La mia piccola stella

di Satsuriko
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La giornata dei papà -parte uno- ***
Capitolo 2: *** La giornata dei papà -parte due- ***
Capitolo 3: *** La malinconia di Bra ***
Capitolo 4: *** Urgenza baby-sitter! ***
Capitolo 5: *** Lesyar ***
Capitolo 6: *** Chi è in realtà Lesyar? ***
Capitolo 7: *** Una spia in casa Brief ***
Capitolo 8: *** La missione di un padre ***
Capitolo 9: *** Sul pianeta Mazdha ***
Capitolo 10: *** Viaggio nello Spazio ***
Capitolo 11: *** Bra e Raysell ***
Capitolo 12: *** Ad un passo dalla verità ***
Capitolo 13: *** Faccia a faccia con Lord Utsumi ***
Capitolo 14: *** Le origini dell'odio ***
Capitolo 15: *** Specchi e riflessi ***
Capitolo 16: *** La mia piccola stella ***



Capitolo 1
*** La giornata dei papà -parte uno- ***


Ce la farò??

 

 

                                “La mia piccola stella”

 

 

1) La giornata dei papà    -parte uno-


 

“Uff…Spero tanto che papà non faccia i capricci domani…” Sospirò la bimbetta dai capelli turchini preparandosi la cartella per il giorno seguente.
“Quaderni…abecedario…astuccio…merendina…tovagliolo…barbie...” elencò frugando nel suo zainetto rosa.

“Mammaaaa” chiamò la bambina voltandosi verso la porta della cameretta,
“Eccomi, tesoro!”

Erano trascorsi undici anni dalla sconfitta del terribile Majin Bu e la pace, sulla Terra, regnava incontrastata da molto tempo; tempo che volò gioiosamente e all’insegna della spensieratezza per tutti i guerrieri Z.
Quella fresca serata di marzo la piccola Bra, di appena sei anni, era preoccupata per ciò che l’attendeva il giorno seguente: avrebbe portato a scuola suo padre per la tradizionale “giornata dei papà” indetta dalla maestra.
Ma la bambina sapeva a cosa sarebbe andata incontro… dopotutto conosceva suo padre molto bene.

“Che c’è, Bra?” domandò amorevolmente Bulma a sua figlia, dopo essere giunta sulla soglia della camera.
“Senti, mamma…” iniziò titubante la piccola, “tu credi che…credi che papà si comporterà bene domani? Oppure…mi lascerà sola?”

Inizialmente la donna fu colta da una fugace sensazione di sconforto, ma poi disse allegramente: “certo che no! Perché dovrebbe? Anche se non è particolarmente bravo a dimostrartelo…lui ti vuole tanto bene”.
Bulma sfoggiò il suo sorriso migliore per tranquillizzare Bra, ma quest’ultima non mutò espressione.
“Sei sicura, mamma?” mugugnò a testa bassa la bambina.
Gli occhioni azzurri puntati sul pavimento davanti a lei.

“Non potrei mai mentirti, piccola mia…Lo ha detto a me, personalmente, mentre eravamo da soli”.
“Vuoi dire quando…” pensò ad alta voce Bra “…siete nella vostra cameretta di notte e si sentono i rumori strani?” chiese ingenuamente con un’innocenza che solamente i bambini possiedono.

La donna dai corti capelli azzurri arrossì all’improvviso e scrollò la testa rapidamente, muovendo le mani davanti a sé.
“Eeeh? Ma che dici, Bra?!” urlò Bulma agitandosi, “lo sai che le bugie non si dicono! Guarda: ti sta diventando il naso lungo!!”
“Ma…non è una bugia! Io una volta…”
“WHAAAAAAAAA!!”

Bulma si lanciò sulla figlia e cominciò a farle il solletico dappertutto, mentre quella si dimenava schiamazzando; poi le afferrò il nasino: “guarda un po’? È più lungo di prima!” disse fra mille risate la donna.

Il discorso finì lì, quella sera, fra scherzi e risatine.
Ma il dubbio, insinuatosi nel giovane cuore di Bra, rimase a lungo.


-Domani si vedrà…- stava pensando la bimba pochi minuti più tardi, sotto le coperte, -se domani si comporterà bene come tutti gli altri papà, allora vorrà dire che ci tiene davvero a me-.

Nella mente della piccola Bra viaggiavano ricordi, emozioni, immagini…

Dal cancello della sua scuola elementare vedeva spesso tanti padri che portavano in spalla i propri figli e, in quelle occasioni, si chiedeva come mai il suo papà non l’avesse mai presa in braccio.
Altre volte, quando il suo “fratellone” Trunks si offriva (o meglio, veniva obbligato) di portarla al parco-giochi, non poteva fare a meno di notare tanti padri che compravano una gustosa merenda per le loro figlie al carretto del gelato; e poi lo mangiavano assieme, serenamente.
Inoltre la TV non era certo d’aiuto a far sentire Bra amata da Vegeta: nei film, così come nei cartoni animati, non erano rare le tenere scenette padre-figlio.
Padri che pescano con i figli…figli che fanno i compiti con i padri…padri che giocano a baseball con i figli…

Padri! Figli! Sempre padri e figli!
E lei, invece…che tanto elemosinava un po’ di attenzione da parte del fiero genitore…ne riceveva una parte veramente minima.
Quella sera di marzo Bra dubitava fortemente che Vegeta, suo padre, si sarebbe comportato in modo ammirevole durante la “giornata dei papà”.

-Eh, sì…Spero proprio che domani non faccia i capricci…- si ripetè per l’ennesima volta prima di avventurarsi magico nel mondo dei sogni.


Intanto, nella stanza di Vegeta e Bulma, si discuteva, come sempre, animatamente. L’argomento? La “giornata dei papà”, è ovvio.

“Non capisco come mai io debba partecipare a questa pagliacciata ad ogni costo!” sbraitava il principe dei saiyan, contrariato come mai; a quell’irruente affermazione Bulma rispose con l’energia di sempre: “te lo dico io perché: tutti i genitori della classe sono tenuti a rispettare questo piccolo impegno e poi tua figlia ci tiene moltissimo!!”

“Io non devo rispettare proprio nulla, donna! Solo perché ho smesso di ricordartelo tutti i giorni non significa che tu te lo debba dimenticare: io sono e rimango sempre il principe dei saiyan!” strepitò Vegeta puntandosi contro l’azzurra con aria minacciosa.
Bulma non potè fare a meno di sbuffare rumorosamente, poi si parò anch’ella davanti al suo interlocutore e ricominciò: “tralasciando questo avvenimento in particolare, caro il mio principe…ricordati che stiamo parlando di Bra! Di nostra figlia! Una figlia che vorrebbe solo essere amata da suo padre e che invece trova un muro!!”

Ci fu una lunga pausa. Quella volta neanche il grande Vegeta trovò le parole giuste per ribattere, per quanto si stesse sforzando.
L’ultima frase pronunciata da Bulma aveva scosso qualcosa nel profondo del suo cuore.
Anche se non lo avrebbe ammesso mai e poi mai in tutta la sua esistenza… per lui era stata la stessa cosa.
D’altronde Vegeta conosceva meglio di chiunque altro il significato della parola “solitudine”.
E ormai aveva imparato quanto fosse importante l’amore.

“Domani andrai a scuola con nostra figlia e le dimostrerai una volta per tutte che tieni a lei” disse lapidaria Bulma, rompendo il silenzio, usando quel suo tono di voce che non ammetteva repliche.

Il saiyan alzò gli occhi al cielo e mise un broncio che avrebbe fatto sorridere chiunque rientrasse nel suo giro di conoscenze.
Un broncio da bambino capriccioso.
Bulma dovette trattenersi dallo scoppiargli a ridere in faccia: non sarebbe stato affatto d’aiuto.

“Tsk…d’accordo…” si arrese infine sospirando e abbassando le spalle.
Bulma gli saltò addosso e lo travolse in un abbraccio coinvolgente, riempiendolo di baci.
“Sono fiera di te, tesoro! Ma, mi raccomando, non deluderla…”
“Ci proverò” rispose il saiyan poco convinto.

                                 

                                                          ********************


Nello stesso istante, una decina di anni luce distante dalla Città dell’Ovest, un losco individuo vestito di stracci stava sogghignando nell’ombra.
“Non mi deluderai…vero, Raysell?”
Il ragazzo inginocchiato davanti a lui rispose rispettosamente: “non lo farei mai, signore: mi impegnerò a fondo per portare a termine il suo piano. Mi metto subito in azione!”

L’oscura figura fece un cenno con la testa ed il servo svanì nel nulla, forse usando un teletrasporto, chissà…

“Vegeta…” sibilò con un filo di voce “presto tutte le umiliazioni subite…tutte le sofferenze che mi hai fatto patire…saranno ripagate. Oooh, avrò la mia vendetta, principino…
…Puoi scommetterci la Corona!”
Una risata tanto roca quanto malefica si levò e invase l’intero antro, facendo volare via i pipistrelli che lì avevano trovato riposo.

Una stella, nell’immensità della galassia, si spense.

 

 

 

Ciao a tutti!! Eccomi con una nuova fan fiction che, spero, vi abbia incuriosito.
Tutto è partito dalla giornata dei papà a scuola della piccola Bra, ma poi…beh…come dico sempre io “mi sono fatta il film” XD
Quindi ora mi ritrovo a scrivere la mia prima fan fiction a più capitoli: se devo essere sincera sono un po’ spaventata. Il mio timore più grande è quello di lasciarla incompiuta perchè io SO cosa si prova a iniziare la lettura di una storia per poi interromperla bruscamente per sempre, in quanto sono stata prima LETTRICE e in seguito AUTRICE di EFP (vabbè, non ci interessa! Nd lettori).

“Ma perché quella demente di Satsuriko ha scritto la parola “corona” con la maiuscola?” Vi starete chiedendo voi (veramente non ci avevamo fatto neanche caso, per quello che ci interessa…-_- nd lettori).
Tsk! -l’autrice incrocia le braccia al petto e si gira dall’altra parte, come fa Vegeta-
Comunque lo saprete più avanti nella storia, se ci sarete ^^
Ricordate che ho bisogno di recensioni per continuare a scrivere: sono il mio carburante dato che sono autrice da una settimana XD.

Fatemi sapere se vi piace, gentilissimi-lettori-cari
-sghignazza maleficamente sfregandosi le mani-

Alla prossima, un abbraccio a tutti!!

                                                                        °Satsuriko°

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** La giornata dei papà -parte due- ***


papà

 

 

2) La giornata dei papà   -parte due-


 

La mattina seguente Bra saltò pimpante giù dal letto e si diresse nella camera dei suoi genitori correndo come una matta.
“Oggi sto con papino! Oggi sto con papino! Oggi sto con papino…” canticchiava salterellando per il corridoio che conduceva alla stanza di Bulma e Vegeta. Lungo il tragitto si imbattè in Trunks, o, più precisamente, gli andò addosso.
“Ehii!” si lamentò il ragazzo dai capelli glicine, bloccando la corsa della sorellina, “perché ti comporti da trottola alle sette del mattino!?” domandò mezzo-addormentato, ma con tono di rimprovero.
“Vado a svegliare mammy e papy! Ciaoo!”
E ricominciò la sua corsa, incurante di tutto e di tutti.
“…bah” fu l’unico commento di Trunks.

Era arrivata ai piedi del letto matrimoniale.
“ghgh” rise sotto i baffi. Si portò le mani sulla bocca per non far sentire la sua voce, ma, subito dopo…

“…BUONGIORNOOO!!” urlò, saltando sul letto, svegliando di colpo i suoi genitori.
“Aaaaaah!”
“Ma porca…”
 
“…Bra?!?” esclamò Vegeta scrutando con attenzione la piccola creatura mostruosa che gli era appena saltata sopra.
Bulma impiegò un po’ di più per realizzare, poi ricadde stancamente sul cuscino borbottando qualcosa.
“Che ti è saltato in mente, ragazzina!!” urlò invece Vegeta fissando corrucciato la figlia pestifera.
“S-scusa pa-papy…” balbettò subito la bambina ritraendosi e scendendo giù dal letto, “volevo svegliarvi e farvi un pesce d’aprile…”
Abbassò il capo e incrociò le braccia dietro la schiena, dondolando il busto a destra e a sinistra; poi sollevò nuovamente lo sguardo, per incontrare quello adirato del padre e quello deluso della madre.
“Scusatemi tanto: non lo faccio più! Giurin-giurello!” disse mortificata alzando il mignolo della mano destra e sforzandosi di sorridere.

“Ahhh…buongiorno anche a te, piccola” disse dopo qualche secondo Bulma, disarmata di fronte a tanta tenerezza e semplicità, la stessa che fece capitolare Vegeta.

I Brief si prepararono per i rispettivi impegni: Bulma aveva un importante appuntamento con alcuni rappresentanti dell’azienda, Trunks doveva affrontare una lunga e difficile mattinata alla “Orange High School” e, per quanto riguardava Vegeta e Bra…la “giornata dei papà” li attendeva.

“Se il buon giorno si vede dal mattino…” sospirò colui che una volta faceva tremare l’intero universo, tenendo per mano una bimbetta magrolina dai capelli color del cielo e occhi color mare.

“Sono contenta che questo grazioso vestitino ti stia ancora bene, Bra” fece Bulma accarezzando la figlia “non sei cresciuta molto nel giro di un anno”.

Bra indossava un vestitino bianco a pois rossi, abbinato ad una giacchetta a maniche lunghe e a delle piccole scarpette rosse. Era lo stesso che indossava un anno prima, il giorno in cui Goku se n’era andato chissà dove con quel ragazzo di colore, conosciuto durante il Tenkaichi.

Tutta la famiglia al gran completo uscì di casa e si incamminò sul vialetto che portava alla strada.
“Fai la brava, mi raccomando” si raccomandò Bulma alla figlia, baciandole la fronte, “sì, mamma!”
“E fai il bravo anche tu!” scherzò la scienziata rivolta a Vegeta, schioccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
“Buona giornata a tutti!” salutò Trunks prima di alzarsi in volo e partire al razzo verso Satan City.
“Sai, Vegeta…” riprese Bulma mentre saliva in macchina, “sappi che mi piaci molto vestito così!” e gli fece l’occhiolino.
Il principe dei saiyan indossava un paio di jeans con sopra una camicia bianca e una cravatta blu-scuro.

Ciascuno, quindi, prese la propria strada e, padre e figlia, rimasero da soli.
“Ok, ora aggrappati forte a me e non mollare la presa per nessun motivo” annunciò Vegeta piegandosi e facendole segno di mettergli le braccia attorno al collo.

“Ma, papy!! Non vorrai portarmi a scuola volando, spero!”
“E perché no, scusa?”
“Innanzitutto mi si scompigliano tutti i capelli…e poi ho paura di cadere!”
“Non dire sciocchezze, Bra: non ti faccio cadere!”
“Non voglio fare la fine del nostro secondo gatto!”
“Perché? Che fine ha fatto il nostro secondo gatto?”
“Sei andato al negozio di animali, lo hai comprato e lo hai fatto spiaccicare mentre lo trasportavi a casa in volo! Io non l’ho neanche mai visto!”
“Eeehm… Tu sei più importante di quello stupido gatto! E poi è successo perchè lui mi ha graffiato…”
“Beh, comunque rimane la faccenda dei miei bellissimi capelli!”

Dopo una lunga discussione, che durò quasi più del viaggio stesso, Bra riuscì a far desistere suo padre. Tutta la tesi di Vegeta crollò nel momento in cui lei mise il broncio e lo guardò con gli occhioni lucidi.
Quei grandi, meravigliosi, occhi blu che non sopportava di vedere tristi e ai quali non riusciva mai a resistere; gli stessi della madre, che lo avevano fatto innamorare.

Alla fine i due si incamminarono a piedi, impiegando circa mezz’ora.
Inutile dire che arrivarono in ritardo.


Padre e figlia erano davanti la porta dell’aula.
Un solo piccolo movimento e, per Vegeta, sarebbe cominciato l’inferno.
Il piccolo movimento venne effettuato dall’impaziente Bra, che spalancò la porta con forza e irruppe, letteralmente, nella “giornata dei papà”.

“Ciao a tutti, amici!!” salutò, “eccoci qua! Scusate il ritardo” disse facendo un piccolo inchino per scusarsi.

“Bra, finalmente! Mettiti a sedere con il tuo papà e aspettate il vostro turno: per fortuna stiamo ancora ai nomi con la lettera A” li accolse la maestra, una donna sulla quarantina, dai lunghi capelli castani.
“Vieni, papy, ti faccio vedere il mio banco…” disse la piccola trascinando Vegeta nella parte sinistra della stanza, accanto alle finestre che davano sul giardino.
“Guarda, guarda!”
“Sì, sì…ho visto”
“Allora?”
“Allora cosa? È un banco”
“Ma no! Guarda meglio papy!”
“…”
“Non vedi?”

La bambina indicò un punto in alto a destra e lo cerchiò con l’indice.
C’era una scritta piccola e in caratteri simili a geroglifici, una calligrafia molto infantile:
“TI VOGIO BENE, PAPI”
Vegeta inarcò un sopracciglio e lesse ad alta voce.
“Ti vogio bene, papi?”
“Ma che dici?! Ho scritto…”
“…”
“…Oh-oh…”

Bra agguantò velocemente il suo astuccio e, impugnata la matita, corresse in un battibaleno l’errore di ortografia.
Vegeta osservava le sue mosse impassibile.
“Ok! Leggi adesso!”
“Avevo già recepito il messaggio…”
“Quindi? Sei contento papy?”

Un sorriso caloroso e genuino si dipinse sul volto della piccola Bra, il sorriso più bello che Vegeta avesse mai visto.
“Mi vuoi bene??”

“Bra-aaa!!” intervenne allora la maestra, “smettila di chiacchierare con il tuo papà e ascolta i compagni! Le regole sono sempre le stesse, cosa credi? Devi rispettare chi sta parlando, intesi?”
“Va bene maestra…”

Un bambino era in piedi davanti la lavagna e leggeva a voce alta il suo tema sul papà, mentre quest’ultimo era seduto vicino la cattedra.
“Mio padre si chiama Dan ed è un giornalista. Papà è sempre gentile con tutti e gli piace tanto costruire modellini di aerei insieme a me. Papà ha sempre molto lavoro da fare però trova anche il tempo di stare con me e spesso mi aiuta a studiare storia. Io gli voglio tanto bene perché è buono.”

La maestra fece i suoi complimenti al bambino e chiese a suo padre di raccontare qualcosa del suo lavoro di giornalista.

Trascorse qualche minuto. Noiosissimi minuti che sembrarono interminabili al principe dei saiyan; egli infatti stava cominciando ad esaurire la sua, già poca, pazienza.

“Un applauso a Bob e a suo padre Dan, ragazzi! Congratulazioni per il suo successo, signor Arrish” annunciò a voce alta la maestra, risvegliando Vegeta dal suo stato comatoso.
“Ora…Brief! Forza Bra, ora tocca a te!”
“Arriviamooo!”

Padre e figlia si incamminarono verso le loro rispettive postazioni: Vegeta seduto sulla piccola sedia e Bra in piedi davanti la lavagna con un foglio in mano.

-Resisti, Vegeta, resisti!- si ripeteva il saiyan, -ricorda che non devi deludere tua moglie e soprattutto tua figlia! Coraggio! Affronta questo supplizio e soffri in silenzio!-

Tutti attendevano con ansia di sapere qualcosa sul padre di Bra, dato lei lo descriveva sempre come un eroe; per il resto la figura di Vegeta era avvolta dal mistero, sia per i bambini che per l’insegnante.
Tutti i presenti, insomma, pendevano dalle labbra della bimba dai capelli turchini.

“Il mio papà” cominciò leggendo il titolo del tema.
“Il mio papà si chiama Vegeta…e fa il guerriero!”

