SMILE

di Zar59
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hi, nice to meet you, I'm a mistake ***
Capitolo 2: *** Do you remember? ***
Capitolo 3: *** "Hi mum, hi dad" ***



Capitolo 1
*** Hi, nice to meet you, I'm a mistake ***


CAPITOLO 1

 

Il sangue scende lentamente dal mio labbro, le ferite bruciano così tanto da farmi perdere i sensi.
Le mie gambe irriconoscibili sono diventate viola, mentre il mio cuore è a pezzi.
Ecco, non ho dato una buona impressione su di me nemmeno ora.
Sono Destiny, una ragazza di 17 anni.
Se mi chiedessero un’opinione su come ho vissuto questi 17 anni, io non risponderei, semplicemente perché fino ad adesso è stata una vita di merda.
A 6 anni, no, non l’avrei mai detto.
A 6 anni sognavo la mia vita come quella nelle fiabe, ma purtroppo non è così.
Tutte le mie speranze si sono perse quel giorno, il 13 Novembre…
 
***

Quel giorno i miei genitori mi accompagnarono alla mia scuola elementare.
Ero così felice.
I miei genitori mi volevano un bene dell’anima.
Li salutai, a ognuno diedi un bacio sulla guancia e un abbraccio.
Se non l’avessi fatto, me ne sarei subito pentita amaramente.
Salutai i miei compagni ed entrai in classe.
A quei tempi mi piaceva la scuola, perché disegnavamo e basta.
Giro la testa verso la finestra: il cielo s’è fatto grigio e sta cominciando a piovere, goccia per goccia.
Comincio a disegnare un po’.
Per avere sei anni ero piuttosto brava.
Disegno me, mamma e papà a casa nostra e fuori nuvole e lampi, come quelli che spuntavano dal cielo in quel momento.
Prima di colorare mi venne un’idea.
Accanto a me disegnai un bambino.
Volevo tanto un fratellino.
Chissà, magari l’avrei avuto.
Ci speravo tanto, e sapete perché? Perché volevo qualcuno che mi proteggesse, qualcuno più o meno della mia età,
Coloro il disegno per poi farlo vedere alla maestra, che sorrise.
Alla fine delle cinque ore, scendemmo giù, in quel piazzale in cui mi piaceva tanto giocare.
I miei compagni corsero dai loro genitori bagnati dalla pioggia, mentre io restai lì.
I miei genitori non c’erano.
Io: mastra, i miei genitori non ci sono…
Maestra: non ti preoccupare, arriveranno.
Rimasi lì mezz’ora, una mezz’ora che durò una vita, quando scorsi fra la nebbia una figura familiare.
Aveva gli occhi rossi e un bastone.
Io: nonna!
Nonna: ciao piccolina. Oggi vieni da me…
Mia nonna mi portò a casa sua.
Una casa vecchia, ma calda e accogliente.
La nonna mi diede da mangiare.
Io: nonna, ma dove sono mamma e papà?
Nonna: ehm… sono a lavoro. Hanno avuto un contrattempo.
Io: quando tornano voglio fargli vedere un disegno che ho fatto a scuola, è bellissimissimo!
La nonna sorrise debolmente.
Andai in camera mia a giocare con le bambole, come una bambina normale oltretutto, no?
Inventavo storie stupide tra le barbie, le vestivo, facevo finta di farle uscire…
Passò tutto il pomeriggio.
Io: nonna, e mamma? E papà?
Nonna: Destiny dai vieni a mangiare!
Io: Nonna!
Nonna: dai su, che ho preparato il tuo cibo preferito, pollo e patatine!
Io: sii!
 
