Step with me

di Sa_hp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Step one ***
Capitolo 2: *** Step two ***
Capitolo 3: *** Step three ***
Capitolo 4: *** Step four ***
Capitolo 5: *** Step five ***
Capitolo 6: *** Step six ***



Capitolo 1
*** Step one ***


Step one: come a little closer
Is this happening to me?
Have I lost all my defenses?
Should I wait around and see
What it’s like to lose my senses?

Mika – Step with me
 
Lo so, sono un completo disastro.
O come ad Hermione piace definirmi un idiota. Idiota, stupido, insensibile. A volte mi dice che assomiglio persino ad un Troll.
Ma in questo momento darei qualunque cosa pur di sentirmi insultare da lei.
Già, perché da qualche giorno a questa parte Hermione deve aver esaurito tutti gli insulti di cui è a conoscenza dato che non mi rivolge la parola.
E stavolta, mi costa molto ammetterlo, è colpa mia. Tutta colpa mia.
Insomma come diavolo mi è venuto in mente di dirle quelle cose? Come ho anche solo potuto pronunciare quelle parole? Effettivamente ero molto irritato quella sera, e forse sarebbe stato meglio se mi fossi ritirato subito nel mio dormitorio piuttosto che trattenermi in Sala comune con Harry ed Hermione.
È notte fonda quando torno alla Torre di Grifondoro dopo il mio turno di ronda. Mentre cerco di raggiungere la scala che porta al mio dormitorio inciampo in un libro abbandonato sul pavimento e inevitabilmente mi ritrovo steso a terra.
- Chi c’è?
Una voce spaventata mi fa voltare in direzione del divano. Al buio riesco a scorgere una sagoma, ma sono troppo lontano per capire di chi si tratta.
Fortunatamente basta un semplice “Lumus” per riconoscere la persona che ho svegliato cadendo e facendo quel baccano: Hermione.
- Ah sei tu. – dice.
Percepisco una nota di irritazione nella sua voce.
- Mi dispiace non volevo spaventarti. Sono caduto.
Lei per tutta risposta si alza e si dirige a passo di carica verso il suo dormitorio.
- Hermione! Possiamo parlare?
- Forse non te ne sarai accorto Ronald, ma io non voglio parlare con te.
- Eppure ora l’hai fatto. Mi hai parlato. – aggiungo, rispondendo alla sua espressione dubbiosa.
Apre la bocca per parlare ma non dice nulla.
Merlino ho zittito Hermione Granger! È un evento epico!
Purtroppo sono troppo impegnato ad esultare mentalmente per accorgermi che si è voltata e che ha iniziato a salire le scale che portano al suo dormitorio.
Una vocina nella mia testa mi urla di fermarla, di chiederle scusa, di dirle tutta la verità.
- Aspetta!
Si gira e mi guarda tra il curioso e l’arrabbiato, ma continua a non rivolgermi la parola.
- Hermione… mi dispiace.
Ecco, di tutte le cose che volevo dirle, pronuncio la frase più banale. Sei davvero stupido Ron.
Lo sento. Questione di minuti e verrò attaccato da un altro stormo di canarini.
Ma nessun incantesimo o fattura o volatile mi colpisce.
Alzo lo sguardo e vedo Hermione che mi fissa ancora. Capisco che mi sta dando la possibilità di continuare a parlare.
- Non pensavo né penso davvero quello che ti ho detto. Per me non sei mai stata solo l’amica secchiona dalla quale copiare i compiti. Per me sei Hermione. Intelligente, gentile. È vero a volte sei insopportabile e saccente… ma io ci tengo a te, e molto.
Finalmente ho il coraggio di guardarla negli occhi e la mia sorpresa è grande quando li vedo colmi di lacrime.
Eppure pensavo di averle detto delle cose belle! Non volevo certo farla piangere. Non di nuovo. Non un’altra volta.
Inaspettatamente fa qualche passo verso di me, e, quando mi è abbastanza vicina, mi getta le braccia al collo.
Impiego circa cinque secondi per metabolizzare il fatto che Hermione, la stessa Hermione con cui avevo litigato, Hermione la mia migliore amica, Hermione di cui sono perdutamente innamorato, mi sta abbracciando.
Sorrido e rispondo a quel gesto di pace, o almeno così lo interpreto.
- Non mi piace litigare – sussurra quando mi lascia andare.
- Nemmeno a me
Sorride finalmente. Dopo molto tempo a detta di Harry e Ginny. Sapere di essere la causa di quel sorriso mi fa sentire… speciale.
La stessa vocina di prima mi ricorda che sono anche la causa della maggior parte dei suoi pianti.
Dettagli. In questo momento sono solo dettagli.
- Anche io ci tengo molto a te Ron.
Arrossisco e vorrei risponderle ma ho la gola secca, quindi mi limito ad annuire e a sorriderle ancora una volta.
- Beh, allora buonanotte. – dice e alzatasi in punta di piedi mi scocca un bacio sulla guancia.
In questo preciso istante sono sicuro di essere diventato rosso quanto i miei capelli.
- Notte. – rispondo in uno stato di semi incoscienza dovuta al suo gesto.
E mentre la osservo allontanarsi e dirigersi verso la sua stanza poggio una mano, dove qualche secondo prima mi ha baciato sorridendo beato.
 
