Come finiscono le favole

di Minori Kuscieda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Regno di Sol e il Principe, anzi Re, Leon ***
Capitolo 2: *** Il Regno di Fa e la triste Principessa Violetta ***
Capitolo 3: *** Fuga involontaria e…volontaria. ***
Capitolo 4: *** La terra di nessuno: incontro al confine. ***
Capitolo 5: *** Un nuovo Re per il Regno di Sol ***
Capitolo 6: *** Francesca in pericolo. ***
Capitolo 7: *** Principe e principessa sotto lo stesso tetto. ***
Capitolo 8: *** Leon, la guerra non è tra noi due. ***
Capitolo 9: *** Arrivo a destinazione: il rincontro con Leon. ***
Capitolo 10: *** E tu? Tu ci sei, per me? ***
Capitolo 11: *** Qualcosa di diverso, qualcosa di speciale. ***
Capitolo 12: *** Credi nel destino? Bacio sotto le stelle. ***
Capitolo 13: *** Il duello dei pretendenti. ***
Capitolo 14: *** La Guerra. ***
Capitolo 15: *** La resa. Ma la fine? ***
Capitolo 16: *** Lieto fine - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Il Regno di Sol e il Principe, anzi Re, Leon ***


Il Regno di Sol e il Regno di Fa erano, e sono, l’uno contro l’altro.
Il conflitto, che dura da anni, nacque quando i due Re, rispettivamente Juan Vargas e German  Castillo, salirono  al trono.
I territori dei due Regni erano, e sono tutt’ora divisi da una terra arida e inutile, simile ad un deserto.
Le politiche espansionistiche portarono i due Re a contendersi quel territorio e a scontrarsi in guerre sanguinose.
Ma, guerra dopo guerra, perdite dopo perdite, nessuno era riuscito a vincere, e la soluzione al problema non era stata trovata.
Così venne stipulata una legge che vietava agli abitanti dei due Regni di inoltrarsi in quel territorio, che venne ribattezzato ‘Terra di Nessuno’.
Dopo questo accordo i due Re, così come i due popoli, non hanno mai riallacciato i rapporti, continuando a governare come se nulla fosse accaduto.
Fino a quando…

 
Il Regno di Sol e il Principe, anzi Re, Leon
 
Gli abitanti che avevano preso parte al corteo funebre non potevano essere contati: una lunga fila di persone, tra uomini, donne, bambini e anziani, si snodava dietro alla famiglia reale, che seguiva, a passo svelto, una bara di legno di quercia.
Una donna, che indossava un vestito ampio e lungo in seta nera, insieme ad un cappello dello stesso materiale, stringeva nella mano sinistra un fazzoletto ormai bagnato dalle lacrime.
Alla sua destra, con la mano che stringeva la sua, c’era una ragazza: aveva sedici anni e dei lunghi capelli biondi; indossava anche lei un vestito nero, e aveva lo sguardo fisso sulla strada, come se poteva trovare, da un momento all’altro, qualcosa di inestimabile valore.
A sinistra della donna c’era, invece, un ragazzo di circa diciotto anni, con i capelli castano chiaro, e un sorriso triste sulle labbra.
Vestiva, come gli altri, di nero.
Quello che colpiva più di quel ragazzo era che aveva dei bellissimi occhi verde smeraldo, spenti e vuoti, come se qualcosa lo avesse colpito nel profondo dell’anima.
 
Quando il corteo si fermò in cima alla collina, i sei uomini che portavano la bara la posarono piano a terra, come se potesse rompersi, poi si spostarono, per far passare un signore sulla sessantina, con una lunga tunica bianca.
L’uomo, girandosi verso la folla, posò una mano sulla cassa in legno. Poi si schiarì la voce e guardò i cittadini.
<< Noi, abitanti del Regno di Sol, siamo qui riuniti per dare l’ultimo addio al nostro amato Re. >>
Tra il pubblico si levarono dei singhiozzi.
<< Ha regnato per venti anni in modo giusto e leale, riuscendo a mantenere saldo il potere del Regno, senza far mancare nulla a noi Popolo. >> Si chinò, per baciare il legno liscio e scuro << Poi, due giorni fa, ci ha lasciati. >>
Nel pubblico qualcuno iniziò a piangere, ricordando gli avvenimenti di soli due giorni prima: il Re stava cenando, seduto alla lunga tavola nel centro della grande sala da pranzo della reggia.
Ad un tratto aveva accusato un forte dolore allo stomaco, e, salutando la moglie e i figli, si era ritirato nelle sue stanze. Si era addormentato tranquillo, come tutte le notti, dopo aver preso una medicina datagli dal medico di corte.
Ma la mattina dopo non si era più svegliato, era morto nel sonno, con il sorriso sulle labbra.
Così Juan Vargas, l’amato Re del Regno di Sol, moriva, lasciando soli la moglie e i figli.
L’uomo dalla lunga tunica bianca si asciugò le lacrime di commozione e fece segno ai sei uomini in divisa di prepararsi a scendere la bara nel fosso che era stato scavato.
<< Adesso preghiamo. Preghiamo per il nostro amato Re, perché lui possa trovare la felicità e la pace eterna, continuando a vegliare su di noi. >>
Gli uomini afferrarono la bara e la posarono su un pannello di legno con quattro ruote. Poi, con tre corde, iniziarono a spostarla, per farla scendere sottoterra.
<< No! >> Urlò una voce femminile, rotta dai singhiozzi e dal pianto.
Bastò una frazione di secondo per vedere la Regina precipitarsi sulla bara, piangendo tutte le sue lacrime.
<< Perché? Perché te ne sei andato? >> Disse, continuando a piangere
I due ragazzi che erano al suo fianco si avvicinarono a lei, e presero ognuno una mano.
<< Madre. >> Bisbigliò la Principessa Ludmilla, che stava per scoppiare in lacrime.
<< Su Madre, si alzi. >> Il Principe Leon, il ragazzo dai meravigliosi occhi verdi, prese anche l’altra mano della madre e la aiutò a sollevarsi.
La Regina Esmeralda abbracciò di slancio il figlio, appoggiandosi alla sua spalla.
<< Sssh, >> Disse, accarezzandole la schiena << Non faccia così. Nostro Padre se ne è andato felice, l’ha visto lei stessa. >>
<< Ma non è giusto. >> Disse la donna, staccandosi dal ragazzo, per correre ad abbracciare la Principessa.
<< Madre, anche io credo che non sia giusto, ma >> La ragazza guardò il fratello << io credo che nostro Padre non morirà mai, sarà sempre nei nostri cuori. >>
<< Avete ragione. >> Disse, asciugandosi le lacrime << Don Antonio, potete continuare. >>
La Regina, seguita dai figli, si allontanò dalla bara, per lasciare spazio all’operazione.
I sei funzionari ripresero da dove avevano interrotto, trascinando la bara fino al sottosuolo, iniziando poi a ricoprirla con la terra, mentre gli abitanti iniziavano a sfilare lì vicino, buttando fiori o semplicemente baci.
La bara venne ricoperta del tutto, ed era ormai giunto il tramonto quando sul tumulo venne posta la lapide, con su incisa la scritta ‘In memoria del Re Juan Vargas’.
 
Una settimana dopo la morte dell’ormai ex Re, la Regina Esmeralda era nelle sue stanze a leggere un libro, quando l’anziano saggio bussò alla porta.
<< Buongiorno mia cara Regina. >>
<< Saggio Pablo, posso esserle d’aiuto? >>
<< Si, mia Regina. Volevo parlarle di una cosa molto importante per il Regno. >>
<< Mi dica. >> Disse la donna, mentre si sedeva alla sua scrivania di mogano, mentre il Saggio si accomodava di fronte a lei.
<< Mia cara, è ormai passata una settimana dalla morte del Re. >> Pablo sospirò, visto che quello che doveva dire non era facile. << Ecco…mi sembra arrivato il momento di dare al Regno un nuovo Sovrano. >>
La donna non disse nulla, limitandosi ad annuire.
<< Quindi, come ben sa, il prossimo che deve salire al trono è… >>
<< Lo so, >> La donna si alzò dalla sedia e si avvicinò al balcone, dalla quale si vedeva bene tutto il Regno << è Leon. >>
<< Esatto. >> Rispose il Saggio alzandosi, per avvicinarsi alla Regina, che era uscita fuori.
<< Eppure mi sembra ancora così giovane. Ha solo diciotto anni. >>
Esmeralda si affacciò alla ringhiera del balcone e vide suo figlio, il Principe Leon, camminare per il frutteto del palazzo.
Era cresciuto, non c’erano dubbi, ma lei lo ricordava ancora come un bambino allegro e spensierato, che si divertiva a fare scherzi.
<< Mia Regina, stia tranquilla: il Principe può sembrare giovane, ma è molto maturo, e so che riuscirà a governare bene il Regno. Inoltre, si ricordi che non sarà mai solo. >>
La donna sorrise. Poi alzò lo sguardo verso il cielo, ricordandosi che il marito avrebbe vegliato su di loro.
<< D’accordo, allora. Leon diventerà Re, è quello il suo posto. >>
Il Saggio sorrise, perché sapeva che il Principe Leon avrebbe ben riempito il vuoto lasciato da suo padre.
 
Quel giorno c’era il sole, mentre un leggero venticello fresco scuoteva le chiome degli alberi in fiore.
Nella sala del trono della reggia del Regno di Sol il Saggio Pablo recitava il discorso da tenere durante le incoronazioni.
<< Io, il Saggio Pablo, con il potere conferitomi anni fa, incorono e dichiaro legittimo Re del Regno di Sol il qui presente Leon Vargas, >> Posò la corona sulla sua testa << augurando a Lui il meglio, per far continuare a vivere il nostro Regno in continua armonia. >>
Nella sala si levarono applausi e urla di incoraggiamento, con i quali i presenti espresssero la loro gioia e la loro fiducia nel nuovo Re.
Solo una persona era impassibile a quanto era accaduto.
<< Moccioso, molto presto ti troverai solo. E io avrò la mia vendetta. >> Poi rise malvagiamente, scomparendo nell’ombra.

*Angolo Autrice*
Oh, sono le sei! E io ho appena finito di fare merenda xD Ma sorvoliamo, questo non interessa a nessuno...
Questo è il primo capitolo della mia nuova storia, dove incontriamo Leon e il suo spirito nobile, visto il supporto che da alla madre, la Regina, durante il funerale del povero Re. Il capitolo. è un po' triste, lo so. :(
Chi sarà quell'ombra? E cosa vuole fare?
Lo scoprirete al prossimo capitolo (Anzi no, nel terzo xD) :D
Spero che la storia vi piaccia, e, come ho già scritto nella trama, la dedico a quelle quattro persone fantastiche, a cui mi sono molto affezionata. <3 <3 <3 <3 <3
Lasciate una recensione? ;)
Al prossimo capitolo, la vostra Minori :3

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Capitolo 2
*** Il Regno di Fa e la triste Principessa Violetta ***


Il Regno di Fa e la triste Principessa Violetta

Nel Regno di Fa era ormai sorto il sole, e le stradine che circondavano la piazza erano già brulicanti di gente: le botteghe erano aperte, e le porte delle drogherie si aprivano e si chiudevano i continuazione, mentre i proprietari servivano i clienti.
Lungo la strada principale che portava alla Reggia due cavalli neri galoppavano svelti, fino a raggiungere il cancello principale, davanti al quale si fermarono.
<< Posso esservi d’aiuto? >> Domandò una guardia ai due uomini
<< Siamo qui per vedere il Re. >> Rispose l’uomo che poteva avere circa quarant’anni
<< Prego allora, entrate. >> Le due guardie diedero ordine di aprire il cancello, che si spalancò con un forte rumore metallico.
I due a cavallo percorsero il viale alberato e raggiunsero il portone in legno; legarono i cavalli a due pali e si avvicinarono.
<< Voi sareste? >> Chiese un uomo di mezza età, probabilmente il portinaio
<< Il Re ha chiesto di vederci. Siamo Rafael e Diego Dominguez. >> Spiegò l’uomo indicando prima lui, poi il ragazzo
<< Vi annuncio subito. Aspettate qui. >>
Il portinaio entrò nel palazzo e scomparve dietro le porta. Attraversò con calma il corridoio principale e raggiunse la Sala del Trono. Bussò, aspettò una riposta ed entrò: il Re German Castillo era seduto sul suo trono, con accanto la sua consorte, la Regina Angie Saramego.
Parlava animatamente con un uomo, probabilmente un venditore di stoffe o di articoli pregiati, e, quando si accorse del portinaio, lo salutò con una mano, dicendogli di ripassare il giorno dopo.
L’anziano aspettò il permesso per parlare.
<< Sire, >> Disse << I signori Dominguez vogliono vederla. Dicono di aver ricevuto un appuntamento. >>
<< Si, falli entrare. Grazie. >>
<< Subito. >> L’uomo fece un piccolo inchino e uscì dalla sala.
German aspettò qualche minuto, e quando sentì il tonfo del portone che si chiudeva chiamò Francesca.
<< Francesca! >>
La porta si aprì ed entrò, a passo svelto, senza dire nulla, una ragazza mora che si inchinò al cospetto dei sovrani.
<< Mi dica. >>
<< Violetta è nelle sue stanze? >> La ragazza annuì << Bene, valla a chiamare. Dille di prepararsi, perché stanno per arrivare due ospiti. >>
<< Certo Sire. >>
La ragazza accennò un piccolo inchino, poi uscì dalla sala del trono, diretta al lato est della reggia.
Francesca Comello era la dama di compagnia della principessa, nonché sua migliore amica e consigliera.
Era la migliore compagnia che un ragazza potesse desiderare: sincera, sapeva sempre aiutarti e consolarti nei momenti peggiori, non ti abbandonava mai nemmeno nei periodi più difficili.
Arrivò davanti alla porta della camera della principessa e bussò: dall’interno arrivò una voce femminile, calma e tranquilla, quasi impercettibile, come fosse in fin di vita.
<< Ciao Vilu. >> Disse Francesca, entrando. << Come stai? >>
Violetta era distesa sul letto, con uno sguardo triste.
<< Come sto? Ancora non mi sono ripresa dalla notizia dei due giorni fa… >>
 
[Flashback.] 
<< Violetta, Violetta! >> German camminava lungo il corridoio, cercando di trovare la figlia.
<< Padre. Sono qui. >> Disse la ragazza uscendo dalla biblioteca
<< Vilu cara, devo parlarti. È una cosa molto importante, perché riguarda il tuo futuro. >>
<< Di cosa si tratta, padre? >> Chiese ansiosa la ragazza, cercando di immaginare quale sorpresa suo padre le riservava.

<< Ho incontrato un uomo di una famiglia nobile che è disposto a far sposare suo figlio con te. Il ragazza ha uno o due anni in più, e visto che per te è giunta l’ora di trovarti un futuro marito per governare il Regno quando arriverà il momento, ho pensato di accettare la proposta. >>
<< Ma padre… >> Cercò di ribattere la ragazza
<< No Violetta tranquilla, lo incontrerai e vedrai che ti piacerà. Io l’ho conosciuto, ed è molto gentile, maturo, perfetto per te. >>
<< Padre no. >> Violetta batté il piede a terra, l’unico modo per farsi ascoltare

<< Come?! >> Disse German, leggermente adirato per la reazione poco rispettabile della figlia.
<< Io non voglio sposare un ragazzo di cui non conosco nulla, nemmeno il volto. Padre, lei è convinto che mi piacerà, ma non sarà così. Io voglio decidere da sola di chi innamorami, è un mio diritto! Mi rifiuto categoricamente di incontrare quel ragazzo! >>
Violetta ingoiò la saliva con difficoltà, ripensando alle parole che aveva detto al padre. Sapeva di averlo fatto arrabbiare, e la faccia dell’uomo lo confermava.
Senza aspettare la reazione del re, Violetta corse nella sua camera: aveva bisogni di parlare con Francesca.
Doveva sfogarsi: fin da bambina aveva sempre sognato il giorno in cui si sarebbe innamorata di un ragazzo, quello dei suoi sogni, il suo principe azzurro, insomma.
Adesso non riusciva proprio a credere che il padre avesse infranto i suoi sogni scegliendo al posto suo il ragazzo che doveva sposare.
Quando chiuse la porta della camera alle sue spalle sentì la voce di German.
<< Violetta Castillo, tu incontrerai quel ragazzo e te lo farai piacere, che tu lo voglia o no! Sono tuo padre, e devi obbedirmi. Io so quello che è meglio per te. >>
“Se veramente sapessi quello che mi farebbe star bene, non mi faresti sposare un ragazzo che nemmeno ho incontrato, e che nemmeno tu conosci bene.” Pensò Violetta, prima di scoppiare a piangere.
[Fine flashback]
 
<< Lo immaginavo. >> Disse la mora distogliendo Violetta dai ricordi << A proposito di questo… >>
La faccia di Francesca si fece seria, e Violetta si preoccupò.
<< Cosa? Fran su, non farmi stare sulle spine! >> Disse la principessa mettendosi a sedere sul letto.
<< Tuo padre mi ha detto di chiamarti perché…stanno per arrivare due ospiti. >>
A quelle parole Violetta trasalì: avrebbe conosciuto quello che sarebbe diventato il suo futuro sposo. Al quel pensiero la ragazza si rabbuiò, e Francesca se ne accorse, abbracciandola di slancio.
<< Oh Vilu, io vorrei aiutarti ma… >>
<< No Fran, tu non puoi fare nulla. E nemmeno io. >> Disse appoggiando la guancia rigata di lacrime sulla spalla dell’amica << Mio padre quando si mette in testa una cosa deve farla; e vedrai che riuscirà a farmi sposare con quel ragazzo, anche contro la mia volontà. >>
<< È così ingiusto. >>
<< Si ma…adesso non ci pensiamo. Forse quel ragazzo non sarà poi così tanto male, e mi piacerà veramente! >> Disse Violetta asciugandosi le lacrime, tornando così a sorridere << Ora devo prepararmi! >>
<< Ti aiuto! >> Esclamò Francesca, sollevata dal fatto che la sua amica fosse tornata felice.
Ma quanto sarebbe durata quella felicità?, continuava a chiedersi la dama di compagnia della principessa.
 
<< La principessa Violetta! >> Annunciò a gran voce un araldo, aprendo la porta della sala del trono.
Violetta entrò nella sala e percorse tutto il tappeto rosso fino a raggiungere i due troni, davanti ai quali accennò un piccolo inchino; poi si posizionò, in piedi, vicino alla regina.
<< Violetta, >> Iniziò German << Loro sono Rafael Dominguez e Diego, suo figlio. >>
Il sovrano indicò prima l’uomo poi il ragazzo, che si avvicinarono per inchinarsi alla principessa; Diego le prese la mano e la baciò, per poi allontanarsi, senza smettere di guardarla. Violetta sorrise, un po’ imbarazzata per lo sguardo indagatore del ragazzo che continuava a squadrarla come se volesse vedere sotto i suoi vestiti.
Solo con quel gesto Violetta capì che quel Diego non era adatto a lei, e desiderava solo che quella mattina finisse presto.
Ma, sfortuna nera, German invitò Diego e il padre a pranzo.
I cuochi di corte avevano preparato i suoi piatti preferiti, ma avere Diego giusto davanti agli occhi le aveva fatto passare la fame.
<< Padre, Madre, >> Iniziò, allontanandosi dal tavolo << Non mi sento molto bene, mi ritiro nelle mie stanze. >> Senza aspettare la risposta del padre salutò gli ospiti e uscì dalla sala da pranzo, diretta nella sua stanza.
Quando ormai Violetta era scomparsa dietro la porta, Diego sorrise, un sorriso malizioso e quasi malvagio.
<< Potete scusarmi un attimo? Ho urgente bisogno di alzarmi. >>
<< Certo. Fai con comodo. >> Rispose German
Diego uscì dalla sala e prese il corridoio a destra, quello dove c’erano le stanze reali. Percorse il corridoio e, quando vide Violetta, accelerò il passo senza far rumore. Quando arrivò abbastanza vicino a lei le prese il braccio e percepì la sua paura; si avvicinò al suo orecchio, incurante della rigidità del corpo della giovane.
<< Sai mia cara principessa, credo che molto presto io e te saremo uniti indissolubilmente. >>
Violetta deglutì, poi Diego continuò.
<< Sarò bellissimo avere una mogliettina come te, così dolce, timida, pura. >> Disse, marcando l’ultima parola. << Adesso devo solo aspettare, poi sarai mia. >>
Detto questo sorrise e si allontanò, lasciando Violetta spaventata e tremante, già con le lacrime agli occhi e con un solo pensiero: doveva scappare, doveva allontanarsi da Diego, da suo padre e dal suo Regno.

*Angolo autrice*
Okay, sono la solita sbadata! Ho dimenticato di dirvi due cose:
1) La storia è ispirata al film Disney 'Il Re leone' sia il primo che il secondo; è il mio film preferito, nonché quello di Jorge **
2) Penso di cancellare la stroia 'La magia della musica', non ho molte idee! Mi dispiace molto soprattutto per le persone che la seguivano! 
Passiamo al capitolo...
In questa storia odierò Diego, è ufficiale. Sia perché non ha buone intenzioni con Violetta, sia per una cosa che succederà dopo!
Vilu ormai ha capito che il ragazzo non le piacerà mai, e decide di scappare! Nel prossimo capitolo ci riuscirà, e...
Non anticipo nulla! u.u A presto, Minori! :3

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Capitolo 3
*** Fuga involontaria e…volontaria. ***


Fuga involontaria e…volontaria.
 
<< Allora Leon, com’è fare il Re? >> Chiese un ragazzo seduto su una delle sedie della camera del giovane.
<< Maxi, sono Re da due giorni. Per adesso non sembra poi così diverso dall’essere principe… >>
<< Vedrai che poi cambierà tutto! >> Disse il moro, alquanto eccitato << Potrai ordinare tutto a tutti, prenderai decisioni molto importanti e… >>
<< Maxi, basta! Sembri più felice di me! >>
<< Io sarò il migliore amico del re, ci pensi? >> Disse, applaudendo come un bambino
<< Non so come fai ad essere così contento. Non dico di non esserlo, ma quello del re è un compito importante e tutto grava sulle mie spalle e… >> Leon uscì dalla stanza << …io non credo di essere pronto a tutto questo. >>
Maxi si alzò dalla sedia e lo seguì nel lungo corridoio.
<< Oh avanti amico, non farla così tragica! Non sarai solo, tutti ti aiuteranno e… >>
Leon si girò e lo zittì con lo sguardo, poi continuò a camminare, seguito dal suo amico.
 
Nella sua camera la principessa Ludmilla era seduta davanti ad uno specchio, su uno sgabello in velluto rosa.
Una ragazza riccia le pettinava i lunghi capelli biondi, aggiustandoglieli come meglio poteva.
Era sempre attentissima a quello che faceva, soprattutto perché se c’era una cosa a cui Ludmilla teneva era il suo aspetto, e i capelli facevano parte di esso.
Ma quando davanti alla porta aperta della camera passò Leon con il suo amico, perse del tutto la concentrazione e finì per incastrare il pettine in un nodo nei capelli della ragazza, e finì per tirarglieli.
<< Nata nata! Mi stai facendo male! >>
Le urla di dolore dell’amica la riportarono alla realtà.
<< Oh scusami Ludmilla! >> Disse, sfilando il pettine dai capelli della bionda << I-io…mi sono un attimo distratta. >>
<< Me ne sono accorta. >> Disse alzandosi per affacciarsi allo stipite della porta << Ma chi… >>
Quando vide Maxi spalancò gli occhi e rientrò nella camera. Si chiuse la porta alle spalle e spinse per le spalle la riccia, fino a farla sedere sul letto.
<< Tu devi dirmi delle cose… >> Disse la principessa, incrociando le braccia
<< C-chi? Io? >>
<< Si, tu. Non fare quella che non sa nulla… >>
<< Io? Quando? >>
<< Adesso ho capito perché l’altra volta eri arrossita quando ti ha salutata, e perché poco fa ti sei distratta quando l’hai visto… >>
Nata abbassò lo sguardo, alquanto imbarazzata.
<< Vedi? Ho indovinato! >>
<< E cosa te lo fa pensare? >> Disse Nata, che non voleva proprio dargliela vinta
<< Il fatto che sei arrossita e che hai abbassato lo sguardo. Ti conosco troppo bene, e adesso ho capito che a te piace…Maxi! >>
<< N-no, cioè…forse un pochino! >> Disse, iniziando a torturarsi le mani
<< Ho indovinato! Sono un genio! >>
La bionda si buttò sul letto, travolgendo anche Nata.
<< Ludmilla, non è un atteggiamento adatto ad una principessa! >> Disse la riccia, che provava a trattenere le risate, mentre la bionda scoppiò a ridere, senza riuscire a fermarsi.
<< Ma per favore, così sembri mia madre! >>
<< Infatti volevo imitare lei. >> Disse Nata, cacciando la lingua
<< Pessima imitatrice! >> Rise Ludmilla, per poi tornare seria << Perché non ti fai avanti? >>
<< Mia cara principessa…lei è letteralmente uscita di senno. >> Disse la riccia, girando un indice intorno alla tempia << Non posso! Mi riderebbe in faccia e…no no, non me la sento. Forse più avanti. >>
La principessa fece spallucce.
<< Come vuoi tu. >> Disse, mentre si risedeva sullo sgabello << Anche a me piacerebbe innamorami, e tu che hai avuto questa possibilità non fartela scappare. >>
Nata non rispose, rincominciando a pettinare i capelli dell’amica.
 
