Nageroboshi- Stella cadente

di zery
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Dopo la pioggia la terra si indurisce ***
Capitolo 3: *** 2. Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero ***
Capitolo 4: *** 3. Se mangiate veleno, mangiatelo nel piatto ***
Capitolo 5: *** 4.Se sei preparato bene, non c'è niente da temere ***
Capitolo 6: *** 5.Il falco di talento nasconde i suoi artigli ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


nage







Prologo



Sai Kaede , la ricordo ancora , anche a distanza di anni .

La prima cosa che mi hai insegnato .

Lo ricordo con un peso nel cuore e tuttavia lo custodisco gelosamente .

Lo ricordo con dolore e con gioia , così intensamente da sentirmi quasi sopraffatta : te che mi parli con dolcezza , te che mi dici che ogni cosa inizia e finisce con una stella .

Come dimenticarlo ? Pendevo dalle tue labbra , ti ascoltavo con fiducia .

Sicura , certa .

Semplicemente ti adoravo sorella mia :


Questa sera ti racconterò la leggenda del Tanabata “ si sedette accanto al mio futon allungando la mano per scostarmi una ciocca di capelli dal viso

Sei pronta Kyoko ? “

Comincia nee-san “ replicai impaziente, gli occhi accesi per l'attesa .

Sicura ? “ sulle labbra di Kaede si dipinse un sorriso birichino .

Questa è la storia di un amore proibito, così bello e lacerante da venir tramandato nei secoli “ il suo sguardo, che lasciava intravedere tutto il suo carattere spigliato , si posò su di me

Forse non dovrei parlarne ad una bimba “ aggiunse con tono più basso come meditando .

Strinsi le labbra, quanto la odiavo quando faceva così. Semplicemente amava punzecchiarmi in quella maniera.

Kaede scoppiò a ridere, con un' espressione in grado di illuminare la stanza e la notte stessa.

Non sono così piccola“ sbuffai imbronciata

mi accarezzò la testa in segno di scusa “ Certo, undici anni sono davvero tanti“ rise ancora “Gli anziani del villaggio dovrebbero portarti rispetto“ disse divertita.

Lasciai perdere incrociando le braccia per indicare il mio disappunto.

Allora nee-san, questa stupenda storia d'amore la conosci veramente o erano solo chiacchiere ? “

Kaede sorrise e bastò quello a rallegrarmi, lei era così: piena di vita, solare.

Allora mettiti comoda e preparati a trattenere il fiato” mi fece l'occhiolino complice, il nostro era un legame speciale.

La sua voce usciva fuori vivace, parlava con entusiasmo in maniera da far sembrare ogni parola importante, ogni frase emozionante.

In un tempo molto lontano esisteva un mondo, la Via Lattea.

Questo luogo si trovava in alto, al di là delle stelle ed era diviso in due dal fiume della via lattea, da una parte vivevano gli uomini e dall’altra gli dei.

Un giorno Kenjyu, un giovane mandriano, oltrepassò con le sue mucche il confine dei due regni ed arrivò a un lago.

Lì vide Orihime, una dea bellissima , intenta a farsi il bagno .

Kenjyu le rubò le vesti e si nascose dietro un albero in attesa che Orihime uscisse, infatti il ragazzo vedendola se ne era subito innamorato .

Si era sentito attrato da lei in maniera inspiegabile, era qualcosa più forte di lui, qualcosa a cui sentiva di non poter resistere.

Orihime a quel punto incominciò disperata a cercare le sue vesti , senza le quali non avrebbe potuto volare e tornare a casa.

In quel momento Kenjyu, girato di spalle, uscì da dietro l’ albero e le disse: “Se acconsentirai a sposarmi ti restituirò la veste“ e poi si girò.

Appena Orihime lo vide si innamorò di lui, anche lei aveva sentito crearsi un legame in quel momento stesso, tanto misterioso quanto inevitabile.

Così acconsentì al matrimonio .

Kenjyu e Orihime rimasero a vivere nel mondo degli umani ed ebbero due

figli.

Ma una dea invidiosa della loro felicità decise di mandare un suo messaggero per catturare la ragazza e riportarla nel mondo degli dei, ai quali era proibito innamorarsi degli umani e vivere nel loro mondo.

Kenjyu però non si arrese e decise di partire insieme ai figli per riportare a casa Orihime, armati di coraggio attraversarono le terre che li separavano dal grande fiume della Via Lattea.

Giunti sulle sponde del fiume cominciarono ad attraversarlo con una barca , ma la dea mandò un’ alluvione , e nonostante remassero con tutte le loro forze non riuscivano a raggiungere l’ altra sponda .

Ma Kenjyu , disposto a tutto pur di riavere la sua amata , continuò a remare fino a quando la dea, commossa dai suoi sforzi, si impietosì e disse :

I bambini potranno vivere con la madre, e consentirò a te e a Orihime di incontrarvi una volta l’ anno, la settima notte del settimo mese, al centro del fiume della via lattea”.

Trattenni il fiato per un attimo. Quella storia aveva qualcosa di così romantico e allo stesso tempo doloroso da lasciarmi senza parole.

Deglutii affascinata.

Che sentimento difficile e complicato era mai l'amore ? Quella domanda mi sorse spontanea.

E se alzi lo sguardo verso il cielo vedrai la stella Altair , che rappresenta Kenjyu , da una parte del fiume della Via Lattea , mentre dall’altra parte si vede la stella Vega , che rappresenta Orihime .

Le due stelle stanno lì ferme , ad aspettare la notte del Tanabata per potersi finalmente incontrare “ .

Restai zitta, riflettendo .

A che cosa stai pensando ? “ mi domandò Kaede

Vuoi saperlo, sorella ? “ mi alzai a sedere infastidita “ Kenjyu e Orihime si sono proprio fatti fregare, e davvero alla grande tra l'altro “ .

Kaede mi guardò stupita , come se si aspettasse di tutto tranne che una simile risposta e scoppiò a ridere.

Voglio dire , che cos'è una sola notte per un amore grande come il loro ? “

Una sola notte é meglio di niente , non credi Kyoko ? “ rispose lei pacata

Ma un amore così richiede mille notti e forse anche di più “ insistetti io

Forse ti racconto troppe storie d'amore “. Aveva sulle labbra un sorrisetto compiaciuto “ Meglio così : sogna l'amore più grande che riesci ad immaginare e un giorno , vedrai , sarà tuo “ .

Mi accarezzò una guancia. “ Ora dormi “ .

Chiusi gli occhi mentre Kaede lasciava la mia camera. Nella testa avevo ancora le parole del suo racconto.

Se Kenjyu e Orihime aspettavano quell'unica e sola notte con trepidazione e senza mai stancarsi ne doveva valere veramente la pena . Doveva esserci qualcosa di potente, di indissolubile, di innegabile che li legava secolo dopo secolo , che li spingeva a cercarsi nelle notti scure , là tra le stelle .

Qualcosa di irrinunciabile , così forte da renderli quasi schiavi .

Forse un giorno anche io ci sarei riuscita .

Forse un giorno avrei pensato che una notte sola con la persona che si ama è meglio di nulla .

Forse anche io avrei aspettato quella persona , sarei vissuta per lei .

Certo , non avevo dubbi . Avrei raggiunto le stelle per trovare il mio innamorato .

Per provare sulla mia stessa pelle quel sentimento così bello , di cui finora avevo solo sentito parlare .

Non vedevo l'ora , non aspettavo altro che vivere la mia favola personale .

In trepida attesa per quel giorno in cui avrei conosciuto l'unico con cui vivere la mia vita .

Ma dimenticai ben presto la favola che mi avevi raccontato quella notte, così come le mie fantasie d'amore.

Capii che era un'illusione, non esistevano amori felici, amori leggendari .

Perché quindi, Kaede, riempirmi la testa di tante sciocchezze ?

Credevi forse che vivere nell’ignoranza per me fosse meglio ?

Beh , allora eri tu quella che non aveva capito niente , perché quando fui colpita da tutto quel dolore , da tutto quello strazio , mi ritrovai completamente impreparata e persa , in un mondo che non era quello che credevo . E le favole per me divvennero appunto solo favole, che nulla avevano a che fare con la realtà, non avevo più motivo di credere in esse.

Divenni di pietra, divenni di ghiaccio.

Mi sentivo come una stella ferita .

Una stella che aveva perso il suo antico splendore , incapace di illuminare.

Ecco perché feci quel giuramento .

Lo feci con in mano il mio cuore … e ancora non sapevo che avrebbe influenzato per sempre il resto della mia vita .





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Capitolo 2
*** 1. Dopo la pioggia la terra si indurisce ***


nageroboshi




1. Dopo la pioggia la terra si indurisce
dansieriparole.it/proverbi/giappone/proverbio-180765?f=t:247>

Ero nata seconda di tre figli. Ed ero quella che di certo passava più inosservata. Non avevo caratteristiche particolari, ma non per questo mi scoraggiavo, mi impegnavo per essere una brava figlia, per non recare dispiacere o disonore ai miei genitori, né ero invidiosa di quello che la sorte aveva dato ai miei fratelli e di cui io invece non ero dotata.

L'avvenenza di Kaede, la sua indiscutibile bellezza che le avrebbe permesso di attirare un buon partito, come in effetti stava accadendo. O il fatto che Takeo, mio fratello minore, fosse un maschio, destinato a portare avanti il nome del nostro casato. Era il prediletto tra tutti, il più piccolo e quello a cui più attenzioni erano riservate anche per la sua salute cagionevole .

Nostro padre cercava comunque di non farmelo pesare , ci insegnava a leggere, a scrivere e a contare, ci impartiva lezioni di vita e comportamento.

Voleva che dentro di noi rimanesse almeno una traccia del passato glorioso che i nostri antenati avevano avuto.

Sperperi, una cattiva amministrazione e fin troppa generosità avevano portato il mio trisnonno a vendere quasi tutto: terre, palazzo e ricchezze. Alla fine era rimasto il nostro buon nome e storie da tramandare di quel passato brillante.

Eravamo nobili decaduti ormai da qualche generazione, impoveriti, senza terre o proprietà.

Costretti a vivere come popolani , a coltivare la terra , ma non per questo infelici, a nostro modo ci eravamo ricavati un piccolo ma solido angolo di felicità.

Io imparavo in fretta, ero curiosa e impavida quando si trattava di lanciarsi in un'avventura. Sapevo cavalcare e praticavo il kyudo.

Insomma la mia era una bella famiglia , volevo bene a tutti e mi sentivo amata.

Amavo poi anche Goshogawara, il villaggio tranquillo e anonimo in cui vivevo, e amavo la mia vita fatta di quotidianità.

Questo era ciò in cui credevo, punti fermi fissati sulla mappa della mia vita.

Ma i miei occhi di bambina non mi permettevano di vedere al di là del mio naso. Accadevano cose, c’erano cambiamenti e io continuavo a vivere tranquillamente mentre ciò che era più importante lentamente si sgretolava senza che me ne accorgessi:

Mi incamminai tenendo in mano il mio bottino , due pesche , una per me e una per Kaede , raccolte arrampicandomi sull’albero degli Otori, i nostri vicini di casa.

Non vedevo l’ora di portare il frutto a mia sorella sapendo già cosa mi avrebbe detto :

Ottimo lavoro Kyo-chan “ sorridendo dolcemente come suo solito .

Fui felice pregustando quel momento.

I sorrisi di mia sorella erano un dono per chiunque ne fosse il destinatario, sapevano dare gioia, rendere più leggero un animo, aveva una vitalità e un calore in quel semplice gesto del viso davvero non comuni .

In lontananza scorsi Kaede insieme al nobile Kobayashi e affrettai il passo per andare loro incontro, ben attenta a non farmi vedere .

