Falsa identità

di Lelusc
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi è? ***
Capitolo 2: *** Pazzesco! ***
Capitolo 3: *** Due in uno ***



Capitolo 1
*** Chi è? ***


Sono strana, sono sempre stata strana, per via dei miei capelli corvini e lisci, della mia pelle color avorio e dei miei occhi verde smeraldo, profondi e scrutatori, e molte volte scuri come gli abissi.
 
Mia madre e mio padre sono completamente diversi da me, tanto che se non fosse per l’esistenza delle mie foto da appena nata, che mi ritraggono fra le braccia di mia madre, penserei e sarei sicura di non essere la loro vera figlia, ma di essere stata adottata. Io sono l’unica scura, mentre mia madre ha i capelli color caramello e mio padre color rosso, ma così chiari da sembrare carota e non ho né sorelle né fratelli, nonostante li abbia sempre voluti.

Ogni volta che chiedevo loro perché non volevano crearmi compagnia, cambiavano discorso, oppure m’ignoravano. Il che, in effetti, è strano, anche perché mia madre mi ha partorito a ventuno anni, quindi è giovane, anche se lavora molto e quindi sta poco a casa.

La pausa è appena finita e m’incammino lungo il corridoio esterno che dal giardino porta all’interno della scuola, diretta in aula, con i libri stretti al petto e aria sognate, quando inizia a piovere. Poche gocce, alzo gli occhi al cielo sorpresa, un attimo prima era perfetto,terso con un caldo e luminoso sole ,ed ora,in due secondi, è diventato plumbeo e  minaccioso.
Velocizzo e allungo il passo verso la porta.

 “Tu sei Dalila, vero?”

Mi fermo, alzo lo sguardo che ho rivolto a terra e mi trovo davanti, fermo in mezzo a due vasi di piante grasse, un ragazzo. Non so chi sia, perché è riparato da un ombrello che gli copre il volto.

“sì, chi sei?”
Attenta”
Mi dice all’improvviso la voce dentro di me.

Già, questa voce c’e l’ho dalla nascita e visto che non è normale, non l’ho mai detto a nessuno, ma molte volte mi parla e mi da consigli, tanto da essere fastidiosa e petulante,ma questa volta ha ragione,è un ragazzo che non ho mai visto a scuola,oltre al fatto che ormai sono tutti a lezione.
“Chi sei?” ripeto e lo guardo attendendo la sua risposta, ormai grazie alla mia strana e innaturale voce interiore ho anche un po’ di timore. La pioggia ormai è forte e fitta, sento il suo scrosciare, ma oltre al suo rumore non si sente nient’altro.

Il ragazzo alza un po’ l’ombrello e vedo i suoi occhi prima coperti.


Mi sembra un ragazzo normale. Il suo sguardo è serio e anche un po’ crucciato e freddo, ora che ci penso anche il suo tono è gelido.
Guardo fissa nei suo occhi profondi di un caldo nocciola,che sicuramente nei momenti di colera possono sembrare neri come la notte e inquietanti.

Rimango ammutolita a sprofondare in quelle grandi pozze scure dal taglio felino circondate da lunghe ciglia nere.
Nonostante il suo viso è gelido e dai lineamenti duri e tesi, è molto bello, ma ripeto, non l’ho mai visto.

Finalmente si degna di rispondermi.

“Ti aspetto davanti a scuola alla fine delle lezioni, ti devo parlare”dice in tono duro per poi darmi le spalle e incamminarsi lungo il cortile.

Lo guardo andare via confusa, ma subito mi ricordo della lezione che è già iniziata, sono nei guai! Mi dico affrettandomi verso la classe.
Durante le tre lezioni rimanenti, non faccio altro che guardare la pioggia fuori dalla finestra e pensare a quello strano ragazzo.

Non ci pensare, segui la lezione” Mi dice la mia vocina interiore, ma non gli do retta e in tutte le ore ascolto poco e niente, non sono attenta neanche durante il cambio dei professori, tanto che quando vedo una professore diverso, mi chiedo “ma quando è venuto?”

