Se giochi con il Fuoco, impari a scottarti!

di RedMarauder
(/viewuser.php?uid=93591)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Unicorni Rosa ***
Capitolo 2: *** Orgoglio e un Pizzico di Spavalderia ***
Capitolo 3: *** Whisky Incendiario e Nargilli ***
Capitolo 4: *** Dubbi, Sorrisi e Scommesse ***
Capitolo 5: *** Guerra Fredda e Caldi Baci ***
Capitolo 6: *** Il Brivido di una Provocazione ***
Capitolo 7: *** Non puoi resistermi ***
Capitolo 8: *** Una semplice Questione di Orgoglio ***
Capitolo 9: *** Filtri d'Amore, Esercitazioni e Piccoli Dubbi ***
Capitolo 10: *** Notti Insonni e Strani Eventi ***
Capitolo 11: *** Bolle di Sapone e Acqua Calda ***
Capitolo 12: *** Grifondoro contro Serpeverde ***
Capitolo 13: *** Hogwarts: Teatro di Complotti ***
Capitolo 14: *** I Corridoi di Hogwarts ***
Capitolo 15: *** Il Gioco delle Catene e delle Verità ***
Capitolo 16: *** Un Segreto molto segreto...(o forse no) ***
Capitolo 17: *** Profumo di Cannella ***
Capitolo 18: *** Fiamme Rosse e Fiamme Azzurre ***
Capitolo 19: *** Vischio e Felpato ***
Capitolo 20: *** Fughe, Compromessi e una Spolverata di Gelosia ***
Capitolo 21: *** I Ricordi di Fred Weasley ***
Capitolo 22: *** La Sala Grande: Sussurri, Voci e Magie ***
Capitolo 23: *** Giuro solennemente di non avere buone Intenzioni ***
Capitolo 24: *** Fatto il Misfatto ***
Capitolo 25: *** Fred e George Weasley ***
Capitolo 26: *** Le Regole di Sopravvivenza ***
Capitolo 27: *** Tiri Vispi e Stelle ***
Capitolo 28: *** Luce nell'Oscurità ***
Capitolo 29: *** Incontri Segreti e Scommesse Rubate ***
Capitolo 30: *** Guerra e Tempesta ***
Capitolo 31: *** Unire ciò che non Può essere Diviso ***
Capitolo 32: *** Vento di Guerra ***
Capitolo 33: *** Fili d'Erba e Rivelazioni ***
Capitolo 34: *** Caccia al Tesoro ***
Capitolo 35: *** Un Weasley di Troppo ***



Capitolo 1
*** Unicorni Rosa ***


Capitolo 1
Gli Unicorni Rosa

 
 
 
 
 
 
 
Gli Unicorni Rosa.
Erano stati il suo più grande problema all’età di cinque anni.
Misty StJames andava in giro per il parco a blaterare che esistevano gli Unicorni Rosa e che suo padre ne avrebbe comprato presto uno come regalo di compleanno per la sua piccolina.
Sì, e io sono la Fata Morgana..
Hermione Granger era sempre stata intelligente. Fin da piccolissima, la sua mente brillante era sempre stata qualche passo avanti a quella dei suoi coetanei. Perciò era stato tanto difficile, anche alla tenera età di cinque anni, credere a una cosa così assurda come gli Unicorni Rosa. Non esistevano. Punto.
Invece esistevano, eccome!
Ok, non rosa. Ma gli Unicorni esistevano. L’aveva scoperto all’età di 11 anni, quando il suo mondo era stato capovolto.
“Tu sei una strega, Hermione!”
Ok. Alla faccia di Misty StJames, Hermione Granger sarebbe andata a Hogwarts. Avrebbe studiato la magia! E avrebbe visto gli Unicorni, li avrebbe accarezzati e si sarebbe goduta questo momento pensando intensamente a quella Babbana di Misty StJames. Perché, benché avesse inconsapevolmente avuto ragione sugli Unicorni, Misty era la bambina più odiosa del mondo e il suo passatempo preferito era tormentare Hermione.
Effettivamente, col senno di poi, Hermione avrebbe dovuto capire che doveva esserci stata una spiegazione razionale, seppur stramba, dietro al fatto che, con un semplice battito di ciglia, i capelli di Misty erano diventati verdi e crespi, nessuna traccia dei morbidi boccoli biondi che erano stati fino al secondo prima. Ma come poteva essere stata colpa sua? Misty la stava prendendo in giro e lei si era solo..arrabbiata! La furia che l’aveva investita era stata potente e travolgente, ma nessuno le aveva mai insegnato a tingere i capelli di una persona con lo sguardo. Era impossibile. Impossibile. Come l’esistenza degli unicorni.
Si era sbagliata. Per tutti i Bolidi Furfanti del mondo, Hermione Granger aveva sbagliato!
Non l’aveva mai raccontato a nessuno. Né di Misty, né dei capelli verdi, né degli unicorni rosa, anche se le era capitato spesso di ripercorrere con la mente quel ritaglio della sua vita.
Ogni volta che le capitava qualcosa di strano nel mondo magico, Hermione ricordava quella storia. Infondo, dopo aver scoperto di essere una strega e che gli Unicorni esistevano, si era ritrovata a credere che, nella vita, nulla era prevedibile. Gli avvenimenti più impensabili potevano nascondersi dietro l’angolo. Be’, c’era da dire che essere una studentessa di Hogwarts contribuiva ad alimentare quel pensiero e a trasformarlo in una certezza.
 
Hogwarts!
 
Dove era considerato “improbabile” se non “Impossibile” un mese senza duelli improvvisati per i corridoi, pozioni preparate in segreto, complotti, studenti bizzarri che facevano cose bizzarre, festini notturni, giocatori massacrati dal Quidditch, passeggiate al chiaro di luna con un Lupo Mannaro, gite allegre (e non) nella Foresta Proibita, complotti, studenti braccati da Gazza, esplosioni dal calderone di Seamus, complotti, punti tolti ingiustamente ai Grifondoro durante Pozioni, complotti, punti dati ingiustamente ai Serpeverde durante Pozioni, complotti..
 
 
Insomma, la vita era piena di Unicorni Rosa: fatti che non pensava sarebbero mai potuti capitare e che, invece, capitavano!
Uno dei primi Unicorni Rosa, se non il più incredibile, era stato l’invito al Ballo del Ceppo di Viktor Krum.
Hermione non l’avrebbe mai potuto prevedere. Lei, la secchiona dalla chioma bruna e crespa, sempre seppellita da una dozzina di libri, sostenitrice degli Elfi e difensore dei loro diritti, Mezzosangue e fiera di esserlo, invitata al Ballo dal giocatore di Quidditch più famoso del mondo, se non dell’universo.
Ok. Per un nanosecondo aveva desiderato ardentemente che Misty StJames non fosse Babbana solo per poterle sbattere in faccia quell’evento assurdo.
Ma solo per un nanosecondo.
Comunque la faccia da carlino sbalordito di Pansy Parkinson aveva ripagato sufficientemente il piccolo e breve desiderio.
Hogwarts, da quasi cinque anni era stata il teatro di tanti Unicorni Rosa. Hermione, ormai, ci aveva fatto l’abitudine.
Il bello, però, doveva ancora venire..
 
 
 
- A che pensi?- chiese Ginny.
Hermione sorrise, spostando lo sguardo dal fuoco che scoppiettava allegro, scaldando la Sala Comune dei Grifondoro.
- Agli Unicorni..-  mormorò.
La giovane Weasley sollevò perplessa un sopracciglio.
- Unicorni?-
- Mhm. Stavo pensando agli usi della coda di Unicorno per il tema di Pozioni- si giustificò tranquilla, riprendendo a scrivere sulla lunga pergamena.
Ginny parve soddisfatta da quella risposta e ricominciò a leggere Il Quidditch attraverso i Secoli.
- Dovresti cominciare il tema di Trasfigurazione- la rimproverò Hermione.
L’amica scosse allegramente le spalle. - Dopo lo faccio, giuro!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e riprese a scrivere. Erano quasi le dieci di sera, ma la Sala Comune era stranamente vuota. Molti studenti del quinto e del settimo anno erano andati a studiare nella tranquillità delle loro stanze. Il quarto anno era radunato nella Torre di Astronomia per la lezione serale con la professoressa Sinistra. Tutti i restanti della Casa Grifondoro erano rimasti in Sala Comune, a studiare o a fare qualunque altra cosa a parte studiare.
Harry e Ron erano impegnati in una partita a scacchi magici. Inutile dirlo: Ron lo stava massacrando!
(Hermione si appuntò di rimproverarli: erano stati sovraccaricati di compiti, era l’anno dei G.U.F.O. , dovevano impegnarsi e lavorare sodo, ma loro perdevano ancora tempo con gli scacchi!)
Dean Thomas e Seamus Finnigan ripercorrevano assieme a Neville la cronaca di una partita di Quidditch fra Tassorosso e Corvonero.
I fratelli Canon stavano selezionando delle foto magiche da mandare ai genitori.
Lee Jordan era sul punto di strapparsi i capelli nel tentativo di finire i compiti di Astronomia.
Lavanda Brown stava raccontando eccitata un sogno all’amica Calì, che cercava segni importanti da interpretare nel libro di Divinazione che la professoressa Cooman le aveva prestato come lettura aggiuntiva, per approfondire le conoscenze. Come se non fosse già abbastanza ridicolo studiare Divinazione anche solo superficialmente!
Parecchi ragazzi del secondo anno stavano cercando di incantare un cartellone per la tifoseria della prossima partita di Quidditch, con il deludente risultato di aver semplicemente fatto assumer al leone un’espressione ridicola a metà fra un ruggito e una boccaccia.
Due ragazzi del terzo anno stavano maledicendo la Umbridge per aver sciolto la loro squadra di Gobbiglie. 
I gemelli Weasley, invece, stavano intrattenendo alcuni spettatori con una dimostrazione dei loro prodotti: Merendine Marinare.
Hermione sbuffò contrariata, passando lo sguardo tagliente dalla piccola platea attorno ai gemelli, a Ron che, in qualità di Prefetto, avrebbe dovuto aiutarla a combattere quella battaglia.
Ormai, Hermione si era rassegnata: aveva capito che era una guerra che doveva combattere da sola. Ron era intimorito dai suoi fratelli, lo era sempre stato. La spilla appuntata sul suo mantello, evidentemente, non aveva contribuito a migliorare la cosa. Al contrario, sembrava aver peggiorato la situazione.
Vittima preferita dei loro scherzi e delle loro battute di dubbio gusto, Ronald Weasley aveva accolto la decisione di Hermione di muovere battaglia ai gemelli con un’espressione disgustata e un improvviso bisogno di vomitare. Non si sarebbe mai schierato contro di loro. L’avrebbero preso in giro fino alla morte. Ron non voleva essere come Percy. Odiava il fratello maggiore. No, ok, forse non lo odiava. Ma era uno stupido zuccone. Aveva voltato le spalle alla famiglia. E se fosse diventato come lui? Pomposo Prefetto e Caposcuola, altezzoso, egocentrico e simpatico come la gatta di Gazza?
No, non poteva permetterselo. Tanto valeva sottrarsi ai suoi doveri e lasciare che Hermione combattesse le sue guerre personali.
Tutto questo, ovviamente, Hermione l’aveva capito interpretando i silenzi di Ron e i suoi tentativi di distrarla dalla sua battaglia personale. Perché lei lo sapeva che lui non si sarebbe mai azzardato a spiegarglielo.
Battaglia personale.
Doveva vincerla. A tutti i costi!
 
Si prese un momento per osservare i gemelli.
Ci sapevano fare. I Grifondoro intorno a loro pendevano dalle loro labbra. Ridevano alle loro battute, applaudivano forte quando Fred smetteva di vomitare nel calderone, saltavano eccitati alle parole “Offerta Speciale sulle Pasticche Vomitose”.
Come facevano? Come riuscivano ad abbindolare tutte quelle persone?
Era il sorriso malandrino?
Erano i capelli rossi?
Il fatto che fossero gemelli?
Il fatto che se ne fregassero dei voti? Erano diventati dei modelli di ribellione per i più piccoli della scuola?
Modelli sa seguire.
Sì, certo, come no. Hermione scosse la testa, pensando alla stupidità umana: come si potevano considerare i gemelli Weasley dei modelli da seguire?
Sapevano il fatto loro. Certo.
Ed erano bravi con gli incantesimi. Hermione era ancora sbalordita dall’Incantesimo Invisibile applicato sui Cappelli Decapitati.
Ok, erano bravi con gli incantesimi e avevano ottime idee!
E con questo? Anche lei era eccellente con gli incantesimi. Lo dimostravano i Galeoni stregati che aveva distribuito ai membri dell’ES.
Alcune ragazze del terzo anno, leggermente in disparte rispetto alla folla, ridevano giulive sussurrandosi nelle orecchie, e indicando i gemelli.
Hermione sollevò entrambe le sopracciglia e passò lo sguardo sui gemelli.
Che avevano tanto da ghignare? Erano carini, ma non c’era certo bisogno di fissarli in quel modo, come se fossero appena stati Trasfigurati in due dolci al cioccolato ripieni di fragole. Perché, Hermione dovette ammetterlo, gli sguardi di quelle ragazze erano..affamati.
 
Che esagerazione..
Pensò, scuotendo la testa e tornando al suo tema.
Lee Jordan, nel frattempo, aveva messo da parte i suoi compiti, maledicendo Merlino e altri maghi vari, per unirsi alla folla che implorava i gemelli di dare un’altra dimostrazione delle Pasticche Vomitose.
Gongolanti per tutta l’ammirazione che traboccava dagli sguardi del pubblico, i gemelli ricominciarono a vomitare a turno nel calderone, mentre Lee riprendeva il suo solito, seppur disgustoso, compito di far scomparire il vomito. Finito lo spettacolo, molti dei Grifondoro andarono a dormire. I gemelli, seguiti da Lee, si sistemarono sulle vecchie poltrone vicino al tavolo dove Harry stava cercando, inutilmente, di avere una rivincita, per contare i soldi incassati quella sera. Le ragazze del terzo anno si spostarono furtivamente sulla poltrona vicina al tavolo dove Hermione e Ginny erano sedute, e continuarono a fissare i gemelli, ridacchiando come oche un po’ stupide.
Hermione, che era passata dal tema di Pozioni alle traduzioni di Antiche Rune, riuscì, involontariamente!, a captare alcuni stralci di conversazione.
- Avete visto quanto sono carini?- disse una delle Grifondoro, accarezzandosi la lunga treccia bionda.
- Anche il loro amico non è male, comunque!- disse la seconda, seduta accanto a lei.
Una ragazza con folti capelli castani sorrise e disse: - Secondo voi sono fidanzati?-
- Be’, io sapevo che Fred usciva con Angelina, il Capitano, ma si sono lasciati a metà estate. Me l’ha raccontato una Corvonero che li ha beccati a Diagon Alley. Si sono lasciati lì, nessuno sa cosa sia successo di preciso, ma Angelina non sembrava molto scossa.- rispose la ragazza con la treccia.
L’ultima del gruppo, seduta sul tappeto davanti alle amiche, fece spallucce. – Sinceramente, non cosa ci trovasse in lei. Insomma, è bella, certo, ma si dovrebbe conciare un po’ più da ragazza. Insomma, guardatela! È così..maschile! E’ colpa del Quidditch! Nella mia modesta opinione dovrebbero impedire di giocare alle ragazze. È uno sport da uomini!-
Hermione si trattenne dal voltarsi e scagliarle addosso uno Schiantesimo. Angelina era severa, certo, pretendeva allenamenti assidui ed era così fissata col Quidditch da competere con Baston, ma era una delle giocatrice più brave della scuola ed era una persona meravigliosa.
Era anche molto bella. Hermione si chiese perché Fred l’avesse lasciata, ma le sue riflessioni furono interrotte dallo squittio eccitato di una delle oche alla sua destra.
- Comunque, io penso che sia più carino George.- disse quella con la treccia.
- Patty, sono gemelli!- commentò quella seduta sul pavimento, con un tono da saputella acida.
Però! Che occhio! Commentò Hermione nella sua testa, con sarcasmo. Ci voleva davvero un genio per accorgersene!
- Lo so, Misty! – (al nome Misty, Hermione dovette trattenersi dal tossire disgustata) – ma George ha qualcosa che Fred non ha..non so, forse è solo una mia impressione! Ma li trovo diversi-
Hermione sollevò lo sguardo e raggiunse involontariamente il tavolo dei Weasley. Ridevano entrambi. Stesso identico sorriso, stesse labbra, stessi occhi vispi. Erano identici. Si soffermò su George per poi passare a Fred, ma non notò nessuna differenza.
Frequentava la famiglia Weasley ormai da tanto, aveva imparato a riconoscerli, a capire quando parlava con Fred e quando parlava con George, ma era puro istinto.
Non c’erano differenze tra loro così lampanti. Era l’istinto che ti suggeriva che quello con la risata più acuta era Fred e che quello con lo sguardo più distratto era George. Alla Tana e, ultimamente, in Grimmauld Place, era Fred a cominciare con le battute e George era quello che trovava sempre più scuse per tormentare il ritratto della signora Black. Era George che, accidentalmente certo!, aveva rovesciato addosso ad Hermione un secchio pieno di fegati di rane, ma era Fred quello che era stato colpito con il suddetto secchio in piena fronte quando, in un gesto di alquanto gentile e dubbia fibra morale, aveva tentato di ripulire la maglietta di Hermione con un incantesimo non verbale che aveva fatto svanire non solo i fegati, ma tutta la maglietta! Che, per la precisione, era ricomparsa due secondi dopo, quando Fred, accortosi dell’errore e ridendo come uno scemo, l’aveva rievocata, questa volta con un incantesimo verbale, cosa di cui Hermione gli fu mentalmente grata, prima di scagliargli addosso il secchio. Tremava al pensiero di cosa avrebbe evocato su di lei sbagliando un incantesimo non verbale.
Il gioco “Indovina chi è dei due!” la vedeva quasi sempre vincitrice.
La conversazione delle quattro ragazze la riportò al presente, dove non c’erano fegati di rane sui suoi vestiti.
- Comunque, sono d’accordo. Hanno qualcosa di diverso. Fred è sicuramente il migliore!- disse quella con i capelli folti.
-Ma li avete visti nell’ultima partita? Darei tutta la mia collezione di figurine delle Cioccorane per assistere alla squadra negli spogliatoi, oltre che nella partita!- esclamò la ragazza seduta accanto a quella con la treccia.
Che pervertite..
-Fisico da battitori! Chissà cosa nascondo sotto quei maglioni!- sussurrò arrossendo quella di nome Misty.
- O dietro la cerniera dei pantaloni..- mormorò Patty.
Le altre scoppiarono a ridere sonoramente, arrossendo e squittendo come topi impazziti.
Hermione chiuse gli occhi nella speranza di cancellare quegli ultimi minuti della sua vita dalla memoria, ma non ci riuscì. Si chiese se Ginny fosse disposta ad aiutarla con qualche incantesimo.
Cruciatele, vi prego..
Come si potevano fare commenti simili?
Ok, a volte le conversazioni fra lei e Ginny sfioravano livelli peggiori, ma almeno loro le facevano lontane da orecchie indiscrete, Oblunghe o meno.
Le risate si affievolirono, e la ragazza seduta accanto a Patty sorrise. – Chissà, magari un giorno riusciremo a somministrargli un filtro d’amore.-
- Potremmo prepararne uno durante le pause delle lezioni!- propose Misty.
- Sono estremamente difficili da preparare!- ribadì la ragazza con i capelli folti.
- Jessy, dai retta a me! Possiamo farcela!- disse Patty.
- Oppure possiamo ordinarlo da Zonko nel prossimo fine settimana a Hogsmeade!- propose Jessy. – Che ne dici, Susan?- chiese alla ragazza seduta accanto a Patty.
Lei scrollò le spalle – Si può fare!-
Continuarono a progettare tentativi per somministrare ai gemelli e a Lee il filtro d’amore, non accorgendosi di un potenziale problema che una mente sicuramente più brillante come quella di Hermione aveva colto: loro erano quattro, le prede tre. Chi sarebbe rimasta fuori dalla giostra?
Hermione scosse la testa e riprese a concentrarsi sulla traduzione. Non erano sicuramente affari suoi.
..ma dovette ammettere che sperò che si trattasse di quella chiamata Misty!
 
Una volta terminata la traduzione, Hermione rilassò la schiena contro la poltrona e guardò Ginny cancellare furiosamente una frase del suo tema. Sorrise all’amica e alla sua poca pazienza con i compiti, poi si voltò a guardare il fuoco nel camino. Le quattro ragazze erano passate dai piani “Prendiamoci i Gemelli Weasley e il loro Amico” a discussioni inerenti a capelli, vestiti, incantesimi di bellezza, ecc.
Fred, George e Lee stavano chiacchierando tranquillamente mentre guardavano Ron schiacciare per la terza volta Harry.
Hermione sorrise. Povero Harry!
Si soffermò a guardare i gemelli e si chiese come avrebbero reagito se avessero scoperto che quelle quattro pazze del terzo anno stavano pensando di stregarli. Probabilmente, anzi, sicuramente, sarebbero stati abbastanza furbi da evitare un possibile attacco. Saranno anche stati dei perdigiorno, ma erano pur sempre i gemelli Weasley!
I suoi occhi incontrarono quelli di Fred, che le sorrise e la salutò con la mano. Lei ricambiò con un sorriso incerto e distolse lo sguardo.
Ogni volta che guardava Fred, pensava a quella maledetta maglietta svanita e a quegli occhi che l’avevano guardata arrossire, prima di chiudersi sofferenti quando il secchio si era schiantato sulla sua testa. Hermione continuava a ripetersi di esserselo solo immaginato, ma per un momento aveva visto gli occhi di Fred indugiare sul suo corpo e..sorridere. Non sorridere tipicamente alla Weasley, con scherno e derisione, ma un sorridere tinto da qualcosa di molto simile alla malizia.
Scosse la testa tornando a concentrarsi sul fuoco. Poteva esserci tutto nello sguardo o nel sorriso che Fred Weasley rivolgeva a lei, tranne la malizia!
Eppure..
Basta, era ora di andare a dormire! Si alzò, diede un bacio a Ginny e scivolò di sopra senza degnare gli altri di uno sguardo.
Un formicolio sulla nuca, la fece sentire osservata. Curvando sulla scala, mentre saliva, ebbe una fugace visione della Sala Comune. O se l’era immaginato, o Fred aveva appena abbassato lo sguardo, sorridendo.
 
 
 
 
 
Dice l’autrice:
salve Potteriani!
Sono nuova nel fandom di Harry Potter! Ho scritto storie per un altro fandom, ma qui è la prima volta! Ho avuto l’ispirazione di questa storia leggendo per l’ennesima volta l’Ordine della Fenice! Ci saranno un po’ di modifiche rispetto al testo originale, mano a mano ve le farò presenti! Passiamo ai fatti, per così dire, romantici: personalmente adoro questa coppia! E piango ancora disperatamente per la morte di Fred! Non me ne faccio una ragione!
Meglio immaginarlo vivo e sorridente!!
Detto questo, spero di ricevere presto i vostri pareri! Fatemi sapere, sinceramente, che ne pensate!
In alto le bacchette e recensite!
Ciao ciao :)
Baci
 
 
Ps: ci tengo a specificare che i personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling. La storia non è scritta a scopo di lucro.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Orgoglio e un Pizzico di Spavalderia ***


Capitolo 2
Orgoglio e un pizzico di spavalderia
 
 
 
 
 
 
 
La mattina dopo, durante la colazione, Hermione capì che sarebbe stata una giornata complicata.
Molto complicata!
Tanto per cominciare, mentre finiva il suo porridge in santa pace, sentì delle risate e si accorse che le quattro del terzo anno si erano sedute a due posti di distanza da lei, due dal suo lato e due dall’altra parte. Quella chiamata Misty era seduta nel lato opposto e Hermione, guardando i suoi lunghi capelli scuri, pensò a quanto fosse diversa dalla Misty che conosceva lei, seppur apparentemente altrettanto odiosa.
Tornò a concentrarsi sulla sua colazione, mentre Harry le esponeva alcune idee per la prossima esercitazione dell’ES.
- Potremmo cominciare con gli Schiantesimi!- suggerì.
Lei annuì. – Si può fare!-
Ron deglutì un enorme boccone di salsiccia e uova, annuì approvando l’idea dell’amico, senza curarsi di commentare o esprimere opinioni, e portò alla bocca una nuova forchettata di colazione. C’erano veramente pochissimi argomenti capaci di distrarre Ronald Weasley dalla sua colazione, o dal cibo in generale. Le esercitazioni, evidentemente, non rientravano nell’elenco!
Pochi minuti dopo, Ginny fece la sua comparsa mano nella mano con Michael Corner, che si chinò a darle un bacio prima di unirsi ai Corvonero. Ron lo fulminò con lo sguardo, ma lo distolse subito quando, da sotto il tavolo, Hermione gli tirò un calcio.
- Buongiorno!- li salutò Ginny sorridendo.
- Ciao!- risposero gli altri, quasi in coro.
- Stasera tutti nella Stanza delle Necessità. Festa confermata! Michael dice che ha un altro paio di nomi per la lista- disse Ginny, mentre si versava delle uova nel piatto.
Hermione sbuffò, ma Harry fu più veloce. – Hermione ne abbiamo già discusso! È solo una festicciola per coinvolgere più gente nelle esercitazioni! Vedrai, non accadrà niente di male!-
- Ah no, certo che no! Potrebbero espellerci tutti o la  Umbridge potrebbe decidere di scrivere il prossimo Decreto Didattico con il nostro sangue, ma a parte questo, cosa vuoi che accada?- sbottò lei con sarcasmo.
Ron sorrise – Eh dai, rilassati. Fred e George hanno annunciato grandi sorprese per cibo, bevande e tutto il resto. Sarà una festa fantastica!-
- E avremo la possibilità di sentire se altre persone sono interessate ad unirsi a noi!- rincarò Harry.
Hermione li fissò con un sorriso ironico. – Certo, e li convinceremo di sicuro! “Dimmi, ti interesserebbe partecipare a un gruppo di Difesa clandestino per combattere il Ministero e le sue assurde regole e per prepararci a fronteggiare Lord Voldemort? Preferisci la Burrobirra o il Whisky Incendiario?”- aggiunse, alzando le mani come se portasse un vassoio.
Ginny rise e Ron alzò gli occhi al cielo.
- Hermione sei impossibile- commentò, facendo sorridere Harry.
- Comunque spero ci sia!- disse poco dopo.
- Cosa?- chiese lei perplessa.
- Il Whisky Incendiario! Sono anni che lo voglio provare, ma mamma ha minacciato di trasformarmi in un copriteiera se proverò a bagnarci le labbra!-
- Ha ragione, Ronald! È proibito ai minori di diaciassette anni, e inoltre tu sei un Prefetto!- sbottò arrabbiata.
- Prefetto? Non starai mica parlando di Ron?- esclamò una voce allegra alle sue spalle.
Fred si era fermato dietro di lei, con George e Lee.
- No, perché se parlavi di lui, non credo che abbia la stoffa del Prefetto! – concluse George.
Ron arrossì fino alla punta delle orecchie e ricominciò a mangiare, sperando forse di diventare invisibile nel giro di pochi secondi.
- Io penso che Ron sia un ottimo Prefetto!- esclamò Lavanda, seduta con Calì a pochi posti di distanza.
Ron divenne ancora più rosso e seppellì talmente tanto il viso nel piatto che sembrava un tutt’uno con salsiccia e uova.
Fred aprì bocca, deliziato dall’occasione di avere una nuova fonte di battute di basso gusto, ma Hermione lo colpì sulla coscia con la forchetta.
- Granger, occhio a quello che fai, potresti colpire zone preziose!- esclamò, ammiccando.
Lei sbuffò e gli rivolse uno strano sorriso. – Non mi risulta che ti servano a molto, ultimamente!- rispose piccata, con una punta di malizia.
Ogni reazione di ogni singola persona nei paraggi, fu degna di nota: Ron sollevò il viso dal piatto talmente in fretta che la forchetta gli sfuggì di mano spargendo uova su tutto il tavolo. Harry rimase a bocca aperta con il cucchiaio a pochi centimetri dalle labbra, mentre il porridge scivolava con estrema lentezza nella ciotola, schivando l’altro braccio del Prescelto per pochi centimetri. Ginny continuò a mangiare, sorridendo tranquilla dopo aver rivolto a Hermione un’occhiata ammirata. Lavanda e Calì si guardarono poi fissarono Fred, poi lo sguardo di Lavanda cadde sul volto sconvolto di Ron. Le quattro sbandate del terzo anno, fissarono la scena avide di una risposta affermativa da parte di Fred, cosa che avrebbe confermato loro la sua disponibilità. George e Lee si scambiarono un’occhiata divertita e fissarono Hermione con rinnovato stupore.
Perché sì! Hermione Granger aveva fatto una battuta. E non solo. Aveva lasciato a bocca aperta Fred Weasley, un evento degno di nota. Un po’ come se il Ministero della Magia avesse indotto una campagna di solidarietà per aiutare Harry Potter!
Hermione, dal canto suo, si pentì il secondo dopo. Che diavolo le era saltato in mente? Da dove era uscita quella battuta?
Guardò Fred, cominciando ad arrossire, ma trattenendosi dal mostrarsi imbarazzata. Era pur sempre un’orgogliosa Grifondoro!
Fred la guardava senza parlare. Ad un certo punto, sorrise e scosse la testa.
- Non posso darti torto!- (a questa frase, le quattro si rilassarono, sorridendo e arrossendo con espressioni talmente languide e untuose che avrebbero potuto sciogliere un Ungaro Spinato..o incattivirlo abbastanza da sputare fuoco per arrostirle! Hermione avrebbe votato la seconda opzione!) – Ma se vuoi.. – continuò Fred sorridendo e ignorando le risatine provenienti dai posti accanto, – puoi sempre aiutarmi a rimediare!-
Le parole di Fred scatenarono una nuova successione di reazioni degne di nota: Ron, in uno scatto, rovesciò il calice di succo di zucca. Ginny rise apertamente, forse più per la reazione di Ron. Harry lasciò cadere il cucchiaio, che non centrò la tazza, bensì la sua manica. Lavanda e Calì guardarono Fred esterrefatte. George e Lee trattenevano palesemente le risate potenti che avrebbero fatto voltare l’intera Sala Grande verso il tavolo dei Grifondoro.
Hermione aveva spalancato la bocca per una manciata di secondi, in un’espressione offesa e indignata. Poi qualcosa di selvaggiamente battagliero si era impossessato dei suoi occhi e la bocca si era stesa in un sorriso orgoglioso di superiorità.
- Neanche sotto Imperio, Weasley!- rispose altezzosa, per poi voltarsi tranquillamente e riprendere a mangiare.
Era orgogliosa di se stessa.
Fred rise e si allontanò con George e Lee, borbottando qualcosa di simile a un “Come no!”.
Ron era rimasto a fissare un punto indefinito fra Hermione e Harry, che ora imprecava sottovoce cercando di ripulire il maglione, mentre Ginny, sbuffando, prendeva la bacchetta e lo ripuliva in due secondi.
Nonostante la maschera di orgogliosa spavalderia, dentro Hermione stava bruciando.
Di rabbia.
Di imbarazzo.
Di nervosismo.
E di..dannazione!
Perché? Perché c’era stato un secondo così dannatamente lungo in cui aveva pensato “Ma sì, perché no?” ? Scosse la testa furiosa con se stessa per quel pensiero ridicolo. Si stava abbassando ai livelli delle Grifondoro pervertite sedute poco lontano, che avevano ripreso a parlare eccitate. Forse stavano mettendo a punto un nuovo piano per legare e bendare Fred Weasley e violentarlo nella prima aula vuota capitata a tiro.
Scoppiò a ridere da sola, attirando l’attenzione di Ron, di Harry e di Ginny che bisticciavano perché lui aveva schizzato con del porridge anche la maglia della ragazza.
- Che hai da ridere?- chiese l’amica.
Lei scosse le spalle imbarazza. – Niente, pensavo a..lascia stare!- disse, poi si alzò e li salutò tutti, per dirigersi ad Aritmanzia.
Mentre raggiungeva l’aula, un’altra fugace visione di Fred legato, alla mercé delle quattro Grifondoro, apparve nella sua mente e un’altra risata spontanea le salì alla bocca.
 
 
 
La sensazione sulla giornata complicata cominciò a intensificarsi dopo il pranzo, prima della ripresa delle lezioni, momento in cui fu assalita dai membri dell’ES che volevano commentare eccitati la festa imminente e comunicarle altri nomi che si erano aggiunti alla lista. Hermione li trovò e fece firmare loro la pergamena. Era stregata, come quella dei membri originari, ma nessuno degli invitati ne era a conoscenza. Hermione era stata costretta a prendere quella decisione: infondo, quella festa, era più rischiosa di tutti gli altri appuntamenti dell’ES.
Erano arrivati a una quarantina di persone. Si chiese quante possibilità ci fossero che li beccassero, ma smise subito di pensarci quando la risposta le arrivò evidente nei meandri del cervello.
Troppe!
Tutti erano eccitati e non vedevano l’ora che fossero le 21. Hermione, invece, sperò che capitasse qualcosa, qualunque cosa, che le impedisse di andarci. Per qualche minuto pensò perfino di abbassarsi di livello, minando senza pietà il suo orgoglio, e chiedere a Fred e George una Merendina Marinara. Una qualunque.
Magari l’avrebbe chiesta solo a George. Dopo la scenetta a colazione, non aveva ancora incrociato Fred, o il suo gemello, ma era sicura che non fosse finita e doveva prepararsi psicologicamente a un attacco di Fred.
A pensarci bene, magari la Merendina l’avrebbe chiesta a Lee, perché, era pronta a scommetterlo, George avrebbe infierito tanto quanto il suo gemello su quello che era successo, senza trattenere battutine potenzialmente imbarazzanti.
A pensarci molto bene, era meglio lasciar perdere le Merendine.
Sarebbe andata alla festa. Sarebbe rimasta in un angolo a tremare, controllando la Mappa del Malandrino con la follia negli occhi molto simile a quella di un qualsiasi prigioniero di Azkaban, bacchetta sfoderata e pronta a colpire.
 
 
La festa.
L’idea era stata dei gemelli.
Strano!
Era stata approvata da tutti, tranne che da lei. L’idea era di godersi un piccolo festeggiamento, visto l’impegno e la fatica che mettevano nelle lezioni, e, allo stesso tempo, sfruttare l’occasione per coinvolgere altre persone nell’ES. Avrebbero partecipato amici e conoscenti dei membri attuali, di tutte le Case, tranne ovviamente Serpeverde. Non che Hermione non ci avesse pensato, all’inizio. Infondo, anche i Serpeverde meritavano la possibilità di redimersi. Riflettendo attentamente, però, era giunta alla conclusione che il buona parte della Casa Serpeverde, in una probabile guerra, sarebbe stata schierata dalla parte di Voldemort, assieme ai genitori, zii, cugini e parenti di ogni genere. Sarebbe stato controproducente insegnargli incantesimi di difesa..o di attacco! Inoltre, Malfoy e la sua combriccola erano appena diventati gli Elfi Domestici della Umbridge! Tirando le somme, i Serpeverde erano stati ufficialmente banditi da qualsiasi progetto dell’ES.
Feste comprese!
Da un lato, Hermione dovette riconoscere che, così facendo, avrebbero potuto davvero coinvolgere altri studenti, allargando la rivolta contro il Ministero e la Umbridge. Dall’altro, le conseguenze potevano essere terribili.
Alla fine aveva acconsentito e si era perfino buttata nell’organizzazione. Non che avesse molta scelta. Era la più brava con gli incantesimi e serviva un metodo sicuro per fare in modo che i nuovi arrivati alla festa non tradissero l’ES. Lei, Ernie, Hanna e Padma sarebbero stati pronti e obliviare coloro che si sarebbero mostrati del tutto riluttanti. Fred e George, con l’ausilio di Lee e Seamus, si sarebbero occupati di riportarli nei loro dormitori, in modo che non ricordassero nemmeno di essere stati dalle parti della Stanza delle Necessità, che era ancora un segreto gelosamente custodito fra i membri dell’ES.
Avevano spacciato la festa come un modo per divertirsi selvaggiamente infrangendo tutte le regole del rospo in cardigan. Una volta dentro, tra musica, cibo e Burrobirra, avrebbero cominciato a parlare qui e là, buttando idee su gruppi di Difesa per contrastare il ministero. Quelli interessati, sarebbero stati informati sulle attività già esistenti dell'ES; quelli indecisi sarebbero stati lasciati in pace a riflettere, vincolati, inconsapevolmente, dall’incantesimo posto sulla lista;  quelli del tutto contrari sarebbero stati obliviati.
Poteva funzionare. Hermione avrebbe mangiato Vermicoli a colazione piuttosto che ammetterlo ad alta voce, specialmente davanti ai gemelli, ma poteva funzionare.
E poi, infondo, aveva bisogno di un po’ di svago..sperò solo di non aver appena firmato la sua condanna all’espulsione!
 
 
 
 
 
 
Più il pomeriggio avanzava, più si sentiva nervosa.
La lezione della Umbridge fu penosa come sempre. Per fortuna, Harry riuscì a tenere a freno la lingua, evitando così punizioni di ogni genere. Il rospo rosa li aveva costretti a leggere un nuovo capitolo del libro in totale silenzio e, alla fine della lezione, aveva assegnato loro un tema di cinquanta centimetri sui Decreti Ministeriali volti alla protezione del popolo magico. Hermione sollevò un sopracciglio in direzione dell’insegnante, commentando solo mentalmente che alla domanda “Cosa sta facendo il nostro Ministero per proteggerci dalle Arti Oscure?” la risposta sarebbe stata “Niente!”.
Terminate le lezioni, si rintanò in biblioteca, la sua oasi di pace. Un po’ di sano studio l’avrebbe distolta dal pensiero della festa. Harry e Ron erano andati ad allenarsi a Quidditch, Ginny era da qualche parte con Michael. Sicuramente non stavano studiando!
Dopo due intense ore di studio, sollevò la testa e fissò la pioggia oltre la finestra. Il cielo diventava sempre più scuro, nuvole cariche di pioggia si addensavano, nascondendo la luce rossa del tramonto. Il campo da Quidditch, i cui tratti erano sfuocati dalla tempesta, si stagliava oltre il prato. Hermione allungò lo sguardo e vide che era vuoto. L’allenamento doveva essere finito. Decise di uscire per raggiungere Harry e Ron in Sala Comune e scendere a cena con loro. Ripose i libri sulle mensole giuste, raccolse i suoi libri e i compiti e uscì dalla biblioteca, salutando con un cenno Madama Pince, intenta a lanciare sguardi di fuoco a un ragazzetto del primo anno di Tassorosso che aveva fatto cadere due libri da una pila immensa che portava fra le braccia.
A metà corridoio, un tuono squarciò il silenzio, facendola sobbalzare. Si diede della stupida per aver quasi fatto cadere il libro che teneva in mano, sistemò meglio la borsa sulla spalla e si avviò per la sua strada.
All’improvviso, una voce la chiamò alle sue spalle.
- Paura dei tuoni, Granger?-
Dannazione!
Sapeva che non avrebbe potuto evitarlo per sempre. Hogwarts era enorme, ma prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Lo sapeva!
Coraggio Hermione, sei una Grifondoro! Fallo secco!
Sfoderò il sorriso più spavaldo del suo repertorio, si girò di scatto e sollevò il mento.
- Io non ho paura di niente, Weasley!- rispose sicura.
Lui le sorrise e passò una mano fra i capelli bagnati, scuotendoli. Gocce di pioggia volarono ovunque. Hermione fece un passo indietro per evitare di macchiarsi i vestiti.
- Rilassati, Granger! È solo un po’ di pioggia!- commentò lui, notando il gesto di Hermione. – Non sono certo fegati di rana!- aggiunse, con un ghigno beffardo.
Hermione dovette chiamare a sé ogni briciolo di pazienza e autocontrollo di cui fosse in possesso per evitare di prendere la bacchetta e trasformarlo in cumulo di ceneri.
Gli rivolse uno sguardo raggelante.
- Non sei caduto dalla scopa nemmeno oggi?- gli chiese, con tono falsamente dolce molto simile a quello della Umbridge.
- No, perché sono bravo a volare. Non mi chiamo mica Hermione Grang..-
Il libro fra le mani di Hermione finì dritto nel suo stomaco, spezzandogli la voce.
- Miseriaccia, Granger, ci sei andata vicina anche questa volta! Potrei cominciare a preoccuparmi!- disse, lamentandosi e massaggiandosi la pancia.
- La prossima volta prenderò meglio la mira!- commentò. Si voltò e riprese a camminare
Fred scoppiò a ridere e la seguì lungo il corridoio, lasciando impronte infangate ovunque. Hermione gli rivolse un’occhiata da dietro la spalla. Era fradicio dalla testa ai piedi. La divisa scarlatta era diventata talmente scura da sembrare quasi marrone ed era praticamente incollata al suo corpo. I suoi capelli scompigliati lasciavano cadere gocce di pioggia sul suo viso. Il mantello rosso strisciava sul pavimento di pietra, appesantito dall’acqua, lasciando una scia che avrebbe sicuramente fatto infuriare Gazza.
Si passò di nuovo la mano fra i capelli, raddrizzandoli ancora di più. Altre gocce d’acqua scivolarono lungo il suo collo, perdendosi nella stoffa della divisa. Nella mano sinistra, rigirava spavaldo la mazza da Battitore. Nonostante fosse bagnato e coperto di fango, camminava e si atteggiava come se fosse perfettamente a suo agio, sicuro di se stesso. Come ci riusciva? Se Hermione si fosse ritrovata in uno stato simile, sarebbe corsa immediatamente nel suo dormitorio, evitando di incontrare più persone possibili!
Invece lui sembrava così rilassato e tranquillo..e quelle gocce di pioggia sulla sua pelle. Hermione si chiese se fossero fredde, o se si fossero scaldate scivolando su di lui..
Fu in quel momento che la punta della sua scarpa si impuntò in un difetto del pavimento di pietra. Inciampò e recuperò l’equilibrio due secondi dopo, schiarendosi la voce imbarazzata e tornando a guardare dritto davanti a sé. Sperò con tutta se stessa di passare inosservata, ma ovviamente, al cospetto di Fred Weasley, era inutile anche solo pensarlo!
- Granger guarda dove cammini e smettila di contemplarmi! Mi fai arrossire!- esclamò, con un sorriso malandrino così irritante che Hermione provò il desiderio di toglierlo a suon di schiaffi.
Doveva giustificare il fatto che lo stesse guardando! Subito! Doveva trovare qualcosa da dire.
- Non ti stavo contemplando, idiota! Perché ti sei portato dietro la mazza da Battitore?- chiese, indicandola. Sperò vivamente che Fred non avesse colto la leggera nota di insicurezza nella sua voce.
- Ho intenzione di usarla come arma sul primo che oserà spifferare i segreti dell’ES!- rispose tranquillo, facendola roteare.
- Giusto! Sei un mago, ma perché usare una bacchetta quando si ha una bella mazza da Quidditch?- domandò con sarcasmo.
- Be’, parla quella che ha appena tentato di uccidermi con un libro!-
- Peccato non abbia funzionato..- borbottò lei.
- Ti mancherei, Granger!-
- Ne dubito fortemente, Weasley!-
In quel momento, Misty e Patty svoltarono l’angolo. Si guardarono sorridendo e poi, arrossendo, rivolsero uno sguardo ammiccante a Fred, degnando Hermione della stessa attenzione che avrebbero rivolto a un Asticello. Fred ricambiò il saluto con un cenno della testa e un sorriso. Hermione le seguì con lo sguardo e notò che entrambe si stavano voltando per osservarlo. Scosse la testa e sollevò gli occhi al cielo.
- Gelosa delle mie ammiratrici?- chiese lui, fissandola incuriosito.
Lei sbuffò – Gelosa..- borbottò a denti stretti, poi aggiunse ad alta voce – Tieni d’occhio le tue “ammiratrici”, Weasley! Hanno intenzione di rifilarti un filtro d’amore!-
Fred scoppiò a ridere. – Granger, deve ancora nascere qualcuno che riesca a farla a Fred Weasley!-
- Io ti ho solo avvisato! Spero sbaglino pozione e ti rifilino del veleno!-
- Come siamo simpatici oggi!- commentò divertito.
Lei alzò gli occhi al cielo e si parò davanti al ritratto della Signora Grassa.
- Mimbulus Mimbletonia – disse.
- Giusto!- esclamò la Signora Grassa.
Mentre il ritratto si apriva, Hermione fece un passo per avanzare, ma con uno scatto rapido Fred le si parò davanti, bloccando l’entrata. La afferrò per i fianchi e la avvicinò a sé, quel tanto che bastava per far sentire a Hermione i vestiti freddi e bagnati attraverso il suo maglione. Il libro scivolò a terra e le sue mani salirono d’istinto ad appoggiarsi sul torace del ragazzo, per spingerlo indietro. Era caldo. Hermione rimase sorpresa dal calore che emanava, nonostante la pioggia e i vestiti bagnati.
Era caldo. Come lei. Come le sue mani. Come le sue guance, sempre più calde..
Gli occhi di Fred erano pericolosamente vicini e la fissavano intensamente, come se guardassero dentro di lei. La sua bocca si stese in un sorriso e Hermione sentì le sue guance scaldarsi ancora.
- Puoi dormire sonni sereni, Granger: filtri d’amore o meno, rimani tu la mia preferita!- sussurrò.
Si chinò e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia. Le rivolse un ultimo intenso sguardo poi le mani scivolarono dai suoi fianchi e Fred si voltò per arrampicarsi nel passaggio lasciato libero dal ritratto. Nel giro di un secondo, era svanito.
Hermione rimase impalata dov’era, come se fosse stata pietrificata. Eppure non le sembrava di aver notato Basilischi appostati dietro gli angoli. Dopo secondi che le parvero ore, portò le dita sulla sua guancia e scosse la testa, cercando di scacciare quel calore che le era salito sulla pelle, come se si fosse scottata. Una morsa cominciò a stringerle lo stomaco e dovette impegnarsi per respirare.
Perché lo aveva fatto? E che diavolo voleva dire che era la sua preferita? Aveva preso un Bolide in testa?
Fu la Signora Grassa a farla tornare al presente.
- Se avete finito di  gingillarvi, io vorrei richiudermi!- sbottò arrabbiata.
- Oh sì, mi scusi!- borbottò lei. Si chinò a raccogliere il libro e si arrampicò nel passaggio.
La Sala Comune era piena. Tutti aspettavano il momento di scendere a cena. Ginny le corse incontro sorridendo.
- Perché quella faccia?- chiese curiosa.
- Quale faccia?- chiese lei preoccupata.
L’amica scrollò le spalle- Hai una faccia strana. Come se avessi appena visto Gazza baciare la McGranitt!- sentenziò, scoppiando a ridere.
Visto che Hermione non si unì a lei e continuò a fissarla spaesata, Ginny tornò subito seria e sgranò gli occhi. – Ti prego dimmi che non hai visto davvero la McGranitt e Gazza che si baciavano!-
- Ginny, ma che diavolo dici?- sbottò lei, riprendendosi. – Stavo solo..pensando!-
- A cosa?-
- La festa!- mentì Hermione. – Vado a posare i libri di sopra!-
- Ok, ti aspetto!- rispose Ginny, con espressione perplessa. Forse aveva colto l’aria di una bugia.
Mentre saliva le scale, Hermione cercò di riprendere il controllo delle sue facoltà mentali. La verità era che stava pensando a quello strano gesto, a quello strano bacio, a quella frase..forse stava scherzando! Sì, stava sicuramente scherzando. La stava prendendo in giro! Come sempre!
Scaraventò la borsa sul letto e uscì dal dormitorio, decisamente più serena. Era tutto perfettamente normale: Fred Weasley l’aveva semplicemente presa in giro, magari in un vago tentativo di metterla in imbarazzo. La rinnovata serenità di Hermione vacillò al pensiero che, in tal caso, ci era purtroppo riuscito. Le guance rosse e lo sguardo atterrito di Hermione dovevano essere stati due ottimi traguardi. In ogni caso, decise che non le importava.
Raggiunse Ginny, Harry e Ron e scese a cena con loro. Fred e George erano seduti accanto al fratello minore. Lei si curò di non rivolgere nemmeno uno sguardo a un gemello in particolare e lui fece lo stesso, nonostante fossero quasi uno di fronte all’altra. Hermione mangiò in silenzio, commentando con qualche frase di tanto in tanto, e premurandosi di non staccare mai gli occhi dal suo piatto, o da Ginny, o dal suo calice di succo di zucca.
Nessuno sembrò notare nulla di strano. Erano tutti troppo concentrati sul conto alla rovescia. La festa si avvicinava, c’erano troppe cose a cui pensare.
- Hermione, mi passeresti il pollo?- chiese Ron.
Lei afferrò il vassoio e lo sollevò, avvicinandolo a Ron. In quel momento, il suo sguardo si posò su Fred, seduto di fianco. Lui le sorrise, una scintilla divertita attraversò i suoi occhi e qualcosa nello stomaco di Hermione si mosse nervosamente.
Forse doveva smettere di mangiare la carne. Forse doveva smettere di mangiare in generale. Il digiuno le avrebbe fatto bene. 
Ricambiò incerta il sorriso e tornò a fissare il suo piatto. Le era passata la fame. Ginny che si stava girando per parlarle, fissò perplessa il viso tirato dell’amica e le guance leggermente colorate.
- Che hai stasera?-
- Niente. Sono solo..un po’ nervosa!- mentì lei, voltandosi a guardarla. Con la coda dell’occhio poté vedere Fred soffocare un ghigno nel suo succo di zucca.
Oh, come vorrei che ti strozzassi con quel succo!
Che cosa le stava succedendo? Da quando le battute di Fred Weasley la mettevano in difficoltà? Da quando i suoi sguardi la rendevano nervosa? Da quando non sopportava quel ghigno? Perché quel ghigno riusciva a sconvolgerla? Che diavolo le stava succedendo?
- Rilassati, Hermione!- le disse Harry, battendole una mano sulla spalla. – Vedrai, andrà tutto per il meglio!-
Ma chi se ne importava della festa! Era l’ultimo dei suoi problemi!
Annuì incerta e bevve un lungo sorso dal suo calice, mentre, attorno a lei, la conversazione riprendeva come se non fosse mai stata interrotta. Neville li raggiunse dopo qualche minuto per annunciare che andava nella Stanza delle Necessità per sistemare gli ultimi preparativi assieme a Dean, Seamus e Luna, che era in piedi alle sue spalle con la solita aria trasognata e una scatola di quelle che sembravano grosse cipolle blu fra le mani.
- Luna cosa sono quelle?- chiese George.
- Oh, curioso che tu me lo chieda. Sono piante piuttosto rare. Si usano per creare pozioni contro le invasioni dei Gorgosprizzi. Papà le usa per il suo thé speciale!- rispose tranquilla, come se avesse appena spiegato uno degli usi comuni del sangue di drago.
- Interessante!- commentò George.
Hermione si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. I ragazzi si allontanarono, seguiti da Luna e dalla sua scatola di cipolle blu e, poco dopo, Ron e Harry si alzarono, annunciando che sarebbero saliti nel dormitorio per prendere il Mantello e la Mappa.
Fino alle 21, gli studenti dal quinto anno in su erano autorizzati a girare per la scuola. Perciò sgusciare fuori dalla Sala Comune e intrufolarsi nella Stanza delle Necessità non sarebbe stato poi un gran problema. Gli studenti dei primi anni, sarebbero arrivati prima nella Stanza, per evitare problemi con il coprifuoco.
Il ritorno nei dormitori, invece, era stato programmato con l’uscita a gruppi di tre o quattro persone appartenenti alla stessa casa, una volta assicurati che i corridoi fossero stati sgombri, grazie alla Mappa. Alla fine, Harry, Ron e Hermione sarebbero usciti sotto il Mantello dell’Invisibilità, nascosto fino a quel momento.
 
 
 
Finita la cena, Hermione e Ginny salirono in Sala Comune, mentre Fred, George e Lee scesero nelle cucine ad avvisare Dobby che potevano cominciare a trasportare cibo e bevande nella Stanza delle Necessità. Il fatto che gli Elfi Domestici fossero stati coinvolti e costretti a lavorare il doppio, quella sera, aveva indispettito Hermione molto più del concetto stesso di “festa”, ma nessuno aveva deciso di schierarsi dalla sua parte, perciò dovette tenersi per sé il suo disappunto!
Mentre sostituiva la divisa della scuola con jeans e maglietta, Hermione rifletté sulla strana cosa che da ore si stava agitando nel suo stomaco. Conosceva Fred ormai da cinque anni. Erano amici, nonostante la pensassero diversamente su molte questioni, come ad esempio, tanto per citarne una, il rispetto delle regole!
Nell’arco di quei cinque anni, non le era mai capitato di guardare lui o il suo gemello in modo diverso dal solito. Erano sempre stati solo amici. Punto. Sì, aveva sempre notato il loro fascino furbesco, il loro fisico da giocatori di Quidditch, gli occhi vispi, i capelli bizzarri..ma niente di più! Mentre allacciava le scarpe, Hermione si accorse che, però, era già da un po’ di tempo che aveva cominciato a distinguerli e a paragonarli. Si accorse anche che, durante questi pensieri, prediligeva sempre Fred. Non che dietro vi fosse una logica precisa: insomma, erano identici! Ma era Fred quello che riusciva a farla ridere più spesso. A pensarci bene, era sempre Fred che incrociava il suo sguardo a tavola e nel giardino, quando erano alla Tana, o durante le pulizie in Grimmauld Place o in Sala Grande quando erano a scuola. Era stato Fred a porgerle un fazzoletto quando aveva litigato con Ron al Ballo del Ceppo, senza nemmeno una risata di scherno, senza prenderla in giro. A dire il vero, non le aveva nemmeno rivolto la parola. Semplicemente, l’aveva guardata negli occhi con serietà, le aveva allungato un fazzoletto e si era girato per raggiungere Angelina in cima alla scala.  
Immobile davanti allo specchio, sola nel dormitorio, Hermione Granger fissò il suo riflesso e capì che quel qualcosa che stava ora gorgogliando nel suo stomaco lo faceva al pensiero di Fred.
Scosse la testa.
No è impossibile!
La sua mente brillante si era applicata e, come sempre, aveva tratto la conclusione giusta! La conclusione era giusta, sì, ma era impossibile da ammettere! Non poteva essere così! Andava contro ogni logica! Nemmeno una come Luna Lovegood lo avrebbe creduto possibile!
- Hermione sbrigati, Harry è venuto a prenderci e ci aspetta disotto!- esclamò Ginny.
Hermione sobbalzò e annuì. Uscì seguendo l’amica e si costrinse a scendere le scale senza inciampare!
Non poteva essere. Lei non poteva avere una cotta per Fred Weasley. 






Dice l'Autrice:
Salve:)
Eccoci al secondo capitolo! Prima di tutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno recensito e quelle che hanno aggiunto la storia fra le seguite/preferite! Grazie mille per il sostegno! :)
Come vi avevo accennato, ci saranno delle differenze rispetto al quinto libro, anche se l'ambientazione è quella: una di queste, sarà un accenno delle coppie Ron/Lavanda e Harry/Ginny! La seconda, Harry, Fred e George NON verranno squalificati dalla squadra di Grifondoro! Per la gioia dei tifosi!!
Per adesso, queste sono le modifiche che ho inserito! 
La parola passa a voi: recensite e fatemi sapere che ne pensate!! :)
Baci
Amy

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Whisky Incendiario e Nargilli ***


Capitolo 3
Whisky Incendiario e Nargilli
 
 
 
 
 
 
 
Hermione tracannò un lungo sorso di Burrobirra. La consapevolezza realizzata poche ore prima l’aveva sconvolta. Tanto valeva farsi prendere dall’ansia di essere beccati. Era pur sempre una distrazione! Era rimasta in un angolo assieme a Luna e a un paio di Corvonero, tenendo d’occhio la Mappa a intervalli regolari per quasi due ore.
Gli altri studenti non sembravano minimamente preoccupati. Tutti si divertivano molto. La musica in sottofondo proveniva da un vecchio giradischi trafugato dall’ufficio di Gazza dai gemelli. Le Sorelle Stravagarie stavano riempiendo la Stanza delle Necessità, che era diventata enorme e spaziosa, con le loro note magiche. Diversi gruppetti avevano improvvisato, al centro della sala, una sorta di pista da ballo. Hermione si stava divertendo ad osservare quanto potessero rendersi ridicole certe persone dopo aver esagerato con la Burrobirra.
Non che la Burrobirra fosse il problema maggiore. Hermione sapeva che, da qualche parte, in un angolo buio vicino ai bagni che la Stanza aveva fatto magicamente comparire quando Harry le aveva chiesto un posto perfetto per organizzare una festa, George e Lee passavano bicchieri di Whisky incendiario solo agli studenti dal quarto anno in su. I più piccoli erano tenuti alla larga da Terry Steeval.
Harry e Ron stavano chiacchierando con dei Tassorosso del sesto anno, che avevano l’aria piuttosto interessata e soddisfatta. Harry si passò un braccio dietro la schiena e sollevò il pollice in direzione di Hermione, che sorrise soddisfatta. Erano già a quota dieci studenti interessati all’ES e nessuno era ancora stato obliviato. Poteva definirsi un ottimo traguardo.
Ginny la raggiunse qualche istante dopo il gesto di Harry, le strappò di mano la Burrobirra ormai finita e la costrinse a seguirla, ignorando le sue proteste.
- Devi divertirti!- la rimproverò.
- Devo tenere sotto controllo la situazione!- protestò lei.
Ma Ginny minacciò di scagliarle contro un Fattura Orcovolante, perciò Hermione, che sapeva quanto fosse pericolosa l’amica con la bacchetta in mano, smise di dimenarsi e si lasciò trascinare dalla rossa in mezzo agli altri.
George aveva abbandonato il suo nascondiglio per raggiungere il gemello e insieme stavano facendo esplodere alcuni dei loro Fuochi Forsennati, meravigliando il pubblico attorno a loro. Una piccola e scintillante palla di luce rimbalzava qui e là sui loro corpi, mentre loro se la passavano con un semplice schiocco delle dita. Sopra le teste del pubblico, scintille colorate si trasformavano in cuccioli di drago che cominciarono a rincorrersi per tutta la sala. Harry e Ron arrivarono applaudendo assieme agli altri e si misero accanto a Hermione, che fissava i gemelli con un’espressione nauseata, consapevole che, stando lì a guardare Fred ridere mentre le scintille scivolavano sui suoi lineamenti, distruggeva ogni suo tentativo di distrarsi e non pensare a...
Non pensare, punto!
Come sentendosi chiamato in causa dai pensieri della ragazza, Fred si voltò verso di lei e le fece l’occhiolino prima di schioccare le ditta e allungare il braccio con uno scatto verso di lei. La pallina scintillante volò dal suo braccio in direzione di Hermione, che, avendo i riflessi resi pronti dai nervi tesi, si abbassò di colpo, evitandola per un soffio. Gli altri scoppiarono a ridere e Fred e George fecero lo stesso quando Hermione si rialzò, fulminandoli con lo sguardo.
Fulminandolo.
Già, perché Hermione non stava guardando George. Aveva occhi solo per Fred, lo stesso Fred che le rivolse un altro occhiolino prima di accendere con la bacchetta un altro Fuoco Forsennato, questa volta una girandola enorme che illuminò quasi a giorno la Stanza.
- Sono geniali!- commentò Harry, tra risate e applausi.
Hermione si morse la lingua e si voltò verso l’amico, desiderosa di tergiversare la conversazione, rivolgendola a qualunque altra cosa che non fossero i gemelli.
- Hai convinto altre persone?- chiese.
Lui annuì soddisfatto. – Sì, alcuni di Tassorosso. Ernie dice che possiamo fidarci, li conosce molto bene. Colin ha convinto molti del secondo anno di Corvonero e di Grifondoro. Stiamo andando alla grande. Visto Hermione? Sta funzionando!- le disse, sorridendo.
Hermione, suo malgrado, ricambiò il sorriso. – Già, sta funzionando !-
Lavanda e Calì si avvicinarono a loro con in mano due bicchieri di quello che doveva sicuramente essere Whisky Incendiario.
- Ne volete un po’?- chiese Lavanda, guardando solo Ron.
- No, grazie- rispose Hermione a Calì, che le stava allungando il bicchiere.
- Perché no!- rispose Ron. Prima che potessero fermarlo strappò il bicchiere di mano a Lavanda e ingoiò il contenuto in un sorso. Dopo qualche secondo, cominciò a tossire, orecchie e guance rosse come i suoi capelli. Si portò le mani alla gola e cominciò a sputacchiare, cadendo in ginocchio.
- Fratellino, dovresti andarci piano la prima volta!- lo rimbeccò George. Avevano smesso di intrattenere gli studenti con i fuochi d’artificio, che ora scorrazzavano liberi per tutta la sala, dando disturbo a tutti, specialmente a Neville, che si ritrovò un petardo nella sua Burrobirra.
- Non puoi buttarlo giù così! Non tutti ci riescono!- esclamò Fred con un ghigno, prima di strappare di mano il bicchiere a Calì e versarselo in gola completamente, senza battere ciglio.
Hermione alzò gli occhi al cielo in un gesto esasperato, mentre Harry, combattivo e testardo come sempre, chiese un bicchiere per provarci. Ron riemerse tossendo dal pavimento e gesticolò in direzione dei gemelli, completamente paonazzo.
- Mi è solo andato di traverso!- mentì.
Fred si finse comprensivo – Certo Ron, e io sono il fratello di Hagrid!-
George rise e fece il giro del gruppo, comparendo alle loro spalle. Con una leggera pressione sulla schiena di Ginny e Hermione, sospinse il gruppo in direzione dell’angolo segreto, dove Lee e una ragazza molto carina di Corvonero stavano distribuendo il Whisky.
- Forza ragazzi, è ora di cominciare a godersi davvero questa serata!- annunciò George, con un sorriso che avrebbe fatto invidia ad Allock.
Hermione provò una leggera fitta di paura al pensiero di quello che sarebbe capitato di lì a pochi minuti. Lee alzò lo sguardo, sentendo le parole di George, e schioccò le dita sorridendo in direzione del gruppo. Con un colpo di bacchetta i bicchieri si riempirono di Whisky Incendiario e volarono tra le mani di ognuno di loro. Ron fissò il suo come se vi fossero comparse zampe pelose e tenaglie, ma fece finta di niente. Non poteva permettersi di farsi prendere in giro dai gemelli..di nuovo!
Calì e Lavanda si guardarono con un sorriso e sollevarono i bicchieri. Hermione si chiese quanto sarebbe stato difficile trasfigurare il liquido in thé senza che nessuno se ne accorgesse. Harry era pronto alla sfida e Ginny sorrideva come se le fosse stato chiesto di bere del succo di zucca. Ad un gesto di George, tutti sollevarono i bicchieri e li fecero tintinnare.
- All’Esercito di Silente!- esclamò Fred. Ma né lui né George bevvero. Hermione avrebbe dovuto immaginarlo. Entrambi volevano osservare le reazioni degli altri.
Calì e Lavanda sembravano molto tranquille, ma dopo qualche secondo cominciarono ad arrossire entrambe e una strana smorfia si estese sui loro visi. Poco dopo, comunque, scoppiarono a ridere.
Ron tossì e sputacchiò, di nuovo. Ginny continuò a sorridere e si leccò perfino le labbra. Aveva confessato ad Hermione di aver già assaggiato il Whisky Incendiario a un matrimonio di uno dei componenti della famiglia Weasley, soffiandolo da sotto il naso a zia Muriel.
Harry aveva la stessa espressione che gli avevano visto il giorno che era stato costretto a bere l’Ossofast per farsi ricrescere le ossa mancanti del braccio!
Hermione..non aveva bevuto! Si era persa ad osservare gli altri e il bicchiere era rimasto illeso nella sue mani.
- Paura, Granger?- la provocò Fred con un sorriso.
Si poteva dire tutto di Hermione, tranne che fosse codarda. Le sfide erano pane per i suoi denti e se c’era una cosa che odiava era perdere, o sentirsi dare della codarda. C’era una ragione per cui il Cappello Parlante l’aveva assegnata a Grifondoro!
Sollevò un sopracciglio e sfoderò il sorriso più malizioso che le riuscì.
- Alla tua, Weasley!- disse, poi buttò giù il Whisky come se niente fosse. Il liquido bruciò immediatamente la gola e lo stomaco, infuocandola. Sentì le guance avvampare, ma i muscoli del suo viso rimasero immobili, attenti a non mostrare nemmeno per un secondo il dolore fiammeggiante che provava lungo la gola e nella sua testa. Con un altro sorriso, strappò il bicchiere di mano a Fred e bevve di nuovo, in un unico sorso. Questa volta, il fuoco esplose più lentamente e la sua bocca si tese subito in un sorriso di vittoria. Con l’indice asciugò una gocciolina di Whisky che le stava scivolando sul labbro, mentre, attorno a lei, scoppiò un applauso seguito da grida di approvazione.
Ginny rideva battendo le mani e gridò – Lei sì che è un Prefetto come si deve!-
Hermione rise all’espressione sbalordita e, sì, ammirata, di Fred e si avvicinò a lui.
- Chiudi la bocca, Weasley!- esclamò, colpendo poi il mento del ragazzo con due dita. Lui sorrise e la guardò mentre lo superava, prendeva Ginny per mano e tornava a mescolarsi tra la folla.
Hermione si sentiva come se stesse camminando a metri da terra. Due volte in quella giornata assurda aveva lasciato Fred a bocca aperta! Ed era una sensazione magnifica. Si sentiva euforica! Avrebbe potuto scalare la Torre di Astronomia! Si sentiva potente, indistruttibile. E il Whisky la stava scaldando, la stava rilassando. Le sue gambe erano più leggere, la sua bocca più calda, la sua saliva più fresca. Sentiva la sua mente libera, come se la preoccupazione di essere espulsi fosse volata via, come se ogni preoccupazione fosse volata via. Ginny le si parò davanti ridendo e le diede il cinque.
- Sei stata grandiosa! Ma hai visto la faccia di Fred? È stato epico!- esclamò.
Hermione rise e chiuse gli occhi, godendosi quel momento appieno. L’euforia non l’avrebbe abbandonata tanto presto, se lo sentiva. Cominciò a girare per la sala salutando quelli che conosceva e cominciando a parlare con i nuovi arrivati che ancora non erano stati “attaccati” da altri membri dell’ES. Di tanto in tanto, lei e Ginny si mischiavano fra gli altri e ballavano ridendo e abbracciandosi. Si stava lasciando andare. Per una volta nella sua vita, il suo cervello si stava prendendo una pausa. Scoprì che era una sensazione magnifica. Non toccò più né Whisky né Burrobirra. Non ne aveva bisogno. Le sensazioni che la attraversavano non sarebbero svanite facilmente. Non aveva bisogno di altro.
 
Era quasi mezzanotte e alcuni gruppi avevano già abbandonato la Stanza delle Necessità. Ormai, erano rimasti in una ventina. Harry richiuse la porta, dopo aver fatto passare un gruppo di Tassorosso e si mise in un angolo con la Mappa in mano, per assicurarsi che arrivassero sani e salvi al loro dormitorio.
Hermione e Ginny erano sedute su alcune poltrone, che erano comparse a metà serata, insieme a Luna, Lavanda e Calì. Stavano commentando serenamente la serata, mentre altri studenti ballavano ancora e altri chiacchieravano con in mano della Burrobirra. Qualche coppietta si era appartata negli angoli più bui della stanza, lontano da occhi indiscreti. Nessuno si prese la briga di andare a disturbarli.
- Sapete, credo che questo posto sia infestato di Nargilli!- disse Luna, all’improvviso.
Lavanda e Calì si scambiarono un’occhiata divertita. Ginny annuì, con un sorriso. Hermione, suo malgrado, sorrise scuotendo la testa. I suoi occhi descrissero un cerchio attorno alla sala e caddero sull’angolo vicino ai bagni, mentre Luna illustrava alle amiche i potenziali pericoli di un’infestazione di Nargilli.
I gemelli e Lee erano seduti nel loro nascondiglio con Harry, Ron, Seamus e Neville. A giudicare dai loro gesti e dalla visione di un Dean Thomas steso su un divanetto in preda a un attacco di risate, stavano muovendo guerra a quel che era avanzato delle scorte di Whisky. Dall’ombra del loro angolo segreto, Fred sollevò lo sguardo e incrociò quello di Hermione.
Ancora vittima di quella strana euforia, Hermione sentì il suo stomaco contrarsi e il cuore perdere un battito, ma sorrise tranquilla, ricambiando lo sguardo. Rimasero per un po’ a guardarsi, senza smettere di sorridere. Poi Harry ficcò in mano a Fred un bicchiere e lui tornò a concentrarsi sulle persone che aveva intorno. Con uno scatto, spinta da qualcosa di inspiegabile, al momento, Hermione si alzò e allungò la mano verso Ginny, che la afferrò senza fare commenti.
- Torniamo subito!- disse alle altre, e trascinò l’amica verso l’angolo in cui i ragazzi stavano ora ridendo dell’espressione di Neville, talmente rosso da sembrare una bandiera di Grifondoro.
- Bravi!- esclamò Ginny. – A noi non ne lasciate nemmeno un po’?-
- Ginny, sinceramente.. – cominciò Fred.
- Ci rendi orgogliosi! – concluse George.
- Ci dimostri sempre che Ron deve essere stato solo un errore genetico!- aggiunse Fred.
Scoppiarono tutti a ridere, tranne Ron, che arrossì violentemente.
- E tu, Prefetto? Un altro giro?- chiese Lee, allungandole un bicchiere.
Hermione sorrise e afferrò il bicchiere, rivolgendo un fugace sguardo a Fred, che sorrise guardando il proprio bicchiere.
Dopo aver svuotato i bicchieri, con un gesto annoiato della bacchetta Lee li fece evanescere insieme alle bottiglie vuote.
- La prossima volta ne prendiamo di più!- commentò.
Hermione parve ridestarsi dal suo torpore e riprese il consueto cipiglio da Prefetto. – Prossima volta?- ripeté, con un leggero tremolio della voce.
- Non puoi negarlo, è stato divertente!- rispose Harry. – Potremmo organizzarne un’altra, magari per Natale!-  annunciò, ricevendo mormorii di approvazione.
Lei lo fulminò. – Preoccupiamoci di uscire indenni da questa di serata, prima di pianificare un altro geniale modo per farci espellere!-
Fu il turno di Fred di alzare gli occhi al cielo. – Lo sapevo, dovevamo farle bere l’intera bottiglia!- commentò.
- Non l’avrebbe mai fatto!- esclamò Ron, ma il suo sorriso si spense nell’istante in cui incrociò lo sguardo furente di Hermione.
- Non ne sono così sicuro, fratellino!- disse Fred, sorridendo e guardandola. Hermione si voltò di scatto e prese a fissarlo senza battere ciglio, così lui proseguì. – Il nostro Prefetto nasconde una doppia personalità alquanto diabolica!-
Hermione non capì se furono le sue parole, a farla arrossire, o il suo sguardo. Optò per lo sguardo. La fissava come aveva fatto ore prima davanti al buco del ritratto, come se stesse leggendo i suoi pensieri. Come se stesse entrando dentro di lei, come se la stesse..spogliando! Il suo sguardo era così profondo ed intenso da farla sentire nuda di pensieri, priva di emozioni. Priva di ogni sensazione. La avvolse un nuovo torpore, molto diverso da quello provocato dal Whisky. Sentì il calore invaderla e nascere da dentro di lei. Percorse ogni cellula del suo corpo, salì fino alla testa, fino alle guance. Un sorriso spontaneo si distese sulle sue labbra. Non ricordava nemmeno di essere circondata da tutti i suoi amici. Che cosa importava? Si sentiva così bene. Lui ricambiò il sorriso e qualcosa si mosse nel suo stomaco. La brace divenne fiamma, sentì il calore invaderla nuovamente e capì. Capì che era stupido mentire a se stessa. Era stupido convincersi del contrario. Tanto valeva ammetterlo.
Era attratta da lui. Era attratta dai suoi occhi, così magnetici. Era attratta dalla sua voce, dalla sua risata. Era attratta da quelle labbra, dal ricordo del calore che avevano sprigionato in lei con un semplice tocco.
Era attratta da lui. Ne era consapevole, e lo avrebbe affrontato a testa alta, qualunque cosa accadesse.
- Hem hem
Entrambi sobbalzarono. Si sentirono delle risate divertite in sottofondo. Ginny sorrideva e si era portata una mano alla bocca, sillabando un “ops”. Hermione capì che era stata lei: l’imitazione era inconfondibile. Improvvisamente si accorse dello sguardo perplesso di Ron e di quello ammiccante di Harry e arrossì, chiedendosi quanto fossero rimasti isolati dal resto del mondo a guardarsi.
George li fissava, spostando lo sguardo da lei a Fred, con un sopracciglio alzato. – Serve del ghiaccio?- chiese, con un sorriso beffardo.
Nessuno dei due si prese la briga di rispondere.
Fu Lavanda Brown a salvarli dalla situazione imbarazzante. – Ragazzi, quel gruppo di Corvonero vorrebbe uscire! –
Harry lanciò un’occhiata rapida all’orologio. – Sono quasi le tre! Sarebbe meglio che rientrassimo tutti!-
La tensione imbarazzante si sciolse del tutto e ognuno si disperse in un punto diverso della stanza, o per aiutare a sistemare o per far uscire i gruppi di studenti. Hermione rimase il più lontano possibile da Fred. Ora che era uscita dalla sua bolla di isolamento e che l’euforia stava svanendo, non si sentiva poi molto più sicura delle sue intenzioni. Aveva bisogno di uscire da quella stanza, dal castello intero, se solo fosse stato possibile. Voleva scappare nella Foresta Proibita, sotto la pioggia, o nell’orto delle zucche. Ovunque, purché fosse lontana da quegli occhi, da lui e dalla sua sconvolgente presenza.
In meno di mezz’ora, la Stanza delle Necessità era stata svuotata e ripulita. Fred, George, Lee e Ginny erano stati gli ultimi ad uscire, muniti di Mappa del Malandrino. Harry, Ron ed Hermione sarebbero tornati sotto il Mantello. Prima di richiudersi la porta alle spalle, Ginny aveva sorriso in direzione dell’amica con un’espressione maniacale che poteva significare solo “Domani io e te dobbiamo fare due chiacchiere!”.
Hermione deglutì nervosamente e raggiunse Harry e Ron sotto il Mantello. Diedero un’ultima occhiata alla Stanza, premurandosi di non aver lasciato niente di compromettente, poi uscirono e aspettarono di veder scomparire le porte, prima di avviarsi lungo il corridoio. Fortunatamente non incontrarono né professori di ronda, né inconvenienti di alcun tipo. Raggiunsero il dormitorio senza complicazioni e, quando furono dentro, Hermione si sentì libera di tirare un sospiro di sollievo.
Nemmeno questa volta sarebbe stata espulsa!
Ron, che aveva intuito il significato di quel sospiro, sorrise in direzione dell’amica e disse: - Adesso pensi di poterti rilassare?-
- Guai a voi se mi coinvolgete un’altra volta in una cosa simile!- sbottò, ma sorrideva.
- Disse quella che ha avuto la brillante idea di formare un gruppo di Difesa clandestino!- la rimbeccò Harry.
Hermione non poté dargli torto, così si limito a scrollare le spalle, in un gesto indifferente.
 
La Sala Comune era deserta. La Mappa del Malandrino era appoggiata, come stabilito, sulla poltrona accanto al fuoco. Hermione si avvicinò per prenderla e notò che, sul pavimento, accanto alla poltrona, c’era un piccolo bicchiere ripieno di liquido ambrato. Hermione si guardò intorno, ma a parte Harry e Ron non c’era nessuno. Immaginando chi l’avesse lasciato, Hermione sollevò un sopracciglio, chiedendosi cosa avrebbe dovuto farne. Raccolse la Mappa e tornò dagli altri, ancora incerta sul da farsi.
Harry, con l’aiuto di Ron e di Hermione, controllò un’ultima volta che tutti gli studenti fossero nei dormitori e che nessuno fosse rimasto intrappolato in qualche corridoio. Finirono di controllare la Mappa e Harry borbottò “Fatto il Misfatto”. Le linee nere e i cartigli scomparvero e gli amici si separarono per andare a dormire. Harry le rivolse uno sguardo penetrante molto simile a quello di Ginny. Hermione, per tutta risposta, lo fissò, fingendosi perplessa.
- Che c’è?- chiese.
- Niente- mormorò Harry, sorridendo.
La salutò con un cenno e seguì Ron lungo le scale. Hermione sospettò che in quel “niente” in realtà ci fosse un “tutto”. Avrebbe affrontato il suo migliore amico il giorno dopo, sempre ammesso che fosse sopravvissuta all’attacco di Ginny. Tra i due, era sicuramente lei quella pericolosa!
Una volta entrata nella sua stanza, Hermione si gettò vestita sul letto. Lavanda e Calì stavano chiacchierando, nascoste dalle tende del letto a baldacchino di Lavanda, evidentemente eccitate per qualcosa. Anzi, precisamente, era Lavanda a squittire eccitata. Hermione non si disturbò a chiedersi di cosa stessero parlando. Stava ancora pensando a quel bicchiere. Era un messaggio? Avrebbe dovuto berlo? Era l’ennesima sfida? Era avvelenato?
Ok, forse era esagerato pensarlo, ma un anno intero con il finto Malocchio Moody e settimane di prigionia con quello vero, le avevano inculcato l’ormai celebre motto “Vigilanza costante!” bene a fondo nel cervello.
Si diede della stupida. Era solo un bicchiere! Si stava preoccupando troppo. Scese dal letto e cominciò a sfilarsi la maglietta. A metà percorso si bloccò. Una strana sensazione alla bocca dello stomaco cominciò a infastidirla.
Era solo un bicchiere.
Eppure..
Sbuffando, calò nuovamente la maglietta sui fianchi, si voltò cercando di fare meno rumore possibile e uscì dalla stanza, diretta alle scale.
Dannato Fred Weasley..
E dannato il suo istinto di Grifondoro di voler sempre venire a capo di un enigma.
O forse era colpa dei Nargilli..
Si piantò a metà scala, meravigliandosi di ciò che aveva appena pensato. Nargilli? Sul serio? Passava troppo tempo con Luna, quel pensiero ne era la prova! Non che ci fosse qualcosa di male! Le voleva bene, era un’ottima amica, ma le sue idee strambe non collimavano molto con l’intelligenza strettamente razionale di Hermione!
Il fuoco si era ormai spento. La Sala era inondata di oscurità. Il riverbero di alcune braci ancora accese scintillava sul bicchierino e sul suo contenuto ambrato, riflettendosi sul pavimento di pietra. Fuori dalla finestra, le nuvole avevano smesso di rovesciare pioggia sulle verdi montagne. Uno spiraglio di cielo e stelle fece capolino dietro a una nuvola. Uno spiffero d’aria fredda avvolse Hermione, che rabbrividì, stringendo le braccia attorno al suo corpo. Scese gli ultimi scalini e arrivò alla poltrona. Inginocchiandosi, osservò il bicchiere. Apparentemente era innocuo. Lo prese e ne annusò il contenuto. Era decisamente Whisky Incendiario. Si rialzò lentamente, continuando ad osservarlo come se potesse mettersi a parlare e spiegarle perché era lì!
Sospirando, portò il bicchiere sull’orlo delle labbra, sentendosi un po’ ridicola. Stava per bere, quando una mano le afferrò la vita e un’altra si posò delicata sulla sua bocca, impedendole di urlare. Il bicchiere scivolò dalla sua mano e si infranse sulla pietra fredda, producendo un rumore secco che risuonò nel silenzio assoluto. Forse erano tutti addormentati o troppo stanchi, perché non si sentirono rumori dai piani di sopra.
Hermione chiuse gli occhi. Nonostante lo spavento iniziale, sapeva che non c’era nulla di cui preoccuparsi. L’aveva capito fin da subito. Fin da quando aveva visto quel bicchiere sul pavimento, accanto al fuoco. Fin da quando aveva visto i suoi occhi prima che la porta della Stanza delle Necessità si chiudesse. Il suo istinto l’aveva capito subito, ma la ragione non era ancora disposta ad accettarlo.
La mano posata sulla sua vita si strinse attorno al fianco, portandola a girarsi, mentre quella sulla sua bocca scivolò sulla guancia e le circondò il viso. Non si preoccupò nemmeno di aprire gli occhi.
Respira
Il tempo di un respiro e le labbra di Fred erano sulle sue. Un tocco leggero, un contatto così delicato da sembrare quasi invisibile. Eppure scottava, come quello che le aveva sfiorato la guancia. Questo, però, era destinato ad essere qualcosa di diverso. Era destinato a crescere, e non ad estinguersi come il fuoco accanto a loro. Non capì nemmeno se fu lei a fare il primo passo, ma improvvisamente il suo corpo era più vicino, le sue mani la stringevano. Afferrò i suoi fianchi e si sollevò nello stesso istante in cui lui si avvicinò a lei. Fu in quel momento che il semplice contatto divenne un bacio.
Calore.
La sua bocca era calda, la sua lingua morbida. Era un bacio delicato e al tempo stesso ardente. Il suo sapore era unico, così buono da farle pensare che non avrebbe potuto desiderare altro. Le sue labbra bruciavano quelle di Hermione, ma erano morbide, dolci, così perfette da sembrare irreali. L’euforia e il calore la travolsero di nuovo, come quando aveva bevuto il Whisky. Ma Fred era molto meglio del Whisky Incendiario. Il sapore di Fred era migliore di qualsiasi altra cosa. Era fuoco, era passione, era brivido.
Brivido.
Un brivido le attraversò la spina dorsale. Strinse la presa attorno al suo corpo, scossa da quell’improvvisa ondata di desiderio. Le sue mani strinsero il maglione con forza per poi lasciarlo e percorrere la linea dei suoi fianchi, salendo sempre di più, accarezzandolo, fino a circondargli il collo. La mano di Fred scese lungo la sua schiena, premendola delicatamente, stringendola a sé. Le loro lingue si prendevano e si lasciavano in una danza sempre più frenetica e perfetta. Un altro brivido la scosse quando la sua mano si posò su un tratto di pelle scoperta dalla maglietta.
Scossa.
Fu attraversata da una scossa potente, quando le morse il labbro inferiore. Un sospiro le sfuggì dalle labbra e fu rapito dalla sua bocca, da un nuovo bacio. Una mano corse fra i suoi capelli. Li sentì morbidi, immaginò quel rosso fra le sue dita bianche e un nuovo brivido le attraversò le vene, mentre la sua mano giocava sulla sua pelle. Ogni fibra del suo corpo sembrava ardere, come se non potesse mai spegnersi.
Come poteva spegnersi?
Le sue labbra erano perfette. Il suo sapore era perfetto. Quel bacio era perfetto.
Lentamente, il ritmo del loro respiro rallentò. Le mani di Hermione scesero lungo le spalle di Fred e ci si aggrapparono. Aveva paura di cadere, aveva paura di tornare con i piedi per terra, di tornare nella Sala Comune, dove l’esigua luce del fuoco si rifletteva sui vetri di un bicchiere infranto e su una piccola pozza di liquido ambrato.
Le mani di Fred la strinsero a sé, mentre le sue labbra diventavano sempre più delicate, mentre, lentamente, la sua lingua si staccava dalla sua. Una mano salì ad accarezzarle la guancia, quando un ultimo bacio si posò sulle sue labbra ancora calde, ancora tremanti.
Hermione poté sentire le labbra di Fred stendersi in un sorriso, sfiorando le sue. In pochi istanti, ricordò di avere un cuore e dei polmoni, ricordò che doveva respirare per vivere, anche se, visto quello che era appena successo, non era poi del tutto sicura che respirare le bastasse. Perché quel bacio l’aveva scossa così in profondità da farle provare un nuovo, pulsante, desiderio.
Non aveva niente a che fare con l’ossigeno, ma sembrava fosse vitale allo stesso modo.
Con un sospiro aprì gli occhi e si ritrovò immersa in quelli di Fred, che la guardavano, accesi, probabilmente, dello stesso fuoco che brillava nei suoi.
- Buonanotte, Granger – sussurrò.
Le posò un bacio delicato sulle labbra e sparì, senza aggiungere altro. Quando sentì la porta del dormitorio chiudersi, Hermione si voltò verso il camino. Fissò il vetro infranto sul pavimento e sorrise. Poi si voltò e si avviò verso le scale.
Era davvero buono il Whisky Incendiario..
 




