I frammenti dei ricordi

di MoiSelf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Viaggio ***
Capitolo 2: *** Scontri ***



Capitolo 1
*** Viaggio ***


 

- Basta lamenti! Ti ho regalato questa vacanza perchè voglio che, almeno per una volta, visiti la tua città preferita prima del..beh, prima che tu perda la tua libertà da single, ecco. -, spiega Alice, la mia cuginetta preferita.

- Ma al giorno del matrimonio mancano due mesi! Devo prepararmi e poi.. -. provo a ribattere.

- Basta, ok? Sono o non sono la tua damigella d'onore? Mi lasci fare qualcosa e tu ti rilassi? -

- Ok..ma..Parigi?? Santo cielo, Alice! Era un sogno che coltivavo da piccola! -

- Ed adesso sei una vecchia che si sta sposando, ok? -

- Grazie per avermi definito “vecchia che si sta sposando”.. -

- Prego cara..-

- Ah, Alice: grazie per il viaggio.. -

- Non dirlo nemmeno, tesoro: goditelo senza rotture di palle in giro! - e, detto questo, scoppia in una fragorosa risata.

- Ti voglio bene -, dico, ridendo anche io.

- Me too, Bella! Adesso vado, ok? Scappo..c'è la mamma.. -, dice lei.

- Ok, Alice. Bacio e..salutami tutti. - e riattacco.

 

Poso il telefono sul comodino e mi siedo sul letto: tengo ancora in mano il biglietto.

Sono abbastanza confusa: lascio la mia città, il mio futuro marito ed i preparativi del mio matrimonio o rimango qui a rimpiangere di non essere partita?

Opto per la prima.

 

La data della partenza è tra due giorni. Devo preparare in fretta la valigia, non voglio lasciarmi scappare l'occasione di passare un week-end da sola a Parigi.

Da quando sto con Edward, non ho più fatto un viaggio da sola.

Ne sentivo il bisogno, ed Alice, che mi conosce meglio di me stessa, mi ha regalato il mio sogno.

Ho sempre desiderato, fin da piccola, di andare a Parigi per visitare tutto il visitabile.

E per fare circa un miliardo di foto.

 

- Oh cielo! - esclamo – devo andare immediatamente a comprare una sd per la reflex! -

Un piccolo dettaglio che mi fa infuriare come una bestia: non avere mai abbastanza memoria per le foto.

 

Decido di fare un po' di shopping, dopotutto me lo merito: sto per rinunciare alla mia libertà!

Compro qualche abito, un paio di magliette ma non trovo una sd che mi soddisfi.

Quando torno a casa, vedo una chiamata senza risposta.

 

- Bella, finalmente! Iniziavo a preoccuparmi.. - dice Edward, dall'altro capo del telefono.

- Scusa! Ero a fare shopping prima della partenza.. - mi giustifico.

- Ti ha fatto proprio un bel regalo, eh? -

Ero rimasta sconvolta di quanto fosse stato semplice dirgli “Edward, parto per Parigi tra due giorni. Alice mi ha regalato un viaggio” senza che lui mi urlasse contro, dicendomi “ma perchè non ha prenotato anche per me?”. Mi ha risposto, invece, “Tesoro te lo meriti. Va' pure”, e poi mi ha dato un bacio in fronte.

- Si, davvero bellissimo.. -, rispondo sovrappensiero.

- Che hai? - mi chiede.

- Nulla..penso che vi lascerò qui..da soli..senza di me..

- Mmm..beh penso che ci divertiremo.. -

- Ed io penso di trovare almeno un mille messaggi del recall sul cellulare, quando lo riaccenderò dopo il volo.. - e scoppio a ridere.

- Non è escluso – e ride anche lui.

- Senti, prima di partire ti devo dare una cosa.. - dice lui.

- Mi devo preoccupare? - chiedo allarmata.

Odio i regali, le feste a sorpresa e le cose di cui non so nulla prima.

