I’m dealing with this love affair.

di Peppermint93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Regrets ***
Capitolo 2: *** Squarcio ***
Capitolo 3: *** Agony ***
Capitolo 4: *** Never coming home ***



Capitolo 1
*** Regrets ***


regrets

1.Regrets

 

I'm dealing with this love affair..

it's just too emotional for me

Lui era sdraiato sul letto e aveva tra le mani un pacchetto, lo guardò e poi lo mise sul comodino .

I wanna confess but I can't

Tell my girl what I want” pensò Ian guardando nuovamente quel pacchetto. Sospirò e spense le luci.

So what do I do

Let it burn inside of me?

Will I get away?

Or will it live in tragedy?

Quella canzone che gli rimbombava in testa sembrava descrivere totalmente la sua situazione. Si rigirava nel letto. Passò tutta la nottata senza chiudere occhio. Troppi pensieri gli passavano per la testa.

 

Era mattina. Doveva essere un giorno speciale, era il compleanno del suo migliore amico Anthony ma era infelice. Era stato sveglio tutta la notte a pensare, a rimuginare su quel pensiero praticamente incollato nella sua mente, la sua ossessione: il suo amore per Anthony. Ogni volta che provava a respingere quel pensiero, esso tornava indietro come se fosse un boomerang.

Si alzò e andò in cucina a prendersi un caffè. Era psicologicamente e fisicamente distrutto. Cercava di non pensare a lui ma era praticamente impossibile, ogni parte della casa gli ricordava Anthony. Incominciò a tremare per il nervoso al punto che la tazza da caffè cadde a terra rompendosi in mille pezzi.

- Dannazione! – gridò Ian passandosi le mani trai capelli – Perché ogni angolo di questa fottutissima casa mi ricorda lui?

Corse nel bagno e si lavò il viso. Voleva cercare di tornare lucido. Stava perdendo il controllo.

“Tu” pensò Ian guardandosi allo specchio con la faccia grondante d’acqua “Si, proprio tu.. Sei un idiota! Hai avuto una marea di occasioni e di opportunità per manifestare i sentimenti che provi per lui. Non cercare scuse. Tu provavi qualcosa per lui già da prima che conoscesse Kalel. Non mentire a te stesso.”                     
Era la verità, la fottuta verità. Quella timidezza e quella riservatezza l’hanno fottuto. Ne era assolutamente cosciente.

Cominciò a piangere e rovesciò a terra tutto ciò che trovava a portata di mano. Le lacrime scendevano copiosamente sul volto di Ian. Sfinito si sedette a terra. Si sentiva come se avesse fatto a botte con qualcuno, era uno straccio.

Con le poche forze rimaste andò in soggiorno, prese una bottiglia di vodka, l’unica cosa che gli restava vicina in quei momenti, e andò verso la camera da letto. Abbassò la serranda poi si sedette in un angolo vicino al comodino con la schiena poggiata al muro. Prese il pacchetto tra le mani e lo lanciò via con violenza. Dopodiché guardò la bottiglia, la aprì e incominciò a bere un sorso di vodka. Passarono dei minuti poi allungò le mani in direzione del comodino e prese una vecchia foto di lui e Anthony mentre giravano un video insieme. Con le dita sfiorava il viso di Anthony, i suoi capelli ed infine le sue labbra. Ebbe un fremito. Scesero altre lacrime. Mosso dalla rabbia lanciò la foto verso il muro. Si udì il suono di vetri rotti. Gli ricordò il rumore del suo cuore che si spezzò quando venne a sapere che Anthony chiese la mano di Kalel. Quando seppe la notizia sorrise ed abbracciò il suo amico ma in quel momento dentro si sentiva morire. Era il preciso istante in cui realizzò che era tutto perduto. Avrebbe preferito ricevere una pugnalata al cuore o essere bruciato vivo. Chiuse gli occhi e bevve due lunghi sorsi, cercando di togliersi dalla mente questi flashback dolorosi. Incominciò a girargli fortemente la testa. Stava per vomitare. Prese il cestino, se lo strinse vicino al petto e dopo pochi secondi iniziò a vomitare. Dopo qualche minuto, tutto scombussolato, levò il cestino da torno e rimase lì immobile come un corpo inerme e senza vita, persino i suoi occhi blu avevano perso la gioia e la vitalità di un tempo.

Lentamente la luce dell’alba incominciava a penetrare dalle fessure della serranda. Dei piccoli raggi di sole illuminarono il volto sciupato di Ian

“Tanto lui in giornata non verrà da me. Andrà a Disneyland con Kalel. Ha dei programmi. Non posso disturbarlo. Non voglio farlo. Sarei il solito terzo incomodo. Il solito impiccio. Rimarrò qui con la mia vecchia amica vodka cercando di dimenticare in fretta”

Bevve ancora un altro sorso, poggiò la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Le lacrime continuavano a rigare le sue guance. Aveva gli occhi gonfi ed irritati. 

Il silenzio veniva interrotto ogni tanto dal rumore della vodka che si muoveva all’interno della bottiglia. L'unica cosa certa di quel girono è che quella sarebbe stata la prima bottiglia di una lunga serie.

 

 

 

 

 

Ciao a tutte ragazze :) mi rendo conto che questa FF faccia un po’ schifo però volevo condividerla con voi ugualmente, al limite si può sempre cancellare. Fatemi sapere con le recensioni se vi piace, se vale la pena continuare, eventuali errori, perplessità e così via..Io risponderò a tutte le recensioni ;)

L’unica cosa che vi chiedo è di avere pietà perché è la mia prima Ianthony FanFic.

L’aggiornamento non sarà regolare per ora. Dipende dai miei studi.(stupidi esami -.-*)

Spero vi piaccia, un bacio!! :D*

 

Peppermint93

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Capitolo 2
*** Squarcio ***


2. Squarcio

2. Squarcio

 

 

Ian non era un tipo che amava mentire o mascherare i suoi sentimenti eppure in merito all’argomento “Anthony” era costretto a farlo. Per lui era una pura violenza psicologica che tentava di annegare con l’alcool. Sapeva che l’effetto annebbiante era di breve durata ma almeno era l’unica cosa che sapeva funzionare al momento. Come se già non fosse abbastanza Ian incominciò a perdere l’appetito, cominciava a non mangiare. C’erano giorni in cui addirittura rimaneva a digiuno. Da bravo attore com’era riuscì a nascondere tutto ad Anthony. Era impressionante come riusciva a dissimulare il suo reale stato d’animo. Sembravano due persone distinte all’interno dello stesso corpo: il giorno e la notte. Una parte di lui voleva confessare tutto l’altra riteneva che forse era meglio che le cose andassero in questo modo. Passione e razionalità erano in costante conflitto nella sua mente.

