3. Agony
3. Agony
Il contachilometri sfiorava i 90 km all’ora. Nella radio
c’era una canzone rock che sembrava adatta al momento. Anthony era furioso e il
suo piede era incollato sull’acceleratore. Le case di periferia si drizzavano ai
lati della strada, gli correvano accanto e il panorama se li inghiottiva.
“Ma vedi tu che stronzo.” Pensò Anthony mentre era fermo ad
un semaforo “Parlare in quel modo di Kalel.” abbassò il finestrino ed appoggiò
il gomito fuori. “Io non ho parlato male di Melanie a quel figlio di puttana. Nemmeno
quando si erano lasciati. Non mi sono mai azzardato a parlar male di lei in
quei toni. Ma adesso con me ha chiuso.” Il semaforo diventò verde e la macchina
ritornò a sfrecciare per le strade di Sacramento.
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- Sei l’amore della mia vita. Ti amo, Ti amo da impazzire. Il
tuo amore è quell’essenziale di cui non posso fare a meno neanche per un
istante - disse Anthony stringendo le mani della sua cara Kalel vestita con uno
splendido abito bianco avorio a sirena –
Non ti lascerei per nessuna persona al mondo, per nessuna. Te lo giuro davanti
a Dio e davanti a tutte le persone qui presenti –
Ian era in piedi vicino a loro. Era il testimone, accennava
solo un falso sorriso.
- Io, Anthony Padilla, prendo te Kalel Cullen come mia
legittima sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva
sorte, nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà e di amarti ed onorarti tutti i giorni della
mia vita. Finché morte non ci separi. –
Anthony era visibilmente emozionato. Kalel sorrise,
era sul punto di commuoversi, tant’è vero che una damigella gli stava portando
dei fazzoletti. Il prete osservava la scena, era felice di vedere un’altra
coppia affrontare un passo simile.
- Con il potere da Dio conferitomi vi dichiaro maritò e
moglie. Puoi baciare la sposa – disse il prete sorridendo.
Anthony spostò delicatamente una ciocca di capelli di Kalel e
la baciò teneramente. Lei arrossì. Tutti
gli invitati si alzarono in piedi, vi fu un applauso generale. Ian
applaudiva
delicatamente, era totalmente assente. Mentre gli sposi e tutti gli
ospiti
incominciavano ad andare fuori la chiesa in direzione del luogo del
ricevimento, Ian rimase lì fermo e si sedette a terra. Ad un
certo punto vide come tutti
andarono verso una luce bianca e candida mentre all’improvviso
dal suo cuore si
formò una nube tetra ed oscura che prima si spostò e si
estese verso l’esterno
e poi lo avviluppò lentamente al suo interno. Più si
stringeva la nube e più lo
opprimeva provocandogli dolore ma Ian non emise nessun suono e rimase
impassibile. Era come un morto che camminava, non provava
più nulla. Si udivano rumori di risate e di macchinette
fotografiche che
scattavano fotografie. Sembrava che a nessuno gli importasse quello che
stava
capitando ad Ian. Era come se fosse invisibile. Lentamente
l’oscurità lo aveva
avvolto del tutto. Fu in quel momento in cui la nube incominciò
a prendere il
sopravvento. Entrò dentro di lui , dentro la sua bocca, dentro i
suoi polmoni.
Non era più in grado di emettere suoni. La nube gli fece
rivivere alcune scene
del matrimonio.
Vide nuovamente Anthony che stringeva la mano a Kalel.
“Ti amo, Ti amo da impazzire.” Le parole di Anthony gli
rimbombavo in testa. Ian cominciò a tremare.
Rivide gli sguardi innamorati che si lanciavano l’un altro
mentre Anthony leggeva la promessa. Nel frattempo si iniziò a sentire degli schiocchi sordi
ed inquietanti. Era il rumore delle ossa di Ian che si stavano spezzando a
causa della crescente pressione esercitata da questa nube.
“Il tuo amore è quell’essenziale di cui non posso fare a
meno neanche per un istante” Ian stava letteralmente impazzendo. Mentre la nube
gli faceva rivivere tutto questo, lui piangeva a dirotto.
“Non ti lascerei per nessuna persona al mondo, per nessuna.”
Ian incominciò, tutto dolorante, a divincolarsi ma era tutto inutile. Stava
perdendo la testa. Era una tortura.
