Black Heart

di Charlie Cleaver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I- After Party ***
Capitolo 2: *** Capitolo II - Messaggio due ***
Capitolo 3: *** Capitolo III - The Hollow Crown ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV - Signor Sorriso ***
Capitolo 5: *** Capitolo V - Addio ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI - Peter Argent ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII - Affare fatto ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII - New York ti ha cambiata, Alexandra? ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX - Una bugia a fin di bene ***
Capitolo 10: *** Capitolo X - Controllo? ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI - Non è come Peter ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII - Un lato nuovo e meraviglioso ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII - Happy New Year ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV - Ci siamo noi ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV - Immaginare ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI - Black Heart ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII - Pioggia ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII - Je t'aime ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX - L'anima tua sono venuto a rubare ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX - Sophie ***



Capitolo 1
*** Capitolo I- After Party ***


I

- After party - 





Gli after party erano sempre stati noiosi, almeno secondo la modesta opinione di Alexandra.

Il fatto che fosse australiana e per di più attrice di film sconosciuti e indipendenti stava rendendo quella serata ancora più irritante del previsto.

Nessuno la sapeva con precisione chi fosse e lei conosceva qualcuno di vista o per sentito dire.

Avrebbe fatto volentieri a meno di parteciparvi, se non avesse dovuto accompagnare il fratello James, che tanto aveva insistito perché venisse.

Era stanca, aveva male ai piedi e voglia di sistemarsi sotto le coperte, dove non ci sarebbe stato quel fastidioso vociare a perseguitarla.

Suo fratello era così diverso da lei, così spontaneo, così amato...

Non che lei desiderasse avere i riflettori puntati contro, questo è certo. Preferiva di gran lunga la misera celebrità che si era costruita pian piano.

« Non ti diverti? »

James era il classico ragazzone. Alto, capigliatura scura e disordinata, ma sempre ben vestito.

« Sto sprizzando felicità da tutti i pori, non lo vedi? »

Suo fratello alzò gli occhi al cielo, abbracciandola alla vita con un braccio.

« Perché non ti butti un po' nella mischia? C'è della musica... »

« Odio ballare. »

« … ci sono persone nuove da conoscere... »

« Detesto fare amicizia. »

James lasciò la presa su di lei.

«Sei una piaga umana, Alexandra. »

« Lo so caro, è un difetto di famiglia. »

E detto ciò, si girò per dare un'occhiata in giro.

Detestava quando suo fratello cercava di intromettersi nelle sue scelte, piccole o grandi che fossero.

Lei rimaneva comunque la sorella maggiore e per questo non aveva bisogno di consigli su come gestire la propria vita.

Alexandra vagò un po' per quella festa, con la sua pochette sempre stretta al fianco e un bicchiere di champagne in mano.

Osservò persone ridere di gusto, altre lanciarsi e ballare.

Quale disgusto!

Eppure non ebbe modo di continuare il suo percorso di insulti e sguardi poco amichevoli che suo fratello la raggiunse nuovamente.

« Vorrei presentarti un mio caro amico. »

« E se non volessi? Alla fin fine posso anche andarmene a casa e far finta di non essere mai esistita. »

Su questo aveva effettivamente ragione. Si era da poco trasferita a Londra da Sidney, dove aveva vissuto per gran parte della sua vita insieme alla sua famiglia, mentre il fratello aveva deciso di fare il temerario nella terra della Regina Elisabetta e tentare con il lavoro di produttore.

C'era pienamente riuscito e a quanto pare aveva così tanti amici da poter far persino invidia a tutti quelli che aveva Mark Zuckerberg su Facebook.

« E' simpatico e fuori dal comune. »

E nuovamente ricadde trascinata in quel vortice di persone, luci, flash e musica, mentre teneva ancora saldo il suo calice semi pieno nella mano.

James picchiettò sulla spalla di un uomo voltato di schiena.

La prima impressione che Alexandra ebbe di lui fu che era spaventosamente alto. Capelli ricci, di un rosso appena pronunciato.

Quando si voltò scoprì di conoscere per caso quel volto.

« Lei è Alexandra. »

Esordì quello sciocco di suo fratello indicandola. Lo sguardo del giovane uomo si spostò da James a lei.

Ostentò un sorriso ampio in sua direzione, mentre portò entrambe le mani a nascondersi dentro le tasche dei pantaloni.

Era rimasto paralizzato, per caso? Non riusciva a scostarsi da quel sorriso sin troppo esagerato per lei.

Con un veloce movimento della mano, Alexandra spostò una ciocca dei capelli dietro l'orecchio, inclinando la testa di lato.

Arcuò appena un angolo della bocca.

« Tom. »

A quel punto si presentò, lasciando che una mano uscisse da una tasca, per andare a stringere quella di lei.

Non era difficile capire che si trattava di Tom Hiddleston.

Alexandra non poteva dirsi entusiasta di fare la sua conoscenza. Era lui l'amico di cui tanto parlava suo fratello?

« Come vedi la sua loquacità è strabiliante! »

Scherzò James, sorridendo. Lo stesso fece Tom, che puntò subito lo sguardo su di lei, ancora una volta.

« Quando avrai smesso di fare il simpatico, fammelo sapere. Nel frattempo me ne torno a casa. »

Ma non fece nemmeno in tempo a muovere anche solo una gamba che un fotografo si posizionò davanti a loro, già pronto per scattare una foto.

Non poteva esserci disgrazia peggiore...

Si maledì la giovane Gascoyne, alzando gli occhi al cielo.

Osservò suo fratello per prima cosa, comprendendo i suoi movimenti e trovandosi, in pochi attimi, tra i due uomini.

Tom Hiddleston non ci pensò un attimo a poggiare una mano sul fianco di Alexandra, mentre fissava con un sorriso la macchina fotografica.

Non poteva di certo ribellarsi a quel gesto, così scostò i capelli rossi da una parte, preparandosi per fare una foto, ostentando un sorrisetto appena accennato.

James ringraziò il fotografo, e sua sorella approfittò del momento per voltarsi verso il suo amico.

« Sei solito mettere le mani dove ti pare? »

Chiese Alexandra con insolenza, mentre portò le braccia ad incrociarsi sul petto.

Tom venne preso di sprovvista, non sapendo cosa rispondere.

« Mi verrà tagliata la mano, per caso? »

Domandò a quel punto, incuriosito da quella reazione.

«Può anche darsi, Mr Hiddleston, può anche darsi. »

E pronunciate quelle ultime parole gli diede le spalle, sparendo tra la folla.

Tornare a casa, questo era ciò che desiderava dal principio, ma sembrava un'ambizione sin troppo illusoria.

Vagò. Vagò come una pecora smarrita evitando il fratello e il suo amico.

Più restava sola, più era in pace con se stessa.

Ciononostante il suo sguardo cadde casualmente su Tom Hiddleston. Stava ridendo con James, mentre teneva un calice di vino in mano.

Era davvero impeccabile nel suo abito elegante. Giacca grigia in tinta coi pantaloni e la cravatta, camicia bianca e sorriso perfetto.

Scosse il capo, alzando appena lo sguardo verso l'alto.

E' un uomo come tutti, pensò Alexandra, decidendo di uscire nel terrazzo che aveva adocchiato al suo arrivo, così avrebbe potuto finalmente fumarsi una sigaretta.

Non c'era nessuno, il vuoto più assoluto. Meglio così.

Estrasse accendino e sigaretta dalla sua pochette e si appoggiò alla ringhiera in ferro, dando un'occhiata a quel che stava accadendo sotto quell'enorme palazzo a un infinito numero di piani.

Il solito traffico serale, niente di che.

Inspirò ed espirò con fare annoiato, voltandosi verso la festa, quando, davanti a sé, si ritrovò l'impensabile.

« James mi schiavizza e mi dice di divertirti. »

Tom esibì un sorriso, passandole un bicchiere di champagne.

« E tu fai tutto quello che mio fratello ti dice? »

Domandò con sarcasmo, afferrando il bicchiere.

« No, mai, ma mi faceva una certa pena che stasera non ho potuto resistere e l'ho accontentato. »

Terminato il discorso, all'interno attaccarono una musica piuttosto ritmata che Alexandra trovò fastidiosa.

Eppure Hiddleston sembrava contento.

« Non balli, quindi? » chiese con uno sguardo che la donna non poté che interpretare come di speranza.

Alexandra rise alle sue parole, scuotendo il capo, prima di portare nuovamente alle labbra la sigaretta.

« Se stai cercando di invitarmi a ballare, mi spiace deluderti ma ballo solo con persone del mio stesso sesso. »

Aspirò, prima di lanciargli un sorrisetto falsissimo.

« Sono lesbica. »

Mantenne la sua più totale serietà, mentre penetrava con soddisfazione gli occhi di Tom Hiddleston.

A quel punto sopraggiunse un'altra risata: era James.

« La tua simpatia, Alexandra, non ha eguali! »

Esclamò il fratello con ironia, dando una lieve pacca sulla spalla all'attore inglese.

« Suvvia, una donna non può cambiare il proprio orientamento sessuale solo in una sera per salvarsi da un possibile ballo con uno sconosciuto? »

Non trattenne la sua lingua, indicando con una mano il nuovo giovane uomo appena conosciuto.

Poi aggiunse, acidamente.

« Io vado a casa James, sono stanca. »

Spense il mozzicone a terra, calpestandolo con la suola della scarpa.

Sorpassò entrambi senza aggiungere altro, e solo quando fu vicino alla porta che l'avrebbe ricondotta all'interno della festa si voltò con un mezzo sorriso.

« Piacere di averti conosciuto, Tom Hiddleston. »

E detto ciò sparì tra la folla


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Capitolo 2
*** Capitolo II - Messaggio due ***


II

- Messaggio due -





L'idea che Tom Hiddleston fosse amico di suo fratello la disgustava e terrorizzava al tempo stesso.

Sapeva perfettamente come fossero le amicizie di James: prima si trasformavano in semplici amici, poi diventavano dei fratelli non di sangue.

E sinceramente sperava non fosse così. Almeno non con lui.

Non c'era un vero motivo per tutta quella mal sopportazione nei confronti dell'attore inglese: forse era la sua celebrità, o forse quel sorrisetto fastidioso che rimaneva perennemente incollato al suo viso...

Non lo sapeva. Era solo certa che fosse così.

« Da quanto sei sveglia? »

Dal soggiorno in cucina comparve suo fratello mentre sbadigliava a bocca aperta e con una mano si stropicciava l'occhio destro.

« Quale grazia regale... »

Commentò sarcastica Alexandra fissandolo. Si sedette su una delle tante sedie che circondavano il tavolo, bevendo dalla tazzina di caffè che si era preparata prima.

« Come sei inglese... »

Osservò James, sedendosi a sua volta e appoggiando pigramente i gomiti sulla superficie lignea del tavolo.

« Tu lo sei solo perché il tuo» il suo viso assunse una smorfia per le parole che stava per pronunciare « caro amico lo è? »

« L'hai conosciuto solo una settimana fa e lo detesti così? »

Domandò ironico, aspettandosi una risposta che negasse palesemente le sue parole...

« Sì. »

e invece non fu così.

Alexandra si alzò dal tavolo, mettendo la tazzina dentro il lavandino, per poi voltarsi e lasciare suo fratello da solo.

Com'era patetico. Lui ed il suo amico.

***


Durante la mattinata, Alexandra prese la decisione di vedere a che punto fosse il suo vestito per l'imminente premiere che l'attendeva, prima di ricongiungersi col fratello per pranzo, in un piccolo ristorantino francese, che in realtà di piatti tipici non aveva nulla.

Era un posto piuttosto imbucato che non passava per una strada principale. Anzi, per raggiungerlo, era necessario svoltare diverse viuzze e finalmente si raggiungeva il posto.

Appena entrata nel locale si tolse gli occhiali da sole, cercando il viso familiare del fratello che pochi attimi dopo la chiamò con un cenno della mano.

« Santo cielo, che caldo! »

Esclamò sedendosi davanti a lui, facendosi aria con una mano.

« Non poteva andarci la tua agente a vedere il vestito? »

Alexandra scosse il capo, riprendendosi.

« Cat c'era, ma volevo essere comunque presente. E' a buon punto in ogni caso. »

Non si accorse tuttavia che sulla sedia posta accanto a lei c'era appoggiata una giacca. Probabilmente era del fratello, quindi anche se l'avesse notata non ci avrebbe dato peso.

Ordinò da mangiare per sé, giacché James l'aveva già fatto in precedenza e tornarono a chiacchierare per qualche minuto ancora.

Tuttavia all'improvviso, Alexandra non poté credere ai suoi occhi quando vide uscire dalla toilette un dannatissimo sorriso che conosceva bene.

Si voltò velocemente verso il fratello, con sguardo serio e gravoso.

« L'hai invitato tu? »

Domandò sibilando a denti stretti. Eppure la risposta non giunse mai, perché Tom Hiddleston si era già seduto, accanto a lei.

« Ehi! »

James per caso lo faceva appositamente?

« Se mi hai fatta venire qui » si rivolse al fratello « per annunciarmi il vostro fidanzamento, James, bastava che me lo comunicassi per telefono. » sbottò acidamente, spostandosi una ciocca rossa dietro l'orecchio.

Poi fissò Tom, ostentando un sorrisetto alquanto falso.

« Ciao Hiddleston. »

La sua acida simpatia, tuttavia, fece ridere entrambi gli uomini.

Alexandra lo guardò nuovamente, ma solo per un fugace istante. Come faceva ad essere così perfettamente sorridente? Era felice ventiquattro ore su ventiquattro o aveva avuto una paralisi facciale che lo costringeva ad avere i lati della bocca perennemente alzati?

E poi quando sorrideva mostrava un po' la lingua... che ribrezzo!

Le ordinazioni di James e Tom giunsero qualche minuto prima di Alexandra e quando suo fratello ebbe il piatto davanti non esitò a mangiare.

« Come sei poco cavaliere, James. Una donna si aspetta. »

Lo rimproverò l'attore inglese che, effettivamente, non aveva toccato forchetta e coltello per attendere che arrivasse la pietanza anche ad Alexandra.

Lei non disse nulla, si limitò a pensare a quanto, effettivamente, fosse stato cortese...

Poi scosse il capo, calcolando che in realtà era suo fratello ad essere un completo orso e che Tom Hiddleston era solo un comune educato essere umano.

Poco dopo, finalmente, tutti e tre poterono pregustarsi quel finto cibo francese e parlare un po'.

« Quindi la premiere di Sorrow è tra tre settimane? »

Domandò Tom, prima di bere dell'acqua dal bicchiere, rivolgendo una rapida occhiata ad Alexandra.

« Come sei ben informato... »

Fu la risposta di lei, sorridendo appena, ma era propensa a dirgli di più se suo fratello non si fosse intromesso per l'ennesima volta nel loro discorso.

« Ci andrà anche da sola, pensa » ridacchiò, quasi fosse divertito da quella constatazione. In realtà la sua risata aveva ben altri scopi.

Sua sorella lo fissò duramente.

« Sei infantile, James, cresci. » e con quelle parole, prese il tovagliolo che teneva appoggiato sulle gambe per potersi ripulire le labbra. « Vado in bagno. » Si alzò, rifugiandosi momentaneamente nella toilette.

Quanto detestava quando faceva il bambino in quel modo!

Si fissò in uno dei tanti specchi, guardando quanto la sua acidità, il suo cinismo, il suo sarcasmo non l'avessero mai condotta da nessuna parte.

Era sola. Chi c'era oltre a James e i suoi genitori che davvero potesse dire di amarla? Nessuno. E più ci pensava più trovava la cosa triste.

Con una mano si toccò i capelli ramati, cercando di risistemarli anche se erano perfetti così com'erano, mentre si ritrovò a sospirare pesantemente. Improvvisamente decise di voltare le spalle alla sua immagine riflessa sul vetro, richiudendosi dentro un bagno.

Rimase lì, senza far niente, come se fosse tornata adolescente con i suoi ormoni in circolo. Il problema vero era che James, certe volte, toccava punti della sua anima che non dovevano nemmeno essere sfiorati.

E siccome le era parso che volesse farsi beffe di lei, si era imbestialita ancora di più. Scosse il capo, cercando di riprendere la dignità che aveva perso per circa dieci minuti e decise di uscire, come se nulla fosse mai successo.

Tornò a sedersi al suo posto, spostando la sedia verso il tavolo e afferrando il bicchiere per portarselo alle labbra e bere.

Calò il silenzio da quando Alexandra tornò dal fratello e Tom per diversi minuti, fino a quando tutti non finirono di mangiare.

Al momento di pagare, ben sapendo che James le avrebbe offerto il pranzo, la giovane donna uscì per accendersi una sigaretta estratta dalla borsa, mentre si mise gli occhiali da sole scrutando i pochi passanti in quella stradina sconosciuta.

Ci vollero pochi minuti prima che i due uomini uscissero dal ristorante e, insieme alla donna, si incamminarono lentamente.

« Io ho parcheggiato la macchina al prossimo incrocio. Voi? »

Alexandra, nel porre quella domanda, non li guardò nemmeno, continuando a fumare e fissare il marciapiede verso il basso. Non aveva voglia di vedere lo sciocco sorriso di Hiddleston o la faccia da perenne ebete di suo fratello.

« Stesso parcheggio. »

Rispose Tom, aggiungendo di essere nella stessa macchina con James.

Calò il silenzio ancora una volta, fino a quando non giunsero al parcheggio indicato.

Gettata la sigaretta a terra, Alexandra salì in macchina senza dire nulla. Quando fu il momento di accendere il motore, salutò entrambi con una mano e se ne andò.

Forse era stata sin troppo scortese, forse no, ma il comportamento di suo fratello l'aveva irritata eccessivamente.

Prima di arrivare a casa fece diversi giri a vuoto rimanendo fuori casa per qualche ora, probabilmente per sbollentare quell'animo che era stato oltremodo stuzzicato.

Quando rientrò nell'appartamento di suo fratello, non trovò nessuno. Probabilmente James se ne sarà andato dalla sua fidanzata, una certa Helena. Ancora non capiva come potesse sopportare un bambino infantile come lui.

Poggiando la borsa su una poltroncina in salotto, notò con la coda dell'occhio la presenza di diversi messaggi sulla segreteria telefonica.

Chissà quali importanti chiamate riceverà il suo caro e amato fratellino!

Schiacciò il pulsante di avvio, mentre si spostò verso la sua stanza per prepararsi a fare una doccia.

La voce metallica della macchina annunciò i 2 messaggi presenti.

« Messaggio uno: E' una vergogna che entrambi i miei figli non mi chiamino mai, ora che sono oltreoceano! Sì, sono la mamma se non l'aveste capito. Fatevi sentire, grazie. »

Alexandra sospirò nel sentirla, ma in modo completamente sereno. Quella donna era del tutto fuori di testa e probabilmente suo fratello aveva preso da lei.

Ora che aveva ascoltato sua madre, poteva benissimo lasciar perdere l'altro messaggio – sicuramente di minore importanza – ed entrare finalmente in bagno.

« Messaggio due: Ciao James, sono Tom. Mi sono scordato precedentemente di dirti che mi spiace che tua sorella abbia reagito così. Pecchi di galanteria! » si sentì una lieve risata « Dille comunque che se mai avessi detto qualcosa di sbagliato mi dispiace, non desideravo di certo offenderla. In ogni caso ci sentiamo in settimana. Ciao »

Peccato che Alexandra fosse già sotto la doccia prima ancora che Tom Hiddleston cominciasse a parlare.





Hiddle's corner:

Bene, dopo un millennio torno ad aggiornare col secondo capitolo.

Vorrei inizialmente precisare che il film citato "Sorrow" è di mia invenzione. Non ho ricordi dell'uscita di un film con un titolo del genere. Comunque sarà fondamentale, visto che il film in cui Alexandra ha girato.

Per il resto non voglio tornare sul discorso delle recensioni, che ho ben già affrontato privatamente con ognuno di voi.


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Capitolo 3
*** Capitolo III - The Hollow Crown ***


Avvertenze: Come molti fan sapranno, in questo periodo Tom è a Detroit per girare un nuovo film «Only Lovers Left Alive» (a dirla tutti ieri sera si è spostato ma non ho ancora capito dove). In questa storia diciamo che questo film non è ancora stato girato, si sa solo una vaga notizia.




III

- The Hollow Crown -




Vivere a Londra non era poi così male, specialmente se suo fratello non era nei paraggi.

Aveva imparato a conoscerla da sola, visitando quel po' che poteva vedere, tra un'intervista e l'altra.

Purtroppo Sorrow la stava impegnando più di quel che aveva pensato e per quanto il suo soggiorno nella capitale britannica fosse una sorta di vacanza, Alexandra non era quasi mai libera.

Eppure quella sera si era ripromessa di non uscire per un impegno televisivo che non voleva perdersi.

L'aveva tenuto nascosto al fratello, il quale tuttavia aveva avuto dei sospetti gironzolando su Twitter.
C'era, da qualche giorno, un suo caro amico, un certo Tom, che continuava a menzionare avvisi su un film a episodi.
The Hollow Crown, gli pareva fosse il titolo. E guarda caso quel sabato sera c'era la prima parte di Henry IV.

« Alex, cosa fai questa sera? »

Le chiese James con finto interesse, mentre in realtà si stava preparando per uscire con la sua ragazza.

« Cercherò qualcosa da guardare in televisione. Tu non dovevi andare via? »

Domandò Alexandra tornando in salotto e afferrando il telecomando, quasi, per un attimo, temesse che James volesse prendere il suo posto.

« Avevo intenzione di guardare una partita di tennis. »
Lasciò la frase per un attimo in sospeso, giusto per poter assistere alla reazione della sorella.

« No. Tu esci, punto. »

Rispose tenendosi stretta il telecomando al petto. Non gliel'avrebbe ceduto per nulla al mondo. Non si sarebbe persa quell'appuntamento che ormai aspettava da un'intera settimana.

« D'accordo, d'accordo! »

Esclamò il fratello portando le braccia oltre la testa, arrendendosi alle minacce della sorella. Detto quello la guardò con un sorriso e afferrò le chiavi sulla mensola in entrata.
« Buona visione e... divertiti a guardare Tom! »

E con quelle parole uscì di casa.
Alexandra fissò la porta chiusa sorpresa: come faceva a sapere che avrebbe visto Tom Hiddleston nei panni del principe Hal?

Scosse il capo, cambiando sul canale della BBC2, attendendo solo l'orario.
Non guardava l'episodio per Hiddleston, no di certo!
Le piaceva Shakespeare e Jeremy Irons e trovava quella combinazione piuttosto interessante. Che poi ci fosse anche l'amico di James questo era superfluo.

Prima che la puntata andasse in onda, tuttavia, Alexandra dovette attendere molto tempo, causa una stupida partita di tennis.
Nell'attesa tuttavia, si sistemò dietro il computer, vagheggiando per un po'.

Era, in effetti, da un sacco di tempo che non faceva un salto nel suo account di Twitter. Forse perché non aveva ancora pienamente compreso come funzionasse o semplicemente perché non aveva mai avuto tempo per simili sciocchi gingilli.
Rimase piuttosto sorpresa dal numero consistente di persone che la seguivano rispetto all'ultima volta che vi aveva acceso, tuttavia non ebbe la voglia di controllare.


La puntualità della BBC2 è impressionante persino per una donna perennemente in ritardo


Non seppe con precisione la necessità di scrivere una cosa così sul suo account. Le venne piuttosto spontaneo e non pensò nemmeno di cancellarlo, troppo occupata a vedere quando il programma sarebbe arrivato.

E finalmente, dopo altri attimi di attesa, The Hollow Crown iniziò. Spense il computer e si distese sul divano.


***


Quando Alexandra si svegliò, si ritrovò distesa sul suo letto, sotto le lenzuola.
Non ricordava esattamente come fosse finita lì. Aveva solo qualche ricordo di lei che guardava la televisione da sola.
Si alzò con il busto, dando una piccola ravvivata ai mossi capelli rossi, prima di sbadigliare. Finalmente si levò dal letto, raggiungendo la cucina, dove vide suo fratello intento a leggere il giornale.

« Oh, finalmente ci siamo svegliati! »

Esclamò James, posando ciò che aveva in mano sul tavolo.

Subito, allarmata dalle sue parole, Alexandra controllò l'orologio appeso sopra il frigorifero.

« Come se mi fossi svegliata alle due del pomeriggio. »

Scosse appena il capo, accennando ad un lieve sorriso, per poi aggiunge.

« Sono arrivata volando fino a letto? »

« No, ti ci ho portato io. Quando sono tornato a casa eri sul divano a russare come una vera principessa delicata. Un vero peccato, perché ti sei persa uno speciale del film che ti sei guardata. » poi precisò « C'era Jeremy Irons che spiegava Shakespeare, o quel che era e... ops, anche Tom. »

Sorrise nel pronunciare il suo nome, lanciando un'occhiata d'intesa alla sorella.
Alexandra, d'altro canto, non poté che sospirare.

« Te l'ho già detto che sei infantile? E comunque non sai cos'ho guardato, quindi non vedo come questo possa interessarmi. »

Rispose, cercando di ignorarlo e prepararsi la colazione.

« Com'è andata con Helen? »

Chiese subito dopo, ma James su queste cose era molto più furbo di lei.

« Bene, ma non cambiare discorso. Sia io che i tuoi fan abbiamo intuito che ieri sera hai visto The Hollow Crown. »

Lei lo fissò sbalordita, richiudendo la mensola sopra il forno.
« Mi pedini anche su Twitter?! »

« Beh, sono tuo fratello e fino a prova contraria posso farlo. Almeno ti è piaciuto? »

Prima di rispondere, Alexandra pensò bene di fare scena muta, continuando ad armeggiare con la propria colazione, fino a quando non si sedette di fronte a lui.

« Bello. »

James la fissò, prima di ridere.

« Tutto qui? E Tom? »

« Tom cosa? »

Chiese, facendo finta di non aver capito, mentre con lentezza addenta una fetta di pane imburrata.

« Ti è piaciuto o no? »

Fissò suo fratello con un sopracciglio inarcato e uno sguardo superficiale.

« Non ho fatto molto caso al suo personaggio. »

La sua risposta fu, come al solito, fredda e disarmante. Almeno questo era quello che lei pensava. Gli aveva detto così perché semplicemente sapeva quanto suo fratello fosse una capra in ambito letterario, specialmente se si trattava di Shakespeare.
Tuttavia, quello di cui effettivamente non era a conoscenza, era che James, avendo un amico come Tom Hiddleston, aveva passato gli ultimi mesi a farsi un po' di cultura teatrale inglese.

« Ah... peccato che fosse il personaggio principale nell'episodio. »

Questa volta fu proprio Alexandra a trovarsi con le spalle al muro. Rimase con la bocca asciutta, senza una battuta pronta.

Continuò a mangiare in silenzio, non accorgendosi nemmeno del sorriso di James che, presuntuoso come sempre, aveva capito di aver vinto quella piccola battaglia.

La giovane donna si alzò da tavola e come se nulla fosse, sparì a vestirsi e prepararsi per la giornata.

" D'accordo, Alexandra, fai mente locale di quello che hai visto ieri sera e ignora il fatto che tuo fratello parla solo per dare aria alla bocca... "
Pensò distrattamente, mentre cominciava a svestirsi, cercando qualcosa di decente e, al tempo stesso, comodo da mettere.

Jeremy Irons magistrale come sempre. Un cast di attori eccezionali e un'ambientazione a dir poco splendida.
Dialoghi magnifici, tutto perfetto.
Ma c'era qualcosa che non quadrava nella sua mente: non riusciva ad incanalare la figura del principe Hal al suo interno. Eppure, come aveva detto James, era la figura centrale dell'episodio. Lo sarebbe stato la volta seguente e anche per Henry V.
Come poteva non avere nella mente Tom Hiddleston?
Appunto era lui e questo bastava a tutto!

Come poteva pensare James che la sera precedente aveva desiderato guardare The Hollow Crown semplicemente per la sua parte?

Che sciocco!
No, troppo cordiale: che idiota!

Rimase con quei pensieri per il resto delle ore seguenti e, quando finalmente uscì dalla doccia, decise di perdere ancora un po' di tempo davanti al computer, quindi si diresse in salotto dove la sera prima aveva lasciato il computer spento.
Trovò avvinghiati sul divano, suo fratello ed Helen. Lei era carina quanto la ricordava, ma lui... diamine era proprio un orso in tutti i sensi!

« Felice di rivederti, Helen. Sappiate che non intendo spostarmi da qui, quindi se i vostri atteggiamenti dovessero farsi più intimi, c'è sempre la stanza di James da usare. » e con un'ulteriore punta di sarcasmo aggiunse. « E mi raccomando, chiudete la porta! »

E con quelle parole si sedette davanti al suo computer, trovandolo tuttavia già acceso.

Quanto le piaceva essere così... così crudele con suo fratello, specialmente se era convinto di aver avuto la meglio su di lei.

« La simpatia di Alexandra non è adorabile? »

Domandò suo fratello ad Helen con un sorriso di circostanza, mentre entrambi si alzarono dal divano.

« Senti, prima di andare a copulare, c'è qualcosa qui che non capisco. Perché quest'icona lampeggia? »

Alexandra indicò lo schermo, lasciando posto al fratello. Era lui quello tutto pane e tecnologia: era già tanto se lei sapeva usare il suo telefono!

Non si accorse che James aveva cominciato a ridacchiare, da quando si era seduto, tanto presa com'era a scambiare quattro poche parole con la sua fidanzata. Forse avrebbe fatto meglio a notarlo, visto che quando si tolse dalla sua postazione, afferrò il braccio di Helen e fuggì in camera sua, chiudendo la porta con un leggero tonfo.

Alexandra li osservò sparire così celermente, chiedendosi il perché di tanta fretta. Forse un desiderio impellente di fare sesso?

Scosse il capo, tornando a sedersi, ma un urletto le uscì dalle labbra quando fissò lo schermo.
« James! »

Tuonò a gran voce, sperando che facesse la sua comparsa in soggiorno. Ma non fu così.

Lo odiava, lo odiava con tutta se stessa adesso. Perché doveva essere così dannatamente infantile e stupido?
E soprattutto perché ora sullo sfondo del suo computer aveva messo un wallpaper di Tom Hiddleston?







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Capitolo 4
*** Capitolo IV - Signor Sorriso ***


IV

- Signor Sorriso -








Secondo Alexandra, la cosa fastidiosa delle premiere era esattamente l'orario.

Avrebbe preferito di gran lunga che si tenesse di sera e non che cominciasse il tardo pomeriggio, sotto un sole cocente com'era toccato in quello sventurato giorno.

Era scesa dalla macchina con il suo meraviglioso vestito bianco firmato Elie Saab. Persino il profumo che indossava portava lo stesso nome e suo fratello, nel vederla, era rimasto abbastanza basito.

Le piaceva moltissimo, era molto elegante ma, perché per James c'era sempre un ma, non rispecchiava la personalità chiusa e quasi antipatica di Alexandra.

Tuttavia lei aveva palesemente compreso come a nessun giornalista o fan interessasse il carattere di una donna famosa come lei, quando in ballo c'erano altre priorità che sicuramente riguardavano il suo fisico.

Cominciò a muovere i primi passi, portando il piede sinistro a calpestare il tappeto rosso sotto di lei.

Indossò quella perfetta maschera, fatta di sorrisi appena accennati e occhi soddisfatti da tutta l'attenzione che stava ricevendo.

Riuscì a compiere qualche movimento prima di fermarsi e lasciare che dei fotografi scattassero delle foto, mentre Cat, la sua assistente, finalmente la raggiunse.

« Prego che questa serata si concluda velocemente che sono stanca. »

Ammise Alexandra, avvicinandosi alle transenne per firmare qualche autografo.

« Sei appena scesa dalla macchina e già ti lamenti? »

Cat era, oltre la sua agente, una sua cara amica che l'aveva seguita nel suo percorso cinematografico.

Con lei poteva sentirsi in piena libertà di parlare, quasi fosse una sorella e non vi erano molti segreti tra loro.

« Sono stata informata sull'arrivo di Emma Hiddleston, se ti interessa saperlo. » le disse, rimanendole accanto, mentre l'attrice si fermò a fare una foto con qualche ragazza. « Ed è accompagnata dal fratello. »

Alexandra non poté che sgranare gli occhi, avvicinandosi a passo svelto.

« Stai scherzando? »

Sul suo viso apparve una certa smorfia. La stava forse pedinando? E perché sua sorella era lì? Certo, era risaputo che alle premiere non partecipavano solo gli attori del film, tuttavia quella notizia sembrava averla smontata completamente.

« Ecco, ora hai un motivo in più per rimanere. »

La sua agente sapeva degli ultimi casuali incontri che aveva avuto con l'attore inglese in compagnia di suo fratello e sapeva anche come lei non lo sopportasse, per qualche ragione insolita.

« Hai voglia di fare battute di spirito? » chiese sarcastica Alexandra, abbandonandola per altre richieste da parte dei fotografi, ma poi aggiunse. « E quando arriva? »

« Sono già qui, sei tu ad essere in lieve ritardo. »

E in effetti era così. L'evento era cominciato circa quaranta minuti prima e lei non aveva intenzione di presentarsi puntualmente.

« E' già tanto che non abbia ritardato di due ore, cosa che avrei potuto fare benissimo. Devi ringraziare James per questo. »

Rispose in modo arcigno, scuotendo il capo.

Per i seguenti metri di tappeto rosso, venne sottoposta a diverse interviste riguardo al film e al suo personaggio, tuttavia non prestò davvero attenzione alle domande che le porsero, poiché il suo sguardo vagava tra i presenti, in cerca di SorrisoPerenne Hiddleston e di sua sorella.

E finalmente li vide entrambi. Lui, in un vestito impeccabile nero, con le mani in tasca e una risata fresca stampata sulle labbra e davanti evidentemente sua sorella, che riuscì a riconoscere dall'aspetto.