- Se vuoi.. -

- Dammi un'ora e arrivo. -

 

L'ultima volta che mi ha detto questo, è stato per chiedermi di sposarlo.

Con un trilogy.

L'ho odiato profondamente.

E, come se non bastasse, ha invitato la sua e la mia famiglia (al completo) ad una festa a sorpresa (per me) nel suo loft.

Dire che l'avrei ucciso è dire poco.

Farmi la proposta davanti a mezzo mondo..ma dai!

La cosa drammatica è che erano nascosti, uscendo solo quando ho risposto “SI!”, urlando e gridando “EEEEEEH finalmente ti sposi!!!!”.

La faccia che ho tenuto tutta la sera è stata epica. Ancora Edward mi prende in giro per la mia reazione.

 

Arrivo in anticipo, preoccupata della sorpresa che mi ha riservato. Mentre suono il campanello, mi cade l'occhio sul trilogy che porto alla mano sinistra.

 

- Vuoi rompere il campanello? -

- Ma che vuoi? Che mi devi dare? - esclamo ipertesa.

- Non ti vuoi accomodare? - e si sposta lateralmente per farmi passare.

- Non ci tengo. Dove sono tutti? - dico, rimanendo impassibile sulla porta.

- Siamo soli. Io..e..te.. - dice lui, avvicinandosi.

- E tra poco uscirà qualcuno da dietro la tenda che dirà “FINALMENTE BELLA SI SPOSA!” con tanto di champagne in una mano e festoni nell'altra.. - dico io sarcasticamente.

- Volevo darti un regalo, ma se non lo vuoi.. -

- Eddai, Ed! Non fare lo stronzo! - dico puntando i piedi e dondolandomi.

- Se ci tiene cosi tanto, Sua Signoria, glielo porto a domicilio.. - e mi porge un pacchettino minuscolo.

- Ti sto rovinando i piani, eh? - chiedo, mentre scarto il dono.

Poi, la mia faccia si illumina.

- Non direi.. - esclama lui, soddisfatto.

Mi trovo in mano una sd nuova da 32 gb! Proprio quella che mi serviva.

Mentre mi getto tra le sue braccia e lo bacio, entriamo nel suo loft e lui richiude la porta con un calcio.

 

- Direi che la sorpresa ti è piaciuta.. -

- Sai, la stavo cercando ma al negozio dove sono stata erano finite..come facevi a saperlo che mi serviva? - chiedo mentre raccolgo i miei abiti.

- Non ci vuole una palla di vetro, tesoro, per capire che scatterai almeno un miliardo di foto..senza di me che ti rovino le inquadrature.. -

Oh, si ricorda ancora..glielo dissi quando mi abbracciava senza un perchè effettivo mentre prendevo la giusta esposizione, rovinandomi, appunto, la foto finale con la mia incazzatura conseguente.

- Beh, hai colto nel segno caro.. - dico, mentre sto per cadere, rimettendomi i pantaloni – almeno, essendo sola, potrò fare tante di quelle foto.. e tu non uscirai fuori di senno -

- Esattamente..ma adesso, dov'è che stai andando? - chiede lui, curioso.

- A finire la valigia. Parto domani mattina, ed ho sprecato un pomeriggio per lo shopping.. -

- Ah..pensavo con me.. - e mi trascina di nuovo a letto.

- No, no. Con te mai.. - e gli rivolgo un sorrisino – ma ora devo andare – ed abbottonandomi la camicia, gli lascio un bacio veloce sulla fronte e scappo a casa.

 

Ho salutato tutti cosi velocemente da non rendermene nemmeno conto: baci, abbracci, pianti di gioia e mani al vento.

E sono qui, frastornata, ad aspettare che il volo arrivi a destinazione, guardando le nuvole al di fuori del finestrino.

Incredibile come due giorni fa non pensassi minimamente a partire ed ora sono su quest'aereo, in attesa di andare a Parigi..