Ora penserete: ma questa proprio non ce la fa a non pubblicare? Ebbene si, mi ero imposta di ritornare a scrivere tra qualche settimana, e invece sono di nuovo qui. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. La storia ne contiene sei e cercherò in ognuno di raccontare l’evoluzione del rapporto tra Ron ed Hermione, prendendo spunto dalla canzone “Step with me” di Mika.
Mi farebbe piacere conoscere la vostra opinione, positiva o negativa.
Alla prossima!
Sa :)

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Capitolo 2
*** Step two ***


Step two: rest upon my shoulder
Always looking for the chance
From the high ground to the ditches
But the chance I’ll never miss
Now I know what happiness is.

Mika – Step with me

Mi rigiro per la centesima volta nel mio letto. Sono stanco morto eppure non riesco a dormire.
È ufficiale: sgobbare per conto di mia madre e di Fleur non mi fa affatto bene. O forse è colpa del caldo? O magari…
Scaccio in fretta i brutti pensieri. Non mi va di pensare a quello che mi aspetta. Che ci aspetta.
Finché non arriverà Harry alla Tana non voglio pensare alla guerra, a quello che c’è là fuori. Voglio godermi i giorni che mi restano come farebbe un normale diciassettenne babbano, o meglio come farebbe un diciassettenne che non ha per migliori amici Harry Potter ed Hermione Granger.
Miseriaccia Ron, che centra adesso Hermione?
La verità è che la mia insonnia è dovuta anche a lei. È arrivata alla Tana qualche giorno fa ma non abbiamo ancora avuto modo di parlare. Ci siamo salutati frettolosamente per poi essere investiti entrambi dai compiti che mia madre ha assegnato a tutta la famiglia. Non sia mai che al matrimonio del suo “adorato William” qualcosa vada storto! E Fleur le dà ragione, quindi niente chiacchierata con Hermione…
Uno scatto alle mie spalle mi fa tornare alla realtà e mezzo intontito mi giro verso la porta della mia stanza, ormai aperta.
D’avanti a me, illuminata solo dalla flebile luce delle stelle che passa attraverso la finestra, c’è Hermione.
Si avvicina timidamente al letto e con orrore mi accorgo che ha indosso soltanto una maglia qualche taglia più grande, e nemmeno tanto, dato che riesco a guardarle con facilità le gambe… smettila di pensare a certe cose, maniaco!
- Scusami… non volevo svegliarti. – sussurra guardando il pavimento.
-Non.. non dormivo. Va tutto bene?
Percepisce una leggera nota di preoccupazione nella mia voce e, alzando lo sguardo annuisce.
- Non riuscivo a dormire e quindi… non so nemmeno io perché sono venuta qui, torna nella mia camera.
Inizia ad indietreggiare verso la porta ma in un impeto di coraggio mi alzo dal letto e la rincorro per poi bloccarla trattenendola per un polso.
Improvvisamente mi rendo conto di quello che ho appena fatto. Lei mi guarda stupita e sento di dover dire qualcosa.
- Pu- puoi rimanere qui se vuoi. Non mi dai fastidio. – dico imbarazzato.
Vedo i suoi occhi spalancarsi, ma la sue espressione scioccata viene rimpiazzata immediatamente da un sorriso di gratitudine.
- Grazie Ron.
Sorridendo le prendo la mano e, come se l’avessi già fatto altre mille volte, la conduco fino al mio letto. Mi sistemo cercando di farle spazio e la invito a stendersi accanto a me. Hermione si accoccola sul mio petto e provo un sensazione strana. Come se in quel momento un pezzo di un puzzle fosse stato finalmente messo al suo posto.
Su di noi scende il silenzio. Ma non uno di quei silenzi imbarazzanti che tante volte ci hanno visto protagonisti. No, stavolta è un silenzio diverso.
Ma il silenzio non è mai stato il forte di Hermione che infatti mi porge una domanda.
- Come? – le chiedo dato che non avevo sentito, troppo immerso nelle mie elucubrazioni sul silenzio.
- Perché non riuscivi a dormire?
Tentenno un po’. – Troppi pensieri. – dico alla fine. – E tu?
- Anche. Tu credi che ce la faremo?
Una parte di me vorrebbe rispondere di no, perché  abbiamo la metà delle possibilità di lasciarci le penne.
- Si, credo di si. – le rispondo.
Dopotutto io sono un tipo che vede il bicchiere sempre mezzo pieno.
Certo, come no!
- Potremmo cambiare argomento Hermione? Non mi va di pensare al quello che ci aspetta, non ancora.
Lei annuisce. – Di cosa vuoi parlare?
Stasera ha deciso di mettermi alla prova con le domande difficili. Ma evidentemente stasera tutto il mio coraggio da Grifondoro è venuto fuori e con tranquillità le dico ciò che non credevo avessi mai avuto il fegato di dirle.
- Quando tutto sarà finito dovrei… dirti qualcosa Hermione.
- Lo so, anche io devo parlarti Ron. – risponde sicura guardandomi dal basso.
Come trascinato da una forza sconosciuta mi avvicino pericolosamente al suo viso. Chissà perché sapevo che tra noi c’erano diverse cose da chiarire e che magari i miei sentimenti non erano completamente a senso unico.
A qualche centimetro dalle sue labbra la sua voce mi interrompe.
- Non ora Ron. Quando tutto sarà finito avremo tutto il tempo per parlare e per… - lascia la frase in sospeso troppo in imbarazzo per continuare.
Ringrazio mentalmente il buio per aver celato il mio rossore.
Annuisco d’accordo e poso un piccolo bacio sul suo naso.
- Dovremmo cercare di dormire. – propongo vedendola sbadigliare.
- Si. Buona notte Ron. – mi augura mentre si stringe ancora di più a me e chiude gli occhi con un’espressione serena sul viso.
 - Buona notte anche a te Hermione. – le sussurro, giocando con uno dei suoi ricci ribelli.
E mentre la osservo dormire beata sulla mia spalla penso per la prima volta che vinceremo la guerra, che tutto si sistemerà e che io ed Hermione potremmo finalmente dichiararci.
Dopotutto, sono un tipo positivo io.
 