Rivide l’immagine di Anthony e Kalel che si baciarono
teneramente.
“Non ti lascerei per
nessuna persona al mondo” Voleva gridare
ma non ci riusciva e la nube lo aveva stretto con la sua morsa al punto di non
permettergli più nessun movimento
“Per nessuna persona al mondo” riecheggiavano continuamente
queste parole. Ian era arrivato al limite. Non aveva nemmeno più la forza di piangere. Comprese
che era tutto inutile quindi smise di opporre resistenza e lasciò che la nube
lo annientasse.
Ian si svegliò di soprassalto. Era sudato, agitato e in un
evidente stato confusionale. Si guardò intorno era nella vasca, zuppo d’acqua
mista a sangue. Si guardò i polsi e vide le ferite che si era procurato. Le
sfiorò in silenzio. Tremava come una foglia, tremava ancora per l’ incubo.
Passarono giorni e giorni. La casa era un letamaio. Era
tutta sporca e piena di bottiglie vuote qua e là. Le tende erano serrate, nella
casa non entrava quasi più un filo di luce e le linee telefoniche erano sempre
staccate. Viveva in una casa che sembrava abbandonata, come lui stesso
d’altronde. Ian non usciva più di casa. Mangiava raramente e perdeva sempre più
peso. Era deperito. Si stava letteralmente lasciando andare. Beveva sempre e
continuava a tagliarsi, aveva entrambi i polsi pieni di tagli alcuni erano anche
molto profondi.
*Passarono i giorni*
Era l’una di notte e da qualche giorno Ian aveva rimesso la
sim al telefono però aveva settato il dispositivo di modo tale che non potesse ricevere ne
chiamate e ne messaggi. Non desiderava alcun tipo di contatto umano e sociale.
Attivò internet. Era sempre su Youtube a guardare l’ultimo lunchtime. Ne era
ossessionato. L'ultimo lunchtime assieme ad Anthony pochi minuti prima che
scoppiasse il macello. Ogni volta che il video finiva lo rimetteva da capo.
Quanto avrebbe desiderato un tasto rewind nella vita reale.
Tornare indietro e non dire quelle cose. Si sentiva un’idiota, un mostro.
Aveva perso l’amico e l’amore della sua vita. Lui aveva
amato Anthony da sempre, sarebbe stato un ipocrita se avesse affermato il
contrario. Era per questo che aveva rotto con Melanie. Lei era una delle
ragazze più formidabili e straordinarie al mondo ma nel suo cuore c’era sempre
stato lui, anche se all’inizio lui lo negava ad oltranza. Ci volle del tempo
prima che lui prendesse realmente coscienza dei sentimenti che provava per
Anthony. All’epoca si sentiva uno
stronzo, odiava il fatto che la stava prendendo in giro. Così cercò di inventarsi
delle scuse per coprire la situazione reale, perché per quanto gli voleva bene non
aveva il coraggio di dirle la verità.
- Io so che non c’è un'altra Ian. Ti conosco troppo bene
ormai, è inutile che tu vuoi farmi credere questo. Sappi che io non ti odio,
però se vuoi un consiglio spassionato è meglio che ti muovi. Non dare mai per
scontato la presenza delle persone. Un giorno potrebbero andarsene via per
sempre. - Queste furono le ultime parole
di Melanie che in seguito lo abbracciò forte, gli diede un bacio sulla guancia
e con i suoi bagagli andò via.
Melanie era una persona molto saggia e questa era una delle
qualità che aveva sempre apprezzato. Molte volte il suo intuito non sbagliava
mai e questo traspariva anche nelle sue ultime parole rivolte ad Ian. Lei aveva
capito tutto e nonostante tutto lei con estrema saggezza, delicatezza e
sensibilità era riuscita ad affrontare l’argomento con lui senza scendere in
sceneggiate come avrebbero potuto fare moltissime altre ragazze. Era un angelo
e Ian pregava ogni giorno che lei potesse trovare un uomo che la sapesse amare
realmente per come lei meritava. Desiderava per lei il meglio. Gli voleva
davvero bene.
*Passarono i giorni*
Anthony era a cena fuori con Kalel. Stavano scegliendo il
luogo del ricevimento, era arrivato il momento di girare per i ristoranti alla
ricerca di quello perfertto per il loro matrimonio.