La prima frase bastò a far sghignazzare circa tre quarti della classe e le battutine arrivarono, naturalmente, allo sviluppato udito di Vegeta.
Una piccola vena cominciò a pulsare sulla sua fronte, ma Bra non interruppe la sua lettura.
“Papà è sempre scontroso con tutti e non gli piace quando qualcuno lo fissa troppo a lungo senza motivo. I capelli di mio padre sono molto strani, ma a me piacciono così.”

Stavolta sia alunni, che maestra, scoppiarono in una grossa risata.
Molti bambini si misero delle matite colorate sulla testa, puntate verso l’alto, e giocarono ad imitare i capelli di Vegeta.
Una seconda vena si aggiunse alla prima.

-Razza di mostriciattoli senza cervello… se non ci fosse Bra, qui con me, ve la farei pagare cara…-

“Papà Vegeta è speciale e mi proteggerà sempre perché è fortissimo.”
Concluse Bra, ripiegando il foglio e rivolgendo un caloroso sorriso al padre. Ma Vegeta, al contrario di sua figlia, non stava affatto sorridendo. La bambina guardò poi in direzione della maestra, in attesa di un suo giudizio sul tema svolto.

La donna, perplessa, attese qualche secondo prima di parlare: “…davvero brava, piccola! B-bel tema…” disse titubante.
“S-signor Brief…ci…ci dica qualcosa di lei!”

“Il mio nome è Vegeta…e sono padre di Bra” rispose secco, osservando di sottecchi la sua interlocutrice.
“Sì, ma…vorremmo sapere qualcosa di più, ad esempio…che vuol dire che lei fa il guerriero? Uh?”

-Stupida femmina impertinente, come osi rivolgerti così al grande Vegeta?! Vuoi sapere chi sono io, eh? Lo vuoi sapere? Io sono un principe e ti giuro che, se ci trovassimo in altre circostanze, troverei il modo di levarti quella presunzione dalla faccia! Solo perché ti occupi di questi mocciosi non vuol dire che tu debba comandare a bacchetta anche me!-

Intervenne allora Bra: “glielo spiego io: mio papà è il combattente più forte di tutta la galassia e potrebbe fare il sederino a strisce a chiunque!”
Sul volto della piccola si potevano cogliere svariate emozioni: sicurezza, disappunto, baldanza, ma soprattutto orgoglio.
-Amore di papà…-  non potè fare a meno di pensare, ironico, Vegeta.
“Ah, sì? Non lo metto in dubbio…vorrei solo saperne di più!” riprese la maestra, “coraggio! Ci dica qualcosa di lei!”

Bambini e insegnante attendevano ansiosi la risposta di quell’uomo tanto misterioso che si ostinava a tacere. Non volava una mosca.
Eppure le labbra del saiyan non si mossero di un millimetro.
L’aula continuava ad essere avvolta dal silenzio.

-Che vorresti dire? Cosa vuoi sapere di me!? Ti devo spiegare come è fatto il mio nuovo attrezzo per l’allenamento creato da mia moglie? Vuoi che ti dica cosa ho mangiato a colazione? O quando è stata l’ultima volta che ho fatto la doccia? Che pretendi? Di che ti impicci?!-
 
Dopo un po’ Vegeta parlò: pronunciò sei semplici parole…

“…Non sono affari che ti riguardano”
“Ma come si permette?! Lei è un gran maleducato!”
“…”
“Allora? Mi ha sentita? Si vuole degnare di dire qualcosa?!”
“…”

Un bambino si alzò in piedi e prese la parola, anzi l’urlo:
“ma il papà di Bra è stupido?!”

Fuoco.

-“Il papà di Bra è stupido”!?! Piccolo insetto insignificante, potrei schiacciarti in un batter d’occhio se solo lo volessi. Faresti meglio a tacere se non vuoi che ti spedisca all’altro mondo: sono molto tentato!-

A quella disastrosa affermazione ne seguirono tante altre.
Ci fu chi gridava, chi si limitava a creare brusio, ma, di fatto, tutti commentarono il comportamento di Vegeta.

“Com’è antipatico!” sussurrò una bambinetta dai capelli rossi, seguita subito dopo da quella che, probabilmente era la sua migliore amica: “hai proprio ragione! È brutto e cattivo, quello!”

“Come fa Bra a vivere con un padre così?”
“Poverina! È proprio sfortunata…”
“Hai visto con che capelli va in giro!? Secondo me è pazzo!!”
“Sì, lo dico anch’io…”
“Guarda come ci sta fissando: secondo me vorrebbe menarci”
“Menare noi?! Dopo un anno di judo siamo forti ormai!”
“Già, io lo stendo in un attimo con un mega-calcio!”

Impossibile contare le vene che pulsavano sulla fronte di Vegeta: la sua collera aumentava di secondo in secondo.
Fece davvero molta fatica a trattenersi dal picchiarli tutti.
Gli occhi della piccola Bra divennero lucidi.

“Signor Brief! Ha perso la lingua?!”
“…No”
“Oooh! Ebbene? Si sforzi di formulare una frase, forza!”

-Deriso e preso in giro da un branco di mocciosi e da una femmina terrestre? Non se ne parla…-

“…Andate tutti al diavolo!”

Vegeta si alzò di scatto, facendo ribaltare la piccola sedia di legno sulla quale stava seduto fino a un attimo prima.
Osservò la classe con disprezzo e poi, senza preavviso, imboccò l’uscita e se ne andò.
Fu inevitabile che le lacrime cominciassero a scivolare sulle guance calde e arrossate di Bra.
Una goccia cadde sul foglio del tema.
“Papà…”

 


 

 

Eeeeeeeeccomi qua, miei cari!! Che differenza di lunghezza fra il primo e il secondo capitolo!
Allora? Vi sta piacendo? Povera Braaaa… -singhiozza e si soffia il naso-
Scusate la mancanza di “azione”, ma per quella ci vuole un po’ di tempo.
Cosa starà facendo nel frattempo Raysell? (Ray-chi?? o.O nd lettori)
Ma sì! Il ragazzo che ha giurato al suo signore di non fallire la missione!
(......................nd lettori) Capito, và…
I commenti sono sempre graditi, ma in realtà mi basta sapere che leggiate^^
-Inserisce i proiettili nel fucile a doppia canna, con una sigaretta un bocca-
XD Naaaaa, dormite sogni tranquilli: non potrei mai farvi del male! (…più o meno.)
Alla prossima! Un abbraccio a tutti!!

                                                               °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** La malinconia di Bra ***


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3) La malinconia di Bra

 

 

Ore 15:30, cucina di casa Brief.

“VEGETAAAAAAAAAAAAA!!!”

Alla Capsule Corporation una scatenata Bulma stava prendendo a padellate in testa il suo dolce consorte.
Era furente di rabbia, il che si traduce, per le persone normali, in collera furiosa alla decima potenza.

“Come hai potuto fare questo a nostra figlia!?! Sei un essere spregevole, Vegeta! Ma soprattutto sei un PADRE spregevole!!”
Il saiyan, incurante di tutti gli utensili che gli stavano arrivando in testa, si limitava ad alzare gli occhi al cielo e incrociare le braccia al petto.

“Quando sono andata a riprendere Bra a scuola aveva gli occhi rossi per quanto aveva pianto! Come fai ad essere così insensibile nei riguardi di tua figlia?! E poi… lasciami dire che sei stato veramente OTTUSO: solo perché dei bambini ridevano di te…”
“Insomma, la vuoi piantare?! Le tue urla mi trapano i timpani!!” Urlò Vegeta tappandosi le orecchie.

Bulma continuò ad urlare a sua volta: “beh, sono contenta! Forse riuscirò a farti più male in questo modo che con la padella!”

A quelle parole Vegeta scattò in avanti, fulmineo.
Afferrò i polsi di Bulma e, in un attimo, la donna si ritrovò intrappolata al muro della cucina. Il saiyan le impediva ogni via di fuga da quella scomoda posizione, che però li vedeva molto vicini.

“Adesso ascoltami. Io non sono tagliato per fare il padre: sono nato per diventare il guerriero più potente dell’universo e per conquistare mondi lontani! Guardami come sono ridotto ora… umiliato da una banda di mocciosi terrestri mentre faccio da baby-sitter ad una bambina di sei anni che pensa solo alle bambole!”
Fece una piccola pausa ad effetto prima di riprendere, avvicinandosi ulteriormente a Bulma, “non è esattamente ciò che avevo in mente di fare nella vita… Prova a collaborare, una volta tanto, e a metterti nei miei panni!!...Tanto non puoi capire…”

“Una baby-sitter… Ma certo!” ripetè Bulma, assorta.
“Cosa?”
“Mi hai appena fatto venire in mente un’idea, Vegeta”
“Spiegati, donna!”
“…Te l’avrei detto dopo pranzo, ma poi mi sono talmente imbestialita per questa faccenda che me ne sono dimenticata…”
“Allora??”
“Oggi, alla riunione…abbiamo parlato dell’ultima invenzione della Capsule Corporation, che ha riscosso molto successo; così tanto successo che… Un’altra azienda ha deciso di comprarla. Faremo un affarone!”
“E mi spieghi cosa c’entra questo con la baby-sitter!?”
“La pazienza continua a non essere il tuo forte… Comunque questa operazione richiede la mia presenza, purtroppo. Ergo, starò via per qualche giorno; e mi stavo giusto chiedendo…dato che TU sei totalmente INAFFIDABILE e che Trunks non è ancora ciò che si può definire un casalingo…
…A chi lasciare la piccola Bra?”

L’unica risposta di Vegeta fu un lieve grugnito; poi lasciò la presa su Bulma, lasciandola libera di muoversi.

“Per una volta mi sei stato utile, Vegeta: ti ringrazio!” disse ironicamente la donna dai capelli turchini facendo un piccolo inchino, “troverò una buona baby-sitter, possibilmente giovane e carina, e le lascerò i pargoli in custodia fino al mio ritorno…Le dovrò dire di accudire anche te?”

Lo sguardo omicida che Vegeta le lanciò bastò a interrompere il suo flusso di ironia pungente.   

“Partirò dopodomani, quindi devo darmi una mossa se voglio trovare qualcuno. Appenderò dei volantini in tutto il quartiere, anzi…
…Vegeeeta?”

Il saiyan si stava allontanando in punta dei piedi verso la porta della cucina, ma la determinata e inaffondabile Bulma lo bloccò tirandolo per il collo della camicia.
-…Sono fregato-

“Vegeta… forse le padellate in testa non ti fanno male, forse le mie grida non sono abbastanza acute da romperti i timpani, ma… magari la punizione giusta per te è lì davanti i nostri occhi, senza che io sprechi il mio formidabile ingegno per inventarmela…”
“No! No! No!...”
“Oh, sì, mio caro! La prima cosa che farai domani mattina all’alba sarà appendere qualche centinaia di volantini con il nostro indirizzo e numero di telefono.
Io mi occuperò della fabbricazione!”
“Non puoi costringermi, donna!!”
“…Ah, no?”

Bulma pronunciò quelle ultime parole con voce sensuale, accompagnandole da uno sguardo ammaliatore.
La sua opera di persuasione era appena iniziata.
“Beh, come vuoi…tanto ho pronta un’altra punizione per il tuo imperdonabile comportamento…” disse maliziosa, “scegli, Vegeta: o ti rimbocchi le maniche che con quei volantini oppure…puoi anche dire addio a quella cosa che ti piace tanto…”

-Accidenti a lei e ai suoi mezzi!-

“Allora, principe? Hai deciso?”
“…”
“Uhm?”
“…Dannazione!! Va bene! Collaborerò con questa assurdità della baby-sitter, contenta!?”
“Ottima scelta…Comunque ricordati che non ti ho affatto perdonato e che dovrai farti perdonare soprattutto da Bra!”
“Cosa dovrei fare, sentiamo…”
“Quello che non hai mai fatto, Vegeta: il padre”
“Intendi dire portarla al luna-park e mangiare un gelato insieme?”
“…Come inizio non sarebbe male, ma occorre qualcosa di più”
“Sarebbe a dire?”
“L’amore”

L’amore…
Un qualcosa che gli era sempre stato negato.
Per anni non ne aveva né dato né ricevuto.
Mentre in quel periodo della sua vita, invece, si ripresentava continuamente, bussando alla porta del suo cuore.
Comprese il significato di quella parola tanto tempo prima e mise in atto ciò che aveva imparato durante lo scontro con Majin Bu; in quell’occasione sacrificò la propria vita per amore.
Bulma gli aveva chiesto di donare amore alla piccola Bra…
…Ne sarebbe stato in grado?


Vegeta e Bulma non erano soli. Una minuta bambina dai grandi occhi blu si era nascosta dietro la porta. Origliare e impicciarsi degli affari degli altri rappresentavano due dei suoi passatempi preferiti.
A Bra non era sfuggita neanche una parola.
Seduta per terra, le ginocchia al petto.
Ancora una volta furono inevitabili le lacrime.

-Papà…perché mi odi!? Forse perché…sono una femmina? Forse perché non so combattere??-

Questi pensieri torturavano Bra senza darle pace.
È forte il dolore di un figlio che capisce di non essere amato da un proprio genitore.
Troppo forte per il cuore di una bambina di appena sei anni.


Il resto della giornata trascorse abbastanza in fretta: fra le fotocopie dei volantini, i compiti di algebra di Trunks, gli allenamenti di Vegeta…e lo sconforto di Bra.


 

“Bra?”
Una voce conosciuta.
“Bra? Sono io, Trunks. Dai, fammi entrare per favore!”

La bambina aprì la porta della sua cameretta e si trovò davanti il fratello maggiore. Questo si avvicinò a lei e l’abbracciò forte.

“Allora, piccola?” chiese con tutta la tenerezza di cui era capace, “non voglio vederti piangere tutto il giorno, ok?”
Il ragazzo la tenne stretta a sé e cominciò ad accarezzarle i morbidi capelli.
“Fratellone… papà mi odia, lo so!” e scoppiò nuovamente in lacrime.
“Che stai dicendo, Bra!? Nostro padre ti adora! Anzi…a volte penso che voglia più bene a te che a me…”

Si sentiva sciocco a struggersi per quel fatto a diciannove anni suonati; ma, dopotutto, è il dilemma di tutti i bambini che hanno un fratello, o una sorella: “a chi vogliono più bene mamma e papà?”
Alzi la mano chi, se non figlio unico, non si è mai posto questa domanda, perdendo il sonno, o avvelenandosi le giornate.
Trunks, in quel momento, si sentiva veramente un bambino.
E decise che avrebbe comunicato con la sorellina da bambino a bambino.

“Bra... Anche io ho sofferto a causa di nostro padre: lui non c’era mai per me e le uniche attenzioni che mi prestava riguardavano gli allenamenti.
Lui è fatto così, cosa possiamo farci?”
Fece una piccola pausa per osservare l’espressione di Bra.
Le lacrime non accennavano a fermarsi.

“Sai, Bra…io ero convinto che non mi volesse bene e soffrivo per questo, anche se in silenzio e con discrezione. Ma poi è accaduto un miracolo.
Quando ho saputo che papà aveva sacrificato la propria vita per proteggere me e la mamma… sono stato sì affranto per la sua scomparsa, ma, allo stesso tempo, fui orgoglioso di lui.
Fu allora che capii quanto, in realtà, tenesse a noi…”
Trunks si allontanò un poco per poter guardare la sorella negli occhi, poi concluse: “Nostro padre ci ama. Morirebbe per noi. Ricordatelo sempre!”

-Ooh, Trunks…Se non ci fossi tu…
Certe volte sei davvero dispettoso quando mi prendi in giro insieme a Goten… però… quando si tratta di consolarmi nessuno è meglio di te: diventi così buono e gentile. Ti voglio bene-

“Grazie mille, fratellone…grazie di tutto”

L’abbraccio fra i due fratelli si strinse ancora di più.

 

 

 

 

Oooooooooohh…che carini Trunks e Bra! Magari fosse così anche MIO fratello!
Allora, gente?? Non battete la fiacca, eh!
La storia è appena cominciata, tenetelo a mente.
Chi sarà la ragazza “giovane e carina” che si prenderà cura di TUTTI i Brief in assenza di Bulma? XD
Leggete e saprete, miei cari! (e se ti dicessimo che non ci interessa neanche un po’? Nd voi) In tal caso prenderò seri provvedimenti! MWHAHAHAHAHAHAHAH!!
-Dopo aver caricato il fucile, gli toglie la sicura-
Alla prossima, gentilissimi lettori! Se avete resistito a leggere fin qui vi meritate il premio nobel per resistenza alla noia XD
Tengo molto a ringraziare coloro che hanno recensito:       
Kikka994, Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, sexxxychichi e Sgt.
Grazie di cuore! Non potete immaginare cosa significhi per me T___T
Un bacione a tutti!


                                                                                   °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Urgenza baby-sitter! ***


urgenza baby sitter!

 

 

 

 

4) Urgenza baby-sitter!


 

Vegeta dovette svegliarsi alle sei, quella mattina: il volantinaggio lo attendeva.
Una volta uscito di casa la prima cosa che fece fu leggere il messaggio che Bulma aveva fornito.

 

“CERCASI BABY-SITTER URGENTEMENTE!”
La famiglia Brief necessita di qualcuno che si prenda cura dei
pargoli di 19 e 6 anni per cinque giorni (possibilmente una ragazza 
giovane e carina). Contattare questo numero per informazioni e/o prenotazioni:
3348788063. Grazie per l’attenzione! Accorrete numerosi alla Capsule Corporation!


 

Vegeta scosse la testa.
“…Che idiota” commentò avviandosi.

Il principe dei saiyan girò l’intero quartiere in lungo e in largo, maledicendo, ogni secondo che passava, la sua famiglia.
Attaccò i volantini a muri, alberi, cancelli, persino secchi della spazzatura;
e così, nel giro di tre ore, tutti i quattrocento manifesti vennero distribuiti.

Nel frattempo, alla Capsule Corporation, Bra si svegliò meno pimpante del solito: il suo morale era a terra nonostante suo fratello avesse tentato di consolarla il pomeriggio precedente.

Era un sabato.
La bimba dai capelli turchini non doveva andare a scuola, quindi si sedette alla sua scrivania e cominciò a disegnare.
I colori a cera lasciavano sul foglio tratti dai colori brillanti, ma altrettanto brillante non erano i sentimenti di Bra in quel momento.
Piano piano presero forma due figure che si tenevano per mano: una, molto piccola, aveva una massa di sfumature celesti sulla testa; l’altra, molto più alta della prima, aveva lunghe gambe e, in cima al capo, tanto nero che schizzava verso il cielo.
Vegeta e Bra.
Il ritratto di padre e figlia non poteva certo definirsi tale, dato che i due personaggi avevano ben poco di antropomorfo... ma, in fondo, la piccola artista aveva solamente sei anni.
Anche se Bra avesse mostrato il disegno a qualcuno e quest’ultimo avesse storto la bocca vedendolo, a lei non sarebbe importato: era il significato la cosa più importante.
E il significato… si celava proprio dietro quelle mani.
Due mani che si tenevano. L’amore.
Il suo unico desiderio.

“Amore! Già sveglia?” domandò una voce femminile sulla porta della stanza; la bambina si voltò di scatto e vide sua madre in camicia da notte e vestaglia.
La donna si avvicinò alla scrivania e diede il bacetto del buongiorno alla figlia, poi abbassò lo sguardo sul disegno.
“Che bello! Questa sei tu…e questo è…papà? Dalla pettinatura direi proprio di sì” scherzò Bulma per strapparle un sorrisino, ma la bambina si limitò ad annuire.
La scienziata stava per aprire bocca quando suonò il citofono di casa.
Era Vegeta, di ritorno dalla sua terribile missione.

“Ciao” salutò poco cordiale.
“Ah, tesoro! Bentornato! Appena in tempo per la colazione!”