- The? Caffè? Acqua? - mi chiede la hostess cortese, richiamandomi alla realtà.

- Acqua, grazie. - e mi porge un bicchiere di plastica con dentro il mio ordine.

Poi, mi giro verso il finestrino e, guardando le nuvole, complice una turbolenza, mi addormento.

 

Vivo tutto come in un sogno: scendo dall'aereo, prendo il bagaglio ed oltrepasso il varco.

- Sono a Parigi. Mantieni la calma! - mi dico.

Poi, prendo dal mio bagaglio a mano la reflex e la metto al collo.

 

Da che sono partita ad ora, avrò fatto minimo un duecento foto.

E non mi spavento a farle anche adesso, al di fuori dell'aeroporto, con tanto di valigia e bagagli vari!

 

Sul taxi che ho preso, e che mi sta portando all'hotel che Alice ha prenotato, scatto altre foto.

Incredibile come mia cugina abbia pensato a tutto!

 

- Ici, nous sommes arrivés à l'hôtel, Mademoiselle – mi dice il tassista.

- Merci, monsieur! - pago e mi avvio verso l'hotel.

Sembra un sogno che io possa parlare una lingua che ho studiato per secoli e che amo alla follia!

 

Mi sistemo in camera, bellissima e perfettamente arredata, seppur semplicemente, ma molto graziosa.

Sistemo gli abiti dentro l'armadietto, poi mi guardo allo specchio e decido di darmi una rassettata.

Non appena sono pronta, infilo ai piedi le scarpe più comode che ho, prendo la borsa ed il cavalletto ed esco a fare una passeggiata.

 

Le rue della Ville Lumière sono enormi, e mi sto divertendo molto a fotografare quello che mi capita a tiro. Sono cosi felice che, quando torno in hotel, non mi rendo conto della stanchezza che ho e mi addormento all'improvviso.

 

Il secondo giorno lo dedico al Louvre. Interamente.

Un week-end è sempre troppo poco per Parigi. Ma voglio vedere la Gioconda.

Quando fotografo, non mi accorgo del tempo che passa, entro in un mondo fatato e magico.

Poi, naturalmente, il mio stomaco reclama, cosi, per cena, scelgo un ristorantino tipico abbastanza frequentato che ha i tavolini fuori. E' in periferia, cosi mi illudo che il conto sarà meno salato.

 

- Que voulez-vous commander? - mi chiede un cameriere.

- Un plat de foie gras, je vous remercie. - dico, sbirciando sul tablet la traduzione di quello che volevo ordinare, ovvero il fegato d'oca.

- Ci siamo già visti da qualche parte? - mi chiede il cameriere, questa volta nella mia lingua.

- Eh? Parla la mia lingua? - e, per la prima volta, mi giro a guardarlo.

 

Oh, cielo.

- Bella? - chiede lui, come se avesse visto un fantasma.

- Tu.. -

Ed, in un attimo, capisco di non aver aspettato altro in tutta la mia vita, per sedici, lunghi anni: poter perdermi nei suoi occhi neri soltanto per un'altra volta.  

 

Spazio Autrice

Ed eccomi con un'altra storia che vede protagonisti Bella ed Edward!
Questa, a differenza di "I don't cry, I don't cry no more" è molto personale.
L'ho scritta per una persona che DEVO relegare alla semplice amicizia.
E nemmeno quella, se pensiamo che non ci sentiamo da 5 anni..


Spero sia di vostro gradimento ed accetto le recensioni con ansia!

Questa storia è molto breve: 3 capitoli ed è finita..

Un bacione a tutti!

Giuly

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Capitolo 2
*** Scontri ***


 

- Tu? - ripeto sconvolta.

- Quanto tempo è passato? Quattor..? - inizia lui.

- Sedici. Mi ha fatto piacere incontrarti. Buona serata. - e mi alzo in fretta dal tavolo, quasi dimenticando la borsa.