Dice l'Autrice:
Capitolo aggiornato! Scusate l'attesa, ma in questi giorni ho avuto poco tempo! Grazie come sempre a chi mi segue e a chi recensisce!! La storia sta cominciando a prendere una piega più interessante! Sono andata avanti a scrivere e..ehm...penso che cambierò il Raiting della storia :D perché la fantasia mi è un po' sfuggita di mano...ma ne riparleremo fra qualche capitolo!! :D
Non ho altro da aggiungere, se non: a voi la parola!! 
Alla prossima!;)
Amy

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dubbi, Sorrisi e Scommesse ***


Capitolo 4
Dubbi, Sorrisi e Scommesse
 
 
 
 
 
 
Poco dopo essersi svegliata, Hermione aveva preso una decisione. Chiara, precisa e razionale. Era così convinta della decisione presa, da sentirsi quasi realizzata!
Sarebbe rimasta chiusa nel dormitorio per il restante anno scolastico, nonostante perfino le vacanze di Natale sembrassero ancora lontane, fingendo di essere stata contagiata da una grave malattia. Avrebbe spiegato alla McGranitt che le sarebbe bastato ricevere i compiti via gufo, o da sotto la fessura della porta. Si sarebbe fatta assegnare una stanza tutta per sé, dove non avrebbe ricevuto visite per non infettare altri studenti e amici. Avrebbe sostenuto l’esame dei G.U.F.O. in totale isolamento, magari parlando con gli esaminatori attraverso la porta, oppure permettendogli di entrare con l’Incantesimo Testabolla a proteggerli.
Era un piano perfetto. Poteva perfino funzionare! La McGranitt non avrebbe fatto troppe storie. Insomma, essere l’allieva migliore della scuola doveva pur aver i propri vantaggi! L’unica falla era, appunto, riuscire a dimostrare di essere così tanto malata da essere costretta all’isolamento. Nella sua mente, ripassò svariate malattie e infezioni magiche di cui era venuta a conoscenza durante le sue sedute in biblioteca, ma nessuna sembrava fare al caso suo. Maghi sicuramente più esperti di lei avrebbero capito all’istante che mentiva!
Poteva ammalarsi veramente! Ma reperire veleni potenzialmente mortali mettendosi in contatto con persone amabili come Mundungus e immettersi nel mercato nero le sembrava un tantino esagerato. 
A conti fatti, il suo piano aveva più di una falla! Non poteva funzionare, doveva farsene una ragione.
Seppellì la testa sotto il cuscino, mentre gli uccellini cinguettavano allegramente. L’alba stava sorgendo, il castello presto sarebbe stato illuminato da un nuovo giorno. Un giorno privo di lezioni, un giorno in cui le aule e lo studio ossessivo in biblioteca non l’avrebbero salvata. Perché quel sabato era in programma un’uscita a Hogsmeade e lei sarebbe uscita, o meglio, sarebbe stata costretta ad uscire, con Ginny, Harry e Ron.
Sospirò, soffocando la sua frustrazione tra le lenzuola, pensando a quanto fosse ironica la sorte: quando aveva deciso di passare la giornata al villaggio assieme ai suoi migliori amici era felice, e non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata travolta dall’improvviso desiderio di sparire da Hogwarts. O dal mondo in generale!
Poteva trovare una scusa, una abbastanza consistente da permetterle di rimanere a letto almeno fino a lunedì. Harry e Ron non avrebbero indagato oltre. Ginny sì, ma Hermione pensava ti poterla affrontare. A meno che non le scagliasse contro un incantesimo che la tenesse buona o che le impedisse di fare domande, ad esempio un Imperio, ma anche quell’opzione le sembrava un tantino esagerata!
Forse avrebbe dovuto tenersi una scorta di Merendine Marinare sotto il materasso. Potevano tornarle utili e al diavolo i suoi doveri e il distintivo da Prefetto!
Il pensiero delle Merendine Marinare la riportò immediatamente alla fonte principale dei suoi problemi e, con un lamento disperato, schiacciò la testa ancora più a fondo nel materasso.
Aveva baciato Fred Weasley.
Hermione sapeva che non sarebbe mai riuscita a dirlo a voce alta, anche se le parole, da sole, non avrebbero mai reso abbastanza bene il significato di ciò che era accaduto quanto le immagini nella sua testa, o il ricordo di quelle labbra, o del loro sapore, o il ricordo di quell’improvvisa fiamma che si era accesa dentro di lei.
Nulla avrebbe reso l’idea, nessuno avrebbe mai capito il suo sconforto. Perché baciare una persona non era poi così strano. Aveva baciato Krum. Ed era stato bello. Forse bello non era esattamente l’aggettivo giusto. Piacevole. Accettabile. Facilmente sorvolabile.
Quella notte, era stata tutta un’altra faccenda.
Il bacio di Krum, a confronto, era una parola cancellata più volte su una vecchia pergamena. Era un bacio come un altro, un bacio privo di emozione, un bacio che le aveva provocato solo un pensiero: “Quando finisce?”.
Il bacio di Fred era stato diverso. Non poteva nemmeno essere paragonato a un qualsiasi altro bacio. Non le aveva provocato pensieri, li aveva distrutti. Aveva aspirato via ogni cosa che non fosse rilevante, ogni sensazione che non fosse appartenuta a lui, alle sue mani, alla sua bocca. Era scomparso tutto. La sua mente era stata svuotata, come se non avesse potuto contenere altro che quel calore. In un unico, labile momento di lucidità, Hermione aveva desiderato che non finisse. Non le interessava respirare, non le interessava l’ossigeno. Perché preoccuparsene, quando aveva quella fonte a tenerla in vita? Le bastava.
Respirare.
Tossì e riprese a respirare. Non si era accorta di aver trattenuto il fiato. Stava sprofondando sempre di più nell’autocommiserazione. Perché per quanto fosse stato incredibile, quel bacio era finito. Erano passate quasi quattro ore. E ora Hermione Granger si sarebbe alzata. Sarebbe uscita, avrebbe affrontato il mondo esterno. Avrebbe affrontato Fred. E non era pronta. Non lo era nemmeno un po’! Come poteva guardarlo ancora negli occhi? Cosa le sarebbe successo, se l’avesse fatto? Lo avrebbe desiderato di nuovo? Sarebbe scappata via?
Ad infastidirla, era il pensiero che, sicuramente, solo lei in quel momento si stava caricando il peso di tutte quelle domande, di tutte quelle incertezze. Era stato un gioco. Un bacio dato per scherzo. Quali altre possibilità c’erano? Voleva prenderla in giro, voleva vendicarsi del fatto che l’avesse lasciato a bocca aperta per due volte nell’arco di una giornata. Stava proseguendo quello strano gioco che era cominciato la mattina prima. Il bacio era solo un modo diverso, e sporco, di giocare. Da Fred Weasley poteva aspettarselo.
Non è così, e lo sai bene!
No, non lo sapeva, rispose a se stessa. Non sapeva niente. Non voleva nemmeno scoprirlo! Aveva troppa paura di conoscere la risposta. Tanto valeva nascondersi. Tanto valeva scomparire e fingersi malata. Non ci sarebbe riuscita, lo sapeva. Doveva raccogliere ciò che rimaneva del suo coraggio e della sua dignità e uscire ad affrontare Fred, i suoi occhi, la sua voce. Doveva essere coraggiosa.
Magari, comincio da domani a essere coraggiosa..
No! Urlò nella sua testa. Comincerai oggi!
Mancavano ancora quattro ore all’uscita a Hogsmeade. Doveva dormire, doveva spegnere i suoi pensieri. Riemerse da sotto il cuscino e fissò la luce leggera dell’alba attraverso le tende del letto. Con un lieve sospiro, contemplò la polvere che vorticava nel riflesso della luce. Pensò a quanto dovesse essere facile la vita di un granello di polvere.
Poi, senza nemmeno aver avuto il tempo di realizzare le sue azioni, scostò le coperte con furia e uscì dal letto.
 
 
 
- Ginny!- mormorò.
Con l’indice, puntellò piano la spalla dell’amica. Era in ginocchio, nel buio, davanti al letto  e la guardava da uno spiraglio che si era ricavata scostando la tenda pesante.
- Ginny!- sussurrò, alzando leggermente la voce.
Nel dormitorio femminile del quarto anno regnava il silenzio. Come in tutti gli altri dormitori! Hermione si era precipitata in bagno, in silenzio, si era vestita in tutta fretta ed era entrata a passo felpato nella stanza dell’amica. Un’amica che aveva un’unica caratteristica in comune con Ron: il sonno pesante!
Tossicchiò e poi la scosse piano, afferrandole la spalla. – Ginny!-
La rossa borbottò qualcosa e sbadigliò.
- Ginny!- sbottò Hermione, concentrando tutta la furia possibile nella voce bassa.
Finalmente, il corpo di Ginny iniziò a muoversi e la ragazza aprì lentamente gli occhi, per poi sbarrarli come se avesse visto Lord Voldemort in persona. Scattò improvvisamente sul letto e fissò Hermione con sguardo folle. Almeno non aveva gridato!
- Hermione! Ma sei pazza? Vuoi farmi venire un infarto?- sbottò con furia, portandosi una mano al petto e cercando di calmare il respiro affannoso. Si appoggiò su un gomito e fissò Hermione. – Che ore sono?- mormorò. Vedendo la fioca luce oltre lo spiraglio e comprendendo che le compagne di stanza stavano ancora tutte dormendo, chiese: – Posso sapere la ragione sicuramente valida che ti ha fatto rischiare la vita svegliandomi?- Il sarcasmo traboccava da ogni parola.
Hermione voleva sinceramente dispiacersi e scusarsi con lei, ma non aveva tempo da perdere in inutili preamboli. Più temporeggiava, più perdeva il coraggio di fare quello che stava per fare.
- Ho baciato Fred!- confessò, sempre sussurrando, mentre il suo viso assumeva un’espressione buffa a metà fra il senso di colpa e la perplessità, come se non fosse del tutto sicura di averlo fatto.
Hermione, in seguito, si pentì di non aver chiesto in prestito la macchina fotografica a Colin Canon. Perché l’espressione di Ginny fu qualcosa di assolutamente memorabile.
All’inizio, rimase immobile, nella stessa identica posizione e con lo stesso sguardo sarcastico di pochi secondi prima. Poi, rallentati forse dal brusco risveglio, i suoi neuroni cominciarono ad assimilare le parole di Hermione e i suoi occhi si allargarono a dismisura. Poi, improvvisamente, si restrinsero, scrutando il volto dell’amica con uno sguardo preoccupato e attento.
- Non sei Hermione per effetto della Pozione Polisucco, vero? Sei quella vera, giusto?- chiese, seria.
Hermione si era aspettata di tutto, tranne quello!
- Che domanda è? Anche se lo fossi, non lo saprei!- sbottò Hermione, sfoderando il suo solito tono saccente. La verità era che, nelle ore di delirio notturno, aveva preso in considerazione l’idea di essere stata stregata o di aver assunto strane Pozioni dagli effetti pericolosi, ma non vedendone le ragioni aveva lasciato perdere.
- Giusto.- rispose Ginny, continuando però a fissarla con apprensione.
Evidentemente, qualcosa doveva essersi mosso nel cervello di Ginny, perché parve realizzare, in un secondo, la portata di ciò che Hermione aveva confessato. Scattò a sedere, spostando le coperte e facendo perdere l’equilibrio ad Hermione che si ritrovò seduta e dolorante sul pavimento freddo. Ginny scese dal letto, si gettò sul pavimento davanti ad Hermione, la afferrò per le spalle e la guardò dritto negli occhi con una scintilla folle nello sguardo.
- Tu hai fatto cosa?- chiese, a voce un po’ troppo alta.
- Abbassa la voce! Vuoi svegliare tutta la Torre?- borbottò Hermione.
- Parla!-
- Non chiedermi di ripeterlo, è stato già abbastanza difficile la prima volta. Comunque è successo e..diciamo che è stato lui a cominciare!- confessò Hermione, arrossendo e manifestando un improvviso interesse per i bottoni del pigiama di Ginny.
A quelle parole, Ginny scattò in piedi, si infilò le scarpe, afferrò il maglione della divisa, lo infilò bruscamente sul pigiama e trascinò Hermione fuori dal dormitorio, praticamente correndo. Uscirono dalla Sala Comune, corsero lungo il corridoio e, infilandosi fra vari passaggi e scorciatoie, raggiunsero un ala in disuso del sesto piano. Lei e Ginny l’avevano scoperta l’anno precedente. Era un’ala piuttosto piccola, c’erano solo due aule, un piccolo ripostiglio e un bagno. Non veniva mai frequentata, perché era uno dei posti preferiti di Mirtilla Malcontenta, quando il suo bagno la annoiava e voleva cambiare aria. Tutti si tenevano alla larga da Mirtilla, soprattutto da quando Harry si era rifiutato di andare a trovarla più spesso: Hermione e Ginny erano davvero convinte che, se avesse potuto, Mirtilla avrebbe architettato l’omicidio di Harry per poter frequentare il suo fantasma!
Una volta entrate in una delle vecchie aule, Ginny la spinse avanti e chiuse la porta con un tonfo. L’aula era piena di vecchi banchi impolverati e la cattedra era stata spezzata a metà da qualcosa di ignoto. Le finestre erano chiuse da pesanti tende, squarciate in vari punti che lasciavano penetrare fiochi raggi di luce. Non c’erano segni della presenza di Mirtilla, fortunatamente!
Ginny guardò Hermione e incrociò le braccia, facendole cenno di parlare.
Con un sospiro profondo, Hermione cominciò a raccontare. Si rese conto che le cose da dire erano tante. Raccontò degli sguardi, dei sorrisi, di quel bacio dato dietro il ritratto, delle parole che le aveva detto e poi di tutte quelle strane sensazioni che aveva provato, di quell’attrazione che la tormentava. Poi arrivò al bicchiere, a come avesse capito che era un messaggio. Raccontò che era tornata disotto, senza nemmeno sapere cosa fare. E poi raccontò delle mani che l’avevano avvolta all’improvviso e del bacio. Quel bacio.
Ginny ascoltò senza muoversi né interrompere, senza mostrare alcuna apparente emozione.
- Poi se ne è andato, dopo aver detto “Buonanotte, Granger!”. E questo è quanto!- concluse Hermione.
Osservò attentamente l’amica, che aveva cominciato a scuotere la testa, mordendosi le labbra e fissando il pavimento. Hermione stava tremando. L’espressione dell’amica non le piaceva per niente.
Poi Ginny alzò improvvisamente lo sguardo. – Sai, Hermione, per quattro lunghi anni ho temuto che il mio peggiore incubo si realizzasse!- commentò, in tono grave.
Hermione era già pronta a buttarsi sul pavimento e implorare la morte, ma rimase impassibile, in attesa.
Ginny scosse la testa un’ultima volta e poi un grande, radioso sorriso si aprì sul suo volto. – Ma non si è realizzato! Sia lodato Merlino, non sposerai Ron!- gridò e corse ad abbracciarla, stritolandola in una presa molto simile a quella di Hagrid.
Hermione era esterrefatta. Si sarebbe aspettata ogni tipo di reazione. Sicuramente non quella! Che diavolo centrava Ronald?
- Ginny, non respiro!- rantolò.
L’amica la lasciò andare e, ancora con un sorriso a trentadue denti e uno sguardo da folle, cominciò a parlare a raffica: - Ha sempre avuto una cotta per te, è evidente! Hermione qui, Hermione là, fa tanto lo sbruffone ma è solo un Vermicolo senza spina dorsale! È talmente cotto di te da essere arrivato ad odiare Viktor Krum per mesi! Per non parlare di quella faccia da pesce lesso quando gli hai detto che non c’era niente fra voi! In effetti, è stato in quel momento che ha ricominciato a ciarlare sulle doti di Cercatore di Krum. Ero così preoccupata che anche tu ricambiassi! Insomma, non mi hai mai detto niente, ma pensavo non volessi farlo perché sono sua sorella. Poi siamo diventate sempre più amiche e ho pensato che, se avessi avuto un cotta per lui, me lo avresti detto comunque! Speravo non arrivasse mai quel momento, una parte di me ne era terrorizzata! Insomma, è mio fratello, gli voglio bene, ma non è quello giusto per te! Tu meriti di meglio! Il che ci riporta a mio fratello! Cioè mio fratello il gemello...non Ron!- specificò, prendendo fiato.
Come se ci fosse stato bisogno di evidenziarlo!
Hermione era rimasta a bocca aperta, leggermente stordita da quel fiume di parole.
- Ginny?-
- Sì?-
- Io non sposerò Ron. Né Fred. Né George. Né il fantasma in soffitta, né nessun altro componente della famiglia Weasley!- sbottò, ritrovando il suo cipiglio severo.
- Non puoi saperlo!- rispose l’amica, sorridendo radiosa. Aveva capito che il commento di Hermione non significava quello che, solo apparentemente, poteva significare. Hermione si stava riferendo al fatto che non aveva senso porsi il dubbio!
- Ginny, sono al mio quinto anno a Hogwarts, sono un Prefetto, Voldemort potrebbe ucciderci tutti da un momento all’altro, sto portando avanti un gruppo di Difesa clandestino sotto gli occhi del Ministero e mezzo mondo magico desidera la morte del mio migliore amico: non ho tempo per chiedermi se e con chi mi sposerò!-
- Non sarà Ron, e questo risolve gran parte dei miei problemi!-
- Ma non risolve i miei, quindi falla finita!- borbottò Hermione.
Ginny scoppiò a ridere e la abbracciò, questa volta più teneramente. – Ok, stavo scherzando. Il punto è: ti piace Fred?-
Quella domanda, così semplice e banale, la disarmò. Conosceva la risposta. O forse no. Non sapeva più niente. Come poteva conoscere la risposta? Non sapeva quello che provava. Decise di essere sincera. C’erano due persone che potevano capirla, in quel momento, e una era di fronte a lei. L’altra stava dormendo allegramente, strofinandosi la cicatrice che portava sulla fronte.
- Non lo so!- rispose. Le braccia le si afflosciarono lungo i fianchi.
Ginny annuì e la prese per mano, trascinandola verso il centro della stanza. Si sedettero una di fronte all’altra sul legno di due banchi piuttosto puliti e si guardarono, ognuna persa nelle proprie riflessioni.
- Non so cosa fare- disse Hermione.
- Non devi fare niente!- rispose Ginny.
Hermione rise, senza nessuna allegria. – Devo fingere che non sia successo?-
- No, non intendevo questo!- la corresse l’amica, poi le rivolse un sorriso dolce che la rilassò. Ginny aveva questo potere.
- Quello che intendo dire è che dovresti affrontare le cose un passo alla volta. Invece di uscire di testa nel tentativo di capire che cosa provi, aspetta che il tuo cuore parli al posto tuo. Lasciati andare, non farti troppe domande, e aspetta di vedere cosa succede-
Hermione aggrottò la fronte. – Cioè mi stai dicendo che non devo controllare..questa..cosa?-
Ginny sollevò un sopracciglio con malizia. – Si chiama attrazione!-
- Quello che è!- commento lei, reprimendo una smorfia.
Era attratta da lui. Hermione Granger era attratta da Fred Weasley. Quello sì che era un Unicorno Rosa!
Ginny annuì. – Sei attratta da lui? Bene! Vuoi saltargli addosso? Fa pure!-
- Ginny!-
- Sul serio, hai la mia benedizione, ma non davanti a Ron: potrebbe essergli fatale!-
- Ginny, sii seria!- implorò Hermione con un lamento, passandosi le mani sulla testa, e scompigliando la coda già abbastanza disordinata per la corsa mattutina.
- Guarda che sono serissima! Lasciati andare, segui l’istinto!-
- E se lui non volesse la stessa cosa?-
Ecco. L’aveva fatto. Aveva fatto la domanda che da ore la stava assillando, che le aveva tolto il sonno, che l’aveva imprigionata in una morsa dolorosa. Perché era quello il punto della situazione: lui cosa voleva? Hermione non poteva rispondere a quella domanda per quanto riguardava se stessa, figuriamoci per lui. Aveva ancora il sapore di Fred sulle labbra, sulla lingua, ma erano passate troppe ore e quel sapore stava svanendo, diventava sempre più pallido, e sapeva, - oh sì, lo sapeva benissimo-, che desiderava sentirlo ancora, che desiderava ancora quelle mani calde sulla sua pelle.
L’espressione di Ginny la portò alla realtà. Fissava Hermione come se stesse parlando con Tiger.
- Hermione!- esordì, con voce tagliente – So che nella famiglia Weasley ci sono personaggi dal carattere alquanto strano o inconcepibile, vedi Ronald, e che, a volte, abbiamo la tendenza ad essere un pochino fuori dal comune, vedi Bill e Charlie, ma dubito fortemente che Fred, maschio di bell’aspetto e di ben nota intelligenza, ti avrebbe baciata in quel modo se non fosse stato attratto da te allo stesso modo in cui tu sei attratta da lui! È semplice logica!- concluse, schioccando le dita.
Hermione non vedeva nessuna logica in nessuno degli eventi della sera prima, ma lo tenne per sé.
- Quindi..?- balbettò.
- Quindi ora noi scendiamo a colazione, andiamo a Hogsmeade con Harry  e Ron, chiacchierando e scherzando con loro come sempre, vivendo la nostra giornata come sempre!-
- E se incontriamo Fred?- chiese Hermione, tremando.
Ginny le sorrise, un po’ comprensiva, un po’ divertita – Se incontreremo Fred, vedrò di trovare un modo per lasciarvi soli! Potrei Schiantare Harry e Ron e nasconderli nel retro di Mielandia! Madama Rosmerta affitta stanze?- si domandò, prendendosi il mento fra indice e pollice e fissando il soffitto con aria perplessa.
- Ginny!-
- Che c’è? Preferisci la Stamberga Strillante?-
- Piantala!-
- Ok, come vuoi! Lo dicevo per te..-
- Penso di potermi controllare, grazie!- scherzò Hermione, suo malgrado.
Ginny scoppiò a ridere e la prese per mano, scivolando allegramente giù dal banco.
- Avanti brontolona, Hogwarts si sta svegliando! Sarebbe meglio rientrare nel dormitorio prima che qualcuno si accorga che sto vagando per i corridoi in pigiama!-
Riluttante, Hermione la seguì. Il coraggio rinnovato dalle parole di Ginny aveva vacillato al pensiero che stava davvero per affrontare quella giornata.
Quando furono davanti alla porta, Hermione la bloccò e la fissò confusa.
- Ginny?-
- Sì?-
- Davvero Ron ha una cotta per me?-
L’amica scrollò le spalle. – Ormai penso lo sappiano anche i muri del castello!-
- Bene!- commentò lei, con evidente ironia. Non andava affatto bene.
- Ti piace?- chiese preoccupata Ginny, notando l’espressione confusa sul volto di Hermione.
Lei sollevò un sopracciglio. – Alla luce di quello che ti ho appena raccontato, pensi davvero che mi piaccia Ron?-
- No, ma volevo capire il punto della situazione!- rispose lei, facendo spallucce.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Sai, per un paio di anni ho avuto una specie di cotta per lui, ma niente di così eclatante!- iniziò.
- Sì, immagino! Ho sempre saputo che sei una persona intelligente!- ribatté Ginny.
- Ginny!-
- Dai continua!-
- Il punto è: io so che non provo niente per Ron, ma Ron prova qualcosa per me!- continuò, un leggero tremolio nella sua voce.
- E?- la incitò l’amica.
- E io ho questa..cosa..per suo fratello..- il tremolio divenne più intenso.
- Attrazione!-
- Sì, quella! Il punto è..- iniziò, ma si bloccò, incapace di proseguire.
Fu Ginny a riprendere il controllo. – Come reagirà quando scoprirà che ti fai suo fratello?- cantilenò.
Hermione le scoccò un’occhiata infuocata ed esterrefatta, poi tolse la mano dalla presa dell’amica e si girò sbottando: - Basta, mi rifiuto di parlare con te!-
Le risate di Ginny la seguirono lungo i corridoi, in sottofondo ai borbottii di Hermione. Quando furono davanti al ritratto, Hermione si bloccò e l’amica la riprese per mano.
- Ci sono io con te!- le mormorò all’orecchio.
Hermione sorrise, sfoderando un’espressione degna del simbolo della sua Casa. – Mimbulus Mimbletonia – esclamò.
Il ritratto si aprì e Hermione lo varcò, trascinata dalla consapevolezza che, in un modo o nell’altro, avrebbe affrontato quella giornata.
 
 
 
Nonostante la lunga assenza, gran parte del dormitorio era ancora silenzioso. Lavanda e Calì erano sveglie e chiesero a Hermione dove fosse stata. Lei mentì, dicendo che era andata a spedire una lettera per i suoi genitori. Scese la scala assieme a loro e trovò Ginny seduta accanto al fuoco a parlare con Harry e con, fitta allo stomaco, Ron. Avrebbe riconosciuto Fred di spalle lontano un miglio, ma la chioma rosso fuoco l’aveva comunque destabilizzata. Inoltre, alla luce dei recenti discorsi con Ginny, il sorriso che le rivolse Ron la spiazzò per qualche secondo, mentre decideva se essere divertita o se dispiacersi per l’amico. Non sarebbe stato bello, per lui, scoprire che la ragazza per cui aveva una cotta, aveva baciato suo fratello e aveva tutta l’intenzione di rifarlo. Sarebbe stato un grosso colpo alla sua autostima!
Hermione e Ginny si scambiarono un’occhiata complice e si avviarono verso l’uscita della Sala Comune, seguiti da Harry e Ron. Mentre facevano colazione, Harry chiese più volte ad Hermione se stesse bene e Hermione rispose ogni volta che andava tutto benissimo. Ginny cercò di distrarre Harry il più possibile, costringendolo a parlare dei sentimenti che covava per Cho, mentre Hermione approfittava di quella distrazione per fissare il suo piatto con un’espressione nauseata. Erano in Sala Grande da mezz’ora, ma di Fred Weasley neanche l’ombra. Stesso valeva per suo fratello e per Lee. Non li videro nemmeno lungo la strada per il villaggio, né da Mondo Mago, né all’ufficio postale. Incrociarono altri studenti di Hogwarts, ma dei gemelli non c’era traccia. Hermione cominciò a calmarsi. Forse erano rimasti al castello a progettare assieme a Lee un modo per ribaltare Hogwarts al contrario o per trasformare la Umbridge in uno Schiopodo Sparacoda.
Per tutta la mattina, Ginny aveva cercato di distrarla, e un paio di volte le aveva perfino mormorato all’orecchio che continuare a guardarsi intorno nervosamente non le sarebbe servito a niente e che doveva provare a rilassarsi.
Entrarono ai Tre Manici di Scopa, per una Burrobirra, e si unirono al tavolo di Seamus, Dean e Neville.
Davanti alla bevanda fumante, Hermione si rilassò definitivamente. Scoprì che non era poi così difficile parlare con gli altri e godersi quella giornata. Insomma, Fred non sembrava essere nei paraggi, perciò perché tanta tensione? Bevve due lunghe sorsate di Burrobirra e si divertì con gli altri a ripercorrere gli eventi della festa. Neville si era talmente divertito che la implorò di organizzarne un’altra. Sapeva perfettamente che l’unica persona che bisognava convincere era proprio Hermione.
- Ne riparleremo più avanti!- tergiversò lei. Tremava ancora al pensiero del rischio che avevano corso.
Poi Seamus nominò il Whisky Incendiario e ad Hermione andò di traverso la Burrobirra.
Neville le batté delicatamente sulla schiena. – Stai bene?-
Lei annuì tossendo e si girò a guardare Ginny, che sorrideva. La fulminò con lo sguardo e cercò di concentrarsi di nuovo sulla conversazione, evitando il più possibile alla sua mente di viaggiare verso ricordi ben precisi. Seamus sembrava avere molto a cuore l’argomento “Whisky” e la conversazione durò fin troppo per i gusti di Hermione.
- Fred e George sono stati grandiosi! Ancora non so come si siano procurati tutte quelle bottiglie!- esclamò Seamus.
- Ci sanno fare!- rispose Ron.
- Oh sì, decisamente!- commentò Ginny con un ghigno ed Hermione provò l’impulso di sfoderare la bacchetta e imbavagliarla. Lei le fece l’occhiolino senza farsi notare.
Poi, per farsi perdonare quella piccola battuta, Ginny spostò la conversazione al Quidditch e la discussione che ne seguì fu decisamente più tranquilla. Grifondoro aveva ottime possibilità di vincere, così i ragazzi cominciarono a parlare di tattiche, schemi, e cose simili. Hermione non capiva una Pluffa di Quidditch, ma si lasciò trasportare dall’argomento il più possibile, isolando ogni altro pensiero.
Seamus stava paragonando i giocatori di diverse squadre. Aveva esordito dicendo che Harry era sicuramente il Cercatore migliore della scuola, se non dell’intera Inghilterra. Harry arrossì vistosamente, ma non aggiunse commenti.
- E poi, insomma, abbiamo i gemelli Weasley come Battitori! Di cosa ci preoccupiamo? Sono i migliori!- esclamò.
Hermione si immobilizzò come se avesse appena visto un Lupo Mannaro entrare dalla porta e ordinare una Acqua Viola. Non poteva essere vero! Fred era sbucato di nuovo nella conversazione!
Ma l’incubo non era finito!
- Puoi dirlo forte, Seamus!- esclamò una voce fin troppo familiare, alle loro spalle.
- Senza di noi, la squadra sarebbe in rovina!- concluse una voce simile.
Hermione desiderò ardentemente che il pavimento la risucchiasse. Ingoiò la Burrobirra rimasta nel suo bicchiere, nella speranza che le desse abbastanza alla testa da calmarle i nervi. Ginny passò una mano sotto il tavolo e le accarezzò un gamba con una stretta incoraggiante.
C’era poco da incoraggiare. Non era pronta. Non poteva incrociare quegli occhi, vedere quel sorriso. Non era preparata a tutto questo!
I gemelli fecero il giro del tavolo e presero due sedie da una tavolata mezza vuota lì vicino, le insinuarono ai due lati di Harry e si sedettero.
Hermione avrebbe voluto tenere lo sguardo incollato sul suo boccale. Lo avrebbe voluto davvero. Fu la curiosità, con un pizzico di quel suo odioso vizio di voler sfidare sempre tutto e tutti, a farle alzare lo sguardo.
E fu l’oblio più completo.
Probabilmente nel medesimo istante, Fred aveva alzato lo sguardo per guardarla. Occhi negli occhi, rimasero sospesi in quell’istante, scrutando l’uno nello sguardo dell’altra, sperando forse di cogliere una risposta a quelle domande che, Hermione lo capì, avevano segnato anche i pensieri di Fred. Fu lui a fare il primo passo, come poche ore prima, come il pomeriggio prima. Fu lui a squarciare quell’istante sospeso fra dubbi e paure,  e a sorridere. Solo sorridere. Il cuore di Hermione perse un battito quando si rese conto che quel sorriso era rivolto solo a lei. Il mondo divenne improvvisamente un posto migliore. Il brusio si spense, le voci degli amici scomparvero, e lei rimase lì, a guardare quel sorriso, quegli occhi intensi e a pensare che forse era davvero stata una stupida. Le sue paure scomparvero. Come poteva avere paura? Finché quegli occhi l’avessero guardata così, allora poteva stare tranquilla. Era al sicuro.
Madama Rosmerta si chinò su di lei per prendere il boccale vuoto e posarne uno pieno. Con la bacchetta raccolse tutti gli altri e fece levitare i nuovi fino al tavolo. George aveva ordinato Burrobirra per tutti e stava proponendo un brindisi. Ginny guardava Hermione e Fred a intervalli alterni e sorrideva come una bambina il giorno di Natale.
- Vorrei proporre un brindisi in onore della meravigliosa festa di ieri sera!- annunciò George, - Cento di queste serate!-
Ridendo tutti insieme, fecero scontrare i boccali. Hermione bevve un lungo sorso e i suoi nervi si rilassarono. Tornare bruscamente alla realtà l’aveva innervosita, ma il calore della Burrobirra funzionava molto  bene come calmante.
- Allora, cosa dicevate riguardo alle nostre spettacolari doti da Battitori?- chiese Fred.
La conversazione ripartì da dove era stata interrotta. Non ci furono più momenti come quello di prima, ma si guardarono spesso. Hermione scoprì che era più facile del solito parlare con lui. Seduti a quel tavolo, erano Fred e Hermione, gli stessi Fred e Hermione di sempre. Senza imbarazzo, senza ostacoli. Erano loro.
Fu facile prenderlo in giro, o lasciarsi prendere in giro. Fu ancora più facile assumere il suo consueto cipiglio severo e sgridarli perché avevano testato i Pasticcetti Svenevoli su uno del primo anno. Hermione era a suo agio, non aveva bisogno di pensare a quello che era successo quella notte stessa. Le bastava incontrare il  sorriso di Fred per capire che, qualunque cosa fosse, l’avrebbero affrontata o, semplicemente, avrebbero lasciato che si evolvesse da sola.
Ginny le aveva detto di lasciarsi andare, di perdere il controllo. Hermione odiava perdere il controllo. Sotto lo sguardo di Fred, però, era facile. Fin troppo facile. Ne era consapevole: poteva farle perdere il controllo.
Hermione si chiese fino a che punto.
 
Sulla strada di ritorno al castello, cominciò a nevicare. Fred e George annunciarono subito che, se ci fosse stata la neve, il giorno dopo sarebbe scoppiata la consueta guerra a palle di neve stregate.
- Voi pensate di unirvi?- chiese George alle ragazze.
Hermione arricciò le labbra in una smorfia. – Veramente dovrei studiare!-
- In realtà non partecipiamo perché siamo nettamente superiori!- rispose Ginny – Rischieremmo di farvi fare una figuraccia!-
- Certo, come no!- mormorò Fred, con una risata.
Hermione sollevò un sopracciglio e lo squadrò. – Ricorda, Weasley: sono più brava di te con gli incantesimi! Potrei distruggerti, se volessi!-
Fred scoppiò a ridere, mentre George commentò: - Buona questa!-
- Granger, riconosco il tuo talento con la bacchetta!- disse Fred con un ghigno, - Ma non puoi pensare di battere il sottoscritto! Né il suo gemello!-
- Parole sante!- rincarò George.
- Io dico che potremmo battervi!-
- E io Granger dico che ti sbagli!- ribatté Fred.
- Non sfidarmi, Weasley. Non puoi competere con me!-
- E se invece volessi farlo?- continuò lui, testardo.
Hermione si fermò davanti a loro e lanciò un rapido sguardo a Ginny, che annuì.
- Ok, scommettiamo!- propose, allungando la mano destra. – Chi vince sceglierà la punizione per il perdente!-
Ginny le si affiancò e allungò la mano. Il resto del gruppo, deciso a non perdersi nemmeno un secondo di quella eclatante sfida, cominciò a smistarsi in una o nell’altra squadra. Ron, forse deciso a vendicarsi dei gemelli, diede fiducia al talento di Hermione e di Ginny e si unì a loro. Harry fece lo stesso, più per il fatto di essere nella stessa squadra del suo migliore amico. Seamus e Dean si schierarono dalla parte dei gemelli senza nemmeno pensarci. Lee, disse George, sarebbe sicuramente stato dei loro, perciò Neville prese parte nella squadra delle ragazze.
Una volta ufficializzata la scommessa, il gruppo riprese a camminare e arrivò al castello. Invece di salire nel dormitorio, passarono direttamente in Sala Grande per la cena. Come seguendo un rito precedentemente discusso, le due squadra in competizione si sedettero a qualche posto di distanza, pronti a discutere le tecniche che avrebbero applicato nella guerra del giorno dopo.
- Ok, quali incantesimi abbiamo a nostra disposizione?- chiese Harry. Per il Bambino Sopravvissuto quella infantile guerra a palle di neve era una distrazione più che bene accetta. Con Voldemort in agguato, l’essere continuamente ignorato da Silente, il fatto di essere ritenuto un bugiardo e tutti i suoi problemi sentimentali, aveva bisogno di una distrazione!
- Be’, ovviamente la Levitazione!- rispose subito Ginny.
- E anche gli Incantesimi di Locomozione- aggiunse Hermione. – Possono tornare utili!-
- Che ne dite di un Incantesimo di moltiplicazione?- propose Neville.
- Geniale, Neville!- commentò Harry.
Il ragazzo arrossì. – Sì, ma io non lo so fare!- borbottò sconsolato.
Hermione sorrise. – Io sì, e anche Harry e Ron! Tu potresti far levitare le palle di neve sopra le loro teste, mentre noi le moltiplichiamo, così che colpiscano tutte insieme!-
Ron la fissò sbalordito. – Miseriaccia, Hermione! A volte mi spaventi!-
Lei sorrise, arrossendo leggermente e proseguì. – Organizziamo un piano d’attacco!-
Passarono il resto della cena e il tempo libero in Sala Comune a pianificare ogni mossa. Avrebbero vinto, Hermione se lo sentiva. Ginny era convinta quanto lei!
 
 
 
Mentre cercava di prendere sonno, Hermione rifletté su quella giornata appena trascorsa. Si era svegliata la mattina convinta di camminare in uno dei suoi peggiori incubi. Invece, era stata una giornata positiva e, a modo suo, bella.
Hermione aveva riflettuto parecchio ed era arrivata ad una conclusione, l’ennesima nel giro di pochi giorni! Questa volta, però, era quasi sicura di averci visto giusto.
Fred Weasley aveva il potere di farle perdere il controllo. Sarebbe stato stupido negarlo. Prima il bacio, poi gli sguardi, poi i sorrisi: ogni cosa di lui le confondeva la mente, le impediva di essere razionale. Le soffiava via il suo amato autocontrollo.
Non poteva lasciarsi trascinare. Non così. Doveva prima capire che cosa provava, doveva prima capire che gioco stessero giocando. Ginny aveva ragione, ma Hermione la sapeva lunga su se stessa e sul suo carattere. Non poteva mostrarsi debole e indifesa, né mettersi in gioco senza poterlo controllare.
Sorridendo nel buio, Hermione provò uno strano senso di potere: era quella la risposta! Avrebbe preso in mano la situazione. Lei avrebbe avuto il controllo. Perché lasciarsi andare in balia di emozioni che la spaventavano? Perché farlo, quando poteva essere lei a controllarle?
Ora che aveva le risposte, sarebbe stato tutto più semplice. Doveva solo mantenere il controllo. Era un piano perfetto!
Cullata da questi pensieri, si addormentò serenamente.
Non si accorse subito che c’era l’ennesima falla nel suo piano e quella falla portava il nome di Fred Weasley.
 
 
 
 
Dice l'Autrice:
Salve :)
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Voglio ringraziare tutte le persone che mi stanno seguendo, con recensioni e tutto! Siete fantastiche!! Non so come farei senza il vostro sostegno!! Voglio dirvi semplicemente: GRAZIE!! 
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che vediamo un punto di vista più introspettivo! Un viaggio nella mente di Hermione, insomma :D 
Ah sì, cosa importante: in questa storia, Seamus non è arrabbiato con Harry, crede a tutta la storia dello zio Voldy ed è già un membro dell'ES! Mi ero scordata di dirlo, all'inizio! 
Detto ciò, a voi la parola!! Grazie ancora di tutto!
un bacio!
Amy :)
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Guerra Fredda e Caldi Baci ***


Capitolo 5
Guerra Fredda e Caldi Baci
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’alba arrivò, illuminando un paesaggio completamente bianco. La neve aveva coperto qualunque cosa con un manto spesso, morbido e candido. Dopo colazione, vestiti e pronti, i ragazzi scesero nel prato bianco. La neve era morbida e leggera, l’aria frizzante e limpida. Le nuvole bianche rendevano il paesaggio surreale. Fiocchi di neve leggeri vorticavano nell’aria sospinti dal vento.
Come campo di battaglia, era stato scelto un tratto erboso tra il sentiero che portava alla capanna di Hagrid e il Platano Picchiatore, al sicuro, ovviamente, dai suoi rami pericolosi. Era uno spiazzo tempestato di rocce e alberi, perfetto per una vera e propria guerra. Le regole erano semplici: si potevano stregare solo le palle di neve e non le persone; un giocatore non poteva essere colpito per più di tre volte. Al quarto colpo, usciva dal gioco. La squadra che perdeva tutti i giocatori, perdeva la partita. 
- Pronto, Weasley?- chiese Hermione, con un sorrisetto lezioso.
Lui ricambiò con uno dei suoi ghigni migliori. – Sono nato pronto, Granger!-
Le squadra si voltarono e si schierarono nel proprio territorio. Entrambe avevano delle rocce dietro cui nascondersi. Hermione, in cuor suo, sapeva che Fred e George erano molto più esperti di loro e che, data la loro tremenda natura, se ne sarebbero usciti con mosse efficaci e inaspettate. Ma non si sarebbe data per vinta. Mai!
La guerra iniziò e improvvisamente la visibilità fu pessima. Fiotti di neve volavano qua e là, finendo negli occhi dei giocatori. Ginny, con un velocissimo Protego, salvò Hermione da due palle di neve enormi che Lee aveva spedito nella loro direzione. Neville si beccò una prima palla dritta in fronte. In compenso, però, era riuscito a colpire Dean poco prima. Harry e Ron, non si spiegò mai come, stregarono le loro palle di neve che, invece di fluttuare rapide verso Fred e George, si gonfiarono a dismisura. Dalle estremità spuntarono gambe nodose e braccia paffute. Le buffe sfere di neve agitavano i corti arti a mezz’aria, gorgogliando infuriate. Harry e Ron fissavano ancora esterrefatti il frutto del loro incantesimo, mentre Ginny, decisamente più svelta di riflessi, prese il controllo delle due buffe palle di neve e le scagliò a tutta velocità in campo nemico colpendo Lee e Seamus. Ron era ancora assorto, perciò non vide il bolide di neve lanciato da Fred. Lo colpì talmente forte da spedirlo a terra. Dopo nemmeno mezz’ora, erano tutti bagnati e infreddoliti, ma nessuno era ancora così stanco da cedere. Fu difficile capire chi stesse vincendo e chi stesse perdendo, ma, ben presto, la guerra cominciò a spostarsi sul campo aperto. Lasciarono il nascondiglio sicuro delle rocce e si spostarono in ogni direzione, rendendo il gioco molto più eccitante. Gli unici a non essere ancora stati colpiti erano Hermione, Ginny, Fred e George. Harry era stato colpito da Seamus, che avrebbe poi ammesso di aver mirato ad Hermione e di aver preso Harry per sbaglio!
Hermione si diede alla fuga dietro gli enormi pini che Hagrid stava facendo crescere per le decorazione della Sala Grande. Erano talmente alti e coperti di neve, che Hermione non si stupì di non riuscire a sentire quasi niente di ciò che succedeva a poca distanza da lei. Guardò tra gli alberi, cercando di captare il minimo rumore. Sapeva che la sua fuga tra gli alberi non era passata inosservata. Qualcuno, prima o poi, l’avrebbe raggiunta per muoverle battaglia.
Sicuramente, quella a palle di neve stregate non poteva essere paragonata alla guerra che incombeva sempre più minacciosa nel mondo magico, ma Hermione dovette ammettere che l’adrenalina la stava mandando su di giri. Forse, proprio perché fuori c’era una guerra alle porte, era saggio vivere quei momenti di spensieratezza, prima che l’innocenza fosse strappata loro di mano, prima che il mondo li volesse schierati a combattere per difendere la propria libertà. Forse, pensò Hermione, non ci sarebbero più state occasioni come quella, per giocare a palle di neve nei giardini di Hogwarts. Poteva sembrare infantile agli occhi estranei,  ma dovevano godersi il momento.
Un fruscio alle sue spalle la riscosse dai suoi pensieri. Scattò in avanti, pronta a nascondersi dietro l’albero lì vicino, ma una mano afferrò il suo polso con forza.
- Non così in fretta, Granger!-
Hermione colse l’ombra di un sorriso in quella voce fin troppo nota.
Provò l’innato impulso di prendersi a calci, quando un sorriso salì alle sue labbra, involontario e fin troppo sincero.
Doveva controllarsi! Era questo il suo piano!
Girò lentamente su se stessa, il polso ancora intrappolato nella presa forte ma delicata di Fred. Incontrò i suoi occhi e il suo sorriso furbesco. Aveva le guance arrossate dal freddo. Nuvolette di vapore si liberavano dalla sua bocca ad ogni respiro.
Il piano, Hermione! Ricordati il piano!
Alzò il mento in un gesto altezzoso e di sfida. – Che c’è, Weasley? Non hai il coraggio di colpire? Infondo sono sola e indifesa!-
La provocazione non lo scalfì nemmeno un po’. Sempre sorridendo, si avvicinò a lei. La presa sul polso di Hermione si sciolse, ma la mano di Fred non esitò nemmeno un istante prima di afferrare la sua. I guanti di entrambi erano bagnati, eppure Hermione riuscì a sentire il calore salire dalle dita intrecciate.
Perché era sempre caldo quel ragazzo? Era una cosa che la mandava in paranoia! E minava al suo tanto decantato autocontrollo!
- Io e te abbiamo un conto in sospeso, Granger!- mormorò a pochi centimetri dal suo viso.
Hermione dovette alzare lo sguardo per poterlo guardare negli occhi. Era decisamente più alto di lei! Fu un errore madornale guardare in quelle iridi brillanti e intense.
Dannazione..
Schiarì la voce in un gesto nervoso e sorrise. – Ah sì?- chiese, fingendosi indifferente.
Sei ridicola!
La strega più brillante della sua età....Finché Fred Weasley non le parlava. Allora diventava improvvisamente incapace di formulare risposte ad effetto e frasi di senso compiuto!
Fred sorrise, annuendo e si fece più vicino. Le gambe di Hermione cominciarono a tremare. Si sentiva debole, indifesa. Braccata. Non poteva scappare.
Ma infondo..doveva?
Sì, devi!
Era così vicino. Le lentiggini brillavano sulle guance rese rosse dal freddo. Le sue labbra, sempre sorridenti, erano talmente vicine che Hermione poté percepirne il calore. Intorno a loro era così freddo, la neve continuava a cadere e le nuvole coprivano il sole. I suoi vestiti erano fradici e, ora che si era fermata, cominciava a sentire le ossa gelate e i muscoli doloranti. Eppure quelle labbra sembravano una promessa, un invito a un’ondata di calore. E c’era quel sapore, il sapore che era ormai svanito dai suoi pensieri. Quel sapore così buono, troppo buono. Doveva sentirlo di nuovo. Doveva ritrovare la magia di quel bacio.
No, controllati!
Forse l’avrebbe fatto. Magari più tardi. Quello era il momento di vivere. Di lasciarsi andare.
L’ultimo briciolo di lucidità esplose quando le sue labbra la toccarono. Dimenticò il freddo, la neve, il cielo, gli alberi. Era molto più buono di quanto ricordasse. La mano libera di Fred le circondò la vita e la strinse a sé. La mano libera di Hermione stringeva ancora la bacchetta. Spostò il braccio oltre la sua spalla e gli circondò il collo, stringendosi ancora di più a lui. Il freddo era solo un lontano ricordo. La fiamma che l’aveva bruciata la notte prima tornò a splendere. Un’ondata dello stesso desiderio pulsante la travolse e desiderò con tutta se stessa di essere lontana da quel parco, lontana da Hogwarts, lontana da altri che non fossero lui. Le loro lingue si intrecciavano, mentre quel bacio diventava sempre più languido, sempre più intenso. Era diverso dal primo. Dietro alla passione del primo bacio, si era nascosta l’incertezza, la paura di sbagliare. Ora quella paura era scomparsa. L’attrazione era così vivida da poter essere sfiorata.
Qualcosa nella mente di Hermione lottò per essere ascoltato. Lei doveva controllarsi. Era il suo piano. Non poteva rendergli le cose così facili! Doveva essere lei quella dettare le regole!
Quel lieve barlume di lucidità lottò a lungo con l’intensità del bacio che la stava logorando sempre più nel profondo. Ancora pochi secondi e della sua lucidità non sarebbe rimasto più niente. Perché Hermione sapeva di essere impotente, almeno finché le labbra di Fred fossero rimaste sulle sue, finché la sua lingua avesse esplorato con quell’ardente passione la sua bocca. Era la vittima, la sua vittima, ma poteva reagire. Doveva reagire.
Si aggrappò con tutta se stessa a ciò che rimaneva del suo autocontrollo divorato e fatto a pezzi. Strinse la mano della bacchetta e un’idea geniale le attraversò la mente. Cercando con tutta se stessa di non lasciarsi trascinare di nuovo nell’oblio, ruotò rapidamente la bacchetta.
Con uno scatto fulmineo, nonché con un gran sacrificio, si separò dalle labbra di Fred, nello stesso momento in cui un fiotto di neve gelata precipitava sulla sua faccia.
Fred scacciò con una mano la neve fredda e, suo malgrado, si lasciò sfuggire una risata. Hermione lo fissò compiaciuta poi, come se fosse il gesto più naturale del mondo, si avvicinò a lui e con un dito percorse le sue guance, levandogli la neve dal viso. Gli occhi di Fred rimasero incatenati a quelli della ragazza, mentre l’indice di Hermione sfiorava le labbra dischiuse, ancora rosse e calde. Hermione allungò il viso in avanti e lo baciò con delicatezza. Ogni traccia della passione di pochi secondi prima era scomparsa. Si separò velocemente, compiacendosi alla vista della delusione impressa negli occhi di Fred.
- Hai ragione, Fred!- sussurrò. – Avevamo un conto in sospeso!-
Fred si lasciò andare a una breve risata. – Non smetterai mai di sorprendermi, Hermione!- ammise, scuotendo la testa. – Ma hai ancora un sacco di cose da imparare!-
Hermione non fece in tempo a chiedersi di cosa diamine stesse parlando. Non si era accorta che la mano che Fred aveva tenuto sulla sua schiena aveva stretto tutto il tempo la bacchetta. E ora, quella bacchetta, era sollevata. Con un ghigno e un occhiolino, Fred la fece roteare e una cascata di neve gelata la colpì in pieno.
Hermione provò a ripararsi con le braccia, ma la neve si insinuò sotto la sciarpa e passò sotto la berretta di lana. Un brivido le scosse la schiena, mentre con le mani tentava di spazzare via l’orrenda quantità di neve che la ricopriva. Fred scoppiò a ridere, guardandola e Hermione lo fulminò con un’occhiataccia, prendendo in considerazione l’idea di violare le regole e divertirsi un po’ con qualche incantesimo direttamente su Fred.
- Te l’ho già detto una volta, Granger: deve ancora nascere qualcuno capace di farla a Fred Weasley!- le ricordò.
Lei sollevò un sopracciglio, spavalda. – Se non altro ci sono andata vicina!-
- Dimostralo!-
- Comunque adesso siamo pari!- tergiversò lei. Sapeva di non aver ragione e lo sapeva benissimo anche Fred.
Fred aprì bocca per commentare, ma prima che potesse parlare una palla di neve si schiantò sulla sua testa e un’altra lo colpì al braccio. Si voltarono entrambi e videro Ginny e Harry riemergere trionfanti da dietro gli alberi. Non appena videro il cenno di Hermione, che significava “bersaglio eliminato”, Ginny e Harry cominciarono a saltellare urlando e abbracciandosi. Evidentemente anche George era stato eliminato, e loro avevano vinto la battaglia. I due erano presi dai festeggiamenti e non notarono Hermione avvicinarsi furtiva a Fred, che li guardava esterrefatto.
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò, facendolo sobbalzare: - Vedi, Weasley, era proprio quello che intendevo. Sono abbastanza brava a distrarti, a quanto pare!-
Seguendo un impulso improvviso, Hermione sfiorò con la lingua e morse delicatamente il lobo dell’orecchio. Sentì Fred rabbrividire e provò una scarica di piacere perverso lungo la spina dorsale. Scostò il viso da quello di Fred e si allontanò lentamente, indietreggiando.
- Te l’ho già detto una volta, Weasley!- esclamò, imitando le sue parole. – Non sfidarmi. Non puoi competere con me!-
Gli lanciò un ultimo sorriso carico di malizia e lo osservò scuotere la testa e sorridere. L’aveva lasciato a bocca aperta, ancora una volta.
 
 
 
 
 
Fred la osservò mentre si allontanava e correva a festeggiare la vittoria con i suoi compagni. Quella ragazza l’avrebbe mandato al manicomio. Lo aveva sorpreso, per ben tre volte, rendendolo incapace di reagire. E, cosa ancora più sconvolgente, aveva capito che l’obiettivo di Hermione era di prendere in mano la situazione, di condurre il gioco.
Alzò lo sguardo verso il cielo e i fiocchi di neve caddero sul suo viso già congelato. Sorrise, chiudendo gli occhi. Era stato lui a provocarla, era stato lui a fare il primo passo. Quel gioco era suo, solo lui poteva condurlo. Lo stava sfidando.
Bene! Pensò. Pensava di averla vinta così facilmente?
Hermione Granger non aveva idea di cosa significasse sfidare Fred Weasley, ma glielo avrebbe dimostrato.
Non hai idea del guaio in cui ti sei cacciata, Granger!
 
 
 
 
 
 
Ore dopo, in Sala Comune, erano finalmente tutti asciutti e al caldo. Seamus e Dean stavano decantando ogni singola azione della guerra a palle di neve, ammettendo, seppure amaramente, la superiorità dell’altra squadra.
- Hermione, quell’incantesimo di moltiplicazione era perfetto!- si complimentò Dean.
Hermione arrossì leggermente, abbassando lo sguardo imbarazzata. Poi Ginny e Harry le raccontarono quel che era successo dopo che lei era scappata tra gli alberi “per dare la caccia a Fred”. (Era la storia che avevano raccontato per giustificare la loro prolungata assenza dalla battaglia.)
Ron era stato colpito ed eliminato da George, che a sua volta era stato eliminato da Ginny, che aveva fatto fuori anche Seamus. Harry se l’era vista con Dean e ne era uscito vittorioso. Lee, rullo di tamburi, era stato stracciato da Neville, che però, preso dall’euforia del momento, non si era accorto di una palla di neve in arrivo, mandata da George poco prima che Ginny lo finisse, ed era stato eliminato.
- E’ stato grandioso! Dovremmo rifarlo!- esclamò Ron.
- Magari la prossima volta troviamo un modo per non morire congelati!- borbottò Ginny, stringendosi nel maglione e avvicinando la poltrona al fuoco.
- Magari la prossima volta rimescoliamo le squadre!- mormorò Lee. – Quelle due sono peggio dei gemelli!- esclamò, puntando il dito verso Hermione e Ginny che scoppiarono  a ridere.
- Osi davvero paragonare tanta magnificenza a quelle dilettanti?- sbottò George.
- Sul serio, Lee!- lo seguì il gemello. – Potremmo disconoscerti come amico e socio!-
- Inoltre, Lee – intervenne Hermione, - Squadra che vince non si cambia!-
- Ben detto, Hermione!- commentò Harry, battendole una mano sulla spalla.
Fred la guardò ghignando. – Resta il fatto che siamo noi i migliori!- esclamò, indicando il gemello.
Il sopracciglio di Hermione scattò verso l’alto. – Già, infatti è grazie alla vostra magnificenza che avete vinto..oh no! Aspetta! Avete perso!- si corresse, con una smorfia in direzione dei gemelli.
- Ce lo farà pesare per il resto dei nostri giorni!- mormorò Lee disperato.
- A meno che qualcuno non le chiuda la bocca!- commentò Fred, rivolgendole un sorriso malizioso.
Il cuore di Hermione perse un battito e un’improvvisa ondata di panico fece scattare i suoi nervi. Era una provocazione generale o si stava riferendo a qualcosa in particolare? Stava davvero lanciando battutine davanti a tutti? E se qualcuno avesse frainteso?
Hermione lo fulminò con lo sguardo e lui le fece l’occhiolino. Nessuno parve accorgersi di quel lieve momento di tensione. Seamus, Dean, Harry e Neville stavano parlando del tema di Pozioni (Hermione si chiese come fosse avvenuto il salto dall’argomento “battaglia” a quello “tema di Pozioni”, ma visti i soggetti coinvolti non sprecò più di tanto le energie!). Ginny passava lo sguardo da Hermione a Fred con un sorriso soddisfatto. Hermione, mentre si toglievano i vestiti fradici, le aveva raccontato del piccolo “scambio di idee” avvenuto fra lei e Fred tra i pini di Hagrid.
George, Hermione provò un nuovo moto di panico, li fissava con lo stesso sorriso della sorella. Forse era a conoscenza di qualche dettaglio. Ok, forse era a conoscenza di ogni dettaglio! Hermione avrebbe dovuto immaginarlo: insomma, erano gemelli ed erano sempre stati molto legati. In ogni caso, George sembrava sapere e la cosa non la consolava proprio per niente.
Ron, invece, guardò confuso il gemello, per poi spostare lo sguardo su Hermione.
- In che senso?- chiese.
- Ron, non ti impicciare!- borbottò Ginny. Fortunatamente, il fratello non la sentì.
Hermione, che stava sprofondando nel panico più assoluto ad ogni minuto che passava, pregò con tutta se stessa che Ron non dimostrasse un improvviso acume mentale e capisse il senso delle parole di Fred.
Fu proprio Fred a salvare la situazione, sviando Ron.
- Nel senso, fratellino, che un giorno avremo la nostra rivincita e la Granger non avrà più nulla di cui vantarsi!- rispose beffardo.
Ron parve soddisfatto da quella risposta e non fece altre domande. Hermione tirò un sospiro di sollievo che Fred notò immediatamente. Appena Ron si alzò per sedersi accanto a Harry, Fred rivolse ad Hermione uno sguardo malizioso che la fece avvampare e, muovendo solo le labbra, pronunciò silenziosamente: - Mi devi un favore!-
Hermione, per tutta risposta, scosse il capo con una smorfia. Un favore? Certo, come no! Era stato lui a cacciarla in quella situazione imbarazzante e pericolosa. Figuriamoci se gli doveva anche un favore!
George e Ginny si guardarono sorridendo. Entrambi si stavano godendo quella scena al massimo. Peccato non avessero a portata di mano un sacchetto di Api Frizzole o una scatola di Gelatine Tutti i Gusti+1!
Quando arrivò l’ora di cena, si alzarono per scendere tutti insieme in Sala Grande. Alla tavola delle autorità, Silente stava chiacchierando con la McGranitt mostrandole qualcosa che aveva tutta l’aria di essere una mercanzia di Zonko. Il rospo in rosa stava scrivendo qualcosa sulla sua malefica tavoletta. Piton parlava con la professoressa Sinistra, ma interruppe la conversazione per rivolgere a Harry uno sguardo di puro disgusto, che il Prescelto ignorò senza troppe difficoltà.
I Grifondoro sedettero al loro tavolo. Ginny stava per sedersi accanto a Hermione, ma fu spinta via da Fred che si infilò per primo. Hermione lo guardò accigliata e lui fece spallucce. Ginny, mormorando fra i denti un paio di imprecazioni, si sedette accanto a loro. Hermione non perse tempo a chiedersi il perché di quello strano gesto: la risposta arrivò fin troppo presto.
Per tutta la sera, Fred non fece altro che sfiorare la gamba di Hermione con la sua o toccarle la mano, - accidentalmente certo! -, ogni volta che prendeva questo o quel vassoio. Lasciò cadere, - per sbaglio!-, la forchetta un paio di volte, così da doversi chinare sotto il tavolo. Nel risalire, sfiorava la gamba di Hermione con le mani, facendola sobbalzare ogni volta. George, palesemente in combutta con il suo gemello, rincarava la dose tornando continuamente su argomenti come la festa, la possibilità di organizzarne un’altra con meno studenti ma molte più bottiglie di Whisky (e alla parola “Whisky” ammiccò in direzione di Hermione) e la battaglia di quel pomeriggio, rischiando di beccarsi un Avada Kedavra di Hermione quando disse che era stato un vero peccato non aver assistito allo “scontro finale” fra lei e Fred. Nessuno parve accorgersi del tono malizioso di George, né del ghigno malefico di Fred, né dello sguardo omicida di Hermione. A parte Ginny, ovviamente, che soffocava continui attacchi di risate nel succo di zucca, e Harry che, un paio di volte, passò lo sguardo su Fred e Hermione, con un evidente sospetto crescente nei suoi occhi verdi. Hermione sapeva che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti anche con lui!
A metà cena, Fred si chinò verso di lei e le sussurrò all’orecchio: - Mi passeresti il succo di zucca?-
Hermione, con i nervi ormai a fior di pelle e familiari brividi lungo la schiena, allungò una mano, afferrò la caraffa e la sbatté accanto al calice di Fred, ma con troppa furia e senza guardare dove la stesse appoggiando. Centrò per sbaglio la punta della forchetta di Fred, che roterò in aria e si conficcò nel pollo di Neville, il quale, poveretto, saltò sulla panca spaventato da quell’improvviso attacco di forchette volanti e, maldestro come sempre, rovesciò accidentalmente il suo calice che inondò il tavolo di succo di zucca.
George stava quasi per mettersi a piangere, le risate trattenute a fatica dietro una mano. Seamus, Dean e Ron guardarono il tavolo, Neville e Hermione, palesemente confusi.
- Scusa Neville - borbottò Hermione e con un gesto della bacchetta fece scomparire il succo dal tavolo.
- Tutto bene?- le chiese Fred, fingendosi preoccupato ed innocente.
- Una meraviglia!- rispose lei piccata, sfoderando il sorriso più falso del suo repertorio.
- Sicura di stare bene, Hermione?- intervenne Ron. – Sei strana stasera?-
Lei si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo. Ci mancava solo lui!
- Forse ha preso freddo!- rispose George, anticipando Hermione.
Fred schioccò le dita in direzione del gemello e disse: - Giusto! Sai qual è la soluzione: un bel bicchiere di Whisky Incendiario! Risolve tutti i probl..ahia!-
Con un lamento e una smorfia si massaggiò la gamba, dove Hermione aveva appena conficcato la punta della scarpa con forza.
- Tutto bene?- chiese lei, dolcemente.
- Un crampo!- mentì lui.
Ginny, in quel momento, decise di salvare l’amica, ma soprattutto il fratello da morte certa, e intervenne nominando l’ultimo Decreto Didattico, argomento che scatenò una serie di battute orribili sulla Umbridge e idee su come attentare alla sua vita. Hermione le rivolse un sorriso grato, che l’amica ricambiò con un occhiolino. L’attenzione generale fu rivolta all’Inquisitore e nessuno si preoccupò di capire perché Fred stesse guardando la sua fetta di torta alla melassa con un sorriso malandrino, mentre Hermione spezzava  la sua crostata di zucca con violenza, gli occhi lampeggianti di rabbia.
Hermione ringraziò tutti i folletti del mondo quando la cena terminò e gli studenti si alzarono per tornare nei dormitori. Purtroppo, aveva promesso a Harry e Ron di aiutarli con i compiti, quindi sarebbe rimasta in Sala Comune con loro. Non poteva fuggire nella sua stanza, al sicuro, lontano da Fred Weasley e dalla sua fastidiosa, - fastidiosa?-, presenza. Presero le loro poltrone preferite e le avvicinarono al fuoco. Cominciarono con il tema di Incantesimi, per poi passare a Trasfigurazione. Si esercitarono anche con gli Incantesimi Evanescenti. Hermione riuscì a far evanescere tre libri, quattro calamai, due rotoli di pergamena, la sciarpa di Harry e una scatola di ingredienti per Pozioni, il tutto sotto gli sguardi ammirati e stupefatti di Ron e Harry, che fissavano le loro piume svanite solo per metà. Quella di Ron aveva inspiegabilmente cambiato colore. Ginny la guardava con ammirazione, da dietro il libro di Astronomia, mentre Hermione richiamava gli oggetti, facendoli riapparire con un incantesimo di livello decisamente avanzato rispetto a quello del quinto anno.
- Sei una strega fantastica, Hermione!- commentò.
Hermione arrossì. – Ma smettila! Basta solo un po’ di concentrazione e applicazione!-
- Concentrazione o no, io non riuscirò mai a far evanescere qualcosa!- borbottò Harry, sconfitto, lanciando la bacchetta sul tavolino.
- Sai, Hermione, dovresti cominciare a provare con cose più grandi!- disse Ron, sempre ammirato. – Che ne dici? Prova con questa poltrona!- disse, indicando la poltrona vuota accanto a sé.
Hermione sorrise compiaciuta e alzò la bacchetta.
Successe tutto in pochi secondi. Un movimento all’angolo del suo campo visivo catturò la sua attenzione. Fred la stava guardando. Probabilmente aveva seguito tutta l’esercitazione e aveva visto Hermione mentre faceva evanescere gli oggetti intorno a lei. Le sorrise nello stesso istante in cui Hermione pronunciò la parola “Evanesco” . Fu distratta da quel sorriso e, inconsapevolmente, la sua bacchetta si spostò di qualche centimetro, colpendo la poltrona sulla quale era seduto Ron, che con un’esclamazione di sorpresa si ritrovò sospeso nel nulla per un secondo, prima di cadere con un tonfo sul pavimento di pietra. Imprecò ad alta voce e con un lamento si toccò la parte bassa della schiena, una smorfia di dolore sul viso lentigginoso.
Hermione scattò in piedi portandosi le mani alla bocca. Corse verso l’amico e si gettò sul pavimento accanto a lui, aiutandolo a rialzarsi.
- Oh cielo, mi dispiace Ron!- esclamò.
Harry stava palesemente trattenendo le risate, ma corse comunque ad aiutarli. Ginny tornò al suo libro di Astronomia, dopo aver rivolto a Hermione un ghigno furbesco.
Una volta che Ron fu di nuovo seduto su un’altra poltrona, Hermione si chinò su di lui e gli mise una mano sulla spalla.
- Stai bene?- chiese preoccupata.
Lui la fissò, trattenendo una smorfia di dolore, - Ancora intero! Ma la prossima volta concentrati meglio: hai una mira pessima!- borbottò, ma sorrise.
Lei ricambiò il sorriso, che si spense l’istante dopo, quando qualcuno alle sue spalle parlò.
- Fratellino,non posso darti torto!- esclamò Fred. – La Granger solitamente ha una mira pessima, ma questa volta non è stato poi tanto un fiasco!-
George rise alla battuta del fratello, per poi afferrare Ginny e sollevarla di peso dalla poltrona dove stava studiando, mentre lei lo colpiva con il libro, cercando di impedirgli di sedersi al suo posto. Essendo più alto e più forte di lei, George respinse facilmente gli attacchi furiosi di Ginny per riprendersi la sua poltrona. Sconfitta, la sorella minore si accasciò sul tappeto e riprese a studiare, borbottando qualcosa sull’essere l’unica maledetta femmina in una famiglia di stupidi babbuini.
Fred si lasciò cadere sulla poltrona che Hermione avrebbe dovuto far evanescere e le sorrise. – Comunque complimenti, Granger! Ci sai davvero fare con quella bacchetta!-
- Prega di non scoprire mai fino a che punto, Weasley!- sbottò lei, sedendosi di nuovo al suo posto.
- Come siamo taglienti, Granger!- la prese in giro.
Adesso lo crucio…
Alzando gli occhi al cielo, Hermione si rivolse a Ron. – Vuoi che ti accompagni in infermeria?- chiese, premurosa.
- No, sto bene!- rispose lui, spavaldo.
- Fra poco abbiamo la ronda, potremmo passare da Madama Chips!-
- Sto bene, sul serio!- ribadì lui.
- Come vuoi!- commentò lei. – Usciamo allora, voglio passare prima in biblioteca a riportare un libro!-
- Buona ispezione!- le augurò Ginny.
- Occhio agli angoli bui!- si raccomandò Fred con un ghigno.
Hermione lo ignorò completamente e uscì dal buco del ritratto, seguita da un Ron zoppicante. Mentre percorrevano il corridoio in cerca di studenti pronti a violare il coprifuoco, Hermione gli rivolse un’occhiata preoccupata.
- Sei sicuro di stare bene? Hai l’aria sofferente!-
Ron trattenne l’ennesima smorfia. – Ma no, sto benissimo!-
Impaziente, lei lo afferrò per un braccio e lo squadrò severa. – Ronald, per favore!-
Lui sbuffò. – Ok, passiamo da Madama Chips! Vediamo se può almeno calmare il dolore!-
Sorridendo soddisfatta, Hermione lo trascinò delicatamente giù per le scale, diretta all’infermeria. Madama Chips, però, non pareva essere della stessa sbrigativa opinione di Ron. Lo costrinse a stendersi e cacciò via Hermione senza tante cerimonie. Dopo venti minuti, la donna riaprì la porta e disse ad Hermione che l’amico aveva bisogno di riposo, che non c’erano ossa rotte, ma non poteva fare sforzi per almeno un paio di giorni. Avrebbe passato la notte lì. Hermione lo raggiunse e lo aiutò a bere una pozione il cui sapore, Ron le spiegò, era un misto di calzini umidi e di biscotti cucinati da Hagrid.
- Mi dispiace!- mormorò lei, per l’ennesima volta.
Ron sorrise. – Tranquilla! Peccato non sia successo domani sera! Potevo saltare le lezioni del lunedì! Scherzavo!- aggiunse velocemente, dopo aver notato lo sguardo severo di Hermione.
- Vado a finire il giro! Buonanotte!- disse lei.
- Notte!-
 
 
Pochi minuti dopo stava pattugliando il corridoio del quarto piano. Sentì dei rumori nell’aula alla sua destra e aprì la porta, ma era solo Pix che stava cercando di distruggere un banco. Sgridò dei Tassorosso del secondo anno che erano ancora in giro e li spedì con furia nei loro dormitori, minacciandoli di cavare punti alla loro Casa. Riprese a salire le scale e svoltò a sinistra in un altro corridoio vuoto. Le luci erano spente. Una finestra era aperta e una brezza gelida soffiava nel corridoio. Probabilmente, era stata quella a spegnere le candele. Rabbrividendo, continuò a camminare. C’era un ché di sinistro in quel corridoio. Eppure ci passava quasi ogni sera. Era il suo solito giro, nulla di diverso. Quel corridoio lo conosceva benissimo. Eppure, quella sera, sembrava diverso dal solito. Più oscuro, più isolato dal resto del castello. Il silenzio pesava su di lei e i suoi passi sembravano echeggiare in ogni angolo. Il castello si stava lentamente addormentando, gli unici rumori erano talmente distanti da sembrare appartenenti a un’altra dimensione. A differenza di molti altri corridoi di Hogwarts, quello era più corto, ma più isolato. Le finestre regalavano la vista sul lago e la parete opposta non era ricoperta di quadri, ma costituita da nicchie profonde e buie. Tra una nicchia e l’altra, statue apparentemente immobili montavano la guardia. Hermione aveva sempre trovato divertenti quelle statue e spesso si era ritrovata a scegliere con Ron quali fossero le più buffe, durante le ronde. Ce n’era una particolarmente ridicola, la preferita di Ron: uno gnomo aggrappato al pollice di un mago che tentava di scacciarlo via.
Quella sera, perfino la statua dello gnomo sembrava sinistra. Non c’era nulla di divertente in quelle strane statue. Hermione provò l’impellente desiderio di mettersi a correre, ma sarebbe stato un colpo basso al suo decantato coraggio di Grifondoro. Non riusciva a spiegarsi quella strana sensazione. Forse era perché era sola. Di solito, percorreva il corridoio con Ron. Strinse la presa attorno alla bacchetta. Stava per pronunciare l’incantesimo Lumos quando un colpo d’aria particolarmente forte spalancò la finestra alla sua sinistra. Probabilmente era stata chiusa male. Il vento gelido le scompigliò i capelli e un improvviso formicolio alla nuca le diede la sensazione di non essere sola. Lasciando perdere completamente l’incantesimo di illuminazione, Hermione sollevò la bacchetta, pronta a Schiantare chi o cosa si celasse nell’ombra.
Voldemort poteva entrare a Hogwarts inosservato?
Non essere sciocca, Hermione!
Se Voldemort avesse varcato il portone di quercia, qualcuno probabilmente se ne sarebbe accorto! Questa consapevolezza, comunque, non la rilassò. Non era sola in quel corridoio, e, Voldemort o meno, poteva essere in pericolo.
Raccolse coraggiosamente le forze e fece per voltarsi, ma delle braccia la afferrarono all’improvviso. Una mano le tappò la bocca prima che potesse urlare e la bacchetta le scivolò dalle dita. Braccia forti contro cui era inutile lottare la trascinarono nell’ombra di una nicchia alla sua destra. Nella scura rientranza era ancora più freddo. La poca luce che filtrava dalla finestra non arrivava a illuminare gli angoli più bui della nicchia. Un senso di panico stava salendo lungo la sua gola, ma labbra calde si avvicinarono al suo orecchio e il sussurro che ne uscì la disarmò completamente.
- Te  l’avevo detto di stare attenta, Granger!- la prese in giro, fingendosi deluso.
I muscoli di Hermione si rilassarono improvvisamente. La mano serrata attorno al braccio che le circondava le spalle si allentò. Il suo cuore, che si era fermato per lo spavento, riprese a battere furiosamente. I colpi contro la cassa toracica sembravano riversarsi nel silenzio di quella nicchia buia, dove l’unico suono era il respiro alle sue spalle. Lentamente, le braccia attorno al suo corpo la lasciarono andare. La mano scivolò via dalla sua bocca. Hermione riprese il controllo del suo corpo e si voltò di scatto, colpendo le sue spalle con i pugni chiusi. La rabbia aveva preso il posto della paura.
Chiamando a sé tutta la furia repressa nei meandri del suo cervello, Hermione gridò - Ma sei completamente pazzo? Vuoi farmi prendere un colpo! E che diavolo ci fai per i corridoi a quest’ora, tu non...-
La mano di Fred le tappò rapida la bocca, impedendole di continuare a sbraitare. Lei lottò per spostarla, ma Fred fu più veloce e la spinse contro la parete, impedendole di muoversi.
- Smetti di urlare! Vuoi svegliare tutto il castello e attirare l’attenzione? Non dovremmo essere qui!- la rimproverò lui, imitando il tono pomposo di Percy.
Hermione, spinta da una rabbia che le faceva pulsare le vene, alzò il braccio e colpì con forza il suo, liberandosi finalmente la bocca.
- No, tu non dovresti essere qui!- sbottò Hermione a bassa voce, la rabbia traboccante dalle sue parole.
- Granger, quando mai mi hai visto rispettare le regole?- chiese lui, con un sopracciglio alzato.
Era talmente buio che Hermione riusciva a vedere solo vagamente i suoi lineamenti. Eppure, anche senza fonti di luce, riusciva a cogliere il rosso dei suoi capelli scompigliati, la curvatura divertita del suo sorriso e la luce furbesca dei suoi occhi.
- Potrei punirti!- lo minacciò lei.
- Non lo farai!-
- In ogni caso, ti sembra una cosa intelligente attaccarmi così alle spalle? Potevo Schiantarti!-
- E’ carino da parte tua, preoccuparti per la mia salute!-
- Non ho detto che mi sto preoccupando! È un peccato che non ci sia riuscita!-
- Già, eri troppo impegnata a lasciarti trascinare da uno sconosciuto in un angolo buio di un corridoio deserto!-
- Come vorrei Schiantarti ora!- grugnì.
- Non hai la bacchetta!-
- Perché tu me l’hai fatta cadere!-
- No, tu l’hai fatta cadere!-
- E poi come facevi a sapere che ero qui?- chiese, incrociando le braccia. Si sarebbe gettata dalla Torre di Astronomia pur di ammettere che, in quel momento, curiosità e interesse prevalevano su rabbia e istinto omicida.
Sentì Fred sorridere. – Granger, non rivelerò i segreti del nostro successo, ma io e George siamo, diciamo, a conoscenza di ogni cosa che accade qui dentro e se vuoi evitare di essere beccato a infrangere le regole, devi evitare le ronde dei Prefetti. Avete schemi precisi e ripetitivi, lasciatelo dire: sono inutili! È bastato fare accurate ricerche sui vostri spostamenti!- rispose, ostentando furbizia e acume mentale.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Quindi hai chiesto la Mappa del Malandrino a Harry!- sentenziò, sicura.
Le spalle di Fred parvero abbassarsi. – Miseriaccia, Granger. Fai paura!-
Dandosi della stupida, cancellò il sorriso lusingato che le era salito alle labbra, pregando che Fred non l’avesse notato.
Tornò seria, schiarendosi e la voce, e chiese: - Cosa vuoi da me?-
- Abbiamo un conto in sospeso!- rispose lui.
La sicurezza di Hermione vacillò, ma lei cercò di non darci troppo peso. – Hai ragione! La prossima volta che mi eserciterò con qualche incantesimo rischioso, ti userò come cavia!-
Fred scoppiò in una bassa risata. – La poltrona! Hai una mira davvero pessima, Granger! O forse eri distratta!-
Il pugno che lo colpì al braccio lo fece ridere di nuovo. – Smetti di colpirmi, finirai per farti male! A proposito: dov’è Ron?-
Hermione sospirò. – In infermeria!- mormorò, a labbra strette.
Fred scosse la testa. – Ancora mi stupisco del fatto che siamo fratelli!-
- Io mi stupisco più del fatto che non abbia ancora tentato di ucciderti mentre dormi!- sbottò lei.
- Non tergiversare, Granger!- esclamò, per poi farsi più vicino.
Hermione strinse talmente forte le braccia al petto, da sentirsi dolere le costole. La parete fredda alle sue spalle non sembrava volersi spostare, perciò Hermione si ritrovò schiacciata contro il corpo di Fred, che aveva posato le mani ai lati della sua testa. Era pericolosamente vicino.
- E’ stato un colpo ad effetto, quello di oggi pomeriggio! Ma te l’ho detto, hai ancora molto da imparare!- sussurrò, sulle sue labbra.
Hermione provò a schiacciarsi contro la parete, ma la solida pietra non le regalò nessun riparo da quelle labbra.
Cercando di reprimere qualsiasi altra sensazione, sfoderò il suo tono più sarcastico e rispose: - Quindi rapirmi nel bel mezzo di un corridoio buio sarebbe un indice di superiorità?-
- Non proprio! Vedi, tu sei convinta di potermi sfidare senza pagare le conseguenze!- rispose, sorridendo. Una mano si staccò dalla parete e cominciò a giocare con uno dei riccioli crespi di Hermione. Rabbrividì, quando il dito lasciò andare la ciocca di capelli e cominciò ad accarezzare il suo collo. Salì lentamente verso l’orecchio, passando per il lobo e scendendo sulla sua guancia. Seguì i lineamenti del suo viso, fino al mento e poi tornò sul suo collo e riprese a giocare con i suoi ricci.
- Il fatto è..- mormorò, facendola sobbalzare. Si era distratta talmente tanto da dimenticare che Fred avesse una voce. E che voce! - ..che stai provocando la persona sbagliata, Hermione!-
Hermione rimase impassibile. Non poteva dargliela vinta. Doveva reagire, doveva farsi valere. Raccolse a sé tutte le forze possibili. Sciolse la braccia dalla presa ferrea, le sue costole si rilassarono grate, e con le mani risalì i fianchi del ragazzo, in una lenta carezza.
- O forse..- mormorò lei, scostandosi leggermente dalla parete e avvicinandosi ancora di più a lui, -..sei tu a non renderti conto di chi stai provocando, Fred!-
Da dove le era uscita tutta quella spavalderia? Se non fosse stata incastrata in una nicchia buia e fredda, stretta fra le braccia di qualcuno che stava minando la sua salute mentale e in una situazione alquanto particolare, si sarebbe complimentata con se stessa. Ma non aveva tempo per distrarsi. Doveva rimanere concentrata.
Il sorriso di Fred , però, rischiò di scuotere la sua sicurezza.
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello. Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione.
Sempre!
-Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!- 
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi! Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Con Fred era fin troppo facile.
Un briciolo di autocontrollo la tenne saldamente ancorata alla realtà.
- Tranquillo, Weasley, posso cavarmela!- rispose, spavalda.
Con una risata, Fred si chinò su di lei, portandola di nuovo ad aderire alla parete fredda. Le sue labbra erano pericolosamente vicine, i suoi occhi non la lasciavano andare, obbligandola a sostenere il suo sguardo.
- Non ne ho mai dubitato, Granger..- mormorò. Hermione ebbe la sensazione che avesse lasciato la frase sospesa a metà.
Invece di concluderla, si chinò su di lei e la baciò. Non fu come il primo, non fu come il secondo in mezzo alla neve. Fu un bacio completamente diverso. Era un bacio al sapore di sfida, un bacio che annunciava una guerra fra i sentimenti sopiti e le emozioni istintive. Hermione non si preoccupò di resistere. Sapeva che non ci sarebbe riuscita. Perché opporsi? Perché non godersi quel momento?
La sua unica debolezza era anche la sua unica arma.
Avvicinò il corpo a quello di Fred, afferrando i suoi fianchi con forza. Fu lei ad aumentare il ritmo di quel bacio, fu lei a saggiare con più passione la sua bocca. Fu Hermione a separarsene improvvisamente per mordergli maliziosamente il labbro inferiore, per poi tornare a baciarlo intensamente. Fred, spiazzato da quell’improvvisa frenesia, si risvegliò quando lei gli morse le labbra. Fu come un fulmine in pieno petto, che lo riscosse dal torpore della sorpresa. Le afferrò la vita e, proteggendola con una mano sulla schiena, la schiacciò nuovamente contro la parete. Voleva riprendersi il controllo, Hermione lo capì. Sorprendendo perfino se stessa, glielo permise!
Le mani di Hermione salirono ad aggrapparsi alle sue spalle forti e, solo dopo, a circondargli il collo. Come aveva fatto quella notte davanti al fuoco, una mano cominciò a giocare con i suoi capelli, stringendoli e accarezzandone la morbidezza.
La mano che Fred aveva posato sul suo fianco scivolò sotto il maglione, sulla sua pelle. Era fredda, poiché era rimasta appoggiata a lungo contro la parete. Un brivido, non solo di freddo, scosse i nervi di Hermione che, involontariamente, si inarcò verso di lui. Un sospiro si perse sulla sua bocca e la stessa ondata di desiderio che l’aveva travolta quella notte, tornò ad infiammarla. La mano ora più calda di Fred continuò la carezza salendo lungo la schiena, per poi tornare verso il basso. L’altra mano, ancora poggiata fra le sue scapole, scese ad accarezzarle la coscia fasciata dai jeans, per poi salire su, sempre più su e perdersi fra i suoi ricci. Le circondò la nuca, avvicinandole il viso e approfondendo ancora di più il bacio. Improvvisamente, si separò dalla sua bocca, e scese a baciarle la guancia, la mandibola e finì sul suo collo. Con la lingua, percorse lentamente la sua pelle fino a quel tratto di spalla lasciato scoperto dal maglione. Continuò a torturarla lentamente, baciando e succhiando la sua pelle delicata, mentre scosse sempre più potenti tendevano il corpo di Hermione, trascinandola sul baratro della follia. Quella lenta tortura diventava sempre più incontrollabile e un gemito le sfuggì dalle labbra socchiuse, quando, improvvisamente, Fred morse il suo collo, stringendo piano la sua pelle fra i denti e carezzandola poi con la lingua. Hermione sbarrò gli occhi e li richiuse, lasciandosi trascinare da una nuova ondata di brividi. Poi la sua bocca tornò a baciarla e la danza riprese, come se non fosse mai stata interrotta. Hermione aveva caldo, la parete alle sue spalle sembrava sciogliersi. Le mani di lui sulla sua pelle erano diventate bollenti. Desiderò con tutta se stessa sentire la sua pelle. Abbassò le mani dalle sue spalle e dai suoi capelli e le passò sui fianchi, insinuandole sotto il maglione. Era calda, liscia, morbida. Sentì i suoi muscoli tendersi in una reazione molto simile a quella che lei aveva avuto quando lui l’aveva toccata. Percorse la linea dei suoi fianchi e salì lungo la schiena, sentendolo rabbrividire. Per un istante, fu Hermione a controllarlo, separandosi nuovamente da lui per mordergli il labbro e insinuando poi con forza la lingua fra le sue labbra, mentre continuava ad accarezzare la sua pelle sempre più calda. Fu solo un istante però. Riprendendosi, con un scatto rapido, Fred lasciò andare il corpo di Hermione. Le sue mani afferrarono i polsi della ragazza e li strinsero, spingendoli verso l’alto contro la parete. Continuò a baciarla con trasporto per un po’. Poi lentamente, le sue labbra rallentarono il ritmo e dopo averle carezzate un ultima volta con la lingua, le baciò delicatamente. Avevano entrambi il fiato corto. Hermione si sentiva stordita, come se fosse appena scesa da una corsa furiosa in sella a una scopa manomessa e fuori controllo. Ansimando, riaprì gli occhi e trovò quelli di Fred che la guardavano con un’intensità che rischiò di fermarle il cuore.
Come riprendendo un discorso lasciato a metà, Fred le sorrise e sussurrò: - ..ma non ho mai detto che ti avrei reso le cose facili!-
Hermione impiegò qualche secondo a collegare quella frase con l’ultima cosa che le aveva detto, prima di ridurle il cervello in poltiglia con quel bacio. Con quei baci, ad essere precisa. Voleva dire qualcosa, ma scoprì di non avere la voce, né di essere capace a parlare o formare pensieri logici. Fred, evidentemente, capì il suo silenzio e sorridendo soddisfatto, le lasciò andare le mani. Le braccia di Hermione scivolarono verso il basso e rimasero ciondolanti lungo i suoi fianchi, incapaci di muoversi. Fred le afferrò il viso fra le mani calde e la baciò di nuovo. Non aveva nulla a che fare con tutto quello che era successo poco prima. Era un bacio dolce, lento, ma intenso allo stesso tempo, e durò pochissimo.
Fred la guardò sorridendo e sussurrò. – Buonanotte, Granger!-
Lasciò andare il suo viso, si voltò e scomparve dalla nicchia. Hermione, qualche secondo dopo, si lasciò scivolare lungo la parete, accasciandosi sul pavimento, e si prese la testa fra le mani.
Quello che era appena successo l’aveva scossa nel profondo e, cosa ancora più grave, aveva fatto nascere in lei il desiderio che accadesse di nuovo. Non una, ma cento altre volte.
Lo desideri, smettila di negarlo!
Scosse violentemente la testa, con un gemito di rabbia. La voce nella sua testa doveva tacere, doveva lasciarla in pace. Sollevò la testa e la appoggiò alla parete. Era tornata a essere fredda. Tutto era freddo. L’aria che filtrava dalle due finestre aperte del corridoio stava sollevando la pelle d’oca sulla sua pelle. Se fosse rimasta lì, sarebbe morta congelata. Riprese il controllo del suo respiro e del suo corpo. Quando capì che tutte le sue funzioni erano tornate normali, si rialzò e uscì dalla nicchia. Le candele del corridoio ora erano accese. Hermione sollevò un sopracciglio, capendo che a spegnerle doveva essere stato proprio Fred, per  rimanere nascosto e coglierla alle spalle senza farsi vedere. Si chinò a raccogliere la bacchetta. Le sembrava che fossero passate ore, da quando l’aveva lasciata cadere, da quando quelle braccia l’aveva afferrata. Le sue braccia. Scosse la testa e si incamminò, tornando a passo svelto verso il dormitorio. Era molto tardi, lo sapeva. Rabbrividì quando un ricordo di quello che era appena successo le sfiorò la mente. Tentò di scacciarlo e ci riuscì solamente quando una figura solitaria le comparve davanti a pochi corridoi di distanza dalla Torre di Grifondoro.
- Signorina Granger, cosa ci fai ancora in giro?- chiese la professoressa Sprite, balzando all’indietro, sorpresa.
- Mi scusi, professoressa! Avevo sentito dei rumori durante la ronda. Sono andata a controllare, ma era solamente Pix!- mentì spudoratamente.
Si accorse di essere molto più brava del solito. Forse passava troppo tempo con Fred Weasley. Si maledisse da sola, arrossendo involontariamente.
Prendendo il suo rossore come un segno di scuse, la professoressa Sprite sorrise benevola: - Sempre pronta a rispettare i tuoi doveri! Vai pure cara, buonanotte!-
Hermione mormorò rapidamente una risposta, accompagnata da un sorriso e corse via verso il dormitorio.
Quando entrò nella Sala Comune, trovò Ginny addormentata sulla poltrona che, nel frattempo, doveva aver riconquistato dal regime di George (o forse, ed era molto più probabile, se ne era impossessata dopo che George era andato a dormire!), con il libro aperto sulla pancia e la testa ciondolante. A parte lei e Grattastinchi, che dormiva sulla poltrona accanto, la Sala era deserta.
Hermione la scosse delicatamente. – Ginny, svegliati!-
Lei sbadigliò e batté le palpebre con lentezza. – Hermione!- mormorò – ti stavo aspettando!-
- Perché?- chiese perplessa l’amica.
- Fred è uscito con una scusa dopo di te. Ho capito che c’era qualcosa sotto!- borbottò, mettendosi dritta sulla poltrona.
Hermione arrossì e Ginny si riscosse completamente dal torpore del sonno.
- Come sempre ci ho visto meglio della Cooman! Dovrei insegnare io Divinazione in questo posto! Sputa il rospo, cos’è successo?-
Hermione raccontò, con estremo imbarazzo quello che le era capitato, omettendo più dettagli possibili. Ginny insisteva, invece, per sapere ogni dettaglio, e quando Hermione le ricordò che stavano comunque sempre parlando di un suo fratello, Ginny rispose con una scrollata di spalla, dicendo che lei aveva sempre raccontato ogni dettaglio dei suoi incontri con Michael e che non le importava.
Hermione, comunque, tergiversò il più possibile sui dettagli, anche se il tentativo non sfuggì a Ginny. Poi la convinse ad andare a dormire, visto che era quasi mezzanotte. Mentre salivano le scale, Ginny si lanciò in un monologo sulla genialità del fratello.
- Ammettilo, Hermione: sta conducendo lui il gioco! E anche bene!- commentò alla fine.
Per tutta risposta, Hermione sbuffò, mentre una rabbia che non ricordava nemmeno di aver provato, viste le sensazioni decisamente più forti che l’avevano invasa, riemerse dalle sue ceneri.
- Sai Ginny, pensa di averla vinta! Sul serio, pensa di potermi manipolare a suo piacimento!-
- Hermione io ti voglio un gran bene, ma...ci sta riuscendo!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Buonasera Potteriani!
Nuovo capitolo aggiornato, scusate per l’attesa! Come sempre voglio ringraziare immensamente tutte le persone che hanno recensito e che mi stanno seguendo! Siete fantastiche, non c’è che dire!! Meritereste un Ordine di Merlino Prima Classe ad honorem!!
Detto questo, voglio scusarmi in anticipo se troverete errori di battitura nel capitolo! Ho riletto questo capitolo mille volte, ma sono sempre stanca, e ho paura di aver trascurato errori ortografici ecc! Spero di no, ma comunque mi scuso in anticipo!
La storia sta cominciando ad evolversi verso ciò che avevo in mente, perciò preparate le Gelatine Tutti i Gusti +1 perché nei prossimi capitoli cominceranno a succedere un paio di cose interessanti..ma odio spoilerare, perciò mi fermo! : D
Come sempre, a voi la parola!! Fatemi sapere che ne pensate!
A presto!
Amy :)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il Brivido di una Provocazione ***


Capitolo 6
Il Brivido di una Provocazione
 
 
 
 
 
 
 
Hermione passò quella domenica con Harry e Ron in biblioteca. La loro mole di compiti aveva raggiunto la stessa altezza della Torre di Astronomia, perciò furono costretti a cedere alle minacce di Hermione, lasciandosi trascinare in biblioteca. Tutta Hogwarts, a parte gli studenti del quinto e del settimo anno, era fuori in mezzo alla neve, a divertirsi. Hermione sorrise, guardando dalla finestra un gruppo di Corvonero intenti a darsi battaglia con le palle di neve. La loro guerra era stata decisamente più epica!
Dopo ore di studio, Ron si alzò per andare a cercare un libro nella sezione Trasfigurazione. Era completamente guarito. Hermione e Harry erano andati a prenderlo in infermeria subito dopo pranzo, per poi trascinarlo in biblioteca, nonostante le sue proteste.
Mentre Ron era assente, Harry rivolse strane occhiate ad Hermione, abbassando lo sguardo sul suo tema di Divinazione ogni volta che lei alzava il suo. Un paio di volte aprì bocca per parlare, ma la richiuse due secondi dopo, tornando a concentrarsi sui compiti.
Alla terza occhiata furtiva, Hermione chiuse il libro di scattò e lo fissò scocciata.
- Harry, chiedimi quello che hai intenzione di chiedere e falla finita!- lo rimproverò.
Il Prescelto rimase a bocca aperta per un secondo, poi la richiuse e arrossì leggermente.
- Mi chiedevo..se stessi bene!- disse.
Hermione aggrottò la fronte. – Tutto qua?-
Harry fece spallucce e annuì. Era visibilmente imbarazzato.
Hermione, con un sospiro paziente, si alzò, fece il giro del tavolo e si sedette accanto all’amico. Con una mano, gli fece cenno di parlare.
- Ok!- cedette lui. – Ho notato che, ultimamente, sei piuttosto distratta!-
Lei annuì. – Sì, è vero!- ammise.
Harry fu colpito da quello slancio di sincerità e continuò. – Mi chiedevo..va tutto bene? Insomma, è una cosa..insomma..posso aiutarti in qualche modo?-
Hermione provò un moto fortissimo di tenerezza per il suo migliore amico. Sorridendo, lo abbracciò, stringendolo forte.
- Lo prendo come un sì?- chiese lui, ridendo.
Quando Hermione lo lasciò andare, vide che l’amico era visibilmente più rilassato. Forse aveva paura che, affrontando l’argomento, l’avrebbe fatta infuriare.
- Non c’è niente che puoi fare, al momento! Ma se avrò bisogno, te lo farò sapere! Grazie!- rispose lei, sincera.
Harry annuì. – Posso chiederti solo..ehm..- balbettò. Sistemò gli occhiali sul naso e la guardò, arrossendo leggermente. – Tu..e lui..state..?-
- Insieme?- lo aiutò lei.
Harry annuì e Hermione scosse la testa. – No. È difficile da spiegare..è una specie di..attrazione!- concluse, rabbrividendo come sempre a quella parola. Se non altro, era riuscita a pronunciarla ad alta voce! Anche se, dovette ammetterlo, una sola parola difficilmente avrebbe spiegato quella situazione assurda.
- E?-
- E niente! Diciamo che per adesso non ne parliamo. Sto seguendo l’istinto. Sinceramente, non so nemmeno che cosa ne pensi lui. Quel che sarà, sarà!-
Harry la guardò sbigottito. – Sicura di stare bene?-
- Perché?-
- Perché la Hermione Granger che conosco io non direbbe mai una cosa del genere!-
- E cosa direbbe la Hermione Granger che conosci tu?- chiese lei, curiosa di sentire un parere su se stessa dal suo migliore amico.
- Be’ come prima cosa, sicuramente, lo trasformerebbe in un armadio delle scope, e poi direbbe di essere troppo impegnata a studiare per permettersi distrazioni! Insomma, la Hermione che conosco io, - aggiunse,- non gli permetterebbe mai di metterla in difficoltà come ieri sera a cena, o comunque lo ripagherebbe con la stessa moneta!-
Hermione scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
- Che ho detto di così divertente?- chiese Harry, confuso.
- Oh, Harry! In cinque minuti sei arrivato alla mia stessa conclusione, solo che io ci ho messo due giorni per capirlo!- rispose, sinceramente colpita dal fatto che lui la conoscesse così bene.
- Tu sai che io non ho capito assolutamente niente di quello che hai detto, vero?- chiese lui, aggrottando la fronte.
Hermione si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. – Ed è meglio per te che tu non lo capisca mai!- mormorò, ma sorrideva. Si alzò e tornò al suo posto.
- Sai, in questa scuola dovrebbero insegnarci a capire le donne. Altro che Divinazione!- borbottò, lanciando sguardi scocciati al suo tema finito per metà.
Hermione lo guardò e chiese. – Nessuna novità con Cho?-
Harry scosse il capo. – Non ci vediamo quasi mai..- borbottò.
- Forse Harry dovresti rivolgere la tua attenzione..altrove!- mormorò lei.
Lui la fissò confuso. – Che intendi?-
Lei lo ricambiò con un’espressione saccente. – Harry, dubito seriamente che Cho sia la persona adatta a te! Piuttosto che combattere una causa persa, io mi fermerei seriamente a chiedermi se ci fosse qualcosa di meglio intorno a me!-
- Hermione, se la persona giusta per me fosse in questo castello, a quest’ora me ne sarei accorto!-
Lei sbuffò. Quanto potevano essere stupidi, gli uomini!
- Allora ti consiglio di guardarti meglio intorno. Potrebbe essere molto più vicina di quello pensi!- rispose lei.
Harry la fissò incuriosito, ma lei non aggiunse altro. Videro Ron avvicinarsi da lontano e Hermione sollevò di scattò la testa, cercando gli occhi dell’amico.
- Harry, Ron..-
Ma lui la interruppe. – Credi che io sia davvero così scemo da andare a raccontarglielo?- chiese, visibilmente offeso. Si voltò a guardare l’amico che, dopo aver contato i libri che aveva in mano, si rese conto di qualcosa, probabilmente di averne lascio uno indietro, e ritornò sui suoi passi, scomparendo tra gli scaffali.
Harry si girò verso Hermione e si sporse verso di lei. – Penso che potrebbe infastidirlo!-
- Ma dai, non mi dire!- sbottò Hermione sarcastica.
- Sai, è suo fratello!-
- Solo per quello?- indagò Hermione.
Harry soppesò le sue parole. – Che cosa sai?- chiese, sospettoso.
Lei fece spallucce. – Ginny mi ha detto che ha una cotta per me!-
- Aveva!-
- Cosa?-
- Aveva una cotta per te. Ora ha una cotta per Lavanda!-
Hermione rimase a bocca aperta.  Questa proprio non se la sarebbe mai aspettata!
- Stai scherzando?-
- No!- rispose lui sorridendo. – Non da molto comunque! Un paio di settimane! Lei sembra essere interessata, ma Ron non si muove a fare passi avanti!- borbottò Harry.
- Il che, detto da te..-
- Ehi! Stavamo parlando di Ron, non di me!- la rimbeccò lui. – Comunque, secondo me se la prenderebbe in ogni caso, anche se gli interessa un’altra. Perché tu non hai scelto lui, ma suo fratello! Il che darebbe fastidio a chiunque!-
- Io non ho scelto nessuno!-
- Ma se hai appena detto che sei attratta da lui!-
- Sì, ma per quanto ne so potrebbe finire domani!-
Bugiarda!
Harry scosse il capo. Ci rinunciava: non poteva capire le donne!
- Il punto è che, scelto o no, a Ron darà sicuramente fastidio sapere che frequenti suo fratello!-
- “Frequentare” non è esattamente il termine esatto..-
- Hermione, falla finita!- sbottò lui e lei tacque. – Dobbiamo andarci piano con Ron! Meglio tenerlo allo scuro per un po’!-
- Magari per sempre!- borbottò lei, improvvisamente preoccupata al pensiero di quello che sarebbe successo se Ron li avesse beccati.
Harry sorrise. – Dubito che riuscirete a nasconderglielo per sempre! E se vi innamorate? E se vi sposate? Ehi, potreste dirglielo il giorno del vostro matrimonio!- propose, ridendo.
Hermione spalancò la bocca indignata. – Io non sposerò Fred! Che razza di problemi avete tu e Ginny con questa storia del matrimonio?-
- Ginny?- chiese lui, perplesso.
- Lascia perdere!- borbottò Hermione.
- Sta tranquilla, Hermione! A Ron ci penso io! Magari si innamora di Lavanda e si dimentica del tutto di te!-
- Speriamo!- mormorò Hermione.
Ron stava tornando verso il tavolo, perciò i due tacquero e non tornarono più sull’argomento per tutta la giornata. Mentre studiavano, Hermione rivolse un’occhiata a Ron. Provò ad immaginare come avrebbe reagito l’amico se, uscendo la sera prima, avesse assistito ad una scena come quella nella nicchia. Sarebbe svenuto. O li avrebbe uccisi. Rabbrividì e decise di non pensarci più. Sperò con tutto il suo cuore che Lavanda fosse abbastanza interessata a Ron da distrarlo..
 