Cominciai a mangiare.
Ero troppo piccola per capire i sorrisi finti della nonna, le parole mischiate ai singhiozzi e gli occhi rossi.
Finii di mangiare, e, mentre stavo per tornare in camera mia, la nonna mi bloccò.
Lei: piccolina mia, ti devo parlare.
Io: di nonna! – Esclamai con un sorriso che mi arrivava fino alle orecchie.
Lei sospirò.
Nonna: Destiny… sai… succede ad ogni persona, prima o poi … - parlava così lentamente… - … si va in un posto dell’universo in cui nessuno ti vede più. Quel posto si chiama cielo. Beh… il destino ha voluto anticipare questo viaggio ai tuoi genitori.
Avevo capito benissimo il senso di quella frase.
Scoppiai in un pianto interminabile.
Non avevo più una buona e felice ragione per vivere.
Così pensavo.
Nel frattempo allagavo la casa cosa con le mie lacrime salate, che scendevano dai miei occhi azzurri.
Le mie guancie bagnate diventarono tutte rosse per quanto stavo piangendo.
Non andai a suola per giorni.
Mi chiusi nella mia stanza, in un angolino.
Il dolore era troppo.
Era come se qualcuno mi avesse diviso in due, buttando una parte nel cestino.
Perché a loro? Perché proprio a me?
Avevo solo sei anni, e già la mia vita era rovinata.
Avrei tenuto questo peso per sempre.
Pensavo al primo giorno di scuola, alle recite, agli incontri con le maestre.
Io, sola, e i miei compagni con la loro famiglia…
 
Poche settimane dopo cominciai a tornare a scuola.
Senza sorriso.
Non sorridevo mai.
Non stavo mai bene.
Per di più ero sola.
Avevo solo un vero amico.
Lui ha sempre cercato di farmi sorridere, di farmi star bene, senza mai arrendersi, ma senza mai riuscirci.
Eravamo molto uniti.
Ci promettemmo che non ci saremmo mai separati.
Si chiamava Liam.
Eravamo quasi fratelli.
Condividevamo tutto.
Dal panino a colazione, ai giochi a ricreazione.
Invece, poche settimane dopo, persi tutto.
Mia nonna, a quei tempi aveva 85 anni, e morì di vecchiaia.
Quel giorno mi sembrò di perdere davvero tutto.
Mi strapparono da dove vivevo e mi portarono in un orfanotrofio, dove ancora vivo.
Mi separai da tutti.
Io e il mio amico ci lasciammo con le lacrime agli occhi.
Ancora oggi lo ricordo.
Forse i miei ricordi sono un po’ sfuocati, non mi ricordo bene la sua faccia, ma ricordo tutto quello che ha fatto per me.
Dei grandi uomini mi portarono in una stanza piccolissima, con un letto ed un armadia.
Alla mia sinistra c’era la porta del bagno.
Mi sentivo sola.
TROPPO SOLA.
Nascosi la testa fra le gambe per la paura, stringendomele al petto.
Avevo paura di stare lì.
Ero abituata ad avere persone accanto a me, la nonna e Liam, ma non era più così.
Il silenzio mi circondava, facendomi stare sempre sotto le coperte, cercando che il caldo mi potesse fare compagnia.
Lì, in quell’ odioso orfanotrofio, potevi fare ciò che volevi, a parte uscire nei giorni non prestabiliti e saltare la scuola.
Non c’erano regole.
Mi sentivo diversa dagli altri ragazzi, per lo più delinquenti.
Un anno dopo, a 8 anni, non avevo ancora stretto un vero rapporto con nessuno.
Al massimo un “ciao” all’inizio delle lezioni.
Il mio unico amico era il sole.
Sì, forse sembravo una pazza, ma il sole era come una via di comunicazione con i miei genitori e la nonna.
Ero sola, senza amici.
Un giorno, però, si avvicinarono a me dei ragazzi di forse 10-11 anni.
Non sapevo i loro nomi, li conoscevo di vista.
All’inizio ero contenta di veder avvicinarsi a me qualcuno.
Sorrisi.
Ma il mio sorriso si spense quando capii le loro vere intenzioni.
Mi tirarono un pugno, poi un calcio e vari schiaffi.
Ero il loro punto di sfogo.
Soffrivo tanto.
Troppo per una bambina di 8 anni.
Le miei giornate andarono avanti così, fra le mie lacrime e i loro pugni.
Poi, un giorno di quando avevo 16 anni, seppi che se ne andarono.
Avevano compiuto 18 anni e quando diventi maggiorenne puoi uscire dall’orfanotrofio.
Se ne andarono.
Sì, se ne andarono.
Un sorriso finalmente comparve sul mio viso.
Era così strano e bello sorridere.
Da quel giorno, cambiai.
Prima, chiunque mi incontrava, mi sfotteva, mi chiedeva delle cose, e io facevo ciò che volevano, senza ribadire, senza essere forzata.
Ero molto debole.
Invece era ora di cambiare e di amare, per una volta, se stessi.
Diventai stronza, e anche un po’ troia.
E stavo stringendo amicizia.
Di certo non diventavano amici fidati, ma solo qualcuno con cui scambiare due chiacchiere.
Ero felice, mi sentivo più apprezzata.
 