Non sembrava così propensa alle risate come suo fratello anzi, di primo acchito, pareva persino simpatica. Ma non voleva giudicare un libro dalla copertina, cosa che invece faceva con Tom Hiddleston, senza rendersene conto.

Per una qualche fortuna, Alexandra riuscì a ricongiungersi con altri membri del cast e venne così distratta dall'amico di sua fratello, sottoponendosi a una serie di foto di gruppo.

Cat le aveva detto che prima o poi avrebbe dovuto salutarlo, che sarebbe stata una cosa inevitabile. E invece lei non ne aveva voglia e si sarebbe impegnata per lottare e vincere contro il destino.


***

La proiezione del film era stata fantastica e per Alexandra, che vedeva il montaggio completo per la prima volta, fu una meravigliosa sorpresa, quasi fosse una bambina che andava al cinema con i suoi genitori.

Erano le undici e mezza di sera e ormai la premiere era agli sgoccioli.

C'erano ancora le ultime foto da scattare con altri attori e, secondo Cat, era arrivato il momento di salutare Emma Hiddleston.

Non fece nemmeno a tempo a pensare a quel che la sua agente le aveva detto che si ritrovò davanti entrambi i fratelli.

Si presentò a dovere, con un lieve sorriso sulle labbra, mentre Alexandra lanciò una rapida occhiata a Tom.

« Io e mio fratello volevamo farti i complimenti per il tuo ruolo. »

Disse Emma, rimanendo accanto al fratello il quale, fino a quel momento, non aveva fatto altro che ostentare una di quelle sue solite espressioni che Alexandra non riusciva a sopportare.

« Grazie, davvero. Spero che il film in sé vi sia piaciuto. »

Parlò stranamente con sincerità, ma forse perché sua sorella era lì e non voleva farlo sfigurare davanti a lei.

Purtroppo non riuscì ad ottenere una risposta, giacché venne chiamata per scattare altre foto.

Pregò fossero le ultime, poiché era sinceramente stanca e l'unica cosa che voleva fare era sdraiarsi sul suo letto e farsi una bella rigenerante dormita. Probabilmente avrebbe dovuto sottostare alle domande di James, ma avrebbe potuto sistemarlo con una cuscinata, cosa che in realtà non poteva fare contro i fotografi, benché avrebbe voluto. Anzi, pensare di poter lanciare loro solo un cuscino era anche un pensiero piuttosto clemente...

Quando finalmente si liberò da quei piccoli obblighi formali, credette di tornare a parlare con Emma Hiddleston, ma il fato, almeno così Cat avrebbe pensato, la portò al cospetto del Signor Sorriso.

« Devo cominciare a pensare che mi stai pedinando? »

Ora che l'aveva davanti, poteva constatare con i suoi stessi occhi quanto fosse alto e quanto lei si sentisse un esserino inferiore.

« Ho solo accompagnato mia sorella. Ma chissà, potrebbe anche essere! »

Esclamò portandosi le mani in tasca e ridendo.

Ma perché doveva farlo sempre?

Alexandra scrollò le spalle, alzando gli occhi al cielo.

« E comunque stavi meglio in Henry V con la barba » simulò il gesto di toccarsi il mento « che senza. »

Perché quella confessione improvvisa? Che le era passato per la mente?

Ecco, era palese che fosse stanca e per questo non sapeva cosa diceva. La spiegazione logica a tutto quanto!

« Oh immagino. Quindi adesso che sono senza sto male? »

Chiese lecitamente Tom, imitandola nel movimento precedente. Si stava divertendo, evidentemente, poiché gli si leggeva negli occhi una luce compiaciuta.

« Esatto! »

Rispose Alexandra con tono quasi lunatico, imbronciando appena la sua espressione. Se desiderava essere lodato, lei era l'ultima persona che avrebbe potuto soddisfare il suo desiderio.

In realtà non lo pensava davvero. Oggettivamente Tom Hiddleston era un bell'uomo e anche senza barba stava bene. Era elegante, fine e, a quanto pareva, divertente: peccato che ad Alexandra questa sua ultima caratteristica non andasse a genio.

James, come se fosse una piccola adolescente in preda ad un attacco ormonale, fantasticava su di loro e su quanto in realtà insieme avrebbero formato una bella coppia.

Alexandra non poteva che essere in disaccordo e poi detestava quando suo fratello desiderava mettersi in mezzo. Qualche volta dimenticava persino come si era conclusa l'ultima relazione sentimentale della sorella, scordandosi della sua terribile ricaduta. Ma in cuor suo sapeva che James non aveva trascurato quell'avvenimento, poiché lui era stato il primo a consolarla.

Non avrebbe ignorato così facilmente l'esperienza che aveva avuto con Peter Argent, uno scrittore di origini francesi, che aveva provato una certa soddisfazione nel vederla soffrire quando si erano lasciati.

E il fatto di ripensare a lui in quel momento le ricordò di quanto continuasse a sorridere, come faceva Tom.

Era forse quella la chiave della mal sopportazione che aveva nei suoi confronti?

Probabile, dato il carattere abbastanza scontroso e permaloso di Alexandra.

Stava incolpando l'attore inglese di qualcosa che non aveva fatto e di cui era all'oscuro. Infantile, da parte sua, in effetti.

« James mi ha detto che presto partirai per New York. »

Fortunatamente Tom la risvegliò da quei ricordi che in realtà non avrebbe più voluto affrontare ma che, prima o poi, sarebbero stati nuovamente risvegliati.

« Sì, le riprese per il nuovo film cominceranno ad Agosto e le mie apparenti vacanze stanno per finire. »

« Spero, allora, che potremmo rivederci. »

Tom ostentò un altro sorriso e per l'ennesima volta Alexandra storse le labbra.

« Tanto sappiamo entrambi che prima o poi ti presenterai a casa mia, complottando con mio fratello... »

Ed effettivamente era vero. Con James nulla era certo!

Qualche minuto più tardi lo salutò, insieme a sua sorella e poi si ricongiunse con Cat, verso la strada di casa.

Alexandra era stanca, si massaggiò gli occhi, facendo sbavare di poco il trucco.

« Alla fine vi siete parlati... »

La sua agente buttò lì la frase, attendendo una risposta.

« Possiamo evitare di parlare di Tom Hiddleston per un attimo?! »

Sbottò Alexandra, abbassando il finestrino per respirare un po' d'aria fresca.

Almeno per un solo secondo non voleva sentire parlare di lui, non chiedeva poi così tanto.

« Almeno ammetti che avevo ragione! »

Lei non rispose, ma effettivamente era così.





Hiddle's corner:

Oh miei cari lettori... spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento!

Dalla grande ondata di recensione dei primi due capitoli, mi sono ritrovata a tre con lo scorso: ma come, mi avete abbandonata così?
Immagino che le vacanze vi stiano prendendo. Le mie sono alquanto noiose, perché la connessione al pc non funziona e mi devo limitare al telefono (sì, sono riuscita a inserire esattamente dal cellulare il capitolo, trasportandolo dal computer... mi sento un dio *
autostima che dura qualche attimo*)
Mi piacerebbe conoscere l'opinione di molti lettori silenziosi, tanto per capire se questa storia è una schifezza o posso continuarla tranquillamente.
Spero di poter aggiornare in fretta, almeno qui in montagna non ho nessuno che mi assilla ogni due secondi e posso scrivere in pace!

A presto miei lettori,


Charlie

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Capitolo 5
*** Capitolo V - Addio ***


V

- Addio -





Alexandra si stava preparando per partire per New York, cominciando a riordinare tutti i vestiti di cui necessitava. Sarebbe stata via diversi mesi e per sua fortuna avrebbero girato solamente in quella città. Dal giorno della Première, ed erano passate due settimane, aveva iniziato a studiarsi il copione per bene, poiché desiderava essere pronta al meglio. Quella volta avrebbe dovuto interpretare una donna dalla doppia personalità, con una qualche mania omicida e, da quel che aveva letto, persino cannibale.
Insomma, un personaggio degno di nota!

Sarebbe partita l'indomani e James l'avrebbe accompagnata all'aeroporto, mentre per quella sera si era lasciata convincere a partecipare ad una piccola festicciola organizzata da alcuni amici di suo fratello, in un attico appena fuori Londra. Non era proprio aperta campagna, ma almeno non c'erano i rumori assordanti della città e, in un certo senso, si poteva stare tranquilli che nessuno avrebbe importunato gli invitati.
In tutto quel tempo, comunque Alexandra non aveva più visto Tom Hiddleston.
Fortunatamente non l'aveva nemmeno sentito nominare, eccezion fatta per quando era tornata a casa dalla Première, quando suo fratello le aveva fatto le canoniche domande.

Una vera e propria fortuna!

Decise di farsi una fresca doccia, benché le temperature londinesi si fossero abbassate abbastanza drasticamente. Voleva togliersi dal corpo la vita di Londra che aveva vissuto per quelle settimane insieme al fratello, per prepararsi ad una nuova esperienza.
Lati positivi?
Non avrebbe più rivisto o sentito solo parlare di Tom Hiddleston e questo la rinfrancava, sinceramente. Da quando aveva ripescato i ricordi di Peter Argent, aveva pensato a Tom in modo ancora negativo.

Ma adesso basta, non voleva più tornare su quel discorso, nemmeno con i pensieri.

Entrò in doccia e si abbandonò alla tranquillità dell'acqua che scorreva sulle mattonelle verde acqua.

Una vera pace.

Fu piuttosto rapida e prima di uscire dal bagno si legò un asciugamano attorno al seno, senza asciugarsi i capelli.

Si diresse verso la cucina, ignorando il fatto che suo fratello fosse in soggiorno, andando a curiosare dentro il frigo.

« James, hai preso tu l'ultima birra che era rimasta? »

Dalla stanza si levò una voce, che nascondeva un certo divertimento.

« Sì, ma non l'ho finita tutta. »
Era come se stesse ridendo, ma Alexandra non volle sapere. Era strano, di tanto in tanto, ma oramai ci aveva fatto l'abitudine da più di vent'anni.
Chiuse la portina del frigo, raggiungendo il fratello quando, improvvisamente lanciò un urletto: seduto nel divanetto di fronte a James c'era esattamente Tom.

Si portò le mani alle labbra, data la sorpresa, ma non fu abbastanza rapida da tenersi l'asciugamano che quello, in attimo, scivolò a terra.
Sia il fratello che il suo amico la fissarono con occhi sgranati, ma poco dopo James scoppiò a ridere: Alexandra era rimasta sconvolta nel vederlo lì, ma quello che ancora più la scioccava era il fatto che fosse completamente nuda davanti a loro, incapace di raccogliere celermente quell'asciugamano che ancora giaceva a terra.

Tom le diede subito le spalle, scuotendo il capo, intimando James di smetterla di ridere. Eppure un lieve sorriso si formò sulle sue labbra. Durò qualche attimo, ma nessuno lo vide.

« Io... io... vi odio tutti e due! »

Esclamò istericamente la giovane donna, riprendendo quel che aveva lasciato sul pavimento e scappando in camera sua. Si chiuse a chiave, quasi temesse che qualcuno sarebbe potuto entrare.

Poggiò la schiena alla porta, sospirando pesantemente. Erano forse impazziti entrambi?!
Perché James non le aveva detto che era lì? Perché lui non si era presentato?
Alzò lo sguardo che, fino a quel momento, aveva tenuto abbassato, notando il suo stesso riflesso sullo specchio che aveva posizionato vicino all'entrata della sua stanza.

Non poté fare a meno di notare come un lieve rossore si fosse stanziato sulle sue guance e il suo respiro fosse accelerato. A che stupido gioco stava giocando suo fratello?
Diamine, ora Hiddleston l'aveva vista... così, come sua madre l'aveva fabbricata!

Cos'avrebbe pensato? Era grassa, vero? Con i capelli bagnati e un po' di matita colante ai lati degli occhi... che disastro!
Santo Cielo...

No, Santissimo Cielo, perché preoccuparsi di cose futili come queste?
Scrollò le spalle dandosi della sciocca, cominciando a vestirsi e prepararsi per la festicciola organizzata da un amico di suo fratello.

Probabilmente, cominciò a riflettere mentre si sistemava il vestito a fiorellini, anche Tom sarebbe venuto, se era lì. Perché era lì per qualche motivo... non di certo per vederla nuda, o almeno così sperava.
Quando, qualche ora dopo, uscì finalmente dal suo nido, tutta agghindata perfettamente, ritornò in cucina con aria superiore, facendo finta che non fosse accaduto nulla.
Purtroppo non fu in grado di controllare ancora il lieve rossore sulle guance che, ancora una volta, la tradì a sua insaputa.
Evitò di guardare Hiddleston, quasi non esistesse, e si concentrò su James.
« Allora, andiamo? »

Tossicchiò appena, prima di parlare, raggiungendo la porta ed evitando sempre lo sguardo dell'attore inglese. Non attese nemmeno una risposta ed uscì, dirigendosi verso la macchina del fratello. Fece per salire nel posto davanti, quando James la bloccò.
« Alex, c'è Helen con noi e sai quanto soffra di mal d'auto. »

« Lei non soffr- »

Ma venne bloccata nuovamente dalle sue parole e dallo sguardo tirato che aveva suo fratello.

« E stai dietro, facendo compagnia al povero Tom. »

Aggiunse, trasformando la sua impacciata espressione in una più soddisfatta, dando un lieve bacio sulla guancia alla sorella, quasi per addolcirla.
Dalle labbra di Alexandra uscì un « Ti odio » ma fortunatamente fu solo James a sentirlo e così, sbuffando come una vecchia teiera, salì dietro, incrociando le braccia e le gambe.
Lasciò che il vetro del finestrino accanto a sé attirasse la sua attenzione, mentre sentì la portiera opposta aprirsi e richiudersi velocemente.
Attesero Helen ancora qualche minuto e quando entrò in macchina, finalmente partirono.
Avrebbe dovuto sopportare una mezz'ora di macchina con suo fratello alla guida e la sua compilation di Michael Jackson, l'ingenua Helen, che in realtà non soffriva di mal d'auto e Tom Hiddleston, che l'aveva vista senza veli qualche ora prima.

Attese l'esatto momento in cui il Re del pop lanciasse uno dei suoi più potenti acuti in Smooth Criminal, per voltarsi e rivolgersi all'uomo alla sua sinistra.

« Facciamo finta che quello che hai visto non è mai successo, ok? »

Era seria in quel che diceva e, al tempo stesso, imbarazzata.

Ad un tratto fu anche sorpresa, perché sul volto di Tom non sostava nessun sorriso, anzi, pareva coscienzioso delle parole che stava pronunciando.

« Davvero, ti giuro, mi dispiace tantissimo. »

Si portò una mano al petto, come per enfatizzare maggiormente le sue scuse.

« Se avessi saputo » continuò « non avrei esitato a voltarmi. Perdonami. »

Alexandra, e non riuscì a capire come quello potesse essere possibile, si perse in quel discorso poiché la sua concentrazione si versò su qualcosa di più materiale.
Tom aveva delle bellissime mani. Lunghe, longilinee.

Da pianista.

Lei poté notare le vene fuoriuscire leggermente, delineando la figura della mano sinistra che ancora giaceva sul suo petto.

Si riprese, scrollando le spalle, annuendo alle sue parole. Rivolse lo sguardo verso il finestrino e, per tutto il viaggio, lo ignorò.

Il tempo fu piuttosto lento ma quando arrivarono, Alexandra scese dalla macchina, rifugiandosi nel piccolo attico degli amici di suo fratello.

Si immerse subito in quella festicciola, dove notò subito da bere disposto in un lungo bancone. E una fastidiosa musica quasi da discoteca in sottofondo.
No, forse doveva rimanere a casa a riposarsi per il viaggio del giorno successivo.

Tuttavia una voce a lei conosciuta, che la salutò, la costrinse a voltarsi: era Julia, una vecchia amica inglese di James, che aveva conosciuto al suo arrivo in Inghilterra, quando aveva cominciato la sua carriera da piccolo produttore cinematografico.

Si salutarono, come se non si vedessero da secoli e secoli e rimasero a parlare in tranquillità.
Alexandra si trovò isolata dal gruppetto con cui era arrivata, fino a quando non si sentì stringere il braccio proprio da James.

« Potresti anche comportarti meglio, lo sai vero? »
Quello di suo fratello sembrava davvero un rimprovero, anche perché sul suo viso non c'era alcuna traccia di ilarità.

« Ad esempio? Mettermi in un angolo e... pomiciare con Helen? »

Palesò il suo pensiero, allontanandosi di un passo da lui e liberandosi dalla sua presa.

« Almeno potresti fargli compagnia, non credi? »

« Smettila di fare il fratello maggiore che non sei! » Alexandra lo ammonì, apparentemente, prima di continuare « E mi pare che si stia comunque divertendo anche senza la mia inutile presenza. »

Lo indicò proprio dietro di lui, mentre sorrideva con altre persone.

James fissò l'amico, prima di tornare a guardare sua sorella.

« Si può sapere perché ti comporti così con Tom? »

E la risposta fu immediata.

« Perché lo odio! »

Lo disse con tono deciso e a denti stretti, ma abbastanza udibile anche per l'interessato che, nel frattempo, si era avvicinato alle spalle di James.

« Sentimento audace. »

Riuscì a dire Tom, ostentando un sorriso. Non sembrava per nulla offeso da quelle parole, ma Alexandra non lo conosceva così bene da poter capire se quel che aveva detto lo avesse realmente ferito.

James si portò una mano sulla fronte, quasi fosse imbarazzato da quella scena. Eppure non desiderava affatto che finisse così quel che ancora non era iniziato.

« Oh sì, sono capace di odiare, signor Hiddleston. Credevi che non ne fossi in grado? »

Alexandra fu diretta, rivolgendosi di fronte a lui e non rendendosi assolutamente conto dell'esagerazione delle sue parole.
« Detesto il tuo sorriso, lasciatelo dire con franchezza. »

E a quelle parole, Tom sorrise ancora di più, in modo decisamente più espansivo del precedente.

« Ti ho appena detto che odio il tuo sorriso e tu continui a... sorridere? »
Lei, in aggiunta, pensò che fosse idiota e che non usasse il cervello in modo corretto.

« Di certo non posso cambiare me stesso solo perché non ti piace quel che faccio. »

La risposta di Tom infastidì Alexandra così tanto che non poté rimanere davanti a lui un minuto di più. Diede le spalle sia lui che a suo fratello e li lasciò da soli, mentre la musica annullava completamente il rumore dei suoi passi.

Non aveva, in realtà, qualche parola adatta per poter ribattere con forza alle sue ultime. Anzi, era rimasta spiazzata dalla sua capacità di mantenere il controllo e restare tranquillo di fronte ad una simile accusa.

Quel che riuscì a fare fu bere qualcosa e rimanere in silenzio.
Come rovinare una semplice festa in poco tempo!

Per le restante ore cercò di dimenticare quel che gli aveva detto, ma la risposta di Tom tornava e ritornava ad importunarla come il peggiore degli incubi.

Fortunatamente la stanchezza le diede il colpo di grazia e poté rivolgersi a suo fratello per chiedergli di tornare a casa.

James fu comprensivo, ma non le rivolse parola alcuna e chiamò sia Helen che il suo amico.

Il viaggio sembrò, secondo Alexandra, più lungo di prima. Non c'era Michael Jackson al lettore cd e nessuno parlava, nemmeno suo fratello con la sua fidanzata.
Lei, d'altro canto, rimase a fissare fuori dal finestrino per tutto il tempo, osservando senza attenzione il paesaggio baciato dall'oscurità.

Socchiuse gli occhi, sperando che James premesse maggiormente sull'acceleratore. Sognò già il suo letto, New York, il suo nuovo film e la tranquillità.
Ma quando li riaprì, si rese conto che erano ancora a metà strada.

Voltò appena il capo di lato, per vedere cosa il suo vicino stesse facendo e notò come fosse, a sua volta, concentrato a fissare fuori dal finestrino, sorreggendosi il mento con una mano chiuso a pugno.

Era serio, poteva vederlo chiaramente.

Si mordicchiò il labbro inferiore, pentendosi di quel che aveva detto. Era stata sempre sfrontata in vita sua, ma forse quella sera aveva esagerato. Tuttavia non voleva chiedergli scusa. Non era donna che ritrattava quel che diceva.

Ancora qualche minuto e finalmente il motore della macchina venne spento davanti a casa loro.

Alexandra salutò Helen e con un cenno di capo James, che l'avrebbe riportata a casa, mentre Tom scese dall'auto, poiché la sua era parcheggiata nel marciapiede accanto.

La macchina di suo fratello ripartì poco dopo e i due rimasero da soli.

Non sapeva cosa fare.
Tenne il capo abbassato e notò con la coda dell'occhio che lui non si era spostato.

« Buonanotte e buon viaggio per domani. »

Disse lui, chinando la testa, come se fosse un buon gentiluomo dell'ottocento, pronto sempre a mostrare la propria galanteria.

Ma a fermare i suoi passi, che già lo stavano portando alla sua macchina, fu la voce di Alexandra stessa.

« Aspetta... »

Sospirò nel dirlo, alzando finalmente la testa e appurando che era riuscita a bloccarlo.

« Vuoi aggiungere altro alla nostra precedente conversazione? »

Stranamente, e non se lo aspettava, fu lui a parlare, rimanendo serio. Forse ora si stava rendendo conto di averlo ferito o, almeno, toccato nel profondo.

« No. »

Niente scuse, niente scuse...

« Volevo chiederti scusa. »

Ecco.

A quelle parole, inaspettate, Tom arcuò le sopracciglia, ma poi le riabbassò mordicchiandosi il labbro inferiore.

Troppo presa dalla situazione del momento, Alexandra allungò una mano in sua direzione, mantenendo un'espressione piuttosto rigida. Non aggiunse altro alle sue scuse e quello sarebbe bastato.
Eppure Tom, invece di una semplice stretta di pace, avvicinò la mano afferrando la sua.
Si piegò leggermente col busto e andò a posare galantemente le labbra sul suo dorso.

Alexandra, nel vederlo chinato, approfittò per sgranare gli occhi, incredula del suo gesto.

Allora James aveva ragione a dire che era un gentiluomo. Non stava semplicemente scherzando...
Sentì le guance avvampare improvvisamente e sperò che non si fossero imporporate com'era successo quello stesso pomeriggio in camera sua.
Ma la fortuna non sembrava girare dalla sua parte, poiché fu certo che l'attore inglese se ne accorse, dato il sorriso che si formò sul suo volto.
Sembrava che non ricordasse più quel che gli aveva urlato alla festa, ma Alexandra non capì che quella era una piccola maschera che Tom riuscì ad indossare magistralmente.

Le sue parole erano state dure e lei non poteva capire quanto fosse difficile dover digerire in poco tempo un'accusa del genere, senza un perché o una spiegazione valida.

Lentamente indietreggiò, lasciando che la sua mano ricadesse delicatamente sul suo fianco.

« Arrivederci, Alexandra. »

Si voltò verso la sua macchina, quando la giovane Gascoyne decise di avere l'ultima parola su di lui.

« No, Hiddleston, è un addio. »

E dette quelle parole, gli diede le spalle e rientrò velocemente in casa.

A New York l'avrebbe dimenticato.
A New York Tom Hiddleston non sarebbe più esistito.




Hiddle's corner:

Miei amatissimi fan,

mi avete reso orgogliosa con lo scorso capitolo, leggendo i vostri commenti. Sono davvero contenta che la storia vi stia piacendo e spero che questo – turbolente – capitolo.
Sono dolente, non ho risposto a nessuno di voi, ma cercate di comprendermi: sono solo al cellulare e faccio seriamente fatica, oltre che prima o poi diventerò cieca dato lo schermo mignon del mio cellulare.
Tuttavia, per chi aveva accennato al fatto che volesse leggere di più, ho allungato il capitolo del doppio: non so, le parole uscivano e i personaggi non volevano più stare zitti!

Dal prossimo capitolo Alex sarà, come avrete capito, a New York, quindi Tom non ci sarà o almeno non direttamente.

Se non ho sbagliato a fare i calcoli, dovrebbero essere due i capitoli ambientati a NYC, a meno che non avrò altre ispirazioni.

Ribadisco, spero vivamente che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e... se odiate Alexandra, sappiate che non siete le sole XD Io ormai ho un rapporto odi et amo con lei!

A presto,

Charlie


ps. giusto perché magari qualcuno non si ricorda o sbadatamente non ha letto la trama breve della storia, Gascoyne è il cognome di Alexandra e James.

Ah e un sincero grazie a chi ha cancellato così coraggiosamente il suo critico commento. Me ne sono accorta solamente adesso. Forse si sentiva in colpa...

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Capitolo 6
*** Capitolo VI - Peter Argent ***


VI


- Peter Argent -





Prima di abituarsi all'orario di New York, Alexandra impiegò esattamente tre giorni a riprendersi. Il viaggio andò a meraviglia, la sua stanza d'albergo era perfetta e lei si sentiva finalmente tranquilla e in pace con se stessa.

Aveva sentito suo fratello qualche ora dopo il suo arrivo, ma la loro conversazione fu piuttosto breve anche perché, ma non ne fu pienamente sicura, Alexandra ebbe la vaga percezione che James fosse arrabbiato con lei.
Di certo non aveva trattato Tom nei modi migliori, ma lui non sapeva di come i suoi saluti finali si erano conclusi e non avrebbe nemmeno dovuto.

Se gliel'avesse detto di certo sarebbero tornati sulla questione, ma lei si era ripromessa che per tre mesi non avrebbe dovuto più parlare di lui, né sentirlo nominare.

Eppure Alexandra non poteva sapere quanto questo suo desiderio fosse irrealizzabile perché, prima o poi, qualcosa avrebbe riportato Hiddleston alla sua memoria.

Per quel giorno aveva preso l'impegno di chiamare in camera una parrucchiera: per esigenza di copione, avrebbe dovuto tingersi i capelli di nero il che, senza che se ne rendesse conto, l'avvicinava ancora di più a Tom, quando aveva dovuto cambiare colore, da biondo a nero, per la parte di Loki.

Fortuna che non le venne in mente, o probabilmente avrebbe persino insistito per convincere il regista a cambiare opinione!

Era dell'idea che dare una ventata d'aria fresca alle proprie abitudini le avrebbe fatto bene, per quanto fosse innamorata dei propri capelli ramati.

Nell'attesa si era posizionata al computer, aspettando che sua madre si collegasse a Skype per quella famosa videochiamata che le aveva promesso al suo arrivo nella Grande Mela.

Attese relativamente poco, poiché qualche attimo dopo riuscì ad intravedere sullo schermo del suo portatile la figura di Eileen Gascoyne: portava degli enormi occhiali da vista, che giacevano pigramente su un simpatico nasino che Alexandra aveva ereditato da lei.

« Ci sei riuscita, finalmente! »

Scherzò sua figlia, poggiando pigramente la testa sul palmo della mano.

Era da molto tempo che non tornava a casa in Australia e ogni tanto aveva un po' di nostalgia, ma non poteva permettersi di andare avanti e indietro da un capo all'altro del mondo. E al momento si accontentava del prodigioso potere della tecnologia.

« Gli Stati Uniti ti inacidiscono figlia mia! »

« Non dovrebbe essere una sorpresa allora. Come state? »

« Benissimo, tuo padre ha ripreso a sistemare la barca a vela! »

« Digli che non faccia troppi sforzi, come al suo solito però. »

Detestava quasi non essere vicino a loro, ma non poteva fare magie e nemmeno James, anche se sembrava non fare niente dalla mattina alla sera...

« Oh, non fare la bacchettona come al tuo solito! »

La rimproverò sua madre, ridendo scherzosamente. Il sorriso di suo fratello era stampato sul suo viso e Alexandra non poté che scuotere la testa nel vederla così allegra e spensierata.

« Comunque » proseguì, senza lasciar tempo alla figlia di rispondere. « Indovina chi si sposa? »

Alexandra arcuò le sopracciglia, facendosi seria.

« Non sono un'indovina, mamma. Chi? »

Poté chiaramente notare la donna emozionarsi dall'altra parte dello schermo, quasi fosse uno dei suoi stessi figli a sposarsi.

« Tua cugina Lauren! Non è incredibile? Il suo fidanzato le ha chiesto di sposarla la settimana scorsa e tra un mese andranno a vivere insieme! »

« Spero tu non ti sia fatta la stana idea di vedermi in Chiesa, perché sai quanto sono impegnata! »

Sua madre farfugliò qualcosa di incomprensibile, imbronciandosi appena.

« Ma è tua cugina, potresti fare uno sforzo, no? »

« Mamma, lo sai quanto io sia occupata ultimamente. Non posso spostarmi da New York per i prossimi tre mesi. Falle le congratulazioni da parte mia e tanti cari saluti. »

Rispose in modo sbrigativo, agitando una mano come a voler spezzare quella conversazione che non le andava molto a genio.

Tutti parlavano di sposarsi tra i suoi parenti e gli unici che ancora non si erano dati una mossa erano proprio James e Alexandra.

L'unica consolazione di sua madre era che almeno il figlio minore era impegnato da molto tempo con Helen, mentre la maggiore non voleva saperne in alcun modo. Poté persino giurare che la parola "matrimonio" le facesse ribrezzo.

Rassegnata, Eileen guardò sua figlia attraverso quello schermo con sguardo sconsolato.

« E tu? »

« Io cosa, ma'? So già dove vuoi andare a parare con questo discorso. La mia risposta è no, non c'è nessuno. Sono felice da sola, grazie tante! »

L'importante è che sua madre non nominasse chi lei aveva in mente...

« Ma tuo fratello mi ha detto che hai una qualche simpatia con quell'attore che era in quel film con un tizio col martello. »

ecco, lo sapeva!

« Il titolo del film è Thor, il tizio con il martello è Chris Hemsworth e l'attore di cui parli tu si chiama Tom Hiddleston. E per la cronaca, non credere a quel che dice James. » disse tutto d'un fiato, dando una leggera ravvivata ai capelli. « Ora scusami, ma sta per arrivare la parrucchiera. »

In tutto quel tempo, tuttavia, sua madre non ebbe il tempo di pronunciare una singola parola, ma fu in grado di elaborare qualche giusto pensiero. E poi avrebbe potuto sempre contattare il figlio in Inghilterra per poter sanare la propria curiosità.

« Certo certo. Non rovinare troppo la tua chioma selvaggia! »

Scherzò, preparandosi a chiudere la videochiamata anche se, probabilmente, avrebbe impiegato una decina di minuti prima di trovare il tasto di chiusura.

« Tranquilla, farò una cresta viola e verde al centro e mi farò rasare ai lati. Ciao! »

E malamente chiuse lo schermo del computer, senza preoccuparsi di uscire da Skype o sentire la risposta di sua madre.

Quando diventava pedante lo era per davvero!
Fortuna che si era ripromessa di non parlare più di lui per tre mesi e neanche dopo tre giorni che era lì, aveva dovuto pronunciare lei stesso quel nome che tanto avrebbe voluto dimenticare.


***


Le riprese sul set del suo nuovo film erano cominciate e, secondo la modesta opinione di Alexandra, si stavano svolgendo al meglio.

Il tempo le sembrava volare, forse più del dovuto, ma era essenzialmente contenta della propria recitazione e di tutto l'impegno che stava mettendo nel suo lavoro.
Sembrava che passare ore davanti ad una macchina da cinepresa le impedisse di pensare a ciò che si era proibita anche solo di nominare.
E funzionò alla grande.

Arrivava a casa alla sera che era stanca e si coricava subito, alla mattina, invece, si svegliava con la buona voglia di fare.
E c'era persino una novità: Cat le aveva confermato per la settimana seguente un nuovo servizio fotografico insieme ai membri del cast e lei aveva trovato la cosa decisamente divertente, contando il fatto che non ne faceva da molto tempo.

Quel giorno, tuttavia, prese la decisione di fare una pausa e andare a pranzare in solitudine in un piccolo ristorantino poco distante da Central Park.
Si fece accompagnare da un altro suo agente fino a destinazione, con la promessa che poi lei l'avrebbe richiamato per farsi riportare in albergo.

Si sedette ad un tavolo all'interno, ringraziando la presenza dell'aria condizionata e dall'assenza di molti clienti.

Dopo essersi tolta gli occhiali da sole e averli riposti dentro la borsa, Alexandra fece scorrere lo sguardo dentro il piccolo locale, fino a quando una figura a lei molto nota attirò la sua attenzione.
No, non poteva essere lui. Sarebbe stata una coincidenza sin troppo casuale...

« Peter? »

Provò, arcuando un sopracciglio e attendendo una risposta. Per una qualche strana ragione, il cuore cominciò a batterle forte nel petto, quando invece avrebbe dovuto sentire una morsa di tensione e ribrezzo attanagliarle lo stomaco.

L'uomo in questione si girò: era Peter Argent, il suo ex.

Sul volto di lui si dipinse un immenso sorriso e subito si alzò per raggiungerla.
« Alexandra! »

Si chinò per baciarle una guancia, senza aspettare che lei muovesse un solo muscolo e a quel punto l'attrice si risvegliò da un momento di confusione generale.

« Cosa ci fai qui? »

Peter prese la parola per primo, rimanendo in piedi, fino a quando lei non gli fece cenno di sedersi e prendere il posto parallelo al suo.

« Lavoro, tu? »

Di tutte le persone che si aspettava di trovare in un piccolo ristorantino come quello, a quell'ora e soprattutto in quel periodo, Peter era l'ultimo della lista.
Aveva, anzi, calcolato che non l'avrebbe più visto, dato il modo in cui si erano lasciati l'ultima volta che si erano incontrati. Ed erano passati anni.

Ma il suo inconfondibile accento restava lo stesso.

