La più grande guerra mai compiuta per amore.

di Emailo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 20 Gennaio ***
Capitolo 2: *** 23 Gennaio ***



Capitolo 1
*** 20 Gennaio ***


 
20 Gennaio

Dicono che l’amore, se abbastanza forte e veritiero, sia capace di superare qualsiasi tipo di frontiera. Questo è vero, ho visto persone reincontrarsi dopo decenni  con la loro fiamma ancora accesa, il piccolo falò dentro di loro ancora scoppiettante e ravvivato da quella che, effettivamente, è l’umanità stessa, il nostro desiderio di amare e procreare.

Ma può l’amore infrangere proprio quella barriera? La più grande di tutte? Sono qui per studiarlo. La mia determinazione è ferrea, il mio animo adamantino. Ritenterò finchè non impazzirò o, in questo caso, finchè morte non mi riunisca con la mia anima gemella.

Questa versione breve (?) di un diario deve tuttavia fungere da resoconto della mia impresa e non da discorso filosofico. Non devo lasciare che la mia mente vaghi, devo mantenere il controllo sulla mia concentrazione. Non posso rischiare che, come è già successo in passato, il mio cervello decida di tradirmi e di farmi sprofondare in quella nebbia lattiginosa che è la mia vita. Proprio per questo scriverò tutto ciò che serve qui dentro e lo attaccherò alla porta di casa, così me lo ricorderò.

Non lascerò che l’oblio si porti via il mio amore.

Ma, per compiere una tale impresa, devo ricordare chi sono.

Mi chiamo Edoardo. O Eduardo, non ricordo esattamente come si scriva. Mi chiamano così i ragazzini che, ogni tanto, lanciano sassi alle finestre della mia grande casa. Sono alto rispetto al resto della mia città, anche se magari non sono questo gran pezzo d’uomo. Se non avessi questo cilindro sulla testa, magari i miei capelli raggiungerebbero il metro e novantatrè.  Mi dispiace molto per il becchino che dovrà prendere le misure della mia bara, novantatrè è un brutto numero. Non so perché, la mia dannata mente mi dice così e,  nel dubbio, mi conviene prenderlo per buono.

Vivo in una magione con due piani ed un seminterrato accanto alla necropoli cittadina, appartenuta alla mia famiglia da generazioni. No, non è un’errore di scrittura. Sia la necropoli che la casa sono sempre state mie, anche se la seconda è messa a disposizione di tutte le persone che, non per loro volontà, sono costrette dal nostro Dio ad usufruirne. E, per forza di cose, la mia famiglia gestisce da generazioni una rispettabile impresa di onoranze funebri. Io sono il quinto in linea diretta, ed anche l’ultimo probabilmente. Ho un fratello, ma lui si è dedicato solamente al proprio benessere. Probabilmente adesso sarà a molte miglia da qui, a lavorare con la vita come io lavoro con la morte.

A differenza sua, però, io sono costretto a rimanere qui. Mi dicono che ho un problema al cervello che mi rende immensamente stupido. Io, tuttavia, so che non è così. Ho questi momenti di lucidità che subentrano se stimolati da una fonte esterna, durante i quali sono certamente la persona con le conoscenze anatomiche e chimiche più preparata di tutta la regione. Persino i medici non sono alla mia altezza.

Tuttavia, da piccolo, sono stato troppo esposto ai fumi di determinate sostanze chimiche. Con le mie conoscenze adesso, darei la colpa ai vapori dei chetoni. O, magari, alla formaldeide, anche se quella non la usiamo più di tanto, c’è giusto un barile in cantina, e già quello è costato un piccolo capitale. Conosco il processo chimico per crearla, ma non voglio morire a causa dei vapori e quindi la compro già sigillata.

Fra sei minuti dovrò assistere la salma del signor o della signora tal dei tali. Ho il massimo rispetto per loro, ma la mia mente è fedifraga e ho paura che faccia sparire questi fogli da qualche parte. Per sicurezza, li poggerò sul vetro della finestra est di questa stanza dove, non so per quale ignoto motivo, adoro guardare gli insetti che si poggiano sui fiori del giardinetto. E’ inevitabile che, in uno dei miei momenti di demenza, andrò lì e tenterò di osservare all’esterno, quindi l’unica opportunità nella mia guerra contro me stesso è di anticipare le mie mosse.

Ho una grande guerra davanti, ma non mi arrenderò. Ulisse si è fermato davanti alle colonne d'Ercole?

Anche lui, però, cercava il Paradiso ed è finito all' Inferno. Spero di non fare la stessa fine.

Resoconto chiuso.