Ecco qua il secondo “passo”. Spero vi sia piaciuto. Ringrazio tantissimo chi ha recensito il primo capitolo o ha inserito la storia tra le seguite, ricordate e preferite.
Alla prossima, Sa :)

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Capitolo 3
*** Step three ***


Step three: I’m calling you baby
Step 1, come a little closer
Step 2, rest upon my shoulder
Step 3, I’m calling you baby
Three steps away from me

Mika – Step with me

Credevo che non l’avrei mai detto eppure mi mancava tutto. Il letto scomodo, il cibo improvvisato, i turni di guardia alle tre del mattino.
Ma, inutile negarlo, più di tutto il resto mi mancava lei. I suoi piani geniali, le sue intuizioni improvvise, perfino le sue sfuriate contro di me e la mia pigrizia.
Strano che questi pensieri così profondi mi vengano in mente ora, all’alba,  mentre sono seduto fuori dalla tenda in attesa che Hermione mi venga a dare il cambio per il turno di guardia.
Sbadiglio per l’ennesima volta quando me la ritrovo poco distante da me.
- Sei in anticipo. – le dico mentre la guardo sedersi dalla parte opposta alla mia.
Ovviamente mi ignora. Miseriaccia, possibile che sia ancora arrabbiata dopo quello che ho fatto?
E va bene, li ho abbandonati di punto in bianco. Ma sono tornato, ho distrutto un horcrux e ho recuperato la spada di Grifondoro. Possibile che ce l’abbia ancora con me?
La osservo e vedendo che non da’ segni di cedimento mi rispondo da solo: evidentemente si.
Sbadiglio di nuovo.
Devo aver attirato la sua attenzione perché vedo le sue labbra muoversi ma non riesco a sentire niente.
- Eh? – domando.
Mi guarda storto.
Ma è possibile che debba sempre fare la figura dell’idiota?!
- Ho detto che puoi tornare dentro, ci resto io qua fuori. – sospira scrutando gli alberi.
Sto per alzarmi ma poi cambio idea e mi avvicino a lei che mi guarda confusa.
- Non voglio entrare, rimango ancora un po’ qui. – mi giustifico, e lei ritorna a guardare altrove.
Restiamo per un po’ in silenzio ad ascoltare i suoni attorno a noi, mentre il sole inizia a farsi vedere dietro le colline che circondano la nostra tenda.
- Ron quanto siamo stupidi? – dice improvvisamente.
L’unica cosa che riesco a fare è osservarla sorpreso. Da quando in qua Hermione si dà della stupida?
- Tu non sei stupida Hermione, tu sei geniale. Qui l’unico stupido sono io. Mi dispiace per essermene andato. Avevo promesso che non vi avrei abbandonato, che non ti avrei abbandonato, e invece ho soltanto combinato casini. Ancora una volta. E so che sei arrabbiata adesso, e che magari nemmeno mi stai ascoltando ma sono sincero se dico che mi dispiace tantissimo.
Butto fuori tutto quello che pensavo e che desideravo dirle da tempo.
 -Non sono arrabbiata Ron. – dice, sorprendendomi. – Lo ammetto, volevo picchiarti quando te ne sei andato. Da allora ogni notte non riuscivo a dormire per paura che ti fosse successo qualcosa. Speravo che tu stessi bene e che ti avrei rivisto al più presto. Quando poi sei riapparso due settimane fa credevo di stare sognando. E invece era tutto vero. Non ero arrabbiata, non lo sono mai stata. Ero semplicemente spaventata. – confessò.
Di certo non erano le parole che mi aspettavo. Miseriaccia, Hermione era l’unica persona che riusciva a far crollare le mie certezze nel giro di pochi secondi. Ora si che mi sentivo veramente un verme.
Sospirai afflitto.
- Potrai mai perdonarmi? – la scongiuro.
Hermione sorride, si avvicina e si accoccola sul mio petto.
Sgrano gli occhi per la sorpresa. Poi il suo profumo mi travolge e immediatamente mi rilasso circondandole le spalle con un braccio.
- Sei tornato, è questo l’importante. – mi risponde. – Ron, promettimi che non mi lascerai, che non te ne andrai, che non sparirai di nuovo. Dimmi che non lo farai mai. – continua con un tono più serio, quasi mi stesse pregando.
- Rimarrò sempre con te Mione, qualunque cosa accada. – la rassicuro.
La sento rilassarsi nuovamente contro il mio petto e sorrido beato. Poi alza la testa e mi guarda come se avesse appena avuto uno dei suoi colpi di genio.
- Ron, come mi hai chiamata?
Oh Merlino! Non posso averlo fatto veramente! Non posso averla chiamata realmente così! Idiota, idiota, idiota!
- Io… ehm… credo di aver.. di aver detto, si insomma… Mione. – borbotto arrossendo come un dodicenne.
Prevedo già una maledizione senza perdono e invece Hermione torna a posare la testa sul mio petto e ridacchia.
- Mione eh? Mi piace.
Sorrido sollevato.
- Piace anche a me. – concordo.
Restiamo abbracciati per quelli che a me sembrano pochi secondi, ma a giudicare dalla posizione del sole sono molti, molti minuti.
Siamo ancora vicini quando Harry fa capolino dalla tenda ancora assonnato.
- Se avete finito di parlare voi due, la colazione è pronta.
Rido, imitato subito da Hermione che si sposta permettendomi di alzarmi. Mi rimetto in piedi e l’aiuto a tirarsi su.
- Bentornato Ron. – dice sorridendo prima di scomparire all’interno della tenda.
 
Terzo capitolo, terzo passo, terzo momento tra Ron ed Hermione, stavolta ambientato nel bel mezzo della ricerca degli horcrux. Spero vi piaccia :) Mille grazie a ronald_weasley e Moonlight22 che hanno recensito il secondo capitolo e a tutti coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite o ricordate.
Alla prossima, Sa :)
P.S. me lo lasciate un commentino piccolo piccolo, solo per sapere se vi sta piacendo o meno, dato che ormai siamo a metà storia :)

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Capitolo 4
*** Step four ***


Step four: we can get married
Sun is shining up ahead
In thirty years we’ll still be happy
Making movies in my head
Making Hollywood look tiny