« Stesso motivo, chérie. Sono appena arrivato, ti va se pranziamo insieme? »

Come poter rifiutare? In fondo era sempre cordiale e non sarebbe stato molto educato da parte sua dirgli di no. Pertanto, Alexandra accettò di buon grado e lasciò che la loro conversazione prendesse pian piano vita.

Le apparve diverso, ma non solo dal punto di vista fisico. Certo, non aveva più l'inconfondibile barbetta che lo caratterizzava quando si frequentavano e, anzi, sembrava davvero un bravo ragazzone. Tuttavia a sorprenderla fu il modo di porsi con lei: posato, garbato. Amabile in tutti i sensi.

Eppure non poteva lasciarsi ingannare così facilmente da un sorriso smagliante e un look completamente nuovo.
Doveva pur sempre ricordare quanto avesse sofferto per quella relazione. L'unica e vera che aveva mai avuto.
Peter Argent fu il primo ragazzo di Alexandra. I loro rapporti durarono per cinque anni, ma lui aveva iniziato a trattarla con arroganza dopo tre di convivenza insieme. E fu esattamente grazie a James, il quale la supportò nel momento del bisogno benché fosse molto più giovane e, da un certo punto di vista, inesperto, che riuscì a farsi forza e cercare di cambiare un po' la situazione.
Ma a manovrare il timone era Peter e lui decise di dare la colpa della loro rottura a lei.

Eppure quella non era esattamente l'occasione per rimembrare un passato così buio ed oscuro.
Quando entrambi conclusero il loro pasto con una tazzina di caffé, Peter la osservò con un misto di curiosità in volto.

« Allora, frequenti qualcuno? »

Quella domanda colse di sorpresa Alexandra, tant'è che si trovò a sgranare gli occhi senza nemmeno rendersene conto.
Le sue parole furono totalmente disarmanti e la giovane donna riuscì solo a boccheggiare per qualche secondo, senza sapere che risposta dargli.

Eppure era così semplice!
In quel momento Alexandra pensò a Tom. Un'immagine le comparve improvvisamente nella mente agli occhi e in un battito di ciglia scomparve.

« N-no... no, nessuno. Tu? »

Chiese piuttosto velocemente, ritrovando la sicurezza che aveva perduto qualche minuto prima.
Perché aveva temporeggiato nel parlare? Non era impegnata con nessuno, quindi bastava un semplice e secco
no.
Tuttavia la cosa più strana era stata quella piccola visione. Non doveva pensare a lui, se l'era promesso. Era stata forse la domanda di Peter a metterla a disagio? Sì, probabilmente era così.

Non ascoltò la risposta dell'uomo che aveva davanti, anche perché cominciò un piccolo monologo, come al suo solito.

E di nuovo tornò alla sua mente l'attore inglese. Ricordò per un attimo il suo sorriso, che tanto detestava e la sua attenzione cadde nuovamente sulle sue mani, com'era successo in macchina, prima di raggiungere l'ultima festa a cui aveva partecipato.

Erano perfette. Lunghe come piacevano a lei e le davano la sensazione di possedere un tocco delicato.

Chissà cosa sarebbe successo se avessero sfiorato il proprio viso..

Alexandra si trovò a trattenere un sospiro, prima di risvegliarsi e abbandonare quei pensieri che di certo non si confacevano per nulla con le sue idee e le sue convinzioni.

« Stai per caso arrossendo per quel che ho detto? »
Peter la prese nuovamente contropiede, sbilanciandosi con un nuovo sorriso.

Santo Cielo, ci mancava solo che le sue guance fossero arrossite al pensiero di Tom!
« Probabilmente sarà il caldo! »
Esclamò con una risatina piuttosto nervosa, mentre decise che quello era il momento adatto per andarsene e chiamare il proprio agente. Così, dopo aver tirato fuori dalla borsa il suo cellulare, aggiunse.

« Scusami, devo tornare in albergo, ma è stato bello rivederti. »
Ammise con una certa sincerità, mentre frugò nuovamente per cercare il portafoglio.
All'improvviso, però, Peter pose una mano sul suo braccio, bloccando ogni sua intenzione.

« Lascia stare, offro io. »

Da quando era diventato così gentile?
Tralasciò quella domanda e accettò di buon grado la sua offerta, prima di cominciare a comporre il numero sulla tastiera del telefono.

« E' possibile vederci ancora? »
Chiese, senza lasciarle tempo di ringraziarlo per il gesto appena compiuto. Era una buona idea? Perché se doveva uscire con lui per dimenticare Tom, allora aveva già perso in partenza.
Ma avrebbe potuto provarci.
« Perché, no? »
Alexandra sorrise spontaneamente, come forse non faceva da molto tempo, prima di dare indicazioni al proprio agente di raggiungerla.
Una volta conclusa quella breve telefonata, cercò una penna nella sua borsa a tracolla e trascrisse su un tavolino qualcosa per Peter.

« E' il mio numero. Chiama quando vuoi e se sono libera usciamo. »
Non si era ancora resa conto di tutta quella spontaneità e forse era un bene, poiché altrimenti si sarebbe accorta di cosa stava facendo.

Si salutarono dandosi dei baci sulle guance e poi ognuno prese la propria strada.
Se solo James avesse saputo ciò che stava accadendo...




Hiddle's corner:
Miei lettori, perdonate l'immenso ritardo ma mi ero bloccata a metà capitolo!
Volevo ringraziare chi ha recensito, chi ha inserito tra i preferiti, seguiti e chi ne ha più ne metta. Davvero, un bel grazie a tutti voi!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, benché Tom non sia presente. Purtroppo non lo sarà nemmeno nel prossimo ma trovo che sarebbe un po' irrealistico se si incontrassero sempre!
In ogni caso, mi farebbe davvero piacere sapere la vostra opinione. E poi... che ne pensate di Peter Argent?

A presto,
Charlie

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Capitolo 7
*** Capitolo VII - Affare fatto ***


VII

- Affare fatto -






Il cellulare cominciò a squillare nell'esatto momento in cui Alexandra tentava di mettersi gli orecchini di perla che sua madre le aveva regalato per una di quelle occasioni madre-figlia che solo i Gascoyne sembravano conoscere.
Non appena riuscì a scovare il telefono dentro la borsetta, rispose senza controllore il numero.

« Sì? »

« Tutto bene? »
Riuscì a riconoscere la voce di Peter e, istintivamente, si mordicchiò l'interno guancia.
« Scusami, scusami, sono in ritardo ma sono già in macchina.»
Parlò piuttosto velocemente, stirando appena le labbra e sperando solo che il suo interlocutore non la prendesse troppo male.

« Non so se posso attendere ancora... »

Le rispose, ma Alexandra riuscì subito a catturare il sarcasmo delle sue parole e lasciò che un sorriso si disegnasse sul suo volto.

« Mi farò perdonare, promesso! »
Esclamò, prima di chiudere la chiamata. Sarebbe arrivata da Peter entro breve e spendere altre parole al cellulare sarebbero state inutili. Per sua fortuna... perché non riuscì a sentire il «Lo spero proprio.» dell'uomo, dall'altra parte del telefono.

Non era ancora riuscita a confessare a se stessa quanto fosse stata bene quei mesi in compagnia di Peter. Erano usciti e si erano comportati da ottimi amici.
Ma evidentemente Alexandra aveva gli occhi velati e la mente troppo presa dal proprio lavoro, perché non riuscì a captare come il suo ex stesse facendo di tutto per farla capitolare ai suoi piedi ancora una volta.

Aveva comprato una collana, costosa di prima vista, che lei, da quando l'aveva ricevuta, aveva accettato di portare ogni giorno.

Alexandra trovò tutti quei gesti estremamente gentili ma evitò comunque di accennare il tutto a James che, probabilmente, avrebbe dato di matto nel saperlo.
Finalmente la macchina si fermò e Cat, che fino a quel momento aveva guidato senza pronunciare una sola parola, si voltò verso i posti posteriori.

« Sei sicura? »

« Perché non dovrei esserlo?»

La sua agente alzò un sopracciglio, storcendo appena la bocca. Era davvero così cieca?

« Puoi sempre chiamarlo e dirgli che hai trovato traffico o che non ti senti più così bene. »

Alexandra sospirò, sistemandosi il ciondolo che portava al collo, prima di sorriderle fintamente. Era strano come Cat, da quando aveva cominciato a uscire con Peter, continuasse a evitare ogni loro incontro e se all'inizio aveva accettato questa cosa di buon grado, adesso stava esagerando.

« Smettila e vai un po' a divertirti. Ne hai bisogno. »

E con quella frase acida, in grado di ferire anche la roccia più dura, Alexandra uscì dalla macchina, richiudendo la portiera con forza.

Purtroppo Cat non era così forte, ma questo non sembrò fermare l'attrice australiana.
Svoltò qualche angolo e alla fine lo trovò.
Era impeccabile in quell'abito semplice. Peter aveva cominciato a vestirsi più elegantemente da quando si erano lasciati e questo ad Alexandra non sembrò dispiacere per niente anzi, lo trovava ancora più affascinante di quanto ricordasse.

« Deliziosa ed incantevole! »

La sua voce giunse alle sue orecchie dolcemente e Alexandra non poté che sorridergli, avvicinandosi velocemente e schioccandogli un bacio sulla guancia, come vecchi amici.

« Non esageriamo, o dovrò darti ragione! »
Per quella sera lo scrittore francese l'aveva invitata in un piccolo ristorantino che sembrava conoscere abbastanza bene, giacché le aveva detto che avrebbe avuto dei tavoli riservati solo per loro due, lontano dalla calca newyorchese. Lei era effettivamente soddisfatta di quella scelta e, anzi, preferiva la tranquillità al caos più totale. E sembrava persino che Peter comprendesse i suoi pensieri. Dopotutto erano stati insieme per anni e lui la conosceva meglio di chiunque altro estraneo.

Finalmente raggiunsero il loro tavolino e si sedettero uno di fronte all'altro.
« Vedo che porti la collana... »

Appurò Peter con un sorriso soddisfatto, mentre le indicava con l'indice il collo.

Alexandra, di riflesso, chinò il capo, prima di rivolgergli un'innocente risata, mentre con la mano sinistra prese a giocherellare con l'oggetto prezioso che indossava.

« E' bellissimo, non potevo non metterlo. »

Per quanto quella situazione fosse tranquilla, ovvero il fatto che lei uscisse con Peter come amica, non la tranquillizzava, anzi. Si sentiva a disagio, ma un disagio quasi positivo, poiché più di una volta si rese conto che, mentre lui la fissava, il cuore aveva iniziato a battere irregolarmente, quasi fosse emozionata da tutte quelle novità.

Parlarono per un po', del più e del meno, di cose futili che, apparentemente non avevano senso.

Ma prima o poi tutto sarebbe valso a qualcosa.
Ordinarono pietanze diverse e, come se fossero una coppia, assaggiarono a vicenda i propri piatti, mentre continuarono a tergiversare placidamente, lasciando che la sera calasse completamente sui loro discorsi.

La situazione che si era creata era oltremodo pacifica e, detto con sincerità, Alexandra si sentiva bene.
Aveva passato, per dirlo in modo abbastanza grossolano, tre mesi in compagnia di Peter e ormai stare con lui stava diventando una deliziosa abitudine. Contando che era sinceramente simpatico, molto di più di quando stavano insieme.

Usciti dal ristorante, si dedicarono a una piccola passeggiata dirigendosi a passo piuttosto tranquillo verso Bryant Park. Alexandra rideva e scherzava con estrema ingenuità, non rendendosi conto di quanto le sue azioni fossero palesemente sciocche.

« Allora, tra un mesetto torni a casa... »

Peter attese che lei si sedesse su una delle tante panchine del parco, prima di farlo a sua volta.

« Se per casa intendi Londra, allora sì. Ma finalmente mi stabilisco in un posto mio e non dovrò fare il parassita da mio fratello.»

« E finalmente » riprese le sue parole, voltandosi verso di lei. « Qualcuno avrà un compleanno da festeggiare. »
Alexandra storse le labbra, ma non riuscì a trattenersi dal non ridere.
Era vero, avrebbe presto compiuto ventinove anni e già immaginava cosa suo fratello non avrebbe organizzato. Sperando solo che non combinasse disastri come al suo solito.

« Potresti venire. »

Propose l'attrice, semplicemente, come se nulla fosse.

« Credo di dover tornare a Parigi, ma un salto potrei anche farlo. »
Peter le sembrò così disponibile che la sua risposta non poté che farle piacere.

La loro serata si concluse qualche minuto dopo e quando lo scrittore francese si offrì di riaccompagnarla a casa, Alexandra ebbe il buon senso di non accettare, informandolo che Cat sarebbe passata a prenderla come promesso.

Lui rimase ad attendere che la sua agente arrivasse, approfittando di quegli ultimi attimi insieme per ammirare quanto la bellezza particolare non fosse appassita dopo cinque anni.

« Oh, eccola! »
Esclamò vedendo la macchina di Cat arrivare e facendole segno con una mano. Si voltò quindi verso Peter, con un luminoso sorriso ma leggermente stanco.

« Grazie per la serata, davvero. »
Si protese in avanti, donandogli un bacio sulla guancia destra. Gesto innocente.
Non fu altro che la goccia che fece traboccare il vaso, ma Alexandra ancora non lo sapeva.

« Bonne nuit, ma chérie. »

E con quelle parole, Alexandra salì in macchina.

Calò il silenzio, non appena la portiera posteriore venne chiusa con un leggero tonfo, ma Cat non poteva non chiederle come era andata quella serata che non approvava. E poi era il minimo, contando che le stava facendo da tassista.

« Allora?»

« Sono stanca, Cat, ti racconto domani. »

E la conversazione morì all'istante.


***


Il regista e il produttore non erano stati di parole e Alexandra riuscì a tornare a Londra con un mese di ritardo.
Ad accoglierla nella sua nuova casa c'era un pungente Dicembre e un James che aveva visibilmente qualcosa da dirle, mentre l'aiutava a sistemare gli ultimi scatoloni.

Non era un appartamento, era una dimora a due piani, vera e propria e tutta per lei: grande e spaziosa.

« Allora, sei venuto per dirmi cosa di preciso? »

Suo fratello aveva una strana luce negli occhi, come se fosse emozionato.

« Pronta? »
Chiese, poggiando un piccolo pacco a terra. Si avvicinò a lei e le prese una mano, mentre un sorriso dall'aria ben poco intelligente sostò sulle sue labbra.
Alexandra si preoccupò all'inizio ma l'espressione di James le fece comprendere quanto fosse inutile agitarsi per nulla.
« Sarò papà. »

Quelle parole le arrivarono addosso come un secchio di acqua ghiacciata.
Padre? Lui? L'uomo più infantile della terra?
« Mi stai prendendo per il culo? »
Domandò sgranando gli occhi, incredula oltre ogni dire.

Come poteva essere possibile?
James scoppiò a ridere e cominciò a scuotere la testa, quasi fosse divertito dallo scetticismo di sua sorella.

« Certo che no. Helen è incinta! E' di cinque mesi. »

Prima ancora che potesse dire qualcosa sullo stato della sua fidanzata, Alexandra si trovò ad aggrottare le sopracciglia.
Ed era anche basita, perché evidentemente appena lei se n'era andata si erano dati parecchio da fare!
« Cinque mesi e me lo dici solo ora? »
La sua voce non celava più sorpresa, ma quasi un senso di fastidio.

Suo fratello si umettò le labbra e sciolse la propria mano con quella di sua sorella, facendo scemare il sorriso che si stava portando appresso da quando era arrivato da lei.

« Tu non mi hai detto di Peter Argent e io non ti ho detto di tuo nipote. »

Ed ecco il comportamento infantile!

« James, sono due cose completamente diverse! E poi chi ti ha detto di Peter? »
Quello era un punto fondamentale, anche perché l'unica persona che poteva saperlo era...

« Cat me l'ha detto. »

appunto.

In un attimo sentì il sangue ribollirle lentamente e fu costretta a chiudere gli occhi per non dover dar di matto.
Come aveva potuto raccontarglielo? Chi era lei per impicciarsi degli affari suoi?
« E' tua amica, ha fatto bene ad avvisarmi. Ma sei abbastanza grande e vaccinata per arrangiarti e incasinarti la vita da sola. »

Era sua amica, questo era vero, ma non avrebbe dovuto.

« Non mi sto incasinando niente. » disse, ripetendo le sue parole. « Peter è un amico, tutto qui. »
Non si stava rendendo conto di come continuasse a ribadire lo stesso concetto più a se stessa che agli altri, quasi non riuscisse a capacitarsi di quanto fosse accaduto a New York e di quanto lo scrittore francese fosse cambiato.

« D'accordo, d'accordo... la vita è tua e decidi tu. »

Ripresero, come se nulla fosse, a sistemare le ultime cose di casa, lasciando cadere entrambi gli argomenti.
Solo qualche oretta dopo, quando James decise che era giunto il momento di tornare a casa, Alexandra lo accompagnò alla porta, sospirando per quanto si erano detti precedentemente.

« Bambino o bambina? »
Chiese, appoggiandosi allo stipite della porta, prima di chiudersi nel suo maglioncino scuro per ripararsi dall'aria fredda.
Suo fratello sorrise appena, massaggiandosi il collo quasi fosse a disagio per l'argomento trattato

« Non si sa ancora, continua a girarsi e quindi non si riesce ad individuarne il sesso. Ma conto già che sia una femmina! »

Alla fine Alexandra doveva essere contenta: presto sarebbe stata zia e avrebbe potuto coccolarsi sua nipote - o suo - quanto avrebbe voluto. Ma c'erano ancora troppi pensieri che non le permettevano di apprezzare una notizia così gioiosa.

« Comunque sappi che sto organizzando la tua festa, che ovviamente faremo qui. »

« Lo so, lo so. E gli invitati? »
Era curiosa di sentire cosa le avrebbe risposto, perché sapeva che prima o poi avrebbe nominato Peter.

« Soliti amici, anche se Cat mi ha detto che vuoi invitare Argent. »

Eccolo lì!

« E lo farò, stanne certo. »

James allungò una mano in sua direzione, quasi a voler suggerire un qualche patto.

« Allora rimaniamo d'accordo così. Se tu inviti Argent, io invito Tom. »
Per un attimo ebbe un tuffo al cuore.
Tom.
Si era dimenticato davvero di lui?

Alexandra voleva Peter alla festa e per uno strano caso in quel momento volle anche Tom Hiddleston. Così tese la propria mano verso il fratello e la strinse con decisione.

« Affare fatto. »










Hiddle's corner:
Ok, insultatemi come desiderate.

Ho pubblicato in mega ritardo e sono assolutamente dispiaciuta. Fortuna che qualcuno mi aveva chiesto di essere più frequente... e invece. Sono un disastro, lasciatemelo dire!
Spero, invece, che questo capitolo non sia proprio da buttar via.

Devo dire che da quando sto leggendo "50 sfumature di - sto ca**o – grigio" ho sempre il terrore di finire per scrivere in quel modo che trovo assolutamente obbrobrioso. Se mai fosse così... avvisatemi e cancellerò la storia, distruggerò il computer e mi lancerò da una finestra.
Per il resto, che dire... ho aumentato il rating in arancione, giusto perché dovevo farlo all'inizio, ma mi sono sempre dimenticata. Bhe, ci sarà un motivo per cui il rating è arancione, no? *sghignazza*
Poi... stavo nuovamente pensando che il titolo è veramente osceno. Volevo cambiarlo, ma poi ho pensato che tutti conoscono la storia così e quindi amen, pazienza.


Altra cosa che ci tenevo a dirvi, anche se magari a voi non interesserà per niente: per la prima volta, da quando sto scrivendo storie, non so come finirà Black Heart. Davvero. E' angosciante non sapere cosa scriverò nell'ultimo capitolo, se ci sarà un seguito o niente, se finirà bene o male e COME finirà.
Spero di aver presto le idee chiare, davvero .___.


Comunque non credo che in questi giorni riuscirò a pubblicare qualcosa... e devo dirvi che il 25 agosto parto e sto via fino al primo di settembre, quindi se mai non riuscissi ad aggiornare prima del 25, mi spiace ma dovrete aspettare un po'. Nel frattempo, dato che sarò al mare con delle amiche, tengo le dita incrociate con la speranza di incontrare qualche Oakley xD E poi mi farò un bel po' di idee per la storia, non vi preoccupate.

Che altro aggiungere se non il canonico 'fatemi sapere che ne pensate'?
A presto,

Charlie


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Capitolo 8
*** Capitolo VIII - New York ti ha cambiata, Alexandra? ***


VIII

- New York ti ha cambiata, Alexandra? -








La notizia dell'arrivo di un bambino – o bambina, ancora non si sapeva – aveva quasi sconvolto Alexandra.

Aveva cercato di assimilare al meglio quella notizia, ma l'idea che James potesse diventare padre era così ridicola che non le sembrava ancora vero.

« … ma nemmeno io avevo intenzione di rimanere incinta qualche anno fa, però è successo. E, ogni giorno che passa, mi convinco sempre più che sia una cosa meravigliosa. Tu non credi? »

« Come? »

« Alex, mi stai ascoltando? »
L'espressione di Helen, lasciava chiaramente ad intendere come Alexandra non le stesse prestando attenzione, benché fossero sedute una di fronte all'altra, nel salottino della casa di suo fratello.

« Mh, scusa... »

Mormorò, prima di sospirare qualche attimo dopo. Era probabilmente l'unica scettica della famiglia. Persino sua madre, quando l'aveva scoperto, aveva urlato di gioia, promettendo di arrivare a Londra prima di Natale per vedere, sue testuali parole, "i nuovi genitori e dare una sonora strigliata ad Alexandra".
E tutto questo perché non era impegnata con nessuno. Quando avrebbe avuto quarantanni sua madre cos'avrebbe fatto?

Lasciò perdere quei suoi discorsi mentali, cercando di recuperare la concentrazione per rivolgersi poi ad Helen.
« Di un po'... sei più presa dalla tua festa che da altro, vero? »

Ovviamente Alexandra non avrebbe mai potuto dirle che in realtà stava pensando alle capacità inesistenti di James di fare il padre, così si ritrovò ad annuire con un leggero sorriso stampato sulle labbra.

Eppure, ora che ci rifletteva, si accorse del vero problema.

Tom Hiddleston e Peter Argent nello stesso luogo?

« Devo ammettere di sì. I soliti problemi... »

Tuttavia non sembrava aver convinto Helen, poiché lo sguardo della donna appariva tutt'altro che soddisfatto, data la sua risposta.

«... ci sarà abbastanza spazio? Ci sarà abbastanza cibo? Queste cose, insomma. »
Cercò di trovare delle scusanti per coprire il vero motivo delle sue preoccupazioni, anche se sembrava non esserne in grado.

Non aveva immediatamente calcolato che James, probabilmente, aveva raccontato tutta la vicenda Peter-Tom ad Helen e che quindi i suoi vaghi tentativi di sviare il discorso non avrebbero mai portato a nulla.

« Non dovevo invitarli entrambi, vero? »

Chiese, come se potesse ricevere una risposta ad una domanda tanto semplice quanto complessa.

« Allora perché hai dato la possibilità che James invitasse Tom? E' la tua festa, potevi dire di no. »

Suggerì Helen, alzandosi e spostando nel divanetto opposto, accanto ad Alexandra.

« Mi sono comportata male con lui, senza dargli una spiegazione sensata. Ed ero innervosita dalla sua presenza senza un vero e proprio motivo. »

Parlò tutto d'un fiato, senza mai scostare lo sguardo dalle mani che teneva congiunte sul grembo. Era una confessione a se stessa. L'ammissione di una colpa.

Il motivo esisteva ed era Peter, ma da quando l'aveva incontrato a New York le considerazioni negative che aveva sempre avute su di lui erano svanite nel nulla.
E allora che senso avrebbe dovuto odiare Tom?

« E' il minimo che possa fare. »

« Dio mio, Alex, stai parlando come se avessi commesso chissà quale reato! »
Esclamò con una risatina, prima di averle dato una leggera spintarella sulla spalla.
Stava esagerando nel parlare così?

« Sappi che è colpa del tuo adorato fidanzato. Mi istiga a fare azioni buone. E comunque questo pomeriggio gli dirò della festa, anche se James sicuramente gliene avrà già parlato.»

« Per telefono? »
Alexandra scosse la testa.

« No, ci incontriamo a un bar. »
Calò improvvisamente il silenzio.
Tom Hiddleston si vedeva con Alexandra Gascoyne ed era stata quest'ultima a scegliere di trovarsi?

Il mondo cominciava a ruotare nel verso opposto?

« Puoi anche esprimerti! Mio fratello me l'ha suggerito e a me non piace comunicare questo genere di cose per telefono e di conseguenza questo è il risultato»

Helen sorrise.
Forse il piano di James di far avvicinare i due non era poi così impossibile.



***


A metà strada si era già pentita di essere lì e la tentazione di fare marcia indietro, salire in macchina e tornare a casa era così forte che per trattenersi dovette pensare solo a cosa James le avrebbe detto se non si fosse incontrata con Tom.

Così, con un minimo di determinazione in corpo, entrò in un bar che avevano scelto come ritrovo e che entrambi avevano convenuto fosse il luogo ideale per parlare senza essere interrotti.

Inizialmente non lo vide, e istintivamente guardò lo schermo del cellulare per capire se fosse troppo in anticipo o, addirittura, troppo in ritardo.
Eppure, quando alzò lo sguardo dal telefono, notò un sorriso che avrebbe riconosciuto tra mille.
Tom Hiddleston era seduto in fondo al locale e con una mano alzata in segno di saluto. Non ci volle molto prima che si alzasse dalla sedia, per raggiungerla, ancora con quell'espressione stampata sul viso.
Una volta arrivati l'uno di fronte all'altro, nessuno dei due seppe cosa dire e Alexandra trovò la cosa piuttosto imbarazzante.

Fu in quel momento che le venne in mente come a New York si ritrovò a pensare a lui.
A lui e alle sue mani.
E tutto ciò in compagnia di Peter, perché?

Cercò di assumere un'espressione tranquilla, nascondendo l'idea che si era ripresentata, ovvero l'attore inglese e lo scrittore francese alla festa.

« Sei più biondo di quanto ricordassi. »

Esordì, ostentando un leggerlo sorriso.

Pessimo come inizio.

« E tu più mora. Devo ammettere che non mi aspettavo di vederti per un bel po'. »

Non era l'unico a pensarlo. Se fosse stato per lei, probabilmente non avrebbe più rivisto Tom Hiddleston, o almeno avrebbe evitato di farlo.
Specialmente visti gli ultimi avvenimenti con Peter e le mani dell'inglese.
Probabilmente l'aria americana non le aveva giovato e insieme allo stress accumulato per il suo film, il risultato era stato una forte confusione.

Si sedettero ad un tavolino, quasi come fossero buoni amici.
Ma avrebbero potuto esserlo?
Alexandra non si era mai posta quest'interrogativo, infatti l'idea di vedere Tom come suo confidente non rientrava nei suoi piani di vita e, se mai ci avesse pensato, probabilmente ci avrebbe riso sopra.

A rompere il ghiaccio, tuttavia, fu lei.

« Immagino che James ti abbia già accennato il... discorso della festa. »

Hiddleston annuì, con un sorriso appena delineato sulle labbra, ma la lasciò proseguire con il discorso, senza interromperla.

« Quindi, come ben saprai » enfatizzò molto quelle ultime parole « sei stato invitato a partecipare. »

« E sembra che la cosa ti faccia molto piacere! »

Commentò Tom con una sottile vena di ironia che Alexandra catturò all'istante.

Probabilmente a farla esitare così tanto era stato il dialogo avuto quella mattina con Helen, riguardo a Peter e, in modo molto più specifico, Tom.

L'idea che si incontrassero, che si conoscessero la mandava in confusione e avrebbe persino preferito cancellare la festa, piuttosto che vederli parlare.

Considerato anche che probabilmente alle loro conversazioni si sarebbe aggiunto James, riversando tutto l'odio che provava verso Argent, riuscendo, magari, influenzando l'attore inglese.

Bel casino.

« Se non mi facesse piacere, non avrei fatto tutta questa strada per venire a dirtelo di persona. Ma se non vuoi venire, sei libero di non farlo. »

Concluse con un sorrisetto piuttosto falso, annesso ad un ridicolo battito di ciglia.

« Ci sarò. »

Tom alzò una mano in segno di resa con gli occhi socchiusi e un sorriso appena accennato sulle labbra.

Accadde in un attimo: Alexandra si perse.

L'espressione dell'uomo che aveva di fronte era durata solo un attimo, ma per lei fu molto di più che un semplice istante.

Le stava succedendo la stessa cosa delle mani e non poteva permettersi di focalizzarsi ancora su di lui in quel modo.

Tuttavia, per quanto tentò di ammonirsi mentalmente, non vi riuscì.
Il suo sorriso era semplice e spontaneo. Come aveva fatto ad odiarlo per mesi e mesi?

Era migliore di quello di Peter, decisamente.

« Sei ancora sulla terra con noi mortali? »

Tom la riportò inconsapevolmente alla realtà. Probabilmente aveva notato il suo sguardo perso nel vuoto. E per un attimo ringraziò il fatto che non potesse leggere il pensiero, altrimenti avrebbe dovuto dare spiegazioni di cui non conosceva nemmeno la risposta.

« … scusa, dicevamo? »

Sospirò, prima di riprendere il discorso con serietà.

« E' questo venerdì, quindi hai esattamente tre giorni per riflettere se venire o no. Non obbligo nessuno, chiaro, ma sappi che avrò l'ira di James sulla coscienza, quindi regolati di conseguenza. »

Doveva fermarsi a "nessuno" e lasciare perdere il resto. E invece aveva insistito.
Ma perché era caduta in questo terribile casino dal quale, probabilmente, non sarebbe mai più uscita?
Qualcuno l'aveva avvisata che invitare Peter Argent non sarebbe stata una buona idea. Cat e suo fratello gliel'avevano detto.
Eppure avrebbero dovuto conoscere la testardaggine di Alexandra e insistere maggiormente.
… o forse l'avevano fatto ma lei non aveva prestato il minimo ascolto.

« Se sei più propenso a venire, sappi che è alle nove e probabilmente finiremo abbastanza tardi. Però sta pur certo che non ci saranno spettacoli, come persone che strisciano sul pavimento, orge di gruppo e quant'altro. Questo succede solo in quelle feste organizzate dagli adolescenti e credo di aver passato quell'età da un pezzo. »
Non si rese conto che Tom aveva cominciato a ridacchiare da quando si era messa ad elencare quella serie di avvenimenti degradanti e divertenti allo stesso tempo – almeno per lui, a quanto pareva – proprio per il modo in cui aveva parlato.
Probabilmente la trovava molto idiota. Fattore che l'accomunava a James.

« Cosa c'è? »
Chiese stizzita, pretendendo che adesso parlasse, visto che non l'aveva fatto ancora.

Lui, prima di aprire bocca, scosse il capo con il solito sorriso.

« New York ti ha cambiata, Alexandra? »

Lo disse con tono allegro, di certo con nessuna intenzione di offendere e lei lo capì all'istante.
Anche perché Tom Hiddleston sembrava l'ultima persona sulla terra capace di essere scortese con qualcuno.

« Può darsi, può darsi... »
Non gli diede una vera e propria risposta non perché volesse tenerlo sulle spine, ma semplicemente perché non desiderava fargli credere che in realtà qualcosa era mutato in lei.
Ricordava perfettamente come si era ripromessa di non pensare a lui, prima di partire.

Eppure, proprio a New York il pensiero di dimenticare l'attore inglese la abbandonò con estrema difficoltà tant'è che, alla fin fine, non riuscì a nascondere nemmeno a se stessa quanto quella bizzarra situazione fosse piacevole.

Quel che accadde dopo fu piuttosto incredibile e, a tratti, inverosimile, almeno per la mente alquanto chiusa dell'attrice australiana: rimasero a parlare di tante cose.

Futili, interessanti, serie e sciocche.
Per Hiddleston fu un piacere, per Alexandra una novità.

Ma quanto sarebbe durato? E soprattutto, quel modo piacevole di dialogare avrebbe persistito anche alla festa, in presenza di Peter?

Oggettivamente erano troppe domande a cui Alexandra doveva dare una risposta e il tempo per rifletterci sembrava davvero minimo, con tutto quello che aveva da fare in tre giorni.

Improvvisamente, con quei pensieri in testa, si alzò di scatto, con un sorriso appena accennato.

« Mi sono ricordata che devo andare e cominciare ad aiutare James. »

In realtà quel gesto era solo l'ovvia conseguenza del suo stesso comportamento. Come poteva atteggiarsi in modo carino, educato e per nulla sarcastico quando fino a qualche mese fa gli aveva letteralmente urlato di odiarlo?

A sua volta, Tom imitò i suoi gesti, trovandosi a un solo passo da lei.

In quel momento Alexandra si sentì così piccola davanti a lui, ma in un istante cacciò quel pensiero, meditando, in verità, su quando lui fosse impressionatamene alto.

« A venerdì, allora.»
Lo salutò prima con un cenno della mano – sfiorando davvero la soglia del ridicolo – per poi avvicinarsi ulteriormente a lui. Si alzò in punta dei piedi e gli diede un bacio veloce sulla guancia.

come complicarsi maggiormente la vita.

« A venerdì! »
Concluse Hiddleston con un sorriso che la diceva assai lunga mentre Alexandra sparì, nascondendo due guance fin troppo arrossate.