Come sempre la serenità dell’una compensava il malumore dell’altro.
Erano Bulma e Vegeta: la terra e la pioggia.

“Missione compiuta?”
“Missione compiuta”
“Li hai attaccati in tutto il quartiere?”
“Sì”
“Anche un po’ fuori?”
“No”
“Lo sapevo: sei uno scansafatiche!”
“Uno scansafatiche!? Io??”
“Sì, mio caro! Perché fai soltanto il minimo indispensabile!”
“Ma stai parlando con me? Proprio con ME?”
“Nooo…in realtà sto sgridando la lavastoviglie!”
“Non prendermi per il culo, donna! Potresti pentirtene!”

La piccola Bra, che, come sempre, aveva deciso di impicciarsi, intervenne nella discussione dei suoi genitori a voce spiegata.
“Smettetela!! Non si dicono le parolacce, papà!”
Pugni sui fianchi, gambe semi-divaricate, labbra arricciate, sguardo ostile: somigliava così tanto a sua madre…

Tutti i bambini detestano sentire i propri genitori litigare e Bra non era certo da meno.
“Non mi piace quando urlate e vi dite le cose cattive!! Fate pace per favooooooore!”

Vegeta e Bulma rimasero immobili nelle loro posizioni, i loro sguardi si incrociarono per poi posarsi su quello della figlia. Nei suoi grandi occhi blu riluceva la speranza.

“Noi non stiamo litigando, Bra…” disse Bulma rompendo quel silenzio imbarazzante calato nella stanza, “stiamo solo…esponendo…i nostri diversi punti di vista. Comunque hai ragione, piccola: Vegeta! Non si dicono certe parole, ok?” La donna fece un occhiolino alla figlia prima di rivolgersi al principe dei saiyan.

Due paia di occhi, quelli che lui amava più di ogni altra cosa al mondo, lo fissavano in attesa di una risposta.

“…Tsk. Per questa volta lasciamo perdere, d’accordo!?” farfugliò alquanto irritato.

Il volto di Bra si illuminò.
Bulma esibiva lo sguardo del come-volevasi-dimostrare.
Ma Bra aveva un’ultima richiesta: “adesso, per fare pace, vi dovete dare un bacetto!” rise con una punta di malizia.
“…BRAAAAA!”


                                       *****************

 

Bastarono pochissime ore… ed una giovane donna stava davanti l’imponente edificio della Capsule Corporation.
Lo sguardo grigio era vitreo e assente, i lunghi boccoli color verde-scuro volteggiavano al vento.

“Dovrebbe essere qui…”

 

 

 

Cortino questo chappy, nevvero?  -sorseggia, composta, una tazza di tè-
Chi sarà mai questa misteriosa baby-sitter? Fate bene a domandarvelo!
-si sfrega le mani sghignazzando-
Non so voi, ma… io qualche volta mi sento proprio come Bra: detesto sentire i miei genitori che urlano e si dicono cose tutto fuorché carine.
Io metto sempre un po’ di mio in ciò che scrivo e credo che questo piccolo episodio ne sia la prova più eclatante.
Continuo a sperare che la storia vi stia piacendo e che, prima o poi, il mio lavoro venga apprezzato da più persone^^.
Per i lettori che si stanno spazientendo nell’attesa che succeda qualcosa:
abbiate pazienza, carissimi! (…E anche un po’ di pietà XD)
Ringrazio molto le persone che hanno lasciato un commento, ovvero
Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, Kikka994 e Sgt: grazie mille per il vostro sostegno, siete grandi!!
Un bacione a tutti!

                                                                °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Lesyar ***


papo

 

 

5) Lesyar

 

 

 

 

 

“…E dopo l’università cosa hai intenzione di fare?”
“Dopo aver preso la laurea in archeologia… credo l’archeologa”
“Ti piace avere a che fare con la storia, allora! Ma soprattutto ti piace studiare! Mi fa piacere… io lo consideravo una noia mortale! Non riuscivo proprio a stare troppo tempo ferma sui libri!”

 

 

Bulma scoppiò a ridere, ma la sua interlocutrice rimase impassibile;
vedendo la reazione della ragazza tentò di ricomporsi subito: aveva capito di aver trovato una persona seria, forse anche troppo.

 

 

La futura baby-sitter sedeva composta sul divano del grande salotto circolare; i capelli smeraldini ricadevano anch’essi compostamente lungo la schiena e gli occhi chiari non lasciavano trasparire alcuna emozione: né imbarazzo, né felicità.

 

 

“Non voglio farle l’interrogatorio, anche perché si vede che lei è una ragazza seria e per bene! Grazie mille per essere accorsa in così poco tempo: gliene siamo grati!”

Bulma sorrise e allungò la mano in segno di fiducia. Dovette attendere una manciata di secondi prima che lei ricambiasse il gesto.

 

 

“Ragazziiii! Trunks! Bra!...Vegeta!” chiamò Bulma rivolta alle scale che conducevano ai piani superiori, “venite tutti qui, forza!”


 

Nel giro di un minuto erano tutti sull’attenti davanti la nuova arrivata.

“Vi presento Lesyar! Lei si prenderà cura di voi mentre io sarò via. Spero che andrete d’accordo” disse con un sorriso raggiante.


 

Bulma si avvicinò a ciascun componente della famiglia, facendo presentazioni più accurate.

 

 

“Questo mister muscolo si chiama Vegeta ed è mio marito, naturalmente. Le consiglio di non infastidirlo mentre si allena, io ne so qualcosa; e, è avvisata, dovrà veramente mettersi sotto per riempirgli lo stomaco!”

 

 

Poi passò al ragazzo dai capelli glicine.
“Lui, invece, è Trunks: ha diciannove anni e frequenta l’ultimo anno di liceo scientifico alla Orange High School. Mio figlio non le darà alcuna forma di problema, a parte, forse, all’ora dei pasti…ma a quello si abituerà presto!”

 

 

Infine fece un passo verso la piccola bimba dai grandi occhi blu.
“E per finire ecco Bra, di sei anni. È una bambina buona e leggermente vanitosa. Dovrà portarla a scuola e andarla a riprendere; ad aiutarla con i compiti ci penserà Trunks, vero tesoro??”
“…Sì, mamma” rispose quest’ultimo, già rassegnato in partenza.

 

 

Lesyar non aveva battuto ciglio durante tutto il discorso, limitandosi a rivolgere sorrisi di cortesia a ciascun Brief.

 

 

Si dice che sia la prima impressione quella che conta di più…e, in quel momento, la prima impressione sulla baby-sitter era assai negativa.
Vegeta la squadrava corrucciato, pensando che sarebbe stata una Bulma 2 più musona e rompiscatole dell’originale.
Trunks l’aveva già associata alla sua professoressa di latino e l’idea di convivere con una tale disgrazia della natura non gli piaceva affatto.
Mentre Bra… si sentiva stranamente affascinata da quella giovane donna così silenziosa e apparentemente impenetrabile, forse perchè le ricordava suo padre…e lei era MOLTO affascinata da suo padre.

-Credo che saranno cinque interminabili giorni…-
Pensava invece Vegeta alzando gli occhi bruni al cielo.

 

 

 

 

 

“Allora, fammi vedere questo esercizio…”
“Sì! Dimmi se ho fatto giusto, Lesyar”
“…Uhhhm…”
“Allora?”
“…Allora, Bra… hai una pallida idea di cosa sia una sottrazione?”
“No, cos’è?”
“Se tu hai dieci regoli e ne togli uno, quanti regoli ti sono rimasti?”
“Eeeeehm…nove?”
“Brava. In breve la sottrazione è questa: è il calcolo di ciò che rimane di una cifra dopo avergli tolto un’altra cifra!”
“…Cosa?”

 

 

Bra e la nuova arrivata si stavano già impegnando in alcuni esercizi assegnati dalla maestra di matematica: un ottimo metodo per entrare subito in confidenza. Anche se i rapporti sociali non erano certo il punto forte di Lesyar. 

 

 

“Come procede qui?” irruppe Bulma, portando un vassoio colmo di biscotti per tutti i gusti.


“Tutto bene, signora Brief. Le sto spiegando come si fanno le sottrazioni, anche se la sua insegnante non l’ha ancora fatto; si troverà avvantaggiata rispetto ai suoi compagni e potrà risolvere facilmente esercizi difficili” rispose cordialmente la donna dai lunghi capelli verdi.


 

“Bene! Mia figlia ne aveva proprio bisogno! Vi ho portato la merenda: ci sono biscotti di ogni tipo. Spero che vi piacciano. Ora vi lascio al vostro studio. Ciao!”

 

 

Una pausa: esattamente quello di cui la piccola Bra aveva bisogno, soprattutto per conoscere meglio la sua baby-sitter dal punto di vista…umano.
La bimba si lanciò sul vassoio ed esibì tutta la voracità di cui era capace, o, meglio, di cui erano capaci tutti i saiyan.

La prima reazione di Lesyar fu il tipico gocciolone sulla testa, accompagnato da un’espressione perplessa. Poi si riprese dallo shock e rimproverò la bambina.

Le due apprezzarono il gustoso “spuntino” e, una volta sparito l’ultimo biscotto, la donna stava per riprendere il discorso di matematica; ma Bra glielo impedì: voleva sapere di più su quella figura misteriosa che sembrava non avere una personalità.

 

 

-Questa signora sembra quasi un robot: non ride e non mostra nessun tipo di emozione, più o meno; e poi fa solo il suo dovere, proprio come una macchina. Uhhhm...-

Questi i pensieri della piccola Bra quando bloccò il braccio di Lesyar, che stava per afferrare un quaderno.

 

 

“Che c’è?” domandò Lesyar, non capendo il motivo di quel gesto.
“Niente. Voglio solo chiederti delle cose…”
“Sarebbe a dire?”
“Beh… vorrei... vorrei sapere…” cominciò la bimba titubante, “…da dove vieni!”

“Perché ti interessa?”
“Perché sì”
“Il perché sì non è una risposta”
“Perché lo voglio sapere”
“Nemmeno questa”
“Uffaaaaaa!”

Bra mise il broncio incrociando le braccia al petto e le diede le spalle, sperando che la sua infallibile tecnica di persuasione funzionasse anche con Lesyar.
-Se ha effetto con papà…- pensava la furbetta, -…ha effetto su chiunque!-
 

Ma non ottenne i risultati sperati.
Quando la bambina si rigirò in direzione della baby-sitter, questa era ancora immobile e con lo stesso sguardo di prima.
Uno sguardo che Bra non avrebbe mai saputo descrivere e che la faceva pensare ad una sola parola: ghiaccio.

 

 

“Ora possiamo continuare a lavorare?” fece sarcastica la donna.

 

 

Era evidente che, per quel giorno, Bra non le avrebbe strappato nemmeno una parola sulla sua vita personale.
Eppure la curiosità aumentava ogni minuto di più.


 

Calò l’oscurità della sera e, per Lesyar, era arrivato il momento di mettere alla prova le sue capacità culinarie…e di sopportazione.

 

Bulma sarebbe partita la mattina seguente all’alba: prima di lasciare casa e famiglia in mano ad una sconosciuta voleva almeno accertarsi che fosse una brava casalinga.

 

Così, quella ventosa sera d’aprile, si trovarono a cena tutti insieme.

Il pasto, cucinato con maestria da Lesyar, fu uno dei migliori che i tre saiyan avessero mai gustato, ma, soprattutto, molto abbondante.

 

 

Vedo con piacere che ha capito come prendere questa famiglia!” rise Bulma, estasiata dalle doti della baby-sitter favolosa che aveva trovato.
“Sono sicura di potermi fidare di lei! Mi raccomando: si ricordi che questi tre sono sai… -ehm-…sazi solo dopo una decina di portate” riprese l’azzurra. “Lo terrò a mente” disse semplicemente Lesyar, senza alzare gli occhi dal tavolo.

 

 

 

 

Era arrivato il momento dei saluti per la piccola Bra, rintanata sotto le coperte del suo piccolo futon.
Bulma le si avvicinò e le schioccò un sonoro bacio sulla fronte.


 

“Domani mattina parto troppo presto per salutarti quindi lo faccio ora” sussurrò dolcemente all’orecchio della figlia, “non fare arrabbiare Lesyar e ubbidisci a quello che ti dice, ok?”
“Ok, mamma…”
“Fai la brava, piccola. La mamma ti vuole tanto bene”
“Anch’io ti voglio bene”
“Buonanotte, tesoro”
“Notte, mamma”

 

 

 

E la luce sul comodino si spense.

 

 


 

 

 

 

 

 

La luce sul comodino si spense…in TUTTI i sensi!
Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, il futon è il materasso a fior di terra sul quale dormono i giapponesi: lo avrete visto spesso in qualche anime o manga^^.
Allora? Come butta? A quanto vedo dal numero di persone che leggono e dal numero di persone che recensiscono la mia fan fiction non sta piacendo a nessuno! (…amara verità T________T)
Vabbè… spero almeno che qualcuno la stia seguendo anche se non dà segni di vita attraverso le recensioni.
Per ora mi sento in dovere di ringraziare le uniche che hanno recensito lo scorso capitolo, ovvero Angelo Azzurro e Umpa_lumpa! Non smetterò mai di ringraziarvi!!
Carissimi lettori (ammesso che ce ne siano), resistete ancora un po’: vi giuro che tra non molto accadrà qualcosa di interessante.
Parola di Satsuriko! Buon weekend a tutti^^!

                                                              

 

                                                                                             °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Chi è in realtà Lesyar? ***


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6) Chi è in realtà Lesyar?

 

 

Era prestissimo quella domenica mattina e Trunks non voleva altro che restarsene a letto fino a ora di pranzo, dopo sei giorni di alzatacce; ma non avrebbe potuto, non quel giorno.

“Svegliaaaaa!” urlò Lesyar, dopo essere entrata di soppiatto nella stanza ed essersi avvicinata al letto.

“Waaaaaaaaaaaaaaaaa!!!”
Il giovane non potè evitare di saltare fino al soffitto per lo spavento.
I suoi primi sospetti ricaddero sull’irritante sorellina che era solita giocare certi scherzi, così, senza neanche avere il tempo di guardarsi intorno, strepitò: “Bra!! Che cazz…volo ti è preso!?! Falla finita con questi scherzi che non fanno ridere nemmeno un…”
Si interruppe di colpo quando distinse, dinanzi a sé, la sagoma di una donna. La sagoma di Lesyar.

“M-ma-ma…” balbettò confuso.
“Tuo padre ti vuole immediatamente nella GR e mi ha detto di chiamarti”
“C’era bisogno di svegliarmi in questo modo?!”
“È stato tuo padre a raccomandarmelo”
“…”

Trunks si vestì in fretta, o, almeno, in tutta la velocità di cui era capace alle sei di domenica mattina.
Giunse all’interno della Gravity Room, dove lo stava aspettando suo padre per chissà quale motivo; la porta automatica si aprì e il giovane si trovò davanti Vegeta, grondante di sudore, che metteva a dura prova il proprio fisico con una lunga serie di flessioni con un braccio solo.

“…Papà?”
“Oh! Era ora che arrivassi! Quanto diamine ci hai messo a presentarti?! Passi troppo tempo a prepararti… proprio come le donne”
“Papà!!”
“Ti dico solo quello che penso…o sei troppo sensibile? Eh, donnicciola?”
“Papà!!!”
“Non sai dire altro? Coraggio: sfogati!...Sempre che tu ne sia capace”
“Aaaaaaaaaaaaaah!!!”

Trunks si lanciò contro suo padre, deciso a dimostrargli tutta la sua potenza. O almeno questo era il suo intento.
Dopo pochi passi cadde a terra, vinto dall’elevata forza di gravità alla quale non era più abituato. Da piccolo si allenava spesso con Vegeta nella GR, ma poi, dopo la sconfitta di Majin Bu, il ragazzo aveva dedicato sempre meno tempo agli esercizi per migliorare le sue prestazioni fisiche e così, nel giro di qualche anno, la sua forza era notevolmente diminuita.
Solo in quel momento sembrò rendersene conto.

“Vedi? Ecco cosa intendevo: sei diventato una debole femminuccia!”
“No-no…P-pa-papà…”
“Guardati: non riesci neanche a stare in piedi a gravità 300! E pensare che a sette anni ti destreggiavi senza problemi a gravità 150… Avresti dovuto migliorare in tutto questo tempo! Invece l’hai trascorso sempre a spasso con il secondo figlio di Kakaroth…”

Trunks non seppe dare un nome alle sensazioni che provava.
Rabbia? Gelosia? Rancore? Vergogna?

Il ragazzo non trovò la forza di ribattere e un turbinio di pensieri invasero la sua mente, senza lasciargli via di scampo.

-Padre… Perché mai tutto questo disprezzo nei miei confronti? Cos’ho fatto di male? Sì, mi sono un po’ rammollito in questi ultimi anni…e allora? Io non sono te.
Nonostante questo… papà… io non voglio deluderti: non riuscirei a sopportare il tuo sguardo colmo di delusione e disappunto. Ti mostrerò che sono degno di essere tuo figlio!-
 
Contro ogni previsione di Vegeta, Trunks, più determinato che mai, si rialzò e avanzò verso suo padre. Temerario.
E fu per lui l’inizio di una nuova era: quella della dignità…e della forza.

 

Vegeta e suo figlio si stavano allenando incessantemente da ore quando Bra, nell’oscurità della sua cameretta, si svegliò da un dolce sonno.
Si alzò dal letto e camminò in direzione della finestra, alzò la serranda e poi la spalancò.
Inspirò l’aria fresca di quella mattina che sapeva di primavera.
La Città dell’Ovest brulicava di persone che correvano di qua e di là, frementi e preoccupate di ritardare a qualche appuntamento: in quel luogo la vita scorreva troppo veloce per tutti.
La fantasia della piccola Bra viaggiò veloce…
Ricordava un posto che non fosse così, uno solo.
Paoz.
In quel luogo meraviglioso e lontano da tutto, in cui regnava la pace e la tranquillità.
Pan.
Il volto di una bambina minuta, dagli occhi scuri e i capelli d’ebano bussò alla porta dei suoi ricordi.
Pan non abitava sui monti Paoz, ma a Satan City. Eppure, per qualche oscuro motivo, il suo ricordo era stato suscitato dall’immagine di montagne e sconfinate distese d’erba. Forse lei non se lo ricordava, ma…era probabile che il loro primo incontro fosse avvenuto in una casetta sperduta fra i monti.
Una casa piccola e bianca, simile per forma ad un igloo… 
Da quanto tempo non vedeva quella bambina della quale ricordava poco o niente? Forse un anno? Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a ricordare.

-Voglio rivederla- pensò fra sé e sé, -voglio rivedere Pan!-

Come sempre nulla le avrebbe fatto cambiare idea, nulla l’avrebbe fermata. Eccetto, forse…


 

“…BRA! IL CAMION!!”

Bra stava correndo un enorme pericolo: nella fretta di inseguire i suoi sogni di bambina aveva deciso su due piedi di andare dalla piccola Pan a costo di viaggiare da sola. Ma aveva cominciato decisamente male, poichè un guidatore distratto, sulla strada, stava per investirla.

“ATTENTA!!!”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!”

La bimba non ebbe neanche il tempo di realizzare che il pericolo fosse a pochi centimetri da lei. Era pietrificata.
…Ma non colei che segretamente la stava pedinando: Lesyar.

La ragazza dai capelli verdi balzò verso la strada con uno scatto di cui, forse, nessun terrestre sarebbe stato capace. Spinse così la piccola Bra con energia e la bimba si ritrovò a gambe all’aria sul marciapiede opposto alla strada.

E, contrariamente ad ogni legge della fisica…Lesyar non era stata investita. Si era salvata, ma, cosa più rilevante, aveva salvato Bra.

La bambina era senza parole e non riuscì ad articolare una frase sensata.

“Come si dice quando qualcuno ti salva la vita, ragazzina?” chiese ironicamente Lesyar, allungando una mano a Bra per aiutarla a rimettersi in piedi.