Il nobile Kobayashi da qualche tempo corteggiava mia sorella e potevo ben immaginare il motivo per cui si era avvicinato a lei : la bellezza luminosa che la circondava e che riusciva a mettere in ombra qualsiasi altra fanciulla le venisse paragonata .

Kaede con i suoi capelli lunghi e neri, lisci e lucenti, l'incarnato come una perla, gli occhi profondi e vivaci sapeva incantare qualsiasi uomo.

Avevamo visto le speranze di ridare gloria e onore al nostro casato venire alimentate dalle sue frequenti visite, nutrite dal suo modo di trattare Kaede.

Lui, un nobile di alta levatura, di stirpe antica e potente desiderava mia sorella … e due erano le cose da fare quando si veniva corteggiate da un

nobile , ed era risaputo : accettarne la benevolenza nel bene e nel male o rifiutarla e prepararsi alle conseguenze che un animo offeso e pieno di risentimento avrebbe potuto scatenare, alle ripercussioni di un orgoglio ferito.

Kaede aveva accettato forse presa dall'amore, contenta per quelle attenzioni, e forse in parte anche per noi, nel tentativo di cancellare le macchie che sporcavano il passato dei Tokugawa. Per renderci di nuovo degni di quella cerchia elitaria, accettati da coloro che un tempo erano stati nostri pari.

Mi piaceva guardarli e osservare.

Comprendere i gesti d'amore, imparare cosa significava amare. Sempre lontana per non disturbarli e nascosta per non mostrarmi sfacciata di fronte a un nobile.

Sarebbe stato impertinente e sconveniente, un atto di imperdonabile maleducazione. Sapevo bene qual era il mio posto e per questo li osservavo segretamente proprio come ora.

Kaname sfiorò mia sorella.

Sembrava così delicato e attento mentre compiva quei movimenti, ma Kaede improvvisamente si allontanò voltandogli le spalle e corse verso casa.

La inseguii saltando tra le piante e spostando l'erba alta al mio passaggio, l'orlo del kimono si inzaccherò di fango ma ci prestai poca attenzione, il più delle volte finivo col tornare sporca a casa, suscitando i rimproveri di mia madre e le risate di mio padre che alla fine commentava il mio essere un inguaribile spirito libero.

Kaede entrò, io mi fermai sull'uscio ad ascoltare immobile e per la prima volta ebbi paura di quella situazione: mia madre urlava con la voce piena di rabbia e angoscia .

E’ così che stanno le cose Kaede ? … quel nobile … come hai potuto ? “.

Mia sorella non rispose. Quel silenzio , quel suo non rispondere era peggio di mille parole o giustificazioni .

Stai gettando fango sul buon nome della nostra famiglia , cosa pensi dirà la gente ? Come pensi di poter girare a testa alta per il villaggio quando hai sporcato così il tuo onore ? Il nostro onore … “

Madre … “ disse piano Kaede

Non chiamare madre la persona che hai disonorato , non sei mia figlia più di un qualsiasi estraneo là fuori , non chiamare famiglia le persone che hai condannato a un futuro di vergogna “ .

Sentii mancarmi il fiato, mentre la porta si riapriva e Kaede scappava .

Che cosa stava succedendo ?

La inseguì; trovandola seduta su un tronco, il viso piegato dal pianto

Kaede … “

Mi fissò .

Gli occhi vivaci , offuscati dal dolore per le parole di mia madre e per la vergogna , avevano perso la loro luce e sembravano rivelare quanto in realtà mia sorella fosse sull'orlo di un baratro .

Il nobile Kaname ha fatto qualcosa di brutto ? “

No … sorellina , non ti preoccupare “ si asciugò in fretta le lacrime “ Non è successo nulla , va tutto bene “.

Ma sentivo dietro ad ogni parola la realtà innegabile ed evidente .

Erano tutte bugie.

Tutte.

La persona che ami non dovrebbe farti soffrire, giusto ? “

E' così “

E tu lo ami il nobile Kaname ? “

Mia sorella esitò , sembravo aver colpito nel segno

“ … Io … “ ma le sue parole si persero nel vuoto .

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla “ Kyoko , ti proibisco di parlare con tua sorella ! “.

Feci resistenza, ma mia madre mi strattonò e una delle pesche che avevo in mano scivolò a terra rotolando fino ai piedi di Kaede. La raccolse, ma non stava sorridendo come invece mi sarei aspettata.

Non stava sorridendo affatto.

Forza, vieni ! “

Volevo parlare con Kaede , ma non lo feci . Rimasi muta in maniera imperdonabile . Le parole mi raschiavano la gola senza uscire fuori.

Mentre venivo trascinata via avrei solo voluto chiederle perdono , ma non feci neanche quello .

Lasciammo Kaede lì da sola e io … non conobbi mai la sua risposta , perché nessuno si preoccupò di aiutarla .

Vedevo Kaede spegnersi , intrappolata nell'isolamento in cui i miei genitori l'avevano gettata e sembravo essere l'unica ad accorgersene .

Si consumava inesorabilmente davanti ai miei occhi senza che potessi parlare .

I miei genitori non le parlavano , Takeo non le parlava e io ero complice di quella tortura insensata .

Già , complice , anche quando l'unica cosa che avrei voluto era abbracciarla e dirle che tutto si sarebbe risolto .

Soffrivo quanto Kaede, per il senso di colpa, perché vedevo stare male lei così legata a me. Sentivo un macigno sul petto senza riuscire a disfarmene: per quanto mi sforzassi, restava ancorato alla mia pelle , irremovibile .

Guardavo mia sorella , la guardavo e vedevo soltanto che le cose

peggioravano .

Cadeva in un oblio senza ritorno , aveva perso il sorriso , aveva perso l'energia sprigionata dal suo sguardo , sembrava morta nell'animo, nonostante continuasse a respirare .

Nessuno le parlava , nessuno la ascoltava.

Non pensavamo ci sarebbe stato qualcosa di cui pentirsi , per cui provare rimpianto .

Ci sbagliavamo .

Kaede era uscita per una passeggiata , dopo settimane di reclusione spontanea in casa. Era diventata così pallida e magra che ero soltanto felice che uscisse a respirare un po' d'aria e a prendere un po' di sole .

Le diedi dieci minuti di libertà , per poi andare da lei, parlarle e soprattutto scusarmi .

Ma poi vidi quel corpo penzolare da quel ramo , sospinto dal vento avanti e indietro .

Inerte , senza vita , pesante .

Non ero riuscita a scusarmi e non avrei mai più potuto farlo .

Mi sentivo privata di qualcosa . Come se qualcuno improvvisamente mi avesse tolto un polmone o un qualche organo vitale e mi avesse lasciata lì nel nulla ad agonizzare, mentre quel corpo penzolava senza fine davanti ai miei occhi . Avanti e indietro .



Ricordavo quel giorno come qualcosa di irreale , accaduto in un mondo in cui mi trovavo ma di cui non facevo parte .

La gente mi passava davanti come in una sfilata , inchinandosi , pregando , mormorando all'infinito :

Mi dispiace” ,

Condoglianze” ,

Che il suo spirito riposi in pace” .

Chiudevo gli occhi , li riaprivo , li richiudevo , ma davanti a me la scena non cambiava e quel senso di irrealtà sembrava strozzarmi e congelarmi lo

stomaco .

Le stesse parole venivano ripetute all'infinito e poi di nuovo, finché perdevano valore e senso . Vuote e aride in una cantilena senza anima .

Respiravo , camminavo , vivevo e avevo l'impressione di restare ferma mentre sentivo Kaede allontanarsi sempre di più .

Non ne distinguevo la sagoma , sbiadiva davanti ai miei occhi , si cancellava inesorabilmente.

Cercavo di non farmela portare via ma non ci riuscivo , le mie mani afferravano l'aria , il nulla .

Sentivo il vuoto nella testa e nel cuore e non sentivo più Kaede e mai più l'avrei sentita :

Mamma , perché Kaede dorme in quel letto ? “ domandò Takeo. La sua voce acuta si levò nel silenzio del corteo .

E' una bara , una bara !

Volevo urlare .

Non sta … dormendo !

Ma la voce non mi usciva , sembrava incastrata nella gola , imprigionata tra uno strato di angoscia e la voglia di piangere .

Perché Kaede ti sei suicidata ?

Rivedevo in continuazione mia sorella e il suo corpo sospinto dal vento , quell'immagine era incisa nella mia mente e ogni mio pensiero pareva concentrarsili sopra , allontanarsi in un attimo di sollievo e poi tornarci su in un circolo vizioso che non aveva pietà .

Ogni ricordo era una stilettata al cuore .

Ogni pensiero uno schiaffo che bruciava come carboni ardenti.

Ogni memoria una lacrima che cadeva, ustionandomi la guancia .

Mio padre chiuse la bara e io sussultai . La gente intorno restava immobile, mentre a me pareva di sentire il petto andare a fuoco .

Poi il becchino cominciò a spalare la terra e sbarrai gli occhi , le labbra mi tremavano , le mie mani erano gelide . Mi sentivo quasi soffocare : come se stessero ricoprendo me di terra , come se nella bara ci fossi io e l'aria mi mancasse veramente .

Scrollai le spalle e sfuggii alla stretta di mia madre , le sue mani mi avevano tenuta ferma per tutto il tempo in una morsa ferrea .

Piangendo cominciai a battere i pugni sulla schiena del becchino

Basta !“

L'uomo mi rivolse una breve occhiata , aveva lo sguardo calmo di chi non si scompone per un morto in più e non riuscii a tollerarlo .

Mia sorella non era un morto in più .

Era mia sorella , la mia Kaede .

E io sapevo che quell'uomo non arrivava a capire il mio dolore . Nessuno ci riusciva , neanche mamma o papà .

Avevo perso la mia guida .

Avevo perso Kaede che mi incoraggiava , mi sorrideva , difendeva , parlava , che dormiva con me quando avevo paura , che era pronta a rincuorarmi senza pensare a se stessa . Avevo perso Kaede per sempre e mi sembrava di scomparire a quel pensiero .

Perché metti della terra sopra mia sorella ? “ strillai . La mia voce era un gorgoglio di disperazione : “ Poi come farà a tornare da me ? “.

Piansi più forte, la voce mi si strozzò in gola “ Non può più tornare , non può tornare se la metti là “ scivolai a terra , tenendo stretto in mano un lembo dell’haori del becchino . Continuai a piangere , mentre davanti ai miei occhi la terra cadeva sopra mia sorella .

Odiavo l'uomo che aveva ingannato Kaede , che l'aveva usata muovendola come un burattino con le sue bugie e i suoi inganni , con le sue belle parole e i suoi finti sorrisi .

Odiavo aver permesso che quei falsi gesti d'amore passassero indisturbati davanti ai miei occhi.

Odiavo essere stata così cieca e ingenua.

Odiavo il nobile Kobayashi che aveva messo incinta Kaede e l'aveva abbandonata spingendola al suicidio.

Odiavo il resto del mondo per non aver fatto nulla e odiavo me stessa per essere rimasta ferma.

Kaede aveva preferito la morte alla sentenza a cui la società l'avrebbe condannata rimanendo viva. Aveva preferito impiccarsi invece che essere additata come una volgare prostituta, invece che sentire il disonore e la vergogna pesare sulle sue spalle ogni giorno.

Si era uccisa per l'onore, perché il nostro nome non venisse sporcato per ciò che aveva fatto.

La verità era che avrei barattato il mio onore pulito e immacolato per un suo sorriso , la mia buona reputazione per la sua vita, avrei barattato me stessa per lei. L'avrei fatto mille volte senza neanche un ripensamento.

Non mi importava del rispetto altrui, io rivolevo Kaede , il giudizio degli altri era insignificante : lei era mia sorella e sempre lo sarebbe rimasta.