Era il giorno per le riprese del lunchtime,  non aveva assolutamente voglia di mangiare eppure doveva farlo. Doveva dare una riordinata alla casa. Anthony non doveva assolutamente capire nulla. Perciò si svegliò la mattina presto e di buona lena dette una rassettata alla casa. Nascose le bottiglie, i calmanti, tutto ciò che potesse destare sospetti. Dopo tre - quattro ore era tutto pulito e sistemato. Andò in bagno a lavarsi, era tutto sudato.  Si tolse i vestiti ed andò sotto la doccia. Si lavò, si asciugò in fretta e si vestì. Si guardò allo specchio. I pantaloni che un tempo gli stavano perfettamente adesso gli incominciavano a stare larghi. Stava dimagrendo a vista d’occhio. Si stava annientando da solo pezzo per pezzo. Era come se volesse lanciare un grido di aiuto, voleva essere soccorso ma non c’era nessuno che fosse disposto a salvarlo o che perlomeno vedesse veramente le cose come stavano. All'improvviso sentì il suono del campanello che lo riportò alla realtà. Era lui. Si diede un occhiata veloce allo specchio, corse verso la porta e proprio pochi secondi prima di aprire totalmente la porta, cacciò rapidamente un sorriso.

- Hey amico!- disse Anthony stringendogli la mano e dandogli una pacca sulla spalla

- Ciao! – rispose Ian

- Che ti va da mangiare?- chiese Anthony mentre posava alcune cose nel soggiorno.

“Fosse per me rimarrei a digiuno” – Boh, fai tu! – disse Ian

- Ti vanno dei tacos? –

- Perfetto – annuì Ian

 

Si sedettero in macchina ed Ian si mise al volante, non voleva iniziare lui le riprese. Usciti dal garage si diressero verso un posto dove Anthony sosteneva che facessero dei buoni tacos. Iniziarono a girare. Dopo qualche cretinata Anthony smise di registrare ed Ian automaticamente, quasi a togliere ad Anthony la possibilità di avviare una qualsiasi conversazione, accese la radio.

Baby I love you
 You are my life
My happiest moments weren’t complete
If you weren’t by my side

 

“Cazzo, adesso ci manca un’ altra canzone a farmi impazzire. Tra tante canzoni con mille e mille tematiche propria una del genere, con lui in macchina da soli..” pensò Ian che nel frattempo spostò la mano destra dallo sterzo per cambiare stazione radio. Anthony lo bloccò. La sua mano calda toccò la mano gelida di Ian. Ian arrossì violentemente perlomeno aveva gli occhiali da sole che riuscivano a coprire un po’ la sua reazione bene o male. Quel momento che oggettivamente era durato due secondi nella mente di Ian era durato un eternità.

- Hey lascia… Lo sai che ho un debole per Beyoncé. – disse Anthony togliendo la sua mano da quella di Ian

-Ah.. Ah! – disse Ian balbettando cercando di rimanere concentrato alla guida – E’ vero scusa! –

- Hey.. Ma è tutto okay? – chiese Anthony spostandosi un po’ gli occhiali da sole per cercare un contatto visivo con Ian, anche se fugace.

- Sisi, non ti preoccupare! Ero giusto in sovrappensiero fidati. – disse Ian senza voltarsi

Arrivarono a destinazione ed una volta presi i tacos, i ragazzi tornarono a casa di Ian.  Lui scese dalla macchina e chiuse la porta del garage. Stava per entrare a casa per preparare la tavola quando inciampò sul Barber shop Pole e cadde con la faccia a terra.

- Fottiti, bastardo di un Barber shop Pole! – gridò Ian innervosito

Nel frattempo Anthony rideva e riprese tutto ma dopo qualche secondo smise di registrare per andare ad aiutare l’amico. Ian appena si accorse di questo, anche se un po’ dolorante, si alzò di scatto. Voleva evitare ogni qualsiasi tipo di contatto con Anthony. Egli rimase basito dalla reazione di Ian.

Incominciarono a mangiare e a filmare. Dopo un po’ Anthony spense la camera scrutando per qualche minuto Ian con quei suoi occhi color nocciola. Ian percepiva che lui lo stava fissando e con estrema difficoltà finse di non accorgersi di nulla. Si limitò a concertarsi su quei tacos deliziosi. Anthony scrollò le spalle. Ricominciarono a registrare e passarono al momento del “Twitter Questions”. Dopo circa cinque minuti finirono di mangiare e di registrare il lunchtime.

- Vabbè, ci vediamo! Devo andare con Kalel a fare degli acquisti per il matrimonio. Il tempo s'assottiglia.. – disse Anthony mettendo la fotocamera nel borsello che aveva con se.

Ian sentì una morsa al cuore. Quel flashback, quel ricordo che cercava a tutti i costi di rimuovere ecco che ritorna di sorpresa come uno schiaffo improvviso.

- Già.. – replicò Ian un po’ scazzato, girandosi da un’altra parte.

Anthony perse le staffe. Ne aveva fin sopra i capelli di queste mezze risposte di Ian in merito all’argomento. Anche perché la storia andava avanti già da qualche mese.

- Ian adesso basta, mi dici che hai?- chiese irritato Anthony

- Niente Anthony… Cosa ti dovrei dire? – replicò Ian voltandosi verso Anthony. Aveva un brutto presentimento, un bruttissimo presentimento.

- Non so, sei sempre scazzato e le tue mezze risposte mi irritano non poco. Che problema hai amico?- disse Anthony cercando di guardare Ian negli occhi

- Anziché stare qua a sparare cazzate perché non vai da Kalel? Avete da fare. Stai perdendo il tuo tempo. – replicò Ian seccato mentre cercava di evitare il suo sguardo.

- Aaaah.. – sorrise Anthony sarcasticamente - Ecco qual è il tuo problema! –

Ian spostò il suo sguardo verso Anthony. Voleva cercare di capire.

- Il tuo problema è Kalel! – disse indicando Ian

“Non farti prendere dalle emozioni. Non farti prendere dal panico o siamo belli che fottuti qui” pensò ripetutamente Ian di fronte a questa risposta che lo aveva praticamente spiazzato. Anthony aveva messo il dito nella piaga.

- Anthony tu stai male.. -  replicò Ian voltandosi

- Okay allora, se questo non è il problema, giuramelo qui, adesso, guardandomi negli occhi. – disse Anthony prendendo Ian per il polso.