Durante l’ultima ora, la pioggia comincia a diminuire fino a che cade solo qualche goccia e l’aria si rinfrescata, come ho notato, visto che il mio banco è accanto alla finestra e mi sono congelata.

All’uscita non so che fare e mi fermo accanto alla porta dell’aula, mentre tutti i miei compagni escono.
(che faccio, incontro quel ragazzo e sento che ha da dirmi?”Mi chiedo (e se poi si dichiara?No, impossibile, visto il suo viso serio non penso voglia dichiarasi)

“Lo penso anch’io, chi è il pazzo che s’innamorerebbe di te”.

Rimango un attimo immobile, ma questa dannata vocina non può stare un attimo zitta?
Allora che faccio ci vado o no?   Mi chiedo. Sono indecisa

“No, è pericoloso!”
Ma sì, che problema c’è, dico ignorando la mia vocina mentale che a volte sa essere molto impudente e fastidiosa.
No! Non devi andare, fermati! Ti ho detto di fermarti! Uffa, fa come ti pare, testarda”dice zittendosi.

“ah, finalmente!”Dico uscendo da scuola.
“ cosa?”Mi chiede qualcuno.
Mi volto e appoggiato al muro, con le braccia incrociate al petto, c’è il ragazzo misterioso di prima.

“no, niente”dico
“bene, allora andiamo”dice precedendomi.
“dove mi vuoi portare? Non ti conosco nemmeno” dico mentre lo seguo.

 All’improvviso si ferma e riesco a non finirgli addosso per miracolo.
“Piacere, Vincent”dice voltandosi verso di me e porgendomi la mano.
Avvicino la mia titubante, ma poi gliela afferro e la stingo.
“Piacere, Dalila”
“bene, ora andiamo”

Sì, certo, perché ora lo conosci”dice con ironia la mia vocetta che si è rifatta viva.
“sss, vai via” dico
“che?”
“no, niente”dico seguendolo.
Se non erro questa strada porta a dei palazzi, ma non ci sono negozi o cose simili, a meno che, non voglia andare alla fermata autobus”

Ed è proprio lì che si ferma. Mi fermo anch’io con il respiro alterato, non che abbia corso, ma non si era fermato nemmeno un secondo e non aveva neppure diminuito la camminata spedita e veloce, neanche si era fermato per vedere se gli ero ancora dietro.

Aspettiamo l’autobus senza proferire parola, anche se io ho molte domande da porgli. Il problema è il suo modo di fare, è lì appoggiato ad un lampione,serio e silenzioso,in qualche modo imponente,anche se non lo è di corporatura e m’intimorisce molto.

Mi appoggio ad una macchina parcheggiata e controllo i biglietti dell’autobus,non sia mai che mi prendo una multa,poi chi sente mamma! Faccio appena in tempo a controllare che l’autobus arriva e si ferma proprio davanti a noi.

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Capitolo 2
*** Pazzesco! ***


Salgo e continuo a seguire Vincent infondo all’autobus. Mi siedo di fronte a lui e mi guardo intorno.

L’autobus stranamente è quasi vuoto, sembra che tutti agevolino Vincent a portarmi dove vuole. Assurdo!

Mi volto e timbro il biglietto alla macchinetta proprio dietro le mie spalle e rimango in silenzio nell’attesa che mi dica qualcosa riguardo la nostra meta, ma niente,non parla,così guardo fuori dal finestrino,almeno mi distraggo e penso ad altro.

 Il cielo è di nuovo terso e il sole risplende caldo e luminoso, la strada però è sempre grigia, monotona e piena di macchine. I palazzi sono sempre gli stessi, certi nuovi, altri antichi e altri ancora modernizzati e ristrutturati, ma non sapete quelli vecchi e fatiscenti come risaltano agli occhi, con i loro muri scoloriti e scrostati e le crepe. I palazzi così mi mettono sempre malinconia e tristezza. Non cambia mai niente, la città rimane sempre uguale.

Dopo un po’ di tempo, siamo scesi e abbiamo preso un altro autobus e non ho fatto in tempo a comprare altri biglietti, così ho usto quello per il ritorno. Voglio vedere come vado a casa dopo, comunque abbiamo lasciato la città e le caotiche e rumorose strade da un bel po’ e adesso ovunque guardo vedo villette e vegetazione folta e rigogliosa, molto calmante, o almeno per me.