 
 
Quando arrivò l’ora di cena, Harry e Ron avevano finalmente finito i compiti. Hermione li seguì in Sala Grande, mentre parlavano eccitati dell’allenamento di Quidditch del giorno seguente. Ginny era già seduta al tavolo di Grifondoro. Alzò il braccio e fece cenno loro di raggiungerla. Fred, George e Lee erano seduti a pochi posti di distanza. Hermione non aveva mai incrociato Fred, per tutta la giornata. C’era da dire che era sempre stata chiusa in biblioteca, dove, difficilmente, avrebbe potuto imbattersi in Fred Weasley!
Hermione sedette al tavolo ignorandolo e lui fece lo stesso. Per tutta la cena, parlò con Ginny del più e del meno. Con la coda dell’occhio, vide Fred rivolgerle qualche occhiata di tanto in tanto, ma continuò a fingere che non esistesse. Il suo nuovo piano “Ignora Fred Weasley” stava funzionando.
Evidentemente, il suo atteggiamento doveva aver infastidito Fred, perché, una volta radunati in Sala Comune, passò la serata a lanciarle sguardi profondi e ghigni maliziosi. Sedette affianco a loro assieme al gemello e impiegò tutte le energie possibili per infastidirla.
- Allora, come è andata la ronda ieri sera?- chiese, indifferente.
Hermione rabbrividì mentre pensieri proibiti cominciavano a formarsi nella sua mente, ma mantenne uno sguardo impassibile.
- La solita seccatura!- rispose tranquilla.
- Non è stata una passeggiata piacevole?- chiese, marcando bene l’ultima parola.
Lei sorrise. – In effetti, è stata più noiosa del solito!- rispose, marcando l’aggettivo il più possibile.
Fred non sembrò scomporsi minimamente per quel commento. Ginny nascose un sorriso dietro Il Quidditch attraverso i Secoli.
- Ti sarai spaventata a pattugliare quei corridoi sola soletta!- la prese in giro.
Hermione dovette congratularsi mentalmente con Fred per quell’uscita. Era difficile trovare una risposta abbastanza convincente.
- Io non ho paura di niente!- sbottò, alla fine.
Fred continuava a sorridere. Eppure le sembrava di essere stata convincente.
- E’ difficile spaventare Hermione!- intervenne Ron, mentre sistemava la scacchiera sul tavolo fra lui e Harry.
- Non direi, fratellino. Chiunque si spaventerebbe, se venisse attaccato alle spalle!- ribatté Fred.
Hermione tremò leggermente. Ron aveva fornito a Fred la possibilità di attaccarla nuovamente con una battuta. Maledicendo l’amico, Hermione rifletté su quelle parole e una visione fugace delle braccia di Fred che la avvolgevano le travolse la mente. La scacciò via, cercando di non pensarci. Era più difficile del previsto.
- Hermione non è stupida! Non si fa cogliere di sorpresa alle spalle!- continuò Ron, difendendola. – E poi ha sempre la bacchetta con sé, durante le ronde!-
Dannazione, Ron!
Fred sembrava sul punto di mettersi a saltare per la gioia.
- Sempre ammesso che non la perda!- commentò, fingendosi serio.
Ginny alzò perplessa lo sguardo dal libro, chiedendosi forse se si fosse persa qualche parte della conversazione.
Hermione cercò di bloccare la sua mente, ma quel dannato cervello iperattivo aveva già lasciato vagare le immagini davanti ai suoi occhi.
 
Il rumore di una bacchetta che cade a terra, una mano sulla sua bocca, la nicchia buia, i suoi occhi che la scrutavano nell’oscurità..
 
- Non capisco perché Hermione dovrebbe perdere la bacchetta! Pedone in C6!-
- Nei corridoi di Hogwarts può succedere di tutto!- rispose Fred, ghignando.
 
 
Frasi sussurrate, le sue mani sulla sua pelle, la sua bocca, le sue labbra, la sua lingua che assaggiava avida il suo collo, brividi intensi lungo la schiena...
 
 
- Io dico che stiamo facendo un discorso senza senso! Harry questa mossa potevi risparmiartela! Ti sei giocato buona parte della partita!-
- Io dico che dovreste smetterla!- sbottò Hermione. – Se non ve ne siete accorti, io sono qui!- disse, sventolando la mano.
Fred sorrise. – Oh, ciao Hermione! Come stai?-
Hermione gli rivolse uno sguardo infuocato. La rabbia spazzò via le immagini dalla sua mente e il suo cervello riassunse la consueta concentrazione.
- Stavo meglio quando te ne stavi a chilometri di distanza!- mormorò fra i denti, concentrandosi sulla partita di scacchi fra Ron e Harry.
- Hai mangiato Pallini Acidi a colazione?-
- Hai affilato la lingua di recente?- sbottò Hermione, senza guardarlo. Ma prima ancora di aver pronunciato l’ultima parola, si rese conto dell’errore madornale che aveva appena fatto. Un grosso, enorme, gigantesco errore!
Ci furono dei secondi di silenzio che a Hermione sembrarono secoli, poi la stoccata arrivò.
- Credo che te ne saresti accorta, se lo avessi fatto!- mormorò Fred.
Riluttante, Hermione passò lo sguardo da Harry e Ron, che stavano discutendo con i loro scacchi, ad alta voce, a che George parlava con Lee poco più in là. Nessuno sembrava essersi accorto della battuta. Nessuno. Tranne Ginny, ma lei non era un problema. Hermione tirò un sospiro di sollievo e si voltò a fulminare Fred.
Erano seduti vicini, leggermente lontani dal tavolo sul quale Harry e Ron stavano giocando a scacchi, ecco perché l’aveva sentito nonostante avesse parlato a voce bassa. Hermione dovette ammettere che, se avesse voluto veramente fare il bastardo, l’avrebbe detto a voce molto più alta, ma non si fece abbindolare troppo da quello strano moto di gentilezza. Si sporse vero di lui e lo fissò con furia crescente.
- Fallo di nuovo, Weasley, e giuro che userò la tua testa come zucca per la notte di Halloween!- sbottò, a bassa voce.
- Halloween è già passato!- puntualizzò lui.
Hermione lo fissò torva, senza battere ciglio.
Lui sorrise beffardo. – Va bene! Scusa, Granger, ma me l’hai servita su un piatto d’argento!-
- Perfetto, però adesso piantala!-
- Che c’è? Non ti piacciono le mie battute?-
- Dubito che ci sia qualcosa che mi piaccia di te!- sbottò, distogliendo lo sguardo per nascondere la palese bugia.
- Eppure non mi sembra che tu ti sia lamentata tanto della mia lingua affilata, ieri sera!-
Hermione doveva imparare a cucirsi la bocca. Si voltò di scatto e trovò il volto sorridente di Fred che la sfidava a contraddirlo.
La sua lingua...
No! Hermione, resta concentrata!
Sfoderando il suo migliore sorriso ironico, mormorò: - Sinceramente, Weasley, mi aspettavo di meglio!-
Hermione provò un moto di soddisfazione quando vide il dubbio insinuarsi negli occhi del ragazzo. Purtroppo però, Fred la sapeva lunga. Recuperò immediatamente il suo sorriso spavaldo e disse: - Non sei capace a dire le bugie, Granger!-
Dannazione, era vero! Non era capace a dire le bugie, ma aveva pur sempre la testa dura come la corazza di uno Schiopodo Sparacoda, paragone non troppo carino ma efficace!
- O forse sono estremamente brava!- commentò, guardandolo dritto negli occhi senza indugiare.
Questa volta nessun lampo di incertezza attraversò i suoi occhi. – Non provocarmi, Granger!-
- Perché, altrimenti che succede?- chiese, sprezzante.
Fred rise piano, ma non rispose alla domanda. – Hai qualche lamentela da porgere riguardo a ieri sera?-
Hermione si finse dubbiosa. – E’ che non saprei proprio da dove cominciare!-
- Se vuoi ti rinfresco la memoria! Anche se dubito che tu ne abbia bisogno!- aggiunse, malizioso.
Hermione arricciò le labbra, attenta a non lasciarsi prendere dal panico. – Hai ragione! Certe brutte esperienze sono difficili da dimenticare!-
Fred rimase impassibile. – Continua a ripetertelo, magari prima o poi ci credi!-
- Ne sono già convinta!- rispose lei.
Lo sguardo di Fred si fece improvvisamente intenso, si avvicinò e sorridendo mormorò: - E se ti dicessi che non hai ancora visto il meglio di me?-
La sicurezza di Hermione vacillò. Stava bluffando, vero? Eppure, dentro di sé, sapeva che quello doveva essere solo l’inizio. Sapeva che mentiva a se stessa dicendo che aveva tante cose di cui lamentarsi. Perché non c’era niente di cui lamentarsi! Ma non lo avrebbe mai ammesso, probabilmente nemmeno sotto Veritaserum! Fred Weasley ci sapeva fare. E pure tanto!
Evidentemente, Fred aveva capito subito il dilemma avvenuto nella sua mente, perché il suo sorriso si allargò.
- Togliti quel sorrisetto dalla faccia!- sbottò nervosa.
- Chi è che ha la lingua affilata, adesso?-
Hermione decise di ripagarlo con la stessa carta. – Non mi sembra di aver sentito lamentele in proposito!-
- Perché non ho niente di lui lamentarmi, Granger!- rispose lui.
Hermione arrossì, sentendosi improvvisamente nervosa.
Mentiva? O diceva sul serio?
- Non ti sto mentendo!- disse lui, rispondendo a quella domanda muta che aveva sicuramente letto nei suoi occhi e nelle sue guance rosse per l’imbarazzo.
- Di che state parlando voi due?- chiese Ron, mentre preparava la scacchiera per la seconda partita.
- Di niente!- rispose Hermione, distogliendo lo sguardo da Fred. – Io vado a dormire!- annunciò lei, scattando in piedi.
- Salgo con te!- disse Ginny alzandosi.
Fred la seguì con lo sguardo finché non scomparve. Una volta sole in camera di Hermione, Ginny scoppiò a ridere e non smise nemmeno quando Hermione si fermò a guardarla con le braccia incrociate e l’espressione scocciata.
- Hai sentito tutto, vero?-
- Ogni parola!- rispose l’amica, tra le risate. – Hermione, ammetterai che ti sta provocando come si deve!-
- Non ho mai sostenuto il contrario!- sbuffò lei, sedendosi sul letto.
- Be’, guarda il lato positivo!-
- Perché? C’è un lato positivo?- chiese Hermione, avvilita.
Il sorriso di Ginny era carico di malizia. - Certo! Se questo era solo l’inizio, pensa a come sarà dopo!-
Fu molto veloce a evitare il cuscino che Hermione le lanciò.
- Sei peggio di lui!-
Ginny fece spallucce, restituendo il cuscino a Hermione. – Io, se fossi in te, non vedrei l’ora di metterlo alla prova! Hai bisogno di un po’ di sano divertimento!-
Hermione le rivolse uno sguardo torvo, ma qualcosa dentro di lei si mosse. Il meglio doveva ancora venire? Sì, era curiosa. Doveva ammetterlo. Ginny aveva ragione. Se quello era stato solo l’inizio, allora Fred Weasley riservava davvero delle sorprese. Belle sorprese. Molto belle.
- Ci stai pensando, vero?- si intromise Ginny, sorridendo e puntandole un dito contro.
Per tutta risposta, Hermione ringhiò e si gettò stesa sul letto, con la faccia premuta contro il cuscino, sperando di soffocare.
- Se vuoi un consiglio..-
- Non credo di volerlo!- borbottò, la voce ovattata dalla stoffa.
- Io te lo dico comunque! Hai due possibilità: o prendi a calci il tuo orgoglio, scendi disotto, lo trascini nella Stanza delle Necessità e verifichi la veridicità delle sue parole, oppure..- si interruppe.
Hermione alzò la testa dal cuscino e la fissò. – Oppure?-
- Oppure, e questa è davvero un’idea geniale, continui con il tuo piano iniziale, ma giocando come si deve, provocandolo e impedendogli di riprendere le redini. Fred è uno tosto, dubito che riuscirai davvero a soffiargli di mano il controllo!-
Hermione la fissò, aspettandosi l’altra parte del suo brillante consiglio, ma visto che Ginny non proseguiva, le chiese sarcastica. – Quale sarebbe, allora, la parte geniale?-
L’amica sorrise. – Non è ovvio?-
- No!-
Sollevando gli occhi al cielo, Ginny si acciambellò sul letto di Hermione, che si mise a sedere per guardarla.
- Non riuscirai a soffiargli di mano il controllo, ma non è quello il tuo obiettivo!-
- Ah no?- chiese lei, perplessa.
Ginny scosse il capo. – Cercando di controllarlo, lo provocherai e lo spingerai a dare sul serio il meglio di sé, ed è proprio questo il tuo obiettivo!-
- Continuo a non capire!- mormorò lei, ma un’idea stava prendendo forma nella sua mente. E non la calmava nemmeno un po’!
Ginny sbuffò. – Hermione esci da quel guscio e divertiti per una volta nella tua vita. Lasciati andare! Sei attratta da lui, lui è attratto da te! Questo basta! Ne vale la pena, fidati di me!-
Hermione rifletté sulle sue parole poi commentò: - Quindi che io scelga la prima opzione o la seconda, l’obiettivo è comunque..- si interruppe, incapace di concludere.
- Farti mio fratello!- concluse Ginny, saggiamente.
- Perché devi essere sempre così diretta?-
- Sono una Weasley, buon sangue non mente! Comunque, provo a dirtelo in modo meno diretto. Il tuo obiettivo è rispondere a quell’attrazione, lasciarti trascinare dai sentimenti che provi! Scoprirai dove ti stanno conducendo solo se gli permetterai di portarti con loro!-
Hermione sorrise. – Questo sì, che è un gran consiglio!-
Ginny la abbracciò. – Sono davvero curiosa di sapere se quel che dice di se stesso è vero!-
- Ginny!- esclamò, scostandosi bruscamente. – E’ tuo fratello!-
- Lo so! Non prendermi per una malata mentale, ma visto quel che ha fatto finora...- lasciò in sospeso la frase.
Hermione, purtroppo, dovette concordare!
- Inoltre, pensa alla faccia che farà quando scoprirà che puoi tenergli testa!- disse Ginny.
In quel momento, una scarica di adrenalina attraversò Hermione. Le sembrò di sentire un ruggito nel suo cuore. Ginny aveva usato le parole giuste. Lei era Hermione Granger e poteva tenere testa a chiunque! Compreso Fred Weasley!
Hermione scosse la testa, sempre sorridendo. – Se si aspetta veramente che non reagirò, allora è più stupido di quanto pensassimo!-
Fred le aveva detto che, giocando con il fuoco, si sarebbe scottata..e le sarebbe piaciuto!
Era ora che lo capisse anche lui!
- Che intendi fare?- chiese Ginny, saltellando eccitata.
- Oh, nulla di che!- ironizzò Hermione con un ghigno. – Voglio solo insegnargli a scottarsi un pochino!-
 
 
 
 
 
La Sala Comune era deserta. Lee Jordan stava appendendo un nuovo annuncio per trovare studenti disposti a testare le Merendine Marinare. Non sentì i passi in arrivo alle sue spalle, ma sobbalzò quando Hermione e Ginny lo afferrarono, trascinandolo su una poltrona e costringendolo a sedersi.
- Ragazze, ma che..?-
- Shh!- lo zittì Ginny.
Lee strinse il foglio fra le sue mani e guardò Hermione. – Pagherò le conseguenze per questo?-
Lei scosse la testa e sorrise. – Non mi interessa delle Merendine Marinare!-
Lee la fissò a bocca spalancata. Era un sogno! Non poteva averlo detto veramente! Sarebbe stato come sentire Draco Malfoy decantare le qualità di insegnante di Hagrid!
- Ti senti bene?- chiese allibito.
- Benissimo! Lee ti ricordi della scommessa?-
- Quella che avete perso?- aggiunse Ginny.
Lee annuì ma non commentò.
- Be’, prima o poi decideremo quale penitenza toccherà a te e alla tua squadra. Ma potremmo dimenticarci di te, se tu...ci fai un piccolo favore!- propose Hermione.
Lui la fissò, leggermente spaventato. – E’ una cosa pericolosa?-
- No! In realtà è semplicissima! Ma non dovrai dirlo ad anima viva, o sarà pericoloso per davvero!- rispose Ginny. Lee notò che il suo sguardo malefico e ribelle assomigliava tremendamente a quello dei gemelli.
- Di cosa si tratta?-
Fu Hermione a rispondere.
- Mi servono gli orari delle tue lezioni!-
- Tutto qua?- chiese sorpreso.
- No!- rispose lei e cominciò a spiegare.
Quando finì, Lee guardò accigliato le due ragazze e pensò che sarebbe stato decisamente meglio pagare la penitenza di quella scommessa persa!
 
 
 
 
Per tutta la mattinata, Hermione era stata visibilmente nervosa. Quando arrivò l’ora di Storia della Magia, subito dopo pranzo, dileguò Harry e Ron con la scusa di un forte mal di testa, dicendo che avrebbe saltato la lezione di Ruf. I ragazzi la guardarono come se si fosse trasformata improvvisamente in un Avvincino, ma lei scappò via prima che potessero reagire. Corse nel dormitorio, posò la borsa con i libri e scese rapidamente, correndo verso il passaggio e poi fuori dalla Torre di Grifondoro. Si avviò verso il quinto piano.
Era il piano più assurdo che le fosse venuto in mente, ma Ginny era convinta che fosse brillante. Coinvolgere Lee era stato rischioso, ma era troppo terrorizzato da Ginny: non le avrebbe tradite.
Quando raggiunse il quinto piano, rallentò e cominciò a camminare con aria tranquilla, come se si trovasse lì per caso. Il fatto era che non era assolutamente lì per caso. A metà corridoio, come previsto, una porta si spalancò e ne uscì Fred Weasley, intento a riparare una bruciatura che aveva aperto un buco nel suo maglione.
Grazie a Lee, era venuta a conoscenza del fatto che, durante le ore vuote della giornata, lui, Fred e George sperimentavano nuovi prodotti in un’aula in disuso del quinto piano. Era una zona piuttosto isolata del castello. A quell’ora, nelle aule in uso lì intorno, non era in corso nessuna lezione. Era il posto perfetto!
- Una delle tue invenzioni ti si è ritorta contro?- chiese Hermione divertita.
La testa di Fred scattò rapidamente nella sua direzione. Quando la vide, davanti a sé, sorrise.
- Granger, non dovresti essere a lezione?-
- Non hai risposto alla mia domanda!-
- Tu non hai risposto alla mia!-
- Ma te l’ho fatta prima io!- rispose lei, testarda.
Alzando gli occhi al cielo, Fred indicò la bruciatura. – Stiamo provando a creare un nuovo Fuoco Forsennato, ma George e Lee oggi avevano di meglio da fare che aiutarmi a non prendere fuoco!- sbottò.
Hermione trattenne un sorriso. Oh sì, avevano sicuramente di meglio da fare.
- Tocca a te, Granger!- esclamò Fred.
Lei sorrise. – Ho saltato Storia della Magia!-
Fred sgranò gli occhi. – Scherzi!-
- Fred, sono qui davanti a te! Come posso essere anche a Storia della Magia?- sbottò lei, in tono saccente.
- Hermione Granger che salta una lezione!- mormorò sbalordito. – Scusa, ma è un evento degno di nota!-
- Anche le brave ragazze si prendono una pausa, a volte! Sono i perdigiorno come te ad essere casi irrimediabili!-
- Adesso sì che riconosco la vera Hermione Granger!- esclamò, ridendo.
- Se vuoi posso aiutarti con quel Fuoco Forsennato!- propose lei, indicando il maglione bruciato del ragazzo.
Lui sollevò un sopracciglio. – Qualcuno ha corretto il tuo succo di zucca?-
- Weasley è risaputo che sono migliore di te con gli incantesimi!- disse lei, ignorando la battuta.
Fred parve valutare la proposta, forse cercando di capire se dietro ci fosse un tranello. Fece esattamente quello che Hermione si aspettava che facesse: riaprì la porta dell’aula e le fece cenno di entrare. Nel dubbio, avrebbe giocato su un terreno sicuro, prendendosi il tempo di studiare le mosse dell’avversaria. Hermione si trattenne dall’esultare. Era fin troppo prevedibile!
Hermione osservò la stanza. Era piena di banchi accostati alle pareti, talmente attaccati da formare una specie di gigantesco unico tavolo. Sui muri vide i segni delle bruciature lasciati dai Fuochi. Il vetro di una finestra era rotto e un vento freddo entrava nella stanza, che, tuttavia, era calda per via delle varie esplosioni che erano avvenute al suo interno. La lavagna era stata staccata dalla parete e appoggiata in un angolo. Il soffitto era pieno di ragnatele e alcune travi sembravano essere in pessimo stato. La cattedra era scomparsa.
Guardandosi intorno, Hermione si appoggiò a uno degli estremi di quella specie di tavolo formato dai banchi e ci salì sopra agilmente, accavallando le gambe. Il suo sguardo cadde su Fred, che la stava fissando, ancora perplesso.
- Che c’è?- chiese lei.
- Sto cercando di capire in che modo cercherai di farmi espellere! Sempre che funzioni!- aggiunse, spavaldo.
Hermione sorrise. – Non sono qui per farti espellere!-
- Ah no?- chiese, rilassandosi.
Hermione scosse la testa, estrasse la bacchetta e la puntò verso il maglione di Fred. La bruciatura scomparve e la stoffa tornò integra.
Fred guardò il maglione poi Hermione. – Sei qui per insegnarmi a riparare i vestiti?- chiese divertito, avvicinandosi.
Buffo come i ruoli si fossero invertiti. Ora, era Fred a servirle le battute su un piatto d’argento.
- No, sono qui per toglierti i vestiti!-  rispose, seria.
Fred alzò lo sguardo di scatto e la fissò come se si fosse appena trasformata nella Umbridge.
- C-cosa?-  balbettò.
Come vorrei la macchina fotografica di Colin!
L’espressione stupefatta di Fred fu la goccia che rovesciò completamente il vaso dell’indecisione di Hermione. Provò un piacere sadico nel comprendere che effetto avesse su di lui. Sapeva di averlo in pugno e si sarebbe goduta quell’istante fino all’ultimo respiro.
Con un sorriso malizioso, afferrò i lembi del maglione di Fred all’altezza del petto e lo attirò verso di sé. Sciolse le gambe e le aprì leggermente, in modo che stessero ai lati di quelle di Fred. Con un dito scese lungo il petto del ragazzo, disegnando una linea immaginaria sul suo torace, sui suoi addominali, prima di fermarsi sul bordo dei pantaloni. Lo guardò senza arrossire, nessuna traccia di incertezza sul suo volto, e sorrise di nuovo.
- Sai, siamo davvero partiti con il piede sbagliato!- mormorò.
Fred si schiarì la voce, mentre Hermione continuava a disegnare cerchi immaginari lungo il suo corpo, accarezzando prima gli addominali, poi il petto, scendendo giù lungo il fianco e tornando su verso il collo. L’altra mano di Hermione stringeva ancora saldamente il maglione.
- Tu dici?- chiese Fred, fingendosi indifferente, ma il tremolio nella sua voce parlava chiaro.
Hermione annuì e il suo dito cominciò a disegnare i contorni della labbra di Fred, che si aprirono leggermente.
- Insomma, perché girarci intorno e non goderci questo momento?-
Fred chiuse gli occhi e li riaprì, pensando forse di essere ancora nel suo letto nella Torre di Grifondoro a sognare. Ma Hermione era reale. Eccome se lo era!
- Mi prendi in giro, Granger?- chiese serio.
- Ti sembra che abbia voglia di scherzare?- sbottò lei, con una smorfia.
Sulle labbra di Fred si stese un sorriso beffardo, così malizioso che, se Hermione non avesse dovuto mantenere il pieno controllo della situazione, le avrebbe fatto tremare violentemente le gambe.
- Non credo!- rispose Fred, avvicinandosi. – Eppure mi sembra di avere ancora tutti i vestiti addosso!-
Giocare con Fred Weasley e sfidarlo non era per niente facile, Hermione lo aveva capito fin da subito. Ma non aveva nessuna intenzione di essere sconfitta. Quello era il suo momento!
Con un movimento rapido, il maglione di Fred volò in un angolo indefinito della stanza. Sorridendo, Fred calò le sue labbra su quelle di Hermione e la rapì con un bacio travolgente. Scossa nel profondo dall’oblio che solo i suoi baci sapevano regalarle, Hermione spese cinque minuti buoni della sua vita per concedersi a lui, dimenticando di avere un piano, un obiettivo. Lasciò che il suo bacio la stordisse, godendosi quella strana sensazione che le regalava.
Decise che il momento di lasciarsi andare era finito e tornò, seppur a fatica, con i piedi ben saldati a terra. Le sue mani cominciarono a slacciare lentamente il nodo della cravatta, che cadde a terra pochi secondi dopo. Le mani di Fred si insinuarono sotto la camicia di Hermione e cominciarono ad accarezzarle la schiena. Sapeva che Fred non se ne sarebbe stato immobile, ma era preparata e poteva farcela. Lentamente, separò la bocca dalla sua e scese a stuzzicargli il collo come lui aveva fatto la sera prima. Morse il lobo dell’orecchio e scese sulla pelle chiara, leccando con avidità, mentre le sue dita slacciavano i bottoni della camicia. Le mani di Fred non avevano smesso un secondo di accarezzarla, ma si bloccarono quando lei gli morse la spalla e un sospiro sfuggì dalle sue labbra. Hermione sorrise compiaciuta sulla sua pelle. Risalì lentamente lungo il collo, mentre le sue mani esploravano il fisico asciutto del ragazzo. Seguì la linea dei suoi addominali, per poi risalire lungo il torace e accarezzargli lentamente il petto, mentre la sua bocca tornava su quella di Fred, e un nuovo bacio soffocava i loro respiri sempre più affannosi. C’era qualcosa di magico nel modo in cui la sua lingua lottava per possederla, per dominarla. Ma Hermione non poteva essere dominata, non quel giorno! Non aveva più freni, non c’era più niente a trattenerla.
Una mano scivolò di nuovo verso il basso, passando per i suoi addominali, ma prima che potesse proseguire oltre, Fred la afferrò, ridendo sulle sue labbra.
- Non così in fretta, Granger!- sussurrò.
Prima che Hermione potesse reagire, Fred le strinse la vita con la mano ancora insinuata sotto la camicia e la spostò all’indietro, stendendola sui banchi dietro di sé. Il suo braccio scivolò via e la sua mano corse ad afferrare l’altra di Hermione. Le circondò i polsi e li immobilizzò sul legno sopra la sua testa. Si stese sopra di lei, senza pesarle addosso e la sua bocca cominciò a segnarle il collo di baci e morsi finché fu Hermione a lasciarsi sfuggire un gemito, quando Fred strinse più forte la pelle fra i denti. Non era nemmeno lontanamente doloroso. Anzi, non esisteva nulla di più piacevole. La stabilità di Hermione stava vacillando. La sua concentrazione era sempre più debole.
Tenendole i polsi con una mano sola, percorse con l’altra la gamba di Hermione, accarezzandole la coscia, fin sotto la gonna. Un brivido le attraversò la schiena, e il suo corpo si inarcò, sfiorando quello di Fred. Il suo equilibrio vacillò e, mentre le piegava la gamba, stringendola al suo fianco, scivolò su di lei. Hermione sentì la sua erezione nello stesso istante in cui Fred le catturò di nuovo le labbra, soffocando il gemito di entrambi.
L’oblio incombeva su di lei. Voleva trascinarla giù, non avrebbe resistito ancora per molto.
Era giunto il momento di riprendersi ciò che le spettava.
Fred aveva abbassato la guardia, quindi ora o mai più. Liberò velocemente i polsi dalla sua presa e lo afferrò per le spalle. Con uno scatto agile, lo spinse di lato e rotolò assieme a lui. Si ritrovò stesa sul suo corpo perfetto, i bacini di nuovo a contatto. Una scarica potente le attraversò il corpo, distraendola. Cercò di riprendersi velocemente. Sollevò il bacino quel tanto che bastava, poi tornò avida sulla sua bocca. Le mani di Fred accarezzarono  le sue gambe, risalendo poi verso la schiena, dove si insinuarono sotto la camicia. Rendendosi forse conto che Hermione era ancora del tutto vestita, Fred le tolse il maglione con un gesto rapido e impaziente. Con un potente colpo di reni, sollevò la schiena e circondò Hermione con le braccia, stringendola a sé. Fu inevitabile. I loro bacini si scontrarono e una potente scarica di desiderio trascinò Hermione sull’orlo dell’oblio.
Le labbra di Fred scesero sul suo collo mentre le sue mani le slacciavano la camicia.
Stava per precipitare, se lo sentiva.
Strinse i suoi capelli fra le mani e aprì gli occhi. Il muro grigio e malandato della stanza ricambiò il suo sguardo. Un briciolo di lucidità brillò nella sua mente e le ci si aggrappò con tutte le sue forze.
Afferrò le mani di Fred e le allontanò dalla sua camicia. Lo spinse verso il basso, premendo sul suo petto poi, senza dargli il tempo di reagire, cominciò a baciarlo, tracciando una scia lungo il suo corpo. Passò lentamente la lingua sui suoi addominali e lo sentì trattenere il fiato. Ogni suo muscolo era contratto e si stringeva ancora di più quando Hermione ci passava sopra, baciando o mordendo. L’oblio continuò ad allontanarsi, mentre Hermione riprendeva le redini e tornava in sé. Con una mano scostò il lembo della camicia che era rimasto sul suo fianco e lo accarezzò, mentre la sua bocca si fermava sull’orlo dei pantaloni. Afferrò il bottone con i denti e tirò, slacciandolo. Bacio lentamente la sua pelle, sfiorando con la lingua l’orlo dei boxer. Poi, lentamente, sollevò lo sguardo e, con un sorriso malizioso, strisciò lungo il suo corpo, risalendo fino a trovarsi occhi negli occhi con lui. Fred aveva lo sguardo lucido, scosso dallo stesso desiderio che stava bruciando lei. Le sue labbra erano umide e rosse. Hermione scese sulla sua bocca e lo baciò, lentamente. Spiazzato da tanta delicatezza, Fred chiuse gli occhi e si lasciò trasportare. Era talmente distratto dal bacio di Hermione, che non si accorse subito che la ragazza si era staccata. Hermione balzò giù dal banco, afferrò il maglione e la bacchetta e lo guardò sorridendo.
Era una visione che Hermione non avrebbe mai dimenticato.
Era seduto sull’orlo del banco, i capelli scompigliati, la camicia aperta, lo sguardo perso. La fissava senza capire, sconvolto perché tutto era finito all’improvviso. Poi un lampo di consapevolezza attraversò i suoi occhi ancora carichi di desiderio. Sorrise, scuotendo il capo e guardò Hermione con rinnovato stupore.
- Ti ho sottovalutata, Granger!-
- Puoi dirlo forte, Weasley!- mormorò lei, avvicinandosi.
Lo baciò un’ultima volta, si allontanò e uscì sorridendo dalla stanza. Camminando lentamente, si infilò il maglione e riallacciò i primi bottoni della camicia. Si sistemò la gonna e i capelli, sperando di non aver un aspetto troppo bizzarro.
Percorse la strada fino al dormitorio camminando a tre metri da terra. C’era riuscita! Era riuscita a controllarsi! Era riuscita a controllarlo, a tenerlo in suo potere anche se per pochi istanti. Aveva deciso lei come, quando e dove iniziare ed era stata lei a decidere che doveva finire. Sapeva perfettamente di aver appena innescato una bomba.
Si lasciò cadere su una poltrona nella Sala deserta. Tutti gli studenti dovevano essere ancora a lezione.
Fred si sarebbe vendicato. Eccome!
Hermione pensò a quello che era appena successo e una ribelle parte di sé desiderò ardentemente che quella vendetta arrivasse presto!
 
 
 
 
Nell’aula abbandonata del quinto piano, Fred era steso sui banchi, la camicia ancora slacciata. Fissava il soffitto pieno di ragnatele, incapace di realizzare quanto era appena successo.
La Granger lo aveva preso in giro. Miseriaccia, ci era riuscita. E pure bene. Si era fatto incantare dalle sue parole, dal suo sguardo sicuro, dai suoi baci ardenti. Aveva abbassato la guardia.
Si guardò intorno e pensò all’improvviso impegno di George e Lee. Scoppiò a ridere da solo come un idiota, capendo al volo che il gemello e il suo amico avevano donato la loro lealtà alla sua “nemica”.
Saltò giù dal banco e cominciò a riallacciarsi la camicia! Era ora di andare a riportare la loro lealtà al giusto posto! Perché ora aveva bisogno di un piano!
Doveva vendicarsi! E sarebbe stata una vendetta lenta e molto, molto piacevole. Una tortura che avrebbe rischiato di far crollare anche lui, ma non gli importava.
Se doveva davvero precipitare nell’oblio, allora lei sarebbe venuta giù con lui!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

 
 
Salve a tutti! : )
L’ho detto e lo ripeto: GRAZIE! Per le recensioni, per seguire e leggere la storia, per gli incoraggiamenti e per tutto! Siete davvero fantastiche, non so come farei senza di voi!
Come avevo leggermente anticipato, cose strane stanno cominciando ad accadere nei corridoi..e nelle aule vuote : D Non ho molti commenti da fare su questo capitolo, o comunque, al momento, non mi viene in mente niente! Harry è un personaggio difficile su cui scrivere, so che lo sto eclissando un po’ dietro le quinte, ma prometto che avrà maggiore scena nei prossimi capitoli! Anche perché adoro il suo rapporto con Hermione (vedi l’inizio del capitolo!).
Potteriani, in alto le bacchette sempre e fatemi sapere che ne pensate del capitolo! : )
Baci
Amy : )
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Non puoi resistermi ***


Capitolo 7
Non puoi resistermi
 
 
 
 
 
 
Erano passati quattro giorni dall’incontro avvenuto al quinto piano con Fred. Quattro giorni in cui nessuno dei due aveva minimamente accennato all’accaduto. A cena e in Sala Comune si erano stuzzicati come sempre, battibeccando per ogni cosa, ma niente al di fuori della consueta normalità. Hermione cominciava a preoccuparsi. Era convinta che Fred non avrebbe perso tempo e che avrebbe osato di tutto pur di vendicarsi. Al contrario delle aspettative, Fred si era comportato come sempre, infastidendola più con battute legate alla sua spilla da Prefetto che a quello che era successo durante la ronda o al quinto piano. Hermione notò, con un certo stupore, che era diventato perfino gentile. A tavola, le chiedeva di passarle il cibo senza sussurri provocatori e occhiate maliziose, chiedendo sempre “per favore” e ringraziandola ogni volta con un sorriso...normale!
Durante le  lunghe riflessioni nel suo letto, prima di addormentarsi, o con Ginny nella loro ala segreta del sesto piano, Hermione cercava di capire il comportamento di Fred. Si era aspettata di tutto. Tranne l’indifferenza! Da una parte, si ritrovò più volte a tirare un sospiro di sollievo. Per quanto si ostinasse a mostrarsi forte e impassibile, aveva vissuto i primi due giorni assalita continuamente da attacchi di paranoia. Una parte di sé, temeva veramente la vendetta di Fred.
Invece, la parte  ribelle di sé, quella che l’aveva condotta su quella via tortuosa, cominciò a muoversi nervosamente nei meandri del suo cervello. Hermione avrebbe preferito confessare che il suo professore preferito era Piton, piuttosto che disintegrare il suo orgoglio ammettendo che era delusa! Sì, era delusa, perché quella vendetta lei l’aveva aspettata! Era arrivata perfino a desiderarla. Perché era quello il suo piano, no? E il comportamento di Fred in quei giorni ne aveva annunciato il fallimento.
Ginny continuava a dirle di stare tranquilla. Secondo lei, tutta quella moderata e gentile indifferenza era parte del piano malefico del gemello.
- Vuole farti sentire così! Vuole che il dubbio si insinui nella tua mente. E quando ti sentirai veramente al sicuro, colpirà senza pietà!- le disse, di giovedì sera nella Sala Comune deserta.
- Ginny, detto così lo fai sembrare Voldemort!- aveva borbottato Hermione.
Nonostante avesse reagito paragonando Fred al mago più oscuro di tutti i tempi, Hermione dovette ammettere che le parole dell’amica avevano affondato le radici nel suo cervello e avevano cominciato a germogliare.
E se fosse stato veramente così?
Sarebbe stato geniale, solo uno stupido non l’avrebbe ammesso. Per due giorni, Hermione aveva vissuto nel panico, aspettandosi qualunque cosa in qualunque momento, sapendo di avere un nemico invisibile che avrebbe attaccato nell’ombra e sapendo, soprattutto, di non poterlo prevedere e di non avere armi con cui combattere. Poi, lentamente, la sua ansia si era sciolta come neve al sole, trasformandosi in qualcosa di ancora più difficile con cui convivere. Di notte, lottava contro i ricordi di quello che era successo, cercando di impedire a quelle immagini di tormentarla. Era una battaglia molto più difficile di quanto fosse disposta ad ammettere. Perché nel profondo aveva desiderato la vendetta di Fred. Aveva davvero desiderato di scoprire cosa le sarebbe successo, voleva davvero mettere alla prova quell’odioso essere dai capelli rossi. Ma non era successo niente e questo pensiero la indisponeva parecchio.
Di giorno, si comportava come se nulla fosse. Ogni volta che incontrava i suoi occhi, assumeva un’espressione di salda indifferenza, ma dentro di sé le immagini riprendevano a scorrere e, bene presto, Hermione si rese conto che desiderava ancora quelle labbra. Desiderava ancora quelle mani che la accarezzavano. Desiderava ancora i suoi baci.
Lo desiderava ancora. Punto.
Hermione era talmente distratta da dubbi, incertezze e strane emozioni che le attanagliavano lo stomaco, da non pensare al fatto che, magari, fosse esattamente questo quello che Fred voleva. Che si distraesse, che dimenticasse di avere un conto in sospeso con lui. Ginny glielo fece notare quella sera davanti al fuoco, ma Hermione era talmente presa da tutti quei pensieri, che a malapena la ascoltò. Eppure, una piccolissima parte del suo cervello cominciò a ragionare febbrilmente. Eppure, nei meandri del suo cervello, le radici del dubbio avevano affondato gli artigli.
Aveva senso. Era addirittura logico. Quello era il suo piano.
Poi l’incertezza l’aveva travolta di nuovo e la giostra di pensieri aveva ricominciato il suo solito giro.
Era stata la settimana più lunga della sua vita.
 
 
 
 
Mentre uscivano dall’aula di Trasfigurazione, chiudendo ufficialmente le lezioni di quella settimana, Harry e Ron ricominciarono a parlare di Quidditch, riprendendo il discorso, iniziato durante la lezione, da dove lo avevano lasciato quando Hermione, già nervosa di suo, aveva minacciato di appenderli a testa in giù per le caviglie se non avessero smesso di distrarla.
Quel sabato, Grifondoro avrebbe giocato contro Corvonero. Nei corridoi si parlava solo di probabilità di vittoria, di tattiche, di cori, di possibili scherzi e di potenziali festeggiamenti. I giocatori delle due squadre si erano allenati tutta la settimana, pressati dai rispettivi Capitani. Harry e Ron tornavano tutte le sere zuppi dalla testa ai piedi. George si era beccato un raffreddore tremendo e Fred si era addormentato durante Incantesimi, bruciando per sbaglio la gamba del tavolo quando la bacchetta gli era scivolata di mano. Katy e Alicia sembravano due fantasmi. Angelina non consumava un pasto decente da giorni, aveva le occhiaie e lo sguardo folle. Nessuno si azzardava a chiederle niente. Braccava Harry e gli altri giocatori in giro per la scuola, bloccandoli fuori dalle aule per parlare di tattiche o per rifilargli ramanzine assurde che nessuno di loro ascoltava. Sembrava una versione femminile di Baston. Faceva quasi paura!
Comunque, fu proprio l’argomento Quidditch a sbilanciare l’equilibrata indifferenza che Fred riservava a Hermione.
La sera prima della partita, erano tutti in Sala Comune. Fuori la tempesta scuoteva il castello e i ragazzi della squadra erano tornati in pessimo stato dopo l’allentamento. Si stavano finalmente rilassando, quando Angelina li rapì per una riunione dell’ultimo minuto, radunandoli attorno a sé in un angolo della Sala, dopo aver urlato contro alcuni studenti del secondo anno che stavano giocando a scacchi troppo rumorosamente per i suoi gusti. Ginny e Hermione si scambiarono un’occhiata spaventata e ripresero a studiare nel silenzio più assoluto. Dopo quasi un’ora, Angelina li lasciò andare e si avviò su per le scale come una furia, borbottando che doveva cercare di dormire o i suoi nervi avrebbero ceduto e si sarebbe ritrovata ad Azkaban per duplice omicidio. Harry raccontò alle ragazze che, due giorni prima, si era trovata in disaccordo con i gemelli che volevano mantenere la tattica di difesa provata per ore e ore, invece di cambiarla all’ultimo minuto e prepararla in soli due allenamenti. Quella sera, l’argomento era stato ripreso e i tre si erano ritrovati a litigare..di nuovo!
Hermione, che comunque continuava a non capire una Pluffa di Quidditch, cercò di ascoltare la spiegazione di Harry e George e dovette purtroppo concordare con i gemelli!
Fred se ne stava seduto in poltrona con la testa fra le mani e i gomiti appoggiati alle ginocchia. Era talmente stanco e dolorante che non aveva nemmeno la forza di tenere gli occhi aperti.
- Rimpiango Baston!- borbottò, fra le dita.
Ginny sorrise. – Vuole solo vincere! Sta cercando di tirare fuori il meglio di voi!-
George, sollevò le sopracciglia. – Di questo passo non arriveremo interi alla partita! Perderemo per esaurimento nervoso!-
- Non perderete!- esclamò  lei, incoraggiante.
Ma la squadra, ormai, aveva cominciato a lamentarsi, bisognosa forse di sfogarsi.
Harry scosse la testa, massaggiandosi una spalla. – Oggi mi ha fatto fare le flessioni e un sacco di altri esercizi, perché dice che il mio braccio sinistro scatta più lentamente di quello destro e rischio di perdere il Boccino-
- Ma tu usi il braccio destro!- commentò Hermione perplessa.
- E’ quello che le ha risposto lui!- intervenne George, - Poi lei ha afferrato la mia mazza da Battitore e gli ha detto “Se ti colpissi con questa mazza, rompendoti il braccio destro, saresti in grado di catturarlo con il sinistro? Allenati!”. Nessuno ha avuto il coraggio di contraddirla!- concluse, scuotendo la testa.
- Ti ha restituito la mazza con così tanta furia che pensavo ti avesse rotto le costole!- commentò Fred, alzando lo sguardo.
Poi toccò a Ron lamentarsi. – A me ha fatto fare una valanga di esercizi e alla fine mi ha fatto schivare Bolidi per un’ora, dicendo che scansare  Bolidi è un ottimo allenamento per riflessi e reazioni rapide! Ho rischiato di perdere la testa un paio di volte! Li colpiva come se avesse avuto la forza di Hagrid!-
- Vogliamo parlare di quello che ha fatto fare a Katy e Alicia?- intervenne Harry, - Ha appesantito la Pluffa con un incantesimo e le ha costrette a tirare a distanza verso gli Anelli, cercando di fare punto! Poi ci ha costretti tutti a fare da ostacolo mentre lei e le altre due passavano a razzo per fare punto! Mi sono beccato una spallata di Alicia che mi ha quasi buttato già dalla scopa!-
- Almeno tu non sei stato costretto a parare Bolidi con la scopa rivolta al contrario, a testa in giù! Ho la schiena a pezzi!- borbottò Fred.
George annuì, con un mezzo sbadiglio. – Ci sta preparando ad ogni inverosimile evenienza! Nemmeno i Bulgari si allenano così!-
Lee, che si era unito a loro pochi minuti prima, sembrava piuttosto divertito. – Abbiamo un Capitano un tantino irascibile quest’anno!-
- E’ peggio di un Ippogrifo in preda ad un attacco d’ira!- brontolò Ron.
Fu l’intervento di George a sconvolgere il precario equilibrio di Hermione.
- Fred, pensi di poter tornare con lei almeno fino alla fine del campionato? Magari riesci a calmarla!- chiese al gemello, e sembrava piuttosto serio.
Lee scoppiò a ridere davanti allo sguardo omicida di Fred. – Magari sfoga su di te la sua rabbia repressa!-
Ron guardò il fratello con una nuova speranza negli occhi azzurri. – Fred sacrificati! Ti  saremo eternamente riconoscenti!-
In quel momento, Hermione sentì qualcosa di fastidioso risalire la sua gola e inacidirle la bocca. Bruciava come Ardemonio e aveva lo stesso sapore di una Pozione Polisucco scaduta. Hermione impiegò solo pochi secondi a capire che quello era il sapore della gelosia! Il pensiero che Fred tornasse con Angelina aveva scatenato in lei un’ondata di gelosia così forte da farle venire la nausea. Con la coda dell’occhio, notò lo sguardo di Fred posato su di lei per pochissimi ed insignificanti secondi. Fred rivolse un sorriso al gemello, indeciso se infierire o lasciar perdere. Hermione sapeva che doveva aver notato qualcosa. Provò ad immaginare la sua espressione facciale e, visto che ciò che vide non le piacque per niente, provò a rilassarsi, accorgendosi, solo in quel momento, di quanto fossero tesi e ferrei i muscoli del suo viso. Tentò di assumere un’aria impassibile, anche se nessuno, a parte Fred e forse Ginny, sembrava aver notato la scintilla furente che aveva immobilizzato il suo sguardo.
- Sai, ora che mi ci fai pensare..- mormorò Fred, lasciando la frase in sospeso.
Harry annuì con sentimento. – Facci sapere cosa deciderai! Altrimenti George si fingerà te e onorerà la causa al posto tuo!-
- George non onorerà la causa di nessuno e non si sacrificherà al posto di nessuno!- commentò lui stesso, parlando di sé in terza persona. – Quella donna mi spaventa!-
- Non è poi così male, una volta che si calma!- intervenne Fred, scacciando l’aria con la mano.
La bile risalì velocemente nella bocca di Hermione, che avrebbe dato qualsiasi cosa in cambio di un bicchier d’acqua che la aiutasse a deglutire.
Tutti scoppiarono a ridere e Hermione costrinse la sua bocca a fare lo stesso. Ginny, approfittando di quel momento, si avvicinò a lei sul divano e le rivolse un sorriso complice e solidale.
- Comunque, scherzi a parte- aggiunse poi Fred, - non funzionerà! Angelina non tornerebbe mai con me, e io ho di meglio da fare che convincerla!-
La bile si prosciugò e Hermione provò lo strano impulso di mettersi a ridere, ma si trattenne.
- E cioè?- chiese Lee, curioso e ficcanaso come sempre.
– Inventare altri geniali prodotti per farci guadagnare mari di Galeoni, ad esempio!- rispose Fred, trovando l’approvazione del fratello.
- Concordo, copia mal riuscita del sottoscritto, ma la prossima volta che fai un esperimento aspetta che persone migliori di te assistano ai tuoi tentativi: non vorremmo che Silente fosse costretto a chiudere il quinto piano per incendio!-
Oh, miseriaccia..
Hermione era paralizzata. Tutti aveva riso alla battuta di George, senza capire il reale significato di quelle parole. Hermione stava scivolando nel panico più totale. George aveva insinuato qualcosa o si stava semplicemente riferendo all’incidente con il Fuoco Forsennato? Eppure Hermione aveva riparato il maglione di Fred, perciò come faceva George a saperlo?
Benissimo, la risposta era facile. George stava insinuando ben altro, dietro a quella battuta. Hermione aspettò con ansia il momento in cui Fred avrebbe aperto bocca. La vendetta tanto temuta stava arrivando a piccole dosi, e quella doveva essere sicuramente la prima. Strinse i pugni, fissando il pavimento di pietra dove la luce del fuoco si rifletteva in un gioco di luce dai toni rossi e gialli.
- La prossima volta ti avviserò! E comunque sono più bello di te!-  rispose Fred, sorridendo.
Hermione riuscì a convincere se stessa di aver sentito male. Nessuna battuta. Nessuna insinuazione. Fred non aveva sfruttato l’occasione d’oro. Normalmente, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di aver un’occasione simile. E invece, non l’aveva sfruttata. Ma allora perché George lo aveva detto? Era stata una coincidenza? Una casualità? Doveva cominciare a credere che il suo cervello non funzionasse più come una volta? Doveva farsi ricoverare al San Mungo?
Attanagliata da quei pensieri, Hermione quasi non si accorse che tutti si stavano alzando per andare a dormire. Prima di salire le scale, Fred le rivolse un rapido sguardo, sorridendole, e poi seguì  gli altri nel dormitorio maschile.
Contemporaneamente, lei e Ginny si voltarono l’una verso l’altra, con la stessa espressione di incredulità sui volti.
- Ho le allucinazioni?- chiese Hermione.
- Non lo so, ma forse io ho una teoria!- rispose Ginny.
- La stessa di ieri sera?-
- Temo di sì!-
- Sono spacciata!-
Ginny scosse la testa. – Sai, è davvero strano vedere Fred tenersi le battute per sé. È surreale!-
Hermione si voltò di scatto. – Ginny, non so se lo hai notato, ma tutta questa situazione è surreale!-
- No, questa situazione è surreale solo per il tuo cervello di brillante Strega! Perché per quello dei comuni mortali è una situazione fin troppo scontata!- puntualizzò Ginny.- Vieni a dormire?- chiese.
Hermione scosse la testa. – No, voglio finire questa traduzione! Domani c’è la partita e se Grifondoro vince ogni membro della Casa dovrà festeggiare o verrà dato in pasto ai Serpeverde!- borbottò, senza preoccuparsi di lasciar trapelare l’indignazione.
Ginny sorrise e si allungò per darle un bacio sulla guancia. – Questo si chiama spirito di appartenenza!-
- No, si chiama istinto di sopravvivenza!-
- Buonanotte!-
- Notte!-
Hermione rimase da sola nel silenzio più assoluto. Il fuoco si stava spegnendo, ma irradiava ancora calore. Le luci delle candele danzavano disegnando ombre lungo le pareti. Hermione stirò la schiena e si allungò sul divano, con il libro di Antiche Rune in mano. Stese la pergamena sulla pagina aperta e cominciò a scrivere le prime parole della traduzione. Era talmente assorta da non accorgersi dei passi alle sue spalle.
- Smetti di studiare, Granger! Fa male alla salute!-
La sua voce la sorprese, facendola sobbalzare. Il libro cadde a terra con un sonoro tonfo.
Hermione chiuse gli occhi e li riaprì, dopo un lento respiro. Si mise a sedere sul divano e si girò verso Fred, seduto sulla poltrona accanto, sorridente come sempre.
- Uno di questi giorni ti ritroverai affatturato, Weasley!- sbottò lei, raccogliendo il libro da terra e posandolo accanto a sé sul divano.
- Possibilmente non prima di domani mattina!- puntualizzò lui – Se mi succede qualcosa e Angelina scopre che è colpa tua, verrà a cercarti e ti crucerà personalmente!-
Hermione assottigliò lo sguardo, ma non commentò. – Cosa ci fai qui?- chiese, invece.
Fred scosse le spalle e allungò la mano sul tavolino, afferrando la sua bacchetta. – Avevo dimenticato la bacchetta!-
- Fantastico! Be’, buonanotte!- disse lei, alzandosi.
Effettivamente, Hermione sapeva quanto fosse stupido pensare di potersela svignare così facilmente. Ma la speranza era sempre l’ultima a morire.
- Perché tanta fretta?- chiese lui, seguendola.
- Ho sonno!-
- Bugiarda!-
- Vai a dormire anche tu Weasley! Non vorrei che un Bolide ti disarcionasse domani!-
- Ho colto del sarcasmo!-
- Pensa un po’...-
Una mano le afferrò il polso e la costrinse a voltarsi. Si ritrovò schiacciata contro la parete. La presa sul suo polso si allentò fino a scomparire. Hermione rimase immobile, senza nemmeno respirare. Fred appoggiò gli avambracci contro la parete, ai lati della sua testa e la guardò sorridendo.
- Pensavi veramente che mi fossi dimenticato del tuo scherzetto?- sussurrò.
La sua voce era bassa, calda e suadente. Nei suoi occhi, Hermione vide una flebile luce dello stesso desiderio che li aveva accesi in quell’aula abbandonata. Sentì il corpo avvolgersi in una spira di calore, mentre la mente cercava di frenare quelle sensazioni. Batté rapidamente gli occhi, sperando di riacquistare lucidità, ma l’intensità dello sguardo di Fred la stava disarmando. La guardava come non l’aveva mai guardata prima. La spogliava e la desiderava con lo sguardo. Hermione sentì le guance ardere e il cuore battere furioso. Come poteva disarmarla così, solo con lo sguardo? Perché non era capace di resistergli? 
Fred si avvicinò, ma non troppo, in modo che i loro occhi continuassero a incontrarsi.
- Pensavi che non mi sarei vendicato?- sussurrò.
Hermione si sentì in dovere di rispondere. Raccolse a sé tutte le forze in suo possesso, cercando di non far tremare la voce.
- Pensavo che non avresti sprecato tempo!- rispose beffarda. La sicurezza nella sua voce convinse perfino se stessa.
Fred sorrise. – Hai ragione, mi sono fatto attendere. Sai perché?- mormorò.
Hermione scosse la testa e desiderò di non ricevere una risposta.
- Sai, ho pensato – sussurrò, senza lasciare andare i suoi occhi – a quanto sei stata crudele. Lo ammetto, sei stata brava! Ma hai ancora tante cose da imparare! Ti aspettavi una vendetta rapida e indolore. Perché regalarti questa soddisfazione?- chiese ironico, ridendo piano.
Lentamente, la sua bocca si avvicinò all’orecchio di Hermione. Lei chiuse gli occhi, mentre il cuore si fermava, incapace di proseguire oltre la sua corsa.
- Ho deciso che mi vendicherò – disse piano al suo orecchio.
Poi scese lungo il suo collo, sfiorando la pelle con la bocca, ma senza baciarla né toccarla veramente.
- Ma sarà una tortura lenta- mormorò sulla sua pelle.
Hermione represse un brivido, mentre il respiro le si fermava in gola.
- E smetterò solo quando ti avrò privato di ogni briciolo di orgoglio e spavalderia-
Lentamente risalì fino all’orecchio. Un altro brivido scosse il corpo di Hermione.
- Arriverai a desiderarmi talmente tanto da non riuscire a resistermi-
Scivolò di nuovo sul collo, con una carezza lenta delle labbra. Hermione strinse le dita sulla pietra fredda della parete, cercando di rimanere lucida e di non scivolare a terra. La verità era che diventava sempre più difficile.
Dal collo, la sua bocca salì verso l’alto. I loro nasi si sfiorarono, ma Fred fece attenzione a non toccare le sue labbra. Hermione aprì gli occhi, sentendo la forza dello sguardo di lui. Incontrò quegli occhi intensi e un’ondata di calore la travolse, rischiando di farle esplodere il cuore. Ricominciò a respirare, ma non mosse un solo muscolo. Rimase immobile, ancorata alla parete di pietra, braccata da quegli occhi che continuavano a vederla in profondità.
- Allora spero tu sia molto paziente, Weasley, perché non accadrà mai!- sussurrò. Questa volta, la voce le tremò e Fred colse la sua insicurezza.
- Smetti di lottare contro te stessa, Hermione! Ti fai solo del male!- mormorò.
Le sorrise, prima di chinarsi e sfiorare le sue labbra. Fu un contatto rapido e così leggero da sembrare quasi invisibile. Hermione provò l’innato impulso di afferrarlo e baciarlo per davvero, di trascinarlo con sé su quel pavimento gelido, liberandosi di ostacoli e freni inutili. Provò l’impulso di maledire la sua faccia tosta, di prendersi ciò che le spettava anche a costo di regalargli una soddisfazione. Per fortuna, si trattenne.
- Buonanotte!- sussurrò lui, con un ultimo sorriso.
Hermione non rispose. Non era sicura di poter aprire bocca senza rischiare di scattare in avanti e avvicinarsi di nuovo a lui per baciarlo. Rimase immobile contro la parete e lo guardò andare via.
Velocemente, si staccò dalla sua piccola ancora di salvezza e corse su per le scale. Si gettò vestita sul letto, cercando di calmare il respiro affannoso e il cuore impazzito.
La vendetta, alla fine, era arrivata. Hermione si chiese se fosse tremenda come Fred l’aveva appena descritta. La risposta alla sua domanda era ovvia, ma Hermione finse di non saperla. Scacciò ogni pensiero e cercò di addormentarsi, sperando con tutta se stessa di essere abbastanza forte da resistere. Abbastanza forte da resistergli.
Poco prima di sprofondare nel sonno, però, si chiese se ne valesse la pena.
 
 
 
 
 
 
La partita di Quidditch arrivò. Praticamente tutta Hogwarts era ammassata sulle tribune per assistere. I Serpeverde non persero tempo a dimostrare la loro antipatia per la squadra rosso-oro e, dalla loro tribuna, si sollevarono subito cori di scherno. Mentre aspettavano il fischio di inizio, Hermione raccontò tutto a Ginny, mormorandole all’orecchio gli eventi della sera prima.
- Visto? Era come ti dicevo io!- rispose lei. – Almeno ora sei preparata a quello che sta per accadere!-
- Non mi è di conforto la cosa!- rispose Hermione, tremando.
Ginny scoppiò a ridere. – Hermione, rilassati! Andrà tutto bene!-
- Odio il tuo ottimismo!- borbottò lei.
Ginny la abbracciò e indicò il campo. – Ora concentrati! La partita inizia!-
Lee cominciò la cronaca e l’attenzione di Hermione si concentrò completamente sulla partita. Grifondoro stava giocando bene, ma i Corvonero non andavano sottovalutati. Dopo due reti di Angelina, Corvonero segnò la sua prima rete. Un Bolide passò a un soffio da Alicia. Fred lo colpì con forza e lo indirizzò contro un Cacciatore della squadra avversaria. Poco dopo, il Battitore dei Corvonero intercettò Katy che lasciò cadere la Pluffa. Corvonero pareggiò pochi minuti dopo. Lo stadio esplose quando Angelina riprese il controllo del gioco e segnò. Fu un’azione talmente veloce che perfino Lee si confuse nel raccontarla al microfono.
George salvò la vita a Harry quando un Bolide gli si avvicinò pericolosamente. Dopo prese spettacolari e schivate teatrali, Angelina e Alicia segnarono altre due reti a testa.
Cho Chang sorvolava il campo, tallonando Harry. Il Prescelto improvvisò una mossa per sviarla, ma lei fu abbastanza rapida da non perdere il controllo della scopa. Un Bolide rischiò di disarcionare Angelina. George lo rincorse e lo spedì rapido contro una Cacciatrice di Corvonero che perse la Pluffa. Alicia la afferrò al volo e segnò un’altra rete.
- Che partita!- esclamò Dean.
- Gli allenamenti intensi di Angelina sono serviti!- esclamò Ginny, sopra il baccano dello stadio. – Non hanno mai giocato così bene!-
Hermione dovette concordare, mentre urlava e applaudiva per l’ennesima rete di Angelina. Poi Corvonero segnò tre reti di fila. Ron era stato distratto da un Bolide e aveva fatto passare la prima. Le altre due erano arrivate così velocemente da metterlo in difficoltà. Grifondoro era comunque in vantaggio, e la curva rosso-oro stava facendo tremare lo stadio. La professoressa McGranitt applaudiva forte, cercando, allo stesso tempo, di darsi un contegno. Silente, sorridendo beato, seguiva il gioco con interesse. Piton sembrava appena uscito da un bagno nel Lago Nero in compagnia della piovra.
Dopo altre due reti di Grifondoro, un Bolide colpito da Fred si abbatté rapido sul Cacciatore avversario, mancandolo di pochi centimetri. Hermione lasciò vagare lo sguardo su Fred. Ricordò i muscoli delle sue spalle, le sue braccia forti e gli addominali scolpiti.
Dannazione..
Con un lamento che il caos dello stadio inghiottì facilmente, cominciò a cercare Harry e lo vide compiere una picchiata pericolosa verso il basso.
- Ginny!- urlò, indicandolo.
L’amica le strinse la mano, mentre ogni persona presente nello stadio tratteneva il fiato. Poi Harry risalì a tutta velocità, con il braccio destro alzato e un lampo dorato scintillò nella sua mano. Il mondo parve esplodere. I Grifondoro scoppiarono in un grande e gigantesco boato. I Corvonero inveirono sconfitti, seguiti dai Serpeverde.
Mentre Hermione, Ginny, Seamus, Dean e Neville si abbracciavano saltellando e gridando, la squadra di Grifondoro faceva lo stesso a mezz’aria. Scesero a terra e si gettarono l’uno fra le braccia degli altri, mentre Harry alzava il pugno stretto attorno al Boccino, in segno di vittoria. L’intera Casa di Grifondoro invase il campo per abbracciare la squadra. Lee Jordan urlava estasiato al megafono, mentre la McGranitt, ridendo, tentava di strapparglielo via.
Hermione riuscì ad abbracciare Harry, che la strinse forte, saltando. Poco dopo, Ron li raggiunse e li abbracciò entrambi. Ginny corse nella loro direzione e saltò sulle spalle di Harry, che cominciò a ballare tenendola sulla schiena. Harry perse l’equilibrio e, ridendo, caddero entrambi sul campo erboso. Hermione e Ron scoppiarono a ridere, mentre gli amici si rialzavano. Ginny guardò Harry con un sorriso radioso e lui arrossì vistosamente. Hermione osservò la scena compiaciuta, sperando che Harry avesse finalmente colto il senso delle sue parole.
Poco dopo, qualcuno la afferrò e la prese in braccio. Era Fred. Preso dall’euforia della vittoria, aveva messo da parte malizia e provocazioni. Le rivolse un sorriso radioso e le scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
- Granger, sei sempre convinta che il Quidditch sia un gioco noioso e inutile?- chiese, ridendo.
Visto l’effetto che ha sul tuo fisico, direi proprio di no!
- Ammetto che è divertente!- rispose, sorridendo.
- La trascineremo al Lato Oscuro!- esultò George, mentre Fred la rimetteva a terra e correva assieme al gemello a stritolare Ginny.
Dopo aver abbracciato anche le tre Cacciatrici, Hermione tornò da Harry, che continuava a stringere il Boccino.
- Ci vediamo in Sala Comune?- gli chiese.
- No, aspettaci fuori dal campo, ci mettiamo un minuto!- rispose lui.
Uscì assieme a Ginny dallo stadio.
- Penso che andrò a consolare Michael!- borbottò,  visibilmente svogliata.
Hermione sorrise. – Oppure a lasciarlo!-
Ginny. – Non credo sia la serata giusta. Mollato dalla ragazza e sconfitto a Quidditch. Potrebbe decidere di darsi in pasto alla piovra gigante!-
Lei scoppiò a ridere e salutò l’amica con la mano. Erano giorni che Ginny cercava il momento giusto per lasciarlo. Vista la faccia dell’amica e il momento particolare appena vissuto con Harry, Hermione pensò che, piovra gigante o meno, quella sarebbe stata la serata giusta.
Pochi minuti dopo, Harry e Ron uscirono dagli spogliatoi. Erano ancora euforici, ma visibilmente stanchi.
- E’ stata una bella partita!- commentò Hermione sorridendo, presa dalla stessa euforia degli amici.
- Puoi dirlo forte! Angelina avrà sicuramente qualcosa di cui lamentarsi, ma ci penseremo domani!- commentò Ron.
Erano quasi arrivati alla porta d’ingresso quando Ron si bloccò sul primo gradino.
- Oh miseriaccia!- esclamò.
- Cosa succede?- chiese Harry.
- Ho dimenticato la bacchetta nello spogliatoio!- si lamentò.
Hermione, presa da un moto di ammirevole gentilezza, intervenne: - Vado a prenderla io! Tu va su a sistemarti!-
Ron si illuminò, sorridendo. – Hermione, ti adoro! Sul serio, sei la persona migliore che conosca..-
- Sì, ok! Non farla troppo lunga!- lo bloccò Hermione ridendo.
Ripercorse il prato, tornando verso il campo da Quidditch. Quasi tutti gli studenti erano tornati al castello. Un gruppo di Grifondoro del quarto anno era radunato accanto all’entrata dello stadio. I ragazzi ripercorrevano i momenti migliori della partita, mentre due ragazze si scambiavano sguardi esasperati.
Hermione entrò nel passaggio sotto le tribune e cercò lo spogliatoio dei Grifondoro. Alicia uscì da quello delle donne.
- Hermione che ci fai qui?-
- Ron ha dimenticato la bacchetta!-
- Entra pure!- disse, indicando la porta aperta poco più avanti. – Tanto non c’è nessuno!-
Hermione le sorrise e si avviò verso la porta. Lo spogliatoio era largo e pieno di comode panche di legno. I mantelli rossi della divisa della squadra erano appesi, ognuno al suo posto. Infondo alla stanza, un grosso armadio aperto conteneva divise da allenamento di riserva, una Pluffa, un paio di Boccini immobili, qualche parastinchi e un fischietto. Sulla parete di sinistra, un grosso tavolo, dello stesso legno delle panche, ospitava vecchie divise e attrezzi per la manutenzione delle scope. Accanto a una sciarpa scarlatta, c’era la bacchetta di Ron. Hermione la afferrò, ma il suo occhio cadde sulla sciarpa. Sopra di essa, era posata un’altra bacchetta. Hermione la riconobbe subito.
La prese fra le dita con un sospiro, chiedendosi se spezzarla avrebbe risolto i suoi problemi. In seguito, si rispose che il suo proprietario non aveva bisogno di una bacchetta per crearle problemi!
O almeno, non di quella bacchetta..
Hermione arrossì per colpa  dei suoi stessi pensieri. Ma che diamine le stava succedendo?
- Hai intenzione di usarla contro di me?- chiese Fred.
Hermione si voltò di scatto, sobbalzando, e lo vide appoggiato all’angolo della porta, con le braccia incrociate e un sorriso allegro. Aveva i capelli scompigliati dalla corsa sulla scopa. Il maglione della divisa e i pantaloni bianchi erano sporchi di fango.
Hermione gli rivolse un’occhiata penetrante. – Sai, dovresti attaccartela al polso con il Magiscotch!- rispose, allungando il braccio per porgergli la bacchetta.
Fred si avvicinò, tendendo la mano e afferrandola. – Come mai sei qui?-
Hermione sollevò la bacchetta di Ron. – Quando hai fatto, presta il Magiscotch a tuo fratello!-
Fred scoppiò a ridere. – Hermione Granger ha fatto una battuta!- la prese in giro.
- Lo so, a volte sorprendo perfino me stessa!-
Fred si avvicinò. – Stai cercando di distrarmi?- chiese.
Era palese che Hermione stesse cercando di distrarlo per potersela svignare il prima possibile, ma si finse innocente.
- Perché dovrei distrarti?-
- Non hai paura a rimanere qui da sola con me?- chiese, divertito.
In realtà, nemmeno un po’!
- Sono armata!- rispose lei, scuotendo la bacchetta di Ron.
- Anche io!- ribatté lui, avvicinandosi ancora di più.
- Ma io sono più veloce!- disse lei.
- Questo è da vedere!- rispose lui.
- Sono migliore di te con gli incantesimi!-
- Anche questo è da vedere!-
Hermione gli rivolse una smorfia, prendendolo in giro. – Colpire Bolidi ti dà alla testa, Weasley!-
- Sono bravo, vero?- si vantò.
Hermione alzò gli occhi al cielo, poi, senza poter frenare la sua maledetta lingua e il suo odioso istinto di provocazione, sorrise e inarcò le sopracciglia in modo eloquente. – Spero non sia la cosa migliore che sai fare!-
Fred fu spiazzato dalle sue parole, ma si riprese molto velocemente. Sfoderò un ghigno malefico e, improvvisamente, il Fred Weasley allegro e festante cedette il posto al Fred Weasley che la sera prima aveva imprigionato Hermione contro la parete. Era stupefacente quanto malizia, desiderio e passione trasformassero i suoi lineamenti. Diventavano più marcati, seri e profondi, eppure Hermione poteva ancora vedere il ghigno beffardo e il sorriso malandrino, dietro quella maschera di perfetta seduzione.
Come la sera prima, Hermione fu paralizzata da quello sguardo. Appoggiò una mano al tavolo, cercando un appiglio, mentre lui si avvicinava.
I loro corpi erano ormai vicini. Fred appoggiò le mani sul tavolo, circondandola e imprigionandola. Ora non aveva più vie di fuga.
- Granger, ormai dovresti sapere che ci sono tante cose che so fare meglio!- mormorò.
- In realtà, sono solo tante parole! Non è che tu mi abbia dimostrato poi molto, finora!- ribatté lei, con tono saccente, maledicendosi il secondo dopo.
Hermione, chiudi quella bocca!
Fred scoppiò a ridere. – Credi di poter ancora controllare il gioco, Granger?-
- Ho la testa dura!- borbottò lei, scrollando le spalle.
Il loro corpi erano praticamente incollati. Hermione aveva caldo. La sciarpa pesante e il grosso cappotto erano inutili in quel momento. Ironicamente, pensò che c’era una vaga possibilità di perderli entrambi nei minuti seguenti!
- Ed è una cosa che mi fa impazzire di te!- ammise Fred, facendola arrossire. – Ma con me non hai scampo!-
- Ne sei così sicuro?- tentò, ma non ne era convinta nemmeno lei.
- Te l’ho già detto – mormorò, avvicinando il viso a quello di Hermione. – Non riuscirai a resistere..-
Il tempo di un battito di ciglia e la stava baciando. Un vortice di emozioni colpì Hermione. Lasciò la presa sulla bacchetta di Ron, che volò a terra. Le gambe le tremarono e rimase in piedi solamente grazie al tavolo dietro di sé.
Il tavolo.
All’improvviso, le mani di Fred le afferrarono i fianchi e la sollevarono. La appoggiò sul tavolo, stringendosi ancora di più a lei. Le sue mani le tolsero il pesante cappotto e Hermione, purtroppo, provò un moto di sollievo. Aveva caldo. Troppo caldo. Le dita di Fred sciolsero anche il nodo della sciarpa, che volò a terra, poi si persero fra i suoi capelli. Il bacio divenne più intenso. Hermione si stupiva ogni volta che riscopriva il sapore della sua bocca. Era un’esperienza sempre nuova, come se non fosse destinata ad abituarsi. Le sue mani scesero dai capelli e le accarezzarono la schiena, per poi scivolare sotto il maglione e incontrare la sua pelle. Erano fredde. Un brivido la scosse. Afferrò con forza le sue spalle, come cercando qualcosa a cui aggrapparsi per non scivolare nell’oblio. Ma era troppo tardi. La bocca di Fred scivolò sul suo collo e cominciò a baciarlo e morderlo con passione sempre più crescente. Hermione si lasciò cullare dai suoi baci e dimenticò di essere in uno spogliatoio, dove poteva entrare chiunque e in qualunque momento. Ma non le importava. Una mano di Fred scese sulla sua gamba. Le accarezzò la coscia e poi la strinse al suo fianco, spingendo Hermione verso il basso. Si ritrovò con la schiena completamente stesa sul tavolo duro e Fred, sopra di lei, continuava a torturarla. Le gambe avvolgevano i suoi fianchi e Hermione sentì una leggera pressione sulla stoffa tesa dei jeans. Una scarica improvvisa le attraversò il corpo, facendola inarcare verso di lui. Le mani di Fred le sollevarono il maglione quel tanto che bastava a lasciarle scoperti i fianchi. Li percorse con le dita, facendola rabbrividire. Poi la bocca di Fred tornò sulla sua e il bacio divenne molto più intenso.
Entrambi avevano il respiro affannoso e il cuore a mille. Hermione decise che rimanere lì immobile a subire quella piacevole tortura non le bastava. Con un gesto veloce e inaspettato afferrò il maglione della divisa e glielo sfilò. Non era ancora pronta a lasciar cadere lo sguardo sul suo fisico perfetto e quella visione la trascinò ancora di più nell’oblio, che la stava avvolgendo lentamente. Con le mani percorse i suoi muscoli e la sua pelle morbida, mentre lui le rapiva la bocca con un altro bacio profondo. Hermione passò le mani sulla sua schiena, stringendo la sua pelle con forza. Si chiese come sarebbe stato sentire quella pelle direttamente sulla sua. Come cogliendo quel pensiero nella mente di Hermione, le mani di Fred afferrarono il maglione della ragazza e lo sfilarono. Accarezzandole i fianchi, scese a baciarla di nuovo e, per un attimo, il loro corpi si unirono. A contatto con la sua, la pelle di Hermione si infuocò. Era un contatto morbido e caldo e fu una tragedia quando finì. Fred si era sollevato leggermente. Le gambe ancora ben saldate a terra, afferrò i polsi di Hermione, togliendo le mani della ragazza dalla sua schiena, e li portò sul tavolo, sopra la sua testa. Poi le sue mani scivolarono sul corpo di lei, in una lenta carezza. La sua bocca scese sul collo e, tra un bacio e un morso, arrivò fino al petto. Con una delicatezza quasi impensabile, sfiorò con le labbra l’incavo fra i seni. Hermione sospirò, mentre le sue labbra si spostavano sul seno sinistro e lo mordevano da sopra la sottile stoffa del reggiseno. Poi risalì verso l’alto, per baciare ancora la sua pelle e scese di nuovo, mordendola ancora una volta. Questa volta, morse con più forza, senza farle male, ma Hermione sussultò e un gemito uscì dalle sue labbra. La bocca di Fred riprese la discesa, passando sul suo ventre piatto, accarezzandole i fianchi con caldi baci. Con la punta della lingua seguì la linea del fianco, fino al bordo dei jeans. Un’improvvisa scossa di piacere le fece inarcare la schiena. Sorridendo sulla sua pelle, Fred risalì verso l’ombelico,disegnando un cerchio attorno ad esso con la lingua. Hermione non si accorse subito che le sue mani, intanto, avevano slacciato il bottone e la cerniera dei jeans.
Era stordita, completamente in balia di scosse di piacere e brividi. E di desiderio. Desiderò con tutta se stessa che non finisse. Era in balia di lui, delle sue carezze dei suoi baci.
Era la sua prima volta, ma non le importava. Paure e dubbi non trovavano posto nella sua mente, pervasa solo dall’oblio in cui Fred l’aveva trascinata. Avrebbe perso la verginità in uno spogliatoio e non le importava assolutamente di niente. Non poteva fermarsi, non poteva finire tutto. Si sarebbe lasciata andare, sarebbe andata oltre. Glielo avrebbe concesso.
O meglio, si sarebbe concessa!
E non le importava di aver appena deciso di stare al gioco. Non le importava che fosse esattamente quello che Fred voleva. Lei voleva lui, e non poteva lottare contro quel desiderio.
Se c’erano ancora dubbi, nel suo profondo, esplosero tutti quando la bocca di Fred accarezzò la sua pelle, sempre più in basso, fino a sfiorare il centro di ogni impulso di piacere. Una scarica potente la attraversò, più intensa di tutte le altre. Un gemito le sfuggì dalle labbra, seguito da un sospiro. Le sue mani si strinsero attorno alla stoffa di una divisa piegata alle sue spalle. Chiuse gli occhi, mentre altre ondate di piacere salivano dal suo ventre. Da sopra la sottile stoffa delle mutande, sentì le labbra di Fred aprirsi e la sua lingua accarezzarla. Un pezzo inutile e insignificante di stoffa separava la sua bocca dalla sua pelle. Non poteva sopportarlo. Si maledisse per aver indossato le mutande quel giorno!
Ancora scossa da brividi di piacere, non si accorse subito che Fred stava risalendo lungo il suo corpo. La pelle di Hermione scottava e ogni volta che la sua lingua calda la accarezzava diventava ancora più bollente. Lentamente, Fred tornò a baciarla. Hermione ansimava. Le sue dita strinsero i capelli rossi del ragazzo, in una supplica silenziosa. Doveva continuare, non poteva fermarsi.
Stupendo perfino se stessa, inarcò la schiena, avvicinando il bacino a quello di Fred. I loro corpi si incontrarono, la pelle incandescente parve prendere fuoco a contatto con la sua. Fred soffocò un gemito nella sua bocca, quando la sua erezione strisciò su di lei. Invogliata da quel gemito, Hermione abbandonò i suoi capelli e lasciò scivolare una mano sul suo corpo sodo ma, come giorni prima nell’aula del quinto piano, Fred le afferrò la mano, ritrovando forse la lucidità persa in quegli ultimi minuti.
Le afferrò entrambe le mani, allacciandole alle sue e bloccandole sul tavolo. Hermione era completamente in suo potere, debole e indifesa, in balia di emozioni che non poteva controllare.
Fred allontanò la bocca dalla sua e scese accanto al suo orecchio.
- Lo so- sussurrò.
Hermione, nonostante fosse preda dell’oblio, capì il senso delle sue parole. Rispondevano ad ogni gemito o sospiro, ad ogni brivido e ad ogni scossa, ad ogni reazione del corpo di Hermione.
Sì, era vero. C’erano tante cose che Fred Weasley sapeva fare bene. Ma non era abbastanza. Non poteva fermarsi. Hermione pensò, per un folle momento, di chiedergli di continuare. Ma resistette all’impulso.
- E posso fare di meglio!- mormorò, baciandole il collo.
Oh cielo...
Raccolse a sé tutta la lucidità possibile e riemerse dall’oblio.
- Non ci casco, Weasley!- mormorò con un sorriso fra i sospiri, mentre lui continuava a baciare la sua pelle.
Non lo avrebbe implorato. La parte troppo orgogliosa di sé non poteva permettersi quell’affronto!
Lo sentì ridere. Si sollevò per guardarla negli occhi e sorrise. – Lo so, Granger. Hai la testa dura!- disse.
La baciò di nuovo, lasciando libere le sue mani. Fu un bacio dolce, ma altrettanto intenso. Fu delicato e passionale, e lasciò a Hermione il tempo di riemergere dall’oblio. Lentamente, finì. Fred si separò dalla sua bocca, le circondò la schiena con le braccia e la sollevò di nuovo a sedere.
- Non potrai resistermi per sempre!- sussurrò.
Raccolse il maglione e la bacchetta, le rivolse un sorriso e indietreggiò, scomparendo dalla sua vista. Hermione sentì i suoi passi riecheggiare nel lungo corridoio sotto gli spalti. Sospirando, si rivestì, raccolse la bacchetta di Ron e tornò velocemente al castello. Mentre camminava, la sua mente la riportò al campo da Quidditch e ai suoi dannati spogliatoi. Per un momento, aveva davvero pensato che non avrebbe resistito. Per un momento, aveva seriamente pensato di cedere. Si era ribellata, ma per quanto ancora ci sarebbe riuscita?
Quando arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa, vide Ginny arrivare dal corridoio di lato.
- Dov’eri finita? Ti cercavo in Sala Comune!- esclamò Ginny.
Hermione sospirò e sorrise, scuotendo la testa.
- Hermione stai bene?- chiese lei, preoccupata.
- Oh sì, mai stata meglio!- rispose, scoppiando a ridere.
Ginny la fissò come se si fosse appena trasformata in un Vermicolo.
- Hai bevuto troppa Burrobirra?- chiese.
Hermione si accigliò. – Burrobirra?-
- I festeggiamenti, dentro, sono già cominciati!- spiegò Ginny, accennando al ritratto. Poi parve comprendere e fissò Hermione con sguardo indagatore. – Scusa, ma dove hai detto che sei stata finora?-
Hermione la prese per mano e la trascinò in una nicchia isolata del corridoio.
- Ero al campo da Quidditch!-
- E?- chiese Ginny, curiosa.
Hermione le raccontò tutto. Ginny la fissava a bocca spalancata.
- Wow.. – mormorò, alla fine.
Hermione annuì. – Sì, è la parola giusta!-
Ginny scosse la testa un paio di volte e poi la guardò sorridendo. – Miseriaccia, ne abbiamo di talento in famiglia, eh! Escludendo Ron, ovviamente!- concluse, scacciando l’aria con la mano.
Hermione, in quel momento, vide il ritratto aprirsi e trascinò Ginny dietro la colonna.
Indicò il ritratto e mormorò. – Lo stesso Ron che sta uscendo avvinghiato a Lavanda Brown?-
Ginny spalancò la bocca. – Dannazione! Se lo sta divorando!-
- Harry mi aveva detto che sarebbe successo da un momento all’altro!- sussurrò Hermione.
- A proposito di Harry!- esclamò l’amica, voltandosi verso di lei. – Ho lasciato Michael!-
- Oh!- esclamò Hermione, indecisa se essere dispiaciuta. – E come l’ha presa?-
Ginny scrollò le spalle. – Gli passerà!-
Poi Hermione sfoderò un’espressione perplessa. – Scusa, ma cosa centra Harry?-
Ginny arrossì. – Niente! Dai andiamo dentro, o finiranno la Burrobirra prima di cena!-
Hermione la lasciò tergiversare e la seguì sorridendo. L’ironia era che Ginny pretendesse sempre dettagli su dettagli di ogni cosa e che Hermione confessasse sempre tutto, mentre lei si prendeva spesso il lusso di tergiversare. Alla fine, però, le raccontava ogni cosa. Hermione era solo la più paziente delle due, sapeva aspettare. Ginny no!
Dentro la Sala Comune, il caos era raddoppiato rispetto al campo da Quidditch. C’erano bandiere di Grifondoro ovunque. Coriandoli magici rossi e oro piovevano dal soffitto grazie a un incantesimo che Lee aveva scagliato. Fiumi di Burrobirra passavano di mano in mano. Harry era in braccio a due grossi ragazzi del settimo anno. Hermione si avvicinò solo per passargli la bacchetta di Ron. Il Boccino volava allegro da un angolo all’altro. Calì se ne stava in disparte, visto che l’amica aveva preferito una seduta privata con il Portiere. Hermione sorrise nella sua direzione e lei aprì le braccia, scuotendo la testa sconsolata. I gemelli erano appena arrivati dal dormitorio maschile ed erano stati travolti da braccia festanti.
Alicia e Katy stavano abbracciando forte Angelina, che aveva gli occhi lucidi. Come prima prova da Capitano, si era decisamente superata.
Seamus attaccò il giradischi e la musica riecheggiò per tutto il dormitorio. Forse l’intera Casa di Grifondoro non sarebbe arrivata intera a cena!
Hermione incrociò lo sguardo di Fred e il suo stomaco si attanagliò in una morsa dolorosa, facendole pensare che lei, sicuramente, la cena l’avrebbe saltata! Superando la folla festante, Hermione si sedette accanto a Calì.
- Ho visto Lavanda uscire con Ron!- esclamò, anche se sapeva perfettamente che anche Calì li aveva visti.
Lei annuì, sconsolata. – Mi ha lasciata qui da sola!-
- Non sei sola! Ci siamo noi!- esclamò Hermione. – Insomma, Ginny forse non sopravvivrà alla fila per la Burrobirra, ma io intanto sono qui!-
Calì scoppiò a ridere. – Grazie Hermione! Ultimamente sei diversa, sai?-
Hermione si paralizzò. – Che intendi?-
Calì scosse le spalle. – Non saprei! Sei più allegra! Mi piaci. Dovresti lasciarti andare più spesso!-
Hermione le sorrise e pensò a quanto fossero segretamente vere quelle parole, per lei.
Mentre aspettavano Ginny e le Burrobirre, chiacchierarono del più e del meno, osservando i compagni di Casa festeggiare chiassosamente.
Poi Hermione intercettò una scena al centro della Sala e le venne voglia di vomitare. Patty, Misty e le due amiche del cuore stavano parlando con i gemelli e con Lee, battendo gli occhi come cerbiatte e avvampando ad ogni loro sorriso. Ad un certo punto, e lì Hermione pensò seriamente di voltarsi e dare di stomaco, Patty e Misty sollevarono la maglia e passarono a Fred e George una piuma intinta nell’inchiostro rosso. Attorno a loro, la folla fischiava e applaudiva, alcuni ridevano o esclamavano approvazioni di ogni tipo. Fred si chinò e scrisse il suo nome sulla pancia piatta di Misty. Hermione provò un senso di nausea fastidioso. Con tutte quelle che c’erano, proprio Misty? Era una questione di principio!
Ginny arrivò con le Burrobirre. Hermione le strappò di mano la bottiglia e ne svuotò più della metà. L’amica la fissò con le sopracciglia inarcate, poi si girò e, vedendo George che autografava la pancia delle due ragazze, finse di infilarsi due dita in gola con un’espressione disgustata.
- Che due grandissime..-
- Ginny!-
-..donne scarlatte!-
Hermione, suo malgrado, scoppiò a ridere. Calì osservò la scena, poi rivolse uno sguardo di intesa alle amiche, approvando il commento di Ginny.
- Se vuoi vado lì a cruciarle!- propose Ginny, sottovoce per non farsi sentire da Calì.
Hermione alzò gli occhi al cielo, e bevve un altro sorso dalla sua bottiglia.
- Oppure le pietrifico!-
Altro sorso.
- No, aspetta, senti questa! Le lego, le imbavaglio e le abbandono nella Foresta Proibita!-
- Fai in fretta allora!- intervenne Hermione, con un sorriso obliquo, - perché hanno tutta l’aria di voler fare la stessa cosa con i tuoi fratelli!-
Ginny assottigliò lo sguardo. – Come si permettono? Nessuno tocca i miei fratelli senza il mio permesso!-
Hermione le rivolse uno sguardo preoccupato. – Davvero?-
Ginny si voltò, poi sorrise. – Hermione, tu hai un permesso speciale! Nonché la mia benedizione!-
Lei non lo diede a vedere, ma fu sollevata da quella risposta. Nel frattempo, le due del terzo anno erano sparite, mentre i gemelli erano rimasti a farsi prendere in giro da Lee che non la smetteva di imitare le ragazze alzando una piuma e sfoderando un’espressione idiota. Fred scosse la testa ridendo e borbottando qualcosa, probabilmente un insulto per Lee, poi si girò e incrociò lo sguardo di Hermione. Le fece un occhiolino e si avvicinò a lei e Ginny. In quel momento, il buco del ritratto si aprì e Lavanda e Ron entrarono, mano nella mano. Ron, visibilmente rosso in faccia, raggiunse Harry, Dean e Neville , mentre Lavanda corse da loro, agguantò Calì e la trascinò via, senza degnare le altre di uno sguardo. Il sorriso eccitato che rivolse a Calì fece tirare a Hermione un sospiro di sollievo. La seduta privata con Ron sembrava aver fruttato un risultato positivo!
Fred era sempre più vicino. Ginny fece per alzarsi, osando una fuga silenziosa, ma Hermione la incenerì con lo sguardo.
- Ferma dove sei!- sbottò.
Ginny ricadde sulla poltrona sbuffando.
Fred prese il posto lasciato libero da Calì e rivolse a Hermione un ghigno.
- Hai visto? Ora mi chiedono perfino gli autografi!- si vantò.
- Evidentemente qualcuno deve averle Confuse!-
- Evidentemente qualcuno è geloso!-
- Anche se non credo che ci sia bisogno di Confonderle. Non sembrano essere molto sveglie! Forse ti hanno scambiato per un altro!-
- E’ incredibile quanto tu sia testarda!-
- Se vuoi avere conversazioni di basso livello, vai a cercare le tue ammiratrici!-
- Un giorno ammetterai di essere gelosa!-
- Un giorno ammetterai di essere un insopportabile egocentrico!-
- Scusate!- sbottò Ginny, attirando la loro attenzione. Si sporse oltre la sua poltrona e li guardò in cagnesco.- Vi rendete conto di quanto siete ridicoli? Invece di sprecare il vostro tempo a beccarvi come corvi spietati, potreste spenderlo a fare qualcosa di decisamente più costruttivo! Ci sono modi più interessanti per scaricare la tensione!-
Hermione spalancò la bocca, indignata da quell’improvviso tradimento della sua migliore amica, mentre Fred ghignò.
- Parole sante, Ginny!- esclamò.
Lei sorrise soddisfatta e si alzò. – Vi lascio soli, allora!-
Hermione la seguì con lo sguardo, mentre il suo cervello cominciava già ad elaborare una sadica vendetta. Si girò e vide che Fred la stava osservando con un sorriso divertito.
- Cosa c’è?- chiese tagliente.
- Non posso guardarti?-
- Weasley, tu non fai mai niente per niente, perciò arriva al sodo!-
- Ok!- rispose lui. Si alzò di scatto, le tolse la bottiglia vuota di Burrobirra dalla mano, la afferrò e la trascinò via. Nella confusione generale, nessuno si accorse che Fred Weasley e Hermione Granger erano appena spariti nel passaggio dietro il ritratto.
- Fred, dove diavolo..?-
- Shh!- la zittì lui, trascinandola lungo il corridoio.
Svoltarono un paio di volte e si ritrovarono in un corridoio isolato. Fred si guardò intorno, estrasse la bacchetta dalla tasca e colpì una parete, senza pronunciare una parola. Una porta si materializzò nella pietra e Hermione la fissò allibita. Fred aprì la porta e la spinse dentro, seguendola poco dopo. La stanza era completamente buia. La porta si richiuse con un tonfo e, poco dopo, la punta della bacchetta di Fred si accese, illuminando quello che doveva essere sicuramente un ripostiglio. Era una stanza minuscola. Sulla parete di fondo, c’era un armadio dall’aspetto vecchio e malconcio. Le ante erano semiaperte, Hermione intravide pile di rotoli di pergamena.
- Che posto è?- chiese curiosa.
- Lo abbiamo scoperto io e George una sera, in fuga da Piton, due anni fa- rispose Fred, appoggiandosi al muro e lasciandosi scivolare a terra.
Hermione si sedette accanto a lui.
- Cosa avevate combinato?- chiese, sospirando.
Fred scoppiò a ridere. – Abbiamo tinto la porta del suo ufficio di rosa. Non sa che siamo stati noi. Non ci ha visti, ma sospetta di noi da sempre!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Mi chiedo come facciate a essere ancora qui!-
Fred scrollò le spalle. – Siamo più furbi di tutti gli altri!-
Lei si limitò a borbottare qualcosa di indefinito. Sentì lo sguardo di Fred su di sé e si voltò. La fioca luce della bacchetta, illuminava i suoi lineamenti di uno strano azzurro chiaro.
- Perché mi hai portata qui?- chiese Hermione, sperando che la voce non le tremasse o che lui non se ne accorgesse.
Fred sorrise. – Mi hai chiesto di andare al sodo..- mormorò.
- No!- lo corresse Hermione. – Ti ho chiesto di dirmi cosa avessi in mente!-
- Sbagliato! In ogni caso, è la stessa cosa!-
- Non è la stessa cosa!- sbottò lei testarda.
- Poco importa, ormai sei qui!-
- E allora? Cosa avevi in mente?- chiese lei, spavalda. Ringraziò il suo orgoglio e la sua tenacia: la facevano apparire molto più sicura di quanto lo fosse veramente.
- Se magari chiudi quella bocca, te lo spiego!- la prese in giro lui.
Hermione si diede della stupida, perché aveva involontariamente reagito a quell’ordine, chiudendo la bocca per davvero.
- Brava!- mormorò Fred.
Hermione la riaprì per protestare, ma fu interrotta dalle labbra di Fred, che calarono improvvisamente sulle sue. Fu un bacio casto, lento e delicato. La sua lingua la accarezza con lentezza quasi esasperante. Hermione provò l’impulso di avvicinarsi e approfondire il bacio, ma il sesto senso le disse di starsene ferma. Meglio non aizzarlo troppo!
Poi Fred si staccò da lei e disse. – Stavo pensando di darti una tregua!-
Lei lo fissò allibita. – Tregua?-
Fred annuì. – Insomma, deve essere snervante per te, resistermi con così tanta tenacia!-
Hermione lo incenerì con lo sguardo. – Ma ti senti quando parli?-
Fred la ignorò e riprese il discorso. – Non voglio far scoppiare quel cervello sveglio che ti ritrovi! Perciò rilassati, Granger! Non attenterò alla tua stabilità mentale o ai tuoi desideri repressi..per adesso!- aggiunse, con un ghigno.
- Dov’è il tranello?- chiese lei, dubbiosa.
- Non c’è un tranello!-
- Certo, e Lucius Malfoy non è un Mangiamorte!-
- Citare Malfoy, in uno sgabuzzino, in mia presenza, è un vero affronto Granger!-
- Rispondi alla mia domanda!-
- Ti ho già risposto!- disse lui. – Non c’è nessun tranello! Rilassati e goditi il momento!-
Hermione non fece in tempo a chiedersi che cosa intendesse. Riprese a baciarla, lentamente, spingendola verso il pavimento. Lasciò che si stendesse e si appoggiò a lei, senza pesarle, continuando a baciarla.
Hermione si separò dalla sua bocca, per mormorare. – Questa tu la chiami tregua?-
Fred sorrise. – Puoi accontentarti oppure possiamo anche riprendere da dove ci siamo interrotti oggi pomeriggio. Lascio la scelta a te!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Non sono stupida, Weasley!-
- Mai pensato!- sussurrò, prima di scendere di nuovo sul suo viso e baciarla.
La bacchetta di Fred era abbandonata accanto al muro. La sua luce azzurrina illuminava fiocamente la stanza, e Hermione si rilassò per davvero. Rimase sul pavimento freddo per quelle che le sembrarono ore. Fred la baciava, poi si interrompeva per guardarla o per dirle qualcosa di stupido, poi ricominciava a baciarla. Il tutto senza fretta, senza nessuna traccia della frenesia di poche ore prima. Sembrava quasi un’altra persona. Hermione capì che non aveva ancora idea di chi avesse davanti. Fred era veramente un mistero!
Dopo un ultimo bacio, Fred si spostò e la aiutò ad alzarsi.
- Andiamo! Se non ci vedranno arrivare per cena, si preoccuperanno!- disse.
Hermione trasalì, rivolgendo alla porta uno sguardo carico di panico. Quanto erano rimasti lì dentro?
- Tranquilla, Granger! Saranno così presi dai festeggiamenti da non accorgersi di nulla!- commentò, divertito dalla sua espressione.
Fred si chinò a raccogliere la bacchetta e aprì la porta. Hermione uscì e, quando lui la richiuse, il legno svanì nella pietra grigia. Tornarono verso il dormitorio, in totale silenzio.
Poco prima di pronunciare la parola d’ordine, Hermione afferrò il braccio di Fred e lo guardò.
- La tregua è finita, vero?- chiese, visibilmente in preda al panico.
Fred sorrise, si chinò a sfiorarle le labbra e le rivolse uno sguardo fiammeggiante. – Puoi giurarci!- rispose.
Hermione lo seguì nel passaggio, mentre una lotta esasperante cominciava nella sua mente:  la parte razionale di sé, che aveva appena visto crollare il suo castello di pergamena, stava prendendo a calci la parte ribelle, che aveva appena esultato vittoriosa.
In Sala Comune regnava ancora il caos più totale. Ginny le corse incontro. Fred era scivolato via talmente in fretta, mescolandosi alla folla, che nessuno avrebbe potuto pensare che era con lei.
- Dov’eri?- chiese Ginny, con un sorriso ammiccante.
- Qualcuno ha notato la mia assenza?- chiese preoccupata Hermione.
- Non che io sappia! Nessuno ha fatto domande! Allora?-
- Ero con Fred. Una tregua!- spiegò lei sbrigativa.
- Tregua?- chiese Ginny, confusa.
- Ti spiegherò, quando non sarò più arrabbiata con te!- borbottò Hermione e Ginny scoppiò a ridere.
- Dai vieni, Harry e Ron ci aspettano per andare a cena!-
 
