » disse timidamente sorridendo.
Jimin ricambiò e poi ricominciò a parlare.
« Non torni a casa? »
Lei scosse la testa e iniziò a raccontare.
Raccontò del fatto che era uscita di nascosto fingendo di uscire con suo cugino, del fatto che aveva ricevuto migliaia di chiamate e anche della discussione avuta al telefono con suo cugino.
« Perché non dici semplicemente la verità? » chiese con tono perplesso.
Detto da lui sembrava una cosa talmente semplice e normale, eppure a Chloe riusciva difficile anche solo immaginare il discorso.
Cos’avrebbe dovuto dire?
 “Mamma, sono innamorata di un idol coreano, ho il suo numero e di tanto in tanto ci vediamo”?
« Secondo me è meglio non dire niente a nessuno per il momento. » terminò lei bevendo il caffè in un unico sorso.
Passò un’ora e l’effetto dell’anestesia era quasi del tutto svanito così i medici, anche se Jeongguk era capace di camminare sulle proprie gambe, misero il ragazzo su una lettiga e uscirono dalla stanza del riposo, per poi dirigersi nella camera del loro paziente.
Tutti quanti si trovavano in una stanza a parte, lontana sia dalla sala risveglio sia dalla camera di Jeongguk, motivo per il quale fu uno dei medici ad avvisarli che ora potevano vedere il ragazzo. Tutti si alzarono di scatto – tranne Chloe che, dato che stava dormendo, era stata risvegliata da Seokjin – e si precipitarono nella camera del ragazzo.
Appena Jeongguk li vide tutti lì spalancò gli occhi.
« Cosa ci fate tutti qui? »
In realtà non era molto sorpreso del fatto che ci fosse la sua famiglia al completo – dopotutto era anche una cosa ovvia che ci sarebbe stata – né che ci fossero i suoi compagni – da loro se lo aspettava -. Quello che lo colpiva veramente era la presenza di Chloe.
Era più che certo che se ne fosse andata fosse andata già da un bel pezzo, in fondo il loro rapporto d’amicizia non era ancora poi così profondo.
« Non torni a casa? » le chiese una volta che tutti si avvicinarono al suo letto.
Lei scosse la testa. « Rimango ancora un po’. »
Il ragazzo poi si voltò verso i suoi compagni. « E voi? »
« Anche noi rimaniamo ancora per un po’. » rispose Namjoon parlando per l’intero gruppo.
Jeongguk sospirò. Quasi si sentiva in colpa per aver rovinato la serata a tutti quanti.
Il fratello di lui, Jung Hyun, disse qualcosa in coreano ai suoi genitori, motivo per il quale Chloe non capì.
Aveva detto che domani doveva andare a scuola e che quindi sarebbe tornato a casa per primo. Prese le chiavi dell’auto – tanto era già maggiorenne e aveva la patente – e, dopo aver salutato suo fratello, fece come per uscire dalla porta quando venne interrotto dal padre, Jung Hwa, che, anche lui, era intenzionato a tornare a casa perché tra qualche ora – alle 4:00 – doveva trovarsi al lavoro. Salutò tutti, suo figlio in particolare, e uscì dalla stanza. Il figlio più grande stava per seguirlo, ma venne improvvisamente fermato dalla voce di Jeongguk.
“Hyung!”
Si voltò nella direzione del più piccolo che gli chiese, sempre in coreano, di accompagnare Chloe a casa.
Il ragazzo volse lo sguardo verso la ragazza.
« Gaja. » le disse, poi, notando il suo sguardo smarrito, tradusse parlando in inglese « Andiamo. »
« Dove? » chiese lei stranita.
« Gli ho chiesto di accompagnarti a casa. » le rispose Jeongguk.
Chloe si voltò nella direzione del ragazzo che le aveva appena parlato.
« Ti da fastidio la mia presenza qui? »
« No! » si affrettò a rispondere lui.
« Allora perché vuoi tanto che me ne vada? » sbottò lei, poi, incrociando le braccia al petto e accigliandosi, continuò « Se voglio rimanere ci sarà pur un motivo. »
Jung Hyun, ormai stanco di quella scenetta, scrollò le spalle e, come se niente, fosse uscì dalla stanza seguendo così il padre.
Una mezz’oretta dopo la madre di lui crollò dal sonno, seduta su una sedia e con la testa penzolante.