“…G-grazie…” fu tutto ciò che la bambina dai capelli turchini riuscì a dire, fissandola con incredulità.

Fu solo grazie all’intervento della baby-sitter che quel giorno Bra potè andare a trovare Pan, colei che sarebbe diventata la sua migliore amica.

 

                                                   ****************************

 


Parecchie ore più tardi, in un oscuro antro lontano da ogni genere di civiltà, una creatura antropomorfa avvolta in un mantello di stracci, sedeva su un rudimentale trono di pietra.

Una giovane donna dagli occhi grigi e i lunghi capelli color smeraldo avanzava verso la tetra figura, che cominciò a parlare.
“Che notizie mi porti… Raysell?”

Il volto candido ed etereo della ragazza universitaria subì una metamorfosi strabiliante: i lineamenti femminili scomparvero a poco a poco, lasciando il posto a fattezze dure e rozze.
Nel giro di pochissimi secondi Raysell perse le sembianze di donna, ritornando alla sua forma originale.

Ora un ragazzo dalla corporatura robusta e dagli scarmigliati capelli verdi si stava inginocchiando ai piedi del suo signore.
“...Li ho trovati, Lord Utsumi”

 

 


 

 

Tan-tan-taaaaaaaaaaaaaaaaaan!!! Sorpresi?? ^^
Scommetto che molti di voi lo avevano immaginato, ma l’avventura è appena iniziata. Leggete e vedrete, carissimi!!
Sono molto grata a Sexxxychichi, Umpa_lumpa, Angelo Azzurro e a Sgt per i loro commenti: leggere le vostre recensioni mi riempie sempre di gioia!
Spero tanto di avervi incuriosito e che seguirete gli svolgimenti della vicenda ^^.
Un bacione a tutti i lettori! Alla prossima!

                                                                              °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Una spia in casa Brief ***


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7) Una spia in casa Brief

 


Anche quel giorno Vegeta e Trunks si stavano allenando insieme nella Gravity Room e, per la precisione, a gravità 350.
Vegeta aveva uno scopo: rendere suo figlio un guerriero invincibile che solo lui avrebbe potuto vincere. Allora, ne era certo, sarebbe stato veramente orgoglioso di Trunks e lo avrebbe considerato il degno erede al trono della razza saiyan. Ma per realizzare questo desiderio avrebbe dovuto rieducare il ragazzo all’operosità attraverso una ferrea disciplina.

Quando il principe dei saiyan ha un obiettivo da raggiungere… nessuno può fermarlo.


“796…797…798…799…800! Fiuuu!”
Trunks si rialzò in piedi dopo 800 faticosissimi addominali.
Qualche piccola goccia di sudore colava dalle punte dei capelli, schiantandosi al suolo quasi pesasse dieci chili. 

Si diresse poi verso suo padre, che si allenava poco lontano.
“Papà?”
“Che vuoi?”
“È quasi ora di cena…non è che…”
“No”
“E daiiii! Ci stiamo allenando incessantemente dalle tre! Non ho neanche avuto il tempo di andare da Goten!”
“Non nominare più quel nome! Da oggi niente più figlio di Kakaroth, intesi!? È colpa sua se ti sei rammollito!”
“Ma papà…”
“Non voglio sentire piagnistei!...Devo chiamarti di nuovo donnicciola? O preferisci moccioso?”

Solo Vegeta era in grado farlo sentire così.
Inutile. Insignificante.
Suo padre era il suo idolo, ma, allo stesso tempo, il suo torturatore.

“Comunque se proprio non ce la fai… vattene. Non ho bisogno di un debole fra i piedi!”
Detto questo Vegeta gli diede le spalle, ricominciando a tirare pugni all’aria più velocemente che poteva.

-Un debole…-  

Trunks lasciò la GR, affranto sia fisicamente…che mentalmente.

 


Nel frattempo Lesyar stava cucinando un’abbondante cena per i tre saiyan, ma, purtroppo per lei, non era riuscita a scrollarsi di dosso Bra per tutto il pomeriggio; così, mentre l’intrusa nella famiglia Brief si affaccendava in cucina, la vivace bambina le teneva compagnia, seduta al tavolo.
Bra era euforica: non riusciva proprio a smettere di raccontare il pomeriggio trascorso insieme a Pan, la sua amica ritrovata.
E la povera Lesyar, o Raysell -a voi la scelta-, dovette sorbirsi ore e ore di quell’irritante vocina che non riprendeva mai fiato.

“…E indovina chi ha vinto la gara a chi mangiava di più?”
“…”
“Dai, Lesyar! Prova a indovinare!”
“…Tu?”
“No! Pan!”
“…Che bello…”
“Non pensavo che esistesse una bambina con lo stomaco più grande del mio… E pensare che è un anno più piccola di me! Ahahahahah! Si buttava sul piatto come una cannabale!!”
“Si dice cannibale”
“Sì, quello! …Quanto ci siamo divertite!”
“..Non lo metto in dubbio, Bra...”
“…”
“…”
“Lesyar?”
“Uh?”
“…Tu ce l’hai un amico?”

Silenzio.
Turbamento.

Nemmeno la parte più intima e personale nell’anima di quell’essere muta-forme si aspettava una domanda del genere.
D’altronde nessuno gliel’aveva mai posta.
Nessuno si era mai interessato della sua vita e, tanto meno, dei suoi sentimenti.
Ma quella bambina… quella fastidiosa creatura dagli occhi blu come il mare doveva avere un qualche strano potere.
Anche se solo per un istante era riuscita a renderlo più debole.
E ci era riuscita con una semplice domanda.
 
“Lesyar? Tutto bene?” chiese preoccupata Bra, notando il disagio della sua baby-sitter.
“Sì, Bra” rispose l’altra d’un fiato, riprendendo il suo dovere.

Il discorso finì lì, quella sera; soprattutto perché ormai era pronto da mangiare…e si sa: per i saiyan il cibo rappresenta un bisogno molto più che vitale.

Quindici portate in totale. Prevedibile.
Ma furono solo padre e figlia a consumarle, seppur in silenzio: Trunks, dopo essere uscito dalla Gravity Room, non si era più fatto vedere in giro. Neanche a cena.

 


Bra dormiva sogni tranquilli quella notte.
Nonostante la settimana trascorsa non fosse delle migliori, soprattutto a causa di suo padre, lei riusciva sempre a sorridere e a donare amore a tutti: forse era stata l’amicizia nata con la piccola Pan a conferirle tale serenità.

La bambina si addormentò con il sorriso sulle labbra…
ignara del fatto che, un ragazzo dagli occhi grigi e i capelli color smeraldo, fosse entrato furtivamente nella sua cameretta.

La osservava nel buio.

 

 

 

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah!! Braaaaa!! Attentaaaa!!!
Uhhhhm…qualcosa mi dice che non può sentirmi. Pazienza! XD
Bella gente!! Come ve la passate? Spero alla grande!
Io mi sto innamorando di Raysell, eh! Vi avverto!
Un bacione alla francese per i seguenti soggetti: (AIUTOOOO!!! Nd voi)
Sexxxychichi, Umpa_lumpa, Angelo Azzurro, Kikka994 e Sgt per quanto bene vi voglio!!
Ci siete ancora o siete emigrati tutti? XD
Buona serata a tutti, ragazzi!
Un bacio (non alla francese, contenti?)

                                                                                °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** La missione di un padre ***


yujm,

 

 

 

8) La missione di un padre

 


 

 

Sparita.

Vegeta e Trunks la cercarono in ogni luogo possibile e immaginabile, sia all’interno della Capsule Corporation che fuori.
Sudavano freddo ormai da diverse ore. Gli animi in subbuglio.

Bra era sparita.


Corse sfrenate, urla a non finire, discorsi privi di un senso logico.
Terrore.


-Lesyar!!! È stata quella donna! Quella stronza ha rapito mia figlia! Lo sapevo, lo sapevo…Non mi era piaciuta fin dall’inizio!! Maledetta, io ti disintegro!! Faccio fuori te e tutta la tua famiglia! Se osi torcere un solo capello a Bra giuro che...-


 Le violente riflessioni di Vegeta furono interrotte dall’arrivo di Trunks e dalla sua voce strozzata: “Ancora niente…non è neanche a casa di Pan”, proferì il mezzo saiyan faticando a pronunciare ogni singola parola.

“Ora cosa facciamo?!” domandò ancora, affranto.
“COSA VUOI CHE NE SAPPIA IO!?!”

Persino il principe dei saiyan, colui che riusciva a mantenere il sangue freddo in ogni situazione, aveva perso il controllo.
Sua figlia era stata rapita.

Si dice che ci si renda conto di quanto una cosa sia importante solo nel momento in cui la si perde.
E questa storia ce lo insegna meglio di qualunque altra.

 

“Papà…” riprese Trunks, quasi in lacrime, “…dobbiamo chiamare la mamma!”

“Per dirle cosa?!” sbottò Vegeta.
“…”

Il saiyan si portò la mano all’orecchio a mo di finto telefono e ironizzò sull’ipotetica telefonata che ne sarebbe uscita.
“Ciao Bulma, come va? Qui tutto bene a parte il fatto che nostra figlia ci è stata portata via da una troia!” 

Sì, Vegeta aveva del tutto perso la testa.
“Se vuoi che lo sappia chiamala tu!”

Detto questo spiccò il volo e se ne andò chissà dove.
“Oh, Bra…” sospirò il giovane mezzo-sangue alzando gli occhi azzurri al cielo, che era invece più grigio che mai.

 

Vegeta volava a tutta velocità sopra l’oceano, non gli importava avere una meta. In mente un solo pensiero: la piccola Bra.

I suoi grandi occhi blu non lo abbandonavano un solo istante.
Lo fissavano ora supplichevoli, ora spensierati.

Atterrò su un’isola deserta, davanti a lui una spiaggia bianca e immacolata.
Quel luogo gli ricordava qualcosa, un’esperienza che aveva condiviso proprio con la figlia… qualche anno prima…


Quel pomeriggio la piccola Bra aveva dato un pugno ad un suo compagno d’asilo e Bulma l’aveva sgridata; lei era così affranta e mortificata, ma sua madre si ostinava a non voler “fare pace”.
Trunks era come sempre da Goten, il suo migliore amico.
Quindi era Vegeta l’ unico che potesse consolarla e donarle un po’ di affetto e comprensione.

Così, per tirarla su di morale, il saiyan la portò in volo con sé fino ad un’isoletta sperduta, dalla sabbia bianca. Un panorama mozzafiato.
“Woooow!” esclamò allora Bra, con gli occhi improvvisamente  limpidi di gioia e meraviglia.
Padre e figlia trascorsero tutto il pomeriggio insieme ad esplorare l’isola volando di qua e di là, cosa che, a quei tempi, Bra adorava.
Osservarono poi il tramonto sul mare, che si tinse di arancione.
Stavano seduti sulla spiaggia, in silenzio, ma era un qualcosa di eccezionale.
“Papà?”
“Che c’è?”
“Tu mi buoi bene?”
“…”
“Mi ploteggelai semple, velo?”
“Su questo puoi contarci: nessuno può permettersi di fare del male alla figlia del principe dei saiyan! Nessuno ti torcerà un capello finchè ci sarò io.”
“Ti boglio bene, papy!”
“…”


Troppe volte le aveva negato quella frase, che per lei sarebbe stata così importante.
“Ti voglio bene”.

Doveva ritrovarla.
Doveva recuperarla a costo della sua stessa vita.
Doveva dirle che le voleva bene.


Le onde, tinte ancora una volta di quel meraviglioso colorito arancione, si infrangevano sulla spiaggia, ai piedi di Vegeta.
Era giunto per lui il momento di assumersi le sue responsabilità.
Era giunto il momento di andare a salvare Bra.
Non sapeva come ci sarebbe riuscito, ma avrebbe portato a termine la sua missione: costi quel che costi.


Lasciò quindi quell’isola dimenticata da tutti e si diresse, in volo, verso Città dell’Ovest. 

 

“Papà!” urlò Trunks, vedendo arrivare in lontananza suo padre, “papà, vieni! C’è una novità!”

Vegeta atterrò e si avvicinò a suo figlio. Il suo sguardo era di fuoco.
“Allora? Mi vuoi dire che è successo o devo tirare a indovinare!?”
Esplose il principe dei saiyan ai limiti della sua, come sempre poca, pazienza.

“Guarda qua! L’ho trovato sotto al letto di Bra, ma non riesco a capire cosa ci sia scritto! Forse tu puoi decifrarlo!”

Trunks gli porse un foglio di papiro in apparenza scarabocchiato di simboli privi di significato.
Si trattava, in realtà, di caratteri in scrittura saiyan e, sulla Terra, solo Vegeta avrebbe potuto comprenderli.

“Merda!!” Strepitò dopo pochi secondi il principe, sbattendo con violenza un pugno sul muro dell’edificio.
Una piccola crepa si aprì sulla gialla parete della Capsule Corporation.

“Cosa dice??”
“Era esattamente come immaginavo…”
“Ma cosa???”
“L’HANNO RAPITA, TRUNKS!! ME L’HANNO PORTATA VIA! È STATA QUELLA DONNA: L’HA PRESA E L’HA PORTATA SUL SUO LURIDO PIANETA!!”

Il principe si sentì all’improvviso strano, come se le sue gambe stessero per cedere. E, in effetti, le gambe cedettero.
Cadde a terra, sul prato.

“E perché? Vogliono un riscatto? Hanno scritto dov’è questo pianeta??”
“…Sì, ma…io…non l’ho…mai sentito nominare…”
“Dimmelo! Magari io lo so!”
“Il pianeta…Mazdha”
“Mmhh…”
“Allora?”
“…Credo si trovi nella Galassia del Sud”
“Credi o sei sicuro?”
“…Sì! È così!”
“Qui ci sono anche le coordinate esatte, credo. Altrimenti non mi spiego quest’insieme di numeri in un testo come questo”
“Perfetto! Siamo a cavallo papà!”
“Siamo? Chi ti ha detto che vieni con me?”
“Ma, papà…”

-Ecco. È arrivato il mio momento, il momento di dimostrargli quanto valgo. Gli dimostrerò che ho fegato e che ho un sacco di buone qualità!
Riporteremo indietro Bra e tu mi apprezzerai veramente.
Sarà il momento più felice della mia vita…-

“Io vengo con te!”

Forse per la prima volta in vita sua, Trunks si impose ad una decisione del padre.
Il ragazzo sfoderò una grinta che non aveva mai mostrato in tanti anni di inattività e fissò suo padre con uno sguardo infiammato: lo stesso che aveva anche Vegeta.
Il fuoco che ardeva in loro era più simile di quanto si potesse credere.

Fu questo a colpire il principe dei saiyan.

“…”
“…”
“…Va bene. Mi sarà utile la tua conoscenza della tecnologia”
“Bene!”
“Riguardo tua madre…le lasceremo un biglietto in cui scriviamo che siamo partiti tutti insieme per una piccola vacanzetta padre-figli e che torneremo…quando ci saremo stufati”
“…Sei sempre il solito, papà…”


Vegeta alzò gli occhi al cielo.

-Ti salverò, Bra… Dovessi perlustrare l’intero universo!-

 

 

 

 

 

Ciao a tutti!! Stasera ho postato più tardi del solito…Ma che volete farci? Sono un tipo impegnato io! (ma se stai tutto il pomeriggio al computer!! Nd voi) Non è verooooo!! XD
Vabbè…comunque mi è piaciuto scrivere questo capitolo (bene: compensa il fatto che a noi non sia piaciuto leggerlo! Nd voi).
-Satsuriko impugna un badile-
Ok, ok! Basta con le cretinate!
Ringrazio piuttosto le persone che sono state così gentili da recensire i capitoli precedenti, ovvero niente meno che:
Sexxxychichi, Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, Kikka994 e Sgt.
Grazie! Grazie! Grazie!
Ora corro a nanna.
No! Non è vero: sto appiccicata al computer per vedere se arrivano recensioni! XD
Buonanotte a tutti, amici! ^^

                                                                                                 °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Sul pianeta Mazdha ***


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9) Sul pianeta Mazdha 

 

 

Quando riaprì gli occhi non credette a ciò che questi le stavano suggerendo.

-Dove sono!?!-

Bra, ancora a terra, si guardò attorno spaesata come non mai.
Si trovava in un posto che non poteva definirsi “stanza” tanto era spoglio e piccolo; sembrava più una cella di prigione, una cella fatta di fredda pietra.
Un minuscolo buco, che forse doveva fungere da finestra, dava sull’esterno.
Ma la cosa che più la spaventò fu il fatto che…non c’era una porta.

Dal suo stato di “rimbambimento-post-sonno” si riprese immediatamente e indietreggiò facendo leva sulle braccia, sbattendo poi alla parete dietro di sè.

Era in trappola.

“Aaaaah!! Aiuto!!” urlò in lacrime, “che è successo?! Dove sono?!?”
La bambina si fece prendere dal panico.
Cominciò a piangere disperatamente. Le sue urla erano agghiaccianti.
Così agghiaccianti che il giovane Raysell, che si trovava nei paraggi, non potè fare a meno di sentirle.

“Accidenti! La mocciosa sta frignando troppo forte per i miei gusti!”
Strepitò il ragazzo dagli occhi grigi come un cielo in tempesta, “sarà meglio dare una controllatina…”
E si avviò lungo i corridoi di quel “castello” di pietra in direzione della cella in cui aveva rinchiuso, poche ore prima, la piccola Bra.


-E ora che faccio!?! Voglio tornare a casa…Voglio andare a casa!-

Raysell era giunto ai piedi una parete apparentemente impenetrabile.
-Mi pare fosse qui…- riflettè tentando di ricordare l’ubicazione esatta della cella. Quando fu sicuro della posizione assunse momentaneamente le sembianze di donna, tornando Lesyar, e si teletrasportò all’interno della piccola prigione senza porte.

Si materializzò quindi a pochi passi dalla bambina, che era rannicchiata ad un angolo a piangere.
Il muta-forme osservò il ritmico abbassarsi e sollevarsi delle spalle di Bra, sconvolta dai singhiozzi, prima di pronunciarsi.
Se non fosse stato quello che era avrebbe ammesso a sé stesso che provava compassione per lei.
Ma la vita non si basa sui “se”…


“Ciao, Bra” salutò senza alcuna forma di entusiasmo la donna, “perché piangi?” domandò crudelmente.

La piccola alzò la testa di scatto in direzione di quella voce conosciuta.
“Lesyar!” fu tutto ciò che riuscì a dire.
E per un istante i suoi grandi occhi blu brillarono di gioia nell’oscurità: persino senza luce essi potevano risplendere.

“Finalmente una faccia amica! Grazie per essere venuta a prendermi!! È solo un brutto sogno, vero? Adesso mi sveglierò e tu mi preparerai la colazione e io ti chiederò se potrai accompagnarmi di nuovo da Pan…”
Ora le piccole mani di Bra stringevano quelle di Lesyar e la bimba cercava lo sguardo della sua baby-sitter, che, però, la fissava dall’alto. Impassibile.

“…Non è affatto un sogno”
“Perché adesso mi prendi in giro? Tanto adesso mi sveglio!”
“…Non accadrà”
“Sì, invece!”
“No”

Il luccichio in quei meravigliosi specchi d’acqua che erano i suoi occhi svanì d’un tratto.
L’espressione di Lesyar era, come sempre, seria e impenetrabile.

“L-Le-Lesyar?”
“È tutto inutile”
“Cosa?!”
“Sei stata rapita, Bra. Sono stata io a rapirti. E ti aspetta l’inferno”

Bra cadde a terra quando le forze le vennero meno.
Si ritrovò in ginocchio ai piedi di quella che, fino a pochi secondi prima, considerava un’amica.
Amica.

“Lesyar?”
“…”
“Tu ce l’hai un amico?”