Mika – Step with me
 
- Ron? Ron, mi stai ascoltando? – si interrompe Hermione, dandomi una gomitata nelle costole.
- Certo che ti sto ascoltando, tesoro. – rispondo con il tono più convincente possibile. Naturalmente non avevo sentito una sola sillaba di quello che Hermione aveva detto. Ero troppo concentrato a osservare come i timidi raggi di sole di aprile la facessero sembrare ancora più bella. - Credo che sia un ottima idea. – aggiungo, per mostrare che avevo seguito il suo discorso.
- Cosa? Io credevo che ti saresti arrabbiato, di solito fai così tante storie per una cosa del genere… - dice incredula, guardandomi meravigliata.
- Ehm… beh sono cambiato, lo sai benissimo anche tu. – affermo, ancora all’oscuro dell’argomento della conversazione.
Hermione fa uno di quei sorrisi che mi tramortiscono per circa due minuti. Uno di quelli che ti fanno agitare le farfalle nello stomaco, il cui ricordo non ti fa dormire la notte. Ecco, proprio uno di quei sorrisi.
- Oh Ron! – sospira, saltandomi al collo. – Vado immediatamente ad inviare un gufo ad Eric per dirgli che andrò a quel convegno! – esclama entusiasta, baciandomi velocemente e alzandosi dal prato sul quale eravamo seduti, per quanto mi riguarda sdraiati, a crogiolarci nel nostro dolce far niente.
Mentre la vedo dirigersi verso l’interno della Tana il mio cervello decide, finalmente, di mettesi in funzione. Hermione, Eric, convegno. Hermione andrà ad un convegno con quel pallone gonfiato di Eric?! Miseriaccia! Ma nemmeno per sogno!
Tanto per chiarirci Eric è un idiota che lavora con Hermione al Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche. Ci prova con lei da quando è entrata al Ministero, anche se Hermione fa finta di non accorgersi di nulla e dice che sono tutte mie fantasie.
Corro verso Hermione e la blocco prima che possa mettere piede in casa.
- Hermione, precisamente di quale convegno di tratta? – chiedo sulle spine.
- Ma come Ron? Il convegno di cui ti stav… - si blocca.
Vedo la consapevolezza farsi largo nei suoi occhi castani e la sua espressione cambiare all’improvviso.
- Tu! Tu non hai sentito niente vero Ronald? – sbraita, puntandomi l’indice sul petto. – Tu non hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto! “Sono cambiato, lo sai benissimo anche tu”! – ripete, imitando la mia voce e risultando alquanto buffa. Cerco di nascondere il sorriso che sta nascendo sul mio viso prima che se ne accorga, ma è troppo tardi.
Mi guarda un’ultima volta, emette uno sbuffo infastidito e mi supera, dirigendosi verso i confini della Tana.
- Saluta tua madre da parte mia Ronald e dille che è colpa di quel decerebrato di suo figlio se sono andata via così presto! – urla, ormai vicina al punto di smaterializzazione.
Sospiro tra me e me. Merlino quanto mi irrita quando fa così! Non è mica la fine del mondo. Il suo era solo un noiosissimo discorso su un maledettissimo convegno che riguarda sicuramente gli stupidi diritti di quelle stupide creature magiche che lei tanto adora!