Subito dopo Jeongguk si scusò dicendo che aveva sonno anche lui e che, dato che aveva anche una lieve nausea, brividi di freddo e un po’ di mal di gola, preferiva dormire. I suoi compagni decisero così di salutarlo e se ne andarono. Chiesero a Chloe se voleva che l’accompagnassero, ma lei rifiutò dicendo che avrebbe preso un taxi più tardi, dimenticando che non aveva con sé i soldi per pagarlo.
Rimase l’intera nottata ad osservare il profilo di Jeongguk mentre dormiva ogni tanto anche accarezzandogli la mano rischiando così che si svegliasse.
Solo quando Go Eun se ne andò con un taxi – alle 7:00 - dicendole in un inglese improbabile che stava tornando a casa solo per mangiare qualcosa e portare il cambio della biancheria intima a suo figlio, Chloe si permise di reclinare la testa sulle braccia appena posate sul letto e chiudere per qualche secondo gli occhi. Secondo che le costò caro perché subito dopo si addormentò.
Un’oretta dopo Jeongguk si svegliò a causa del chiasso provocato dalle infermiere e vide Chloe lì, con la testa poggiata sul letto mentre dormiva, spalancò immediatamente gli occhi con l’intenzione di svegliarla. Però, appena la scosse un pochino con la mano e una ciocca di capelli che le copriva il viso si spostò mettendo così in mostra il suo viso, smise subito.  Non si era mai reso conto che fosse così carina.
Posò un gomito sul materasso e la testa sulla mano sinistra, osservandola. La mano destra invece, che poco prima si trovava sulla spalla della ragazza, salì sopra la sua testa, accarezzandole i capelli. Gli occhi di Jeongguk erano invece rimasti immobili ad osservare l’espressione calma e rilassata che Chloe assumeva mentre dormiva e così il ragazzo si accorse di particolari a cui non aveva dato peso giorni prima: le ciglia lunghe, le labbra a forma di cuore, il neo sulla guancia sinistra, la leggerissima fossetta al mento e una piccola cicatrice sulla fronte che Chloe si era procurata a 3 anni mentre correndo sopra il triciclo cadde a terra battendo con la fronte su un marciapiede.
La ragazza, avendo il sonno abbastanza leggero, sentendo tutte quelle carezze dopo qualche minuto si svegliò e trovandosi Jeongguk di fronte che la osservava la fece arrossire come mai prima d’ora.
Lui non era per niente imbarazzato invece. Con molta calma tolse la mano dai capelli di Chloe e si mise seduto, con le gambe sotto le coperte e la schiena poggiata alla spalliera del letto. 
Lei, ancora rossa in viso, guardò l’orologio appeso alla parete e, dato che segnava le 8:15, si alzò subito dalla sedia.
« Io devo andare adesso. » farfugliò timidamente « È tardi. »
Jeongguk la salutò e subito dopo lei prese il suo giubbotto di pelle ed uscì velocemente dalla stanza.
Solo una volta fuori dalla clinica si rese conto che non aveva i soldi per prendere un taxi quindi, riluttante, accese il cellulare. Il numero delle chiamate perse era impressionante.
Un po’ agitata perché non sapeva come spiegarle l’accaduto, Chloe digitò il numero di sua madre e avviò la chiamata.
« Chloe! » esclamò la donna dall’altra parte del telefono « Stai bene? »
« Sì mamma. Non preoccuparti. »
« “Non preoccuparti”? Mi spieghi come faccio? È tutta la notte che stai fuori casa! » la sgridò alzando il tono della voce « Non dici dove ti trovi, non chiami nessuno per avvisare che stai bene e spegni addirittura il cellulare! Puoi solo immaginare di quanto sia stata in pena? »
Chloe davvero non capiva. Lei aveva detto chiaro e tondo a Hyun Woo di avvisare i suoi genitori che era in ospedale da un suo amico e che stava bene.
« Hyun Woo non vi ha avvisati? » chiese.
« Non far ricadere la colpa su quel ragazzo, ce l’ha detto che non siete usciti insieme! E ora torna subito a casa. Tuo padre ha qualcosa da dirti. »
Stava per chiudere la chiamata, quando la figlia la interruppe.
« È proprio di questo che volevo parlarti. Puoi venire a prendermi tu? »
Le spiegò che non aveva i soldi necessari per pagare il taxi, poi le riferì il nome della strada e anche il nome della clinica e, sebbene Katia fosse davvero arrabbiata, accettò subito la richiesta della figlia.