- Vai via? Non mangi? - mi chiede confuso.

- No. Mi è passata la fame. Ci si vede, Emmett. - e mi allontano.

- Eddai Bella! E' passato tanto tempo..che ne dici di mangiare qualcosa e poi, appena finisco il turno, parliamo un po'? - dice lui speranzoso, allontanandosi di qualche passo per raggiungermi.

Ah, quegli occhi. Mi potrebbero uccidere.

Vorrei dirgli “Si, certo!”, sorridergli. Invece gli propino il mio più caustico – Addio Emmett. - corredato dalla mia migliore espressione incazzata.

Poi, in fretta, mi allontano il più velocemente possibile da lui.

 

Maledizione!

Che assurdità: mi sto per sposare, vado in capo al mondo e trovo chi? Emmett? Ah, no, vita cara, smettila di prenderti gioco di me!

Arrivo all'hotel stanca, avvilita e tremante.

Non solo gli spettri fanno paura..anche i vivi.

E lui più che mai.

 

Mi stendo sul letto ad una piazza e mezza e provo ad appisolarmi.

Nulla da fare. I flashback mi stanno torturando.

 


 

Diciannove anni prima

 

- Chi è quello di turno all'ingresso del ricevimento? - mi chiede il professore.

- Non lo conosco, prof.. - rispondo io.

- Ma non siete in classe assieme? -

- Prof, le dico che non l'ho mai visto in classe..era già qui in servizio quando sono stata presentata agli altri miei compagni..-

- Ah, ecco! Sei quella nuova! - esclama il professore – Sei Swan, eh? -

- Eh, già.. - esclamo infastidita. Odio che mi chiamino per cognome.

- Beh..perchè non dai il cambio tu al ragazzo? Aprire e chiudere le porte dovrebbe essere un compito facile.. - continua il professore.

- Ma certo! - sono felice che finalmente mi abbia dato un compito, finalmente. Ho deciso di cambiare plesso per fare quello che amo, ovvero stare alla reception degli alberghi. Nel precedente, sebbene facesse parte dello stesso istituto, non si faceva nulla.

Cosi ho optato per il cambio. Mai stata cosi felice.

Anche se non era esattamente una reception, la scuola aveva mandato gli studenti del quarto anno a questo ricevimento per professori universitari in un hotel di lusso.

Dei miei compagni-colleghi non conoscevo nessuno: lo stesso giorno dell'inizio dell'anno scolastico ci avevano già mandati al breefing e l'indomani eravamo tutti di servizio in orari e mansioni differenti.

Per questo, al momento, non conosco nessuno. Ma, essendo socievole, ho già intrapreso conversazioni con più ragazze e ragazzi della mia nuova classe.

- Scusa, vado a sostituire “quello” laggiù – dico ad una mia compagna, Rosalie, seduta accanto a me, con cui stavo parlando.

- Swan? - mi chiama il professore – Ma che razza di divisa hai? Non sai che devi indossare la gonna e non i pantaloni? -

- Come scusi? Nell'altro plesso mi avevano detto che dovevo avere questo tipo di divisa.. - provo a giustificarmi, indicando me stessa come a cercare una conferma.

- Swan, spiacente, ormai ti hanno chiamata e rimani qui ma non posso, assolutamente, lasciarti andare in giro a sostituire nessuno..ne riparleremo quando avrai comprato la nuova divisa.. -

- Cooosa?? Ed ora che faccio?? - esclamo sconvolta.

- Per adesso stai seduta qui. E attenta a non alzarti, potrebbero vedere la tua divisa e cosi rovineresti il prestigio della scuola..Mandiamo quella biondina, Rosalie.. - dice a me, indicando la ragazza seduta accanto alla mia sedia vuota. Poi, rivolgendosi alla ragazza – Rosalie? Sostituisci il ragazzo alle porte.. -

- Non è giusto! Potevo aiutarlo io.. - esclamo sconsolata, risedendomi al mio posto.