“P-p-p-perchèèè??” chiese affranta la figlia di Vegeta.
“Perché…perché sì” rispose secca la donna.


“Voglio solo chiederti delle cose…”
“Sarebbe a dire?”
“Beh… vorrei... vorrei sapere… da dove vieni”
“Perché ti interessa?”
“Perché sì”
“Il perché sì non è una risposta”
“Perché lo voglio sapere”
“Nemmeno questa”
“Uffaaaaaa!”


Lesyar riprese a parlare, più dura che mai.
“Ci servi”
“…A cosa?!”
“Lo scoprirai a breve. Ma sappi che non sarà affatto una piacevole sorpresa per te. Per ora posso solo dirti che ci troviamo sul pianeta Mazdha, parecchi anni luce distante dalla Terra”
“…Sei cattiva…”
“Lo so”

“Ora cosa dovrei fare?!”
“Continuare a piangere e disperarti, se vuoi. Ma ti avverto: la pazienza di Lord Utsumi ha un limite e potrebbe prendere seri provvedimenti per farti tacere”
“…Adesso mi lasci sola?”
“Sì. Ma, forse, tornerò di tanto in tanto per portarti da mangiare…o per constatare che sei viva”
“…”
“A presto, ragazzina”

La ragazza si smaterializzò, scomparendo dalla vista della bambina.

Rimase sola. Ancora una volta sola.
Si riaccucciò all’angoletto, ginocchia al petto e testa su di esse.
L’aveva detto anche Lesyar: non poteva far altro che aspettare.

-…Aspettare cosa? Mi faranno del male…Lesyar e quel tipo che ha nominato prima: Lord…Mitsuni? Tizumi?...Non ricordo. Non m’importa-

Alzò la testa e guardò quel piccolo spiraglio di luce, la sua unica finestra sulla libertà.

-Papà…Aiutami-

 

                                                  **************************

 


Vegeta squadrò la navicella con sguardo critico, poi si voltò verso suo figlio, dietro di lui.
“E tu dici che questo affare può percorrere dieci chilometri al secondo?”
“Certo! È la più veloce che abbiamo. E poi ho controllato bene i comandi e tutto il resto: la saprei pilotare bene!”
“Sarà. Tutto pronto per il viaggio?”
“Direi di sì. Mancano all’appello solo il phon, lo shampoo, il balsamo e una spazzola!”
“…”
“Sto scherzando papà!”
“TI PARE IL MOMENTO ADATTO!?!”
“…No”
“Se non manca nulla io parto immediatamente!”
“Sì, tutto ok! Saliamo e accendiamo i motori”

I due, dopo aver preparato l’equipaggiamento necessario, salirono a bordo della navicella spaziale firmata “CAPSULE CORP.” e iniziarono il conto alla rovescia per il lancio.

 

Dieci.

“Guarda, Vegeta: è una femmina!”

Nove.

“Mamma, posso tenerla un po’ io la mia sorellina?”

Otto.

“P-p-paaapàà!”

Sette.

“Ti boglio bene, papy!”

Sei.

“Io da glande falò la guelliela come mio papà!”

Cinque.

“Mammaaaa! Trunks mi fa i dispetti!”
 
Quattro.

“...BUONGIORNOOOOO!”

Tre.

“Il mio papà è fortissimo!”

Due.

“Mi vuoi bene??”

Uno.

“Ti salverò, Bra… Dovessi perlustrare l’intero universo!”


Zero.

 

 


 

Sono un genioooooo! (evviva la modestia! -_-‘ nd voi)
Sono un mito perché oggi ho studiato greco come una matta e ho trovato PERSINO il tempo di scrivere questo nono capitolo della saga! I’m happy!!
Che diamine vorranno ‘sti tizi dalla piccola Bra? Solo io lo so!
MWHAHAHAHAHAHAH!! (………… Nd voi)
Ok, ok…questa è la prova che il troppo studio fa male! Soprattutto quando non si è abituati! XD
Allora, bella gente. Se non vi dispiace io passerei ai ringraziamenti:
ad Angelo Azzurro, a Umpa_lumpa, a Sexxxychichi, a Sgt e alla nuova arrivata LadyDreamer; e, già che ci sono, vi consiglio di leggere le loro fan fiction: alcune sono davvero bellissime! (sentito ragazze? Vi faccio pubblicità ^^)
Ora me ne vado a ripassare latino. Secondo voi posso farmi dare ripetizioni da Gohan? Se frequenta lo scientifico farà pure quello oltre a matematica, biologia e robaccia simile! XD
Buona serata a tutti!

                                                                         °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Viaggio nello Spazio ***


asf

 

 

 

10) Viaggio nello Spazio 

 


 

 

La navicella spaziale era partita ormai da diverse ore, quando Trunks, alla guida, avvertì uno strano rumore proveniente dal motore.
Il ragazzo si allarmò subito e lasciò momentaneamente il controllo in mano al pilota automatico.

 


Nel frattempo Vegeta era seduto al centro della camera principale a gambe incrociate e a occhi chiusi. Sembrava in meditazione.
Egli, infatti, stava seguendo un allenamento che aveva appreso nel corso dell’ultimo anno: il combattimento simulato; una disciplina che gli permetteva di battersi con un avversario immaginario, che, però, rispondeva abilmente agli attacchi ed era in grado di tenergli testa.

Da ore il principe dei saiyan non si era distratto neanche un secondo, nell’intento di non perdere le sue “sane” abitudini.
Ne avrebbe avuto bisogno e lo sapeva.
Dopotutto, i caratteri usati su quel papiro…erano saiyan.

-Chi potrà mai essere stato?... Chi può conoscere la scrittura saiyan a così tanti anni di distanza dal loro sterminio? Lo scoprirò presto… Non vedo l’ora di combattere!-


“Papà!” Intervenne Trunks, dal tono preoccupato, “papà, ascoltami!”

Nella mente di Vegeta tutto ritornò improvvisamente buio, quindi riaprì gli occhi e fissò trucemente suo figlio.
“Hai interrotto il mio allenamento!!” disse con un tono di rimprovero che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque.
 
“Ma, papà, c’è un buon motivo: te lo assicuro!”
“Avanti, spara!”
“Beh…sento dei rumori molto sospetti provenienti dal motore dell’astronave! Dovremmo andare a dare un’occhiata, non trovi?”
“No, non trovo”
“Cosa? Che diamine stai dicendo?!”
“TU vai a dare un’occhiata! Io sono molto impegnato in questo momento e lo sarò per tutta la durata del viaggio”
“Quindi devo andare solo io?!”
“Vedo che capisci in fretta…”
“Ma…!”
“…”
“Ok, ok: vado…”


Trunks si armò di pazienza e, dopo aver sbuffato rumorosamente, si diresse verso il punto in cui credeva di aver sentito i rumori sospetti.
Suo padre riusciva sempre a fargli fare quello che voleva e si sentiva un po’ un burattino. Ma, stavolta, ne era convinto, avrebbe risolto il problema in un baleno e Vegeta lo avrebbe lodato certamente.
O almeno…questo era ciò che sperava.

Era giunto al piano inferiore della navicella, in cui, solitamente, nessuno mette mai piede. Era uno spazio buio e ristretto e veniva utilizzato solo per salire e scendere da quel veliero spaziale.

Trunks premette senza esitazione l’interruttore della luce.

“Whahahhmhhhhaaaaaaiiiiiiih…”
“Hhhawiiiiiiinnnhhhhaaaa…”
“Hhaieeeehhnnnnnnh…”

Un branco di piccoli esserini orripilanti si voltarono verso il ragazzo dai capelli glicine e lo scrutarono rabbiosi per aver interrotto il loro pranzetto;
questi, infatti, si stavano cibando del materiale che rivestiva l’interno della navicella.
“Oh-oh…” fece Trunks, colto alla sprovvista da una tale visione.

Un centinaio di mostriciattoli viola, della dimensione di un melone ciascuno, si avventarono sull’intruso.
“Aaaaaaah!!”

Il mezzo-sangue si ritrovò a battersi contro una miriade di alieni dai lunghi denti affilati che cominciarono a mordicchiarlo dappertutto.
Trunks si trovò in difficoltà.

-Cavolo!! Ma come hanno fatto ad entrare!?!L’unico modo che ho per sbarazzarmi di questi cosi sarebbe lanciare onde energetiche, ma così causerei più danni di quanti non ne stessero causando loro: non posso rischiare di danneggiare ulteriormente la navicella! Però non ce la faccio neanche ad affrontarli tutti a mani nude, sono troppi!!-


Il ragazzo lanciò pugni a destra e a manca, quasi a casaccio, sperando almeno di stordire quegli strani aggressori; ma la sua strategia sembrava non avere successo. Più lui ne colpiva, più gliene arrivavano addosso.

“Trunks! Afferra questa!”

Trunks si voltò in direzione di quella voce e scorse un lungo oggetto che volava verso di lui. Lo afferrò con dei riflessi perfetti e lo esaminò all’istante: una spada.

“La spada di Tapion!!”

Estrasse la spada dell’eroe e sterminò i piccoli alieni con pochi e precisi colpi; i capelli color lavanda ondeggiavano seguendo i suoi agilissimi e rapidissimi movimenti.
In pochi secondi fu fatta piazza pulita.

“Mi sa che ho esagerato…Non avrei voluto ucciderli tutti!”
“Ma fammi un piacere…”
“…Grazie mille papà! Mi ero completamente dimenticato di questa spada portentosa, sai? Me la donò l’eroe Tapion molti anni fa…”
“Lo so. Ho ritenuto opportuno portarla con noi e, a quanto pare, avevo ragione. Come sempre, del resto!”
“Papà…”
“Uh?”
“Ora non esageriamo…”

Dopo questa parentesi leggermente problematica, Vegeta e Trunks tornarono alle loro occupazioni: il combattimento simulato e il controllo della navicella.

Il resto del viaggio, a parte una pioggia di asteroidi che il giovane seppe affrontare abilmente, fu abbastanza tranquillo.

Mancavano solo due ore al loro atterraggio sul pianeta Mazdha.

-Fra non molto risolverò il mistero… e potrò fare il culo allo scellerato che ha osato farmi questo!- 

Vegeta levò lo sguardo sull’oblò, dal quale si poteva vedere lo Spazio aperto.
Uno spettacolo stupefacente si mostrò ai suoi occhi scuri: migliaia di stelle, comete, pianeti lontani…
 
…E due grandi occhi blu.

 

 

                                                         *************************

 


“Ebbene?” fece una voce rauca e profonda, “spero per te che non abbia commesso errori, Raysell!”

Il ragazzo, inchinato a pochi passi da lui, abbassò la testa in segno di rispetto e rispose “Assolutamente no. Ho preso la persona giusta. È quella bambina la detentrice della Corona: può starne certo, padre!”

“QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON CHIAMARMI IN QUEL MODO!?!”

La figura tenebrosa si scagliò contro il suo interlocutore e gli assestò un violento pugno nello stomaco.
Il giovane stramazzò a terra, reggendosi l’addome dolorante.
“C-ce-certamente” disse fra i colpi di tosse, “n-non accadrà più!”

“Bene…” sibilò Lord Utsumi, rimettendosi seduto sul suo giaciglio di roccia. “Fra un po’ dovrai portarle qualcosa da mangiare: mi serve in forma se voglio raggiungere il mio scopo!”
“Sissignore”

“Credi che il caro piccolo principe verrà a riprendersi sua figlia?”
“Io…io credo…”
“Insomma!! Il tuo compito era infiltrarti nelle loro vite e spiarli, oltre che rapire la mocciosa! Ti sei girato i pollici fino alla notte del rapimento?!”
“No, signore…è solo che…Vegeta era sempre così…distaccato, ecco”
“E allora? Non hai ancora risposto alla mia domanda!”
“…Io…credo che verrà. Se non per rivedere sua figlia, lo farà per una questione d’orgoglio personale”.

Ci fu una breve pausa.
“Ah!” sussultò Raysell all’improvviso, “signore! L’ho sentito! Vegeta è in avvicinamento. Pare che alla fine abbia deciso di farsi vivo!”

“Perfetto! Due al prezzo di uno…”
“Credo che atterrerà sul nostro pianeta fra poco meno di due ore”

“Avvicinati, principino… Vieni a riprenderti tua figlia. Ti aspetta una bella sorpresa...”


  

 

 

 

 

Mentre scrivo mi faccio paura da sola: brrrrrrrrrr…
Vegeta, Trunks! Fate attenzione, vi prego!!
Lettori carissimi…come butta? Spero meglio della piccola Bra.
Chissà per quale motivo Lord Utsumi ha bisogno di Vegeta e Bra…
Ancora una volta posso dire: lo so soltanto io! Pappappero!
Allora io ringrazierei di cuore i lettori più fidati:
Sgt, Angelo Azzurro, LadyDreamer, Sexxxychichi, Umpa_lumpa e Kikka994!
Avete letto le loro fan fiction, sì?
-Punta il fucile carico contro i lettori, con sguardo minaccioso-
Peggio per voi se non l’avete fatto! XD
Ora auguro buona serata a tutti quanti!

P.s: Se leggendo questo capitolo vi siete chiesti… “e mo chi cavolo è ‘sto Tapion?!” Sappiate che ho fatto riferimento ad un film di DBZ e, per l’esattezza, “L’eroe del pianeta Conuts”: vi consiglio di vederlo! È stupendo!
P.p.s: Sapete che comincia a diventare faticoso aggiornare tutte le sere? XD

                                                                         °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Bra e Raysell ***


veggy

 

 

 

11) Bra e Raysell

 

 

La piccola Bra alzò gli occhi gonfi di lacrime al cielo, o, meglio, a quella minuscola apertura nella roccia che le permetteva di respirare.
Chissà quanto aveva pianto la bambina, sola e abbandonata in quel posto sudicio e buio.
Rimpiangeva la sua routine sulla Terra che le piaceva definire, nei rari momenti di depressione, “vita caccolosa”.

Capì che, in fondo, non aveva proprio nulla di cui lamentarsi: era ricca, aveva una bella famiglia e una nuova amica del cuore.

-Pan…-

Quel pensiero le tornò alla mente, crudele.

 

“Pan?”
“Che c’è?”
“È vero che è importante avere amici?”
“Sì! Come il cibo! Anche se…non ne ho molti…”
“Se vuoi la verità… Nemmeno io…”
“…”
“Pan?”
“Che c’è?”
“Vuoi essere la mia migliore amica?”
“Lo sei già”
“Grazie! Anche tu!”
“…Non potrei fare a meno del cibo”
“…Nemmeno io!”
“Ahahahahahah!”
“Eheheheh!”       


Di cosa poteva lamentarsi?
Solo in quel momento sembrò rendersene conto.

-Papà…-
I ricordi correvano e si rincorrevano in una competizione asfissiante.
Bra pensò a ciò che suo padre aveva detto una settimana prima…


“...Guardami come sono ridotto ora… umiliato da una banda di mocciosi terrestri mentre faccio da baby-sitter ad una bambina di sei anni che pensa solo alle bambole!”


Una bambina di sei anni che pensa solo alle bambole.
Ecco come la vedeva.
Ecco tutto ciò che rappresentava per lui.

-Non verrà fin qui per riportarmi a casa... Non verrà a salvarmi…-

E furono ancora lacrime.
                                                        
                                   

"La vuoi smettere di piangere, ragazzina!?”
Una voce dura la ridestò dai suoi tristi pensieri, la voce di Lesyar.
“Guarda. Ti ho portato qualcosa da mangiare” aggiunse con il tono di chi preferirebbe morire che pronunciare certe parole.

La bambina alzò finalmente la testa e scrutò il piatto che la donna le stava porgendo: pietanze a lei totalmente sconosciute.

“E io che credevo di averle provate tutte…” fece Bra buttandosi a capofitto in una scorpacciata a base di alghe rosse e carne di qualcosa.

Lesyar restò in piedi ad osservare la piccola prigioniera, pensando che non si sarebbe mai stancato di assistere alle sue abbuffate.
Una parte di quell’essere stava sorridendo.

“Ah! Mi ci voleva proprio! Grazie, Lesyar!”
“Beh? Non sei più in collera con me? Perché adesso mi tratti come se nulla fosse?”
“Perché… perché sì!”
“…”
“Dai, scherzo!”
“…Mi vuoi rispondere o me ne devo andare?”
“No! Non lasciarmi sola!”

Qualcosa di caldo pulsò nel petto del muta-forme.
All’altezza del cuore.

Lesyar si sedette accanto a Bra e ricominciarono a parlare.

“Devo pagarti per avere una risposta?”
“Se vuoi…”
“Non lo farei mai”
“Uffaaaaa!”
“Niente storie, ragazzina”
“Non sono arrabbiata…perché ho scoperto che non è colpa tua”
“Cosa?”
“È tutta colpa di quel bruttone di Lord  Mitsuni!”
“Utsumi”
“Sì, quello”
“Dove vuoi andare a parare, scusa?”
“…Tu sei buona”

Di nuovo quella strana sensazione di benessere e di calore.
Raysell non riusciva a spiegarsela.

“Tu dici?”
“Uh-uh”
“Potrei ucciderti in questo istante!”
“…Ma non lo hai fatto”
“Ma potrei farlo”
“Io non credo”
“Non ti conviene mettere alla prova la mia pazienza!!”
“Io non sto facendo nulla di male, anzi…ti sto facendo un complimento”
“Evitalo”
“Lo sai che sei diventata rossa?”
“Non è vero!”
“Sì!”
“No!”

-Questa mocciosa rimbambita sta rimbambendo anche me con le sue chiacchiere. Calmo, Raysell… Ora la spaventi e ti lascia in pace!-

“Ehi, ragazzina! Sta a vedere!”
Le forme gentili e il viso delicato della ragazza cominciarono d’un tratto a scomparire, lasciando il posto al vero Raysell.
Compì la metamorfosi davanti alla bimba dai capelli turchini, nella speranza che questa si ricredesse sul suo conto: non sopportava l’idea di non essere temuto e rispettato da una sciocca nanerottola terrestre.

Lesyar non c’era più: Raysell fissava Bra ansioso di conoscere la sua reazione e, magari, leggere la paura nei suoi occhi.
Ma l’effetto non fu quello desiderato…

“Wooooow! Che forzaaa!!”
Esclamò Bra meravigliata e affascinata da quella visione.

“Come sarebbe a dire!?”
“Ma…ma allora…sei un muta-forme!!”
“Eeeeeh? Come fai a saperlo!”
“Una volta ho visto una cosa del genere in un cartone animato e lo avevano chiamato proprio muta-forme!”
“Cos’è un cartone animato?”
“Come cos’è? Un cartone è…è…è…”
“Lascia stare”
“E quindi la tua forma originale è questa!”
“Sì…”
“Sei un maschio!”
“Sì…”
“E sei anche bello!”
“…”
“Lesyar? Sei arrossito di nuovo”
“Accidenti, ragazzina! Non mi chiamo Lesyar!”
“No??”
“Il mio vero nome è un altro: Raysell. Capito? Raysell!”
“Ok, ok…”
“Bah. Bambini…”
“Perché dici così?”
“Pensavo che avresti avuto paura di me, una volta trasformato”
“Io non potrei avere paura di te”
“Ah, no? E come mai, di grazia?”
“…Perché sei mio amico!”
 
Bra donò al giovane un caloroso sorriso così semplice quanto spiazzante.
Il sorriso più bello che Raysell avesse mai visto.
Forse l’unico. 

Il muta-forme si alzò in piedi, essendo giunto alla conclusione di aver sprecato fin troppo tempo in compagnia di Bra: ben altri compiti lo attendevano.
E, presto, sarebbe stato lui stesso a dare la morte a quella bambina che…

-…Questa bambina che ha uno strano ascendente su di me-


“Ora vai via ma dopo ritorni, vero?”
Chiese la piccola, preoccupata, cercando il suoi occhi cristallini.