La Sala Grande era più chiassosa del solito. Grifondoro aveva vinto, perciò il loro tavolo era sicuramente il più rumoroso. Metà della Casa Corvonero non era scesa per la cena e i pochi rimasti fissavano i piatti con espressione affranta. I Serpeverde si rifiutavano di credere che i Grifondoro avessero vinto la partita. I Tassorosso conducevano la loro vita come sempre, senza caricarsi di tanti problemi!
Lavanda Brown sedette accanto a Ron, che riuscì perfino a prenderla per mano, a metà cena. Hermione sorrise in direzione dell’amico, incoraggiandolo, e lui ricambiò. Harry lanciava occhiate furtive al tavolo dei Corvonero, dove Cho stava parlando con una sua amica dai capelli ricci. Sembrava piuttosto nervosa e i suoi occhi recavano i segni di un recente pianto. Dopo aver guardato Cho, Harry rivolse occhiate rapide anche a Ginny, che parlava tranquilla con Hermione. Fred e George erano seduti con Lee a pochi posti di distanza e stavano scrivendo qualcosa su un lungo rotolo di pergamena.
Hermione spiò Fred da dietro il calice di succo di zucca e poi si voltò verso Ginny.
- Quindi è stata una tregua alquanto breve!- commentò l’amica.
Hermione annuì. – Lo sta facendo di nuovo. Vuole che mi rilassi, che abbassi la guardia. Se pensa veramente che io sia così stupida..- borbottò.
Ginny sorrise. – In realtà, penso che sappia quanto sei intelligente. E testarda!-
- Allora dovrebbe sapere che posso tenergli testa!- mormorò, infilzando una patata arrosto con foga.
- Penso sappia anche questo!-
- Lo odio!-
- No, non è vero!-
- Lo detesto!-
- Lo desideri! È questo il tuo problema!-
Hermione guardò l’amica e le sue spalle si afflosciarono sotto il peso della verità. Già era difficile accettarlo, se poi Ginny glielo sventolava davanti alla faccia in quel modo...
- Smettiamo di parlarne! O mi verrà mal di testa!- commentò Hermione, lasciando la forchetta nel piatto. Le era passata la fame. Di questo passo, sarebbe diventata trasparente come la Dama Grigia.
Ginny scoppiò a ridere e le passò un braccio attorno alle spalle. Hermione si lasciò cullare dall’abbraccio dell’amica, mentre la sua mente, sporca traditrice, la riportava indietro di ore, quando braccia completamente diverse l’avevano trascinata nell’oblio.


























Dice l'Autrice:


Buonasera :)
Mi scuso per l'assenza prolungata, ma sono stata fuori città per qualche giorno! Ma ora sono qui, con questo nuovo capitolo!! Ho avuto davvero pochissimo tempo per revisionarlo, e l'ho fatto con la testa ciondolante dal sonno! Quindi chiedo scusa per eventuali errori!!
Volevo solo dirvi grazie, per l'ennesima volta!! Lo so so che sono ripetitiva, ma non trovo altre parole per descrivervi le emozioni che mi regalate con ogni recensione, commento o semplicemente seguendo la storia! Grazie davvero!  
Detto ciò, (o Cho?!...ok dopo questa battuta posso eclissarmi e andare a dormire, il mio cervello chiede aiuto e questo è il segno evidente che ho bisogno di riposare i neuroni!! Perdonatemi!) io vi saluto e lascio a voi la parola :)
Grazie mille ancora! Siete troppo grandi!!! :)
un bacio!
Amy!

Ps: ho cambiato nick ma sono sempre io... (ma dai?! va be', meglio se me ne vado davvero a dormire :D) 
Ciao ciao :)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Una semplice Questione di Orgoglio ***


Capitolo 8
Una semplice Questione di Orgoglio

 
 
 
 
 
 
 
Il giorno dopo, la neve tornò. Hogwarts fu seppellita da un nuovo manto di neve fresca. Gli studenti si riversarono nei giardini, per godersi quella giornata fredda, ma bellissima. Le nuvole continuavano a coprire il sole e la temperatura sembrava scendere sempre di più. Dicembre si stava avvicinando. Presto, Hogwarts avrebbe cominciato ad addobbarsi per le feste natalizie. I pini di Hagrid crescevano a dismisura e non doveva proprio essere tutto merito della natura, pensò Hermione.
Gazza, sempre pronto a rovinare la vita degli studenti, ne catturava il più possibile, accusandoli di aver imbrattato di neve i tappeti e i corridoi. Hermione, decisa a non rischiare spiacevoli incontri con il custode, decise di non uscire. Harry e Ron sarebbero scesi in giardino con Seamus, Dean e Neville. Forse si sarebbe unite anche Lavanda e Calì. Ginny era sommersa di compiti e sarebbe rimasta in biblioteca con quelle del suo anno a studiare. Hermione aveva finito tutti i compiti, perciò avrebbe preso un bel libro, si sarebbe sistemata al caldo accanto al fuoco e avrebbe passato una tranquilla domenica.
La Sala Comune era pressoché deserta. Erano pochi gli studenti che avevano optato per le calde mura del dormitorio, rispetto al gelo artico e alla neve dei giardini. Hermione non poteva desiderare di meglio. Un po’ di pace le avrebbe fatto bene.
Scelse la sua poltrona preferita e la avvicinò al fuoco. Aprì il libro e cominciò a leggere. Da lontano, giunsero le grida e le risate degli studenti che stavano passando la giornata nella neve. Il fuoco scoppiettava allegro e Hermione provò un senso di calore che la pervase e la isolò dal resto del mondo. Non si accorse nemmeno di aver posato il libro sulle ginocchia. Guardava il fuoco, completamente assorta. Vide i riflessi rossi delle fiamme e, involontariamente, pensò a Fred. Anche lui riusciva a regalarle calore. Ma non era come il fuoco. Il calore del fuoco poteva scaldare la pelle, ma non incendiarla. Il calore del fuoco era solo e puro calore. Fred era diverso. Fred era brivido e calore. Era freddo e caldo. Poteva accendere le fiamme dentro di lei, fiamme che potevano spegnersi solo lontano da lui. Era un calore diverso da quello del fuoco, un calore che prendeva ogni cellula del suo corpo. Un calore che saliva alla testa e la inondava di fuoco. Un calore che le fermava il cuore e poi lo portava ad esplodere. Era qualcosa di speciale che solo lui riusciva a regalarle.
Improvvisamente, desiderò averlo al suo fianco. Desiderò che la Sala Comune fosse deserta, desiderò essere sola con lui. Capì le sue parole, le comprese fino infondo. Non poteva resistergli. Non ancora per molto. Quanto avrebbe resistito? Giorni? Settimane? Ore?
Hermione chiuse gli occhi e cercò di pensare ad altro, ma ormai Fred aveva invaso la sua mente. La sua volontà vacillò, mentre la parte ribelle di sé le urlava di alzarsi e andare a cercarlo. Che cos’era l’orgoglio?  Che cos’era in confronto a lui? Cos’era in confronto alla possibilità di stringersi fra le sue braccia, di lasciarsi baciare?
Stupido orgoglio. Era solo un ostacolo. Un ostacolo difficile da superare, ma infondo era una questione di volontà. Hermione sapeva che, prima o poi, avrebbe ceduto comunque. Lo aveva capito fin da subito. Lo aveva capito quando l’aveva baciato proprio davanti a quel camino. Quella notte, le era sembrato che niente potesse essere perfetto quanto lui. Aveva scoperto che era vero.
Però se ne stava lì, immobile, nella Sala Comune, ad aspettare che lui giocasse la sua prossima mossa. Perché non era più una questione di coraggio. Hermione aveva capito che le sue paure non erano più un problema. Era stata svuotata di ogni incertezza. Sapeva ciò che voleva, questo le bastava per cancellare ogni paura, ogni dubbio.
Adesso, era una questione di orgoglio.
Perché Fred avrebbe agito, lei lo sapeva. Doveva solo starsene lì ad aspettare. Presto o tardi, la lenta vendetta che le era stata promessa, l’avrebbe raggiunta. Hermione non doveva fare altro che chiudere gli occhi e lasciarsi trascinare via. Doveva solo perdere il controllo. Doveva solo permettergli di portarla via.
Ma come poteva farlo? Come poteva rinunciare al suo amato controllo? Era una questione di orgoglio. Non poteva permettergli di farlo. Non poteva rendergli le cose così facili. Essere una preda in balia del suo predatore non era il ruolo per lei. Hermione Granger era nata per combattere, non per lasciarsi andare. Eppure, con Fred, era stato facile. Era stato bello.
Era stato bello, ma troppo semplice. Hermione non amava le cose semplici. Per lei, ironicamente, erano più difficili da accettare. Era troppo orgogliosa per starsene lì, ad aspettare incolume l’arrivo di Fred che, lo sapeva, avrebbe spazzato via ogni cosa, perfino l’orgoglio.
Era troppo semplice.
Sapeva ciò che voleva. Allora perché aspettare che arrivasse, quando poteva uscire e andarselo a prendere?
 
 
 
 
 
 
Hermione vagava per i corridoi da quasi mezz’ora. Camminava lentamente, guardandosi intorno, cercando di cogliere il minimo rumore. Hogwarts era grande, ma prima o poi lo avrebbe incontrato. Sempre che non fosse uscito. E pattugliare i giardini con quel freddo sarebbe stato rischioso, soprattutto per le svariate battaglie che stavano scoppiando qui e là per i prati.
Senza nemmeno rendersene conto, era arrivata al quinto piano. Da lontano, vide la porta dell’aula in disuso. Sorrise involontariamente al ricordo di ciò che era avvenuto al suo interno. Si avvicinò lentamente, ma dalla stanza non venne alcun rumore.
Fred non era nemmeno lì.
Ricominciò a camminare e decise che tanto valeva farsi un giro all’aperto. Il pomeriggio stava avanzando e la luce del sole, nascosto dalle nuvole, stava cominciando a calare. Raggiunse la Sala d’Ingresso e si avviò verso il portone. All’improvviso, qualcuno la afferrò da dietro e la trascinò verso un passaggio segreto dietro una grossa statua. Hermione era talmente abituata a farsi rapire nei corridoi, che non si prese nemmeno la briga di gridare. Il passaggio era uno di quelli chiusi da tempo. La parete era crollata e un ammasso di grosse pietre e polvere sbarrava la via d’uscita. Nel buio del passaggio scuro, una voce parlò.
- Perché non hai tentato di liberarti?- chiese Fred.
- Perché ormai ci sto prendendo l’abitudine! Sai, ogni tanto potresti anche evitare di sorprendermi alle spalle e magari provare a comportarti come la gente normale!- sbottò.
Fred rise. – Impossibile, io non sono normale!-
- Fortuna che te lo dici da solo..- borbottò lei.
- Comunque è stato del tutto involontario, questa volta. Sto scappando!-
- Scappando?-
Fred annuì e controllò l’ingresso da uno spiraglio che aveva lasciato aperto. Aveva il maglione della divisa della scuola, sopra un paio di vecchi jeans scuri. Le sue mani e le sue guance erano stranamente rosse, come se avesse preso freddo.
- Sei uscito fuori conciato così?- chiese Hermione, perplessa.
- No, ero nella Guferia. Stavo scrivendo a mamma e papà! Tu piuttosto, volevi uscire così?- chiese, distogliendo lo sguardo dalla fessura della porta.
Hermione guardò i jeans e il maglioncino leggero e ricordò di essere uscita dal dormitorio con l’intenzione di rimanere nel castello. Scrollò le spalle. – Cercavo Harry e Ron. Sarei rientrata subito.- mentì.
Fred tornò a guardare l’ingresso.
- Da chi stai scappando?- chiese lei.
- Hai presente quelle due che si sono fatte autografare la pancia da me e George?-
Hermione soffocò una smorfia di disgusto. – Come dimenticare!- borbottò.
- Ecco, diciamo che ho origliato per sbaglio una loro conversazione!- rispose.
- E cosa hai sentito?- chiese Hermione, leggermente preoccupata.
Fred scrollò le spalle. – Hanno un filtro d’amore e l’hanno usato per preparare dei pasticcini a forma di Bolidi!-
- Che cosa carina!- mormorò lei con sarcasmo.
Fred si voltò a guardarla, con un ghigno. – Sì, l’ho pensato anche io!- rispose, facendole alzare gli occhi al cielo. – Comunque, ho sentito che sono per me, George e Lee. Perciò sono scappato, quando hanno detto che sarebbero uscite a cercarci. George e Lee sono di fuori: li troveranno subito!-
Hermione impiegò qualche minuto a cercare di capire il nesso logico nel discorso di Fred, ma non lo trovò.
- Fred?-
- Sì?-
- Ma se tuo fratello e Lee sono fuori, perché non sei corso ad avvisarli?- chiese confusa.
Fred si voltò a guardarla, con il sorriso più malandrino del suo repertorio. – Granger dici sul serio? Sai quanto sarà divertente vedere mio fratello e Lee correre dietro a quelle due sotto l’effetto del filtro?-
Hermione spalancò la bocca e lo colpì con un pugno sulla spalla. Era più dura di quanto ricordasse, ma fece finta di nulla. Lui sorrise, per niente scalfito dal colpo di Hermione.
- Sei crudele!-
- Sono Fred Weasley!- si giustificò lui.
- Quindi rimarrai in questo passaggio chiuso per tutto il giorno?- chiese lei, incrociando le braccia.
- No, Granger! Rimarremo in questo passaggio chiuso!- specificò, indicando entrambi.
- Scusa, ma io perché devo rimanere?-
Fred arricciò le labbra. – Mhm, vediamo..perché lo dico io!- rispose, ghignando.
- Ma perché devi rimanere nascosto?- continuò, testarda.
- Perché così George non penserà che sapevo tutto! Potrò dirgli che ero con te, nascosto da qualche parte a fare buon uso del mio tempo prezioso, mentre lui veniva assalito da due Banshee armate di pasticcini al filtro d’amore!-
Hermione arrossì violentemente. – Fred!- esclamò, indignata, stringendo ancora più forte le braccia al petto.
Lui le rivolse un’occhiata perplessa, per poi sospirare e dire. – Hai ragione! Tanto prima o poi glielo racconterò comunque.  Ma tranquilla, mi perdonerà: infondo è il mio gemello!-
- Non intendevo questo!- sbottò lei, arrabbiata.
Fred sorrise. – Lo so, ma sai quanto adoro metterti in difficoltà!-
Questa volta, il pugno lo ricevette nelle costole. Si massaggiò con una smorfia e tornò a guardare attraverso lo spiraglio.
Hermione cominciò a sbuffare, pestando il piede a terra. Tutta questa voglia incontenibile di trovare Fred Weasley e ora voleva solamente Schiantarlo e abbandonarlo in quel passaggio scuro. Perché non aveva mai con sé la bacchetta, quando le serviva?
- Calmati, Granger! Fossi in te mi rilasserei: ne abbiamo di tempo da passare qui dentro!-
Hermione lo guardò torva. – Dobbiamo restare tutto il giorno dentro questo buco?-
Fred scosse le spalle. – Se hai un’idea migliore, sputa il rospo! Ma ricorda che George mi verrebbe subito a cercare nei posti più probabili, come ad esempio la Stanza delle Necessità, il dormitorio, lo sgabuzzino di ieri sera, l’aula del quinto piano..-
- Se chiudi quella bocca, magari posso spiegarti la mia idea!- lo interruppe lei, furente.
Fred si voltò, perplesso. – Conosci un nascondiglio sfuggito ai gemelli Weasley?-
Hermione sorrise soddisfatta. – Weasley hai la strana tendenza a sottovalutarmi!-
Fred la guardò ammirato. – Dimostrami che sbaglio, e non lo farò mai più!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Sì, ma non ti prendo troppo in parola: tanto lo farai comunque!-
- Cominci a capirmi un po’ troppo bene, Granger!-
Hermione lo spinse fuori dal passaggio, nell’Ingresso illuminato. Guardandosi intorno furtivi, risalirono le scale deserte. Hermione camminò senza parlare, assillata dalle continue domande di Fred: Dove andiamo? Che posto è? Ci vuole tanto ad arrivare?
- Weasley, chiudi quella bocca o giuro che ti butto giù dalla Torre di Astronomia!-
- Non mi sembra un gran modo di nascondersi!- commentò lui, ricevendo il terzo pugno della giornata.
Finalmente, arrivarono nell’ala nascosta del sesto piano. La luce del giorno era ostacolata dalle torri vicine che circondavano quel lato del castello. Era sempre più buio lì che negli altri posti.
Fred si guardò intorno. – Ma è il sesto piano!-
- Che occhio!- borbottò Hermione.
- Non è molto nascosto!-
- Ma non ci viene mai nessuno!- commentò Hermione, sorridendo.
Cominciò ad aprire tutte le porte. Guardava dentro con attenzione, poi le richiudeva. Fred la seguiva senza fiatare.
Alla quarta porta chiese: - Cosa fai?-
- Controllo se Mirtilla Malcontenta è qui! È il suo secondo posto preferito!-
- Ecco perché non ci viene mai nessuno!- esclamò Fred, schioccando le dita.
Hermione aprì l’ultima porta. Mirtilla non era nemmeno lì. Stava per richiuderla, quando Fred appoggiò una mano sopra il legno scuro e la costrinse ad entrare. Hermione non era mai stata in quella stanza. Era più piccola delle altre. Sicuramente non era stata un’aula. Forse era un vecchio ufficio. Il camino era vuoto, il pavimento era coperto di polvere e c’era un tavolo dall’aria malconcia, circondato da qualche sedia dall’aria poco stabile. Le finestre erano sporche e impolverate. Un vecchio divano giaceva immobile e polveroso davanti al camino.
- Bel posticino!- commentò Fred.
Hermione aggrottò la fronte. – Io avrei detto il contrario!-
Fred la ignorò e raggiunse il divano. Lo guardò a lungo, soppesando i propri pensieri e grattandosi il mento con le lunghe dita. Poi parve prendere una decisione. Prese la bacchetta e tentò di ripulire la polvere. Il divano tornò quasi nuovo, ma quando Fred si sedette, uno sbuffo di polvere si sollevò, inquinando l’aria. Tossendo, Fred agitò ancora la bacchetta e la polvere svanì. Scuotendo la testa, Hermione si avvicinò e provò a sedersi. Nessuna nube di polvere invase la stanza, perciò capì che l’incantesimo di Fred aveva funzionato.
- Si gela qui dentro!- commentò lui.
Hermione allungò la mano verso di lui e Fred la guardò senza capire.
- Dammi la bacchetta!- disse lei spazientita. Era così chiaro il suo gesto!
Fred sfoderò un ghigno malefico. – E me lo chiedi così? Avanti, Granger, un po’ di tatto!-
Hermione impiegò due secondi buoni a capire il senso di quelle parole. Arrossì e gli strappò la bacchetta di mano, borbottando insulti a denti stretti, mentre Fred rideva.
Hermione agitò la bacchetta di Fred, che oppose una leggera resistenza all’inizio, ma poi si piegò alla sua volontà. La sentì estranea fra le sue mani, ma non nemica. Una fiamma azzurra scaturì dalla bacchetta. Le fiamme erano sempre state il suo incantesimo preferito. Le adorava. La scia azzurra si avvolse lentamente su se stessa, formando una sfera dai contorni lambiti da fiamme bianche e blu. La sfera rimase sospesa a mezz’aria, poco distante da loro. Un calore cominciò a riversarsi in tutta la stanza.
Fred guardava le fiamme ammirato.
- Sono bellissime!-  commentò.
- Grazie!- disse lei, arrossendo leggermente.
Si voltò e allungò la mano per restituirgli la bacchetta. Fred la osservò in silenzio per qualche istante, poi prese la bacchetta e la appoggio sul pavimento.
- Cosa succederà quando George scoprirà che sapevi del filtro?- chiese curiosa.
Fred sorrise e scosse le spalle. – Probabilmente tenterà di trasfigurarmi in un essere ripugnante come Kreacher..ahia!- esclamò, quando Hermione colpì il suo fianco con una gomitata. – Granger, smettila di maltrattarmi!- si lamentò.
- Spero che ci riesca!- sbottò, infuriata.
Fred sorrise. – Così smetterai finalmente di desiderarmi?-
Hermione lo incenerì con lo sguardo. – Ora che ci penso, credo che andrò a cercare George: ho giusto un paio di cose da raccontargli!-  
Fece per alzarsi, ma Fred la afferrò per la vita e, con un gesto talmente agile e veloce da sbalordirla, la sdraiò sul divano, seguendola subito dopo. Le mani di Hermione si posarono sui suoi fianchi e Fred appoggiò i gomiti ai lati della sua testa. Sul suo volto cominciò a delinearsi la solita espressione di seducente malizia. Il Fred Weasley allegro e spensierato era appena svanito nel nulla.
- Perché tanta fretta?- mormorò piano.
Hermione non si prese la briga di rispondere.
- Nessuno sa che siamo qui. Siamo come due fantasmi, oggi. Perché non sfruttare la cosa a mio favore?- chiese, divertito.
Hermione sollevò le sopracciglia. – Quindi è per questo che mi hai rapita nell’Ingresso ?-
Fred rispose: – Sì e no. È stata una decisione istintiva. Diciamo che portandomi qui hai incoraggiato il mio piano di vendetta! Non sei molto furba, Granger!- la prese in giro.
Effettivamente, Hermione si diede della stupida. Era cascata nel suo tranello. Portandolo lì, gli aveva dato la possibilità di tenerla in trappola. Ma infondo, ad essere completamente sincera, era esattamente quello a cui voleva andare incontro quando era uscita a cercarlo per tutto il castello.
- A meno che questo non sia un modo implicito per dirmi che ti arrendi!- sussurrò lui, avvicinando il viso a quello della ragazza.
Hermione sorrise, preda di un’improvvisa forza di volontà. Era una questione d’orgoglio. Se Fred poteva prendersi ciò che voleva, perché lei no? Non lo avrebbe supplicato. Glielo avrebbe semplicemente permesso, ma non arrendendosi. No, quello era molto diverso dall’arrendersi. Quello era scendere a testa alta nell’arena. Quello era sfidare il suo avversario. Era una questione d’orgoglio.
- E se ti dicessi che potrebbe esserlo?- sussurrò Hermione.
Fred sembrò paralizzarsi. Per un momento, parve insicuro e non reagì. Era stato spiazzato da quella  reazione. Non se lo sarebbe mai aspettato. Lentamente, si rilassò, ma dietro al suo sorriso veleggiava ancora il dubbio.
- Quindi ti stai arrendendo?- chiese, incerto.
Hermione scosse la testa. – No, non proprio- mormorò. Con la mano, risalì il fianco di Fred e gli accarezzò la schiena lentamente. Poi i suoi occhi si posarono su di lui e con un sorriso sussurrò: - Dimostrami che ne vale la pena!-
Fred vacillò sotto il peso di quelle parole. Hermione poté leggere il dubbio nei suoi occhi. Stava valutando il significato di quelle parole. Stava cercando una risposta all’implicita domanda: doveva cedere?
- Mossa astuta!- ammise, dopo un po’.
Hermione sorrise soddisfatta. – Non ti sto mica obbligando!-
- No, mi stai tentando, Granger. Il che è anche peggio!-
- Te l’ho detto: sbagli a sottovalutarmi!-
- D’accordo!- rispose all’improvviso.
Una leggera morsa allo stomaco svegliò Hermione dal torpore in cui era scivolata, ma non permise al panico di catturarla. Sapeva che presto sarebbe finito tutto. Come aveva sempre fatto, Fred avrebbe cancellato ogni sua paura.
- Ma che succede se ti dimostro che ne vale veramente la pena?- chiese Fred.
Aveva trovato il punto debole della proposta di Hermione.
Lei si limitò a sorridere, accarezzando lentamente la sua schiena. Insinuò la mano sotto il maglione e scivolò sulla sua pelle morbida. Lo sentì rabbrividire.
- Preoccupati di dimostrarmelo, al resto pensiamo dopo...- sussurrò avvicinandosi alle sue labbra.
Per Fred fu sufficiente.
Questa volta, Hermione non impedì all’oblio di avvolgerla. Sapeva a cosa stesse andando incontro, non aveva senso ostacolarlo. Il mondo svanì quando Fred la baciò. Hermione scelse la via più semplice: per la prima vera volta, chiese al cervello di tacere. I pensieri non le sarebbero serviti. Lasciò che il suo bacio la trascinasse giù. Da quel momento, sarebbe esistito solo lui. Ogni incertezza si sciolse come neve al sole. Non aveva nemmeno paura. Sapeva cosa sarebbe successo e non desiderava altro.
Un calore familiare cominciò a invaderla. Le mani di Fred la accarezzavano lentamente, ma sempre più esigenti. La passione, che entrambi avevano soffocato in quel gioco surreale fatto di provocazioni, stava per esplodere. E nessuno l’avrebbe fermata. Fu Hermione, spinta dall’istinto, a fare un passo avanti. Come aveva già fatto due volte nell’arco di una settimana, afferrò il maglione di Fred e lo sfilò, concedendosi il lusso di ammirare quel corpo perfetto. Tornò a baciarlo più avidamente, mentre le sue mani percorrevano quella pelle morbida e calda. Le mani di Fred scesero sotto il suo maglione e un brivido percorse i suoi nervi sensibili. Salirono lungo la schiena, accarezzandola, poi tornarono sui suoi fianchi. Nei suoi gesti, c’era la stessa passione di sempre, unita però a un’attenzione quasi prudente. Come se le stesse dicendo che poteva ancora scappare. Le stava lasciando una via di fuga libera. Hermione sorrise sulle sue labbra, a quel pensiero. Dietro alla maliziosa maschera da seduttore, c’era ben altro.
Hermione doveva fargli capire che non aveva nessuna intenzione di scappare. Non le serviva una via di fuga. Così separò la bocca dalla sua e scese sul suo collo, baciandolo avidamente. Erano baci impazienti, sempre più infuocati. Stava rispondendo alla muta domanda di Fred. Sì, lo voleva davvero e no, non aveva paura. Se Fred avesse avuto ancora qualche dubbio, fu bruciato all’istante quando Hermione strinse i denti sulla sua pelle. Lo sentì tremare sotto le sue mani. Pochi secondi dopo, Hermione si ritrovò senza maglione. Non aveva nemmeno capito com’era successo. Sinceramente, non si era fermata più di tanto a pensarci. Scese sul suo collo, cominciando a baciarla, e questa volta non c’era traccia di indecisione, né di altro che non fosse una passione crescente. La strinse a sé, baciò la sua pelle morbida e le strappò un sospiro quando la sua bocca sfiorò il suo seno. Scese sempre più giù, torturando ogni centimetro della sua pelle sempre più calda. Hermione chiuse gli occhi e lasciò che l’oblio la invadesse. Poteva sentire la lingua di Fred tracciare una scia infuocata sul suo corpo. Poteva sentire le sue mani stringerle i fianchi. Poteva sentire il suo stesso respiro diventare sempre più affannato. Il cuore batteva ad un ritmo nuovo e proibito. Spingeva contro le sue costole, Hermione poteva sentire il sangue entrare e uscire. Le sembrava di avere il fuoco nelle vene. Si accorse di non poter aspettare, di non poter sopportare oltre quella tortura. Voleva di più.
Afferrò con forza i rossi capelli di Fred e lo attirò di nuovo a sé. Rapì la sua bocca in un bacio talmente profondo e languido da distrarlo completamente, tanto che le sue mani si fermarono, smettendo di accarezzarle i fianchi. Fred si riprese lentamente da quell’improvvisa ondata di passione e le circondò il corpo con le lunghe braccia. I loro corpi si strinsero e Hermione pensò che non esistesse niente di più perfetto. La sua pelle era nata per sfiorare le sua. I loro corpi erano perfettamente uniti, come se fossero stati disegnati insieme e separati solo dopo.
Era perfetto, ma non le bastava. Hermione si era liberata di ogni freno, ormai. La libertà di seguire l’istinto senza incertezze era una sensazione magica, inebriante. Inebriante tanto quanto lui. Lasciò scivolare una mano fra i loro corpi uniti. Questa volta, Fred non la fermò. Perché non stavano più giocando. Questa volta, stavano vivendo. Accarezzò la sua erezione da sopra la pesante stoffa dei jeans e lo sentì soffocare un gemito nella sua bocca. Hermione provò una scarica di adrenalina così potente da mandarla su di giri. Il desiderio che esplose in lei la travolse, lasciandola senza fiato. Fred reagì più velocemente del previsto, ma Hermione non se ne stupì più di tanto. Ormai, aveva capito con chi aveva a che fare. Scostando la sua mano, le dita di Fred cominciarono a slacciarle i jeans. Fu veloce, eppure Hermione pensò che, se avesse impiegato anche solo due secondi di più, sarebbe esplosa. Morse il suo labbro inferiore, sperando che capisse quanto avesse bisogno di lui. Perché l’attesa stava diventando insopportabile. Hermione si chiese se Fred fosse bravo a capire le donne in generale o lei soltanto, ma smise di pensarci quando le sue dita scivolarono sulla sua pelle, senza esitare, e premettero nel centro del suo piacere. Una scarica potente le inarcò la schiena e il suo bacino si avvicinò, bramando un contatto più intenso con le sue dita. Abbandonò le labbra del ragazzo per gemere, evitando di trattenersi. Un calore improvviso, e molto diverso da ogni calore provato in vita sua, cominciò a risalire dal suo ventre e a invaderla. E mentre quella semplice carezza diventava più intensa, le fiamme la avvolsero. La bocca di Fred scese sul suo collo e un brivido percorse il suo corpo già tremante. Strinse le mani sui suoi capelli rossi, aggrappandosi con forza, come se avesse paura di cadere. Perché era questo, quello che provava. Stava scivolando sempre più giù nell’oblio, ma non aveva paura di farlo. Aveva paura che lui non venisse con lei. Stupidamente, Hermione pensò che stringendolo a sé lo avrebbe costretto a scivolare con lei. Non capì subito che Fred non sarebbe andato da nessuna parte. Era già con lei e avrebbe continuato a stringerla. Non poteva lasciarla andare.
Un altro gemito uscì dalle sue labbra schiuse. Fred le morse la spalla e, improvvisamente, le sue dita si fermarono e tentarono di risalire il suo ventre. Fred rise piano sulla sua pelle quando, in un gesto impulsivo, la mano di Hermione fermò la sua. Lei non perse tempo a stupirsi di se stessa. Non voleva che smettesse. Con forza e delicatezza allo stesso tempo, la mano di Fred prese la sua e la spinse via. La sua mano era calda tanto quanto lo doveva essere lei. Tornò a baciarla, con trasporto. Liberò la mano di Hermione e, con gesti talmente rapidi da stordirla, finì di spogliarla. Rispondendo a quel bisogno improvviso, Hermione fece lo stesso. Che senso aveva aspettare? Avevano aspettato fin troppo...
Lo desiderava. Lo voleva più di ogni altra cosa. Ed era stanca di aspettare.
Qualcuno, evidentemente, non era dello stesso parere. Quel continuo bisogno di giocare con lei e portarla sull’orlo della pazzia doveva essersi risvegliato nei meandri della mente di Fred, che la fermò quando la mano di lei si mosse decisa verso il basso. Hermione spese due secondi del suo tempo per maledirlo, ma poi, in seguito, si pentì di averlo fatto. Libere da ogni ostacolo, le sue dita scesero nuovamente su di lei e questa volta non si limitarono ad accarezzarla. Entrarono in lei e, dietro la scossa di piacere che la travolse, Hermione sentì una leggera e stonata nota di dolore. Maledisse quel dolore con tutte le sue forze e lo scacciò via. Perché era nulla in confronto al resto. Fred, però, se ne accorse. Si fermò, lasciando che lei si abituasse. Hermione pensò che stesse aspettando fin troppo, così mosse il bacino e lo invitò a continuare. Altre note di dolore comparvero dietro al piacere, che cresceva sempre di più, ma non le impedirono di continuare. Le superò, come aveva superato la prima, quasi senza rendersene conto. Era talmente stordita da non rendersi conto che le sue dita erano scomparse. Improvvisamente, i suoi baci erano diventati più calmi e dolci. La stringeva a sé, accarezzandola piano. La sua pelle scottava. Hermione poté leggere il timore dietro a quei baci e a quelle carezze. Era surreale. Era lei quella priva di ostacoli e lui quello assillato da dubbi e paure. Ma Hermione capì subito di che tipo di paura si trattasse.
Prese il viso di Fred fra le mani e lo baciò più intensamente. Questa volta i gesti non sarebbero bastati. Lentamente, si allontanò da lui e incontrò i suoi occhi per la prima volta. Erano lucidi, ardenti e profondi. Hermione vi lesse dentro un mare di emozioni, probabilmente le stesse che brillavano nei suoi. Era stretta fra le sue braccia, senza più vestiti, senza più ostacoli. Erano due corpi vicini, pronti a diventare un’unica cosa. Non esisteva niente di più perfetto.
Gli sorrise e sussurrò: - Non ho paura..-
Un sorriso illuminò il viso di Fred. Sotto le sue mani, Hermione sentì i muscoli del ragazzo rilassarsi e il suo corpo alleggerirsi.
- Lo so..- mormorò lui.
La baciò e ogni traccia di paura volò via. Ogni cosa svanì. Rimasero solo lui, le sue mani, la sua bocca. Hermione non aveva paura. Era la verità. Non ebbe paura quando scivolò in lei. Non provò nemmeno il dolore che si era sempre aspettata di provare. Perché era inutile. Era superfluo. Tutto ciò di cui aveva bisogno era il calore che lui le regalava. E che crebbe. Divenne un fuoco impossibile da domare. La pervase come se la alimentasse. Divenne più importante dell’ossigeno stesso. In un mare di baci e sospiri, Hermione capì cosa significasse veramente essere unita a un’altra persona. Capì quanto fosse bello essere un unico corpo. Capì quanto fosse bello essere fra le sue braccia. Non esistevano paure. Non esistevano dubbi. Esistevano solo le sue mani che la stringevano. Esistevano solo i suoi baci ardenti. Esisteva solo quella passione che continuava a saziarla, ma non era abbastanza.
Non sarebbe mai stata abbastanza...
 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione non sapeva quanto tempo fosse passato da quando erano entrati in quella stanza al sesto piano. Potevano essere passati minuti, ore, giorni o mesi. A Hermione non importava più di tanto. Era sempre stesa su quel vecchio divano. No, non era vero. Fred era steso sul divano. Lei era stesa su di lui, con la testa sul suo petto caldo e i capelli sparsi sul suo corpo. La mano di Fred le accarezzava dolcemente la schiena, facendo scivolare la coperta dal suo corpo. Fred l’aveva evocata dal nulla, quando l’aveva vista tremare. La fiamma azzurra che galleggiava accanto a loro si stava lentamente spegnendo. Il buio stava calando oltre la finestra. Probabilmente, era quasi ora di cena. Nemmeno questo le importava. Con le dita, Hermione disegnava cerchi invisibili sui fianchi del ragazzo, sorridendo ogni volta che lui rabbrividiva.
- Non puoi evocarle di nuovo?- chiese Fred, rabbrividendo.
- Se smettessi di spostare la coperta con la mano, magari non avremmo così freddo!- sbottò lei, sollevando la coperta sulla schiena.
- Smetti di fare la guastafeste!- la rimproverò lui, l’ombra di un sorriso nella voce. La sua mano tornò ad accarezzarla e la coperta scivolò di nuovo.
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non si mosse di un millimetro. – Allora devi darmi la bacchetta!- disse, sperando che lui non si mettesse a fare battute idiote.
- Sei capace anche a prendertela da sola, Miss Pigrizia!- ghignò lui, prendendola in giro.
Ecco, appunto..
Hermione alzò la testa e lo fulminò con lo sguardo. Lui ricambiò, l’innocenza che traspariva dai suoi occhi sorridenti.
- Che c’è?- chiese lui, confuso.
- Non sei divertente!- sbottò lei.
- Divertente?- ripeté lui, sempre più allibito. Poi, evidentemente, la sua mente geniale e perversa colse il doppio senso della frase. Scoppiò a ridere. – Giuro che non l’ho fatto apposta!-
- Sì, certo, e la Umbridge è uno zuccherino!- borbottò Hermione, allungandosi verso il pavimento e raccogliendo la bacchetta di Fred. Effettivamente, ora che ci faceva caso, era più vicina a lei che a lui.
- Granger, non mi sembra il momento adatto per pensare a lei!- sbottò lui, con una smorfia di disgusto.
Hermione evocò altre fiamme che rimasero a galleggiare sopra di loro. Un improvviso calore cominciò a spandersi per tutta la stanza.
- Così va molto meglio!- mormorò e chiuse gli occhi, rilassandosi. Parlando ad occhi chiusi dissi: - Non era voluta la battuta, comunque!-
- Perché non riesco a crederti?- si chiese Hermione, ironica.
Lui aprì un occhio per guardarla. – Dico sul serio! Hai la mia parola!-
- La tua parola?- ripeté lei, scettica.
- La parola di Fred Weasley è sacra!-
- C’è ben poco di sacro in te!- borbottò lei.
- Non che la cosa ti dispiaccia..- mormorò lui, richiudendo gli occhi con un sorriso.
Lei si limitò a incenerirlo con lo sguardo, anche se lui non poteva vederla. Arrossì leggermente, ripensando a quanto era successo quel pomeriggio. No, non le dispiaceva neanche un po’!
- Stai arrossendo, vero?- chiese lui, ghignando.
Hermione lo colpì al fianco e una smorfia attraversò il volto allegro di Fred.
- Granger se proprio devi colpirmi, allora fallo con delicatezza!- mormorò.
Sbuffando, Hermione tornò ad appoggiare la testa sul suo petto. La mano di Fred salì lungo la sua schiena e si perse fra i suoi capelli. Rimasero in silenzio, lasciando che le carezze parlassero per loro. Non durò poi tanto. Se c’era una cosa che Fred Weasley non era capace a fare, era stare zitto!
- Hai ancora freddo?- chiese.
- Che domanda premurosa!- borbottò lei, prendendolo in giro.
- Sono un essere umano dotato di sensibilità!-
Hermione sbuffò divertita. – Ne dubito fortemente, Weasley!-
- Dubiti di cosa? Del fatto che io sia sensibile o del fatto che io sia dotato e basta?- chiese, fingendosi serio, ma Hermione colse la nota divertita nella sua voce.
Arrossendo, Hermione sbottò: - Entrambe!-
Bugiarda..
- Bugiarda!- mormorò lui.
Hermione provò a tergiversare. Sollevò la testa, appoggiando le braccia sul suo petto e lo guardò con il suo tipico cipiglio saccente. – Quello che hai appena detto getta parecchio fango sulla tua sensibilità, Weasley!-
Fred aprì gli occhi e scrollò le spalle. – Lo so, la verità fa male!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Sto cominciando a chiedermi perché sono qui!- borbottò.
- Se vuoi ti rinfresco la memoria!- disse lui, con un sorriso malandrino.
Lei lo incenerì con lo sguardo. – Gli errori si commettono una volta sola nella vita!-
- Devi prima convincere te stessa, Granger. Non sei credibile!- ribatté lui, accarezzandole la guancia. L’altra mano cominciò a percorrere la schiena della ragazza.
- Credo che mi farò cancellare la memoria!- mormorò lei, prendendolo in giro.
- A proposito di memoria!- esclamò lui, guardandola con uno sguardo improvvisamente furbo, tanto che Hermione provò una fitta di paura. – Io e te abbiamo un conto in sospeso!-
Hermione lo guardò, sinceramente confusa. – Di che parli?-
- Granger così mi ferisci!-
- Piantala!-
- Ne è valsa la pena!- disse lui, e non era una domanda.
Hermione boccheggiò, ricordando improvvisamente.
Oh cielo...
Fred sorrise alla sua espressione. – Già, intendevo proprio questo!- commentò.
Lei si riprese e provò a mascherare l’improvviso tremolio della voce. – Chi ti dice che ne sia valsa la pena?- chiese, spavalda.
- Vuoi ammetterlo subito, o devo mettere alla prova la tua testaccia dura un’altra volta?- la minacciò, con un ghigno. La sua mano scese più in basso e le accarezzò la coscia.
Hermione deglutì. – Non mi sembra che ti dispiaccia poi tanto!-
Fred scrollò le spalle. – Il mio tempo è prezioso, ma per te posso sacrificarne un po’!- rispose lui, indifferente.
Hermione sentì un’improvvisa furia invaderla. Aprì la bocca per insultarlo, ma Fred, ridendo, gliela tappò con un bacio.
- Stavo scherzando, Granger!- sussurrò sulle sue labbra.
Hermione si rilassò a quelle parole e si lasciò trasportare da un altro bacio. Avvicinò ancora di più il viso a quello di Fred e il bacio divenne più intenso. Le braccia di lui le avvolsero i fianchi. Le mani di Hermione salirono a giocare con i suoi capelli. I loro corpi si avvicinarono. Non faceva più così tanto freddo.
- Fammi indovinare: hai scelto la seconda opzione!- mormorò lui.
- Perché non tieni mai la bocca chiusa?- chiese lei ironica, tornando a baciarlo.
Dopo un po’, Fred si staccò di nuovo e la guardò sorridendo.
- Non mi scappi, Granger. Prima o poi ne riparleremo!-
Lei sorrise beffarda. – A meno che io non ti chiuda la bocca!-
Fu il turno di Fred di boccheggiare. Poi un sorriso furbesco illuminò il suo viso.
- Occhio a quello che dici!-
Hermione si finse indignata. – Fred, non ho mai specificato il “come”!-
Ridendo, lui la strinse a sé e ricominciò a baciarla.
Per il momento, quello era sicuramente il metodo migliore!
 
 
 
 
- Dobbiamo uscire!- borbottò lei.
Era raggomitolata fra il divano e le braccia di Fred. Avevano di nuovo i vestiti addosso e la coperta sopra di loro. Nonostante le fiamme, il freddo era calato sulla stanza.
- Oppure possiamo rimanere qui per tutta la notte!- mormorò lui, baciandole la fronte.
Hermione sorrise, ma si alzò lentamente. Scavalcò agilmente Fred e tese una mano verso di lui.
- Dai, alzati!- esclamò.
Sbadigliando, Fred si mise seduto e le prese la mano, ma, invece di alzarsi, la tirò a sé con forza. Presa in contropiede, Hermione scivolò e si ritrovò seduta su di lui, le ginocchia infossate nel divano. Fred le baciò lentamente il collo, abbracciandola.
- Toglimi una curiosità!- disse, tra un bacio e l’altro.
Hermione provò un innato senso di panico, ma attese con coraggio che Fred continuasse.
- Trascinandomi qui e concedendoti a me, pensavi di porre fine al nostro piccolo malinteso?- chiese, con evidente malizia nella voce.
Hermione arrossì. – Una cosa del genere..- borbottò.
Fred rise piano sulla sua pelle. – Missione fallita, Granger!-
Hermione sgranò gli occhi, spinse le sue spalle all’indietro e lo fissò esterrefatta. – Come scusa?-
Lui sollevò un sopracciglio. – Pensi veramente che, dopo quello che è successo, ti lascerò vivere in pace e smetterò di tormentarti?- chiese ironico.
Hermione non seppe rispondere. Fred sorrise davanti alla sua espressione allibita e annuì. – Esatto, ti sei riposta da sola! Sarò il tuo incubo, Granger!-
E che incubo...
- Quindi cos’è cambiato da prima?- chiese lei, ostentando una sicurezza che in realtà non aveva.
Sorridendo, Fred le prese il viso fra le mani e la baciò intensamente. La sua lingua calda rilassò Hermione che dimenticò di aspettare una risposta alla sua domanda. Si lasciò trasportare da quel bacio e fu delusa quando finì. Fred la guardò sorridendo poi mormorò:
- Adesso sei consapevole che non vale la pena resistermi!-
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
‘Giooorno :) (anche se è pomeriggio, ma non potevo non citare George!)
Come sempre, inizio ringraziando di cuore tutte le meravigliose e magiche persone che hanno recensito la storia o che la stanno seguendo/preferendo/ricordando! Grazie a tutti quelli che leggono e mi seguono! Grazie davvero di cuore!!
Passando al capitolo: ehm..siamo arrivati al famoso capitolo di cui parlavo con alcune di voi nelle varie recensioni! Finalmente, Hermione ha ceduto! Ma il gioco non è finito! Ehhh no! Perché si parla di Fred Weasley, gente! Non del primo babbeo che passa per il villaggio! Dovranno accadere ancora un sacco di cose! Piccola informazione di servizio: per adesso sono arrivata a scrivere fino al capitolo 12! E ho intenzione di continuare! Alcune piccole note che vi potranno essere utili nei prossimi capitoli: Hagrid è già tornato dalla sua missione e ha ripreso la cattedra di Cura delle Creature Magiche; nonostante siano avvenimenti del sesto libro, userò incantesimi come il Muffliato  e altri piccoli dettagli sempre presi dal sesto anno!
Penso di non avere altro da dire!
Voglio sapere che ne pensate: a voi la parola :)
Grazie ancora!
Un bacio
Amy :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Filtri d'Amore, Esercitazioni e Piccoli Dubbi ***


Questo capitolo è dedicato a una persona speciale, una sorella lontana
Che mi è sempre vicina
E che condivide con me qualcosa di veramente speciale:
l’Amicizia!
Grazie di essere sempre con me!

 
 



 
Capitolo 9
Filtri d’Amore, Esercitazioni e Piccoli Dubbi
 
 
 
 
 
 
 
Uscire dal sesto piano e raggiungere la Sala Grande fu più difficile del previsto. Per tutto il tragitto, Fred aveva continuato ad afferrarla improvvisamente e a schiacciarla contro il muro, per baciarla. Tutta Hogwarts era disotto per la cena, perciò i corridoi erano deserti, ma Hermione sprofondava ogni volta nel terrore che qualcuno li potesse vedere. Pix, fortunatamente, non era nei paraggi.
Alla fine, fra baci, proteste e qualche pugno in mezzo alle costole per Fred, arrivarono in Sala Grande. Sapevano che sarebbero stati assaliti da domande curiose su dove fossero stati tutto il pomeriggio. Su insistenza di Hermione, Fred avrebbe mutilato il suo orgoglio e avrebbero raccontato di aver studiato insieme Trasfigurazione, in un angolo della biblioteca dove, per puro caso, nessuno li aveva notati. Ma quando arrivarono al tavolo di Grifondoro, le loro scuse preparate furono inutili. Nessuno dei loro amici era presente, George e Lee compresi.
Fred e Hermione si guardarono intorno, perplessi. Neville entrò in quel momento e li raggiunse.
- Fred, pensavo fossi con tuo fratello!- esclamò, confuso.
- Perché? Cos’è successo?- chiese, mentre il panico si impossessava dei suoi lineamenti improvvisamente seri.
- Non riusciamo a capirlo! È in Sala Comune con Harry, Ron e Ginny. Anche Lee si comporta in modo strano!- aggiunse, grattandosi la fronte.
Fred sospirò di sollievo e sorrise in direzione di Hermione. – Penso sia giunto il momento di comportarmi da bravo fratello!- disse e uscì dalla Sala Grande.
Hermione lo seguì. – Non ti senti in colpa?-
Fred si bloccò a metà scala e la guardò offeso. – Granger, pensi veramente che avrei preferito correre da quel portatore indegno della mia seducente bellezza, piuttosto che..-
- Sì, ok! Ho afferrato il concetto!- sbottò lei, arrossendo e riprendendo a salire le scale.
Fred la seguì ghignando. – Dovresti scendere e mangiare qualcosa!-
- Ho perso l’appetito, di recente!-
- E i vestiti..- mormorò lui.
Hermione alzò gli occhi al cielo, sbuffando. – Sarà così, d’ora in poi?-
- Oh no, Granger! Sarà molto peggio!-
 
 
In Sala Comune erano tutti troppo impegnati a pensare a George e Lee per fare domande ai nuovi arrivati. Ginny, però, rivolse uno sguardo talmente maniacale a Hermione che la spaventò.
- Georgie, che ti succede?- chiese Fred, battendo la mano sulla spalla del fratello.
George stringeva fra le mani un cuscino e fissava il fuoco con uno sguardo talmente spaesato da farlo sembrare un po’ tonto. Lee, d’altro canto, era ancora più ridicolo. Stringeva anche lui un cuscino e aveva la testa appoggiata sulla spalla di George, la stessa espressione sognante dipinta sui lineamenti scuri.
Ron rispose per entrambi. – Dove sei stato?- sbottò furente, - Non riusciamo a capire che cos’hanno!-
Harry intervenne. – Continuano a ripetere la parola amore!-
- E Bolidi!- aggiunse Ginny, distogliendo finalmente lo sguardo da Hermione.
Nessuno pareva essersi accorto del loro scambio silenzioso. Ginny l’aveva guardata, poi Hermione le aveva fatto un cenno con la testa, come a dirle “Ne parliamo dopo” e Ginny, sempre più sveglia di altre ragazze della sua età, aveva sorriso, capendo che sotto doveva esserci qualcosa di importante!
- Già, Bolidi!-  confermò Harry, confuso.
Fred annuì. – Li porto da Madama Chips! Credo di sapere che cos’hanno!-
Batté le mani e li afferrò entrambi per il colletto della felpa. – Forza innamorati! Andiamo a riportare il senno nelle vostre menti malate!-
- Innamorati?- chiese Ron, perplesso.
- Hanno bevuto un filtro d’amore!- rispose Fred.
- Scusa, tu come fai a saperlo?- chiese Harry.
- Gliel’ho dato io!- rispose Fred.
Ron lo fissò a bocca aperta.
Fu Ginny a intervenire. – Fred, sii serio!-
- Ammiratrici segrete! Le ho sentite mentre pianificavano un modo per rifilarglielo!-
- E non potevi avvisarli, o aiutarli?- chiese Ron stizzito.
Fred sfoderò un ghigno malefico. – Oh no, fratellino. Avevo di meglio da fare!-
Non guardò Hermione, ma lei arrossì comunque e passò i minuti seguenti a chiedersi se Harry e Ron avessero potuto capire qualcosa da quella criptica risposta. Nessuno dei due sembrava aver capito. Ginny, invece, aveva dipinto in volto il suo sguardo maniacale e gli occhi le brillavano. Hermione sospirò, sapendo cosa le sarebbe capitato di lì a poco tempo.
- Veniamo con te!- disse Harry, seguendo Fred. Ron, ancora perplesso, seguì l’amico e il fratello, che scortava ancora i due innamorati.
Ginny si voltò rapida verso Hermione, appena il ritratto si richiuse, e incrociò le braccia.
Hermione sospirò, guardandola con un misto di speranza e pietà. – Ho una via di scampo?-
Ginny scosse la testa severamente. – Parla!-
Hermione si guardò intorno. Il dormitorio sembrava deserto, all’apparenza. Annuì e andò a sistemarsi sul divano. Poi scattò in piedi, perché il divano le ricordava cose che era meglio non avere a mente mentre parlava con Ginny. Prese una poltrona e la trascinò accanto al fuoco. Il tutto, sotto lo sguardo perplesso di Ginny. L’amica la raggiunse, trascinando un’altra poltrona.
- Ti senti bene?-
- Sì- mentì lei. In realtà, stava per essere sopraffatta dal panico.
Ironico, pensò Hermione. Non aveva avuto paura della sua prima volta, ma aveva paura a raccontarlo alla sua migliore amica!
- Hermione, da quanto ci conosciamo?- chiese Ginny, paziente.
- Quattro anni, più o meno!-
- Bene. Secondo te, sono in grado di capire quando mi stai raccontando una bugia?-
- Sì-
- Bene, allora smetti di mentirmi e dimmi la verità! Hai un’espressione orribile! Ora che ci penso, è simile a quella che avevi quando dovevi confessarmi che Krum ti aveva baciata, perché era stato il tuo primo bacio e ti vergognavi da morire e..-
Ma Ginny non finì la frase. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca, mentre Hermione arrossiva ancora di più e guardava il pavimento, sperando che il tappeto si sollevasse e la portasse via dalla Sala Comune. Dal castello. Dalla Terra. Dall’Universo!
- Oh santo Merlino!- mormorò Ginny.
- Silente dovrebbe davvero darti la cattedra della Cooman!- borbottò Hermione.
- Oh santo Merlino..-
- Ginny? Stai bene?-
- No..ho bisogno di un minuto!- rispose l’amica.
Si prese veramente un minuto. Anzi, se ne prese quasi cinque.
- Ginny?- la chiamò Hermione, schioccando le dita.
L’amica sobbalzò, scattò in avanti  e le prese le mani, guardandola negli occhi con un’espressione così buffa che a Hermione venne voglia di ridere. Era un misto fra stupore, felicità e follia tipica della giovane Weasley.
- Hermione tu hai..voi avete...?-
- Sì!- rispose Hermione, arrossendo di nuovo.
- Oh santo Merlino!- esclamò. Guardò il pavimento, cercando forse di riordinare i pensieri e poi tornò a guardare Hermione con un sorriso radioso. – Sto aspettando!-
- Cosa?-
- I dettagli!- sbottò lei, impaziente. – Dai, avanti, come ce..-
Hermione le tappò la bocca all’istante e Ginny scoppiò a ridere dietro la sua mano.
- Ok, scherzavo! Devo procurarmi un po’ di Veritaserum!-
- Ginny, ti prego..-
- Ok, sono seria! Racconta!-
Per tutto il racconto, Ginny non fece altro che fare domande imbarazzanti, pretendendo dettagli che Hermione si rifiutò categoricamente di raccontare, e saltellare allegra. A un certo punto, schizzò perfino in piedi quando Hermione le raccontò ciò che aveva detto Fred, prima di uscire dalla stanza.
- Sul serio? Sarà il tuo incubo?-
- Così ha detto!- rispose Hermione, afflosciandosi sulla poltrona.
Ginny scoppiò a ridere e corse ad abbracciarla. Nell’euforia, scivolarono dalla poltrona e si ritrovarono stese sul pavimento a ridere e abbracciarsi. Hermione, libera finalmente da ogni peso, si lasciò andare. Per la prima vera volta, quella sera, pensò a ciò che era successo e, stesa sul pavimento accanto a lei, guardò Ginny con un sorriso strano.
- Stai bene?- le chiese l’amica.
Hermione annuì. – Sì. Sì, sto bene!- esclamò, sorridendo.
Ginny scoppiò a ridere e le prese la mano. – Sai, non ho la più pallida idea di dove ti stia portando questa cosa. Anzi, dove vi stia portando. Ma finché continuerai a sorridere in quel modo, non sarà un problema non sapere il perché!-
- Grazie!- le disse Hermione. – Per essere..così!-
Ginny si avvicinò e posò la testa nell’incavo della sua spalla. – Ti voglio bene!-
- Anche io, Ginny!-
In quel momento, Harry e Ron rientrarono e le trovarono ancora abbracciate sul tappeto.
Ron le guardò confuso e Harry aggrottò la fronte.
- Cosa fate sul pavimento?- chiese il Prescelto, allibito.
Hermione guardò i suoi amici. – Discorsi fra donne! Come stanno George e Lee?-
- Meglio! Madama Chips ha dato loro un antidoto. Passeranno la notte in infermeria, nel caso in cui avessero delle ricadute. Fred è rimasto con loro!-
Ginny e Hermione si alzarono e tornarono sulle loro poltrone.
Ron cominciò a guardarsi intorno. – Vedete per caso i libri di Fred?- chiese.
Ginny scosse la testa. – Perché?-
Fu Harry a rispondere. – Ha chiesto se qualcuno poteva portargli il libro di Trasfigurazione! Deve finire di studiare!-
Hermione trasalì. Trasfigurazione?
- Glielo porto io!- esclamò, troppo in fretta.
Harry la fissò con un sorriso obliquo. – Ok, vado a vedere se è in camera sua!-
Ron, che pareva non essersi accorto di nulla, guardò il buco del ritratto e chiese alle ragazze. – Avete visto Lavanda?- chiese.
Hermione annuì. – Prima era in Sala Grande!-
- Vado a raggiungerla!- disse, arrossendo un po’.
Harry tornò poco dopo con il libro di Trasfigurazione di Fred. Lo diede a Hermione con un sorrisetto malizioso.
- Tutto bene?- chiese.
Lei annuì, tranquilla. – Mai stata meglio!-
- Saluta George e Lee da parte mia!- disse Ginny, ma Hermione colse il vero significato nel sorriso di Ginny: divertiti!
Annuendo, si voltò e uscì nel corridoio. Il libro di Trasfigurazione. Fortuna che aveva un bel cervello! Era un messaggio da parte di Fred. Trasfigurazione era la scusa con cui si sarebbero dovuti coprire se gli altri avessero fatto domande.
Attraversò i corridoi, diretta all’infermeria. Stava quasi per raggiungerla, quando la porta di un’aula alla sua sinistra si spalancò. Una mano la afferrò e la trascinò dentro.
- Quanto ci hai messo? Volevi farmi aspettare qui tutta la notte?- sbottò Fred, ma sorrideva.
Lei lo fissò allibita. – Ma non dovresti essere con tuo fratello?-
- Granger è stato sedotto da una pozione, non sta per morire!-
- Dovresti farti perdonare, piuttosto!-
- Capirà, vedrai!-
Hermione arrossì. – Tu..glielo racconterai?- chiese, nell’imbarazzo totale.
Con un ghigno, Fred tolse il libro dalle sue mani e lo appoggiò su un banco.
- Cosa?- chiese, fingendosi confuso.
Hermione sollevò le sopracciglia in modo eloquente, ma Fred non cedette. La stava palesemente prendendo in giro.
- Weasley, dico sul serio!- sbottò.
Lui sorrise. – Forse sì, forse no..-
- Fred!-
- D’accordo Granger: sì, glielo racconterò! Come tu hai appena fatto con Ginny!- rispose lui, divertito.
Hermione spalancò la bocca, stupita e imbarazzata.
- Credi che sia stupido?- chiese lui ridendo.
Hermione riuscì a darsi un contengo. – Tanto intelligente non sei!-
- Mai quanto te, ma ho i miei assi nella manica!- ribatté lui.
- Weasley, mi hai fatto un complimento?- chiese lei, fingendosi sorpresa.
Fred sorrise e si avvicinò, cingendole la vita. – Parlando di assi nella manica..-
- Sei un idiota!- sbottò lei, ma sorrideva.
Il bacio che arrivò dopo fu disarmante. Hermione pensò a quanto fossero cambiate le cose in quella giornata. Pensò al passo avanti che aveva fatto. Sorridendo sulle sue labbra, si strinse a lui, sollevandosi sulle punte e circondandogli il collo con le braccia.
- Perché sorridi?- chiese Fred, sorridendo a sua volta.
Hermione scosse una spalla. – Pensavo..-
- Pensare troppo fa male, Granger!-
- E’ un problema che non dovrai mai porti, Weasley!-
Ridendo, Fred riprese a baciarla. Non c’era esigenza nelle loro carezze e nelle loro labbra. Nessuna traccia della passione bruciante di quel pomeriggio. Era un bacio semplice, come quello della tregua che lui le aveva concesso. Bello, semplice e disarmante.
- Dovremmo andare!- disse Hermione, staccandosi.
Fred annuì, le diede un ultimo bacio e raccolse il libro dal banco. Uscirono nel corridoio e tornarono in Sala Comune, quasi senza sfiorarsi né parlarsi.
Ginny e Harry erano ancora seduti accanto al fuoco e stavano parlando. La Sala Comune si era riempita. Neville, Dean e Seamus stavano cercando di finire il tema di Pozioni. Lavanda e Ron erano seduti in un angolo buio a divorarsi a vicenda.
Fred li guardò con una smorfia disgustata. Hermione non riuscì a resistere alla tentazione.
- Perché tutto quel disgusto?- chiese, mormorando al suo orecchio.
Fred si girò e le sussurrò di rimando. – Perché mio fratello ha tanta strada da fare!-
- Fred, la sta solo baciando!-
- No, non la sta baciando. La sta divorando! Io non ti bacio così!- aggiunse fiero.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Prega che non venga mai a sapere che lo fai!- borbottò.
Fred scoppiò a ridere e Hermione si voltò a guardarlo perplessa. – Tranquilla, Hermione. Il tuo segreto è al sicuro con me! Di me ti puoi fidare!-
Hermione lo guardò in tralice. – Oh, adesso sì che posso stare tranquilla!-
Raggiunsero Harry e Ginny e si sedettero accanto a loro.
- Come stanno?- chiese Harry.
Fred scrollò le spalle. – L’ultima volta che l’ho visto, George stava elencando una serie di modi, Babbani e non, per farmi a pezzi e usarmi come cibo per Acromantule!-
- Sei sulla via del perdono!- commentò Ginny.
- Come mai non sei rimasto con loro?- chiese Harry.
- Madama Chips mi ha cacciato via!- mentì lui, con naturalezza.
Ginny guardò di sottecchi Hermione, che piegò le labbra in un leggero sorriso.
- Domani ci sarà  un’Esercitazione!- annunciò Harry.
Hermione annuì. – Hai già fatto comparire la data sulle monete?-
Harry annuì. – Voglio iniziare gli Schiantesimi. So che voi li padroneggiate già bene, ma gli altri hanno bisogno di cominciare da zero!-
- Bene. Io vado a dormire!- disse Ginny, alzandosi.
- Vengo anche io!- la seguì Hermione.
- Notte, ragazzi!- disse Ginny.
- Notte!- risposero i due, in coro.
Fred lanciò uno sguardo furtivo a Hermione, prima che sparisse su per le scale. Mentre salivano, Hermione spiegò a Ginny che la sua intuizione sul libro era giusta: era un messaggio.
- Lo dirà a George!- sbottò Hermione, di nuovo imbarazzata.
- Rilassati! Non ti tormenterà più di tanto!-
- Ginny, stiamo parlando di George!-
- Se lo farà, allora, si ritroverà con un problema ben più grosso di un filtro d’amore!- minacciò Ginny e Hermione scoppiò a ridere.
- A volte mi spaventi!- ammise Hermione.
- Sono le conseguenze dell’essere cresciuta con Fred e George!-
Si abbracciarono ed entrarono ognuna nella propria stanza.
Hermione scivolò sotto le coperte, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fosse stanca. Sbadigliò e si raggomitolò, in cerca di calore. Prima che potesse fermarlo, un pensiero le attraversò la mente. Se Fred fosse stato lì, il calore non sarebbe stato di certo un problema. Hermione scosse la testa, scacciando quel pensiero. Meglio non farsi prendere troppo.
Con il ricordo delle sue mani che la stringevano a cullarla, si addormentò..
 
 
 
Le lezioni del lunedì furono tragiche come sempre. Alzarsi quella mattina fu tragico!
Hermione scese dal letto e si rese conto di avere dolore ovunque. La schiena era indolenzita, forse per la scomodità di quel dannato divano al sesto piano. Aveva male alle gambe e alle braccia. Sembrava più che il giorno prima avesse corso una maratona.
Sbadigliando, si vestì e scese in Sala Grande. Harry e Ron avevano gli occhi pesti e sbadigliavano ogni cinque minuti. Ron aveva il mento appoggiato al palmo della mano e sobbalzava ogni volta che il gomito gli scivolava dal tavolo. Non si rese conto che la causa di quella sua inspiegabile instabilità erano Fred e George, completamente rinsavito, che scagliavano un incantesimo non verbale da lontano. Hermione fulminò Fred con lo sguardo e lui sfoderò un’espressione innocente, indicando George. Poi le fece l’occhiolino. Hermione scosse la testa e tornò a mangiare. Harry stava lentamente scivolando, presto la sua testa sarebbe stata immersa nei suoi cereali.
Ginny scrollò la spalla del Prescelto, che trasalì e raddrizzò gli occhiali.
- Ma si può sapere che vi prende?- chiese, togliendo il coltello dalla mano di Harry e ficcandoci dentro il cucchiaio. Harry aveva preso il coltello per sbaglio per mangiare i cereali.
- Dopo che siete andate a dormire, sono rimasto fino a tardi a finire i compiti. Ron ha fatto le ore piccole con Lavanda!-
Ron, ora del tutto sveglio, arrossì vistosamente e finse di concentrarsi sulle sue uova.
Hermione lo guardò con cipiglio severo. – Non hai studiato?-
- No..- borbottò Ron, imbarazzato.
- Ti bocceranno in tutti i G.U.F.O.!- sbottò Hermione, riprendendo a mangiare il suo porridge.
- Tranquillo Ronnie!- esclamò George, avvicinandosi a loro. – L’amore conta più di uno stupido voto scolastico!-
- George, quanto sei romantico!- lo prese in giro Fred. – Sicuro di non avere ancora un po’ di filtro in corpo?-
- Chiudi il becco, Fred!- sbottò Lee, alle loro spalle.
- Dovevate vedere le vostre facce!- commentò Ginny.
- Che è successo alle vostre ammiratrici?- chiese Harry.
Hermione sorrise. – Forse sono ancora nel dormitorio a strapparsi i capelli per la disperazione!-
Ginny le resse il gioco. – O magari stanno preparando un altro filtro!-
- Sempre che siano abbastanza intelligenti per farlo!- aggiunse lei.
Harry scoppiò a ridere. – Ehi, magari questa volta imbottiscono una torta a forma di Coppa di Quidditch!-
- Magari, la prossima volta ci casca anche Fred!- aggiunse Hermione, lanciandogli un’occhiata penetrante.
Fred ghignò. – Ne dubito, Granger. Sono un po’ più furbo del mio gemello!-
- Ehi, neurone solitario, datti una calmata!- sbottò George.
- Comunque, tranquillo Ron!- riprese Fred. – Riceverai tutta la nostra profonda stima, se verrai bocciato ai G.U.F.O.!-
- Confermo!- proseguì il gemello. – Sarà per una ragione valida, se non altro!-
Mentre Ron arrossiva, Hermione scuoteva la testa, borbottando fra sé.
- Non sei d’accordo, Granger?- chiese Fred.
- Per te un po’ di sano divertimento conta meno di un Eccellente?- chiese George.
Hermione era in trappola. Gli occhi di Fred non la lasciarono un istante. Pensò in fretta, ma non le venne in mente niente di abbastanza intelligente con cui rispondere. Così tentò con la prima risposta che le saltò dal cervello alla bocca.
- Conta meno anche di un Accettabile!- sbottò, con un sorriso.
- Come siamo cinici, Granger!- commentò George, fingendosi deluso.
- Avrei giurato che fosse il contrario!- commentò Fred, guardandola con un sorriso furbesco.
Hermione sorrise beffarda. – Non sarebbe la prima volta che ti sbagli!-
Fred sorrise, ma non commentò. Hermione si trattenne dall’esultare. L’aveva spiazzato. Non solo era stata una risposta ad effetto, ma era anche riuscita a conquistarsi una piccola vendetta. Fred era convinto di avere ragione. Pensava di averle dimostrato che valesse la pena lasciare da parte l’orgoglio e concedersi a lui. Ed era vero. Ma Hermione non lo avrebbe ammesso neanche sotto Veritaserum. Con quella risposta, Hermione aveva sostenuto fermamente le sue convinzioni. Non che fosse poi così convinta di averlo ingannato, ma era comunque una piccola soddisfazione.
George batté le mani all’improvviso, attirando l’attenzione di tutti.
- Bene, dopo questo bellissimo scambio di opinioni su voti e divertimenti, noi andiamo a onorare la classe di Pozioni con la nostra regale bellezza!- esclamò.
Fred sorrise in direzione di Harry. – Pensi di arrivare vivo a stasera?-
Il Prescelto annuì e posò il cucchiaio, poi cercò di pulirsi la bocca con un pezzo di giornale. Alzando gli occhi al cielo, Ginny lo strappò via dalla sua mano e gli pulì la bocca con il tovagliolo. Harry la ringraziò con un sorriso.
- Non arrivate in ritardo, all’Esercitazione! Abbiamo un sacco di lavoro da fare!- si raccomandò Harry.
- E non accettate pasticcini dagli sconosciuti!- aggiunse Hermione, con un ghigno.
Lee la incenerì con lo sguardo. – Da oggi in poi, userò una fiaschetta come Moody!- borbottò.
- Tranquilli!- intervenne Fred. – Ci penso io a questi due cervelli di Troll!-
Per tutta risposta, George e Lee afferrarono la prima cosa che trovarono e la scagliarono contro di lui. Fred schivò un libro di Pozioni e una forchetta, e ridendo uscì dalla Sala Grande, seguito dal gemello e da Lee, che imprecava sottovoce.
Hermione si alzò. – Muoviamoci, o arriveremo tardi a Trasfigurazione!-
Ron, che non aveva ancora alzato la testa dal piatto, scese dalla panca e raccolse la borsa con i libri. Lavanda arrivò in quel momento, lo prese per mano e lo trascinò ridendo verso l’uscita della Sala Grande.
Ginny li guardava disgustata e Harry, sbadigliando, li indicava.
- Pensi che si siederà con noi a Trasfigurazione?- chiese, ironico.
Hermione sorrise, salutò Ginny e si incamminò verso l’aula. Harry la seguiva ciondolando e sbadigliando. Hermione borbottò una lunga serie di rimproveri che lui non ascoltò minimamente. Era rimasto sveglio per studiare, ma se non fosse uscito in giardino, il giorno prima, non avrebbe avuto questo problema: doveva essere questo il succo del discorso, più o meno. Poco prima di entrare nell’aula, Harry si voltò di scatto verso di lei e la guardò infuriato.
- Hermione dacci un taglio! Scommetto che anche tu potresti trovare un modo migliore di passare una domenica pomeriggio che studiare. Perciò piantala!- sbottò.
Hermione arrossì immediatamente e lo seguì senza aprire bocca. Lo aveva trovato un modo migliore per passare la domenica pomeriggio. Eccome, se l’aveva trovato! Ma sicuramente non sarebbe stato saggio confessarlo a Harry. Meglio tenerselo per sé!
La McGranitt arrivò poco dopo e cominciò la lezione. La classe stava decisamente migliorando con gli Incantesimi Evanescenti. Perfino Ron, che non si era esercitato per niente, riuscì a far evanescere quasi tutti gli oggetti assegnati dalla McGranitt. Harry, ancora mezzo addormentato, fece sparire per errore una sua scarpa, invece della scatola di legno che la McGranitt gli aveva appoggiato davanti, ma se la cavò bene comunque. Rincuorata da quel netto miglioramento, la McGranitt assegnò due punti ad ogni studente che era riuscito a fare evanescere almeno la metà degli oggetti assegnati e ne regalò dieci a Hermione, che aveva fatto sparire anche altri oggetti supplementari.
Uscirono dalla classe di Trasfigurazione con il morale decisamente più allegro. Fuori dal castello, la neve continuava a cadere dal cielo grigio, carico di nuvole compatte. Il freddo diventava sempre più intenso, tanto che gli studenti cominciarono a indossare sciarpe e mantelli anche nei corridoi. Incrociarono Ginny, mentre si dirigevano a Difesa contro le Arti Oscure, e notarono che stava starnutendo e imprecando.
La Umbridge fu dolce e simpatica come sempre. Assegnò loro due capitoli da leggere, il tutto nel silenzio più assoluto, poi li obbligò a copiare un testo approvato sulle loro pergamene. Sempre in silenzio. Harry rivolgeva alla donna sguardi di fuoco. Hermione strinse più volte la mano attorno alla gamba dell’amico, cercando di calmarlo. Fortunatamente, Harry rimase tranquillo fino alla fine. Il pensiero che quella sera avrebbero violato le regole con il gruppo di Difesa doveva averlo calmato.
Dopo pranzo, fu il turno di Storia della Magia. Hermione aveva perso la lezione precedente, ma era riuscita a mettersi in pari e prendere appunti fu molto semplice. Durante quella lezione, Harry sprofondò con la testa sul banco e Ron prese a disegnare cuori sulla pergamena, con le iniziali L. B.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Il lato positivo era che Ron sembrava essere parecchio preso da Lavanda e viceversa. Forse, pensò Hermione, scoprire di lei e Fred non lo avrebbe traumatizzato più di tanto.
La punta della piuma di Hermione si bloccò sulla pagina, scavando un buco nella carta. Hermione sollevò la testa e guardò il noioso professore senza vederlo realmente. L’opalescente grigiore del fantasma e la sua voce ipnotica distrassero Hermione, che perse improvvisamente l’attenzione sulla lezione. La piuma scivolò dalle sue dita e si appoggiò sulla pergamena.
Il pensiero di Ron e della sua reazione l’aveva portata a riflettere su una questione piuttosto interessante.
Che cos’era Fred per lei?
E perché non si era mai posta prima quella domanda?
Va bene, Hermione! Sii razionale!
Razionale.
Non c’era nulla di razionale in quello che era successo negli ultimi giorni, ma ci provò comunque.
Fred era un amico. Lo era sempre stato. Non era sicuramente il componente della famiglia Weasley a cui era più affezionata, ma erano sempre stati amici. Stessa cosa con George. Su questo punto, non c’erano problemi.
Hai perso la verginità con lui!
La voce nella sua testa parlò all’improvviso. Lo sguardo di Hermione cadde sulla pergamena. Osservò la frase lasciata a metà, l’inchiostro nero la distrasse dai suoi pensieri.
 