Il saggio Pablo camminava a passo svelto tra i lunghi scaffali della biblioteca, inseguito da un uomo slanciato, con una faccia antipatica, sguardo malvagio e parrucchino in testa.
<< Pablo, ascoltami una buona volta! Te l’ho già detto che Leon non è adatto a fare il re! >>
<< Gregorio basta! >> Pablo si voltò spazientito verso l’uomo << Me lo hai detto talmente tante volte che ho perso il conto! >>
Gregorio fece per ribattere ma il saggio lo zittì.
<< No, non dire nulla. Fai parlare me. >> L’uomo sospirò, esausto psicologicamente << Allora, Leon è il figlio, nonché successore, del defunto re Juan, quindi il trono spetta a lui. Tu sei lo zio, dovresti appoggiarlo, non continuare a ripetermi che lui non può fare il re. Poi…smettila di seguirmi ovunque! Torna ad occuparti delle tue cose e finiscila di preoccuparti per quello che non ti riguarda! E adesso vai. >> L’uomo indicò la porta della biblioteca, poi riprese a camminare tra gli scaffali, mentre Gregorio girò i tacchi e si ritirò nella sua stanza, alquanto arrabbiato.
Sbatté la porta alle sue spalle e si affacciò alla finestra: quando vide Leon cavalcare il suo purosangue nei campi dietro il castello non ci vide più dalla rabbia, e con una mossa del braccio scaraventò a terra tutto quello che c’era sul tavolino.
<< Oh moccioso, vuoi proprio giocare con il fuoco, eh? Tu non puoi governare questo Regno, e io lo dimostrerò, in un modo o nell’altro. Dopo la morte di Juan speravo di riuscire a impossessarmi del trono, essendo io suo fratello e tu troppo giovane per governare. Ma no, il saggio era ed è convinto che tu possa farlo, che tu sia maturo, intelligente… Non hanno capito nulla! Sono IO quello che deve diventare re, e ce la farò, in un modo o nell’altro! Anche a costo di cacciarti dal Regno di Sol! >>
Camminava agitato e adirato per la stanza, quando colpì con il piede una boccetta di vetro verde.
La afferrò e lesse la scritta dell’etichetta; poi sorrise, uno di quei sorrisi cattivi che non premettevano niente di buono.
<< Come ho fatto a non pensarci prima? La soluzione era sotto i miei occhi! >> Disse, uscendo dalla sua stanza << Presto, mio caro Leon, non sarai più qui! >>
 
Quella stessa sera il medico di corte si recò in biblioteca, dove aveva chiesto di parlare con Esmeralda e con il saggio Pablo.
<< Come mai ci ha fatti chiamare? >> Chiese la donna, un po’ preoccupata
<< Come ben sapete, dopo la morte del nostro amato Re Juan, ho deciso di prendere in mano il caso. La sua morte sembrava, e sembra tutt’ora, molto strana: godeva di ottima salute, non soffriva di allergie, quindi qui c’è qualcosa che non quadra. >>
<< Arriva al dunque. >> Lo incoraggiò Pablo
<< Ho iniziato a indagare sul caso, per scoprire tutto quello che potrebbe aver causato la morte del Re, e sono giunto alla conclusione che… >>
<< Che? >> Esmeralda iniziò ad agitarsi notando l’espressione affranta del medico
<< Il nostro amato Juan Vargas è stato avvelenato. >> Disse, con tono grave
<< C-chi è stato? >> Chiese la donna con la voce roca, per via del nodo che le attanagliava la gola
<< Ecco, a proposito di questo…ho iniziato a perquisire tutta la reggia per scoprire l’eventuale colpevole, e ho trovato questa >> Sfilò la boccetta di vetro verde dalla tasca e la mostrò agli altri due << in camera di Leon. >>
<< C-cosa? Non è possibile! Leon non lo avrebbe mai fatto! >> Urlò Esmeralda, uscendo correndo dalla biblioteca per poi raggiungere la camera del figlio
<< Madre, cosa succede? >> Chiese preoccupato il ragazzo, vedendo la madre arrivare così trafelata.
<< Dimmi che non sei stato tu, dimmelo! >>
<< A fare cosa? Spiegami, non capisco. >>
<< Ad avvelenare tuo padre! >>
<< C-cosa avrei fatto io? >> Chiese stranito Leon
Esmeralda non rispose, si limitò a guardare il figlio e a scoppiare a piangere.
<< Leon, >> Disse il saggio entrando nella stanza << tuo padre è morto avvelenato e, visto che ho trovato questa boccetta di veleno nella tua camera, credo che sia stato tu a provocare la sua morte. >>
<< Io non… >> Bisbigliò Leon, senza riuscire a finire la frase, troppo scioccato a causa della notizia appena ricevuta.
<< Leon, io sono scioccato quanto te. Ma la prova parla chiaro… >>
<< Ragazzo mio, >> Iniziò Pablo << mi dispiace. Ma quello di aver ucciso un re è un reato gravissimo. Per evitare altri casi come questo, dovrai allontanarti dal regno... >>
<< Io… >> Il ragazzo cercò di parlare, ma le parole gli morirono in gola
<< …per sempre. Inizia a preparare le tue cose, domani all’alba andrai via da qui. >>
Pablo uscì dalla camera, seguito dal medico e da una Esmeralda in lacrime.
Leon rimase in quella camera da solo, poi iniziò a raccogliere le sue cose, solo lo stretto necessario, perché prima o poi avrebbe scoperto l’imbroglio. Lui non c’entrava, ma chi era stato?
Lo avrebbe scoperto, lo giurò a se stesso, o lui non si sarebbe più chiamato Leon Vargas.
 
Quella stessa notte, nel Regno di Fa, due figure camminavano a passo svelto fra i corridoi bui della reggia; si stringevano entrambe in un mantello di lana marrone, e camminavano piano per non far rumore.
Arrivate davanti ad una finestra del piano terra dimenticata aperta e sgattaiolarono  fuori.
Scavalcarono con facilità la recinsione rotta e raggiunsero un uomo seduto su un cavallo.
<< Siete arrivate. >> Disse la figura, scendendo dal cavallo
<< Ser Beto, le affido Violetta. >> Disse una delle due ragazze togliendosi il cappuccio
<< Tranquilla Francesca, ci penserò io a lei. >> Disse, mentre aiutava la principessa a montare sul destriero.
<< Francesca, >> Violetta prese la mano dell’amica << grazie di tutto. >>
<< Prego. Sei mia amica, è mio dovere aiutarti. >> Disse abbracciandola
<< Ora vai Francesca, prima che ti scoprano. >> Disse Beto risalendo sul cavallo
La ragazza salutò tutti e due con la mano e corse verso la reggia.
<< Allora Principessa, siete pronta? >>
Violetta si strinse alla schiena di Beto e annuì, mentre silenziosamente il cavallo di avviava lungo le stradine del Regno, lasciando dietro di se il castello da cui la ragazza era scappata, per trovare un po’ di libertà e, forse, il suo vero amore.

*Angolo Autrice*
Buonasera a tutti :D 
Dopo quasi una settimana aggiorno la mia storia ;) 
In questo capitolo conosciamo quattro nuovi personaggi, non tutti ben approfonditi: Nata, migliore amica di Ludmilla, innamorata di Maxi, che  il miglior amico di Leon.
Gregorio, lo zio malvagio  e Beto l'aiutante buono.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, aspetto recensioni! Alla prossima :*
P.S. Ragazzi, la vostra Minori è rappresentante di classe u.u 

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Capitolo 4
*** La terra di nessuno: incontro al confine. ***


La terra di nessuno: incontro al confine.

Al sorgere del sole si era alzato da solo, aveva indossato vestiti comodi ed un mantello, aveva preso le sue cose ed era uscito dalla sua camera, lasciandola in ordine e al buio.
Aveva percorso in silenzio il corridoio e, prima di scendere le scale, aveva guardato la porta della camera della madre.
Ricordando le lacrime della donna la sera prima si era promesso di non piangere e di lasciare il regno a testa alta.
Entrò nelle cucine e prese il fagotto con il cibo che la Regina aveva chiesto di preparare, poi uscì dalla porta che di solito usavano i servi e le domestiche per trafficare dentro e fuori la reggia.
Camminò fino al cancello secondario che stava sul retro e lo aprì, quando una voce lo bloccò.
<< Leon! >>
Il ragazzo avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, e quando sentì dei passi frettolosi dietro di lui, si girò: non fece in tempo a parlare che Ludmilla si precipitò fra le sue braccia.
<< Non andartene. >> Bisbigliò la principessa con la faccia nascosta nel suo petto << Tu non hai nessuna colpa. >>
Leon sorrise: Ludmilla indossava ancora la sua camicia da notte perché probabilmente lo aveva sentito alzarsi e, al momento giusto, era corsa da lui.
<< Questo non è quello che crede il medico. Anche nostra madre e il Saggio sono convinti che sia stato io. >>
<< Ma si sbagliano, vero? >>
<< Ludmilla, stai tranquilla. Sono innocente, e tu lo sai. Devo solo scoprire il vero colpevole, poi tornerò. >>
La ragazza si allontanò dal fratello.
<< Me lo prometti? >> Disse asciugandosi gli occhi lucidi
<< Si, te lo prometto. Tu fai la brava, comportati bene e non far arrabbiare nostra madre. >>
<< Non sono più una bambina! >> Sorrise, poi cacciò la lingua
<< Ora vai, torna a dormire. E ricorda che io ti penserò sempre e che ti voglio bene. >>
<< Anche io. >> Disse, poi scioccò un bacio sulla guancia del fratello
Leon le diede un bacio sulla fronte e la ragazza si allontanò di corsa, mentre lui girava le spalle alla reggia e usciva dal cancello.
<< Leon! Tornerai? >>
<< Presto, molto presto. >>
Il cancello alle sue spalle si chiuse con un tonfo secco, lasciando il ragazzo fuori dalla reggia, lontano dalla sua vecchia vita a corte. 
 
Camminò fino al confine.
Guardò incantato quell’immensa distesa di sabbia, e il suo sguardo si perse a guardare l’orizzonte.
Quella era la ‘Terra di Nessuno’, se ne ricordava benissimo.
Suo padre gliene aveva parlato, quando era più piccolo.
 
[Flashback.] 
<< Papà papà! >> Urlò un bambino dallo sguardo vispo e furbo rivolto al padre
<< Leon, cosa c’è? >> Disse l’uomo, piegandosi per prendere in braccio il figlio
<< Cosa sono quelle distese giallo oro che si vedono da lontano? >> Indicò con il ditino una finestra
L’uomo si avvicinò alla finestra in questione e guardò l’orizzonte.
<< Oh Leon, quella è la ‘Terra di nessuno’. >> Il bambino lo guardò perplesso << Dietro quel nome c’è una lunga storia, che riguarda due Regni. >>
<< Me la racconti? >> Chiese il bambino con gli occhioni dolci
<< Adesso non posso, sei troppo piccolo per capire. Quando avrai diciotto anni te la racconterò, promesso. >>
[Fine Flashback]
 
Già, a diciotto anni.
Ora lui diciotto anni li aveva, ma il padre non c’era per raccontargli la storia che lo incuriosiva e affascinava da tempo.
Dopo un po’ di tristezza al ricordo del defunto genitore, riprese a camminare, deciso più che mai ad inoltrarsi in quella terra di cui voleva scoprire tutto.
 
Camilla e Dionisio Juarez, detto Dj, erano i cosiddetti ‘Guardiani di confine’.
Avevano entrambi quasi vent’anni, e da diciotto svolgevano il compito di cacciare chiunque volesse attraversare il confine che portava all’altro regno.
Anche se lui apparteneva al Regno di Fa e lei a quello di Sol, si volevano bene ed erano molto affiatati. Anzi, si può dire che più di una volta avevano cercato di andare ben oltre l’amicizia, ma con scarsi risultati: sia perché le leggi dei due regni impedivano questo tipo di relazione, sia perché erano tutti e due dannatamente timidi quando di trattava di dichiararsi.
Quella mattina, all’alba, si erano svegliati per colpa dei raggi del sole che filtravano dalla piccola finestra. Si erano alzati, lavati e si erano seduti al tavolo per fare colazione.
<< Dj, questo mese tocca al Re German darci i viveri e il denaro. Vuoi andare tu a prenderli? >> Chiese la ragazza, poggiando la tazza con il latte sul tavolo.
<< Devo andare per forza io, Cami. A te non faranno mai vedere il Re, sei dell’altro Regno. >> Rispose il ragazzo, con tranquillità.
<< Già. >> Avvicinò la tazza alle labbra << Mi chiedo solo quando finirà quest’assurda situazione. >> Ne bevve un sorso, poi la ripoggiò sul tavolo.
<< Sai cosa dice la profezia… >>
Il nitrito di un cavallo lo bloccò, costringendolo ad alzarsi di scatto dalla tavola per correre fuori la porta.
La nebbia mattutina copriva il paesaggio intorno e non permetteva di vedere granché.
<< Che c’è? >> Chiese Camilla raggiugendo Dj << Credi stia per arrivare? >>
Dj annuì silenzioso, continuando a guardarsi intorno; Camilla lo imitò.
Poi, dal fondo della coltre di nebbia, videro emergere un’ombra irriconoscibile.
<< Eccoli! >> Esclamò contenta Camilla
L’ombra avanzò velocemente e finalmente divenne più chiara: un cavallo dal manto scuro era guidato da un uomo con i capelli ricci, avvolto in un mantello.
<< Ser Beto, >> Disse Dj avvicinandosi << Com’è andato il viaggio? >>
<< Bene, per fortuna. Nessuno ci ha seguiti, e la principessa si è addormentata subito. >>
<< Poverina, doveva essere proprio stanca. >> Disse Dj.
Beto annuì e scese da cavallo, prese le pesanti borse e le diede a Camilla.
<< Cami, portale in casa e disfa il letto per la principessa. >>
Camilla annuì, afferrò le borse e corse nella casa. Beto prese in braccio Violetta e, mentre Dj legava il cavallo nella stalla, la portò al sicuro, al calore del fuoco che bruciava all’interno del camino del piccolo salone.
<< Beto, da questa parte. >> Disse Dj, guidando l’uomo fin dentro la stanza dove Camilla aveva disfatto il letto.
<< Poggiala qui. >> Bisbigliò Camilla
Beto non se lo fece ripetere due volte e posò la ragazza sul letto per poi coprirla con la calda coperta.
<< Adesso potrà riposare in pace. >>
<< Immagino che, quando ha scoperto di dover sposare un ragazzo che nemmeno conosceva, tutti i suoi sogni saranno caduti uno dopo l’altro. >> Disse Camilla, amareggiata
<< Povera principessa, non ha avuto la fortuna che avete avuto voi due… >> Disse, lasciando a metà la frase, sapendo perfettamente che i due ragazzi avevano capito.
Infatti, sgranando gli occhi, i due si guardarono.
<< Beto! >> Esclamarono in coro raggiungendo l’uomo in cucina, che intanto se la rideva sotto i baffi.
 
Tossì di nuovo, mentre il vento soffiava forte e gli occhi si chiudevano per la stanchezza.
Le palpebre si facevano sempre più pesanti, e aveva bisogno di dormire, altrimenti sarebbe crollato nella sabbia arida.
Alzò a fatica lo sguardo e scorse, in lontananza, una casa.
Doveva andare li e chiedere di poter rimanere per un po’, giusto il tempo di riposarsi.
 
Violetta si svegliò, in quel luogo sconosciuto.
Si scoprì e rabbrividì: faceva proprio freddo. Si alzò dal letto e prese la coperta, avvolgendosela sulle spalle.
Aprì la porta e si ritrovò in un salone. Chi l’aveva portata li?
Poi ad un tratto ricordò: la fuga, Francesca, Beto, il viaggio sul cavallo, poi lei si era addormentata…
Vide una porta e la aprì, ritrovandosi davanti una distesa immensa di sabbia.
Rimase a bocca aperta, e si strofinò gli occhi quando si alzò il vento.
Stava per rientrare dentro, al sicuro, quando vide qualcuno avvicinarsi.
Socchiuse gli occhi e lo guardò bene: per quanto era lontano, sapeva benissimo che quella non poteva essere Beto.
Rimase come un palo a guardare la figura che si avvicinava e che arrivava a, ormai, pochi passa dalla porta.
<< C-chi sei? >> Chiese titubante la ragazza
Quando il ragazzo alzò la testa, Violetta lo guardò dritto negli occhi e si meravigliò di come potevano avere un color verde smeraldo così meraviglioso.
E poi, quel ragazzo aveva qualcosa che l’aveva colpita dritta al cuore.
Il ragazzo fece per parlare, quando ad un tratto si accasciò a terra, privo di forze.

*Angolo Autrice*
Dopo essere sparita per una settimana, SONO TORNATA :D 
Spero che qualcuno si ricordi ancora della mia storia xD
In questo capitolo incontriamo due nuovi personaggi: Camilla e Dj, i 'guardiani del confine'. Che non sono indifferenti l'uno all'altra ;)
Violetta arriva con Beto a casa loro e, al suo risveglio, incontra il nostro Leon, che non fa in tempo a parlare perché, troppo stanco, sviene. 
Cosa succederà adesso? Si risveglierà il nostro giovane re in fuga? E Vilu...cosa preverà per lui? ** Scopritelo al prossimo capitolo :3

Dedico questo capitolo a Syontai, che in questo periodo non sta molto bene... So che shippi i nostri amati Leonetta come non mai, e ti dedico il capitolo in cui si incontrano u.u E ti perdono, anche se a volte scompari xD Ahaha, ti voglio bene Syonti :3 <3<3
Grazie anche a tutti quelli che mi seguono assiduamente *O*

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Capitolo 5
*** Un nuovo Re per il Regno di Sol ***


Un nuovo Re per il Regno di Sol
<< Sire, la Principessa non è nelle sue stanze. >>
La domestica, entrata poco prima nella stanza, fece un inchino e si allontanò.
Il re German, per un attimo, rimase perplesso: cosa voleva dire tutto quello? Violetta non era uscita, ne era certo.
Si alzò dal trono ed uscì dalla sala; si recò nella camera da letto della figlia e la trovò vuota, proprio come gli aveva riferito la domestica poco prima.
Dove poteva mai essersi cacciata?
Ad un tratto gli fu tutto più chiaro: sicuramente si era recata nella biblioteca per studiare.
Salì le scale che portavano al quarto piano della reggia e girò a destra; sul fondo del corridoio c’era una porta di legno di quercia sul quale era inciso il simbolo del Regno.
I pomelli tondi, d’oro antico, indicavano l’alta importanza che la famiglia Castillo aveva ormai da anni.
German aprì la porta ed entrò, ma il tavolo dove di solito usava studiare la figlia, al centro della stanza, era vuoto.
Iniziò a cercare in mezzo a tutti quegli scaffali che contenevano libri voluminosi e polverosi, ma di Violetta nessuna traccia.
<< Sire, cosa ci fai lei qui? Posso aiutarla? >> Chiese un uomo basso e tarchiato entrando nella biblioteca.
<< No tranquillo, stavo andando via. >>
German stava per uscire dalla biblioteca ma si fermò e si voltò verso il bibliotecario.
<< Ascolta, per caso hai visto Violetta in giro questa mattina? >>
L’uomo ci pensò un po’ su toccandosi la folta barba.
<< No, stamattina non l’ho proprio vista. >> Disse << Adesso che ci penso…l’ultima volta che l’ho vista è stato ieri sera, prima di andare a letto. >>
<< Dove? >> Chiese German, ormai agitato.
Il bibliotecario non stava mai fermo, stava in tutti i posti tranne che in biblioteca, era possibile che non l’avesse vista nemmeno di sfuggita?
<< Qui in biblioteca, sfogliava un vecchio libro sulla storia del nostro Regno… >>
<< Grazie. >>
<< Di nulla, Sire. >> L’uomo fece un piccolo inchino e tornò al suo lavoro tra gli scaffali.
German chiuse la porta e percorse, teso, tutto il corridoio.
<< Violetta!! >>
Urlò più volte il nome della figlia, nella speranza che la ragazza lo sentisse e che corresse dai lui; ma niente, Violetta era come sparita nel nulla.
Ritornò nella sua camera, sperando che la ragazza fosse tornata li dopo una passeggiata fuori dal castello, ma la trovò come prima: vuota.
Iniziò a cercare ogni indizio che poteva dirle dov’era Violetta, o come se lei potesse uscire da sotto il letto.
Cercò ovunque, anche dentro gli armadi, poi si sedette sul letto, abbattuto.
Sospirò, pensando che aveva setacciato tutta la camera senza trovare un bel niente, quando la sua attenzione venne attirata dalla scrivania di legno bianco che stava proprio di fronte al letto.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Sicuramente avrebbe trovato qualcosa nel cassetto.
Si alzò dal letto e fece il giro della scrivania, poi aprì il tiretto e sorrise, vedendo l’oggetto che stava al centro.
<< Hai fatto centro German, di nuovo. >>
Prese il diario segreto della figlia e lo guardò, indeciso sul da farsi. Forse non doveva aprirlo, era di esclusiva proprietà della ragazza, e lui non aveva diritto a ficcare il naso negli affari privati della sedicenne.
Stava per riporlo nella scrivania, quando si bloccò.
<< Al diavolo la riservatezza, io sono suo padre, ho diritto a farlo. Devo controllarla, altrimenti chi lo fa? >>
Aprì il diario e iniziò a sfogliarlo, senza soffermarsi più di tanto sulle scritte e sui disegni.
Scocciato, andò direttamente all’ultima pagina scritta, che risaliva alla sera prima, e iniziò a leggerla.
 
“Caro diario,
sono in camera mia, nel letto. È quasi mezzanotte, e l’ora della partenza si sta avvicinando.
Ho preparato l’essenziale per il viaggio e per rimanere fuori dal mio Regno per un bel po’, almeno fino a quando non avrò capito quale sarà il mio futuro…
Mi dispiace tantissimo lasciare la mia famiglia e tutti quelli che mi vogliono bene, ma scappare è l’unico modo per allontanarmi dal mio triste destino.”
 
<< Signor German, cosa sta facendo lei qui? >>
Francesca entrò nella camera di Violetta e rimase impalata vicino alla porta nel vedere la scena che le si presentava davanti.
<< Violetta è scappata. >>
La ragazza spalancò gli occhi: ormai il re l’aveva capito, e lei non voleva nemmeno immaginare quello che sarebbe successo.
 
Il saggio Pablo camminava a passo svelto tra i corridoi del palazzo, come se ad un tratto dovesse staccarsi dal suolo, agitato. Quando raggiunse la sala delle riunioni si fermò e, dopo una attimo di esitazione, entrò.
<< Buongiorno. >> Salutò con aria altezzosa i presenti, non tanto per sottolineare la sua importanza a corte, ma per non farsi vedere debole agli occhi del pubblico.
Si sedette al tavolo e guardò le persone sedute vicino a lui: Esmeralda, Gregorio, la Principessa Ludmilla e i due funzionari del Regno.
<< Siamo qui oggi per decidere il da farsi. >> Aggiustò dei fogli accanto a lui << Vista la cacciata di Leon dal Regno, il trono è rimasto vuoto. Dobbiamo decidere, prima che questa situazione porti ad una rivolta, a chi far passare il potere. >> Spiegò, serio.
 << Facile a dirsi, Pablo. La politica del Regno impedisce ad una principessa di salire al trono, e sai bene che Esmeralda non può governare da sola. Quindi, siccome il parente più prossimo è… >>
<< Io! Io devo salire al trono! >> Esclamò Gregorio, bloccando il funzionario che rimase con la bocca aperta e le parole morte in gola.
<< Gregorio per favore, calmati. Tu non puoi decidere, >> Disse esasperato << non hai ne il potere ne il diritto di importi come sovrano. >>
<< Stupide leggi. >> Bisbigliò sperando di non farsi sentire, ma l’occhiataccia che Pablo gli rivolse gli fece capire che non era servito a nulla.
La riunione proseguì per ore, anche se la soluzione, ormai, era decisa dall’inizio; nessuno voleva accettarla, ma alla fine era palese che era l’unica strada da seguire.
Gregorio, il fratello del re Juan Vargas, nonché suo parente più prossimo, divenne Re quello stesso giorno, dando il via ad una politica che, di li a poco, avrebbe cambiato radicalmente il Regno di Sol.
<< Adesso sono io il Re, e nessuno potrà fermarmi! >> L’uomo, nel buio della sua camera, rise malvagiamente, osservando, dall’alto, il territorio circostante.
Intanto, con l’orecchio appoggiato alla porta, Maxi ascoltava tutto, atterrito.
<< N-Nata hai sentito? >> Domandò alla ragazza accanto a lei, che annuì impercettibilmente.
<< Dobbiamo cercare Leon. >> Affermò il ragazzo
<< Coma facciamo? Chissà dove sarà adesso! >>
<< Dobbiamo riportarlo qui, a tutti i costi! >> Batté il piede a terra, convinto << Lui è l’unico che può risolvere ques… >>
Non fece in tempo a finire la frase che la porta si aprì, e i due ragazzi si ritrovarono Gregorio davanti, che lo guardava con un sorriso sadico.
<< Guarda chi abbiamo qui, due spioni! Volete andare a cercare l’ex “re”? >> Disse, mimando le virgolette.
I due ragazzi si guardarono spaventati, poi cercarono di scappare.
<< Dove vai Maximiliano? >> L’uomo lo fermò per un braccio << La prima cosa che devo fare è eliminare tutti quelli che mi vogliono mettere i bastoni tra le ruote, e voi sarete i primi. >>
Nata deglutì spaventata, e quando Gregorio lasciò Maxi corse ad abbracciarlo.
<< State tranquilli, non voglio mica uccidervi. Voglio solo cacciarvi dal Regno, come ho fatto con Leon. >> Schioccò le dita << Guardie, cacciate questi due. >>
 
Violetta era seduta su una sedia accanto al letto dove Beto, al suo ritorno, aveva disteso il ragazzo che era svenuto; la giovane l’aveva trascinato fino al camino con il fuoco, e l’aveva tenuto al caldo come meglio poteva.
Il ragazzo, di cui non conosceva nemmeno il nome, dormiva beato sotto le calde coperte di lana, mente Violetta si occupava di lui cambiandogli, ogni tanto, la pezza sulla fronte bagnata con l’acqua fredda. Aveva un po’ di febbre, dovuta al fatto che non dormiva da tanto e che le intemperie lo avevano indebolito.
<< Quando si sveglierà? >> Chiese Violetta, preoccupata
<< Vilu cara, >> Disse Beto, vicino alla porta << stai tranquilla e lascialo riposare. Vieni di la, lasciamolo solo. >>
La ragazza negò con la testa.
<< Fai come vuoi, io vado da Cami e Dj in cucina. >>
L’uomo uscì dalla stanza e chiuse la porta alle sue spalle.
Violetta guardò quel ragazzo: sembrava un angelo mentre dormiva, e, anche se non lo conosceva, aveva capito che era una brava persona e le ispirava fiducia.
Gli accarezzava i capelli, quasi per farlo rilassare, quando il ragazzo si mosse.
Si mosse e aprì gli occhi, ritrovandosi davanti la ragazza che aveva visto prima di cadere a terra.
Violetta lo guardò e gli sorrise, per rassicurarlo, perdendosi di nuovo in quei meravigliosi occhi verdi.