- Per cortesia smettila. Vai, stai sprecando il tuo tempo qui, hai cose più importanti a cui pensare- Ian si divincolò dalla presa, rimanendo di spalle ad Anthony

- Ora stai mettendo le carte in tavola Ian.. – Disse Anthony – Tu sei geloso di Kalel e del tempo che passo con lei!-

“Non far trasparire niente. Non far trasparire niente..” Ian stava per collassare.

- Ma che pensavi che il nostro rapporto rimanesse immutato per sempre, eh? Pensavi che saremmo stati sempre insieme? Pensavi che con l’arrivo di Kalel non sarebbe cambiato nulla, soprattutto dopo che gli avevo chiesto di sposarla? – disse Anthony scuotendo la testa

Ian era letteralmente paralizzato. Un infarto gli avrebbe fatto meno male. Tremava, stava per avere un attacco di panico. A stento stava trattenendo le lacrime. Si voltò verso Anthony.

- Non ti riconosco più Anthony.. Non ti riconosco più! Da quando hai conosciuto lei non sei più lo stesso. Il nostro rapporto, da quando è subentrata lei, è cambiato. Cazzo ma non te ne accorgi della sua influenza in merito alla nostra amicizia? Sei forse cieco o ti fai abbindolare da quei quattro sorrisi e false moine che lei fa? – disse Ian furioso senza però riflettere sulle possibili conseguenze che, da un'affermazione di questo tipo, potevano scaturire.

- Sei proprio un coglione Ian – disse Anthony sbigottito – Lei è l’amore della mia vita. La amo, la amo da impazzire e non ti permetto di parlare di lei in questo modo! Abbi un minimo di rispetto!- urlò Anthony furibondo

Ian si sentiva sempre peggio. Quelle parole erano come dei proiettili nel suo cuore. Si era reso conto di aver oltrepassato il limite.

- Vattene Anthony.. – disse tremando – VATTENE!- urlò Ian

- Perfetto – rispose Anthony raccogliendo le sue cose con velocità. Andò rapidamente vicino alla porta e l’aprì – Adesso io caricherò il lunchtime ma sappi che con me tu hai chiuso. Tra me e te non c’è più nulla. Il canale, la nostra amicizia è andato tutto ufficialmente a puttane. Sappilo. Per me tu sei morto, non esisti più.-  disse Anthony ritrovandosi a pochi centimetri dalla faccia di Ian.

Ian sentì una fitta al cuore. Il mondo gli crollò totalmente addosso. Aveva ricevuto il colpo di grazia. Sentiva di avere un enorme voragine nel petto.. Il suo cuore in quel momento era distrutto ed inesistente.

Detto questo Anthony si diresse verso la macchina, Ian lo inseguì. Anthony mise in moto l’auto e se ne andò via velocemente. Ian era lì, inerme, fuori alla porta con le lacrime che scendevano copiosamente sul suo volto. Si mise le mani davanti alla bocca, si inginocchiò per terra e rimase lì per delle ore intere.

“Cosa ho fatto, cosa cazzo ho fatto” pensò Ian. L’aveva perso e la colpa era sua.

Rientrò a casa e chiuse la porta. Tolse la sim dall’ Iphone e staccò le prese telefoniche. Si barricò in casa. Non voleva sapere di niente e di nessuno. Non voleva più uscire di casa. Alcune ore più tardi andò in bagno e, per il nervoso, vomitò tutto quello che aveva mangiato. Rimase per parecchi minuti vicino al water. Si passò le mani tra i capelli. Piangeva.

“Cosa ho fatto, cosa cazzo ho fatto” questo pensiero lo stava assillando.

Andò in cucina e prese delle bottiglie d’alcool, incominciò a bere come mai aveva fatto prima. Si scolava bottiglie su bottiglie. Doveva dimenticare, dimenticare tutto. Si diresse in bagno e mentre risistemava i calmanti nel mobiletto notò una lametta. Sembrava che lo stesse chiamando per nome. Dopo qualche minuto la mise in tasca e con tutti i vestiti entrò nella doccia. Si sedette e aprì l’acqua. Partì un getto d’acqua tiepido. Era come se volesse cercare di levarsi di dosso la sensazione di schifo che lui stava provando.

“Con me tu hai chiuso. Tra me e te non c’è più nulla.” gli risuonavano in mente le parole di Anthony.

Le lacrime, che ormai erano diventate tutt'uno con l'acqua che scorreva, continuavano a scendere silenziosamente senza nessuna interruzione. Avrebbe voluto morire. Si ricordò di avere la lametta in tasca, la prese e la osservò con attenzione.

“Lei è l’amore della mia vita. La amo, la amo da impazzire”

Cacciò un urlo disperato e senza neanche pensarci due volte prese la lametta e con un movimento lento e delicato premette la parte affilata della lama sul polso sinistro. Più si muoveva lungo il polso e più affondava la lama. Con i suoi occhi seguì tutto il movimento dall’ inizio alla fine, come se non volesse perdere nemmeno un istante della scena. Rimase a guardare il liquido rosso che sgorgava dalla ferita.

“Sappilo. Per me tu sei morto, non esisti più.” La sua mente era bombardata dalle parole pronunciate da Anthony.

Continuò per altre due volte a tagliarsi i polsi. Si sentiva debole. Era nauseato. Chiuse l’acqua della doccia. Esausto appoggiò la testa all’indietro e si abbandonò a se stesso, come se si stesse lasciando morire.

- Sono un mostro... Sono un mostro… - bisbigliò a se stesso

Poi chiuse gli occhi.

 

 

 

 

 

Grazie a coloro che hanno letto già il primo capitolo e grazie per chi ha letto questo secondo capitolo! Continuate a recensire. Fatemi sapere se vi piace, se avete dubbi, opinioni o perplessità, io rispondo ;)

Un abbraccio

Peppermint93

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Capitolo 3
*** Agony ***


3. Agony

3. Agony

 

 

Il contachilometri sfiorava i 90 km all’ora. Nella radio c’era una canzone rock che sembrava adatta al momento. Anthony era furioso e il suo piede era incollato sull’acceleratore. Le case di periferia si drizzavano ai lati della strada, gli correvano accanto e il panorama se li inghiottiva.

“Ma vedi tu che stronzo.” Pensò Anthony mentre era fermo ad un semaforo “Parlare in quel modo di Kalel.” abbassò il finestrino ed appoggiò il gomito fuori. “Io non ho parlato male di Melanie a quel figlio di puttana. Nemmeno quando si erano lasciati. Non mi sono mai azzardato a parlar male di lei in quei toni. Ma adesso con me ha chiuso.” Il semaforo diventò verde e la macchina ritornò a sfrecciare per le strade di Sacramento.