Sbuffo.  Sbuffo di nuovo mentre la osservo da lontano prepararsi a smaterializzarsi.
Per quello che sto per fare pretendo di ricevere una medaglia d’oro alle prossime Olimpiadi magiche. Tre. Due. Uno.
Inizio a correre come un forsennato, urlando il nome di Hermione.
Probabilmente mi vede e mi sente, ma ha già iniziato a scomparire e la materializzazione non può essere di certo invertita.
Con uno scatto fulmineo percorro quei pochi metri che mi separano ancora da lei e mi getto per terra afferrandole le caviglie e facendola, di conseguenza, precipitare a terra.
- Ma sei scemo?! Potevo spaccarmi Ronald! – urla sotto di me, che mi sforzo di non caderle addosso poggiandomi sui gomiti.
- Ma non è successo. – rispondo dopo aver constatato che è ancora tutta intera.
- Ma poteva succedere. Possibile che tu non pensi mai alle conseguenze delle tue azioni?! – mi rimprovera.
- Miseriaccia Hermione stai zitta per cinque minuti! – rispondo, probabilmente con un tono di voce non troppo calmo dato che la sento sussultare. – Scusa. – le dico abbassando gli occhi. – Per quello che ho fatto ora, per aver urlato cinque secondi fa e per non aver ascoltato niente di quello che mi stavi dicendo.
Mi sorride dal basso.
- Ti perdono solo perché hai corso per quasi cento metri per dirmelo, Ron. Ma al convegno ci vado lo stesso. – puntualizza.
Alzo gli occhi al cielo.
- Quando sarebbe questo convegno?
- Lunedì. In Francia.
- E ci sarà anche Eric?
- Si, Ron ma non ricominciare a dire che gli piaccio altrimenti ti schianto.
- Guarda che queste cose le capisco, io. Gli piaci Hermione è evidente!
- Io dico che tu non capisci assolutamente niente Ronald. È un mio collega e tu sei solo geloso.
- Io geloso?
- Si tu, Ronald.
Ecco che ricominciamo a litigare.
- Assolutamente no.
- Si invece, ammettilo.
- Nemmeno per sogno!
- Ah quindi lo sei, ma non lo vuoi ammettere!
- No, io non ho detto questo.
- Si, l’hai detto.
- No!
- Si!
- Ti ho detto di no!
- Ti ho detto di si!
- Sposami! – dico all’improvviso.
Sorride.
- Si!
- Si?
- Si!
- Bene! – esulto sorridendo.
- Bene.
Iniziamo a ridere, prima sommessamente poi sempre più forte. Proprio come due bambini. O meglio, come due cretini.
Finalmente riusciamo a darci un contegno.
- Davvero mi sposi?
- Davvero tu vuoi che ti sposi?
- Si, lo voglio veramente. – confesso.
Le si inumidiscono gli occhi.
- Allora si, ti sposo.
La bacio inaspettatamente. Dopo qualche secondo risponde al mio bacio allacciandomi le braccia dietro il collo in modo da farmi avvicinare  maggiormente a lei.
- Ti amo. – le sussurrò, mentre ha ancora gli occhi chiusi e sulle labbra un sorriso gioioso.
Riapre gli occhi e, stavolta, mi bacia lei. Con quella dolcezza e quella frenesia che solo lei possiede.
E poco importa se lunedì dovrà partire per quel convegno con quell’idiota del suo collega. Diventerà mia moglie, e solo Merlino sa quanto questo mi renda felice.
E poi, pensandoci, credo proprio che riuscirò a prendermi qualche giorno per raggiungere una certa persona in Francia.
 