“Durante la ripresa, successiva alla Terza Guerra della conquista dei Goblin, molti Maghi si impegnarono per cercare di diffondere la pace tra i ribelli rimasti in libertà. Hogwarts fu teatro di alcuni scontri fra i figli di famiglie appartenenti a partiti diversi. Il Preside fu costretto a chiudere la scuola due mesi in anticipo e molti studenti furono espulsi e multati dal nostro Ministero. Il Ministro della Magia intervenne per riportare equilibrio nel Paese, applicando un nuovo decreto che..”
 
 
Hermione si era persa il nome del Decreto. Maledisse i suoi pensieri e le voci nella sua testa. Che sarebbe successo se quel Decreto fosse stato in una delle domande agli esami? Schiarendosi la voce, afferrò la piuma e tornò a concentrarsi sulla lezione. Harry aveva cominciato a russare. Ron aveva lasciato perdere i suoi ghirigori per svegliarlo. Il Prescelto aveva sbadigliato, aveva trascinato il libro sotto la sua testa e aveva richiuso gli occhi. Il professor Ruf, con la sua voce monotona, stava elencando una serie di nomi importanti che avevano firmato il decreto.
- Fra i tanti, - disse Ruf, - notiamo anche Godric il Rosso. Non si conosce il suo vero nome. Sappiamo solo che era un Nato Babbano e che frequentò Hogwarts. Apparteneva alla Casa di Corvonero e fu uno dei più celebri duellanti della storia. Purtroppo le didascalie con il suo nome completo vennero distrutte per errore. Venne chiamato il Rosso a causa dei suoi capelli..-
Il cuore di Hermione fece una capriola all’indietro e la punta della piuma si inforcò di nuovo nella pergamena.
Dannati capelli rossi..
Hermione cercò di ritrovare la concentrazione, ma Ruf stava pronunciando la parola “Rosso” un po’ troppe volte. Di nuovo, i pensieri di Hermione volarono via dalla storia e dai suoi appunti.
Era solo un amico.
Continuava a ripeterselo. Doveva essere così! Guardò Ron, al suo fianco, che stava ancora disegnando sulla pergamena. I ghirigori stavano formando una scopa con sopra un omino piuttosto brutto che colpiva una Pluffa. Hermione immaginò che si trattasse di Ron stesso, nell’atto di parare un colpo. Rendeva poco l’idea, perché Ron non sapeva decisamente disegnare! Sulla Pluffa erano incise le iniziali di Lavanda. Ron aveva disegnato una ragazza con le lunghe trecce che fingeva di soffiare un bacio verso il Portiere. Con un lieve colpo di bacchetta, vide Ron animare il disegno. L’incantesimo non gli riuscì molto bene. Il bacio, un piccolo cuoricino, arrivava fino a metà strada e poi si afflosciava, cadendo verso il fondo del foglio. Hermione sorrise e distolse lo sguardo, fissando la sua pergamena, mentre Ron sbuffava.
Hermione pensò a Ron e Lavanda. Lei e Fred non erano così. Insomma, mezza Hogwarts era a conoscenza della relazione fra Ron-Ron e Lav-Lav. Hermione si odiò per aver usato quei soprannomi, ma ormai si sentivano in ogni angolo del castello!
Nessuno sapeva di lei e Fred. A parte George. E Ginny. E Harry. Ma le ragioni erano evidenti!
Con un sospiro, Hermione fissò l’inchiostro sulla pergamena. Nero su bianco. Il suo cervello si divise improvvisamente e la parte razionale cominciò a litigare con quella ribelle.
Nessuno sa di voi perché non c’è niente da sapere, Hermione!
La parte razionale aveva ragione. Loro non stavano insieme. Ron e Lavanda erano ormai una coppia fissa. Lei e Fred non lo erano e probabilmente non lo sarebbero mai stati! Non c’era niente da sapere, ecco perché nessuno ne parlava. Era il loro segreto.
Erano amici. Due semplici amici.
Lo hai scelto. Gli hai permesso di essere il primo..
Non era certo una cosa da amici. La parte ribelle non aveva torto. Hermione provò a pensare, per un momento, se fosse normale scegliere un amico per un passo così importante.
Avresti potuto scegliere chiunque!
Se fosse stato Harry? Hermione scosse la testa, rabbrividendo. Assolutamente no! Harry era come un fratello. Sarebbe stato malsano, irreale e..impossibile!
E Ron?
No, lui non sarebbe andato bene. Sarebbe stata una prima esperienza per entrambi. Avrebbe avuto paura.
Con lui non hai avuto paura!
Hermione si stupì che la parte razionale potesse fare osservazioni simili! Era vero, in ogni caso. Non aveva avuto paura. Sapeva a cosa andava incontro, eppure non l’avevano sfiorata né  rimorsi, né incertezze, né paure. Sapeva ciò che voleva.
Volevi lui..
Lui. Non aveva avuto paura perché era con lui. Ron non sarebbe andato bene. Nemmeno Harry. Nemmeno Dean. Neanche George. Sapeva che era in mani sicure. Fred sapeva quello che stava facendo. Non era la sua prima volta. Era sicuro di quello che faceva e quella sicurezza era stata come un balsamo per Hermione. Non aveva paura fra le sue braccia. Si sentiva al sicuro.
Rimane comunque solo un amico!
Hermione sospirò. La parte razionale ne era davvero convinta. Sì, era quella la risposta. Fred era un amico. Il fatto che lo avesse scelto per compiere quel passo era irrilevante. Faceva semplicemente parte di quel gioco perverso in cui erano caduti.
Ci siete caduti perché lui ti ha trascinata nel gioco!
Scosse la testa, stringendo l’orlo della gonna. No, non era vero. Avevano cominciato insieme. Era stata una pura casualità. Uno sguardo più malizioso, una battuta più provocante..una serie innocua di avvenimenti che li aveva trascinati in quella sfida.
No, lui ha cominciato e tu ci sei cascata! Lo hai seguito. Ti sei messa in gioco!
Era vero? Era andata davvero così?
Hermione guardò la pergamena e le lettere scritte con l’inchiostro nero. Ricordò i fegati di rana, la maglietta svanita, lo sguardo di Fred sul suo corpo. Poi le battute, le provocazioni. Il bacio dietro il ritratto. Il Whisky, il primo bacio. Hermione chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. La parte razionale continuava a dirle che erano solo amici, che stavano solo giocando, che era solo questione di un momento. Il momento, poi, sarebbe passato.
Ma la parte ribelle, quella traditrice, la stava confondendo. Era stato Fred a cominciare. Tutto era cominciato a causa sua. A che scopo? Qual’era il suo fine? Dove stava andando a parare?
Hermione si prese la testa fra le mani e fissò Ruf. Non aveva le risposte alle sue domande e questa cosa la stava mandando fuori di testa. Hermione odiava non sapere qualcosa. Odiava non avere risposte. Grazie alla sua mente brillante, era stata abituata fin da piccola a sapere sempre tutto. Quando incontrava domande a cui non c’erano risposte, il suo mondo perfetto ed equilibrato si capovolgeva. E odiava quei momenti con tutta se stessa.
Ora era lì, a pensare a Fred invece che prestare attenzione alla lezione. Un Unicorno Rosa! L’ennesimo. Frequentare Fred significava vivere circondata da Unicorni Rosa!
Frequentare?
No, era la parola sbagliata. Lei non stava frequentando Fred. Ron frequentava Lavanda. Harry avrebbe dovuto frequentare Ginny. Hagrid frequentava mostri spaventosi. Lei non frequentava Fred.
Siete solo amici!
Adorava la sua razionalità! Con un sorriso sollevato, riprese la piuma e cercò di prestare attenzione a Ruf. La sua razionalità aveva parlato con forza e ora Hermione era convinta. Erano solo amici. Un pizzicore nel retro della sua nuca le fece capire che la parte ribelle non era assolutamente d’accordo, ma Hermione non le permise di parlare.
 
 
 
Quando uscirono da Storia della Magia, Ron cominciò a lamentarsi di Ruf e della noiosità delle sue lezioni. Per tutto il tragitto fino all’aula di Pozioni, non fece altro che inveire contro il fantasma, chiedendosi se una raccolta di firme sarebbe servita per farlo esonerare dal corpo insegnanti. Hermione pensò all’ironia della situazione: il professore più noioso della scuola era anche l’unico che non sarebbe mai andato in pensione. Pensò a un suo possibile futuro con un marito e una famiglia, e sorrise al pensiero di lei, seduta in salotto con il figlio, a lamentarsi del professore che entrambi avevano avuto!
Quando Piton arrivò nei sotterranei, Ron tacque e Hermione tornò al presente. Meglio non distrarsi durante Pozioni! Fu una lezione tranquilla, nonostante i continui tentativi di Piton di togliere punti a Grifondoro.
Draco Malfoy fu spregevole come sempre. Mentre affettavano dei fegati di Salamandra, Hermione, Harry e Ron lo sentirono lamentarsi a voce alta dei compiti e chiedere lezioso a Piton se almeno lui potesse esonerare la Casa Serpeverde per quel giorno, visto che avevano l’allenamento di Quidditch.
Con sommo orrore dei Grifondoro, alla fine della lezione Piton esonerò davvero  i Serpeverde dai compiti di Pozioni. Harry strinse il coltello fra le dita e Hermione pensò bene di posare la mano sul suo polso, nel caso in cui gli fosse passato di mente di lanciarlo per giocare al tiro a segno con la faccia di Piton. I Grifondoro, comunque, cercarono di rimanere in silenzio, mentre Malfoy li guardava ghignando.
In Sala Comune, però, la rabbia esplose con un vero e proprio ruggito di massa. Harry e Ron stavano imprecando infuriati assieme a Dean e Seamus. Lavanda e Calì erano affianco a loro e scuotevano la testa, borbottando qualcosa. Hermione fissava il pavimento, livida di rabbia, e scuoteva la testa, stringendo con forza la bacchetta nella mano destra. Ginny, che era appena entrata, li guardò con le sopracciglia alzate.
- Che succede?- chiese curiosa.
- Piton!- sbottò Harry. Non aggiunse altro, pensando forse che il nome avrebbe reso il significato di tutta quella rabbia.
- Una frase di senso compiuto?- lo prese in giro Ginny. Aveva il naso rosso e la voce un po’ impastata dal raffreddore, ma non era messa poi così male.
- Ha esonerato i Serpeverde dai compiti di Pozioni per tutta la settimana!- sbottò Hermione.
Ginny sgranò gli occhi. – Che disgustoso, viscido, sudicio.. –
- Parlate di Piton?- intervenne Fred.
Era appena sbucato dal ritratto insieme a George e Lee.
- Sì- borbottò Ron.
Raccontarono l’accaduto a tre nuovi arrivati, che inveirono quanto gli altri, se non peggio.
- Anche noi ci alleniamo, ma Angelina non ha mai chiesto alla McGranitt di esonerarci dai compiti!- sbottò Ron.
- Be’, spero che un fulmine colpisca la scopa di Malfoy!- esclamò Hermione con rabbia.
Tutti si voltarono a guardarla. Di solito, Hermione era quella più pacifica. Lei ricambiò gli sguardi allibiti con una semplice alzata di spalle, poi si lasciò cadere sulla poltrona accanto al fuoco. Era piuttosto nervosa, per colpa dei pensieri che l’avevano assillata per tutto il pomeriggio. L’ingiustizia dei compiti e la difficoltà della pozione preparata nei sotterranei l’avevano distratta. Ma ora aveva la mente libera e Fred era a pochi centimetri da lei.
Mentre gli altri prendevano posto lì intorno, in attesa dell’ora di cena, Hermione lasciò cadere lo sguardo su Fred. Non aveva ancora trovato le risposte alle sue domande. Continuava a ripetersi che erano solo amici, eppure..non era più molto convinta! Notò che, ora, anche Fred la stava guardando. Le sorrise e lei, istintivamente, ricambiò.
Forse doveva smettere di farsi troppe domande. Che importava se erano amici o no? Le bastava guardare quel sorriso. Erano loro. Punto. Amici, amanti, non importava la definizione. Le bastava vivere quello che stavano vivendo, qualunque cosa fosse.
Tranquillizzata da quella nuova prospettiva, Hermione liberò la mente da ogni domanda. Le risposte, infondo, non le servivano più.
 
 
 
 
Dopo cena, Harry, Ron e Hermione salirono nella Stanza delle Necessità. Venti minuti dopo, tutti i membri avevano oltrepassato il pesante portone.
Harry aveva diviso fin da subito i nuovi reclutati e aveva assegnato a Hermione il compito di istruirli, mentre lui cominciava gli Schiantesimi con il resto dell’ES.
Hermione passò quasi tutta l’esercitazione a schivare bacchette e a spiegare i movimenti precisi del polso. A parte qualche zucca vuota che stava mettendo a dura prova la sua pazienza, gli altri se la cavavano piuttosto bene. A metà serata, Harry le diede il cambio e le disse di mettersi in coppia con qualcuno per provare gli Schiantesimi. Hermione prese un cuscino e andò a cercare uno studente libero per esercitarsi.
Fred le passò accanto, mentre Calì alzava la mano per dirle di esercitarsi con lei.
- Mi dispiace, Granger, ma non posso tradire mio fratello!- sussurrò.
Hermione sorrise. – Che peccato! Sarebbe stato bello Schiantarti!- mormorò.
- Non ci saresti riuscita!-
- Cosa devo fare per farti capire che non devi sottovalutarmi, Weasley?-
Fred ghignò e, fingendo di togliere qualcosa di invisibile dal cuscino che Hermione stringeva, si chinò su di lei.
- Un’idea ce l’avrei!- mormorò.
Hermione arrossì e si diede della stupida allo stesso tempo. Lo fissò con un sopracciglio alzato e uno sguardo accigliato. Fred le fece l’occhiolino e si voltò per tornare dal gemello. Hermione raggiunse Calì, cercando di respingere immagini ben precise che stavano prendendo vita nella sua mente. Non era il momento giusto per pensare a certe cose! Per il resto della lezione, Hermione lavorò con Calì e riuscì a Schiantarla una decina di volte, tanto che decisero di fermarsi, perché la ragazza cominciava a sentirsi debole. Era riuscita a Schiantare Hermione solo un paio di volte. Harry notò quel dislivello e disse alle ragazze che, nella prossima lezione, avrebbero lavorato con compagni diversi. Calì sorrise grata e si voltò verso Hermione.
- Sei bravissima, non c’è che dire, ma meglio se mi alleno con qualcuno più al mio livello!-
Hermione le sorrise. – Imparerai anche tu, vedrai!-
Quando la lezione terminò, Harry fece uscire gli studenti a piccoli gruppi. Hermione cominciò a sistemare i cuscini in un mucchio ordinato accanto alla libreria, mentre Ron riparava alcuni specchi e oggetti andati in frantumi a causa degli Schiantesimi lanciati da studenti con pochissima mira. Tornarono in Sala Comune e la trovarono deserta. Forse erano tutti troppo stanchi per mettersi a studiare o fare altro. Purtroppo, riposare era un lusso che loro tre non potevano concedersi. Hermione sedette sul divano, con le gambe raggomitolate sotto di sé e cominciò a studiare Aritmanzia. Harry era seduto accanto a lei e cercava di memorizzare le date di Storia della Magia. Ron era steso sul pavimento a finire i compiti di Divinazione.
- E se scrivessi che ho sognato di avere la mente infestata dai Gorgosprizzi?- chiese, alzando la testa dalla pergamena.
Harry scosse la testa. – No, l’ho già scritto io!-
- Miseriaccia!-
Hermione li fissò entrambi, poi alzò gli occhi al cielo. Dopo altre due ore di studio, Harry si alzò sbadigliando e diede un leggero calcio a Ron, che si era addormentato sul tema di Pozioni. L’inchiostro si era impresso sulle sue guance e una parte della spiegazione sul procedimento della Pozione Rallegrante svettava sulla sua carnagione chiara. Harry lo prese in giro per tutto il tragitto fino al dormitorio e Hermione poté sentire le imprecazioni di Ron, seguite dal tonfo di una porta sbattuta con forza.
Hermione aveva sonno, ma le mancava ancora una traduzione di Antiche Rune. Allungò le gambe sul divano e cominciò a scrivere. Il fuoco si stava spegnendo. Hermione sentiva il sonno incombere su di lei. Non avrebbe resistito ancora molto. Mancavano solo tre frasi. Tre lunghissime frasi. Scivolò sul divano, rilassando la schiena dolente. Sollevò il libro e cercò di tradurre le ultime frasi. Le avrebbe ricopiate più tardi, dopo aver chiuso gli occhi per cinque minuti... Aveva solo bisogno di qualche minuto. Il braccio scivolò e il libro cadde a terra con un tonfo.
Solo cinque minuti..
 
 
Stava sognando di volare in groppa a Fierobecco. Non era un bel sogno. Lei odiava volare. Aveva troppa paura. Il mondo sotto di lei appariva minuscolo. Strinse con forza il collo di Fierobecco. Era morbido. Una delle sue penne le solleticò la pelle del collo. Era dannatamente fastidiosa. Reagendo a quel fastidio, Hermione allentò la presa sul collo dell’animale. Però così rischiava di cadere. Non poteva cadere, sarebbe precipitata nel vuoto e sarebbe morta. Era tremendamente fastidioso, ma doveva continuare a stringere il collo di Fierobecco..non poteva lasciare..troppo tardi, stava scivolando. Le sue braccia non stringevano più il collo dell’Ippogrifo. Sarebbe caduta..sarebbe morta..
Il vuoto esplose e Hermione ebbe la sensazione di cadere delicatamente dopo una lunga caduta nel buio. Era ancora sul divano ed era ancora viva. Il fuoco si era spento quasi del tutto. Era molto buio.
Aprì gli occhi e trattenne un grido, tappandosi tempestivamente la bocca con la mano.
- Però, Granger, cominci a fare tutto da sola! Non ti servo più a niente!- mormorò Fred, sorridendo. Hermione notò la mano alzata che,sicuramente, era pronta a tapparle la bocca in caso avesse urlato.
- Mi piace essere indipendente!- sbottò Hermione, sollevandosi su un gomito.
Fred era seduto sul pavimento con le gambe incrociate e il cuscino nell’altra mano. Hermione immaginò che glielo avesse strappato da sotto la testa per svegliarla. Guardò il cuscino e capì che doveva essere la trasposizione del collo di Fierobecco. Che sogno orribile!
- Perché mi hai svegliata?- chiese infastidita.
- Chiedo venia, non sapevo ti piacesse dormire su un divano in Sala Comune, per tutta la notte!- rispose lui, allegro.
Hermione alzò gli occhi al cielo e sollevò la schiena.
- Che ore sono?-
- Le due.-
Hermione scattò a sedere e la sua gamba colpì per sbaglio il braccio di Fred, che lo afferrò con una smorfia.
- Granger stai cercando di distruggere la mia carriera di Battitore?- chiese ironico.
Lei lo fissò come se non si fosse ancora accorta che era lì.
- Che diamine ci fai sveglio a quest’ora?- chiese sospettosa. Notò che indossava ancora la divisa della scuola.
Fred scrollò le spalle. – Passeggiatina notturna. Non avevo sonno!-
Hermione assottigliò lo sguardo. Sembrava sincero, ma fidarsi di Fred Weasley era un’impresa non da poco!
- Diciamo che ti credo!-
- Diciamo che non hai scelta!- ribatté lui, alzandosi.
Allungò le mani verso di lei e la guardò sorridendo. Hermione rimase seduta e passò lo sguardo dalla sue mani al suo viso, dubbiosa.
- Granger so che essere svegliati nel cuore della notte non è piacevole, ma non impiegare troppo a riattivare il cervello!- sbuffò divertito. Afferrò le sue mani e la sollevò con forza dal divano.
Hermione non era preparata a quello slancio e perse l’equilibrio, finendo dritta fra le sue braccia, il corpo perfettamente aderente a quello di lui. Fred sorrise e la strinse a sé.
- Be’, stavo per proporti di andare a dormire, ma se hai in mente di meglio..- sussurrò.
Hermione arrossì, ma alzò comunque lo sguardo per incontrare i suoi occhi. I pensieri che l’avevano seguita per tutta la giornata tornarono ad infastidirle la mente. Era stretta fra le sue braccia, ma quel dubbio continuava ad assillarla. Le stava rovinando quel momento. Non lo avrebbe mai ammesso, ma per tutto il giorno si era chiesta quando avrebbe potuto finalmente stringersi di nuovo a lui. Le era mancato. Le costava parecchio ammetterlo anche a se stessa, ma le era mancato. E quel momento tanto atteso era rovinato da una stupida incertezza. Non poteva accettarlo.
- Io e te siamo ancora amici?- chiese all’improvviso.
Fred impiegò qualche secondo a capire la sua domanda. Poi un’espressione perplessa prese il sopravvento sul suo volto allegro. Sempre stringendola contro il suo corpo, la guardò confuso.
- Sì. Perché, sei arrabbiata con me?- chiese preoccupato.
Hermione scoppiò a ridere e Fred la fissò sempre più confuso.
- Ho detto qualcosa di divertente?- chiese stupito.
Hermione scosse la testa. – No, non sono arrabbiata con te. Perché dovrei esserlo?-
- Minacci sempre di trovare un modo per farmi espellere!-
- Quello è perché sei un combina guai di classe superiore!- borbottò Hermione.
- E allora perché mi chiedi se siamo ancora amici?- chiese, perplesso.
Hermione arrossì, ma scosse le spalle, fingendosi tranquilla. – Niente, volevo solo sapere se..eravamo amici!-
- Oh be’, adesso sì che è tutto chiaro!- borbottò lui con sarcasmo.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Era una semplice domanda a cui hai dato una semplice risposta! Fine!-  sentenziò lei.
Fred la guardò con un sopracciglio alzato. – Ma perché mi hai fatto quella domanda?-
- Perché non puoi semplicemente fartene una ragione e andare a dormire?-
- Perché sono nato per infastidirti!-
- Ti riesce molto bene!-
- Grazie!-
- Non era un complimento!-
- Sì che lo era!- ribatté lui, sorridendo allegro.
Hermione sbuffò e lo spinse via. Si chinò a raccogliere il libro di Antiche Rune e, quando riemerse, vide che Fred la guardava con un sopracciglio alzato e un sorriso vispo.
- Che c’è?- chiese, un leggero tremolio nella voce. Quello sguardo non le piaceva nemmeno un po’!
Lui scosse le spalle. – Niente, pensavo..- mormorò, più rivolto a se stesso.
Hermione capì che le stava nascondendo qualcosa. Era inutile insistere, non glielo avrebbe detto comunque. Tanto valeva lasciar perdere!
Poi Fred si avvicinò a lei e cominciò ad accarezzarle la guancia. Si chinò a baciarla e il libro scivolò dalla mano di Hermione. Cadde a terra con un tonfo sordo, ma lei non se ne preoccupò. Aveva aspettato quel bacio per tutto il giorno, il resto non contava. Le sue braccia salirono a circondargli il collo, mentre lui la attirava a sé, stringendole i fianchi. Hermione capì solo in quel momento quanto avesse desiderato quel contatto. Strinse i suoi capelli fra le dita e si sollevò sulle punte, per avvicinarsi a lui. Le mani di Fred scivolarono sotto la camicia e le accarezzarono la schiena. Un brivido percorse la sua spina dorsale. Come aveva fatto a resistere tutto il giorno senza quelle carezze? Si maledisse per averlo pensato, ma non esitò un secondo di più e lasciò scorrere una mano sul nodo della cravatta, cominciando a slacciarlo.
Un moto di delusione la travolse, quando le dita di Fred bloccarono le sue. Sorridendo sulle sue labbra, strinse la sua mano e rallentò il ritmo del bacio, fino a sfiorarla solamente.
- Fra poche ore dobbiamo svegliarci. Non eri tu quella che dava più peso allo studio che al divertimento?- mormorò sulle sue labbra.
Hermione, ancora stordita dall’improvvisa voglia che si era impossessata di lei, catturò di nuovo le sue labbra, per poi sussurrare: - A volte bisogna fare delle eccezioni!-
- Granger, così mi disarmi!- rispose lui ridendo e ricominciò a baciarla.
Hermione perse l’equilibrio già precario. Si aggrappò alle sue spalle e lui la strinse a sé con forza. Affondò una mano nei suoi ricci e approfondì il bacio. Le sue labbra scottavano e Hermione provò un senso di vertigine nel sentire di nuovo quel sapore nella sua bocca. Strinse le mani attorno alle sue spalle, mentre la bocca di Fred scendeva sul suo collo e lasciava una scia infuocata di baci sulla sua pelle. Era talmente preda di lui e dei suoi baci da non rendersi conto che erano misurati, travolgenti ma attenti. Fred era diverso, non si stava lasciando trascinare. Era fin troppo deciso a mantenere svegli e attenti i suoi sensi, ma Hermione era troppo coinvolta per accorgersene.
Fu per questo che rimase delusa e sconcertata quando Fred si allontanò da lei. Fu talmente veloce che Hermione non ebbe nemmeno il tempo di reagire. Un secondo prima la stava baciando, il secondo dopo le sorrideva, mentre si allontanava camminando all’indietro.
- Buonanotte, Granger!-
Lei lo guardò sbigottita. – Come scusa?-
Fred trattenne una risata. Infilò le mani nelle tasche e le sorrise. – Buonanotte!- ripeté.
Lo stupore iniziale cedette il posto alla consapevolezza. Le spalle di Hermione si afflosciarono, mentre cominciava a seguirlo. Si fermarono accanto alle scale che salivano in direzioni diverse, verso i dormitori.
Incrociò le braccia e lo squadrò con un cipiglio saccente. – Fa parte del tuo ingegnoso piano, vero?-
Fred scrollò le spalle tranquillo. – Mettiamola così, - mormorò, sfoderando un sorriso malizioso. – Stanotte penserai a me e non riuscirai a fare altro per tutta la giornata di domani. È una cosa che mi fa impazzire e non hai idea di quanto. E farà impazzire anche te, ma tranquilla, - aggiunse con un ghigno perfido.- la tua paziente attesa verrà ripagata, Granger!-
Si avvicinò rapido e la baciò lentamente. Hermione non si lasciò trasportare troppo da quel bacio, perché il suo cervello stava reagendo alle parole di Fred. Avrebbe pensato a lui, aveva ragione. Lo avrebbe desiderato, quella era la parte peggiore!
- Sogni d’oro!- mormorò sarcastico sulle sue labbra.
Hermione sbuffò. Per colpa sua non avrebbe nemmeno dormito, figuriamoci sognato!
- Ti detesto!- sbottò, mentre lui saliva le scale.
Hermione sentì l’eco di una risata.
Imprecando silenziosamente contro quella sciagura dai capelli rossi, Hermione raggiunse la sua stanza. Si gettò a letto vestita e contemplò le tende scure del letto a baldacchino.
Sarebbe stata una lunga, lunghissima notte..
 
 
 
 



Dice l’Autrice:
 
 
Citando Harry: Adoro la magia!
La mia magia siete voi: non avete idea delle emozioni che mi regalate con ogni recensione, con ogni semplice commento, con ogni semplice pensiero che rivolgete a questa storia! Siete la mia piccola magia, il mio mondo! Amo la scrittura, ma se non fosse per voi non potrei desiderare di continuare a scrivere! Perché il vostro sostegno è unico!
Perciò posso solo dirvi: grazie! Grazie di cuore!
In questo capitolo sono entrata più a fondo nella mente di Hermione! Forse alcuni di voi staranno pensando: “E’ un tantino confusa la cosa!”. Rispondo così: sì! Lo è! È molto confusa la questione, perché Hermione è veramente confusa. Sta vivendo un momento della sua vita in bilico su una fune molto sottile! Più avanti capirete perché, nello specifico! Anche se è facile capire per colpa di chi! (Fred, miseriaccia a te!)
So che è stato un capitolo un po’ confuso, una specie di altalena di pensieri e parole, ma spero di essere riuscita nell’intento di farvi capire cosa sta provando lei in questo momento! È stato un capitolo molto difficile da scrivere, perciò chiedo scusa in anticipo per eventuali errori di battitura, logici e di sintassi in generale! Lascio a voi ovviamente i commenti: fatemi sapere cosa ne pensate di questa Hermione in preda alle paranoie e di questo Fred...be’ il solito, caro vecchio Fred!!
Grazie mille ancora!
A presto!
Baci!
Amy :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Notti Insonni e Strani Eventi ***


Capitolo 10
Notti Insonni e Strani Eventi
 
 
 
 
 
 
 
C’era qualcosa di profondamente sbagliato nel fatto che Hermione Granger passasse una notte in bianco a causa di Fred Weasley.
Era profondamente sbagliato. Anzi, era profondamente ingiusto.
Hermione sbuffò, girandosi a pancia sotto. L’alba stava sorgendo. Questo pensiero la rallegrò, anche se di poco. Almeno, la sua agonia notturna era quasi giunta alla fine! Sarebbe cominciata l’agonia giornaliera, ma erano semplici dettagli.
Per tutta la notte aveva pensato a lui. Non si era posta quesiti complicati né profondi. Aveva semplicemente pensato a lui. Lo aveva maledetto un paio di volte, forse anche più. Perché Fred aveva raggiunto il suo obiettivo. Ci era riuscito. Hermione aveva passato la notte a chiedersi cosa intendesse Fred dicendo che l’attesa sarebbe stata ripagata. La fantasia le si era rivolta contro. Hermione arrossì, schiacciando le guance sul cuscino ormai troppo caldo.
Che gran bastardo..
Era veramente un bastardo. Hermione immaginò il suo ghigno beffardo e un’ondata di rabbia la travolse per l’ennesima volta. La sua mente lottava fra il desiderio represso e la furia omicida. Si era domandata spesso che cosa sarebbe successo quando avrebbe incontrato Fred, magari in mezzo al corridoio. Probabilmente lo avrebbe afferrato per la cravatta e gettato dalla prima finestra.
A pensarci bene, lo avrebbe afferrato per la cravatta e lo avrebbe trascinato in un’aula vuota per ucciderlo con le proprie mani. Al diavolo la bacchetta, non ne aveva bisogno!
A pensarci molto bene, lo avrebbe afferrato per la cravatta e lo avrebbe trascinato in un’aula vuota per togliergli la suddetta cravatta e il resto dei vestiti..
Così gli regalerai solo una soddisfazione!
Era vero! Fred non stava aspettando altro. Hermione sapeva che l’aveva messa alla prova nel modo più crudele. Cosa poteva fare? Doveva cedere? Doveva lottare? Doveva ignorarlo?
Sbuffando, uscì dal letto e cominciò a vestirsi. Non aveva senso continuare a starsene lì, in perenne agonia. Tanto valeva affrontare quella giornata. Decise che l’istinto avrebbe preso le decisioni al posto suo. Era ancora arrabbiata con Fred, ma sapeva che, nel profondo, stava davvero aspettando che arrivasse il momento in cui la sua pazienza sarebbe stata ripagata. Era un tarlo che Fred aveva ficcato nella sua mente brillante la sera prima, e non sarebbe scomparso facilmente. Lo avrebbe fatto solo nel momento in cui Fred avesse posto fine a quella straziante attesa. Tanto valeva imparare a conviverci. Hermione sperò di essere abbastanza forte da ignorare Fred il più possibile. Ignorandolo, forse, avrebbe fatto in modo che anche lui condividesse quell’attesa snervante. Hermione non era molto sicura che potesse funzionare. Era di Fred Weasley che si parlava, non del primo Tassorosso passato per le Serre. Ma la speranza era sempre l’ultima a morire!
 
 
In Sala Comune incrociò Ginny. Il suo raffreddore era decisamente peggiorato. Hermione la supplicò di andare in infermeria, ma Ginny non ne volle sapere.
- Tu piuttosto!- tergiversò – Hai una cera orribile! Cos’hai combinato stanotte?- chiese maliziosa.
Hermione sbuffò. L’ironia della sorte! Proprio quello che non aveva combinato, l’aveva ridotta così.
- Ti dispiacerebbe se imprigionassi tuo fratello in una serra assieme a un gigantesco Tranello del Diavolo?- chiese ironica.
Ginny sorrise. – Un po’ sì, soprattutto perché dovrei aiutarti a convivere con questo rimorso!-
- Non sarà un’impresa ardua, fidati!- scherzò lei e le raccontò gli avvenimenti della sera prima e la notte in bianco che aveva passato a causa sua.
Ginny annuì. – Ti ha dimostrato di saper giocare le sue carte, per l’ennesima volta!-
- Vuoi smetterla di lodarlo?- sbottò Hermione, offesa.
Ginny scoppiò a ridere. – Non lo sto lodando! Dico solo che..ok, sì! Lo sto lodando!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e si incamminò verso l’uscita del dormitorio. Ginny la seguì e la prese a braccetto, mentre scendevano le scale per raggiungere la Sala Grande.
- Guarda il lato positivo!-
- Perché tu riesci sempre a vederne uno?-
- Ottimismo naturale!-
- Dai, avanti! Quale sarebbe il lato positivo?-
Ginny sorrise maliziosa e ammiccò. – Scommetto che l’attesa verrà veramente ripagata a dovere!-
Hermione arrossì, ma sorrise. – Lo spero per lui.. – borbottò.
Le risate di Ginny riecheggiarono nel corridoio.
 
 
 
Fu una mattinata piena di eventi. Durante Erbologia, Ernie venne morso da una pianta carnivora particolarmente audace che strinse le sue fauci attorno alla coscia del poveretto. La professoressa Sprite fu costretta a interrompere la lezione per accompagnarlo in infermeria, dove Madama Chips impallidì alla vista di uno studente con un pezzo di pianta saldamente ancorata a pochi centimetri dalle sue parti basse. L’episodio fu presto sulla bocca di tutti. Tutta Hogwarts parlava del povero Ernie e del suo incontro focoso con una Tentacula Velenosa. I pettegolezzi si ingigantirono come sempre e, alla fine della giornata, quasi tutti gli studenti erano convinti che Ernie fosse davvero stato morso dalla pianta. Pix scrisse anche una poesia che cantò per settimane intere, ma Hermione cercò il più possibile di non lasciarsi prendere dal motivetto, che citava parti di Ernie a cui lei non voleva pensare. Ernie, comunque, era in condizioni piuttosto buone. Hanna Abbott era passata in infermeria a trovarlo e aveva riferito a tutti che, nonostante lo spavento, Ernie era in buone condizioni fisiche. La pianta era stata rimossa dalle imbarazzatissime Madama Chips e professoressa Sprite, la ferita era stata rimarginata e il veleno assorbito con una pozione. Ernie sarebbe rimasto in infermeria per qualche giorno. Hermione fu pronta a scommettere che stesse cercando di trovare il coraggio di uscire e affrontare i pettegolezzi.
Il secondo episodio più strano della giornata avvenne durante il pranzo. Draco Malfoy, che da giorni stava decantando la superiorità tecnica della squadra di Serpeverde, fu colpito improvvisamente da un vassoio carico di alette di pollo. Il sugo imbrattò i suoi capelli chiari e il viso appuntito si aprì in una smorfia di dolore. Tutta la Sala Grande si voltò, sentendo il grido lacerante del ragazzo. Piton corse subito al tavolo delle Serpi per far evanescere il cibo dalla testa di Malfoy e lo sollevò di peso per portarlo in infermeria. Per la seconda volta in una giornata, Madama Chips si mise le mani nei capelli. Non accadeva tutti i giorni di ritrovarsi in infermeria un ragazzo attentato da una pianta carnivora e uno ustionato da un vassoio di pollo volante. Nelle ore successive, tutta la scuola, professori e Serpeverde esclusi, scoprì che lo scherzetto del vassoio era opera di Lee.
Il terzo episodio accadde durante la pausa pomeridiana. Gli studenti erano raccolti in una delle aule dell’Ingresso, visto che fuori il cortile era reso impraticabile dalla neve. Uno studente del primo anno, che si stava esercitando con gli Incantesimi di Levitazione, incendiò per sbaglio un cuscino, che cadde su un banco, che prese fuoco a sua volta. Un’audace studentessa di Corvonero cercò di spegnere il piccolo incendio, ma Pix, che volava sopra le loro teste, colpì la ragazza con un proiettile di inchiostro e lei indirizzò la bacchetta contro un gruppo di Tassorosso. Si ritrovarono bagnati dalla testa ai piedi. Il banco, nel frattempo, continuava a bruciare. Harry intervenne e spense l’incendio, ma Pix, che impazziva di fronte al caos, gettò il cestino della carta straccia su ciò che rimaneva del banco. Ceneri e pezzi bruciacchiati di legno volarono dappertutto. Hermione stava per essere colpita da un pezzo volante, ma qualcuno la afferrò e la riparò dietro una colonna dell’aula.
Era Fred.
Hermione sollevò lo sguardo e incrociò i suoi occhi limpidi. Erano schiacciati contro la parete, dietro la colonna, talmente vicini che Hermione poteva sentire il petto del ragazzo alzarsi ad ogni respiro. Hermione deglutì e sorrise incerta.
- Grazie..- mormorò.
Lui sorrise. – Figurati- rispose.
Fred passò un rapido sguardo sull’aula. Nessuno li stava guardando, erano tutti occupati a spegnere piccoli incendi che alcuni carboni ardenti aveva appiccato qui e là. Tornò a guardare Hermione e le posò un bacio veloce sulle labbra. La ragazza si pietrificò e sperò con tutta se stessa che nessuno li stesse guardando. Specialmente Ron! O Malfoy, che era tornato dall’infermeria e stava intrattenendo i Serpeverde con un monologo sull’inefficiente sicurezza della scuola e la possibilità di morire per mano di un idiota armato di vassoi ustionanti, mormorando più volte “Mio padre lo verrà a sapere!”.
- Hai dormito bene?- chiese Fred beffardo.
Lei lo incenerì con lo sguardo. – Benissimo!-
- Non si direbbe..- borbottò lui, passando l’indice sulle sue occhiaie.
- Spostati!- sbottò lei arrabbiata.
Fred scosse la testa sorridendo.
- Sei arrabbiata con me?- chiese, sfoderando un’espressione da bambino innocente.
- Sono molto arrabbiata con te! Spostati!- rispose lei.
Hermione si chiese se, nel mondo magico, esistesse un incantesimo capace di trasformare gli sguardi omicidi in vere armi di distruzione di massa. Perché, nel suo caso, le sarebbero stati molto utili e di Fred Weasley non sarebbe rimasto nemmeno un mucchio di ceneri.
Per tutta la notte, Hermione aveva assistito a una guerra tra desiderio e rabbia, incerta su quale stesse vincendo. In quel momento, prevaleva sicuramente la rabbia!
Fred sorrise di nuovo e le accarezzò piano la guancia. Normalmente, quel semplice gesto l’avrebbe sciolta come un sorbetto al limone davanti al respiro infuocato di un Gallese Verde, ma la rabbia che bruciava in lei era lungi dall’estinguersi.
- Weasley, dico sul serio! Spostati!- esclamò, puntando le mani sul suo torace e spingendolo via.
Ora erano a pochi centimetri di distanza, ma non più vicini come prima. Gli studenti erano ancora indaffarati a spegnere fuochi e riparare le bruciature sui vestiti. Nessuno prestava attenzione a loro.
- Sei veramente così arrabbiata?- chiese Fred, sempre allegro.
Hermione non si prese la briga di rispondere e si limitò a incenerirlo con lo sguardo.
Fred annuì. – Sì, sei arrabbiata. Ma riflettici attentamente!- esclamò, alzando l’indice destro e puntandolo verso di lei. Picchiò delicatamente la sua fronte e sorrise. – Sei arrabbiata con me o con te stessa perché hai scoperto che avevo ragione?-
Con un ringhio di rabbia, Hermione estrasse la bacchetta dalla tasca interna del mantello. Scoppiando a ridere, Fred le fece un occhiolino e scappò via. In pochi secondi era svanito. Hermione rimase immobile, con la bacchetta alzata e uno sguardo omicida dipinto sul giovane volto. Sentì la collera irradiarsi nel sue vene, ma una piccola lucina si accese nella sua mente brillante. La soffocò, prima che si trasformasse in un vero e proprio pensiero.
Che gran bastardo!
Quel pensiero stava diventando il motto della giornata!
Harry e Ron si avvicinarono a lei. Harry guardò perplesso la bacchetta di Hermione.
- Cosa ci fai con la bacchetta in mano?- chiese.
Hermione tornò al presente e infilò la bacchetta di nuovo al sicuro nella tasca del mantello, cercando di mantenere la calma e di apparire rilassata.
- Un pezzo di legno mi aveva bruciacchiato il maglione!- mentì.
Ron indicò la porta dell’aula con espressione perplessa. – Cosa voleva Fred?-
Oh santo Merlino, ci mancava solo Ron!
Hermione scrollò le spalle. – Niente, parlavamo dell’ES!- mentì di nuovo. Si complimentò con se stessa: stava diventando brava!
Ron parve convinto. – Ah..- mormorò, poi sorrise a entrambi. – Che giornata, eh? Prima Ernie, poi Malfoy e ora questo! Dovrebbe essere sempre così!-
Hermione cercò di impedire a se stessa di imprecare. Evitò commenti e sorrise all’amico. Personalmente, quella giornata lei la stava odiando!
Mentre si dirigevano all’ultima lezione, quella di Cura delle Creature Magiche, Hermione cercò di pensare a tutto tranne che a Fred. Era giunto il momento di isolarlo completamente dai suoi pensieri. Piuttosto avrebbe pensato a Pix e alla canzoncina sconcia su Ernie.
Meglio Ernie di Fred.
Quel pensiero, però, scosse leggermente le sue intenzioni. Hermione non conosceva Ernie così, come dire, profondamente, ma qualcosa le suggerì che non potesse davvero essere meglio di Fred. Difficilmente, a Hogwarts, avrebbe trovato qualcuno migliore di lui. Si maledisse per averlo pensato, ma era la pura realtà. Insomma, chi poteva competere? C’era veramente qualcuno, in quella scuola, bello, affascinante, divertente e intrigante come lui? Qualcuno che avesse quegli occhi così profondi? Qualcuno che sorridesse in quel modo? Qualcuno capace di fare battute anche nei momenti peggiori? I capelli rossi sarebbero stati così bene su un’altra persona?
No. La risposta era facile. Fred Weasley era unico. Certo, aveva un gemello. George era la sua copia esatta.
Mentre cominciava a prendersi cura del suo Asticello, Hermione rifletté su George. Sì, George era identico a Fred. Stesso viso, stesso sorriso, stessi occhi. Stesse battute idiote. Ma era diverso. Uguali e diversi. George non aveva quell’effetto su di lei. Non poteva stregarla con uno sguardo. Non poteva farla arrossire con un ghigno.
George non era Fred. Era altrettanto bello, altrettanto simpatico, ma non era lui! Fred Weasley era Fred Weasley e nemmeno il suo gemello poteva reggere il confronto. Nessuno, a Hogwarts, poteva reggere il confronto.
Pensare alla canzoncina di Pix, credere che Ernie fosse un pensiero migliore di Fred, era un affronto bello e buono. Hermione maledisse tutti i Ricciocorni Schiattosi del mondo, ma quella era la verità. In pochi, labili istanti, il suo piano era andato in fumo. Il suo ennesimo piano era andato in fumo!
Non poteva ignorare Fred. Né con la mente, né con il corpo. Il desiderio represso tornò in superficie e la rabbia sfumò. Hermione arrivò a pentirsi di aver sprecato quei pochi minuti dietro quella colonna. Li aveva sprecati per arrabbiarsi, invece di godersi quel corpo finalmente a contatto con il suo, anche se c’erano decisamente troppi vestiti a separarli.
Strinse con forza l’Asticello che, per protesta, alzò le unghie sottili e la graffiò con furia. Hermione lo lasciò andare, afferrandosi il polso. Un lungo taglio le attraversava il dorso della mano. Hagrid, che passava di lì in quel momento, notò il taglio e convinse Hermione ad andare da Madama Chips. Harry e Ron si offrirono di accompagnarla e così, sotto lo sguardo inviperito di Malfoy, i tre salutarono Hagrid e si diressero al castello.
In infermeria, Madama Chips correva avanti e indietro da un letto all’altro. Nel frattempo, oltre a Ernie, erano stati ricoverati altri tre studenti. Una ragazza di Tassorosso del quarto anno aveva bevuto per sbaglio una Pozione Restringente ad Azione Parziale e ora sfoggiava una gamba grande quanto quella di un neonato. Un Corvonero del sesto anno aveva sbagliato incantesimo e, invece di tingersi i capelli, li aveva trasformati in un groviglio di tentacoli. Infine, Pansy Parkinson, per la gioia di Hermione, era stata ricoverata con enormi e orribili pustole che le ricoprivano tutto il corpo.
Harry riconobbe al volo i sintomi e sussurrò all’orecchio di Hermione.
- Fred e George avevano rimediato a quel piccolo effetto collaterale dei Fondenti Febbricitanti?- chiese, ironico.
Hermione sorrise. – Non che io sappia!- mormorò in risposta.
Ron, che aveva origliato la conversazione, si sporse verso di loro e ghignò. – Evidentemente avevano bisogno di alcune cavie su cui testarlo!-
(Più tardi, quella sera, si scoprì che i gemelli, con l’ausilio di Lee, avevano somministrato un Fondente Febbricitante alla Parkinson che aveva tentato di rompere un osso ad Alicia, per impedirle, forse, di giocare nella partita di quel fine settimana)
Ridendo, i ragazzi arrivarono da Madama Chips, che aveva appena finito di bendare il polso di Pansy, dove un foruncolo era esploso dolorosamente.
Li guardò esasperata e passò una mano sul grembiule. Aveva gli abiti in disordine, la cuffia storta e un’espressione sconvolta.
- E adesso cosa succede?- chiese, sconsolata.
- Niente di grave, Madama Chips! Mi chiedevo se potesse rimarginare questo taglio!- disse Hermione, allungando la mano.
La donna sospirò grata e cacciò con gesto imperioso i ragazzi, ordinandogli di aspettare fuori. Prese Hermione per una spalla e la spinse in una saletta attigua al suo ufficio, borbottando parole come “impressionante”, “fuori dal comune”, “ferite”, “piante carnivore!” e “sicurezza!”. Lasciò andare Hermione e la costrinse a sedersi su una piccola lettiga. La obbligò a bere velocemente una Pozione contro le infezioni e, con un gesto rapido della bacchetta, rimarginò la ferita. Sul dorso della mano di Hermione comparve una pallida cicatrice. Poi Madama Chips prese una piccola fiala dall’armadietto delle pozioni e disse a Hermione di berla dopo due ore. Ringraziando, Hermione lasciò Madama Chips al suo lavoro e uscì dall’infermeria.
Le lezioni erano ormai finite e i corridoi erano pieni di studenti che tornavano nelle loro Sale Comuni. Harry e Ron avevano l’allenamento di Quidditch. Chiesero a Hermione se volesse assistere, ma lei rispose che sarebbe andata in biblioteca a studiare. Fuori era molto freddo e non aveva nessuna intenzione di ammalarsi.
Raggiunse il dormitorio con i ragazzi, lasciò la borsa nella sua stanza e prese i libri di Aritmanzia. Mentre camminava in un corridoio che portava alla biblioteca incrociò Fred, che lo stava percorrendo al contrario, correndo. Aveva il fiatone e la fronte lucida, e aveva indosso la divisa da Quidditch.
- Granger!- la salutò di sfuggita.
- Perché tanta fretta?- chiese lei, con le sopracciglia alzate.
- Ho dimenticato la scopa!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. Un giocatore di Quidditch che andava ad allenarsi senza scopa! Era come andare a Incantesimi e dimenticarsi la bacchetta nel dormitorio!
Fred le sorrise e si voltò per riprendere la sua corsa, ma Hermione, nel frattempo, aveva elaborato qualcosa di molto più duraturo di un semplice saluto. Seguendo un impulso improvviso e irrazionale, senza nemmeno rendersi conto veramente di cosa stesse facendo, Hermione afferrò il polso di Fred e lo trascinò in un minuscolo sgabuzzino alla sua destra. Chiuse la porta con un tonfo sordo che riecheggiò nel corridoio deserto, gettò il libro a terra e afferrò i lembi della divisa di Fred. Il tutto sotto lo sguardo allibito di quest’ultimo. Senza nemmeno dargli il tempo di reagire, Hermione si impossessò delle sue labbra e cominciò a baciarlo.
Provò una scarica di adrenalina nel sentire quanto stesse impiegando Fred per realizzare quello che stava accadendo. Rispondeva al bacio, ma Hermione capì che era stato spiazzato da quell’improvvisa intraprendenza. Le sue mani le circondarono la schiena e forse, proprio in quel momento, Fred risorse dalle ceneri dello stupore e riprese il controllo della situazione. Hermione sorrise sulle sue labbra, quando lo sentì stringerla forte e ruotare improvvisamente, invertendo le posizioni e schiacciandola contro il muro.
Finalmente!
Il bacio divenne più intenso e Hermione fu costretta ad ammettere che, rabbia o meno, era quello che stava aspettando. Lo aspettava dalla sera prima, da quando lui si era negato, sorprendendola. Lo aspettava da giorni, ormai. Mentre lasciava che le sue mani esplorassero il corpo di Fred, pensò a quanto fosse stato inutile sopprimere quella voglia incessante. Aveva tentato di soffocarla e ora sarebbe esplosa con forza, disarmandola. Forse era proprio quello l’obiettivo di Fred, che si logorasse, che lo desiderasse, che lottasse contro se stessa, fino ad arrivare al punto in cui non avrebbe più potuto resistere. Se fosse stato o meno il suo piano, a Hermione non importava. Non il quel momento, almeno.
Sentì le dita di Fred scivolare sotto la gonna e una scarica di piacere la distrasse dai suoi pensieri. Tornò al presente, nello sgabuzzino, dove mani che aveva atteso tutto il giorno la stringevano e la trascinavano in una spirale di piacere a cui era impossibile resistere. Si aggrappò con forza alle sue spalle, soffocando un gemito nella sua bocca. Sarebbe stato imprudente, lasciarselo sfuggire. Erano pur sempre in un corridoio della scuola, in pieno pomeriggio! Hermione strinse la presa sui capelli rossi di Fred, mentre un brivido le inarcava la schiena, avvicinandola al suo corpo. Le sue dita continuavano a torturarla. Hermione si chiese quanto ancora sarebbe riuscita a resistere. Molto poco, a giudicare dai sospiri soffocati in quel bacio che diventava sempre più intenso. Sapeva di non poter resistere oltre, ma il sesto senso le disse che non era un problema di cui si sarebbe dovuta preoccupare. Purtroppo, però, il suo sesto senso non le suggerì anche la ragione.
Veloce com’era arrivata, la mano di Fred scomparve e tornò a stringerle un fianco. La strinse a sé, schiacciandola ancora di più contro la pietra alle sue spalle. All’improvviso, la sua bocca lasciò quella di Hermione e, tra un sospiro e l’altro, le sue labbra si stesero in un sorriso. Hermione lo guardò, immaginando l’espressione sconvolta che doveva essersi dipinta sul suo viso, e aprì la bocca per dire qualcosa, per protestare, ma non riuscì a pronunciare nemmeno una parola. La sua mente cercava di svegliarsi, obbligando il suo corpo a riprendere le sue funzioni, ma il sangue nelle sue vene scottava ancora e non riusciva a soffocare quell’onda di piacere che l’aveva travolta.
Fred accarezzò lentamente le sue labbra con un bacio leggero e sussurrò. – Devo ammetterlo, Granger: questa volta ho rischiato di cascarci!-
Hermione rimase immobile a guardarlo, senza nemmeno prendersi la briga di formulare una risposta.
- Ottima mossa, ma non mi inganni: la tua straziante attesa non è ancora finita!-
Questa volta, il cervello di Hermione riemerse dai meandri dell’oblio e formulò una risposta così rapida che perfino lei se ne meravigliò.
- Ah sì? Eppure non mi sembra di essere l’unica a vivere questa straziante attesa!- sbottò, rivolgendo una fugace occhiata a una parte ben precisa del corpo di Fred.
Lui scoppiò a ridere e ricominciò a baciarla, ma con una calma che indicò a Hermione che l’attesa non sarebbe davvero stata ripagata..ancora!
- Devo andare!- disse sulle sue labbra. – Ero in ritardo già prima, figuriamoci ora!-
- Certo!- mormorò lei, con evidente sarcasmo. – E’ facile usare la scusa dell’allenamento per pianificare una fuga! Ammettilo..- sussurrò, mentre un sorriso perverso compariva sulle sue labbra. – Scappi perché sai di non poterti controllare ancora per molto!-
Le mani di Hermione scesero ad accarezzare i suoi fianchi, sempre più in basso, evitando di toccarlo veramente. Una scintilla negli occhi di Fred fece sorridere Hermione. Stava funzionando. Aveva insinuato il dubbio in quella provocazione mirata a sconvolgerlo, a farlo impazzire almeno tanto quanto lui faceva impazzire lei. Vedere l’incertezza nei suoi occhi la mandò fuori di testa. Poteva vedere la sua lotta interiore, tra il desiderio di rispondere alla provocazione e quello di cedere alla provocazione. Poteva vedere la guerra spietata fra desiderio e ragione, fra desiderio e orgoglio. Lentamente, i muscoli del suo viso si rilassarono e Fred tornò a sorridere. Forse era riuscito a placare l’istinto. Hermione non gli diede tempo di riprendersi veramente le redini di se stesso. Con un gesto rapido scese più in basso e la sua mano si strinse attorno alla sua erezione. Fred sussultò a quel contatto, lottando con tutte le sue forze per trattenere un gemito. Chiuse gli occhi e li riaprì, dopo un lento respiro. Hermione, sempre più pervasa da brividi di sadico piacere, sorrideva radiosa. Avere in mano il controllo della situazione, in senso letterale e non,  era una sensazione unica. Non si prese nemmeno il disturbo di maledirsi per quel pensiero di dubbio gusto. Era troppo occupata a godersi quel momento di gloria!
- Era esattamente quello che intendevo!- sussurrò lei.
Lo baciò lentamente, mentre la sua mano risaliva lenta lungo il suo corpo. Accarezzò i suoi capelli, stringendosi a lui e, dopo un ultima carezza lenta della sua lingua, si separò dalla sua bocca.
- Per questa volta sei salvo Weasley!- esclamò.
Si sciolse dal suo abbraccio e aprì la porta, pronta ad uscire. La mano di Fred scattò così velocemente da spaventarla. Bloccò la porta e, con l’altra mano, afferrò la vita di Hermione, circondandola e obbligandola a voltarsi.
Sembrava aver ripreso il pieno controllo di se stesso. La guardava con un ghigno spavaldo, ma Hermione notò una flebile luce di smarrimento in quegli occhi accesi e vividi.
- Non te lo avrei permesso, Granger!- esclamò, orgoglioso.
Hermione scosse la testa sorridendo. – Devi prima convincere te stesso, Weasley!- lo prese in giro.
- Non distruggerò il tuo momento di gloria: goditelo finché puoi!-
- A proposito!- esclamò Hermione, ignorandolo. – Sono ancora arrabbiata con te!- aggiunse e poi sfoderò un sorriso malizioso. – Quindi invece di badare ai miei momenti di gloria, pensa a trovare un modo abbastanza convincente per farti perdonare!-
- Dubiti davvero di me?- chiese divertito.
Hermione sorrise ma non rispose. Si allungò verso di lui e sfiorò le sue labbra con un piccolo bacio, poi si chinò a raccogliere il libro ormai dimenticato sul pavimento, si voltò e uscì dallo stretto spiraglio della porta, lasciando Fred da solo nel ripostiglio.
Mentre raggiungeva la biblioteca, Hermione sorrise raggiante. Il senso di potere che la invase in quel momento, la accompagnò anche per tutto il resto del pomeriggio. Quella giornata iniziata male si stava trasformando in una meravigliosa, entusiasmante giornata!
 
 
 
 
 
 
- Dove diavolo eri?- sbraitò Angelina, infuriata.
- Scusa..- borbottò Fred, mentre saliva sulla scopa e raggiungeva i compagni in aria.
Angelina cominciò un monologo sulla tecnica di attacco che dovevano provare quel giorno. Gli spalti erano vuoti. Il freddo artico e la neve avevano convinto gli studenti a segregarsi nelle Sale Comuni, davanti a un fuoco caldo. Fred pensò a quanto sarebbe stato bello rilassarsi davanti a quel fuoco, invece di starsene a mezz’aria su una scopa, con venti freddi a sferzargli il viso già congelato.
- Fred, tu e George starete ai lati del campo. Scaldatevi un po’, poi entrate in gioco appena vi do il segnale!- urlò Angelina.
Fred alzò il braccio, sventolando la mazza per dire che aveva capito, e raggiunse il gemello dalla parte opposta del campo. Con la bacchetta, George  appellò un Bolide Disincantato e lo colpì con la mazza in direzione del gemello. Fred aspettò che fosse all’altezza giusta e, con una potente sferzata del braccio, spedì il Bolide contro il fratello. Continuarono a scagliare il Bolide, sempre con più forza, per una ventina di minuti. Involontariamente, la mente di Fred tornò a Hermione. Questa volta, l’aveva davvero messo con le spalle al muro. E anche in senso letterale! Come aveva fatto? Si era rammollito così tanto da non saper più reagire?
Quella ragazza ti spedirà direttamente al San Mungo, reparto lungodegenti!
Senza che potesse fare qualcosa per fermarle, immagini di pochi minuti prima gli affollarono la mente. Sentì di nuovo quelle labbra calde, quelle mani delicate, quelle carezze..
Un urlo squarciò i suoi pensieri.
- Fred!!-
Alzando la testa, Fred vide il Bolide arrivare veloce a pochissimi metri dalla sua faccia. Con una spinta, si gettò di lato, ruotando la scopa e capovolgendosi a testa in giù. Un secondo dopo era tornato dritto, con la testa che girava leggermente e il cuore a mille. Solo un secondo in più di esitazione e il Bolide gli avrebbe sfondato la testa. Fortunatamente era un Bolide leggero da riscaldamento!
Angelina volò verso di lui. – Non vorrei apparire insensibile, ma se proprio vuoi farti ammazzare, fallo alla fine del campionato!- sbottò. – Sta attento! George, tienilo d’occhio!-
Era stato proprio George a urlare. Volò accanto a lui e si sporse per dirgli: - Gemellino, so che non ti ritieni degno di essere portatore di tutta questa bellezza, ma un Bolide dritto in faccia non risolverà i tuoi problemi. Suggerisco della semplice Trasfigurazione!-
Fred lo incenerì e lo colpì, piano, con la mazza da Battitore.
- Sei tu che hai bisogno di Trasfigurarti, copia malriuscita!- borbottò.
- Che pensieri affollano quella testolina vuota?- chiese beffardo.
Fred ghignò. – Sai, George, la tua vicinanza mi ispira sempre piani diabolici!-
- Cosa esisterei a fare, se no?- commentò divertito il gemello. – Che hai in mente?-
- Mi serve la Mappa del Malandrino!-
- Chiedila a Harry!-
- Lo farò!-
- Riguarda la Granger?.. no aspetta, domanda stupida!-
- Scusate!- gridò Angelina. – Se non vi è di troppo disturbo, noi avremmo bisogno dei Battitori per l’allenamento!- urlò, la voce altalenante tra rabbia e sarcasmo.
- Dai andiamo, o ci trasformerà in rospi!- borbottò Fred.
George lo fissò, mentre volavano per prendere le loro posizioni nella formazione iniziale.
- Sicuro che..-
- No, George! Non tornerò con lei!-
- Ok, era solo una..-
- Smettila!-
- Va bene ho capito! Tu piantala di rispondere ai miei pensieri!- borbottò, ma sorrideva.
Mentre l’allenamento ufficiale iniziava, Fred scacciò ogni pensiero superfluo dalla mente, soprattutto immagini che potevano distrarlo. Sarebbe stato imbarazzante rinunciare ai suoi piani malefici a causa di un Bolide che lo avesse fatto finire al tappeto! Per non dire ucciso!
Per tutto l’allenamento, cercò di concentrarsi sul gioco. Fu uno dei suoi migliori allenamenti. Non mancò un colpo e, alla fine, davanti allo stupore generale della squadra, Angelina si complimentò con lui, dicendo che era stato il secondo miglior giocatore della giornata. Il primo era stato Harry, che aveva catturato il Boccino a trenta secondi dal fischio la prima volta e a pochi minuti la seconda.
Mentre si cambiavano per tornare al castello, Fred si avvicinò di soppiatto a Harry.
- Ehi, Harry! Ho bisogno di un favore!- mormorò.
Harry si guardò intorno per controllare che nessuno li stesse guardando, poi tornò a guardare Fred. – Dimmi!-
- Ho bisogno della Mappa del Malandrino! Solo per stasera, domani te la restituisco!-
Harry rimase in silenzio per qualche secondo, poi lo guardò con sospetto. – Non hai intenzione di combinare nulla di grave, vero?- chiese incerto.
Fred sorrise. – No, non è niente di grave, ma non credo che tu voglia veramente saperlo!-
Harry ci pensò su e scosse la testa. – Hai ragione, non lo voglio sapere!-
Fred sorrise e capì, non seppe come, che Harry avesse almeno una vaga idea dell’uso che avrebbe fatto della Mappa. Fred gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò. Mentre finiva di vestirsi, pensò all’idea che aveva avuto e un sorriso compiaciuto prese il suo consueto posto sulle sue labbra.
Era stata una lunga giornata, ma alla fine, l’attesa straziante sarebbe stata ripagata..
 
 
 
 
 
 
 
- Come sta Ernie?- chiese Ginny.
Hermione scrollò le spalle. – Hanna è passata a trovarlo prima di cena. Dice che è ancora molto debole, ma guarirà!-
- Poveretto. Se fossi in lui non vorrei più uscire da lì!- commentò Ron.
- Ronald non essere ridicolo!- sbottò Hermione. – Infondo non è successo nulla di che..-
- Oh no, certo!- la interruppe Lee, lanciandosi sul divano e rischiando di rovesciare il calamaio di Ginny. – Una Tentacula Velenosa ha cercato di amoreggiare con il suo..-
- Lee!- trillò Lavanda, arrossendo. – Conosciamo già la storia, non c’è bisogno di ripeterla!-  sbottò.
Hermione passò lo sguardo da lei e a Ron, che annuiva convinto. Poi, involontariamente, guardò Lee che ricambiò il suo sguardo con un sorriso furbesco. Entrambi stavano pensando la stessa cosa: o Lavanda era davvero così puritana, o lei e Ron non erano ancora arrivati alla fase successiva del loro rapporto! Era più probabile la seconda!
- Comunque la pianta ha morso la coscia!- sentenziò Hermione, voltando pagina di Mille Erbe e Funghi Magici – Perciò non ha nulla di cui imbarazzarsi!-
Lee sorrise. – Dicono che è stata tutta fortuna: se Ernie non si fosse girato un secondo prima, ora sarebbe privo dei suoi gioielli!-
- Madama Chips l’avrebbe rimesso a posto anche in quel caso!- disse Ginny convinta, alzando la testa dal suo tema di Pozioni.
Hermione la fissò perplessa. – Dici?-
- Secondo me sì!- intervenne Harry. – Insomma è riuscita a farmi ricrescere le ossa!-
- Harry c’è un po’ di differenza dalle ossa a..- rispose Lee, indicando il proprio bacino con l’indice.
Harry scacciò l’aria con la mano. – Stiamo parlando di Madama Chips. È in grado di curare qualsiasi cosa! E poi il veleno della Tentacula non è pericoloso, se curato immediatamente con la pozione!-
- Ehi, qualcuno ha studiato Erbologia!- si complimentò Ginny, facendo arrossire Harry.
Hermione li fissò entrambi e alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
- Io dico che sta morendo di vergogna!- commentò Ron.
- Ma vi immaginate la faccia di Madama Chips, se fosse successo veramente?- chiese Lee, come riemergendo dal precedente discorso.  – Insomma, immagina di doverlo far ricrescere a uno studente! È imbarazzante da morire!-
- Penso che se capitasse a me, chiederei di essere addormentato con una Pozione Soporifera!- commentò Harry.
Lee annuì. – O direttamente stordito con un colpo in testa!-
Hermione alzò la testa dal libro e li guardò accigliata. – Non vorrei fare la guastafeste, ma vi rendete conto che stiamo ancora parlando di Ernie e del suo..- si bloccò, incapace di continuare.
- Basilisco?- terminò Ginny, senza il minimo imbarazzo.
Per un secondo, il silenzio regnò su di loro. Poi, come rispondendo ad unico impulso, scoppiarono tutti quanti a ridere. La risata collettiva durò a lungo, tanto che Ginny dovette asciugarsi le lacrime e Lavanda scivolò dalla poltrona e cadde seduta sul pavimento. Gli occhiali di Harry erano scivolati sulla punta del naso. Lee si teneva la pancia e sghignazzava, mentre Ron non sapeva se ridere o rimproverare sua sorella.
In quel momento, Fred e George li raggiunsero.
- Cosa ci siamo persi di così divertente?- chiese George, curioso.
Tutti impiegarono un po’ di tempo per controllare le risate, poi Ginny scosse le spalle e rispose: - Oh niente..parlavamo di Ernie!-
- E di Basilischi!- rincarò Lee.
Una nuova risata collettiva li travolse e i gemelli si scambiarono un’occhiata perplessa.
- Stanno impazzendo?- si chiesero all’unisono.
- Dai sedetevi!- disse Ginny, alzandosi e sedendosi sul tappeto. Appoggiò la schiena alle gambe di Hermione e incrociò le gambe. George spinse Lee di lato e si sistemò accanto al bracciolo, mentre Fred si sedette fra l’amico e Hermione. Le rivolse un sorrisetto ammiccante, che lei ricambiò senza scomporsi troppo.
- Allora, quale sarebbe il legame fra Ernie e un Basilisco?- chiese Fred curioso.
Ginny alzò la testa all’indietro. – Parlavamo di quello che gli è successo!-
George e Fred scoppiarono a ridere, capendo subito la connessione.
- Ahh, quel Basilisco!- commentò George.
- Stavamo cercando di capire cosa sarebbe successo se la pianta avesse avuto una buona mira!- aggiunse Lee.
- Madama Chips cura qualsiasi cosa!- sentenziò Fred.
George annuì. – E’ infallibile!-
- Povero Ernie!- commentò Ron, sorridendo. – Mezza scuola starà parlando di lui!-
- Ecco perché non vuole più uscire!- aggiunse Lavanda.
- A proposito di centrare bersagli!- intervenne Ginny. – Ottima mira con quel vassoio, Lee!-
Lee sorrise. – Grazie piccola Weasley! In effetti, è stato un colpo da maestro!- si vantò.
- Avrei giurato che fosse colpa di Fred o George!- commentò Harry, ridendo.
Fred lo guardò ammiccando. – In realtà è stata una nostra idea, ma avevamo di meglio da fare!-
Le spalle di Lee si afflosciarono. – Sudici traditori! Mi stavano adulando!-
Hermione si sporse a guardarlo. – L’idea sarà anche stata la loro, ma l’incantesimo era il tuo!- lo consolò.
Lee sorrise radioso e le prese la mano. – Hermione, grazie! Tu sì che sei brava a sollevare il morale delle persone!-
- Non immagini quanto..- borbottò Fred con un ghigno.
Hermione gli rivolse un’occhiata raggelante. Fred simulò un attacco di tosse e nessuno parve accorgersi di quell’imbarazzante commento. Fred aveva parlato a voce talmente bassa che solo Hermione lo aveva sentito. Le sorrise, fingendosi innocente, mentre entrambi tornavano a concentrarsi sulla conversazione in corso.
- Avete visto la faccia di Malfoy?- chiese Harry, con un sorriso degno di Allock.
- Un furetto bruciacchiato!- rincarò Ginny, facendo ridere tutti.
- Che cosa stavate facendo tu e George?- chiese Ron, impicciandosi come sempre.
- Non volevamo dirvelo ma..-
- Ecco io e Fred..-
- Abbiamo avuto un’idea geniale..-
- Per la prossima festa dell’ES!-  conclusero insieme.
Hermione li fissò atterrita. – La prossima festa dell’ES?- chiese, terrorizzata.
Un silenzio carico di tensione cadde sul gruppetto. Tutti si guardarono, in attesa che qualcuno prendesse il coraggio necessario per rispondere.
Fu Fred il leone temerario.
- Nessuno glielo aveva ancora detto?-  chiese esterrefatto, fissandoli tutti.
- Evidentemente no, Fred!- commentò George. – Santa Minerva, quanto sei idiota..-
- Aspettavamo il momento giusto!- si giustificò Harry.
- Tipo?- chiese George.
- Tipo cinque minuti prima che iniziasse la festa!- rispose Ron.
- Tanto ci avrebbe sgamati comunque, prima o poi!- aggiunse Ginny.
- Io pensavo che glielo avessi già detto!- commentò Lavanda.
- Guardate che so tenere un segreto!-
- Segreto o no- intervenne Harry – ormai è troppo..-
- Scusate!- sbottò Hermione e tutti si girarono a guardarla. – Avete cinque secondi per spiegarmi cosa succede!- aggiunse, infuriata.
Cominciarono a parlare tutti insieme.
- Ecco, vedi Hermione, la prima festa è andata alla grande..- iniziò Harry.
- Quello che Harry vuole dire, è che abbiamo bisogno di nuovi membri e..- disse Lavanda.
- Miseriaccia, è andata bene la prima volta, no? Sarebbe andata bene anche la seconda, giusto?..-
- Ron, andiamo per gradi! Insomma, Hermione, abbiamo bisogno di convincere più persone possibili ma..-
- Zitti tutti, Hermione ama i discorsi diretti e razionali!- intervenne Ginny.
- Quindi meglio se parlo io!- aggiunse Fred.
- Tu sta zitto!- sbottò Hermione.
- Perché te la prendi con me? Non è stata un’idea mia!- sbottò lui, offeso.
Hermione scattò in piedi e alzò la mano, bloccando un nuovo fiume di parole sconnesse e discorsi senza senso.
- Voglio una persona che mi spieghi cosa avete in mente! E voglio la verità!- esclamò, guardandoli con cipiglio severo.
Sbuffando, Ginny si alzò. Gli sguardi di tutti erano caduti su di lei.
- L’idea è stata di George!- iniziò.
- Sporca traditrice!-
- Zitto!- urlarono Hermione e Ginny all’unisono.
- Non so cosa ne pensiate, ma quelle due mi ricordano spaventosamente voi due!- sussurrò Lee, indicando i gemelli.
- Lee, cuciti la bocca!- mormorò Harry.
- Come stavo dicendo, l’idea è stata di George. Abbiamo pensato che organizzare una festicciola ogni tanto sarebbe stato produttivo: insomma, guarda quante persone abbiamo convinto! Ma una cosa in grande è più difficile da organizzare, così io, e me ne assumo tutta la responsabilità, ho pensato di organizzare una festa più ristretta, solo fra noi. Pochi invitati, non saranno presenti nemmeno tutti i membri dell’ES! Ho pensato che potesse farci bene passare una serata allegra tutti insieme, per sfogare un po’ di tensione e per gongolare al pensiero che stiamo infrangendo milioni di Decreti di quel sudicio rospo. Da lì, Harry ha tirato fuori l’idea di una specie di..come si chiama?- chiese perplessa, girandosi verso Harry.
- Pigiama Party!-
- Ecco, quello! Sai, è una festa Babbana..-
- Ginny lo so cos’è un Pigiama Party! Io sono una Nata Babbana!- sbottò esasperata, indicandosi.
- Ah già, è vero! Comunque, Harry ha pensato che potesse essere divertente passare tutta la notte insieme! Sarebbe di sabato, così la domenica non ci saranno partite di Quidditch o gite ad Hogsmeade a interferire!-
- Quale sabato?- chiese Hermione, già tremando.
Ginny arricciò le labbra con preoccupazione. – Ehm..il prossimo!-
Hermione sgranò gli occhi. – Ma siete impazziti? Avete la Polvere Volante al posto del cervello?-
Harry scattò in piedi. – Hermione non ti preoccupare! È già tutto pronto, abbiamo anche trovato il modo di chiedere alla Stanza delle Necessità di trasformarsi per l’occasione! Insomma, è una festa davvero molto ristretta, non avremo complicazioni!-
Sbuffando, Hermione si lasciò scivolare e atterrò sul divano. Si prese il volto fra le mani e cominciò a scuotere la testa, mormorando parole sconnesse fra le quali privilegiava “espulsione”.
Fred le circondò le spalle, con un sorriso. – Avanti, Granger! Sarà divertente!-
- Vi odio!- esclamò, la voce ovattata dalle sue stesse mani.
- Siamo salvi!- commentò Ron, sospirando di sollievo.
Harry batté il cinque con Ginny che aggiunse: - Finalmente potremo smetterla di cospirare alle sue spalle! –
Lentamente, Hermione riemerse e li squadrò . – Se verrò espulsa, vi cercherò tutti uno per uno e vi ucciderò prima che possano spezzarmi la bacchetta!- tuonò.
Fred sorrise al gruppetto e scosse Hermione per le spalle, prima di alzarsi. – Bene! Anche la Granger ha approvato la festa! Possiamo dormire sonni tranquilli!-
- Io non ho approvato un bel niente!- protestò Hermione.
- Vedrai Hermione!- la tranquillizzò Harry con un sorriso amichevole. – Andrà tutto bene!-
Hermione si limitò a sbuffare.
- Ora che siamo tutti più sereni!- intervenne Lee. – Che geniale idea avete avuto per la festa?-
Fred e George si guardarono. – Non ve lo diciamo!- risposero all’unisono.
- Spero non abbia niente a che fare con Tentacule audaci e vassoi di pollo volanti!- commentò Ginny, scatenando una nuova ondata di risate. Perfino Hermione si concesse un sorriso divertito.
Harry scattò in piedi, stirandosi la schiena. – Io me ne vado a letto! L’allenamento di oggi mi ha distrutto!-
- Angelina vi tiene ancora sui carboni ardenti?- chiese Hermione.
- Mettiamola così!- rispose George. – Se piovesse, non potremmo spegnerci!-
Dopo un’ultima risata collettiva, Fred e George rimasero con Lee sul divano, mentre gli altri salirono le scale per andare a dormire. Una volta arrivate davanti alla stanza di Hermione, Ginny la bloccò con una mano.
- Mi sono scordata di dirti una cosa!- disse.
Lavanda afferrò il messaggio e diede la buonanotte alle ragazze, richiudendosi la porta alle spalle. Ginny afferrò Hermione e la condusse infondo al corridoio. Aprì la porta della stanza del suo anno e ci si infilò. Nessuna delle sue compagne era ancora rientrata nella stanza. Ginny corse verso il suo letto, sollevò le coperte e lanciò qualcosa di appallottolato a Hermione.
Un tessuto leggero e fluente come argento liquido scivolò fra le sue dita. Il Mantello dell’Invisibilità!
- Ginny, cosa devo farci?- chiese perplessa.
L’amica sorrise. – L’ho chiesto in prestito a Harry. Ovviamente non sa perché. Sai, penso che stiamo davvero facendo progressi io e lui!- aggiunse arrossendo.
Hermione le sorrise. – Sul serio?- chiese, prendendola per mano.
Ginny annuì. – Ma ora pensiamo a te! Aspetta la mezzanotte, poi esci dal dormitorio!-
- Come scusa?-
Ginny sorrise. – Stai attenta e cerca di arrivare intera al bagno dei Prefetti! Sai già la parola d’ordine!-
Hermione la fissò perplessa. – Perché?-
- Non lo so, queste sono le istruzioni. Fred non è uno che rende partecipi gli estranei ai suoi piani strampalati!-
A Hermione mancò la voce. – F-fred?-
Ginny alzò gli occhi al cielo. – Chi ti aspettavi? Tiger?-
- Sei impazzita? No!- sbottò lei, disgustata.
Ginny sorrise e la strinse in un forte abbraccio.
- Divertiti!- si raccomandò, sorridendo maliziosamente.
Hermione le rivolse uno sguardo obliquo, rigirandosi il mantello fra le dita. – Se lo dici tu!-
Hermione attese la mezzanotte nel suo letto. Aveva nascosto il Mantello sotto il maglione. Sentiva la stoffa fresca sulla camicia mentre rifletteva sull’uso che avrebbe dovuto farne.
Il bagno dei Prefetti...
Sorrise nel buio. La straziante agonia stava per finire!
 
 
 







Dice l’Autrice:
 
 
Ehm...Salve!
Quanto mi odiate da uno a dieci?! Lo so, ho troncato questo capitolo sul più bello! È che io adoro i Cliffhanger..non posso farci niente, è un mio vizio che le lettrici e colleghe scrittrici dell’altro fandom ricordano molto, ma molto bene! Perciò, odiatemi pure! Ve lo concedo! :D
Apro una brevissima parentesi su varie spiegazioni di rito: la prima, ho usato la Tentacula Velenosa come pianta carnivora, anche se non è proprio esatto, ma non mi veniva in mente altro!; la seconda, troverete una battuta poco felice sui Tassorosso all’inizio del capitolo e ne troverete un’altra nei prossimi: non odio assolutamente i Tassorosso! Anzi, credo appartengano a una delle Case migliori! Però è facile scrivere battute sulla loro semplicità (o inutilità!)! Si tratta comunque di battute, non legate alla mia personale opinione sui Tassorosso!
Ammetto che questo capitolo e il prossimo sono stati quelli che mi sono più divertita a scrivere! Magari il risultato non sarà perfetto, ma sono particolarmente legata a questi due capitoli!
Perciò ora tocca a voi dirmi che ne pensate: attendo recensioni e commenti :)
Un bacio (non da Dissennatore!) a tutti!
Amy :)
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Bolle di Sapone e Acqua Calda ***


Capitolo 11
Bolle di Sapone e Acqua Calda
 
 
 
 
 
 
 
Hermione stava vagando per i corridoi deserti, al buio, nel cuore della notte, sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Hermione Granger stava vagando di notte, nei corridoi, al buio, sotto il Mantello dell’Invisibilità.
Il Prefetto Hermione Granger stava infrangendo le regole, di notte, al buio, con il Mantello dell’Invisibilità!
Era un enorme, sconcertante Unicorno Rosa. Sospirando silenziosamente, svoltò un angolo, controllando attentamente che non sbucassero professori dal nulla. Pix non sembrava essere nei paraggi. Hogwarts era deserta e silenziosa. Tutti dormivano e non si curavano del fatto che Hermione stesse infrangendo le regole. Pensò al bagno dei Prefetti e una morsa le serrò lo stomaco. Incredibile ma vero, Hermione Granger stava per avere un attacco di panico. Non si spiegava nemmeno lei il perché!
Raggiunse il corridoio giusto e proseguì, silenziosamente. Era un’ombra leggera e invisibile nel silenzioso castello. Nel buio più completo, intravide una sagoma appoggiata contro la pietra scura della parete. Hermione oltrepassò la statua di Boris il Basito e raggiunse la quarta porta a sinistra, dove la sagoma se ne stava tranquillamente appoggiata, rivolgendole le spalle. Hermione spese qualche minuto del suo tempo a contemplarlo. Non l’aveva mai osservato a lungo, o almeno, non aveva mai potuto farlo passando inosservata. Indossava solo la camicia della divisa, senza maglione. Aveva una bella schiena, le spalle forti, ma non eccessivamente larghe, le braccia lunghe e affusolate. I capelli di un rosso acceso brillavano anche nel buio più completo.
Ha un bel sedere..ok, mi sto trasformando in una pervertita!
Fred rigirava la bacchetta nella mano destra. Hermione sorrise e mosse un passo silenzioso verso di lui. Poteva vendicarsi di tutti quegli attacchi nel buio..
- Non ci provare, Granger!- mormorò, girandosi.
Le spalle di Hermione si afflosciarono e il Mantello le scivolò dalla testa, rivelandola lentamente. Fred sorrise guardando il Mantello scivolare come argento liquido sul suo corpo e raccogliersi ai suoi piedi. Rise davanti alla sua espressione imbronciata e sventolò la Mappa del Malandrino.
- Almeno questa potevi concedermela!- borbottò Hermione, raccogliendo il Mantello.
Fred scosse la testa. – Sarebbe stato un sacrilegio!-
- Frescopino..- brontolò Hermione.
Ridendo, Fred la seguì dentro la stanza. Hermione si stupiva ogni volta che entrava in quel posto. Era una stanza enorme e completamente rivestita di marmo bianco. Sul pavimento, accanto al bordo della vasca, gli Elfi Domestici avevano sistemato delle pile ordinate di candidi asciugamani bianchi dall’aria morbida e accogliente. La vasca aveva più le sembianze di una grossa piscina e, dopo un colpo rapido della bacchetta di Fred, tutti i giganteschi tubi cominciarono a riversare acqua e schiuma colorata nella vasca. Delle bolle di sapone colorate uscirono da un tubo centrale. Hermione sapeva che si trattava di un incantesimo, ma sorrideva ogni volta che vedeva salire il livello dell’acqua fino al bordo solo pochi secondi dopo aver azionato i tubi.
- Perché sorridi?- chiese Fred divertito, slacciandosi la camicia.
Hermione scosse le spalle. – Da dove vengo io, le vasche non si riempiono a questa velocità!- confessò.
Lui la fissò perplesso. – Perché?-
- Lascia perdere, è un meccanismo al di là della tua comprensione!-
Effettivamente, Hermione fu veloce a schivare la camicia appallottolata che lui le lanciò.
- Solo perché tu sei una strega estremamente brillante e fuori dalla media, non significa che io debba essere per forza un idiota in Babbanologia!- sbottò, offeso.
Involontariamente, e senza nemmeno pensarci, anche Hermione aveva iniziato a spogliarsi. Si era sfilata il maglione e la cravatta e stava slacciando lentamente la camicia.
- Ma tu non studi Babbanologia!-
- Ma hai presente chi mi ha generato? Arthur Weasley sarebbe capace di obbligare l’intera famiglia a sopravvivere una settimana senza magia!- borbottò.
Hermione chinò la testa da un lato, con perplessità, mentre litigava con un bottone della camicia. – E perché non lo fa?-
- Perché mia madre ha minacciato di farlo dormire nel pollaio!-
- Mi sembra una buona ragione, in tal caso!- commentò divertita.
- Sai, a volte penso che persino Voldemort scapperebbe a gambe levate davanti alla furia di mia madre!- esclamò, divertito, scuotendo la testa.
Le dita di Hermione si fermarono sull’ultimo bottone. Guardò Fred con rinnovato stupore.
- Tu pronunci il suo nome?- chiese, sbalordita.
Fred la fissò accigliato. – Anche tu!-
- Sì, ma io..-
- Anche io sono coraggioso!- disse sorridendo e avvicinandosi a lei.
- Non era quello che intendevo dire!- lo corresse Hermione.
- E allora cosa stavi per dire?-
- Che io ormai ci convivo da anni. Sento Harry pronunciarlo da quando lo conosco!-
- Se tremiamo al solo pensiero del suo nome, come possiamo pensare di affrontarlo?- chiese serio.
Hermione sbatté gli occhi, allibita. Da dove usciva tanta saggezza? Fred Weasley continuava ad essere una fonte di sorprese!
Sorridendo, Fred slacciò l’ultimo bottone della camicia di Hermione e le accarezzò i fianchi. Slacciò bottone e cerniera dei jeans e li fece scorrere lungo le sue gambe, sfiorando la sua pelle. Hermione rabbrividì e osservò Fred risalire lentamente il suo corpo con le mani e abbracciarla. Sfiorò la sua guancia con un bacio e indietreggiò, slacciandosi i jeans e togliendoli con un calcio.
Sorridendo esclamò: - Datti una mossa, Granger! Non abbiamo tutta la notte!-
Hermione sfilò di scatto la camicia e gliela lanciò, ma lui si era già tuffato nella vasca. Sorridendo, percorse gli ultimi metri sul pavimento freddo  e scivolò dentro la vasca.
L’acqua era calda e la schiuma era così tanta che non si vedeva il fondo. Delle mani la afferrarono all’improvviso per i fianchi e la trascinarono sotto. Riemerse tossendo e togliendosi la schiuma dagli occhi. Fred la strinse fra le sue braccia ridendo. Per quasi un’ora, non fecero altro che ridere, scherzare e darsi battaglia a colpi di schiuma, accecandosi più volte. Hermione si distrasse al punto di dimenticare perché fossero lì. La straziante attesa che l’aveva logorata per quelle lunga giornata sembrava svanita. Un brivido le attraversava le vene ogni volta che sentiva il corpo di Fred a contatto con il suo ma, a parte questo, quasi non si sfiorarono.
- Disprezzi tanto i Prefetti, ma guarda che posto ha costruito Silente per loro!- disse Hermione, ruotando l’indice sopra il livello dell’acqua.
Fred sorrise e si avvicinò a lei. Alzò un dito e le tolse la schiuma dalla guancia.
- Non c’è bisogno di essere Prefetti per entrare qui!-
- Infatti, tu non dovresti essere qui!-
- Nemmeno tu dovresti!-
- Io sono un Prefetto!-
- Ma stai violando le regole e, cosa peggiore, lo stai facendo per me!- aggiunse ghignando.
Per tutta risposta, Hermione aprì la mano e un fiotto di acqua calda travolse il viso di Fred che, ridendo, la afferrò e la spinse sott’acqua. Passò una mano fra i suoi ricci fluttuanti e sfiorò le sue labbra per la prima volta da quando erano entrati. Poco dopo riemersero. Hermione respirò e rischiò di soffocare per colpa della schiuma.
Tossendo, arrivò sul bordo della vasca e si aggrappò, appoggiando i gomiti sul marmo freddo. Ridendo, Fred la raggiunse e la abbracciò, appoggiando il mento sulla sua spalla.
- Sai, questo sì che sarebbe un gran bel posto per organizzare una festa!-
I muscoli di Hermione si irrigidirono. La festa!
Cogliendo il perché di quell’improvvisa tensione, Fred sorrise e le baciò la spalla. – Rilassati, Granger! Andrà tutto bene!-
- Come fai a esserne sicuro?- si lamentò lei, sospirando.
Continuò a lasciarle piccoli baci sulla pelle bagnata, salendo dalla spalla al collo, mentre le sue mani le accarezzavano i fianchi. Hermione socchiuse gli occhi e si morse un labbro. Il desiderio sopito stava per risvegliarsi e questa volta non sarebbe stato spento facilmente.
- Fidati di me!- sussurrò Fred.
Hermione non capì se si riferisse alla festa, alle sue preoccupazioni o alla situazione in generale. In ogni caso, sentì i suoi muscoli rilassarsi. La tensione venne sciolta come neve al sole. Il suo corpo divenne più leggero e un’improvvisa beatitudine la circondò. La lingua di Fred disegnò cerchi invisibili sulla sua pelle. Il calore crebbe e l’acqua attorno a lei sembrò assorbirlo. Le mani di Fred scesero lungo le sue cosce, in una lenta carezza. Quando risalirono, spinsero per voltarla. Improvvisamente, la sua bocca la raggiunse e scivolarono in un bacio intenso e profondo, che non aveva nulla a che fare con le lente carezze di pochi secondi prima. Entrambi avevano lottato per tutto il giorno contro un desiderio incessante di aversi e non aveva senso resistere ancora. I loro corpi si avvicinarono ed entrambi soffocarono un gemito in quel bacio che diventava sempre più ardente. Hermione strinse i suoi capelli fra le dita e gli morse il labbro con passione. Per tutto il giorno, era stata logorata da quella voglia incessante e ora era stanca di aspettare. La sua mano scivolò verso il basso e, questa volta, Fred non la fermò, ma si lasciò cullare da quella languida carezza, stringendo Hermione a sé e baciandola con più passione. Scese a morderle il collo, strappandole un sospiro. Con una mano le accarezzò il seno e scese poi a baciarlo. Hermione reclinò la testa all’indietro, offrendosi a lui, alle sue labbra. La sua mano risalì, accarezzandogli i fianchi e poi la schiena e si perse fra i suoi capelli. La bocca di Fred tornò sulla sua mentre la sollevava di peso, trascinandola oltre il bordo della piscina. Con un braccio le strinse la schiena, con l’altro colpì la pila ordinata di soffici asciugamani che si sparpagliarono sul marmo bianco. La trascinò sopra quel morbido materasso improvvisato. Hermione si stupì del fatto che potessero essere così morbidi e comodi, ma non si soffermò a pensare quanto lavoro fosse costato agli Elfi Domestici. Era decisamente il momento sbagliato per pensarci.
Fred ricominciò a baciarla e ogni pensiero fu spazzato via con forza da lui e dalle sue mani, che avevano ripreso ad accarezzarla. I loro corpi ancora bagnati si scaldavano l’uno a contatto con l’altro. La pelle scottava dove baci incandescenti venivano depositati. Il sapore del suo bacio era unico, forse addirittura migliore delle altre volte. Tutto era diverso. Come la prima volta. Non c’erano più ostacoli, non c’erano più sfide né provocazioni. C’era solo quel desiderio bruciante che pregava di essere ascoltato ormai da ore, da giorni. Non potevano resistere, nessuno dei due poteva! Andava seguito, l’istinto avrebbe parlato per loro. In pochi istanti, caddero gli ultimi vestiti e gli ultimi pensieri. La mente di Hermione si svuotò completamente. Rimase solo quella fiamma familiare a scaldarla, alimentata da quei baci perfetti, da quel corpo perfetto. Da lui.
Lentamente, la bocca di Fred scese a disegnare una scia invisibile di baci sul suo corpo. Le accarezzò un seno con la punta della lingua. Hermione sospirò, mordendosi il labbro e stringendo nella mano la stoffa di un asciugamano. Poi la discesa riprese e le sue labbra baciarono ogni centimetro della sua pelle morbida. Con la lingua disegnò un cerchio attorno all’ombelico, facendola rabbrividire. Poi scese, giù, sempre più in basso, e prima che Hermione potesse realizzarlo veramente, una scossa potente di piacere le inarcò la schiena. Strinse con forza la presa attorno alla stoffa, mentre un gemito soffocato usciva dalle sue labbra schiuse. Un’altra scossa le sollevò il bacino verso l’alto.
Verso la le sue labbra..
Verso la sua lingua..
Sarebbe impazzita. Era umanamente impossibile rimanere lucida. Un brivido percorse la sua pelle e una nuova ondata di piacere ardente la travolse. La stoffa morbida si contorceva fra le sue dita. Morse di nuovo il labbro inferiore, implorando silenziosamente Fred di non fermarsi, di non smettere. Perché sapeva, ne era davvero convinta, che quella dolce tortura sarebbe finita. Infatti, velocemente, al contrario di come erano arrivate, le sue labbra sparirono. Tornò a baciarla con un’intensità che la stravolse. Hermione capì che, dietro la delusione di quella tortura interrotta, c’era il bisogno di aver di più. Perché era stanca di aspettare, lo era da ore, da giorni.
Hermione si chiese se Fred potesse leggerle la mente, perché, proprio in quel momento, scivolò in lei, così dolcemente da sconvolgerla. Rimasero immobili, assaporando quel momento tanto atteso, quell’istante tanto desiderato. Hermione si rilassò, rendendosi conto solo in quel momento di aver teso i muscoli fino allo sfinimento. La tensione si sciolse e capì che ricordava benissimo quella sensazione unica. Era ciò che si provava nell’unirsi a lui, nel sentirlo dentro di sé. Accarezzò i suoi fianchi, invitandolo a muoversi. L’istante finì e il tempo ricominciò a scorrere.
E la passione tornò.
Esplose travolgendo entrambi, ardente e distruttiva come un uragano. Travolse ogni cosa, privandoli di tutto ciò che fosse superfluo. Hermione si strinse saldamente fra le sue braccia. L’oblio non la spaventava più. Perché sapeva quanto fosse bello precipitare, sapeva quanto fosse eccitante lasciarsi cadere.
Sapeva quanto fosse perfetto scivolare con lui...
 