“Scendiamo alla prossima”mi dice all’improvviso Vincent.
Lo guardo. Mi sono scocciata, voglio sapere!
“dove stiamo andando?”
Mi guarda “ora lo vedrai”è la sua risposta criptica.

Appoggio il capo al finestrino contrariata e attendo il momento di scendere.
Una volta con i piedi a terra mi guardo intono. Siamo sul ciglio di una strada che continua dritta ed è contornata da vegetazione. Alzando un sopracciglio, perplessa.

“Vieni”mi ordina Vincent incamminandosi fra le strette e ingarbugliate frasche.

“Aspettami!”Esclamo seguendolo.

Quando finalmente sono dall’altra parte della vegetazione caccio un sospiro di sollievo e mi guardo: Per fortuna non ho gli abiti strappati,con tutti quei rametti credevo di essermi graffiata e invece è tutto in ordine.
Molto più tranquilla, alzo lo sguardo e cerco Vincent. Cavolo l’ho perso!

Mi guardo intorno preoccupata. Mi trovo in una zona erbosa, alla mia destra ho dei massi alti e ripidi mentre alla mia sinistra ho altre piante, ma non m’ispirano molto, mi sembra una strada selvaggia e pericolosa, eppure non dovrebbe essere così. Guardo dritta davanti a me, c’è una stradina, sicuramente è passato da lì, però addentrarmi ancora fra quegli arbusti e alberi, da sola, non mi piace per niente, cavolo dovevo stare più attenta e anche lui doveva stare attento a me.

1 non lo conosco.
2 mi ha detto, anzi ordinato di seguirlo.
3 non mi ha detto, dove mi avrebbe portato.

 La mia voce interiore aveva ragione, ho fatto una sciocchezza seguendolo, ora come faccio a ritornare a casa?
Ah, finalmente te ne sei resa conto,hai fatto una sciocchezza, sei un imprudente,oltre ad aver seguito uno sconosciuto ora ti sei anche persa,stupida!”
 “Hai finito?”Chiedo

“veramente no, però non serve a niente sgridarti, mi basta sapere che hai capito e che mi prometta che non lo farai mai più”dice la voce addolcendosi.
“Va bene, lo prometto”dico e mi siedo su di un masso, non posso fare altro.
“mi sei mancato, perchè non parlavi più?”
perché ero arrabbiato e comunque non sarei riuscito a farti cambiare idea, sei cocciuta, quando ti metti qualcosa in testa niente e nessuno può distrarti dalla tua decisione”.
“Già”dico sorridendo
Che cos’è quel sorriso fiero, non è una cosa bella, sai?”
“Io penso di sì, dipende dalle situazioni e dai punti di vista”.

“Ah eccoti!”esclama Vincent correndomi incontro.
“Mi hai fatto spaventare quando mi sono girato e non ti ho visto più” mi dice.
“mi dispiace, mi sono distratta”
Ehi! Perché diavolo ti scusi?!Anche se sei stata tua la prima a sbagliare, lui ti doveva controllare, non ignorarti o dare per contato che lo seguissi”dice la mia vocina irritata.
Faccio un sorrisetto.
“perché sorridi?”
“no, niente”dico
“su, adesso andiamo, ti devo portare in un posto”dice porgendomi una mano.

La prendo e per la prima volta mi fa un sorriso che addolcisce i suoi lineamenti tesi e gli illumina gli occhi. Rimango incantata a guardare quell’attimo fuggente di luce sul suo volto, che poi sparisce ai miei occhi, quando si volta dandomi le spalle e ricomincia a camminare, portandomi con sé.
bene, ora gli permetti anche di toccarti!”
“ma andiamo, mi tiene la mano solo per non perdermi”sussurro.