Ma la mia felicità durò poco, come al solito.
Il mio sorriso non era degno di stare sulla mia faccia.
Cinque ragazzi.
No, non erano di nuovo loro.
Erano altri.
Degli stronzi che furono trasferiti nella mia casa-famiglia.
E questo perché?
Perché quei delinquenti erano stati cacciati da quella precedente.
Si diceva che abbiano picchiato la prof, o qualcosa del genere.
Il primo giorno che li incontrai, una settimana fa, mi fermarono.
Il moro riccioluto mi chiese: - ehi, dolcezza, come ti chiami?
Io: cazzi miei, chiaro?
La sua bocca si aprì così tanto da arrivare al pavimento.
Probabilmente nessuno gli aveva mai dato una risposta del genere.
Il nero dal ciuffo biondo, deciso, urlò: - dicci come cazzo ti chiami e finisce tutto qui.
Il biondo aggiunse: - o per caso vuoi essere chiamata “mezza carne mezzo trucco”?!
Minchia volevano da me?
Facevo quello che volevo.
Io: - non lo dirò mai!
Ero, e sono, troppo orgogliosa.
Il moro dagli occhi azzurri domandò ironico: - ah, così la metti?
Il moro dagli occhi color nocciola, dal viso familiare, mi minacciò: ora te la facciamo vedere noi!
Cominciarono a picchiarmi.
Cadevo lentamente sulla parete, mentre tutti i ricordi affioravano nella mia mente.
Erano tutti orribili.
Mi sembrava di rivivere il mio passato.
E le miei lacrime, tanto per cambiare, cominciarono a scendere fino al mio collo, sciogliendomi tutto il trucco.
Vedevo tutto appannato.
Se ne erano andati.
Non sentivo più nulla.
Presi forza e a gattoni raggiunsi la mia camera, poco distante, per poi stendermi ai piedi del letto e sperare di morire.
Invece no.
Mi risvegliai poco dopo.
PERCHE’? 
PERCHE’?
PERCHE’?
VOGLIO SOLO MORIRE! 
Sono un errore, perché sono ancora viva?

*** 


Ormai è una settimana che va avanti così… COME AL SOLITO.


YOOOO

Ehi ragazze e ragazzi, lol, questa è la mia nuova storia. Quella vecchia "Nothing Like Us" la cancellerò perchè non la caga nessuno! Spero che questa vi piaccia, anche perchè l'ho scritta un anno fa ahahahah vabbèè :3
Oggi non sono andata a scuola quindi ho potuto sistemarlo e metterlo :)
ALLA PROSSIMA! <3
Continuo a 4 recensioni <3

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Capitolo 2
*** Do you remember? ***