“Non lo so”
Rispose semplicemente quello.
Si voltò un’ultima volta verso di lei, pensando che, forse, la prossima volta sarebbe stata anche l’ultima. Una nota di malinconia nel suo sguardo.
E svanì nel nulla.

La piccola Bra si ritrovò nuovamente in compagnia di sé stessa, sola come non era mai sentita in vita sua.

 


                                                      *************************

 


Erano trascorsi quasi tre giorni da quando Vegeta e Trunks si erano messi in viaggio per la loro missione di salvataggio.
Il tempo aveva incrementato l’odio di Vegeta e il suo desiderio di battersi contro il rapitore di sua figlia. Il suo istinto lo esortava a non evitare spargimenti di sangue nonostante lo avrebbe fatto sotto gli occhi di una bimba di sei anni; ma un’altra parte di lui, quella rimasta lucida, gli suggeriva di non traumatizzarla per sempre con certe dimostrazioni di violenza e spietatezza.

-È inutile rimuginare su questi particolari: l’unica cosa che conta è riportare a casa mia figlia, poi tutto il resto diventerà irrilevante. Resisti ancora un po’.
Sto arrivando Bra-


-Bra, sorellina pestifera e petulante. Noi ti salveremo, fosse l’ultima cosa che facciamo! Questa spada sarà la mia compagna in battaglia e, insieme, conquisteremo la tua libertà. Tieni duro e aspettaci.
Sto arrivando Bra-


 

E atterrarono finalmente sul pianeta Mazdha.

 

 

 


 

 

Heilà! Salve a tutti, belli e brutti.
Siamo quasi agli sgoccioli, eh! (meno male, così ci liberiamo di lei! nd voi) -mette il broncio-
State battendo la fiacca ragazzi! Come vi permettete!? Non fatemi arrabbiare che poi divento supersaiyan! (troppe canne fanno male… nd voi)
A questo punto mando un bacione enorme ad Angelo Azzurro, LadyDreamer, Umpa_lumpa e Sexxychichi!! Grazie di cuore, ragazze!
Meno male che ci siete voi ad aiutarmi nel recupero della mia autostima, al momento sotto i piedi.
Buona serata a tutti voi!^^


                                                                               °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Ad un passo dalla verità ***


veggy

 

 

 


12) Ad un passo dalla verità

 


 

 

L’aria era quasi irrespirabile nonostante l’inspiegabile presenza di ossigeno.
Il paesaggio si presentava brullo, composto principalmente da rocce rossastre.
La luce era fioca ovunque a causa dell’elevata distanza con il Sole e tutto il pianeta era illuminato quasi esclusivamente da fiamme.
Sì, fiamme.
Come fuochi fatui volteggiavano a mezz’aria piccole sfere incandescenti e si spostavano di qua e di là, quasi volessero giocare.

“Bel posto…Dovremo andarci in campeggio un giorno” ironizzò il ragazzo dai capelli glicine.
“Invece di scherzare concentrati anche tu sulle auree presenti sul pianeta!”
Lo zittì Vegeta.

I due chiusero gli occhi ed entrarono in uno stato di concentrazione assoluta. Evidentemente il loro atterraggio era avvenuto molto distante dal luogo in cui si trovava la piccola Bra.

“Avverto due forze molto potenti da nord-ovest…”
“Sì, papà, le sento anch’io… Dici che sono due i rapitori?”
“Dietro un rapimento di solito c’è una mente superiore che gestisce la situazione, quindi è probabile che la nostra cara baby-sitter avesse ricevuto l’ordine da qualcuno. Sì: possono benissimo essere in due!”
“…Maledetti…”
“Gliela faremo pagare cara!”
“Puoi scommetterci!”

Trunks ritrasformò la navicella in una piccola capsula e se la mise in tasca.
Entrambi indossavano una tuta da combattimento.
Trunks ne aveva una molto vecchia, risalente ai tempi di Cell: tuta blu e armatura bianca.
Vegeta aveva “tolto dal chiodo” la sua divisa blu intera, che portava il fatidico giorno dello scontro con Majin Bu.

Quell’abbigliamento significava una sola cosa: combattimento.
Ed il principe dei saiyan non potè che accoglierlo con gioia.

Vegeta e Trunks spiccarono il volo a tutta velocità in direzione delle auree percepite poco prima.

 

 

“Raysell!” Tuonò la figura nascosta nell’ombra.
“Agli ordini, signore!” si presentò immediatamente quello.

Il ragazzo attese febbrilmente di conoscere le intenzioni del padre e rimase immobile, inchinato a pochi passi da lui; il capo abbassato, lo sguardo pensieroso.
Forse la colpa di togliere la vita a quella dolce bimba dagli splendidi occhi blu lo stava già opprimendo.
Eppure non avrebbe dovuto essere così…
Da anni vagava di pianeta in pianeta alla ricerca del principe dei saiyan, e, ogni volta che capiva di aver fallito per l’ennesima volta, sfogava la sua ira sugli innocenti abitanti della terra in questione. E allora stuprava donne e uccideva i difensori della giustizia senza pietà, poiché nella sua vita la giustizia gli aveva voltato le spalle.

Ora aveva finalmente portato a termine la sua missione, aveva rintracciato colui che da tempo cercava senza sosta e, sia lui che il padre, stavano per compiere la loro vendetta.
Tutto procedeva per il verso giusto, finalmente.
E invece lui…
…Lui non era felice. Il perché non riusciva a spiegarselo.
Non capiva come l’incontro con quella bambina lo avesse indotto a ragionare in modo così diverso... così umano.

Il flusso di coscienza in Raysell venne interrotto dal parlare roco e profondo di Lord Utsumi.

“Sono giunti sul nostro pianeta?”
“Sì. Percepisco le loro auree in avvicinamento”
“Di sicuro non incontreranno difficoltà a raggiungerci…”
“Esattamente, signore. Tutto procede secondo il piano”
“Perfetto”
“Quale sarà la nostra prossima mossa?”
“Impossessarsi della Corona, mi pare ovvio!”
“…”
“Cos’è quella faccia abbattuta? Dovresti saltare di gioia, tu che ne hai la forza! Invece te ne stai zitto, con l’aria da cane bastonato”
“Non è vero, signore…”
“Non dire assurdità!! Stai forse offendendo il mio infallibile intuito!?”
“Non lo farei mai”
“…Pensi di aver meritato questa vita? Le vittime siamo noi e tu lo sai! Ora avremo ciò che ci è stato tolto e torneremo alla vita!”
“…”
“Finalmente abbiamo la possibilità di reclamare ciò che è nostro…e di far soffrire la causa delle nostre sofferenze!”
“…”
“Adesso và! Portamela qui e fai in modo che non possa dimenarsi. Corri! Quei due potrebbero essere qui a momenti!!”
“…Sissignore”


Raysell si alzò e si avviò verso la cella di Bra, lasciando Lord Utsumi da solo con i suoi sogni di riscatto e di vendetta.
Percorrendo i lunghi corridoi di fredda pietra il giovane si rendeva conto del fatto che il suo cuore avrebbe potuto far parte di quelle pareti: stava per abbandonare la piccola bambina dagli occhi blu nelle mani della morte.

Un contadino cammina al fianco del suo piccolo vitello preferito sapendo che, a causa di forza maggiore, deve portarlo al macello.
L’agnellino segue il padrone, credendo che lo stia conducendo in un bel posto per pascolare; invece l’uomo lo lascia in mano ad un macellaio, che presto lo sgozzerà.

Ecco a cosa pensava Raysell in quel momento.
Bra era l’agnellino innocente e lui era il contadino.

…O forse il macellaio?


Dopo aver raggiunto il posto giusto il muta-forme si teletrasportò all’interno di quell’oscura tana nella roccia, trovandosi davanti il corpicino di Bra, accasciato al suolo.

“Sono qui, ragazzina” cominciò, apparentemente distaccato come al solito.

Il viso della bimba si sollevò quel tanto che bastava per riconoscere la figura che aveva dinanzi. Raysell era tornato per lei.

“Les-ehm-Raysell!!”
“Sì, mi chiamo così…”
“Non prendermi in giro! Sono contenta che tu sia tornato da me a farmi compagnia! Grazie!!”
“Di cosa?”
“Te l’ho appena detto! Non mi stavi ascoltando?”
“Sinceramente no”
“Uffaaaaa! Perché sei sempre così antipatico!? Anche il mio fratellone fa così certe volte! Non vi sopporto!”
“Hai detto tu stessa che non è colpa mia…”
“Lo sai che mi sembri strano? Che hai??”
“Niente…”
“A me non sembra!”
“Niente, ragazzina! Quando imparerai a chiudere la bocca!?!”
“Ma…”
“Zitta! Non voglio più sentirti, dannata mocciosa!”

Con uno scatto fulmineo Raysell si gettò su Bra e lottò contro di lei per tenerla ferma. Con poco sforzo riuscì a legarle i polsi e le caviglie usando una corda spessa e resistente.
Bra aveva capito cosa stava succedendo e fissò il ragazzo con uno sguardo ostile e deluso allo stesso tempo.
Raysell stentò a sopportare la vista di quegli occhi blu, che inconsapevolmente adorava, ora colmi di odio e rancore.
“Pensavo fossi mio amico!” Ripeteva la bambina senza sosta lasciando libero sfogo alle lacrime.

Il muta-forme tentò di ignorarla e se la caricò sulle spalle.
“Pensavo fossi mio amico!!!” Urlava scalciando e battendo i pugni sulla robusta schiena di Raysell, che, ovviamente, li percepiva appena.
Ripercorse quindi il tragitto per giungere dal crudele Utsumi.


-…Sono io il macellaio-

 

 

 


 

Rayseeeeeeeeell! Che mi combini?!? TT____TT
Vi chiedo perdono, ragazzi: ieri sera non ho postato! Finora ero stata così puntuale… È stata tutta colpa della famiglia! Picchiate loro al posto mio XD.
Oooooooooook! Ci stiamo avvicinando alla fine eh!
Spero di non deludervi con questi aggiornamenti…Mi sto affezionando tanto alla mia storia.
Ora, come sempre, è il momento dei ringraziamenti accorati:
per Sexxxychichi, Umpa_lumpa, Angelo Azzurro, Sgt, LadyDreamer e Kikka 994. Leggere le recensioni di tutte quante voi dopo un capitolo mi fa sentire in paradiso!! Veramente! ^^
Ora devo scappare, cari lettori! A presto!

                                                                         °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Faccia a faccia con Lord Utsumi ***


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13) Faccia a faccia con Lord Utsumi

 

 

 

La donna dai capelli azzurri si avvicinò alla cucina, chiedendosi come mai non ci fosse nessuno a casa.
Giunta ai piedi del tavolo vi scorse sopra un foglio di carta.

"Che roba è?"

Bulma afferrò ciò che le sembrava un biglietto da parte dei suoi familiari…e, in effetti, lo era.
Lesse quindi mentalmente il messaggio.


“Cara mamma,
io e Bra abbiamo ritenuto carino fare una bella scampagnata
    sui monti Paoz, in tua assenza. Dopo aver costretto papà a respirare la stessa aria
che respira Goku (e ti confesso che non è stato facile!) siamo partiti.
 Spero che non ti dispiaccia restare a casa senza troppe faccende da sbrigare per qualche giorno… Non sappiamo quando torneremo, ma spero non ti sentirai troppo sola. Abbiamo tutti bisogno di una piccola vacanza. A presto, mamma. Ti voglio bene!”

 

“Ma guarda questi…” protestò in un grugnito la scienziata, ai limiti della pazienza, “quando tornano a casa mi sentono! Non si tratta così una signora!!”
E accartocciò il foglio.

 
                                                        

                                                       ************************

 

 

Bra non riusciva a darsi pace. Era convinta di aver visto qualcosa di buono nel cuore di Raysell…ma i fatti dimostravano il contrario.
Si era sbagliata.

Aveva sbagliato a trascinare suo padre a scuola contro la sua volontà.
Aveva sbagliato ad origliare la discussione dei suoi genitori.
Aveva sbagliato a giudicare il suo rapitore un amico.
Aveva sbagliato a credere che suo padre le volesse bene.

-Sono solo una sciocca…-


Non si era mai sentita così male in vita sua.

Continuava ad agitarsi e a scalciare, legata come un salame e bloccata dalle forti braccia di Raysell. Capiva, però, che ogni suo sforzo sarebbe stato inutile in quanto uno scricciolo come lei non avrebbe mai potuto tenere testa ad un ragazzo di…ventisette anni?
Non avrebbe saputo dirlo e, in quel momento, le importava ben poco.

Il ragazzo l’aveva ormai portata al cospetto di Lord Utsumi, quindi la poggiò al suolo, davanti a colui che avrebbe stroncato la sua giovane vita.
Offerta su un piatto d’argento.

-L’agnellino innocente…-

 
“Ecco la bambina, signore”
“L’hai legata per bene? Non vorrei che riuscisse a sottrarsi…”
“No, non può: non riuscirebbe mai a liberarsi da quelle corde”
“Bene… Quand’è così…”


Bra ebbe finalmente modo di guardare negli occhi Lord Utsumi: il suo carnefice, il suo nemico, il suo assassino.
E per un attimo le sembrò di avere davanti il padre, perchè incontrò un paio di occhi neri come la notte più buia; esattamente come i suoi.

Si liberò della lunga tunica, mostrando una tuta da combattimento scura piuttosto malconcia; il tessuto aderente lasciava intendere un corpo forte e muscoloso, ma provato da molteplici battaglie.
Il cappuccio scoprì una folta chioma di capelli neri scompigliati e un volto rude, sfigurato da una profonda cicatrice e coperto da una barba incolta.

Si inginocchiò ai piedi della sua piccola fonte di salvezza, come per venerarla. Come per ringraziarla.

“Ciao, Bra. È così che ti chiami, dico bene?” disse l’uomo a pochi centimetri dal suo viso.
La bambina si limitò ad annuire lentamente.

“Bra. Principessa di un popolo scomparso. Tu racchiudi in te l’energia più potente che si possa immaginare. È un potere che passa di generazione in generazione nella famiglia reale dei saiyan. La leggenda narra che solo gli eredi destinati a fare grandi cose possano esserne custodi.
Tu possiedi la Corona, mia cara principessa. E ora, se non ti dispiace, vorrei prelevare questa energia dal tuo corpo visto che, come puoi vedere, ne ho molto bisogno. Peccato che questo causerà la tua morte…
Sono mortificato. Ma non è colpa mia…il tuo destino è stato segnato il giorno stesso in cui sei nata e io non posso che andargli incontro.
Dopotutto…anche il mio destino è stato segnato per sempre dalla mia nascita. Ma non sono cose che ti riguardano…”

Utsumi prese il mento di Bra con la mano sinistra e le sfiorò una guancia con la mano destra. “Che peccato, veramente… Saresti stata una bella donna…” sussurrò.
L’uomo voleva leggere il terrore nei suoi profondi occhi blu.

…Ma non lo trovò.

 

Proprio come aveva tentato di fare Raysell il giorno prima, nella cella di pietra, quando si era trasformato per spaventarla.
Padre e figlio provavano sempre una sensazione di benessere nell’incutere paura. Era come un nutrimento, per loro.
Quante volte avevano visto il panico sul volto delle loro vittime, un attimo prima di spedirle all’altro mondo? Molte, forse troppe.
Era un insano piacere che accomunava le loro menti malate.

Ma quella bambina così speciale, la principessa dei saiyan, la figlia del grande Vegeta, Bra, la piccola e dolce Bra…lei non aveva paura. E rivolgeva al suo nemico uno guardo di fuoco. Lo stesso di suo padre.
Lo stesso di tutti i saiyan.

 

“Papà?”
“Che c’è?”
“Tu mi buoi bene?”
“…”
“Mi ploteggelai semple, velo?”
“Su questo puoi contarci: nessuno può permettersi di fare del male alla figlia del principe dei saiyan! Nessuno ti torcerà un capello finché ci sarò io”


 

-I saiyan…ora ricordo…
Papà…avevi detto che mi avresti protetta…
Invece…Io sto per essere uccisa…e tu non sei venuto a salvarmi…
Nessuno è venuto a salvarmi…-


“Io…” mormorò Bra in un bisbiglio sottile e assordante al tempo stesso, “…io non ho paura di voi. Fatemi quello che volete. Forse nessuno si accorgerà della mia scomparsa…”

A quelle parole il cuore di Raysell perse un colpo.
Anche lui, come Bra, credette di non essere mai stato così male in tutta la sua vita.
…E ce ne voleva per fargli avere questa impressione dato che aveva sofferto tanto nel corso della sua esistenza.
La bimba con cui aveva condiviso momenti normali e spensierati era adesso fra le braccia della morte, quasi a supplicare la sua fine… per causa sua.

-…Il macellaio-


 

Lord Utsumi scoppiò in una grossa e macabra risata, facendo rabbrividire sia Bra che Raysell.
“Sono felice di sentirtelo dire: meno peso sulla coscienza per me!” scherzò con finto tono da santarellino.
Poi afferrò Bra da sotto le braccia e la sollevò in aria.
“Allora addio, principessa. Grazie mille per la Corona!”

Detto questo le mise una mano sul petto, all’altezza del cuore, e cominciò la sua opera di rinascita.

Bra si sentì lentamente svuotata, privata di qualcosa che le sembrò improvvisamente di vitale importanza.
La Corona…

-Cosa ho fatto di grande?! Vorrei tanto saperlo…-

La piccola principessa faticava a tenere gli occhi aperti, e, in una smorfia di dolore, cominciò a dimenarsi e ad urlare.
Era tutto inutile.
Sentiva le forze andarsene a poco a poco e presto, di lei, non sarebbe rimasto che un corpo vuoto.
Nella stretta fessura che le sue palpebre affaticate le lasciavano, intravide Lord Utsumi rinforzarsi di secondo in secondo. Era ovvio che l’energia che perdeva lei passasse a lui.

Raysell chiuse gli occhi per non assistere ad una simile atrocità.
I diversi frammenti della sua anima gli suggerivano reazioni altrettanto diverse. Ma i casi, in fondo, erano solo due: lasciar morire Bra e obbedire agli ordini; oppure ribellarsi, intervenendo in aiuto della piccola e tradire suo padre.
Le sue gambe non avanzarono, ma tremavano.
Che fare?

-…Per me è finita-
  

“NON TOCCARE MIA FIGLIA!!!”

Una piccola sfera di energia, venuta apparentemente dal nulla, colpì il braccio del malvagio Utsumi.
“…AAAAAAARGHHH!!!”

L’uomo mollò la presa e il corpo quasi del tutto privo di forze della piccola Bra cadde a terra; la caduta sarebbe stata per lei il colpo di grazia, ma venne prontamente afferrata da un ragazzo dai capelli color glicine.

“Ehi, sorellina! Non pensi di esserti cacciata in un guaio troppo grande persino per te, stavolta?” Le sorrise dolcemente.


Forse non era la fine.

 

 

 


 

Per un pelo! Fffiuuuuuu…
I nostri eroi hanno salvato Bra sul filo del rasoio: ancora pochi secondi e per lei sarebbe stata la fine (avevamo capito, eh! Nd voi)!
Ragazzi!! Lo sapete che vi adoro, vero? Con lo scorso capitolo ho battuto il mio record di recensioni: sette!! Vi rendete conto di quanto basti poco per rendermi felice? (Infatti sette recensioni sono pochissime! -_-‘  Nd voi)
Perciò il messaggio d’amore va alle seguenti persone:
Sexxxychichi, LadyDreamer, Juu_nana, Angelo Azzurro, Umpa_lumpa, Sgt e Lady_melody (non vi preoccupate, sono etero! XD)
GAZIEEEEEEEEEEE!!^^
E scusatemi per il ritardo sull’aggiornamento, ma in questi giorni ho dei problemi familiari… -si accuccia ad un angoletto a puntellarsi gli indici-
Alla prossima, amici!!