Eccomi qui! Allora che ne pensate?
Scusate se ho aggiornato leggermente in ritardo ma è stata una settimana infernale!
Grazie mille a chi ha recensito, o semplicemente letto il capitolo precedente.
Alla prossima , Sa :)

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Capitolo 5
*** Step five ***


Step five: top it with a cherry
Don’t know why but all your words
Sound just like a melody
From the pieces that I’ve heard
I could build a symphony

Mika – Step with me
 
Bianco. Bianco accecante ovunque.
Da circa un’ora, i miei occhi non incontravano altro che bianco, intervallato da puntini verdi che si muovevano freneticamente. Ormai ero nauseato da quei due colori. Non ne potevo più.
Miseriaccia ma quanto ci mettevano?
Hermione aveva oltrepassato quelle porte, anch’esse rigorosamente bianche, da un tempo che mi pareva interminabile. E da allora nessuno mi aveva più rivolto la parola. I medimaghi e gli infermieri di passaggio notavano a stento la mia figura, raggomitolata su una delle tante sedie di plastica in quel corridoio.
Possibile che a nessuno era venuto in mente di avvisarmi? Di tenermi aggiornato sulla situazione oltre quelle porte? In fin dei conti era per metà merito, o colpa dipende dai punti di vista, mio, se Hermione si trovava lì. Questo doveva pure significare qualcosa no?
Evidentemente no.
Ma sì. A chi importa di un povero ragazzo di venticinque anni che aspetta impaziente notizie di sua moglie che si trova in sala parto?
Preso dall’ansia e dallo sconforto, inizio a camminare lungo il corridoio deserto, passandomi nervosamente le mani tra i capelli.
Ed è quando ripasso per l’ennesima volta dinanzi a quelle porte che hanno inghiottito la figura di Hermione stesa su una barella che mi inveiva contro per il dolore, che sento un piccolo urletto. E subito dopo il pianto di un neonato giunge alle mie orecchie.
Spalanco gli occhi per la sorpresa. Un’infermiera finalmente mi raggiunge e mi sorride raggiante.
- Complimenti Signor Weasley. Lei è diventato papà.
Non posso crederci! È successo davvero.
- Posso… Posso andare? – chiedo timidamente indicando quelle porte bianche.
- Certamente. Mi segua.
Seguo a passo svelto la donna che cammina sicura davanti a me, fino a quando non raggiungiamo un’altra porta, anch’essa bianca, come il corridoio che ho appena attraversato.
L’infermiera apre la porta e dinanzi a me si manifesta lo spettacolo più bello di tutta la mia vita: mia moglie, stanca ma felice, che abbraccia un piccolo esserino avvolto in un fagotto di lenzuola candide.
Si volta nella mia direzione e mi sorride radiosa, invitandomi ad avvicinarmi con un cenno del capo.
Titubante le vado incontro, spaventato di poter fare un passo falso, di poter provocare un minimo rumore e di rompere quella scena perfetta.
- Ciao – sussurro a Hermione, baciandole la fronte. – Stai bene?
- Mai stata meglio. – risponde serena.
E capisco che è sincera. Che realmente non è mai stata meglio di così, perché quell’espressione che ha sul viso è qualcosa di indescrivibile.
- Ron. – continua, porgendomi quell’insieme di lenzuola che sembra vuoto. – Ti presento tua figlia.
Devo avere un’espressione talmente sorpresa che Hermione inizia a ridere.
- Su forza, prendila. Non morde mica sai?  
Allungo le mani per ricevere quel piccolo esserino tra le braccia.
Ci sono cose nella vita, esperienze, emozioni, a cui nessuno può prepararti. Nessun libro, nessun discorso, nessuna testimonianza. Niente potrà mai dirti o descriverti precisamente cosa si prova fino a quando non le vivrai tu stesso.
Tenere tra le braccia tuo figlio, o figlia nel mio caso, è una di queste.
È qualcosa che va oltre ogni immaginazione. Completare l’intera raccolta di figurine delle Cioccorane, vincere la coppa delle case, baciare una ragazza per la prima volta, contribuire alla vittoria della tua squadra di Quidditch, sono esperienze che non possono reggere il confronto con la sensazione di abbracciare un piccolo essere vivente. Il tuo piccolo essere vivente.
Osservo quella creatura minuscola che dorme beatamente. Ha le mani più piccole del mio mignolo. Ridacchio per questo pensiero idiota che ho appena formulato.
- Ehi, piccola. – le sussurro. – Finalmente ci incontriamo.
Come se mi avesse realmente ascoltato, apre pian piano gli occhi. Hanno la stessa forma di quelli di Hermione. Già li adoro.
Muove le piccole mani verso l’alto, e così facendo scosta un lembo di lenzuolo che le copriva la testa.
Sono pochissimi, eppure ci sono. Sono proprio lì. Sulla pelle incredibilmente bianca della sua fronte spicca una ciocca di capelli. Rossi. Marchio Weasley.
Vorrei mettermi a saltare dalla gioia, ma mi trattengo, limitandomi a un enorme sorriso.
Hermione capisce il mio stato d’animo e sorride anche lei.
- Bisognerebbe darle un nome. Non abbiamo ancora deciso. – mi ricorda.
- Rose. – rispondo subito. – Ti piace? – le chiedo, alzando gli occhi su di lei.
Sorride.
- È perfetto.
- Fantastico! - tossisco lievemente, cercando di assumere un tono solenne. – Benvenuta nella famiglia Weasley, Rose.
 