Hiddle's corner:

Finalmente questo capitolo è arrivato.
Non riesco a nascondere di essere triste.
Da quando sono tornata dal mare, e si parla meno di un mesetto fa, non sono più entrata su efp.
Quando ho postato il capitolo, scopro che alcune persone si sono tolte dai preferiti, ricordati e seguiti.
Mi dispiace, perché è colpa mia. Mi piace scrivere, penso che questo qualcuno l'abbia capito, ma come impegni, come capacità di darmi un tempo... questo non so farlo proprio e ormai tutti l'hanno intuito.
Mi brucia aver perso dei lettori. Molto. E mi brucia ancora di più sapere che è stata colpa della mia pigrizia.
In più mi sono messa a rivedere
The Deep Blue Sea, e ne è un'uscita un'autrice depressa fino al midollo.


Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Come avrete notato, Alexandra si sta arrovellando per questa festa. E finalmente, dopo mesi e mesi che lo conosce, è arrivata a capire che Hiddleston non è poi così male.


In ogni caso, per chi non avesse visto dalla mia pagina facebook Hiddles, il volto che ho scelto per Alexander è Katie McGrath. Fateci un salto, quando potete, perché di tanto in tanto magari ci trovate un fotomontaggio di mia produzione.

Charlie

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Capitolo 9
*** Capitolo IX - Una bugia a fin di bene ***


Capitolo IX

- Una bugia a fin di bene -







Quando, quella mattina, Alexandra si alzò dal proprio letto, non poté che appurare come avere ventinove anni non cambiava affatto dall'averne ventotto.

Si era svegliata nella propria stanza constatando, come ogni giorno, che c'era un fastidioso spiraglio di luce che filtrava attraverso le tende della finestra e che, puntualmente, le ricadeva sul viso.

Era andata a farsi una doccia, per cancellare la classica presenza del sonno che, solitamente, non la lasciava andare fino alle dieci del mattino.

Solo quando ricevette la prima di una serie di interminabili chiamate al cellulare si rese conto di come quella fosse la prima volta, dopo anni e anni, che Alexandra dava una festa il giorno stesso del suo compleanno.

14 dicembre.

Per una serie di fortunate circostanze i suoi genitori, quella sera, non sarebbero stati presenti poiché, come al solito, sia lei che James li raggiungevano nella loro casa natale, in Australia. Pertanto un viaggio anticipato non sarebbe stato l'ideale, specialmente per Alexandra che si era così impegnata col fratello per quella festa.

Così come si era svegliata quella mattina, Alexandra si ritrovò in poco tempo ad indossare un abito elegante, ma non troppo eccessivo, attorniata da tanti amici.

Non ricordava di aver mai sorriso così tanto nel giro di qualche ora e la sua festa era appena cominciata.

Era apparentemente tranquilla, nel suo abito verde scuro, perfettamente abbinato con un paio di orecchini a spirale e un bracciale in argento.

A prepararle l'acconciatura, una semplice treccia a spina di pesce, fu Helen, la quale passo gran parte del pomeriggio con lei, sia per aiutarla che per confortarla – indirettamente, giacché Alexandra non voleva dar a vedere la sua agitazione – mentalmente.

Alle nove e mezza di sera si sentiva agitata.

Né Tom, né Peter si erano ancora presentati alla festa e cominciò a sospettare che sarebbero arrivati contemporaneamente.

Per sua fortuna non fu così. Il primo a varcare la soglia di casa sua fu l'attore inglese, vestito in modo elegante ma, al contempo, molto semplice.

A differenza dell'ultima volta che l'aveva visto, non aveva più una curata barba e quell'aspetto, con i capelli biondi e riccioli, gli conferiva un aspetto molto più giovane.

« Alla fine sei venuto... »

« Potevo non farlo? Buon compleanno! »

Tom si chinò su di lei, dandole un bacio sulla guancia.

Alexandra riuscì a nascondere il lieve rossore che si formò sulle sue guance solo dopo aver ricevuto qualcosa tra le mani: era un piccolo pacchetto quadrato, di color rosa antico, avvolto da un nastro di raso bianco.

Alzò immediatamente la testa verso di lui, con un sorrisetto appena accennato.

« Avrei forse dovuto specificare che non volevo regali. »

« Forse, però ormai i giochi sono iniziati e non puoi tirarti indietro. »

Cosa poteva averle regalato Tom Hiddleston?

Si conoscevano, questo era certo, ma erano state poche le volte in cui avevano intrapreso una lunga ed intensa conversazione. Eppure, quand'era successo, Alexandra aveva scoperto cose di lui che non avrebbe mai immaginato.

Tenne stretto il pacchetto nelle sue mani e lo invitò ad accomodarsi ed unirsi agli altri invitati.

Notò subito come James fosse andato a salutarlo con un caloroso abbraccio e li vide confabulare tra di loro, ridendo e scherzando.

Non si rese conto che, dopo dieci minuti, aveva ancora tra le mani il regalo di Tom. Dentro di sé desiderava aprirlo subito, volendo scoprire cosa si celasse al suo interno, ma il suo buon senso le diceva di attendere ancora un po'.

Peter non era ancora arrivato e per un po' temette che non avrebbe mai goduto della sua presenza.

Fu proprio James a farglielo notare, con la sua solita punta di sarcasmo.

« Il tuo simpatico amico francese ha preferito rimanere a casa? »

« Spero di non dover venire a sapere che per qualche strano motivo l'hai chiamato, dicendogli che la festa era annullata. Sarebbe un comportamento tipico di James Gascoyne. »

Alexandra non poté che pronunciare quelle parole. Non si sarebbe stupita se il fratello avesse annuito ma per fortuna non fu così.

« Ho le mani pulite, questa volta. » Alzò le braccia ai lati della testa, assumendo un'espressione piuttosto innocente e che, detto con franchezza, non gli si confaceva per niente. « Ma visto che tieni quel regalo così tanto avidamente, che ne diresti di aprirlo? »

Certo, aveva ancora il suo pacchetto stretto tra le mani, come se non volesse mollarlo.

« Ammetti che in realtà vuoi solo vedere la mia espressione sorpresa. »

Alexandra sbuffò alle parole insistenti del fratello, tuttavia aveva ragione e ormai non desiderava altro che aprirlo e scoprire cosa contenesse.

Slacciò delicatamente il nastro, per poi aprire la scatolina.

Una collanina d'argento. Semplice e al tempo stesso molto bella.

Sorrise nel vederla, pensando a quanto gentile fosse stato l'attore inglese nel farle un regalo simile e in attimo alzò lo sguardo per vedere dove fosse.

Stava parlando con Helen con un bicchiere, di non sapeva quale bibita, in mano. E sorrideva.

« Aiutami a metterla. »

Diede una lieve spintarella a James, ma il fratello scosse il capo.

« Fatti aiutare da chi te l'ha regalata! »

In un attimo sentì la sua mano posarsi sulla sua schiena e spingerla verso il diretto interessato.

Alexandra girò appena la testa all'indietro, guardando James in malo modo, ma non parlò, ritrovandosi subito davanti a Tom.

« La mia adorata sorellina chiede se puoi darle una mano con la meravigliosa collana che le hai regalato. »

Per quale motivo doveva sempre impicciarsi?

In un attimo James sparì, lasciandoli soli e Alexandra si ritrovò ad alzare gli occhi al cielo.

Che terribile ficcanaso!

« E' davvero meravigliosa come ha detto. »

Si rivolse a Tom, allungando il pacchetto aperto verso di lui.

« Sono davvero contento che ti piaccia. Devo ammettere che scegliere un regalo per te non è stato affatto semplice. »

« Mi ritieni una persona difficile, Hiddleston? » non poté che domandare, arcuando un sopracciglio e guardandolo afferrare la collana d'argento.

Si voltò, dandogli le spalle e alzando appena il capo.

« No, sei una persona speciale. »

Sentì le dita di Tom sfiorarle appena il collo, passandole la catenella attorno ad esso.

Alexandra avvertì un leggero brivido lungo la spina dorsale che le provocò un sorriso appena accennato sulle labbra. Si voltò poco dopo, piegando la testa di lato.

« Grazie, Tom. »

***

Alexandra si stava divertendo più di quanto avesse immaginato.

C'erano molte persone che non vedeva da tanto tempo e parlare con loro, ridere e scherzare le stava facendo bene.

Ad una certa ora, tuttavia, giunse il momento più atteso e, al tempo stesso, temuto: Peter arrivò.

Le spiegò dei problemi che aveva avuto con l'aereo e che si scusava terribilmente del ritardo.

« Ma alla fin fine sono qui, è questo che conta, vero? »

Domandò retoricamente, stringendola in un abbraccio. Tuttavia Alexandra non riuscì ad aggiungere altro alle sue parole, poiché Peter continuò il suo discorso, afferrandola per un braccio.

« Ho bisogno di parlarti in privato, però. Credi sia possibile? »

La donna corrugò la fronte ma, alla fin fine, si ritrovò ad annuire.

Gli disse semplicemente che avrebbe preso la giacca e che avrebbero parlato fuori, in giardino, dove nessuno li avrebbe disturbati.

James aveva osservato la scena da lontano e quando la sorella raggiunse il guardaroba all'entrata, la seguì.

« Cosa voleva? »

Alexandra si infilò il proprio cappotto nero, guardando da lontano Peter uscire all'esterno della casa.

Non era preoccupata, ma il tono e la rapidità con cui glie l'aveva detto non le piacquero molto. Tuttavia, non volendo far preoccupare il fratello, lo guardò e gli sorrise.

« Non mi mangerà, fidati. »

E donatogli un occhiolino quasi divertito, lo lasciò da solo per raggiungere lo scrittore francese.

In quel momento James decise che non avrebbe staccato gli occhi da loro.

Sapeva bene cosa passava nella mente di quel deviato e l'idea di saperlo accanto a sua sorella, sotto il suo sguardo, non gli piaceva.

« Sembra che tu stia pedinando Alexandra. »

La voce di Tom alle sue spalle, quasi lo rassicurò, ma non del tutto.

« Non la sto pedinando. Mi sto solo accertando che quell'omuncolo francese non allunghi le labbra.»

Sentì il suo amico ridere, più per il tono utilizzato dall'amico che per la questione in sé e fu allora che si girò verso di lui, puntandogli l'indice contro.

« Oh, tu sghignazzi allegramente, Tom, ma quello che dovrebbe invece decidersi a fare la prima mossa con lei sei tu! »

Tom si limitò a sorride, scuotendo leggermente il capo.

« Al cuore non si comanda, James. »

Nel frattempo Alexandra si stava stringendo nel suo cappotto, cercando di placare il freddo che quel giorno di Dicembre le stava riservando.

Peter era... strano, quella sera. E soprattutto diverso dall'ultima volta che l'aveva visto.

Sembrava desideroso di andarsene alla svelta, ma non prima di averle parlato con lei.

« Sei sicuro di star bene? »

Chiese per sicurezza, storcendo appena le labbra e cercando una qualche risposta nel suo sguardo.

Notò solo in quel momento la piccola busta che stringeva tra le mani, eppure non ebbe il tempo materiale per chiedergli cosa fosse che lo scrittore prese immediatamente la parola.

« Voglio che tu sia sincera con me, Alexandra. Al cento per cento. » sospirò, prima di ricominciare. « So perfettamente che le cose tra di noi non sono andata come speravamo che andassero... »

In quel momento allungò verso di lei ciò che teneva in mano.

Alexandra scartò piuttosto velocemente quella busta e quando dentro vi trovò un biglietto aereo di prima classe, di sola andata, per Parigi, alzò lo sguardo verso di lui.

« … però ricominciare non è così impensabile. Possiamo perfettamente riprendere da dove eravamo rimasti. E, giusto perché tu lo sappia, il tuo vero regalo non è qui ma ti aspetta in Francia. »

Rimase completamente spiazzata.

Le stava richiedendo di tornare a vivere insieme? Di amarsi come non avevano mai fatto durante la loro relazione?

No, la stava semplicemente costringendo – con marcata gentilezza – a seguirlo.

Abbassò nuovamente il capo, osservando meglio quel biglietto.

Lo rigirò tra le dita, mentre cercava di formulare una risposta sensata e che, sicuramente, non avrebbe fatto alterare il suo temperamento momentaneo.

« Mi prendi alla sprovvista... »

Alzò la testa, facendo correre lo sguardo dagli occhi di Peter agli invitati al loro interno.

Si accorse dell'occhiata che James le stava rivolgendo, riuscendo perfettamente a scorgerlo dalla porta finestra. Suo fratello cominciò a camminare verso di loro e, in un attimo, li raggiunse.

James si era rivelato, per una buona volta, molto utile.

« C'è forse qualche problema? »

Non poté che chiedere, indugiando con lo sguardo verso lo scrittore.

Alexandra capì perfettamente quali fossero le intenzioni del fratello, così precedette ogni possibile risposta del francese.

« Niente di grave, James. Peter mi ha regalato un biglietto di sola andata per Parigi. »

Alzò appena la mano, per mostrargli quanto aveva appena detto.

Come avrebbe risolto quella faccenda?

Ma soprattutto... come aveva fatto a non capire, in tutto quel tempo, che Peter voleva semplicemente tornare insieme con lei, dopo tutte le cose tremende che le aveva detto in passato?

« Andare a Parigi? E come lo dirai a Tom? »

Tom? Perché suo fratello doveva metterlo in discorsi che non lo riguardavano?

Eppure lo sguardo che James le stava rivolgendo sembrava piuttosto serio.

« Chi? »

Chiese Peter, rivolgendo la stessa occhiata alla donna.

« Il fidanzato di Alexandra, ovviamente. »

Quella, per la donna, fu una vera e propria sorpresa, ma non era esattamente il momento per mettersi a discutere circa le scelte di James. Anzi, era stato abbastanza celere nel trovare una scusa così credibile.

« Io credevo... »

In effetti Alexandra ricordò perfettamente che a New York aveva detto a Peter di non essere impegnata con nessuno. Tuttavia avrebbe potuto benissimo reggere il gioco di suo fratello.

« E' passato un po' di tempo da quando ci siamo visti, Peter. »

Il che lasciò intendere chiaramente le sue parole.

Se avesse avuto bisogno di ulteriori dimostrazioni per avvalorare quanto aveva appena detto, Alexandra non si sarebbe di certo tirata indietro e gli avrebbe spiegato tutta la faccenda che, in parte, sarebbe risultata assolutamente vera.

« Beh, avresti potuto dirmelo! »

Chiunque avrebbe notato il tono alterato di Argent e fu per questo che James si mise in mezzo.

Lo guardò a sua volta con uno sguardo ben poco amichevole e in quel momento Alexandra desiderò essere da tutt'altra parte, piuttosto che assistere ad un possibile litigio tra i due.

Anni prima, quando stavano ancora insieme – solo per interesse – suo fratello e Peter avevano litigato così tante volte che, in ogni occasione, aveva sempre temuto che finissero alle mani.

« Se avessi saputo le tue intenzioni l'avrei fatto. »

Si ritrovò a rispondere la donna, volendo evitare qualsiasi tipo di scontro tra i due.

Purtroppo non poté impedire un ulteriore intervento da parte del fratello, poiché James aprì la bocca troppo presto.

« Forse sarà meglio chiamarlo, non credi, Alex? »

E in un attimo rientrò in casa, portando un piede dentro il salotto e lasciando l'altro in giardino. Fece esattamente quel che aveva detto: chiamò Tom.

Fu in quel momento che pensò che suo fratello fosse un vero idiota. Come avrebbe potuto spiegare all'attore inglese cosa stava succedendo?

Perfetto... perfetto. Ogni cosa sarebbe peggiorata e la situazione con Peter non sarebbe stata da meno.

Tom Hiddleston, in pochi passi, raggiunse il piccolo gruppetto in giardino, notando come stesse spostando lo sguardo da James, a lei e, infine, a Peter.

C'era una notevole differenza di altezza tra i due e, ovviamente, a vincere era chiaramente l'inglese.

Ma quello non era il momento per mettersi a fare dei paragoni mentali. Specialmente considerando che doveva essere pronta a dare delle risposta, nel caso in cui Peter avesse chiesto qualcosa.

Rapidamente si spostò verso di lui e, quando gli fu accanto, portò una mano a cingere la vita di Tom. Gesto inaspettato sia da parte sua e che causò non poca sorpresa all'attore che, tuttavia, si ritrovò a ricambiare il gesto. Sperò solo che Argent non si accorgesse troppo di quella sua espressione.

Ma nessuno parlò, eccezion fatta per James che, al momento, stava cercando di riparare la situazione.

« Come vedi, caro Peter, non credo che il fidanzato di mia sorella sarà contento del tuo regalo. Ti posso accompagnare con gentilezza alla porta, se non hai altro da dirle. »

Fu un po' troppo esplicito, secondo Alexandra, ma si augurò che Peter non protestasse troppo.

Allungò la mano che stringeva ancora il biglietto aereo e lo consegnò allo scrittore che non esitò un solo secondo a riprenderlo.

Argent fissò Tom con sguardo serio, chiedendosi probabilmente come Alexandra potrebbe mai intrattenere una relazione con un uomo simile.

Era la stessa domanda che l'attrice australiana si stava facendo, mentre ancora rimaneva stretta a lui, senza pronunciare una sillaba.

« Ne riparleremo con calma... »

Disse semplicemente Peter, spostandosi di pochi passi da loro, fino a quando non raggiunse James che, calorosamente, gli stava facendo segno di uscire da quella casa.

Rimasero abbracciati per diversi minuti, fino a quando Alexandra non fu certa che lo scrittore francese e suo fratello fossero completamente spariti dalla sua visuale.

Si allontanò abbastanza lentamente, cercando di nascondere quel sorriso sulle labbra che era nato da quando gli era rimasta accanto.

Era finalmente libera dal pensiero di Peter e dalla storia che l'aveva ossessionata per molto tempo, compromettendo anche l'amicizia con Tom. E forse qualcos'altro, a detta di James.

« E quindi siamo addirittura fidanzati... quand'è che questo è avvenuto? » le domandò l'attore inglese, incrociando le braccia al petto « Non credo di essere stato presente quel giorno. »

Alexandra non riuscì a trattenere una leggera risata.

« Non ti ricordi, Tom? Eravamo in giardino e stavamo prendendo il té insieme. »

Cambiò tono di voce, socchiudendo gli occhi e portando una mano sul petto, simulando una scenatina ironica.

Eppure in un attimo tornò la solita Alexandra. Scosse il capo, con un altro leggero sorrisetto.

« Perdonami, mi serviva una scusante per mandarlo via e James non ha saputo creare di meglio. »

Era una sensazione strana. Peter non l'avrebbe più importunata.

E poi c'era quella storiella che aveva inventato con suo fratello e che l'uomo che aveva davanti aveva magistralmente retto, senza porre troppe domande.

« Grazie... »

Aggiunse, avanzando improvvisamente verso di lui, tant'è che Tom si sciolse dalla posizione in cui si era sistemato precedentemente. Alexandra tentennò appena, non sapendo bene come muoversi.

Istintivamente gli andò vicino, più di quanto avesse fatto prima e si alzò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia.

Era successo ancora. Ma stavolta c'era qualcosa di più.

Avvertì la mano di Tom posarsi sul suo fianco e in un attimo il suo busto poggiò sul petto di lui.

Il cuore cominciò a galopparle velocemente, mentre fissava quegli occhi splendidamente azzurri che la stavano guardando con una luce dolce.

Tom sorrise com'era solito fare. Un bel sorriso aperto.

La tenne stretta a sé, come se avesse il timore che potesse sfuggirgli in qualche modo.

E fu in quel momento che Alexandra si sporse maggiormente su di lui prendendosi un bacio, uno vero. Sfiorò anzitutto le sue labbra con delicatezza, prima di dischiudere le proprie.

In tutto quel tempo, Tom la lasciò fare, rimanendo con lo sguardo vigile sui suoi movimenti. Ma appena le loro bocche si conobbero profondamente, socchiuse gli occhi, stringendola più di quanto avesse fatto precedentemente.

Dentro di lei si stava creando una magica quanto strana sensazione.













Hiddle's corner:

Miei carissimi, spero che il vostro fine settembre stia procedendo placidamente.

Io ormai sto aspettando ansiosa l'arrivo del primo ottobre, primo giorno di università: sì, mi sento emozionata come una bambina che deve cominciare ad andare all'asilo.

Dopo questo aneddoto che, probabilmente, non vi interesserà, passiamo subito al capitolo.

Spero vi sia piaciuto e che non abbiate trovato affrettato il gesto di Alexandra.

State ben tranquilli che rifletterà molto su quel che ha fatto. Diciamo che il prossimo capitolo è incentrato soprattutto sui pensieri di Alexandra.

Mi sono anche resa conto che ci sono più dialoghi che resto ._. Rimedierò con i prossimi capitoli, promesso!

In ogni caso, ho voluto finire così il capitolo, perché mi piace la frase finale e aggiungere altro, secondo me, sarebbe stato sin troppo eccessivo.

Alla prossima e grazie a tutti coloro che hanno il tempo di recensire e di leggere.

Charlie


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Capitolo 10
*** Capitolo X - Controllo? ***


Capitolo X

- Controllo? -



Quella notte Alexandra non riuscì a chiudere occhio.

Continuò a girarsi e rigirarsi nel letto, sospirando una, due, tre, cinque, mille volte, ripensando a quanto era accaduto quella stessa sera.

Verso le due di notte aveva chiuso la porta agli ultimi amici di vecchia data, mentre Tom aveva lasciato casa sua un'ora prima.
Tom, Tom... quel nome risuonava continuamente nella sua mente anche quando l'ultimo invitato se n'era andato, lasciandola da sola con i suoi pensieri.

Da quando si erano baciati non era successo molto altro e tutto per via del comportamento inaspettatamente riservato di Alexandra. Si erano fissati, avevano sorriso un po' e poi lei si era rifugiata tra le mura di casa sua, disperdendo la propria presenza tra gli invitati.
E quando era arrivato il momento di salutarlo, non si era sbilanciata ad altri gesti avventati come il precedente, ma aveva semplicemente alzato una mano e chiuso la porta. Sapeva di aver sbagliato e più ci pensava, più avvertiva la sensazione delle sue labbra sulle proprie.

Così morbide. Delicate. Perfette.

Per quanto dentro di sé ci fosse un forte contrasto tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, ad Alexandra era piaciuto baciarlo. E avrebbe voluto rifarlo ancora.

Il flusso dei suoi pensieri venne apparentemente interrotto da una chiamata al telefono.
Per un attimo, prima di rispondere, temette che si trattasse di Tom. Se fosse stato così, cosa avrebbe potuto dirgli? Che quel bacio era stato un vero sbaglio? Che sarebbe stato meglio non tornare sulla questione e tanti cari saluti?
L'ansia l'assillò per qualche secondo, fino a quando non appurò, guardando la schermata del cellulare, che a chiamarla era solamente James.

« Ti ho vista. »

« Come? »

Detestava quando suo fratello pretendeva che capisse al volo quando, in realtà, sembrava parlare solo con se stesso.

« Vi ho visti, tu e Tom ieri sera. »

Bene, perfetto. Alexandra sperava che quel fatto rimanesse solo tra i due interessati e invece qualcuno li aveva notati.

« Finalmente, era ora! » non tardò ad esclamare James, con un tono di voce palesemente euforico. Sembrava l'unico ad essere contento di quella situazione delicata. Chissà Tom cosa pensava di quel che era successo. Anche lui si stava arrovellando per comprendere cosa era meglio fare?

« Piantala con il tuo entusiasmo. »

Rispose in modo piuttosto freddo e distaccato.
Prima che uno dei due potesse aggiungere altro, Alexandra si ritrovò a sospirare per l'ennesima volta, portandosi una mano sulla fronte.

Se aveva chiamato anche lei, significava forse che James aveva sentito Hiddleston? Erano tutte ipotesi, ma questo non poteva di certo escluderle solo perché non erano certezze confermate.

« E' stato uno sbaglio. Un grossissimo sbaglio, che non si ripeterà mai più. »

« Uno sbaglio? Alexandra, se c'è un uomo che fa per te quello è Tom. »

« Da quando decidi chi devo frequentare? » 

Non riuscì a trattenere quella risposta piuttosto inacidita, ritrovandosi persino ad alzare la voce con suo fratello. Era il classico atteggiamento che assumeva quando si sentiva con le spalle al muro. Aveva bisogno di difendersi in qualche modo e l'unica cosa che poteva fare era mantenere un certo distacco anche con James.

« Tom non è come Peter e non puoi nemmeno pensare che siano tutti così. »

« Ma non devo nemmeno buttarmi tra le braccia della prima persona che capita per strada, James! » disse Alexandra mantenendo un tono di voce notevolmente alterato. « Hai mai pensato a questo, quando nella tua stupida testa avevi progettato tutto? »

In quel preciso istante cadde il silenzio.

« James... »

Solo quando suo fratello fece cadere la telefonata, Alexandra si accorse di aver esagerato.


***


Quando Alexandra si era svegliata quella mattina, con le idee ancora in confusione, non avrebbe mai immaginato che il pomeriggio stesso avrebbe preso la macchina per percorrere venti minuti seduta al volante e raggiungere Tom Hiddleston.
A seguito della chiamata di suo fratello, ricevette un'altra telefonata, da un altro mittente, Tom.

Fu una sorpresa inaspettata.

Primo, non era abituata ad un uomo che potesse fare il primo passo. Secondo, non sapeva esattamente cosa dirgli, perché sicuramente l'argomento principale era il bacio che si erano scambiati il giorno precedente.

Stranamente non fu così perché l'attore inglese fu piuttosto diretto. Voleva che si vedessero.
A proporre il luogo fu proprio Alexandra che, per una volta, non scelse qualcosa di neutrale come poteva essere un pub o un piccolo ristorante - specialmente perché se si fossero lasciati andare a qualche piccola e appena accennata effusione, era certa che qualcuno li avrebbe visti e la notizia che tra i due ci poteva essere qualcosa avrebbe fatto il giro del mondo in pochi secondi.

Una cosa che voleva assolutamente evitare.
Si ripromise, in ogni caso, di non agire in modo avventato e di non lasciarsi trasportare da strane emozioni, cui non era più abituata da tempo.

La casa di Tom era un po' isolata dalle strade centrali, ma grazie al suo mancato senso dell'orientamento, Alexandra aveva affidato tutto al proprio navigatore satellitare.
Come al solito si era ritrovata a riflettere: scendere o restare in macchina, fare retromarcia e tornare a casa?

No, almeno quella volta sarebbe dovuta arrivare fino in fondo, entrare in quella casa, dirgli che era stato tutto uno sbaglio e andarsene.
Il piano appariva alquanto semplice.

Ad aprirle la porta, una volta che si ritrovò a suonare il campanello, fu proprio Tom. Alexandra non tardò ad osservarlo dalla testa ai piedi. 

Con quella maglietta bianca e quel maglione nero indossato sopra. I jeans scuri.
E i capelli. E il sorriso.
E tutto quanto.

« Non so perché, ma pensavo non venissi. »

La accolse in casa con un sorriso acceso, chiudendo frettolosamente la porta d'entrata.

« Mancanza di fiducia nei miei confronti? »

« No, ho sempre il timore che sia tu a non fidarti di te stessa. »

Aveva ragione e per questo tacque.

La casa di Tom, all'interno, era fatta di muri bianchissimi che davano un'intensa luminosità alle stanze. Almeno questo era quello che percepiva, mentre se ne stava ferma immobile in mezzo al salotto, accanto ad un tavolino su cui era poggiato un servizio da tè.

Con tono piuttosto galante la invitò a sedersi e subito dopo le prese il cappotto, non appena la donna se la sfilò di dosso.
Tom sparì per un attimo, probabilmente per portare in un appendiabiti l'indumento che gli aveva appena dato.

Fu in quel momento che Alexandra si guardò attorno, mentre si sfregava le mani fredde, a causa del vento gelido esterno.

Poteva un uomo come lui vivere in un posto così spazioso e, al tempo stesso, da solo?

Evidentemente sì. O almeno così lei credeva.
Non era una di quelle persone che si impicciavano della vita personale degli altri quindi, al momento, il passato amoroso di Tom non le interessava più di tanto.

Quando tornò, sfoggiò un leggero sorriso, guardandolo sedersi accanto a sé.

Non poteva nascondere più a se stessa la sua immensa bellezza. E non parlava solo di un carattere di tipo fisico, ma faceva persino riferimento alla sua gentilezza, la sua spontaneità e una serie di caratteristiche che Alexandra stava cominciando ad apprezzare.
Era incredibile come la figura di Peter avesse ostruito quella di Tom. Solo il giorno del suo compleanno aveva chiaramente capito cosa ci fosse di sbagliato nel suo nuovo rapporto con lo scrittore francese e, al tempo stesso, cosa si era apparentemente persa con l'attore inglese.

C'erano dei momenti, tuttavia, in cui preferiva rimanere la solita e glaciale Alexandra, senza un briciolo di amore in corpo per il prossimo. Eppure, quando si ricordava di Tom, quell'idea andava sfaldandosi lentamente, fino a scomparire del tutto.

« Lo so perché mi hai invitata qui. »

In ogni caso desiderava mettere le cose in chiaro fin da subito. Almeno adesso che si sentiva pronta e carica a dirgli come la situazione doveva svolgersi.

« Davvero sapevi che ti avrei invitato per prendere il tè del pomeriggio? »

Erano le cinque. C'era un servizio da tè. Fantastico. Touchè.
Alexandra si ritrovò a sorridere imbarazzata, chinando la testa verso il basso. Era riuscito a precederla, raggirandola con eleganza.
Prima o poi sarebbero caduti su quell'argomento, ma fino ad allora avrebbe dovuto trattenersi da qualsiasi gesto sconsiderato ed impulsivo e concentrarsi semplicemente su un semplice tè pomeridiano.

Fu incredibile come, per davvero, entrambi si ritrovarono a sorseggiare del Earl Tea Grey con il latte a quell'ora, parlando di James, Helen e del futuro pargolo in arrivo.

Ed era ancora più strano che stessero trattando quell'argomento insieme. Alexandra fece presente a Tom le sue perplessità sulle abilità paterne di suo fratello, come al solito, ma l'uomo al suo fianco riuscì ad esporre la propria opinione, mettendo James in una buona luce.

« Se ritieni che si comporti come un bambino, sicuramente quando verrà il momento in cui si ritroverà suo figlio tra le braccio, cambierà atteggiamento. »

Sembrava sicuro di quel che stava dicendo, però alla fin fine lui aveva un'idea diversa in testa di James, forse un po' meno soggettiva di quella di Alexandra.

Quest'ultima, non sapendo bene come prendere quella situazione, decise di cambiare argomento.

« Quindi sei come tutti gli inglesi che abitualmente alle cinque bevono il tè con i biscotti? »

Sorrise nel dirlo, mentre nascose poco dopo lo sguardo nella sua tazzina, perdendosi così l'espressione allegra che Tom le stava riservando. Non poté nascondere di averlo fatto appositamente, proprio per evitare di guardarlo e cadere in strane tentazioni.
Sì, perché da quando aveva completamente cancellato dalla sua esistenza l'immagine di Peter, Tom aveva preso un nuovo ed insolito significato nella sua mente.

« Tradizioni di famiglia. Anche se preferisco più di tutti il budino. »

« Ti piace il budino? »

Ripeté Alexandra con sguardo sorpreso, non appena poggiò la tazzina sul piattino.

« Sì e i dolcetti in generale. Sono la condanna per mia madre, specialmente quando ci sono i pranzi o le cene di famiglia. Se non c'è qualche dolce, sa che mi offendo! »

La risatina che seguì dalle labbra di Tom fece sorridere Alexandra.
Lentamente cominciava a captare cose personali ma semplici su di lui. E involontariamente stava accumulando tutte quelle informazioni dentro di sé. Qualcosa le diceva che forse, prima o poi, le sarebbero tornate utili.

Alexandra decise di mangiare l'ultimo biscotto, insieme all'ultimo sorso di tè, prima di appoggiare definitivamente la chicchera sul vassoio, posato sul basso tavolino davanti a lei.

« Grazie. »

« E' un modo carino per dirmi che vuoi già fuggire? No, perché se il problema sta nel budino posso rimediare in qualche modo! »

« Oh no, tranquillo » rispose Alexandra « ringraziavo solamente. In effetti era da molto che non bevevo del tè al pomeriggio. Al massimo me ne preparo una tazza alla sera, prima di andare a dormire. »

E per un buon quarto d'ora quello fu l'argomento del loro discorso.

Ancora una volta la giovane Gascoyne si stupì di come fossero in grado a parlare di cose banali anche in situazioni simili. Riuscì a notare cose di cui prima, probabilmente, non si sarebbe mai accorta. Per esempio il modo in cui la guardava. Sentiva l'attenzione di Tom completamente su di sé e questa era una caratteristica che non aveva quasi mai provato con Peter.
Ricordava che, quando gli parlava lo scrittore francese voltava spesso il capo, facendo dell'altro e non ascoltando per niente quel che stava dicendo.
Invece con lui sembrava tutto diverso. Sembrava davvero che gli importassero le sue parole e il loro significato.
Una bellissima sensazione.

« Credo di dover andare, Tom. »

Esordì dopo poco, massaggiandosi nervosamente le mani. In realtà non doveva andare da nessuna parte, ma da un lato voleva sfuggire alle proprie emozioni, mentre dall'altra voleva provare a sentire James e capire se fosse ancora arrabbiato con lei, dopo la piccola discussione avuta quella stessa mattina.
Eppure, per quanto nel suo tono di voce ci fosse una certa fretta, Alexandra non si alzò dal divano. Tom, invece, si issò di scatto.

« Ti prendo la giacca. »

E in un attimo sparì.

A chi dare ragione? A James o a se stessa?
Al lasciarsi andare o a mantenere il controllo?

Nel frattempo infilò una mano dentro la propria borsa poggiata a terra, accanto al divano, volendo controllare il display del cellulare: suo fratello non l'aveva cercata e questo significava solo che era ancora stizzito dalle parole che si erano scambiati. Tuttavia non ebbe nemmeno modo di riporre il telefono nella sua custodia che Tom era già lì.