CAPITOLO 2

Mi alzo dal pavimento freddo e vado verso il bagno.
Mi osservo allo specchio.
Sono diventata una macchia nera-viola.
Ma ormai sono abituata a vedermi così.
Da quasi 9 anni.
Vado sotto la doccia.
Metto l’acqua fredda.
Alla prima goccia rabbrividisco.
L’acqua ghiacciata cade sulle mie ferite, facendomi provare un senso di sollievo.
Sento sempre meno il bruciore dei lividi e dei tagli… è per questo che amo la doccia fredda.
Ma anche perché posso riflettere.
Non su qualcosa di preciso.
Boh.
Penso.
Pensare mi ferisce, mi fa ricordare momenti orribili, ma allo stesso tempo riesce a farmi cambiare…
Dovevo trovare una soluzione il più presto possibile…
Non volevo rivivere tutto quello che ho vissuto da ragazzina, dovevo cambiare, ma come?
Sono cambiata in mille modi per essere accettata dagli altri, e facendo la troia ci sono pure riuscita un po’… ma come posso fare a farmi rispettare?
Mandando tutti a quel paese? Chi?
Quelli che se ci provo mi danno un pugno o i nerd, quelli che vengono picchiati da mattina a sera?
Mboh…
Forse il mio difetto è che mi dispiaccio per gli altri.
Ho sofferto così tanto che riesco a sentire il loro dolore.
 
Esco dalla doccia infreddolita.
Mi sarei presa un raffreddore micidiale , ma non me ne importava.
Stavo mettendo la testa fuori dalla finestra, tanto per prendermi una polmonite e restare a letto per giorni, non farmi vedere da nessuno, ma non ne ebbi la forza… la stanchezza mi fece buttare sul letto, per addormentarmi.
Magari per sempre.
 
*trriiin triiin*
 
La mia sveglia.
Metto una mano sul tasto “rinvia”.
Che sonno.
 
*triin triiin*
 
*rinvia*
 
*triin triiin*
 
In quante avete vissuto una mattinata del genere? Oh io la vivo ogni giorno.
Okay forse è ora di alzarsi.
Vado in bagno e mi lavo i denti.
Forse è l’unica cosa che mi piace di me.
Non ho mai messo l’apparecchio, nemmeno da bambina, eppure ho una dentatura perfetta e sono molto bianchi.
Il mio sguardo passa al mio corpo.
Con una mano prendo la ciccia della pancia… quanto vorrei non averla.
Come posso fare a farla scomparire? Come?
E le mie gambe? Sono circondate dal grasso.
I miei capelli castani scendono sulle mie spalle, fin dietro la schiena.
Li ho sempre tenuti lunghi, mai fatto un taglio corto.
Prendo la matita e traccio una linea nella parte inferiore dell’occhio, mentre sopra metto un po’ di mascara.
Mi sono truccata molto poco oggi rispetto agli altri giorni e rispetto alle altre ragazze.
Così prendo la mia borsa e mi dirigo verso la mia classe, con un sorriso stampato sulla faccia.

Vi chiederete: “Perché? Fino a due secondi fa stava piangendo e si stava lamentando del suo carattere e per il suo corpo, perché ora sorride?”

Semplicemente perché quello che penso, i miei sfoghi e i miei pianti, li tengo per me. 
A scuola sono conosciuta come la “ragazza sorridente”.
Difficile per voi crederlo, vero?
Eh già…
Non voglio far vedere agli altri la mia fragilità e le mie sofferenze… non l’ho mai fatta vedere a nessuno… forse perché non ho mai avuto un vero amico… o forse si?
Provai a ricordare le mie amicizie da quando sono morti i miei genitori… mmh… no, non credo proprio!
Me lo sarei ricordata.
Aprii la porta della classe e fortunatamente il prof non c’era.
I miei compagni mi guardano come ne non mi avessero mai vista.
È vero.
Il trucco mi trasformava.
Mi sedetti agli ultimi banchi, da sola.
Sempre sola.
Io ero la più brava della classe.
O secchiona.
Sinceramente non sapevo perché.
Non studiavo mai e prendevo tutti 4.
Per gli altri ragazzi dell’orfanotrofio avere 4 era come essere la persona più intelligente al mondo.
Bravi no?
Al suono della campanella esco da quell’orrenda aula.
Mi fermo a chiacchierare con un nerd, con loro si può sempre parlare senza avere un pugno o un insulto in cambio.
Mi dirigo verso camera mia, e , quando sono quasi arrivata, mi trovo davanti il riccio e il biondo.
Mi giro.
Dietro di me ci sono gli altri 3.
Mi rigiro verso gli altri due.