Le altre persone potevano dire quello che volevano, a me non interessava.

Guardavo la tomba e mi sentivo abbandonata, con il rimorso che mi azzannava il cuore ad ogni respiro e l' odio che ristagnava nella mia testa, come un fiume incapace di trovare una via attraverso cui defluire.

Cosa poteva fare un uomo ad una donna? Poteva ucciderla con il suo comportamento senza nemmeno sollevare un dito. Poteva mentirle fino a prosciugarle la vita, prenderle il cuore e tradirla, fingere di amarla e abbandonarla e poi passarla liscia.

E allora giurai.

Con una mano toccai la terra appena smossa e umida e ci passai in mezzo le dita raccogliendone un po' nel palmo. Tenevo gli occhi fissi e le lacrime scendevano senza che sbattessi le palpebre, righe di dolore sulla mia pelle.

Giurai con la rabbia in corpo, che si agitava come una bestia in gabbia, camminando avanti e indietro feroce e pericolosa.

Kaede non avrebbe più potuto parlare allora io avrei parlato per lei.

Giurai col dolore nel cuore, così potente e devastante quanto uno tsunami.

Mi sentivo distrutta e giurai, perché non mi rimaneva altro che quello.

Non mi avvicinerò mai ad un uomo, non mi fiderò mai di un uomo.

Non mi lascerò tradire né ferire.

Non mi lascerò ingannare né amare.

Non mi innamorerò, non perderò il mio cuore.

Io ti vendicherò Kaede .

Vivrò per te e per vendicarti .

E allora giurai !

**************

MI ricavo questo piccolo spazietto autrice :) salve a tutti  e grazie, soprattutto, per aver iniziato a leggere questa mia storia. Ho pensato di pubblicare Prologo e primo capitolo assieme così da rendere più fluida la lettura e più comprensibile la storia.
Il titolo è un proverbio giapponese "ame futte ji kitamaru", tradotto in italiano "dopo la pioggia la terra si indurisce" e che vuol dire parafrasando. le avversità formano il carattere , proprio ciò che è successo a Kyoko insomma.
Per ora vi saluto e spero di ritrovarvi al prossimo capitolo ! :)

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Capitolo 3
*** 2. Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero ***


nageroboshi


2. Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero


Il tempo scorreva Kaede , la vita passava , i giorni se ne andavano uno dopo l'altro.

Avevo passato i primi tempi cercando di rimanere a galla . Mi aggrappavo ad ogni ricordo come ad un ramo che sporge dalla riva sicura tendendosi verso acque impetuose . Allungavo il braccio , allungavo la mano , ma il ramo continuava a sfuggire alla mia presa .

Volevo tornare indietro , riportare ciò che non si poteva riavere.

Era una caccia al fantasma, disperata e ridicola, semplicemente impossibile.

La vita continuava a scorrere, imperterrita , inarrestabile, anche opponendosi mi avrebbe portata avanti alla fine, sempre più lontana dal mio passato felice. Da quel mondo in cui io ero la bambina accudita e protetta da Kaede.

Quei ricordi erano il mio punto fermo, di svolta, di inizio, realtà non più reale.

Alla fine smisi di oppormi, e andai avanti a modo mio. Ma sentivo che non mi sarei mai slegata. Non ci sarei mai riuscita probabilmente. Troppi conti aperti , troppi motivi che mi avevano portata all'oggi.

Il mio passato era tutto.

Era il legame con Kaede.

Era ciò in cui credevo, ciò per il quale avevo giurato.

Era il mio odio, la mia vendetta.

Dal passato era nata la nuova me.

Quella Kyoko sorta dal dolore, più forte, più dura, non più bambina.

Toccava a me ora essere adulta e prendermi cura degli altri.

Quella Kyoko che si ergeva stoica e come una sopravvissuta ad un naufragio continuava a navigare con la testardaggine di chi era duro a morire.

Toccava a me ora affrontare la realtà:


Erano passati sette anni dalla morte di Kaede e dal mio giuramento che non avevo dimenticato. Nonostante avessi ormai diciotto anni non volevo sentir parlare di matrimonio e ripudiavo qualsiasi contatto con un possibile pretendente, il disgusto verso gli uomini non aveva fatto che aumentare con gli anni.

Lo dovevo a Kaede, senza ombra di dubbio.

Le dovevo una vita, fedeltà, vendetta.

Sì, se mai mi fossi trovata il nobile Kaname a portata di mano gli avrei torto il collo. Sarebbe stato un comportamento poco femminile , poco onorevole e rispettoso, ma la cosa non mi avrebbe fermato.

Avevo imparato a mie spese qual era il prezzo del silenzio e della

vigliaccheria. Lo avevamo imparato tutti il giorno del funerale di Kaede , dovevamo convivere con quello che avevamo fatto .

Ma io non sarei stata mai più vigliacca o inerte, un comportamento del genere non me lo sarei perdonato una seconda volta.

Non avrei più taciuto o atteso che qualcun'altro facesse le cose per me.

Il senso di colpa era stata un'ombra oscura, una cappa sopra la nostra casa.

Noi avevamo scelto di abbandonare Kaede, e ne portavamo le conseguenze lì nel cuore, anche se ricominciavamo a respirare, a vivere.

Andavamo avanti, inevitabilmente, ci aveva sospinti prima il passare del tempo, poi la routine: ognuno con le proprie occupazioni e il proprio lavoro, così com'era normale.

Ero cresciuta e avevo dei doveri, sentivo di averne.

Volevo essere slegata da un uomo, indipendente, era il mio sogno visionario.

Forte, decisa, determinata, tutto quello che non ero stata da bambina.

Volevo essere una buona sorella per Takeo come Kaede lo era stata per me , essere per mio fratello il modello e la protezione che Kaede aveva rappresentato.

Forse non sarei stata all' altezza , ma non mi sarei mai data per vinta.

Volevo dimostrare di potercela fare.

Per quelle persone che non avevano avuto un briciolo di fede, che non credevano nella forza della determinazione, che mi avevano derisa.

Avrei dimostrato che si sbagliavano e decisa mi ero rimboccata le maniche. Senza sosta mi ero presa cura di Takeo e di me stessa .

Mi ero plasmata per affrontare il peggio e fare il meglio.

Mi spaccavo la schiena nei campi , svolgevo qualsiasi lavoro perché ciò che mia madre e mio padre riuscivano a racimolare non bastava a pagare il medico per mio fratello. Il dovere aveva la meglio su tutto.




Mi arrampicai su per la collina scostando l'erba alta per farmi strada , con il vento che spostava le ciocche di capelli neri e setosi , cacciai dal viso l'espressione triste e voltandomi mi sforzai di sorridere , posando una mano sopra la lapide fredda.

Facevo visita alla tomba di Kaede regolarmente .

Per ricordare, non dimenticare .

La memoria era il mio legame con lei che tanto mi aveva dato ed insegnato .

Mi avvicinai al ciliegio che sovrastava la lapide, posando la fronte sulla corteccia dura e ruvida. Papà piantandolo aveva detto che così nessuno avrebbe dimenticato la bellezza di Kaede e quello era un po' il suo modo per chiederle perdono, poi si era asciugato il viso e io non ero stata in grado di capire se erano lacrime o gocce di sudore … sapevo soltanto che a vedere quella manifestazione di sentimenti avevo sentito la tristezza in gola , come un boccone amaro e troppo grande da mandare giù .

In effetti Kaede era proprio come quell'albero sakura in piena fioritura : bellissimo , dai colori vividi e sgargianti ma allo stesso tempo delicati e graziosi … perfetto .

Buongiorno Kaede, bisbigliai sedendomi accanto alla lapide .

Come stai ? … Io sto lavorando , mi sto dando da fare , faccio tutto ciò che posso per Takeo e la nostra famiglia … loro sono tutto ciò che mi rimane e farei qualsiasi cosa , affronterei qualsiasi cosa .

Sai cosa dice sempre papà, no ? Che sono come le montagne e le montagne per quanto il vento soffi forte non si piegano mai, gli piace citare la leggenda di Hua Mulan “ risi all'idea del paragone tra me e quell'eroina , ma di una risata amara.

Certo ero una montagna, e ne andavo fiera, ma avevo crepe, smussature, frane.

Ero forte ma avevo sofferto, quella forza era stata pagata a caro prezzo, ma in qualche modo appunto non mi ero piegata .

Avevo trovato motivi e persone per cui valeva la pena guardare avanti con le testa alta . La mia era la fierezza tipica di quegli alberi che si ostinano a crescere sui dirupi e che con le loro radici nodose si aggrappano con tutte le forze alla terra che rischia di franare . Nonostante la natura vada loro contro restano sospesi per metà nel vuoto, quasi con gesto di sfida .

E forse era proprio questo quello che stavo facendo : stavo cercando di farmi beffa del destino e tentavo di salvare ciò che mi era rimasto attorno .

Pensi Kaede che io sia così ? “ mormorai ancora “ La mia testardaggine porterà poi a qualcosa ? “ in quel momento una folata di vento fece fremere le foglie sopra la mia testa e lo presi per un si .

Non ti preoccupare Kaede ce la farò , andrà bene“ quell'ultimo mio bisbiglio si perse tra i crepiti del fogliame .

Mi voltai , i capelli sciolti nell'aria , era ora di andare a lavoro .

Il primo giorno dopo le interminabili settimane di pioggia che c'erano state . Tutto il villaggio attendeva il momento in cui il terreno sarebbe stato saggiato per verificare quanti danni la marea d'acqua scesa dal cielo si era lasciata dietro . Io per prima ero impaziente , volevo sapere quanto la natura aveva sottratto ai nostri guadagni e quanto di conseguenza sarebbe stato portato via a Takeo .

Meno soldi avevamo meno possibilità aveva lui e a quel pensiero tremai .

Ridiscesi la china e affrettai il passo , non potevo arrivare in ritardo .

Proprio perché ero una donna dovevo doppiamente dimostrare il mio valore , mi era concesso svolgere lavori che normalmente avrebbe fatto un uomo solo perché mio padre a Goshogawara era molto influente , per quanto misere fossero le nostre condizioni . Ma sapevo di essere oggetto di pregiudizi , una donna che lavorava in quella maniera era un autentico e innegabile sacrilegio . Ma una donna che come me , lavorava e non si sposava nemmeno , era un vero e proprio scarto , la mela marcia insomma . Così mi toccava sopportare gli sguardi diffidenti o le battute volgari di chi gentilmente mi faceva notare che il mio posto era in casa o sotto un uomo .

Non mi importava .

Non avevo intenzione di sposare nessuno , né tanto meno innamorami . Restare a casa poi non potevo , chi avrebbe pagato per il medico di Takeo ? Quello che guadagnavo era indispensabile per curarlo , per curare lui che era rimasto e non mi aveva lasciata sola . Non volevo perderlo e avrei fatto qualsiasi cosa , avrei ingoiato la bile e sudato , mi sarei fatta venire i calli e avrei fatto raggrinzire la pelle sotto il sole nei campi piuttosto . E allora si che poi nessuno più mi avrebbe voluta .

Mi feci largo tra quella folla di maschi più o meno adulti , stranamente non si erano messi ancora al lavoro .

Si voltarono a guardarmi mentre tiravo su i capelli legandoli con un pezzo di stoffa : lo feci lentamente e volutamente , poi afferrai una zappa e non gli degnai di uno sguardo . Quelle erano le mie piccole rivincite , la mia bellezza era l'ombra sbiadita di quella che aveva avuto un tempo Kaede , ma sapevo comunque il fatto mio .

Strinsi le dita intorno al manico e diedi il primo colpo preparandomi all'urto con la terra dura , ma la zappa affondo dieci centimetri buoni nel terreno.

Mi bloccai impietrita mentre un pensiero terrificante mi attraversava la mente .