Lui, una volta che Alexandra fu in piedi, la aiutò ad infilare il cappotto che non poté che sentirsi leggermente in imbarazzo davanti a tutta quella gentilezza.
Tom annullava tutto quello che era sempre stata. Tutti quegli aspetti fastidiosi e spinosi che, a stento, lei stessa riusciva a sopportare ma che comunque facevano parte del suo carattere. Forse questo accadeva perché nella sua mente c'era ancora quel bacio. Magari entro qualche giorno, sicura che sarebbe riuscita a dimenticare quel particolare, sarebbe tornata a tediarlo con le sue rispostacce.

Si scambiarono uno sguardo di reciproco e sincero ringraziamento. Da una parte per aver passato un pomeriggio insieme, dall'altro per essere stati vicini.

Eppure quando l'attrice fu pronta per raccogliere la borsa da terra, Tom le poggiò una mano sulla guancia sinistra, chinandosi sulla figura della donna.
Alexandra si ritrovò a baciarlo qualche attimo dopo, premendo dolcemente le labbra contro le sue.

Ogni promessa venne meno.
Ogni promessa divenne fumo al vento.

Si separarono così presto che Alexandra rimase interdetta, con la bocca schiusa e le sopracciglia aggrottate. Ma un secondo bacio giunse poco dopo, quando l'attore inglese si piegò su di lei, lasciando che la mano libera scendesse sul suo fianco. Ancora una volta il suo cuore prese a battere così forte che quasi ebbe l'impressione di avvertirlo esplodere da un momento all'altro. E di cosa sarebbe scoppiato?
Di immensa felicità.
Perché era passata un'eternità da quando qualcuno non la baciava in quel modo.

Alexandra non tardò così a prendergli il viso tra le mani, socchiudendo gli occhi e lasciandosi andare a quel bacio, un composto di dolcezza e al tempo stesso passione.

Quando venne il momento di allontanarsi, entrambi si trovarono a sorridere, mentre Tom ancora persisteva ad accarezzarle con lentezza una guancia.

Lei non riuscì a reggere lo sguardo, per tanto gli fissò la spalla e qualche ricciolo biondo scuro. Allungò una mano verso i suoi capelli, toccandoli delicatamente. Per quanto, tuttavia, cercasse di evitare i suoi occhi azzurri, sapeva di averli puntati su di sé.

« Devo andare. »

« Giusto. »

Si scambiarono poche parole, ma a continuare furono i loro sorrisi. Alexandra si allontanò dalla sua figura, chinandosi finalmente a recuperare la borsa.

Tom l'accompagnò alla porta, lasciando che uscisse. Non si dissero altro, se non un banale « Ciao » e fu allora che Alexandra non si voltò più indietro, uscendo da quella casa.
Controllo? Cos'era per lei il controllo?
Qualcosa incapace di essere rispettato, a quanto sembrava.












Hiddle's corner:

Dio mio. Sono sempre più in ritardo.
Comincio seriamente a preoccuparmi .___.
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Come avrete notato, Alexandra è ancora incerta in quello che fa, e si porterà dietro la sua incertezza per un po'.
Inoltre, Tom quieta la sua acidità, ma questo lo vedrete meglio nel prossimo capitolo!

Ringrazio tutti per le recensioni lasciate e mi scuso per non avervi risposto ma sono così occupata a fare avanti e indietro con l'università, che tra un po' non so nemmeno stare al mondo .__. Vorrei pure portarmi il computer, per scrivere in treno, ma sento che a metà strada mi pentirei di tale scelta.

Un bacio a tutti e a presto (se spera ._.)


Charlie



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Capitolo 11
*** Capitolo XI - Non è come Peter ***


Capitolo XI

- Non è come Peter -







Alla mattina, quando Alexandra si svegliava o alla sera si coricava a letto, faceva difficoltà a credere che, indirettamente, fosse impegnata con Tom.

Nessuno dei due l'aveva specificato direttamente, ma era palese per entrambi che fosse così.

Lui la trattava con riguardo e lei cercava di farci l'abitudine. Non erano assillanti l'un con l'altro ma era ancora troppo presto per poterla definire una vera e propria relazione.

In determinati momenti, Alexandra si poneva delle domande che la portavano a riflettere su come la sua vita probabilmente sarebbe stata se James non le avesse mai presentato Tom.

Probabilmente in quel momento starebbe affrontando qualche problema con Peter e per questo si costrinse a scuotere la testa mentre ci pensava.

In qualche modo suo fratello aveva ragione ma era troppo orgogliosa per poterlo ammettere veramente. Per poter dire che Tom era diverso e la sua diversità era qualcosa che apprezzava con tutta se stessa.

Non si sentivano spesso durante il giorno, ma quando non aveva la mente troppo impegnata, Alexandra si chiedeva cosa facesse. A cosa pensasse.

I suoi erano degli interrogativi banali ma inevitabili. Sembrava che porsi delle domande simili la convincesse a credere che c'era un forte interesse per lui. O non l'avrebbe pensato così soventemente.

Natale era ormai alle porte e come tutti gli anni Alexandra doveva abbandonare l'Inghilterra per trasferirsi nella calorosa Australia e passare qualche giorno con la sua famiglia. E anche se quella volta c'era qualcosa di diverso a interagire con la sua vita, non poteva cambiare le carte da gioco e rifiutarsi di andare a trovare i suoi genitori.

L'unico che forse poteva avere una qualche scusante era James che aveva deciso di rimanere a Londra con Helen e passare il 25 dicembre con i parenti di lei, per poi raggiungere i Gascoyne a Gladstone due giorni dopo.

Per un paio di giorni Alexandra si arrovellò su come far sapere le sue decisioni a Tom e dirgli che non ci sarebbe stata per il periodo natalizio. L'attore inglese non le aveva detto nulla di importante, perciò giunse alla conclusione che a nessuno dei due sarebbe pesato non passare del tempo insieme sotto quel tipo di festività.

Almeno così credeva.

Riuscì a trovare finalmente la situazione che cercava in una fredda mattinata d'inizio settimana. Suo fratello ed Helen l'avevano invitata a casa per comunicarle il sesso del nascituro e Alexandra colse la palla al balzo, pensando di portare con sé Tom. Con James non aveva più chiarito, da quella volta, quindi pensava scioccamente che presentargli l'attore inglese potesse cambiare la situazione.

Certe volte si dimostrava meno esperta del fratello, benché anagraficamente lei fosse più grande di lui.

« Sei agitata? »

La voce di Tom la riportò alla realtà, mentre entrambi percorrevano il vialetto che portava all'appartamento di James.
Non si tenevano per mano, come magari ci si poteva aspettare da due persone consapevoli di frequentarsi, per il semplice fatto che Alexandra faceva di tutto per tenere le mani lontane da quelle di lui. Non che detestasse il suo tocco, anzi, ma si sentiva ancora troppo distaccata dai sentimenti per riprendere un contatto così banale ma che, al tempo stesso, aveva un significato quasi importante.

« No. Dovrei forse esserlo? »

Rimase con lo sguardo puntato verso la porta d'entrata, senza voltare la testa in sua direzione. Quando si trattava di mentire, Alexandra faceva di tutto per apparire fredda e sicura di sé.
E Tom la conosceva ancora troppo poco per capire cosa davvero passasse per la sua testa, quindi non aggiunse altro alle sue parole.

Quando James li vide rimase piuttosto interdetto, ma non tardò a capire la situazione che gli si era presentata davanti.

« La stufa in sala è accesa? »

Chiese improvvisamente Alexandra, interrompendo il glaciale silenzio che si era formato davanti alla porta.

James annuì con un semplice cenno del capo e così sua sorella approfittò del momento ed entrò in casa, evitando imbarazzanti domande.

Intenta a sistemare di cuscini sul divano c'era Helen e, quando si voltò verso di lei, Alexandra notò come il suo ventre fosse più gonfio di quanto ricordasse.

Si salutarono con i soliti calorosi sorrisi. A differenza di tante altre persona, non riusciva ad essere acida ed antipatica con la compagna di suo fratello. Era buona, dolce. Non c'era nessun motivo per essere duri e scortesi con lei.

« C'è Tom con me. »

Confessò, prima che potesse notarlo con i suoi occhi, iniziando a spogliarsi. Helen socchiuse le labbra, storcendole poi in un sorriso. Tuttavia non riuscì ad aggiungere altro che l'attore inglese fece il suo ingresso insieme a James.

Quando Alexandra si sedette accanto alla stufetta Tom la seguì. Si voltò verso di lui, sorridendogli leggermente.
Era bello. Incredibilmente bello. Non si era ancora rasato la barba, ma era sempre curata e mai fuori posto. Tuttavia non rimase a lungo a fissarlo, da un lato leggermente imbarazzata, dall'altra desiderosa di non dare troppo nell'occhio davanti a suo fratello.

« Quindi, finalmente sappiamo il se- »

« E' una femmina! »

Esclamò James, più euforico che mai, interrompendo Helen la quale, interdetta, gli diede una pacca sulla spalla, imbronciandosi.

« Volevo fare una presentazione fatta per bene! »

Ma quello era il suo sogno che si realizzava. Ormai lo sapevano anche i muri che James Gascoyne aveva sempre desiderato una bambina e ora poteva davvero averla.

Alexandra e Tom sorrisero contemporaneamente, dopo aver appreso una notizia del genere. Sembrava che un bambino fosse la gioia più bella del mondo in quel momento, ma l'attrice australiana, dentro di sé, non poteva concordare.
Non aveva mai desiderato mettere al mondo un altro essere umano, proprio perché la vedeva come qualcosa di, appunto, scientifico.
Con Peter non c'era mai stata una vaga allusione al voler stringere tra le braccia un bambino.
Con Peter non era mai stata veramente una persona in grado di manifestare i propri sentimenti.



***



« E questa è la cameretta. Dobbiamo ancora comprare i mobili e dipingere le pareti, ovviamente. »

« Non la dipingerete rosa, spero... »

Alexandra oltrepassò Helen, la quale ancora sostava sulla porta e tratteneva un sorrisetto.

Non era grandissima, ma per un neonato andava molto bene, considerato che quello era solo un appartamento. Immaginava già il desiderio di James di trasferirsi, in un futuro molto prossimo, in una casa più grande e far sì che la su famiglia fosse a proprio agio in un luogo confortevole.

« No, niente rosa. O la zia non potrebbe mai entrare qui senza fare una smorfia. »

A quel punto Alexandra si voltò verso di lei sorridendole, consapevole più che mai di quelle parole. Ma forse, proprio come suo fratello, all'arrivo della bambina sarebbe cambiata.
Ricordò con un sorriso quanto da piccola fosse gelosa dell'affetto che i suoi genitori manifestavano verso James, mentre lei si sentiva erroneamente lasciata da parte.

« … e la nipotina avrà anche uno zio? »

Domandò Helen, avvicinandosi lentamente a lei, portandosi una mano dietro la schiena.
Sapeva benissimo a cosa si riferiva ed istintivamente l'attrice chinò il capo, fissandosi le scarpe come faceva quando aveva dieci anni e non sapeva esattamente cosa dire.

« Non nascondo che mi piacerebbe, ma... » alzò finalmente la testa, ostentando un sorriso che sapeva solo da maschera. « non so come andrà a finire. »

« Tom non è come Peter, Alex. Probabilmente James te l'avrà già detto, ma devi tener conto di questo particolare. »

E aveva ragione. Avevano ragione entrambi.

Ma per quanto quelle parole e il concetto che si celava al loro interno potessero apparire semplici, per Alexandra risultava tutto tremendamente difficile.

« Certo, io sono io. Hiddleston, Tom Hiddleston. »

Una voce, quasi fuori campo, interruppe il dialogo tra le due donne.
Quando Alexandra si voltò, trovò un Tom addossato allo stipite della porta, con uno sguardo che ricordava vagamente Sean Connery nei colossali film di 007. E non riuscì a trattenersi dal sorridere, nel vederlo così buffo e divertente.
Perché sembrava che non volesse apparire perfetto o dannatamente affascinante. A quanto pareva, Tom desiderava semplicemente esternare la propria anima e far vedere agli altri quello che c'era dentro di lui.
Ed era qualcosa di cui andarne fieri.

Quando l'attore inglese riassunse nuovamente la propria espressione, non tardò ad aggiungere qualche altra parola.

« Le quattro tazze di cioccolata calda sono pronte, signore e prima che il novello Willy Wonka si arrabbi, ci conviene andare. »

Evidentemente quello non era il momento per parlare, almeno non con Helen, la quale, con un ampio sorriso, uscì dalla stanza della bambina, invitando Alexandra a fare altrettanto.

Mosse un passo ma Tom non tardò a bloccarle la strada, allungando una mano e sfiorandole il braccio con delicatezza.

« Sicura di stare bene? »

Nella sua domanda si udiva chiaramente il tono di chi aveva accidentalmente ascoltato la sua conversazione ma, apparentemente, non sembrava dispiaciuto.
Per un attimo, Alexandra si ricordò di un episodio passato, quando gli aveva urlato senza ritegno di odiarlo. E Tom aveva sorriso.

Stava costruendo anche lui una facciata di protezione?

E a tutti quei pensieri si aggiunse anche il fatto che doveva dirgli che non sarebbe stata a Londra per il periodo natalizio. Un sacco di idee mischiate e confusionarie vagarono nella sua mente.
La donna si ritrovò ad annuire e quando, preso per buono, Tom si voltò per tornare dai suoi amici, Alexandra lo afferrò per la manica, trattenendolo ancora.
Lo guardò girarsi verso di lei, con gli occhi leggermente sgranati e le labbra dischiuse.

« Torno in Australia per Natale. »

« Era questo che ti preoccupava? »

« Sì. »

Piccola bugia per nascondere una grande verità.
Eppure l'attore inglese sembrò non accorgersene e per questo le sorrise ancora. Le si avvicinò più di prima e la strinse in un abbraccio.
Alexandra si ritrovò ad appoggiare la testa sul suo ampio petto e quel gesto la rassicurò più di ogni altra cosa. Si sentì improvvisamente protetta, come se si trovasse attorniata da forti e solide mura impenetrabili.
Era una sensazione piacevole e rilassante al tempo stesso. Si strinse a lui, socchiudendo gli occhi. Avvertì le sue grandi e sottili mani poggiarsi sulla sua schiena e di riflesso Alexandra fece lo stesso con lui.
Forse quella era la prima volta che un loro abbraccio aveva un così particolare significato, senza il bisogno di pronunciare nessuna parola.

Tuttavia le cose belle non possono durare all'infinito e così, dopo qualche altro istante, sciolsero la loro stretta, rimanendo comunque ravvicinati. Quel tanto che bastava a Tom per potersi chinare su di lei e darle un veloce quanto dolce bacio a fior di labbra.

« Le due colombe hanno intenzione di fare il nido o vengono per questa cioccolata?! »

Suo fratello interruppe quell'attimo così bello e strano con la propria voce, proveniente dalla cucina, lasciando un sorriso sulle espressioni dei due attori.

Solo quando raggiunsero James ed Helen, Alexandra e Tom si resero conto di avere le dita delle mani intrecciate.














Hiddle's corner:
Questa volta ho aggiornato con più velocità del mio livello di pubblicazione standard.
Sono contenta che il modo in cui sto elaborando questa coppia vi piaccia perché, devo ammetterlo, ogni volta che scrivo di Tom ed Alexandra ho sempre il timore di sfociare in qualcosa di banale ed impensabile.

Quindi vi ringrazio per tutto l'appoggio che mi state dando: siete davvero dei grandi!

Ora anche il Natale è arrivato per i nostri protagonisti e, come avrete ben letto, non potranno vedersi per ovvie ragioni. Ma questo non vuol dire che possano comunque comunicare.
Mi soffermerò su due festività in particolare. Da un lato il Natale, che affronterò nel prossimo capitolo, e dall'altro il Capodanno, che vedrò di portare, finalmente, per il capitolo successivo.


Piccola informazione. Vi ricordate quel piccolo problema che EFP aveva avuto un po' di tempo fa, riguardo alla pubblicazione di capitoli?
Ecco, adesso, guardando dalla mia pagina profilo o dalla pagina del Cast di The Avengers, risulta che ho pubblicato 12 capitoli quando, in veritas, sono 11. Tutto qui, volevo solo farvi sapere che si è sfaldato tutto, ma non saprei nemmeno come rimediare. Pazienza ù.ù

Al prossimo aggiornamento,
Charlie



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Capitolo 12
*** Capitolo XII - Un lato nuovo e meraviglioso ***


NB. Vi avviso già da ora che il capitolo, essendo molto di passaggio, sarà brevissimo rispetto agli altri. Dal prossimo ritornerò ai soliti standard.



Capitolo XII

- Un lato nuovo e meraviglioso -





La stanza era illuminata e le tende erano state tirate per poter impedire alla luce esterna di entrare in camera.

Alexandra era troppo stanca per potersi lamentare e continuò a girarsi nel letto, riprendendo nuovamente sonno.
Per quanto avesse raggiunto Gladstone da un giorno e mezzo, non aveva fatto altro che passare il suo tempo a dormire o, in casi meno estremi, a sonnecchiare.

Ma ormai i preparativi per il Natale erano ufficialmente conclusi e non poteva ritirarsi da quelle classiche cene con i parenti che non vedeva da un'eternità.

Da un lato era contenta di essere lì, perché non rivedeva casa sua da molto tempo e ormai il freddo inglese l'aveva stancata. Quando mai a Londra avrebbe potuto fare il bagno la mattina del 25 Dicembre?
Dall'altro canto, invece, avrebbe preferito non partire e rimanere con Tom. Una richiesta un po' egoista, in effetti, considerato che anche lui aveva la sua famiglia.
Ma saperlo accanto a lei, a pochi chilometri di distanza, l'avrebbe rasserenata di più.

Si erano lasciati frettolosamente per telefono, con la promessa che si sarebbero sentiti in qualche modo, durante il periodo natalizio. Ed Alexandra intendeva mantenere quella promessa ad ogni costo.

La cosa positiva di quella lontananza era che la giovane attrice avrebbe potuto pensare con tranquillità al regalo da fargli.

Nessuno dei due aveva avanzato una qualche particolare richiesta a proposito, ma Alexandra voleva fargli qualcosa.

L'unico problema che riscontrava era esattamente cosa.

Non aveva la minima idea di quale tipo di regalo Tom avesse potuto gradire o meno, quindi avrebbe sfruttato tutto quel tempo a sua disposizione per pensarci.

Tuttavia dei rumori provenienti dal corridoio la costrinsero ad alzarsi e abbandonare quel momento di tranquillità.

Quasi aveva dimenticato quanto fosse impossibile rimanere tranquilli in casa Gascoyne, anche quando James non c'era. Sua madre, Eileen, era uno spirito attivo, perennemente in movimento e che non perdeva occasione di rimanere in silenzio.

Il suo esatto opposto era il marito, John, dal quale Alexandra aveva preso gran parte del carattere, eccezion fatta per l'acidità e il sarcasmo che aveva coltivato per anni ed anni, da quando aveva lasciato la casa Natale.

«Era ora che ti svegliassi! »

Esclamò sua madre, quando la ragazza aprì la porta della propria camera, ritrovandosela davanti con uno scatolone in mano.

Aveva un'espressione raggiante sul viso che le ricordò immediatamente quella di suo fratello James. E per questo sbuffò leggermente.

« Arrivo di là tra poco. »

Detto quello fece dietro front e prese dalla propria scrivania il proprio computer portatile, che aveva deciso di aggiungere alle mille cose da portare a Gladstone, per quella piccola vacanza.

Una volta che Alexandra accese il portatile si sedette sul letto a gambe incrociate rimase ad aspettare.

Improvvisamente si sentì agitata. Dopo quasi due giorni, trascorsi a sistemare le sue cose e a riprendersi dal fuso orario, finalmente poteva sentire Tom. Essendo le due del pomeriggio, a Londra era già mezzanotte inoltrata, ma sapeva bene che lui l'avrebbe aspettata, rimanendo sveglio solo per poter approfittare di quel momento per salutarsi.

Quando finalmente il computer si accese e la connessione a Skype era già stata avviata, ebbe un tuffo al cuore nel vederlo già online.

Non appena inoltrò la chiamata. Alexandra girò lateralmente la testa, aspettando solo che Tom comparisse sulla schermata del suo computer.

« Cosa ci fai con delle corna da renna in testa? »

Chiese subito la ragazza non appena l'attore fece la comparsa sullo schermo del suo portatile, arcuando le sopracciglia e tenendo le labbra leggermente dischiuse.

Tom stava ridendo, con un'espressione di bambino sul viso, mentre il natalizio cerchietto che stava indossando aveva delle lucine rosse che si accendevano e spegnavano in alternanza. Si divertiva con poco, a quando pareva, e questo era un lato di lui che piaceva molto ad Alexandra, perché sottolineava la semplicità di quell'uomo.

« ... e si illuminano pure?! »

« Belle, vero? »

Come qualsiasi normale persona, Alexandra aveva pensato e ripensato a come si sarebbe presentato per quella primissima video chiamata insieme. Un semplice ciao era il massimo che la sua mente era riuscita a produrre in quel lasso di tempo che aveva passato lontano da lui.

Ma non se lo sarebbe mai immaginato con le corna da renna in testa!

In quel momento non riuscì a mantenere un minimo di serietà, lasciando che dalle sue labbra uscisse una leggera risatina.

« Le corna di Loki non ti bastavano? »

« Ho dovuto adattarmi per il periodo natalizio! »
Era così... adorabile! Aggettivo che Alexandra non si sarebbe mai sognata di usare nei confronti di Peter. Ma era bene continuarsi a ripetere che lui non era come Tom. L'attore inglese era perfetto sotto molti punti di vista.

E in quel momento Alexandra non poteva negare a se stessa di voler essere con lui. Abbracciarlo. Baciarlo.

« Come sta andando in Australia? Vedo che fa freddo come qui! »

Domanda lui, sorridendole.

In effetti era divertente come fossero agli estremi: Tom con un maglione grigio addosso e Alexandra con una semplice canottiera e le finestre spalancate.

« Bene bene, a parte la presenza assillante di mia madre a cui non ero più abituata. »

Parlarono e parlarono.

E quello che doveva essere un semplice saluto si era rivelata una lunga ed intensa chiacchierata, fatta di sorrisi, parole semplice e promesse future.

Mentre lo ascoltava, Alexandra si stava già immaginando il suo ritorno a Londra e il loro incontro dopo qualche giorno di lontananza.
E c'era inoltre da contare Capodanno. Una festa insieme a Tom. La prima da coppia.
Perché si poteva definire così, no? Una coppia.
Due persone che stanno insieme. Ma dire che si amassero... pareva un po' troppo prematuro ed Alexandra, probabilmente, avrebbe affrontato una certa difficoltà nell'ammetterlo.

« Sarai stanco, immagino... »

Ipotizzò la donna, osservando Tom con un leggero sorrisetto.

« Immagini bene , ma se ci sei tu a farmi compagnia la questione cambia. »

Se fosse stato per lei sarebbe rimasta a chiacchierare tranquillamente con lui, ma l'orario era tardo e sicuramente l'attore inglese desiderava riposare almeno un po'.

E fu così che si salutarono, decidendo di chiudere la video chiamata.

« Buonanotte, Alexandra. »

« Buonanotte, Tom. »
Era estremamente dolce. Come aveva potuto odiarlo per tanto tempo e rischiare per sino di tentare un approccio amichevole con Peter?



Un profumo.
Ecco cosa stava segretamente impacchettando, dopo un'estenuante giornata passata a Sidney.

Le era costato anche abbastanza, ma l'idea che potesse indossarlo le strappava un sorriso.
Sperava che lo facesse... e se non fosse stato così avrebbe potuto incolpare suo fratello, visto che era stato James a consigliarle il tipo di profumo che Tom avrebbe potuto apprezzare.

Il Natale era trascorso in tranquillità ma lontano da lui. Più i giorni passavano, più sentiva la sua mancanza e sempre più desiderava la sua compagnia.

La lontananza le stava facendo bene, secondo l'opinione di suo fratello ed Helen, e ritardando il suo arrivò nella capitale inglese quella sua piccola sofferenza stava alimentando maggiormente il sentimento che provava per lui.

Stava riscoprendo un nuovo lato dell'amore.
Un lato nuovo e meraviglioso.









Hiddle's corner:

Sono la vergogna umana. Ditelo.

Più di un mese senza aggiornare, come si fa? Un MESE!
Eh, a quanto pare si fa perché io ci sono riuscita brillantemente. Mi scuso assolutamente ma sono stata così impegnata con l'università da non accorgermi assolutamente del passare del tempo. Infatti mi pare ancora impossibile che siamo già a dicembre.
Vabbé, fatte queste considerazioni inutili come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Come al solito di passaggio e più corto del previsto, ma ho fatto in modo che Tom ci fosse lo stesso.

Vi ricordo, e presento per chi non lo sapesse, l'account facebook dedicato proprio a questa pagina (se volete farmi domande o volete una semplice chiacchierata) -->      https://www.facebook.com/hiddle.efp


A presto (se spera),

Charlie

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII - Happy New Year ***


Capitolo XIII

- Happy New Year -






Una festa tra amici, per Capodanno, era essenzialmente quello che ci voleva per tornare all'apparente normalità londinese.

L'idea di fare il salto dall'anno vecchio a quello nuovo insieme a Tom elettrizzava Alexandra e, al tempo stesso, la spaventava. Avrebbero resistito come coppia?

Era forse troppo presto per dirlo, ma l'idea che qualcosa potesse andare storto rimaneva viva e accesa nella sua mente.

Per quella sera, tuttavia, avrebbe dovuto occuparsi di ben altro.

L'obbiettivo principale?

Lasciare la mente leggera ed impedire a qualsiasi pensiero gravoso di impossessarsi di lei. E, soprattutto, divertirsi.

A prendere il taxi a Londra si sentiva un po' catapultata indietro nel tempo, quando lavorava a New York per il suo nuovo film e quando ancora pensava che intraprendere una relazione con Tom Hiddleston fosse solo un amaro scherzo della natura.

La festa era stata organizzata da un gruppo di amici di suo fratello che, per qualche fortuita coincidenza, rientravano nelle conoscenze anche di Tom. Si trattava di Anthony Brown e Michael Rowland, entrambi produttori nascenti, di buona famiglia e, specialmente, di spirito allegro e amichevole.

Era questo che serviva ad Alexandra. Qualcosa di felice, qualcosa di leggero che non la complicasse troppo e pareva che tutta quella situazione che stava vivendo fosse l'ideale.

Quando scese dal taxi, la giovane attrice australiana si ritrovò esattamente davanti alla casa – o, per meglio dire, villa immensa – dei suoi amici. Venne accolta in essa, ben sapendo che ad attenderla ci sarebbe stato Tom.

« Devo limitarmi a spalancare le labbra dalla meraviglia o ho il permesso di fare qualche commento? »

« Magari i commenti tienili per dopo... »

Si alzò sulle punte per poterlo baciare e sorridergli come ultimamente sapeva fare.

Giacca, cravatta e il profumo che gli aveva regalato per Natale.

Impeccabile e straordinariamente perfetto.

Si erano incontrati a seguito del ritorno di Alexandra dall'Australia. L'attore inglese aveva apprezzato il suo regalo, mentre lui le aveva donato un bellissimo bracciale che, per quella stessa sera di Capodanno, Alexandra non aveva potuto che indossare, abbinato ad un semplice quanto perfetto abito bianco.

Dopo qualche saluto e ringraziamento per la festa, entrambi si dedicarono ad una semplice chiacchierata, intervallandola con qualche piccola dolce effusione non troppo marcata.

Tutti e due avevano uno spiccato senso del pudore e mai in pubblico avevano osato scandali che invece altre celebrità, anche più giovani di loro, avevano azzardato senza vergogna.

Tom sapeva coglierla come un piccolo fiorellino delicato, trattandola come una vera principessa. Un'idea che, probabilmente, qualche mese prima avrebbe disgustato Alexandra. Eppure ora non disdegnava quell'atteggiamento da parte dell'inglese. Anzi, stava imparando ad adorarlo senza troppa difficoltà.

« Propositi per il 2013? »

Chiese Alexandra, mentre sviava lo sguardo dagli occhi di Tom, intenti a scrutarla attentamente.

« Riuscire a staccarmi dal cinema per un po' e tornare a teatro. »

Sorrise, inumidendosi le labbra con un goccio di vino bianco dal proprio bicchiere, che teneva saldamente stretto nella mano.

« E poi... » continuò chinandosi verso di lei, parlando sottovoce « … direi che stare con te sia il miglior proposito che si possa desiderare. »

In quel momento Alexandra ebbe un lungo brivido lungo la schiena, che le impedì di dare una risposta immediata ed adeguata alla situazione. Questo era il magico potere che l'attore inglese esercitava su di lei. E sembrava riuscire molto bene in quell'intento che – anche se non ne era assolutamente certa – pareva piuttosto involontario.

« Come sei pretenzioso, Hiddleston... »

Ciononostante, l'attrice australiana riuscì a ritrovare la propria tenacia e a replicare in modo piuttosto soddisfacente.

O almeno così sperava.

« Però per qualche strana coincidenza, che non so spiegarmi, il tuo ultimo proposito coincide esattamente col mio. »

Una cosa che, mesi prima, non avrebbe mai detto e, soprattutto, non avrebbe mai pensato.

Tom Hiddleston l'aveva cambiata senza nemmeno volerlo.

Rimasero soli per poco tempo, fino a quando il loro duo non diventò un quartetto con l'aggiunta di James ed Helen.

In particolar modo, il fratello sembrava compiacersi nel vederli così uniti e provava altrettanto diletto ad interromperli nei momenti meno opportuni. E se Tom poteva accettare la cosa con un sorriso e una risata, Alexandra sembrava pronta, da un momento all'altro, a linciarlo.

Con il dovuto affetto, chiaramente.

« E così la mia adorata sorellina ha finalmente aperto le porte del suo cuore, mh? »

Domandò ironicamente James, in un momento di solitudine.

« Vuoi farti gli affari tuoi?! »

Sbuffò Alexandra, arcuando impercettibilmente il sopracciglio sinistro. Il suo lato impiccione non gli era ancora passato, nemmeno in quel periodo in cui, probabilmente, avrebbe dovuto realizzare di essere quasi padre.

Con lui, tuttavia, nulla era certo.

E poi dargli ragione sarebbe stata l'ultima cosa che Alexandra potesse fare. Non solo perché si trattava di suo fratello ma anche perché trovava estremamente difficile credere che quella fosse la realtà.

Questo non voleva dire assolutamente che avrebbe passato il restante della serata ad interrogarsi se davvero stesse frequentando Tom.

Quella era una certezza. Una meravigliosa certezza che non poteva essere infranta in alcun modo.



***



Alexandra era stata a casa di Tom esattamente due volte e non aveva avuto ancora modo di esplorarla per bene.

Aveva semplicemente notato, grazie a qualche fugace occhiata, come le pareti fossero interamente bianche, creando uno strano effetto anche a stare in salotto.

O semplicemente quella stranezza era dovuta al fatto che a quell'ora tarda , dopo aver abbandonato la festa, e ormai nel pieno del 2013 Alexandra fosse a casa sua per un drink.

Tom era sparito, andando sicuramente in cucina a prendere i bicchieri e qualcosa da bere e la sua breve assenza le stava causando non poca agitazione. Aveva l'impressione di essere tornata indietro nel tempo, a quando aveva diciannove anni e un suo amico dell'università l'aveva invitata a casa sua per bere una cosa insieme. Inutile dire che, dopo essersi scambiati un bacio, Alexandra aveva preferito tagliare la corda e scappare a casa.

Seduta su uno dei due divanetti, cercò di non pensare al passato, altrimenti qualunque pensiero l'avrebbe immediatamente riportata a Peter. E quello sarebbe stato un modo molto triste di concludere la serata.

« Ecco qua! »

Per fortuna Tom la raggiunse in poco tempo, sorreggendo due calici in una mano, mentre nell'altra teneva ben stretta una bottiglia di vino. Sulle sue labbra un ampio sorriso e un dolce luccichio negli occhi: aveva appena allentato il nodo della cravatta e si era tolto la giacca nera che aveva indossato per tutta la sera.

Si sedette accanto a lei e lasciò nelle mani di Alexandra un bicchiere, riempiendolo subito senza perdere tempo e facendo la stessa cosa con il proprio, prima di appoggiare la bottiglia sul tavolino del salotto.

« Un brindisi inter nos ci sta, non credi? »

Disse l'attore inglese, tenendo il calice sollevato, incitando Alexandra a fare lo stesso.

« Ci sta perfettamente bene. »

Fecero sfiorare entrambi i bicchieri, producendo un leggero tintinnio e bevvero alla loro stessa salute.

Non c'era momento in cui Tom non la stesse fissando, con quel sorriso dolce stampato sul viso e questo creava ancora più confusione ed agitazione in lei.

Un sorriso. Thomas Hiddleston era in grado di mandarla fuori strada semplicemente con quello.

E tutto questo per un semplice motivo: Alexandra non aveva mai amato davvero.

Non aveva mai provato sensazioni delicate come quelle che Tom sapeva farle vivere anche con un semplice sguardo.

Ma ammetterlo sarebbe stato il passo finale, il traguardo della propria coscienza.

« Non mentivo prima, quando ho detto che il miglior proposito per l'anno nuovo è restare con te. »

« Lo so... »

Ed era vero. Sentiva che quella non era una bugia e questo riusciva a determinarlo chiaramente dal suo sguardo.

Alexandra si sporse verso di lui, socchiudendo gli occhi, e ritrovandosi a baciare le labbra sottili di Tom.

Un tonfo al cuore.