- Dai..non fare cosi..vedrai che il prof. Si calmerà e ti darà qualche cosa da fare.. - e sorridendomi, Rosalie da il cambio al misterioso ragazzo senza nome.

- Scusa è occupata? - mi chiede una voce stanca che non avevo mai sentito, distogliendomi dal guardare il cellulare, mentre indica la sedia vuota accanto alla mia.

- Ehm..no.. - dico io, alzando gli occhi ma senza guardare veramente.

- Che mal di schiena! Sto impazzendo..ma com'è che tu non fai niente mentre gli altri sono vessati dal prof? - mi chiede, guardandomi distrattamente mentre prende una brochure dell'evento e si fa vento.

- Colpa della divisa.. - rispondo mentre noto che mi è arrivato un messaggio – Il prof mi ha ordinato di rimanere ferma qui e non muovermi. -

- E cosa avrebbe la tua divisa di sbagliato? -

- Credo che non valorizzi le mie gambe.. - e tiro fuori le gambe da sotto il tavolo, mostrandogli i pantaloni.

- Caspita! Sei vestita da uomo? - mi guarda interrogativo.

- Sai, nell'altro plesso si divertivano a variare i ruoli.. - dico ridendo. Strano come abbia perso interesse per il messaggio.

- Ottimo, buono a sapersi..Già mi sta larga questa divisa..immaginati con una gonna..che figura.. - e scoppiamo a ridere.

- Però mi potevi aiutare..ho troppo ma di schiena..è già da ieri che sono all'impiedi per questo stupido ricevimento.. - si lamenta lui.

- Beh..chiedilo a quel simpaticone del prof..io la mia parte l'ho fatta.. -

- Lo so..mica posso dare la colpa a te.. - e, per la prima volta, ci guardiamo negli occhi.

“E' davvero un bel ragazzo”, penso, “non c'è che dire..”.

- Io sono Bella, piacere – e, sorridendo, gli porgo la mano, facendo chissà quale delle mie facce, in preda ad un subbuglio strano e del tutto nuovo che si sta facendo strada in me.

- Emmett, piacere mio.. - e ricambia la mia stretta, guardandomi intensamente, con aria tra il divertito ed il curioso.

 

 **********************************************************************************************

 

*If i were a boy..* suona placidamente il mio cellulare.

La suoneria del mio cellulare mi desta immediatamente dal torpore dei ricordi.

- Oddio! Dov'è finito ora questo stronzetto? - chiedo a me stessa, riferendomi in modo molto pacato al mio cellulare che, ogni santa volta, viene smarrito dentro la borsa.

*Even just for a day..*

- Maledetto dove ti sei cacciato?? - urlo al cellulare, ben conscia che non può rispondermi, prendendo la borsa e rovesciando tutto il contenuto sul letto.

- Eccoti!!! - esclamo. Ma la chiamata è già terminata.

- Fantastico. Numero sconosciuto, eh? Assurdo.. - dico controllando il display del cellulare.

Ma non ho il tempo di chiedermi chi sia: il cellulare si è appena acceso ed Alice mi sta chiamando.

- Ciao cucciola! - esclamo.

- Ciao cuginona..che fai? Ti stai divertendo? - mi chiede lei.

- Ovvio! Adesso sono in hotel..e tu che fai?-

- Guardo la tv e mangio patatine, dedicandole a te ed alla tua dieta..Ma come in hotel, scusa? E le foto notturne? -

- Che cugina amorevole e dolce, non c'è che dire..comunque sono appena tornata per prendere il cavalletto..mica dimentico la mia missione primaria, baby.. -

- Don't call me baby, eh? Ti uccido! Senti..hai parlato con Edward? -

- No..non ha chiamato..-

- Strano..mi ha detto che ti aveva cercata ma è ancora spento.. -

- Ma se li ho entrambi acces..oh, no! No, no, no! - esclamo disperata, mentre cerco il cellulare tra le coperte, sotto il letto, nella borsa e rovescio il rovesciabile ovunque.