 
 
 
 
Hermione giaceva a pancia in giù sui morbidi asciugamani. Aveva gli occhi chiusi e sorrideva. Un asciugamano la copriva solo fino a metà schiena, ma non aveva freddo. Eppure rabbrividiva. Perché Fred le stava baciando dolcemente la schiena, giocando con la sua pelle calda.
- Hai freddo?- mormorò.
- No. – rispose lei.
- Allora perché hai la pelle d’oca?- la prese in giro.
- Tu la bocca chiusa non la tieni mai, vero?- borbottò lei.
Ridendo, Fred tornò a baciarle la schiena. Hermione scivolò di nuovo nella beatitudine. Da quella prima volta nella stanza deserta del sesto piano, Hermione si era convinta che non esistesse niente di più perfetto di fare l’amore con Fred. E per l’ennesima volta si era sbagliata. Esisteva qualcosa di altrettanto perfetto: lasciarsi cullare dalle sue carezze, ridere con lui, restare abbracciata a lui dopo. Era un momento unico e perfetto.
- Sei ancora arrabbiata con me?-
- Forse..- mormorò lei, sorridendo a occhi chiusi.
- Sul serio? Eppure ero convinto di essermi fatto perdonare..-
- Hai ancora parecchia strada da percorrere sulla via del perdono, Weasley!-
- Il che ruota a tuo vantaggio!- commentò divertito.
- Non mi sembra che la cosa ti dispiaccia!-
- Nemmeno un po’, Granger!-
Con una mano sul suo fianco, Fred la sollevò e la girò, scese sulle sue labbra e le catturò con un lungo bacio. Hermione fu sorpresa da quella dolcezza, tanto che, per un momento, le parve di avere un attacco di vertigini.
Erano soli, nudi, stesi su una coperta di asciugamani candidi, nel bagno dei Prefetti. Hermione pensò a quanto potesse essere imprevedibile la vita. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione, nemmeno nei suoi sogni più vivaci. Soprattutto non con Fred. Aveva sempre pensato che, un giorno, i suoi labili sentimenti per Ron sarebbero cambiati veramente e che la piccola cotta si sarebbe trasformata in un sentimento reale, un sentimento ricambiato. Ma non era successo. Dopo la morte di Cedric, la paura per il ritorno di Voldemort, dopo tutto quello che era successo con Krum, Hermione aveva cominciato a vedere l’amico sotto una luce diversa. Poi erano rimasti imprigionati a Grimmauld Place. Per settimane intere aveva vissuto al fianco di Ron e si era resa conto di quanto quello che aveva scambiato per amore fosse in realtà solo un amore fraterno.
Poi, un giorno, Fred le aveva sorriso. Solo sorriso.  Hermione aveva ignorato la morsa che le aveva stretto lo stomaco. A Hogwarts, tutto era cambiato. Fra quelle mura aveva cominciato ad ascoltare il suo istinto. Ed era finita fra le sue braccia..
- A cosa stai pensando?- chiese Fred, guardandola con un sorriso. Appoggiò il gomito sugli asciugamani e, con l’altra mano, cominciò a giocare con i suoi capelli umidi.
- A niente!-
- Bugiarda!- mormorò.
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Pensavo a Ron!- confessò.
Le dita di Fred si fermarono. La fissò con espressione allibita e anche leggermente offesa.
- Così mi uccidi Granger. Avrei accettato George, insomma è uguale a me...quasi uguale, io sono più bello! Avrei accettato anche Bill..o Ginny..ma non Ron!-
Sbuffando, Hermione gli rivolse un’occhiata in tralice. – Chi ti dice che preferisco te a George?-
Fred sorrise. – Non mi sembra di averti vista fra le braccia di George, di recente!-
- Che tu sappia..-
- Piantala, Granger!-
- Sei geloso?- chiese lei, scherzando.
Qualcosa negli occhi di Fred, un lampo che passò rapido ma non inosservato, sorprese Hermione, che sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
- Oh cielo, sei geloso veramente!- concluse, ridendo.
Fred sorrise, ostentando sicurezza. – Non sono geloso!-
- Bugiardo!- commentò lei con un sorriso maligno. Sollevò il gomito, sistemandosi nella stessa identica posizione di Fred e guardandolo negli occhi, visibilmente divertita.
Improvvisamente, una smorfia di dolore si aprì sul volto di Fred e il sorriso si cancellò dalle labbra di Hermione. Fred cominciò a massaggiarsi la spalla, dolorante.
- Cosa c’è?- chiese preoccupata.
- Il Quidditch: mi sta uccidendo! Sai, penso che tornerò davvero con Angelina, per placare i suoi bollenti spiriti!-
La bile invase la bocca di Hermione e, prima che potesse fermarla, un’espressione furente prese il posto di quella preoccupata. Poi il volto di Fred si stese in un ghigno beffardo e Hermione temette per il proprio destino.
- Adesso siamo pari, Granger!- esclamò ridendo e stendendosi sui morbidi asciugamani. Incrociò le mani dietro la testa e fissò il soffitto sorridendo vittorioso.
Hermione lo fulminò con lo sguardo, senza muoversi di un centimetro.
- Io non sono gelosa di Angelina!-
- Non mi sembra di averlo puntualizzato! Ho solo detto che eravamo pari!-
- Ti detesto!- sbottò Hermione, avvilita. Non riusciva mai a farla franca, con lui!
- Perché pensavi a Ron?- chiese, voltandosi a guardarla.
Hermione arrossì e ignorò la domanda. – Sapevi che aveva una cotta per me?-
- Granger non si risponde a una domanda con un’altra domanda!-
- Fred!-
- Va bene. Sì, lo sapevo! Non che fosse stato lui a confessarmelo. Si capiva e basta!-
Hermione rimase in silenzio a guardarlo, pensierosa. Fred sapeva che il fratello minore era interessato a lei. Era davvero così insensibile da ignorare i sentimenti del fratello e fregargli la fidanzata? Be’ fidanzata..fra lei e Ron non c’era mai stato niente. Hermione guardò quegli occhi profondi scrutare il soffitto di marmo e capì che doveva esserci dell’altro sotto. Perché Fred non era una persona cattiva. Sì, prendeva sempre in giro Ron, ma gli voleva bene. Era suo fratello!
Prendendo un bel respiro, Hermione ignorò la paura e chiese: - Ma allora perché..-
Rapidamente, Fred tolse la mano destra da sotto la sua testa e le tappò la bocca con due dita. Si voltò e le sorrise. Lentamente, accarezzò la guancia di Hermione, spostando le dita dalla sua bocca e risalendo fino a dietro l’orecchio. Le accarezzò i capelli e la attirò verso il basso. Le loro labbra si incontrarono in un bacio leggero come un sussurro.
- Non risponderai alla mia domanda, vero?- chiese Hermione avvilita.
Fred scosse la testa con un sorriso e riprese a baciarla, questa volta con più energia.
- Ma non sai nemmeno cosa volevo chiederti!- protestò lei, ma Fred, invece di rispondere, premette una mano sulla sua nuca e approfondì il bacio.
Hermione era famosa per la sua testa dura. Opponendo resistenza, sollevò la testa e si separò dalle sue labbra.
- Ma..-
- Granger, chi è che non riesce a chiudere la bocca adesso?- sbottò lui, un po’ divertito un po’ spazientito.
Hermione lo fulminò con lo sguardo. – Non funziona con me! Non puoi pensare che basti questo a..- ma non finì mai la frase.
Le labbra di Fred divennero improvvisamente più esigenti e la trascinarono in un bacio ardente. La strinse forte e la portò su di sé, circondando il suo corpo con le braccia. Cominciò ad accarezzarle la schiena e aumentò il ritmo del bacio. Hermione si distrasse. Non che fosse umanamente possibile resistere, ma cedette fin troppo in fretta. Archiviò l’argomento in un angolo della sua mente, decisa a ritirarlo fuori il prima possibile.
Nel frattempo, tanto valeva lasciarsi andare...
 
 
 
 
Una bolla di sapone colorata scivolò sul braccio di Hermione. Fred allungò un dito e la fece scoppiare sul suo polso, poi seguì lentamente la linea del braccio e risalì verso la spalla, accarezzandola. Posò le labbra sul suo collo e la baciò dolcemente. Hermione tentò di allacciare l’ennesimo bottone della camicia, ma per ogni bottone che allacciava, Fred ne slacciava due.
- Weasley, di questo passo usciremo da qui la settimana prossima!- sbottò, ma sorrise.
Ignorandola, Fred continuò a baciarla, insinuando una mano sotto la camicia ormai di nuovo aperta, e accarezzandole i fianchi.
Hermione chiuse gli occhi e abbandonò le mani sulle sue spalle. Era seduta su di lui da quasi venti minuti. E da quasi venti minuti tentava di rivestirsi. Svogliatamente, ma erano pur sempre dei tentativi!
- Alla fine, sono riuscito a chiuderti la bocca!- commentò sorridendo.
Sorprendendola, prese i lembi della sua camicia e cominciò ad allacciargliela. Hermione rimase in silenzio per un po’, a guardare le sue dita che infilavano i bottoni nelle asole, poi sollevò lo sguardo e lo fissò con un’espressione di sfida.
- Non vantarti troppo! Abbiamo comunque un argomento in sospeso..-
- Con tutti gli argomenti in sospeso che abbiamo potremmo riempirci il Ministero della Magia!- mormorò lui, divertito.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Quando finì di allacciarle la camicia, Fred riprese a baciarle lentamente il collo e risalì verso le sue labbra. La strinse a sé e continuò a baciarla per un tempo che Hermione considerò infinito. Stava tentando di distrarla un’altra volta. Evidentemente, non aveva ancora capito con chi aveva a che fare.
- Mi devi una spiegazione!- esclamò convinta.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Granger ti offendi se ti dico che mi ricordi la McGranitt quando fai così!-
Hermione scosse le spalle. – No, se rispondi alla mia domanda!-
- Ecco, appunto..-
- Cosa ti costa?- chiese testarda.
Fred la guardò con un’espressione a metà fra il divertimento e l’esasperazione, poi sorrise e, sorprendendo Hermione, si lanciò in un discorso che rispondeva ad alcune domande ma ne poneva decisamente di nuove: - Non sono così orribile da ferire i sentimenti di mio fratello rubandogli la fidanzata da sotto il naso. Ron non era abbastanza innamorato di te: se lo fosse stato, avrebbe fatto qualcosa per dimostrartelo! Non sei la persona adatta a lui, questo contribuisce. Sapevo che non ricambiavi, perché l’ho chiesto a Ginny, ma guai a te se mi chiedi perché l’ho fatto!- la ammonì con sguardo serio, alzando un dito e puntandolo contro la bocca già aperta di Hermione. – Non ti risponderò, in ogni caso! E non chiederlo nemmeno a Ginny, perché tanto non lo sa! Per colpa della sua insistenza, si è ritrovata un serpente di tre metri sotto le coperte e da quel giorno non ha più aperto bocca..-
- Sei stato tu!- sbottò Hermione infuriata. – Ma sei pazzo? Era terrorizzata!-
- Se l’è cercata!- ribadì lui, sorridendo. – Comunque il serpente era finto, solo che lei era troppo spaventata per notarlo! Era solo un incantesimo! Continuando con il nostro discorso: ti ho trascinata in questa situazione perché era la cosa giusta. Punto. Non aggiungerò altro!- concluse, con un sorriso soddisfatto.
Hermione lo guardò accigliata.- Giusta?-
- Sì-
- Ma..-
- Niente ma! Non risponderò ad altre domande!-
Le prese il viso fra le mani e la baciò. Hermione non si lasciò trasportare dal bacio, il suo cervello era da tutt’altra parte. Quel discorso aveva gettato carboni ardenti nel fienile della ragione, che ora aveva preso fuoco. In sintesi: non aveva capito un accidente di quello che Fred le aveva detto!
- Adesso andiamo a dormire, o mi accuseranno di aver ridotto il cervello della brillante Hermione Granger a un ammasso di neuroni morti, come quello di Goyle - 
Hermione, ancora stordita, lasciò che Fred la sollevasse. Con un sorriso comprensivo, Fred la abbracciò e la baciò.
- Granger rilassati! La vita è bella!- commentò.
- Tu sei un idiota!- sbottò lei, improvvisamente infuriata.
Lui scoppiò a ridere. – Lo so, non l’ho mai negato! Dovresti vedere la tua faccia..- mormorò, scuotendo la testa.
Hermione afferrò un asciugamano e glielo lanciò con forza. Ridendo, Fred lo schivò, le afferrò la mano e la trascinò via. Con un colpo di bacchetta svuotò la vasca dall’acqua ormai fredda e gli asciugamani tornarono in ordinate pile asciutte e candide. Hermione raccolse il Mantello e, prima di uscire dalla stanza, rivolse a Fred uno sguardo a metà fra la supplica e la rabbia.
Lui sorrise semplicemente e le diede un ultimo dolce bacio.
- Un giorno le tue domande otterranno delle risposte!-
- Io le voglio adesso!-
- Non si può avere tutto e subito. Bisogna avere pazienza nella vita, Granger!-
Ignorando le sue proteste, le ficcò sulla testa il Mantello dell’Invisibilità e la caccio fuori. Hermione percorse i corridoi bui con così tanta rabbia che avrebbe potuto incenerire il primo professore di passaggio. Fortunatamente, non incontrò nessuno. Salì nella sua stanza nel dormitorio delle ragazze e si gettò sul letto vestita.
Aveva più dubbi di prima. Cosa significavano le parole di Fred? Cosa intendeva dire? Perché non poteva dirle semplicemente la verità? Cosa si nascondeva dietro quel gioco che avevano iniziato insieme?
Hermione, assillata da domande e pensieri, si rigirò fra le coperte per quasi un’ora. Poi, quando un briciolo di follia si insinuò fra le spire della furia, scattò in piedi, raccolse i capelli ancora umidi in una coda improvvisata e uscì dal dormitorio, con la bacchetta in mano. Avrebbe ottenuto una risposta, a costo di appenderlo per i piedi dalla Torre di Astronomia!
Scivolò nel corridoio buio del dormitorio maschile. Il silenzio regnava, disturbato solo dal russare di alcuni ragazzi. Raggiunse la stanza del settimo anno e la aprì piano, attenta a non fare il minimo rumore. Un leggero cigolio le fece trattenere il fiato, ma il suo ingresso nella stanza passò inosservato. Le tende di tutti i baldacchini erano tirare. Hermione le maledisse: sarebbe stata un’impresa trovare il letto di Fred. Un briciolo di razionalità nella mente di Hermione parlò, cercando di farsi ascoltare.
Sono le quattro del mattino, sei nel dormitorio dei ragazzi e stai cercando il suo letto..trai pure le tue conclusioni, Hermione!
Scosse la testa, scacciando i pensieri e si avviò verso il letto alla sua destra. Aveva notato una camicia e una cravatta gettate a terra. Sul tessuto candido della camicia riluceva una macchia d’acqua colorata. Scostò lentamente la tenda e si concesse qualche minuto per guardarlo dormire. Era l’immagine della tranquillità! Dormiva a pancia in giù, senza maglietta, con un braccio sotto il cuscino e l’altro sopra, accanto al viso. Sembrava un bambino troppo cresciuto. Probabilmente sognava. Le labbra si contrassero in un lieve sorriso, per poi rilassarsi. I capelli erano talmente scompigliati da sembrare fiamme vive che salivano in ogni direzione. Hermione sorrise, dimenticando, per un momento, perché fosse lì. Guardare Fred dormire l’aveva rilassata a tal punto da cancellare le sue preoccupazioni. Con un breve sospiro, salì sul letto, attenta a non svegliarlo, e richiuse le tende.
- Muffliato – mormorò, poi appoggiò la bacchetta infondo al letto e si avvicinò a Fred.
- Fred?- lo chiamò piano.
L’incantesimo li avrebbe protetti, ma meglio non alzare troppo la voce. Hermione lo chiamò un paio di volte, ma a parte qualche borbottio, Fred non reagì. Sollevando gli occhi al cielo, lo afferrò per una spalla e lo scosse. Evidentemente, nella famiglia Weasley avevano un problema con il sonno pesante.
Fred passò una mano sugli occhi e la guardò per qualche secondo, poi sorrise come se fosse tutto perfettamente normale.
- Granger, so di essere irresistibile, ma non potevi aspettare domani?- chiese, richiudendo gli occhi.
Hermione gli pizzicò il braccio e lui, sbuffando riaprì gli occhi.
- Dobbiamo parlare!- iniziò Hermione.
- Adesso?-
- Sì!-
Per tutta risposta, Fred sollevò il cuscino e se lo ficcò sopra la testa, scomparendo sotto le coperte. Hermione lo strappò via senza tante cerimonie e lo gettò sulle coperte.
- Va bene, sono sveglio!- sbottò, alzando le braccia in segno di resa. Si sollevò a sedere, gettò il cuscino di nuovo al suo posto e la osservò con un mezzo sorriso.
Hermione se ne stava seduta a metà del letto, con le ginocchia raccolte al petto e le braccia a circondarle.
- Voglio una risposta!- disse seria.
- Solo una?- chiese lui sarcastico.
Hermione annuì. – Ma deve essere la verità! E deve essere una spiegazione chiara!-
- Stai aggiungendo troppe condizioni!-
- Fred, dico sul serio!-
- Ok, va bene!- brontolò, stropicciandosi gli occhi con le mani. – Prima toglimi una curiosità: stai approfittando del mio cervello addormentato, vero?-
- Quale cervello?-
- Me la sono cercata!-
Si sorrisero senza aggiungere altro. Hermione era in attesa di una risposta. Se ne stava seduta tranquilla ad aspettare. Fred la osservò per qualche secondo, poi sorrise.
- Non riuscivi a dormire?- chiese, indicando i suoi vestiti ancora intatti.
Hermione annuì. – Per colpa tua. Puoi tergiversare quanto vuoi, non me ne andrò da qui finché non otterrò ciò che voglio!-
Fred sorrise. – Testa dura come sempre, eh! D’accordo Granger. Facciamo un patto!-
Lei lo guardò con sospetto, ma gli fece cenno di continuare. Fred allungò le mani e accarezzò le sue.
- Io ti darò una risposta, ma dovrai accettarla così com’è, senza fare troppe storie!-
- In che senso?- lo interruppe lei.
- Shh!- la zittì lui, con un sorriso. – Tu accettala e basta!-
- E sarà una risposta chiara e precisa?-
Fred scosse le spalle. – Dipende dai punti di vista. Sicuramente è sincera!- ammise.
Hermione soppesò le sue parole. Assottigliò lo sguardo, senza lasciare quegli occhi vispi, e rifletté sui possibili significati e le possibili implicazione. Ma aveva poco su cui lavorare, perciò decise che le bastava.
- D’accordo, accetto!- rispose, senza però abbassare la guardia.
Fred annuì con un sorriso.
- Avanti, quale sarebbe la domanda?- chiese tranquillo.
Hermione sospirò e chiese: - Perché?-
Fred la guardò in silenzio per qualche secondo e poi disse semplicemente: -          Non lo so!-
Hermione aspettò che lui aggiungesse qualcosa, ma Fred rimase immobile e muto.
- Tutto chiaro?- le chiese, notando la confusione sul volto della ragazza.
- No. –
- Mi dispiace, allora, perché non ho altro da aggiungere!-
- Che diamine significa “non lo so”? Non è nemmeno una risposta!-
- Sì che lo è, solo che non l’hai capita!-
Hermione chiuse gli occhi, sbuffando. – A volte provo questo desiderio irrefrenabile di..-
- Spogliarmi?- tentò lui, con un ghigno.
- No, ucciderti!- sbottò lei, aprendo gli occhi. – Quindi quella sarebbe la tua risposta?-
Scosse la testa. – No, c’è dell’altro!-
Sospirando di sollievo, Hermione incrociò le gambe sul materasso e aspettò.
Fred le sorrise, un sorriso così serio che Hermione sentì un campanello d’allarme risuonarle nel cervello. Vide il suo volto farsi più vicino. Le sue labbra stavano per sfiorarla.
- Hai intenzione di rispondermi?- chiese, la voce che tremava.
Fred annuì. – Sto per farlo!- sussurrò.
E la baciò. Lentamente, con dolcezza. Le prese il viso fra le mani e la attirò a sé. Nel giro di pochi istanti, Hermione era stesa sul suo letto e Fred era al suo fianco. La baciava con calma, accarezzandola con lentezza studiata. Qualcosa si mosse nel petto di Hermione e capì che era il suo cuore. Aveva perso un battito. Era confusa, stranita e sorpresa. Non l’aveva mai baciata così, a parte in quello sgabuzzino nascosto, durante quella tregua assurda. Non c’era frenesia nei suoi baci, né nelle carezze. Le sue labbra erano più morbide del solito, la sua lingua più calda. Eppure erano le stesse labbra che poche ore prima l’avevano trascinata sull’orlo della follia. Era la stessa lingua che l’aveva fatta gemere. Erano le stesse mani che l’avevano desiderata e posseduta, che l’avevano trascinata nell’oblio più completo. La passione, ora, era cambiata. Aveva un sapore diverso, un calore diverso.
Lentamente, le slacciò la camicia. Accarezzò con le dita la sua pelle fredda, che si scaldò sotto di lui. Hermione lo aiutò a sfilarle la camicia, che cadde a terra, oltre le tende, un manto bianco sul pavimento grigio e gelido. Salì sopra di lei, e Hermione sentì la pelle di lui a contatto con la sua. Un brivido le percorse la spina dorsale, mentre la sua pelle diventava più calda. Continuava a baciarla con lentezza esasperante, Hermione si chiese dove fosse finita la passione bruciante di poche ore prima. Si chiese perché fosse cambiata, trasformandosi in qualcosa di più labile ma altrettanto profondo. Accarezzò i suoi capelli rossi e comprese, in quel momento, che non aveva senso porsi delle domande. Perché quello era il momento delle risposte, ma lei era troppo testarda per coglierle.
Testarda e impaurita.
Ma non c’era spazio per la paura. Tra le sue braccia non c’era mai stato spazio per la paura! Né la prima volta, né le altre. Lasciò che quei baci languidi la cullassero, lasciò che le sue braccia la avvolgessero. Lasciò che la spogliasse senza fretta, senza opporsi, senza pensare. Svuotò la mente da ogni cosa: dubbi, domande, pensieri e risposte nascoste. Doveva scomparire tutto.
Doveva rimanere solo lui..
Non le importava sapere perché. Era quella la risposta. Non le importava saperlo, perché sapeva di non poterlo sapere. Come lui. Le sue parole acquistarono improvvisamente senso. Non sapevano a cosa stavano andando incontro, ma lo avrebbero affrontato. Insieme. Era semplicemente successo. Si erano lasciati trascinare da qualcosa che li aveva attratti l’uno verso l’altra. Dove li stesse conducendo, non era dato saperlo. E non importava.
Fred scostò il volto dal suo e scese accanto al suo orecchio.
- Fidati di me..- sussurrò.
Hermione sorrise. Per la prima vera volta nella sua vita, poteva essere sincera con se stessa, senza ostacoli, senza freni e senza paure.
- Mi fido di te..-
E l’oblio divenne fuoco. I sospiri soffocarono fra i baci e tutto divenne perfetto. Come le bolle di sapone che erano esplose sulla loro pelle, così le mani cercarono calore e lo trovarono. Come l’acqua calda che li aveva cullati in quella vasca, così i loro corpi cercarono riparo l’uno nell’altra. Perché non c’era una risposta. Non esisteva. Esistevano semplicemente loro, nati per essere uniti, e non importava sapere perché. Era finito il tempo delle domande ed era finito il momento delle risposte.
Rimanevano loro a condividere quell’attrazione.
Un tuono squarciò il silenzio. Fuori dalle mura la tempesta era tornata. Hermione sentì il proprio cuore pulsare e capì che la tempesta, fuori, era nulla in confronto alla tempesta che lei aveva dentro. I lampi di luce erano nulla in confronto ai lampi di piacere. La pioggia non avrebbe mai spento quella fiamma accesa che le bruciava le vene. Strinse con forza le mani sulla sua schiena, desiderando che quel momento non finisse mai, che lui non la lasciasse mai andare. Sospirò sulle sue labbra, cercandole poi di nuovo, soffocando in quella bocca una nuova ondata di folle piacere. Un altro tuono scosse l’aria attorno a loro, ma sembrava così distante da essere quasi silenzioso. Perché era nulla in confronto al resto. Era nulla in confronto al tremore dei loro corpi, alle scosse che li percorrevano. Il freddo del gelido inverno era nulla in confronto a quel fuoco che solo loro potevano alimentare. Non erano soli in quella stanza, ma era come se lo fossero. Erano riusciti a ritagliarsi il loro spazio magico, il loro momento magico.
Una dimensione tutta loro, dove non poteva esistere nient’altro.
 
 
 
 
 
 
- Resta qui..- borbottò Fred, stringendola con più forza.
Ridendo, Hermione si liberò delle sue mani e chiuse un solo bottone della camicia. Era inutile allacciarli tutti!
- Non so te, ma io non ci tengo a dare il buongiorno a tuo fratello e a Lee conciata in questo modo, uscendo di soppiatto dal tuo letto!- sussurrò.
Fred sorrise a occhi chiusi e Hermione si chinò per baciarlo.
- Ci vediamo fra poco!- mormorò, leggermente avvilita.
- Sei arrabbiata con me, vero?- chiese divertito.
- Se verrò bocciata in tutti i G.U.F.O., sarai tu a pagare le conseguenze!-
Fred aprì gli occhi. – Non verrai bocciata! Sei la strega più brillante della scuola!-
Hermione arrossì e scosse la testa.
- Granger, alla luce di tutto quello che abbiamo fatto riesci ancora ad arrossire per un complimento sulla tua fin troppo nota intelligenza?- la prese in giro.
Hermione lo fulminò con lo sguardo. – La prossima volta entro nel letto di George!-
- Non gli dispiacerà, immagino!- rispose tranquillo, ma Hermione colse una punta di durezza nella sua voce.
Hermione sorrise con falsa dolcezza. – Andiamo Weasley, alla luce di tutto quello che abbiamo fatto riesci ancora a ingelosirti per una battuta su tuo fratello?-
Fred scosse la testa ridendo e la afferrò all’improvviso, trascinandola di nuovo sul letto e cominciando a baciarla.
- Stai diventando brava con le battute, Granger!-
- Ero brava anche prima, sei tu che hai la tendenza a sottovalutarmi!- rispose.
Dopo un ultimo bacio, Hermione uscì, controvoglia, dal letto di Fred e dalla sua stanza. L’alba stava sorgendo e il castello cominciava a illuminarsi. Il corridoio era ancora nella penombra, ma Hermione poté sentire gli uccelli cantare fuori dalla finestra. Un nuovo giorno stava cominciando e lei non aveva dormito. Sorridendo, percorse in punta di piedi il corridoio. Aveva i jeans in mano e la camicia mezza slacciata, ed era scalza. Per un momento, pensò a cosa sarebbe successo se avesse incrociato qualcuno.
Evidentemente, doveva essersi fatta il malocchio da sola, perché una porta si aprì e Harry, in un pigiama azzurro, uscì stropicciandosi gli occhi da sotto gli occhiali tondi. Hermione si immobilizzò a metà di un passo e Harry sgranò gli occhi allibito, per poi strizzarli di nuovo, pensando forse di essere ancora addormentato.
Il Prescelto aprì bocca per parlare e Hermione, rossa come i capelli della famiglia Weasley, si portò un dito sulle labbra, facendogli segno di tacere. Harry chiuse delicatamente la porta e si avvicinò a lei.
- Hermione che diavolo ci fai qui?- sussurrò, ancora allibito.
Hermione indicò imbarazzata la stanza di Fred e Harry, chiudendo gli occhi, sospirò.
- Ma la Stanza delle Necessità non andava bene?- sbottò, riaprendo gli occhi e guardandola in tralice.
Hermione scosse le spalle. – E’ stata un’emergenza!- rispose, ma poi vide gli occhi di Harry allargarsi come quelli della Cooman e sussultò, portandosi una mano sulla bocca. – Oh cielo, mi sono espressa male..intendevo dire...-
Ma Harry alzò una mano e scosse la testa. – Facciamo così: non lo voglio sapere!-
Hermione sorrise davanti all’imbarazzo del suo migliore amico.
- Sai di essere senza pantaloni, vero?- le chiese, indicando le sue gambe senza guardarle.
Hermione arrossì e strinse i bordi della camicia, cercando di coprirsi. – Ehm..sì..- borbottò.
- Sparisci, prima che qualcuno ti veda!- mormorò il Prescelto, prendendosi la testa fra le mani.
- Più tardi ti restituisco il Mantello!-
Hermione si allungò per baciargli la guancia e corse via. Era quasi arrivata alle scale,  quando Harry la richiamò.
- Hermione?- sussurrò.
- Sì?-
- Credo di aver capito cosa intendessi quel giorno in biblioteca!- confessò, arrossendo.
Hermione sorrise all’amico e una felicità improvvisa la invase. Dalla finestra alla sua sinistra, un raggio di sole colpì il pavimento di pietra e illuminò il corridoio. Il mondo, fuori, stava dando il suo saluto al sole e al nuovo giorno. Le nuvole si erano diradate, permettendo al sole di illuminare le verdi montagne. La tempesta era finita. Hermione sorrise, pensando a quanto fosse reale la quiete dopo la tempesta. Rivolse a Harry uno sguardo profondo e sincero.
- Era questione di tempo, Harry. Le cose che cerchiamo trovano sempre il modo di arrivare a noi!-
 
 
 
 





Dice l’Autrice:
 

 
 
Spero veramente di essermi fatta perdonare per il finale dello scorso capitolo!! Voglio solo ringraziarvi per tutto il sostegno che mi regalate e per seguirmi! Questo capitolo era dedicato tutto a voi! :)
Be’, lascio a voi la parola: che ne pensate?
Un bacio grande!
Amy :)
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Grifondoro contro Serpeverde ***


Capitolo 12
Grifondoro contro Serpeverde
 
 
 
 
 
 
 
Finalmente, il finesettimana arrivò. Hermione aveva passato quegli ultimi giorni di lezione in un perenne stato di nevrosi da sonno arretrato. Harry e Ron erano preoccupati per lei. O almeno, Ron lo era. Harry fingeva di essere preoccupato perché sapeva, in realtà, l’uso che Hermione faceva del suo tempo. O meglio, lo immaginava. Perché Hermione non lo rendeva partecipe dei suoi spostamenti o delle sue avventure. Scelta saggia, sicuramente! Anche se non c’era poi molto di cui renderlo partecipe.
La verità, era che Hermione e Fred non erano più riusciti a passare una notte insieme. Quel sabato, Grifondoro avrebbe giocato contro Serpeverde. La squadra si allenava tutte le sere e Angelina pretendeva allenamenti lunghi e faticosi. Alicia svenne durante le lezioni del venerdì mattina. Fred dormiva ovunque appoggiasse la testa e George era talmente stanco da essere arrivato a dire di non aver voglia di fare scherzi alla Umbridge, scatenando un’ondata di stupore generale fra i Grifondoro.  
Hermione riusciva a vedere Fred solo nei rari momenti in cui la Sala Comune si svuotava. Rimanevano per un’ora o due davanti al fuoco, ma Fred faticava a tenere gli occhi aperti o aveva talmente male ai muscoli da doversi stendere. Hermione lo prendeva in giro ogni volta, ma fu proprio lei a preparargli una pozione rinvigorente che Fred bevve il venerdì sera. Evidentemente, Hermione doveva averla preparata davvero bene, perché Fred fu più sveglio del solito. Molto più sveglio.
Quella fu l’unica serata che passarono veramente insieme, ma finì molto presto. Si stavano rivestendo, quando sentirono dei rumori dai piani di sopra. Rapidamente, avevano sistemato gli ultimi vestiti al giusto posto e si erano seduti sul divano, a parecchi centimetri di distanza, fingendo di studiare. Angelina era piombata su di loro, aveva afferrato Fred per un orecchio e lo aveva trascinato verso il dormitorio maschile, sbraitando frasi sconnesse sul fare le ore piccole prima di un grande evento sportivo. Aveva spettato che Fred finisse di salire le scale, prima di ritornare nel dormitorio femminile, lanciando occhiate di fuoco alla scala a chiocciola. Il tutto senza degnare Hermione di uno sguardo.
Nonostante gli incontri con Fred non attentassero più alle sue ore di sonno, Hermione le perse comunque. Passò quasi tutta la settimana a studiare, spesso fino a tardi. Perché era rimasta indietro con il suo amato programma di ripasso e, seppure dette scherzando, le parole pronunciate da lei stessa quella notte nel letto di Fred l’avevano terrorizzata. La bocciatura ai G.U.F.O. non sarebbe stata un Unicorno Rosa, ma avrebbe avuto direttamente lo stesso impatto del Bacio di un Dissennatore.
Perciò, quando arrivò il sabato, Hermione sospirò di sollievo al pensiero che avrebbe potuto concedersi del sano riposo. Quella mattina, dormì più a lungo del solito e poi scese con Ginny a fare colazione. Alle undici le squadre sarebbero scese in campo per giocare la partita. In Sala Grande, la tensione era palese. I Serpeverde sfoggiavano bandiere animate in cui un leone veniva imbavagliato e, grazie a una magia, si trasformava in un enorme serpente che sibilava vittorioso, mentre una corona appariva sulla sua testa piatta. I Corvonero e i Tassorosso continuavano a incoraggiare i giocatori di Grifondoro ogni volta che passavano.
I tifosi di Grifondoro erano i più esaltati. Continuavano a improvvisare cori di incitamento e a sventolare enormi bandiere rosso-oro. La McGranitt passò più volte a ordinargli di calmarsi ma, proprio durante una di queste strigliate,  avvicinò la bocca all’orecchio di Harry e mormorò. – Frega il Boccino da sotto il naso di quella serpe dai capelli unticci!-
Hermione sentì l’incitamento della McGranitt e sorrise a Harry. Poi spostò lo sguardo sul tavolo delle serpi, dove Draco Malfoy stava sorridendo spavaldo, mentre Pansy, del tutto guarita, accarezzava i suoi capelli ridendo. Hermione non si preoccupò di trattenere una smorfia di disgusto.
In quel momento, Angelina si alzò e annunciò alla squadra di seguirla verso il campo da Quidditch. Hermione e Ginny, decise a incoraggiarli fino all’ultimo, si unirono a loro. La tempesta aveva ceduto il posto a una giornata nuvolosa e fredda, ma apparentemente priva di pioggia. Le condizioni erano perfette per giocare, a parte il freddo. Mentre camminavano verso il campo, Angelina ricordò alla squadra di giocare pulito, nonostante i Serpeverde non avrebbero sicuramente fatto lo stesso.
- Mantenete la calma! Madama Bumb è dalla parte di chi rispetta le regole. Fred, George, per favore!- li supplicò. – Non sfondate la testa a nessuno! Harry, cerca il Boccino e prendilo prima che qualcuno possa farsi male. Alicia, Katie, intercettate la Pluffa ogni volta che potete, ma non dategli modo di farvi un fallo. Ron, se non ne lasci passare nemmeno una giuro che ti regalo una scorta a vita di Cioccorane!-
Hermione e Ginny si guardarono sorridendo dal retro del gruppo. La squadra tranquillizzò Angelina. Fred e George promisero di rispettare le regole, ma Hermione poté giurare di sentire George mormorare al fratello qualcosa di molto simile a “Casualmente un Bolide farà cadere Malfoy dalla sua scopa!”.
Il gruppo arrivò all’entrata del campo. La squadra imboccò il corridoio verso gli spogliatoi. Fred fu l’ultimo a raggiungere la porta della stanza. Hermione posò una mano sulla spalla di Ginny e corse lungo il corridoio ora deserto. Fred la vide arrivare con la coda dell’occhio e chiuse la porta, appoggiandosi contro il legno con un sorriso. Senza dire una parola, Hermione lo raggiunse e si sollevò leggermente per dargli un bacio, che lui ricambiò. Hermione pensò a quanto fosse ingiusto doversi separare da quelle labbra, ma raccolse tutta la forza possibile e si allontanò.
- Buona fortuna, Weasley!- sussurrò.
- Grazie, Granger!- mormorò lui con un sorriso.
Hermione corse via e tornò da Ginny, che la aspettava sul primo gradino delle tribune. Insieme salirono fino in cima e presero posto accanto a Neville, Dean e Seamus. Luna Lovegood era accanto a Lavanda e Calì e sfoggiava un enorme capello a forma di leone. Sorrise alle ragazze e le salutò con la mano. Hermione e Ginny le sorrisero e ricambiarono il saluto.
Improvvisamente, la voce di Lee risuonò nello stadio e le tribune esplosero in un boato eccitato. Scoppiarono applausi e grida per ogni giocatore annunciato da Lee. Madama Bumb volò al centro delle due formazioni e fischiò l’inizio della partita. Hermione e Ginny si strinsero l’un l’altra, sedute praticamente sull’orlo della poltroncina. Fu una delle partite più sporche che Hogwarts avesse mai visto.
A pochi minuti dall’inizio, Angelina segnò una rete, ma venne colpita da una potente spallata di Montague. Madama Bumb fischiò il primo fallo. Alicia prese la Pluffa e segnò un’altra rete. Grifondoro era in vantaggiò di venti punti a solo dieci minuti dall’inizio. La tribuna rosso-oro esplose in un boato di gioia. I Tassorosso e i Corvonero applaudirono forte.
- Alicia scarta  Pucey  e vola in direzione della porta. Un Bolide di Tiger intercetta Alicia che lascia cadere la Pluffa. Montague se ne impossessa, ma viene disarcionato da un Bolide di Fred..no, aspettate! Era George! Katie afferra la Pluffa e vola in campo nemico. Sei tutti noi Katie! E..segna!- gridò Lee.
I Grifondoro esultarono, seguiti dai Tassorosso e dai Corvonero. Un lamento salì dalle tribune dei Serpeverde. Hermione vide Pansy arrossire per la rabbia e battere con forza il pugno sulla balaustra della tribuna.
Chiamò Ginny e le indicò Pansy: - Qualcosa mi dice che alla Parkinson stiano per tornare quelle orrende pustole!-
Ginny scoppiò a ridere. – Se continua a digrignare i denti finirà per sbriciolarseli!-
Dopo un’ultima risata, le ragazze tornarono a concentrarsi sulla partita. Lee parlava a raffica, tentando di seguire ogni azione, ma il gioco diventava sempre più veloce e crudele. George sparò un Bolide contro Warrington che lasciò cadere la Pluffa. Angelina la afferrò, ma fu disarcionata da Tiger che, invece di colpire un Bolide di passaggio, sferrò un colpo di mazza e prese la gamba del Capitano. Madama Bumb capì subito che si era trattato di un colpo intenzionale e punì la squadra verde-argento assegnando a Grifondoro due tiri liberi. Entrambi andarono a segno e il boato dei leoni scosse lo stadio. Lee urlava al megafono, trattenuto a stento dalla McGranitt, che cercava di convincerlo a non imprecare per quel fallo orribile. Angelina stava bene e aveva ripreso a volare subito, seppur visibilmente dolorante. Hermione cercò Harry con lo sguardo, ma lo vide impegnato in un giro di perlustrazione con Malfoy alle calcagna. Il Boccino sembrava introvabile. Grifondoro stava conducendo la partita. Serpeverde non aveva segnato nemmeno una rete. A dire la verità, non si era nemmeno avvicinata alla porta avversaria.
Un Bolide colpito da Goyle volò a pochi centimetri da Ron, proprio mentre Pucey si avvicinava alla porta. Il Cacciatore lanciò con forza la Pluffa. L’intero stadio trattene il fiato. Lee sembrò sul punto di mettersi a piangere quando vide Ron che, con un’inversione rapida, scese dall’anello centrale a quello basso e afferrò la Pluffa. Il boato di delusione dei Serpeverde fu sommerso da quello di vittoria dei Grifondoro.
- Che partita, gente, che partita!- strillò Lee. – Serpeverde manda il suo primo tiro in porta e quel re di Weasley lo para! Questa sì che è una squadra!-
Hermione e Ginny saltellavano strillando, mentre Dean, Neville e Seamus sventolavano le bandiere e fischiavano.
- La Pluffa passa a Katie, che la passa ad Alicia, che la rimanda a Katie e..dannazione!-
- Jordan!-
- Scusi professoressa! Un Bolide di Tiger blocca l’azione dei Grifondoro. Ma il gioco riprende. La Pluffa è in possesso dei Serpeverde. Passa a Pucey, che la rimanda a Warrington, ora a Montague, di nuovo Pucey! Posizione di tiro e..parata!-
Sotto i suoi piedi, Hermione sentì lo stadio tremare! La professoressa McGranitt portò le mani sulle guance e scosse la testa sorridendo incredula. Silente si alzò in piedi e applaudì. L’intero stadio scoppiò in un applauso collettivo che coinvolse perfino tutto il corpo insegnanti e Madama Bumb.
Perché Ron aveva parato un tiro impossibile. Angelina volò accanto a lui e gli tirò una potente pacca sulla spalla, sorridendo radiosa.
- Questa parata era degna della Nazionale! Che famiglia di talenti! Tre Weasley in campo, signore e signori, e nessuno dei tre può deludere! Ma ecco che la Pluffa torna nelle mani di Grifondoro. Angelina vola verso la porta avversaria. Ah, che peccato! Pucey intercetta la Pluffa e supera le difese dei Grifondoro. Wow, quello sì che era un bel colpo! Un Bolide perfetto di George blocca l’azione di Pucey. No, un momento, non era George! Era Fred. No..era George..-
- Jordan, uno dei due! Non ce ne importa niente!- sbraitò la McGranitt.
- Ha ragione, professoressa! Uno dei gemelli ha intercettato l’azione con un Bolide perfetto! Angelina di nuovo in possesso della Pluffa, vola verso Bletchley  che para! Quanto mi dispiace!-
- Jordan, sii imparziale o ti strappo di mano quel microfono!-
- Mi scusi, professoressa McGranitt! Il gioco riprende..-
Hermione seguì con lo sguardo Fred. Era stato lui, pochi istanti prima, a colpire quel Bolide. Anche a centinaia di metri di distanza, nella confusione di una partita di Quidditch, Hermione non poteva non riconoscerlo. Sorrise e applaudì, quando Katie segnò un’altra rete.
Il gioco continuò, furono fischiati parecchi falli dei Serpeverde. Grifondoro continuava a evitare più falli possibili, seguendo gli ordini di Angelina. Dopo un’altra mezz’ora, Pucey segnò la prima rete. La tifoseria dei Serpeverde si scatenò, ma quella dei Grifondoro non si prese nemmeno la briga di preoccuparsi. Stavano conducendo il gioco. Solo il Boccino poteva salvare le serpi.
- Harry Potter e Draco Malfoy perlustrano il campo, ma nessuno dei due sembra aver notato il Boccino!- commentò Lee.
Hermione seguì Harry con lo sguardo. La partita continuava attorno al Prescelto, ma lui era decisamente concentrato sul Boccino che sembrava introvabile. Poi, un Bolide di Goyle rischiò di farlo cadere dalla scopa. Hermione sussultò spaventata e sentì Ginny stringerle forte la mano, una maschera d’orrore dipinta in volto. Harry, con un scatto, risalì sulla scopa e riprese stabilità. Madama Bumb, che non aveva visto il fallo, non fischiò e un boato di disapprovazione salì dalla tribuna dei Grifondoro. Proprio mentre Lee urlava contrariato, Hermione vide Harry lanciarsi in una picchiata. Improvvisamente, tutti trattennero il fiato, Lee smise di inveire e cominciò a commentare la discesa di Harry e l’intera squadra di Grifondoro si voltò per guardarlo. Malfoy virò e seguì l’avversario verso il basso, tentando di raggiungerlo. Harry fu più veloce. Con un scarto improvviso raddrizzò la scopa e volò così in basso da sfiorare l’erba con le punte degli stivali, la mano destra tesa in avanti. Malfoy perse il controllo della scopa e cadde a terra, rotolando per diversi metri. Pochi istanti dopo, Harry risalì con il braccio alzato e un’espressione di gloria dipinta in volto.
Il silenzio implose e, come un tuono degno di una tempesta perfetta, un boato si sollevò dalle tribune. Il ruggito dei Grifondoro superò la delusione dei Serpeverde. Hermione vide la McGranitt saltare in piedi e battere la mani sorridendo. Lee urlava talmente tanto da non riuscire a costruire frasi di senso compiuto. Silente si alzò e batté le mani con un sorriso deliziato. Hermione e Ginny si strinsero in un abbraccio forte. Applaudendo e gridando, si girarono verso il campo.
Successe tutto in pochi secondi che a Hermione sembrarono infiniti. Tiger, infuriato, colpì con forza un Bolide di passaggio. La palla fu scagliata a velocità impressionante verso la squadra dei Grifondoro, che era unita in un grosso abbraccio a mezz’aria. Il sangue nelle vene di Hermione gelò quando sentì i Grifondoro gridare spaventati. Con un moto di orrore crescente nel petto, Hermione guardò verso la squadra e vide il Bolide colpire con forza Fred. Il ragazzo scivolò dalla scopa e cadde. Una presa mortale le strinse lo stomaco e il cuore si fermò. Harry, il più rapido di tutti, volò in un secondo sotto di lui e lo afferrò. Perse l’equilibrio, ma tentò di reggere Fred fra le sue braccia. La Firebolt puntò verso il basso. George, una maschera di orrore, raggiunse Harry e lo aiutò.  Fortunatamente, erano ormai così vicini al suolo da potersi permettere di cadere. Crollarono sull’erba, poco prima che l’intera squadra e Madama Bumb toccassero terra.
Ginny portò una mano sulla bocca e una lacrima silenziosa scese sulla sua guancia. Seamus la afferrò e la trascinò verso l’uscita delle tribune. Silente, la McGranitt e tutti i professori erano arrivati sull’erba. C’era talmente tanta gente che il corpo di Fred era completamente invisibile. Ogni suono scomparve, il mondo sembrò fermarsi.
Hermione sentì una morsa gelata stringerle il petto. Neville la scosse per una spalla.
- Hermione, respira!- gridò, la voce carica di tensione.
Aveva ragione. Hermione stava soffocando. Con un respiro strozzato, l’aria invase dolorosamente  i suoi polmoni. Guardava il campo con occhi sbarrati, l’orrore dipinto sul suo viso pallido. Neville non aspettò un secondo di più. Come Seamus aveva fatto con Ginny, afferrò Hermione e la trascinò fuori dalla tribuna.
Hermione si lasciò trasportare, la mente invasa da quelle immagini orribili.
Il Bolide che lo colpiva..
Fred che scivolava dalla scopa..
Il suo corpo fra le braccia di Harry..
Fred a terra, esanime..
Sentì gli occhi improvvisamente umidi. Strinse con forza i denti e cercò di respirare. Erano arrivati sul campo. Ginny era poco più avanti, pietrificata dalla paura. Hermione si riscosse e la raggiunse correndo. Le prese la mano, senza dire una parola. Pochi istanti dopo, Harry riemerse dalla folla e corse verso di loro. Era spaventato, pallido e ansimava.
- Respira! Lo portano via..- mormorò.
Un peso enorme si sollevò dal cuore di Hermione, ma non del tutto. Perché l’espressione di Harry le gelò il sangue.
L’amico parve cogliere la domanda silenziosa nello sguardo delle ragazze.
- L’ha preso in pieno petto, o almeno credo..lui non..- ma si bloccò, incapace di proseguire.
Hermione corse in avanti, ma Ginny fu più veloce. Afferrò Harry e lo strinse in un abbraccio, scoppiando a piangere. Harry avvolse le braccia attorno a lei e Hermione gli fece cenno di portarla via. Harry annuì e uscì dal campo, trascinando Ginny. Ron comparve poco dopo e raggiunse Hermione.
- Silente dice che guarirà! Respira!- annunciò.
Ron ansimava ed era spaventato quanto gli altri. Hermione annuì e vide una colonna di persone muoversi verso l’uscita. Silente e la McGranitt erano in testa, le bacchette alzate. Piton, la Sprite, Vitious e Madama Bumb erano dietro di loro e coprivano una barella. Hermione intravide il volto pallido di Fred. Aveva gli occhi chiusi..
Il panico minacciò di impossessarsi di lei, ma Hermione lo respinse. Doveva stare calma. Doveva farlo per Ron, per Ginny e per George. Si voltò verso la squadra. Angelina piangeva, mentre Katie, anche lei in lacrime, cercava di trascinarla via. Alicia era accanto a George. Stava cercando di convincerlo ad alzarsi.
George era in ginocchio sull’erba, lo sguardo perso nel vuoto. Hermione guardò le sue mani e il panico premette con più forza su di lei. Le mani di George erano coperte di sangue..
No, resta calma!
Scuotendo la testa, corse verso di lui. Cadde sul terreno umido e afferrò il braccio del ragazzo.
- George, vieni con me!- mormorò.
Senza voltarsi né parlare, George si lasciò sollevare da Hermione e Alicia. Ron corse verso di loro e afferrò il fratello per le spalle. Seguiti dal resto della squadra, uscirono dal campo e si diressero al castello. L’intero stadio si stava svuotando. I Grifondoro camminavano in silenzio. I Serpeverde erano spariti. Tiger era stato portato via da un Hagrid talmente furioso da spaventare tutti.
Mentre camminavano, Hermione lottò contro il panico. Tentò di scacciare quelle immagini dalla sua mente, ripetendosi che sarebbe andato tutto bene.
Respira..respira..lui respira..
Respira, Fred..
Respira anche tu..non puoi trattenere il fiato..
Fred respira..fallo per me!
 
 
 
 
 
 
Davanti alla porta dell’infermeria, Harry e Ginny stavano seduti sul pavimento. abbracciati. Hermione li raggiunse, lasciando George fra le mani di Ron e Alicia. Sedette accanto a loro e abbracciò Ginny. Lei si voltò a guardarla.
- Va tutto bene!- sussurrò, tremando.
Hermione annuì, accarezzandole la guancia. Voleva convincere lei e se stessa, anche se sembrava impossibile. Angelina li raggiunse, ancora piangendo, e sedette accanto a Hermione. Posò la testa sulle sue gambe e chiuse gli occhi, mentre nuove lacrime scorrevano sulle sue guance. Hermione le accarezzò la testa. Poco dopo, George prese posto accanto a lei e le prese la mano. Angelina si voltò a guardarlo e gli sorrise incoraggiante. Lui ricambiò il sorriso e poi sollevò lo sguardo. I suoi occhi incrociarono quelli di Hermione. Lei vide il dolore e la paura nelle iridi così simili a quelle di Fred e il panico minacciò di invaderla. Lo respinse con tutte le sue forze e rivolse a George uno sguardo forte e coraggioso. Lui sorrise e poi si voltò a guardare la porta immobile dell’infermeria. Lentamente, gli altri li raggiunsero sul pavimento e il gruppo si allargò. Ron sedette accanto a George, stringendo a sé Lavanda, che aveva gli occhi lucidi. Calì appoggiò la testa sul petto di Seamus, seduto accanto a Harry. Dietro di loro, Neville crollò sul pavimento, incrociando le gambe. Luna, l’espressione spaesata sostituita da uno sguardo preoccupato, gli prese la mano e gli sorrise dolcemente. Neville arrossì e cominciò a fissare il pavimento. Hermione sorrise, nel vederli. Una morsa al petto le ricordò quanto quel sorriso fosse simile a quello che lei stessa rivolgeva a Fred. Scacciò il dolore e tornò a guardare gli amici. Dean era seduto accanto a Luna, con le gambe raccolte al petto. Ernie li aveva appena raggiunti e si era seduto accanto a lui, dopo avergli dato una pacca sulla spalla. Michael Corner rivolse uno sguardo ferito a Ginny, ma il dolore vinse sul rammarico mentre sedeva assieme a Terry Steeval. Colin e Dennis Canon sedettero vicino a Neville, testa contro testa. Anthony Goldstein e Hanna Abbott si abbracciarono. Hanna allungò una mano e strinse quella del piccolo Dennis con un sorriso incoraggiante. Lee sedette dietro a George e posò la testa contro la sua spalla. Alicia avvolse un braccio attorno alle spalle di Lee, mentre con l’altro stringeva a sé Katie. Padma Patil si stese sul pavimento, con la testa sulle gambe di Justin.  Cho e Marietta si abbracciarono, sedendosi accanto a lui.
Tutto l’ES era seduto davanti all’infermeria, in attesa di notizie. Hermione sorrise, reprimendo le lacrime che minacciavano di scorrere sulle sue guance. Incrociò lo sguardo di Harry e capì che stavano pensando la stessa cosa.
L’ES era lì per Fred.
Respira per noi, Fred..respira per me..
 
 
 
 
 
Dopo ore che sembrarono anni, la porta si aprì.
Silente e la McGranitt uscirono. La scena che si parò davanti a loro li lasciò senza fiato.
Studenti di tre diverse case, abbracciati gli uni agli altri, erano seduti su un gelido pavimento, in attesa di avere notizie del loro amico ferito. Un sorriso si aprì sul volto di Silente. La McGranitt asciugò una lacrima che le era scivolata sulla guancia, mentre un sorriso commosso illuminava il suo sguardo.
Hermione, seguita da George e dal resto del gruppo, osservò Silente con ansia crescente.
Il preside sorrise loro e allargò le braccia. – Ciò che chiamiamo amicizia non è altro che una meravigliosa sfumatura dell’amore! Credo che al signor Weasley farà davvero piacere sapere che i suoi fratelli e amici si sono radunati qui per lui!- annunciò, con voce morbida.
Sospiri di sollievo si sollevarono dal gruppo. Alcuni cominciarono a sorridere, altri ad abbracciarsi più forte. Lee si prese il volto fra le mani sorridendo, ma Hermione vide le lacrime scivolare fra le sue dita. George chiuse gli occhi e abbracciò Angelina. Entrambi piangevano. Una mano strinse quella di Hermione: Ginny la guardava sorridendo. Si strinsero in un abbraccio forte e Harry si unì a loro poco dopo. Hermione sentì delle braccia avvolgerla. Angelina e George li stavano abbracciando. Poi fu il turno di Lee, che appoggiò la testa contro quella di George e strinse Alicia fra le sue braccia. Lentamente, tutti si unirono a quell’abbraccio di gruppo.
Hermione incatenò lo sguardo a quello di Ginny e sorrise. La paura scomparve. Il panico svanì. La morsa che le aveva attanagliato il petto allentò la presa. Il suo cuore ricominciò a battere.
Madama Chips uscì in quel momento e portò una mano alla bocca nel vedere i ragazzi seduti sul pavimento. La Sprite, Vitious e Piton uscirono poco dopo e rimasero sbalorditi. La Sprite sorrise commossa e perfino la fredda maschera indifferente di Piton vacillò.
George si alzò, sciogliendo l’abbraccio di gruppo, e aiutò Ginny. Insieme a Ron avanzarono verso Silente, che poggiò una mano sulla spalla del gemello.
Hermione, aiutata da Harry, si alzò e corse verso di loro. Silente sorrise a lei e Harry. Alle loro spalle, i membri dell’ES cominciarono ad alzarsi, incoraggiati dai professori. La McGranitt ordinò a tutti di raggiungere i propri dormitori. Seamus chiese cosa sarebbe successo a Tiger, ma lei liquidò la domanda con un gesto imperioso. Lentamente, gli studenti uscirono dal corridoio e i professori li seguirono, forse diretti all’ufficio di Silente, che era rimasto accanto a Madama Chips, pronti a decidere le sorti di Tiger.
Lee si fermò accanto a loro e guardò Silente, che gli rivolse un cenno d’assenso e un sorriso. Quando rimasero solo loro nel corridoio, Silente parlò.
- E’ in buone condizioni. Le ossa stanno ricrescendo e l’emorragia si è fermata. Il Bolide ha colpito la spalla e una parte del torace. Sta bene, ma ha bisogno di molto riposo. Potete entrare, ma solo per cinque minuti!-
Madama Chips sospirò, ma non oppose resistenza. Evidentemente, sapeva quanto fosse inutile opporsi ai desideri di Silente. Entrarono nell’infermeria, scortati dalla donna e da Silente.
Hermione rabbrividì e il terrore le mozzò il respiro. Fred era steso su un letto, pallido quanto il lenzuolo. I capelli rossi sembravano spire infuocate sul cuscino bianco. Aveva il petto e il braccio fasciati. Hermione intravide una leggera macchia di sangue sulle bende, all’altezza del fianco. Madama Chips notò la stessa cosa e le ripulì con un gesto della bacchetta. Delicatamente, sollevò il lenzuolo e coprì meglio il corpo di Fred.
- Gli ho dato una pozione per farlo dormire. Il dolore sarà molto forte nelle prossime ore!- spiegò.
- L’Ossofast fa schifo..- mormorò Fred, sorridendo a occhi chiusi.
Una risata attraversò il gruppo e Fred aprì gli occhi. Seppure debolmente, li sgranò per la sorpresa.
- Quanta gente al mio capezzale..Salve, professore!-
Silente sorrise. Madama Chips, invece, rivolse a Fred uno sguardo di rimprovero.
- Signor Weasley, lei deve dormire! Non ha senso opporre resistenza alla pozione..-
Silente appoggiò delicatamente una mano sulla spalla della donna. – Conceda loro cinque minuti, Madama Chips. Sono convinto che il signor Weasley non resisterà ancora a lungo alla tentazione di farsi una bella dormita!-
Rivolse a Fred un occhiolino che lui ricambiò. Trattenendo le proteste, Madama Chips si lasciò accompagnare fuori da Silente.
- Come stai, Freddie?- chiese George, avvicinandosi al letto del gemello.
- Io bene. Sei tu quello con una faccia orribile..non che sia peggio di quella che hai di solito..Rettifico: avete tutti delle facce orribili!- scherzò.
- Ci hai spaventati!- intervenne Ginny.
I lineamenti di George si indurirono.  – La prossima volta apri gli occhi , eh!-
- La prossima volta glielo rispedisco contro!- sbottò.
Con una smorfia di dolore, Fred richiuse gli occhi.
Harry sorrise comprensivo. – Sarà così tutto il giorno!-
- Fantastico..- borbottò Fred.
Riaprì gli occhi e il suo sguardo incontrò quello di Hermione. Prima che potesse controllarla, una lacrima le scivolò sulla guancia, ma il sorriso che Fred le rivolse la calmò. La paura vissuta in quelle ore di terrore scomparve. Il cuore si rilassò e riprese a battere normalmente. Ricambiò il sorriso, con labbra tremanti.  Asciugò furtivamente la lacrima. Nessuno sembrava essersene accorto.
- Meglio se ora ti riposi!- disse Ginny. – Madama Chips potrebbe ucciderci tutti, se non ce ne andiamo!-
Fred sorrise, trattenendo a stento un’altra smorfia. Ginny si chinò a baciare il fratello sulla fronte. Tutti salutarono Fred, prima di uscire. Hermione gli rivolse uno sguardo carico di preoccupazione. Lui le sorrise e chiuse gli occhi, addormentandosi. Harry la prese per mano e la trascinò fuori.
Tornarono in Sala Comune. Ginny era abbracciata a George e Ron camminava accanto a loro, guardando il pavimento. Harry e Hermione si strinsero e lei prese Lee per mano. Nel dormitorio, tutti aspettavano notizie di Fred. Harry spiegò a tutti che stava bene e che si sarebbe ripreso. Poi il gruppo si radunò in un angolo accanto al fuoco. Hermione sedette accanto a Ginny e la abbracciò.
Rimasero tutto il pomeriggio in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.
Angelina, ancora in divisa, crollò sul divano esausta. George la abbracciò e rimasero entrambi e fissare il fuoco senza vederlo veramente. Lee appoggiò la testa sulle gambe di Alicia. Erano entrambi sul tappeto. Katie li raggiunse e appoggiò la schiena contro le gambe di Angelina. Lavanda corse da Ron e lo baciò, sorridendogli.
Le mani di Ginny e Harry si unirono. Hermione sorrise guardando il fuoco. Una nota di terrore tornò a invaderle il cuore, ma lei tentò di cancellarla all’istante. Perché Fred stava bene. Tutto andava bene. Sarebbe guarito. Ricacciò indietro le lacrime e lasciò che il gioco delle fiamme nel camino la distraesse.
I vortici rossi assomigliavano così tanto ai suoi capelli..
 
 
 
 
 
Dopo cena, Silente fu assalito dai fratelli Weasley, Hermione, Harry e Lee, che lo convinsero a rilasciare un permesso speciale per fare visita a Fred in infermeria. Sorridendo beato, Silente concesse loro il permetto e convinse Madama Chips a farli entrare. La donna borbottò qualcosa a bassa voce, per poi chiudersi nel suo ufficio.
Fred era sveglio. Madama Chips aveva aggiunto un secondo cuscino per farlo stare un po’ più dritto. Era ancora fasciato e aveva il volto pallido e stanco. La camicia del pigiama era aperta e Fred aveva infilato nella manica solo il braccio sano. Ognuno prese una sedia e la avvicinò al letto di Fred, formando una sorta di cerchio. Hermione era seduta accanto al comodino, mentre George aveva posizionato la sedia infondo al letto.
Durante la cena, i ragazzi avevano scoperto cos’era successo dopo che avevano lasciato il campo da Quidditch e lo raccontarono a Fred.
- Tiger non è stato espulso!- sbottò George, ancora arrabbiato.
Fred sollevò un sopracciglio. – Guarda il lato positivo, Georgie: potremo vendicarci direttamente su di lui, quando meno se lo aspetta!-
- Voi non farete niente!- intervenne Hermione, poi abbassò la voce. – Silente l’ha fatto per l’Ordine!-
Ginny annuì. – Ha parlato con mamma e papà, si sono visti grazie alla Metropolvere, nell’ufficio di Silente. La Umbridge era impegnata con un giornalista della Gazzetta che voleva impicciarsi. A quanto pare, la notizia è arrivata fino a Hogsmeade. Comunque Silente ha detto a mamma e papà che espellendo Tiger avrebbe solo permesso che si unisse a Voldemort e ai suoi genitori.-
- Inoltre, è utile averlo qui. Sarà anche una zucca vuota, ma è pur sempre figlio di un Mangiamorte!- commentò Harry.
- Mamma e papà hanno concordato subito con Silente!- aggiunse Ron. – Ti salutano! Riceverai sicuramente un gufo dalla mamma domani! Volevano venire a trovarti, ma Silente ha detto loro di continuare il lavoro per l’Ordine. La mamma non era molto d’accordo, su quest’ultimo punto!-
Fred sorrise. – E’ svenuta?-
George scrollò le spalle. – No, ma ha minacciato di dare fuoco ai nostri manici di scopa!-
- Che ha da preoccuparsi? Siamo al settimo anno, dopodiché addio Quidditch!- commentò Fred.
Il gemello sorrise. – Immagina la sua faccia se ci inventiamo di aver passato i provini per la Nazionale!-
- Darà fuoco anche a noi!-
Tutti risero, poi Ginny continuò a raccontare: - Comunque Serpeverde ha perso duecento punti. E Tiger è stato squalificato dalla squadra. La Umbridge ha preso le sue difese!- sbottò, infuriata.
George annuì. – Nemmeno Piton si è abbassato a tanto!-
Hermione intervenne. – Perché sapeva di non avere ragione. Tiger ha fatto una cosa orribile!-
Lo sguardo di Fred si posò su di lei. Hermione rabbrividì e azzardò un sorriso, ma capì di non averlo ingannato. Era ancora preoccupata e spaventata, e Fred lo aveva appena capito.
- Fortuna che ho le ossa dure!- commentò, sorridendo. Stava guardando tutti, ma Hermione capì che, in realtà, si stava rivolgendo a lei. La stava rassicurando.
- Fortuna che Harry ha i riflessi pronti!- lo corresse Ginny.
- Ti avremmo portato in infermeria dentro una scatola!- scherzò George. Dietro il sorriso, Hermione lesse il terrore dell’incubo che aveva vissuto quando aveva visto il fratello precipitare e svenire, coperto di sangue.
Fred sorrise. – In ogni caso, abbiamo vinto! E questo vale più di ogni schifoso bicchiere di Ossofast che mi faranno bere!-
- Abbiamo vinto non rende molto l’idea!- commentò Ron. – Li abbiamo massacrati!-
- Povero Malfoy..- borbottò Harry. – Peccato che non si trovasse sulla traiettoria fra te e il Bolide!-
- Magari nella prossima partita..-
- Fred!- lo ammonì Hermione.
- Va bene, ci comporteremo da brave persone!-
- L’Armadio Svanitore che abbiamo trovato funziona ancora?-
- George!- sbottò Ginny.
- Non credo, ma i Fondenti Febbricitanti hanno bisogno di un altro paio di test..- mormorò Fred, fingendosi pensieroso.
Il silenzio calò sul gruppetto e tutti rivolsero a Hermione uno sguardo impaziente.
Lei scrollò le spalle con un sorriso. – Se accetta caramelle dagli sconosciuti è colpa sua, mica vostra!-
Il gruppo esplose in una risata liberatoria, seguita da una smorfia dolorante di Fred. George scosse la testa e allungò un braccio per scompigliare i capelli di Hermione.
- Grifondoro ha i migliori Prefetti della scuola!- commentò.
Ron sorrise speranzoso. – Compreso me?-
Fred alzò gli occhi al cielo. – Ha parlato al plurale, zuccone!-
- Quasi mi pento di averlo fatto!- borbottò George, ma sorrise in direzione del fratello.
- Grifondoro ha i migliori Prefetti, i migliori giocatori di Quidditch e la miglior famiglia di maghi Purosangue del mondo!- commentò Harry, abbracciando tutti con uno sguardo.
I Weasley ricambiarono il sorriso e Ron commentò:  - Anche voi siete parte di questa famiglia!-
Hermione, Harry e Lee sorrisero.
- Ok, ora basta smancerie o vi costringo a bere un po’ di Ossofast!- sbottò Fred.
- Fa davvero così schifo?- chiese Hermione.
- Ti auguro di non scoprire mai quanto!- borbottò lui.
- Doloroso ma necessario, fratellino! Devi guarire: abbiamo progetti importanti per sabato prossimo!- disse George, a bassa voce.
Hermione rabbrividì. – Ma visto quello  che è successo..- tentò.
Fred ghignò. – E’ inutile, Granger! Non funziona!-
La ragazza sbuffò e Harry le rivolse un sorriso. – Stavi davvero riponendo le tue speranze in questo piccolo contrattempo?- scherzò.
- Lo chiami piccolo contrattempo? L’hanno quasi ammazzato!-
- Esagerata!- sbottò Fred. – Tutta questa tragedia per qualche graffio! A proposito, una civetta mi ha raccontato che tutto l’ES era radunato qui fuori! Quanto siete dolci, sono quasi commosso!-
Ginny inarcò le sopracciglia. – Non montarti la testa! Non avevamo di meglio da fare!-
Fred sorrise. – Certo, immagino!-
- Chi te lo ha detto?- chiese Lee, curioso come sempre.
- Silente!-
- Spione..- borbottò Ron.
- Vi rendete conto che dovrò rimanere qui fino a giovedì?- si lamentò Fred, cambiando argomento.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Pensavi di poter uscire domani?- chiese sarcastica.
- Certo, e di essere sulla mia scopa entro martedì al massimo! Fra due settimane giochiamo contro Tassorosso!- rispose sorridendo.
Lei alzò gli occhi al cielo. – Sei impossibile..-
- Sono un Weasley!-
- Ben detto!- rincarò George. – Guarda il lato positivo, Freddie: sarai servito e riverito per quasi un’intera settimana!-
- Georgie, hai pienamente ragione! Perché non ci ho pensato prima?- esclamò entusiasta.
Per i successi venti minuti, Fred assegnò un compito a ognuno di loro, abbindolandoli con la scusa di essere impossibilitato a letto! Tutti protestarono, ma nessuno riuscì a sottrarsi al proprio destino!
- Qualcuno ha un Bolide da prestarmi? – chiese Ginny, dopo aver scoperto che lei avrebbe avuto l’ingrato compito di aiutarlo a smistare gli ordini delle Merendine Marinare. – Magari scopro di avere una mira migliore di Tiger! –
- Tu sai che potresti risolvere tutto quanto con un semplice colpo di bacchetta, vero?- sbottò Harry che, assieme a Ron, avrebbe dovuto aiutarlo a vestirsi ogni giorno.
- Papà dice sempre che dovremmo preoccuparci di più dei problemi che i Babbani affrontano ogni giorno!- rispose lui, fingendosi serio.
George annuì. – Sfoderare la bacchetta per ogni piccola ed insignificante cosa è un affronto per la comunità dei Non-Maghi! Dovremmo essere più sensibili!-
Hermione squadrò entrambi con profondo risentimento. – E allora perché a George non è stato assegnato nessun compito?-
Fred sorrise e George scrollò le spalle, rispondendo: - Be’, viviamo in simbiosi. Lui è malato, solo e indifeso, perciò anche io mi merito del sano riposo! È una forma di sostegno anche questa!- aggiunse convinto.
Ginny incrociò le braccia. – Scordatelo, nessuno verrà a farti da Elfo Domestico!- sbottò.
- Ci ho provato!-
- Ma scusa, perché non ti fai portare i compiti da George? O da Lee, no? Miseriaccia, a lui hai assegnato il compito della corrispondenza, sempre che il gufo non ti trovi prima!- esclamò Ron indignato. – Hermione non è nemmeno nel tuo stesso anno!-
Hermione si trattenne dal sospirare. Doveva essere solidale con Ron: infondo, lui non sapeva cosa stesse succedendo realmente fra lei e suo fratello!
Per fortuna!
Perché quella dei compiti era sicuramente una scusa. Insomma, se non lo fosse stata, Fred avrebbe assegnato quel compito ai suoi compagni. Hermione pensò ad Angelina e una leggera morsa le attanagliò lo stomaco, ma non la infastidì più di tanto. Fred, in ogni caso, lo aveva chiesto a lei. Anche se Ron non poteva sapere il perché. E non lo avrebbe scoperto sicuramente in quel momento!
Hermione decise di giocare la sua parte. – Effettivamente, non ha tutti i torti..- borbottò.
Fred sorrise tranquillo. – Non se ne parla! Sei tu la secchiona del gruppo! Perciò i compiti spettano a te!-
- Sì, ma io come faccio ad averli?- chiese Hermione, in parte sinceramente interessata alla risposta.
- Te li passo io!- rispose George sorridendo.
- O io!- aggiunse Lee.
Harry passò lo sguardo da uno all’altro, con evidente perplessità. – Ma allora non fate prima a portarli direttamente voi?-
Una gomitata bene assestata di Ginny lo convinse a non aggiungere altro. Ron, fortunatamente, non notò nulla di strano. Fred rivolse un’occhiata complice alla sorella e le fece un occhiolino.
Hermione alzò gli occhi al cielo. - Questa cosa è ridicola!- commentò.
- Fred, puoi sempre chiedere ad Angelina di portarteli!- esclamò George, guardando però Hermione.
La morsa allo stomaco si strinse e qualcosa si mosse nella pancia di Hermione. Non sapeva esattamente di cosa si trattasse, ma sembrava avere parecchi tentacoli viscidi e aggrovigliati! Forse una piccola piovra stava crescendo nel suo stomaco..
- Già, potrei..- commentò Fred, con un sorriso malandrino.
Un tentacolo avviluppò le sue spire e strinse forte.
- Non penso sia una buona idea!- intervenne Lee. – L’ho vista piangere, e va bene, era preoccupata per te, ed è logico...ma scommetto che la pressione del suo ruolo tornerà presto a tormentarla e allora se la prenderà con te, accusandoti di essere stato lento di riflessi e di aver compromesso il futuro della squadra. Allora non sarai più il suo povero ex ragazzo precipitato da una scopa, ma un viscido Vermicolo senza spina dorsale da punire con allenamenti extra!-
Tutti scoppiarono a ridere, Lee compreso, anche se tutti sapevano quanto potessero essere potenzialmente vere le sue parole.
- Concordo, Lee!- disse Fred. – Mi dispiace, Granger, ma questo compito spetta ancora a te!-
Hermione rimase paralizzata a guardarlo, per qualche secondo. Il sorriso che le rivolse obbligò il suo cervello a elaborare alcuni pensieri. Che le stesse dicendo altro, con quella frase? La stava paragonando ad Angelina?
Si sta riferendo ai compiti..o no?
Tornando al presente, Hermione incrociò le braccia e sollevò un sopracciglio con spavalderia. – Spero di avere una buona influenza su di te, Weasley! Magari è la volta buona che ti metti a studiare!-
- Granger devi solo portarmeli i compiti!- rispose lui, inorridito.
- Non siete preoccupati per i M.A.G.O.?- chiese Ron, leggermente in ansia. – Insomma, sono importanti, no? Dipendono un mucchio di cose da questi esami!-
- Ron passi troppo tempo con la Granger!- borbottò George.
In quel momento, Madama Chips uscì dal suo ufficio per cacciarli via senza troppe cerimonie, precisando che, se fosse stato per lei, non li avrebbe fatti nemmeno entrare. George e Lee provarono a protestare. Harry, Ron e Ginny si accostarono a loro, voltando le spalle al letto di Fred. Una mano afferrò quella di Hermione, che si stava alzando per raggiungerli. La ragazza si voltò e vide Fred lanciare uno sguardo rapido al gruppo che accerchiava Madama Chips. Tirò con poca energia il braccio di Hermione, che si chinò istintivamente. Le loro labbra si incontrarono, sfiorandosi in un contatto così labile e breve da sembrare inesistente. Eppure, qualcosa nello stomaco di Hermione si mosse..ma non era la piovra della gelosia!
- Torna più tardi!- sussurrò Fred, poi la presa sul suo braccio si sciolse e Hermione tornò dritta in un movimento così rapido da darle le vertigini.
Proprio in quel momento, Ron si girò per dirle sconsolato. – Andiamo?-
Hermione annuì, a bocca chiusa. Non era sicura di essere in grado di parlare! Salutarono Fred, Hermione semplicemente con un sorriso che il ragazzo ricambiò, poi uscirono, sospinti da Madama Chips che sembrava avere molta fretta di cacciarli.
Quando arrivarono in Sala Comune, Hermione afferrò Harry, rimasto leggermente indietro rispetto al gruppo, e mormorò al suo orecchio: - Ti dispiace prestarmi di nuovo il Mantello?-
Harry la guardò allibito. – Fai sul serio?-
Hermione annuì, arrossendo. – Giuro che non farò niente di..-
Il Prescelto alzò una mano, interrompendola. – Non lo voglio sapere!-
- Ma..-
- No! Sono dalla tua parte, ti presterò il Mantello ogni volta che vorrai e ti parerò le spalle quando ne avrai bisogno: ma non voglio sapere niente!- la avvertì.
Hermione sorrise e lo abbracciò. – Sei davvero unico, Harry!-
Harry arrossì e ricambiò l’abbraccio. – Aspettiamo che vadano tutti a dormire, poi incontriamoci infondo alle scale!-
- Grazie!- mormorò lei e, facendo finta di nulla, tornarono a unirsi al resto del gruppo.
Erano rimasti parecchio tempo con Fred, perciò nessun tardò più di tanto a salire nel dormitorio. Era stata una giornata lunga e faticosa, che aveva pesato su tutti, specialmente sui fratelli Weasley. Nel giro di nemmeno un’ora, la Sala Comune si svuotò. Harry e Hermione finsero di andare a dormire. Lei e Ginny salirono nel dormitorio delle ragazze e si fermarono davanti alla porta della stanza di Hermione.
Ginny la guardò con sospetto. – Tu non vai a dormire, vero?-
Hermione arrossì. – No! Come fai a saperlo?- chiese, leggermente sorpresa.
L’amica sfoderò un’espressione ovvia. – Stiamo parlando di te, di mio fratello e della sua mente diabolica!-
Hermione annuì. – Non posso darti torto!-
- Ho solo un avvertimento!-
- E cioè?- chiese lei, preoccupata.
Ginny le rivolse uno sguardo serio. – Ora che Serpeverde ha perso duecento punti, per favore, evitate di farvi beccare da Madama Chips mentre..-
- Ginny!-
- Scusa, ma ci condannereste a una memorabile sconfitta nel Torneo delle Case! Pensa se vince Tassorosso!- esclamò, con una smorfia di orrore. – Trattenete i vostri bollenti spiriti, per stasera!-
Hermione la guardò spazientita. – Ginny, tuo fratello è stato disarcionato da un Bolide!-
- E allora?- chiese lei, scrollando le spalle.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – E allora dubito che ci saranno bollenti spiriti da trattenere!-
- Stai parlando di Fred Weasley, te lo ricordi, vero?- chiese Ginny, accigliata.
Lei sospirò. – Come dimenticarlo..-
Dopo un abbraccio e un’insinuazione di dubbio gusto, Ginny la salutò sorridendo e corse verso la sua stanza. Hermione entrò nella sua, prese un elastico dal comodino e legò i capelli in una crocchia scomposta. Prese la bacchetta e uscì per raggiungere Harry. L’amico la stava già aspettando ai piedi delle scale, con il Mantello dell’Invisibilità e la Mappa del Malandrino.
- Ho pensato potesse servirti!- esclamò, allungando i due oggetti tra le braccia di Hermione.
Lei sorrise. – Domani saranno di nuovo tuoi!-
- Buonanotte..o qualunque cosa sia!- borbottò Harry sorridendo.
Hermione rise, gli baciò una guancia e sparì sotto il Mantello.
 