Avvertì le sue mani posarsi sui suoi fianchi e, in un attimo, era stretta a lui nel più intimo degli abbracci. Entrambi i calici vennero dimenticati insieme alla bottiglia di vino sul tavolino accanto a loro, per lasciare spazio a qualcosa di più profondo.

Fu per Alexandra totalmente inebriante rimanere saldamente abbracciata a lui, mentre il respiro di Tom si faceva sempre più presente sul collo della ragazza, lasciando spazio a qualche bacio ancora – per poco – casto.

Aveva perfettamente idea di quello che stava per accadere o che, comunque, sarebbe successo di lì a poco. La sua mente non stava progettando alcun tipo di interruzioni. Anzi, non erano per nulla ammesse.

« Tom... »

Ma anche i piani progettati alla perfezione a volte avevano delle piccole ed inaspettate crepe al loro interno.

Tom si fermò nell'istante in cui Alexandra fece uscire dalle labbra il suo nome.

« Ho... fatto qualcosa di sbagliato? »

Chiese, lecitamente, osservandola con le sopracciglia leggermente inarcate e il timore crescente di aver forse osato troppo.

Alexandra rimase in silenzio e per un attimo le mancò il respiro: era bello. Molto bello e lei era anche fin troppo fortunata.

Si ridestò scuotendo la testa, avanzando le labbra verso di lui e riprendendo con quelle effusioni che la facevano tremare piacevolmente.

Continuarono così per qualche minuto, lasciando che a riempire la stanza fossero gli schiocchi di baci e i respiri mozzati. Non si accorse nemmeno di quanto fosse avvinghiata a lui, di quanto i loro corpi fossero uniti in un unico abbraccio.

Ormai l'attore inglese aveva compreso come i suoi gesti fossero ben accetti, così si separò da lei di qualche millimetro.

« Forse dovremo spostarci da qui, non credi? »

Lo disse in un sussurro, prima di alzare una mano sul suo viso, accarezzandole la guancia sinistra. Seguì con lo sguardo il movimento delle proprie dita, lasciando cadere gli occhi su una ciocca di capelli che sfuggiva dalla bassa coda che la giovane attrice aveva mantenuto da quella stessa sera, per poi tornare a fissarla tranquillamente.

« Brillante osservazione, Watson.»

Rispose a bassa voce Alexandra, con un piccolo sorrisetto sulle labbra.

In quel preciso istante si alzarono entrambi dal divano con lentezza e, con la medesima calma, lasciarono il soggiorno. Oltrepassarono, mano nella mano, il grande albero di Natale che parzialmente nascondeva una libreria di notevole grandezza, per poi salire sull'attico.

La prima porta a destra ospitava la camera da letto: muri bianchi, un enorme letto al centro, uno specchio in un angolo e un grande armadio.

Era questo di cui un uomo aveva bisogno? Era solo questo che necessitava Tom Hiddleston?

Quelle domande futili e stupide non ebbero lunga vita nella mente di Alexandra, perché l'attore inglese riuscì ad occuparla e possederla con un nuovo e passionale bacio.

Faceva uno strano effetto vederlo così, così... ardente. Un aggettivo che non sapeva se fosse più o meno adeguato a lui, ma era l'unico a cui potesse effettivamente pensare in quel momento, travolta da quel susseguirsi incessante di emozioni.

La prima a dare inizio a quella seconda serata fu proprio Alexandra, che slacciò in poco tempo la sua cravatta, lasciandola scivolare come di consueto sul pavimento. Quel gesto fece scattare la molla anche nella mente di Tom il quale, senza alcun indugio, ricambiò nei confronti della donna, iniziando a spogliarla del suo meraviglioso vestito bianco.

Era come la classica scena da film che ne precedeva una d'amore: entrambi velocemente si liberavano dei loro indumenti, contemplavano a vicenda i loro corpi e in un attimo, completamente svestiti, erano già all'opera sotto le lenzuola.

Non sarebbe stato male... sicuramente entrambi l'avevano pensato in un secondo. Eppure loro non erano la classica coppia da cinema, per quanto entrambi fossero piuttosto esperti in materia.

Una volta che Tom, ormai privo di camicia e pantaloni eleganti, riuscì a sfilarle l'abito, fece voltare Alexandra di spalle, per compiere il più semplice dei gesti: slacciarle il reggiseno. Una banalità che poteva essere risolta nel giro di qualche secondo, ma l'attore inglese sembrava avere in serbo per la sua compagnia qualche piccola, dolce tortura.

Chinò il capo su di lei, lasciando dei piccoli e caldi baci sulla pelle del collo, mentre le sue mani lentamente scendevano lungo la sua schiena, fino ad arrivare alla fascia elastica in basso, già pronto con le dita a slacciare i gancetti.

« Hai bisogno di chiamare i rinforzi? »

Alexandra voltò leggermente la testa, notando che, effettivamente, ci stava impiegando più del tempo dovuto.

« Non si... non si sgancia... »

Tom fu costretto ad interrompere ogni coccola possibile, concentrandosi esclusivamente sul reggiseno della donna che aveva cominciato a farlo sospirare.

Lei sorrise e si voltò finalmente in direzione dell'attore.

« Evidentemente sei poco esperto in materia, Hiddleston. »

Gli fece la linguaccia, non perdendo tempo per prenderlo in giro.

Si voltò e lo fece per un valido motivo. Sotto quella leggera derisione, si nascondeva un certo pudore. Dopo Peter non aveva intrapreso più alcuna storia, non aveva più amato nessuno. Non aveva più fatto sesso con alcun uomo. E l'idea che ci fosse qualcosa di sbagliato in lei, il solito sciocco pensiero che terrorizzava qualsiasi donna al primo rapporto con un uomo, la faceva reagire in quel determinato modo.

Perché alla fine Alexandra Gascoyne, nel profondo della sua scorza acida e fredda, era una donna con le sue fragilità e le sue immense insicurezze.

Lentamente sfilò il reggiseno, mantenendo il capo chino. Tom, appurata la sua riuscita, fece un passo verso di lei, poggiandole entrambe le mani sulla schiena.

« In verità è colpa tua, lo so, ma sono troppo galante per poterlo ammettere apertamente. »

Alexandra, ancora le spalle, approfittò di quell'occasione per lasciarsi sfuggire un sorriso dettato dalle sue parole. Dal tono con cui vennero pronunciate. E dai baci dolci che ne seguirono.

« Immensamente galante... »

Ripeté, prima che il respiro potesse mancarle nuovamente, quando Tom l'afferrò per la vita, attirandola a sé.

« Hai paura che scappi? »

« E tu hai paura che ti lasci andare? »

Domande che si completavano a vicenda e che non necessitavano di alcun tipo di risposta.

Si baciarono ancora, stringendosi l'un l'altro, mentre quelle parole rimbombavano nella mente di entrambi.

Tom, nel profondo, temeva di perderla.

Alexandra di essere perduta.

Timori apparentemente irrazionali ma che, con la giusta leva, avrebbero potuto realizzarsi.

Da quel momento in poi non vi furono più parole vane a colmare quella camera da letto, dalle bianche pareti. Tutti e due si sedettero un attimo dopo sul letto e le uniche vere testimoni della passione che li aveva catturati furono le profumate lenzuola, con le quali avvolsero il loro stesso desiderio.

Fare l'amore con Tom non era come fare del semplice e banale sesso. Quello lo faceva con Peter, senza provare un briciolo di eccitazione prima e dopo.

In quei momenti intimi, in cui i loro corpi divenivano un'unica cosa, Alexandra fu certa di essere amata con passione e dolcezza. Con vero sentimento.

L'attore inglese le scivolò accanto, con il petto che si alzava e si abbassava ritmicamente e un sorriso stanco, ma felice, sulle labbra. L'abbracciò, cingendole il fianco destro e donandole un veloce bacio fior di labbra.

Alexandra riuscì ad appoggiare la fronte su quella dell'uomo e socchiuse gli occhi. Non si addormentò, non sarebbe mai riuscita a farlo in un tempo così irrealistico, tuttavia volle assaporare quella serata nella sua mente fino alla fine.

Forse il respiro di Tom che, pian piano, si stava regolarizzando l'avrebbe cullata sino a prendere sonno. Nemmeno lei lo sapeva.

L'unica cosa di cui poteva davvero essere sicura era una sola: il giorno dopo si sarebbe svegliata sorridendo.






Hiddle's corner:

Ed eccomi finalmente qui con voi e con questo capitolo.

Devo ammettere, come avevo già espresso sul mio account di Hiddle Efp (che per chi non lo conoscesse, può trovarlo qui → https://www.facebook.com/hiddle.efp?ref=ts&fref=ts&__req=15) e sulla mia pagina Hiddles, che pubblicare questo capitolo è stato anche più difficile della stesura. Sapete le solite domande... "Ma sto facendo la cosa giusta?", "Ho scritto qualche cazzata?", "Perché non mi sono data all'ippica?", e così via.

Vi ricordo comunque che questa storia è sotto il rating arancione e più in la non posso, né voglio, spingermi. Spero che per questo non me ne vogliate.

La lunghezza di questo capitolo di certo ripaga quella del precedente, ma vale così davvero la pena il suo contenuto? Lascio giudicare a voi come al solito e io filo via che ho un sacco di cose da studiare per l'università.

Al prossimo aggiornamento,



Charlie

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV - Ci siamo noi ***


Capitolo XIV

- Ci siamo noi -



Una volta aperti gli occhi, Alexandra ricordava perfettamente quello che era successo la sera precedente.

Sorrise, come aveva previsto prima di addormentarsi tra le braccia di Tom.

Quando si svegliò, la prima cosa piacevole che poté avvertire fu il respiro lento dell'uomo al suo fianco.

Nell'immaginario collettivo, la donna era sempre l'ultima ad alzarsi dal letto, con un aspetto fresco e radioso. I capelli in ordine e il trucco ancora intatto: se Alexandra avesse avuto uno specchio in quel momento avrebbe potuto constatare come la matita fosse sbavata attorno agli occhi e l'acconciatura che l'aveva accompagnata per tutta la serata di Capodanno si fosse trasformata in qualcosa di assolutamente scomposto.

E, sempre nell'idea di perfetto risveglio, l'uomo le portava la colazione a letto, bello, vestito di tutto punto e con un sorriso smagliante sulle labbra.

Invece il loro fu totalmente diverso.

Voltando il capo a sinistra, Alexandra notò subito come Tom stesse ancora dormendo, dandole la schiena dall'altro lato del letto.

Socchiuse gli occhi ed ebbe la percezione di sentire il suo respiro farsi sempre più pesante.

Da un lato avrebbe voluto svegliarlo, dall'altro sarebbe rimasta volentieri lì, ferma tra le lenzuola ad ascoltarlo.

A distoglierla da quel sottile rumore, fu il pensiero stesso di quella notte passata insieme. Aveva fatto sesso con Tom Hiddleston.

No, no. Aveva fatto l'amore con lui.

Un amore intenso e profondo ma perfetto.

Sorrise, girandosi di lato e ammirando la schiena ancora nuda del suo compagno. Lentamente spostò una mano verso di lui ma senza toccarlo.

L'avrebbe sicuramente svegliato e questo non rientrava nelle sue opzioni. Ritirò quindi il braccio, riportandoselo al petto e sospirando.

Improvvisamente, Tom si rigirò dalla sua parte, con la testa non interamente poggiata sul cuscino.

Le labbra erano leggermente dischiuse e un'espressione serena sul viso. I capelli, scomposti, lo rendevano ancora più bello di quanto non fosse.

O almeno questo era quello che Alexandra stava pensando. La sua opinione, al momento, era influenzata da quello che era successo la sera precedente e probabilmente per le prossime ore non sarebbe cambiata di molto.

Sarebbe stata in grado di rimanere lì a fissarlo, nonostante tutto, senza muovere un muscolo?

No. Lei era pur sempre Alexandra Gascoyne e avrebbe dovuto far qualcosa, come per esempio tornare a casa. O, tanto per cominciare, rivestirsi: era pur sempre il primo gennaio e per quanto quella notte fosse stata la più calorosa dell'ultimo periodo, faceva freddo sotto quelle coperte.

Scivolò fuori dalle lenzuola, alzandosi senza fare troppo rumore e cercando, con lo sguardo, i propri indumenti.

Bene, il vestito era ancora a terra tutto spiegazzato, mentre l'intimo era adagiato su un angolo del materasso, sciupato anch'esso. Scosse il capo, afferrando gli slip e il reggiseno, indossandoli piuttosto celermente.

Quando si voltò per osservare Tom – per l'ennesima volta – lo scorse ancora intento a dormire. Ed era qualcosa di perfetto. Ingenuo. Immacolato.

Era palese come quella visione dovesse dissuaderla dall'andarsene, ma ormai aveva preso la decisione di tornare a casa. Per questo si voltò, recuperando il proprio abito, con la speranza di non rimanere sufficientemente intenerita da poter cambiare così idea.

« Alex... ? »

Diamine! Doveva aver sbattuto i talloni troppo forte a terra, mentre infilava dai piedi la propria mise.

« Sì? »

« Cosa fai? »

Aveva captato subito la sua voce impastata dal sonno e non fece a tempo a voltare il capo verso il letto che Tom Hiddleston si era appena issato su un gomito. Gli occhi semi socchiusi, lo sguardo sonnacchioso.

E i capelli. Quei dannati capelli arruffati.

« Mi vesto. Fa freddo. » fu la risposta piatta e secca di Alexandra, come se al momento non le importasse di quel che era successo.

In realtà l'unica ad essere diventata gelida, al momento, era lei. Si stava esattamente comportando come Peter, senza rendersene conto. E senza accorgersi che, per quanto insonnolito fosse, Tom stava captando il suo tono.

Più o meno.

« Bastava chiedere, ti avrei dato una tuta. »

No. Forse poi così sveglio non era.

« Tranquillo, » chiuse la zip, tornando perfettamente al look di Capodanno « adesso vado a casa. »

Quattro parole che riuscirono a svegliare l'attore inglese che, impressionatamente, si rizzò col busto.

« Perché? »

Bella domanda, vero Alexandra? Domanda a cui, sicuramente, non sapeva rispondere.

Perché doveva tornare a casa? Perché doveva scappare da un risveglio idilliaco come quello?

Erano forse le nuove sensazioni che, con velocità, si stavano espandendo nell'animo dell'attrice?

Ancora una volta la sua mente si stava affollando di domande a cui non avrebbe saputo trovare una risposta in così poco tempo.

« Ho delle cose da sbrigare. »

Una pessima bugia, inventata al momento che non avrebbe portato a conseguenze positive.

« Il primo giorno dell'anno? »

Chiese lui, con un tono che indicava perfettamente quanto avesse inteso la situazione.

Sì, svegliarsi abbracciata a Tom era l'ideale che aveva sviluppato la sera precedente, giusto qualche attimo prima di chiudere gli occhi e cadere tra le braccia di Morfeo, insieme al suo shakespeariano.

Ma allora perché scappare senza un motivo apparente? Era pienamente soddisfatta di come fossero andate le cose quella notte, però... c'era un però che nemmeno lei sapeva come e dove collocare.

Alle parole dell'attore inglese, Alexandra non poté che alzare le spalle e sperare di non essere trattenuta oltre. Perché sapeva bene che, se avesse osato concedergli uno sguardo in più, sarebbe ceduta senza problemi.

C'era qualcosa nei suoi occhi che la invogliava a cadere in tentazione o ad arrendersi tra le sue braccia. Era successo alla sua festa di compleanno, quando si erano baciati per la prima volta e da allora non era più riuscita a resistervi.

Notò con la coda dell'occhio che Tom si infilò i boxer, lasciati anch'essi precedentemente sul bordo del letto.

« Ho fatto qualcosa che non va? »

Nelle sue parole si celava un certo desiderio di scoprire la verità: insomma... cosa poteva essere andato storto in quel che avevano fatto?

Alexandra finalmente decise di girarsi: davanti a lei l'uomo con cui aveva fatto l'amore, con solo un paio di boxer a coprirlo. Lo sguardo perso, i capelli in disordine. Una mano era poggiata sul suo fianco, mentre teneva la schiena leggermente incurvata in avanti.

« No... è stato tutto perfetto. »

Lo disse con un sorriso, ma non aggiunse altro perché, essenzialmente, non sarebbe stata in grado di spiegare il motivo di quel desiderio tanto strano.

« Allora resta ancora con me, ti prego. »

Doveva dirgli che si stava comportando così perché era sempre stata abituata a farlo con Peter per parecchio tempo. Ma una parte di lei le stava suggerendo che se avesse osato raccontargli una riflessione simile, Tom avrebbe avuto la risposta pronta, dicendole che quella relazione non sarebbe mai stata come la precedente.

Allora resta ancora con me, ti prego.

Quelle parole risuonarono come la richiesta di un bambino nelle orecchie di Alexandra, specialmente quando Tom allungò un braccio verso di lei, sperando in qualche modo che afferrasse la sua mano.

E così fece.

Le loro dita si intrecciarono lentamente e un sorriso comparve sul viso dell'attore inglese.

Lei si avvicinò a lui: era ridicola tutta vestita, si sentiva tale, specialmente quando poggiò la mano libera sul suo petto, ancora caldo.

Rimasero abbracciati per qualche secondo e Alexandra, tra le sue braccia, si sentì piccola piccola. E sciocca. E stupida.

Socchiuse gli occhi e sospirò, ma in lei era ancora pulsante il desiderio di porre una pausa a quel che era successo.

Alla fine erano scesi in intimità profonda. Erano diventati una cosa sola e quella notte, la loro prima notte, non sarebbe stata dimenticata dall'australiana che viveva perennemente dei ricordi.

Eppure...

« Devo davvero andare, Tom. »

A malincuore pronunciò quelle parole, staccando la fronte dalla spalla dell'uomo, che ancora la teneva stretta a sé, con le mani ben saldi sui suoi fianchi.

« Ma ti chiamo quando arrivo a casa. »

Sorrise.

« Lo prometto. »


***


La promessa di Alexandra non venne mantenuta.

Quando finalmente mise piede in casa sua, la prima cosa che fece fu farsi una lenta doccia calda, lasciando che i pensieri scivolassero insieme al flusso d'acqua.

Si distese sul letto, una volta uscita, e non tentò nemmeno di reprimere il desiderio di chiamarlo perché esso non si presentò nella sua testa.

Era come se si fosse scordata della parola data, ma che comunque continuasse a pensare a loro.

Aveva bisogno del suo momento di solitudine per poter riflettere su tutto quello che era successo.

Per poter rivivere ogni singolo secondo, ogni gesto compiuto e, in qualche modo, fantasticare su quanto potrebbe succedere.

Nel farlo non si rese conto di quanto i suoi gesti di quella stessa mattina fossero sbagliati.

Tom ne era uscito triste e in parte deluso e questo Alexandra non l'aveva probabilmente ancora capito.

E non telefonargli stava solo peggiorando le cose.

Passò la mattinata e il restante pomeriggio nella più totale solitudine, senza ricevere nessuna chiamata. Né da James e né da Helen, quando solitamente almeno uno dei due in giornata si faceva sentire, anche per scambiare qualche piccola parola inutile.

Niente di niente.

La logica vorrebbe che almeno lei si facesse avanti, ma Alexandra non pensò nemmeno per un secondo di prendere il telefono in mano e fare qualche chiamata.

Per quanto Tom la stesse, involontariamente, modificando, sembrava che l'attrice non avesse abbandonato ancora quelle caratteristiche più spinose insediate in lei.

La sera stessa la situazione non variò: guardò un film in tranquillità e poi andò a letto, con certi pensieri che ancora le ronzavano in testa.

Quando quella mattina si alzò, non troppo presto, trovò subito un messaggio nel suo telefono.

Tom.

Posso passare da te verso le dieci?

Nessuna faccina, che era solito usare. Nessun 'ciao' o 'buongiorno' mattutino.

La sua risposta fu un po' meno gelida, rispetto a quella di lui, ma non si allargò di troppo e attese solo il suo arrivo.

Essendosi svegliata quasi in piena mattinata, non dovette aspettare molto prima che Tom suonasse alla sua porta.

Capelli corti come al solito, ben sistemati. Nessun filo di barba.

E uno sguardo diverso dal solito.

« Un attimo solo che ho lasciato il bollitore sul fuoco. »

Lo accolse così, poggiando velocemente la mano sul braccio di Tom, ancora avvolto dal giaccone scuro che indossava, sparendo poi in cucina.

Nemmeno un bacio.

« Vuoi del tè? »

Chiese comunque per gentilezza, ma l’attore inglese rifiutò cordialmente, rimanendo ancora in piedi in soggiorno.

Si preparò una tisana rilassante a differenza del tè gusto di arancio e cannella che si era prefissata all’inizio, senza pensare che la presenza di Tom la stava innervosendo, in quanto ora ricordava perfettamente di non aver mantenuto quella promessa.

Quando tornò da lui, lo trovò con la giacca ancora addosso e lo sguardo perso verso il basso.

« Vuoi darmi il giaccone? ” chiese, ma venne subito interrotta dalle parole dell’inglese. Immediate e dirette.

« Ho aspettato tutto il giorno una tua chiamata. »

Cazzo.

Ovvio che non se lo sarebbe mai dimenticato.

« Scusami è che ho avuto tante cose da fare. »

« Alex… »

« Cose da sistemare che avevo lasciato in sospeso. »

« Alex… »

« Giustamente non potevo più rimandarle e--- »

« Alexandra! »

Quando Tom alzò di poco la voce, l’attrice australiana si zittì tutto su un colpo, tenendo ancora ben salda la tazza tra le mani. Non sembrava arrabbiato, ma il suo tono non era lo stesso di sempre, tranquillo e pacato.

« Avevi promesso che mi avresti chiamato. Prima che te ne andassi senza darmi un valido motivo per farlo. »

No no no, non stavano per litigare, vero?

Tutto dipendeva dalla risposta di Alexandra e da quanto questa fosse acida e pungente.

Doveva trattenersi. Se non l’aveva fatto con Peter, doveva farlo con Tom e, soprattutto, farlo per loro due. Per la coppia che erano diventati.

« Scusami. »

Ottimo lavoro!

Nella sua voce c’era davvero del dispiacere e per questo si vide costretta ad abbassare il capo, quasi temesse un incrocio di sguardi.

Eppure Tom la costrinse a guardarlo, alzandole il mento con due dita. Voleva conoscere la verità nei suoi occhi e così fece.

« Me ne sono andata perché ho sempre fatto così. »

« Con Peter? »

Non ci volle molto per capire che si stava riferendo a lui e Tom ebbe la certezza che fosse così quando la donna davanti a lui annuì con pochi cenni del capo.

« Alexandra, ascoltami. » le si avvicinò di più, prendendole il viso tra le mani e stringendolo con delicatezza. « E' il tuo passato, nessuno ti chiede di dimenticarlo immediatamente, ma ora ci sei tu, ci sono io. Ci siamo noi e insieme stiamo creando qualcosa di nuovo. »

Ogni parola era vera fino alla fine e questo fece riflettere l'attrice, mentre il suo viso era ancora imprigionato tra le mani di Tom, tant'è che sorrise leggermente a quel che disse.

Si allungò verso di lui riuscendo a baciarlo senza difficoltà.

Fu un bacio dolce, ma dal significato passionale che durò solo qualche secondo, fino a quando Alexandra non sussurrò qualcosa.

« Se resti ho del budino in frigo... »

La risata di Tom riecheggiò in tutto il soggiorno.









Hiddle's corner:

Sono sempre più in ritardo e me ne vergogno.

Almeno ho finito questa terribile sessione invernale e ora sono (apparentemente) libera!

Spero quindi di poter aggiornare velocemente per la prossima volta.

Capitolo un po' particolare e, come avevo detto nel mio account di fb (Hiddle Efp), ho dovuto riscrivere la mia parte che comprendeva il classico risveglio dopo una nottata passionale: abbracciati insieme, colazione a letto, baci, abbracci e altre cose smielosissime.

Ma io NO, per Alexandra volevo qualcosa di complesso. Voglio mostrarvi quanto sia complessa come persona e quante fratture dentro di sé ha ancora.

Inoltre, ho fatto uso delle continue 'ripetizioni' da parte di Tom (per esempio quando dice ad Alex 'E' il tuo passato, nessuno ti chiede di dimenticarlo immediatamente, ma ora ci sei tu, ci sono io. Ci siamo noi e insieme stiamo creando qualcosa di nuovo.' ) perché ho notato che lui lo fa spesso. Sembra che ami le parole e quindi spero di averlo un po' reso credibile.

Fatemi sapere se vi è piaciuto e per qualsiasi domanda non esitate a contattarmi : sarò lieta di rispondervi!

Charlie




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Capitolo 15
*** Capitolo XV - Immaginare ***


Capitolo XV

- Immaginare -



Era strano come Alexandra si stesse pian piano adattando a quella situazione.

Strano, ma infinitamente bello.

L'essere amata così profondamente la faceva stare bene. Si sentiva in pace con se stessa e per la prima volta poteva affermare che fare coppia con qualcuno era qualcosa di davvero bello.

Ovviamente James la punzecchiava in continuazione.

« Cosa avevo detto fin dall'inizio? »

Ripeteva sempre.

« Che sareste stati perfetti l'uno per l'altra! »

Dargli ragione per Alexandra sarebbe stato pressoché impossibile, ma nel profondo sapeva che aveva ragione.

Non passava molto tempo con Tom, anzi. Spesso e volentieri risultava difficile vedersi anche solo alla sera per qualche ora.

Lui era oberato di lavoro, di impegni di spettacolo e quant'altro. Lei raramente era a Londra, ma si spostava in continuazione da città a città in Inghilterra.

Tuttavia il modo per sentirsi e stare insieme lo trovavano. Cosa poteva esserci di meglio?

Quel giorno di inizio gennaio era uno dei tanti in cui avevano avuto modo di passare del tempo.
Domenica.

Una solita domenica piovigginosa di gennaio.

« Tutta questa pioggia mi sta innervosendo... »

Distesa sul divano, Alexandra alzò lo sguardo per fissare Tom, intento a sua volta a guardare fuori dalla finestra, con una tazza di cioccolata fumante in mano.

« Rilassa la mente. »

« Lo dici solo perché sei inglese. »

Sbuffò l'attrice, ritornando a nascondersi sotto una grossa coperta di pile.

Come accadeva ogni volta che si incontravano, Alexandra passava il suo tempo a casa di Tom.

Non si vergognava ad uscire con lui. Semplicemente non si sentiva ancora pronta a mostrarsi al pubblico, ad esporre così la sua vita privata. Perché, prima o poi, sarebbe successo.
Entrambi erano delle celebrità note e il rischio di essere scoperti era altissimo.
Eppure, l'idea di leggere notizie riguardo il loro conto sui giornali di gossip o su internet la infastidiva per il momento.
Voleva che quella relazione fosse solo sua e di Tom. Nessun altro intruso estraneo.

« E tu ti lamenti solo perché sei australiana. »

Riuscì a ribattere l'attore inglese, girandosi verso di lei con un sorriso leggermente sarcastico.

Si ritrovò a guardare Alexandra intenta a fargli la linguaccia da sotto la coperta, quasi fosse una bambina capricciosa.

Tom, nel frattempo, aveva deciso di tornare da lei, prendendo oltretutto quell'espressione infantile come una sfida.

Si sedette sul bordo del divano, appoggiando la tazza – ancora per metà piena – sul solito piccolo tavolino del salotto.

« Hai i baffetti di cioccolata. »

Precisò Alexandra, con aria piuttosto saccente, arcuando leggermente il sopracciglio.

« Davvero? »

L'attore inglese tirò le labbra, incrociando gli occhi per poter vedere almeno un po' di cioccolata. Poi voltò subito lo sguardo verso la donna accanto a lei.

« Potrei anche decidere di darti un bacio e ripulirmi sulla tua bocca. »

Nel dirlo cominciò ad avvicinarsi a lei con un'espressione piuttosto furbetta stampata in volto.

« Non oseresti. »

«Certo che oserei, tesoro. »

Le poggiò una mano sulla guancia, mentre con l'altra si puntellava sul divano.

« Tom. Fermo. »

Precisò la donna con tono deciso, poggiando le proprie dita sul petto di lui, cercando di allontanarlo in qualche modo, senza ottenere un minimo di successo.

L'attore assottigliò lo sguardo, arrotondando le labbra, assumendo un'espressione piuttosto familiare. (1)

« Uh, che paura! »

« Sì, che paura e adesso vai a prenderti un fazzolet-- » non riuscì a concludere la frase che Tom la baciò a tradimento, lasciandole le labbra sporche di cioccolata, ancora tiepida.

« TOM! »

Esclamò a gran voce, strizzando gli occhi. Tuttavia comincio a ridere di conseguenza poiché la situazione era diventata effettivamente divertente.

« Allora, sono ancora sporco di cioccolata? »

Domandò l'inglese, riuscendo finalmente a distendersi su di lei, rimanendo comunque in bilico per non gravare col proprio peso su di lei.

« No, ma hai sporcato me! »

« Davvero? Non l'avevo proprio notato... »


***


Tom era stato chiaro: non voleva che nessuno fumasse in casa sua, nemmeno Alexandra.
Peter le lasciava fare quello che voleva e probabilmente se le avesse negato il permesso di fumare in casa probabilmente l'attrice si sarebbe infuriata. Invece con Tom era tutto diverso. Rispettava la sua decisione e non aveva mai osato contraddirlo.

Così, mentre lui era intento a preparare il tè – come se la cioccolata calda non gli fosse bastata – Alexandra se ne andò sul balcone di casa Hiddleston, con addosso il proprio giaccone e il berretto del suo ragazzo. Di certo non gli sarebbe dispiaciuto...

Inspirò del fumo dalla propria sigaretta, portando meccanicamente un braccio sotto il seno.

Alexandra, inconsciamente, lo stava guardando aldilà del vetro, intento a passare dalla cucina al salotto e viceversa.

Thomas William Hiddleston era quel tipo di persona che non aveva bisogno di fingere in pubblico, evitando di mostrare se stesso agli altri.

Era buono, dolce, caritatevole.

Tutto ciò che Alexandra poteva detestare in una persona. Con lui, invece, aveva funzionato pienamente.

Era così generoso che si era offerto di partire con l'UNICEF e andare in Guinea nelle prossime settimane per testare personalmente la vita in Africa.

Molti uomini avrebbero dovuto prendere esempio da tale umiltà...

E l'avrebbe lasciata da sola. Per diversi giorni.

Ce l'avrebbe fatta?
« Ce la farò. »

Sussurrò a se stessa, girandosi di scatto, dando le spalle al vetro.

Aveva passato molto tempo da sola e anche quando Peter se ne andava per convegni lei non si lamentava o comunque non ne soffriva.
Ma Tom... Tom era Tom e la questione era assolutamente diversa.

Inspirò ancora una volta, per poi espirare un attimo più tardi.

Come poteva immaginare quella settimana senza la sua presenza?
Senza la sua risata sciocca e il suo sorriso da bambino?

Nel spegnere nel posacenere il mozzicone che si trovava tra le dita, Alexandra si morsicchio le labbra: non doveva dar a vedere questa sua preoccupazione, specialmente a suo fratello che non avrebbe perso un attimo a scherzare.

Si appoggiò con la schiena alla porta vetrata, richiudendosi nel proprio cappotto.

Improvvisamente sentì bussare alle sue spalle: un Tom.

« Hai intenzione di stare lì fuori a farti congelare il naso o vuoi entrare a prendere il tè? »

« Tè dopo cioccolata calda... non sei sazio? »

A qual punto entrò in salotto, trovando subito il calore di quella casa. In un attimo si sfilò il cappotto di dosso, superando l'attore e andando a riporlo nel guardaroba.

« Si sta parlando del tè, Alex. Qualcosa di sacro! »
Esclamò l'uomo, raggiungendola e afferrandola per la vita.

« Mi stai inglesizzando troppo, Tom. »

« Oh, inglesizzando? La fai sembrare una cosa veramente brutta! »

Tom le baciò una guancia, stringendola in un abbraccio.

Alexandra ebbe un brivido in quel momento e si chiese se anche l'uomo che la stava abbracciando stesse provando la medesima sensazione.

Appoggiò la testa alla sua spalla, nascondendo un sorriso. Si sentiva bene e più Tom l'attirava a sé più avvertiva una certa sicurezza.

« Allora? Devo prendere il tuo silenzio come un Sì, Tom, voglio una tazza di tè con latte? » nell'ultima parte alterò la voce, rendendola decisamente acuta.

« Ehi! » la donna gli riservò uno schiaffo sulla spalla « Io non parlo così! »

Le sfuggì una risata nel dirlo e da essa nacque un bacio semplice.
Anch'esso rassicurante.

Passato anche quel tè, si distesero entrambi sullo stesso divano.

Per un po' non ci fu dialogo. Non era necessario.

Alexandra e Tom sapevano ben accontentarsi del silenzio, perché insieme comunicavano molto di più che con qualche semplice parola.

Forse erano le solite convinzioni che si facevano tra coppiette.

Un solo sguardo valeva più di un semplice discorso.

Per quanto l'attrice lo ritenesse un concetto stupido era la verità.

Una verità che non si sarebbe mai aspettata di assaggiare così nel profondo.

« E se un giorno andassimo al mare? »

Alexandra lo guardò con un sopracciglio inarcato.

« Al mare? Quando? »

« Presto. Quando ne avremo voglia. A Plymouth magari. »

La donna scoppiò in una fragorosa risata, che in qualche modo tentò di soffocare portandosi le mani alle labbra.
Tom, ovviamente, non comprese subito il motivo di quella reazione, pertanto aggrottò la fronte.

« Stai davvero chiedendo ad una persona che è abituata al mare australiano di fare una piccola gita in un posto freddo, dove non si può fare nemmeno il bagno? »

Senza rendersene conto, Alexandra parò con un tono piuttosto sarcastico e che, quasi, sfiorava l'offesa.