 

--------

 

- Sei l’amore della mia vita. Ti amo, Ti amo da impazzire. Il tuo amore è quell’essenziale di cui non posso fare a meno neanche per un istante - disse Anthony stringendo le mani della sua cara Kalel vestita con uno splendido abito bianco avorio a sirena  – Non ti lascerei per nessuna persona al mondo, per nessuna. Te lo giuro davanti a Dio e davanti a tutte le persone qui presenti –

Ian era in piedi vicino a loro. Era il testimone, accennava solo un falso sorriso.

- Io, Anthony Padilla, prendo te Kalel Cullen come mia legittima sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà e di amarti ed onorarti tutti i giorni della mia vita. Finché morte non ci separi. –

Anthony era visibilmente emozionato. Kalel sorrise, era sul punto di commuoversi, tant’è vero che una damigella gli stava portando dei fazzoletti. Il prete osservava la scena, era felice di vedere un’altra coppia affrontare un passo simile.

- Con il potere da Dio conferitomi vi dichiaro maritò e moglie. Puoi baciare la sposa – disse il prete sorridendo.

Anthony spostò delicatamente una ciocca di capelli di Kalel e la baciò teneramente. Lei arrossì. Tutti gli invitati si alzarono in piedi, vi fu un applauso generale. Ian applaudiva delicatamente, era totalmente assente. Mentre gli sposi e tutti gli ospiti incominciavano ad andare fuori la chiesa in direzione del luogo del ricevimento, Ian rimase lì fermo e si sedette a terra. Ad un certo punto vide come tutti andarono verso una luce bianca e candida mentre all’improvviso dal suo cuore si formò una nube tetra ed oscura che prima si spostò e si estese verso l’esterno e poi lo avviluppò lentamente al suo interno. Più si stringeva la nube e più lo opprimeva provocandogli dolore ma Ian non emise nessun suono e rimase impassibile. Era come un morto che camminava, non provava più nulla. Si udivano rumori di risate e di macchinette fotografiche che scattavano fotografie. Sembrava che a nessuno gli importasse quello che stava capitando ad Ian. Era come se fosse invisibile. Lentamente l’oscurità lo aveva avvolto del tutto. Fu in quel momento in cui la nube incominciò a prendere il sopravvento. Entrò dentro di lui , dentro la sua bocca, dentro i suoi polmoni. Non era più in grado di emettere suoni. La nube gli fece rivivere alcune scene del matrimonio.

Vide nuovamente Anthony che stringeva la mano a Kalel.

“Ti amo, Ti amo da impazzire.” Le parole di Anthony gli rimbombavo in testa. Ian cominciò a tremare.

Rivide gli sguardi innamorati che si lanciavano l’un altro mentre Anthony leggeva la promessa. Nel frattempo si iniziò a sentire degli schiocchi sordi ed inquietanti. Era il rumore delle ossa di Ian che si stavano spezzando a causa della crescente pressione esercitata da questa nube.

“Il tuo amore è quell’essenziale di cui non posso fare a meno neanche per un istante” Ian stava letteralmente impazzendo. Mentre la nube gli faceva rivivere tutto questo, lui piangeva a dirotto.

“Non ti lascerei per nessuna persona al mondo, per nessuna.” Ian incominciò, tutto dolorante, a divincolarsi ma era tutto inutile. Stava perdendo la testa.  Era una tortura.

Rivide l’immagine di Anthony e Kalel che si baciarono teneramente.

 “Non ti lascerei per nessuna persona al mondo”  Voleva gridare ma non ci riusciva e la nube lo aveva stretto con la sua morsa al punto di non permettergli più nessun movimento

“Per nessuna persona al mondo” riecheggiavano continuamente queste parole. Ian era arrivato al limite. Non aveva nemmeno più la forza di piangere. Comprese che era tutto inutile quindi smise di opporre resistenza e lasciò che la nube lo annientasse.

Ian si svegliò di soprassalto. Era sudato, agitato e in un evidente stato confusionale. Si guardò intorno era nella vasca, zuppo d’acqua mista a sangue. Si guardò i polsi e vide le ferite che si era procurato. Le sfiorò in silenzio. Tremava come una foglia, tremava ancora per l’ incubo.

Passarono giorni e giorni. La casa era un letamaio. Era tutta sporca e piena di bottiglie vuote qua e là. Le tende erano serrate, nella casa non entrava quasi più un filo di luce e le linee telefoniche erano sempre staccate. Viveva in una casa che sembrava abbandonata, come lui stesso d’altronde. Ian non usciva più di casa. Mangiava raramente e perdeva sempre più peso. Era deperito. Si stava letteralmente lasciando andare. Beveva sempre e continuava a tagliarsi, aveva entrambi i polsi pieni di tagli alcuni erano anche molto profondi.

 

*Passarono i giorni*

 

Era l’una di notte e da qualche giorno Ian aveva rimesso la sim al telefono però aveva settato il dispositivo di modo tale che non potesse ricevere ne chiamate e ne messaggi. Non desiderava alcun tipo di contatto umano e sociale. Attivò internet. Era sempre su Youtube a guardare l’ultimo lunchtime. Ne era ossessionato. L'ultimo lunchtime assieme ad Anthony pochi minuti prima che scoppiasse il macello. Ogni volta che il video finiva lo rimetteva da capo.

Quanto avrebbe desiderato un tasto rewind nella vita reale. Tornare indietro e non dire quelle cose. Si sentiva un’idiota, un mostro.

Aveva perso l’amico e l’amore della sua vita. Lui aveva amato Anthony da sempre, sarebbe stato un ipocrita se avesse affermato il contrario. Era per questo che aveva rotto con Melanie. Lei era una delle ragazze più formidabili e straordinarie al mondo ma nel suo cuore c’era sempre stato lui, anche se all’inizio lui lo negava ad oltranza. Ci volle del tempo prima che lui prendesse realmente coscienza dei sentimenti che provava per Anthony. All’epoca si sentiva uno stronzo, odiava il fatto che la stava prendendo in giro. Così cercò di inventarsi delle scuse per coprire la situazione reale, perché per quanto gli voleva bene non aveva il coraggio di dirle la verità.

- Io so che non c’è un'altra Ian. Ti conosco troppo bene ormai, è inutile che tu vuoi farmi credere questo. Sappi che io non ti odio, però se vuoi un consiglio spassionato è meglio che ti muovi. Non dare mai per scontato la presenza delle persone. Un giorno potrebbero andarsene via per sempre. -  Queste furono le ultime parole di Melanie che in seguito lo abbracciò forte, gli diede un bacio sulla guancia e con i suoi bagagli andò via.