Il riccio: - come mai una ragazza così figa sta qui? Ah, ma tu sei quella che picchiamo da circa una settimana, no?

Quello dai capelli neri dal ciuffo biondo:-  ti sei tolta tutto il trucco, baby?

Io: - nessuno ti ha dato il permesso di chiamarmi baby.
  • ah, se no, che mi fai?

Andai vicino al muro.
Ero circondata, cosa avrei potuto fare?
Mi lasciai picchiare.
Ormai mi ci sono abituata.
Un pugno nella pancia, due calci sulle gambe.
Chiudo gli occhi.
Sento ancora qualcosa.
Sento che se ne vanno.
Sento il rumore dei loro passi scomparire lentamente.
Ad un tratto, dei forti rumori, di qualcuno che si avvicina a me.

"ma…ma.. sei tu? D-Destiny?" disse una voce... di chi? Non lo so... non la riconosco.

Sento una mano calda sotto la mia schiena e una sotto le gambe, all’altezza del ginocchio.
Dopo non sento più niente.
 
Mi risvegliai con il moro dagli occhi color nocciola accanto, che mi fissa.

Io, con un filo di voce: - vattene! Mi hai già picchiato, tu e i tuoi compagni! Ora cosa vuoi fare, eh?
Picchiarmi ancora di più per farmi morire? Fallo perché ne sarei fel…

Ragazzo: - dai, Destiny sta calma!

Io: - come cazzo sai come mi chiamo?

 Ragazzo: - non ti ricordi di me, vero?

Lo guardai male.
Poi lo fissai con attenzione.
Ho già capito chi è.
Vorrei sorridere, ma no! Non dopo quello che mi ha fatto.
 
Ragazzo: - Destiny, cazzo, guardami! Riconoscimi porca…

Io: stai zitto e non rompere.

I suoi occhi si fecero rossi.
Se io fossi stata un’altra ragazza, mi avrebbe già picchiata… nessuno gli risponderebbe così.

Ragazzo: allora?

Io: ho capito ma non mi toccare.

Ma lui mi venne addosso.
Le sue braccia sulla schiena, il mio petto attaccato al suo, il suo respiro sul mio collo…
Mi era mancato.
Mi erano mancati i suoi abbracci, le sue carezze, i suoi baci…
Ma no, non potevo.

Io: - vattene! Prima mi picchi e poi mi abbracci? Sei pazzo?

Lo staccai da me.

Lui: - scusa… prima non ti avevo riconosciuta, ma ora sì… e… io… Destiny , s-scu-sa… per favore, perdonami.

Io: - senti… fino a che non dimostri che davvero ci tieni ancora a me, non lo farò. Mi hai fatto male! E vuoi risolvere tutto con quattro paroline? Eh? Eh? Magari questa è la prima volta che chiedi scusa! Probabilmente picchi mille ragazzi al giorno!

Quanto mi dilungo… eh lo so… e soprattutto quando mi arrabbio divento una belva… sono come una ragazza con il ciclo 364 giorni l’anno.
Tolto il mio compleanno.
L’unico giorno in cui sono dolce e gentile… ah no, non credo, nemmeno quello.
Sono mestruata 365 giorni all’anno.

Lui: - eh, dai! Ripensa a tutto quello che abbiamo passato insieme! I nostri abbracci, le mie battute, io che cercavo di farti ridere! Ricordi?

Certo che ricordavo come potevo dimenticarlo.
Pensandoci, era lui l’unico amico che io abbia mai avuto.
Liam.
Liam Payne.
Lui si riavvicinò a me, e io non feci niente.
Mi lasciai abbracciare.
Ricambiai anche.
Era così bello stare tra le sue braccia.
Mi erano mancati tanto i suoi abbracci.
Dopo un po’ si stacca da me.

Liam: -  io vado. I ragazzi mi staranno cercando.

Io: - aspetta! Mi picchierete ancora?