Vincent si volta “hai detto qualcosa?”
“no”dico subito.
sarà, ma stai attenta, non mi piace”
va bene”sussurro e noto Vincenti guardarmi con la coda dell’occhio.
(cavolo gli sembrerò strana o matta)penso
andiamo, che dici! È lui quello misterioso e strano, sa chi sei, ti chiedi di seguirlo, ti porta fuori città, il che lasciatelo dire, è strano e spaventoso, poi ti da solo un minimo d’importanza e attenzione e infatti ti sei persa e ora è cambiato di botto,scusa ma secondo me lui è quello più strano”
(Beh non ha tutti i torti)penso.

certo, io ho sempre ragione, non scordarlo mai”
(modestia zero)penso e le labbra mi s’increspano in un sorriso e  noto che Vincent guardarmi ancora,ma in modo strano,come se non fosse turbato dal fatto che parlo e rido da sola,il che in effetti è strano.
“che cavolo si guarda?”Chiede la mia vicina seccata.
“su, su”gli dico a bassa voce,mentre Vincent si volta e in avanti.
Camminiamo per un bel po’quando inciampo su qualcosa, ma non cado perché lui mi sostiene.

“tutto bene? Vuoi riposarti un po’?”
ma no, che dici, secondo te?”Dice la voce dentro di me,ironica.
“sì, un pochino se possibile, non sono abituata”
“non sei mai stata in montagna?
“no, sono il tipo da mare e non sono abituata a camminare”
ma se fai tutto a piedi, scuola casa, casa scuola”
“Beh, veramente cammino molto di solito, ma non fra l’erba in aperta campagna e non faccio stradine così scoscese e salite così ripide, ma non mi sto lamentando, davvero, era tanto per rispondere alla tua domanda”
“lo sai che parli molto”mi fa notare Vincent.

Annuisco “però non lo si fa notare alla signore, è maleducazione”
Accenna un mezzo sorriso.
“Andiamo”dice porgendomi la mano.
Glie l’afferrò e ricominciamo a camminare.
“Manca poco al posto, quello che sentirai e vedrai deve rimanere tra noi, non devi dirlo a nessuno, nemmeno alla tua migliore amica o la tua famiglia”mi dice serio.
“Va bene”rispondo sentendomi all’improvviso irrequieta.
(accidenti, detta così sembra una cosa ultra segreta e inaccessibile a chi non è qualcuno, come nei film)

Ripeto, non mi piace, è strano quello che ha detto,stai attenta”
“Mh”dico solo.
“ti sento tesa e mi sembri confusa, tranquilla, non voglio farti niente”dice.
“Ti sto portando in un posto segreto dove le persone normali non possono entrare e di cui nessuno sa l’esistenza,lì ti spiegherò perché ti ho cercato e ti ho portata qui, vedrai sono convinto che ti piacerà quello che ti diremo e credo anche che sarai confusa e incredula alla fine,ma vedrai riuscirai a superare tutto”dice calmo.
“mi stai spaventando”ammetto.

Si volta e mi guarda con calore, chissà forze hai suoi occhi sembrerò spaventata e confusa.
“tranquilla, davvero”mi dice stringendomi dolcemente la mano.
“Ehi! Lo hai visto, digli qualcosa!
“No, mi fa piacere”gli rispondo in un sussurro.
Cosa?! Tu, ah!”Dice ammutolendosi, contrariato e indignato.
“siamo quasi arrivati, vedi quella montagna lì, ebbene dobbiamo andare là”
Guardo la montagna e quasi svengo.

“capisco”dico rassegnata.
Mi guarda.
“non c’e la fai proprio più eh?”
Lo guardo e la mia sola espressione è più efficace di mille parole.
Scoppia a ridere sorprendendomi.
(che strano contrasto, è serio e gelido, ma poi la sua risata è allegra, gentile e spontanea, piena di vita, che contrasto)
te l’ho detto che è strano”dice la mia vocetta.

Smette di ridere e mi guarda.
“se non ce la fai, posso portarti io”si offre.
“ci manca solo questo!”Commenta la mia vocetta.
Divento rossa.
“no, grazie, ancora riesco a camminare”dico sorridendogli a disagio e rossa in volto.
“va bene”dice stingendomi dolcemente la mano e portandomi con sé.
Poco dopo ho i piedi che mi fanno male e ho fame.
“siamo arrivati”dice.