Melanie era una persona molto saggia e questa era una delle qualità che aveva sempre apprezzato. Molte volte il suo intuito non sbagliava mai e questo traspariva anche nelle sue ultime parole rivolte ad Ian. Lei aveva capito tutto e nonostante tutto lei con estrema saggezza, delicatezza e sensibilità era riuscita ad affrontare l’argomento con lui senza scendere in sceneggiate come avrebbero potuto fare moltissime altre ragazze. Era un angelo e Ian pregava ogni giorno che lei potesse trovare un uomo che la sapesse amare realmente per come lei meritava. Desiderava per lei il meglio. Gli voleva davvero bene.

 

*Passarono i giorni*

 

Anthony era a cena fuori con Kalel. Stavano scegliendo il luogo del ricevimento, era arrivato il momento di girare per i ristoranti alla ricerca di quello perfertto per il loro matrimonio.

Il locale era raffinato e di classe. Al centro della sala c'era un pianista che suonava dei pezzi di musica classica. I ragazzi erano seduti in un tavolo riservato da tutto il resto della sala, vicino una grande vetrata che mostrava una bella vista del paesaggio circostante. Il tavolo era ben apparecchiato con tovaglie dal color pesca, illuminato da un paio di candele bianche. Al centro vi era una piccola composizione floreale dai color pastello. Entrambi erano immersi nella lettura del menù.

- Ummmh.. Questi piatti sembrano così invitanti! – disse Kalel

- Già! – rispose Anthony

Dopo pochi minuti un giovane cameriere, con taccuino alla mano, si avvicina alla coppia.

- I signori desiderano ordinare?- chiese con tono galante

- Si certo, allora io vorrei… - il telefonino di Anthony cominciò a squillare. Kalel distolse lo sguardo dal menù e guardò stranita.

– Mi scusi solo un istante- disse Anthony allontanandosi per rispondere.

Uscì fuori al locale e cercò di rispondere ma ormai era tardi. Vide il numero che lo stava contattando: era la madre di Ian.

Anthony sbuffò, alzò gli occhi verso al cielo pensando a tutta la vicenda di Ian.

“Vabbè se era una cosa importante mi richiamerà...”

Tornò all’interno del ristorante e Kalel lo guardò preoccupata.

- Amore è successo qualcosa? – gli disse guardandolo negli occhi, intanto lui si sedette nuovamente.

- No, figurati – rispose sfiorandole la mano. Kalel arrossì mentre Anthony sorrise.

- Allora che dici ordiniamo?-

- Certo! – rispose allegra Kalel mentre Anthony fece cenno al cameriere di ritornare.

La cena si svolse nel migliore dei modi. Il cibo era squisito, fresco e di prima qualità. I piatti erano stati cucinati con grande maestria. Nessuno lo aveva richiamato o disturbato più quella sera. Si stavano godendo la serata.

Dopo un paio d’ore a cena ultimata si rimisero in macchina per tornare a casa. Anthony guidava nel buio della notte e Kalel assonnata poggiò la testa sulla sua spalla. Nella radio c’era una lenta canzone di Sinatra. Formavano un quadretto perfetto.

“Fra pochi mesi mi sposo” pensò Anthony sorridendo “Ancora non riesco a crederci! Sembrava ieri che l’avevo conosciuta. Certo che il tempo vola…”

Tutto d’un tratto gli venne un nodo in gola. Ripensò alla chiamata persa di qualche ora fa e i suoi pensieri scivolarono sulla discussione con Ian.

“Cazzo ma non te ne accorgi della sua influenza in merito alla nostra amicizia? Sei forse cieco o ti fai abbindolare da quei quattro sorrisi e false moine che lei fa?” Ripensò alle parole di Ian. 

Diede un occhiata fugace a Kalel che riposava beatamente. Gli salì la rabbia. Strinse con più forza lo sterzo. Dopo però si calmò ed incominciò a riflettere meglio su tutto l’accaduto.

“Perché ha parlato di lei in questo modo? Cioè lo so che Ian è un tipo impulsivo e avvolte spara affermazioni che potrebbe risparmiarsi, ormai lo conosco da una vita..  Però poteva riflettere su quello che ha detto! Cazzo ha quasi 26 anni, deve imparare a pensare prima di parlare. In poche parole ha praticamente dato a Kalel della manipolatrice ed è sempre stato indisponente quando si parlava di lei o del matrimonio..”

Erano 00:30 ed erano arrivati a destinazione. Kalel entrò a casa distrutta e si diresse in bagno per struccarsi, era esausta e non ce la faceva più. Anthony era ancora fuori, stava chiudendo la macchina. Il cellulare squilla nuovamente. Era di nuovo la madre di Ian.

“La madre di Ian? A quest’ora?” pensò Anthony però smise di perdere tempo e abbastanza preoccupato rispose al telefono.

- Pronto? – disse Anthony appoggiandosi alla macchina.

- Pronto Anthony?- rispose la madre di Ian abbastanza agitata

- E' successo qualcosa? Sa, la sento agitata poi non è da lei chiamare a quest’ora della notte..-

- Si tratta di Ian.-

- Mi dica – rispose Anthony un po’ seccato

- E’ da tre settimane che non ho più notizie di mio figlio-

Anthony trasalì. Loro avevano litigato esattamente tre settimane fa.

- Non riesco a rintracciarlo, le linee sembrano tutte staccate… Che poi lui non ha ci ha nemmeno fatto un cenno a dire “sai sto bene”… -

Anthony rimase in silenzio.

- All’inizio ho pensato possono esserci stati dei problemi di linea, magari stavano facendo dei lavori lì in zona..-  Anthony sente dei singhiozzi -ma sono passati giorni e giorni, lui non si fa ne vedere e ne sentire.. Tu sai che fine ha fatto? Se sta bene? – la madre scoppiò a piangere

Anthony era sconvolto, non sapeva realmente come reagire.

- Non lo sento nemmeno io da tre settimane però andrò ora stesso a vedere che succede. Lei si calmi. Ci penserò io! – rispose prontamente Anthony

- Grazie, Anthony. Te ne sono grata. – disse la madre piangendo

Anthony chiuse la chiamata e corse subito a casa da Kalel ad informarla di quello che era successo. Gli raccontò tutto.