Una volta che Chloe salì in macchina fu sommersa dalle domande della madre.
« Perché ti trovavi in una clinica? »
« Un mio amico stava male e… »
« Un tuo amico? Qui a Seoul? E che tipo di amico hai che si può addirittura permettere una clinica privata? »
Ci pensò su un bel po’ di secondi prima di rivelarglielo.
« È un cantante. » borbottò.
Katia spalancò immediatamente gli occhi e accostò accanto ad un marciapiede, poi guardò la figlia negli occhi.
« Mi prendi in giro? »
« Perché dovrei inventarmi una cosa simile? » chiese accigliata.
La madre sospirò.
« E chi sarebbe? G-Dragon? Taemin? » chiese in tono sarcastico.
Chloe non aveva la minima idea di chi fossero e si limitò a scuotere la testa.
« Jeongguk dei Bangtan Boys. » rispose, poi, vedendo la madre poco convinta, continuò « Sono andata ad un loro concerto con Hyun Woo, ricordi? Poi sono andata anche al loro fanmeeting e lì mi ha dato il suo numero. »
Katia alzò un sopracciglio.
« Se non mi credi ti mostro il suo numero e a casa ti mostro anche il foglietto su cui me l’ha scritto. » sbottò a braccia conserte.
Vedendo lo sguardo di sua madre ancora insicuro, continuò.
« Pensa quello che ti pare. » disse infine infastidita.
Al rientro a casa Chloe si beccò una bella ramanzina da suo padre.
Stando a quello che diceva Chloe aveva il divieto di uscire per un’intera settimana e questo significava non poter visitare Jeongguk mentre era in ospedale.
I suoi zii, sebbene facessero finta di nulla continuando a parlarle tranquillamente, avevano iniziato a pensare che fosse stata educata piuttosto male e che molto probabilmente la sua voglia di libertà era dovuta al fatto che fosse nata e cresciuta in America. Da sempre infatti avevano avuto la convinzione che in America fossero tutti abbastanza maleducati, non considerando il fatto che invece la loro cultura era decisamente diversa da quella degli americani.
Hyun Woo invece per tutto il tempo non la degnò nemmeno di uno sguardo e questo rese Chloe un po’ triste perché, a suo parere, quello che aveva fatto non era nulla di male, non particolarmente almeno.
Nonostante ciò decise di non pensarci e passò tutta la giornata in camera sua a cercare di imparare qualcosa in coreano dalle lezioni online che c’erano su internet. Molto probabilmente avrebbe iniziato ad andare a scuola prima di dicembre e ancora non sapeva nemmeno dire bene “ciao” in coreano.
Certo, poteva pur sempre chiedere aiuto ai suoi zii – sebbene capissero pochissimo l’inglese -, a sua madre – la quale non aveva la pazienza di insegnare a sua figlia una lingua con un alfabeto del tutto diverso da quello americano – oppure a Hyun Woo.
Lui probabilmente era quello più adatto: erano coetanei, lui sapeva parlare perfettamente sia l’inglese sia il coreano e se solo non fosse per quello accaduto quel giorno andrebbero anche d’accordo, più o meno. Eppure Chloe sapeva che se solo avrebbe osato chiedergli di insegnarle la sua lingua madre lui le avrebbe lanciato un’occhiata talmente fulminante che probabilmente qualche scossa l’avrebbe presa sul serio.
Dopo aver passato un bel po’ di ore a studiare coreano – anche se alla fine non ricordava più un bel niente – decise di connettersi su Skype in caso qualcuno dei suoi amici americani fosse connesso.
La fortuna decise di mettersi dalla sua parte infatti la sua migliore amica, Carmen, con cui voleva tanto parlare, era in linea.
Le scrisse un “ciao” e subito dopo aver visualizzato il messaggio le inviò la richiesta di videochiamata.
« Chloe! » aveva esclamato non appena l’immagine della ragazza apparve sullo schermo del suo computer.
In quei giorni non avevano avuto l’occasione di tenersi molto in contatto. Spesso da Chloe la connessione internet saltava senza motivo e, quando poteva connettersi su Skype, Carmen non era mai connessa.
La prima cosa che l’amica le chiese fu come si trovava in Corea e, soprattutto, com’era.