Mi guardo intono, siamo circondati da alberi e piante, mentre davanti a noi c’è la base della montagna o i piedi, se preferite.
Vedo Vincent infilare a colpo sicuro la mano nell’incavo che hanno creato due rocce nell’intersecarsi e in un attimo la roccia si sposta meccanicamente e mi trovo davanti una porta metallica.
Rimango a bocca aperta, sorpresa e con gli occhi spalancati.
“ti ricordo che questo non devi dirlo a nessuno, ok?”Dice Vincent voltandosi,
Non appena mi vede, sorride.

“fico vero?Questa è una roccia falsa, sembra vera non ho forse ragione?Anche al tatto sembra vera”dice sfiorando la roccia e una sensazione strana mi percorre tutto il corpo.
“Ma ora andiamo avanti”dice bussando alla porta metallica.
“parola d’ordine”dice subito una voce virile.
“Piros”dice Vincent con voce chiara e la porta si spalanca.
“Su, andiamo”dice prendendo di sua iniziativa la mia mano e portandomi dentro con sé.

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Capitolo 3
*** Due in uno ***


Non appena entro mi guardo intorno impressionata.
“Che ficata!”
Che ficata!”
Esclamiamo in coro io e la mia vocina. Quando la sento trattengo a stento una risata.

“perchè ridi?”mi chiede Vincent
“no, niente, davvero”dico guardandomi intorno.
“che cos’è una base operativa segreta?”
“esatto”
“davvero?”
“davvero?”
Diciamo in coro io e la mia vocina sorpresi.
“affermativo”dice Vincent.
“generale”dice un uomo avvicinandosi a lui.
“Generale!”
“generale!”
Urlo nella mia mente in simbiosi con la mia voce interiore.
Fisso sbalordita Vincent.
(Accidenti)penso.

“Già, ma questo non lo rende simpatico ai miei occhi”dice la vocetta.
Scuoto lentamente il capo, quando Vincent si avvicina al ragazzo che non ha niente del soldato dell’esercito.
Di solito hanno i capelli rasati, ma i suoi non lo sono. Sono corti, non rasati e sono mossi e di un caldo marrone rossiccio. Veste con una mimetica e stivali. Io adoro gli uomini in divisa, mi hanno sempre affascinata.

Lo guardo in volto e mi sorprendo di vedergli un insolito calore nello sguardo e un dolce sorriso sulle labbra.
“Lui è il mio primo ufficiale, agente Deres”.
“agente Deres, lei è Dalila”
“piacere di conoscerti”dice l’agente Deres sorridendomi.
“Piacere mio”
“comunque preferisco essere chiamato per nome, Robin, potresti chiamarmi così e darmi del tu?”Mi chiede.

“Va bene, allora puoi chiamami Dalila e togliere il formale”dico tranquilla con un sorriso stampato in faccia.
“gli stai dando troppa confidenza”
“che balle che sei”dico con un sussurro.
“Hai detto qualcosa?”
“no”dico subito.
“ah, ok allora…”
“io cosa?Guarda che non ti parlo più eh!”
(scusa)penso.
“Accetto le tue scuse”dice in tono dolce.
“allora vieni”mi dice Vincent e prendendomi ancora per mano mi porta al cento della stanza. Saliamo i tre scalini d’acciaio e c’incamminiamo sulla passerella. La base è una grotta con le mura rafforzate per evitare crolli e lungo le pareti ha macchinari grigi, grossi e imponenti, che naturalmente non ho mai visto e che m’incuriosiscono molto e solo in mezzo c’è una passerella d’acciaio che porta da una parte all’altra della base e ai vari macchinari.

“Sei curiosa eh?”
Mi chiede Vincent, notando che non faccio altro che guardarmi intorno.
“sì, non ho mai visto niente del genere”
“lo, so, ma te l’ho detto è top secret”
“lo so, dalla mia bocca non uscirà neanche una sillaba o vocale e nemmeno un verso”dico guardandolo in volto con sguardo dolce.
Mi sorride “ottimo”dice tranquillo.
“Ehi! Stai giocando troppo con lui e lo sguardo che gli hai lanciato prima che voleva dire? Smettila di flirtare”
“ma io non… davvero ti sembrava che stessi…”
“mh?”Mi fa Robin guardandomi
Niente, faccio con le mani e sospiro.