- Proprio ora devi andare? – disse Kalel un po’ seccata

- Si, sono tutti preoccupati. E’ il minimo che possa fare! –

- Scusa ma vacci domani mattina, no? – Anthony rimase di stucco dinnanzi a ciò

- Sua madre è scoppiata a piangere durante la chiamata. Ti rendi conto? Si, ce l’ho con lui non lo nego però la madre era estremamente preoccupata. Io non riesco ad andare a dormire sereno se so che c’è questa situazione… - sottolineò a Kalel irritato

- E allora va! Basta che mi fai sapere..- replicò seccata

Anthony si cambiò, mettendosi qualcosa di decisamente più comodo, poi prese la macchina andando a tutta velocità verso la casa di Ian. Non gli importava se gli avessero fatto la multa ma voleva risolvere la faccenda. Come disse a Kalel non sarebbe riuscito a dormire serenamente con questo peso addosso.

Arrivò nel quartiere dove abitava Ian ed arrivò davanti casa sua, parcheggiò la macchina lì davanti.

Anthony scese. Notò che il giardino non era in ordine però sorvolò su questo dettaglio, infondo Ian non era un tipo attento al dettaglio. Le tende erano tutte chiuse, quindi doveva per forza entrare per vedere qualcosa. Si avvicinò alla porta e bussò. Nessuna risposta. Bussò un’altra volta. Nessuna risposta. Allora provò a suonare il campanello e fu un ennesimo tentativo fallito. Osservò con attenzione la porta e notò che era aperta. Iniziò seriamente a preoccuparsi, questo non era un buon segno.

Aprì la porta ed entrò dentro la casa. 

- Ian? Ian ci sei? - domandò Anthony ma non ricevette risposta.

Osservò lo stato generale dell’abitazione. Rimase pietrificato. Notò un quadernino rosso tutto sgualcito al centro della stanza

Si avvicinò ad esso, lo raccolse e lo aprì. Lesse l’ultima pagina e ne rimase agghiacciato. Tremò e gli cadde il quadernino dalle mani.

- Oh buon Dio.. Che è successo qui! - Disse Anthony indietreggiando passandosi una mano nei capelli. – Cosa cazzo è successo qui! – bisbigliò

 

“Non riesco a reggere più quest’agonia. Non ho più la forza e niente ha più senso adesso.” queste furono le ultime parole che Ian scrisse in quel quadernino.

 

Si udì il rumore di un tuono.

Dopo qualche secondo cominciò a scendere la pioggia.

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Finalmente ho finito gli esami di questa maledetta sessione di settembre, quindi, salvo altri problemi, gli aggiornamenti saranno più frequenti. :) Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Ringrazio chi mi segue e per il sostegno che mi date. Ringrazio anche il gruppo su Tumblr che sta leggendo la fan fiction e mi sta dando un sostegno non indifferente. Grazie veramente di cuore. Come al solito vi voglio esortare a recensire il capitolo. Fatemi sapere se vi è piaciuto, se fa schifo, le perplessità, i punti che non avete capito. Io rispondo tranquillamente.

Un mega abbraccio a tutti voi.

Peppermint93

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Capitolo 4
*** Never coming home ***


4. Never coming home

4. Never coming home

 

 

 

Pioveva a dirotto al punto che Anthony dovette chiudere la porta perché l’acqua stava incominciando ad entrare dentro casa. Anthony era sotto shock, quelle parole che aveva letto, le condizioni generali della casa.. Si fece d’animo e decise di ispezionare l'abitazione, alla ricerca di indizi. Si guardò lentamente intorno, erano accese solo poche luci ed alcuni mobili erano spostati. Sembrava il set di un film horror. C’erano vodka, whisky, gin e tante altre bottiglie sparse in giro. Incominciò a raccoglierle. Tremava. Erano parecchie quelle bottiglie. Camminando sentì degli scricchiolii per terra, spostò lo sguardo sulla moquette: era pieno di pezzi di vetri, probabilmente erano i resti di qualche bottiglia rotta. Decise di andare verso la camera da letto. La porta della camera era chiusa, la aprì lentamente e appena entrò, sentì un cattivo odore, proveniva dal cestino: c’era del vomito. Poi si avvicinò vicino alla finestra e vide una loro foto ma con la cornice rotta.

- Questa è di diversi anni fa… - Scrollò via dei pezzi di vetro rimasti sopra la foto e con le dita sfiorò il viso di Ian. Guardò i suoi occhi blu. Scese lentamente una lacrima dai suoi occhi. Appoggiò la foto sul letto e continuò ad ispezionare la casa. Ogni passo che faceva era una preghiera: implorava Dio di non trovare il cadavere dell’amico. Si diresse verso il bagno dove trovò lo sportello del mobiletto semiaperto, lo aprì completamente. Trovò una marea di farmaci: antidepressivi, ansiolitici, calmanti. La maggior parte di essi erano vuoti. Anthony si passò entrambi le mani nei capelli. Non riusciva a credere a quello che stava vedendo. Successivamente spostò lo sguardo sulla doccia e decise di darci un'occhiata. Scostò la tendina.

- Ma cosa…?! – disse Anthony guardando la vasca. Si udì il rumore di un tuono.

La doccia era ricoperta da chiazze di sangue, alcune erano secche altre erano un po’ fresche. Notò anche che c’erano delle lamette sul fondo della vasca. Erano intrise di sangue.

Anthony indietreggiò. Trasalì. Era esterrefatto.

- Questa non sembra nemmeno casa sua… - continuò ad indietreggiare sconvolto, guardandosi attorno preso dal panico - Non sembra nemmeno lui….- ansimava - Cosa gli è successo?? – disse quasi urlando mentre le lacrime cominciavano a rigare il suo volto.

Cercò di calmarsi, fece diversi respiri profondi e andò a controllare il garage. L’ultima stanza rimasta. Avvicinò lentamente la mano al pomello poi di botto aprì la porta. Un lampo illuminò per brevi istanti il garage. Accese la luce. La sua macchina non c’era. Tirò un piccolo sospiro di sollievo, almeno non si era ammazzato.

“Per ora.” pensò rapidamente “Tu non hai prove, ti stai basando sull’aria fritta ti rendi conto? Non hai la prova che non abbia compiuto quel gesto.” Era vero, stava mentendo a se stesso. Si stava basando solo sul fatto che non c’era la macchina e, dato la condizione generale della casa e delle cose che ha ritrovato, non la si poteva reputare una prova sufficiente per escludere tale possibilità.

Ritornò nel soggiorno. Era senza parole. Si sedette per terra, vicino al muretto che separava l’angolo di cottura dal resto del salotto. Era uno dei pochi punti della casa senza spazzatura e cocci di vetro per terra. Vide il quadernino che aveva letto circa una ventina di minuti fa. Incominciò a sfogliarne le pagine in maniera grossolana. Si accorse che quello non era una specie di diario. Probabilmente Ian lo usava per scrivere quando si doveva sfogare, non seguiva una logica precisa: alcune pagine erano piene di schizzi, disegni o frasi ed altre erano scritte interamente.