Chloe non riuscì a fare una descrizione dettagliata anche perché aveva visitato ancora pochi posti. Si limitò così a descrivere un po’ il quartiere dove abitava poi, dopo averci pensato un po’ su, gli parlò anche dei Bangtan Boys - sperando che almeno lei le credesse - e anche della sua cotta per Jeongguk.
Con suo stupore non ebbe nemmeno un momento di incredulità.
« Ma è fantastico! » le aveva detto « Quindi ora sei loro amica? »
« Proprio amica non direi… » rispose cercando di scacciare dalla sua mente l’immagine di Jeongguk che le accarezzava i capelli « Diciamo conoscente. »
« Oh, ma andiamo!!! » esclamò sbuffando « Ti hanno portata in ospedale con loro mentre uno dei membri stava male, è chiaro che per loro se più di una semplice conoscente. E poi io non farei tanto l’insoddisfatta fossi in te. Non capita mica tutti i giorni di avere una conversazione amichevole con dei cantanti!»
In quel preciso istante, alle 18.45, il cellulare di Chloe squillò. Lei guardo lo schermo leggendo il nome di colui che la stava chiamando.
« Carmen, è Jeongguk. » disse a bassa voce quasi non volesse che qualcuno la sentisse.
« Metti il vivavoce! » le ordinò lei.
La ragazza ci pensò un po’ su, poi accettò la chiamata mettendo il vivavoce come richiesto dalla sua amica.
« Chloe, non vieni più? » chiese immediatamente il ragazzo senza lasciarle il tempo di dire “Pronto?”.
Lei guardò verso lo schermo del suo computer, notando l’amica che la stava incitando con strani gesti e messaggi imbarazzanti in chat come “Digli che ti è mancato”.
« Non potrò venire per una settimana. Sono in punizione per non essere tornata ieri. » posò nuovamente lo sguardo sulla chat “No, no! Così non va bene” c’era scritto “Non parlare di cose negative. Digli almeno che non vedi l’ora che la settimana passi!”. Nonostante ciò decise comunque di ignorare i suggerimenti dell’amica « Inoltre ho raccontato la verità a mia madre perché non sapevo come spiegarle la mia presenza in una clinica privata e beh… non mi ha creduta. »
Nel frattempo Katia, che stava portando degli asciugamani puliti nella camera di Chloe, si era fermata fuori dalla stanza ascoltando la conversazione della figlia al telefono.
« Oh… » fu tutto quello che le rispose. L’aveva detto in un tono deluso e questo in parte fece piacere a Chloe, anche se ritornò subito con i piedi per terra ricordandosi della chiacchierata che ebbero al telefono nella quale Jeongguk le disse chiaro e tondo che non provava nulla per lei. « Comunque il medico mi ha detto che dovrò rimanere in ospedale altri tre giorni, poi mi dimetteranno anche se dovrò stare a riposo per sei giorni. » disse poi di punto in bianco cercando di trovare un argomento di cui parlare.
« Capisco… Quindi questo vuol dire che…»  stava per dire “Quindi questo vuol dire che non ci vedremo più” ma fu improvvisamente interrotta dal parlare di lui.
« Vuol dire che potrai venire a trovarci durante le prove alla Big Hit, tanto nei miei giorni di riposo io starò comunque con loro. »
“Cosa?” pensò incredula Chloe “Potrò continuare ad avere contatti con loro?”
« Poi magari ti chiamo io. » disse, poi continuò « Ora però devo chiudere. Magari ti chiamo più tardi oppure domani. »
Subito dopo che si salutarono e appena chiusero la chiamata, prima che Carmen potesse dire qualsiasi cosa, Katia entrò sorridendo nella stanza.
« Tesoro... » la chiamò mentre poggiava gli asciugamani sul letto « Mi sono permessa di ascoltare e mi dispiace non averti creduta. » poi si avvicinò ulteriormente a lei « Se proprio vuoi domani con la scusa di andare a fare la spesa insieme ti lascio un po’ all’ospedale con quel tuo amico mentre io vado a fare un po’ di compere. »
Gli occhi di Chloe si alluminarono improvvisamente e poi si volsero verso la webcam, ricambiano il sorriso dell’amica.
Quella sera, prima di andare a dormire, la ragazza era intenzionata a scrivere un messaggio a Jeongguk in cui diceva che il giorno dopo sarebbe andata a trovarlo perché sua madre l’aveva finalmente creduta, ma alla fine decise di non farlo perché preferiva fargli una sorpresa.