                                                                                       °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Le origini dell'odio ***


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14) Le origini dell’odio 
 
  


 

 

Dopo essersi sentita afferrare da qualcuno Bra aprì lentamente e faticosamente gli occhi. L’immagine apparì in principio sfocata, poi sempre più nitida, fino a riconoscere il volto di suo fratello.

“T-Trunks…?” chiese, incredula, con voce fioca e spezzata.

La vista offuscata. I suoni ovattati.

“Sì, Bra. Sono io!”
“…Sono morta?”

Il ragazzo non riuscì a trattenere le lacrime e abbracciò con foga la sorellina ritrovata.

“No, piccola. Sei viva e presto torneremo a casa!” singhiozzò Trunks, felice come non mai di vedere sua sorella.

Bra era incredula e stordita e non capiva ancora bene cosa fosse successo.
Il fratello la stava stringendo fra le sue braccia, proprio come aveva fatto tante e tante volte per consolarla.
La bambina sbarrò gli occhi, non comprendendo la situazione.

Qualcuno aveva colpito il suo aggressore. Chi?

Bra si liberò momentaneamente dalla stretta di Trunks e si guardò attorno, disorientata.
Le parve di vedere Lord Utsumi piegato in due dal dolore, il suo braccio sanguinava.
Raysell era accucciato accanto al suo signore, l’espressione più corrucciata del solito, forse addirittura preoccupata.
E c’era qualcun altro…

…C’era un uomo che si ergeva, immobile e imponente come una montagna, sui due avversari, guardandoli con superiorità dall’alto della sua infinita sicurezza.
C’era un uomo sprezzante del pericolo nei quali occhi si rispecchiavano  l’ardore e la forza di un vero guerriero.
C’era un uomo pronto all’azione, venuto da un pianeta lontano per salvare una vita, la vita di sua figlia.

C’era Vegeta, il principe.


-…Papà?!-

Il saiyan, dopo aver inferto qualche colpo a Utsumi e Raysell, si avvicinò al corpo indebolito di sua figlia, piegandosi poi su di esso.
Le accarezzò il capo e la guardò negli occhi, quei bellissimi occhi blu che tanto desiderava rivedere.

“Bra…” fu tutto quello che riuscì a dire.
“P-pa-papy…”

-Papà... sei venuto a salvarmi! Ma allora…-

La triade di saiyan si era finalmente riunita.
Qualsiasi parola sarebbe stata inutile in un tale momento di perfezione.
Vegeta, Trunks e Bra celebravano silenziosamente il loro ritrovamento.
Non urlando, non scatenandosi… ma, semplicemente, guardandosi e sorridendosi.

In questo gioco di sguardi si mescolava tutto l’amore che faceva vibrare il loro spirito.
Un intreccio di cielo, di notte, di mare.

Perché tutta questa pace? Il nemico era forse stato sconfitto?
No. Certo che no…

Lord Utsumi si rialzò e si scagliò su Vegeta, prendendolo alle spalle. Il principe sarebbe stato ferito gravemente se il giovane Trunks, con uno scatto rapidissimo, non fosse intervenuto con la sua spada.

L’assassino, ora dai riflessi pronti come non mai, evitò per un pelo di finire trafitto dalla lama e si scansò appena in tempo per uscirne solo con taglio poco profondo sul petto.


Vegeta, voltatosi di colpo e vedendo suo figlio davanti a sé, apprese ciò che era accaduto.
Il ragazzo che aveva definito “femminuccia” pochi giorni addietro… lo aveva appena salvato.

“Trunks!” Esclamò, colpito, “…mi hai…tu mi hai…”
“Papà! Possibile che per te sia così difficile dire grazie!?”
“Tsk! Non contarci, ragazzo!”

Entrambi si lanciarono uno sguardo d’intesa.
Era giunto il momento di fronteggiare il nemico.


“Allora…” cominciò calmo Vegeta, accompagnando il suo parlare con un sorrisetto di sfida e avanzando verso Lord Utsumi, “posso sapere tu…chi cazzo sei?!”

Vegeta era a pochi passi dal suo nuovo avversario, anch’egli in piedi e pronto al combattimento. I due guerrieri erano l’uno di fronte all’altro e, seppur immobili, si stavano già scontrando; bastava, infatti, l’intensità dei loro sguardi, cupi come un cielo senza luna, a creare le scintille della battaglia.

“E così…finalmente ci incontriamo. Che momento memorabile…”
“Rispondi alla mia domanda!”
“Ma quanto siamo frettolosi! Non ti va di festeggiare insieme questo giorno speciale?”
“Piantala di farneticare e combatti, se ne hai il coraggio! Ti farò pagare molto caro il rapimento di mia figlia!”
“Oooh… che paura… Dimmi, Vegeta: come fai ad essere così certo della tua vittoria? Credi veramente che sarà così facile sbarazzarti di me?”
“…Come fai a conoscere il mio nome!? Avanti, parla!”

Utsumi cominciò a muovere qualche passo e a camminare su e giù per l’ampia sala di pietra; l’unico suono udibile, al suo interno, erano i lenti passi dell’uomo.
Aveva atteso anni quel momento e perciò, adesso che era arrivato, sentiva il bisogno di assaporarlo lentamente.
Avrebbe raccontato tutta la storia dal principio e poi…

-…Poi ti spedirò all’inferno, principe dei miei stivali. E ciò sarà possibile grazie ai poteri di tua figlia!-

 

Tutti attendevano ansiosi che l’uomo sfregiato dalla cicatrice parlasse; persino Raysell, che conosceva la sua vita meglio di chiunque altro, pendeva dalle sue labbra.
La piccola Bra, invece, era ancora a terra sorretta da Trunks e continuava a chiedersi il motivo di tutto quell’astio nei confronti di suo padre.
La verità stava per essere svelata, finalmente.
 

“Io so molte cose di te, Vegeta, perché…vedi, i nostri destini sono inscindibilmente legati”
Silenzio assoluto.

“Tutto cominciò dal tuo caro padre: Re Vegeta, che concepì un figlio illegittimo con una giovane schiava di nome Shiniko; il frutto di questa unione visse i primi anni della sua vita in segreto, nascosto nei sotterranei del castello reale e accudito solo dalla madre. Il Re non lo riconobbe come suo figlio.
Il piccolo visse per molto tempo in solitudine, in mezzo al sudiciume di quei bui cunicoli infestati da topi e pipistrelli.
Quando il mezzo-sangue compì cinque anni nascesti tu, Vegeta: il solo e degno erede al trono. Il primo figlio doveva sparire, perché, ovviamente, il padre non voleva si sapesse in giro che il vero primogenito fosse un debole e malaticcio bastardo mezzo-sangue.
Quindi minacciò Shiniko di morte e la bandì dal regno, ma prima compì un’azione orribile: si impossessò di quasi tutta l’energia vitale del figliastro, lasciandolo al suo destino. La sua intenzione era evitare che il bambino ritornasse un giorno, rivendicando il trono.
Per anni madre e figlio vagarono di pianeta in pianeta alla ricerca di una cura per il piccolo indebolito dalle mani dello stesso padre, ma nessuno sembrava avere un rimedio a quella forma di stanchezza perenne.
Con il passare degli anni il bambino divenne ragazzo e da ragazzo si fece uomo, imparando a muoversi e comportarsi come se le sue condizioni fisiche fossero normali. Sua madre era l’unica che lo proteggesse, l’unica che lo facesse sentire amato. E lui l’amava.
Così, in una notte senza luna, si unirono… e lei rimase nuovamente incinta di un saiyan. Il nascituro era saiyan, come il padre, e muta-forme, come la madre. Quando l’allegra famigliola si trasferì sul pianeta Mazdha, i suoi componenti vi trovarono una brutta sorpresa e dovettero vedersela con un gruppo di alieni irascibili e violenti. Shiniko rimase uccisa.
I due mezzo-sangue rimasti sterminarono l’intera popolazione e giurarono vendetta contro la causa delle loro disgrazie.”

Utsumi si fermò e rivolse a Vegeta uno sguardo inquietante. 
“E sai chi era lo sventurato primogenito? Lo sai!?!...”

-Non è possibile…Non può essere…-


“Ero proprio io, FRATELLO!”

 

 

 

 

 

 

Cucù! Ve lo aspettavate?? Il fratellastro del nostro caro Vegeta…che emozioneeeeeeeeeeeeeeeeeee!! ^//////^ (Ok, Satsuriko è impazzita del tutto: allontaniamoci senza dare nell’occhio! Nd voi)
Adesso io dovrei fare come Bra: “uffaaaaaaaa!”
Sapete perché? Perché nessuno sta leggendo più questa storia!!!
Sono triste TT_____TT
Lascio comunque un sostanzioso ringraziamento alle persone che hanno recensito lo scorso capitolo: Angelo Azzurro, Sexxxychichi, Sgt, LadyDreamer, Umpa_lumpa, Lady_melody e Kikka994!
Meno male che ci siete voi! Come farei senza i vostri commenti!?
Ehi! Credo che il prossimo capitolo sarà anche l’ultimo! (Ooooh! Finalmente una buona notizia! Nd voi)
Allora al prossimo capitolo, amici! Buona serata a tutti!

                                                                                                                  °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Specchi e riflessi ***


sdgzs

 

 

15) Specchi e riflessi

 

 

Fratello.

Una parola che non aveva alcun significato per Vegeta.
Lui era il solo e unico erede della stirpe reale…

-…O forse no?-

Il saiyan boccheggiava senza emettere una parola; ogni suo pensiero al quale avrebbe voluto dar voce, gli si spegneva in gola e non aveva la forza di uscire.
Dal canto loro Trunks e Bra avevano appena appreso di avere uno zio e un cugino, entrambi con sangue saiyan.

-Raysell…mio…cugino…- Pensò la principessina sgranando i grandi occhi blu e voltandosi in direzione del muta-forme.

“Stai mentendo!! Ti sei inventato solo un mucchio di stronzate per impietosirmi!!”
“Ti sbagli, Vegeta. Non ti ho affatto mentito. E non ho bisogno di impietosirti dato che ti ucciderò in un batter d’occhio grazie al potere della Corona. Sono un saiyan e te lo dimostrerò con immenso piacere…”
“Tu…Fantasma del mio passato! CHI SEI TU?!?”
“Il mio nome è Utsumi, Lord Utsumi, e non hai tutti i torti definendomi un fantasma: lo sono stato per tutta la vita. Ma ora, finalmente, siamo alla resa dei conti. Dopo una vita di debolezza e ardue battaglie per sopravvivere, potrò dimostrare all’intero universo tutta la mia vera potenza!”
“Tsk! Non aspetto altro…Fatti sotto, fratellastro!”
“Come desideri, piccolo principe!”
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!”
“WHAAAAAAAAAAAAAA!!!”


I due guerrieri, fratelli separati dalla distanza dell’odio, si lanciarono in un combattimento all’ultimo sangue.

“Bra! Andiamo via di qui!” urlò Trunks prendendo in braccio la sorellina e correndo il più lontano possibile dalla battaglia, scattando in direzione della porta principale.
-Devo proteggere Bra e portarla al sicuro da quest’inferno!-

Ma una figura si parò davanti a lui.
Un giovane dagli occhi grigi, ferito in precedenza dai colpi di Vegeta e ansimante per il dolore, gli impediva la via di fuga.
“Calmo, frocetto… Dove credi di scappare?” gli disse, strafottente, con un sorrisetto di sfida sulle labbra.

Trunks rimase un attimo sconcertato.
Non si era nemmeno accorto della presenza di quel tizio con i capelli verde-scuro, tanta era la sua preoccupazione per Bra e suo padre.
Ma poi si riprese subito e, dopo aver pensato alle parole taglienti che quello gli aveva appena rivolto, rispose a tono.
“Scusami tanto…Non mi ero accorto di te. Per tua informazione sto portando mia sorella lontano da qui: non ho alcuna intenzione di farla soffrire ancora! E, tanto meno, a causa di un essere viscido come te! Perciò spostati e lasciami uscire immediatamente!”

Raysell posò il suo sguardo prima sul ragazzo con la spada, poi sulla piccola e dolente Bra. E si accorse, con sgomento, che vederla soffrire era per lui la peggiore delle torture.
Ma non poteva ignorare la sua missione…
Da anni, ormai, viaggiava di pianeta in pianeta alla ricerca della Corona, volendo porre fine alla lenta agonia del padre e volendo vendicarsi degli eredi al trono saiyan.
-È colpa loro…È tutta colpa loro se la nostra vita è stata travagliata e colma di sofferenze…-

Si ripeteva Raysell, affinché il suo cuore non gli dettasse l’azione sbagliata: non voleva commettere sciocchezze.
Non poteva buttare via i suoi ideali di una vita intera, le convinzioni che sempre lo avevano accompagnato nel corso delle sue malefatte.

Il muta-forme, nonostante le sue condizioni svantaggiate, attaccò il saiyan dai capelli glicine con un violento calcio negli stinchi.
Trunks non ebbe il tempo di rendersene conto e cadde a terra, evitando, per un pelo, di schiacciare Bra sotto il proprio peso.
“Truuuuuunks!!” urlò la bambina gattonando faticosamente accanto al fratello.
“Fratellone! Stai bene??”
“S-sì, piccola…Mi ha soltanto preso alla sprovvista”
“…Per favore…Cerca di non fargli del male!”
“Coooosa? Ma sei impazzita!?”
“Lui…non è…cattivo…”

Raysell assisteva alla scena senza muovere un muscolo.
Se non fosse intervenuta Bra di certo avrebbe già finito l’opera con quel mezzo-sangue.
Ma ora…ascoltava, colpito, le parole della principessa azzurra.

-Ooh, Bra…Nonostante tutto il male che ti ho causato sei ancora disposta a perdonarmi e, per di più, a persistere in questa tua sciocca opera di convincimento. Quando imparerai a diffidare delle persone e… a capire che in me non c’è nulla di buono!? Scendi da quel castello incantato sulle nuvole, in cui tutti sono puri di cuore e disposti ad aiutare il prossimo; smetti di vivere nell’illusione che il Bene sia ovunque.
Io sono un mostro e non merito il tuo perdono… Non merito quella luce meravigliosa che risplende nei tuoi occhi limpidi di speranza.-


“Bra…Allontanati da qui. Corri via!”
“Ma…ma no…Io non voglio lasciare te e papà!”
“Fai come ti dico, prima che sia troppo tardi!!”
“No…”
“Vattene!”

La bambina, spaventata dal fragore dello scontro fra Utsumi e Vegeta e dalle urla di suo fratello, decise di seguire il consiglio; così si avviò, più velocemente che poteva, verso la grande porta.

Bra passò accanto a Raysell, guardandolo con la coda dell’occhio e sperando che l’avrebbe lasciata passare.

Vedendo la bambina muoversi verso l’uscita Raysell non si mosse.
La guardò di sottecchi e, quando si trovarono l’uno accanto all’altra, i loro sguardi si incontrarono.
Blu nel grigio.

Bra riuscì ad imboccare il corridoio che l’avrebbe condotta fuori dal palazzo e, forse, in salvo.
 

All’interno della sala di pietra rimasero le due coppie di sfidanti:
Lord Utsumi contro Vegeta e Raysell contro Trunks.

Raysell si scagliò nuovamente sul suo avversario, assestandogli una serie di pugni nello stomaco e, inizialmente, il ragazzo fu in serie difficoltà; ma poi Trunks trovò la forza di reagire quindi, dopo esserselo scrollato di dosso, impugnò la spada e la puntò contro Raysell.

Nel frattempo la lotta fra i due fratellastri procedeva senza esclusione di colpi e Vegeta non si stava certo risparmiando: aveva utilizzato già svariate volte il Big Bang Attack, ma senza risultati.
Lord Utsumi, avendo riacquistato i pieni poteri, era agilissimo e la sua forza distruttiva avrebbe intimorito chiunque.
…Chiunque tranne il principe dei saiyan, che cominciava a godere di quell’ebbrezza e di quel fomento tipici di una battaglia.
Il suo spirito di guerriero, assopito da anni, si stava poco a poco risvegliando.
Era un leone che aveva dormito troppo a lungo e che poi, inseguendo una preda, riprendeva coscienza del suo vero modo di essere.

Ma l’erede dalla profonda cicatrice non era uno sprovveduto: dopo aver ripreso il controllo delle proprie capacità, non avrebbe certo esitato ad usarle tutte.
Fu così che, senza preavviso, Utsumi divenne Vegeta.
Una metamorfosi perfetta e degna di un muta-forme purosangue.
Il principe dei saiyan aveva dinanzi una copia di sé stesso.

“Eh! Eh! Credi di spaventarmi con un trucchetto del genere? Sbagliato: io non temo nulla!!”
Vegeta combattè contro un altro Vegeta, abile e scaltro quanto lui.
Un gioco di specchi e di riflessi.

“Non hai paura di niente, giusto?” Domandò, ghignando Utsumi.
“No, di niente!”
“Ah, sì??...”
 

Vegeta, o meglio, Lord Utsumi con il corpo di Vegeta, si smaterializzò per un istante.
-Ma che diamine…!?-
 
Tornò pochissimi secondi dopo con una bambina fra le braccia, una bambina dai capelli turchini.
“Papà! Mettimi giù!!” Urlò la piccola dimenandosi, usando le poche forze che le rimanevano.

Utsumi aveva usato il teletrasporto per riprendere Bra, che, dopo tanta fatica per uscire dal castello, si ritrovava nuovamente all’interno del suo peggior incubo. Perché suo padre l’aveva afferrata con violenza e riportata nella “sala delle torture”? Non capiva.

“Allora, Vegeta…Sei ancora convinto che nulla ti possa spaventare? Eh?”
“Bastardo…”
“Ah! Ah! Ah! Sì…in effetti lo sono in tutti i sensi! Ma che vuoi farci? Come diceva sempre Shiniko…oggi a te, domani a me!”

-Cosa sta dicendo? E poi perché ci sono due papà… Aiuto, non ci capisco più niente! Voglio andare a casa!-

“Non pensare nemmeno di venire qui a riprendertela, mio caro! Se tu o tuo figlio provate a fare un solo movimento giuro che questa graziosa bimbetta non rivedrà mai più la luce del sole! Ma tanto…credo che ciò non avverrà in ogni caso…”

Stallo. Pausa.

Trunks e Raysell avevano interrotto il loro combattimento e assistevano, ansiosi, alla scena.
Vegeta si sentiva inutile e impotente.
Tentò di elaborare un piano, una soluzione qualsiasi per salvarla, ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a ragionare; proprio lui, che tanto si era vantato del proprio coraggio e sangue freddo, in quella situazione si riscopriva debole e fragile.
Il possente leone che sentiva dentro di sé poco prima, aveva lasciato il posto ad un piccolo cucciolo impaurito.
Vegeta si lasciò cadere a terra, sulle ginocchia, trovandosi carponi sul ruvido pavimento. Sbattè con forza i pugni.

-Bra... Cosa ti accadrà adesso!? Io sono venuto fin qui per salvarti e invece…adesso, per colpa della mia arroganza, quel mostro sta per portarti via sotto miei occhi. Mi dispiace, Bra…Non so che fare! Perdonami…-

“Allora, Vegeta? Che fine ha fatto tutta la tua baldanza di prima? Non fai più il gradasso, eh!”
“…”
“Beh? Non hai nulla da dirle? Io, fossi in te le chiederei scusa…”
“…”
“In questo caso…”

Utsumi creò una sfera di energia nera. La teneva nel palmo della mano, a poca distanza dal corpo della bambina.
Ancora pochi istanti e Bra sarebbe stata cancellata per sempre dalla faccia dell’universo.

Raysell era l’unico che poteva fermare tutto questo.
Non poteva accettare il fatto che Bra sarebbe scomparsa per sempre.
Non poteva…e non voleva.
-Non voglio lasciarla morire così…-


“Addio, principessina!”