“Non uscirò da qui finché non leggerò tutto il quaderno. Fosse l’ultima cosa che farò” pensò Anthony

Così prese la prima pagina ed incominciò a leggere.

Giorno 1

E’ l’ennesima volta che mi ritrovo a bere. Ancora la vodka. Una bella vodka liscia e fresca oppure quella aromatizzata al melone. L’ ultima si che è bastarda: è dolce e paradisiaca, ne trangugi a litri senza accorgertene e poi “sbam”… Ti ritrovi con una bella sbornia pesante.. E’ il giusto antidoto per dimenticare tutta questa situazione di merda.. Quasi quasi ne vado a bere un altro po’.. Questi fottuti pensieri mi perseguitano..

 

Anthony continuò a sfogliare e a leggere con attenzione il quaderno. Con una mano lo reggeva con l’altra si coprì la bocca.

Giorno 8

Abbiamo girato insieme il video per il venerdì.. Non è più la stessa cosa.. Non c’è più voglia di stare insieme, la nostra non è voglia di vedersi, è solo un misero appuntamento sull’agenda. Lunedì questo, giovedì quello.. Dov’è andata a finire la nostra amicizia? Il nostro volersi bene sincero? Sembra tutta una farsa.. Come la mia vita. Una grande e colossale presa per il culo. Dall’inizio alla fine.. La parte peggiore è che sembra che solo io mi sto accorgendo della situazione.. Non so se a lui sta bene come sta andando o se a lui non gli importa più di me..

 

Anthony non si capacitava di come tutto gli fosse successo sotto gli occhi. Lesse un’altra pagina.

Giorno 17

“Mi sembrava di aver vissuto felice proprio perché ho vissuto i miei attimi più belli con Anthony” 

Le lacrime scendevano senza sosta. Ogni parola era come una coltellata, ma non si fermò dalla lettura.

Giorno 32

“Ho rovinato tutto, come al solito. Ora lui non c’è. E’ andato via. Mi odio...Dio quanto mi odio. Se solo mi fossi stato zitto, magari non saremo arrivati a questo.. Cosa ho fatto, cosa cazzo ho fatto..”

Sentì una fitta al cuore. Comprese che in effetti era stato troppo duro con lui. Capì che alla fine c’era un motivo per cui ha reagito così, del perché ha detto queste cose seppur in una maniera non molto appropriata.

Infine arrivò alle ultime due pagine di cui lui aveva letto solo le due righe.

Giorno 48

Ne i farmaci, ne l’alcool, ne i tagli bastano a placare i miei pensieri che sono fissi e radicati in me. Sono un fottuto veleno che mi stanno succhiando la vita… Vita.. Ormai questa parola non ha più senso per me. Non sento di avere uno scopo, la casa è vuota e a soqquadro come me e Anthony non c’è più. Per lui equivalgo ad un cadavere, ad un essere immondo. Io lo amo, lo amo così tanto da sentirmi male, ma di un male buono perché è dovuto all’amore. Però mi sono stancato di questo vuoto. Tutto quello che volevo era perdermi tra le sue braccia. Volevo che mi stringesse forte e mi dicesse che è tutto okay, che prendesse la mia tristezza e la gettasse via. Volevo che prendesse il mio freddo e stupido cuore e lo riscaldasse quanto il sole. Ma lui non c’è. Non c’è più. Percepisco la sua assenza in ogni angolo di questa casa. Mi manca tutto di lui, i suoi sguardi, il suo sorriso e soprattutto il suono della sua voce. Non faccio altro che guardare l’ultimo lunchtime. I nostri ultimi momenti insieme. Ormai vivo solo nei ricordi..  Lui ha ragione, sono un coglione, non potevo pensare che con l’arrivo di Kalel tutto sarebbe rimasto nella normalità.. Non potevo pensare che ci saremmo visti con la stessa regolarità.. Mi illudevo, riempivo la mia testa di cose che in realtà non stavano ne in cielo ne in terra.. Continuavo a sognare con gli occhi aperti come se fosse una fiaba.. Dopo giorni e giorni dalla nostra discussione ho realizzato questo che alla fin fine l’amore è solo un’illusione che non dura per sempre. Ci annienta. Lui ora è concentrato su Kalel e il matrimonio.. Per lui sono invisibile. Per lui sto perdendo il lume della ragione. Per lui mi sto distruggendo. Non riesco più a mangiare un boccone. Solo bere e tagliarmi mi davano una breve parentesi di appagamento in tutto questo squallore che mi circonda.. Nella vita cerchiamo sempre di cavarcela da soli, perché ci viene inculcato da ragazzini che “devi essere forte da solo”, che “nella vita puoi solo contare su te stesso” e cazzate varie ma è impossibile. Pensavo che non avevo bisogno di nessuno perché sapevo consolarmi da solo. Ci ho provato fino ad adesso. Pensavo che dovevo solo reprimere quei pensieri, pensavo che potevo farcela eppure mi ritrovo a fare sempre le solite stronzate. Ho realizzato che non posso contare solo su me stesso, perché da solo non sono nulla. Nessuno si salva da solo. Avete mai visto qualcuno che si tira il salvagente da solo? Perché è così che sto. Affogo nella tempesta che c’è in me.
Ma nessuno vede il “salvami” scritto nei miei occhi? Sono davvero così misero ed insignificante che nessuno vede come soffro?

Una cosa è certa:  mi pento di non averglielo confessato prima.. Io lo amo da sempre, è la mia fottuta droga.. ma adesso lui non c’è, non vuole avere più niente a che fare con me, l’ho perso per sempre per colpa mia ma poi anche se non fosse così, sarebbe già troppo tardi.. Fra diversi mesi si sposeranno.. Tutto sta andando a puttane e non reggo più.

Non riesco a reggere più quest’agonia. 

Niente ha più senso adesso.

 

Le lacrime di Anthony incominciarono a bagnare il quadernino. Piangeva come un bambino. Con le mani si coprì il viso. Si sentiva uno stupido. Era sconvolto, non poteva immaginare tutto questo retroscena. Si sentiva terribilmente in colpa, era il suo migliore amico e non aveva fatto nulla per aiutarlo anzi non aveva capito proprio un cazzo. In quel momento realizzò che Ian sembrava essere diventato quasi un estraneo per lui. Non aveva parole. Non riusciva a capacitarsene. Poggiò la testa sul muretto. Le parole di Ian tormentavano costantemente i suoi pensieri. Lanciò un urlo disperato e da quel momento ebbe un attacco di panico, uno tra i più forti che abbia mai avuto.