La terra non era buona .

Diedi un altro colpo e la zappa affondò ancora .

Non era buona .

Alzai ancora la zappa con una foga disperata ma una mano si frappose tra me e il successivo colpo . Era mio padre .

Quanto è grave ? “ dissi riferendomi ai campi ,

mio padre restò zitto

Quanto è grave ? “ urlai

Vieni a casa “ si limitò a dire .

Lo seguii e sapevo che quella frase non era un semplice “vieni a casa” ma qualcosa di terribile .

Semplicemente la natura aveva deciso di dare una scrollata all'albero sul dirupo che cercava di farsi beffe di lei : le piogge avevano rovinato il terreno, prima che si potesse tornare al lavoro sarebbero passate settimane e questo avrebbe comportato un ritardo nel raccolto e il rischio che il tempo diventasse avvverso alla crescita delle sementi, c'era un equilibrio preciso da rispettare in agricoltura se si volevano ottenere buoni risultati.

Sai cosa significa Kyoko ? “ mi disse mio padre .

Lo sapevo purtroppo .

I soldi bastano a malapena a pagare le tasse , vero ? “

mio padre annuì “Possiamo pagare quelle che verranno riscosse questa settimana e ci rimangono ancora dei soldi per le cure di Takeo anche se dovremo tirare un po' la cinghia, ma la riscossione dopo porterà via tutto e allora non ci sarà denaro per pagare il medico” , mia madre si teneva la testa tra le mani

Mio fratello si tirò su dal letto “ Non vi preoccupate , sono malato da così tanto tempo che tanto vale che io muoia “ mi avvicinai a lui e gli cinsi dolcemente la testa “ Non dire sciocchezze , tutti hanno diritto a vivere , non dimenticarlo “ .

Mio padre si portò una mano alla fronte corrugata

Ci sarebbe una maniera ma … “ non finì la frase ,

mamma scoppiò a piangere pregandolo “ No ti prego Shigeru “

Se noi ti vendessimo e tu andassi a lavorare per i nostri daimyo allora forse avremmo abbastanza denaro , potresti … inviarci i tuoi guadagni “

No , no “ le parole di mia madre si confondevano tra le sue lacrime, sapevo che non sopportava l'idea di perdere un'altra figlia.

Perché di quello si trattava , sarei stata ridotta al rango di serva e probabilmente non sarei mai più tornata a casa. Non avrei mai più rivisto la mia famiglia . Avrei vissuto nell'ombra tra le mura di un enorme palazzo, mi sarei annullata nella grande massa dei servitori .

Kyoko , io non valgo tanto , non valgo la tua libertà “ mi disse Takeo .

Ma per me la valeva . Fino in fondo, ogni briciolo e ogni respiro.

In cuor mio sapevo che non avrei mai potuto convivere con una me stessa egoista . Rifiutare significava condannare a morte mio fratello .

Così decisi . Vendetti la mia libertà . Se era il prezzo da pagare per la vita di mio fratello , l'avrei pagato .

Avevo promesso di prendermi cura di lui e l'avrei fatto .

Andrò “ la mia voce era decisa ma dentro il mio cuore tremava .

Allora tra qualche giorno , quando verranno a riscuotere i tributi , ti porteranno via “ mio padre sospirò .

E quel sospirò segnò il mio destino .

****************
Spazio autrice tadan :) dato che anche questo capitolo era pronto volevo trascinarvi un pò più all'interno della storia , anche in questo caso il titolo è un proverbio giapponese "Hana wa sakura -gi, hito wa bushi". Adattandolo a quanto accade nel capitolo direi che Kaede è il ciliegio, tra i fiori il più bello , il più delicato, fragile e forte allo stesso tempo, mentre Kyoko è il guerriero, una donna guerriero che si  è imposta di mettere il dovere davanti a tutto , due sorelle così diverse insomma. 

Ora Kyoko dovrà andare a palazzo ... mmm prevedo guai  (?) e incontri interessanti ;)

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Capitolo 4
*** 3. Se mangiate veleno, mangiatelo nel piatto ***


nage







3.Se mangiate veleno, mangiatelo nel piatto.


Non ero una persona coraggiosa Kaede, o forse lo ero. E se lo ero di certo il mio coraggio era accompagnato da una buona dose di pazzia, non avevo dubbi su questo.

Che cosa voglio fare? Mi ponevano spesso quella domanda, semplice ai miei occhi ma non a quelli del resto del mondo. Ripetevo spesso nelle mente i miei obiettivi.

Era chiaro, con assurda cocciutaggine cercavo di tenere assieme gli ultimi pezzi di una vita serena e mi impegnavo dannatamente per farlo.

Seguivo il dovere, il dovera stava sopra ogni cosa.

Avevo barattato libertà e sogni, messo in pericolo la mia vita per salvare Takeo.

Una parte di me ,oscura e nascosta, mi odiava per questo.

Stavo gettando via ad una ad una le mie speranze, era quella la verità.

Ma un'altra parte, più forte e determinata, sapeva che non avrei potuto sopportare la perdita di mio fratello.

Avrei rinunciato al kyudo, alle cavalcate, alle letture con papà, all'odore di mare che pervadeva l'aria di Goshogawara.

Il mio carattere? Il mio passato? La mia storia ? Spariti.

Avrei dovuto piegarmi, obbedire e nient'altro

E forse così mio fratello avrebbe vissuto, ma io … che fine avrei fatto ? :

Cercavo di figurarmi l'uomo che mi avrebbe portata via, ma a quel pensiero la mia mente si svuotava in una sorta di rifiuto.

Alzai gli occhi al cielo e in quel momento una folata di vento diede una scrollata alle fronde del ciliegio di Kaede.

Sarei stata seriamente in grado di obbedire ? Forse la mia era solo una missione suicida, forse e molto probabilmente non avrei ricavato nulla di buono. Ma quali altre scelte avevo ?

Finora, se ci pensavo, avevo reagito tutt'altro che passivamente alle pieghe impreviste del destino, anche se a modo mio.

Alla morte di Kaede avevo giurato di non innamorarmi o sposarmi mai ,cosa inaudita per una donna, di vendicarla se possibile,magari con una freccia scoccata nel petto di quel nobile rivoltante e subdolo.

Si era sviluppato in me un atteggiamento di diffidenza nei confronti degli uomini e un'inclinazione all'indipendenza che di certo mi rendevano diversa dalle altre ragazze svenevoli o intimorite, a seconda dei casi, di fronte ad un uomo.

Quando Takeo aveva cominciato a dare i segni più evidenti della sua logorante malattia e i soldi non erano più bastati per pagare le sue cure, avevo cominciato a lavorare mischiandomi agli uomini.

Un vero e proprio scandalo, ma non avevo voluto sentire ragioni.

Ora l'unica cosa che mi sarebbe stata richiesta era proprio quella che non avevo mai preso in considerazione : piegare la testa e obbedire in silenzio.

Avevo sempre esibito le mie cicatrici invisibili con orgogliosa spavalderia, come a dimostrare che, nonostante i vari e fantasiosi tentativi del destino di farmi cadere rovinosamente, io restavo in piedi.

Qualcosa mi rendeva inquieta nella prospettiva che io stessa mi ero scelta, ma non volevo di certo mostrarmi turbata ora.

Per niente. Stavo solo facendo la cosa più giusta.

Sapevo che ti avrei trovata qui ”

mi voltai di scatto tirandomi su a sedere, Ryoichi Otori si era lasciato cadere a terra accanto a me.

Che cos'è quest'aria pensierosa ?“

Lui, il mio unico e caro amico d'infanzia, era una di quelle persone che non avrei mai più rivisto. Mi mise dietro l'orecchio una ciocca di capelli con un'espressione corrucciata in volto.

Ryo-kun era per me come un secondo fratello, per questo le sue attenzioni non mi davano fastidio, sapevo che non mi aveva mai vista come una possibile moglie ma sempre e solo come una compagna di giochi.

Gli avevo sempre dato filo da torcere quando si trattava di gareggiare in qualcosa , al pensiero mi venne da ridere. Ma da quando aveva cominciato a crescere, e questo aveva comportato superarmi in altezza e mettere su la muscolatura tipica di un uomo, mi indispettivo a vedere che le sue frecce venivano scoccate con più forza delle mie, anche se in precisione rimanevo la migliore.

E non sopportavo di venir superata in velocità quando ero sempre stata io la più brava nella corsa. Ma anche se perdevo, alla fine di quelle gare trovava sempre il modo per farmi ridere e farmi passare il malumore.

Lui era lì quando Kaede era morta.

Era lì quando avevo saputo della malattia di Takeo.

Ed era qui ora. Per questo gli volevo bene.

Hai trovato il modo di liberarti di me finalmente “ tentai di dirgli abbozzando una risata poco convinta

Tua madre è passata dalla mia questa mattina”

Perfetto, ora lo sapranno anche le pietre” sbuffai “ Mi immagino già cosa dirà la gente : quella screanzata di Kyoko Tokugawa sempre una se ne inventa, invece che sposarsi, procreare a volontà e mettere al mondo tanti figli cocciuti come lei si fa vendere come serva”

scoppiai a ridere anche se il mio umore era mortalmente tetro.

Non dovresti dire certe cose con così tanta leggerezza”

il suo tono mi rese ancora più inquieta di quanto già non fossi, era un sottile malessere quello che mi stava avvelenando il petto.

Ho altra scelta?”

No, hai fatto la cosa giusta, ma questo non vuol dire che tu debba essere serena”

Sinceramente non è poi così un dramma” cercai di sembrare sicura, anche se alle mie parole non credevo tanto nemmeno io.

Ryo-kun mi strinse a se mormorando “ Se non hai intenzione di piangere tu per la tua condizione allora piangerò io, ma spero tu non voglia ridurre un uomo in un simile stato, sarebbe disonorevole”

a quelle parole il nodo che avevo in gola e che avevo cercato di nascondere a me stessa si sciolse e cominciai a piangere stringendomi a Ryoichi.

In realtà avevo una dannata, maledetta paura.

Brava, così Kyo-chan , ho sempre odiato le ragazze che si trattengono oltre i loro limiti ”

Ma taci” lo spinsi via ridendo, asciugandomi le lacrime.

Mi sentivo già meglio.

E poi se vuoi scappare da quel postaccio pieno di quei boriosi nobili uomini e burberi signori della guerra che a te piacciono tanto puoi sempre farmi un fischio... anche se in realtà la bisbetica Tokugawa potrebbe farli tremare”

ahi, che lingua velenosa” lo canzonai.

Il pianto era stato liberatorio, mi sentivo come rinata grazie a Ryo-kun e non gli sarei mai stata abbastanza grata per una simile e dolce dimostrazione di affetto fraterno.

Non potrei essere tuo amico se non avessi tale linguaccia”.

Aveva effettivamente ragione, i dolori che avevo provato nella mia breve vita mi avevano consumata, disillusa ma anche resa cocciuta e alle volte sfrontata quando si trattava di impormi, lo sapevamo bene entrambi.

Come sapevo bene che l'indomani mi sarei fatta portare via senza versare una lacrima, senza compatirmi o lamentarmi.

Non ero mai stata lontana da Goshogawara, viaggiare era una cosa per ricchi, ma poco mi era importato dato che tutto il mio mondo era rinchiuso in quel piccolo paesino. Ora me ne stavo andando , probabilmente per sempre .

Domani mattina verrò a salutarti” mi disse prima di incamminarsi giù per la collina. E io avrei salutato Goshogawara.

L'uomo che venne a prendermi l'indomani era alto, reso imponente dalla corazza, il viso scuro poco affascinante. Lo sguardo infastidito con cui insisteva a scrutarci non lasciava dubbi sulle sue origini : un nobile fatto e finito .