Il locale era raffinato e di classe. Al centro della sala c'era un pianista che suonava dei pezzi di musica classica. I ragazzi erano seduti in un tavolo riservato da tutto il
resto della sala, vicino una grande vetrata che mostrava una bella vista del
paesaggio circostante. Il tavolo era ben apparecchiato con tovaglie
dal color pesca, illuminato da un paio di candele bianche. Al centro vi era una
piccola composizione floreale dai color pastello. Entrambi erano immersi nella
lettura del menù.
- Ummmh.. Questi piatti sembrano così invitanti! – disse
Kalel
- Già! – rispose Anthony
Dopo pochi minuti un giovane cameriere, con taccuino alla
mano, si avvicina alla coppia.
- I signori desiderano ordinare?- chiese con tono galante
- Si certo, allora io vorrei… - il telefonino di Anthony
cominciò a squillare. Kalel distolse lo sguardo dal menù e guardò stranita.
– Mi scusi solo un istante- disse Anthony allontanandosi per
rispondere.
Uscì fuori al locale e cercò di rispondere ma ormai era
tardi. Vide il numero che lo stava contattando: era la madre di Ian.
Anthony sbuffò, alzò gli occhi verso al cielo pensando a
tutta la vicenda di Ian.
“Vabbè se era una cosa importante mi richiamerà...”
Tornò all’interno del ristorante e Kalel lo guardò
preoccupata.
- Amore è successo qualcosa? – gli disse guardandolo negli
occhi, intanto lui si sedette nuovamente.
- No, figurati – rispose sfiorandole la mano. Kalel arrossì
mentre Anthony sorrise.
- Allora che dici ordiniamo?-
- Certo! – rispose allegra Kalel mentre Anthony fece cenno al cameriere di ritornare.
La cena si svolse nel migliore dei modi. Il cibo era
squisito, fresco e di prima qualità. I piatti erano stati cucinati con grande
maestria. Nessuno lo aveva richiamato o disturbato più quella sera. Si stavano
godendo la serata.
Dopo un paio d’ore a cena ultimata si rimisero in macchina
per tornare a casa. Anthony guidava nel buio della notte e Kalel assonnata
poggiò la testa sulla sua spalla. Nella radio c’era una lenta canzone di
Sinatra. Formavano un quadretto perfetto.
“Fra pochi mesi mi sposo” pensò Anthony sorridendo “Ancora
non riesco a crederci! Sembrava ieri che l’avevo conosciuta. Certo che il tempo
vola…”
Tutto d’un tratto gli venne un nodo in gola. Ripensò alla chiamata
persa di qualche ora fa e i suoi pensieri scivolarono sulla discussione con
Ian.
“Cazzo ma non te ne accorgi della sua influenza in merito
alla nostra amicizia? Sei forse cieco o ti fai abbindolare da quei quattro
sorrisi e false moine che lei fa?” Ripensò alle parole di Ian.
Diede un occhiata fugace a Kalel
che riposava beatamente. Gli salì la rabbia. Strinse con più forza lo sterzo.
Dopo però si calmò ed incominciò a riflettere meglio su tutto l’accaduto.
“Perché ha parlato di lei in questo modo? Cioè lo so che Ian
è un tipo impulsivo e avvolte spara affermazioni che potrebbe risparmiarsi,
ormai lo conosco da una vita.. Però
poteva riflettere su quello che ha detto! Cazzo ha quasi 26 anni, deve imparare
a pensare prima di parlare. In poche parole ha praticamente dato a Kalel della
manipolatrice ed è sempre stato indisponente quando si parlava di lei o del
matrimonio..”
Erano 00:30 ed erano arrivati a destinazione. Kalel entrò a
casa distrutta e si diresse in bagno per struccarsi, era esausta e non ce la
faceva più. Anthony era ancora fuori, stava chiudendo la macchina. Il cellulare
squilla nuovamente. Era di nuovo la madre di Ian.
“La madre di Ian? A quest’ora?” pensò Anthony però smise di
perdere tempo e abbastanza preoccupato rispose al telefono.
- Pronto? – disse Anthony appoggiandosi alla macchina.
- Pronto Anthony?- rispose la madre di Ian abbastanza
agitata
- E' successo qualcosa? Sa, la sento agitata poi
non è da lei chiamare a quest’ora della notte..-
- Si tratta di Ian.-
- Mi dica – rispose Anthony un po’ seccato
- E’ da tre settimane che non ho più notizie di mio figlio-
Anthony trasalì. Loro avevano litigato esattamente tre
settimane fa.