Ho appena finito di scrivere questo capitolo e sono leggermente disorientata. È diverso dagli altri. Ma nonostante questo sono molto soddisfatta del risultato. Che ne pensate?
Ringrazio tantissimo Moonlight22, ronald_weasley e Queila per le bellissime recensioni che mi hanno lasciato e naturalmente ringrazio tantissimo anche chi legge.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima con, purtroppo, l’ultimo capitolo.
A presto, Sa :)

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Capitolo 6
*** Step six ***


Step six: as good as it gets
 
Step 4, we can get married
Step 5, top it with a cherry
Step 6, as good as it gets
Now come on and step with me

Mika – Step with me.
 
Sento i piedi toccare il suolo e i muscoli tornare a rilassarsi. Non mi è mai piaciuta la Materializzazione, forse perché sono più le volte in cui mi sono spaccato rispetto a quelle in cui sono rimasto illeso.
Riapro lentamente gli occhi. Sono in un vicolo buio, completamente vuoto ad eccezione di qualche bidone di rifiuti accatastato ai muri.
Mi incammino verso l’uscita e improvvisamente i miei occhi vengono invasi dalla luce accecante dei lampioni e delle insegne luminose di qualche locale e negozio ancora aperto.
È davvero tardi. E pensare che oggi sarei dovuto rientrare a casa prima del solito, e invece l’ennesimo imprevisto: un improvviso attacco di un gruppetto di maghi che stavano praticando magia oscura. Niente di preoccupante, ma come direbbe Harry, la prudenza non è mai troppa.
Mi incammino velocemente per la strada principale, pensando già al mio comodo divano dove mi sdraierò una volta giunto a casa.
Eccola lì. La mia piccola reggia. Molto meglio di quanto avrei mai immaginato di permettermi da ragazzo: una piccola villetta bianca, con tanto di giardino.
Infilo la chiave nella toppa, e finalmente varco la soglia, richiudendomi la porta alle spalle e dimenticando così tutta la stanchezza della giornata.
- Sono a casa! – annuncio dall’ingresso, ma non giunge nessuna risposta.
Per un attimo il panico si impossessa di me. Ma prima di giungere a conclusioni affrettate e decisamente poco felici, salgo le scale che portano al piano superiore e mi affaccio in tutte le stanze, fino a quando una luce proveniente dall’ultima stanza in fondo al corridoio attira la mia attenzione.
Mi avvicino cautamente, nonostante il mio subconscio sappia già cosa ci sia oltre quella porta bianca.
La apro leggermente e la luce diventa più forte. Mi appoggio sereno allo stipite, incrocio le braccia al petto e sorrido per quella meravigliosa visione.
Eccole là le mie donne, le persone che amo di più al mondo.
- E così la principessa guardò negli occhi il principe azzurro e gli disse…
- Papà! – esclama Rose, scorgendomi sulla porta e tendendo le mani verso di me.
Hermione si volta verso la mia direzione e mi sorride.
- Non ti ho sentito rientrare.
- Lo so. – mi avvicino prendendo posto accanto a lei sul letto. Bacio sia lei che Rose sulla fronte, assaporando il loro profumo. - Spiacente di aver interrotto la vostra storia. Avanti, cosa dice la principessa al principe? – domando curioso.
- Continueremo il racconto domani. Ora Rose deve dormire. – annuncia.
- Ma no! – esclamiamo io la mia piccola principessa all’unisono, facendo ridere Hermione.
- Ron, è proprio tua figlia!
Ed è vero. Nonostante abbia poco più di un anno è incredibile quanto mi somigli. Ma sicuramente il suo geniale cervello l’ha preso da sua madre. Fortunatamente aggiungerei.
- La mamma ha ragione, Rosie. Devi dormire. Domani ci racconterà la fine della storia. – la rassicuro.
Annuisce, come se avesse capito ogni singola parola. Essendo figlia di Hermione Granger non lo escluderei affatto.
Sorride quando riceve i nostri baci della buonanotte e chiude gli occhi con il sorriso sulle labbra.
- È bellissima. – sussurro incantato.