 
 
La strada verso l’infermeria fu più semplice di ogni aspettativa. Hermione non incrociò professori, Caposcuola, gatte malefiche e custodi pazzi. Nemmeno Pix sembrava essere nei paraggi. Entrò silenziosamente nell’infermeria e vide che Madama Chips non c’era. Probabilmente, era chiusa nelle sue stanze, dietro il suo ufficio.
Il letto di Fred, notò Hermione, era circondato dalle tende. Con uno sguardo interrogativo, Hermione sgusciò nell’apertura e richiuse la tenda con un cura. Il Mantello le scivolò dal corpo e si afflosciò sul pavimento. Fred dormiva. Hermione sorrise nel vederlo dormire, pensando all’ultima volta che era entrata nel suo letto di soppiatto per svegliarlo e ottenere delle risposte. Aveva ottenuto decisamente di meglio!
- Muffliato – mormorò. Poi posò la bacchetta sul comodino e salì piano sul letto del ragazzo, sedendosi al suo fianco. Forse per la poca luce o per i tratti rilassati dal sonno, a Hermione sembrò ancora più pallido.
Un sorriso increspò le labbra di Fred. – Sto sognando o sei qui veramente?- sussurrò.
- Perché hai le tende?- chiese lei, invece di rispondere.
- Ho detto a Madama Chips che sono sonnambulo!-
- Sei sonnambulo?-
- No!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – In ogni caso, come l’hai convinta che un paio di tende potessero fermare le tue passeggiate notturne?-
- Le ho detto che le tende del baldacchino del dormitorio ci riescono!-
Hermione aggrottò la fronte. – E ci è cascata?-
- Non tutti hanno il tuo cervello! Non hai risposto alla mia domanda: sto sognando il tuo tono saccente da Prefetto o sei qui veramente?-
Hermione scosse la testa divertita. – Apri gli occhi, idiota!-
E Fred aprì gli occhi. Dietro la solita spavalda allegria, Hermione vide la stanchezza e il dolore. Stava soffrendo tanto, era evidente. Ed era debole, più di quanto Hermione si aspettasse. Divenne subito seria.
- Dovresti dormire!- mormorò, preoccupata.
Lui le sorrise. – Sto bene!-
- No, non stai bene!-
- Granger, sono indistruttibile!-
- Sei pallido!-
- Ho perso tanto sangue!-
- E stai soffrendo!-
- E’ tutta colpa dell’Ossofast!-
- Stavi per morire..-
Non voleva dirlo, ma era stato impossibile impedirlo. Quelle parole erano saltate fuori dalla sua bocca e la sua voce era diventata sottile e tremante. Scossa da quella dolorosa consapevolezza, Hermione non si preoccupò di chiedersi perché avesse improvvisamente voglia di piangere. Il sorriso di Fred, caldo e rassicurante, fu come un balsamo su quella ferita che si stava aprendo, Hermione lo capì inconsapevolmente, sul suo cuore.
- Non è successo. E non succederà!-
Lo disse sorridendo, ma la serietà della sua voce fu come un colpo di frusta infuocata e la ferita nel cuore si lacerò. Non poteva piangere. Non davanti a lui. Chiuse gli occhi, ma fu un errore. Perché, lontano dai suoi occhi rassicuranti, la sua mente cominciò a mandarle immagini sempre più vivide di quella mattina. E la paura tornò come Ardemonio, a logorarla. Sentì la sua mano accarezzarla e aprì gli occhi. Con una smorfia di dolore che non riuscì del tutto a trattenere, Fred sollevò la schiena, e scacciò con una mano il tentativo di Hermione di farlo tornare steso sulla coperta.
- Hermione..- sussurrò, tremando per il dolore, il viso pallido e lo sguardo vitreo.
Mi ha chiamata per nome..la cosa si fa seria..
- E’ stato un incidente di percorso. Sono i rischi del mestiere! Non era una ferita mortale, Madama Chips me lo ha assicurato!-
Bugiardo!
Hermione deglutì, ma si limitò solo a pensarlo.
- Sto bene! Il dolore passerà e tornerò come nuovo! Sono un Weasley, ho la testa più dura della tua e non sono così scemo da farmi ammazzare da un Bolide tirato da un sudicio Mangiamorte come Tiger!-
- Tiger non è un Mangiamorte!- mormorò, il tremito nella voce era quasi scomparso del tutto. Hermione riuscì perfino ad accennare un sorriso.
Fred le rivolse un ghigno. – Sei tornata in te! Adesso scusa, ma è meglio se mi stendo, prima di svenire come Ron davanti a un ragno!-
Ridendo, Hermione lo aiutò a tornare sui cuscini. Fred cercò di impedire al dolore di trasparire sul suo viso, ma fu una missione ardua!
- Comunque, è stata una bella partita!- disse Hermione, stringendogli la mano.
- Grazie!-
- Non era un complimento per te!-
- Ammetterai che sono un giocatore magnifico!-
Hermione sfoderò un sorriso di sfida. – Già, ma non mi sembra che gli altri giocatori si siano fatti disarcionare da un Bolide di passaggio!-
- Quando tornerò in me, pagherai per questa battuta!-
- Comincia ad abituarti: dovrai convivere con battute del genere per il resto della tua carriera!-
Fred sorrise soddisfatto e disse: - Ti sto trascinando al lato oscuro!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Non che sia una cosa di cui vantarsi..-
- Quindi è vero?-
- Forse sì, forse no..- mormorò lei, scrollando le spalle.
- A proposito: la prossima volta non augurarmi buona fortuna!- si raccomandò, fingendosi preoccupato.
Hermione scoppiò a ridere. – Già, forse sarebbe meglio di no!-
- Ma puoi comunque baciarmi quando vuoi!- aggiunse, annuendo convinto.
Hermione inarcò le sopracciglia in modo eloquente. – Sicuro che non porti sfortuna?-
- Non lo so, ma ormai il danno è fatto! Tanto vale riprovare!-
Ridendo, Hermione si chinò su di lui. Fu un bacio lento e dolce. Le labbra di Fred erano morbide, ma leggere, come se non avesse la forza di baciarla. Il suo respiro era irregolare e Hermione sentì più volte i suoi muscoli irrigidirsi quando una nuova fitta di dolore lo attraversava.
- So cosa stai pensando!- esclamò Fred, allontanandole il viso con la mano del braccio sano. Hermione lo guardò interrogativa e lui continuò. – Guai a te se te ne vai di qui!-
La ragazza alzò gli occhi al cielo. – Non dovevo nemmeno venire! Hai bisogno di riposare!-
- D’accordo, allora prova ad alzarti!- la sfidò con un sorriso. – Vediamo chi dei due è più veloce!-
Hermione sollevò un sopracciglio. – Weasley non ho mai dubitato dei tuoi riflessi, ma sarebbe già un miracolo se tu riuscissi ad alzarti dal letto!-
- Ho sempre una bacchetta a disposizione!- ribadì lui.
- Anche io!-
- Non te ne andare..-
Hermione rimase immobile, il cuore perse un battito e le sembrò di non essere più in grado di respirare. A colpirla non erano state solo le sue parole, ma il tono con cui le aveva pronunciate. Era una supplica, anche se timorosa. Come se non volesse veramente supplicarla, ma non potesse farne a meno. Hermione vide il dolore in quelle iridi profonde e capì che, per quanto stesse soffrendo, sarebbe stato più doloroso affrontarlo da solo. Aveva bisogno di lei. Aveva bisogno di lei per soffrire di meno. Hermione si chiese cosa potesse significare, ma ormai aveva smesso di porsi domande inutili a cui non avrebbe trovato risposte. Con Fred aveva imparato a vivere. E le bastava.
Sorrise tranquilla e sfiorò le sue labbra con un bacio.
- Non me ne vado. – sussurrò.
Muovendosi piano per non scuoterlo, Hermione riuscì a stendersi sul letto, al suo fianco. Appoggiò la testa sulla spalla sana di Fred e lui la circondò con il braccio. Le posò un bacio sui capelli e Hermione sentì il suo petto tremare, seguito da un sospiro.
- Non pensarci!- gli disse.
- A cosa?-
- Al dolore!-
- Non è un’impresa facile, Granger!- rispose divertito.
Lei sollevò la testa per incrociare i suoi occhi. – Se vuoi posso distrarti!- propose, sorridendo.
Fred scoppiò a ridere. – Ti ho davvero trascinata al lato oscuro!-
La risata aveva provocato in lui una nuova fitta di dolore. Trattenne una smorfia e Hermione vide lo sforzo che impiegò per rilassare i muscoli del viso e scacciare il dolore.
Doveva distrarlo. Era lì per quello.
- Sai, a cena abbiamo visto Malfoy parlare con Piton al tavolo dei Serpeverde. Era un tantino fuori di sé!-
Fred sorrise. – In questo momento si starà strappando i capelli nel suo dormitorio!-
- Pensa cosa succederà quando suo padre lo verrà a sapere!- scherzò Hermione.
- Pensi che si intrometterà nella storia?- chiese serio.
- Be’ Malfoy Senior e Tiger Senior sono compagni di Marchio, ma ne resteranno fuori, credo! Sarebbe sospetto e hanno una maschera da difendere per ingannare il Ministero!-
- Quell’idiota di Caramell sarebbe capace di far espellere me!- borbottò lui, infuriato.
- La Umbridge non ha avuto voce in capitolo, ma scommetto tutti i Galeoni del mondo che tenterà di scavalcare Silente!-
- Tiger dovrà guardarsi le spalle da qui alla fine dell’anno!-
- Fred!-
- Non parlo solo di me!-
- Vale lo stesso per George!-
- Non parlavo nemmeno di lui. Parlo di tutta la Casa Grifondoro. E di tutti i membri dell’ES!-  disse, ghignando.
Hermione alzò gli occhi al cielo. - Sei così convinto che qualcuno di loro rischierà l’espulsione per vendicarsi?-
- Io lo farei, se succedesse ad un altro di noi!-
- Davvero?-
Fred le rivolse un sorriso serio. – Granger, dubiti del mio onore Grifondoro? Nessuno deve permettersi di ferire le persone a cui tengo, specialmente se fanno parte della mia famiglia!-
Hermione lo guardò, piacevolmente sorpresa.
Svegliati Hermione! Ancora non lo conosci bene quanto pensi..
- Sono appena diventato il tuo membro preferito della famiglia Weasley?- chiese, beffardo.
Rettifico..
Hermione lo fulminò con lo sguardo. – Sei un insopportabile egocentrico!-
- Quindi sì!-
- Tanto per cominciare, non ho una classifica della famiglia Weasley! E anche se ce l’avessi, non saresti tu al primo posto!- sbottò lei. Purtroppo però, non riuscì a impedire alle sue guance di diventare rosso scarlatto.
Fred sorrise compiaciuto. – Diciamo che ti credo! Ma,- ipoteticamente parlando,  certo!- , chi sarebbe all’ultimo posto? Sono indeciso fra Ron e Percy: a chi stai pensando?-
Suo malgrado ridendo, Hermione scosse la testa e rispose. – Percy. Ma non perché lo odio. Trovo solo ripugnante ciò che ha fatto. Non si volta le spalle alla famiglia!-
- Ben detto Granger. Anche se Ron..-
- Piantala!-
- Ok, scusa! Poi? Continua, sono curioso!-
Passarono quasi mezz’ora a parlarne. Hermione tentava di dissuaderlo, Fred continuava ad assillarla, rispondendo al posto suo alle sue stesse domande e sciorinando sentenze assurde e motivazioni inverosimili. Ad esempio, assegnò a Bill il quarto posto solo perché, fisicamente, assomigliava molto a lui e George.
- Ma se nemmeno lo conosco! L’ho visto solo per la Coppa del Mondo!- protestò Hermione.
- Ma deve averti ricordato me, perché siamo molto simili. Lo dice sempre anche zia Muriel. Non che detto da lei suoni come un complimento..-
Hermione scoppiò a ridere. – Sono davvero curiosa di conoscerla per capire se è così insopportabile come la descrivete!-
- Prima o poi la conoscerai e ti pentirai di averlo desiderato!- borbottò lui, sorridendo. – Tornando alla classifica: George viene prima o dopo di Ginny?-
- Dopo!- rispose sicura. Almeno questa era una domanda normale con una risposta non compromettente. O così pensava Hermione!
Fred la fissò allibito. – Granger, ferisce più la tua risposta di un Bolide in pieno petto! George è il mio gemello!-
Hermione scosse le spalle indifferente. – Ma Ginny è la mia migliore amica!-
- Non possono condividere il secondo posto insieme?- chiese, speranzoso.
Hermione si finse perplessa. – Il primo posto, vorrai dire!-
Fred scoppiò a ridere, ma Hermione colse una leggera nota di risentimento in quella risata e qualcosa di molto simile a soddisfazione e autostima si agitò nella sua mente.
- Molto divertente, Granger! Quindi tiriamo le somme della classifica: Percy all’ultimo posto, e siamo tutti d’accordo!-
- Nulla da ridire!- confermò lei. Almeno su una cosa la pensavano uguale. Be’, su due..ma Hermione non lo avrebbe mai ammesso a voce alta.
Lui è al primo posto..eccome, se lo è!
Hermione zittì i suoi pensieri e tornò a concentrarsi su Fred.
- Charlie al penultimo!- sentenziò.
- Ma solo perché non lo conosco bene!- acconsentì, sbuffando.
- Ron..-
- Bill!-
- No, Ron! E ringrazia che non ti costringo a metterlo al posto di Charlie!-
- Perché tutta quest’avversione per Ron?- chiese lei, esasperata.
Il sorriso di Fred si indurì, ma rimase spavaldo. – Perché Ronnie è l’esperimento riuscito male dei miei genitori!-
Hermione lo fulminò con lo sguardo. – Fred!-
Ma lui continuò, evitando le proteste della ragazza. Hermione continuò a pensare alle sue parole e qualcosa si mosse nei meandri del suo brillante cervello.
Cosa mi nascondi, Weasley?
- Quindi Ginny al terzo posto, George al secondo perché..be’, non c’è bisogno di spiegarlo! E io al primo regale posto!- concluse.
- Ginny è al primo, George al secondo e tu sei appena stato scambiato con Percy!-
- Granger non sfidare la mia benevolenza!- la avvertì, con un sorriso vispo.
E tu non sfidare la mia!
Con un sorriso beffardo, Hermione ammiccò nella sua direzione e improvvisò un tono riflessivo e di dubbia comprensione. – Hai ragione, Fred. Percy non merita questo salto di qualità. Diciamo allora, che sei appena stato scambiato con Ron!-
Se i professori avessero potuto assegnare punti anche per le idee geniali e le risposte brillanti degli studenti fuori dall’ambito scolastico, Hermione avrebbe appena assicurato a  Grifondoro la Coppa delle Case per parecchi anni a venire!
Sorrise soddisfatta nel vedere i lineamenti di Fred indurirsi. I sorriso vacillò, ma Fred fu abbastanza audace da mantenerlo saldo. Non era facile scalfire Fred Weasley, ma Hermione cominciava a trovare dei punti deboli. Uno di questi si era appena rivelato a lei: Ron.
- Sei brava a mentire a te stessa!- la prese in giro.
- Non posso dire lo stesso di te!- rincarò lei.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Non sono geloso di Ron!-
Hermione scrollò le spalle. – Non ti ho mai accusato di esserlo. E comunque non penso che tu sia geloso di Ron!-
Fred attese in silenzio, soppesando le parole di Hermione. La ragazza poté leggere i pensieri contorti di lui attraverso i suoi occhi. Lo aveva messo in difficoltà. Fred Weasley sembrava una di quelle persone in grado di tenere testa a tutti, ma Hermione aveva appena scoperto il suo punto debole. Doveva essere successo qualcosa con Ron, qualcosa che facesse vacillare la maschera di salda spavalderia di uno dei gemelli. Fred voleva molto bene a Ron, eppure era l’unico fratello che tormentava, a parte Percy, e non perdeva mai l’occasione di imbarazzarlo, di prenderlo in giro o di primeggiare su di lui. Era come se Fred stesse portando avanti una sfida fra loro di cui Ron non era a conoscenza. E Hermione voleva sapere a tutti i costi di cosa si trattasse. Voleva sapere perché!
- Gli vuoi bene?- chiese Hermione, sfoderando un sorriso tranquillo e quasi tenero. Se doveva davvero scalfire la corazza di Fred Weasley, doveva farlo passando inosservata.
Come previsto, Fred si rilassò e sorrise. – Certo che gli voglio bene! È mio fratello!-
- Allora vuoi bene anche a Percy?-
- Lui è diverso. Ci ha traditi..-
- Ma se tornasse?-
- Lo perdonerei!- ammise, sconfitto.
Hermione sorrise. – A cosa devo questo slancio di sincerità?-
La risposta, o meglio la domanda di Fred, fu più chiara e limpida di una fiala di Felix Felicis.
- Ti piaceva Ron?- chiese tranquillo.
Hermione rimase immobile, pietrificata da quelle parole. Boccheggiò per un istante e sentì le guance avvampare. Il sorriso di Fred le fece desiderare di afferrare il Mantello dell’Invisibilità e sparire.
- Come pensavo..- borbottò.
- Te l’ha detto Ginny?- chiese, mormorando.
- No, ho tirato a indovinare!-
Dannazione!
- Non è stato nulla di che. Ho scambiato un’amicizia per qualcos’altro!- si giustificò lei e si sentì molto stupida. Perché doveva giustificarsi? Perché voleva che lui lo sapesse? Doveva capirlo, doveva sapere che era una cosa passata. Hermione si scontrò con questo pensiero, cercando di capire perché ci tenesse così tanto.
- Quando è successo?- chiese Fred, curioso, trattenendo l’ennesima smorfia di dolore.
Hermione arrossì, ma quella era l’unica occasione che aveva per spiegarsi. – Halloween, il primo anno..-
- Quando ti ha salvata da quel Troll di montagna?-
- Sì!-
- Interessante! Quindi bisogna salvarti la vita per fare breccia nel tuo cuore?- la prese in giro.
Hermione assottigliò lo sguardo. – Non è stato solo quello. È stato un insieme di cose..-
- Avevi davanti a te Ron e il famoso Harry Potter! Eppure hai scelto Ron..perché?-
Hermione scosse le spalle. – Non lo so è stata una cosa..istintiva! Ma è inutile discuterne: mi ero sbagliata!- concluse.
Hermione sfruttò l’argomento per tornare al suo piano principale: farlo parlare di Ron!
- Perché te la prendi sempre con lui?- chiese.
Fred sollevò la spalla sana in un gesto indifferente. – Perché Ron è un’infinita fonte di ispirazione per i nostri scherzi!-
- Va bene, adesso prova a raccontarmi la verità!- lo provocò lei.
- Era questa la verità, Granger!- rispose lui, beffardo.
- Quindi Ron è come Percy?-
- Esatto!-
- Eppure sono molto diversi!-
- Ma ispirano entrambi la nostra mente diabolica. Perché ti sta tanto a cuore l’argomento? Hai un ripensamento su Ron?- chiese, tentando di prenderla in giro, ma fallendo clamorosamente. Perché su quelle ultime parole la sua voce si indurì e un qualcosa scintillò nei suoi occhi vispi.
Hermione si trattenne dall’esultare. Aveva raggiunto il suo obiettivo. Aveva la risposta alle sue domande. Fred era in un letto in infermeria, ferito e dolorante. Per quanto fosse orgoglioso, Hermione sapeva che stava soffrendo molto, ed era stanco. Il tempo di infierire era finito. Decise di essere magnanima, al diavolo l’orgoglio e il senso di vittoria. Era il suo turno di essere sincera.
Per questa volta sei salvo, Weasley!
- Ron è solo un amico. – disse sicura. – E non sarà mai niente di più. Ne sono sempre più convinta!-
Vedere i muscoli di Fred rilassarsi fu come ricevere un Eccellente in Pozioni. La bocca della ragazzo si stese in un sorriso tranquillo e Fred riacquistò la voglia di scherzare e la sua tanto amata spavalderia.
- Allora sei veramente intelligente come dicono!- commentò.
Hermione annuì. – Non dovresti mai dubitarne!-
- Quindi ora posso stare al primo posto?- chiese, con un occhiolino.
Hermione alzò gli occhi al cielo e scese delicatamente dal letto. – Ora preoccupati di dormire!-
- Lo prendo come un sì!-
Per tutta risposta, Hermione si chinò su di lui e lo baciò dolcemente. Sperò di riuscire, con quel bacio, a trasmettergli ciò che pensava. Che sì, lui era al primo posto, per una ragione a lei ancora sconosciuta. E no, non lo avrebbe sostituito con Ron, nemmeno se glielo avessero imposto. E no, non aveva le risposte alle domande che l’avevano assillata per tanto tempo, ma sapeva che solo andando avanti le avrebbe scoperte. Si separarono lentamente. Rimasero occhi negli occhi, semplicemente a guardarsi. Forse Hermione era davvero riuscita a trasmettergli ciò che provava. Perché sembrava capire sempre tutto. Avrebbe capito anche questa volta. Mentre guardava i suoi occhi allegri, un ricordo balenò nella sua mente.
Erano dietro il ritratto della Signora Grassa, in quel pomeriggio di pioggia, prima della festa, prima degli sguardi, prima del bacio.
“Puoi dormire sonni sereni Granger: filtri d’amore o meno, rimani tu la mia preferita!”
Con un sorriso soddisfatto, Hermione tornò al presente.
- Buonanotte, Weasley!- sussurrò.
Lui sorrise. – Buonanotte, Granger!-
Hermione si chinò e raccolse il Mantello. Voltò il viso verso Fred e sorrise.
- Puoi dormire sonni sereni..- mormorò, ma non concluse la frase.
In realtà, non ne aveva bisogno. Il sorriso che Fred le rivolse le assicurò che lui, quella frase, la ricordava benissimo..
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice
 
 
 
Sapete che vi voglio bene? Siete dolci, coccolosi e teneri come Puffole Pigmee! Scusate, momento tenerezza, ma davvero non posso fare a meno di emozionarmi ogni volta che leggo le vostre recensioni o che vedo la storia aggiunta da qualcuno fra seguite/preferite! Il vostro sostegno è la fonte di ogni mia ispirazione! Siate consapevoli di questa cosa!! Vi adoro!
Detto ciò: capitolo un po’ suspance! Mi odiate? No dai, Freddi sta bene! Ci vuole un po’ di tensione ogni tanto! Odiate Tiger? Benvenute nel club! È un capitolo un po’ lungo, lo so! Ho la febbre, il raffreddore e il mal di gola, e ho revisionato il capitolo in questo stato, con gli occhi semichiusi: se trovate errori, sono profondamente dispiaciuta!!
Lascio a voi la parola: fatemi sapere che ne pensate!!
Ribadisco: GRAZIE mille :)!
Un bacio dolce di Mielandia!
Amy ;) 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Hogwarts: Teatro di Complotti ***


Questo capitolo è dedicato a una ragazza molto speciale
Una ragazza che ha scoperto questa storia
E ha deciso di sostenermi, ma
Cosa più importante,
ha deciso di condividere con me una cosa bellissima: l’amicizia
grazie Hoon21
 
 
 
 
Capitolo 13
Hogwarts: Teatro di Complotti
 
 
 
 
 
 
 
Hogwarts era sempre stata un teatro di complotti. Hermione aveva imparato a convivere con questa consapevolezza fin dal primo anno, quando un professore, la cui testa era condivisa con Lord Voldemort, aveva tentato di rubare la Pietra Filosofale. Durante il suo secondo anno, era stata pietrificata da un Basilisco che vagava per i corridoi tentando di ammazzare i Mezzosangue. Il terzo anno era stato il teatro della fuga clamorosa di quello che ormai lei considerava con un parente un po’ pazzo, ma sempre pronto a schierarsi dalla parte giusta e coraggioso quanto lo stesso Godric Grifondoro. Durante il Torneo Tremaghi era stata assillata da una giornalista che lei stessa aveva ricattato e imprigionato.
Ormai, Hermione Granger era consapevole del fatto che, a Hogwarts, non si potesse passare un anno tranquillo. Perciò aveva fondato l’ES assieme a Harry e Ron senza preoccuparsi troppo e aveva dato inizio a quello che sarebbe stato un ennesimo anno contornato di complotti, guerre, fughe e avventure.
Aggiungi Fred Weasley e otterrai l’anno più strano della tua vita in questa scuola!
Hermione pensò che più di così non potesse peggiorare. Ma si sbagliava!
Perché quello fu l’anno di complotti peggiori di quelli di Raptor, o di Barty Crouch Jr., o della Umbridge e del Ministero. Fu l’anno in cui gli studenti divennero i protagonisti dei complotti!
L’azione spregevole di Tiger era avvenuta sotto gli occhi dell’intera scuola. I Grifondoro e i Serpeverde, già nemici per principio, entrarono in guerra aperta. Corvonero e Tassorosso si schierarono dalla parte dei Grifondoro, specialmente i membri dell’ES. Furono molti gli studenti che si astennero dal prendere posizioni decisive, ma a nessuno di loro venne in mente di difendere Tiger. Il ragazzo, per la cronaca, uscì nei corridoi durante la cena del martedì. Il suo ingresso in Sala Grande fu accolto da un improvviso silenzio. Camminando a testa bassa, scortato da Goyle, Zabini e Malfoy, Tiger prese posto al tavolo dei Serpeverde e non parlò per tutta la sera. I suoi compagni di casa, al contrario, tenevano la testa alta e sfidavano con lo sguardo il resto della scuola, come a dimostrare che erano lì per difenderlo e che non avrebbero esitato a contrattaccare. I professori trattennero il fiato, consapevoli che il loro intervento sarebbe potuto diventare necessario. Sorprendendo tutti, gli studenti tornarono a chiacchierare tranquilli, pensando ognuno ai fatti propri. Tranne George e Lee, che Ron, Harry, Dean, Seamus e Neville dovettero afferrare per braccia e gambe, costringendoli a starsene buoni sulla panca.
Tiger l’aveva scampata a cena, ma non fu così per il resto della settimana. Durante l’esercitazione del mercoledì sera, l’ES passò quasi metà del tempo a pensare a un modo per farla pagare a Tiger. Il silenzio di Hermione fu incoraggiante. Nemmeno lei era contenta del fatto che Tiger potesse vagare ancora sereno per i corridoi. Sapeva anche le ragioni che avevano portato Silente a quella conclusione e lo ricordò a Harry. Insieme, decisero che i membri  dell’ES dovevano essere tenuti allo scuro dei dettagli, ma comunque avvisati: qualunque vendetta si tramasse per Tiger, doveva essere qualcosa di contenuto. Harry usò la scusa dei punti, della Coppa delle Case e del rischio di essere espulsi. Nessuno ebbe qualcosa da ridere. A parte George e Lee..
Fred continuava a starsene solo in infermeria. Le ossa erano ricresciute, la ferita era stata rimarginata e rimaneva solo una cicatrice pallida dell’incidente avvenuto. Madama Chips lo costrinse a rimanere fino al venerdì mattina, perché continuava a dire che era troppo debole, pallido e che aveva bisogno di riposo. La verità era che Fred rimaneva sveglio quasi tutte le notti e non per il dolore..
Hermione gli portava i compiti tutti i pomeriggi, quasi sempre accompagnata da un membro dell’ES che voleva salutare Fred, cosa che lo indisponeva da morire. Poi, sgattaiolando sotto il Mantello dell’Invisibilità (Harry se ne uscì più volte con esclamazioni simili a “Silente doveva regalarlo a te!”) tornava in infermeria per passare la notte con lui. Stavano insieme per ore, discutevano perché Fred si rifiutava di bere le pozioni contro il dolore, parlavano di tutto ciò che accadeva fuori dalle mura dell’infermeria e..be’ Fred era decisamente guarito! Hermione si sorprese: insomma, era stato disarcionato da un Bolide solo qualche giorno prima, eppure la sua prestanza fisica sembrava non averne risentito! Non che la cosa le dispiacesse..
Ma le notti insonni passate con lui in infermeria ebbero le loro conseguenze. Mentre mezza scuola si divertiva a muovere guerra ai Serpeverde, Hermione Granger crollava addormentata praticamente ovunque. Durante la ricreazione del martedì, si addormentò sulla spalla di Harry. Non prese appunti durante storia della magia e, se non fosse stato per Lee, sarebbe stata travolta in pieno da un secchio di lumache carnivore che un gruppetto del terzo anno di Grifondoro aveva scagliato contro Daphne Greengrass e Pansy Parkinson. Lee passò quasi una settimana a vantarsi dei suoi riflessi pronti e Hermione passò quasi una settimana a ripetere che sarebbe riuscita a evitarlo da sola, anche se non era vero. Era talmente stanca da non accorgersi quasi di niente.
Fortunatamente, Harry, Ron, Ginny e gli altri la tenevano aggiornata su ogni vicissitudine. La sera, in Sala Comune, non si parlava d’altro. Allo scadere della settimana, la Casa Serpeverde aveva perso molti studenti!
Tiger, e gli era andata decisamente bene, portava i segni di un’indigestione di Fondenti. George ammise di essere riuscito a trasfigurarli in dolcetti e di aver aggiunto alla formula iniziale del Pus di Bubotubero, altamente infiammante. Hermione ricordava benissimo il dolore provocato dal Pus e sorrise soddisfatta al pensiero di ciò che doveva aver provato Tiger.
Malfoy era svenuto durante Astronomia, apparentemente per pura coincidenza. Si scoprì, invece, che il merito era stato di alcuni studenti di Corvonero del quinto anno che, durante la lezione, erano riusciti a somministrargli una potente Pozione Soporifera brevettata da loro. Madama Chips impiegò ben quattro giorni per svegliarlo.
Montague svanì. In senso letterale! Nessuno sapeva dove fosse finito. I professori andarono su tutte le furie. La McGranitt tallonava i Grifondoro prima e dopo le sue lezioni, continuando a ripetere che chiunque avesse informazioni su Montague avrebbe dovuto parlare. Gli insegnanti arrivarono dalle suppliche alle minacce, poi tornarono alle suppliche. Una sera, Silente ricevette un gufo. Su una pergamena era stato scritto che Montague era entrato, per caso, in un Armadio Svanitore. Fu ritrovato e portato in infermeria in stato confusionale. Silente lo annunciò il giovedì sera a cena, precisando che il colpevole non era stato catturato. Ma Hermione, Harry e Ron videro il Preside avvicinarsi a George fuori dalla Sala Grande e sussurrargli: - Signor Weasley, la prossima volta non mandi Errol a consegnare il messaggio!-
Con un sorriso benevolo e un occhiolino, Silente si congedò. George voltò lo sguardo verso il trio e scosse le spalle con un sorriso divertito.
- Non so di che parla!- borbottò, ma ammiccò nella loro direzione.
Warrington scivolò, per sbaglio, su una buccia di banana stregata che continuava a seguirlo e a infilarsi sotto la sua scarpa. Il risultato furono due fratture del bacino e una della gamba. Fu costretto a due giorni di Ossofast. (“Questa sì che è una vendetta!” aveva commentato Fred, quando Hermione glielo aveva raccontato.)
Una delle scene più disgustose avvenne durante il pranzo del venerdì, a poche ore dalle dimissioni di Fred dall’infermeria. Inspiegabilmente, il piatto di carne di Goyle si trasformò in un groviglio di vermi, insetti, ragni e scarafaggi. La professoressa McGranitt intervenne subito, mentre un Goyle terrorizzato sveniva ai piedi della panca. Mentre Piton raccoglieva Goyle dal pavimento, la McGranitt camminò rapida verso il tavolo dei Grifondoro, con la scusa di avvisare gli studenti del terzo anno che avrebbero dovuto portare un vecchio libro alla sua lezione. Quando raggiunge il tavolo, li squadrò tutti uno per uno, fece il suo annuncio per il terzo anno e poi rivolse un’occhiata a Hermione e amici vari.
- Non so chi sia stato di voi..ma complimenti: almeno ora so che imparate qualcosa durante le mie lezioni!- mormorò. Dopo un mezzo sorriso, si voltò di scatto e tornò al suo tavolo.
I ragazzi si guardarono sorpresi fra di loro, cominciando a chiedersi se la McGranitt fosse impazzita.
- Peccato non sia stato davvero uno di noi!- esclamò Seamus. – Per una volta che quella donna ci fa un complimento..-
Hermione sorrise e abbassò lo sguardo, la bacchetta era appena svanita nella tasca interna del mantello..
Alzando lo sguardo, Hermione vide George guardarla con un’espressione allibita e fiera al tempo stesso. Hermione gli rivolse un rapido occhiolino, facendolo ridere.
Altri studenti di Serpeverde furono protagonisti di strani avvenimenti, come tappeti stregati che slittavano sotto i loro piedi, o gradini che scomparivano, o porte che non si aprivano. Qualcuno ricevette una cascata di fegati di rane in testa. Altri furono inseguiti da scope stregate che li picchiavano con il bastone. Altri furono attaccati da stormi di pipistrelli.
E nessuno fu punito. I colpevoli erano abili a nascondersi. La Umbridge diventava sempre più nervosa e infuriata, tanto che arrivò a punire una classe intera, sbraitando che fosse certa che uno di loro avesse attaccato ingiustamente una ragazza di Serpeverde che passava in quel momento. In realtà, punì le uniche persone che non avevano fatto niente perché la ragazza era scivolata realmente per sbagliato!
Nonostante le minacce della Umbridge, la guerra non si placò fino al venerdì sera, quando Silente prese parola a cena, annunciando che l’infermeria era piena di studenti, Serpeverde e non, e che il signor Weasley era uscito, sano come prima. Non aveva senso continuare in quel modo. Promise che non ci sarebbero state conseguenze per i vari attacchi subiti fino a quel momento, ma che, d’ora in poi, ogni studente sarebbe stato punito con l’espulsione se fosse stato beccato a fare qualcosa di simile.
Da quel giorno, la guerra cessò.
 
 
Fred fu riaccolto in Sala Grande con un frastuono degno di una partita di Quidditch. Hermione alzò gli occhi al cielo, pensando all’esagerazione di applausi e grida, ma si ritrovò a battere le mani sorridendo.
In Sala Comune, Fred fu costretto a salutare tutti e a ricevere abbracci festanti anche da bambini alti la metà di lui. Colin Canon chiese addirittura una foto da mandare ai suoi genitori, a cui avrebbe scritto che l’eroe di Grifondoro era sano e salvo. Harry prese in giro Fred per quasi due giorni.
Le quattro oche del terzo anno avevano perfino scritto una lettera a Fred mentre era in infermeria. Hermione fu tentata di bruciarla, ma avrebbe solo scatenato l’ego già smisurato di Fred, il quale, comunque, non le risparmiò una certa dose di battute.
Fred riuscì a liberarsi dei suoi ammiratori solo verso le undici. Hermione e gli altri erano radunati sulle poltrone accanto al fuoco. Li raggiunse con un sorriso così raggiante che Hermione desiderò di essere assorbita dal libro di Trasfigurazione.
- E’ bello avere degli ammiratori!- esclamò, sedendosi fra lei e George.
Il gemello sorrise. – Ti ammirano perché sei cascato come un idiota da una scopa. Non c’è più religione!-
Lee scarabocchiò qualcosa sul suo tema di Pozioni e poi alzò la testa. – Comunque la Umbridge è fuori di sé. Il discorso di stasera di Silente ha calmato le acque prima che lei potesse punire qualcuno!-
Harry scosse la testa. – Tanto se la prenderà con me prima o poi!-
Ron gli diede una pacca sulla spalla. – Sta tranquillo, Harry. Insomma, tu non hai fatto niente questa volta! Non può prendersela con te, no?-
Hermione alzò lo sguardo. – Sicuramente sarà più vigile del solito! Se solo rimandassimo..-
- No Hermione!- gridarono tutti insieme, all’unisono.
Ginny sorrise al broncio di Hermione e le disse. – La festa non si rimanda!-
- Ma..- tentò lei di nuovo.
- Granger, bisogna festeggiare il mio ritorno!- commentò Fred.
- Non ti pare di aver già festeggiato abbastanza?- sbottò lei, prima di potersi trattenere.
George, Ginny e Harry passarono lo sguardo da Hermione a Fred, indecisi se ridere o peggiorare la situazione. Fu George a prendere una decisione, ovviamente proprio quella che Hermione si aspettava.
- Quando avrebbe festeggiato, scusa?-  chiese, con una malizia che Lee e Ron non notarono.
Hermione arrossì e Ron, sempre il solito ficcanaso, aggiunse: - E’ vero! Infondo non lo abbiamo festeggiato come si deve!-
Hermione parve riprendersi. – E’ uscito vivo dall’infermeria, non ha vinto un encomio speciale per i Servigi Resi alla Scuola!- sbottò. Miracolosamente, riuscì a sviare l’argomento. Perché lei e Fred avevano festeggiato il suo ritorno. Ma a nessuno dei presenti, tranne loro due, era dato sapere il come!
Fred scrollò le spalle. – Eppure ero sicuro che Silente me ne dedicasse uno!-
Lee alzò gli occhi al cielo. – Ti hanno mai detto che sei un tantino egocentrico?-
Fred ghignò. – Oh sì, c’è chi me lo ripete ogni giorno!-
Ammiccò in direzione di Hermione, ma lei non si scompose di un millimetro.
- Evidentemente non serve a molto!-
- Dietro le critiche si nasconde sempre un complimento, Granger!-
- Ne dubito, se la critica riguarda te, Weasley!-
- Era esattamente quello che intendevo! In realtà mi hai appena elogiato!-
Hermione lo fissò allibita. – Tu hai segatura al posto del cervello!-
- Ok, questa era una critica e basta!- ammise, annuendo divertito.
Tutti scoppiarono a ridere, tranne Ron. Hermione lo fissò con sommo orrore. Guardava lei e Fred, la confusione traboccante dai suoi occhi azzurri.
- Da quando voi due vi punzecchiate in questo modo?-
Hermione non ricordava ciò che aveva provato quando il Basilisco l’aveva pietrificata, ma doveva essere veramente molto simile a quello che stava provando in quel momento!
Fred, impassibile come sempre, rispose: - E’ un Prefetto! Siamo praticamente nemici per natura!-
Ron aprì bocca per parlare, ma Harry, deciso a tergiversare, si alzò in piedi e afferrò un foglio di pergamena sul quale erano stati scritti i nomi delle persone che avrebbero partecipato alla festa e un elenco di tutte le cose che sarebbero servite.
- Ora basta perdere tempo, abbiamo alcune cose da definire per domani!- disse il Prescelto.
I sospetti di Ron furono seppelliti dall’argomento “Festa” e Hermione provò l’innato impulso di mettersi a ridere per il sollievo. Ron e Lavanda erano ufficialmente una coppia, eppure Hermione nutriva il sospetto che se Ron avesse scoperto cosa succedeva realmente fra lei e Fred, la guerra con i Serpeverde di quella settimana, a confronto, sarebbe sembrata un’innocente partita a scacchi!
Mentre il resto del gruppo si concentrava sulla festa, Fred rivolse a Hermione uno sguardo carico di significati. Sospirò sollevato e le sorrise. Lei alzò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi sul libro di Trasfigurazione, ignorando gli sguardi divertiti di Ginny.
Dopo quasi un’ora, il gruppo si disgregò per raggiungere le stanze e andare a dormire. Poco prima di salire le scale, Fred mormorò all’orecchio di Hermione. – Io e te ci vediamo fra poco!- . Lei annuì e salì le scale con Ginny. Attese fino  all’una e poi tornò in Sala Comune. Fred la aspettava su una poltrona davanti al camino ormai quasi spento. Le sorrise e, senza dire niente, la prese per mano. Uscirono dalla Sala Comune e presero la strada che portava al ripostiglio nascosto che Fred aveva scoperto con George.
- Dovresti ringraziarmi, Granger!- disse Fred, chiudendo la porta. – Ti ho salvata da morte certa!-
- Ron è innamorato di Lavanda!- ribatté lei.
- Benissimo, allora perché non gli dici di noi?- la provocò.
Quel “noi” scatenò in lei una serie imprevista di emozioni contrastanti. Decise di sorvolare sulle implicazioni di quella semplice parola e sul perché lui l’avesse usata. Hermione si appoggiò alla parete con le braccia incrociate e si prese qualche minuto per riflettere, concentrandosi per capire come avrebbe potuto reagire Ron a una notizia del genere. Alla fine ammise: - Perché ci ucciderebbe!-
Fred allargò le braccia in modo eloquente e le sorrise. – E poi le cose fatte di nascosto sono le migliori!- mormorò, avvicinandosi.
- Oh sì certo!- sbottò lei con sarcasmo. – Soprattutto se gli unici a saperlo sono il tuo gemello e tua sorella!-
- George non lo direbbe mai a nessuno!- lo difese lui.
- Nemmeno Ginny, non è questo il punto!-
Fred scoppiò a ridere. – Be’ George ha una certa raccolta di battute che si è preparato, ma le sta riservando per i momenti migliori!-
Hermione chiuse gli occhi e sprofondò sul pavimento, strisciando contro la parete. Adesso sì che poteva stare tranquilla!
Fred si inginocchiò davanti a lei e sorrise.
- Avanti Granger! Prendila con serenità!-
Lei lo fulminò con lo sguardo, senza rispondere. Sempre sorridendo, Fred si avvicinò e la baciò dolcemente.
- Odio mentirgli!- borbottò Hermione, quando Fred scese sul suo collo.
- Tecnicamente, non stai mentendo a Ron: il tuo è una specie di segreto!- mormorò lui sulla sua pelle.
- Tecnicamente, è la stessa cosa!- sbottò Hermione.
- No Granger! È diverso!- ribatté lui, fra un bacio e l’altro.
- Ci ucciderà..- si lamentò lei, trattenendo un sospiro quando la lingua di Fred passò sotto il suo orecchio. Lui nemmeno le rispose. Continuò a baciarle il collo, mentre le sue mani risalivano i fianchi e si insinuavano sotto il maglione.
- Sempre se non lo farà prima la Umbridge..- aggiunse Hermione, chiudendo gli occhi.
- Andrà tutto bene..- sussurrò lui, continuando a torturarle il collo.
- No, non andrà tutto bene! Verremo espulsi..- si lamentò.
Fred morse la sua pelle. Un sospiro.
- Dovrò tornare a casa..-
La sua lingua scese lungo il suo collo.
- Mi spezzeranno la bacchetta..-
Un altro morso leggero sulla pelle. Un altro sospiro.
- Dovrò tornare fra i Babbani e..-
Con un sospiro teatrale, Fred strinse i denti sulla sua pelle e poi succhiò lentamente il suo collo. Il respiro di Hermione si fermò e un’improvvisa vertigine la travolse.
- Finalmente sono riuscito a tapparti la bocca!- mormorò lui, l’ombra di un sorriso nella voce. – E poi ti lamenti di me..-
- Io mi lamenterò sempre di te!- sussurrò lei, chiudendo gli occhi e sorridendo. – E’ una questione di principio!-
Ridendo, Fred risalì lungo il suo collo e tornò sulle sue labbra.
- Pensi di poter rimandare le lamentele a più tardi?- sussurrò sulla sua bocca.
Sorridendo, Hermione rispose. – Proverò a fare questo sacrificio..-
Fu davvero molto semplice. Hermione si ritrovò stesa sul gelido pavimento di pietra, il corpo di Fred a contatto con il suo. Come sempre, i pensieri di Hermione si spensero e l’oblio la avvolse. Era superfluo pensare che potesse esserci spazio per altro che non fossero le sue mani, o le sue labbra, o il suo corpo. Ogni cosa era superflua, punto e basta. Slacciò lentamente i bottoni della sua camicia e accarezzò la sua pelle. Come poche ore prima, si ritrovò a passare le dita sulla cicatrice pallida che riluceva sul suo torace. Era tutto ciò che rimaneva di quel brutto incidente, eppure Hermione provò una fitta di paura al ricordo. Una paura che venne scacciata quando le labbra di Fred scesero sulla sua pelle nuda. Quando le aveva tolto la camicia? Hermione non si soffermò più di tanto a pensarci. Era vivo. Stava bene. Stava molto bene, a giudicare da ciò che le sue labbra stavano facendo. Era inutile preoccuparsi. Scacciò ogni cosa dalla sua mente e lasciò che l’oblio tornasse. Persa in quel vortice di desiderio e passione, dimenticò il freddo del pavimento, la durezza della pietra e il sibilo del vento che scuoteva il castello, all’esterno. Dimenticò di essere in un ripostiglio segreto, nel bel mezzo di un corridoio di Hogwarts. Le mani di Hermione cercarono i suoi capelli. Sorrideva ogni volta che pensava alle sue dita bianche fra quelle strie rosse. Immaginava, ogni volta, di passare le mani fra le fiamme vive, che le restituivano il calore cercato. Era come se potessero veramente scaldarla. Era così strano e magico da non necessitare di una spiegazione logica. Fred tornò a baciarla e le mani di Hermione scesero a spogliarlo del tutto. Le sue dita accarezzarono i suoi muscoli tesi e si soffermarono di nuovo sulla cicatrice. Questa volta, non provò nessuna paura. Sorridendo a se stessa, strinse la presa sul suo corpo e lo avvicinò al suo. Fred la baciò e le accarezzò un fianco. Le sue dita disegnarono un cerchio invisibile sulla sua pelle, poi la strinsero e la sua mano scivolò dietro la schiena. La stava proteggendo dal pavimento duro e freddo. Quel gesto, per quanto apparentemente semplice, colpì Hermione con la stessa forza di un uragano. Perché era un gesto premuroso, perché era dolce, perché..non lo sapeva nemmeno lei il perché. E quando Fred entrò in lei, smise di pensarci. Non aveva senso. Sentì la mano di Fred scaldarsi sulla sua pelle. Non riusciva ancora ad abituarsi a quella sensazione unica che l’avvolgeva ogni volta che lo sentiva dentro di sé. Era un senso di appartenenza unico, un’emozione perfetta. Si sentiva completa. Non sarebbe mai stata così completa con nessun altro, Hermione ne era sicura. Come poteva? Fred era perfetto..era perfetto quando la baciava, era perfetto quando la toccava,quando la accarezzava, quando si muoveva in lei..e quella perfezione era come ossigeno per lei. Ne aveva bisogno, per quanto le costasse ammetterlo. E lui lo sapeva. Fred lo sapeva. Nonostante scherzassero, entrambi sapevano di non poterne fare a meno.
Hermione non aveva bisogno di dirlo a voce alta. Fred poteva capirlo dai suoi baci, dal suo tocco, dal suo abbraccio. Poteva capirlo da tante cose. Riusciva a vedere la verità dietro le bugie. Hermione mentiva con la bocca e rivelava con lo sguardo. Ed era consapevole che lui potesse leggere quella verità. Quindi che senso aveva dirla a voce alta? Tanto valeva nascondere la sua insicurezza dietro a una menzogna e lasciare che lui, con un sorriso, cogliesse quella verità.
Perché, in realtà, Hermione non aveva veramente nulla di cui lamentarsi..
 
 
 
 
Tornarono nella Sala Comune quasi un’ora dopo. Invece di salire nel dormitorio, rimasero seduti su una poltrona molto vicina al fuoco. O meglio, Fred aveva afferrato la prima poltrona che aveva trovato e l’aveva avvicinata al fuoco, poi si era seduto e aveva trascinato Hermione su di sé, imprigionandole un polso. Seduta a cavalcioni su di lui, Hermione lanciava continui sguardi alle scale e aguzzava l’udito ogni volta che poteva, intenta a cogliere strani suoni o segnali di movimento. Effettivamente, Hermione pensò che, se qualcuno fosse sceso all’improvviso, lei non sarebbe stata abbastanza veloce da uscire da quella posizione compromettente! Nel caso in cui si fosse trattato di Ron, pensò, avrebbe usato un incantesimo. Magari se ne sarebbe pentita. O magari no!
Fred stava chiacchierando tranquillo, ma si interruppe, quando la vide adocchiare le scale con lo sguardo per l’ennesima volta.
- Granger rilassati! Non scenderà nessuno!- borbottò Fred, posandole un bacio sotto l’orecchio.
- Perché sottovaluti sempre le situazioni?-
- Non le sottovaluto, affronto semplicemente tutto a testa alta!- rispose beffardo. Hermione alzò gli occhi al cielo.
– Comunque, avevo ragione su Montague: lo trasferiranno al San Mungo!-  proseguì Fred.
Hermione trattenne una smorfia preoccupata. – Ma guarirà?-
Fred la fissò allibito. – Granger dici sul serio?-
- Insomma è che..è pur sempre uno studente e..- tentò di spiegarsi, poi sbuffò. – Guarirà sì o no?-
- E’ solo confuso, gli passerà! Hanno guarito di peggio, al San Mungo!- rispose lui, poi sorrise. – Se ti preoccupi così per quella zucca vuota, non oso immaginare cosa ti è successo quando è stato il mio turno!-
Quell’insinuazione divise la mente di Hermione fra rabbia crescente e paura selvaggia. Hermione gli rivolse un’occhiata spavalda, fingendosi padrona della situazione.
- La tua vanità sta sfiorando livelli preoccupanti, Weasley!-
- Stai tergiversando, Granger!-
- Ero preoccupata!- rispose tranquilla. – Come tutti!-
Fred le sorrise, ma non aggiunse altro. Sollevò la testa dallo schienale, avvicinandosi a lei, e la baciò. C’era qualcosa di profondamente significativo in quel bacio, ma Hermione non riuscì a capire di cosa si trattasse. Fred aveva evitato commenti sprezzanti e imbarazzanti, non l’aveva presa in giro e non aveva scherzato. La stava semplicemente baciando. Doveva essere un messaggio. O forse Hermione stava vaneggiando.
Lentamente, Fred si allontanò dalle sue labbra e le sorrise.
- Non preoccuparti per me, so cavarmela!-
Hermione aggrottò la fronte. – Oh sì, ho notato..- borbottò
Fred rise piano e la baciò di nuovo. – Non mi farò ammazzare da un Bolide, te l’ho già detto Granger!-
Hermione scosse la testa esasperata. – Non so se te ne sei accorto, Weasley, ma la cosa non mi preoccupa più di tanto!- mentì lei.
Fred ghignò ma si astenne dal commentare. – A proposito di preoccupazioni, ne abbiamo una piuttosto importante!- aggiunse serio.
Hermione trattenne il fiato e attese leggermente nervosa che proseguisse.
- Domani!- disse Fred, semplicemente.
Le sopracciglia di Hermione si sollevarono. Fred era preoccupato per la festa. Fred Weasley era preoccupato per il fatto che avrebbero infranto le regole. Forse Madama Chips si era sbagliata! Non era guarito! Aveva subito gravi danni al cervello e nessuno se n’era accorto!
Fred aprì la bocca e Hermione posò due dita sulle sue labbra, interrompendolo.
- Tu sei preoccupato per la festa di domani?-
- No, non per la festa!- sbottò, inorridito.
Hermione sospirò di sollievo. – Santo cielo, è stato peggio di vederti precipitare dalla scopa!- esclamò, portandosi una mano sul cuore.
- Molto divertente, Granger!-
- Non stavo scherzando!-
- Come vuoi! Non sono preoccupato per la festa in sé..-
- Per cosa allora?- chiese scettica.
Il ghigno malizioso che le rivolse, le gelò il sangue.
- Mi preoccupo per te!-
- Per me?- chiese lei, perplessa.
- Granger, sei incredibile! Tu che esci di testa sempre per ogni minima cosa....non riesci a vedere una situazione potenzialmente pericolosa nella festa di domani?-
- Espulsione a parte?- commentò sarcastica.
- Granger saremo tutta la notte chiusi nella Stanza delle Necessità!-
Hermione lo fissò con un’espressione confusa. Non capiva davvero dove stesse andando a parare.
Fred alzò gli occhi al cielo e aggiunse: - Saremo chiusi nella Stanza. Dormiremo vicini..al buio..ma non da soli..- azzardò, contando ogni punto sulle dita di una mano.
Hermione passò lo sguardo dalla sua mano al suo viso e sorrise tranquilla. – Ti preoccupi davvero per questo?-
- Mi prendi in giro? Tu non sei preoccupata?- chiese allibito.
- Certo che no!- rispose lei, beffarda, mentre la sua mente brillante cominciava a visualizzare  veramente il quadro completo. – Tanto per cominciare non dormiremo vicini. Anzi, probabilmente non dormiremo affatto. E anche se accadesse, comunque saprei trattenermi!- aggiunse spavalda, incrociando le braccia al petto.
Fred le rivolse uno sguardo carico di sarcasmo. – Sei davvero brava a trattenerti, Granger! Infatti il viaggio dall’infermeria alla Sala Grande è stato piuttosto breve. Non siamo capitati per sbaglio in nessuna aula vuota!-
- Ok, piantala!- sbottò lei offesa.
Ghignando, Fred le accarezzò i fianchi e risalì la sua schiena. La stava palesemente provocando. Hermione strinse i denti con forza, cercando di impedire al suo corpo di reagire.
Resta concentrata!
- Quindi se io minassi improvvisamente alla tua forza di volontà, tu riusciresti a resistermi?- chiese, fingendosi serio.
Hermione scosse le spalle ma strinse con più forza le braccia. – Certo!-
Con un sorriso, Fred insinuò le dita sotto la camicia di Hermione. Le sue mani fredde sollevarono la pelle d’oca sulla sua pelle e un brivido le risalì la spina dorsale. Hermione impedì ai muscoli di contrarsi, impedì al suo corpo di reagire. Ci riuscì per puro miracolo!
- Se mi avvicinassi a te, nel buio più completo, e cominciassi ad accarezzarti?- la provocò, la voce bassa e suadente.
Lei sorrise, un sorriso talmente teso che persino Fred capì quanto le fosse costato. – Non mi lascio certo sconvolgere da una carezza!-
Con l’indice, Fred risalì lentamente la spina dorsale di Hermione, mentre la mano sinistra le slacciava la camicia.
- E se ti spogliassi?-
- Non mi farebbe né caldo né freddo, Weasley!-
Pessima scelta di parole, Hermione!
Perché era quello che provava ogni volta che lui la toccava. Caldo e freddo. Fuoco e brivido. Davvero una pessima risposta, dovette ammetterlo! E fu peggio vedere un senso di vittoria farsi strada negli occhi di Fred.
- E se ti baciassi?- continuò, mormorando.
Le sue labbra scesero sul suo collo e la sua lingua risalì la sua pelle fino all’orecchio. Hermione chiuse gli occhi, aggrappandosi alla sua razionalità. Chiese al cervello di rimanere vigile, ma sembrava un’impresa impossibile. Chiudere gli occhi aveva peggiorato la situazione, perché, privati dello sguardo, gli altri sensi si amplificarono.
Bella mossa, Hermione!
L’udito colse più vivamente il crepitio di ciò che rimaneva del fuoco acceso nel camino. Riuscì a sentire il profumo dei capelli di Fred: un misto di neve fresca, erba tagliata e qualcosa di dolce che a Hermione ricordava una torta. Tutti i Weasley profumavano sempre di torta, Hermione se ne stupiva ogni volta che le capitava di avvicinarsi a loro e sentire quell’odore. La pelle rabbrividì quando la lingua di Fred la accarezzò, ogni sua cellula assimilò quel contatto. Chiudere gli occhi l’aveva isolata dal resto della stanza. Il buio della sua mente era stato pervaso da quelle sensazioni. E cedere stava diventando la soluzione più facile. Non era vigile.
Vigilanza costante!
Quelle parole risuonarono nella sua mente, riecheggiando in ogni angolo e scacciando temporaneamente il calore. Malocchio! Hermione arricciò le labbra disgustata, più con se stessa che con la situazione in generale. Pensare a Malocchio, aggrapparsi a quel pensiero, mentre Fred le accarezzava la schiena e le baciava avidamente il collo...era un affronto bello e buono! Era come violare una legge molto importante, la cui unica condanna poteva essere solo l’ergastolo ad Azkaban! Ma doveva fare qualcosa, doveva rimanere sveglia, doveva controllarsi.
Perché? A pensarci bene, non lo sapeva..
Fallo e basta!
- Grattastinchi ti ha mangiato la lingua?- sussurrò Fred, al suo orecchio.
Vigilanza costante! Pensa a Malocchio...pensa a Grimmauld Place...alle teste mozzate degli Elfi..
- Oh scusa, è che mi sono distratta..pensavo al tema di Aritmanzia!- disse Hermione, più tranquilla di quanto lei stessa si aspettasse.
Ridendo, Fred cercò il suo sguardo. Incatenò gli occhi a quelli di Hermione, che si sentì letteralmente spogliare dal suo sguardo.
- Pensi di poter resistere?- chiese lui, sfidandola con gli occhi.
Hermione sorrise. – Devo essermi persa nei miei pensieri. Di cosa stavamo parlando?- ribatté lei.
Hermione quasi si pentì di averlo sfidato. Effettivamente, ormai, avrebbe dovuto capire che Fred Weasley non andava sfidato, per nessuna ragione al mondo! Ma Hermione aveva la testa dura e il suo orgoglio Grifondoro, spesso, parlava prima della razionalità.
Con un ghigno malefico, Fred rapì la sua bocca in un bacio ardente che la scosse nel profondo. Aveva abbandonato i gesti lenti e misurati. Non aveva senso torturarla lentamente. L’avrebbe trascinata semplicemente sull’orlo della follia. Hermione si aggrappò spaventata alle sue spalle, quando Fred scattò improvvisamente in piedi. Le afferrò le gambe e la tenne saldamente stretta a sé. Hermione istintivamente strinse le gambe attorno ai suoi fianchi. Il braccio di Fred risalì lungo la sua schiena, proteggendola mentre si inginocchiava sul tappeto. La abbandonò delicatamente sulla stoffa ruvida e salì su di lei, baciandola con più intensità.
Hermione impiegò qualche secondo a riprendersi. Le girava la testa. Molto forte.
Grimmauld Place..le teste degli Elfi...Fierobecco...volare...hai paura di volare!
Richiamò a sé le immagini di quando era salita sul dorso dell’animale, o su una scopa. Ricordò la sensazione di terrore che aveva provato. Venne spazzata via quando la mano di Fred percorse la sua gamba nuda. Uscendo dallo stanzino del corridoio, non si era preoccupata di rimettersi le calze.
Altra saggia mossa, Hermione!
Senza esitare, le dita di Fred risalirono la coscia e arrivarono sotto la gonna.
Il Tranello del Diavolo sta cercando di uccidere i tuoi migliori amici...
Un morso sul suo collo e  poi le dita di Fred scivolarono dentro di lei..
Voldemort è tornato...
Una fiamma esplose in lei, travolgendola. Istintivamente, afferrò il polso di Fred con la mano tremante, mentre impediva a se stessa di lasciarsi sfuggire un gemito. Strinse le labbra con forza, cercando di calmare il suo stesso respiro.
La Umbridge minaccia di torturarvi..
Le dita di Fred la torturarono senza pietà, senza esitazioni, calde, passionali..non poteva resistere. Non poteva sottrarsi a lui. La stava trascinando sempre di più nell’oblio più completo. E non si sarebbe fermato. Avrebbe continuato fino a farla impazzire. Hermione lo sapeva, ne era consapevole. Non avrebbe resistito ancora per molto..
Poi, improvvisamente, tutto cambiò.
Sorridendo sulle sue labbra, Fred la accarezzò lentamente, lasciandole il tempo di respirare, di riprendersi. Lasciandole il tempo di arrendersi..
Hermione si aggrappò a quella tregua con tutte le sue forze. La sua mano tornò a stringere il polso di Fred e lo allontanò da sé. Azzardò un sorriso, che si perse fra i sospiri e lo guardò, sfidandolo per l’ennesima volta. Sbagliando, per l’ennesima volta. Col senno di poi, Hermione capì che, dietro quella sfida, c’era solo il desiderio di provocarlo a dare davvero il meglio di sé. Dietro l’orgoglio, si nascondeva il desiderio perverso che la tormentava. Infondo, era proprio così che tutto era cominciato..
Con un rapido scatto, Hermione spinse Fred di lato e invertì le posizioni. Poi lo afferrò con forza per i lembi della camicia e lo obbligò a sollevare la schiena. Stringendo saldamente la stoffa fra le dita, lo baciò. Le sue mani le circondarono i fianchi e la strinsero. Hermione sentì la sua erezione pulsare fra le sue gambe, ma riuscì a non distrarsi.
- Non mi sto arrendendo..- mormorò Hermione sulle sue labbra, sospirando.
Fred le prese il viso fra le mani e l’attirò di nuovo a sé, baciandola con passione. Hermione strinse le dita attorno alle sue spalle. Il suo bacino si mosse involontariamente e strisciò contro il suo. Una scossa le attraversò le vene.
- Ne sei sicura?- sussurrò lui, scendendo sul suo collo.
Hermione sorrise. – Mi sto semplicemente prendendo ciò che voglio..- ammise.
Le labbra di Fred si fermarono. Hermione sapeva che lui aveva capito. A volte si chiedeva se Fred potesse praticare la Legilimanzia anche senza bacchetta..
Il vero significato della parole di Hermione era chiaro: lo voleva, ma non poteva arrendersi a lui, perché era troppo orgogliosa per farlo. Eppure quel desiderio era talmente incessante e logorante da non lasciarle altra scelta. Perciò doveva sfidarlo. Doveva essere Fred a infrangere quella barriera di orgoglio. Come aveva sempre fatto..
- E’ la stessa cosa, Granger!- la prese in giro, ricominciando a baciarle il collo.
Fra i sospiri, Hermione riuscì a dire. – No, non è la stessa cosa..-
- Sì, lo è..-
- Weasley chiudi quella bocca...- mormorò.
Fred sorrise e risalì la sua pelle, fino a trovare le sue labbra. La baciò con un’intensità che travolse Hermione come un’ondata di acqua calda. La testa le girava. Con mani tremanti, spinse Fred verso il basso. Ormai non importava più chi stesse giocando, chi stesse conducendo quella sfida, né chi si stesse arrendendo. Gli ultimi vestiti caddero e rimasero semplicemente loro, continuamente sedotti da quello strano gioco che avevano iniziato, continuamente attratti l’uno verso l’altra. Hermione non si preoccupò nemmeno del fatto che erano in Sala Comune, dove chiunque avrebbe potuto vederli. Perché, in realtà, era come se non ci fossero. Quello era il loro momento, il loro istante..
Il bagliore labile del fuoco rifletté la sua luce color tramonto sulla loro pelle. E mentre un fuoco si stava spegnendo, un altro venne acceso e arse più di ogni altro. In quello spazio, esistevano solo loro, scaldati dalle fiamme.
Non poteva esistere nient’altro..
 
 
 
 
 
Hermione capì che alzarsi da quel tappeto sarebbe stata una vera impresa. Lo immaginò al primo tentativo, quando Fred la afferrò per i fianchi e la strinse di nuovo a sé, baciandole una spalla. Lo pensò al secondo tentativo, quando Fred finse di aiutarla ad allacciare la camicia, ma approfittò di quel momento per accarezzarle ogni centimetro di pelle scoperta. Lo capì del tutto al terzo tentativo, quando Fred la aiutò ad alzarsi, ma solo per afferrarla di nuovo e stendersi sul divano con lei sopra.
Al quarto tentativo, Hermione minacciò di pietrificarlo.
- Sei una guastafeste!- borbottò lui divertito.
- Sono le tre del mattino!- ribatté lei.
In Sala Comune regnava il buio più completo. Una fiamma evocata da Hermione volteggiava pigramente accanto a loro. La sua luce azzurrina rischiarava solamente il divano e una parte del tappeto. Hermione posò lo sguardo sul ruvido tappeto e scosse la test, afflitta.
- Domani è sabato, possiamo dormire!- le ricordò Fred.
- Domani dovremo essere svegli e vigili o ci ritroveremo espulsi, così!- gemette lei, schioccando le dita.
Fred sorrise e si alzò dal divano, portandola con sé. Era incredibilmente forte, Hermione cominciava a rendersene conto. Quando furono finalmente in piedi, si chinò a baciarla.
- Non riuscirai a starmi lontana!- disse con un ghigno, riprendendo un discorso che sembravano aver affrontato mille anni prima.
Hermione lo fissò con un sorriso beffardo. – O forse, sarai tu non a riuscirci!-
- Non sfidarmi, Granger!-
- E tu non sottovalutarmi, Weasley!- 
Si sorrisero contemporaneamente e si avvicinarono.
- Sto per dire una cosa di cui mi pentirò per sempre!- mormorò Fred.
Hermione rimase immobile, il cuore improvvisamente spento.
Oh cielo..
- E sarebbe?- chiese, nascondendo il terrore dietro ad un tono apparentemente sicuro.
Fred sorrise e le accarezzò la guancia. Si chinò leggermente e sfiorò le sue labbra. Era un tocco leggero, delicato, così lento che Hermione pensò che il tempo si fosse fermato.
Poi gli occhi di Fred cercarono i suoi. Le sorrise di nuovo.
- Resisterti è più difficile di quanto pensassi!- confessò.
Quelle parole furono come un fulmine in pieno petto. Il suo cuore riprese a battere rapidamente. Prima che potesse controllarle, le sue labbra si stesero in un sorriso. Hermione sentì il suo corpo più leggero e una strana, calda sensazione di beatitudine la invase. Fred la guardò con un’intensità che la fece arrossire. Si sentì ridicola. Sapeva di avere un’espressione del tutto idiota, ma non se ne preoccupò più di tanto.
La baciò un’ultima volta, poi si allontanò, camminando all’indietro verso le scale.
- Buonanotte, Granger!-
- Buonanotte, Weasley!- rispose lei.
Appena lo vide sparire, si diresse verso le scale del dormitorio femminile. Si infilò sotto le coperte, del tutto vestita. Non aveva voglia di cambiarsi. Voleva semplicemente chiudere gli occhi e addormentarsi, cullata da quella sensazione che continuava ad aleggiare nella sua mente. E nel suo cuore.
Prima di scivolare nel sonno, Hermione si accorse che, quella sensazione magica, era pura e semplice felicità!
 






 
Dice l’Autrice:
 
 
Salve :)
Capitolo un po’ più corto del solito, lo so! Ma non volevo dilungarmi troppo, anche perché i prossimi capitoli saranno piuttosto lunghi! Questo capitolo è dedicato in particolare a Hoon21 e anche a tutti voi, che continuate a seguire le mie follie e a sostenermi! Grazie davvero di cuore, perché senza il vostro calore questa storia non esisterebbe!
Lascio a voi i commenti e..be’ grazie ancora! :)
Un bacio!
Amy :)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** I Corridoi di Hogwarts ***


Capitolo 14
I Corridoi di Hogwarts

 
 
 
 
 
 
Ginny stava correndo.
Capitava spesso in quei giorni. Organizzare quel Pigiama Coso nella Stanza delle Necessità non era stata un’impresa semplice. La parte più difficile era stata nascondere tutto a Hermione! Odiava mentirle. Ron l’aveva addirittura minacciata di farle pronunciare un Voto Infrangibile, il che, a persone molto più sane di mente come Harry, era sembrato un tantino esagerato.
Svoltò bruscamente l’angolo, leggendo per l’ennesima volta la lista di dolci di Mielandia che avrebbe dovuto consegnare a Harry. Il Prescelto si sarebbe introdotto a Mielandia passando per il tunnel segreto, avrebbe acquistato tutto il necessario e lo avrebbe riportato a Hogwarts sotto il Mantello dell’Invisibilità. Ricontrollò un paio di volte che ci fosse scritto tutto e svoltò un altro angolo.
- Ginny!-
Troppo tardi! Il suo piede inciampò sulla caviglia di Harry, le sue mani si allungarono istintivamente per aggrapparsi a lui e lo trovarono, stringendosi attorno alle sue spalle. Harry le afferrò la vita per sostenerla, ma perse l’equilibrio, ed entrambi caddero sul pavimento. La pergamena volteggiò nell’aria e atterrò accanto alla testa di Harry. Ginny rimase immobile a guardarlo. Harry arrossì e le sorrise.
- Ti stavo cercando!-
- Anche io!- rispose lei.
- Direi che ti ho trovata!- scherzò.
Ginny scoppiò a ridere. Rimasero a guardarsi, ma nessuno dei due mosse un passo per alzarsi. Perché dovevano? Si stava così bene su quel pavimento..
Ginny lasciò vagare lo sguardo su quel viso dolce. La cicatrice, portatrice di dolori e sofferenze, svettava sulla fronte del ragazzo. I capelli erano scompigliati come al solito. Gli occhi verdi, gli occhi della giovane Lily, erano così brillanti e intensi da sconvolgerla ogni volta che incontravano i suoi. Il cuore di Ginny perse un battito. E come sempre, in presenza di Harry, dimenticò di possedere un cervello e di saperlo usare anche piuttosto bene. Allungò il viso verso quello di Harry, dimenticandosi di essere stesa nel bel mezzo di un corridoio, dove chiunque poteva vederli. Sfiorò le sue labbra con un bacio, pentendosene due secondi dopo. Premette con forza le mani sulla pietra per allontanarsi, ma la presa di Harry attorno alla sua vita divenne più forte. Il tempo di un respiro, e Harry Potter la stava baciando.
Harry Potter la stava baciando, su un pavimento, in un corridoio deserto di un sabato mattina..
Harry Potter la stava baciando, mentre erano stesi sul pavimento..
La stava baciando..
Svegliati, Ginny!
Riuscì a riemergere dallo stupore e ricambiò il bacio, con uno slancio improvviso di energia. Strinse i suoi capelli scuri fra le dita e si abbandonò completamente fra le sue braccia. Rimasero su quel pavimento per un tempo che le sembrò infinito. Harry giocò con i suoi lunghi capelli rossi e le accarezzò la schiena. La timidezza e l’indole docile che lo avevano sempre caratterizzato sembravano essere scomparse. Dopo quelle che sembravano ore, si rialzarono, rossi in viso e con il respiro affannato. Rimasero un istante a guardarsi negli occhi, poi Ginny si chinò e raccolse la pergamena.
- Questa è la lista di Mielandia!- disse, schiarendosi la voce.
Harry annuì e la prese fra le mani. Incrociò lo sguardo di Ginny, incerto. Non sapeva cosa fare, né cosa dire. Ginny, che provava praticamente la stessa cosa, sorrise tranquilla e per Harry quello fu sufficiente. Le afferrò la mano e salì a circondarle il viso con l’altra. La baciò con intensità, cercando di trasmettere in quel bacio tutto quello che provava. Sorridendo, Ginny circondò il suo collo con le braccia e ricambiò il bacio.
Lo so, Harry..
 
 
 
 
 
 
 
Neville inciampò su un difetto del pavimento, ma riuscì a tenersi in piedi, per miracolo. Sbuffando infastidito dalla sua stessa goffaggine, ciondolò nel corridoio fino a raggiungere la quinta aula sulla destra. Entrò, guardandosi intorno e sperando che nessuno lo vedesse. Raggiunse l’armadio sulla sinistra e cercò.
Terzo scaffale...terzo scaffale..ti odio George!
No, non era vero..non odiava George! Ma con tutte le persone che c’erano, proprio a lui doveva dare quel compito? E con tutti i posti che c’erano, i gemelli dovevano nascondere qualcosa proprio nell’aula di Difesa? Sotto gli occhi della Umbridge?
Con un sospiro lamentoso, colpì il terzo scaffale con la bacchetta. Quello si rovesciò magicamente. I libri e le bottiglie posati sopra rimasero perfettamente incollati e ciondolarono al contrario. La superficie prima vuota dello scaffale si riempì improvvisamente di piccole scatole colorate e strane polveri. Neville raccolse ogni cosa e la gettò in una piccola sacca che i gemelli avevano stregato. Incantesimo Estensivo Irriconoscibile. Quei due erano geniali!
Tremando, sistemò lo scaffale, chiuse l’armadio e uscì dall’aula. Corse così velocemente che chiunque avrebbe potuto sospettare che nascondesse qualcosa, ma non se ne curò. Svoltò l’angolo e incontrò Harry e Ginny. Si stavano guardando, sorridendo come se fossero un po’ tonti. Neville li fissò entrambi e ricambiò il sorriso che entrambi gli rivolsero.
- State bene?- chiese.
Ginny annuì. – Tutto bene. Hai finito?-
Neville sollevò la sacca. – Sto andando da George!-
Harry gli diede una pacca sulla spalla. – Vado a finire il mio lavoro. Ci vediamo più tardi!-
Neville vide il ragazzo soffermarsi su Ginny con un’espressione beota e poi scappare via. Ginny lo seguì con lo sguardo, poi tornò a sorridere a Neville. Ridendo, corse verso di lui e si lanciò fra le sue braccia. Imbarazzato, Neville la abbracciò.
Stanno impazzendo tutti..
Ginny gli stampò un sonoro bacio sulla guancia e disse: - Grazie Neville!-
- Per cosa?- chiese lui, allibito e perplesso.
La ragazza, sempre ridendo, scosse le spalle. – Non ne ho la più pallida idea! Forse per essermi amico! Anzi sì, sicuramente per quello! Grazie di essere mio amico!-
Sorridendo, corse via. Neville rimase in piedi a fissare il punto in cui era scomparsa. Qualcosa non andava..
Poco dopo, raggiunse George nell’aula al quinto piano. Era con Fred e stavano facendo esplodere qualcosa nel calderone.
- Fatto?- chiese Fred.
Neville annuì e lanciò la sacca fra le braccia di George. – Vostra sorella è pazza!-
- Lo sappiamo!- risposero insieme.
Senza aggiungere altro alla conversazione, Neville uscì e riprese la sua strada verso il dormitorio. Aveva ancora un’ultima cosa da fare!
- Neville!-
Il ragazzo si girò spaventato, ma era solo Luna che saltellava nella sua direzione.
- Ho trovato un incantesimo perfetto per trasformare delle zucche in cuscini!- annunciò.
Neville sollevò un sopracciglio. – E allora?-
- Potrebbe essere divertente!- rispose lei, con un sorriso radioso. – Portiamo delle zucche nella Stanza, impariamo l’incantesimo e chi riuscirà ad eseguirlo dormirà con un cuscino!-
- E gli altri?- chiese preoccupato.
- Niente cuscino!-
- Luna, come portiamo delle zucche nella Stanza? Ma soprattutto, dove le troviamo delle zucche?- chiese esasperato.
- Trasfiguriamo delle noci! Ho già trovato l’incantesimo!- rispose lei sicura.
Neville sospirò e, suo malgrado, sorrise. – Vieni con me a cercare Hermione?-
- Ok!- rispose lei e passò un braccio sotto il suo, cominciando a tirarlo per il corridoio.
Stanno decisamente impazzendo tutti..
 
 
 
 
 
 
 
Luna Lovegood saltellava nel corridoio, cercando Neville. O uno qualsiasi dell’ES. Aveva avuto un’idea fantastica, un gioco divertentissimo per procurarsi dei cuscini. Vide Ginny correre nella direzione opposta.
- Ciao Luna!- esclamò Ginny e la abbracciò forte.
- Stai bene?- le chiese Luna.
Ginny annuì. – Sto andando da Fred e George!-
- Io ho avuto un’idea su un gioco che potremmo fare! Si chiama “Trasforma la tua zucca”!-
- Sembra fantastico! Più tardi mi spieghi come funziona, adesso devo scappare!- annunciò lei.
- Hai visto Neville?- le urlò dietro Luna.
- No, mi dispiace!- rispose lei, camminando all’indietro.
Luna cominciò a vagare tra i corridoi in cerca del suo amico. Pensò alle probabilità che si fosse confuso, a causa dei Gorgosprizzi che invadevano il suo cervello, e  che avesse sbagliato strada, finendo in una qualche stanza oscura del castello. Gli ripeteva ogni giorno di bere il suo infuso speciale, ma lui non le dava mai retta!
Proprio in quel momento, lo vide.
- Neville!- gridò.
Il ragazzo si voltò di scatto, già pronto, probabilmente, a doversi difendere da un attacco a sorpresa di un Serpeverde. Luna sorrise.
Che fifone...
- Ho trovato un incantesimo perfetto per trasformare delle zucche in cuscini!- annunciò lei.
Neville sollevò un sopracciglio. – E allora?-
- Potrebbe essere divertente!- rispose lei, con un sorriso radioso. – Portiamo delle zucche nella Stanza, impariamo l’incantesimo e chi riuscirà ad eseguirlo dormirà con un cuscino!-
Luna non si preoccupò dell’espressione corrucciata che Neville le rivolse.
- E gli altri?-
- Niente cuscino!-
- Luna, come portiamo delle zucche nella Stanza? Ma soprattutto, dove le troviamo delle zucche?- chiese esasperato.
- Trasfiguriamo delle noci! Ho già trovato l’incantesimo!- rispose lei sicura.
Neville sospirò, ma Luna vide le sue labbra aprirsi in un sorriso. – Vieni con me a cercare Hermione?-
- Ok!- rispose lei e passò un braccio sotto il suo, cominciando a tirarlo per il corridoio. – Dove andiamo?-
- Dovrebbe essere con Ron! Stanno sistemando la Stanza!- rispose lui.
- Sai, penso che Ron e Lavanda siano proprio una bella coppia!- commentò lei.
Neville la guardò con indifferenza. – Sì, anche se pensavo che a Ron piacesse Hermione!-
- Forse, ma sicuramente a Hermione non piace Ron!- rispose lei.
Neville alzò un sopracciglio. – Come fai a saperlo?-
Luna sorrise e si fermò davanti all’ingresso nascosto della Stanza delle Necessità. Lasciò la presa sul braccio di Neville e si parò davanti a lui con un sorriso.
- Basta guardarla, per capire che ha occhi solo per un altro!- rispose.
- E chi?-
- Neville dovresti soffermarti a guardare più spesso le persone intorno a te. Sono affascinanti!- disse, con la sua solita voce trasognata.
- Ma quindi chi piace a Hermione?-
- Non posso dirtelo. Non credo che lei voglia farlo sapere a tutti, altrimenti lo avrebbe già detto ai suoi amici!-
- Ma noi siamo amici suoi!- puntualizzò lui.
Luna lo guardò sorridendo e annuì. – Sì, è vero..che cosa dolce!- mormorò, perdendosi nei suoi pensieri.
Neville rimase immobile per un po’ a contemplarla, poi scosse la testa. Luna tornò al presente e guardò il ragazzo. Gli occhi scuri erano pozzi profondi in cui volteggiavano pensieri ed emozioni che Neville non rivelava, ma che lei poteva vedere. I capelli scompigliati gli donavano un’aria sbarazzina, ma semplice. Neville era così diverso dagli altri. Era forse l’unico ragazzo, a parte Harry Potter, a guardarla come se lei fosse una persona come tutte le altre. I suoi amici le volevano bene, e Luna voleva bene a loro. Ma Neville la guardava in modo diverso, come se volesse che lei leggesse quei pensieri attraverso i suoi occhi perché sapeva di non poterli dire ad alta voce.
- Neville?- lo chiamò.
Lui la guardò. – Sì?-
- Tu sei mio amico?- chiese.
Neville arrossì. – Certo che sono tuo amico!-
Luna sorrise felice. Ancora una volta, aveva letto altro nei suoi occhi. Questa volta, era sicura di ciò che aveva visto. Perché stava pensando esattamente alla stessa cosa.
Allungò una mano e scompigliò i capelli del ragazzo.
- Lo penso anche io!- commentò.
Neville aggrottò la fronte. – Cosa?-
- Quello che hai appena pensato!- rispose lei, sorridendo tranquilla.
Neville passò varie sfumature di rosso e arancione, prima di borbottare. – C-come fai a sapere cosa stavo pensando?-
Per tutta risposta, Luna si alzò sulle punte e posò un piccolo bacio sulle sue labbra.
- Lo so e basta!- rispose, sorridendo.
Neville arrossì e si toccò le labbra, guardandola allibito. La porta della Stanza delle Necessità si aprì e Ron uscì.
- Cosa fate lì impalati? Entrate a darle una mano! Io vado a cercare Lavanda!-
Ron sparì e Luna rivolse un’occhiata allegra a Neville, sempre pietrificato. Ridendo, lo prese per mano e lo trascinò nella Stanza.
Forse non sono Gorgosprizzi, quelli nella sua testa..
 
 
 
 
 
 
 
Ron correva nei corridoi in cerca di Lavanda. Vide Ginny uscire di soppiatto dall’aula del quinto piano dove Fred e George stavano ideando un altro dei loro Tiri Vispi. Prese la direzione opposta della sorella e, finalmente, incrociò la sua ragazza.
- Ehi!- la chiamò.
Lavanda si voltò di scatto e, con un sorriso radioso, corse nella sua direzione. Lo abbracciò e lo baciò dolcemente.
- Ti stavo cercando!- disse, cinguettando.
Ron sorrise. – Sì, anche io!-
- Hermione ha bisogno di una mano?-
- Ci sono Luna e Neville!- rispose lui.
- Allora perché mi cercavi?- chiese perplessa.
Ron arrossì. Nonostante si frequentassero ormai da tempo, non riusciva proprio a capacitarsi del fatto che quella fosse la sua ragazza e che non doveva sentirsi imbarazzato se desiderava stare con lei. Anche perché desiderava stare con lei parecchie volte al giorno, e arrossire come un bambino di undici anni ogni volta era davvero sconcertante. Lavanda annuì e sorrise comprensiva.
- Penso che possano fare a meno di noi per qualche minuto!- esclamò.
- E per il resto della giornata?- chiese Ron.
La ragazza scoppiò a ridere e lo trascinò in un’aula vuota. Ron lasciò che i pensieri scomparissero dalla sua mente. Strinse la sua ragazza fra le braccia e la baciò intensamente. Non avevano molto tempo, ma ne avrebbero fatto tesoro. Accarezzò i suoi lunghi capelli e il suo corpo morbido. Quando la baciava, dimenticava l’imbarazzo e l’incertezza. Diventava coraggioso e temerario. Il Ron Weasley che nessuno, a parte forse Harry e Hermione, aveva mai visto. Si chiese quanti passi avanti avrebbe fatto con Lavanda. Si chiese fino a che punto sarebbe andata avanti. Avrebbe perso la verginità con lei? Era strano..aveva sempre pensato che Hermione potesse essere l’unica ragazza a cui avrebbe venduto anima, cuore e verginità. Ma il sorriso di Hermione non provocava ormai più niente in lui. Lavanda era diventata tutto. Qualcosa si agitò infondo alla sua mente. Hermione era felice. Non sapeva perché, ma lo era. Una leggera e storta nota di gelosia aleggiò nel suo cuore. Non era lui a renderla felice e non lo sarebbe mai stato. Ma non aveva importanza, rispose a se stesso. Le calde labbra di Lavanda contavano veramente. Lei contava per davvero. Hermione era solo il suo passato e sarebbe stata il suo futuro, anche se in un modo diverso da come aveva pensato all’inizio.
Ricordò la ragazzina con i capelli cespugliosi che gridava impaurita mentre un Troll di montagna tentava di ucciderla. Sorrise al ricordo e affondò le mani fra i capelli della sua ragazza. Chiunque si sarebbe innamorato di lei. Ma Hermione non era quella giusta. Non era quella perfetta. Strinse fra le braccia Lavanda e il suo cuore saltellò felice.
La persona giusta esiste..basta aprire gli occhi e guardarla!
 
 
 
 
 
 
 
Dean Thomas correva in direzione del quinto piano. Fred e George sparivano sempre quando c’era più bisogno di loro. Lee non riusciva a ricordare l’Incantesimo con cui avevano protetto le scorte di Whisky Incendiario. Pensò alla faccia che Hermione avrebbe fatto quando avesse scoperto di quante bottiglie si trattava. Scoppiò a ridere da solo come un idiota: avrebbe sicuramente dato fuoco ai gemelli!
Vide Ron e Lavanda uscire da un’aula vuoti con i capelli in disordine e scosse la testa divertito.
- Avete visto Fred e George?- chiese.
Ron arrossì e rispose: - Sono nella loro aula!-
In quel momento, Seamus li raggiunse. – Ho bisogno di Fred e George! E li sta cercando anche Angelina!-
Dean prese Seamus per una spalla e rispose. – Ci andiamo insieme! Non datevi troppo da fare voi due, eh!-
- Dean!-
L’urlo infuriato di Lavanda, fece ridere tutti.
- A proposito: ti cerca Calì!- disse Seamus a Lavanda.
Dean guardò il suo migliore amico con un sorrisetto perfido e, mentre si allontanavano, mormorò. – E quando l’hai vista?-
- Due secondi dopo aver incrociato Angelina!- rispose lui tranquillo.
- Vuoi parlarmene?-
- Certo! Così dopo cominciamo a parlare di Alicia!-
- Ti detesto, Seamus!-
- Ti voglio bene anche io, Dean!-
 
 
 
 
 
 
 
- Seamus!-
- Angelina!-
- Hai visto Fred? O George? O Lee?- chiese esasperata.
- No perché? Hanno combinato qualcosa?- chiese lui, divertito.
Angelina sbuffò. – Katie ha ingerito per sbaglio una Pasticca Vomitosa, ma la parte buona le è caduta dentro il lavandino! Mi servono i gemelli, o Lee!-
- Stavo cercando Dean,  che li stava cercando, perciò se trovo Dean trovo i gemelli e se trovo i gemelli ti avviso!-
- Benissimo, grazie!- rispose lei, con un sorriso frettoloso e corse via, alla disperata ricerca di qualcuno che la aiutasse.
Sorridendo, Seamus riprese la sua strada. Calì comparve all’improvviso.
- Ciao!- lo salutò.
- Ehi!-
- Hai visto..-
- Fred e George?-
- No, perché?- chiese lei perplessa.
Seamus scosse le spalle. – Mezza Hogwarts li sta cercando!-
Calì sorrise. Quanto era bella quando sorrideva in quel modo. A voler essere sinceri, era bella sempre. Quei capelli scuri, quasi sempre legati in una treccia, ricadevano sulle sue spalle come inchiostro liquido. Il viso dai lineamenti scuri e profondi brillava, illuminandosi quasi sempre in sorrisi sinceri e radiosi. Era bella. Più bella di qualsiasi altra ragazza di Hogwarts..
- Stasera sarà divertente!- disse Seamus, desideroso di stare ancora con lei a parlare.
Potevi dire qualcosa di più stupido ed inutile? Non credo..
Calì annuì. – Già, sicuramente. E sarà bello festeggiare sotto gli occhi da rospo della Umbridge!- aggiunse, abbassando la voce.
Seamus sorrise. – Sarà una gioia assistere alla sua lezione, lunedì!-
- Magari potremmo dormire vicini, stasera. Se ti va?- aggiunse, arrossendo.
È stupenda anche quando diventa rossa..
- Sì, sarebbe fantastico!- rispose, sorridendole.
- Ok, allora..a più tardi! Vado a cercare Lavanda!-
Seamus la guardò camminare e sorrise, piantato nel mezzo del corridoio come un idiota. La festa si avvicinava, eppure il tempo sembrava scorrere piano. Troppo piano!
 
 
 
 
 
 
- Lavanda!- urlò Calì.
Finalmente l’aveva trovata. Stava salutando Ron.
- Ho visto Seamus!- esclamò, abbracciando l’amica.
Lei sorrise. – Sì lo so!- rispose.
Calì sollevò un sopracciglio. – Come fai a saperlo?-
Lavanda sollevò un sopracciglio e Calì annuì. Insieme conclusero: - I corridoi di Hogwarts!-
- E cos’è successo?- chiese Lavanda, curiosa.
Calì le afferrò il braccio e cominciò a camminare.
- Perché tutti cercano Fred e George?- chiese curiosa.
- Non lo so, ma sembrano essere diventati più importanti del Ministro della Magia!-
Ridendo, Calì iniziò a raccontare alla sua migliore amica ciò che Seamus aveva detto. Era troppo emozionata. Quella sera, forse, sarebbero cambiate tante cose!
 
 
 
 
 
 
 
Katie stava vomitando nel bagno delle ragazze. La porta si aprì di scatto e una mano le infilò a forza una caramella colorata in gola. Katie tossi e i conati si interruppero all’improvviso. Chiuse gli occhi e riprese a respirare normalmente, la testa finalmente libera dalle vertigini. Avrebbe ucciso Fred e George. Anche Lee, dato che c’era! Sentì l’acqua del lavandino scorrere e qualcuno lavarsi le mani.
- Grazie, Angelina!- borbottò.
- Non sono Angelina!- sbottò Lee offeso.
Katie spalancò gli occhi e si voltò di scatto. Lee si stava asciugando le mani e stava sorridendo in direzione della ragazza.
- Lee!-
- Ciao!-
- Ma sei nel bagno delle ragazze!-
Il ragazzo si guardò intorno. – Gran bel posto!-
Katie alzò gli occhi al cielo. – Come facevi a sapere che ero qui?-
- Sono sceso a cercare Fred e George, perché non ricordavo come sciogliere l’incantesimo di protezione sulle scorte e Dean ci stava mettendo troppo tempo. Quel ragazzo è più lento di una Lumaca Carnivora! Mi annoiavo a morte, così sono andato in cerca di quei due Bolidi in versione umana! Ma non li trovavo da nessuna parte. Ho solo visto Luna uscire dalla Stanza delle Necessità e parlava con Neville di Gorgosprizzi. Strano ma vero, Neville sorrideva! Poi ho deciso di provare al quinto piano, ma erano già spariti anche da lì. Finalmente, poi, ho incontrato qualcuno: Seamus e Dean, che hanno incontrato prima Angelina, che gli aveva detto..-
Katie alzò una mano di scatto e disse: – Fermati! Mi sta tornando la nausea!
Lee sorrise e si lasciò scivolare sul pavimento, accanto a Katie. – Che ci facevi con una Pasticca Vomitosa?-
- L’ho scambiata per una caramella!- borbottò lei.
- Sei molto carina! Il pallore ti fa sembrare una creatura uscita dalla Foresta Proibita, ma in senso buono! È un fascino raro! Potresti quasi lanciare una nuova moda! Fred e George ci guadagnerebbero parecchio..ehi! Ti va di fare da cavia per qualche esperimento?- chiese, battendo le mani eccitato.
Katie lo guardò, esasperata. – Voglio ricominciare a vomitare..- borbottò.
Lee scoppiò a ridere e la aiutò ad alzarsi in piedi.
- In forma, Bell! Abbiamo un sacco di cose da fare! Cerchiamo Fred e George!-
- Buona idea, Jordan! Così posso ucciderli!- sbottò lei infuriata.
Lee la seguì ridendo, sperando che scherzasse.
 
 
 
 
 
 
Alicia cercava Angelina. Che cercava Fred. O George.
O Lee. Che cercava Fred. O George.
Che era sparito.
I corridoi di Hogwarts! Non puoi uscirne vivo!
Katie sembrava svanita, stessa cosa per Angelina. Nessuno dell’ES era in circolazione. Ma dove si erano cacciati tutti?
Camminò infuriata a passo di marcia e per poco non travolse Dean Thomas. Finì letteralmente fra le sue braccia.
- Dean! Santo Merlino, finalmente ho trovato qualcuno! Sai dove..-
- No! Non ho visto Fred e George!- rispose lui pronto.
- Angelina?-
- Nemmeno!-
- Dannazione!- sbottò lei.
Erano ancora abbracciati. Alicia stringeva con forza il maglione di Dean e fissava le striature grigie con la mente da tutt’altra parte. Dove potevano essersi cacciati?
- Alicia?- la chiamò lui, schiarendosi la voce.
- Sì?- rispose lei, alzando la testa.
Erano vicini. Molto vicini.
- Oh, scusa!- mormorò lei, imbarazzata, allentando la presa e provando ad allontanarsi. Ma l’orologio di Dean, in quell’istante, si impigliò nel suo maglione e lei scattò in avanti, appoggiando le mani sul suo petto. Sentì i muscoli del ragazzo contrarsi.
- Scusa!- mormorò lui, avvolgendola con le braccia e cercando di liberare l’orologio con la mano libera. La strinse a sé. Alicia sfiorò con la fronte il suo viso. I suoi occhi caddero sulla pelle scura del suo collo. Come avrebbe voluto avvicinare le labbra..
Controllati!
L’orologio fu libero in pochi secondi. Alicia si allontanò, respirando imbarazzata e sorrise.
- Vado a cercare..Angelina!- aggiunse incerta.
Dean sembrava sul punto di svenire. Aveva gli occhi lucidi e lo sguardo imbarazzato. Scacciò l’aria con la mano e rispose: - Sì io vado a..cercare..non lo so..a fare qualcosa!- balbettò.
Alicia sorrise. – Rilassati, Thomas! Abbiamo davanti una lunga notte da passare insieme!-
Corse via, sorridendo e imprimendo bene nella memoria l’espressione sconvolta di Dean.
 
 
 
 
 
 
 
George cercava Fred. Ancora non capiva come aveva fatto a perdere il suo gemello!
Maledetti corridoi di Hogwarts!
In quel momento, vide Lee e Katie avvicinarsi. Lee sorrideva come un imbecille e Katie stringeva i pugni furiosa. Non perse tempo a preoccuparsi della situazione: Lee era idiota metà del suo tempo e Katie era furiosa per buona parte del suo! Il fatto che fossero insieme, poteva essere solo un buon segno.
- Lee! Cervello di gallina! Dov’è George?- chiese, infastidito.
- George, piantala!- sbottò Katie.
- Senza nemmeno guardarmi bene? Sono basito!- si complimentò lui.
Lee intervenne, passando un braccio attorno a Katie. – Ha vomitato finora per colpa vostra, perciò esagera con i complimenti!-
- Mi dispiace!- esclamò George, sorridendo.
- Se fosse vero, mi preoccuperei!- sbottò Katie. – Vado a cercare Angelina!-
- Perché?-
- Perché Alicia la sta cercando!-
- L’abbiamo appena incontrata! Aveva un’aria strana..- aggiunse Lee, pensieroso. – Comunque, hai visto Dean?-
- No!- rispose George. – Perché?-
Ma Lee non rispose. Seguì Katie con lo sguardo lungo il corridoio e la osservò mentre girava l’angolo. George gli concesse qualche minuto. No, ok, qualche secondo. Poi schioccò le dita.
- Jordan, torna fra noi!-
- E’ bellissima!-  mormorò, sorridendo.
- Splendida come una Veela! Adesso puoi toglierti quell’espressione da Vermicolo dalla faccia?-
- Scusa! Avevo mandato Dean a cercarti, perché non ricordo come liberare le scorte di Whisky!-
George alzò gli occhi al cielo. – Sei utile come lo shampoo per Piton!-
- E anche quanto Dean, direi! Inoltre ti cercava anche Angelina, ma penso per il fatto che Katie stesse vomitando in bagno. Speriamo che la trovi prima di te, altrimenti si arrabbierà molto! Dov’è Fred?- chiese poi stupito, guardandosi intorno.
- Ti sei accorto adesso della sua assenza?- sbottò George. – Sono secoli che lo cerco! Ci siamo separati! Luna ha detto che Neville mi stava cercando, così sono uscito per andargli incontro. Ginny aveva bisogno di Fred, ma non si sono ancora incontrati!-
In quel momento, videro Ginny e Harry camminare verso di loro. Harry reggeva una sacca apparentemente vuota.
- E’ fatta!- disse semplicemente.
George sorrise e si leccò le labbra. – Mi hai preso le Piume di Zucchero?-
Ginny alzò gli occhi al cielo. – Dov’è Fred?-
- Svanito!- rispose Lee, imitando l’aria mistica della Cooman.
Harry lo fissò con un sopracciglio alzato. – Ma aveva detto che ci saremmo incontrati per scendere insieme nelle cucine!-
- Lo so, ma non lo trovo più nemmeno io!- borbottò George.
- Forse ha di meglio da fare!- commentò Harry, nascondendo un sorriso.
Ginny lo fulminò con lo sguardo nello stesso istante in cui Lee, riemerso da chissà quale pensiero, apriva bocca per impicciarsi. La voce di Hermione interruppe il suo tentativo.
- Finalmente!- gridò la ragazza. – Vi cerco da un’ora!- sbottò infuriata, unendosi a loro.
George sorrise guardando il pavimento. – No, non ha di meglio da fare!- mormorò.
- Cosa?- chiese lei.
- Niente!-
- Avete visto Fred?- chiese Hermione.
Ginny si passò una mano sul viso. – Odio i corridoi di Hogwarts!-
- Va bene, ragazzi! Niente panico!- esclamò Lee. Allargò le braccia in modo teatrale e cominciò a imporre direttive. – Io cerco Fred giù nelle cucine, magari è già sceso lì! Hermione, tu aspetta nella stanza al quinto piano, nel caso tornasse. Harry, Ginny, voi andate in Sala Comune. George..-
- Io vado nella Stanza delle Necessità!- concluse lui. Non si sarebbe fatto dare un ordine da Lee. Non permetteva a nessuno di dargli ordini. Figuriamoci a Lee!
Il gruppo si divise. George vide Hermione sbuffare e ripartire a passo di marcia verso l’aula del quinto piano. Sorrise scuotendo la testa e si incamminò per raggiungere la Stanza delle Necessità. Scrutò i corridoi attentamente, ma non vide Fred da nessuna parte. Sembrava veramente svanito nel nulla. Ma dove diavolo si era cacciato suo fratello?
Se la prima a trovarlo è Hermione, allora siamo fregati...
 