*Angolo Autrice*
Ciauuuu a tuuuutti! :D
Ecco a voi il capitolo cinque :3 German ha capito che Violetta è scappata, e nessuno sa come reagirà e cosa farà (Anche se sembra che Fran lo abbia già immaginato!).
Gregorio è riuscito nel suo intento, ed è diventato Re...adesso vedremo cosa combinerà al povero Regno di Sol D:
Violetta si sta prendendo cura del povero-ragazzo-dagli-occhi-verdi, e lui si sveglia, trovandosi davanti una ragazza sconosciuta.
Cosa farà? Si innamorareà di lei? Lo scoprirete, tranquilli u.u
Dedico il capitolo a Morgana1994 per aver recensito la mia storia con assiudità fino ad ora *-* <3
E grazie a tutti quelli che la seguono :3
Alla prossima, Minori ;D

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Capitolo 6
*** Francesca in pericolo. ***


Francesca in pericolo.
 
Leon guardò la ragazza sconosciuta, poi spostò lo sguardo sul soffitto di un colore bianco spento, opaco.
“Questo non è il soffitto della mia camera.” Pensò
Cercò di ricordare qualcosa, ma la forte emicrania lo costrinse a chiudere gli occhi e a mettere fine ai suoi pensieri.
Si posò una mano sulla fronte, toccando così il panno freddo che qualcuno aveva posato sopra.
<< Ti sei svegliato. >>
La voce femminile, dolce e tranquilla, che giunse alle sue orecchie gli fece ricordare la ragazza che aveva incrociato i suoi occhi quando li aveva aperti.
Leon si tolse il panno bagnato dalla fronte e si mise a sedere sul letto, quando un brivido di freddo gli pervase la schiena; Violetta se ne accorse e, sotto gli occhi del ragazzo, prese una coperta e gliela posò sulle spalle.
Il ragazzo arrossì alla vicinanza di quella ragazza: aveva un buon profumo, ed era così gentile…
<< Ecco, così eviti di prendere freddo. >>
La ragazza si allontanò da lui e si sedette di nuovo sulla sedia.
<< D-dove sono? >> Chiese Leon, guardandosi intorno
<< Sei a casa dei due Guardiani di Confine, nella Terra di Nessuno. >>
Quel nome gli fece ricordare tutto: l’accusa, la fuga nella notte, la tempesta, la casa in lontananza e…quella ragazza.
<< Sei svenuto qui fuori, davanti la porta di casa. Mi sono presa cura di te fino ad adesso. >> Spiegò Violetta, sorridendo.
<< Grazie…ehm…come ti chiami? >>
<< Violetta. >> Disse, porgendogli la mano in segno di saluto.
Leon la prese e, come gli era stato insegnato, la baciò, da vero gentiluomo.
<< Sono Leon, Leon Vargas. >>
Violetta arrossì impercettibilmente a quel gesto: quel ragazzo era tutto il contrario di Diego, lo aveva capito appena l’aveva visto, e poco prima ne aveva avuto la conferma.
Era quel tipo di ragazzo che lei desiderava fin da bambina…
 
German richiuse il diario e lo ripose nel cassetto, visibilmente arrabbiato.
<< Non ci posso credere! >> Urlò uscendo dalla stanza, dopo aver spinto Francesca con una mossa del braccio.
<< S-signor German, cosa vuole fare? >>
<< Cercare mia figlia, Francesca. Non può essere andata lontano, e sicuramente qualcuno l’ha aiutata. E giuro che se scopro chi è il complice…me la pagherà molto cara. >>
Francesca sentì l’impulso di piangere: corse via e si rinchiuse nella sua camera, scoppiando in lacrime.
Il pensiero delle ultime parole del re le fecero chiudere lo stomaco, e un conato di vomito si impadronì della sua gola, rendendola arida come il deserto in cui l’amica era fuggita.
German arrivò trafelato nella camera della moglie mentre questa si aggiustava tranquillamente i lunghi capelli.
<< Cos’hai caro? >> Chiese preoccupata vedendo l’espressione del viso del marito
L’uomo si sedette sul letto e tirò un respiro profondo.
<< Violetta non c’è, è scappata. >>
<< C-cosa? Quando?! >> Domandò la donna alzandosi di scatto dalla sedia
<< Stanotte suppongo, l’ho letto nel suo diario. >>
<< Oh mio Dio. Cosa facciamo adesso? Non capisco, è una ragazza così tranquilla, non le manca nulla, perché l’ha fatto? Chissà dove sarà ora, con chi… >>
<< Dobbiamo cercarla Angie. Dobbiamo riportarla qui, altrimenti il patto del matrimonio non potrà mai andare a buon fine. >> Disse con i pugno stretti << Prima che il Rafael Dominguez decida di firmare il patto… >>
 
Lara era sempre stata una ragazza forte e decisa.
La sua famiglia, benché appartenente al Regno di Fa e legata molto ai regnanti per via della devozione che il capofamiglia aveva verso il Re German, non era mai stata di condizioni molto agiate. Inoltre, i genitori di Lara erano sempre stati indaffarati con il lavoro, e non le avevano mai dato molte attenzioni.
Quando poi, all’età di dieci anni, era rimasta orfana e sola, la Regina Angie aveva deciso, con il consenso del re, di prenderla con se alla reggia, per ripagare in qualche modo la famiglia per il lavoro svolto.
Non sapeva bene il perché, ma non riusciva proprio a sopportare Violetta…
All’inizio aveva provato ad esserle amica, aveva provato a volerle bene, ma non c’era riuscita: lei era troppo precisina, troppo perfetta, aveva tutto, poteva desiderare tutto e averlo senza il minimo sforzo, aveva due genitori che si occupavano di lei e che le volevano bene.
Lei non aveva avuto nulla di tutto quello: i genitori le volevano bene, ma non gliel’avevano mai dimostrato apertamente. Mentre la principessa poteva mangiare tutto quello che voleva, anche i piatti più pregiati, lei molto spesso si accontentava di alcuni legumi scotti e di un po’ di pane.
Erano l’una il contrario dell’altra. E per questo non potevano andare per niente d’accordo.
L’aveva vista scappare quella sera: si era alzata per scendere in cucina a prendere un bicchiere d’acqua, quando aveva visto due figure camminare in punta di piedi verso una finestra aperta.
All’inizio aveva pensato a dei ladri, e aveva avuto l’idea di scappare e correre a chiamare qualcuno, ma poi la luce della luna aveva illuminato il volto delle due giovani, che si erano rivelate essere…Violetta e la sua amica Francesca.
Aveva spalancato gli occhi, e aveva pensato che quello sarebbe stata la sua opportunità per mettere nei guai la principessina e per farle vedere che anche lei poteva non essere poi così perfetta. Inoltre, avrebbe preso due piccioni con una fava: l’avrebbe fatta pagare anche a Francesca.
Lara entrò nella sala del trono dove il re si torturava le mani, nervoso, e aveva un sguardo preoccupato e teso. Si avvicinò e si inchinò.
<< Sire, le vorrei dire una cosa. >>
<< Dimmi tutto. >> Disse German, cercando di apparire più calmo possibile << Ma fai veloce, ho un incontro importante. >>
<< Ecco… >>
La ragazza si fermò di colpo, pensando a come raccontare quello che aveva visto la notte prima.
<< Lara non farmi perdere tempo, ho da fare! >> Esclamò il re, leggermente adirato.
<< Ho una notizia che potrebbe aiutarla: ieri notte mi sono svegliata per bere e ho visto la principessa Violetta scappare insieme a Francesca. >>
German sgranò gli occhi a quelle parole: possibile che Francesca, la migliore amica di Violetta, quella che considerava come una figlia, quella di cui non avrebbe mai sospettato…avesse aiutato la principessa a scappare?
<< Grazie Lara. >> Disse German facendo segno alla ragazza di uscire dalla sala << Chiamatemi Francesca, subito! >> Ordinò alla servitù.
Nel corridoio, mentre tornava alle sue faccende, Lara sorrise, soddisfatta: adesso nessuno avrebbe potuto fermare l’ira del re nei confronti della dama di compagnia della principessa.
Quando la domestica si recò nella camera di Francesca per dire che il re la cercava, la mora iniziò a preoccuparsi: perché il re voleva vederla così urgentemente? Che avesse scoperto qualcosa sulla fuga? Scacciò quei pensieri e uscì dalla stanza; arrivò davanti alla sala del trono e tirò un respiro profondo, bussò ed entrò.
<< Sire, mi hanno detto che volete parlarmi. >> Disse inchinandosi
<< Francesca, mi hanno detto che sei stata tu ad aiutare Violetta a scappare. >>
La ragazza spalancò gli occhi e il cuore iniziò a batterle forte. Chi poteva aver detto tutto?
<< I-io… >>
<< Dimmi la verità: quello che mi hanno detto è vero? Sei stata tu? >>
<< I-io posso spiegarle tutto… >> Disse Francesca, mentre le lacrime iniziavano e scenderle lungo le guance.
<< Quindi lo ammetti. >> La ragazza abbassò lo sguardo << Speravo vivamente che tutto fosse solo uno scherzo, ma non lo è. E mi dispiace, ma tu qui non sei più la benvenuta. Tocca a te decidere cosa fare: la prigione popolare o la fuga. >>
Francesca non riuscì a rispondere, scoppiò a piangere e corse via, il più lontano possibile dal re e dalla sala del trono.
 
<< Wow Diego! Hai visto quanti vasi pregiati? E i lampadari? Sono di cristallo! >>
<< Marco, sembri un bambino. Finiscila di toccare tutto! Devo solo dire al re che presto verrà mio padre a firmare il patto e poi ce ne possiamo andare. >>
Marco era il miglior amico di Diego, lo stesso ragazzo che avrebbe dovuto sposare Violetta.
A differenza dell’amico, Marco era un ragazzo di buon cuore, ed era l’esatto contrario di Diego; riusciva a capirlo, e proprio per questo erano migliori amici ormai da quando avevano tre anni.
<< Marco ti muovi? Siamo quasi arrivati. >>
I due  ragazzi svoltarono a destra, quando videro una porta aprirsi e una ragazza uscire di corsa, piangendo.
Francesca che, accecata dalle lacrime, correva a testa bassa, si schiantò contro Marco.
<< S-scusami, non ti avevo visto. >> Bisbigliò la ragazza
<< Tranquilla, non mi sono fatto nulla. >> Disse Marco alzandosi e pulendosi i pantaloni con le mani << Posso sapere perché correvi e perché piangi? >>
<< La mia amica, nonché la principessa del regno, è scappata. Il re l’ha scoperto e adesso sono in pericolo: devo scappare, altrimenti finirò nelle prigioni della città. >> Spiegò Francesca, singhiozzando.
<< Oh, una ragazza bella come te in quella prigione schifosa. Smettila di piangere su, forse posso aiutarti. >> Affermò, tirando fuori il suo lato più tenero.
La ragazza fece per parlare, ma venne bloccata.
<< Marco, mentre tu corteggi quella ragazza, io entro così poi possiamo andarcene. >>
Marco lanciò uno sguardo di fuoco all’amico e annuì, mentre Diego entrava nella sala del trono.
<< Buongiorno re German. >> Il ragazzo si inchinò
<< Buongiorno Diego, qual buon vento ti porta qui? >>
<< Sono venuto per avvisarvi che mio padre verrà in questi giorni per firmare il patto per il matrimonio. >>
L’uomo sobbalzò, indeciso sul da farsi: doveva raccontare tutto o annuire e basta?
<< Ecco Diego, devo darti una brutta notizia: ieri notte Violetta è scappata, e dobbiamo rimandare la conclusione dell’accordo. >>
“Ecco di cosa stava parlando quella ragazza!” Pensò il ragazzo
E no, eh! Lui era Diego Dominguez, non poteva ricevere un affronto del genere! Lui doveva sposare quella ragazza, e lei aveva avuto il coraggio di scappare. Doveva solo trovarla, poi gliel’avrebbe fatta pagare cara.
<< Sire, mi dia il permesso di cercarla. La riporterò qui sana e salva. >>
Non aspettò nemmeno la risposta del re, uscì dalla sala e prese per il braccio sia Marco che Francesca.
<< Dobbiamo cercare Violetta e riportarla qui, Marco. >> Disse rivolto all’amico << E tu ci darai una mano! >>
Spostò lo sguardo su Francesca: lei era l’unica che sapeva dove si era nascosta la principessa, e l’avrebbe fatta parlare, con le buone o con le cattive.
 
<< Chissà chi è quel ragazzo. >> Disse Dj, rovistando tra le borse che l’ospite aveva con se
<< Dj! Non si spia tra le cose degli altri! >> Esclamò Camilla, togliendo il mantello del giovane dalle mani dell’amico.
Il rumore di qualcosa che cadeva sul pavimento attirò la sua attenzione: abbassò lo sguardo e, a terra, vicino ai suoi piedi, trovò una spilla dorata.
La prese in mano e la guardò: Camilla aveva già visto quel simbolo…ma dove?
Ad un tratto spalancò gli occhi: quello era…
<< Cami, cosa c’è? >> Chiese Dj, preoccupato
<< Questo è…il simbolo reale del Regno di Sol! >>
Dj e Beto di guardarono, poi guardarono Camilla e, tutti e tre, la stanza dove c’erano Violetta e il ragazzo.
<< Q-quel ragazzo è… >> Bisbigliò Dj
<< …Leon Vargas, il principe del Regno di Sol! >>

*Angolo Autrice*
Ciaooo a tuttiiii :D
Innanzitutto mi scuso per aver aggiornato in ritardo ma ho avuto una settimana pienissima :(
Siccome oggi ho non sono andata a scuola (causa neve xD), ho potuto finire di scrivere il capitolo ;)
In questa 'puntata' conosciamo Lara, la nemica di Violetta e di Francesca, che dice tutto al Re, per " farla pagare" alle due amiche.
E Marco, migliore amico di Diego, tutto il contrario di lui, che si scontra con Fran mentre lei scappa via.
Diego, venuto a sapere della fuga di Vilu, decide di cercarla, servendosi di Francesca.
Dj, Cami e Beto sembrano preoccupati del fatto che quel ragazzo è il principe del Regno di Sol. 
Come mai? Diego troverà Violetta? E come andrà tra Fran e Marco? Scopritelo nel prossimo capitolo ;D
Aspetto recesioni, Minori :3

 

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Capitolo 7
*** Principe e principessa sotto lo stesso tetto. ***


Principe e principessa sotto lo stesso tetto.

Da quando era salito al trono Gregorio non aveva fatto altro che dare ordini a destra e a manca. Aveva persino ordinato la modifica di alcune leggi, tra cui quella della consegna delle tasse, modificando anche la pena per chi non avesse rispettato le nuove norme.
Matias e sua moglie Jackie erano due giovani contadini che, nel tranquillo tardo pomeriggio, ritornavano dal lavoro nei campi.
<< Sai caro, quest’anno il raccolto non è stato dei migliori. >>
<< Ci stavo pensando anche io: abbiamo fatto di meglio. L’uva e i legumi scarseggiano, e le piccole piantine di insalata e di verdura si sono in parte ghiacciate. >>
La donna fece per dire qualcosa quando sentì strani rumori provenienti dalla piccola casa in mattoni. Corse verso la porta e la spalancò, trovandosi davanti una scena orribile: tutto il piccolo salone era stato messo a soqquadro, e quattro guardie della famiglia reale  stavano rovistano nei cassetti e nei mobili, alla ricerca di chissà cosa.
<< Avanti, continuate a cercare. >>
Quella voce, quell’orribile voce! Jackie voltò lo sguardo e nell’angolo vicino al caminetto vide il Gregorio, il nuovo re. Il cuore iniziò a batterle forte e guardò il marito, che era preoccupato quando lei.
Matias prese coraggio e si avvicinò al nobile, fece un inchino e provò a guardarlo dritto negli occhi, senza successo. Parlò, cercando di essere più tranquillo possibile, ma la voce gli tremò lo stesso.
<< S-sire, qual buon vento v-vi porta q-qui, nella casa di un modesto contadino? >>
Il re lo squadrò dalla testa ai piedi, poi sorrise con cattiveria.
<< Ti sei dimenticato di pagare le tasse, questo mese. >>
L’uomo sbiancò. << Posso spiegarle: il raccolto non è stato dei migliori, e al mercato ho dovuto alzare i prezzi, senza successo. Le entrate sono state scarse, e i soldi sono pochi. >>
<< Solo scuse, avreste dovuto trovare un altro modo per pagare. >>
<< Ma è impossibile, come avremmo dovuto fare? >>
Ribatté Jackie, accorgendosi solo dopo delle parole che aveva detto, pentendosi. 
<< Problemi vostri. >> Gregorio fece segno alle guardie << Adesso verrete con noi al castello, li vi aspetta la vostra pena. >>
Le guardie presero di peso i due contadini, che erano increduli e senza parole; uscirono da quella casa e si incamminarono per raggiungere il castello, seguiti da Gregorio che rideva, soddisfatto del suo lavoro, della sua cattiveria. 
Scesi nelle segrete del palazzo reale, i due contadini vennero chiusi in una delle tante celle scure che riempivano l’ala destra della prigione.
<< Voi adesso starete qui, >> Disse una guardia, chiudendo le sbarre << presto verranno a chiamarvi per fare dei lavoretti. >>
Quando la guardia si allontanò, e la porta principale si chiuse con un tonfo, da un angolo della stanza si sentirono dei lamenti.
<< C-chi è la? >> Chiese Matias
Accese uno dei fiammiferi che teneva in tasca e illuminò la piccola cella: nell’angolo in fondo, seduta a terra con la testa nascosta tra le gambe, c’era una bambina.
Piangeva, scossa da singhiozzi che sembravano interminabili.  Jackie si avvicinò a lei e le accarezzò i capelli.
<< Ciao piccola, che ci fai qui? >>
La bambina smise di piangere ma non rispose. “Sicuramente non sarà facile fidarsi, per lei.” Pensò Jackie, doveva solo trovare un modo per far capire alla bambina che lei non era cattiva.
<< Dove sono i tuoi genitori? >> Disse, continuando ad accarezzarle la testa << Con me puoi parlare, io non ti farei mai del male. >>
Come rapita da quelle parole la bambina alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi in quelli della donna, che sorrise.
<< Non so dove sono i miei genitori. Ieri quelle guardie ci hanno portati qui, poi sono venuti a prenderli e non sono più tornati… >>
Matias deglutì, sentendo quel racconto: da quando Gregorio aveva cambiato le leggi, chi non pagava le tasse veniva rinchiuso nelle prigioni, costretto a fare lavori durissimi, e ucciso se si ribellava alle guardie.
Sicuramente quell’uomo e quella donna avevano provato a fuggire, o altro, e le guardie li avevano uccisi a sangue freddo, lasciando la bambina orfana e sola in una cella vuota.
Sicuramente molte, troppe anime innocenti avevano fatto la stessa fine in quegli ultimi due giorni, da quando Juan non c’era più e Leon era fuggito.
Matias si sedette accanto alla bambina e le parlò con tono gentile.
<< Come ti chiami? >>
<< Maria. >>
<< Bene Maria, io sono Matias e lei e Jackie, e d’ora in poi ci prenderemo cura di te. >>
La bambina lo abbracciò e incrociò il suo sguardo: aveva degli occhi azzurri chiarissimi, che sembravano di vetro.
Matias si vide riflesso in quelle pupille, e per un attimo il pensiero che la situazione del Regno di Sol potesse essere cambiata gli attraversò la mente, facendolo sentire più sollevato.
 
Maxi e Nata erano vicino al cancello secondario del palazzo, lo stesso da dove Leon era uscito due giorni prima.
<< Oh Maxi, non voglio lasciare Ludmilla e andarmene dal regno. >> Piagnucolò la riccia, con lo sguardo perso a guardare la struttura enorme che si stagliava davanti a lei.
<< Avanti Nata, abbiamo un compito da portare a termine: dobbiamo trovare e riportare qui Leon. È l’unico che può far tornare tutto alla normalità, riprendendo il potere. >>
<< Ma come possiamo noi due a trovarlo? Voglio dire, non abbiamo indizi! >>
<< Vedrai che ce la faremo! >> Disse prendendo per mano la ragazza << Ci vorrà tempo e impegno. >>
<< E tanta fortuna. >> Bisbigliò lei, afferrando con una mano la borsa che aveva poggiato a terra.
Maxi la guardò e sorrise, si aggiustò la sacca sulle spalle e iniziò a camminare con al fianco Nata e nel cuore una sola speranza: ritrovare Leon.
 
E se da un lato il viaggio era iniziato, dall’altro la partenza era imminente.
<< Allora, dove si nasconde la principessa? >> Diego era seduto sul muretto fuori dalle mura del regno.
A quella domanda Francesca alzò la testa. << Non lo so. >>
Era l’ennesima volta che le faceva quella domanda, e lei aveva sempre risposto così.
<< Sto iniziando a spazientirmi. >> Disse Diego, scendendo dal muretto e afferrando Francesca per il polso << Adesso dimmi dove sta Violetta, altrimenti ne pagherai le conseguenze. >>
Strinse ancora di più il braccio, facendole male.
Marco, che era rimasto in un angolo tutto quel tempo, si precipitò dai due, allontanando subito l’amico dalla ragazza.
<< Diego, le fai male così! >> Urlò contro l’amico << Non puoi trattare male tutti solo per i tuoi comodi. >>
<< Marco, se non usiamo la violenza non caveremo un ragno dal buco. >>
<< Ne sei convinto? >> Disse il ragazzo, guardando Francesca. La prese per la mano e l’aiutò a salire sul cavallo  << Diego, vuoi ritrovare Violetta? Bene, allora partiamo. >>
Diego guardò l’amico: da quando in qua era così determinato? Non sapeva perché, ma quella ragazza c’entrava qualcosa.
Montò a cavallo e raggiunse Marco; viaggiavano in silenzio, mentre pian piano il sole tramontava dietro le montagne.
 
Leon scostò le coperte e raccolse tutte le energie che aveva per alzarsi: Violetta non c’era per aiutarlo, era andata in salone a riposare e non voleva disturbarla, ma non voleva rimanere un minuto di più in quel letto. Aveva bisogno di darsi una sciacquata, di sgranchirsi un po’ le gambe.
E poi doveva rimettersi in viaggio per scoprire il segreto di quelle terre.
Raggiunse la porta dall’altra parte del letto ed entrò: il bagno non era molto grande, ma meglio di niente in quel vasto deserto.
Fece quello che doveva fare e tornò nella camera. Guardò il letto scoperto e proseguì dritto, aprì la porta che dava sul soggiorno e la attraversò; la richiuse alle sue spalle e, proprio in quel momento, i tre presenti lo guardarono e gli sorrisero.
<< Vedo che ti senti meglio. >> Disse l’uomo, l’adulto di quella casa.
Leon annuì, poi guardò il modesto letto posizionato vicino al camino: Violetta era li, dormiva rilassata, con un dolce sorriso sulle labbra.
<< Era molto stanca, si è presa cura di te senza sosta. >>
<< Lo so. >> Indossò il mantello e prese le sue cose raccolte in un angolo << Salutatela e ringraziatela ancora da parte mia quando si sveglia. Grazie di tutto e arrivederci. >>
Beto, Dj e Camilla si guardarono.
<< Perché te ne vai? >> Chiese la rossa
Leon si dimostrò titubante a rispondere: di certo non voleva dire che era stato cacciato dal regno.
<< Sono in viaggio per scoprire la storia di questo deserto. >>
<< Te la racconto io la storia delle terre di nessuno. >> Beto si alzò e chiuse la porta, guardando il ragazzo << Siediti. >>
Leon si sedette alla sedia in silenzio.
<< La storia di queste terre risale a venti anni fa, quando Juan Vargas e German  Castillo salirono  al trono. >>
<< M-mio padre? >> Violetta e Leon parlarono all’unisono, rimanendo con la bocca aperta per lo stupore.
<< Esatto. >> Beto li guardò << Violetta Castillo ti presento Leon Vargas, principe del Regno di Sol. Leon Vargas ti presento Violetta Castillo, principessa del Regno di Fa. >>
 
Maria aprì gli occhi e li puntò sul soffitto della cella.
<< Adesso sanno veramente chi sono…adesso la guerra potrà avanzare, nessuno li potrà fermare. >>
Poi ritornò a dormire, tranquilla, sotto lo sguardo scioccato di Matias e Jackie.  