- Si, lo è. – concorda Hermione, intrecciando le sue dita con le mie. – Vieni, andiamo giù. – mi invita, trascinandomi fuori da quella stanza come una mamma apprensiva trascina fuori suo figlio da un negozio di giocattoli.
Scendiamo le scale e ci accoccoliamo entrambi sul divano. Le mie braccia attorno al suo piccolo corpo, la sua testa sul mio petto. Il nostro piccolo rituale quotidiano.
- Giornata pesante? – mi chiede.
- No, un piccolo imprevisto, niente di preoccupante. – rispondo, posandole un bacio sulla testa.
Annuisce e si stringe ancora di più a me. Sorrido. Sono in paradiso.
Deve essersi accorta della mia espressione beata, perché ora mi guarda, per riuscire a capire il motivo di tutta quella felicità.
- Che hai da sorridere?
- Niente. Sono felice. Tu non sei felice?
- Certo. Ma sembra quasi che tu sia in un’altra dimensione. – puntualizza.
- È vero. Mi sembra di essere in un altro mondo. Questa è la nostra casa, tu sei mia moglie, io ti amo, tu mi ami e abbiamo una splendida bambina. Sono felice. Non cambierei assolutamente nulla. – le spiego, continuando ad avere quel sorriso, forse un po’ irritante, stampato sulla faccia.
Ma che ci posso fare? La mia vita è assolutamente perfetta.
- Allora si, neanche io cambierei nulla. – concorda. - Ma magari qualcosa può sempre migliorare.
- Non saprei davvero che cosa. – dico spaesato.
Sorride, mi prende la mano e la poggia sulla sua pancia, guardandomi divertita.
- Sono incinta, Ron. – sussurra, senza distogliere il suo sguardo dal mio.
Guardo Hermione mentre un inesorabile flusso di parole mi vortica nel cervello. Vorrei esprimere tutto quello che penso, ma so che parlarne ridurrebbe tutta la felicità che provo in questo istante.
Così mi limito a baciare mia moglie. Un bacio dolce, silenzioso, vero.
Mi scosto dalle sue labbra, quelle labbra morbide, perfette, che ho imparato a conoscere con il tempo, quelle labbra che mi hanno sempre fatto impazzire.
La guardo negli occhi ancora incredulo e scioccato per la notizia.
- Sei incinta? Ne sei proprio sicura?
- Si, ne sono assolutamente certa. – mi conferma.
Un enorme sorriso compare sul mio volto e lei sorride a sua volta.
Le poso una mano sul ventre ancora piatto che ospita un’altra magnifica, piccola creatura. Mio figlio, il mio bambino. Si, ne sono certo: stavolta sarà un maschio.
Incontro nuovamente il marrone dei suoi occhi e le prendo il viso tra le mani.
- Ti amo. – le sussurro.
In silenzio, occhi negli occhi, come abbiamo sempre fatto, perché sappiamo entrambi che il nostro amore è così forte che non serve a nulla urlare al mondo intero che ci amiamo, che ci apparteniamo. Lo sappiamo noi, e questo ci basta. La prova che il sentimento che ci lega è il più bello, il più complicato, il più forte che un uomo possa provare è qui, tra di noi, nel suo corpo.
La bacio di nuovo, e le sussurro un’altra volta che la amo. E ancora, ancora, ancora, alternando ogni parola a un bacio, mentre lei sorride divertita e mi sussurra che anche lei mi ama.
Ecco, avete presente quado ho detto che la mia vita era perfetta? Mi ero sbagliato. Non lo era. Ora è assolutamente perfetta.
 
Non ci sono parole per chiedervi perdono per il mio enorme e imperdonabile ritardo. So che non avrei dovuto lasciarvi a bocca asciutta per più di due settimane, ma che ci crediate o no, solo oggi sono riuscita a concludere finalmente questo ultimo capitolo.
Spero che vi sia piaciuto e mi dispiace tantissimo il fatto che a questo non ne seguiranno altri.
Prima di concludere vorrei ringraziare tutti: chi ha letto semplicemente e chi con le sue recensioni mi ha convinto che questa storia non era una perdita di tempo.
Vi ringrazio di cuore e sono davvero felice che questi sei capitoli  siano stati di vostro gradimento.
Un bacio enorme, Sa :)
P.S. avrei in mente un’altra storia, più impegnativa di questa e spero di pubblicare il primo capitolo prima di Natale, quindi, se vi va, tenete gli occhi aperti: la prossima storia potrebbe arrivare prima di quanto pensiate :)

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