L'attore, in realtà, glie l'aveva proposto in buona fede, senza tener conto di quei piccoli dettagli.

« A dirla tutta, con un po' di coraggio, puoi farti il bagno. »

Rispose prontamente Tom, senza aggiungere altro.
La sua mente in quel momento si stava interrogando su svariate cose riguardo alla donna alla quale era ancora abbracciato sul divano.

Qual era il suo problema con la manifestazione d'affetto? Con le gentilezze e le cortesie?
Peter Argent doveva averla delusa più e più volte per renderla in quello stato apparentemente grezzo.

« Fare una passeggiata lungomare, per esempio? »
« Col tempo che c'è qui in Inghilterra è proprio il massimo... » sbuffò l'attrice, facendo roteare gli occhi.

« Hai una concezione del romanticismo molto poco sviluppato. »

« No! » rispose Alexandra, voltandosi completamente verso di lui, cercando tuttavia di non perdere l'equilibrio e cadere dal divano. « Non è assolutamente vero, so essere romantica come tante altre persone, caro Hiddleston. »

Bugia e lei stessa sapeva bene che non era esattamente così.
Era arida. Spesso fredda. Incline quasi alla mancanza d'affetto, per quanto comunque ci tenesse a lui.

In tutta risposta Tom ostentò un sorrisetto appena accennato, quanto bastava a fargli curvare un lato delle labbra.

Di sorpresa si alzò dal divano, costringendo la sua compagna a fare altrettanto. Poggiò una mano sul suo fianco, assumendo in poche mosse una posizione da ballo.

« Si può sapere cosa fai? »

Domandò la giovane donna, sentendosi piuttosto interdetta dalla situazione.

« Ballo con te, non è palese? »

E detto ciò, Tom costrinse Alexandra a fare qualche passo di danza per il salotto.

Stano.

Questo era uno dei tanti aggettivi che l'australiana si sentiva di attribuirgli, specialmente in quel momento, a causa di quell'idea tanto bizzarra.

« Non possiamo ballare, Tom!»

« E perché no? »

Chiese l'attore, continuando a dirigerla nei movimenti, facendole fare una piccola giravolta.

« Perché non c'è la musica. »

Una risposta ovvia, per una domanda scontata.

« Devi solo immaginare che ci sia. »








Hiddle's corner:

Ok. Ancora più in ritardo del solito, ma anche per questa volta sono parzialmente paraculata da una cosa.
Questa volta a rallentare la mia scrittura (oltre alla mancanza di fantasia) si è pure piazzato il cuore. Ogni tanto capita anche a me, ma a differenza di Alexandra che si è beccata un Tom allegramente, io il mio Tom l'ho perso.
Eh, me ne farò una ragione.

Passiamo direttamente a dire che questo capitolo è assolutamente di transito (infatti non succede niente di interessante) e che le cose probabilmente si potranno fare più appassionanti, o così almeno spero.

C'è, personalmente, una cosa che mi sento da dire, riguardo a una parola che Tom è solito usare spesso: darling.
Questo fantomatico darling.

Lo piazza ovunque, peggio del prezzemolo.

Sarà che essendo italiana in lingua inglese fa un bell'effetto. Nella nostra di lingua, invece, fa abbastanza ribrezzo. Almeno a me.
L'ho inserito, perché utilizzare la versione originale mi sembrava un puro controsenso: o tutti i dialoghi sono in inglese, o tutti in italiano..

Questo è quanto.

Non ho altro da dirvi, se non di essere speranzosi per il prossimo capitolo.
E chissà che questa storia finisca vah!


Charlie



(1) L'espressione è esattamente questa: http://media.tumblr.com/tumblr_m7j7hbc9Pd1qmctsx.gif


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Capitolo 16
*** Capitolo XVI - Black Heart ***


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Capitolo XVI

- Black Heart -










Alexandra ascoltava rapita i racconti africani di Tom.

Pendeva dalle sue labbra, distesa a pancia in giù sul letto matrimoniale dell'inglese, mentre l'attore restava in piedi mimando ogni singola parola.

Era euforico nel narrare quelle cose ed entrambi erano come bambini, attenti ad ogni cosa.

« Un'esperienza unica... »

Concluse così il suo infinito discorso, sedendosi sul bordo del letto.

Alexandra sorrise, senza aggiungere altro. Era orgogliosa di quell'uomo, di quel che faceva e in determinati casi lo invidiava, dato il suo immenso cuore.

Non aveva mai conosciuto una persona come lui e solo ora si era accorta di quanto fortunata fosse a stargli accanto.

James aveva sempre avuto ragione, a tal proposito, ed era un vero peccato averlo scoperto così tardi.

Dopo aver conosciuto Tom, Alexandra si chiese cosa ne fosse della galanteria maschile altrui. Un uomo come lui, del suo stampo, era una rarità.

Con Peter mai si sarebbe sognata frasi romantiche o gesti speciali che sapessero colpirla con facilità al cuore. L'affetto non era più smanceria da evitare.

« Luke ieri ti cercava. Sei già pieno di impegni, vero? »

L'attrice si alzò sulle ginocchia, sedendosi accanto a lui. Cercò un abbraccio e non tardò a trovarlo.

« Lo so, ci sono i BAFTA e una serie di interviste. » sbuffò leggermente, fissandola.

Dopo qualche attimo di silenzio, tornò a parlare, rivolgendosi ad Alexandra.

« Verresti con me? »

« Dove? »

« Ai BAFTA. Ci andiamo insieme? »

Alexandra aggrottò le sopracciglia, storcendo di conseguenza le labbra.

Con "insieme", Tom, ovviamente, intendeva come coppia e questo l'attrice non riusciva a concepirlo.

« Non vai con Luke? »

« … è il mio agente, Alex, lui c'è sempre. »

Lo disse con tono un po' scocciato, come se avesse intuito che l'attrice non desiderava andarci con lui. O almeno così lei percepì.

Alexandra si staccò dal suo abbraccio, sedendosi in modo composto ed evitando un contatto visivo: cosa sarebbe successo se li avessero visti insieme?

« Cosa c'è? »

Domandò Tom, afferrandole una mano nella speranza di cercare la sua attenzione. Evidentemente sapeva che c'era qualcosa che non andava.

« Hai presente quante domande ci faranno? »

« Per cosa? »

Sapeva esattamente dove voleva puntare, ma preferiva sentirlo pronunciare direttamente dalle sue labbra.

« Per questo! »

Alexandra alza le loro mani intrecciate, rendendole ben visibili agli occhi dell'attore.

Tom aggrottò le sopracciglia, guardò quanto aveva sotto il naso e poi rivolse il suo sguardo alla donna che aveva davanti.

« Non voglio essere assaltata da una marea di giornalisti e sentirmi chiedere cosa faccio nella mia vita privata. »

Mollò la presa dalla mano di Tom e si alzò.

« Non voglio che rovinino la nostra relazione. »

« Alex, è la normalità. Pensa a Chris ed Elsa! Stanno benissimo e sono persino sposati con una figlia. »

La donna si voltò verso di lui con un sopracciglio inarcato.

« Io non sono la moglie di Chris Hemsworth. »

A quel punto, Tom si decise ad alzarsi dal letto, raggiungendola.

Non disse niente, limitandosi a stingerla in un abbraccio semplice, prima di baciarla.

Avrebbero risolto quella questione. Tom non poteva certo prendersela per una questione simile ed entrambi erano abbastanza grandi da poter risolvere quel problema facilmente, senza dover iniziare una qualche piccola disputa inutile.

« Ci penseremo, tesoro. Vuoi del tè? »





***





Il dieci febbraio era velocemente arrivato, a differenza della decisione di Alexandra che, fino al giorno prima, non era ancora sicura di cosa fare riguardo il suo accompagnatore.

Alla fin fine, con il suo vestito firmato Gucci aveva brevemente sfilato sotto la pioggia, insieme a Cat – sua agente – prima di scoprire che non aveva vinto nessun premio come migliore attrice protagonista.

Era, tuttavia, soddisfatta di quella nomina ma quello che le importava davvero era ben altro.

Non aveva visto Tom per tutto il tempo. O meglio, l'aveva intravisto più e più volte in modo del tutto occasionale. Semplicemente l'aveva evitato.

Quello di cui Alexandra non era a conoscenza erano i pensieri e, al tempo stesso, le preoccupazioni che l'attore inglese aveva avuto per tutta la serata. Per quanto ci tenesse, lei mancava di tatto ed era tremendamente superficiale sotto certi aspetti.

Infatti, una volta tornata a casa non lo chiamò affatto, preferendo di gran lunga riposarsi. Di certo non poteva immaginare la reazione dell'inglese.

Tuttavia le conseguenze giunsero il giorno dopo e senza alcun tipo di preavviso, Tom piombò a casa sua, con un'espressione terribilmente livida in volto.

« Tom... »

Era stupita dalla sua inaspettata presenza e dal suo atteggiamento e per questo aggrottò le sopracciglia, non riuscendo a comprendere immediatamente il suo comportamento apparentemente offeso.

« Spiegami perché ieri sera mi hai evitato completamente. »

Alexandra boccheggiò per un attimo, non sapendo sinceramente cosa rispondere nell'immediato momento. L'unica cosa in grado di fare fu lasciarlo passare e richiudere velocemente la porta alle sue spalle.

Per un attimo gli rimase dietro, osservandolo dalla testa ai piedi. La prima cosa che cadde nella sua attenzione fu la mano sinistra, racchiusa in un pugno rigido. Lentamente gli si avvicinò, fino a quando non lo superò ed ebbe così la possibilità di vederlo in viso.

Capì in quel momento che la sua non sarebbe stata una visita di cortesia.

« Posso capire il tuo timore della stampa, della curiosità dei giornalisti e-- »

« Tom, per favore. »

« Fammi finire!»

Alexandra si zittì senza farselo ripetere due volte, lasciandolo parlare.

Non l'aveva mai visto reagire in quel modo. Era visibilmente inflessibile e riuscì a dedurlo anche dal tono di voce che stava usando. Tom non urlava – e sperò che non accadesse – ma si percepiva chiaramente la rabbia nelle sue parole.

« Ma nasconderti per tutta la durata della cerimonia, costringendomi ad inseguire la tua agente ogni volta che avevo un momento di respiro, per poi sentirmi dire che eri finita chissà dove... »

L'attore non concluse la sua frase, lasciandola in sospeso così come i suoi pensieri.

Ricordava ancora cosa Cat le avesse detto a fine serata. Sapeva che Tom l'aveva cercata ma aveva fatto finta di non sentire.

Perché non poteva capire?

Lo pensò ma non osò pronunciare una sola parola a riguardo. Ebbe quasi la sensazione che se l'avesse fatto, suo fratello sarebbe andato a dirle qualcosa, circa Peter e il suo modo di approcciarsi con lei.

« Avevo da fare. »

Rispose con una certa serietà disegnata in viso, desiderando quasi che tutta quella ramanzina finisse, che si chiarissero in qualche modo.

Sperò che Tom dicesse un Ok, va bene e che passassero a parlare di altro, ma la sfortuna volle che l'attore non fosse così stupido o così ingenuo.

« Avevi... da fare? Alexandra, stiamo parlando di un sacco di tempo! Vuoi dirmi che non avevi un solo minuto da potermi concedere per lasciare che ti dicessi anche solo ciao? »

« Probabilmente ci saremmo baciati. »

L'australiana gli diede le spalle di scatto vagando per il salotto, senza trovare un punto specifico dovo dirigersi.

Piccole parti di verità stavano venendo fuori.

« Evidentemente non ti ascolti quando parli. » furono le prime parole a uscire dalle labbra di Tom, ma non erano di certo le ultime. « Sembrano i discorsi di una bambina, cazzo! »

Quando Alexandra voltò la testa per guardarlo, lo vide ancora più furente di quando era arrivato. Sentiva di essersi arrampicata su uno specchio ma non ebbe il coraggio di fare un passo indietro e chiedere scusa. Non era nella sua natura e non riuscì a capire, in quel momento, che stava commettendo un grosso sbaglio.

Sapeva bene che Tom non era come Peter, tuttavia non era riuscita a scindere la questione dentro di sé e continuava a comportarsi di conseguenza.

« Ho avuto le mie buone ragioni! »

Finalmente riuscì a dire qualcosa a proposito, usando un tono che esprimeva di primo impatto rabbia. Probabilmente reagiva in quel modo perché non riusciva a comprendere il motivo della stessa replica dell'attore inglese.

« E quali sarebbero le tue buone ragioni?! »

In quel momento Tom si arrabbiò. Per davvero.

Alexandra poté chiaramente vederlo irrigidito. Le narici dilatate e le vene del collo leggermente ingrossate. L'attrice si spaventò ed istintivamente fece un passo indietro. Non che avesse paura di una qualche sua reazione avventata contro di lei, ma non l'aveva mai visto così furioso.

Per tanto la sua risposta fu quasi un sibilo.

« Mi sembra di avertele già spiegate giorni fa... »

Tom la guardò, irato in volto e per il momento non disse altro. Sbuffò pesantemente, portandosi entrambe le mani ai capelli, lisciandoli meccanicamente – con gesti molto lenti – indietro.

Si voltò a sua volta, dando le spalle ad Alexandra.

Odiava litigare. Odiava arrivare fino a questo punto.

E lo stesso pensava l'australiana, tuttavia nessuno dei due accennò ad una sola parola.

Alexandra, dal canto suo, avrebbe desiderato che tutta quella questione arrivasse a termine. E sperava che si abbracciassero, si baciassero e che tutto tornasse come prima.

Ma non mosse un dito perché questo avvenisse.

A quel punto, Tom si voltò, le mani distese lungo i fianchi, volendo chiaramente riprendere la faccenda e, magari, concluderla una volta per tutte.

« Non possiamo andare avanti a vivere segregati in casa, costretti ad inventarci i più contorti sotterfugi per vederci. Per il timore di cosa? » avanzò in sua direzione. « Che qualche nostra foto finisca sui giornali o su internet? Sia! »

Il suo tono stava cambiando lentamente, come se stesse abbandonando la rabbia che lo aveva condotto lì.

« E non mi interessa sapere cosa gli altri pensano di noi, Alexandra, perché ti amo e questo vale più di ogni altra cosa. »

Le sue parole furono così terribilmente spontanee e sincere che l'attrice australiana si trovò spiazzata, senza una sola parola che potesse uscirle dalle labbra.

Fu così che distolse lo sguardo dagli occhi cristallini dell'uomo, poiché ebbe la sensazione di mentirgli se avesse continuato a fissarlo.

Per questo motivo non poté vedere Tom aggrottare le sopracciglia, prima di avvicinarsi a lei ancora di un passo.

« Mi ami, Alexandra? »

Sapeva perfettamente che tipo di persona lei fosse, ma questa era una questione completamente diversa e non c'erano scusanti.

O sì o no.

Alexandra, in cuor suo, avrebbe desiderato essere stupida e non arrivare a capire il perché di quella richiesta.

A suo discapito non poteva essere così.

Non arrivò mai nessuna risposta – questo Tom lo capì subito – e quando tornò a guardarlo, lesse una profonda delusione nei suoi occhi.

Avrebbe voluto parlare, dire qualcosa a tal proposito, invece le sue labbra sembravano sigillati, come se non desiderassero lasciar trasparire neanche una singola parola.

Con movimenti piuttosto lenti, Tom si voltò, col passo diretto verso la porta. Non c'era stata nessuna risposta e questo poteva significare solo una cosa.

Due mesi andati perduti per una stupidaggine che, alla fine, ha rivelato la realtà dei fatti?

Quando ormai era alla porta, con la mano già pronta ad afferrare il pomello, l'attore si sentì afferrare per la vita. Abbassò lo sguardo e due braccia lo stavano circondando.

« Non andare... »

Di tutte le cose che si aspettava potesse dire, questa era esattamente l'ultima. Era convinto in un suo possibile ricambio, in un Ti amo anche io, Tom.

Eppure non sentì nulla di tutto ciò.

Afferrò le braccia di Alexandra e le sciolse dalla sua lieve stretta.

In un attimo era già fuori di casa.































Hiddle's corner:
Siate liberi di odiarmi.

Mi odio pure io.

Come faccio a essere così crudele anche con un uomo come Tom, che è praticamente il Principe Azzurro dei nostri giorni?

*Prende in prestito lo scudo di Cap, sperando funzioni*


Comunque – giusto per sviare la vostra rabbia da Hulk – come già annunciato nel mio account facebook, alla fine di Black Heart non manca tanto.

Non so di preciso ancora quanto capitoli ci saranno, poiché devo dare ancora delle sistemate (ci sono dei tagli da apportare ecc ecc) qua e là.

Mi piacerebbe farla durare fino all'infinito, anche perché avevo dei progetti per Tom e Alex davvero carini, ma ... sinceramente basta. Forse a voi non sembrerà così, tuttavia è estremamente estenuante scrivere di Tom, con il pensiero continuo di scrivere qualcosa di sbagliato sul suo conto e/o renderlo totalmente ridicolo.

Le - passatemi il termine, per cortesia - seghe mentali mi faccio prima di postare...

Un parto insomma!


Comunque, ecco svelato il perché del titolo di questa storia (non dato totalmente a caso). Come avete potuto ben leggere, Tom non ha cambiato completamente Alexandra, la quale rimane totalmente imperfetta.

Quando ho scritto questo capitolo ho cercato di ipotizzare come sarebbero potute andare le cose se al posto di Alexandra stessa ci fosse stata un'altra donna, dal carattere tranquillo, insomma tutto l'opposto della nostra australiana. Sicuramente non si sarebbero creati tutti questi immensi problemi.


Comunque mi è scappato un cazzo per Tom. Mi piace pensare che lui non dica parolacce (in realtà le dice, le interviste parlano chiaramente) ma oggi chi vuoi che non le dica (a parte una mia compagna delle superiori e mia nonna)?


Vedo di chiudere qui questo angolo autore e vi saluto, sperando di poter aggiornare in fretta.

Charlie


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Capitolo 17
*** Capitolo XVII - Pioggia ***


Un leggero avviso che preferisco inserire all'inizio del capitolo.
Solitamente non lo faccio mai, ma siccome questo capitolo è introspettivo ho deciso di dividerlo in due parti. La prima riguarda i pensieri di Alexandra e la seconda Tom.

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo XVII

- Pioggia -

 

 

 

 

 

Da quando Tom era uscito di casa, Alexandra non aveva versato una sola lacrima. Non aveva sentito le guance informicolarsi, né il corpo farsi più pesante.
Niente di tutto ciò si era creato in lei e questa era la cosa che la preoccupava maggiormente.
Appena aveva l'aveva lasciata, se n'era rimasta davanti alla porta in silenzio, a fissarla per dieci minuti pieni.

Quella era la sua lenta agonia ma non batté ciglio.

Perché non piangeva disperatamente? Perché non aveva aperto la porta per raggiungerlo, chiedergli scusa e urlargli a squarciagola che lo amava?
Cosa c'era, fondamentalmente, di sbagliato in lei da non potersi comportare come una persona normale?
Ecco come aveva passato l'intera giornata: a porsi questa sciocche domande a cui non avrebbe mai trovato risposta finché, prima di tutto, non avrebbe ammesso a se stessa di essere in errore.

E quando avrebbe dovuto crucciarsi su come sistemare la questione e chiedersi, effettivamente, quali fossero i suoi sbagli, Alexandra non faceva altro che domandarsi cosa Tom stesse facendo in quegli attimi e soprattutto come stesse reagendo ad una situazione simile.
Se c'era qualcuno che poteva aiutarla in questo era di sicuro suo fratello James.

Il miglior amico del suo ragazzo doveva per forza sapere qualcosa.
Era addirittura tentata a sentire prima Luke, l'agente di Tom, tuttavia aveva la percezione che sei mai l'avesse fatto di sicuro l'avrebbe rimpianto.

La scelta più azzeccata fu esattamente suo fratello, ma prima di poter parlare con lui dovette passare un giorno intero.

Tutta la notte non ci fu che la pioggia a sostituire le lacrime che Alexandra non riusciva a versare. Una pioggia che continuò per diversi giorni.
Non dormì un solo minuto.
Gli occhi sbarrati verso il lato sinistro del letto, dove Tom era solito dormire quando si fermava lì.
Sfiorò con una mano il cuscino vuoto al suo fianco.

Nemmeno un solo sospiro.
A quel punto si ricordò di un pezzo di un libro: Jane Eyre.

Credete che sia un automa? ... una macchina senza sentimenti?

Alexandra lo era davvero ma non c'era un cambio d'idea, una frase che potesse confermare il contrario.

Nessun Signor Rochester che si rivolgeva a lei con parole confusionarie fino a quando lei non si sarebbe palesemente dichiarata.

La cosa la rattristiva molto perché per una volta voleva un lieto fine come tutte le persone normali. Desiderava non essere la cattiva della situazione ed uscire dagli schemi di un film che non le sarebbe mai piaciuto.

A quanto pare non poteva essere così...

« Perché, Alexandra? Tom mi ha detto tutto. »

Come promesso, il giorno seguente James andò da lei e, evidentemente, conosceva bene la situazione.

« Così avrai la sua versione e la mia. Peccato che entrambe combacino alla perfezione. »

Un modo molto contorto per affermare di aver sbagliato.

Tuttavia un conto era sapere di aver torto, l'altro cercare di riparare ai propri errori.

« Mi ha detto che non l'hai chiamato e che non gli hai mandato nessun messaggio. »

Alexandra ebbe la percezione che suo fratello fosse furioso con lei, mentre se ne stava seduta sul divano, come se non fosse successo qualcosa, fissandolo stare in piedi, con i nervi a fior di pelle. Alla fine era un problema suo, perché scaldarsi così tanto per una cosa che non lo toccava direttamente?

Apparentemente l'attrice non mostrava alcun segno di tensione: il suo sguardo era tranquillo, la posa assunta per nulla in trazione e il tono di voce calmo e piatto.
Era dentro di lei il vero problema. Tutta l'ansia e l'irrequietezza erano bramose di uscire allo scoperto, ma Alexandra ormai aveva la strabiliante capacità di tenere tutto dentro di sé, senza lasciare che nulla trapelasse.

Prima o poi, tuttavia, sarebbe esplosa e qualcosa le diceva che sarebbe successo presto.

« Cosa potevo dirgli? Sicuramente non avrebbe voluto ascoltarmi. »

Rispose, con lo sguardo – assente – chino verso la propria maglia. In un attimo James si avvicinò a lei, in modo tale che avesse la sua totale attenzione.

E la ottenne con la voce grossa.

« Perché cazzo parli come se non te ne fregasse niente?! » e non le diede il tempo per rispondere perché suo fratello si trovò sul punto di riversarle addosso tutto ciò che pensava. « Per anni ti ho guardata soffrire in silenzio con quel dannato francese che tanto ti sforzavi di ammirare! E per una volta, una sola volta, che hai trovato l'uomo che fa per te, che ti capisce e che ti rispetta, tu cosa fai? »

Si rivolgeva con un tono così autorevole che non si confaceva per nulla al ruolo di fratello minore. Quello, tuttavia, non era il momento più appropriato per criticarlo, pertanto lo lasciò continuare parlare.

« Non sei in grado di ricambiarlo? »

« Io ricambio quanto lui sente. »

« E allora qual è il problema, Alexandra? Perché non puoi dirglielo semplicemente? »

Tutte quelle domande la stavano opprimendo e per un attimo ebbe la sensazione di ritrovarsi con le spalle contro il muro. Si alzò di scatto dal divano, cercando di trattenere e, di conseguenza, di placare il suo attuale nervosismo e tutta la tensione accumulata.

Non parlò, non gli diede una risposta alla quale, in ogni caso, non sapeva come replicare.

Dire Ti amo era forse la cosa più difficile che Alexandra potesse concepire e chi le stava attorno non poteva realmente comprendere il suo punto di vista.

In quella situazione, però, non voleva minimamente trovare una scusante per le sue azioni, ma doveva cercare un modo per capire di aver sbagliato.

Si passò una mano sul volto, chiudendo gli occhi un secondo dopo.

Sentì i passi di James avvicinarsi a lei, fino a quando due mani non si posarono sulle sue spalle.

« Come ci soffri tu ci soffre anche Tom. Ti prego, fai pace con lui. »

Il tono di voce del fratello era completamente cambiato. Pacato, tranquillo. E quando si voltò per guardarlo aveva un sorriso lieve sulle labbra.
Certe volte si sentiva piccola rispetto a lui e per quanto fosse il minore tra i due a volte si dimostrava più maturo di quanto fosse Alexandra.
« Sa che non sei una persona normale... » James a quel punto rise, provocando lo stesso nella sorella. « … ma ti ama per questo. »

E pronunciate tali parole, il giovane Gascoyne diede un bacio sulla fronte di Alexandra.
Non c'era altro da dire. Ora tutto stava nelle mani della donna.
Doveva risolvere quella situazione prima che tutto scemasse.
Prima che Tom la lasciasse andare per sempre.

 

 

 

***

 

 

 

Se Alexandra non era in grado di versare una sola lacrima e di rimanere apparentemente impassibile all'intera situazione, Tom era veramente arrabbiato.
Furioso con se stesso, con la propria ragazza e col mondo che non girava mai nel verso giusto.

L'aveva conquistata con estrema difficoltà. Prima era stato odiato, quasi insultato. Poi c'era stato l'amore e nessuno li aveva più fermati. O almeno così credeva.

Invece i piani non erano andati come desiderava e ora tutto gli si era sgretolato tra le mani.

La prima persona che aveva sentito era stata James. Chi meglio del suo miglior amico, nonché fratello della suddetta ragazza poteva chiarirgli le idee?
Tuttavia, quella volta, Tom non volle cedere alle solite parole come Sai com'è fatta e altre varianti.

L'amava davvero e più passava il tempo con lei, più sentiva che quella sensazione si stava sviluppando e in modo piuttosto profondo.

Dopo aver sentito James si era rivolto a Luke, come se lui potesse dire qualcosa a proposito.

E non riuscì a non essere furioso con lei e al tempo stesso deluso.
Come potevano definirsi tutti quei giorni, mesi passati insieme?
C'è chi avrebbe detto che stava esagerando, che forse aveva ingigantito tutta quella situazione, ma questa volta Tom voleva far durare la relazione con Alexandra e non lasciarla svanire come con le sue precedente.
Quella notte l'attore inglese andò a dormire decisamente presto. Niente tv, niente computer. Niente di niente.
Solo coperte calde e una tazza di tè, prima di lasciare andare in un sonno pesante.
Della pioggia notturna, che a quanto pare era decisa a scendere per giorni, si accorse solo quando si alzò dal letto e andò a spalancare le tende.

Il suo sguardo non era più irato, ma c'era una certa delusione nei suoi occhi. E sembrava stanco.
Si passò una mano sul viso, prima di scendere al piano inferiore. Aveva lasciato lì il cellulare, spento, per tutta la notte e in qualche modo era curioso di vedere se c'era qualcosa per lui.
Non poté negare a se stesso di aver sperato per un solo secondo che Alexandra avesse tentato di chiamarlo o mandargli un messaggio, ma l'unico mittente era James che, ovviamente, si preoccupava per lui.

Almeno per un po' non voleva sentire nessuno, men che meno lui.

Per quanto fosse stato gentile con lui, disponibile ad ascoltarlo e tutto quanto il collegamento con Alexandra era fin troppo palese e i rischi erano due: o si innervosiva ancora di più o avrebbe guidato fino a casa sua e le avrebbe urlato addosso tutto ciò che sentiva dentro di sé.

Se avesse mantenuto la calma non avrebbe fatto nessuna delle due cose.
E così fu.
Sbrigò alcune faccende con Luke, senza citare un solo avvenimento di quella faccenda spinosa, riguardo degli incontri e quant'altro, per poi non muoversi di casa.

Solitamente quando stava davanti al computer, si interessava a guardare svariate cose che ovviamente non c'entrassero con lui.

Gli venne tuttavia spontaneo dare un'occhiata alle foto dei BAFTA, involontariamente obbligando se stesso a rivivere quanto passato.
Piacevole serata, fan eccezionali come sempre ma Alexandra non era con lui.

In ogni foto Tom era sempre sorridente, nonostante il tempo mite e la pioggia che era caduta su Londra proprio quella sera. Rimase sorpreso da se stesso e dalla sua capacità di nascondere lo sconforto che lo aveva colpito durante il passaggio sul ben noto tappeto rosso.

E poi... poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Si avvicinò allo schermo del pc, assottigliando la vista per un solo secondo.

L'attore aveva un ombrello in mano, le labbra leggermente dischiuse, mentre si apprestava a firmare qualche autografo.

E alle sue spalle riuscì bene ad individuare Alexandra.

Quindi non solo l'aveva evitato per tutta la serata ma gli era addirittura passato accanto senza nemmeno degnarlo di un saluto.

Più di ogni altra cosa quell'immagine lo fece infuriare.

Con un click molto veloce col mouse, uscì da quella pagina internet e velocemente si alzò dalla sedia.

Per un attimo ritornò il silenzio di casa sua tuttavia venne interrotto da un sonoro colpo dato al tavolo con la sua mano.

« Fanculo! »

 

 

 

 

 

 

Hiddle's corner:

Eccoci qui. Un flusso di pensieri dei nostri protagonisti ma dal prossimo capitolo ci sarà il loro incontro.

*Fischietta come se nulla fosse*

Al prossimo capitolo,

 

Charlie

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII - Je t'aime ***


Capitolo XVIII

- Je t'aime -

 

 

 

 

 

 

A Londra faceva incredibilmente freddo e pioveva. Pioveva tantissimo e continuamente.
Non c'era un momento in cui qualcuno non avesse un ombrello chiuso.
Alexandra osservava quelle poche persone che passavano nel vialetto di casa sua, tutte intente a camminare velocemente.

Spesso si chiedeva cosa facessero nella vita. Si domandava se anche loro avessero i problemi che aveva lei.

Ma poi realizzava come, tutto sommato, la sua era una bella vita e non aveva gravi grattacapi.

E l'unico vero intoppo che l'assillava l'aveva creato lei stessa.

Triste come cosa.

Doveva darsi una mossa, poiché non poteva lasciare Tom.

Quando quel pomeriggio era andata a letto, aveva ripensato a quanto le stesse mancando.

E lì, distesa sul materasso, avvolta da una coperta pesante, ebbe modo di ricordare un piccolo gesto della loro quotidianità passata.

Tom era solito, quando si sdraiavano insieme, toccarle i capelli corvini. Glieli lisciava, lasciando poi passare le dita affusolate tra diverse ciocche e ripeteva l'atto diverse volte.
Era rilassante e Alexandra socchiudeva spesso gli occhi ma senza addormentarsi davvero, poiché voleva avere la certezza di sentire il respiro tranquillo del suo ragazzo alle proprie spalle.

Quelle piccole cose le mancavano e non poteva rimanersene con le mani in mano, senza far nulla.
Di certo era palese come l'attore inglese non stesse muovendo un solo muscolo, tuttavia il passo più grande avrebbe dovuto compierlo lei.

Per un attimo Alexandra pensò a cosa sarebbe successo se non avesse mai tentato di alzare la cornetta del telefono e chiamarlo o, semplicemente, andare da lui. Si domandava se si sarebbero più sentiti oppure semplicemente tutto sarebbe finito.

Storse la bocca a quel pensiero così triste.

Aveva capito solo dopo tre giorni, grazie all'ennesimo aiuto di suo fratello, quale fosse il punto di vista di Tom. Non era il ti amo in sé ma il significato che quelle parole portavano.
Era facile dirlo e per molto tempo, con Peter, non aveva fatto altro che ripeterlo in continuazione, dimenticandosi del senso stesso.
Ed era stata fregata senza troppi giri.
Per quanto comunque Tom non fosse come lo scrittore francese – e non si sarebbe mai stancata di ripeterlo – Alexandra non voleva sprecare nulla.

Evidentemente questo l'attore inglese non l'aveva compreso e solo perché non sapeva com'era fatta.

Quella sarebbe stata una piccola rottura che avrebbe aggiustato.

In un attimo si alzò dal letto, pensando sul da farsi. Non serviva a nulla rimanere lì a riflettere su quanto le mancasse stare con lui e tutto il resto. Se non agiva subito si sarebbe potuta scordare tutto quel che aveva passato.

Un biglietto, ecco cosa ci voleva. Un biglietto e una penna e poi il resto sarebbe venuto da sé.

Circa mezz'ora dopo era già in macchina diretta verso casa di Tom.
Non aveva saputo di alcun tipo di impegno da parte sua, o almeno James non l'aveva avvisata a riguardo di qualche imminente partenza, quindi non le venne in mente che forse, l'attore, a casa poteva non esserci.

Ormai, quando quei pensieri le affollavano la mente, Alexandra era già arrivata.
Aveva parcheggiato l'auto in fondo al vialetto e con un bigliettino in mano, scese dalla macchina e fece qualche passo di corsa.
Dannazione a quella pioggia, la odiava!

Ma non aveva il tempo per tornare indietro e mettersi a cercare un ombrello che, probabilmente, non c'era nemmeno.

Pazienza per i lunghi capelli bagnati e i vestiti altrettanto zuppi. A quello ci avrebbe pensato più tardi a casa sua. E avrebbe voluto farlo sapendo che prima ci sarebbe stato un buon lieto fine.

Bussò un paio di volte e per un attimo pensò che non avrebbe mai aperto. Era inutile crearsi stupide immagini mentali, finché la verità non sarebbe spuntata fuori.

Riprovò a bussare e suonò anche il campanello – cosa che non le piaceva più di tanto– attendendo solo una risposta, sotto quella pioggia fastidiosa.

Abbassò il capo per un attimo e il suo sguardo cadde sul biglietto che stringeva nella mano destra: stropicciato e bagnato.
Fantastico, Alexandra, fantastico!