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Capitolo 2
*** 23 Gennaio ***


22 Gennaio

Anche ieri è successo. La mia mente mi ha tradito di nuovo e io, ancora una volta, ho perso una parte della mia eterna guerra contro me stesso. Non me ne importerebbe molto se non avessi visto ciò che ho visto, tanto la mia vita è così vuota che l'oblio della mia malattia è, di solito, una benedizione. Ma con le unghie e con i denti e con il mio spirito devo lottare, perchè l'amore non si ferma di fronte a niente.
Non è andata molto male ieri, la signora tal dei tali, in questo caso la deceduta moglie del tizio che gestisce la pescheria, non era in condizioni particolarmente pietose. Ho visto di peggio, a dirla tutta. Magari mi ha fatto un po' pena, una giovane donna di una ventina di anni più giovane del marito. Ma sono abituato a queste cose e, seppur con un po' di tristezza, l'ho seppellita con grazia e garbo.
Conclusi i classici riti e presentate le condoglianze (che, a dirla tutta, trovo terribilmente prive di senso e del tutto immorali. Non è un decoroso silenzio, assieme ad una pacca sulla spalla nel giusto momento, migliore del ricordare ad un uomo in stato di choc che sua moglie è morta? Mah.) mi sono ritrovato a dover assistere all'intera omelia del sacerdote, tale Don Alessandro, un giovane sulla trentina ancora fresco di vocazione. Capelli castani, occhi nocciola, alto un metro e settanta circa. E' uno dei pochi volti dei quali mi ricordo, più che altro perchè, a mio parere, se esistessero davvero gli eroi delle favole lui ne sarebbe l'esempio perfetto. Sempre lì per aiutare, sorridente, intelligente, magari non bellissimo ma comunque perfettamente nella norma, è l'unica persona che passa per casa mia a chiedere come sto, a sorridere, a portarmi un croissant persino.
Il mio orgoglio di uomo vorrebbe ringraziarlo per l'aiuto e ricambiare.
La mia prigione non voluta, tuttavia, non mi consente alcuna tregua e non posso fare altro che stare lì, guardarlo, e pronunciare frasi sconnesse.
A volte penso di essere un uomo con le corde vocali tagliate e le membra paralizzate e preferirei essere morto.
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Tornando al discorso principale, tuttavia, devo confessare di aver combattuto strenuamente. Durante la santa messa, ho sentito il velo nero della mia malattia farsi strada nella mia fronte, come un carceriere che si appresta a chiudere la porta della cella con la sua onnipresente chiave. E' un fastidio ben definito, un prurito all'interno della fronte seguito da un lieve senso di vertigine. Implacabile, imbattibile, spietato. Pur di non cedere, sono stato capace di conficcare le mie unghie nei palmi, facendomeli sanguinare. Ma, alla fine, sono stato costretto a cedere. Tutto è diventato ovattato e sfocato, finchè oggi non sono passato di fronte alla mia finestra dove avevo attaccato il diario con un po' di stucco. Sapevo che avrebbe funzionato, lo rifarò sicuramente.
Devo ricordare il mio obiettivo, non devo dimenticarlo mai. NON DEVO DIMENTICARLO. Il mio scopo è quello di trovare il mio amore.
Ho incontrato il mio amore il giorno 20 gennaio durante le mie pulizie settimanali in cantina. Passando davanti alla miriade di specchi, osservavo la mia immagine riflessa, non riconoscendo il grande uomo dai capelli biondo platino, estremamente pallido e dalle orbite infossate. Ho continuato a vagare in quel mondo infinito di mie repliche create da oggetti d'arredamento che mai utilizzerò e collezionati da un avo mai sentito nominare per quasi due ore, finchè non mi sono imbattuto in un particolare ritratto. Un metro e venti per un metro e cinquanta, questo quadro rappresentava il mezzobusto della donna più bella che avessi mai visto. Capelli di miele, occhi di smeraldo, un vestito elegante bianco simile a quello di una sposa, ma senza il velo od altre caratteristiche nuziali.

E quel sorriso.

Un sorriso particolarmente dolce, che prometteva felicità ed amore, che mi faceva capire che, anche con tutti i miei difetti, non avrei mai dovuto temere un giudizio negativo da parte di quella donna.
In quel momento, la parte ancora umana dentro di me, quella che aveva deciso di starsene ferma ad aspettare la morte, la parte che in questo momento sta scrivendo, ha trovato una ragione per vivere. Per continuare a combattere.
Tutti gli uomini posso permettersi di amare. Perchè io no?
Troverò informazioni su quella donna. E la sposerò. E la amerò. E sarà mia. Per sempre, perchè il mio amore è infinito.
Non esiste Dio in grado di fermarmi, uomo capace di farmi desistere.
Resoconto chiuso.

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