“Eccoci arrivati”dice Vincent aprendo una doppia porta.
E mi ritrovo in un salottino fatto nella roccia, in sostanza è un’altra caverna rafforzata e arredata con gusto.
(una televisione? Come fanno ad avere segnale sottoterra?)Mi chiedo.
“Prego, accomodati, dobbiamo parlare”dice Vincent sedendosi su una poltroncina difronte a me.
Faccio come mi ha suggerito e Robin si siede accanto a me sul divanetto.
“Ehi! Perché lui sta seduto vicino a te, lì c’è una poltrona libera”
“stai esagerando”dico in un sussurro.

Dopo alzo lo sguardo.
Entrambi mi stanno guardando, mi hanno scoperta e ora?
“Dalila”
“Sì?”Esclamo agitata e timorosa.
“vuoi qualcosa da bere? Un tè, un caffè, del succo?”
“Un tè”
“bene”dice Vincent, si alza, spinge un pulsante alla parete e si risiede di fronte a me con un sorriso.
Guardo il pulsante curiosa. (Chissà a che serve?)Mi chiedo.
All’improvviso la porta si spalanca ed entra un ragazzo dai capelli rossi, vestito con uno smoking nero e camicia bianca. Chi sia un maggiordomo? Mi chiedo.

Il giovane viene avanti e guarda tutti con sguardo seccato e sprezzante.
“Terry, la signorina vorrebbe un tè e noi due un caffè, grazie”dice Vincent e lo sguardo di Terry si ferma su si me.
Sembra scocciato.
“subito”dice acido e va via.
Mi rimane in testa solo una gran confusione, cavolo non stiamo nel medioevo.
“scusate, ma chi era? Un cameriere? Un maggiordomo?”
“è una lunga storia Dalila e non ti serve saperla, anche perché darebbe fastidio a Terry se te la raccontassimo, odia la storia del nostro incontro, lo fa sentire un inetto, quindi preferirei non dirtela”
“va bene”.
“ma ora è il momento di parlare di una cosa che ti riguarda da vicino”
“e cosa?”
“pronta a sentire senza interrompere?”
“sì, credo”
“no, senza credo, non dovrai interrompermi,ok?”
Annuisco.
“che vorrà dirti?”
Alzo le spalle e stranamente Robin e Vincent non dicono niente, eppure mi hanno visto.

Prima che cominci a parlare, la porta si apre ed entra Terry con un vassoio in mano e sopra tre tazze che posa ognuna sul tavolino di fronte a noi come richiesto. È bravo, penso.
“beh, non ci vuole tanto, deve solo portare le tazze giuste e ricordare chi a chiesto cosa?Ci sarà abituato”dice la mia vocetta.
“dici?”
Sì”
Fisso il ragazzo finche non esce e si chiude la porta alle spalle, poi ritorno a guardare Vincent e Robin.
“Allora prego”dice Vincent indicando la tazza di tè fumante.
La prendo con due mani e la porto alle labbra.
(ci voleva)penso, mentre assaporo tranquillamente il sorso di tè dall’aroma fruttato con un leggero retrogusto aspro, quando il mio sguardo cade sul tavolino dove ci sono dei biscottini da tè, non li avevo notati.

“Comunque ora credo che tu voglia sapere perché ti ho portata qui”dice Vincent.
Poso la tazza e lo guardo.
“sì, visto che non ti conosco”dico guardandolo calma.
“allora devi sapere che noi ti conosciamo”Comincia a dire Vincent.
“In che se…”
“sss, ti avevamo chiesto di non interrompere”.
Ma come si permette?!”Dice la mia vocetta arrabbiata.
Annuisco.
“Bene, dicevo. Ti seguiamo da molto tempo e sappiamo tutto di te”
“dalla tua espressione capisco che non ci credi”dice Robin.
“infatti”
“allora ti dirò delle informazioni personali e fondamentali che ti riguardano”dice Vincent e comincia.