« Ciao... »

Troppo concentrata su altre cose, non si accorse che, nel frattempo, la porta era stata aperta. E Tom era davanti a lei.

Non seppe cosa dire subito e infatti a parlare fu proprio l'attore, che non tarò ad invitarla in casa per via della pioggia.

« Non avevi un ombrello? »

Domandò alla donna, richiudendo la porta alle sue spalle.
Il suo sguardo era accigliato e aveva la fronte piuttosto corrugata. Comprensibile, ma non per la pioggia in sé, più per la sua presenza.
Era ancora visibilmente arrabbiato, lo si poteva vedere chiaramente dalla posa rigida che aveva assunto da quando l'aveva vista, tuttavia non aveva aspettato un solo minuto in più, quando l'aveva vista sotto la pioggia inglese, senza alcuna protezione.

« Lo trovo un oggetto inutile. »

Il sarcasmo non mancò di uscire dalle sue labbra e di certo quello non era di aiuto.
L'attore inglese trattenne un respiro piuttosto profondo e già si stava spostando per andare al piano superiore.

« Vado a prenderti un asciugamano. »

Non mancò la sua gentilezza, la sua premura nei confronti di Alexandra.
Perché nonostante tutto, Tom ci sarebbe stato. Sempre.

« No no, aspetta! »

Per quanto avesse tanto desiderato asciugarsi – e visto che non era abituata a quelle temperature avrebbe pure rischiato di prendersi qualcosa – doveva risolvere quel problema.

« Io sono stanca, Tom. Stanca di continuare a creare problemi tra di noi. »

Era necessaria una premessa, prima di tutto. Non aveva tuttavia il coraggio di sostenere continuamente lo sguardo con lui, come Tom in realtà stava facendo.
Sentiva di avere gli occhi azzurri puntati contro la propria figura. Era una peculiarità di quell'uomo e in sua presenza mostrava una notevole sicurezza.

« Però non voglio né posso cambiare ciò che sono. »

Questa era una verità che forse all'attore non sarebbe potuta piacere, ma d'altronde la loro relazione durava da diversi mesi e avrebbe dovuto capirlo. O così sperava.

A quel punto gli passò il biglietto stropicciato che teneva in mano. L'aveva scritto usando una penna biro e con l'acqua un po' si era sbiadito.

Tom lo afferrò, prima fissando Alexandra – che poco dopo cercò un modo per spiegargli cosa fosse – e poi ciò che teneva pochi attimi dopo tre le dita.

« Il francese è più raffinato, lo so e tu lo parli bene, a differenza mia. »

Su quel piccolo pezzettino di carta bagnato c'era uno sbiadito Je t'aime, ma ancora chiaramente visibile.

Tom alzò lo sguardo, ancora serio, non comprendendo cosa significasse tutto ciò.

« Credi che un bigliettino possa sostituirti? »

Per un attimo Alexandra fu lieta che non stesse urlando. Non c'era niente di peggio che vederlo furente e sperò proprio che questo non accadesse in un successivo futuro.

Ovvio che una scritta non poteva sostituirla, sarebbe stata una pretesa sciocca ed insensata e se ogni persona avesse ragionato secondo quella logica non ci sarebbero state più coppie.

« No. » alzò lo sguardo su di lui, alla fine, ma non si mosse di un solo passo. « Perché ti amo, Tom. »

Le parole di Alexandra furono dirette e scandite, ma non si ripeté una seconda volta.

« E non ho bisogno di dirlo infinite volte per dimostrare che si tratta della verità. »

Sperò solo che capisse, che comprendesse il suo punto di vista e quello che lei provava, per quanto difficile potesse sembrare.

Tom, per tutto il tempo in cui la donna parlò, non osò pronunciarsi in alcun modo. Rimase in ascolto, nella sua perfetta posa eretta e gli occhi incollati su di lei.

Ogni parola entrò perfettamente scandita nella sua mente e per nessuna ragione si sarebbe cancellata.

Per un attimo abbassò il capo, aggrottando maggiormente la fronte, ma quando lo rialzò Alexandra non vi trovò alcun segno risoluto, come se in lui fosse cambiato qualcosa.

« Vado a prenderti un asciugamano. »

In realtà si aspettava ben altro che quella frase, tuttavia non disse nulla, lasciandolo salire al piano superiore.

Quando scomparve dalla sua visuale, Alexandra sbuffò rumorosamente perché non voleva un benedetto asciugamano. O meglio, ne aveva bisogno, ma la priorità in quel momento era un'altra.

Perché non poteva darle una risposta e basta?
Si strofinò gli occhi, scoprendo poi di aver rovinato quel po' di trucco che si era messa. Pazienza, essendo tutta fradicia, il suo aspetto non era comunque dei migliori.

Ma diamine se le aveva dato fastidio non ricevere una dannata replica!

Improvvisamente qualcosa le coprì la testa: un asciugamano.

Si voltò – evidentemente era stata troppo presa dai suoi confusionari pensieri per accorgersi dell'arrivo dell'attore – e Tom le era dietro.
In un attimo le mani di lui andarono a frizionare i suoi capelli scuri con il pezzo di stoffa che la aveva appoggiato sul capo.

Nessuno dei due parlò, ma di certo la loro distanza cominciò a consumarsi, fino a quando non furono uno attaccato all'altro.
Alexandra ebbe la tentazione di dire qualcosa, di domandargli il motivo per cui non avesse detto nulla a proposito. Eppure tacque.

Lentamente lasciò che le sue mani andassero a stringere, all'altezza del petto, il maglione scuro che indossava. Aveva la certezza, dentro di sé, che non l'avrebbe respinta in nessun modo.
Teneva la testa bassa, mentre Tom cercava di asciugarle al meglio le ciocche bagnate, ma si sentì in dovere di alzare lo sguardo su di lui.

Non la stava guardando, anzi era totalmente concentrato su quello che faceva, come se non ci fosse altro attorno a lui.

E Alexandra aspettava impaziente, muovendo le dita attorno alla stoffa del vestiario che indossava l'attore.

Quella stava diventando un'attesa agonizzante.

Tom fermò poco dopo i suoi movimenti, racchiudendo in una mano l'asciugamano umido e lasciandole cadere i capelli quasi davanti al viso.

« Sembri la bambina di "The Ring". »

Disse in un sussurro. Dalle sue labbra nacque un sorriso. E Alexandra fu contenta di vederlo. Questo poteva significare solo una cosa.

Un bel lieto fine?

« Non è la cosa più carina da dire. »

E forse era anche così. Con quelle lunghe ciocche nere e umide e quel trucco pseudo colato.

« Nemmeno se è la verità? »

Chiese Tom, lasciando che la mano libera risalisse sul suo viso. Le stava accarezzando il collo e pochi attimi dopo passò alla guancia sinistra.
Era un gesto di perdono?
Di pace?

Alexandra scosse leggermente la testa e a quel punto non ci pensò un attimo.

Lo baciò.

Lo baciò come se non l'avesse visto per anni, come se non avesse mai assaporato le sue labbra.
Era un gesto disperato e contemporaneamente energico, con una carica passionale incredibile.
Tom lasciò cadere l'asciugamano a terra per poterla stringere a sé.
Non gli importava se il cappotto di Alexandra fosse bagnato o se il pavimento fosse diventato scivoloso a causa delle scarpe zuppe dell'attrice.
In quel momento Tom Hiddleston non voleva far altro che baciarla ed abbracciarla, come se un domani non ci sarebbe mai stato.
Fu in quel momento che comprese il significato di quel biglietto, che non avrebbe mai buttato.

Alexandra non era una donna come le altre, questo l'aveva compreso il primo giorno che l'aveva vista.

E a lui andava bene così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hiddle's corner:

Che rapidità.
No, davvero! Non ero mai stata così veloce a scrivere un capitolo, considerando che sono arrivata a metà del seguente.
Sarà che sto cercando di velocizzare con la chiusura di questa storia e, tra parantesi, mancano tre capitoli alla fine.

 

Mi volatilizzo, sperando che il capitolo vi sia piaciuto :)

Charlie

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX - L'anima tua sono venuto a rubare ***


Capitolo XIX

- L'anima tua sono venuto a rubare -

 

 

 

 

 

 

 

 

« Vuoi una coperta? »

Alexandra scosse il capo con un leggero sorriso, aggiungendo un « Sto bene così, grazie. »

Aveva caldo ma di certo tutto diventava plausibile se qualche minuto prima aveva fatto l'amore con lui.

Per quanto potesse sembrare ridicolo, Tom si ostinava ancora ad usare il pesante piumone invernale.

D'accordo, aveva quella fantasia con delle piccole foglie stilizzate che aveva acquistato all'IKEA – orrende, in effetti, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo – ma maggio era quasi alle porte e forse sarebbe stato il caso di cambiare un po'.

« Voglio una sigaretta. »
Esordì con le spalle ben appoggiate al materasso e il volto rivolto verso il soffitto.
Era un desiderio reale e se avesse avuto la possibilità di realizzarlo ora sarebbe sotto le coperte, con una sigaretta in bocca e il posacenere appoggiato al comodino.
Tuttavia le regole erano le regole e quella non era casa sua.
« Lo sai che devi uscire... »
Infatti la risposta, che conosceva già, giunse al suo orecchio pochi secondi dopo aver formulato quel pensiero banale, ma estremamente vero.
Quindi, a conti fatti, la sua voglia era irrealizzabile, a meno che non si fosse rivestita per raggiungere il terrazzo e lasciare il suo ragazzo lì, da solo.
« Vorresti che uscissi nuda? » lo provocò Alexandra, voltando lateralmente il viso verso di lui. Sulle sue labbra si disegnò un sorrisetto di chi sapeva cosa stava facendo ma non riuscì a frenare le sue stesse parole che, immancabilmente, le uscirono di bocca con lo stesso tono usato in precedenza. «Così chiunque abiti qui in torno possa vedermi? »
Non si comportava in questo modo solitamente e questo lo sapeva anche l'uomo sdraiato accanto a lei, che si sorprese così tanto da arcuare entrambe le sopracciglia.
« Oh no, la gelosia me lo impedirebbe.»
« Sei geloso? »
La domanda di Alexandra apparve più derisoria che seria. Non era stupita da tale affermazione, poiché in quegli ultimi mesi aveva scoperto la celata possessione di Tom nei suoi confronti. Un assaggio l'aveva avuto nel modo in cui l'abbracciava in pubblico. Sì, ora succedeva.
Da quel lontano febbraio in cui avevano rischiato di separarsi per la testardaggine di entrambi le cose erano migliorate notevolmente. Alexandra si era ammorbidita sotto certi aspetti e di certo non storceva più il naso per andare a trovare la famiglia dell'inglese. Uscire con non era diventato più un problema.
Era stato un cambiamento radicale e Tom l'aveva seguito passo passo, portando una notevole pazienza nei suoi confronti. E alla fine erano stati entrambi premiati.

« Oh no, vai pure se vuoi. »

Le fece cenno di uscire pure dalla porta, con un sorriso di sfida stampato sulle labbra. Avevano imparato a stuzzicarsi l'un l'altro, a giocare insieme.
I progressi, invero, erano stati tanti.

« Non è la risposta che volevo sentirmi dire. » protestò a sua volta la donna, distesa accanto a lui.

« E cosa avresti preferito che ti dicessi? »

A quel punto Alexandra si portò una mano sul petto, assumendo un'espressione drammatica, ma eccessivamente teatrale. « Cielo, mia dolce Alexandra, non potrei mai lasciarti tra le grinfie di orridi sconosciuti. » fece slittare lo sguardo verso Tom, cercando di non ridere, giusto per non mandare a monte quella scenetta che aveva del ridicolo. « Tu, soave creatura, sei mia e mia soltanto! »

A quel punto, notando l'espressione accigliata del suo uomo, scoppiò in una fragorosa risata.

« Dio mio, Alex, sembravi un menestrello dei bassi fondi. »

L'attrice australiana non tardò a fargli una boccaccia di rimando a quelle parole, anche se sapeva benissimo quanto pena avesse fatto in quella piccola sceneggiata. Quello scambio di battute cominciava ad essere divertente e tutto ciò stuzzicava la curiosità di Alexandra stessa.

« E sentiamo, caro signor attore, come avresti potuto dirlo meglio di come io non abbia già fatto? »

Un po' di vanto, per quanto sapesse alla perfezione che avesse fatto pena, non guastava mai e sapeva molto bene che Tom avrebbe trovato un modo per correggerla. Forse con qualcosa di spettacolarmente shakespeariano.

Lo sguardo di Tom era incredibilmente serio e Alexandra riuscì chiaramente a dedurlo dalla posizione delle sue sopracciglia e le labbra incredibilmente assottigliate. Eppure in tutta quell'espressione, la donna trovò qualcosa in grado di rapirla e, in un attimo, tutta la sua attenzione finì interamente su di lui.

« Perché ti amo, » esordì in quel modo e in quell'istante Alexandra ebbe la certezza che la confessione che le stava facendo sarebbe stata seguita da un intero discorso sull'amore e quello che insieme erano diventati. Tuttavia, per una volta, si stava sbagliando. « di notte son venuto da te così impetuoso e titubante »

Era una poesia e lo capì, anzitutto, dall'intensità con cui Tom stava pronunciando quelle parole. Lo aveva più e più volte sentito recitare una qualche opera classica ed era in grado di trasmettere a chiunque stesse ascoltando qualcosa di veramente unico: il reale ed intrinseco significato della sua lettura.

Probabilmente avrebbe reso interessante anche la lista della spesa.

« E tu non mi potrai più dimenticare, l'anima tua sono venuto a rubare. »

Non era Shakespeare e non tardò nemmeno a comprendere che si trattava di una poesia di Hermann Hesse. Era un testo che, sinceramente, non le era mai piaciuto, ma forse perché non l'aveva mai compreso appieno. L'aveva sempre trovato scialbo e di poco conto: d'altronde l'aveva letto nel periodo in cui frequentava Peter Argent e quindi la sua riflessione poteva anche essere plausibile.

Tuttavia con Tom stava scoprendo cosa realmente significasse amare ed essere amata e ogni cosa aveva un aspetto nuovo ai suoi occhi.

« Ora lei è mia – del tutto mi appartiene »

A quel punto afferrò la mano di Alexandra nella sua, mentre il suo sguardo era posato sugli occhi della donna.

Sì, gli apparteneva così come aveva appena recitato la poesia stessa. Tutto combaciava con la loro storia e con i propri sentimenti.

Perché Alexandra era di Tom e viceversa.

« Nel male e nel bene, dal mio impetuoso e ardito amare »

La mano della donna era ancora stretta in quella dell'inglese e, con un gesto lento, se la portò alle labbra e ne baciò castamente il dorso, prima di dare una conclusione definitiva a quella che era, a tutti gli effetti, una dolce confessione d'amore.

« Nessun angelo ti potrà salvare. »

Era una sensazione davvero strana per Alexandra, la quale rimase attonita da quello che aveva appena ascoltato. Tom era in grado di farla sentire davvero importante con poche parole e la trattava come se fosse l'unica donna sul pianeta. Già partiva avvantaggiato, poiché era estremamente gentile con chiunque e questo, così aveva infinitamente ripetuto, lo doveva a sua madre. Le basi principali per essere un buon gentiluomo inglese le aveva e il resto riusciva a coltivarlo benissimo da sé.

Alexandra si allungò lentamente verso di lui e in un attimo lo baciò con delicatezza. Gli rimase accanto, senza pronunciare una sola parola – dopo quella confessione non era necessario dire altro – lasciando che la propria fronte poggiasse su quella di Tom.

Nell'esatto momento in cui l'attore, dopo essersi scambiato un sorriso con la sua compagna, la lasciò scivolare sotto di lui, Alexandra comprese che sarebbe rimasti sotto quelle orribili lenzuola dell'IKEA ancora un po'.

 

 

Finalmente Alexandra era riuscita a conquistare la sua famosa e tanto reclamata sigaretta, tuttavia in quel momento era interamente vestita e si trovava nel terrazzo mentre, con sguardo particolarmente vigile, osservava ogni movimento di Tom. A prepararsi la valigia, doveva ammetterlo, era davvero diligente, anche se prima di cominciare doveva stilare una lista ridicolmente lunga, in cui segnava qualsiasi cosa gli venisse in mente.

« Hai intenzione di portarti via tutta la libreria, Tom? » gli domandò per ovvietà, lasciando di poco aperta la porta finestra, in modo tale che potessero conversare senza avere un vetro davanti a spezzare la loro comunicazione.

« Devo ricordarti che ci sono solo un po' di orette di viaggio aereo e sarò senza compagnia fino a martedì? »

« Non mi pare che Chris abbia rimandato il suo impegno, no? »

Era palese il riferimento che Tom stava facendo, ma d'altronde Alexandra non poteva partire insieme a lui, poiché altri impegni la bloccavano a Londra. E rimandarne altri non era l'idea migliore altrimenti la sua agente, Cat, l'avrebbe trascinata fuori di casa con la forza.

In ogni caso si rivolse all'inglese con un sorrisetto furbo, concentrandosi poi sulla propria sigaretta. Come ogni volta, Tom le sarebbe mancato, per quanto poi si sarebbero rivisti a Los Angeles per Iron Man 3, sfilando come coppia ufficiale: sì, ormai quel fattore non la infastidiva più di tanto. Se aveva superato il fatto di essere stata paparazzata mentre mangiava un gelato con lui ad Hyde Park, allora tutto era possibile.

« Alex, questa o quest'altra? »

Tom comparve all'improvviso, mostrandole due paia di camice differenti, una bianca e una color della notte.

« Quella bianca e porta via la giacca nera. » in un attimo Alexandra spense la sigaretta, lasciando il mozzicone nel posacenere. Quando rientrò, socchiuse la porta finestra e continuò quel discorso , circa la giacca di Tom.

Dialoghi di una tenerezza disarmante, poiché si comportavano come una coppia a tutti gli effetti. Conoscevano un sacco di aspetti l'uno dell'altra, ad esempio dove tenevano un particolare vestiario nell'armadio o dove aveva lasciato l'ultima volta gli occhiali da vista.

E non c'era più da meravigliarsi se Tom avesse lasciato un paio delle sue pantofole a casa di Alexandra.

« Comunque ho mandato Luke a ritirare la culla che abbiamo ordinato la settimana scorsa. Puoi pure darla a tuo fratello prima di partire. »

« Sicuro? Pensavo volessi essere presente. »

Affermò Alexandra alzando lo sguardo su di lui. A lei non piaceva fantasticare troppo, ma era stato inevitabile pensare a quella scenetta e, soprattutto, alle espressioni di James e Helen davanti al loro regalo per la bambina in arrivo.

Tom scosse il capo e chiaramente si poteva leggerne il dispiacere sul suo viso. Non lo faceva apposta, questo era ovvio, tuttavia il primo appuntamento che aveva prefissato erano gli MTV Movie Awards.

« Anche se so di essere il miglior cattivo dell'anno. »

Aggiunse con tono autoritario, ma era palese che stesse fingendo, in quanto non c'era uomo più umile di lui che Alexandra non conoscesse.

« Non ti facevo così... »

« Così come? »

L'uomo la guardò con sopracciglio alzato e un sorriso furbo sulle labbra. Forse avrebbero dato vita ad un altro gioco.

« Così modesto e presuntuoso? » nelle parole di Alexandra non si nascondeva nessuna offesa, anzi era tutto tutto uno scherzo.

Spesso si divertivano come bambini e questo era possibile grazie a Tom, il quale era riuscito ad estrarre la parte fanciullesca dell'attrice, rimasta sepolta per troppo tempo sotto un carattere serio ed eccessivamente intransigente.

A quel punto Alexandra si sporse verso di lui, con un'espressione divertita e al tempo stesso istigatrice, arrivandogli a stringergli con una mano le guance.

« E poi Loki non mi spaventa più di tanto. »

Tom non tardò un solo attimo a togliere le dita della propria ragazza dal suo viso e in poco tempo la stava guardando con occhi ricolmi di sfida.

« Ti conviene cominciare a nasconderti, sciocca umana. »

« Non avevi una valigia da fare? »

Eppure in quel momento a nessuno dei due interessava davvero molto il viaggio a Los Angeles e a riempire il bagaglio ci avrebbe pensato in un secondo momento.

« Uno... »

Sì, stava cominciando a contare e forse Alexandra avrebbe dovuto cominciare a nascondersi da qualche parte. Aveva quasi trent'anni, ma non avrebbe rinunciato a fare cose simili con la persona che, effettivamente, amava.

« Due... »

A quel punto decise che sarebbe stato meglio andare al piano di sopra.

Rise, rise come forse non aveva mai fatto in passato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Hiddle's corner:

Ed eccoci qui, a rilento come al solito.
Spero che il prossimo capitolo – l'ultimo tra l'altro – possa arrivare abbastanza presto, visto che comunque ho l'ultimo esame di luglio il 23.
Ad ogni modo, spero vi sia piaciuto.

 

La poesia di Hermann Hesse, come ho detto sulla mia pagina fb, mi ha paraculato il capitolo, perché, sinceramente, non sapevo come andare avanti e dare una svolta a quello che stavano facendo.

Era una poesia che avevo letto tempo fa ma che, come accadeva in passato ad Alexandra, non mi dice niente. Sarà che non riesco a capirla come vorrei e, diciamocelo qui, a me Hesse non piace moltissimo.

Comunque, eccola qui, ben unita e non spezzettata come la recita Tom.

 

Perché ti amo, di notte son venuto da te

così impetuoso e titubante

e tu non mi potrai più dimenticare

l'anima tua sono venuto a rubare.

 

Ora lei è mia – del tutto mi appartiene

nel male e nel bene,

dal mio impetuoso e ardito amare

nessun angelo ti potrà salvare.

 

 

E con questo vi saluto e mi godo i miei pochi (pochissimissimissimi) giorni di vacanza.
Adieu,

Charlie

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Capitolo 20
*** Capitolo XX - Sophie ***


Capitolo XX

- Sophie -

 

 

 

 

 

Alexandra decise di lasciare suo fratello solo per pochi minuti.

Era stanco. Erano entrambi stanchi.

Così uscì, da una delle tante porte laterali dell'ospedale. Prese una sigaretta e l'accese.
Era lì con lui da ormai cinque ore, ma il travaglio di Helen era iniziato già da prima. Ormai non doveva mancare molto alla nascita della piccola di famiglia, o almeno così credeva. In realtà non se ne intendeva di bambini. Sapeva solo che prima o poi nascevano e tutti erano felici.

Le dispiaceva che Tom non fosse lì con lei, ma non poteva lasciare James da solo, in quel momento così importante per lui.

D'altronde l'attore inglese aveva preso l'impegno di partecipare alla premiere di Iron Man 3, per non parlare degli MTV Movie Awards, che precedevano l'altro evento e se non ci fosse stato il parto di Helen, probabilmente sarebbe andata con lui a Los Angeles.

La famiglia. La famiglia prima di tutto.
Aspirò dalla propria sigaretta e poco dopo lasciò che il fumo le uscisse dalle labbra.
Alzò gli occhi al cielo.
Non c'era nemmeno una stella e l'unica cosa che Alexandra riuscì a vedere furono le luci degli aerei che le passavano sopra la testa, lontani chilometri e chilometri.

E per qualche momento pensò egoisticamente che da uno di essi potesse esserci Tom, pronto a scendere all'aeroporto di Londra, solo per restare con lei.

Sciocca. Lui era impegnato oltreoceano. Anzi, probabilmente a breve sarebbe arrivato negli Stati Uniti, dove presto avrebbe fatto capolino nel suo albergo per cambiarsi per la serata che lo stava aspettando.

E lei era lì, in attesa di qualsiasi notizia che perfettamente sapeva che non sarebbe mai giunta.

Improvvisamente il cellulare vibrò nella sua tasca. Con movimenti piuttosto lenti, Alexandra lo prese, pensando fosse Cat, curiosa di sapere come stavano andando le cose.

Ma quando si accorse che il mittente del messaggio era Tom, gli occhi le si illuminarono.

 

Allora, sono o non sono zio? :)

 

A quella semplice domanda, Alexandra sorrise, pensando a quanto adorabile fosse. Ed immancabilmente si rese conto di quanto tenesse a lui, di quanto tutta quella relazione fosse importante per lei.

 

Non ancora, ma non credo manchi molto. Non rimanere troppo a fare Loki negli Usa, che hai una nipote in arrivo!

 

Si mordicchiò leggermente il labbro inferiore, prima di aspirare ancora una volta dalla propria sigaretta, quasi terminata.

Alexandra era curiosa di vederlo all'opera con un bambino, anche se era lampante a tutti come Tom Hiddleston fosse una persona socievole, bimbi compresi.

Poi quella sarebbe stata la loro nipotina, quindi l'affetto nei suoi confronti sarebbe stato maggiore, per quanto lei non fosse molto pratica di quelle piccole creaturine.

Non fece nemmeno caso, tanto era stata rapita da quel pensiero dolce, alla porta aperta dietro di sé.
« Alex! »

Quando si voltò, trovò James con uno sguardo tra il preoccupato e il gioioso.
A quel punto capì che il momento stava arrivando.

 

 

 

Alexandra si massaggiò le tempie, mentre attendeva una risposta dall'altra parte del suo portatile.

Era stata tutta la notte insieme a James ed Helen e, finalmente, la piccola Sophie era nata. E se lei era incredibilmente stanca, non poteva immaginare quanto potesse esserlo la mamma in questione.

Era tornata a casa con la propria macchina, lasciando la nuova piccola famiglia Gascoyne alla loro stessa privacy e si era buttata sul divano, non appena aveva varcato la soglia del salotto. Non ebbe la prontezza di arrivare fino alla sua camera e si addormentò lì.

Ed ora avrebbe raccontato tutto a qualcuno di veramente speciale.

« Che raggio di sole! »

« Siamo in vena di sarcasmo, Hiddleston? »

Capì perfettamente che qualcosa non andava nei suoi capelli, in quella situazione terribilmente arruffati. Ma di certo non si sarebbe mai arrabbiata per una osservazione simile. Incredibile come il suo comportamento, grazie all'attore inglese, fosse cambiato in così pochi mesi, costando ovviamente una notevole fatica da parte di entrambi.

« Lo sai che per me sei sempre un raggio di sole. »

Il suo sorriso le mancava. Quel meraviglioso ed estremamente spontaneo sorriso che le metteva il buon umore anche nelle giornate più grige.

Ci furono piccoli istanti di silenzio, in cui entrambi erano troppo concentrati a fissarsi l'uno dallo schermo dell'altro. Ogni tanto Alexandra aveva una visione squadrettata di Tom: maledetta connessione internet!

« E quindi? La piccola Sophie? »

« E' splendida. Davvero! Tra tutte le bambine della nursery lei era la più bella. Poi era pieno di marmocchi strillanti, con bocche enormi. Peggio di qualsiasi Alien. »

La faccia sconcertata e, al tempo stesso, esageratamente disgustata di Alexandra fu sufficiente che provocò nell'attore inglese un'immediata risata.

« Sono assolutamente curioso di vederti alle prese con tua nipote. Credo che farò un video, per immortalare il momento. »

In tutta risposta la ragazza arcuò un sopracciglio, storcendo leggermente le labbra, giusto per marcare il suo totale disappunto, circa l'idea appena espressa.

« L'America ti rende ironico, noto. »

Ma per quanto potesse dimostrarsi offesa dalle sue parole, non riuscì a trattenergli un sorriso. Parlarono per tanto tempo, ma nessuno dei due era stanco e, soprattutto, nessuno voleva concludere quella che sembrava una videochiamata infinita.

Tom non pareva aver avuto effetti post jet leg ed Alexandra non dava l'impressione di aver passato tutta la notte all'ospedale per la piccola Sophie. Chiacchierarono con un'impressionante energia, come se non si vedessero da mesi e mesi, raccontandosi tutto il possibile, dagli eventi di grande rilevanza alle storielle più minuscole.

« Vuoi vedere cosa ho imparato ieri sera in un locale? »

Le domandò Tom, retoricamente, alzandosi dal divanetto della grande stanza d'hotel, tenendo comunque saldamente il piccolo portatile tra le braccia.

« Hai avuto anche il tempo di andare in un locale? »

« Sì, con Luke e degli amici. Ci siamo un po' divertiti, tutto qua. »

Le fece un occhiolino veloce, appoggiando il computer sul letto e allontanandosi il tempo necessario per prendere il proprio cellulare. Alexandra non riuscì a capire cosa volesse fare e soprattutto non le fu chiaro cosa Tom intendesse per ci siamo un po' divertiti. Una spiegazione doveva dargliela e anche al più presto.

Senza un minimo di preavviso, una musica estremamente ritmata giunse alle orecchie di Alexandra. Una di quelle classiche cose alla tunz tunz tunz che lei detestava. Eppure Tom ogni tanto cadeva in questi gironi infernali, comportandosi da perfetto adolescente.
E amava anche questo lato di lui.

« Pronta? »

Alex alzò le mani lateralmente. « Da qui non mi muovo. »

Con un sorriso, Tom si distanziò dal portatile. Rimase fermo in mezzo alla stanza che l'australiana non riusciva a vedere interamente. Era a testa china e immobile se non fosse stato per il piede destro che batteva il ritmo a terra.
E, d'un tratto, cominciò a ballare come il più scatenato ragazzino in preda a una esplosione ormonale. Ballava come uno scatenato, come se non ci fosse un domani e con un incredibile sorriso sulle labbra.

Quella performance, che lasciò Alexandra allibita tanto da farle sgranare gli occhi, incredula, non durò moltissimo, poco meno di un minuto ma alla fine di tutto Tom aveva un leggero fiatone.

« Allora? »

Chiese con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio. Come un bambino che riceveva il dono più desiderato a Natale.

« Hai imparato tutto ciò in una sola sera?»

« Ti vedo sconvolta, tesoro. » lo disse con un ghigno soddisfatto sulle labbra, andando a sedersi sul letto e incrociando le gambe.

Alexandra tornò a sorridere a sua volta, accompagnando il suo gesto da una leggera risata: quell'uomo era adorabile.

E lo amava.

 

 

 

 

 

 

 

 

« Piange molto? »

Domandò Alexandra con un'espressione che viaggiava tra l'incuriosito e lo sprezzante, dopo che la piccola Sophie aveva strillato.

Per quanto comunque non riuscisse a farsi piacere i bambini, la sua nipotina era deliziosa. Aveva meravigliosi capelli dorati e due occhi scuri come la notte.
E poi portava il marchio Gascoyne e questo aveva il suo giusto perché, secondo Alexandra.

« Non molto, in realtà » rispose Helen, mentre teneva tra le braccia la piccola nata. « Ogni tanto vuol far sentire la sua voce ma per il resto è assolutamente nella norma. Ricordo che il figlio di mia sorella piangeva tantissimo. »

A quel punto si intromise James nel discorso, guardando la propria compagna. « Strillava come un indemoniato, è diverso. E adesso che ha cinque anni strilla ancora di più. L'ho sempre detto e non finirò mai di ripeterlo: a quel bambino serve un esorcista. »

Non ci volle molto prima che qualcuno scoppiasse a ridere e Alexandra si aggiunse con un leggero sorriso a quel momento così perfettamente idilliaco, mentre la sua mente ripercorreva pensieri che aveva già conosciuto in precedenza.

Se qualche anno prima qualcuno le avesse anche solo suggerito che suo fratello sarebbe diventato padre di una bella bambina, probabilmente avrebbe guardato l'altro interlocutore con un sopracciglio inarcato e lo sguardo di qualcuno che era pronto a dare risposte altamente sarcastiche.
E invece ora tutto era così diverso e prima fra tutti Alexandra lo era. Probabilmente non l'avrebbe mai fatto, fin troppo orgogliosa in cuor suo, ma avrebbe dovuto ringraziare infinitamente Tom. In modo totalmente involontario le aveva fatto scoprire cosa voleva dire essere amata davvero e per l'attrice il mondo aveva ora tutto un altro aspetto.

Si voltò a fissarlo, notando quanto bello fosse quel sorriso nato dalle ultime parole pronunciate da James.

E a quel punto Alexandra capì che era la persona giusta con cui trascorre tutta la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hiddle's corner:

Prima di tutto vi chiedo immensamente scusa per il ritardo così prolungato nel postare l'ultimo capitolo. Avevo perso persino le speranze e poi continuare a scrivere di una coppia così perfettamente felice, mentre io stavo provando l'angst della vita reale, mi sembrava quasi un'utopia.
Ma ora mi è passato. Sto meglio e sono felice (un po' incazzata – molto - ).

 

Per il resto eccoci qui. Tutto finito.
Spero vivamente che la storia vi sia piaciuta dall'inizio alla fine e che Alexandra sia stato un personaggio in grado di emozionarmi. Non nasconderò dicendovi che in lei ci sono molti dei miei atteggiamenti, ma qualcosa di mio in lei volevo metterlo.

Ci sono state volte che averei voluto prenderla a sberle, ma sono sempre stata convinta che se fosse stata la classica ragazza tranquilla e dolce non sarebbe stata una relazione piena. Con Tom Alex è riuscita a capire il meglio di sé e di questo sono orgogliosa, perché so di aver potato su carta un personaggio con delle debolezze e molti difetti. Insomma, volevo che fosse reale in tutto e per tutto.

Non ho voluto descrivere una scena con Tom con Sophie in braccio et cetera, perché voglio lasciare a voi l'immaginazione. E soprattutto non me la sento di descriverlo in fasi paterne o con bambini.

non ancora ;)

 

Voglio ringraziare chiunque mi abbia seguito fino a questo punto, chiunque abbia letto/recensito/inserito tra le preferite e varianti vari e ovviamente i grazie vanno a tutte quelle persone che mi hanno supportata su facebook.

 

Con Black Heart voglio dire un arrivederci a questa sezione di fanfiction. E chissà cosa il futuro riserverà per Alex e Tom ;)

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