Lui fa un no con la testa, quasi insicuro.
Poi aprì la porta e se ne andò.
Rimasi sola, nella mia stanza, a pensare alle sue parole.
Oggi, intanto, è giovedì.
Domani venerdì e poi finalmente sabato.
Niente scuola, ma soprattutto posso uscire.
Di solito non lo faccio, o al massimo vado al cimitero a trovare i miei genitori e mia nonna.
Invece questa volta volevo uscire.
Anche sola.
Al massimo farò amicizia in una discoteca.
Non ce la facevo più a restare in quella stanza.
Mi misi nel letto e mi addormentai più serena.
Sì, forse Liam, quello che era il mio migliore amico, che tanto cercavo, mi faceva stare così.
Chiusi gli occhi, per una volta un po’ felice.
 
*triin triin*

Eccheccazzo porco culo.
Mi devo alzare per forza.
Rovisto un po’ nell’armadio.
Mi metto dei leggins-jeans e una maglia dell’hard-rock cafè.
Diciamo che va bene.
Metto un filo di trucco e mi accorgo di essere in anticipo.
Mi stendo su letto.
Prepariamo il sorriso finto e via, fuori dalla camera.
Vado in classe e mi siedo all’ultimo posto, come al solito.

Prof: - Oggi con noi ci saranno dei nuovi ragazzi. Ci siete tutti? Okay cominciamo la lezione.

L’unica professoressa che ci faceva studiare, la più odiata da tutti.
Si era offerta lei di venire ad insegnare qui, mentre gli altri professori erano stati licenziati dalle loro vecchie scuole e poi mandati qui. L’unica cosa che facevano era fumare, mangiare ed evitare eventuali morti in classe. Poi ci si poteva pure picchiare, ma loro restavano lì, sulla cattedra.
Okay forse ho esagerato ma è più o meno così.
Prendo il libro di storia e leggo.
Bla bla bla… tanto sono tutti morti oh!
Sento degli occhi addosso.
10.
10 occhi.
Ormai avevo imparato i loro nomi.
Harry, Zayn e Louis mi fissavano come se fossi una sgualdrina.
Niall, invece, guardava i miei lividi quasi pentito di avermi fatto così male.
Liam mi ha sorriso, per un piccolo momento.
Sperai con tutta me stessa che non mi avrebbero più picchiato, invece no.
Alla fine della lezione mi bloccarono ne corridoio e continuarono la loro “opera”.
Liam stava dietro, a guardare.
Cavolo, fai qualcosa.
Restava lì, immobile, a vedermi morire.
Questo voleva?

Liam: - basta ragazzi! Merda! La state uccidendo!

Zayn: - e allora, a te che te frega?

Harry: - l’abbiamo già picchiata per più una settimana… perché vuoi smettere proprio mo?

Liam: - cazzo, smettetela e basta! Voi vorreste mai soffrire come soffre ora lei?

Harry mi diede un ultimo calcio, meno forte.
Poi se ne andarono tutti, tranne Liam.
Lui mi prese di nuovo in braccio e mi portò in camera mia.

Io: - p-perché non li hai fermati prima?

Liam: - Destiny, è difficile! Insomma, sai come sono loro! Sono uno contro quattro.

Io: - sì, però alla fine ti hanno obbedito.

Liam: - non so perché l’anno fatto… avevo paura, okay? Ora me ne vado, sto un po’ male, okay? tu riposati.

Mi diede un bacio sulla fronte e se ne andò.
Non sapevo che pensare. La mia tasta è così in subbuglio…
Non  capisco più niente.
Mi addormento… forse, meglio così.

YOOOOOO

Ehi ragazze rieccomi <3
Ho messo il capitolo dopo un giorno yee sono un mito (?) 
Okay la verità è che non sono andata a scuola e ci sono riuscita solo e unicamente per questo <3
bla bla bla non ho da dirvi altro.
Spero vi piacciano le riflessioni che fa Destiny in questo capitolo :)
Sono un pò i pensieri di tutte le ragazze: "ho la pancia, le cosce grandi, non voglio svegliarmi la mattina eccetera eccetera"
Vabbè, basta parlare, lol.