“Nome: Dalila Rosenberg.
“Nata il: 12 Marzo del 95”
“Età: 18 anni”
“Colore preferito: Lilla”
“Abiti in: via Irose 15, precisamente in un appartamento al terzo piano”.
“Sei di nazionalità: americana”
“Stato civile: non sei sposata e non hai un ragazzo”
“Professione: studentessa, ma lavori part- time in una pasticceria vicino casa”
“Sei alta: un metro e sessanta nove, quasi settanta”.
“Peso: 55 Kg”
“misura dei piedi: 40”
“corporatura: alta slanciata”
“Taglia: media”
“ cartella clinica: eccellente, non hai problemi”
“media scolastica: superiore alla media”
“amicizie: 0”
“ragazzi avuti 0 apparte una cotta alle medie”
“gruppo sanguigno: A positivo”
“dolce preferito: Torta, la sant’Honoré”
“Hobby: leggere, fare dolci e guardare film vari”

“c’è altro? Mi pare di aver detto tutto, ora ci credi?”
Li guardo allibita e spaventata.
“Generale, credo abbia esagerato”dice Robin.
“Ma…ma, come sanno tutto questo!?” Esclama la mia vocetta interiore
“ma come diavolo fate a sapere tutto!”Esclamo arrabbiata dopo essermi ripresa dallo shock.
“su, su, calmati, te l’ho detto, sappiamo tutto di te”
“e perchè dovreste! Questo è contro la legge, avete disintegrato la mia privacy, non ne avete il diritto!”
“veramente sì”dice Vincent serio.

Mi ammutolisco. “E perché?”
“Noi siamo dei soldati, ma non i soldati di cui senti in tv, le forze dell’ordine normali non ci conoscono, noi siamo con la legge, combattiamo per la giustizia, ma nessuno ci conosce”.
“Che giustizia è quella che penetra e spia nel profondo di una persona e tira fuori tutte le tue cose personali senza permesso? La vostra forse? Perche quella che conosco io, è diversa!”Esclamo adirata stringendo mortalmente con una mano il bracciolo del divanetto e con l’altra l’orlo della maglietta”.

“Sì, esatto, la nostra, tu ancora non devi e non puoi sapere tutto, ma sappi che noi lavoriamo per la legge e le nostre azioni sono buone e per una giusta causa, questo è tutto quello che devi sapere”dice Vincent smettendo si essere serio e addolcendo lo sguardo e la voce, ma prima che potessi controbattere, mi prende le mani e mi guarda negli occhi.
“Ti ricordi quando ti ho detto di stare tranquilla, ebbene, ci devi stare anche adesso, fidati di me nonostante abbiamo violato il tuo spazio e i tuoi dati personali, per favore, c’è un motivo”.
“Quale?”Gli chiedo curiosa guardandolo negli occhi molto più calma.
“Non te lo posso dire per ora, o meglio, tu non sei pronta a saperlo, quello che ti diremo oggi sarà già abbastanza, credimi”
Lo guardo negli occhi senza riuscire a dire una parola, non so come mi sento dentro, forse spaventata, o confusa, ho molti altri sentimenti intrecciati dentro, ma una cosa la so, loro sanno delle cose che nessuno sa, piccolezze di me, del mio essere e altri segreti che io stessa non so, ma so anche che nonostante tutte queste stranezze, il mio cuore a differenza della mia testa e della mia ragione mi dicono di fidarmi di Vincent.

“Ho capito, mi fiderò”
“bene”dice Vincent lasciandomi le mani e sorridendomi.
“Ora, andiamo al punto di cui non ho parlato: la famiglia”
“tu sei figlia unica, vero Dalila?”Mi chiede Robin.
mi volto verso di lui.
“sì”
“e come reagiresti se ti dicessimo che non è così?”Chiede Vincent.
Lo guardo inclinando la testa di lato e corrugando la fronte, confusa.
“Che vuoi dire?”
“quello che ho detto, che non è così”
“sai noi conosciamo un tuo segreto importante”dice Robin.
“non sarà…?
“non mi dire che…”
Esatto, sappiamo della tua voce nella testa”
“Cosa?!”Esclamo alzandomi dalla sedia,non so come ho fatto prima,quando mi hanno detto tutti i mie dati personali a non alzarmi,ma ora mi è venuto spontaneo”