*Angolo Autrice*
Acciderbolina :O E' un mese (e più) che non aggiorno! Spero che qualcuno si ricordi della mia storia D:
Comunque...il questo capitolo conosciamo tre nuovi personaggi: Matias e Jackie, due poveri contadini che vengono spediti in carcere per non aver pagato le tasse, e Maria, una bambina senza genitori, indifesa e sola, che ci lascia un po' sorpresi nell'ultima parte del capitolo O.o
Cosa vorrà dire con quella frase? Lo scoprirete, fidatevi ;)
Maxi e Nata partono, sebbene quest'ultima sia un po' titubante...
Diego cerca di far parlare, con la forza, Francesca, ma interviene Marco a proteggerla (Che dolce *-*).
Leon vuole andarsene per rimettersi in viaggio, ma Beto lo ferma proponendosi di raccontargli la storia di quelle terre senza nome...
Violetta e Leon sanno chi sono, e ben presto scopriranno cosa c'entrano i loro genitori con quella storia.
Bene, si fa più interessante no? xD
Un buon proposito per quest'anno sarà quello di riuscire ad aggiornare ogni domenica (forse a volte anche di sabato pomeriggio!), sperando di riuscirci u.u
Ah, ultima cosa...BUON 2014 A TUTTI QUELLI CHE SEGUONO LA MIA STORIA (anche se un po' in ritardo. Mi scuso :c)
Adesso vado, grazie a tutti :3 

 

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Capitolo 8
*** Leon, la guerra non è tra noi due. ***


Leon, la guerra non è tra noi due.

<< Posso sapere cosa c’entra mio padre con questa storia?! >> Chiese Leon, adirato perché avevano tirato in ballo il defunto genitore, apparentemente senza motivo.
<< Calmo ragazzo, il racconto è ancora all’inizio. >>
Leon si appoggiò allo schienale della sedia mentre Violetta si metteva seduta sul letto.
<< Voi sapete che i vostri due Regni sono in conflitto, no? >> Chiese
Violetta negò con la testa, mentre Leon affermò che il padre gli aveva accennato qualcosa prima di morire, ma senza scendere troppo nei particolari.
<< Il conflitto dura da anni ed iniziò quando le politiche espansionistiche portarono i due Re a contendersi il territorio che si trova tutt’ora in mezzo ai due regni. Le due fazioni cominciarono a scontrarsi in guerre sanguinose; nessuno riuscì a vincere, e la soluzione al problema non era stata trovata. Così venne stipulata una legge che vietava agli abitanti dei due Regni di inoltrarsi in quel territorio, che venne ribattezzato ‘Terra di Nessuno’.
Dopo questo accordo i due Re, così come i due popoli, non hanno mai riallacciato i rapporti, continuando a governare come se nulla fosse accaduto. >>
<< Non capisco perché mio padre mi ha tenuto nascosto tutto! >>
<< Raccontandoti la storia della Terra di Nessuno, avrebbe dovuto raccontarti per forza anche le lotte tra i due regni, e avrebbe tirato in ballo anche il Re Castillo. >>
<< Solo scuse. Sono suo figlio, erede al trono. >>
<< Leon, sapeva benissimo chi eri e quello che saresti diventato, ma a volte ricordare il passato fa male. Soprattutto se quel passato si poteva evitare. >>
Leon non sapeva a cosa pensare: da un lato era arrabbiato con il padre per avergli nascosto quella storia, dall’altro sapeva che Beto aveva ragione.
Rinchiuso nel silenzio più assoluto si alzò ed uscì dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle.
Alzò lo sguardo al cielo e vide le nuvole che camminavano spostate dal vento.
Il suo pensiero volò a Juan Vargas, quando qualcuno gli toccò una spalla: si voltò, trovandosi Violetta che lo guardava sorridente.
<< Io e te siamo Principi di due regni in continua lotta fredda, non dovremmo nemmeno parlarci. >>
<< Questa lotta fredda prima o poi dovrà finire, e nulla ci vieta di parlare. La guerra è tra i nostri padri e i nostri regni, non tra noi due. >> Violetta sorrise, mostrando due occhi pieni di felicità e di voglia di vivere.
Leon si fece condizionare da quel sorriso, e sorrise a sua volta, quasi senza accorgersene.
Quella ragazza aveva un effetto straordinario su di lui: riusciva a farlo sentire a suo agio, riusciva a farlo smettere di pensare anche solo per un momento alle cose negative.
Non sapeva perché, ma sentì il desiderio di stringerla forte, quasi come se non volesse lasciarla andare. Ma scacciò quel desiderio, sempre frenato dal pensiero delle lotte accadute venti anni prima. Oppure quella era solo una scusa per non ammettere quello che stava succedendo dentro di lui?
Inconsciamente si stava innamorando di quella ragazza.
 
<< Maxi, possiamo fermarci un po’? Sono stanza, e ho qualcosa nella scarpa! >> Nata, che cercava di raggiungere Maxi che proseguiva davanti a lei a passo di marcia, pronunciò quelle parole con una voce cantilenante.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e si girò, un po’ esasperato.
<< Nata, è la terza volta che me lo chiedi! Ti ho già detto che manca poco per raggiungere il confine e… >>
<< Arrivati li ci fermeremo, ho capito! >> Continuò la ragazza, imitando la voce di Maxi.
<< Ecco brava. Adesso andiamo. >>
La ragazza si affiancò all’amico e riprese a camminare, quando ad un tratto un dolore allucinante le pervase il piede destro. Si fermò di colpo e cadde in ginocchio a terra, con una smorfia di dolore dipinta sul viso.
<< Nata cosa c’è? >> Chiese Maxi, inginocchiandosi accanto a lei, preoccupato.
<< Non riesco a muovere il piede! >> Disse, con gli occhi lucidi, indicando la fonte del dolore
Senza farselo ripetere due volte, Maxi tolse la scarpa alla ragazza, giusto in tempo per veder uscire un insetto che non aveva mia visto. Allungò la mano che teneva la scarpa e lo uccise.
<< C-cos’è quel coso? >> Chiese schifata e preoccupata la ragazza
<< Mmh. Non ne sono sicuro, ma credo sia una specie di scorpione. >> Disse il ragazzo guardando il piede della ragazza
Nata soffocò un urlo quando Maxi gli toccò il punto che del piede un po’ gonfio.
<< Dobbiamo subito curare la parte punta, potrebbe infettarsi irrimediabilmente. Torniamo nel Regno, li potranno aiutarci. >>
<< No! Dobbiamo trovare Leon, non possiamo tornare indietro dopo aver fatto tutta questa strada. >>
<< Prima vuoi fermarci e poi vuoi continuare? Il veleno sta facendo effetto. >>
<< Cretino! >> Nata gli diede uno schiaffo sulla testa << Allora, aiutami ad alzarmi! >>
Il ragazzo fece come gli era stato detto, ma appena la ragazza posò il piede a terra cacciò un urlo di dolore.
<< Non puoi camminare, sali sulle mie spalle. >> Maxi si accovacciò davanti a Nata e le fece segno di salire su di lui
<< Ma sono pesante e… >>
<< Nata muoviti! >> Senza volerlo parlò con tono autoritario, quasi per ordinarglielo.
Nata salì sulle spalle del ragazzo e questo si rimise in posizione eretta.
<< Andiamo! >>
E mentre Nata si stringeva forte a lui, il ragazzo arrossì a quella vicinanza. Da quando quella ragazza aveva messo piede a palazzo, aveva sempre mostrato verso di lei un desiderio di protezione. A lungo andare Nata aveva abbandonato la sua timidezza e i due erano diventati amici, e Maxi non aveva mai ignorato quell’affetto che provava per lei, che adesso iniziava a crescere, manifestandosi sotto forma di qualcosa che superava l’amicizia.
Parallelamente a lui, Nata pensava alla stessa cosa, e al forte sentimento che provava per quel ragazzo, quello di cui aveva parlato solo a Ludmilla.
Maxi voltò la testa e vide il volto della ragazza, tranquillamente addormentata. Scottava un po’, forse colpa del veleno e in parte della stanchezza.
<< Una mia amica, Camilla, abita nel mezzo delle Terre che separano i due Regni. Lei potrà aiutarci, vedrai. >> Bisbigliò rivolto alla ragazza, dandole  poi un piccolo bacio sulla fronte.
 
Intanto, nelle segrete del Regno di Sol, Matías camminava avanti e indietro per la cella, preoccupato.
<< Cosa avrà voluto dire con quella frase? >> Chiese rivolto alla moglie
<< Caro, se lo sapessi te lo direi. Ma solo lei sa cosa voleva intendere con quelle parole. >>
<< Il fatto è che sembra non ricordarsi nulla! Come se fosse stato tutto un sogno… >>
L’uomo guardò Maria mentre questa giocava con una trottola che era stata costruita da lui stesso con un pezzo di legno. La bambina di sentì osservata e voltò lo sguardo, sorridendo.
<< Jackie, la bambina non può rimanere qui. >> Disse, serio
<< E dove dovrebbe andare? >>
L’uomo si avvicinò all’orecchio della moglie e bisbigliò qualcosa.
<< Scappare?! >> Il marito gli fece segno di abbassare la voce << Tu vuoi scappare e arrivare fino al Regno…di Fa? >>
<< Si. Se scappiamo e rimaniamo qui ci troveranno, se invece raggiungiamo l’altro regno saremo più al sicuro. >>
<< Ma non ci permetteranno di entrare! >>
<< Noi no, ma la bambina si. La Regina è conosciuta da tempo per avere un cuore gentile verso chi ha bisogno di aiuto. >>
Jackie guardò Maria, ripensando a quelle parole. Poi guardò il marito.
<< E va bene. Ci proveremo, sperando che tutto vada per il meglio. >>
<< Credo di avere già in mente il piano. Stasera lo metteremo in atto, quando la guardia notturna verrà a controllare. >> Matías sorrise, pronto a quella sfida.
 
Erano su quei cavalli da ore. Avevano perlustrato il Regno da capo a fondo, senza successo.
<< Diego, adesso dove siamo diretti? >>
<< Non lo so. Ma continueremo a cercare, finché non la troveremo. >>
<< Ma non abbiamo indizi, non sappiamo dover cercare, Francesca si è addormentata per la stanchezza e le palpebre mi si chiudono da sole! >>
<< E non lamentarti sempre. Non possiamo fermarci, ho promesso al Re che l’avrei riportata a casa. Ne va anche del mio orgoglio. >>
<< L’orgoglio. Pensi solo a quello. >>
<< Cosa ne sai tu? >> Chiese adirato, guardandolo
<< Ti conosco troppo bene. Da bambino non riuscivi a farti amici per questo fatto: sempre gli altri dovevano chiedere scusa, tu non lo facevi mai, il tuo orgoglio te lo impediva e te lo impedisce. >>
<< Hai finito di farmi la predica? >>
<< Sono tuo amico, ci tengo a te. >>
<< Eppure prima hai preferito proteggere la ragazza, invece di aiutarmi a farla parlare. >>
<< Sono due cose diverse! Quando esageri, esageri e basta! Le stavi facendo male, è normale che preferivo proteggerla invece di torturarla con delle domande! >>
<< Spero solo che il tuo buon cuore si limiti a volerla difendere… >>
<< Cosa vuoi dire? >> Non ottenne risposta, Diego l’aveva superato e correva avanti a lui, senza parlare.
Marco guardò Francesca, addormentata dietro di lui.
“Spero solo che il tuo buon cuore si limiti a volerla difendere…” Quella frase, detta forse a caso da Diego, gli rimbombava nella testa, apparentemente senza significato.    

*Angolo Autrice*
Rieccomi :D Ieri avevo il capitolo già pronto ma non ho potuto metterlo perché ho dovuto studiare per l'interrogazione di psicologia :(
Oggi me la sono tolta e adesso posso dedicarmi alla storia ;)
Allora, capitolo pieno d'amore e di dolcezza, no? *---*
Già in Leon iniziamo a vedere una certa attrazione verso Violetta (ma non sappiamo cosa prova lei) che intanto dice al ragazzo che la guerra non devono combatterla loro, perché non c'entrano nulla. Aaaaaaaw :')
Nata si fa male, e anche Maxi da sfogo ai suoi sentimenti che vedeno la ragazza più di un'amica :3
Matìas vuole scappare per portare in salvo Maria, chissà se ci riusciranno :O
Marco litiga con Diego, e quelt'ultimo gli dice qualcosa sul conto di Francesca, che intanto non si accorge di nulla.
Cosa accadrà nel prossimo capitolo? Maxi e Nata raggiungeranno Camilla e Dj? Cosa faranno quando scopriranno che Leon è li? E Diego troverà Violetta?
Quante domandeeeee :P Tutte con una risposta...che voi non saprete fino ai prossimo capitoli u.u
Alla prossima puntata, ciao e di nuovo grazie a tutti :3 
P.S. Credo che domenica prossima non aggiornerò, perché ho in mente una storia e voglio dedicarmi a quella per finire di scriverla ;D


 

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Capitolo 9
*** Arrivo a destinazione: il rincontro con Leon. ***



Arrivo a destinazione: il rincontro con Leon.

Era notte fonda.
Violetta era nel letto, nella camera buia di quella modesta dimora che ormai era diventata la sua seconda casa. Accanto a lei Beto e Camilla dormivano beati.
 
[P.O.V Violetta]
Questa sera abbiamo cenato tutti insieme.
Abbiamo chiacchierato un po’ intorno al fuoco, e, mentre Camilla, Dj e Beto ci raccontavano la loro vita e le loro giornate da quando vivevano li, io e Leon abbiamo parlato della nostra vita a corte.
La storia di Leon mi ha fatto quasi piangere a dirotto, ho fatto una fatica enorme per trattenere le lacrime: il padre è morto pochi giorni fa e lui, diventato re, è stato cacciato dal Regno per via di un’accusa ingiusta. È arrivato fin qui, lasciando il Regno, probabilmente, in mano allo zio.
Ripenso a questa storia e non riesco a dormire.
In qualche modo voglio aiutare Leon. Il problema è che non so come fare…
Apparteniamo a due Regni diversi, in lotta da quasi vent’anni, da quando noi non eravamo nati.
E poi Leon è un semplice sconosciuto, e oltre al suo nome e alla sua storia non conosco granché su di lui: non conosco il suo vero carattere, non so come si comporta con le persone, se è gentile o menefreghista e…oh, ma chi voglio prendere in giro? So benissimo com’è fatto Leon, me l’ha dimostrato al suo risveglio.
Certo, è stata solo una volta, ma in quei suoi occhi riesco a scorgere la presenza di un cuore d’oro e un’anima d’argento.
Non dovrei legarmi così a lui, ma sta accadendo, e non so come fare per smettere.
Gli ho detto che la guerra non è tra noi due e che non c’è motivo per noi di stare lontani e di odiarci. E anche se ci fosse un motivo io non riesco ad odiarlo, non posso.
Provo verso di lui qualcosa che va oltre la conoscenza, oltre la semplice chiacchierata tra ragazzi che abitano sotto lo stesso tetto.
Non so spiegare quello che provo perché non mi sono mai sentita così, essendo rimasta chiusa per anni nel castello senza vedere altri se non cameriere, domestiche, venditori e…Diego.
Per quel ragazzo non provo e non proverò nulla, solo odio. 
A Leon mi ci sono affezionata subito, e non voglio lasciarlo andare.
[Fine P.O.V]
Violetta si distese nel letto e chiuse gli occhi, addormentandosi subito.
 
Nel buio di quella cella Matias si trovava in uno stato tra la veglia e il sonno; voleva dormire, ma se si fosse addormentato il piano non sarebbe riuscito.
Chiuse gli occhi per un attimo quando un forte rumore metallico lo fece sobbalzare: la guardia notturna era entrata nei sotterranei.
Poco dopo, infatti, una torcia illuminò il corridoio: un uomo robusto con indosso un armatura si avvicinò alle sbarre. Matias si avvicinò alla grata e proprio dietro alla schiena dell’uomo intravide una cosa luccicante: le chiavi.
Allungò un braccio ma riuscì solo a sfiorarle; doveva trovare il modo di far indietreggiare di più l’uomo verso di lui. Iniziò a pensare quando un rumore lo distolse dai suoi pensieri: l’uomo era inginocchiato e stava raccogliendo qualcosa che gli era caduto. Matias approfittò della situazione e allungò il braccio verso la cintura nera dell’uomo, afferrò le chiavi, le sganciò e ritirò la mano, nascondendo l’oggetto nella tasca dei pantaloni.
Quando la guardia si rialzò e si allontanò Matias si stupì della stupidità degli uomini fedeli scelti dal Re Gregorio.
L’uomo si avvicinò alla moglie e la scosse piano; la donna aprì gli occhi.
<< Jackie, la prima parte è stata completata. >>
<< Hai le chiavi? >> Chiese, alzandosi
Matias sorrise e mostrò l’oggetto argentato.
<< Ora prendi Maria e il poco che abbiamo e andiamo via. >> Le ordinò
Jackie obbedì al marito e poi si mise accanto a lui. Matias, intanto, aveva infilato le chiavi nella serratura e le aveva girate, aprendo la porta nelle sbarre.
Fece segno alla moglie di mettere la bambina sulle sue spalle e poi si mise il dito indice sulle labbra, facendole capire che doveva stare zitta e che doveva camminare in punta di piedi.
I due si incamminarono verso il corridoio principale, svoltarono a destra e percorsero la strada fino ad arrivare ad una porta in legno. Matias girò il pomello ma questa non si aprì.
<< E’ chiusa. >> Disse in un soffio
<< C-come facciamo? >> Chiese Jackie, preoccupata
<< Stai tranquilla, basterà cercare la chiave con il numero corrispondente… >> Nel buio della notte l’uomo iniziò a tastare la porta con la mano destra, cercando intanto di non far cadere le chiave e la bambina che dormiva beata.
Poco dopo toccò una parte della porta su cui era incisa una cifra: otto.
<< Trovato. Adesso… >> Iniziò a contare le chiavi appese al portachiavi << …sette, otto. >>
La prese in mano e la infilò nella toppa, girò e questa si aprì.
Rincominciarono a camminare fino a quando, nel cielo buio della notte, non scorsero la luna piena e miriadi di stelle.
<< Siamo fuori. >> Disse, tirando un sospiro di sollievo << Adesso siamo liberi, dobbiamo solo raggiungere il confine a Nord e proseguire dritti per il regno di Fa. >>
<< Che aspettiamo? >> Domandò Jackie << Andiamo. >>
I due iniziarono a camminare mentre Maria sorrideva rilassata, come se, mentre dormiva, aveva assistito a tutto e avesse provato tutto quello che avevano sentito Matías e Jackie.
 
Il sole fece capolino da dietro le dune e Maxi si fermò accecato dai suoi raggi.
Nata ancora dormiva a lui iniziava a sentire la stanchezza e le gambe pesanti: ma non gli importava, doveva portare la ragazza in salvo a farla curare.
Si aggiustò la ragazza sulle spalle e riprese a camminare, dirette a ovest del grande deserto.
Nata, intanto, stava aprendo gli occhi; batté più volte le palpebre per mettere a fuoco il paesaggio che le si presentava davanti. Quando si rese conto di dove si trovava e perché, si ricordò del piede dolorante.
<< Ti sei svegliata. >> Le disse Maxi, mentre continuava a camminare guardando avanti.
Nata lo guardò e sorrise, annuendo.
<< Tu non sei stanco di portarmi sulle spalle? Dai, scendimi giù. >> Chiese, apprensiva nei confronti del ragazzo.
<< N-no, tranquilla. >> Disse lui, passandosi la mano sulla fronte
Nata lo guardò in faccia: leggeva nei suoi occhi la stanchezza, la voglia di riposare. Aveva la fronte imperlata di sudore e arrancava piano sulla sabbia.
<< Senti Maxi, mettimi giù. Adesso sono riposata, posso camminare sola. Non manca molto, no? Ce la farò! >>
Maxi la guardò, indeciso se lasciar camminare sola la ragazza o se doveva tenerla ancora sulle sue spalle. Era più propenso per la seconda opzione, ma lo sguardo deciso e forte della ragazza gli fece cambiare idea.
Rassegnato la posò piano sulla sabbia, e la vide gemere quando il piede toccò terra.
<< Ti fa ancora male, risali su di me! >> Esclamò allarmato
<< Ce la faccio, tranquillo. >> Disse la ragazza, iniziando a camminare << Andiamo! >>
Maxi la seguì, afferrandole la mano: voleva farle da supporto, in qualche modo.
La riccia arrossì a quel contatto, ma poi si rilassò, stringendo la mano del ragazzo.
E sebbene Nata zoppicasse un po’, dopo una mezz’oretta erano arrivati davanti ad una casetta con una finestra aperta dalla quale si sentiva un buon profumino.
<< Camilla starà facendo colazione. >> Suppose Maxi
<< Forse disturbiamo. >> Disse Nata
<< Ma che dici, sarà felici di vederci! >> Disse bussando
Da dentro la casa Camilla urlò un << Arrivo! >> e corse ad aprire.
Quando aprì la porta per poco non piangeva per la sorpresa: Maxi era li, davanti a lei.
<< Maxi! >> Urlò, buttandosi al collo del ragazzo
<< Cami, che piacere vederti! >> Disse il ragazzo, prendendole le mani << Ti presento una mia amica, Nata. >>
<< Piacere, sono Camilla, la guardiana di Confine. >> Disse, porgendo la mano alla riccia che la strinse cordialmente.
<< Maxi, sei cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto. >> Disse Beto, guardando il ragazzo
<< Oddio, non dirmi che sei… >> L’uomo annuì << Beto! >> Il ragazzo lo abbracciò

Maxi ricordava solo vagamente Ser Beto: l’aveva visto una volta, quando quella carrozza era venuta a prendere Camilla, due anni prima. Lui piangeva, senza darlo a vedere, e l’uomo si era avvicinato a lui, toccandogli una spalla.
“Non piangere; mi prenderò cura io di Camilla, se è lei che ti preoccupa.” Maxi aveva alzato il viso e aveva guardato l’uomo “Te lo prometto, sarà sotto la mia completa protezione.” Gli aveva detto, sorridendo.
Maxi aveva sorriso e si era rassicurato: quell’uomo gli ispirava fiducia, e sapeva che su di lui avrebbe sempre potuto contare.

Maxi e Nata salutarono Dj, ragazzo che Maxi vedeva per la seconda volta, e poi si accomodarono su due sedie.
Per puro paso, Nata lanciò uno sguardo alla tavola e qualcosa le sembrò subito strana: era apparecchiata per cinque, e Camilla di certo non sapeva che loro sarebbero arrivati.
<< Scusate, ma con voi abitano altre due persone? >> Chiese, curiosa
<< Si, sono arrivati poco fa. >> Rispose Camilla
Proprio in quel momento due voci arrivarono dalla stanza accanto al salone; la porta si aprì e ne uscirono due ragazzi. Maxi e Nata a quella vista rimasero scioccati e sorpresi.
<< Leon! >> Esclamarono all’unisono
<< Maxi, Nata! >> Disse Leon, accorgendosi dei due ragazzi
I tre si abbracciarono e Nata scoppiò a piangere.
<< Che bello rivederti. >> Disse in un sussurro, per poi cadere a terra, priva di forze
 
Quando riaprì gli occhi Nata venne colpita da una fitta al piede.
<< Non ti muovere. >> Disse Camilla, impegnata a lavare le posate nella tinozza di legno << Devi lasciare il piede a riposo. Per fortuna Beto è riuscito intervenire in tempo sulla ferita e sul veleno. >>
Si asciugò le mani vicino ad una pezza e prese un tazza, porgendola alla riccia.
<< Bevi, ti farà bene. >>
Nata la prese e ringraziò Camilla, iniziando a bere la bevanda a piccoli sorsi.
<< Dove sono gli altri? >> Chiese, allontanando la tazza dalle labbra
<< Qui fuori, stanno discutendo su non so cosa che riguarda i due Regni. >>
Nata divenne d’un tratto pensierosa. Rincominciò a bere, preoccupata per la reazione di Leon quando avrebbe appreso la situazione del suo Regno.
 
<< Allora Maxi, racconta tutto quello che è successo dopo che me ne sono andato. >>
Il ragazzo indugiò, poi iniziò a raccontare: non poteva lasciare Leon all’oscuro di tutto.

*Angolo Autrice*
Minori is back! :D
Ok, posso stare poco perché ho da studiare: in questo capitolo Violetta ci fa conoscere i suoi pensieri su Leon. Non capisce bene cosa prova per lui, non sa spiegarselo. (Anche se noi lo sappiamo, no? u.u) 
Matias, Jackie e Maria riescono a scappare dalla prigione e, liberi, si dirigono verlo il regno di Fa.
Nata e Maxi arrivano da Camilla, rincontrano Leon e Maxi deve farsi forza per raccontare all'amico tutta la verità.
Ce la farà? Come la prenderà e cosa deciderà di fare Leon? Lo scopriremo nel prossimo capitolo u.u
Non so quando riuscirò ad aggiornare perché è incominciato il secondo quadrimestre quindi sarò di nuovo impegnata. D:
Ma non mi dimentico di voi e della storia <3 Alla prossima e grazie :3
P.S. La foto non l'ho fatta io, ma Niley Story che ringrazio infinitamente! :3

 

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Capitolo 10
*** E tu? Tu ci sei, per me? ***


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E tu? Tu ci sei, per me?