CONTINUO A 5 RECENSIONI, NON PRIMA <3

Alla prossima <3

 

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Capitolo 3
*** "Hi mum, hi dad" ***


CAPITOLO 3

Mi risveglio, con quel rumore fastidioso della mia sveglia.

Mi alzo e mi avvio verso il bagno.
Apro l’acqua della doccia e mi ci butto sotto.
L'acqua è fredda.
DIAMINE.
Si dimenticano sempre di mettere l'acqua calda.
Esco dal bagno e mi dirigo, in accappatoio, verso l'armadio

Indosso vestiti semplici e sportivi.
Oggi c'è educazione fisica.
Al contrario di altre ragazze, io amo fare sport.
Mi è sempre piaciuto correre, muovermi, saltare... forse perchè mi sento libera.
In palestra il prof ci lascia fare di tutto ed io posso divertirmi quanto voglio.
Esco dalla mia camera per andare in classe.

Liam non c'è, eppure gli altri sì.

Harry: - oi, prof, Liam ha la febbre, non viene!

Prof: - Styles, non si saluta la professoressa con un “we”.

Harry: - Se, capito.

Com'è antipatico.
Ha sempre la battuta pronta, sa smerdare chiunque, ma soprattutto ha quell'aria strafottente che ti da ai nervi.
E' come tutti gli altri, infondo...

Sapevo cosa mi aspettava alla fine delle ore di lezione.
Ero abituata, ormai.
I loro pugni erano così forti.
Perché ce l’avevano con me?
Cosa avevop in meno delle altre ragazze? Eh? AUTOSTIMA? FORZA?
Perchè devo sempre essere io a soffrire? Perchè io e non qualcun'altro?

Rimango ancora lì, come al solito, nel mio angolino, con la testa fra le gambe.

Io: - basta!

Rimango lì non so per quanto tempo.
Chissà, forse stavo per morire.
Al solo pensiero, mi veniva di sorridere, ma non ne avevo le forze.
Un’altra volta arrivano a salvarmi delle mani che si posano sotto la mia schiena e le mie gambe.
Sono fredde.
Sì, fredde come il ghiaccio.
Sento una porta aprirsi.
Sarà la mia?
Poi perdo completamente i sensi.

 
Apro lentamente gli occhi.
Sono distesa su un letto.
Sa… sa di menta.
Profuma di menta.
Adoro questo odore.
Mi giro dall’altra parte del letto.
Incubo.
C’è Zayn, sì, proprio lui.
Stava dormendo sul pavimento, in una angolo, con la schiena poggiata al muro e la testa appoggiata alla parete sulla sua sinistra.
Era un angelo in terra.
Cavoli, lo ammetto, è perfetto.
Giro la testa, guardando il comodino.
C’è un pezzo di carta.
Curiosa, lo prendo e lo leggo.
La calligrafia è di un bambino.
 
“Cara mamma, caro papà,
sapete che mi mancate molto?
A volte vi sogno nella notte.
Mi mancate tanto!
La maestra dice che voi da lassù mi guardate.
Sinceramente io non vi vedo.
Io e la mia sorellina abitiamo con la zia.
Non mi tratta molto bene.
A volte mi da degli schiaffi e io piango.
Mi mancate tanto!
Spero di venire da voi, lassù, presto.
Così potremmo di nuovo stare insieme.
Io potrò coccolare te, mamma, e giocare a cavalluccio con papà.
Ci vediamo presto.
Ciaoo!
Zay :)

Non so, mi cadde una lacrima.
Lo so che mi ha fatto tanto male, ma capisco come ci si sente quando si perdono i genitori.
Ripiego il foglio e lo metto nello stesso posto.
Zayn muove una gamba.
Poi apre gli occhi.
Per una volta si incrociano.
 
*Zayn*

I nostri occhi si incrociano.
Per una volta li vedo bene.
Li avevo sempre visti pieni di lacrime, rossi e spaventati.
Ora che li vedo meglio sono azzurri.
Per un po’ non dissi niente.
Mi persi nel suo sguardo
 
*Destiny*
I suoi occhi color cioccolato non facevano altro che fissarmi.
Ero infastidita.
Insomma, che vuole da me?
Mi alzo dal letto e mi avvio verso la porta.
Zayn intanto rimane lì, per terra che mi fissa.
Me ne stavo andando, quando mi fermo e mi giro.