“Sì, lo sappiamo”dicono calmi e noto di essere l’unica agitata e sentendomi fuori posto, mi risiedo.
“è per questo che non eravate confusi o spaventati quando mi avete notato parlare da sola?”
“Esatto, sappiamo della voce nella tua mente e ti dirò di più, quella voce è la tua metà, tuo fratello”.
Rimango paralizzata sulla poltrona e li guardo fissi, ammutolita.
“Dai, che scherzo pessimo, è proprio di cattivo guasto”dico sorridendo
“ti sembra che stiamo scherzando?”Mi chiede Vincent guardandomi serio.
“no, e questo mi spaventa”
“perché?”Mi chiede Vincent prendendomi gentilmente le mani.

“tu non hai sempre desiderato avere dei fratelli poiché sei figlia unica?”
“sì, ma…io, non”
“tu hai un fratello, ma non fisicamente, lo hai nella testa, è sempre stato con te dall’inizio, non sei mai stata sola”.
Mi soffermo a pensare.(Ha ragione)
“è vero”dico sorridendo.

“Ho sempre avuto questa vocina, ma non l’ho mai detto a nessuno, perchè non è una cosa normale, ma è sempre stata con me, mi consolava, mi sgridava e mi teneva compagnia, credevo fossi io, in qualche modo, ma crescendo capii che era una cosa ben distinta da me,un’altra persona,con suoi pensieri e sue emozioni,è per me è diventata un amica,qualcuno con cui stare e a cui rivolgermi”
“esatto e ora ti dico che è tuo fratello”
“sarebbe una cosa bellissima”dico quasi in lacrime.
“Ho sempre voluto un fratello o una sorella, questo sarebbe il mio più grande desiderio realizzato, ma è così assurdo, com’è possibile?”Chiedo sporgendomi un po’ verso di Vincent.

“Questa è un'altra cosa che ti dirò un’altra volta,ora devi solamente decidere,sarà strano,non ci crederai, ma noi abbiamo una magia per liberare tuo fratello da dentro di te e fartelo avere fisicamente”.
“Una magia? Ma non esiste la magia”
“lo so che è assurdo, ma è così, io, no, noi, veniamo da un'altro mondo, lo so che ti sembra strano e il tuo viso ce lo dimostra,ma è vero,poi ti spiegheremo tutto”mi prende per le spalle delicatamente e mi guarda.
“Io, so come fare, per ridarti tuo fratello, in carne ed ossa,per fare in modo che ti sia sempre accanto,sia sempre con te”dice queste parole serio, sicuro e con voce chiara per fami capire tutto bene.
“ma la domanda è questa; Tu vuoi un fratello? Vuoi qualcuno accanto? Devi solo decidere”dice per poi zittirsi e lasciarmi riflettere.
(Oh santo cielo,non ha senso)

“Dici? Anch’io ho capito che sei una persona ben distinta da me e ti reputo una persona importante, a cui sono legato profondamente,questa storia della magia ,sì,è assurda,insensata e terrificante,ma se fosse vero? Io credo di essere davvero tuo fratello e se potessi avere un corpo, sarei per sempre con te e non solo mentalmente, ma anche fisicamente, non vorresti tentare? Non vorresti che ci fossi e non solo mentalmente?Io vorrei parlati,guardarti negli occhi,abbracciarti. Tu no?”

Rimango immobile.
(Non lo so, ho paura, se fosse possibile mi piacerebbe,sei mio fratello,ho sempre sognato di averne uno e anche io sono legata a te)
“Mi fa piacere sentirtelo dire, vogliamo tentare?”
“sì, tentiamo”
E se succede qualcosa di brutto, sappi che resterò per sempre accanto a te. Qualsiasi cosa succeda, mi dispiace ma non ti scrollerai di dosso tanto facilmente il sottoscritto”dice ironico.

(allora ok)dico e mi rivolgo a Vincent e Robin.

“Abbiamo deciso”.

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