- Bella, tutto ok? Non è che lo hai dimenticato qui.. -

- No..lo avevo! No, no, no! Alice ascoltami: non dare mai, e dico mai, questo numero ad Edward. Digli che mi hai rintracciata all'hotel e che ho fatto la denuncia all'operatore per furto e smarrimento e mi farò sentire il più presto possibile..ok? Ah, digli anche che sto bene.. -

- Ok, lo farò..ma perchè non vuoi che.. - comincia lei, ma io non l'ascolto.

- Ti chiamo appena lo trovo. Un bacio. - e riattacco.

 

Ognuno di noi ha i suoi segreti.

Io voglio solo un po' di pace.

Ho comprato questo telefono per ribellione. Non volevo che mi chiamasse un duecento/trecento mila volte al giorno in preda alla curiosità di cosa stessi facendo, cosi non ho resistito: ho dato solo a tre persone questo numero, per il resto, chiunque chiami all'altro numero e non sono in vena, non esisto e non rispondo.

Adesso per quale motivo non riesco a trovare quell'odioso telefono??

Eppure lo avevo acceso, appena scesa dall'aereo..

Infischiandomene del numero segreto, compongo il numero e spero che sia libero.

 

- Finalmente! - esclama una voce che non riconosco dall'altro capo del telefono.

- Chi sei? Cosa vuoi? Perchè mi hai rubato il cellulare! - ribatto io, quasi urlando, con una nota di isterismo nella voce.

- Calmati! Mi stavo solo chiedendo quanti secoli sarebbero passati prima che ti accorgessi di averlo perso..Evidentemente questo Edward che continua a chiamar.. -

- Cosa vuoi? Soldi? Lasciaci star..ooh..- poi riconosco quel tono di voce – No! Tu? Di nuovo? Come diavolo hai fatto a rubarmi il cellulare? -

- Sai dire solo “tu”? - esclama Emmett divertito.

- So anche dire “brutto stronzo ridammi il cellulare”.. - esclamo io di rimando.

- Spero tu sia ancora a Parigi. Ci vediamo e ne parliamo? -

- Scordatelo. Adesso sto uscendo. Lascia al concierge il cellulare, grazie. -

- Non so dove alloggi.. -

- Ti mando un sms, calmati. -

- Quanto rimani? -

- Domani sera parto. Quindi il cellulare lascialo il più presto possibile. Adesso vado, sto spendendo un patrimonio. -

- Ma.. - ma non gli do il tempo di finire che chiudo la chiamata e spengo il cellulare.

 

“No, tu non mi rovinerai la vacanza..”, penso, “ho rinunciato a te molti anni fa..e adesso mi vuoi parlare? Ah, caro..ma un bel vaffa non te lo leva nessuno!”.

Poi mi ricordo che devo dirgli dov'è l'hotel, quindi riaccendo e mando l'sms.

“Calma, calma, calma..”, non faccio che ripetermi, sedendomi sul letto.

“Lo aspetto? Ma no! Assolutamente no..Adesso prendo il cavalletto e vado a fare foto..l'unica cosa che m'interessa..perchè m'importa solo delle foto, vero?”, chiedo a me stessa mentre allaccio il cavalletto allo zaino fotografico.

Mentre mi reco alla hall, restituisco la chiave al concierge e mi auguro che, al mio ritorno, Emmett abbia già portato quel maledetto cellulare.

Mentre mi avvio verso la Tour Eiffel, sento la mia suoneria.

*If i were a boy..* , suona il telefono.

- Ma perchè non lo spengo mai quando vado in missione? - mi chiedo, a voce alta, e mi porto il cellulare all'orecchio senza nemmeno guardare il display.