Quel giorno si addormentò con il sorriso sulle labbra.
 
***
La mattina seguente alle 7:55 era già sveglia. Sua madre le aveva detto che sarebbero uscite intorno alle 10:00 quindi, da lenta com’era, decise di iniziare a prepararsi già da allora.
Andò in bagno restando 10 minuti sotto il getto d’acqua calda della doccia e già che c’era si lavò anche i capelli. Per i vestiti optò invece per una maglietta attillata nera con qualche schizzo di rosso, una gonna tartan rossa, dei pantacollant neri e degli anfibi del medesimo colore. Poi, sebbene facesse caldo, indossò un giubbotto di pelle anche perché la maglietta era piuttosto leggera. Poi si truccò con un po’ di matita e con dell’eyeliner.
Rimase particolarmente soddisfatta quando si rese conto che aveva fatto i calcoli giusti, infatti aveva finito di prepararsi proprio alle 10:00.
Chloe sgattaiolò subito fuori di casa prima che suo padre si insospettisse e poi entrò in auto. Ci misero circa un quarto d’ora per arrivare alla clinica, poi, dopo essere stata avvisata dalla madre che non appena fosse ritornata le avrebbe fatto uno squillo, la ragazza uscì dall’auto ed entrò nella clinica. Dato che le scale da fare erano piuttosto numerose, decise di prendere l’ascensore nel quale incontrò una bellissima ragazza giapponese. Aveva i capelli biondi tinti, degli occhi bellissimi con le lenti a contatto che li facevano sembrare del colore del ghiaccio e delle sensuali labbra carnose.
Era vestita molto elegantemente. Calze ricamate nere, vestitino di pelle nero, stretto e corto, stivali neri con tacchi alti 10 cm e uno sgargiante foulard fucsia.
La ragazza squadrò Chloe come se fosse un’aliena per tutto il tempo che passarono in ascensore, poi, non appena quest’ultimo si fermò, la misteriosa ragazza iniziò ad essere inseguita da una serie di fotografi.
“È normale che entrino in una clinica privata?” pensò Chloe tra sé e sé mentre camminando guardava i fotografi che seguivano la ragazza. Poi, come se si fosse stancata di seguirli, li superò e si avviò verso la stanza di Jeongguk che, appena la vide, rimase sorpreso e sorrise.
Con lui c’erano Seokjin, Jimin e Hoseok. Anche loro sorrisero quando la videro.
Stava per avvicinarsi al letto del ragazzo, quando la ragazza di prima spuntò nuovamente.
I fotografi iniziarono a scattare migliaia di foto e una volta che lei si avvicinò a Jeongguk e gli posò un bacio sulle labbra, gli scatti aumentarono.
« Ti conviene non spingermi via. » gli disse a bassa voce con le labbra ad un millimetro di distanza a quelle di lui in modo che non potesse sentirla nessuno oltre al diretto interessato.
Non appena si allontanò dal suo viso fece un sorriso tanto smagliante quanto falso mentre gli accarezzava dolcemente il volto.
Lui e gli altri suoi tre amici avevano l’espressione del viso totalmente scioccata, poi Jeongguk guardò di sfuggita nella direzione di Chloe. Lei aveva gli occhi sgranati e la faccia completamente rossa a causa della rabbia e della gelosia.
Ma in fondo aveva il diritto di essere arrabbiata e gelosa?
« Potete lasciarci un attimo soli, per favore? » disse guardando i fotografi, poi voltandosi verso Chloe e gli altri tre ragazzi continuò « Anche voi. »
 
 
Il mio angolino
 
Ehilà! Ebbene sì, incredibile ma vero. Sono riuscita ad aggiornare senza un ritardo stratosferico (o.o”)
Magari vi starete chiedendo “Chi è e da dove cavolo è uscita la megera spuntata all’ultima parte del capitolo?” – o forse non ci starete pensando nemmeno -, ebbene dovete aspettare il 2014 per saperlo d(u.u)
Spero comunque che abbiate gradito questo capitolo ♥
Sappiate che adoro tutti voi pazzi che avete il coraggio di leggere la mia fanfiction.
Vi lovvo icdì ♥
 
Ji Yong
 
PS: Sì, che poi io tra l’altro ho avuto la geniale idea di invertire i ruoli. Quello ad essere in ospedale a causa dell’appendicite, in caso non lo sapeste, è Suga oppa. Spero si riprenda presto ♥

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