- Non riesco a rintracciarlo, le linee sembrano tutte
staccate… Che poi lui non ha ci ha nemmeno fatto un cenno a dire “sai sto
bene”… -
Anthony rimase in silenzio.
- All’inizio ho pensato possono esserci stati dei problemi
di linea, magari stavano facendo dei lavori lì in zona..- Anthony sente dei singhiozzi -ma sono passati
giorni e giorni, lui non si fa ne vedere e ne sentire.. Tu sai che fine ha
fatto? Se sta bene? – la madre scoppiò a piangere
Anthony era sconvolto, non sapeva realmente come reagire.
- Non lo sento nemmeno io da tre settimane però andrò ora
stesso a vedere che succede. Lei si calmi. Ci penserò io! – rispose prontamente
Anthony
- Grazie, Anthony. Te ne sono grata. – disse la madre
piangendo
Anthony chiuse la chiamata e corse subito a casa da Kalel ad
informarla di quello che era successo. Gli raccontò tutto.
- Proprio ora devi andare? – disse Kalel un po’ seccata
- Si, sono tutti preoccupati. E’ il minimo che possa fare! –
- Scusa ma vacci domani mattina, no? – Anthony rimase di
stucco dinnanzi a ciò
- Sua madre è scoppiata a piangere durante la chiamata. Ti
rendi conto? Si, ce l’ho con lui non lo nego però la madre era estremamente
preoccupata. Io non riesco ad andare a dormire sereno se so che c’è questa
situazione… - sottolineò a Kalel irritato
- E allora va! Basta che mi fai sapere..- replicò seccata
Anthony si cambiò, mettendosi qualcosa di decisamente più
comodo, poi prese la macchina andando a tutta velocità verso la casa di Ian. Non
gli importava se gli avessero fatto la multa ma voleva risolvere la faccenda.
Come disse a Kalel non sarebbe riuscito a dormire serenamente con questo peso
addosso.
Arrivò nel quartiere dove abitava Ian ed arrivò davanti casa
sua, parcheggiò la macchina lì davanti.
Anthony scese. Notò che il giardino non era in ordine però
sorvolò su questo dettaglio, infondo Ian non era un tipo attento al dettaglio.
Le tende erano tutte chiuse, quindi doveva per forza entrare per vedere qualcosa. Si avvicinò alla
porta e bussò. Nessuna risposta. Bussò un’altra volta. Nessuna risposta. Allora
provò a suonare il campanello e fu un ennesimo tentativo fallito. Osservò con
attenzione la porta e notò che era aperta. Iniziò seriamente a preoccuparsi, questo
non era un buon segno.
Aprì la porta ed entrò dentro la casa.
- Ian? Ian ci sei? - domandò Anthony ma non ricevette risposta.
Osservò lo stato generale
dell’abitazione. Rimase pietrificato. Notò un quadernino rosso tutto sgualcito
al centro della stanza
Si avvicinò ad esso, lo raccolse e lo aprì. Lesse l’ultima pagina e ne rimase agghiacciato. Tremò
e gli cadde il quadernino dalle mani.
- Oh buon Dio.. Che è successo qui! - Disse Anthony indietreggiando
passandosi una mano nei capelli. – Cosa cazzo è successo qui! – bisbigliò
“Non riesco a reggere più quest’agonia. Non ho più la forza e niente ha più senso
adesso.” queste furono le ultime parole che Ian scrisse in quel quadernino.
Si udì il rumore di un tuono.
Dopo qualche secondo cominciò a scendere la pioggia.
Ciao a tutti!
Finalmente ho finito gli esami di questa maledetta sessione di settembre,
quindi, salvo altri problemi, gli aggiornamenti saranno più frequenti. :) Spero
che il capitolo sia di vostro gradimento. Ringrazio chi mi segue e per il
sostegno che mi date. Ringrazio anche il gruppo su Tumblr che sta leggendo la fan
fiction e mi sta dando un sostegno non indifferente. Grazie veramente di cuore.
Come al solito vi voglio esortare a recensire il capitolo. Fatemi sapere se vi
è piaciuto, se fa schifo, le perplessità, i punti che non avete capito. Io
rispondo tranquillamente.
Un mega abbraccio
a tutti voi.
Peppermint93
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