- Che c'è, Alice? - rispondo.

- Intendi tua cugina? -

- Che vuoi ancora? Deduco che tu non abbia ancora restituito il cellulare.. - rispondo io, alquanto infastidita.

- Oh, si, invece..Che colpo di stile, Bella, non farsi nemmeno trovare quando ti viene a cercare un vecchio amico.. -

- Emmett, noi non siamo più amici da sedici anni. Sedici, ok? -

- E per colpa di chi? -

- Pensa a tutti i tuoi errori e poi ne possiamo riparlare. -

- Ok, fatto. Torni in hotel o ti raggiungo? - mi chiede lui dopo un secondo di silenzio.

- Sei impossibile..sono sotto la Tour Eiffel..se ti sbrighi mi trovi.. - rispondo infine.

- E' nel tuo interesse..non lascio il cellulare al tuo “amico”.. - e si mette a ridere.

- Che ci sarà di tanto divertente? Comunque stai perdendo tempo, è bene che tu lo sappia.. -

- Ah si? - ed una mano mi tocca la spalla.

- Tu..ehm..ciao Emmett.. - dico io quando mi riprendo dallo shock.

- Ci si rivede dopo secoli, eh? - esclama lui, beffardo.

- A quanto pare..Dai, dammi.. - e porgo la mano ad Emmett, in attesa di riavere il cellulare.

- Mi dispiace doverti deludere, ma chèrie..ma il cellulare è la mia assicurazione..chi mi dice che dopo non te ne andrai? -

- Non t'importava molto di cosa ne pensassi quando ci siamo sentiti l'ultima volta..quindi dammelo..ORA! -

- Ti sto solo chiedendo di fare una passeggiata..nulla di più..e di ricordare i vecchi tempi.. -

- E poi andrai via? -

- Se tu lo vuoi, si. - asserisce lui, serio.

- Ok.. - acconsento.

 

E' inutile: quando sono vicina a lui mi sento la padrona del mondo. Solo lui riesce a farmi stare cosi bene semplicemente passeggiando senza una meta.

- ...e quindi cosa fai adesso? Come ti guadagni da vivere? - mi chiede lui.

- Davvero non lo hai capito? - e indico l'attrezzatura.

- Oltre avere una bella macchina fotografica e un'attrezzatura che sembra costosa non vedo nulla di diverso in te..forse il colore ed il taglio dei capelli.. - dice lui, confuso.

- Uffa sei sempre il solito! - sbotto io.

- Lo so che sei una fotografa! Volevo solo stuzzicarti.. - dice lui, ridendo.

- Sei sempre stato e sempre stronzo sarai, Emmett McCarty. - e detto questo lo spingo.

- Come i vecchi tempi? - mi chiede lui.

- Ti piacerebbe.. -

- No, in effetti no, non mi piacerebbe per niente. -

- Ennesimo cambio di rotta? - esclamo io, sarcastica.

- Ah..è sarcasmo quello che sento? -

- Cosi è..se vi pare.. -

- Chi è Edward? - mi chiede a bruciapelo, avvicinandosi.

- E il mio..un..amico.. - balbetto io.

- E' il tuo ragazzo, eh? - e si allontana, sembra quasi deluso.

- Che t'importa? Fino a ieri non ti ricordavi nemmeno di me! Come puoi pretendere di pensare di sapere tutto della mia vita? -

- Che m'importa? Che m'importa? Bella..ma com'è che non capisci? Io volevo essere presente nella tua vita..ma tu non l'hai permesso.. -

- Io?? Chi mi ha dato, su facebook, l'ultimo appuntamento perchè dovevi dirmi qualcosa e poi mi hai lasciata in tredici? Chi mi ha detto “Da soli”? Chi mi ha poi contattato per dirmi “Non era nulla di importante..sono solo gay”? Eh? Chi è stato? E chi si è allontanato quando ho frequentato la scuola privata? Chi! Ed ora tu dici che IO non ti ho permesso nulla? - sbotto.