Dopo circa tre quarti d’ora si calmò. Cominciò a respirare profondamente.

“Chissà dov’è adesso.. Come sta.. Se è vivo..” pensò Anthony tremante “Adesso che cosa devo dire alla madre.. Cosa gli racconto.. Gli farò venire un colpo al cuore.. Credo che forse è meglio che non la chiamo… ” Era confuso. La sua mente era bombardata da possibili scenari atroci su cosa potesse essere capitato ad Ian. Uno era peggio dell’altro. Non riusciva a neanche ad elaborare un pensiero.

Dopo un po’ Anthony si alzò in piedi, si asciugò le lacrime e mise il quadernino nel borsello che aveva con sè.

- Adesso basta! – disse con voce ferma – Bisogna agire, prima che sia troppo tardi.. – Camminò avanti ed indietro per la casa alla ricerca su una possibile illuminazione. Era senza indizi, cercò di spremersi le meningi alla ricerca di una possibile pista.. Dopo pochi minuti il suo viso si illuminò.. Prese rapidamente il quadernino e lo sfogliò con velocità ad un certo punto si bloccò su una pagina in particolare.  Ebbe un'idea. Corse immediatamente verso la macchina e sfrecciò via, a tutta velocità, alla ricerca dell’amico.

 

*qualche giorno prima*

 

Erano le dieci di sera e Ian poggiò la penna per terra e chiuse il quadernino rosso, aveva appena finito di sfogarsi..

“Io non riesco a stare qui. Rimuginare mi distrugge ancora di più. Sto una schifezza e qui tutto mi ricorda Anthony. Devo andarmene via” pensò Ian. Fece un sospiro e lanciò a terra il quadernino al centro della stanza. Il suo sguardo si posò su un borsone che era dentro lo sgabuzzino, non ci pensò due volte, voleva agire d' istinto. Lo prese. Corse in camera. Prese al volo i documenti, il portafoglio più tutti i suoi risparmi. Poi andò davanti l’armadio, aprì i cassetti e prese alcuni vestiti. Andò in soggiorno mise dentro al borsone tutte le bottiglie piene rimaste e prese qualcosa da mangiare dalla cucina. Poi corse in bagno prese i farmaci e le lamette pulite che erano rimaste. Anche se tagliarsi ormai non gli dava più sollievo, era diventato un vizio fortemente radicato in lui. Fece un’ispezione generale della casa per vedere se aveva preso tutto il necessario dopodiché andò nel garage. Aprì la macchina e, prima di aprire lo sportello, vide la pila delle fan mail che aveva. Il lunedì dopo quel lunchtime avrebbero dovuto aprire la posta e filmare il mailtime. Ebbe una botta di tristezza che con estrema difficoltà cercò di reprimerla. Entrò dentro la macchina ed uscì fuori dal garage. Guardò per l’ultima volta la casa, la Smosh House. Pianse. Come uno tsunami, i ricordi legati a quella casa tornarono tutti insieme di botto, tutti concatenati.

- Devo andare via da qui! Ogni secondo mi uccide! – urlò Ian che si fece forza, si asciugo le lacrime e sfrecciò via di casa senza ripensamenti.

Si diresse verso la stazione ferroviaria, lasciò la macchina in un parcheggio abbastanza isolato e comprò il biglietto alla biglietteria automatica. Dopodiché si sedette nella sala d’attesa. Guardò il tabellone delle partenze, mancavano venti minuti prima che il treno arrivasse. Durante quell'attesa ripercorse mentalmente tutta la sua amicizia con Anthony: da quando si sono incontrati quella volta da bambini per lavorare insieme a scuola fino ad oggi. Analizzò tutta la loro amicizia nel dettaglio anche se questo lo faceva stare da cani. Nella vita si incontrano molte persone che condividono con noi, per un certo periodo, un cammino. Alcuni rimangono più a lungo altri di meno, alcuni sono una benedizione per la tua vita altri, quelli che tutti definiremo stronzi, servono per insegnarci che la vita è dura e che bisogna essere forti. Tra tutto questo trambusto arriva lei: la persona che ti cattura il cuore e per Ian era Anthony. Per lui Anthony era l’unico che aveva catturato il suo cuore. Non riusciva ad immaginare una vita senza di lui. Ma che avrebbe dovuto fare? Rimanere lì a struggersi? Continuare a consumarsi per lui? I pensieri scorrevano come un fiume impetuoso. Lui voleva fuggire perché in questo vedeva l’unica soluzione possibile: lasciarsi tutto alle spalle, cercare di avere una nuova vita, tagliando i contatti in maniera drastica con tutti. Sentiva la necessità di una svolta, di un cambiamento. Ma sarebbe stata la scelta giusta? Solo il tempo lo avrebbe determinato. Il suo flusso di pensieri venne interrotto dall'annuncio che risuonò all’interno della stazione. Il treno stava per venire. Ian si alzò e con i suoi bagagli andò vicino al binario ed aspettò che il treno arrivasse.

Nel mezzo dell'oscurità, un paio di luci si videro in lontananza:  il treno si avvicinava sempre più. Giunse nel binario ed una volta aperte le porte Ian salì e si sedette in un posto lontano da tutto e da tutti, vicino al finestrino. Voleva rimanere da solo con i suoi tormenti. I suoi occhi di un blu ormai immersi nella tristezza si perdevano nel paesaggio di Sacramento nella notte. Si udì il fischio del capotreno e le porte si chiusero. Ian poggiò la mano sul finestrino come se volesse accarezzare la terra che stava per abbandonare. Una lacrima rigò il suo viso e lentamente il treno avanzò.

Si udiva il rumore delle rotaie mentre la città di Sacramento cominciava a scomparire e a perdersi nel panorama californiano. Ian chiuse gli occhi e si mise ad ascoltare della musica, sperando che una dolce melodia lo potesse cullare in un riposo più sereno.

 

 

 

 

Ciao a tutti! :)

Allora vi chiedo scusa per il ritardo con cui è uscito il capitolo, ma tra l’università che è iniziata (e che già mi fa esaurire) più il brutto vizio di procrastinare… Beh… è stata dura .___.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che mi seguono (su EFP e su Tumblr). Vi ringrazio per tutto il supporto che mi date :)

Come al solito vi voglio esortare a recensire il capitolo. Fatemi sapere se vi è piaciuto, se fa schifo, le perplessità, i punti che non avete capito. Io rispondo tranquillamente. :)

 <(*-*<)  *virtual hug*  vi voglio bene!!

Peppermint93

 

 

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