Francesca si era appena svegliata quando Marco le si avvicinò portandole la modesta colazione che avevano preparato per quel lungo giorno di ricerca.
<< Marco. >> Disse, mentre il ragazzo si sedeva accanto a lei sul letto della camera della locanda in cui avevano passato la notte.
<< Qualcosa con va? >> Chiese lui, notando il tono triste nella voce della ragazza
<< Hai mai senti la mancanza di qualcuno? Ma non una mancanza normale. >>
<< Perché non normale? Spiegati. >>
<< Quando senti nostalgia di quella persona in modo esagerato. Ti manca, vorresti abbracciarla, vederla sorridere, sapere come sta. >>
Marco si soffermò a pensare.
<< Adesso che mi ci fai pensare…no, mai provato. Ho sempre avuto vicino a me le persone più importanti della mia vita. >>
<< Sei fortunato. >> Francesca fece un forte respiro << Mio padre era un amico del Re German. Io e Violetta ci conosciamo da quando eravamo molte piccole. Ma circa dieci anni fa mio padre è morto cercando di proteggere la famiglia reale da un’imboscata che avevano teso alcuni esponenti politici che andavano contro la famiglia Castillo. Il Re, adirato per l’accaduto, fece rinchiudere i colpevoli ma per mio padre era troppo tardi. >> Francesca tacque
<< E tua madre? >> Si azzardò a chiedere Marco, con cautela
<< Mia madre è morta due anni fa, a seguito di una lunga malattia che l’aveva colpita dopo la morte di mio padre, per colpa del dolore per la perdita. >> Disse la ragazza guardandosi insistentemente le mani.
Marco si accorse, guardando le nocche bianche delle mani della ragazza strette in un pungo, che sul dorso di queste erano cadute delle gocce: lacrime.
<< Scusami. >> Disse il ragazzo << Non volevo farti ricordare momenti così dolorosi. Volevo solo conoscere il tuo passato per aiutarti. >>
<< Tranquillo, non importa. Mi fa male ricordare queste cose ma mi fa piacere che tu sia interessato alla mia storia. >>
<< Voglio solo aiutarti a superare questo momento di nostalgia. >> Marco le prese le mani e Francesca alzò lo sguardo << Quando ti senti così ricordati che i tuoi genitori non vorrebbero vederti piangere e star male, e, la cosa più importante, ricordati che non sarai mai sola, non lo sei mai stata. >>
Francesca annuì. << Dopo la morte di mio padre io e mia madre ci siamo trasferite a corte. Il Re voleva in qualche modo sdebitarsi con mio padre prendendo sotto la sua custodia la moglie e la figlia del suo migliore amico. German, Angie e Violetta si sono presi cura di noi due, eravamo parte della loro famiglia. Mi sono affezionata ancora di più alla principessa: sono diventata la sua dama di compagnia, la sua consigliera, la sua migliore amica. Lei mi ha sempre aiutata a superare le prime difficoltà e anche quelle successive, ecco perché quando lei ha avuto bisogno di me non ho esitato ad aiutarla. Avrei fatto di tutto per Violetta, me l’ero promesso. E questo è proprio quello che ho fatto. Ma adesso che lei è così lontana mi sento persa… >> Francesca si fermò ad osservare Marco dritto negli occhi.
<< Cosa c’è? >> Chiese il ragazzo, arrossendo sotto il suo sguardo, dolce e inquisitorio allo stesso tempo.
<< Se ti racconto un segreto mi prometti di non dirlo a nessuno? >> Chiese, posando l’indice sulle labbra di Marco, che annuì.
<< Allora, >> Iniziò la ragazza << quando Violetta ha saputo del matrimonio con Diego che il padre aveva organizzato a sua insaputa con il Duca Dominguez, le è crollato il mondo addosso. I suoi sogni si sono sgretolati in mille frammenti e la sua tristezza è diventata la mia. Così, appena possibile, l’ho aiutata a fuggire, lontano dalla vita che le avrebbe dato solo altre delusioni. Adesso è nel bel mezzo delle Terre di Nessuno, ai confini dei due Regni. >>
A Diego gli erano bastate tre semplici parole per capire cosa doveva fare adesso: ‘Terre di Nessuno’, ecco dove si trovava la principessa. Ecco dove doveva andare.
 
<< Dopo che te ne sei andato, dopo la tua partenza, il Regni di Sol è diventato irriconoscibile. >> Iniziò Maxi, con gli occhi di tutti i presenti puntati addosso. << Come ben sai, dopo la morte del Re, la Regina non può rimanere al potere e le principesse non possono salire al trono. >>
<< Maxi, le conosco le regole del mio Regno, passa oltre. >> Lo riprese Leon, alquanto spazientito per l’indugiare del ragazzo.
<< Al trono doveva salire per forza qualcuno, qualcuno della famiglia, il parente più prossimo del defunto re. >> Maxi guardò Leon con uno sguardo che parlava da solo
<< Mio zio. >> Sussurrò Leon, abbassando gli occhi e stringendo i pugni
<< Esatto. >> Tacque, per far digerire la notizia all’amico << Da quando Gregorio è salito al trono non ha fatto altro che modificare, emanare e cancellare leggi. E non ti dico cosa combina con tutto il popolo: ha fatto rinchiudere ogni persona che gli andava contro, sia essa uomo, donna o bambino, ha ucciso facendo lavorare tutti quelli che disubbidivano alle nuove norme. È un completo disastro, Leon, i valori e gli ideali del Regno sono completamente distrutti, ribaltati, seppelliti con la pala del potere dispotico sotto una coltre nera di cattiveria. >>
<< E voi? Perché siete arrivati fin qui? >>
<< Tuo zio ci ha cacciati, Leon. Ha detto che voleva eliminare tutti quelli che gli mettevano i bastoni tra le ruote, noi due per primi. >>
<< Mia madre e mia sorella? >> Chiese Leon, preoccupato
Maxi scosse la testa. << Non lo so, mi dispiace. L’ultima volta che le ho viste è stata la notte prima della mia partenza insieme a Nata. >>                                                                                                                     
<< Cosa ti ha detto? >>
Per quanto non voleva darlo a vedere Leon era preoccupato per la madre, sebbene questa lo avesse accusato della morte del marito.
<< Io e Nata stavamo preparando delle cose per la nostra partenza quando lei ha bussato ed è entrata… >>
[Flashback]
<< Nata, Maxi, mi dispiace. >> Disse, affranta
<< Regina Esmeralda non è colpa sua, lei non c’entra in questa storia. >> Disse Nata, dolcemente
Come poteva essere arrabbiata con la persona che per lei era come una mamma?
<< Nata ha ragione, dobbiamo sottostare agli ordini del nuovo re. >> Continuò Maxi
<< Cosa farete adesso? >> Chiese la donna
Maxi guardò Nata, poi tornò a guardare la regina. << Non lo sappiamo con certezza, probabilmente andremo alla ricerca di…Leon. >>
A quelle parole, Maxi se ne accorse, Esmeralda spalancò gli occhi.
<< C-cosa? Raggiungerete Leon? >>
<< Lo cercheremo, non è detto che lo troveremo. Non sappiamo dov’è andato dopo essersi allontanato dal Regno. >>
<< Per colpa mia… >> Sussurrò la Regina
<< Mia Regina, >> Chiese Maxi << lei è davvero convinta che Leon sia colpevole? Diciamoci la verità, non sarebbe stato capace di uccidere suo padre per salire al trono. Non è da lui, non del Leon che tutto conosciamo. >>
<< Non so perché ero convinta che lui fosse colpevole. Accecata dal dolore, dalla rabbia, dalla perdita del mio amato marito mi sono aggrappata alla prima prova che hanno trovato. Ho sbagliato Maxi, non potrò mai perdonarmelo. E nemmeno Leon potrà farlo. >>
<< Io non ne sarei convinta. Leon era dispiaciuto per l’accaduto e pur di farla sentire meglio si è allontanato senza fare storie, con quell’accusa sulle spalle. >> Disse Nata
<< Maximiliano, Natalia, ve lo chiedo per piacere: ritrovate Leon e riportatelo qui. >>
[Fine Flashback]
Da quella sera Maxi si era fatto una promessa: avrebbe riportato a casa Leon.
Sui presenti era calato il silenzio, quando ad un tratto Leon scattò in piedi.
<< Basta! >> Esclamò << Non posso stare qui con le mani in mano mentre il mio Regno e i suoi abitanti periscono sotto il potere di qualcuno che non merita nemmeno i vestiti che indossa. Devo tornare li e fare qualcosa. >>
<< Leon, aspetta! Non puoi tornare da solo, senza un piano. Non possiamo arrivare a corte e dire a tuo zio di lasciare il trono al successore originario, lui non lo farebbe mai e ci manderebbe contro tutte le sue guardie. >> Urlò Maxi, ma il ragazzo era già rientrato in casa per poterlo sentire.
 
Nata, che aveva finito di bere il contenuto dalla tazza, vide entrare Leon, per poi vederlo scomparire dietro la porta. Poi, neanche cinque minuti dopo, vide entrare Violetta, che raggiunse il ragazzo nella stanza.
<< Leon, cosa vuoi fare? >> Chiese la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle
<< Violetta, devo tornare a casa e riprendermi quello che è mio. >>
<< Ma non puoi farlo da solo. Hai bisogno di un aiuto! >>
<< E da chi? Vorresti venire tu? >> Lo disse con un tono duro, quasi urlando
<< Io lo farei, se non fossi dell’altro Regno. >> Disse lei, abbassando gli occhi
Leon sospirò, accorgendosi, forse, di essere stato troppo duro con la ragazza.
<< Scusa, non volevo urlarti contro. Il fatto è che sono nervoso, adirato. Vorrei fare qualcosa per salvare il mio regno dalla rovina ma la verità è che non ho speranze, non potrò mai riuscirci. Sono solo. >> Disse, sedendosi sul letto con il viso coperto dalle mani.
<< Non dire così. >> Violetta si sedette accanto a lui << Tu puoi riuscirci, puoi salvare il tuo Regno, ma non adesso, non così. Dobbiamo pensare a come fare, tutti insieme. Non sei solo, Leon: c’è Maxi, Nata, Ser Beto, Camilla, Dj. >>
<< E tu? >> Chiese lui, scoprendosi il viso per guardare dritto quello della ragazza
Violetta rimase sorpresa da quella domanda, non sapendo cosa rispondere.
<< Tu ci sei, per me? >> Incalzò Leon senza smettere di guardarla
<< Si, io ci sono. Ci sono e ci sarò, sempre. >> Rispose, ricambiando lo sguardo del ragazzo
I due ragazzi si guardarono dritto negli occhi: Violetta guardava quelli verdi di Leon e Leon quelli marroni di Violetta. Entrambi sorrisero.
Forse, tutti e due, avevano capito che fra loro c’era qualcosa in più dell’amicizia.  

*Angolo Autrice*
Buon pomeriggio lettrici/ori! Sono qui con un capitolo dieci un po' dolcioso soprattutto nella parte finale *--*
Francesca e Marco si avvicinano e il ragazzo si preoccupa per lo stato d'animo della ragazza. Diego, però, sente tutto e scopre dove si trova la principessa.
Maxi racconta tutto a Leon e questi decide di fare subito qualcosa per il regno. Ma, scoraggiato dalla difficoltà della situazione, viene consolato da Violetta che rimane sorpresa dalla domanda del ragazzo.
Come andrà tra loro? Diego troverà Violetta? Lo scopriremo solo vivendo ahahahah ;) O meglio, leggendo i prossimi capitoli!
Ora vado, ciao e alla prossima, Minori :3

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Capitolo 11
*** Qualcosa di diverso, qualcosa di speciale. ***


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Qualcosa di diverso, qualcosa di speciale.

Avevano camminato un’intera notte per raggiungere il confine e per sentirsi lontani e al sicuro da quel Regno maledetto. Il regno era grande, ma il vero problema erano state le carrozze del Re che la notte perlustravano ogni angolo di terra che si trovava sotto il potere di Gregorio.
Il re odiava chi cercava di sfuggire alla sua dittatura, e se solo li avesse acchiappati per loro non ci sarebbe stata solo la prigione, ma la morte veloce e indolore di chi veniva condannato alla ghigliottina. Così, nascosti tra un cespuglio e l’altro, correndo nell’oscurità senza fare rumore, erano arrivati a quel cartello malandato sul quale, in rosso marcato, padroneggiava la scritta ‘Terre di Nessuno: vietato il passaggio.’
Avevano lasciato perdere quella scritta e si erano addentrati nel deserto.
Matias si era girato e, sorridendo abbattuto, aveva bisbigliato << Forse, quando torneremo, tutto sarà cambiato. Tutto sarà tornato alla normalità. >>
Poi aveva dato le spalle alla grande torre del castello che spiccava al centro del Regno di Sol, incamminandosi verso un’altra vita, almeno per la piccola Maria.
 
<< Marco! >> Urlò Diego entrando nella stanza come se non avesse ascoltato la conversazione << Vieni con me, devo parlarti. >>
<< Arrivo. >> Disse il ragazzo salutando Francesca con la mano.
<< E tu cambiati, ci rimetteremo in viaggio appena sarai pronta. >> Diego si rivolse alla ragazza con lo stesso tono freddo e duro, poi chiuse la porta e fece segno al suo amico di seguirlo in un’altra stanza.
Quando Marco lo raggiunse, Diego si fermò a guardarlo con un sorriso compiaciuto stampato sulla faccia.
<< So dove proseguire le ricerche. >> Disse, guardando l’amico dritto negli occhi
<< Sentiamo, dove pensi di andare? >> Marco incrociò le braccia sul petto, sostenendo lo sguardo duro dell’altro, freddo e impassibile.
<< Le Terre di Nessuno, è li che si nasconde la principessa. >>
Marco deglutì << Tu come fai a dire che si trova proprio li? >>
<< Andiamo Marco, non fare l’innocentino. Sai bene quanto me che Violetta è li, visto che Francesca te l’ha appena detto! >>
<< Anche se fosse così, come pensi di fare? Come raggiungerai un punto indefinito di quella landa desolata? >>
<< Abbiamo setacciato tutti i posti di questo Regno, e visto che la principessa non può essersi recata a Sol, deve trovarsi per forza nelle Terre di Nessuno. E per quanto il deserto sia grande, non sarà difficile trovare una capanna o qualcosa di adatto a far vivere una persona. O questa, principe o contadino che sia, potrebbe vivere come un senza tetto? >> Diego tacque, e di fronte al silenzio di Marco alzò un sopracciglio << Ho forse ragione io, Marco? Prepariamoci, chiamiamo quella ragazzina e andiamo, dobbiamo fare scorta per il viaggio. >>
<< Quindi non partiremo stamattina. >> Disse Marco, aspettando la reazione dell’amico.
<< Stamattina no, ma il prima possibile. >>
L’intenzione di Marco, ben diversa dal voler raggiungere la principessa “al più presto”, mirava più a dissuadere Diego dal suo intento. Ma, lo sapeva, l’impresa era alquanto impossibile: appena pronto il necessario, Diego avrebbe spronato il cavallo e sarebbe partito senza ascoltare nessuno, soprattutto chi voleva mettergli i bastoni tra le ruote.
Quella mattina, comunque, non partirono. Quindi, durante l’ora di pranzo, deciso all’unanimità (Che parolone. Per Diego ‘unanimità’ significava che lui, e solo lui, doveva scegliere “per il bene del gruppo”.) di partire la mattina dopo, all’alba.
 
<< Secondo te quanto manca? >> Domandò Jackie, ormai allo stremo delle forze
Erano ore e ore, una nottata e una mattinata intera, che camminavano alla volta di Fa. Matias sapeva bene che il deserto era finito, che le Terre di Nessuno erano state superate, ma non sapeva quanta strada mancava per raggiungere le mura di difesa del Regno di Fa.
<< Non saprei cara. >> Disse l’uomo, guardando prima la moglie e poi la bambina che aveva in braccio.
Maria, con gli occhi spalancati, guardava il paesaggio che li circondava.
<< Che ne dite se ci riposiamo un po’? >> Matias fece scendere la bambina e l’appoggiò sul terreno morbido, per poi sedersi in terra e tirare un sospiro di sollievo.
L’uomo si lasciò trasportare dal vento fresco che gli accarezzava il viso e, stanco, si addormentò.
Venne svegliato, forse un’ora dopo, dalla voce di sua moglie.
<< Caro, caro svegliati. >>
<< Mmh? Cosa c’è? >> Chiese, mettendosi a sedere
Solo in quel momento vide un signore con una barba bianca, non tanto anziano, in piedi vicino a lui.
<< Questo gentile signore, mentre tu dormivi, mi ha chiesto se abbiamo bisogni di un passaggio. >>
L’uomo, tirato in causa, confermò << Si, vi ho visti qui, tra il deserto e il Regno, e mi è sembrato opportuno chiedervi se vi farebbe comodo un passaggio fin dentro le mura. >>
<< Ecco… >> Matias non sapeva cosa rispondere, poi guardò la moglie e la bambina e accettò: un passaggio verso la loro meta non avrebbe fatto male a nessuno.
Salirono sul carretto di Gustave (Il contadino, poi, si era presentato) e partirono, al trotto, verso le mura che, poco dopo, sbucarono all’orizzonte.
<< Posso chiedervi da dove venite? >>
Matias era tentato di dire che non erano affari che lo riguardavano, ma non poteva certo essere scortese con quell’uomo così gentile; ma, dall’altro lato, non poteva dire che provenivano dal Regno di Sol.
<< Ehm…siamo scopritori. Amiamo viaggiare senza meta, per scoprire nuovi Regni. >>
<< Venite da molto lontano quindi. >>
<< Eh si. >>
Per tutto il resto del viaggio, per fortuna, nessuno disse niente e Gustave non fece altre domande, limitandosi a sorridere e a spronare il cavallo.
<< Eccoci arrivati nel Regno di Fa. >> Disse poco dopo, entrando da una porta secondaria delle mura di cinta, di cui solo lui aveva la chiave. << Sono passato di qui perché noi pochi contadini fidati del Re possiamo anche evitare di far aprire il portone enorme per portare dentro i raccolti. >> Spiegò
<< Grazie mille per il passaggio, le saremo debitori. Anzi, >> Matias infilò le mani nelle tasche << accetti questa ricompensa. >> Disse, porgendogli due monete d’oro.
<< Ma non si preoccupi, per così poco! Lasci perdere, davvero. È stato un piacere per me. >> Disse, chiudendo la mano di Matias intorno alle monete.
<< Ma… >>
<< Niente ma, quei soldi potrebbero servirle. >>
<< Allora arrivederci. >>
<< Arrivederci, e buona fortuna per tutto. >>
Si salutarono con la mano ma, prima che Matias, Jackie e Maria fossero troppo lontani, Gustave esclamò << Se volete fare una visitina ai nostri sovrani vi consiglio di prendere la strada secondaria numero 3, visto che siete forestieri non potete dare troppo nell’occhio. >>
Matias non si girò, si limitò ad alzare la mano in segno di ringraziamento.
 
Raggiunsero un cancello di ferro, alla destra di quello principale.
Al lato si trovava una guardia che, appena li vide arrivare, sbarrò l’entrata mettendo la lancia in diagonale.
<< Di qui non si passa se non mi dite chi siete e cosa volete. >>
<< Ecco, noi vorremmo parlare con la Regina. >> Disse Matias, titubante.
<< Avete un appuntamento? >>
<< Ehm no, arriviamo da molto lontano e… >>
<< Tutte scuse, andatevene! >>
<< Per favore, solo due minuti. >>
<< Non se ne parla, via di qui. >> Orami la guardia sembrava essersi spazientita e, mentre Matias cercava di convincerla a farli passare, qualcuno si avvicinò internamente al cancello.
<< Che succede qui? >>
<< Oh, mia Regina. >> La guardia, sebbene fosse dall’altro lato della cancellata, si inchinò al cospetto di Angie, la bellissima Regina del Regno di Fa.
 Matias e Jackie, impacciati, si inginocchiarono a loro volta, rimanendo abbagliati dal sorriso allegro, sincero e tenero della Regina.
<< Vede mia Regina, questi forestieri vogliono parlare con lei ma non hanno un invito ne un appuntamento… >>
Angie guardò i due adulti, ma il suo sguardo si posò sugli occhi ghiaccio di Maria. C’era qualcosa in quella bambina che le trasmetteva un senso di sicurezza, come una vocina che le diceva che loro tre non le avrebbero fatto nulla di male.
<< Falli entrare e accomodare in giardino. >>
 
Poco dopo erano seduti tutti e quattro intorno ad un tavolino sotto un gazebo circondato da fiori e rose rampicanti, con due guardie tenute a debita distanza per non origliare il discorso.
<< Senta mia cara Regina, come avrà capito noi non siamo di questo Regno. Non so se posso dirlo, ma confido nella sua benevolenza e, con un po’ di paura addosso, non lo nego, le dico che io e mia moglie apparteniamo al regno di Sol. >> Matias guardò la regina che sorrise, bevendo un sorso di te dalla sua tazza.
 
[P.O.V Angie]
Non era spaventata da quella rivelazione.
Conosco tutti i miei sudditi e da quando ho visto questi stranieri ho capito che con il Regno di Sol c’entravano qualcosa.
Eppure non ho paura, mi fido di loro. Non so perché.
Come si fa a leggere la fiducia negli occhi di una bambina? Ma quella non è una bambina come le altre… C’è qualcosa in lei che non è semplice purezza o sincerità.
Qualcosa di diverso, qualcosa di speciale.
[Fine P.O.V]
 
*Angolo Autrice*
Ta-daaaaan :D
Occavolo! L’ultima volta che ho aggiornato è stato…una vita fa :O
Sono stata assente tanto tempo e spero che qualcuno si ricordi dei nostri due Regni, dei loro sovrani e delle loro peripezie >.<
Cosa possiamo trovare qui? Matias, Jackie e la piccola Maria raggiungono il Regno di Fa e incontrano la nostra amata Regina che si fida di loro dal primo momento.
A Diego ormai non sfugge più nulla e si parla di ore prima che raggiunga Violetta, che intanto si trova ancora con Leon, ignara dell’arrivo del promesso sposo…
Chissà cosa succederà! Io lo so (ci mancherebbe u.u), e vi prometto che il seguito non si farà attendere :P
Comunque, tornata con questo undicesimo capitolo, voglio ringraziare tutti quelli che hanno recensito la mia storia fino ad adesso e tutti quelli lo faranno! Grazie, vi voglio bene <3

 

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Capitolo 12
*** Credi nel destino? Bacio sotto le stelle. ***


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Credi nel destino? Bacio sotto le stelle.

<< Ecco, >> continuò Matias, quando la Regina gli fece segno di continuare << non so se lei sa in che condizioni versa ora il nostro Regno. >>
<< Mi è arrivata voce. >>
<< Allora le risparmio il resoconto. >>
<< Quindi mi dica perché siete venuti qui. >>
Matias guardò Maria, era per il suo bene se era arrivato fino li.
<< Vede Regina, questa bambina non è nostra figlia ne nostra parente. L’abbiamo trovata in una cella quando hanno rinchiuso anche me e mia moglie. Era sola, indifesa. Ce ne siamo presi cura noi fino a quando abbiamo potuto, ma noi due non siamo ricchi, siamo solo dei poveri contadini che hanno perso tutto. Non potremmo dare nulla a questa bambina anche volendo, se non l’amore. Ma questo non basterà di certo a farla crescere, lei lo saprà. >>
La Regina sorrise: certo che lo sapeva, aveva avuto anche lei una figlia. Già, sua figlia. Le venne da pensare a Violetta, la sua bambina. Gli occhi le si riempirono di lacrime e nella gola aveva un nodo di dolore che voleva solo tirare fuori…
<< Regina si sente bene? >> Chiese Jackie, preoccupata
<< S-si, scusate. Mi è andato solo qualcosa nell’occhio. >> Rispose, passandosi un dito sull’occhio umido << Continuando il discorso di prima…si, capisco quello che volete dire. >>
<< Noi ci chiedevamo se lei, in veste di Regina, potrebbe prendersi cura di questa bambina. >>
Angie guardò la causa della conversazione e sorrise.
<< Come si chiama? >>
<< Maria. >>
A sentire quel nome Angie si richiuse nelle spalle. Maria, come la sorella. Quella sorella che la morte le aveva portato via troppo presto. Guardò bene quella bambina, i cui occhi color ghiaccio si incontrarono con i suoi. Ecco perché riusciva a fidarsi così tanto di quella bambina.
Maria, la sua amata sorella maggiore, era morta quando lei aveva solo otto anni. La sorella ne aveva sedici a quei tempi e, se solo la tragedia non fosse avvenuta, ne avrebbe compiuti diciassette poco dopo.
Ma, quella notte, il fato aveva deciso per lei. E aveva deciso di strapparla alle braccia della vita per farla morire prima del tempo. Maria era sempre stata una ragazza che amava la natura, le piaceva stare fuori dal castello, girare per le stradine del paese per vedere tutte quelle persone che lavoravano per la buona riuscita del regno di Fa. Aveva trovato un ragazzo, figlio secondogenito di un Re che veniva da un altro regno, e si era innamorato di quel giovane così a modo, con la testa sulle spalle.
E anche quel giovane l’amava come non aveva amato nessuno altro. Un’imboscata, quella notte, aveva stroncato la vita di una giovane, e rovinato la vita del ragazzo. La carrozza era caduta in un burrone, si era sfasciata a contatto con il suolo e non c’era stato nulla da fare, la ragazza era morta sul colpo, insieme al cocchiere. I colpevoli erano scappati senza lasciare traccia e nessuno li aveva più trovati. Le ricerche erano state inutili, e nessuno aveva pagato per quelle due vite scomparse. Ma come si può ripagare una vita? Era stato inutile; la famiglia dei Saramego, duchi molto potenti nel Regno, strettamente legati alla Famiglia reale dei Castillo, si erano ripresi molto lentamente da quel lutto.
Ecco perché, per la figlia minore Angie, avevano voluto il meglio. E il meglio era arrivato quando Angie aveva incontrato German, principe del Regno, e si erano innamorati. Il matrimonio era arrivato dopo, quando lei aveva diciotto anni e lui quasi venti.
Poi, quando era arrivata Violetta, il re e la regina non avrebbero permesso a nessuno di rovinarle la vita come avevano fatto con Maria. Ecco perché la ragazza veniva tenuta come in gabbia, non le era permesso di conoscere ragazzi, almeno fino a quando lei non era scappata.
La regina si alzò dalla sedia e sporse la mano verso la bambina.
<< Allora Maria, vuoi vedere la cameretta dove dormirai adesso che abiti qui? >>
Maria stinse la mano alla regina ma, prima di scendere dalla sedia si voltò a guardare Matias e Jackie, che le fecero segno di seguire la donna. Lei obbedì e, mentre la vedevano allontanarsi, i due si stinsero in un abbraccio di conforto per non scoppiare a piangere.
<< Andiamo voi due, cosa aspettate? >> La regina si votò per guardarli << Voi non potete certo passare la notte sotto le stelle, venite con me. >>
 
Seduti tutti insieme al tavolo, con una cartina geografica nel centro, stavano cercando di ideare un piano per raggiungere il Regno di Sol per liberare il trono e farci tornare Leon.
<< Potremmo… >> Iniziò Dj << …no, non funzionerebbe. >>
<< Ho un’idea! >> Esclamò Maxi
<< Parla. >> Disse Leon, quasi sbuffando
<< Potremmo entrare nel regno di Sol, senza sotterfugi o altro, convincere tutti i contadini a schierarsi dalla nostra parte, andare sotto il castello e sfidare tuo zio! >>
<< Si, e come minimo farci tagliare la testa! >> Ribatté Leon
<< Maxi io non credo che Gregorio sia così stupido. >>
<< Camilla ha ragione. Mio zio è tutto tranne che ingenuo. Come minimo ci schiererà contro tutto l’esercito. >>
<< A questo non avevo pensato. >> Ammise Maxi
<< Dovremmo trovare il punto debole di tuo zio. Riuscire ad attaccarlo sfruttando le sue debolezze. >> Propose Violetta
<< Non sarebbe male come idea. >> Confermò Beto
<< Ma…io non saprei proprio quale potrebbe essere il punto debole di mio zio. >>
<< Non per forza un punto debole, anche un avvenimento passato che potremmo usare per fargli abbassare la guardia, per così dire. >> Disse l’uomo
<< Davvero, non lo so. Così su due piedi non mi viene nulla in mente, dovrei pensarci un po’. >>
<< Facciamo così. >> Iniziò Maxi << Tu pensaci, noi intanto iniziamo a occuparci della cena visto che inizio ad avere fame! >> Proseguì, strofinando la mano sulla pancia facendo ridere tutti.
 