Kyoko vieni avanti” disse mio padre con un cenno della mano “Questo è il nobile Shigemaru”.

Lo riconobbi, avevo visto Ida Shigemaru altre volte nel villaggio per la riscossione delle tasse.

Sentivo le mani formicolare per il fastidio ma mi inchinai lo stesso nascondendo così una smorfia di disgusto.

E' questa la ragazza?” chiese il nobile, mi girò attorno squadrandomi.

Si è lei … è un'ottima lavoratrice,è istruita e...”

Silenzio servo” mio padre si zittì “E' un bel pulcino la bimba”

Ho diciotto anni ormai, sono una donna” risposi fissandolo negli occhi.

Mia madre trattenne il fiato alla mia risposta, ma il nobile ne sembrò divertito.

Una bella donna allora” storse la bocca in un ghigno afferrandomi una mano “Ma le tue mani non lasciano dubbi sulle tue misere origini serva, quindi, d'ora in poi porta il dovuto rispetto a chi ti è superiore ” i suoi occhi mi incenerirono e le parole mi vennero meno.

Ora saluta questo lurido posto serva, e vieni via senza fare storie “, il nobile Shigemaru mi strattonò e mi fece salire su un carro, altre ragazze erano rannicchiate sulle assi di legno.

Volevo prenderlo a pugni e iniziare con la punta di una freccia un'opera d'arte sulla sua faccia rivoltante.

Ma non lo feci.

Sorrisi incrollabile fino a quando il carro si mise in moto.

Le ultime cose che vidi furono le lacrime di mia madre e Ryoichi ,che per salutarmi, correva verso di me senza mai raggiungermi.


Sapevo cosa c'era in quel carro: desolazione, la più nera e profonda desolazione umana. Anime perdute, vendute, a brandelli.

Ne riconoscevo i sintomi, i loro occhi erano la traccia inconfondibile, mai dimenticata dalla mia mente.

Stava negli sguardi, in quell'aria vuota e persa, morta o agonizzante, la stessa di Kaede, la traccia inconfondibile della disperazione.

Le ragazze che mi circondavano erano pericolasamente in bilico, il motivo che le aveva condotte lì di certo non era lo stesso che aveva condotto me.

Io lo avevo fatto di mia volontà, avevo accettato di essere venduta, in qualche modo il mio cuore aveva fatto pace con il destino che mi ero procurata, ma loro?

Sì, mi avrebbero dato della pazza se avessero saputo che non ero lì per crudeltà della sorte , ma per speranza.

Io avevo avuto una scelta e ad essa mi agrappavo. Quella scelta , quell'ultima consapevolezza di libertà e potere sul mio futuro mi avrebbe fatta sopravvivere. La mia determinazione mi avrebbe resa forte e tutto, tutto avrei sopportato per Takeo.

Il carro dondolava con un andare lento e insopportabile , l'unico rumore era il cigolio delle ruote. La nostra era una marcia del fato , e noi non potevamo fare altro che marciare :

Lungo la strada ci fermammo per delle consegne speciali, così furono simpaticamente chiamate dalle guardie. La realtà era che Ida si era fermato per consegnare delle ragazze ad alcuni bordelli in cambio di soldi, le aveva palpate prima di lasciarle andare terrorizzate e ridendo aveva giurato che sarebbe tornato presto a riprenderle, come cliente stavolta.

In che schifo di mondo ero finita ? Che schifo di mondo avevano costruito i nobili?

A quelle parole avevo sentito il sangue ribollirmi nelle vene , la tentazione di scendere dal carro e picchiarlo era diventata irresistibile ma mi ero ripetuta il nome di Takeo nella testa almeno un milione di volte: non potevo essere cacciata da palazzo ancora prima di esserci arrivata.

Il palazzo degli Shigemaru apparve davanti ai nostri occhi nel primo pomeriggio, era la cosa più imponente che avessi mai visto. Cercai di controllare il mio stupore ma una volta scesa dal carro , più mi avvicinavo più sembrava immenso.

Pareva sovrastarci, anzi no, pareva voler sovrastare il mondo e inglobarlo interamente, dei se odiavo i nobili e le loro manie da dominatori.

Non ho mai visto nulla di simile” bisbigliò una ragazza di fianco a me , aveva gli occhi solcati da profonde occhiaie e il viso smunto

Sai cosa si dice , no?“le risposi

mi guardò senza capire

Probabilmente il propietario avrà una carotina tra le gambe e avrà cercato di compensare in questa maniera” sbuffai ironica

scoppiò a ridere “ E' la prima cosa divertente che sento da mesi” mi rivolse un sorriso “ Grazie per le risate,mi servivano” la sua espressione si addolcì uteriormente “ Mi chiamo Asako comunque”

Kyoko piacere” non mi sprecai molto in convenevoli ma ricambiai il suo sorriso “ Non mi ringraziare” le dissi semplicemente “Questi tizi hanno intenzione di portarci via fino all'ultimo sorriso, quindi ridiamo della vita finché possiamo” le feci l'occhiolino e le strappai un'altra risata .

Vedo che trovi divertente questo posto pulcino” il nobile Shigemaru si era fermato a due passi da me , lo guardai come si guarda qualcuno del quale ci si augura la morte: mi disgustava senza remore.

L'avevo osservato e avevo avuto modo di capire quanto spregevole fosse , brutto dentro ancora più che fuori.

Pensi al divertimento di quando sarai nel mio letto piccolo pulcino intragante ?” lo disse a voce alta e le guardie risero,

i miei occhi dardeggarono ma rimasi muta, non che non avessi parole da dirgli , ma erano tutte oltraggiose

Takeo, Takeo , Takeo pensai ancora più forte.

Poi la sua mano scese lungo la mia schiena, fermandosi sulla curva del sedere affondando nella carne senza rispetto: nessuno mai mi aveva toccata così e rabbrividii , non per il piacere, ma per il disgusto. Sentii di essere sul punto di vomitare.

Finalmente la sua mano si staccò “ Per ora servetta in calore dovrò deluderti perché prima ti farò strisciare ai miei piedi da pezzente quale sei, e questo, stanne certa, sarà il piacere più grande per me ”.

Ebbi paura ma non abbassai neanche per un attimo lo sguardo, farlo era smettere di sperare in quello che mi aveva portato lì e in cuor mio sapevo che quell'uomo avrebbe potuto piegarmi in mille maniere orribili ma non avrebbe mai e poi mai piegato la speranza che custodivo.

E quando si voltò capii che il peggio era passato, per ora.

Due serve accorse fuori ci condussero in varie stanzette, spartane oltre ogni modo, con mia gioia però ero in camera con Asako.

Quel nobile...io sarei morta di puara” mi confessò una volta sole

Non è necessario fomentare il loro ego mostrandoci impaurite ” le risposi facendole credere che quanto appena successo non mi avesse scosso

Beata te , vorrei avere almeno la metà del tuo coraggio”

le sorrisi ,dentro ero in tumulto.

Sentivo ancora quelle dita strette, un senso di nausea e umiliazione accompagnava il ricordo.

Poche ore con un nobile e non aveva fatto altro che accrescere la mia convinzione, nata insieme al giuramento di Kaede.

Non erano uomini i nobili, no, erano bestie della peggiore specie e con una caratteristica tra le più infide e subdole sorte nel mondo: poter controllare la vita degli altri.


*

Le avevo viste arrivare anche questa volta , sembravano un carico di bestiame e sinceramente non sopportavo l'idea. Scese nel piazzale avevano tutta l'apparenza di una mandria smarrita e mortalmente spaventata: dal palazzo, da tutto, dalle loro ombre persino. In un certo senso mi ricordavano me stesso.

Si, detestavo vederle così, ma dopotutto procurarsi delle serve era considerato del tutto accettabile per un nobile e Ida semplicemente si divertiva a raccoglierle, scoparsele e trattarle come luridi animali.

Conoscevo Ida, e il suo offrire denaro in cambio di quelle disperate non aveva nulla a che fare con la pietà, se non con il suo contrario: il sadismo.

Era la sua gioia, il suo piacere perverso umiliarle e usare il proprio potere per obbligarle a far avverare qualsiasi suo capriccio, voglia o desiderio crudele, per quanto stupido o inumano le voleva prostate fino alla fine, serve fino in fondo, non più donne o esseri umani. La cosa mi disgustava, non che potesse essere impedito poiché appunto era del tutto lecito: le magie di un titolo nobiliare.

Poi in quella scena ormai ripetuta troppe volte vidi qualcosa di insolito accadere.

Ida stava davanti ad una ragazza, incredibilmente bella, lunghi capelli neri che turbinavano nel vento. Non era come le altre, no, aveva qualcosa nello sguardo, come qualcosa di indomito e fiammeggiante, che la faceva restare dritta e superba come la più sublime delle dame. Osservai Ida palparle il sedere minaccioso, come per rimetterla a posto e a quel punto mi aspattai un grido, mi aspettai di vederla capitolare arrendevole come le altre.

Non successe.

C'era disgusto nei suoi occhi, paura forse un po' , ma più di tutto c'era forza.

Era una visione bizzarra, ma affascinante oltre ogni spiegazione mi ritrovai a pensare prima che qualcuno mi chiamasse.

Kenjyu, sbrigati” .

***************

Angolo autrice , ciao a tutti :) 

anche questo capitolo ha come titolo un proverbio "Doku kurawaba sara made" il senso é che quando si prende un rischio lo si deve prendere fino in fondo, Kyoko non avrà ripensamenti riguardo la sua scelta, come non ne ha mai avuti riguardo ai suoi doveri. Dovere è decisamente la parola che forse più la descrive, la sua vita è incentrata su quello che deve fare, su quello che è giusto fare.
Come potete vedere da questo capitolo la storia sarà raccontata da due punti di vista: uno femminile ( quello di Kyoko) e uno maschile. Eh sì, non potevo farvi e farmi mancare un bel giovanotto XD

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Capitolo 5
*** 4.Se sei preparato bene, non c'è niente da temere ***


nage







4.Se sei preparato bene, non c’è niente da temere.


Da lì a poco saremmo dovute entrare in servizio, così ci condussero alle cucine per mangiare. La parte dove stavano solo i servi era trascurata e sembrava riflettere la condizione dei suoi abitanti, confinati nei piani più bassi del palazzo e nei seminterrati, i corridoi lì erano labirinti di legno scuro uno uguale all'altro.

Ma in realtà il palazzo era facile da capire, quel luogo era come una grande gerarchia resa concreta, ed era chiaro qual era il posto che mi spettava, che spettava a noi servi.

Perfino i cavalli o le mucche avevano più valore, acquistare un animale costava, ma un servo, beh quello poteva essere facilmente sostituito.

Il mondo era pieno di disperati bisognosi dell'elemosina o degli avanzi della nobiltà e quell'immagine di me così pietosa un poco mi disturbava, ma finché avessi potuto avrei preso tutto quanto mi fosse concesso. Avrei arraffato senza pietà, la malattia di Takeo non ne aveva e nench'io ne avrei avuta.

Così mi preparai psicologicamente, impostare il mio carattere sull'obbedienza era la priorità. Ma mentre tornavo dalle cucine vidi una guardia incombere su una servetta innocente, ricordai Ida e ricordai il nobile Kobayashi, ricordai che quella era la gerarchia che odiavo tanto e chiusi gli occhi.

Certo, era facile capire la gerarchia, ma era difficile accettarla. Almeno per me.

Quella mattina dopo aver mangiato mi imposi quindi di essere la serva perfetta e mentre Asako veniva assegnata alle lavanderie fui informata che il nobile Ida in persona si era premurato di nominarmi la nuova cameriera personale di sua sorella.Gioia!

Una serva più anziana si occupò di guidarmi, le stanze dei nobili erano qualche piano più in su.