“…Allora, Bra… hai una pallida idea di cosa sia una sottrazione?”
“No, cos’è?”
“Se tu hai dieci regoli e ne togli uno, quanti regoli ti sono rimasti?”
“Eeeeehm…nove?”
“Brava. In breve la sottrazione è questa: è il calcolo di ciò che rimane di una cifra dopo avergli tolto un’altra cifra!”

No. Non se ne sarebbe andata anche lei.


“Lesyar?”
“Uh?”
“…Tu ce l’hai un amico?”

No, non poteva fare finta di niente e assecondare quella crudeltà.


“No! Non lasciarmi sola!”

Non poteva abbandonarla.


“Io non potrei avere paura di te”
“Ah, no? E come mai, di grazia?”
“…Perché sei mio amico!”

Doveva proteggerla.


“Ora vai via ma dopo ritorni, vero?”

Prima l’aveva lasciata al proprio destino: non sarebbe accaduto di nuovo.


“Pensavo fossi mio amico!!!”

Forse lo era.


“…Per favore…Cerca di non fargli del male!”

Non le avrebbero più fatto del male.
L’avrebbe strappata al suo triste destino.

E la salvò.

Usando il teletrasporto arrivò in un attimo da suo padre.
Spintonò via Bra e la sfera distruttiva…lo prese in pieno.
L’azione fu così veloce che nessuno si rese conto di ciò che era accaduto.
Fatto stava che Bra non era stata colpita e che Raysell, invece, era stato sbalzato lontano finendo addosso alla parete opposta.
Il muta-forme giaceva al suolo, ricoperto di sangue.

Tutti i presenti si voltarono in quella direzione e osservarono, sbigottiti, il corpo esanime di Raysell. Nessuno credeva ai propri occhi.
Soprattutto Lord Utsumi.

“RAYSEEEEEEELL!!!”
Bra, incurante della stanchezza e delle ferite riportate, gli corse incontro.
Lo raggiunse e si chinò su di lui, sollevandogli la testa per potergli parlare meglio.
Il sangue sporcò le sue piccole e candide mani.
Ancora una volta calde lacrime sgorgarono da quei limpidi occhi blu e caddero, pesanti come non mai, sul petto seminudo del giovane.

 
“R-Raysell? M-mi senti? Raysell!” Urlava Bra mentre lo scuoteva leggermente. Per qualche secondo non ottenne risposta, ma, poi, una fioca e debole voce le parlò.
“Ti sento…”
“Ah! Sei ancora vivo!!”
“Più o meno…”
“Perché l’hai fatto?!”
“…Perché sì”
“Il perché sì non è una risposta! Me lo hai detto tu…”
“Perchè…tu…sei la luce”
“Eh? La luce? Scusami, non ti capisco!”
“La luce che…mi ha reso un uomo migliore, anche se per poco”
“Io credo che ti stia sbagliando: non ho fatto niente...”
“Oh, sì, invece. La leggenda narra che la Corona venga tramandata solo agli eredi destinati a fare qualcosa di grande…E sai perché è passata a te? Perché…tu hai fatto qualcosa di grande...Tu mi hai cambiato. Tu...mi hai salvato”
“Raysell…”
“Non piangere, ragazzina. Non ne vale la pena, credimi”
“Ma tu sei mio amico…”
“A-anche tu lo sei”
“Allora la prossima volta che ti chiedo se hai un amico, tu mi dovrai rispondere, ok??”
“Bra. So-sono felice di averti conosciuta...”
“Raysell??”
“…Non sono mai stato…più…felice…”


Poi, tutto era immobile.
Tutto era spento.
Spenta l’illuminazione di una stanza…
Spento l’affetto di un padre…
Spenta la speranza di una bambina…

…Spenti gli occhi grigi di Raysell.
 

 

 

 

 

……………
Hueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee! Sto piangendo!! Rayseeeeeell!!!
Ti sei sacrificato per la luce della tua vita!
Comunque non temete, ragazzi: questo non sarà l’ultimo capitolo, contenti?^^
Capirai…dopo ce ne sarà un altro solo.
Comunque…che ne pensate? Io ho le lacrime agli occhi, non sto scherzando: probabilmente a voi non importerà un fico secco di quel che è successo, ma per me che ho inventato il personaggio sì, perdindirindina!!
Huuuueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!
-Si becca un martello gigante in testa da parte dei lettori-
Ok…cerco di ritornare in me perché devo assolutamente ringraziare le mie carissime lettrici fidate^^:
Angelo Azzurro, Sexxxychichi, Lady_melody, Umpa_lumpa, Sgt, LadyDreamer e Kikka994!
Siamo quasi alla fine, amiche mie… Preparatevi!
Al prossimo capitolo!
Un bacione a tutti!

P.s: Credo che stanotte sognerò Raysell…TT_____TT


                                                                                                         °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** La mia piccola stella ***


yujm,

 

 

16) La mia piccola stella

 


 

 

Raysell, il ragazzo al quale si era affezionata e che aveva rischiato la sua vita per salvarla, giaceva immobile sotto di lei. Un lungo rivolo di sangue scendeva dall’angolo sinistro della bocca, rimasta semiaperta. La vista della bambina era offuscata da uno spesso velo di lacrime, come se stesse tenendo gli occhi aperti sott’acqua…ma non abbandonava mai con lo sguardo il volto del giovane dagli occhi grigi.
Nessuno riusciva a parlare.

 Sì, certo, tutto era spento…
…Ma qualcosa era pronto ad accendersi: la rabbia di Bra.
L’ennesima lacrima cadde sul volto irrigidito di Raysell.
E accadde l’imprevisto. Una forza misteriosa si impossessò completamente di Bra.
La principessa azzurra sentì nascere dentro di sé un’energia indescrivibile.
Invadeva ogni centimetro del corpo.
Fluiva nelle vene.
Permeava ogni parte del suo essere.

“…WHAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!”

Una luce abbagliante investì oggetti e persone, illuminando anche gli angoli più bui dell’ampia stanza, gli anfratti più bui del pianeta.
Fu un’esplosione di rabbia, dolore e frustrazione, accompagnata da un urlo agghiacciante.
Nessuno se ne accorse, ma, per un istante, i capelli turchini di Bra si tinsero d’oro.

Lord Utsumi fu colpito violentemente da un raggio di energia…
E si sa: la luce vince sempre sulle tenebre.
Il gran frastuono e la poca visibilità non permisero ai nostri eroi di comprendere appieno la situazione ma, dopo che la luce accecante si era dileguata, Vegeta e Trunks scorsero il loro nemico giacente e ansimante al suolo; il suo aspetto esteriore era tornato quello di sempre.

“…Cosa è successo?” Domandò Trunks, guardandosi intorno, allibito.
“Non so che dirti…” gli rispose Vegeta, altrettanto sorpreso dall’accaduto.
 
-…Raysell…-
Dopo uno sforzo immane le palpebre della piccola Bra si chiusero lentamente.
L’ultima cosa che vide, prima di perdere i sensi, fu il sorriso di Raysell… quel dolce sorriso che riuscì a donarle prima di andarsene, mentre le diceva di essere felice.
Poi la bambina cadde a terra, sbattendo la testa.

“Bra!”
Trunks corse dalla sorellina e la prese, ancora una volta, in braccio; fissò poi il corpo privo di vita di quel giovane, morto per salvarla.
-Mi ero sbagliato sul tuo conto, lo ammetto. Non pensavo che avresti mai fatto una cosa del genere…Mi dispiace. Te ne sei andato senza lasciarci il tempo di ringraziarti per il tuo eroico gesto. Ma vedrai che un giorno porremo rimedio a questo: farò di tutto per riportarti fra noi…cugino-

Nel frattempo Vegeta si era avvicinato a Utsumi che, sofferente, si stava agitando dondolandosi di qua e di là. Sembrava impazzito.
Lo scrutò dall’alto, rivolgendogli uno sguardo colmo di disprezzo.

“Ma bene: guarda un po’ chi è che se la sta facendo addosso ora…Lord-come-diavolo-ti-chiami! A proposito… il titolo di lord te lo sei dato da solo, vero?”

Il mezzo-sangue continuava a dimenarsi e a rotolarsi, ma poi, alle parole del fratellastro, si sentì in dovere di rispondere. Si sforzò perciò di aprir bocca e di formulare una frase sensata.
“I-io…Io dovevo essere re!!”
“Che senso ha ormai? Il nostro popolo è stato sterminato parecchi anni fa: di cosa vuoi essere il sovrano? Di un pianeta inesistente e di una razza in via d’estinzione?”
“…”
“Sai, se fossi Kakaroth mi lascerei prendere da un attacco di pietà e di altruismo, decidendo così, su due piedi, di risparmiarti la vita.
Ma per fortuna non sono lui. E non ho alcuna intenzione di perdonarti per quello che hai fatto!”

In un baleno Vegeta creò una sfera di energia e la puntò contro Utsumi, tremante a terra.
In quel momento quasi non si riusciva a capire chi fosse il malvagio fra i due.
“Pagherai con la vita…” lo minacciò mentre la sfera continuava ad ingrandirsi “…addio!”

“Papà, fermo!”
Una voce cristallina lo bloccò un secondo prima di infliggere il colpo fatale. Vegeta si voltò in direzione di suo figlio, chiedendosi cosa gli fosse preso.

“Trunks! Si può sapere che vuoi!?!”
“Sei sicuro che sia la cosa giusta? Guardalo: ormai è innocuo, non ha più nulla…”
“Hai già dimenticato quello che ha fatto!?”
“Certo che no. Ma ormai è tutto sistemato: Bra è qui, fra le mie braccia. Lascialo in pace, dai….Dopotutto è sangue del nostro sangue!”

Intanto che Vegeta e Trunks discutevano sul da farsi, Utsumi aveva ben altri pensieri per la testa e ignorava completamente il loro battibecco.
Le sue orecchie non ascoltavano, perché non volevano ascoltare.
Voleva ascoltare il cuore, una volta tanto.
E il cuore gli diceva che…

-…Ho fallito. Ho fallito su tutti i fronti. Ancora non capisco cosa sia accaduto e come possa essermi ridotto in questo stato pietoso a causa di una mocciosa. Avevo persino la Corona! Ora mi sento veramente debole, più che mai, se possibile. Più debole di quando trascorrevo le mie giornate in un sotterraneo lercio e oscuro; più debole di quando mio padre assorbì una buona parte della mia energia vitale, lasciandomi quasi senz’anima; più debole di quando scoprii di essere diventato genitore. Ora mi sento fragile come una lastra di cristallo che sta per schiantarsi al suolo.
Mio figlio è morto.
Perché? Perché… ha voluto salvare una sciocca bambinetta mezza terrestre e mezza saiyan.
Perché? Perché…aveva un debole per lei.
Perché? Perché…è stata la sola a donargli affetto.
Perché? Perché…io non gliene ne avevo mai dato.
Era tutto ciò che avevo, tutto ciò che mi era rimasto dopo una vita passata a rincorrere un sogno. Ma ero così cieco da non rendermene conto.
Non gli ho mai rivolto una parola gentile, mai un complimento o un qualsiasi segno di approvazione, eppure lui… ha dato tutto per me.
Ora se n’è andato anche lui. Cosa mi resta? Cosa farò?
E qui questi scimmioni stanno litigando per decidere cosa fare di me.
…Che mi finiscano pure! Almeno raggiungerò Shiniko e Raysell, ovunque siano.
Ma non me ne starò qui a implorare che mi facciano fuori: non è da me.
Sono pur sempre Lord Utsumi, io.- 


“…Non mi lascio impietosire! Non sono una femminuccia!”
“Non è questione di femminuccia o non, ma di pietà”
“Tsk! Non rientra nel mio vocabolario e tu lo sai”
“Ma…”

Prima che Trunks potesse completare la frase, entrambi i combattenti sentirono uno strano rumore alle loro spalle; una volta voltati la scena che si mostrò ai loro occhi li lasciò di stucco.

Lord Utsumi stringeva fra le mani la spada dell’eroe Tapion, lasciata incustodita a pochi metri dal corpo di Raysell.
Mani sporche di sangue. Occhi sbarrati.
Si era trafitto.

“Harakiri…” commentò Vegeta, con fare esperto, vedendo il corpo del nemico accasciarsi su quello del figlio.


-…Madre…- 
Fu l’ultimo pensiero di Utsumi, prima di raggiungere la sua famiglia…
…Il suo unico vero tesoro.


Tutto era finito. L’incubo si era finalmente concluso.
Ad un tratto, come per magia, la piccola Bra si svegliò.
Riaprì gli occhi, riprese colorito, ma, soprattutto, riprese le forze perdute.
Si alzò, incerta, non riconoscendo il luogo nel quale si trovava.
“Papy! Trunks! Si può sapere dove siamo!?” urlò poi correndo loro incontro.
Il padre ed il fratello la raggiunsero altrettanto velocemente e la portarono subito via, prima che potesse vedere lo scempio che li circondava.
Uscirono quindi dallo spettrale antro di pietra, lasciandosi alle spalle una sconvolgente avventura. E una sconvolgente storia.


                                                   ****************************

 

Poche ore prima, quando le forze avevano abbandonato del tutto la piccola Bra, era caduta a terra sbattendo la testa.
Non ricordava nulla.

Più volte, durante il viaggio di ritorno a casa, Vegeta e Trunks le chiesero se stesse scherzando o se veramente si fosse dimenticata ogni cosa; ma lei cascava sempre dalle nuvole, non capendo il motivo di tutta quella morbosa preoccupazione.
Evidentemente, dopo il trapasso di Lord Utsumi, la Corona era tornata alla legittima detentrice, restituendole l’energia di sempre.
Ma Bra, di quella macabra avventura, non riusciva a ricordare nulla.
Niente rapimento, niente Utsumi…niente Raysell.
E, come pensarono anche padre e fratello, era stato meglio così.
 
 

“Bra?”
“Che c’è, papy?”
“Sei sicura di non ricordare nulla…di questo campeggio?”
“Te l’ho già detto tante volte: no!”
“Accidenti. Allora devi aver sbattuto molto forte…quando sei rotolata giù dalla collina!”
“…”
“…”
“Papy?”
“Uh?”
“Mi vuoi bene?”
“…”
“Eh?”

-Ecco. Sembra sia arrivato il momento…che vergogna…Forza, posso farcela: ho affrontato sfide più ardue di questa!
Mentre viaggiavo nello Spazio nella sfrenata corsa per raggiungerti mi fermavo spesso a scrutare il cielo, che appariva sconfinato e pieno di stelle. Ma non riuscivo a vedere che il tuo grazioso viso ovunque voltassi lo sguardo: tu eri lì, fra le stelle…La più bella e splendente di tutte.
Ora ho le idee chiare. Ora riesco a vedere…
Vedere il bene che ti voglio.
Ora so quanto tu sia importante per me, piccola Bra.
Mi è parso così limpido nel momento in cui ho temuto di averti persa per sempre… Non lascerò che ti accada più nulla di male. Mai più.-


“Ti voglio bene, Bra. Farei qualunque cosa per proteggerti.”
“Eh, eh! Anche attraversare l’universo per salvarmi da un mostro cattivissimo?”
“…Per esempio, sì.”
“Davvero?!?”
“Certo. Non potrei mai abbandonarti o fare a meno di te.”
“Perché?”
“Perché…tu sei la mia stella. E niente potrà cambiare questo! Neanche il mostro più terrificante della galassia.”
“La tua stella?”
“Proprio così. La mia piccola stella...”

 

 

 

-FINE-

 

 

 

 


 

…E da allora Vegeta, dopo anni di indifferenza, divenne un’altra persona con sua figlia!
Fineeeeee! Sigh... Non mi pare vero! Allora, vi è piaciuta?????
-Afferra per il colletto della felpa tutti i lettori che non hanno mai commentato e che se la stanno dando a gambe di soppiatto-
Ragaaaaaaaazzi?? MWHAHAHAHAHAHAHAH!! Sapete che adesso tocca a tutti lasciare un parere o un commentino-ino-ino-ino!
-Si scrocchia le dita con aria minacciosa e occhi da assatanata-
Allora…
Stasera vorrei ringraziare approfonditamente tutte le lettrici fidate che hanno recensito, ovvero…

Sexxxychichi: Ciao, carissima!! Sono contenta di averti conosciuta! Mi ha reso immensamente piacere il fatto che ti piaccia questa fan fiction e ti auguro tanta fortuna per quel gioiello di “Amara dolcezza”! Un bacioneeeeee!!

Angelo Azzurro: Grazie infinite per tutte le tue recensioni, my darling (non ti conosco ma già ti lovvo XD)!  Sei stata un tesoro a recensire tutti i capitoli: una delle poche!^^ Grazie di cuore!!! P.s: Credo che presto leggerò la tua ff "L'infanzia di un principe" perchè mi ispira parecchio. U.U

Umpa_lumpa: La mia svitata preferita! Dici sempre che le tue recensioni sono stupide e inutili…invece erano sempre quelle che non vedevo l’ora di leggere! Non smettere di scrivere poesie anche se non ti lasciano tante recensioni, ok? Sono bellissime!^^ Un abbraccio!

LadyDreamer: Heilà! Non vedo l’ora di sapere cosa pensi del finale! Grazie infinite per tutte le tue recensioni! Non puoi immaginare la mia felicità nel leggerle, dopo aver pubblicato un capitolo^^ Lo sai che mi piace molto la tua ff "Il mio sacrificio"? ^_- Grazie ancoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!  (Il buon senso si sta esaurendo inesorabilmente XD)

Sgt: Ciauz!^^ Sono stata contenta di sapere che la mia ff sia stata la prima a cui tu abbia dato un commento. Spero tanto che il finale non ti abbia delusa… Grazie di tutto!!!

Kikka994: Sei stata la prima a darmi fiducia, poiché la tua è stata la primissima recensione a questa fan fiction. Se tu non avessi scritto quelle parole fatate…forse mi sarei scoraggiata in partenza....e ora non sarei qui a scrivere ringraziamenti! Grazie di cuore!!

Lady_melody: Meeeeeell! Che te ne pare??? Scrivimi un bel commentuzzo, mi raccomando: ho fiducia in te! XD
Mi sto appassionando alla tua ff “Lady vampire”, sai?^^ Non ti azzardare a lasciarla in sospeso che ti spezzo in due! (…Haimè, troppo Vegeta fa male a lungo andare)   

Juu_Nana: Ciao! Sono contentissima che la mia fan fiction ti abbia coinvolta tanto da leggerla tutta d’un fiato…però poi non ti sei più fatta sentire…TT___TT Spero che comunque tu abbia continuato a seguirla: ne sarei ancora più felice!^^

Dark Shinobi: Rob! Non so come ringraziarti per aver sopportato la lettura di questa mia fan fiction! Sei stata una grossa a leggerla, nonostante non ti andasse per niente: sei una vera amica!! Non capisco come mai la tua prima one-shot su DB “Due chiavi e una fenice” non abbia riscosso molto successo dato è strabiliante!! Non smetterò mai di ringraziarti! Ci sentiamo, otakona!

E, PER FINIRE, UN GRAZIE A TUTTI I LETTORI CHE SONO ARRIVATI FIN QUI! (…zzz nd lettori)
A parte gli scherzi…Ve ne sono grata!^^


Altro dirvi non vò…
(…E dopo questa posso anche andarmene: il fatto che mi sia uscito un verso di Leopardi a buffo è decisamente un brutto segno XD)
Sapete che, volendo, potrebbe venir fuori anche un seguito a “La mia piccola stella”? No, ragazzi, non scappate!! Mi butto sul sentimentale, nel mondo after-GT…perché ho capito che le avventure ultraterrene non fanno per me. Chissà…Voi cosa dite?^^
Buonanotte EFP…e grazie infinite a chi recensirà questa storia!! (Come sempre mi ricordo le cose al rallentatore -_-’)
Un bacio a tutti!

                                                                                                   °Satsuriko°

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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