Quella sera, seduto davanti a casa a guardare le stelle, Leon pensò e ripensò a quello che avevano detto Violetta e Beto. “Un punto debole, qualcosa che gli faccia abbassare la guardia.”
Si, ma cosa? Non conosceva bene suo zio. Il padre però una volta gli aveva detto che non era stato sempre così cattivo, spregevole. Affermava che fino ai vent’anni era rimasto un ragazzo buono, disponibile, gentile. Fino ad una notte che gli aveva rovinato la vita. Ma lui non aveva saputo cosa era accaduto di preciso, sapeva solo che era avvenuto tutto il un incidente in cui lo zio era rimasto coinvolto insieme ad altre due persone, lui per fortuna sopravvissuto.
Ad un tratto la porta di casa si aprì: era Violetta che, con una coperta in mano, si sedette accanto a Leon.
<< Tieni, >> Disse porgendo l’oggetto << mettiamolo sulle spalle. >>
Leon sorrise e prese la coperta, la aprì e la sistemo prima intorno a Violetta e poi sulle sue spalle.
Rimasero in silenzio per un po’. << Belle le stelle eh? >> Ammise Violetta, guardando il cielo
<< Già. Il cielo di notte mi tranquillizza. >>
Rimasero in silenzio ancora per molto. Volevano dire qualcosa ma nessuno dei due sapeva cosa.
Violetta guardò in basso le mani di Leon che venivano sfregate l’una contro l’altra, risalì lungo le braccia che lasciavano intravedere dei muscoli e arrivò al petto, forte e sicuro. Poi risalì lungo il collo e arrivò al viso. Fu allora che vide quegli occhi verdi meravigliosi che la guardavano.
<< P-perché mi guardi? >> Chiede Violetta imbarazzata, abbassando lo sguardo
<< Sai che sei davvero bella? >>
A quelle parole Violetta arrossì e si nascose il viso tra le mani.
<< Ho detto qualcosa che non dovevo dire? >>
<< Io…t-tu…no. È che nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere. >>
<< Davvero? Si vede che non apprezzano una bellezza come la tua. >>
<< G-grazie. >> Violetta sorrise a Leon che ricambiò
<< Senti Violetta, come mai tuo padre vuole farti sposare Diego? >>
<< Bella domanda. >> La ragazza sorrise tristemente << Quando gliel’ho chiesto mi ha risposto che lo faceva per il mio bene. Ma non credo sia davvero così. >>
<< E tu cosa credi? >>
<< Che lo faccia per quello che è accaduto a mia zia. >>
<< Tua zia? >>
<< Si, mia zia Maria Saramego, la sorella di mia madre. È morta quando aveva sedici anni, una notte per colpa di un incidente in carrozza. Erano in tre: il cocchiere, mia zia e un ragazzo che non so bene chi fosse. Comunque so che era molto legato alla zia e aveva circa la sua età, o un anno in più. Nell’incidente mia zia e il cocchiere non ce l’hanno fatta, mentre il ragazzo si è salvato. >>
<< E il colpevole? >>
<< Mai trovato, purtroppo. Comunque mio nonno materno ha sempre dato la colpa al ragazzo e alla sua famiglia, non so perché. Per mia mamma ha sempre voluto il meglio, facendola sposare con quello che ora è mio padre, e per me la stessa cosa…matrimonio combinato. Per evitare che succeda qualcosa anche a me. >>
<< Ma tu non ami Diego, vero? >>
Violetta negò con la testa e strinse la gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia.
Leon ritornò a guardare il cielo e le stelle. Poi corrugò la fronte, ripercorrendo con la mente la storia che Violetta gli aveva raccontato. C’erano alcune cose che sembravano più che semplici coincidenze. Tre persone. Una notte orribile. Un incidente. Solo il ragazzo sopravvissuto.
<< Violetta, >> Leon chiamò la ragazza << non mi sai dire come si chiamava lui? >>
<< No, mi dispiace. So solo che non era del mio Regno e che era figlio secondogenito di un Re. >>
Leon ci pensò un po’ su. << Mio zio. >> Disse infine, senza staccare gli occhi dal cielo.
<< Cosa? >> La principessa lo guardò, confusa
<< Mio zio. Quel ragazzo che si è salvato era mio zio! Ecco perché ora è così cambiato: la vita gli ha portato via l’amore della sua vita prima del tempo! >>
<< Mia zia Maria. >> Disse Violetta
<< Esatto! Violetta, >> Leon si alzò di scatto << abbiamo trovato il modo di mettere fuori gioco mio zio. >> Disse afferrandole la mano che lei le porgeva per alzarla
Fu così che i loro occhi si incrociarono.
<< È strano vedere come le nostre famiglie siano così legate. >> Disse Leon, senza smettere di guardare la ragazza
<< G-già. >> Ammise lei, rossa in viso
<< Credi nel destino Violetta? >> Disse lui alzandole il viso con una mano sotto il mento per farsi guardare
<< Io…non lo so. Ma so per certo di credere nel principe azzurro. >>
<< Davvero? Ma il principe azzurro che viene mandato dal destino? >>
<< F-forse si. >>
<< Forse? >>
Violetta guardò dritto negli occhi Leon e sorrise.
<< Ci credo. >>
Leon sorrise e, spostando la mano sulla guancia della ragazza, avvicinò il suo viso a quella della principessa. Violetta chiuse gli occhi e rimase immobile, ma quando sentì le labbra del ragazzo posarsi delle sue avvicinò il suo esile corpo a quello del principe e si strinse a lui, ricambiando il bacio.
<< Dovremmo entrare e dire quello che abbiamo scoperto? >> Disse Violetta quando si divisero
<< Mmmh…dai, andiamo. >>
Leon prese la mano di Violetta e entrarono in casa.
 
Quella notte successo di nuovo. Quello che era accaduto all’interno della cella quando erano rinchiusi ancora nel Regno di Sol.
Matias, Jackie e Angie videro Maria aprire gli occhi.
<< Le Terre di Nessuno nascondono, ma non ancora per molto. Presto qualcuno li troverà, principe e principessa insieme. >> E poi tornò a dormire.
 
<< Ne sono convinto! >> Era da poco passata l’alba, German correva verso la porta principale del castello
<< Mi ascolti sire, >> Roberto, il consigliere, si aggiustò gli occhialini sul naso << non prendiamo decisioni affrettate. >>
<< Fai silenzio tu se non vuoi che ti licenzi! >> Continuando a camminare a passo svelto, German fece segno ad una guardia messaggera di avvicinarsi.
<< Tu, >> Disse quando si ritrovò faccia a faccia con il tipo << corri alla Locanda del Sole e porta questa lettera a Diego Dominguez. >>
<< Corro sire. >>
L’uomo si allontanò e Roberto guardò il Re.
<< Sire, davvero vuole questo? >>
<< Violetta deve tornare a casa, costi quel che costi. Solo al pensiero che si trovi con quel Vargas mi fa salire la rabbia. Sicuramente quel ragazzo c’entra qualcosa con la sua fuga, e se solo le ha provato a torcere un capello se la vedrà con me, lui e la sua famiglia. Ah Roberto…invia una lettera al regno di Sol. È il momento di risolvere dei conti in sospeso. >>
 
*Angolo Autrice*
Buongiorno lettrici/ori :D
Vi piace questo capitolo ricco di novità e scoperte? A me si, soprattutto la parte del bacio Leonetta *^*
Finalmente ora i due ragazzi hanno scoperto di amarsi e, rullo di tamburi, che le loro famiglie erano strettamente collegate tramite Maria e Gregorio. Chi l’avrebbe mai detto che da giovane Gregory (?) fosse stato un uomo capace di innamorarsi u.u
E ora più nessuno riuscirà a fermare German che, addirittura, ha deciso di sfidare il Regno di Sol.
Chissà cosa accadrà ora…la guerra è vicina? Diego troverà Violetta? Lo scopriremo nei prossimi capitoli! Alla prossima e grazie a tutti, Minori c: 

 

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Capitolo 13
*** Il duello dei pretendenti. ***


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Il duello dei pretendenti.

<< Nessuno mi ha mai detto che essere Re sarebbe stato anche così noioso. >> Gregorio era seduto, tutto scomposto, sul trono nella sala principale del castello.
<< Essere Re non è mai noioso, hai tanti compiti a cui dovresti assolvere ma se non è cosa tua… >>
<< Silenzio Esmeralda, non ho  chiesto il tuo parere. >>
La donna, in piedi vicino al trono, alzò gli occhi al cielo; il quel momento bussarono alla porta.
<< Avanti. >> Disse Gregorio con un’espressione alquanto scocciata sulla faccia
<< Sire, abbiamo una lettera per lei. >>
<< Di chi? >> Chiese Gregorio, raddrizzandosi
Il soldato indugiò un po’ su quella domanda ma al richiamo del re si convinse a parlare.
<< Arriva dal Regno di Fa. >>
A quelle parole Esmeralda trasalì e Gregorio serrò i pungi.
<< Interessante. >> Bisbigliò << Dammi qua. >> Strappò la lettera dalle mani del sodato che si inchinò e uscì dalla sala.
Gregorio guardò la pergamena arrotolata, sigillata con lo stemma di Fa; strappò quest’ultimo e srotolò la carta. Non lesse ad alta voce, si limitò a sorridere quando lesse la firma del mittente: Re German Castillo.
Suo fratello Juan non era mai riuscito a sconfiggerlo, limitandosi a firmare un trattato di pace durato anni. Ma ora era arrivato il momento di mostrare a Fa la potenza del nuovo sovrano di Sol, e di sottomettere German e tutta la sua famiglia.
Juan non aveva mai voluto farlo, non era nelle sue intenzioni sfidare di nuovo i Castillo, ma lui, Gregorio Vargas, era diverso: non era buono, ragionevole, e avrebbe attaccato il regno nemico con tutte le sue forze. Lui voleva di più. E quel ‘di più’ era proprio il Regno di Fa.
Si alzò dal trono e si rivolse ad Esmeralda << Preparati insieme a tua figlia, si parte per le Terre di Nessuno. >>
<< Cosa dovremmo fare li? >> Chiese la donna, seguendo il cognato fuori dalla sala
Ma questi non rispose, uscì dal castello e raggiunse il comandante delle truppe.
<< Prepara l’esercito, si parte stasera stessa. >> Si avviò ma si voltò subito di nuovo << Anzi no, appena sarete pronti. >>
 
[P.O.V Francesca]
E così siamo in viaggio.
In viaggio per le Terre di Nessuno, dove c’è Violetta.
Stamattina ho sentito litigare Marco e Diego: il primo voleva convincere il secondo a non partire per il deserto, ma Diego, ormai convinto, vuole andarci per ritrovare Violetta.
Infondo ha ragione, non c’è modo di dirgli che non è vero visto che la principessa è proprio li…
Comunque, dopo aver litigato, nessuno dei due si è scambiato più una parola.
Fino a quando, verso l’ora di pranzo, il proprietario della locanda ha chiamato Diego dicendogli che c’era un uomo che voleva parlare con lui.
Diego è uscito ed è rientrato con una lettera in mano, si è seduto al nostro tavolo e aveva detto solo che gliela mandava il re.
L’aveva letta in silenzio e poi ci aveva guardati. << Dobbiamo partire. >> Ha detto.
Marco ha cercato di fermarlo, di chiedergli cosa c’era scritto nella lettera, ma Diego aveva slegato i due cavalli, era salito in groppa al suo e aveva incitato Marco a fare lo stesso; lui mi ha guardata, mi ha aiutata a salire e poi abbiamo raggiunto Diego che, solo poco fa, ci ha detto che nella lettera il re German gli ordinava di raggiungere Violetta che si trovava nelle Terre di Nessuno con Leon, principe di Sol.
Siamo in viaggio da circa quattro ore credo. Ho sonno. Sono stanca e stare sotto a questo sole non mi fa bene; ho solo voglia di dormire un po’.
Mi appoggio alla schiena di Marco e chiudo gli occhi: prima di addormentarmi riesco solo a sentire Diego che dice di voler sfidare quel Leon prima di riprendersi Violetta.
[Fine P.O.V]
 
La sera ormai era arrivata e il piano ideato da Beto e Leon avrebbe avuto inizio di li a poco.
Mangiarono tutti insieme qualcosina per poi conservare le risorse che avevano in dei sacchi: pane, formaggio, latte, grano, tutto quello che sarebbe servito per il viaggio.
<< Siamo pronti? >> Chiese Leon guardando la comitiva e poi Violetta accanto a lui
La guardò dritta negli occhi e, lasciando andare gli altri avanti, le prese le mani.
<< Sei sicura di voler venire? Non vorrei metterti in pericolo. >>
<< Sta tranquillo. >> Rispose, incrociando le dita della sua mano a quelle del ragazzo << Io non posso lasciarti solo. Ho promesso a me stessa che ti sarei stata vicini in tutti i casi, e questo non è il momento adatto per voltarti le spalle. >>
Leon sorrise, poi l’abbracciò. << Ti amo e tu non puoi sapere quanto. >> Le disse all’orecchio
<< Invece lo so, per questo anche io ti amo. >>
<< Ragazzi, >> Beto li richiamò << non abbiamo tempo da perdere. >>
<< Arriviamo! >> Leon diede un bacio sulla fronte di Violetta, prese la sua mano e iniziarono a correre per raggiungere gli altri.
Ma era tutto troppo perfetto, filava tutto troppo liscio. Erano in viaggio da un bel po’, quando, da lontano, sporsero la sagoma di due cavalli.
<< Chi sarà secondo voi? >> Chiese Nata, deglutendo, nascosta dietro a Maxi
<< Spero solo che siano amichevoli. >> Disse Dj
Quando le sagome, da scure macchie nella nebbia divennero chiare e precise, Violetta spalancò gli occhi e strinse il braccio di Leon.
<< Cosa c’è? >> Chiese quest’ultimo << Li conosci? >>
Violetta annuì, con gli occhi sgranati.
<< Tu guarda chi si rivede. >> Disse il ragazzo con lo sguardo più minaccioso dei tre, guardando la Principessa << Ciao Violetta, ti ricordi di me? >>
La ragazza non rispose, e quando il ragazzo che aveva parlato scese da cavallo, Leon la strinse a se.
<< Violetta, non dirmi che lui è… >>
<< Esatto. Sono Diego, e penso che la principessa vi abbia già raccontato chi sono e perché ci consociamo. >> Nessuno parlò << E tu…tu dovresti essere Leon, giusto? >>
<< Vedo che già mi conosci. >>
<< Diciamo che, nella lettera che ho ricevuto stamattina, il re Castillo diceva che un certo Leon Vargas si trovava con la figlia in mezzo al deserto. E dice anche che sei stato tu a convincere Violetta a scappare. >>
<< Non è vero, lui non c’entra! >> Esclamò Violetta, sciogliendosi dall’abbraccio del ragazzo
<< Già, è vero, visto che ad aiutarti a scappare è stata la tua amichetta…com’è che si chiama? >>
<< Francesca. >>
<< Esatto, proprio lei. La ragazza che, guarda caso, ci ha accompagnati qui. >>
Violetta, Leon e tutti gli altri videro scendere, dall’altro cavallo, non solo il ragazzo che aveva in mano le redini, ma anche la ragazza in questione.
<< Francesca!! >> Urlò Violetta, richiamando l’attenzione della ragazza
Questa alzò lo sguardo e i suoi occhi si illuminarono. << Violetta!! >>
Marco, senza aspettare nessun ordine, le lasciò la mano e la ragazza corse dall’amica, abbracciandola di slancio e scoppiando in lacrime.
<< Bene si, molto commovente. Ma ora arriviamo al sodo. Non sono venuto fin qui solo per riprendermi Violetta, ma anche per sfidarti, Vargas. >> Diego sfoderò la spada che teneva legato alla cintura dei pantaloni e la puntò verso Leon.
<< Allora, cosa aspetti? Se non accetti la sfida vuol dire che non sei poi così forte. >>
Il ragazzo dagli occhi verdi serrò i pungi, guardò Violetta ancora stretta all’amica e poi la spada con il manico dorato. L’afferrò, la estrasse e la puntò verso Diego mentre tutti gli altri si mettevano al sicuro lontano dal raggio d’azione dei due ragazzi.
Diego e Leon incrociarono le spade e si scambiarono uno sguardo di fuoco.
<< Bene, al mio ‘via’ potete iniziare. >> Disse Beto mettendosi tra i due << Tre…due…uno…VIA! >>
Il rumore e lo stridio delle spade che si scontravano raggiunse le orecchie dei presenti.
Sia Diego che Leon erano molto agili, riuscivano a schivare gli attacchi ed erano talmente abili che sembravano essere stati addestrati per combattere in un esercito.
Violetta trattenne un urlo quando vide Leon perdere la spada. Sembrava ormai spacciato quando con un salto riuscì a schivare la punta della lama di Diego e a raggiungere la sua spada.
<< Sei bravo, devo ammetterlo. >> Si complimentò Diego, con un sorriso falso
<< Anche tu, non c’è che dire. >>
<< Ma non credere di riuscire a sconfiggermi. >>
Iniziarono a correre l’uno verso l’altro e finirono con il far scontrare di nuovo le due spade. Leon fece leva verso sinistra cercando di far cadere la spada a Diego ma questi riuscì a respingerlo, mettendo in difficoltà il ragazzo.
Leon strinse la spada per non farla cadere e ansimò: non aveva mai combattuto così a lungo contro un suo avversario, e questo dimostrava che Diego, oltre a essere molto bravo, stava riuscendo a metterlo in difficoltà.
<< Non dirmi che sei già stanco, Leon. >>
Il principe lesse negli occhi di Diego soddisfazione e provocazione. Solo una cosa doveva fare: non cadere nella sua trappola e non abbassare la guardia.
Ripresero il combattimento, ma dopo mezz’ora Leon faticava a stare dietro a Diego.
“E’ troppo veloce. Non sembra essere stanco neanche un po’!” Pensò
Ad un tratto non vide più Diego. Dove poteva essere finito? Possibile che si era ritirato dalla battaglia?
Si stava guardando intorno quando spalancò gli occhi: un dolore lancinante poco sopra al fianco lo costrinse a lanciare un urlo, e a stringere i denti quando sentì la spada ritrarsi.
<< LEON! >> Il ragazzo riuscì a sentire solo la voce di Violetta prima di cadere a terra ferito, con il sangue che sporcava il terreno e i vestiti. 
 
*Angolo Autrice*
Bonjour a todos ! (Si, mezzo francese mezzo spagnolo :P)
Allora, come ve la passate? Spero bene e meglio del nostro povero Leon T.T
Sembrava tutto perfetto e invece ecco che arriva Diego e sfida il nostre principe…riesce a ferirlo, ma Leon si salverà?!
Gregorio è intenzionato a sfidare German, ma ce la farà a batterlo o la guerra si concluderà con una sconfitta? Oppure con un altro inutile trattato di pace?
Le domande sono parecchie amici miei! Per fortuna io so la risposta u.u
Il capitolo 14 è già in fase di lavorazione, mi manca una buona metà per finirlo, ma comunque devo prima aggiornare l’altra mia storia per postarlo… ma tranquilli, non aspetterete molto! ;)
Bene, io spero che questo capitolo vi sia piaciuto (e che non mi uccidiate per quello che ho fatto succedere a Leon. xD)
Ringrazio chi non smette di recensire o semplicemente di leggere la mia storia! Grazie, non avrei un motivo per andare avanti senza di voi! Besos :* 


 

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Capitolo 14
*** La Guerra. ***


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La Guerra.

Erano tornati subito indietro. Marco aveva lasciato prendere il suo cavallo a Beto per portare Leon verso la casa che avevano lasciato nemmeno due ore prima.
Maxi, Dj e l’uomo posarono piano il ragazzo sul letto, facendo molta attenzione. Ma, a contato con il materasso duro, Leon trasalì, serrando i pugni. Non era sveglio, ma non dormiva: aveva semplicemente perso molte energie e non riusciva ne a muoversi ne a parlare. E Beto temeva che avesse perso anche conoscenza.
Beto iniziò a sbottonargli la camicia quando Violetta entrò nella stanza.
<< Come sta? >> Chiese, preoccupata
<< Da quello che ho visto la spada ferendolo non ha colpito organi vitali, e la ferita non è molto profonda. Poteva andargli peggio, credimi. >>
<< Posso rimanere qui? >>
<< No Violetta, esci fuori. Anche voi due. >> Disse rivolto a Maxi e a Dj << Devo rimanere solo per curarlo. >>
<< Ma io… >>
La ragazza non fece in tempo a continuare che Maxi e Dj la presero per mano, trascinandola nell’altra stanza, dove c’erano gli altri.
<< Andiamo Leon, sei forte, ce la puoi fare. Devi resistere. Fallo per il tuo popolo e per Violetta. >> Disse Beto, prima di iniziare a disinfettare la ferita.
 