Io: -  perché l’hai fatto?

Zayn si alza lentamente da terra.
Si avvicina sempre di più a me.
È una distanza pericolosa.

Zayn: - forse per pietà.

Me ne vado, quando mi sento tirare il polso.

Zayn: - aspetta.

Io risposi acida: -  che cazzo vuoi?

Zayn: - tu così a me non parli!

Io: - ah, bene, se mi devi trattare così, bene! Me ne vado subito!

Incazzata, mi avvio verso la porta, ma di nuovo sento una mano fredda prendermi il polso dolcemente.

Zayn: - aspetta. Io non volevo dirti quello. V-volevo chiederti s-scusa.

Lo guardai dritto negli occhi.
Si vedeva che si era pentito.
Stavano diventando lucidi.
Come? Piange? Quel cornuto che piange? Quello che mi ha picchiata e umiliata?
Sta colpendo il mio punto debole, ma non lo perdonerò mai.

Io: - voi mi avete fatto troppo male, cazzo.

La parolaccia non poteva mancare.
Me ne vado sbattendo la porta.

Raggiungo la mia camera e mi preparo per la serata.
Dovevo andare in una discoteca.
Fa niente che ci andavo da sola.
Dovevo divertirmi un po’ e magari conoscere qualcuno.
Mi lavo la faccia, tanto per svegliarmi meglio.
Apro l'armadio e scelgo un vestitino azzurro, stupendo.
Slego i miei capelli mossi sulle spalle.
Okay, sono pronta.

*toc toc*

Io: E CHI E' A ROMPERE!?


Vado ad aprire la porta della mia camera.
Non aspettavo nessuno.

Liam: - oh, c-ciao Destiny.

Io: - oh, c-ciao…

Stavano tutti e 5 lì, a fissarmi
Liam mi sorride.
Zayn rimane appoggiato al lato della porta che fissa le mie gambe, i miei fianchi, dopo i miei occhi e i miei capelli.
Ho un po’ paura.
Che volevano fare?
Picchiarmi in camera mia?

Liam: - senti, noi volevamo chiederti scusa, per tutto quello che ti abbiamo fatto…

Io: - se, davvero?

Harry: - noi ti chiediamo scusa, ma tu non comportarti da pape…

Io: - come mi hai chiamata?

Harry: - pff… lascia perdere.

Liam: - comunque, verresti con noi in discoteca? Tanto sei già vestita...

Avevo una paura tremenda a stare con loro.
Poi erano solo dei vigliacchi.
Cioè, prima mi picchiano, e ora mi chiedono di uscire?
Mi sa che il ciclo è arrivato anche ai maschi.

Okay, ma solo perché c’era Liam.

Io: - o-okay.

Prendo la borsa e usciamo.

Liam: - andiamo ad una discoteca qui vicino, quindi andiamo a piedi.

Rimango attaccata come una zecca a Liam.
Non volevo stare vicino agli altri.
Intanto guardavo Zayn, che non faceva altro che fissarmi.
Ad un certo punto sbottai.

Io: - certo che potresti anche guardare da un’altra parte!
Zayn gira la testa e va verso Niall.

Liam: - comunque, guarda che ora non ti mangiano mica, gli altri. Gli ho fatto un discorsetto, tranquilla.

Arriviamo in discoteca.
Finalmente.
Per la prima volta, starò sveglia tutta la notte, divertendomi, o, almeno, sperando di divertirmi. 

YOOOOOOO
Come state?
Prima di tutto

BUONE FESTE A TUTTE <3
BUON NATALE, BUON ANNO E BLA BLA BLA...

Ok, sinceramente non so dove ho trovato il coraggio di mettere questo capitolo dopo 385785 giorni, però sono stata impegnatissima, SCUSATE ! :(

CONTINUERO' PRESTO <3
 

 

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