Dovrei avvertirti di una cosa” mi disse mentre salivamo le scale, più andavamo in alto più tutto diventava sontuoso, il cambiamento era evidente. “La nobile Shizuka non ha un temperamento facile “

Non sarà un problema” le risposi serafica, già mi immaginavo la nobile spocchiosa, degna del fratello, che mi era toccata.

Ma non fategliene una colpa”

evitai di rispondere a quella frase, non capendo come non si potesse incolpare una persona per un pessimo carattere immotivato.

Sua madre è morta dandola alla luce e la cameriera che si è occupata di lei fin da piccola è morta la settimana scorsa, così ora rifiuta qualsiasi altra cameriera facendole passare l'inferno, Satsu era come una madre per lei”

il senso di colpa per aver giudicato troppo in fretta mi fece sentire meschina, sapevo dannatamente bene fino a che punto la perdita di una persona cara potesse spingere alla follia, ma sapevo anche bene che da quella follia si poteva riemergere. Bastava trovare un motivo o una persona a sostenerti, la mia era Takeo.

Ora non so come reagirà alla notizia che suo fratello vi ha affidata a lei, davvero non saprei” parve preoccupata. Si voltò verso di me poco prima di indicarmi la stanza in cui entrare “ Perciò abbiate tatto, in fondo non è cattiva ed è ancora così giovane”. La mia scalata alla gerarchia si concluse così e quando aprii la porta di quella stanza entrai in un nuovo mondo:

La stanza della nobile Shizuka era luminosa e sapeva di fresco, niente odori di terra e di mare di casa mia, che fino ad allora avevo considerato più che dignitosa, niente aria stantia dei sottorenei. No tutto era buono e pulito qui dentro, ma ancora di più, tutto era ... da nobili, non avrei saputo definirlo altrimenti.

E davanti a me c'era lei , la nobile Shizuka, di qualche anno più piccola e di una bellezza mozzafiato.

Guardandola capii la differenza tra lei e me. Se questa mattina mi ero sentita dignitosa nel kimono bianco indossato da tutte le serve, Shizuka sembrava una dea in quel kimono finemente ricamato dai colori tenui, la più dolce e la più bella. Kaede sì che sarebbe stata bene in questo mondo, mi rendevo conto che la mia mediocrità in confronto stonava col tutto.

Hai intenzione di stare lì a fissarmi ancora per molto serva pigra?” il suo sguardò altezzoso si posò su di me e a quella frase mi inchinai, aspettando un suo cenno per rialzarmi,

Si, si abbiamo capito,sai inchinarti, ora però vorrei sapere cosa ci fa una stupida serva qui, mi pareva di essere stata molto chiara al riguardo” sputò le parole fuori come veleno.

Ora capivo cosa intendeva la cameriera con 'temperamento poco facile', ma quel veleno non era proprio di Shizuka, era solo che aveva l'animo avvelenato dal dolore, lo vedevo chiaramente, cercava di riversarlo fuori senza trovare pace.

Mi alzai e la guardai negli occhi, era astiosa e addolarata oltre ogni limite.

Rispondimi serva, cosa ci fai qui?”

Vostro frattello mi ha detto che da oggi in poi avrei dovuto essere la vostra cameriera personale”

a quell'ultima parola la ragazza tremò “Quel... quel...mio fratello... io...” sembrava in preda ad una furia incontrollabile, prese una scatola e la lanciò nella mia direzione , la evitai per un pelo , poi fece finire a terra un vaso di porcellana seguito da un paio di tazze “Vattene stupida serva” mi guardò con un odio smisurato “Io non ho bisogno di luride sostitute, non voglio una scimmia di serva a sostituire un bel niente” stava urlando “Per gli dei! Lasciatemi in pace! Tutti quanti!!” e prima che potesse lanciarmi addosso qualcos'altro corsi fuori.

Capivo perfettamente perché il nobile Ida mi aveva mandato lì, sperava di sconvolgermi e farmi ripiangere lo sguardo ribelle del giorno prima, ma non aveva capito un bel niente, perché provavo un'infinità pena per Shizuka* ,che di tranquillo non aveva nulla, e la capivo fin troppo bene per lasciarmi sconvolgere.

Non mi sarei arresa, arrendermi voleva dire darla vinta a quel nobile orribile, così riprovai.

Tenni il vassoio in equilibrio mentre facevo scorrere la porta della stanza di Shizuka.

Era seduta questa volta e si voltò a guardarmi incredula

Questa volta potrei centrarti se non te ne vai” aveva senso dell'umorismo almeno, sorrisi.

Mi hanno detto che di oggi non avete ancora mangiato, perciò vi ho portato qualcosa, non sapendo cosa vi piace alla fine ho scelto quello che ispirava me”

Sei impertinente serva” guardò il vassoio e non sembrò troppo schifata, segnai un punto a mio vantaggio.

Perché sei tornata?”

Perché la nostra prima conversazione è stata così piacevole che ne volevo una seconda”

smise di spiluccare la frutta e mi guardò scoppiando a ridere “Davvero serva ti vuoi mettere nei guai”

Mia sorella si è suicidata qualche anno fa, la amavo con tutto il cuore” le dissi con semplicità

mi guardò seria “ E cosa vorresti dirmi con questa frase?”

Che so cosa si prova” le lasciai digerire l'informazione prima di proseguire

E' un vuoto che avvelena il petto e ti fa odiare il mondo, è un tipo di sofferenza che annienta” la vidi sussultare riconoscendosi in quella descrizione

E tutti provano pietà, ti soffocano con la loro pietà così comprensivi, ma la verità è che loro, gli altri, non capiscono, perché non ha eguali tutto quello schifo che si prova... ma col tempo mi ha dato grande forza, per onorare Kaede ho sempre pensato di doverlo essere”.

Essere che cosa?”

Forte, di dover risorgere ed essere la persona che mia sorella avrebbe voluto io diventassi”

Shizuka non si mosse così mi alzai “Ora se non le dispiace nobile Shigemaru andrei via, almeno che lei non abbia qualche mansione da farmi svolgere” scosse la testa

Non sei niente male, serva” e quella concessione pronunciata a fior di labbra prima che io uscissi fu la mia vittoria.


Mi ritrovai a lavorare insieme ad una gruppo di serve che estirpavano l'erba dal cortile principale, il lavoro fisico non era mai stato un problema, ma rimanere china tutto quel tempo mi aveva reso le gambe doloranti e la schiena un unico grande punto sofferente, in più non riuscivo a scacciare dalla testa la strana sensazione di essere osservata. Il che era ovviamente frutto della mia immaginazione poiché a parte le altre serve e qualche sporadica guardia lì non c'era nessuno. Ignorai la sensazione e andai avanti col lavoro finché non ci mandarono via, di nuovo nei sotteranei.

Asako era già nella nostra stanza, aveva ripreso un po' di colorito rispetto al giorno prima.

Ho portato la cena” le allungai la ciotola di riso e pesce insieme a un paio di bacchete ,

comincò a strafogarsi con un'espressione beata

Buono eh? “ le chiesi divertita

Mmm” mandò giù un boccone “Non sai da quant'è che non faccio un pasto decente, sta mattina è stato come tornare a vivere”

quindi aveva sofferto la fame, almeno quella io non l'avevo dovuta affrontare, i miei genitori non mi avevano mai fatto mancare il cibo e mi domandai cosa fosse successo a lei, o alla sua famiglia a questo punto, ma evitai di esprimere ad alta voce i miei pensieri.

Come è andata oggi? “ cambiai quindi argomento

Oh Kyoko non puoi immaginare” i suoi occhi si accendono divertiti “Le lavanderie sono il regno del pettegolezzo, è veramente divertente stare lì, ci passano i panni sporchi della nobiltà, letteralmente e metaforicamente” rise e mi mise di buon umore con quella frase “ E a proposito di panni sporchi, l'unica cosa spiacevole sono le schifezze che ci arrivano ogni tanto, con sopra le loro zozzerie notturne”.

Non ero sicura di cosa intendesse, a quanto pare Asako aveva molta più esperienza di me in fatto di cose notturne e come biasimarla, alla nostra età era più che normale avere un marito e sapere di cose notturne, diurne e di qualsiasi ora del giorno, volendo. Ero io l'anormale.

E a te come è andata?” chiese curiosa

Bene, alla fine ce l'ho fatta “ la rassicurai “ Così quel porco di Ida smetterà di atteggiarsi a padrone del mondo, invece che limitarsi al suo castello”.

Ma Ida non è il signore del castello”

Come scusa?”

Si l' ho sentito in lavanderia” certo che quel posto era veramente il crocevia di tutte le informazioni “ Daichi Shigemaru, il padre di Ida e Shizuka, è il fratello del vecchio signore del castello, deceduto in battaglia. L'erede non è Ida ma il figlio di quest'ultimo”

la curiosità mi punzecchiò “ E che aspetto ha ? O come si chiama?”

Non saprei” mi rispose con leggerezza “Una delle ragazze è entrata strillando che lo stalliere le aveva chiesto di sposarla e così tutte hanno cominciato ad urlare e il discorso è caduto lì” rise “E' importante?”

Non molto in realtà, anche se cambia il nome pur sempre di un padrone si tratta”

Alle volte Kyoko sei noiosamente saggia” mi fece la linguaccia

risi e le concessi quell'appunto alzando gli occhi al cielo “Allora questo stalliere è almeno avvenente?”.

Il sorriso di Asako si allargò compiaciuto e iniziò a raccontarmi dello stalliere e dell'intera carrellata di pettegolezzi udita oggi.

Era divertente starla a sentire, aveva un modo tutto suo di rendere leggera l'atmosfera , quella leggerezza che da molto mi mancava. Forse non l'avevo nemmeno mai sperimentata. Sapevo di essere stata dura in questi anni, poco incline alle amicizie, ai passatempi femminili, alle sciocchezze o pensieri della mia età . Così mi ero persa quella leggerezza, quella mancanza di ansia e di costante pressione del senso del dovere. Non che avessi rimpianti, non avrei scambiato uno die miei giorni da dura lavoratrice con i febbrili sogni delle altre ragazze, con le loro sciocche speranze d'amore o con i loro frivoli desideri. Ma quella sera avevo bisogno di svuotare la mente dalle fatiche della giornata, avevo bisogno di quella frivolezza liberatrice.

E ascoltare Asako fu un vero piacere.


*

Stavo impazzendo, non c'era spiegazione. Era chiaro, che ero completamente, irrimediabilmente impazzito. Peggio ancora del normale me stesso, e peggiorare non l'avrei creduto possibile.

Sì, ero diventato un essere ossessionato e vergognosamente simile a Ida.

Quella notte dopo averla vista, l'avevo sognata, mi era entrata a tal punto nella mente che quell'unica immagine di lei, vivida nonostante le mie intenzioni, mi aveva perseguitato pefino nel sonno, risvegliando i miei istinti.

E che cosa non le avevo fatto in quel sogno e che cosa non le avrei voluto fare nella realtà dopo quel sogno. Un essere ossessionato e vergosnoso ecco cos'ero.

Imbarazzato come un ragazzino alla sua prima esperienza, il solo ricordo di quel sogno mi eccitava e me ne vergognavo. Tutto per colpa di quella donna.

Non era solo la bellezza , non che non fosse bella , tutto di lei era dolce e succoso come una pesca, ma era il suo sguardo, quegli occhi ardenti che trovavo provocanti oltre il sopportabile, il mio vero tormento. Ricordarli fece risorgere i miei pensieri indecenti e tentai di tenerli a bada.

Non mi era mai successo, mai, e di donne ne avevo prese e di esperienze ne avevo avute, ma di quelle donne faticavo addirittura a ricordare il volto, mai un mio sogno era stato per una di loro, figurarsi il mio tormento.