- Io..non volevo..ero solo un ragazzino..avevo 19 anni..cosa dovevo capire? - e mi si avvicina, troppo per i miei gusti.

- Dillo che ti sei sempre sentito a disagio con me! Che mi reputavi superiore quando invece non lo sono! Ti ricordi che alla domanda “E se ti dicessi che mi piaci” tu mi hai risposto “non posso piacerti. Tu guardi dentro le persone, ed io sono un cretino”? Ma come puoi pensare che.. - ed una lacrima di rabbia mi sfugge dagli occhi.

- Shh.. - mi sussurra lui, catturando la lacrima dispettosa con un polpastrello. - Non avevo il coraggio, prima. Ma ora siamo grandi, adulti e vaccinati. Sappiamo a cosa si va incontro..è vero..tu mi sei sempre piaciuta, fin dal nostro primo incontro, a quel ricevimento. Ti ricordi che in pausa siamo andati a mangiare la granita al roof garden? E ricordi come, per aiutarmi a prendere il bis, hai distratto il cameriere? Beh..io ricordo tutto. E ricordo quel giorno di febbraio quando siamo andati a mare ed abbiamo combinato un casino con la maionese ed i crostini, ricordo la tua espressione incazzata e triste quando Tanya mi ha baciato, e ricordo che, dopo quel giorno a mare, il nostro gruppo si è sfasciato. Ho visto te e Rosalie in freddo, ma non ho mai capito il perchè. Ma il motivo era chiaro: eravate entrambe interessate a me ed io pensavo ad altro. Non mi rendevo conto. Non me ne rendo conto nemmeno adesso..ma questi sono altri discorsi..Ma la cosa che mi ha più colpito è stato il fatto che tu mi avevi messo in guardia da loro, da Rosalie e sua cugina. Ma non ho voluto ascoltarti. Il loro comportamento volubile mi ha disgustato, ed ho capito chi, davvero, avevo perso.. Ma non si può tornare indietro, no? -

- Emmett..tu sei un caso patologico. Ma mi fa molto piacere che tu ti sia liberato di quelle due idiote..e non dico altro.. -

- Ma allontanarmi non mi ha portato a te.. -

- Cosa hai fatto per ritrovarmi in tutti questi anni? Fregarmi il cellulare..che mossa astuta! -

- Lo hai lasciato tu sul tavolo, Bella..sei fuggita via..nemmeno se fossi stato un fantasma.. -

- Rimane che sai il mio nome su facebook. Sai la mia mail..sapevi anche dove stavo! -

- Allora devo ricordarti che su facebook mi hai bloccato e non ti vedevo più, la mia mail è stata disattivata, il cellulare l'ho escluso a priori (so che cambi numero spesso) e, quando sono andato a suonare a casa tua, mi ha risposto un cafone pieno di tattoo che mi ha mandato a quel paese.. -

- Allora..che colpo di fortuna trovarmi qui, casualmente.. -

- Quello che ho sostenuto io fin da quando ti ho vista seduta al tavolo. Non posso cancellare il passato, ma posso..migliorare il futuro.. - e detto questo mi bacia.

 

Spazio autrice:

Ebbene si..lo ammetto: adoro Emmett!! 
Se non fosse che Bella ed Edward sono perfetti insieme ed Emmett e Rosalie anche..
Beh..io li avrei fatti mettere insieme!

Per il resto..vi sta piacendo questa storia? 
Autobiografica o meno, è originale, dopotutto..
E' il mio sogno di realizzare qualcosa di impossibile..rivedere lui..ma vabbeh..

Un bacione, ragazze! 
Vi ringrazio delle recensioni che mi avete fatto, chi ha messo questa ff tra le preferite, le seguite e le ricordate: siete magnifiche!
Aspetto altri commenti, eh?

Giuly :D


 

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