<< Come sta il principino? >> Chiese Diego senza un vero interessamento
<< Vedi di stare più comodo, non sei a casa tua. >> Lo rimproverò Camilla, spingendoli la gamba che lui aveva appoggiato sul tavolo.
Violetta, che aveva sentito la domanda, ignorò volutamente Diego per andarsi a sedere vicino a Francesca.
<< E così lei è la Violetta di cui mi hai parlato. >> Marco, seduto all’altro lato di Francesca, attirò l’attenzione della principessa.
<< Francesca…chi è questo ragazzo? >>
<< Oh Vilu, lui è Marco, migliore amico di Diego. L’ho conosciuto quando quest’ultimo mi ha costretta ad unirmi a loro per aiutarlo nella tua ricerca. È completamente il contrario di quel tipo li, >> Disse indicando Diego << e infatti si è preso lui cura di me fino ad ora. >>
<< Capisco. Piacere Marco e grazie per esserti preso cura della mia migliore amica. >>
<< Il piacere è tutto mio, principessa. >>
<< Violetta, prima ti ho fatto una domanda. >> Diego si intromise nella conversazione
<< Ti ho sentito, ma ho deciso di ignorarti. >>
<< E’ perché vorresti ignorarmi? Quando faccio le domande esigo le rispose. >>
<< Tu non puoi costringermi o comandarmi, non sei nessuno. >>
<< Ma tu sei di mia proprietà. >>
<< E chi te lo ha detto? >>
<< Tuo padre, principessina. Ti ricordo che il contratto di matrimonio è ancora valido. >>
<< Ancora per poco, fidati! >>
<< Tu dici? Quando ti riporterò da tuo padre vedremo chi l’avrà vinta! Anzi, >> Le afferrò il polso << meglio avviarsi per raggiungerlo, non credi? >>
<< Tu sei pazzo! Scordati che io venga a casa con te. >>
<< Non decidi tu! E ora andiamo! >> La strattonò per il braccio ma la lasciò subito quando sentì qualcuno afferrarlo per il didietro del colletto.
<< Ragazzo mio, se non vuoi problemi lasciala stare. >>
Diego si girò e si spostò; vide Beto avvicinarsi a Violetta e sussurrarle << Leon si è svegliato, vuole te al suo fianco. Vai. >>
Violetta si alzò ed entrò nella stanza accanto, dove Leon era disteso sul letto, coperto fino al petto e stava con gli occhi chiusi e il viso rivolto alla piccola finestra.
<< Leon? >> Violetta lo chiamò piano, per paura che stesse dormendo
Il ragazzo non aprì gli occhi << Vieni, avvicinati. >>
La ragazza si sedette accanto a lui e gli prese la mano.
<< Come ti senti? >> Gli chiese
<< Arrabbiato, tanto arrabbiato. >>
<< Non capisco. Perché dici così? >>
<< Volevo vincere, per te. Ma non ce l’ho fatta. >>
<< Oh Leon. >> Violetta lo abbracciò di slancio, senza pensare alla ferita.
<< Vilu alzati, mi fai male così. >> Biascicò il ragazzo, dolorante
<< Scusami. Ascolta Leon, tu per me sei un vincitore. Sei riuscito a combattere contro Diego e si vede che sei riuscito a tenergli testa. Hai avuto il coraggio di sfidarlo, solo per me. Ed è per questo che sei un ragazzo speciale, diverso dagli altri, e io mi sono innamorata di te. >>
Leon sorrise ma non disse nulla. << Violetta? >>
<< Si? >>
<< Ti distendi vicino a me? >> Chiese, scostandosi con calma per farle un po’ di spazio
<< Ve bene. >>
Ancora con le mani incrociate, Violetta e Leon si addormentarono l’uno vicino all’altra, mentre nell’altra stanza Camilla dormiva su Dj, Francesca su Marco, Nata su Maxi e Diego continuava a spostare lo sguardo dalla finestra a Beto, e viceversa.
<< Perché ti comporti così? Ho capito che questo non è il tuo vero carattere. >>
<< E chi te lo dice? Tu non mi conosci e io non ho nessuna intenzione di parlare con te. >> Rispose Diego poggiando la testa all’indietro, contro il muro.
 
La notte trascorse così, tranquilla. Ma poco dopo l’alba vennero svegliati, chi prima chi dopo, da rumori di armi, dal vociare di persone in gran confusione e da nitriti di cavalli.
Beto spalancò la porta e rimase a guardare l’orizzonte. << Merda. >>
Dietro di lui si affacciarono tutti, e a quella vista rimasero pietrificati: l’orizzonte era stato invaso da un esercito che si avvicinava pian piano.
<< Guardate! >> Fu Francesca a richiamare l’attenzione, indicando un punto lontano più a sinistra rispetto a quello che avevano appena visto.
Un altro esercito, che marciava dritto verso la direzione opposta, verso l’altra schiera di guerrieri.
<< Padre. >> Violetta si pietrificò quando lo stendardo fu abbastanza vicino da poterlo riconoscere: sulla stoffa rossa con i bordi dorati era incisa una chiave, la chiave di Fa.
<< Maxi, guarda li! >> Il ragazzo si voltò dove le indicava Nata e rimase di sasso.
<< Gregorio! >> L’altro stendardo, ormai riconoscibile, vedeva raffigurata un’altra chiave, quella di Sol, su uno sfondo blu con i bordi argentati.
<< Ragazzi rientrate ma non dite nulla a Leon… >> Ordinò Beto
<< Ma Beto, non possiamo non dirgli che… >> Intervenne Camilla
<< Fate come vi dico! Se inizieranno a combattere qui… >>
<< No, non posso permetterlo! >> Violetta serrò i pugni, scosse la testa e iniziò a correre nella direzione di German
<< Violetta! >> Diego gli corse dietro
<< Nata, vieni con me! >> Maxi, senza farselo ripetere due volte, iniziò a correre ma nella direzione opposta
<< Ragazzi! Tornate qui! >> Le urla di Beto, però, erano ormai inutili.
 
German e Gregorio si fermarono esattamente l’uno davanti all’altro.
German aveva Angie e Maria alla sua destra mentre Roberto era alla sua sinistra; Gregorio, invece, aveva alla sua sinistra due guardie armate mentre dietro Esmeralda e la principessa Ludmilla.
<< Mi aspettavo Juan Vargas. >> Disse German, rivolto a quell’uomo che gli stava di fronte
<< Mio fratello è morto tempo fa e io ho preso il suo posto visto che il figlio se ne è andato. >> Rise
Angie, accanto a German, seguiva la conversazione: c’era qualcosa di familiare in quell’uomo, e forse anche il marito se ne era accorto.
<< Guarda caso anche mia figlia se ne è andata, e ho come l’impressione che quel ragazzo c’entri qualcosa. >>
<< Non saprei cosa risponderti, io non ne so niente. È da un po’ che non vedo Leon, sai. Comunque penso che questo ti abbia aiutato a trovare un compromesso per risolvere finalmente qualche conto in sospeso… >>
<< Tuo fratello sapeva tutto, ma non penso che tu sia all’oscuro di quello che è successo venti anni fa in queste terre e del trattato di pace che, a mio parere, è alquanto inutile adesso. >>
<< Su una cosa ci troviamo d’accordo. >>
<< Quindi possiamo anche… >> German venne bloccato da un urlo emanato da una voce femminile che lui conosceva bene << Padre! >>
Si voltò e vide sua figlia, la sua amata figlia che gli correva incontro.
<< V-Violetta. >> Angie si fece avanti e quando la figlia si strinse tra le sue braccia, calde lacrime le bagnarono le guance. << Stai bene tesoro? Ti hanno fatto del male? >> Non la smetteva di accarezzarla e di darle baci sulla fronte. E solo in quel momento Violetta notò la bambina che si nascondeva dietro alla gonna della madre.
<< Si mamma, sto bene; tutti sono stati gentili con me. Ma adesso devo parlare con papà. >>
La ragazza si avvicinò al padre proprio mentre Diego la raggiungeva.
<< Mia regina. Sire. >> Il ragazzo fece un piccolo inchino verso i due sovrani
<< E’ bello vedere tutti e due, ma ora andatevene da qui… >>
<< No padre, io non me ne vado finché tu non ritiri l’esercito! >>
<< Violetta non sono cose che ti riguardano, vattene! >>
<< Ma padre! Leon non c’entra nulla con la mia fuga e… >>
<< Violetta vattene! >>
<< Padre non c’è motivo di combattere questa guerra! >>
<< Violetta ho detto che devi andartene, Angie va con lei e porta Maria. >>
<< Andiamo tesoro, >> La regina poggiò le mani sulle spalle della figlia << tuo padre sa cosa deve fare, sa cosa è meglio per il Regno. >>
<< No madre, lui non lo sa! >> La ragazza aveva la voce rotta dal pianto
<< Andiamo. >>
Prima di incamminarsi Violetta si voltò verso Diego << Vieni anche tu? >>
Il ragazzo negò indicando la spada e poi il re. Doveva rimanere li a combattere, Violetta l’aveva capito. Ma perché a lei dispiaceva per lui? Perché gli aveva fatto quella domanda? Non lo sapeva, adesso voleva solo correre da Leon.
 
<< Mia regina, principessa! >> Maxi raggiunse Esmeralda e si inchinò, seguito da Nata
<< Ragazzi andatevene da qui, la guerra sta… >>
<< Venite via con noi, mia regina. Vi porteremo in un posto sicuro. >> Iniziò Nata
<< E potrete riabbracciare Leon. >> Continuò Maxi
Esmeralda prese la mano di Ludmilla, guardò Gregorio e scosse la testa, afflitta.
<< Andiamo. >> Disse mentre i due ragazzi le facevano strada sulla sabbia, verso la casa.
 
<< Allora possiamo anche strapparli, questi trattati. >>
<< Completamente d’accordo. >>
I due Re presero i rotoli di pergamena, li srotolarono e li strapparono. I mille pezzettini di carta finirono a terra, e con un solo gesto dei sovrani vennero calpestati da milioni di guerrieri che si scontravano.
 
I primi rumori di spade e scudi che si scontravano arrivò alle orecchie dei ragazzi nella casa proprio mentre Maxi chiudeva la porta alle sue spalle.
<< Appena in tempo. >> Mormorò Camilla
Solo in quel momento Maxi si rese conto di essere circondato dagli appartenenti alle due famiglie reale che fuori si stavano scontrando: Angie, insieme a Violetta, da un lato, Esmeralda, insieme a Ludmilla e Leon dall’altra.
<< Dov’è Violetta? >> Chiese Nata
I ragazzi indicarono la camera a fianco da cui provenivano alcuni singhiozzi sommessi. Maxi bussò e aprì, inserendo la testa nel piccolo spazio. In quel momento Leon era seduto sul letto e abbracciava forte Violetta che stava piangendo.
<< Leon, non vorrei interromperti ma…ci sono due persone che vorrebbero vederti. >>
Maxi aprì completamente la porta ed entrò nella camera seguito dalle due donne.
<< Madre. >>
Violetta si staccò da Leon e vide una donna in lacrime correre ad abbracciare il figlio; dietro di lei una ragazzina aveva le mani strette in un pungo poggiate sul petto scosso dai singhiozzi.
<< Ludmilla. >> Leon stese le braccia verso la ragazza e questa lo abbracciò di slancio
<< Fratellone. >> Disse soltanto, prima di scoppiare a piangere.
 
Poco dopo erano tutti nella camera di Leon, seduti intorno al tavolo portato per stare tutti insieme in una sola stanza.
Angie aveva raccontato a Violetta chi era Maria e come era arrivata fino a lei, e la bambina si era subito legata alla principessa.
<< Da quello che mi ha detto la guardia prima, >> Iniziò Beto << qui possiamo stare al sicuro visto che i re hanno dato ordine di non avvicinarsi qui. >>
<< Bene, ma che gentili! >> Esclamò Camilla, stizzita
<< Chissà se finirà e quando finirà… >> Nata si rattristò di botto
<< Finirà, vedrai. >> La rassicurò Francesca
<< Presto si accorgeranno che tutto questo è inutile. >> Disse Esmeralda
<< Intanto molti uomini e donne verranno uccisi. >>
<< Ma non c’è modo di farli ragionare? >>
<< Nulla può fermare questa guerra ad eccezione dell’amore. L’amore più sincero e vero. Un amore che è andato oltre, che ha saputo sfidare, ribellarsi e vincere. >> Maria teneva la mano a Violetta e guardava in direzione di Leon, immobile.
Un’altra rivelazione. Nessun parlò ne commentò ma forse tutti avevano capito che la bambina si riferiva al principe e alla principessa. 
Il silenzio venne rotto da un rumore alla porta. Beto corse ad aprire, uscì e rientrò.
Quello che si mostrò agli occhi dei presenti lasciò tutti senza fiato: Diego era ferito alla gamba e poco più sopra al cuore, e la cosa peggiore era che perdeva molto sangue.
 
*Angolo Autrice*
Ed eccoci giunti alla fine di queste quattordicesimo capitolo! Pieno di suspense e azione u.u
Mettetevi al riparo, la guerra è iniziata! E German, come Gregorio, non sembrano voler arrendersi :O Ma arriva un’altra rivelazione di Maria a cambiare l’atmosfera e a dare una buona notizia…chissà però se quello che dice avrà davvero un senso!
Perché Violetta inizia ad interessarsi a Diego? (No ehi, non fraintendete xD Non in quel senso!) Forse perché un po’ gli fa pena visto che rischia la vita mentre loro sono al sicuro…
E, proprio mentre sono tutti tranquilli, Diego si presenta davanti ai loro occhi ferito e probabilmente in fin di vita… Si salverà? Io spero di si (io lo so u.u), visto che mi dispiace tantissimo per lui… :(
Bah, scopriremo tutto nei prossimo capitoli, e dico che non manca molto alla fine della storia.
Ringrazio tutti, un bacio, Minori :3

 

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Capitolo 15
*** La resa. Ma la fine? ***


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La resa. Ma la fine?

<< Oh mio dio. >> Bisbigliò Violetta con la mano a coprire la bocca
Maxi e Dj corsero ad aiutare Beto. << Dobbiamo farlo stendere, forse ci sono delle possibilità che possa salvarsi. >> Disse quest’ultimo
<< Mi alzo io, il letto è più comodo. >>
<< Ma Leon tu… >> Esmeralda cercò di trattenere il figlio ma ormai il ragazzo si era già alzato in piedi, barcollando. Violetta corse a reggerlo appoggiandogli  una mano sul petto mentre lui si appoggiava ad una sedia e alla spalla della ragazza.
<< Dovete uscire, >> Disse l’uomo prendendo il necessario per medicare le ferite << ho molto da fare. Le ferite sono profonde e… >>
<< Io posso darti una mano, se vuoi. >> La voce della principessa Ludmilla fece voltare Beto verso di lei << Ho studiato vari metodi di cura e di operazione in questi ultimi due anni. Non sono il massimo… >>
Beto fece segno alla principessa Ludmilla di avvicinarsi e lei sorrise.
<< Voi fuori. >> Ordinò
 
Un paio di ore dopo erano ancora tutti seduti nel piccolo salotto, in silenzio, mentre aspettavano che Beto uscisse dalla camera. Violetta teneva stretta la mano di Leon mentre lui aveva la testa poggiata sulle sue gambe. Angie ed Esmeralda, quasi inconsciamente, sorrisero a quella scena.
Angie aveva sempre saputo che la figlia era contraria al suo matrimonio, e in fondo la capiva. Ma pur volendo lei non avrebbe potuto fare nulla.
Guardò Esmeralda che era accanto a Leon e, tra se, pensò che non sembrava una cattiva madre.
Aveva impartito ai due figli la giusta educazione e, da quel poco che aveva potuto vedere, Leon era un bravo ragazzo…adatto per sua figlia. Ma comunque il marito non si sarebbe mai convinto, soprattutto adesso che quella relazione aveva scatenato una guerra fuori da quelle quattro mura.
Ma, come Maria aveva detto, solo loro potevano fermare tutto.
Sempre che la bambina si riferisse a loro…
 
Beto si asciugò il sudore sulla fronte con il braccio e si alzò.
<< Adesso è fuori pericolo. Abbiamo fatto proprio un bel lavoro, vero principessa? >>
<< Oh ma è tutto suo il merito, ser Beto. >>
<< Sei brava, sai? Anche da nobile principessa potresti diventare un bravo medico. >>
<< Grazie, ma non so se questo è quello che mia madre vorrebbe per me. >>
<< La vita è la tua, cara. Le decisione importanti spettano a te. >> Ludmilla non rispose, si limitò a sorridere << Finisci tu di mettergli le bende? Io vado di la a lavarmi le mani. >>
<< Certo, vada pure. >>
Quando Beto uscì Ludmilla prese le bende e, piano, iniziò a fare più giri intorno alle parti del corpo dove c’erano i punti di sutura. La principessa guardò il ragazzo: aveva un viso così rilassato.
Finito di mettere le bende Ludmilla si avvicinò al vecchio armadio dove, come le aveva detto Beto, avrebbe trovato una coperta. Afferrò i manici e le vecchie ante si aprirono con un cigolio, diede un veloce sguardo e afferrò una coperta abbastanza pensante, di cotone.
<< Questa può andare. >> Mormorò tra se.
Quando, chiudendo le ante, si voltò, Diego aveva aperto gli occhi. << Vedo che ti sei svegliato. >> Disse dolcemente. Il ragazzo la guardò ma non rispose. Si limitò a domandare << Perché? >>
<< Cosa? >> Domandò a sua volta la ragazza avvicinandosi al letto per stendere la coperta sulle gambe del ragazzo.
<< Perché tutto questo… >> Disse lui, guardando in basso, verso le bende.
Ludmilla afferrò con due mano un lato della coperta << Perché stavi morendo. >> Disse, arrivando a coprire Diego fino al petto, sotto le braccia, per poi aggiustargli il cuscino sotto la testa.
<< Potevate lasciarmi morire. >> La lasciò fare visto che era a corto di forze per respingerla
<< Non si lascia nessuno in difficoltà. >>
Diego sorrise << Anche se questo qualcuno ha tentato di fare fuori tuo fratello? >>
La ragazza trasalì ma sorrise. << Beto me lo ha detto. Ma mentre ti medicava le ferite mi ha anche detto che in fondo non sei davvero cattivo. >> Lo guardò aspettando una sua reazione.
<< Parla troppo quell’uomo. >> Un lato della bocca si curvò in una specie di sorriso.
<< Io non credo che quello che dice sia completamente falso. >>
<< Si vede che non mi conosci. >>
Ludmilla tacque, non sapendo cosa dire: era vero, non lo conosceva, ma qualcosa le diceva che Beto non aveva torto.
<< Se ti dico una cosa mi prometti di non dirla a nessuno? >> Si voltò verso la bionda
<< Certo. >> Ludmilla si voltò, ricambiando il suo sguardo. Aveva gli occhi grigi, bellissimi.
<< Mio padre, Rafael Dominguez, non è a davvero mio padre. >>
<< I-in che senso? >> Ludmilla non se l’aspettava una cosa del genere
<< Nel senso che…io non so chi siano i miei veri genitori. >> La ragazza rimase in silenzio << Avevo tre anni, la mia famiglia non era molto ricca, e i miei genitori non sapevano come mantenermi. Così, un giorno, mi hanno abbandonato. >>
Negli occhi del ragazzo, come nella sua voce, Ludmilla notò una punta di tristezza.
<< Prima di andarsene, mi hanno detto che lo facevano per me, perché io meritavo una vita migliore. Quel giorno piansi tanto, tantissimo, finché un uomo non mi si avvicinò. Da quel giorno non li ho più visti. Non so che fine abbiano fatto, ma sono contento di non averli più tra i piedi. Adesso Rafael e sua moglie Jenny sono la mia vera famiglia. Mi sono promesso di diventare forte, di riuscire a farmi rispettare, senza se e senza ma tutti dovevano stare ai miei ordini. >>
<< Anche Violetta? >>
<< Lei più che altro deve rispettare le decisione di suo padre e di mio padre che hanno firmato quel contratto. >>
<< Ma tu…tu davvero la ami? >>
<< Uno come me non si innamora. Anche io lo faccio solo per rispetto dei patti. >>
<< Sicuro del fatto che non ti innamori? Tutti lo fanno prima o poi. >>
<< E tu sei mai stata innamorata? >> Le chiese alla sprovvista, guardandola
La ragazza non rispose, abbassò lo sguardo e notò la sua mano che teneva stretta quella di Diego.
 
Nell’altra stanza erano tutti in silenzio, ad ascoltare i rumori di spade e scudi che riecheggiavano in lontananza.
<< Dobbiamo fare qualcosa: dopo quello che ha detto Maria non possiamo stare con le mani in mano. >> Disse Camilla
<< Si, ma non sappiamo cosa volesse dire… >> Cercò di ribattere Esmeralda
<< Si che lo sappiamo! Non è difficile interpretare le parole di una bambina! E… >> Esclamò Violetta, adirata, ma tacque non appena si accorse di aver interrotto la madre di Leon << Mi scusi. >> Biascicò
<< Non importa, continua. >> Rispose la donna, sorridendo
<< Ecco io volevo dire che…la bambina potrebbe riferirsi a me e a…Leon. >>
<< Questo è vero, anche io l’avevo pensato, ma non possiamo mettervi in pericolo. >> Affermò Angie, trovando l’assenso dell’altra regina e degli altri presenti.
<< Ma ci basterebbe arrivare a mio padre e a suo zio per… >>
<< Violetta, tua madre ha ragione…hai visto li fuori quanta gente c’è, piena di spade e armi? >>
<< Beto…andiamo Leon, di qualcosa! >> La ragazza guardò il principe che abbassò lo sguardo, facendo capire di essere d’accordo con gli altri.
<< Oh ma andiamo! >> Violetta sia alzò dalla sedia, visibilmente arrabbiata. << Questo vuol dire che non vi interessa affatto di tutta quella gente che fuori sta per morire! >>
<< Non è vero tesoro, non è… >>
<< Madre per favore, non mi dica che non è così perché se fosse il contrario avreste trovato un modo per fermare tutto! >>
Leon si alzò e si avvicinò alla ragazza, le poggiò le mani sulle spalle. << Violetta, amore mio, so meglio di te cosa si prova in queste situazione, ma noi non possiamo fare nulla. >>
<< No, non è vero! >> Dagli occhi della ragazza scese una lacrima << E io ve lo dimostrerò! >>
Prese la spada che era vicino alla porta, afferrò la maniglia e uscì fuori, iniziando a correre per cercare il padre. Si fermò tutto ad un tratto cercando German con lo sguardo, ma lo spettacolo che le si presentava davanti la portò a chiudere gli occhi: corpi senza vita giacevano a terra, chi con gli occhi aperti, chi distesi con la schiena rivolta verso l’altro e un coltello all’altezza delle scapole. Lasciò cadere la spada a terra e scoppiò a piangere silenziosamente. Ma cosa voleva fare? Lei, fuori da quella casa, era come un pesce fuor d’acqua: persa e indifesa. Sentì la sabbia muoversi alla sua destra e qualcuno che le si avvicinava. Leon, poteva essere lui? Aprì gli occhi e provò a indietreggiare: Gregorio era davanti a lei, pronto a colpirla. Cadde a terra, spaventata, e chiuse gli occhi pronta per il colpo ma qualcuno si posizionò davanti a lei, riuscendo a fermare la spada dell’uomo. Violetta aprì gli occhi: Leon, con la spada in mano, era riuscito a far indietreggiare lo zio.
<< Maxi, allontanatevi! >>
Violetta si sentì alzare dal ragazzo che era apparso alle due spalle. << Leon io… >>
Il ragazzo dagli occhi verdi le lanciò un’occhiataccia. << Vai via, io e te parleremo dopo. >> E, dicendo quelle parole, si lanciò in uno scontro faccia a faccia con Gregorio, facendo allontanare e fermare tutti i guerrieri intorno a loro.
<< Da quanto non ci si vede eh, nipote mio? >>
<< Non posso dire di essere contento, ma adesso è arrivato il momento di mettere fine a tutto questo. E di smascherare le tue bugie… >>
<< Quali bugie? Sono sempre stato così… >>
<< Falso, zio, è il termine giusto. Non sono stato io a uccidere mio padre, quella boccetta di veleno era in mano tua… >>
<< Come fai a dirlo? >> Il tono di Gregorio era volutamente ingenuo
<< Andiamo, chi oltre a te voleva a tutti i costi il trono? Nessuno. >> Leon schivò un colpo di spada << Ma c’ero io ad ostacolare i tuoi piani, vero? E quale migliore occasione quella di riuscire a farmi esiliare? >>
<< Oh Leon ma io non lo avrei mai fatto. >>
<< Raccontalo a qualcun altro: quando Pablo ha trovato la boccetta nella mia camera era scontato che fossi stato io, ma a nessuno è venuto in mente che qualcuno avrebbe potuto mettercela, visto che nell’ala reale quasi nessuno ci sta, di pomeriggio. L’hai messa in camera mia poco prima che Pablo iniziasse a perquisire le camere. >>
<< Perspicace, ragazzo mio. >> Un sorriso beffardo apparve sul volto dell’uomo, mentre respingeva i colpi del nipote << Hai risolto l’enigma, bravo. Ma questo non vuol dire che riuscirai a battermi. >>
Così dicendo Gregorio iniziò a colpire ripetutamente la spada di Leon per fargliela cadere, costringendo il ragazzo ad indietreggiare.
Intanto intorno a loro nessuno più si muoveva, mentre Maxi, Violetta e gli altri, si erano avvicinati al luogo tenuti al sicuro da alcune guardie armate.
<< Cosa c’è? Ti vedo in difficoltà. >>
Leon non rispose e si voltò a guardare Violetta che, con aria preoccupata, indicava la bambina accanto a lei. Il ragazzo capì: Maria.
<< Sai zio, stare nel deserto non mi ha fatto poi così tanto male. Ho conosciuto persone meravigliose, e parlando con una ragazza sono venuto a conoscenza di un fatto successo molti anni fa. Una notte tragica, un incidente in carrozza, una ragazza morta e un ragazzo sopravvissuto per miracolo, che da quel giorno in poi ha deciso di cambiare il suo carattere. >> Leon vide lo zio trasalire << E quel ragazzo eri tu, Gregorio, e la ragazza si chiamava Maria. Ti ricordi, no? >>
<< Non nominare più quel nome! >> Urlò, colpendo con forza la spada del ragazzo che comunque non la lasciò cadere.
<< Non capisco perché, è il passato. Quel che è successo è successo, oramai non si può fare nulla, no? E anche tu lo sapevi, ecco perché hai iniziato a cambiare dando la colpa a quella notte, a quell’incidente che ti aveva portato via la donna che amavi più di ogni altra cosa. Ecco perché hai pensato bene di smettere di amare e di pensare solo al potere. >>
<< Stupido ragazzino, stai zitto! Tu non sai niente! >>
<< So molto di più di quello che pensi! Hai visto la ragazza che prima hai tentato di colpire? >> Non aspettò risposta << Bene, quella è la nipote di Maria, cioè figlia di Angie Saramego, la regina di Fa. Quegli stessi Saramego che ti hanno incolpato della morte della figlia; ed ecco perché vuoi a tutti i costi conquistare Fa: non solo per il potere, ma anche per sottomettere la famiglia di nobili più vicina al re. >>
Gregorio non rispose subito, abbassò la testa ma Leon notò il suo sorriso.
<< Quella notte fu terribile. Per me. Vidi Maria, la mia Maria, perdere sangue e morire tra le mie braccia. Poi scappai. Ero presente al suo funerale, ma ben nascosto agli occhi dei presenti. Piansi per giorni quella scomparsa: avrei potuto sposarmi con lei, visto che i matrimoni tra appartenenti a regni diversi erano ancora validi. Ma è tutto andato storto, in una fottutissima sola notte. Mi sono detto che l’amore faceva solo soffrire, e ho promesso a me stesso che non avrei più lasciato spazio ai sentimenti. Solo odio per tutti quelli che mi ostacolavano e amore per il potere. Non misi più piede a Fa, anche perché voci di popolo dicevano che l’intento della famiglia di Maria era quello di uccidermi. Poi, quando mio fratello salì al trono, i matrimoni vennero aboliti. E non ebbi più notizie dei Saramego. Ma nulla mi importava dopo la morte di Maria. >>
Dopo aver detto questo Gregorio si lasciò andare e cadde a terra in ginocchio, allentando la presa sulla spada.
<< Il segreto per riprendere in mano la mia vita era il trono di Sol, ecco perché ho fatto quello che ho fatto. Ma adesso che tutti sapete la verità mi sento uno stupido. Ma la vita sembrava avercela con me, per qualche strano motivo. E per me il modo per contrastarla era avere il potere. >>
Leon si sporse per prendere la spada e la lanciò lontano. Poi notò Angie vicino a lei.
<< Gregorio. >> A sentirsi chiamare l’uomo alzò la testa << Non so se ti ricordi di me, sono la sorella di Maria. >>
<< Angie, giusto? >>
La donna annuì. << Ero piccola quando mia sorella morì, avevo solo otto anni. È vero, i miei genitori all’inizio era convinti fossi tu il colpevole, ma poi si era detto che era impossibile. Comunque posso dirti con sicurezza che i miei genitori non volevano ucciderti, anzi, poi si preoccuparono perché non ti eri presentato nemmeno al funerale; hanno lasciato stare, pensando che il dolore ti avesse spinto a non mostrarti più un giro. Ma davvero, loro non ti odiavano. Quelle che ti erano giunte erano solo voci false. >>
L’uomo guardava il vuoto. << Ho sbagliato tutto. >> Si alzò e si diresse verso Esmeralda, prendendole la mano.
<< Mi dispiace per aver ucciso Juan. >> Disse inchinandosi.
<< Credo che adesso sia tutti perdonato. Ma tu devi fare un’altra cosa. >>
L’uomo guardò Leon e gli fece segno di avvicinarsi. << Il trono spetta a te, è tuo. Sei tu il vero Re. Adesso hai il potere di fermare la guerra: fallo e metti fine all’orrore che ho creato. >>
Leon rifoderò la spada e guardò Violetta.
<< Incosciente. >> Disse, abbracciandola forte
<< Scusa, non volevo. >> Disse lei, perdendosi tra le braccia del ragazzo
Il ragazzo si staccò da lei e le sorrise. << Andiamo, devi presentarmi a tuo padre. Gli devo parlare. >>
<< Da re a re? >>
<< Non sono ancora… >> Gli occhi di Violetta si puntarono in quelli del ragazzo << Va bene, da re a re. >> La prese per mano e le diede un bacio sulla fronte.
 