E' davvero bella quindi non vedo che problema ci sia” mi rispose pragmatica lei

Shizuka per favore, non me lo ricordare” mi passai una mano sulla fronte, non potevo credere di essere lì a parlare di cosa mi eccitava sessualmente, soprattutto se quel qualcosa era una ragazza vista da lontano poche volte.

E quel sogno, quel maledetto sogno, non aveva fatto altro che perseguitarmi tutto il tempo facendomi vergognare come mai avrei creduto possibile.

Dio, l'avevo seguita come un pervertito tutto il giorno, l'avevo osservata con tale intensità cercando di liberarmi di quel pensiero. E invece mi ritrovavo ancora più ossessionato.

Se la prima volta mi avevo fatto una tale impressione da rimanermi addosso, la seconda mi era entrata dentro, la terza mi ero goduto i particolari di lei, la quarta avevo cercato di andarmene, la quinta ero tornato indietro per osservarla ancora. Poi mi ero definitivamente arreso.

Credi che sia possibile?” le chiesi

Perché no?” mi rispose semplicemente “ L'ho potuta conoscere oggi ed è davvero straordinaria, sotto ogni aspetto”

la guardai non capendo

Quella ragazza è una tale muro di roccia, ha una tale forza nello sguardo, e una tale grazia mentre esercita quella forza che impressionerebbe chiunque. Per una volta Ida ha fatto qualcosa di buono per me, anche se involontariamente. E' chiaro che sperava che la uccidessi o qualcosa di simile”.

Sorrisi all'idea delle due ragazze che facevano comunella contro Ida, sarebbe andato su tutte le furie se avesse saputo di aver concesso a sua sorella una alleata simile.

Non sono impazzito quindi?”

A mio modesto giudizio, direi piuttosto che sei rinsavito” mi sorrise.

No, non ero simile a Ida compresi, almeno quello. Ida avrebbe preso quella ragazza e avrebbe cercato di piegarla non solo nell'anima ma anche nel corpo, le avrebbe fatto male. E lei, lei così forte, dotata di quella fierezza che traspariva ad ogni sguardo che avrebbe fatto a quel punto?

Io non avrei mai potuto, ero una bestia lo sapevo, un mostro a metà, ma non avevo mai fatto male a quelle donne senza volto del passato, come avrei potuto pensare di farne a lei? Mai!

Improvvisamente mi accorsi di non sapere il suo nome “Come si chiama?” chiesi a Shizuka

Kyoko”

Kyoko” gustai quel nome sulle labbra, era buono, dannatamente buono.

Potrebbe volermi?”

Oh beh, sei piuttosto affascinante, ma non vorrei gonfiare troppo il tuo ego”

le sorrisi dolcemente ringraziandola per quel gesto, ma conoscevo bene la realtà, non potevo avere una relazione e mentre mi guardavo nello specchio alle sua spalle, non potei fare a meno di rabbrividire.

I mie occhi erano un ammonimento, quegli occhi maledetti che mi ricordavano il mio passato, erano la mia condanna.






*************
Ecco che qui prendono forma i pensieri raccontati dal mio figliolo adorato XD in un certo senso sono una madre orgogliosa (?) , nonostante la sua depravazione (?)
Beh non anticipo nulla, ma lo amo di un grande amore , quindi siate buoni con lui.
Mentre la mia pargola che fa ? La dura ovviamente, la cosa che le riesce meglio d'altronde. Penso che se sbattessi la sua testaccia contro un nokia 3310 sarebbe quest'ultimo a uscirne sconfitto (cose dell'altro mondo), ma sto divagando XD
Al prossimo capitolo gente !!!

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Capitolo 6
*** 5.Il falco di talento nasconde i suoi artigli ***


nageroboshi cap 5 nage






5.Il falco di talento nasconde i suoi artigli.


Divisa bianca, colazione, faccende varie, Shizuka, faccende varie, cena .

Le giornate erano così, variavano al massimo in un entusiasmante sequenza di Shizuka, Shizuka, Shizuka. Proprio come oggi, dovevo ammetterlo però , le giornate con lei erano le più difficili ma anche le più divertenti.

Mi sentivo ridotta ad un colore: il bianco della mia divisa e ad una serie di azioni . I capelli legati, sempre e solo tirati su perfettamente in ordine, anche loro in una posa sconosciuta, costretti in qualcosa di innaturale.

Da quando ero entrata in servizio non mi avevano più permesso di tenerli sciolti, le prostitute li tenevano sciolti mi aveva apostrofato una delle cameriere anziane e io ero una cameriera e servivo un nobile casato e i miei capelli sciolti sarebbero stati un oltraggio. A quelle parole ero a stento riuscita a non riderle in faccia, se io ero classificata come oltraggiosa per i miei capelli sciolti Ida rientreva allora in una gamma di aggettivi non ancora inventata, ma evitai di farglielo notare.

Faticavo ad ammetterlo, perché farlo sarebbe stato deprimente e decisamente non da me, non ero mai stata incline alle lamentele e di certo non avrei iniziato ora. Però sentivo la mancanza del vento marino sulla faccia, del profumo di prati, della consistenza dell'arco sotto la mia mano, il suono dello scocco e il sibilo della freccia. Ovviamente che una serva si aggirasse con un arco rientrava nuovamente nell'aggettivo che mi era stato affibiato: oltraggioso. Arco e frecce erano fuori questione decisamente.

Ma alle volte il mio spirito non poteva fare a meno di correre là, verso casa, in un frangente di libertà. Ripercorreva le vie conosciute, i posti amati, mi riportava al luogo a cui appartenevo, mi circondava di volti noti, del calore della mia famiglia.

Quei momenti erano tristemente belli.

Me li ricavavo nel corso della giornata, assorta, pensierosa, serena, cercavo un luogo tranquillo dove poter pensare, dove rimanere sola, senza il mondo del palazzo a rincorrermi o io a rincorrere lui. Alle volte parlavo con Kaede, altre semplicemente stavo zitta ad osservare il cielo e mi bastava.

Quei momenti erano la mia linfa.

Dubitavo seriamente che oggi ne avrei avuto il tempo, perché sua eccelenza-regina delle carogne-Shizuka continuava a mandarmi su e giù a mettere in infusione tipi di tè diversi , per trovarne uno che riscontrasse i suoi gusti.

Le lanciai un'occhiata fiammeggiante quando mi rispedì per la decima volta nelle cucine, i nove tè precedenti erano tutti troppo caldi, troppo tiepidi, poco dolci,non abbastanza rinfrescanti per il suo nobile palato da regina delle carogne. Feci dietro front trattenendo a stento la rabbia, ormai ero lo zimbello delle cuoche che si stavano sbellicando dalle risate: affogatevi nella minestra megere!

Quei momenti erano la mia forza per sopportare momenti come questo:

Mmm questo è accettabile”

non le dissi che era come il primo che le avevo portato, sospettavo che lo sapesse bene e io dal canto mio ero solo contenta che la tortura fosse terminata.

Com'è il tè?” le domandai astiosa

Ottimo” mi guardò da oltre la tazza ridendo

E lo spettacolo com'era?” le chiesi sorridendo, sapevamo entrambe che mi riferivo al mio ridicolo salire su e giù

mi guardò come per dire 'come puoi prendertela per un adorabile scherzo?'

adorabile un corno! Ma mandai giù gli insulti.

Non avrei potuto chiedere di meglio”

Vuole il bis? Potrei richiamare la compagnia dei teatranti” mi permettevo simili uscite perché sapevo che in fondo la divertivano, anche se probabilmente non l'avrebbe mai ammesso.

Era per l'impertinenza dell'altro giorno, ma mi sa che non hai imparato niente”

Lei vuole fare imparare a un pesce l'arte del volo”

Almeno tento di essere creativa e non annoiarmi”

sbuffai, aveva ragione purtroppo.

Qui alle volte è davvero lento, il palazzo pare dormire” e dopo quell'osservazione mi concessi di sedermi accanto a lei, in questi giorni per qualche strano e contorto motivo eravamo diventate confidenti. Shizuka sapeva che non avrei mai provato pietà nei suoi confronti, che non l'avrei asfisiata con domande sui suoi stati d'animo, probabilmente apprezzava questo di me e preferiva la mia compagnia a quella di qualche altra cameriera impicciona, anche se amava ancora punzecchiarmi e infastidirmi con sceneggiate come quella di prima, semplicemente la divartiva.

Se ti annoi vuol dire che non hai fatto su e giù un numero sufficiente di volte” sorseggiò il tè “Inizio a pensare che questo tè non sia poi così buono” rise e

io alzai gli occhi al cielo.

Che cosa fa di solito?” le domandai

Faccio quello che ci si aspetta da una qualsiasi brava e compita nobile donna, lezioni di portamento, etichetta, cerimonale, lezioni di varie discipline, tante letture, una vita intera nelle mani dell'educazione, ma più che altro dovrebbero chiamarla prigionia” di certo Shizuka era schietta e apprezzavo molto questa sua caratteristica.

Sa nobile Shizuka, alle volte ripenso al mio villaggio e lo paragono a questo posto” le rivelai sincera anch'io

Da dove vieni?” avevo attirato la sua curiosità

Goshogawara, un piccolo paesino vicino al mare, forse là non avremo fasti e lussi, ma tutto è incredibilmente vivo, incredibilmente vero”

Mi piacerebbe una volta vedere il mare, immagino il suo odore, sa di libertà” chiuse gli occhi sorridendo a quel'immagine e compresi che non aveva scherzato riguardo la prigionia. “Ho passato una vita dietro queste mura, perché una nobildonna non si sporca i piedi viaggiando, e nemmeno dovrebbe voler viaggiare, no, una nobildonna sta zitta e fa quello che le viene detto dai suoi parenti maschi, o almeno così la pensa mio fratello” sospirò risentita “Ma avrai notato anche tu che quello che pensa mio fratello è ,la maggior parte delle volte, decisamente opinabile” mi guardò di sottecchi

Beh il nobile Ida è ...” un porco? Un bastardo? Un sadico? Cercai un aggettivo positivo ma non ne trovai.

Oh non avere remore, so anche io che mio fratello è il più grande stronzo nato su questa terra”.

Era chiaro che non amava suo fratello.

Lui e mio padre mi incolpano della morte della mamma, non mi hanno mai voluto bene, non vedo papà da anni, è sempre rintanato alla corte imperiale e quando torna non viene mai a trovarmi, Ida mi evita a meno di non dovermi ordinare qualcosa, quando me lo ritrovo davanti so che è sempre per cose spiacevoli, ma alla fine uno si abitua, solo che quando Satsu è morta mi sono sentita così... ” non finì la frase, non che ce ne fosse bisogno.

Era chiaro che si era sentita profondamente abbandonata.

Ed era ingiusto, perchè in fondo, sotto quell'apparenza altezzosa, pungente, dispettosa c'era la vera Shizuka, una ragazza intelligente, bella, divertente e dalla battuta pronta, che non meritava niente di quello che le era accaduto.

Meno male che sei arrivata tu così almeno ho un nuovo giochino con cui divertirmi” aveva un ghigno semiserio che le attraversava la faccia, era tornata la solita di sempre, non le piaceva lasciarsi andare allo sconforto e preferiva affrontare tutto con la sua pungente ironia. Apprezzavo anche questo di lei.

Il giochino non è d'accordo” le feci notare “Non può trovarsi un altro passatempo?”

Non è che ci sia molto da fare qui, qualche volta passeggio nel parco, vado a cavallo ma raramente, altre mi fermo a guardare mio fratello mentre si allena con le sue guardie, non che stare a contatto con quella banda di maiali sia divertente ma meglio che restare in stanza tutto il tempo”

almeno lo ammetteva anche lei che erano dei maiali,la cosa mi rincuorò.

E per quanto il kyudo o le katane abbiano il loro fascino, ultimamente preferisco ripiegare su di te, giochino” rise, non si era accorta che alla parola kyudo i miei occhi erano diventati languidi.

Senti serva” mi prese in giro “Vai a prendermi qualcosa da mangiare?” me lo chiese col sorriso, gentile e non protestai stavolta, anche se significava scendere di nuovo le scale.

Risalivo con della frutta quando fuori dalla finestra riconobbi il sibilo inconfondibile: freccia.

Mi sporsi fuori, Ida e alcuni suoi uomini facevano pratica, li osservai un po': dilettanti. Poi mi venne un'idea e corsi su a riferirla a Shizuka, non sapendo se mi avrebbe ammazzata o cosa.

Stava ridendo da cinque minuti buoni “ Kyoko sei sicura di farcela?”

Ovvio” le risposi offesa, non mi piaceva veder messe in dubbio le mie capacità, ma la perdonai: era la prima volta che mi chiamava con il mio nome, invece che serva.

E va bene allora, andiamo a dare una svegliata a questo posto”.

Eravamo nel campo di tiro, Shizuka in testa, al nostro arrivo tutti si voltarono.

Ida guardò la sorella torvo e incenerì me “Che ci fai qui Shizuka?” ringhiò

Ho visto che vi stavate allenando e la mia serva sostiene di essere molto brava con arco e frecce, che cosa ridicola da dire per una donna non trovate ?Quindi volevo vedere se è una bugiarda patentata e farmi due rasate, così propongo una sfida tra te e lei” stava mentendo spudoratamente e affrontando suo fratello con una tranquillità non da tutti. Era chiaro che ci fosse abituata.

Non se ne parla, quelle mani da pezzente non toccheranno le mie armi”

Suvvia fratello, non ti costa nulla, immagino tu non abbia paura di una simile concorrenza, il peggio che può capitarti è morire dal ridere per i suoi patetici tentavi, immagino la umilierai, ma ehi la vita è così ” .

Alla parola umiliazione gli occhi di Ida si riempirono di piacere, la cosa lo estasiava.

E va bene, tre tiri, non uno di più” prese in mano l'arco e tre frecce.

Scoccò il primo colpo: centro quasi perfetto, il secondo centro fu molto simile al primo, il terzo colpo lo sbagliò leggermente, era molto bravo.

Shizuka mi guardava, era chiaro cosa le passava per la testa: battilo. Non era una richiesta ma un ordine, e io mi sarei sentita profondamente ridicola ad averla trascinata lì se non ci fossi riuscita.

Presi in mano un arco e lo tastai, mi piacevano la consistenza e il peso, così lo scelsi e mi misi in posizione.

Chiusi gli occhi deglutendo, forza Kyoko. Li riaprii di scatto puntandoli come un falco sul punto da colpire e scoccai.

Centro. Perfetto.

Intorno a me si levarono dei mormorii, mi voltai Shizuka sorrideva, Ida era nero “Sicuramente la fortuna del principiante” tentò di rassicurare il fratello ridendo sotto i baffi.

Gli altri due colpi furono più facili, ormai mi ero sciolta e non ebbi esitazioni.

Altri due centri perfetti.

Gli uomini di Ida se ne restavano in un silenzio glaciale, Shizuka a stento tratteneva le risate e Ida, Ida aveva l'espressione più cattiva, furiosa e folle che gli avessi mai visto. L'avevo battuto di fronte ai suoi uomini e la voce presto si sarebbe sparsa.

Mi hai ingannato sorella” biascicò furente

Non credo proprio, io l'avevo detto che era una sfida” Ida non provò nemmeno a ribattere “Su andiamo Kyoko”.

Una volta lontane Shizuka comincò a piegarsi in due dalle risate “Hai visto la sua faccia Kyoko? L'hai vista? “.

Sì, l'avevo vista e mi ero goduta ogni secondo di quella rabbia, di quella furia, una parte di me aveva la brutta sensazione di essersi cacciata nei guai, ma ero troppo eccitata per prestarci attezione.

Non l'ho mai visto così arrabbiato, sei stata un portento, un portento” continuava a ridere “Che batosta, Ida ti vedrà nei suoi incubi peggiori” mi sorrise “Grazie”

lo disse dolcemente, tranquillamente e quel grazie risuonò come una parola bellissima.

Ne era valsa la pena, avevo umiliato Ida, avevo umiliato un nobile, una piccola rivincita dal valore inestimabile. E mi sentivo lusingata da quel grazie tanto dolce.

Se hai paura Kyoko, non ti preoccupare, farò in modo che non ti accada nulla mia alleata” rise ancora facendomi l'occhiolino.

La verità era che in quel momento, in quegli attimi tra un respiro e lo scocco neanche per un secondo avevo pensato alle conseguenze.

Avevo umiliato un nobile.



*

Le mie katane tenute al fianco sbattevano tra di loro, il rumore dei foderi era sinistramente mettalico. Era la loro dolce e suadente cantilena di morte.

Misi la mano sull'elsa cercando di cancellare le immagini di quello che avevo fatto. Mi disgustava e mi disgustavo, ma non mi veniva lasciata scelta.

Ero il mezzo mostro che qualcuno aveva forgiato ad arte.

Ed ero fiaccato da quel peso, non nel fisico, ma nell'animo.

Facevo quello che mi veniva ordinato, lo facevo per proteggere ciò che avevo di prezioso,il poco che mi rimaneva. Sospirai stanco prima di entrare nel cortile principale. Erano catene le mie dalle quali ,avevo paura, non mi sarei mai liberato.

Alzai la testa abbattuto e la vidi: Kyoko. Per un attimo mi sentii meglio poi scacciai quel sollievo,sensazioni che non dovevo provare, indietreggiai all'ombra di un albero per non essere notato.

Aveva in mano un arco, che faceva?

Poi capii, non sapevo se ridere o correre a fermarla, aveva fegato.

Stava sfidando Ida.

Aveva i capelli legati, non come la prima volta che l'avevo vista, ma anche così concentrata e seria era di una bellezza dolorosa. Quelle ciocche le avrei sciolte una ad una, fatte scorrere tra le dita, tirandole l'avrei tratta a me, facendo combaciare la sua schiena con il mio petto. Sospirai nuovamente, stavolta per un motivo diverso, dovevo porre fine al mio delirio o al mio desiderio, che poi erano la stessa cosa. Tornai a guardarla , nella realtà, non più nella mia immaginazione, tra i miei pensieri aveva la capacità di far scendere la concentrazione e far salire qualcos'altro.

Composta e diligente tirava senza esitazione.

Un centro, due.

Stava facendo infuriare Ida.

Tre centri.

No, lo stava rendendo folle.

E io dovevo fare due chiacchiere con Shizuka al riguardo.

Corsì via prima che si spostassero dall'area di tiro, nell'ombra come mio solito.


Camminavo per la stanza avanti e indietro, irrequieto

Ti vuoi calmare?” mi disse

No” le risposi infastidito “Tu ora mi spieghi cos'era quella sceneggiata” Shizuka sbuffò, era appena rientrata.

Quella sceneggiata era lo schianto totale di Ida contro la più cocente sonfitta”

lei lo trovava divertente ma a me non divertiva affatto

E hai visto Kyoko?”

l'avevo vista purtroppo

E' stata meravigliosa, straordinaria”

lo sapevo purtroppo

Sai che se non la tratti bene potrebbe infilzarti con una freccia nel petto” rise divertita

Potrebbe sì, o forse l' aveva già fatto perché a pensarla mi sentivo male.

Mi accorsi di essermi distratto, ero ridicolo, combattuto tra il correre da lei e restarmene nel mio angolino come invece avrei dovuto. Temevo le conseguenze del conoscerla a questo punto, che effetto mi avrebbe fatto ?.

Sarei diventato ancora più ridicolo probabilmente.

E mi chiesi perché mi stavo interrogando su un problema simile, quando la questione era che a lei non mi sarei nenache mai dovuto avvicinare.

Mi ero di nuovo distratto, ridicolo appunto.

Cercai di concentrarmi ripromettendomi di indugiare in dolci pensieri più tardi. Almeno quello potevo farlo senza conseguenze.

Forse non afferri il problema” le risposi pacato “Ti rendi conto che la tua idea sconsiderata la metterà nei guai?”

Kyoko non è una che si lascia intimorire”

Certo fa arrabbiare la sola persona che la possiede con ogni diritto e poi si aggirerà spensierata, immagino” le dissi ironico

Shizuka mi guardò colpevole

Ida lo sa che la mente geniale dietro quella buffonata sei tu,senza di te lei non avrebbe mai trovato il coraggio, ma non verrà a cercare te quando dovrà farla pagare a qualcuno, no andrà da lei e per quanto Kyoko sia forte, Ida è pur sempre un uomo e sai quanto può essere violento”

quelle mie parole mi misero l'ansia addosso, mi sentivo sciocco oltre ogni modo, ma il pensiero di Ida che la puniva mi innervosiva

l'avrebbe...

e io...

mi coprii la faccia con una mano, non volevo pensarci.

Domani vedi di controllarla” la ammonii “Non è giusto che stia male, inventati qualche scemenza, sei brava in quello”

Figuriamoci se permetterai ad Ida di toccarla” disse tutta accesa Shizuka ignorando la frecciatina

Io?”

Ovviamente!”

No, io non intendo fare proprio un bel niente, non intendo farmi vedere da lei, io non mi avvicinerò e sai perché”

No, non lo so il perché” ribattè indispettita “E' un motivo talmente stupido, meriti affetto e amore più di chiunque”

non lei urlai 'guardami', ma trattenni la rabbia, con Shizuka su quel punto sarebbe sempre stata una battaglia.

E poi l'ho promesso a Kyoko”

Faresti meglio allora a non fare promesse che non puoi mantenere, non credi che io abbia già le mie grane?” sbottai irritato.

Mi guardò per la seconda volta con espressione colpevole “Mi dispiace” si calmò “E' anche colpa mia se ti costringono in quella maniera”

cercai di riguadagnare la calma “Non ti preoccupare, lo sai che non è un peso”

sapeva che mentivo, ero un uomo spezzato e rattopato fin troppe volte perché non si vedesse.

Mi si sedette accanto premurosa “Com'è andata sta volta?”

Il solito schifo” chiusi gli occhi, le immagini della missione tornavano a ronzarmi in testa ogni volta che ne parlavo

Lo sai che ti voglio bene” mi prese una mano

Lo so Shizuka”.

Era quell'affetto che mi portava avanti, era il motivo per cui sopportavo gli ordini, lo schifo, il rimorso. E poi c'era Kyoko, sapevo poco di lei, ma avrei voluto conoscerla di più, avrei voluto un po' più di quel sollievo che avevo provato vedendola.

Sapevo di sbagliare, di metterla in pericolo.

Avrei voluto concedere un po' di luce alla mia anima nera.

Mi alzai e mi fermai sull'uscio “Non le farà nulla” mi limitai a dire.

Alla fine, dopotutto, mi sarei intromesso.









**********
Altro proverbio XD:  nooo , non ho una passione per la cultura giapponese ( è solo un'impressione )
in questo caso "Nō aru taka wa tsume o kakusu"  vuol dire : non scoprite le vostre carte ... così su due piedi direi che Kyoko ne ha di assi nella manica , ma dopotutto ha dovuto a suo modo arrangiarsi e la trovo carina in questa sua "maschiaggine" del tiro con l'arco
mentre il povero Kenjyu ombra tra le ombre che cosa nasconde ? Perché si nasconde ? Dai tesoruccio,  non fare il timido (non ascolta nemmeno la sua mamma ç_ç figlio degenere) ma prometto che presto si metterà più a nudo ... ehm, cioè verrà allo scoperto in quanto personaggio ( insomma avete capito XD )

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