*Angolo Autrice*
Ecco a voi il capitolo 15! Un capitolo di svolta, eh?
Gregorio si è arreso, finalmente, dopo che Leon è riuscito a parlargli di Maria.
Lui è veramente dispiaciuto, e dice al ragazzo che lui è il vero re e che deve far finire tutto.
Ma adesso che Leon vuole parlare con German, quest’ultimo vorrà ascoltarlo? E come finirà con Violetta? E il contratto di matrimonio? Vedrete u.u
Bene, grazie mille a tutti perché è merito vostro se sono riuscita ad arrivare fin qui :’) 
Gracias, besos a todos!
Prima di andarmene voglio dirvi che ho in mente un’altra long, Jortini stavolta, e la pubblicherò...penso verso la fine di questa settimana perché oggi e domani non posso dedicarmi alla stesura del primo capitolo anche se ho già in mente cosa farci accadere.
Bene, detto questo mi dileguo, alla prossima! :3

 

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Capitolo 16
*** Lieto fine - Epilogo ***


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Lieto fine.

<< Padre!  >> German si sentì chiamare e si voltò, ritrovandosi prima di poter dire qualcosa Violetta stretta tra le braccia.
<< Violetta, che fai qua? Sei sul campo di battaglia… >>
<< No padre, adesso non ci sarà più nessuna guerra. >>
<< Cosa stai dicendo? >>
<< Gregorio si è arreso e Leon… >>
<< No Violetta, non parlarmi di quel ragazzo! Tu con lui non devi avere nulla a che fare, non dovevi neanche conoscerlo. Adesso devi dimenticarti di lui, per sempre. Ora torniamo a casa e decidiamo tutto per le nozze con… >>
<< NO! >>
<< Violetta Castillo, ricominci a contraddirmi?! >>
<< Si padre, perché non posso far decidere ad un altro cosa farne della mia vita, anche se questo fosse mio padre. Il mio incontro con Leon… >>
Violetta smise di parlare quando si sentì toccare la spalla. Dietro di lei Leon le sorrideva.
<< Padre, lui è Leon, il ragazzo che poco fa ha riottenuto il trono di Sol. >>
Leon fece un piccolo inchino e stese la mano verso German. << E’ un piacere per me conoscere ed essere al cospetto del Re di Fa. Come le ha detto sua figlia io sono l’effettivo Re di Sol dopo la morte di mio padre. >>
German guardò il ragazzo davanti a lui: era educato, con la testa sulle spalle, e sebbene fosse giovane dava l’idea di essere un buon re. Non se lo aspettava così, dovette ammetterlo a se stesso. Strinse la mano al ragazzo senza dire una parola.
<< L’esercito capitanato da mio zio è stremato, e penso che ora possiamo anche mettere fine a questa guerra inutile. So bene quello che avvenne venti anni fa, tra lei e mio padre, e so del trattato di pace ormai penso inutile e perso, ma possiamo incominciare a vivere in pace e a collaborare come prima. E, se mi permette, vorrei anche parlarle un attimo di sua figlia. >>
Violetta guardò il ragazzo e questo la guardò di rimando. << Lascia fare a me. >> Le disse, sottovoce.
La principessa sorrise. Sapeva di potersi fidare di lui.
<< Ti ascolterò, intanto il mio esercito si ritirerà e, come hai detto, potremmo provare a tornare a venti anni fa. Adesso seguimi, parleremo faccia a faccia, da re a re. >>
Leon non guardò nessuno, seguì German oltre il suo esercito e si fermò quando due guardie gli si avvicinarono con una spada. << Lasciatelo passare. >> A quell’ordine le due guardie si ritirarono.
I due entrarono in una tenda costruita li in caso il re fosse rimasto ferito o se la guerra si fosse prolungata per mesi. Cosa impossibile, ormai.
<< Siediti e parla, ragazzo. >>
Leon si accomodò sulla sedia e tirò un forte sospiro. Questo poteva definirsi il suo primo incarico da re?
<< Il mio incontro con sua figlia è stato casuale, inaspettato. Sono stato cacciato dal mio regno con l’accusa di aver ucciso mio padre. Non sapevo dove andare, così mi sono addentrato nelle Terre di Nessuno e sono arrivato a casa dei due guardiani di confine, Camilla e Dj. Li ho bussato e mi ha aperto una ragazza ma non ho visto bene chi fosse perché sono svenuto; mi sono svegliato poco dopo, in un letto, e sua figlia era li accanto a me. Mi aveva aiutato a non morire, a rimettermi in forze, si era presa cura di me. Poi tutti e due abbiamo scoperto di essere i principi di due regni in lotta da anni, ma questo non ci ha impedito di innamorarci l’uno dell’altro. Anzi, devo dire che ci ha aiutato a capire che potevamo fare qualcosa per salvare la situazione, e proprio mentre cercavamo di capire come poter fare, abbiamo scoperto che le nostre famiglie sono legate, in qualche modo: la sorella di sua moglie, Maria, e mio zio erano fidanzati prima dell’incidente. So bene che lei vuole far sposare Violetta con un ragazzo di cui lei conosce la famiglia, ma non può costringere sua figlia a sposare uno che non ama. Quelle che è successo alla povera Maria non si può cambiare, ma non vuol dire che debba accadere di nuovo. Sua figlia con me è in buone mani, si fidi. Sarò sincero con lei, German: amo sua figlia e niente e nessuno mi impedirà di provare tutto questo per lei. So che lei ha paura che possa accaderle qualcosa, ma io farei di tutto per proteggerla, per renderla felice. E lei sarebbe felice con me. Davvero lei pensa solo a quello accaduto a Maria o pensa anche alla felicità di sua figlia? Ci pensi, Violetta non sarebbe mai felice se sposasse Diego. >>
Leon finì di parlare e si accorse di non aver mai smesso di farlo da quando erano entrati li: aveva la gola secca sia per il discorso appena fatto sia per la paura della risposta di German.
<< Ecco io ora andrei se… >>
<< Non andrai da nessuna parte. >> German lo guardò negli occhi << Spero che tua non stia mentendo sui sentimenti che provi per mia figlia. >>
<< Non lo farei mai, sire. >>
L’uomo sorrise. << Violetta è la mia unica figlia, erede al trono, e con mio dispiacere ammetto di aver tralasciato la sua felicità pensando alla sua incolumità firmando quel contratto. Ha cercato di farmi capire che non avrebbe mai voluto quel matrimonio, ma quando vedi due genitori perdere la loro figlia pensi che i pericoli siano dietro l’angolo anche per la tua bambina. Ma, se tu mi dici che sei disposto a fare di tutto per lei, la paura che le possa accadere qualcosa smette di esistere, o comunque passa in secondo piano. Prima di tutto viene la sua felicità. >>
<< Sono felice che lei lo abbia capito. >>
<< Ora si, grazie a te. I nostri regni continueranno a comunicare e a vivere in pace tra loro, e tu potrai iniziare una relazione con mia figlia. >>
<< Grazie German, io non so… >>
<< Non cantare vittoria ragazzo. Ti ricordo che c’è ancora un contratto di matrimonio da sciogliere. >>
L’espressione sul volto di Leon cambiò drasticamente.
<< Tranquillo, non è una cosa impossibile. Violetta sicuramente ci darà il consenso, e io ti do il mio visto che lei è minorenne, ma bisogna convincere l’altra parte. >>
<< E come faremo? >> Chiese Leon mentre German estraeva da un sacchetto dorato una pergamena
<< Diego è maggiorenne, se non ricordo male. Questo è il contratto di matrimonio, andate da lui e convincetelo a rinunciarvi. Non sarà facile, ma ci riuscirai, ne sono sicuro. >>
 
Ludmilla era rimasta nella casa insieme a Diego, sia perché non voleva assistere allo scempio fuori sia perché non aveva nessuna intenzione di allontanarsi dal ragazzo a cui aveva dimostrato, più a se stessa che ad altri, di essere molto legata. Chissà perché.
Diego era disteso sul letto con gli occhi chiusi, ma non dormiva, se ne era accorta quando si era sentita osservata e, alzandosi, aveva incontrato i sui occhi. Lui si era voltato velocemente, chiudendoli.
<< So che non sono il massimo, ma puoi guardarmi. >>
<< N-non ti stavo guardando! E poi tu non sei…non è vero che non sei il massimo, ecco! >>
<< Dici? >>
<< Dico! Credimi, sei davvero molto bella. >> Ludmilla arrossì a quella parole e cercò di rispondere ma la porta si aprì di scatto facendo entrare nella stanza Leon e Violetta.
<< Io e te dobbiamo parlare. >>
<< Ma Leon! Bussare ed entrare con calma no? >> Ludmilla si avvicinò al fratello, stizzita << Sei maleducato e irrispettoso. >>
<< Ludmilla, lascia stare. >> A quelle parole la ragazza si allontanò lanciando un’ultima occhiataccia a Leon.
<< Bene, cosa vuoi dirmi Vargas? >>
Il ragazzo guardò Violetta e poi Diego. << Questo è il contratto di matrimonio firmato da German e da tuo padre. Devi darci il tuo consenso per annullarlo. >>
Diego sorrise. << Così tu potrai sposare Violetta, giusto? >>
<< Giusto. >>
<< Ascolta Diego, se accetti te ne sarò grata a vita e… >>
<< Tranquilla Violetta, accetto. Potete anche stracciarlo ora. >>
<< C-cosa? Tu davvero accetti di rinunciare al matrimonio? >> Violetta guardò il ragazzo che si mise a sedere dolorante
<< Non penso sarei stato capace di portare avanti un matrimonio firmato per un contratto. E poi tu non saresti stata felice, io probabilmente nemmeno… >>
Ludmilla si avvicinò a Diego aggiustandogli il cuscino e poi la coperta, dandogli un bacio sulla guancia. Questi strinse la sua mano della bionda e sorrise.
<< Quindi adesso potete anche uscire da qui e festeggiare spero anche una pace tra i due regni… >>
Violetta annuì. << Non pensavo avresti accettato così in fretta. >> Ammise Leon
<< Le persone cambiano Leon, quando incontrano l’amore. >> Detto questo mise una mano intorno alle spalle di Ludmilla, stringendola a se.
<< Lei è mia sorella, lo sai? >>
<< Si che lo so. >>
<< Quindi io dovrei continuare a sopportarti come cognato? >>
<< Chi lo sa, forse. >>
Sul viso dei due ragazzi si dipinse in un sorriso. << Forse potremmo anche stringere amicizia. >> Propose Leon. << Probabilmente si. >> Diego tese la mano e Leon gliela strinse, in segno di una resa tra due ex rivali.
Quando Diego e Ludmilla rimasero fuori, la ragazza arrossì a quella vicinanza. << Quindi tu ed io… >>
<< Non ho detto ne si ne no. >> La anticipò il ragazzo, dandole poi un leggerissimo bacio sulle labbra.
<< E’ un si? >> Diego non rispose, limitandosi a baciarla di nuovo.
 
Qualche giorno dopo nel Regno di Sol era festa grande: tutto il popolo era in fermento per l’incoronazione del nuovo re, il re che avrebbe portato pace e prosperità dopo un momento di povertà e dolore. Nel castello fervevano i preparativi per la sala del trono: venne ripulita, addobbata, il trono rivestito con una stoffa di seta blu con bordi argentanti, con su ricamato il simbolo di Sol. Sul trono era stato appeso un quadro con una foto che ritraeva Juan Vargas qualche mese prima di morire. Nella sala erano presenti tutti: Esmeralda, Ludmilla, Gregorio e alcune famiglie di duchi e baroni, amici della famiglia dei reali. Accanto alla famiglia reale c’erano i Castillo, Angie, German, la piccola Maria e Violetta, insieme a Diego.
Quando i presenti sentirono le campane suonare, quelle che si attivavano quando c’erano incoronazioni o eventi importanti, si girarono verso la porta e questa si aprì: Pablo, con dietro Leon, entrò nella sala con un cofanetto in mano. Si posizionarono davanti ai presenti e Pablo parlò: << Io, Pablo Galindo mi trovo qui insieme a voi tutti presenti per assistere all’incoronazione di Leon Vargas a re di Sol. >> I presenti applaudirono piano << Leon Vargas, dopo la morte del nostro vecchio Re Juan Vargas, il trono spetta a te. Sei tu il re che deve portare avanti il nostro regno, per continuare a farlo vivere e prosperare, per dare protezione a ricchezza al nostro popolo. Prendi atto di questa responsabilità accettando di diventare il nuovo re? >>
<< Si. >>
Pablo aprì il cofanetto e ne estrasse una collana. Leon si piegò con il busto verso di lui e indossò il ciondolo.
<< Con questa collana, simbolo della famiglia reale, giuri fedeltà ai Vargas e prometti di non tradirli mai, come tuo padre fece al suo tempo. >>
<< Giuro e prometto. >>
Dopo quelle parole Leon, sotto indicazione di Pablo si posizionò davanti al trono.
<< Leon Vargas, con il consenso dei consiglieri e del popolo, ti nomino, da questo momento in avanti, Re del Regno di Sol. >> Posizionò sul suo capo la corona e gli diede in mano lo scettro, poi si inchinò, seguito dagli altri.
<< Io, Leon Vargas, prometto fedeltà al mio popolo e mi impegnerò per essere un buon re. >>
Quando Leon rimase solo nella sala alzò gli occhi e guardò il ritratto del padre.
<< Padre, farò di tutto per essere come te. Per un attimo tutto è degenerato, ma ora sono contento di essere qui, nel mio regno, nella mia sala del trono. >>
<< Leon, andiamo? Ti aspettano. >>
Il ragazzo si voltò e vide Violetta vicino alla porta. << Arrivo. >> Si avvicinò alla ragazza. << Grazie per essere venuta. >>
<< Non potevo mancare alla tua incoronazione. >>
<< Andiamo, >> Disse prendendola per mano << devo presentarti ai tuoi futuri sudditi. >>
<< Ma se…se io diventerò regina, il regno di Fa… >>
<< Non preoccuparti, quello verrà dopo. Sicuramente si troverà una soluzione. >> Disse dandole un piccolo bacio sulle labbra.
 
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<< Perché tu e mio padre siete stati così tanto? >> Chiese Violetta guardando Leon mentre usciva dalla sala delle riunioni insieme a Pablo, Roberto e German.
<< Tesoro, gli affari di un re richiedono tempo. >> Disse baciandola sulla fronte
<< Ma allora cosa avete deciso? >>
<< Aspetta, abbi pazienza e lo scoprirai. Verrà annunciato ora a tutto il popolo. >>
Poco dopo sul balcone del castello di Fa Roberto era pronto a leggere la pergamena firmata da German e Leon.
<< Prima di tutto, >> Iniziò German << vorrei dire che abbiamo scelto di parlare prima al popolo di Fa perché c’è una cosa importante che riguarda il trono. Ma adesso lascio la parola al consigliere. >>
Roberto aprì la pergamena e iniziò a leggere: << Con la riunione conclusasi poco fa sono stati stipulati e accordati i seguenti punti: l’ordine nei due regni è stato stabilito con successo; il divieto di transito che impediva agli abitanti di spostarsi da un regno all’altro è stato cancellato; sono stati ristabiliti i matrimoni e le relazioni tra appartenenti a regni diversi; le Terre di Nessuno, ribattezzate Terre della Melodia, saranno divise equamente tra i due regni che potranno usarle come meglio credono; i Guardiani di Confine saranno aboliti e Camilla e Dioniso Juarez potranno tornare a casa loro; la principessa Violetta, promessa sposa del Re neo eletto Leon, regnerà su Sol. Quando i nostri sovrani German ed Angie saranno troppo anziani per farlo, Violetta regnerà solo indirettamente su Fa perché il trono sarà affidato alla principessa Ludmilla e al suo futuro marito che, per ogni decisone, dovranno consultarsi prima con Violetta. Con questo abbiamo finito. Grazie per averci ascoltato. >>
I sovrani rientrarono, Leon e Violetta rimasero un po’ più indietro.
<< Leon, ho capito male o Roberto ha detto ‘promessa sposa del re Leon’? >>
<< No, non hai capito per niente male. Violetta Castillo, >> Leon si inginocchiò mentre tutti si giravano << vuoi sposarmi e diventare mia moglie? >> Estrasse uno scatolino di velluto e lo aprì, mostrando un anello piccolo ma grazioso.
Violetta guardò Leon con gli occhi lucidi; voleva piangere, finalmente il suo sogno si avverava: sposare un ragazzo che l’amava e che lei amava. Sorrise felice a quella dichiarazione. Stava piangendo, se ne accorse dopo. << Si, si che voglio sposarti. >> Leon si rialzò e lei lo abbracciò forte, piangendo.

 
EPILOGO: Come finiscono le favole.
 
-Tre mesi dopo, Regno di Fa-
Violetta era nella sua camera e si guardava allo specchio che aveva ai piedi del letto.
Finalmente il grande giorno. Indossava un abito bianco di seta con lo srascico, ricamato su misura per lei; aveva i capelli legati in uno chignon fissato con alcune forcine a fiori bianchi; il velo, lungo  come lo voleva lei, le ricadeva morbido lungo le spalle. Il corpetto con i bordi argentati era legato dietro con lacci argentati incrociati, davanti invece c’era un po’ di pizzo. Infine, in vita, aveva un lungo nastro blu legato dietro con un fiocco.
È bellissimo. Pensò sorridendo guardando la sua immagine riflessa nello specchio.
<< Violetta, stiamo aspettando te. >> Francesca entrò nella stanza seguita da Camilla e Nata.
Erano tutte e tre vestite in modo molto carino, con un vestito ognuno di un colore diverso: rosa, viola e blu. Le aveva scelte come damigelle, e aveva fatto scegliere a loro i vestiti.
<< Arrivo. >> Rispose, prendendo il bouquet dal vaso vicino alla finestra.
<< Sei bellissima. >> Ammise Nata guardandola meravigliata
<< Grazie Nata, ma anche voi non siete da meno. Farete colpo. >>
<< Violetta! >> Esclamarono in coro
<< Cosa c’è? Volete forse dire che Dj, Maxi e Marco non cadranno ai vostri piedi? >> Fece l’occhiolino nominando i tre ragazzi
<< F-forse. >> Ammisero le tre
Scoppiarono a ridere mentre qualcuno bussava alla porta. << Prego. >> Disse Violetta
<< Violetta, siamo tutti pronti. >> Ludmilla entrò nella stanza
Violetta sapeva che le sue quattro amiche, in quei quattro mesi, avevano trovato il vero amore: ne avevano parlato una sera, quando nella sua camera, insieme anche a Ludmilla, avevano confessato di essersi innamorate. Anche loro meritavano un po’ di felicità, dopo tutto. E, con i matrimoni ristabiliti, non ci sarebbero stati problemi per Maxi e Nata, Dj e Camilla, Ludmilla e Diego e Francesca e Marco. Sorrise pensando alla felicità delle sue quattro amiche.
<< Si dai, andiamo. Non facciamoli attendere. >>
Ludmilla e Diego erano i testimoni. Li aveva scelti sia perché lei era sua cognata, sia perché era grata al ragazzo per aver permesso la rottura del contratto.
<< Sei pronta Vilu? >> Chiese Francesca
La principessa guardò la sua camera e sorrise.
<< Si, andiamo. >> Chiuse la porta alle sue spalle e si avviò verso la porta di ingresso del castello, dove suo padre la aspettava sorridente.
 
La cerimonia era stata organizzata nell’immenso giardino di rose del castello. Era semplice ma non troppo, come piaceva a Violetta.
La principessa, sottobraccio a German, attraversò il piccolo corridoio pieno di petali che la separava da Leon. Al lato c’erano tutti gli invitati. Olga, la balia, piangeva mentre Roberto cercava di consolarla. Angie aveva gli occhi lucidi mentre Esmeralda non riusciva a trattenere le lacrime.
Violetta arrivò davanti a Leon che gli sorrise. Era bellissimo, come sempre.
Antonio, il sacerdote che aveva celebrato il funerale di Juan, sorrise ai giovani e iniziò la cerimonia.
<< Tu, Leon Vargas, vuoi prendere la qui presente Violetta Castillo come tua legittima sposa? >>
<< Si, lo voglio. >>
<< E tu, Violetta Castillo, vuoi prendere il qui presente Leon Vargas come tuo legittimo sposo? >>
<< Si, lo voglio. >>
<< Bene, con il potere da me conferitomi, vi dichiaro marito e moglie. >>
Violetta si voltò e guardò Leon negli occhi, poi sorrise.
Leon guardò la sua amata e, mentre chiudevano gli occhi, si avvicinò alla ragazza e la baciò. Finalmente sua.
Finalmente suo.
Finalmente insieme e felici, per sempre.
Esattamente come finiscono le favole.

FINE.

 
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*Angolo Autrice*
Salve a tutti *prende un fazzoletto*
Cercherò di fare veloce, non voglio annoiarvi! Siamo arrivati alla fine di questa storia, e quasi non ci credo… Non pensavo di riuscire ad arrivare a questo speciale traguardo.
Ormai la pace è arrivata, il nostro Leon è diventato re e potrà sposarsi con Violetta.
Bravo il nostro Diego che ha accettato subito l’annullamento del matrimonio :’) E che dolce insieme a Ludmilla *-*
Ormai Camilla e Dj possono tornare a vivere una vita normale, probabilmente insieme, così come Francesca e Marco e Maxi e Nata. Dolci no? *-*
La proposta di matrimonio oddio, stavo sclerando mentre la scrivevo dhebfhe *O*
Che belli :’) E vogliamo parlare di Violetta vestita da sposa? Hdebrfheue *---*
Bene, basta scleri. E ora di fare i seri u.u
Ragazzi, la long è finita, e devo ringraziare voi per avermi sostenuta. Davvero non saprei come ringraziarvi adeguatamente.
Grazie ai 19 preferiti, ai 2 ricordati e ai 13 seguiti.
Grazie ai recensori (anche a chi ha recensito una sola volta): Naxi_4ever, Simonuccia_98_, Giordi99, violettayleon, love_cavalli, jortini4ever, Chiara_Tinista01, RobyP01, DWHO, Zuzu_vilu002, leonetta4ever, Camy_Love00, Morgana1994, IloveSlytherin, Giuly serpeverde2000, DaniLeonetta, Jiulia Duchannes, Belieber_aPromis_Believe, ali_01 e syontai.
Spero di aver ringraziato tutti xD
Grazie mille, alla prossima, la vostra Minori. :D <3
P.S. A chi può interessare sto scrivendo una Long Jortini 'Wicked Lovely - Incantevole e pericoloso' :3
P.P.S. La foto finale è stata gentilmente fatta da Niley story :3

 

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