 
 
 
 
 
 
- Fred!- gridò Angelina. Era indecisa se estrarre la bacchetta e schiantarlo subito o se chiedergli prima l’antidoto per Katie.
- Sono George!- borbottò lui offeso.
Angelina, con la mano già a metà strada verso la tasca, sollevò gli occhi al cielo e sbuffò. – E’ uguale! Mi serve aiuto! Katie sta..-
- Sta bene! Lee l’ha trovata e l’ha curata!- concluse lui, sorridendo.
Le spalle di Angelina si rilassarono. – Ah, bene. La prossima volta che succede una cosa simile, giuro che ve la faccio pagare!- minacciò, puntandogli l’indice contro.
George era l’immagine della spensieratezza. Sorrideva tranquillo, come se Angelina gli avesse appena detto che le lezioni erano state sospese fino alle vacanze di Natale.
- Togliti quel sorriso idiota dalla faccia!- sbottò lei.
- Angelina rilassati!- rispose lui tranquillo, incrociando le braccia. – Goditi questo momento perfetto in mia presenza!-
Involontariamente, Angelina arrossì. E si maledisse per averlo fatto. Perché, ultimamente, George Weasley aveva il potere di metterla in difficoltà. Era cominciato tutto quel giorno in infermeria, in attesa di sapere qualcosa sulle condizioni fisiche di Fred. Angelina era disperata. Aveva frequentato Fred Weasley per quasi sette mesi e ora lui rischiava di morire per colpa di un Bolide scagliato durante una partita. Lei era il Capitano, si sentiva responsabile, in un certo senso. E per quanto la storia con Fred non avesse funzionato, era comunque affezionata a lui. E quel giorno, George era lì. Al suo fianco. L’aveva abbracciata, l’aveva consolata, aveva smesso di piangere per farla ridere. George stava lottando contro un dolore ben superiore al suo, eppure lo aveva messo da parte per aiutarla. Perché erano amici da anni, da quando il Cappello Parlante li aveva smistati in Grifondoro, da quando avevano superato i provini di Baston, da quando i gemelli avevano fatto esplodere per sbaglio il suo calderone durante Pozioni, ricoprendo Piton con una sostanza viscida e nauseabonda. Erano sempre stati amici. Poi Fred le aveva chiesto di andare al Ballo del Ceppo con lui e lei aveva accettato. Non sapeva nemmeno perché. Fred le piaceva, ma non ne era mai stata innamorata. E Fred non era mai stato innamorato di lei. Angelina ne era consapevole. Si erano divertiti insieme, avevano passato un bel momento, ma poi era finita, perché era esattamente così che doveva andare.
Dal giorno dell’infermeria, però, qualcosa era cambiato, con George. La guardava. Spesso. E trovava sempre una scusa per infastidirla, o per lanciarle battute. Alla fine  del’ultimo allenamento, si era persino offerto di aiutarla a sistemare ed era rimasto con lei a studiare una nuova tattica per ore. George era diverso, era cambiato. Le cose, fra loro, stavano cambiando. Angelina lo sapeva, ed era terrorizzata.
Prima un gemello, poi l’altro..diventerai lo zimbello di Hogwarts!
Angelina odiava dipendere dalle opinioni altrui, ma non poteva non preoccuparsi per ciò che la gente avrebbe detto. Le persone, a Hogwarts, potevano diventare davvero crudeli. Infondo, però, le mancava solo un anno. Poi tutto sarebbe finito e il mondo si sarebbe dimenticato di Angelina e della sua evidente passione per la famiglia Weasley..o forse no?
E se lo avesse scambiato per Fred? Angelina provò un senso di nausea al solo pensiero. Immaginò se stessa baciare George e pensare a Fred, o viceversa. La nausea crebbe. No, non poteva essere. Non era così stupida. Non era più legata a Fred, non lo era mai stata veramente. Non poteva scambiarli. Punto.
George la guardava sorridendo, cercando forse di capire il dilemma interiore della ragazza. Schioccò le dita e Angelina trasalì.
- Sei ancora fra noi?- le chiese, prendendola in giro.
Angelina assottigliò lo sguardo. Un’idea malsana le aveva illuminato la mente. Doveva seguirla o lasciar perdere?
- Se io faccio un cosa, tu mi prometti che non commenterai, che non mi prenderai in giro e che non farai niente di stupido o insensato?- chiese, incrociando le braccia, con sguardo severo.
Il sorriso di George vacillò. Angelina si trattenne dal sorridere. Scherzosi, indipendenti e spavaldi, eppure bastava uno sguardo alla Molly Weasley per ridurre i gemelli a un cumulo di ceneri!
- Non sono bravo a mantenere le promesse!- tergiversò lui, recuperando un po’ di dignità.
Angelina sollevò un sopracciglio. – Puoi almeno provarci?- chiese, spazientita.
George allargò le braccia. – Hai la mia parola!- rispose, sorridendo.
Il sorriso di Angelina congelò quello di George. C’era qualcosa di assolutamente troppo vittorioso nello sguardo della ragazza. Prima di poterci ripensare, Angelina scattò in avanti e afferrò George per il maglione. Posò le labbra sulle sue e lo baciò. Fu l’istante più sconvolgente della sua vita.
Perché George non era Fred. Angelina si rese conto di essere stata una stupida a pensare di poterli scambiare. Non poteva succedere. Perché George non era Fred. Le sue labbra erano diverse. Era tutto diverso. Erano diverse le sue mani che la cercavano. Era diversa la sua lingua che danzava con la sua. Era diversa la travolgente passione con cui reagiva al suo bacio. George la strinse a sé e Angelina capì che tutto era diverso. Era George. Era sempre stato lui. Fred era solo una scusa, era un ripiego. Era una fuga. George era la risposta ai suoi dubbi e alle sue incertezze. Era ciò che cercava e che desiderava. Non avrebbe mai potuto confonderli. Erano così diversi. Il suo cuore non aveva mai reagito così, con Fred.
Strinse i suoi capelli fra le dita e sorrise, separandosi dalle sue labbra.
- Grazie!- esclamò Angelina, sorridendo.
George la guardò come se fosse pazza. – Prego..- mormorò, incerto.
- Ci vediamo stasera!- disse lei. Sfiorò le labbra di George e poi si voltò di scatto per andare via.
- Ma..-
- No!- esclamò lei, girandosi e camminando all’indietro. – Hai fatto una promessa, Weasley!-
Un ghigno prese forma sulle labbra di George. Angelina gli fece un occhiolino e sparì. Lungo la strada verso il dormitorio, ripensò a ciò che aveva fatto. Ora era sicura. Ora aveva le risposte. Sorrise al ritratto della Signora Grassa e pronunciò la parola d’ordine. Salì rapidamente nella sua stanza e si stese sul letto. Guardò il soffitto sorridendo, mentre una strana sensazione di calore le invadeva la mente.
Non manterrà mai la promessa..
Scoppiò a ridere da sola, improvvisamente felice. No, George non avrebbe mai mantenuto la promessa, lo conosceva fin troppo bene.
Ma infondo, era esattamente quello che lei voleva!
 
 
 
 
 
 
 
Fred Weasley vagava per i corridoi di Hogwarts in cerca di qualcuno. Uno chiunque. Gli sarebbe bastato anche Nick-quasi-senza-testa! Erano spariti tutti! George era scomparso e degli altri non c’era traccia da nessuna parte.
Dannati corridoi!
Finalmente, vide il suo gemello, appoggiato contro una parete del corridoio, le mani nelle tasche e l’espressione assorta.
- George?- lo chiamò, avvicinandosi.
Il gemello sollevò la testa e lo fissò con un’espressione che Fred reputò ridicola.
- Ti hanno confuso?- chiese Fred, preoccupato e divertito al tempo stesso.
George scosse la testa. – Non mi lancerò in spiegazioni dettagliate, perché non ne ho voglia, ma ho una domanda!-
Fred scosse le spalle. – Ok, sputa il rospo!-
- Se una ragazza ti chiede di mantenere una promessa, ma tu sai che in realtà ti sta chiedendo di fare esattamente l’opposto, e ti sfida apertamente a distruggere il tuo orgoglio per cedere a lei e alle sue provocazioni, tu cosa fai?-
- Mi prendi in giro?- chiese Fred, con evidente sarcasmo.
- No, sono serio!-
- George, è praticamente la stessa domanda che ti ho fatto io un po’ di settimane fa!- sbottò Fred, picchiando la fronte del gemello con due dita.
George impiegò qualche secondo per capire. – Santa Minerva, è vero! Ma quindi qual è la risposta?- chiese confuso.
Fred si passò una mano sul viso. – Hanno dato a entrambi la bellezza, ma il cervello non bastava per tutti e due!-
- Ecco perché l’hanno dato a me!-
- Di chi stiamo parlando?- chiese Fred curioso, sfoderando un ghigno malefico.
George lo fulminò con lo sguardo. – Lo sai benissimo!-
- Ma voglio sentirlo uscire dalla tua bocca!- lo sfidò lui, appoggiando una mano sull’orecchio.
- Piantala, o non ti dico dove ti sta aspettando la Granger!- lo minacciò.
- Perché, mi sta aspettando?- chiese Fred improvvisamente attento.
George alzò gli occhi al cielo. – Ti stavamo cercando tutti, così ci siamo divisi!-
- E lei dov’è?-
- Non credo che te lo dirò..-
- L’aula del quinto piano?-
- Ti detesto!- borbottò George.
Fred sorrise allegro e gli diede una pacca sulla spalla. – Su con la vita, Georgie!-
- Fred, dove vai?- sbottò spazientito, guardando il gemello indietreggiare.
- Che razza di domande fai?-
- Ma ti aspettano in cucina!-
- Fingiti me!-
- Non voglio fingere di essere un idiota!-
- Non ne hai bisogno, lo sei già!-
- Spero che la Granger ti butti dalla finestra!-
- Salutami Angelina!-
 
 
 
 
 
 
 
Hermione era stesa sui banchi ammassati alla parete e guardava il soffitto. Un’enorme, gigantesca ragnatela, ricopriva le travi di legno marcio. Qualche ragno vagava fra i bianchi intrecci. Uno aveva appena catturato una mosca succulenta e la stava infagottando. Hermione arricciò le labbra con disgusto. Se Ron fosse stato lì, sarebbe morto di paura. Hermione non aveva paura dei ragni. Aveva più paura dei serpenti, ma il fatto di avere una bacchetta e di essere una strega  la tranquillizzava. Poteva sempre incenerirli con un semplice sventolio di bacchetta! Sospirando, dondolò la gamba destra, che sporgeva dal banco e ciondolava solitaria. Aveva raccolto la sinistra sul banco e aveva incrociato le braccia sotto la testa. Il legno duro era scomodo, ma sempre meglio essere stesa che seduta. I ragni cominciavano ad annoiarla. Aspettava lì da un’ora ormai. Forse Fred era in cucina, o qualcun altro lo aveva trovato, ma si erano scordati di avvisarla. Conoscendo gli amici, poteva benissimo essere così!
Stava per alzarsi, ma il cigolio della porta la immobilizzò. Non si voltò nemmeno a guardarlo. Rimase immobile a fissare il soffitto, mentre un sorriso affiorava sulle sue labbra. Sentì dei passi avvicinarsi e qualcuno salire sui banchi affianco. Poi una mano le sfiorò i capelli e due occhi vispi si posarono su di lei.
- Cosa fai qui?- chiese divertito.
Lei sorrise. – Aspetto un idiota!-
- Lo aspetti da tanto?-
- Sì, ma non importa: è appena arrivato!-
Ridendo, Fred scese su di lei e la baciò.
- Sei consapevole che mezza Hogwarts ti sta cercando?- chiese lei, con cipiglio severo.
Fred annuì. – Io cercavo te, tu cercavi me..sono i corridoi di Hogwarts!- spiegò.
Hermione ignorò la stretta allo stomaco. – Mi stavi cercando?- chiese. La sua voce tremò e lei sperò che Fred non se ne fosse accorto.
Lui sorrise. – Avevo bisogno di te..- mormorò.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Perché?-
- Granger, che domande fai?- la prese in giro lui, prima di baciarla.
La sua mano scese ad accarezzarle un fianco. Avvicinò il corpo al suo e salì su di lei. Le mani di Hermione si spostarono da sotto la sua testa e gli circondarono la schiena. Sapevano di non poter continuare. Tutti stavano cercando Fred e, prima o poi, qualcuno sarebbe arrivato in quell’aula a disturbarli. Era meglio non rischiare. Lentamente, si separarono. Entrambi avrebbero preferito isolarsi dal resto del castello, ma avevano ancora troppe cose da fare. Scivolando, Fred scese dai banchi e la aiutò a sollevarsi, ma prima che Hermione potesse scendere, la abbracciò e ricominciò a baciarla, stringendole la schiena. Hermione afferrò la sua cravatta e lo avvicinò a sé. Lo sentì sorridere sulle labbra. Fermarsi era quasi impossibile, Hermione lo sapeva. Era una tentazione continua a cui sembrava impossibile opporre resistenza.
- Possono fare a meno di noi, ancora per un po’!- sussurrò lui, baciandole il collo.
Hermione cercò di uscire dall’oblio e tornare al presente. Posò una mano sulla guancia di Fred e allontanò il collo dalla sua bocca invitante.
- No, non possiamo!- borbottò, sorridendo.
Sorridendo, Fred la baciò un’ultima volta. E fu un errore. La porta si spalancò all’improvviso, spaventandoli.
- Hermione, hai visto..-
Si separarono bruscamente, ma era troppo tardi. Lee era in piedi, pietrificato davanti alla porta aperta, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
- Stavo per chiederti se avevi trovato Fred, ma penso che mi rimangerò la domanda: è evidente che l’hai trovato!- commentò, riprendendosi dallo stupore iniziale.
Fred ghignò e Hermione provò lo strano impulso di ucciderlo. Come faceva a sorridere, in quel momento?
- Lee, dillo a qualcuno e ti trasformo in uno Schiopodo!- lo minacciò Fred, sempre sorridendo.
Lee sorrise e sollevò le mani in segno di resa. – Il vostro segreto è al sicuro con me! Le mie più sentite condoglianze, Granger!- le disse, con un occhiolino e un sorriso ammiccante. Poi sparì, richiudendosi la porta alle spalle.
Hermione, immobile e rossa come una gelatina alla ciliegia, chiuse gli occhi sospirando.
- Tranquilla, Granger! Lee non ne farà parola con nessuno!-
- Non è quello che mi preoccupa!- borbottò lei, riaprendo gli occhi.
- Cosa allora?- chiese Fred perplesso.
Hermione sospirò, avvilita. - Oltre a quelle di George, ora dovrò sopportare anche le battute di Lee!-
Fred scoppiò a ridere e la sollevò, aiutandola a scendere dal banco. La prese per mano e la trascinò verso la porta.
- Granger, è la maledizione dei corridoi di Hogwarts: tutti cercano qualcosa e trovano esattamente quello che non dovevano trovare!-
Mentre camminavano in direzione delle cucine, Hermione ripensò a quelle parole. Nei corridoi di Hogwarts tutto poteva succedere, anche le cose più impensabili. Rivide tre ragazzini di undici anni correre in un corridoio deserto e oscuro del terzo piano. Rivide una porta di legno massiccio e rivede tre teste enormi ringhiare e squarciare l’aria con i denti affilati. Sorrise divertita e sbirciò Fred con la coda dell’occhio. Poco prima di entrare nelle cucine, lui le rivolse un sorriso malandrino e lei ricambiò.
Nei corridoi di Hogwarts, tutti cercavano qualcosa e trovavano quello che non dovevano trovare? Non sempre andava così, ma a volte, semplicemente, le persone non si accorgevano che ciò che trovavano era esattamente quello che stavano cercando..
 
 
 



 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Salve Mondo Magico!
Sono tornata!! Eccomi qui con il nuovo capitolo. Un capitolo un po’ diverso dal solito! Volevo inserire la storia degli altri personaggi e spero di aver reso l’idea della maledizione dei corridoi di Hogwarts! I prossimi due capitoli parleranno della festa!
Voglio ringraziarvi come sempre per il sostegno, per seguirmi, per commentare e per essere così magicamente fantastiche! Siete voi la fonte della mia fantasia e se questa storia esiste è solo merito vostro :) grazie davvero!
Ora, in alto le bacchette e..recensite! Vi è piaciuta l’idea dei corridoi? Fatemi sapere che ne pensate!
Tanti baci di Mielandia!
Amy :)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Il Gioco delle Catene e delle Verità ***


Capitolo 15
Il Gioco delle Catene e delle Verità
 
 
 
 
 
 
 
Quando Hermione entrò nella Stanza delle Necessità pensò veramente di aver sbagliato posto. Perché quella non era la stessa stanza di sempre. Non era la stanza delle Esercitazioni e non era la stanza dell’ultima festa.
Pile immense di coperte e cuscini giacevano ai lati di una stanza non troppo grande. Su un basso tavolo accostato alla parete di destra, il cibo preparato dagli Elfi aspettava di essere consumato. Lee aveva riempito un calderone con un liquido dall’aspetto inquietante, Hermione non si soffermò a chiedersi cosa contenesse. Al centro, dei materassi formavano una gigantesca e morbida piattaforma. Il soffitto era basso e centinaia di candele galleggiavano nell’aria. La luce giallastra delle candele era la sola illuminazione della stanza. Seamus aveva stregato delle fiamme argentate che si rincorrevano per tutta la stanza. Hermione sorrise nel vederle. Seamus era bravo quasi quanto lei a giocare con le fiamme. Quasi, perché Hermione non aveva la sua stessa tendenza a far esplodere qualunque cosa le capitasse a tiro!
Infondo a destra, la Stanza aveva ricreato gli stessi bagni del giorno della prima festa. L’angolo dedicato al Whisky era stato spostato accanto alla piattaforma di materassi. Calì era seduta a gambe incrociate su un materasso e stava trasfigurando dei tovaglioli in piccoli uccelli di stoffa. Alcuni riuscirono a sollevarsi e volteggiare per aria, altri crollarono al suolo afflosciandosi. Lavanda scoppiò a ridere e ne raccolse uno, gettandolo verso l’amica che ritentò con l’incantesimo.
- E’ bello questo posto, vero?- chiese Harry a Hermione, notando il suo sguardo meravigliato.
- Sì ..è bellissimo..- mormorò Hermione. Ma non stava più guardando la Stanza. Il suo sguardo era caduto pochi metri più avanti, dove Fred stava agitando la bacchetta su un bicchiere di Whisky che volò improvvisamente in aria e traballò leggermente, prima di inclinarsi. George aprì la bocca e il Whisky scivolò dal bicchiere in una cascata ambrata. Angelina e Alicia fissavano la scena con le sopracciglia inarcate e un’espressione perplessa. Fred scoppiò a ridere quando George rischiò di soffocare. Lo spazio attorno a Hermione sembrò restringersi. Vide la luce divertita negli occhi di Fred e la sua risata, quella risata che ormai conosceva fin troppo bene, le riempì la mente. I suoni si ovattarono e la sua risata riecheggiò dentro di lei. Lo stava palesemente contemplando. Non poteva farne a meno. Scosse la testa, tornando al presente e si avvicinò lentamente al gruppetto.
- Che cosa tentano di fare?- chiese sottovoce alle ragazze.
Angelina si girò verso di lei e le sussurrò all’orecchio. – Non ne ho la più pallida idea, ma ho paura di scoprirlo!-
Lee batté le mani ridendo. – Sempre il primo a perdere, George!-
Il ragazzo, per tutta risposta, afferrò un cuscino e glielo lanciò. – Arriverà anche il tuo turno!-
George aprì la bocca per ribattere, ma Harry li richiamò tutti al centro della Stanza. Finalmente , erano arrivati tutti quanti. Hermione considerò piuttosto brillante l’idea di contenere l’invito ai membri di Grifondoro, fatta eccezione per Luna. Se non altro, sarebbe stato più difficile scoprirli!
Si radunarono tutti sui materassi. Harry si sistemò in piedi al centro e li guardò sorridendo.
- Ok, siamo riusciti ad organizzare un’altra festa senza essere scovati dalla Umbridge e lo considero un vero traguardo personale. Siete praticamente i membri onorari dell’ES nonché le persone più care che ho al mondo. Perciò propongo un brindisi!- esclamò e agitò la bacchetta. Bicchieri di Whisky atterrarono fra le mani di ognuno. – All’amicizia!-
-  A Harry!- esclamò Ginny, seguita da un coro allegro.
Hermione rivolse un’occhiata leggermente tesa al suo bicchiere, prima di svuotarlo. Il liquido infiammò la sua gola e un improvviso calore le salì alle guance. Ron tossì, come la prima volta. Harry gli diede un paio di pacche sulla spalla e poi si sistemò accanto a Ginny, sul materasso. Tutti i dolci che il Prescelto aveva comprato da Mielandia erano stati disposti intorno a loro sul materasso. Hermione vide che aveva comprato veramente di tutto!
- Ora sono davvero curioso!- esclamò Dean. – Quale sarebbe la brillante idea di cui parlate da giorni?- chiese ai gemelli.
Il sorriso sadico perfettamente identico che comparve sul volto dei gemelli spaventò un po’ tutti. Tranne Ginny. Lei sembrava sempre quella più in sintonia con i gemelli. Be’ a volte anche Hermione rientrava in quella categoria, ma si parlava di un solo gemello!
- E’ un gioco!- annunciò George.
- Un gioco molto crudele!- aggiunse Fred, in trono teatrale.
Hermione tremò. Sospirando, decise di sotterrare la paura per rievocare il suo coraggio di nobile Grifondoro. Sfidare Fred Weasley, ormai, era un’abitudine. Sfidare entrambi i gemelli non doveva essere tanto più complicato, no?
Tutti i presenti si scambiarono sguardi incuriositi. Neville deglutì un paio di volte. Luna, la solita aria trasognata dipinta in volto, allungò una mano e strinse quella del ragazzo che, sorprendentemente, si calmò. Le sorrise e rilassò le spalle. Hermione li osservò e vide che, nello sguardo sognante di Luna, c’era qualcosa che non aveva mai visto prima: una luce, labile e nascosta, che poteva essere vista solo soffermandosi a osservare bene la ragazza. Ed era una luce che, Hermione capì, si accendeva solo quando guardava Neville. Sorrise, fissando il candido materasso sotto di sé e poi tornò a rivolgere la sua attenzione agli amici che mormoravano eccitati.
- Dai, non teneteci sulle spine!- li incoraggiò Katie.
Fred ghignò, poi allungò una mano verso Lee. – Assistente, a te l’onore!-
- Mi sembrava che avessimo un accordo: la parola “assistente” era stata abolita!- sbottò Lee.
George arricciò le labbra. – Preferisci Elfo Domestico?-
Imprecando, Lee si alzò e raggiunse la parete dove il suo calderone giaceva immobile. La sostanza al suo interno ondeggiò mentre il ragazzo sollevava il pesante recipiente. George si voltò verso Hermione e le sorrise.
- Granger, potresti aprire un buco lì al centro?- le chiese, indicando il centro esatto della piattaforma di materassi. – Voi, invece, disponetevi in cerchio!-
Mentre Hermione, perplessa, apriva un foro perfettamente circolare nei materassi, augurandosi di poterli riparare alla perfezione, gli altri si spostarono per fermare un cerchio, borbottando confusi. Lee arrivò e posò il calderone sulla pietra del pavimento, all’interno del foro.
Il liquido ondeggiò ancora e Hermione poté notare delle sfumature argentee e alcune dorate. Poi la superficie smise di incresparsi e il liquido tornò di uno strano colore, un misto fra ambra e verde bottiglia. Era inquietante. Era una pozione, ma Hermione non sapeva di quale pozione si trattasse. Era estremamente inquietante.
- Che cos’è quello?- chiese Lavanda, sporgendosi verso il centro.
Ron lo fissò disgustato. – Sembra melma!-
- O Pozione Polisucco!- aggiunse Harry.
- Posso assicurarvi solo che il sapore è ottimo!- commentò Fred. – Lee si è offerto volontario per provarlo! Anche se il gusto non è importante.-
- Ti sei offerto volontario?- chiese sorpresa Katie, mentre Lee si sedeva accanto a lei.
Lee fissò il calderone assorto e poi scosse la testa, facendo ridere tutti. Fred e George si sistemarono nel cerchio, agli esatti estremi opposti. George era seduto fra Ginny e Neville e Fred fra Lavanda e Seamus.
- Ok, ora che siamo tutti qui riuniti..- iniziò Fred.
-..vi mostreremo le regole!- concluse George. Agitò la bacchetta e cinque bottiglie volarono in direzione del cerchio. Rimasero a galleggiare a mezz’aria, disposte attorno al calderone. Fra le mani di tutti comparvero due bicchieri. Hermione fissò il vetro limpido e un accenno di paura risorse dalle ceneri.
- Ognuno di voi ha due bicchieri in mano, mentre al centro ci sono cinque bottiglie. Contengono cinque liquidi diversi!- spiegò George.
Fred sorrise e le indicò. – Una contiene Whisky incendiario, la seconda dell’Acqua Viola a cui è stato aggiunto un distillato molto simile a quello del Whisky..
-..la terza è semplice Idromele, ma leggermente più forte di quello che trovereste da Madama Rosmerta. La quarta contiene il Vino di Salazar, una specialità che si dice abbia creato Serpeverde stesso!-
- E la quinta..- concluse Fred, abbassando la voce. – E’ Sangue di Drago!-
- Che schifo!- sbottò Angelina, con una smorfia disgustata.
- Dovremmo bere Sangue di Drago?- chiese allibito Ron.
- No, testa di rapa! Non è quel sangue di drago!- spiegò Lee, poi scosse la testa in direzione dei gemelli, con un sorriso ampio. – Come ve lo siete procurati?-
George e Fred si guardarono, poi il primo disse. – Te lo spiegheremo più tardi!-
- E’ raro?- chiese Dean, curioso.
- E’ illegale!- rispose Hermione, incrociando le braccia. Ora aveva paura sul serio. Sarebbero finiti ad Azkaban per detenzione illegale di alcolici e smercio di sostanze altamente pericolose!
Fred la fissò a bocca aperta. – Granger, conosci il Sangue di Drago?-
- Ho letto un articolo sulla Gazzetta del Profeta!- rispose lei, scrollando le spalle.
- Si può essere arrestati?- chiese Calì, leggermente spaventata.
- Ragazzi, tranquilli!- li calmò George. – E’ l’unica bottiglia e sarà finita prima che possano anche solo realizzare che ce l’abbiamo!-
- Dobbiamo berla?- chiese Harry, indicandola con un una nota di panico nella voce.
Fred aggrottò la fronte. – No, dobbiamo lavarci il pavimento. Tu che dici?-
- Ma è pericoloso?- chiese Neville.
Fred scosse la testa. – No, è come il Whisky Incendiario. Non mi dilungherò a spiegarvi perché è stato ritirato dal mercato!-
- Le vostre preoccupazioni inutili stanno rovinando l’atmosfera!- aggiunse George.
Ginny alzò gli occhi al cielo. – Allora sbrigatevi a spiegare questo fantomatico gioco, perché sto invecchiando..-
- Come vuoi, sorellina!- esclamò George.
- Come stavamo dicendo, queste cinque bottiglie ci terranno compagnia stasera!- aggiunse Fred.
- Il gioco è molto semplice ed è stata Hermione la nostra musa ispiratrice!-
Hermione si pietrificò all’istante. Gli occhi di tutti puntarono su di lei e le sue guance avvamparono. Fred le fece un occhiolino e George le sorrise.
- C-cosa?- balbettò Hermione, tramando.
- Hermione?- chiese Ron scettico.
George annuì e cominciò a spiegare: - Avete presente il Marchio Nero? Hermione si è ispirata ai Mangiamorte per ideare il trucco dei Galeoni! Noi ci siamo ispirati a lei e al suo incantesimo sui Galeoni per creare il nostro gioco. Fred, a te l’onore!-
Fred agitò la bacchetta e un terzo bicchiere apparve galleggiando davanti al viso di ognuno. Hermione lo osservò attentamente. Era una pozione scura, con sfumature bluastre e sembrava fredda. Molto fredda. Il vetro del bicchiere era ricoperto di brina.
- Questa è la nostra ultima idea geniale!- annunciò Fred.
- Dobbiamo ancora trovargli un nome, ma per adesso accontentatevi di essere i primi fortunati clienti!- concluse George.
- Forza, bevete!- dissero in coro.
- Ho paura!- mormorò Calì, all’orecchio di Seamus e lui, in un gesto premuroso, le avvolse un braccio attorno alle spalle.
Hermione, sfidata dallo sguardo di Fred, prese il suo bicchiere e ingoiò il contenuto. Era freddo, proprio come aveva previsto. Aveva lo stesso sapore di una marmellata ai frutti di bosco. Scivolò lentamente lungo la gola di Hermione. Improvvisamente, il suo braccio destro divenne freddo. Sentì il sangue gelarsi. Fissò il polso e l’interno del suo braccio inorridita. Sulla sua pelle candida comparve una lunga striscia nera. Si diramò dal polso e le arrivò quasi fino a metà braccio, mentre la pelle tornava alla sua normale temperatura. Alzò lo sguardo e vide che tutti fissavano il proprio braccio con orrore. Fred e George sorridevano tranquilli, le linee nere presenti anche sulle loro braccia.
- Ma è..- iniziò Ginny.
- Un fulmine!- concluse Harry, ammirato.
Hermione riguardò il suo polso. Sì, era una saetta! Si stendeva dal polso, svettando sulla sua pelle bianca. Assomigliava molto a..
Non è possibile!
Alzò lo sguardo di scatto. Evidentemente, tutti erano arrivati alla sua stessa conclusione. Guardavano tutti Harry, a parte Luna, che passava distrattamente il dito sulla pelle. Il Prescelto toccò il polso poi passò le dita sulla sua cicatrice.
Tremando, Harry guardò i gemelli. E loro sorrisero.
- Grazie Harry!- esclamò Fred.
- Ci siamo ispirati anche a te!- aggiunse George.
- Questi sono tatuaggi semipermanenti. Scompariranno fra più o meno dieci ore! Sono piuttosto speciali, perché il loro utilizzo può variare a seconda di chi lo usa. Per esempio, può essere usato come quello dei Mangiamorte, per comunicare a distanza o per far sapere a un’altra persona che la stiamo cercando!-
- Non siamo ancora riusciti a concludere tutti gli incantesimi, ma quando saranno completi potranno essere usati per un mucchio di cose!-
Tutti guardarono i gemelli con ammirazione. Ron spalancò la bocca e Dean annuì soddisfatto. Hermione fissò il tatuaggio e poi Fred. Quei due erano capaci di incantesimi assurdi e complicati. Una punta di invidia le salì sulla lingua. L’avevano nettamente superata. Come poteva essere vero? Hermione Granger era stata superata dai gemelli Weasley? Assurdo! Oltre alla genialità dell’incantesimo stesso, Hermione si ritrovò ad ammirarne i dettagli. I gemelli avevano scelto un fulmine. Il bene contro il male. Il simbolo di Harry contro il simbolo dei Mangiamorte.
Inutile essere invidiosa, sono stati brillanti..
- Chiudi la bocca, Granger!- la provocò Fred, sorridendo.
Hermione assottigliò lo sguardo. – Complimenti, bel trucchetto!- minimizzò.
George sorrise. – Accettiamo con onore la tua invidia!- disse, facendo ridere tutti. – Ora, passiamo ad argomenti più seri: questa sera, il tatuaggio, vi servirà per giocare!-
- A turno, dovrete chiedere qualcosa e gli altri dovranno rispondere. Ogni tre domande, berremo tutti un bicchiere di Whisky Incendiario. Le risposte dovranno essere sincere!- li avvertì Fred.
- Se non lo saranno, il tatuaggio di tutti i presenti diventerà caldo. Così sapremo che c’è un bugiardo fra noi!-
- Chi verrà scoperto a mentire dovrà bere due bicchieri. Chi ha scovato il bugiardo sceglierà il liquido!-
- Giusto per non farlo sentire solo, anche gli altri berranno, ma un bicchiere soltanto!-
- Attenzione però!-
- Chi mentirà per più di tre volte, dovrà pagare una penitenza! E saranno gli altri a decidere come!-
- Non ci sono regole, per le domande: tutto è lecito!-
- Tutto chiaro?-
- No!- rispose Ron, poi indicò il calderone. – Quello cos’è?-
Fred scacciò l’aria con la mano. – A quello ci arriveremo più tardi. Ora propongo un brindisi per iniziare e..buona fortuna!-
Tutti bevvero un bicchiere di Whisky Incendiario e il gioco cominciò. Hermione cominciava a intravedere delle difficoltà: se a bruciare era il tatuaggio di tutti, come potevano scovare il bugiardo? Decise di rimandare le domande e di lanciarsi nel gioco, nascondendo il terrore. Aveva paura di quello che avrebbero potuto chiedere gli altri. E se l’avessero scoperta a mentire sul reale rapporto che aveva con Fred? Tremò al solo pensiero, ma provò a calmarsi e a concentrarsi sul gioco. Un pensiero passò rapido nella sua mente. Era quello a cui Fred si riferiva? Le aveva detto di essere preoccupato per la notte che avrebbero passato insieme. Era tutto lì o c’era dell’altro? Era preoccupato per quello che sarebbe saltato fuori con il gioco? Era tutto un piano architettato da lui? Perché, poi? Che senso aveva?
Scosse la testa, cercando di scacciare le domande dalla sua testa. Doveva rimanere concentrata e vigile. La spaventò il pensiero che presto l’alcol avrebbe offuscato la mente di alcuni di loro e il pericolo sarebbe raddoppiato. Sospirò, tentando di accantonare anche quel pensiero..
Ginny fu la prima a fare una domanda.
- Ipoteticamente parlando, se doveste scegliere fra Malfoy e Zabini, chi sarebbe il più bello?- chiese, ricevendo sguardi perplessi più o meno da tutti.
George sorrise. – Strana domanda, ma hai colto il senso del gioco Ginny: esagerare con le domande assurde o imbarazzanti!-
Hermione desiderò annegare nel calderone dove la pozione galleggiava tranquilla.
Sono rovinata..
Le risposte partirono da Harry. – Zabini! Ma solo perché odio Malfoy!-
Tutti scoppiarono a ridere. Fred schioccò le dita e indicò Angelina. – Sei la prossima! Alla fine del giro, scopriremo se qualcuno ha mentito!-
- Zabini!- rispose lei, tranquilla, prima di addentare una Cioccorana.
Poi toccò ad Alicia. – Malfoy, anche se lo odio!-
Ron si guardò intorno, disgustato. – Anche i ragazzi devono rispondere? Ma è una domanda da ragazze, no?..be’, insomma..Zabini!- disse, arrossendo fino alle orecchie.
Lavanda sorrise tranquilla. – Zabini!-
Poi toccò a Fred. – Zabini!-
Seamus pensò per qualche secondo, prima di rispondere: - Malfoy!-
Calì incrociò lo sguardo di Lavanda e sorrise maliziosa. – Zabini, senza dubbio!-
Seamus si girò a guardarla e lei scosse le spalle arrossendo.
Lee schioccò le dita. – Il Furetto!-
Katie scrollò le spalle. – Sono entrambi parecchio odiosi, ma direi..Zabini!
Dean arricciò le labbra: - Zabini!-. Poi scelse dal mucchio una scatola di Api Frizzole e cominciò a mangiarle.
Hermione scosse la testa, fulminando Ginny con lo sguardo. La ragazza le rivolse un sorriso innocente.
- Be’, direi..- mormorò. – Malfoy!- sbottò alla fine.
Luna riemerse dalla sua aria trasognata. – Malfoy! Ha dei bei capelli, peccato siano solo il frutto di un incantesimo riuscito male. Forse i suoi genitori volevano donargli l’intelletto con un distillato di Prugne Dirigibili essiccate. Se eseguita scorrettamente, la pozione trasforma i capelli di una persona in crine dorate!-
Tutti si guardarono ridendo e scuotendo la testa.
Neville borbottò: - Zabini!- a voce talmente bassa che quasi non lo udirono.
George rispose tranquillamente: - Malfoy!-
Infine, Ginny, l’artefice della domanda, rispose. – Malfoy!- sorridendo tranquilla.
- E ora il verdetto! Allungate il braccio: è più scenico!- esclamò Fred.
Ognuno allungò il braccio destro verso l’interno del cerchio. Hermione rimase in attesa, ma il tatuaggio sembrava essere della stessa temperatura di sempre.
Dopo qualche secondo di silenzio, George sollevò la testa sorridendo. - Abbiamo fra noi amici leali e sinceri!-
- Per adesso!- aggiunse Fred, ghignando. – Harry, tocca a te!-
Il ragazzo si guardò intorno e chiese: - Be’ Ginny ha chiesto un’opinione su dei ragazzi, ora tocca alle ragazze! Chi scegliereste fra Fleur Delacour e Daphne Greengrass?-
Hermione sospirò di sollievo. Un’altra domanda innocente! Il sollievo venne spazzato via dalla consapevolezza che erano solo a quota due domande! Il giro si concluse in fretta e Fleur batté di gran lunga la rivale di Hogwarts. Il sorriso di Hermione vacillò quando vide Fred pronunciare il nome di Flebo con fin troppa naturalezza. Il ghigno che le rivolse subito dopo, invece, le fece venire voglia di provare a centrare la sua testa con il calderone!
Poi fu il turno di Angelina che domandò a tutti quale fosse il loro incubo peggiore. Le risposte furono piuttosto interessanti. Hermione ammise che la bocciatura agli esami era stata sostituita recentemente con la paura della guerra. Harry e Ron risposero più o meno la stessa cosa. Luna divertì tutti, rispondendo che temeva i Ricciocorni Schiattosi più dei Dissennatori. Calì ribadì il suo terrore per i serpenti. Neville nominò Piton, arrossendo e balbettando. Fred, il cuore di Hermione perse un battito, rispose che la sua paura più grande era perdere le persone che amava.
Il giro finì e i tatuaggi rimasero freddi. Avevano passato la terza domanda, perciò era giunto il momento di bere. Hermione sorseggiò il Whisky per poi svuotare il bicchiere in un unico sorso. Erano arrivati alla terza domanda senza scatenare situazioni imbarazzanti. Hermione sapeva che la pace non sarebbe durata a lungo. E infatti..
Alicia si sistemò meglio sul materasso e sorrise maliziosa. – Il vostro primo bacio? Non voglio sapere la persona! Voglio che lo descriviate con un aggettivo!-
- Questa si che è bella!- commentò Ginny.
Hermione impallidì. Le dispiaceva quasi per Krum..
Ron arrossì e disse: - Meraviglioso!-
Lavanda strinse la sua mano e sorrise giuliva. – Oh, Ron-Ron!-
Lee finse di vomitare e Hermione, Harry e Ginny scoppiarono a ridere.
Lavanda gli rivolse un’occhiataccia e rispose: - Passabile!-
Tutti sapevano che non era stato Ron il primo, ma probabilmente solo Calì conosceva l’identità del misterioso ragazzo.
Fred fissò il soffitto assorto poi scosse le spalle. – Strano!-
Hermione si chiese chi fosse la ragazza. La curiosità la distrasse dal gioco per un attimo. Sentì Seamus rispondere qualcosa di simile a “Emozionante” e perse completamente la risposta di Calì. Prima di Angelina, non le sembrava di aver mai visto Fred in compagnia di una ragazza. A chi aveva dato il primo bacio.
La risposta di Lee la riportò con la mente nella Stanza delle Necessità.
- Dolciastro!- rispose il ragazzo.
- Orribile!- rispose Katie, con una smorfia e affogò il suo disgusto mordendo una tavoletta di cioccolato di Mielandia.
- Per forza, hai baciato McLaggen!- borbottò Lee, infastidito.
- Geloso, Jordan?- lo provocò lei.
- Disgustato, più che altro!-
- Piantatela voi due!- commentò George, ghignando.
Fu il turno di Dean. – Ehm..bello! Non mi viene in mente altro!-
Hermione trattenne il fiato e strinse le mani attorno alla coperta che le copriva le gambe. Sentì lo sguardo di Fred su di sé. Voleva arrossire, ma riuscì a resistere.
- Inutile!- rispose, soddisfatta di se stessa. Era la risposta perfetta.
- Inutile?- chiese Harry, perplesso.
Lei annuì scrollando le spalle e il giro riprese.
Luna guardò gli amici con un sorriso e rispose: - Indimenticabile!-
Neville arrossì, il che la disse parecchio lunga sul sorriso di Luna. Hermione tenne per sé il commento, ma vide i sorrisi consapevoli apparire anche sui visi di Ginny, Harry e, straordinariamente, Fred.
- Direi..- mormorò Neville, poi sorrise con coraggio e rispose. – Unico!-
Fu il turno di George: - Breve!- rispose e tutti scoppiarono a ridere.
Harry si grattò la cicatrice e sorrise. – Inaspettato!-
Ginny si schiarì la voce e rispose: - Imprevedibile!-
Hermione sorrise e le fece un occhiolino. Poco prima di scendere nella Stanza delle Necessità, Ginny le aveva raccontato tutto. Finalmente, Harry aveva fatto un passo avanti! E che passo! Era davvero felice per loro, e le risposte a quella domanda potevano solo significare qualcosa di bello.
Angelina scrollò le spalle. – Normale!-
Alicia chiuse il giro. – Perfetto!-
Rapidamente, tutti allungarono il braccio destro verso il centro. Nel giro di pochi secondi, Hermione sentì la pelle scaldarsi. Il tatuaggio divenne improvvisamente caldo, anche se, visibilmente, non era cambiato.
- Finalmente una bugia!- esclamò Fred.
- Adesso viene il bello!- annunciò George.
Improvvisamente, la sostanza nel calderone cominciò a ribollire. Il liquido si sollevò in spire tortuose verso il soffitto, fermandosi a una ventina di centimetri dai bordi di rame del calderone. Cinque torrenti di liquido si allungarono verso gli estremi del cerchio. Uno volò in direzione di Hermione e si agganciò al suo polso destro. Un’altra stria scese sul polso di Ron e lo avvolse. Le altre tre si agganciarono ai polsi di Lee, Calì e George.
- Miseriaccia, che succede?- strillò Ron spaventato.
- Ecco a voi, signore e signori, la Pozione della Verità!- annunciò George, sventolando il braccio destro.
Il liquido, notò Hermione, scorreva come se fosse attraversato da una qualche energia e pulsava. Era fresco e profumava di menta.
- Non è Veritaserum!- spiegò Fred. – Questa pozione è in grado di scovare chi ha detto la bugia. A giudicare dalle Catene, quelle cose che si sono avvolte attorno ai vostri polsi, ci sono due Bugiardi! La Pozione ha scelto tre persone per scovare i Bugiardi. Ecco come funziona: ognuno di voi dirà il nome di chi pensa sia il bugiardo!-
- Quando avremo finito, la Catena di ognuno di noi cambierà colore!- continuò George.
Poi Fred concluse: - Se diventerà argento, sarete i Bugiardi, se diventerà oro sarete i Cercatori e cioè avrete indovinato. Abbiamo pensato di legare al Quidditch questa figura! Se resterà di quel colore, non sarete né Bugiardi né Cercatori! - spiegò, sorridendo compiaciuto. – Bene, cominciamo da George: ognuno dica il nome del possibile Bugiardo!-
George li guardò tutti e rispose: - Calì!-
Ron si guardò intorno e disse: - Hermione!-
Lei lo fulminò con lo sguardo. Era stata totalmente sincera, questo era di conforto!
Calì rispose: - George!-
Hermione guardò Ron, sollevando un sopracciglio: - Ronald!-
Lui le rivolse una smorfia.
Lee, sorridendo rispose: - George!-
- Gran bell’amico!- commentò l’altro.
Hermione avvertì una leggera pressione sul polso e poi, lentamente, vide la sua Catena diventare dorata. Quella di George assunse lo stesso colore. Quella di Lee rimase verde-marrone e quelle di Calì e Ron divennero argentate.
Tutti scoppiarono in un applauso, mentre le Catene si ritiravano e il liquido tornava completamente nel calderone.
Fred sorrise e batté le mani. – Bene, abbiamo un bugiardo in famiglia! Non vogliamo la verità, ragazzi, ma vogliamo sentire da George e Hermione quale bevanda sceglieranno!-
I due si guardarono. Hermione colse negli occhi di George un lampo di divertimento e sentì, per una volta, la sua mente entrare in sintonia con quella del gemello. Un po’ come entrava in sintonia con quella di Fred, ma per un motivo completamente diverso.
Si sorrisero e insieme esclamarono: - Sangue di Drago!-
A quelle parole, il liquido nella bottiglia rossa calò e i bicchieri di tutti si riempirono. Nel caso di Ron e Calì si riempì anche il secondo bicchiere.
Era una magia stupefacente. Anzi, a dire la verità, ogni magia compiuta fino a quel momento era stupefacente!
Ginny guardò ammirata i gemelli.- La prossima volta vi difenderò davanti alla mamma, se si azzarderà a dire che avete sprecato la vostra intelligenza!- ammise.
Fred mimò un inchino: - Lieto di saperlo, sei sempre la nostra sorella preferita!-
- Alla salute, gente!- esclamò George.
Hermione bevve e le sembrò di aver ingoiato una delle sue fiamme azzurre. Non era come il Whisky. Era molto peggio! Il liquido bruciò e il fuoco divampò nelle sue vene. Lentamente, la sensazione di bruciore si spense e il sangue tornò alla solita temperatura. Si toccò le guance, sorprendendosi di trovarle fredde. Eppure le sembrava di aver appena preso fuoco! Tutti avevano reagito più o meno nello stesso modo. Perfino Fred tossì un paio di volte. Ron e Calì mandarono giù il secondo bicchiere, guardandosi con sommo orrore.
- Così impari a dire le bugie!- commentò Ginny, prendendo in giro il fratello.
Hermione notò solamente in quel momento lo sguardo avvilito di Lavanda. Si sentì in colpa e smise di ridere. Ron aveva mentito sul bacio dato a Lavanda. Ma perché? Che senso aveva mentire con la propria ragazza di fianco? Tanto valeva ammetterlo subito! Ron si girò verso la fidanzata e sorrise incerto. Si sporse verso il suo orecchio e le mormorò qualcosa. Lavanda sorrise rilassata e la tensione si sciolse. Evidentemente, pensò Hermione, doveva averle detto la verità o qualcosa di molto confortante!
Il gioco riprese. Le domande di Ron e Lavanda furono piuttosto innocenti. Il primo chiese di scegliere fra la Umbridge e Piton, mentre la seconda lanciò un nuovo scontro di bellezza fra McLaggen e Viktor Krum. Hermione notò lo sguardo divertito e perplesso di Fred quando lei rispose McLaggen. I tatuaggi rimasero freddi, perciò nessuno aveva mentito in quei due turni. Questo, forse, sorprese Fred più della risposta stessa di Hermione.
Era arrivato il turno di Fred. Hermione lo fissò tremando. L’istinto le suggerì che la domanda di Fred avrebbe ripagato l’innocenza delle due precedenti!
- Alicia mi ha dato un’idea!- esclamò, fissandoli tutti. – Lei vi ha chiesto di descrivere il vostro primo bacio con un aggettivo. Io vi chiedo il nome!-
Un mormorio sconsolato attraversò il gruppo e fece ridere George.
Seamus, accanto a Fred, fu il primo. – Susan Bones!- ammise arrossendo.
Calì sospirò. – Ti odio Fred..Blaise Zabini!-
Rimasero tutti a bocca aperta. Ginny scosse la testa, con gli occhi sgranati.
- Com’è successo?- chiese Lee, sbalordito.
- E’ una lunga storia, più tardi ve la racconto!- borbottò Calì.
Lee si riscosse e diede la sua risposta: - Angelina Johnson!- esclamò, sorridendo come un idiota. – Grazie per il “normale” di prima!-
- Figurati, Jordan!- rispose lei tranquilla.
Hermione spostò lo sguardo da Lee ad Angelina, palesemente allibita. Questa proprio non la sapeva! Quel gioco stava rivelando cose impensabili!
- E’ stato uno scherzo, durante il secondo anno! Ma è stato il primo!- spiegò Lee, visto che tutti, a parte i gemelli, Angelina, Katie e Alicia, li guardavano a bocca  aperta.
- Perché dolciastro?- chiese Harry.
- Aveva appena mangiato una Piuma di Zucchero che George le aveva regalato!- raccontò.
George scoppiò a ridere e Angelina arrossì.
- Avevo dimenticato la Piuma! Volevo fare colpo su di te, ma già mi detestavi!-
Angelina sorrise beffarda- E’ stato odio a prima vista!-
- Ma ti sei mangiata la mia Piuma di Zucchero! A proposito, Neville lanciamene una!-
Lee scosse la testa ridendo e diede un colpetto a Katie con il ginocchio. – Forza Bell!-
 – McLaggen, anche se l’hai già detto tu prima!- sbottò.
Dean sorrise e scosse la testa. – Lavanda!-
- Grazie per il “bello”!- commentò lei.
- Figurati!-
Hermione arrossì e si schiarì la voce. – Viktor Krum!-
Angelina, Alicia e Katie spalancarono la bocca.
- La Granger sa puntare in alto!- commentò Fred, sorridendole.
- Già, ma non sempre ci riesco!- rispose lei, con un sorriso malizioso che solo Fred e pochi altri riuscirono a interpretare. – Luna, tocca a te!- aggiunse poi, più per trovare qualcos’altro da fare che non fosse perdersi negli occhi profondi di Fred.
- Neville Paciock!- ammise la ragazza, senza scomporsi di un millimetro.
Neville sorrise, stranamente meno timido del solito. Forse era il Whisky!
- Luna Lovegood!- rispose, guardando la ragazza con un sorriso dolce.
- Siete davvero meravigliosi!- commentò Lee, fingendo di stringersi in un abbraccio.
- E tu sei ridicolo!-
- Invidiosa, Bell? Vuoi un abbraccio anche tu?-
- George?- chiese Fred, alzando gli occhi al cielo.
Il gemello sorrise beffardo e rispose: - Penelope Light!-
Tutti rimasero a bocca aperta.
- La ex di tuo fratello?- chiese Hermione allibita.
George sbuffò. - Fratello..- borbottò. – Sì, lei! Molto prima che si mettessero insieme, se vi può interessare!-
- In realtà, non ce ne fregava niente..-
- Grazie Ginny!-
- Non c’è di che, fratellino!-
- Comunque tocca a te!-
Ginny scrollò le spalle. – Michael Corner!-
Harry arrossì improvvisamente e Hermione provò un filo di compassione per lui.
- Ehm..Ginny Weasley!- confessò, tremando. Ci fu un momento di silenzio, poi tutti scoppiarono a ridere.
- Guardate che dice sul serio!- esclamò Ginny, sorridendo.
La risata si spense. Ron guardò Harry e lui gli rivolse un’espressione dispiaciuta, ma fiera e orgogliosa. Ginny allungò la mano e strinse quella di Harry, sorridendo.
Fred e George si scambiarono un’occhiata e dissero all’unisono: - Era ora!-
Ron boccheggiò un paio di volte, l’attenzione di tutti rivolta a lui. Hermione trattenne il fiato e non poté impedirsi di pensare che se quella era la reazione di Ron all’aver scoperto che Ginny e Harry si erano baciati, solo baciati, allora sarebbe stato molto grave scoprire la reazione che avrebbe riservato a lei e Fred!
Dopo qualche secondo, Ron sorrise. – Ok, fate quello che volete, ma fatelo lontano da me!- borbottò.
Tutti risero e il gioco continuò.
Fu il turno di Angelina: - Lee Jordan! Grazie per il “dolciastro” anche se non credo sia esattamente un complimento!-
- Lo era!- ammise lui, ridendo.
Toccò ad Alicia. – Oliver Baston!-
Harry la fissò sconvolto. – Baston? Non sapevo facesse altro, a parte giocare a Quidditch!-
Hermione si unì alla risata, pensando che, battute a parte, Alicia era stata fortunata. Baston era molto carino!
Ron scosse le spalle e sorrise alla sua ragazza. – Be’, Lavanda!-
- Dean Thomas!- ammise lei, rivolgendo un sorriso sia al fidanzato che all’amico.
Hermione pensò che Ron fosse già al corrente di quel dettaglio, altrimenti non si sarebbe spiegata la sua pacifica reazione!
Ma i suoi pensieri furono interrotti dallo sguardo di Fred. Toccava a lui! Hermione sentì il cuore accelerare il suo battito. Era curiosa. Era davvero molto curiosa. Fred la guardò un’ultima volta prima di voltarsi verso gli altri.
Con un ghigno divertito rispose: - Hermione Granger!-
Silenzio.
Un lungo, opprimente e desolato silenzio. Hermione smise di respirare. Nessuno respirava. Il mondo parve fermarsi. Hermione fissava Fred e lui fissava Hermione. In silenzio. Il suo cuore riprese a battere furiosamente.
Non era vero. Era impossibile! Fred mentiva!
Lentamente, vide gli sguardi di tutti passare da lei a Fred. Solo George era rimasto impassibile. Nemmeno Ginny aveva previsto quella risposta e guardava Fred con un misto di incredulità e curiosità. Hermione vide lo sguardo di Ron assottigliarsi e posarsi su di lei. Quello sguardo, più di ogni altro, la risvegliò dal suo torpore.
- Hai preso un Bolide in testa?- sbottò, cercando di sorridere e fingersi divertita.
- No!- rispose sorridendo. – E mi ferisce sapere che non te lo ricordi!-
Hermione lo fulminò con lo sguardo, cercando di trasmettergli un chiaro messaggio: smettila o ti uccido!
George batté le mani. – Questo è un vero colpo di scena! La Pozione parlerà per voi! Allungate le braccia!-
Hermione sentì subito il braccio scottare. C’era un bugiardo fra loro. Perfetto! Era sicuramente Fred. Tutto si sarebbe risolto. Era l’ennesimo scherzo ben architettato. Si costrinse a sospirare di sollievo. La Catene salirono dal calderone e, con suo sommo orrore, scesero ad avvolgere lei, Harry e Lavanda.
- Due Cercatori e un Bugiardo!- annunciò George. – A voi il verdetto!-
- Hermione!- disse Lavanda, beccandosi un’occhiataccia da parte sua.
- Lavanda!- disse Harry.
- Lavanda..- borbottò Hermione, ringraziando Harry con lo sguardo.
Ma non poté cantare vittoria. La sua Catena divenne di un brillante color argento, quella di Harry rimase marrone e quella di Lavanda scintillò d’oro. Hermione guardò sbigottita la Catena e alzò lo sguardo su Fred, che le fece un occhiolino.
Ha manomesso il gioco! Sicuro..
- E’ uno scherzo, vero?- chiese Hermione, voltandosi verso George, mentre le Catene si ritiravano. Le tremava la voce dalla rabbia. E dalla paura..paura di essere giudicata. Paura di dire la verità. Ma quale verità, poi? Fred non era stato il suo primo bacio!
George scosse la testa. – Il gioco non mente mai!-
Fred ghignò in direzione del fratello, poi allargò le braccia. – Passo a spiegare, prima che a qualcuno esploda il cervello!- scherzò.
Hermione guardò tutti con la coda dell’occhio. Erano sbalorditi, stupiti e increduli. A parte Luna, che sorrideva tranquilla, e Neville che passava lo sguardo attento da lei, Hermione e Fred. Ron, Hermione lo notò con sommo terrore, aveva la stessa espressione di quando aveva vomitato lumache al secondo anno.
Fred, con un mezzo sorriso, si rivolse direttamente a lei. – Avevi dodici anni. Eravamo a Diagon Alley, al Ghirigoro. Mamma mi ha chiesto di aiutarti a prendere i libri sullo scaffale più alto. Tu non mi hai ascoltata e sei salita su una sedia traballante. Nemmeno tre secondi dopo sei scivolata. Io ti ho afferrata e tu, per sbaglio ovviamente, mi hai baciato!- concluse.
Hermione spalancò la bocca, mentre tutti si rilassavano e sorridevano, mormorando divertiti. Fred le rivolse uno sguardo un po’ ammiccante e un po’ offeso, come se fosse dispiaciuto che lei non lo ricordasse. Hermione tornò indietro con la mente.
Sì..era successo davvero! Era scivolata, ma non ricordava assolutamente di averlo baciato. Baciato..che parola grossa! Aveva sfiorato le sue labbra perché aveva perso l’equilibrio e si era appoggiata alle sue spalle. Sembravano passati secoli, perché Fred se lo ricordava?
- Ma tu quello lo chiami bacio?- sbottò Hermione, riemergendo dai suoi pensieri.
- Granger ci siamo toccati le labbra! Per la Pozione, questo è sufficiente!- rispose lui, sorridendo.
Lee scoppiò a ridere. – E fu così che Fred Weasley tolse la Coppa a Viktor Krum!-
Hermione lo fulminò con lo sguardo e lui smise di ridere. In compenso, scoppiarono a ridere tutti gli altri, quando assistettero a quella scena.
- Su con la vita, Granger!- esclamò George. – Hai due bicchieri che ti faranno dimenticare questo ricordo..di nuovo!-
Hermione sorrise a George, desiderosa di scatenare la sua vendetta. – Lavanda, cosa devo bere?- chiese, alzando il mento con orgoglio.
La ragazza propose l’Acqua Viola. Hermione bevve i suoi due bicchieri e gli altri il loro singolo. Fred non le staccò di dosso gli occhi e, appena fu sicuro di aver il via libera, finse di mandarle un bacio con un occhiolino. Hermione ricambiò con un smorfia di puro disprezzo.
Ron sembrava essersi rilassato. Ginny, Harry, George e Lee, invece si scambiarono occhiate furtive. Erano gli unici consapevoli di ciò che stesse veramente accadendo fra lei e Fred, e questo, invece di tranquillizzarla, le diede la nausea. Il gioco stava permettendo a fatti imbarazzanti come quello del bacio di emergere. Sperò solo che la sorte scegliesse uno degli altri componente del gruppo e non solo lei!
Bevvero il Whisky Incendiario prima della domanda di Seamus. Fortunatamente, il ragazzo scelse una domanda piuttosto semplice: la persona che odi di più in assoluto. Qualcuno disse Voldemort, qualcuno la Umbridge, Ron rispose zia Muriel e altri vaneggiarono fra Piton, Malfoy e Tiger. Questa volta, non ci furono Bugiardi. Arrivò il turno di Calì di fare una domanda.
- Prendendo ispirazione dalla domanda di Seamus: se dovessi scegliere la persona migliore in questa Stanza, chi sceglieresti? So che molti di voi avrebbero più di un’opzione, perciò cercate di rispondere istintivamente!- chiese, sorridendo.
Hermione rabbrividì. Doveva mentire. Doveva mentire assolutamente! Ma la Catena l’avrebbe scoperta. Poteva dire Ginny e pensare a Harry. Sì, poteva giustificarsi così!
È un piano perfetto, coraggio sta calma!
Fu Lee, il primo a rispondere. – Katie!-
Lei sorrise. – Grazie Jordan!-
- Di niente!-
- Be’, sarò scontata ma..Lee!- ammise, scuotendo le spalle.
Dean arrossì, si schiarì la voce  e rispose: - Seamus!-
Hermione sorrise in direzione di Fred, sentendosi stranamente tranquilla e sicura di sé.
- Ginny!- rispose.
L’amica le sorrise e le fece un occhiolino. Fred finse di grattarsi il mento e nascose un sorriso dietro la mano.
Luna guardò il calderone con aria assente e rispose. – Hermione!-
La ragazza rimase a bocca aperta. – Grazie Luna!-
- E’ la verità!- ammise lei.
Neville sorrise e arrossì al tempo stesso. – Luna!-
- Che cosa dolce!- commentò lei, guardandolo con i suoi occhi sempre sognanti.
- Fred!- rispose George.
Lee alzò gli occhi al cielo. – Chi l’avrebbe mai detto!-
Ginny e Harry si guardarono e risposero l’uno il nome dell’altra. Fu una cosa così tenera che perfino Fred e George sorrisero senza scherno.
Poi toccò ad Angelina. – Alicia!- rispose tranquilla.
A Hermione non sfuggì lo sguardo accigliato che George le rivolse.
Alicia sorrise. – Dean!- rispose, puntando i suoi occhi sul ragazzo, che avvampò.
Lee fischiò eloquentemente e poco dopo una scatola di Gelatine Tutti i Gusti+1 si abbatté sulla sua fronte. Alicia l’aveva lanciata con così tanta forza che il ragazzo era crollato all’indietro, scatenando una risata generale.
Ron e Lavanda dissero il loro nome, quasi all’unisono, Fred disse il nome del gemello e Seamus, incredibilmente,    quello di Calì. La ragazza avvampò e rispose Seamus. Hermione pensò a quante rivelazioni stessero saltando fuori dal gioco. La cosa non le piaceva. Per niente!
Il braccio destro di ognuno di loro si scaldò. C’erano dei Bugiardi. Hermione sapeva di essere fra questi, ma sperò vivamente di potersela cavare.
- Vediamo un po’ cosa combina la Pozione!- esclamò George divertito.
Hermione guardò ammirata il liquido salire nelle solite spire. Questa volta, undici Catene scesero verso di loro e incatenarono lei, Fred, George, Angelina, Dean, Harry, Ron, Lee, Alicia, Neville e Ginny.
Seamus scoppiò a ridere. – A conti fatti, ci sono cinque Bugiardi! Non male!-
Fred scosse la testa divertito. – Comincio io: Harry!-
Harry si guardò intorno e disse: - Fred!- sorridendo. – Non mi veniva in mente nessun’altro!-
Lee ghignò. – Hermione!-
La ragazza si finse innocente e rilassata. – Angelina!-
Quest’ultima si guardò intorno e tentò: - Lee!-
Poi toccò a Ron. – Angelina!-
Fu il turno di George: - Ronnie!-
- Fred!- disse Dean.
- Dean!- rispose Neville.
Infine, Alicia e Ginny dissero, rispettivamente, George e Fred.
Con ansia, il gruppo aspettò che il colore delle Catene cambiasse. Hermione vide l’argento brillare attorno al suo posto e sospirò, sperando di riuscire a rimanere calma e che nessuno ponesse domande imbarazzanti. Assieme alla sua erano diventate d’argento le Catene di George, Angelina, Dean e..Fred! I loro occhi si incontrarono e, per un momento, Hermione vide il sorriso che riservava a lei veleggiare sulle sue labbra. Qualcosa le scaldò il cuore. Fred aveva mentito. Fred aveva pensato a lei. La tensione si sciolse. Provò un’innata felicità e un sorriso salì spontaneo sulle sue labbra. Attorno a lei, la conversazione riprese.
I Cercatori stavano decidendo con quale liquido punire i Bugiardi. Alla fine, optarono per l’Idromele. Furono due bicchieri semplici da bere. Nulla reggeva il confronto con il Sangue di Drago.
- Bene ragazzi, il gioco comincia a farsi interessante! Alcuni di noi hanno già una bugia, Hermione ne ha addirittura due!- la prese in giro George.
- Sì, ma una era inconsapevole!- protestò lei, sbuffando.
Fred scosse le spalle. – E’ irrilevante: un’altra bugia e pagherai la penitenza!-
- Fred, io mi offenderei se fossi in te!- intervenne Lee.
Hermione trattenne il respiro. Lo avrebbe ucciso. Lee stava rischiando seriamente la vita!
- Concordo!- aggiunse George. – Dimenticarsi del primo bacio..non è un buon segno!- aggiunse serio, scuotendo la testa.
Hermione lo fulminò con lo sguardo e lui ricambiò con un occhiolino.
Fred, per tutta risposta, le rivolse un sorriso divertito e rispose. – Magari un giorno avrò la possibilità di riscattarmi...-
Ron per poco non soffocò con un topo di zucchero. Lavanda batté dolcemente la mano sulla sua schiena, chiedendogli se stesse bene. Ginny trattenne una risata e Harry lanciò un’occhiata un po’ dispiaciuta e un po’ divertita a Hermione, che stava assumendo un colorito sempre più scarlatto e che aveva la mano già pronta a scattare verso la bacchetta appoggiata sul materasso dietro la sua schiena.
Hermione raccolse a sé tutta la spavalderia in suo possesso e sorrise, sollevando le sopracciglia.  – Continua a sognare, Weasley!-
Una risata generale investì il gruppo, Fred compreso. Ma il ragazzo riservò a Hermione uno sguardo carico di sfida e malizia. Ad essere sinceri, Hermione provò un pizzico di esuberante eccitazione. Fred si sarebbe vendicato per quella frecciata e la cosa la compiaceva molto più di quanto fosse lecito!
- Fantastico!- esclamò Lee. – Tocca a me!-
Impiegò quasi cinque minuti a scegliere la domanda. Katie sbuffò più volte alzando gli occhi al cielo e Alicia minacciò di trasfigurare i suoi capelli in un mucchio di tentacoli aggrovigliati. Angelina finse di addormentarsi sulla spalla di Harry e George avvertì Lee che era capace di incantesimi altamente fastidiosi e pericolosi! Alla fine, Lee optò per una domanda dalla malvagità piuttosto prevedibile, o almeno così pensava Hermione, mentre impallidiva al pensiero di quello che avrebbe risposto. Perché non poteva permettersi un’altra penitenza. Ergo, non poteva mentire!
- La vostra prima cotta segreta!- esclamò Lee, sorridendo compiaciuto.
Hermione si chiese quanto sarebbe stato difficile schiantare tutti e scappare via. Forse qualcuno avrebbe reagito. Non tutti erano molto bravi con gli Schiantesimi e i migliori non l’avrebbero mai attaccata. O no? Decise che era un piano assurdo e potenzialmente ridicolo, perciò rimase seduta, cercando di non morire asfissiata e ascoltò le risposte di Katie e Dean, anche se loro voci sembrarono provenire da lontano. Hermione fissava le coperte, ma sapeva che Fred la stava guardando. Sentiva i suoi occhi scrutarla, spogliarla e attendere con ansia la sua risposta. Hermione tremava. O la verità, o una penitenza. Pensò a George, alle provocazioni e alle battute imbarazzanti e capì che non poteva permettersi di pagare una penitenza. Era meglio dire la verità.
- Hermione, tocca a te!- disse Lee.
La ragazza sospirò e rivolse un’occhiata raggelante a Lee. – Sappi che ti odio!-
- Io no, ma cercherò di farmene una ragione!-
- Ronald Weasley!- disse, tutto d’un fiato.
I gemelli e Lee scoppiarono a ridere, Neville soffocò con un’Ape Frizzola, alcuni risero e altri mormorarono sorpresi e Ron..arrossì talmente tanto da assomigliare a una bandiera scarlatta di Grifondoro.
- Per fortuna le è passata!- commentò Ginny.
Hermione le rivolse uno sguardo di rimprovero, ma si lasciò scappare un sorriso. Si sentiva stranamente leggera, come se un grosso peso si fosse sollevato dal suo cuore. Aveva detto la verità. E non era una brutta sensazione. Al contrario, era felice di essere stata sincera. Aveva evitato una probabile penitenza orribile e aveva confessato qualcosa del suo passato che non la infastidiva più. Si sentiva libera! Sorrise a Ron, che ricambiò incerto il sorriso. Lavanda, fortunatamente, reagì in modo piuttosto pacifico. Abbracciò Ron e gli sussurrò che non ne  era per niente stupita: chi poteva resistere al suo Ron-Ron?
George finse di vomitare e Fred usò la bacchetta per mimare un coltello in pieno cuore. Tutti scoppiarono a ridere, tranne Hermione, che rivolse un’occhiataccia a Fred e un sorriso comprensivo a Ron, che arrossì ancora di più.
- Granger, ci sorprendi ogni giorno di più!- commentò George.
- D’accordo!- sbottò lei alzando gli occhi al cielo. – Ora piantatela o vi chiudo una settimana nel bagno di Mirtilla!-
La minaccia scatenò un’altra ondata di risate, ma il gioco riprese e l’argomento fu abbandonato. Fred rivolse uno sguardo di profonda ammirazione a Hermione, che sorrise compiaciuta. Nonostante le battute, era felice di aver detto la verità. Quel gioco cominciava a piacerle!
Saltarono fuori risposte piuttosto interessanti: Neville confessò che la sua prima cotta era stata Hermione e questo la lusingò più del dovuto; Ginny ammise di aver sempre avuto una cotta per Harry, cosa che non stupì nessuno! Luna disse di aver avuto una cotta per uno studente del terzo anno di Tassorosso, poco dopo essere arrivata a Hogwarts, ma di non ricordare nemmeno il suo nome; Ron, nell’imbarazzo generale, confessò la sua prima cotta per Hermione, che sorrise impacciata; Harry parlò di Cho e Angelina borbottò qualcosa di molto simile a “George Weasley”. Ovviamente George, che non si lasciava mai sfuggire l’occasione buona, la costrinse a ripeterlo a voce alta e lei, dopo averlo fatto, afferrò una Cioccorana e lo centrò in faccia, scatenando un attacco di risate generale. Fu il turno di Fred e Hermione provò un innato e inspiegabile senso di panico. Un tentacolo si mosse nel suo stomaco. La piovra della gelosia era pronta a risvegliarsi e questa la cosa la innervosiva parecchio. Non era giusto! Non poteva essere gelosa. Dov’era finito il suo tanto decantato orgoglio?
- Be’ la mia prima cotta è stata Angelina!- ammise, sorridendo all’amica.
La piovra ritirò i suoi tentacoli. Hermione si rilassò.
Angelina scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. – Mi chiedo ancora perché ti ho detto di sì!-
- Perché non si può dire di no a un Weasley!- rispose George.
- A parte a Ron..- mormorò Ginny sorridendo.
Il fratello le rivolse un’occhiataccia, ma sorrise. Il giro finì e le Catene si sollevarono dal calderone. Incredibilmente, ci furono tre bugiardi. Il primo era Seamus. Hermione si chiese per chi avesse veramente avuto una cotta. Il secondo era Dean, che aveva risposto Ginny. E il terzo..Fred! Hermione fissò la Catena argentata sul polso del ragazzo e il suo cuore si fermò. Aveva mentito!
Ma allora..
- Fred!- esclamò Lee, fingendosi deluso.
Il ragazzo scosse le spalle. – Ero stufo di bere un bicchiere soltanto! Ne volevo due!-
Alzarono tutti gli occhi al cielo e mormorarono divertiti, tranne Hermione. Chi era stata la prima cotta di Fred? Perché aveva mentito usando proprio il nome di Angelina? Era vero che voleva due bicchieri o stava semplicemente distraendo tutti dalla verità?
Hermione lo guardò con sospetto e lui scosse le spalle tranquillo, l’immagine dell’innocenza. Qualcosa non andava. Fred Weasley era in grado di escogitare piani malefici nelle situazioni più impensabili. Era una di quelle occasioni? Doveva preoccuparsene? Le stava venendo mal di testa..Hermione decise di non pensarci e tornò a concentrarsi sul gioco.
Andarono avanti per quasi un’ora e le successive domande furono piuttosto innocenti e semplici. Luna chiese quale animale li spaventasse di più. Hermione chiese il sogno più grande. Furono domande le cui risposte non fornirono nuovi Bugiardi. Hermione cominciò a rilassarsi. I bicchieri bevuti fino a quel momento l’avevano calmata e avevano disteso i suoi nervi. Per la prima volta da quando avevano iniziato il gioco, rilassò le gambe e le spalle. I muscoli indolenziti ringraziarono rilassandosi. Il peggio doveva essere passato, pensò.
Ma poi fu il turno di George.
George.
Si era dimenticata di lui. Come poteva essersi dimenticata di lui, la copia malvagia del ragazzo che stava sconvolgendo la sua vita? Non che Fred non fosse altrettanto malvagio. Ma almeno poteva farsi perdonare. George no.
Come poteva essersi dimenticata di lui?
Era anche il turno del bicchiere di Whisky. Hermione bevve talmente in fretta da attirare lo sguardo incuriosito di Ginny, che capì al volo l’espressione avvilita dell’amica. Anche Ginny, evidentemente, aveva abbassato la guardia. Hermione attese con ansia il momento della domanda.
Poi Hermione vide una cosa che le gelò il sangue: gli occhi di George trovarono quelli di Fred. Si scambiarono un sorriso talmente rapido e segreto che quasi Hermione non realizzò di averlo colto. E lei capì. Capì che il peggio era appena arrivato. Capì che il gioco stava per trasformarsi nel suo incubo peggiore. Incontrò gli occhi di Fred e lui sorrise, il suo peggiore (o migliore?) sorriso malvagio.
- Allora? Qual è la domanda?- chiese Dean, invitando George a parlare.
George sorrise, abbracciando tutti con lo sguardo. Per un breve istante, i suoi occhi si soffermarono su Hermione, ma fu uno sguardo rapido.
- Voglio sapere il vostro segreto più segreto!-
La terrà franò sotto le gambe di Hermione.
Sono spacciata!
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

 
**Rullo di Tamburi**
A gran richiesta (gran richiesta?) torna..un Cliffhanger!! Mi odiate?..ok, non cruciatemi, vi prego! So di essere malvagia, Voldemort mi fa un baffo, ma non posso farne a meno! Davvero, io mi esalto a interrompere così bruscamente i capitoli! Dite che sono pazza? Forse avete ragione!
Comunque, Avada Kedavra indirizzati a me a parte, vi è piaciuto il capitolo? Il Gioco! Malefico quanto me! A proposito, è di mia invenzione, anche se trae spunto da giochi come Obbligo o Verità e simili, ma per il resto l’ho ideato io! Perciò chiedo venia se l’idea risulta scontata o futile, ma non mi veniva in mente altro! Nonostante la presenza di alcol, non vuole assolutamente essere un invito all’ebbrezza cronica!! Mi raccomando, bevete poco, non esagerate e soprattutto non bevete prima di mettervi a cavallo della vostra Nimbus o del vostro Thestral (scherzi a parte, non bevete prima di guidare o vi crucio tutti!!)
Dopo questo messaggio civico-solidale, voglio rivelarvi una piccola nota su Neville! Sinceramente è un personaggio che amo. Goffo, distratto e un po’ fifone all’apparenza, ma notate questo: nel gioco non ha mai mentito! Timido e imbarazzato ma ha sempre detto la verità! E io lo adoro. Adoro Neville con tutta me stessa! E sono una sostenitrice della Lovebottom! (Hanna Abbott?! Pff...)
Ok, queste note autrice stanno diventando più lunghe del capitolo, perciò la smetto di parlare!! Sono prolissa in tutto quello che faccio, c’è poco da fare! Quasi quasi metto un cliffhanger anche nelle note..no scherzo dai! (C’è poco da scherzare, in una storia dell’altro fandom l’ho fatto veramente!)
Odiatemi pure, ma nel frattempo fatemi sapere che ne pensate del capitolo! E ancora grazie infinite a tutti! Un ringraziamento particolare va alla mia super amica Vany, che ha revisionato questo capitolo e ha seguito i miei discorsi malati mentre lo scrivevo! Ti voglio bene :)
La smetto per davvero! Grazie mille di cuore! Vi adoro!
Baci!
Amy :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Un Segreto molto segreto...(o forse no) ***


Capitolo 16
Un Segreto molto segreto..(o forse no..)
 
 
 
 
 
 
 
Voglio sapere il vostro segreto
Quelle parole risuonarono nella mente di Hermione come un incantesimo letale e logorante. Era spacciata. Non poteva mentire e non poteva dire la verità. Era in trappola. Non c’era una via di scampo. Forse, rifletté, la penitenza non sarebbe stata così grave. Se le Catene non avessero scelto George, o Fred..o Lee..forse gli altri non avrebbero avanzato proposte imbarazzanti o potenzialmente pericolose. C’era una possibilità..infinitesimale, ma c’era. Non poteva dire la verità, punto e basta!
Sollevò lo sguardo e incontrò quello di Fred. Era l’immagine dell’allegria. Lo odiò con tutta se stessa! No, non era vero. Non poteva odiarlo. Ma un divertente scherzetto come appenderlo a testa in giù poteva fare al caso suo!
Il resto del gruppo accolse la domanda di George con differenti reazioni. Alcuni, come Harry, alzarono il mento con spavalderia, pronti ad accogliere la sfida. Neville sembrava sul punto di svenire e Ron sul punto di vomitare. Fred continuava a sorridere tranquillo. L’unica a non reagire, ovviamente, fu Luna, che sembrava capitata lì per caso!
Il giro cominciò e per Hermione fu come se fosse scoccato il conto alla rovescia. Aveva molte persone davanti a sé, perciò aveva tempo di calmarsi ed escogitare un piano. Il panico rischiò di invaderla, ma lei lo respinse. Era una valorosa Grifondoro e lo avrebbe dimostrato!
Ginny si sistemò nervosamente sul materasso. – Che genere di segreto?- chiese, ostentando sicurezza.
George scosse le spalle. – Uno qualsiasi! L’importante è che sia quello più nascosto, il più insidioso!- aggiunse, sorridendo con malvagità.
Ti odio George..pensò Hermione.
Ginny guardò il soffitto, riflettendo per qualche secondo, poi rispose: - Avevo appena compiuto sette anni. Il giorno prima i miei poteri magici si erano rivelati per la prima volta. Mamma e papà erano contentissimi. Mi chiesero di controllarli e di non seguire l’esempio di Fred e George, che avevano quasi incendiato la Tana quando era stato il loro turno!- raccontò, scoccando uno sguardo eloquente ai gemelli, che scoppiarono a ridere. – Comunque, mamma mi chiese di non combinare guai. Il giorno dopo, andai nel capanno degli attrezzi e tentati di spostare gli oggetti con il pensiero. Incendiai per sbaglio tutto il capanno! Ho detta alla mamma che la colpa era stata di Charlie, ma in realtà fu colpa mia!- ammise, arrossendo.
Ron spalancò la bocca. – Sei stata tu?-
Ginny annuì. – Non ditelo alla mamma! È sempre bello vederla quando tortura Charlie per quella storia!-
- Soprattutto, è bello vedere Charlie in uno stato di perenne confusione perché non ha la più pallida idea di quello che sia successo veramente!- commentò George, facendo ridere tutti.
Arrivò il turno di Harry, che rispose subito, senza esitare. – Sono stato io a ricoprire Malfoy di fango a Hogsmeade, due anni fa!-
- Veramente?- chiese Lee allibito.
- Sì, sono stato io!- ammise, sorridendo compiaciuto. – Ma non ditelo a nessuno: Piton aspetta ancora l’occasione buona per punirmi!-
Harry stava mentendo, Hermione lo sapeva. I loro sguardi si incontrarono e raggiunsero quello di Ron. I tre si scambiarono un’occhiata di intesa e poi smisero di guardarsi. Harry vedeva nella mente di Voldemort. Harry aveva un padrino evaso da Azkaban. Harry conosceva alcuni dei piani dell’Ordine della Fenice. C’erano segreti che doveva proteggere. Era costretto a mentire. Come Hermione..
Angelina si passò una mano fra i capelli e si schiarì la voce. Era visibilmente nervosa. Hermione la vide lanciare un rapido sguardo a George, ma non fu sicura di averne colto il vero significato.
- Ho paura di cadere dalla scopa, quando gioco. È una paura irrazionale, considerando che gioco a Quidditch da quando sono arrivata a Hogwarts, ma sogno spesso di cadere e..vedere Fred..be’, diciamo che è il mio terrore più grande!- confessò, arrossendo.
- Sei troppo brava per cadere!- la consolò Harry, stringendole una spalla.
- Grazie Potter, ma questo complimento non ti salverà dagli esercizi extra della prossima settimana!- disse, fingendosi seria e poi scoppiando a ridere con tutti gli altri.
Fu il turno di Alicia. – Ho tradito Baston! Ho tradito Baston con un Serpeverde che si sarebbe diplomato quell’anno. È il vero motivo per cui ci siamo lasciati!-
Rimasero tutti a bocca aperta, gemelli compresi.
- Ehi, non guardatemi così! A tutti capita di sbagliare!- scherzò, ostentando un sorriso forzato.
Angelina le prese la mano. – Hai avuto le tue ragioni! Nessuno ti giudica!- le disse dolcemente.
- Sì, ma con un Serpeverde..-
- Fred!- sbottò Katie.
- D’accordo, sto zitto!-
- Ron, tocca a te!- lo incoraggiò Ginny.
Ron arrossì e si schiarì la voce. Hermione provò un moto di panico: il giro stava finendo troppo velocemente e lei non era ancora sicura della sua bugia! Doveva studiarsela bene. La Catena l’avrebbe rivelata comunque, ma doveva essere convincente!
- Ecco io..ehm..insomma. – iniziò Ron.
- Entro l’inizio dei M.A.G.O. Ron!- lo prese in giro George.
- L’anno scorso, durante il Tremaghi, dopo la seconda prova..ehm...ho finto di avere un messaggio per Fleur da parte di Silente, insomma per..be’ per parlarle!- ammise.
Qualcuno rise, qualcuno mormorò qualcosa, Hermione alzò gli occhi al cielo e Fred finse un applauso di lode.
- I miei complimenti! Sei un vero stratega, Ronnie!- commentò Fred.
Hermione gli rivolse un’occhiataccia che lui finse di non vedere.
Lavanda, notò Hermione, rivolse a lei un’occhiata un po’ strana, quasi timorosa. Ma poi scosse la testa e improvvisò un sorriso tranquillo. – Ho detto a mia madre di aver contratto una grave malattia per rimanere a Hogwarts l’anno scorso. Volevano portarmi via durante le vacanze di Natale, nonostante il Torneo. Comunque sono rimasta per poter andare al Ballo e Seamus era solo un ripiego per cercare di arrivare a..Krum!-
Tutti scoppiarono a ridere, Seamus compreso, e Hermione capì il significato dello sguardo di Lavanda.
- Sai Lavanda!- esordì Hermione sorridendo. – Te lo avrei ceduto volentieri! Non è bravo a ballare quanto a catturare Boccini!-
Lavanda sorrise serena e arrossì leggermente.
Arrivò il turno di Fred. Hermione smise di respirare. Si era distratta e non si era resa conto che era arrivato il momento peggiore di quel giro! Cosa avrebbe detto Fred? Che scusa avrebbe inventato? Avrebbe mentito? O no?
Non può dire la verità..non può!
Hermione cercò il suo sguardo per trasmettergli un avvertimento, o una minaccia, ma Fred non guardò mai nella sua direzione.
- E’ imbarazzante ammetterlo, ma..- iniziò Fred. Il cuore di Hermione si fermò. – Mi sono finto George a un appuntamento che quell’idiota voleva evitare e così mi sono ritrovato a frequentare Lisa Turpin per due settimane. È una delle ragazze più insopportabili di Hogwarts, così alla fine le ho detto chi ero veramente e sia io che George siamo stati segretamente ricoverati in infermeria con svariati tagli sulle braccia!-
George scoppiò a ridere e scosse la testa. – Ricordo ancora la sua faccia!-
- Siete due imbecilli!- sbottò Katie.
- Siete due geni!- commentò Harry, beccandosi un pugno di Ginny dritto nelle costole.
Hermione tirò un sospiro di sollievo. Non aveva detto la verità. O sì? Sapeva che sarebbe entrata presto in paranoia, perciò diede un taglio ai suoi pensieri e si concentrò sulla risposta che aveva ideato nel frattempo.
Seamus raccontò di aver incendiato l’ufficio della Sprite mentre lei non c’era e di aver rimesso tutto a posto appena in tempo. Calì raccontò, arrossendo quasi ai livelli di Ronald, di aver avuto, durante il secondo anno, una cotta clamorosa per George, il quale non fece che vantarsi per tutto il tempo, e di aver poi superato la cosa etichettandola come una semplice cotta per uno studente più grande. Lee rispose dicendo di non aver segreti e fu un’affermazione talmente convincente e ben sostenuta che Hermione quasi ci cascò. Ma era una bugia: tutti avevano un segreto, Hermione lo sapeva!
Poi fu il turno di Katie: - Ricordate quello spiacevole incidente nello spogliatoio dei Corvonero, due anni fa?- chiese.
Fred si voltò verso di lei. – Quando Cho Chang è stata confusa ed è inciampata nel manico della sua scopa, rischiando di rompersi qualcosa prima della partita?-
Katie arrossì. – Sono stata io!-
- Scherzi!- esclamò Lee.
- No. L’ho sentita parlare con la sua amica Marietta. Era convinta di poter ingannare Harry con un sorriso, si credeva migliore di lui. Non ho resistito alla tentazione!-
Harry scosse la testa imbarazzato. – Il problema è che ci è quasi riuscita!-
Tutti scoppiarono a ridere e lo presero in giro.
Arrivò il turno di Dean e Hermione impallidì. Presto sarebbe toccato a lei. Non era pronta..
Dean si schiarì la voce un paio di volte e disse: - Avevo paura di venire a Hogwarts. Mio padre..be’ io non so chi sia veramente e non so nemmeno se è un mago. Perciò avevo paura di arrivare qui e scoprire di essere il figlio di un Mangiamorte o qualcosa di simile. Varcare quella soglia è stata l’impresa più difficile della mia vita. E il Cappello Parlante mi disse che il coraggio che avevo dimostrato nell’affrontare l’ignoto era degno di Godric. Per questo mi ha assegnato a Grifondoro!- ammise.
Ci fu un silenzio carico di significato. Alicia sorrise a Dean che arrossì e ricambiò. Hermione allungò un braccio e accarezzò la spalla del suo amico. Era una storia bellissima.
Dean le sorrise. – Tocca a te!-
Il panico spazzò via la strana felicità che la storia di Dean le aveva regalato. Hermione prese un bel respiro e pregò con tutta se stessa che la voce non le tremasse.
- Ho trasformato i capelli di una mia vecchia compagna di scuola in un orribile groviglio verde-fango grazie alla magia che non pensavo di possedere!- confessò, mentre tutti ridevano, – E l’ho fatto perché ero la vittima preferita delle sue prese in giro. Era fissata con gli Unicorni. E quando ho scoperto di essere una strega, la prima cosa che ho pensato è stata che io avrei visto gli Unicorni e lei invece no!-
- Eri una piccola ribelle!- commentò Lee con un sorriso fiero.
Hermione si rilassò e sorrise. – Ero più intelligente di lei!-
- Pensa un po’..- borbottò Fred, facendo ridere tutti.
Istintivamente, Hermione sollevò lo sguardo. Il sorriso che Fred le rivolse accelerò il battito del suo cuore. Infondo, mentire non era poi così difficile..
Luna parve riemergere da un pensiero molto profondo. – Non penso di avere segreti. Io dico sempre la verità su tutto. Perciò posso solo dirvi che il Capello Parlante ha pensato seriamente di smistarmi in Grifondoro, ma io ho pensato che Corvonero sarebbe stato meglio e così lui ha acconsentito. Siete le persone più care che ho al mondo ed è bello scoprire di poter appartenere a qualcosa. Vi voglio bene, anche se non condividete le mie preoccupazioni per l’infestazione dei Nargilli!-
Il discorso di Luna fece quasi piangere Hermione, che allungò una mano e strinse quella della ragazza.
- Ti vogliamo bene anche noi!- rispose Ginny.
Annuirono tutti e sorrisero, qualcuno mormorò una risposta. Luna li guardò sorridendo fiera e felice.
Poi, la risposta di Neville sconvolse ognuno di loro.
- I miei genitori non sono morti..- mormorò.
La Stanza calò nel silenzio più completo. Prendendo coraggio, Neville sollevò lo sguardo, nei suoi occhi lampeggiava un coraggio che Hermione non aveva mai visto.
- Sono ricoverati al San Mungo. Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte, li ha torturati fino alla pazzia. Sono vivi, ma non ricordano niente e non sanno nemmeno chi sono. Non parlano e non riescono a percepire il mondo attorno a loro. Ma sono fiero di essere figlio loro ed è per questo che combatterò questa guerra: voglio finire ciò che loro hanno iniziato! Saranno fieri di me..saranno fieri di noi!-
Come rispondendo ad un unico impulso, si alzarono tutti in piedi e corsero da Neville. Il ragazzo si ritrovò improvvisamente sommerso da braccia che lo stringevano e bocche che tentavano di dargli baci sulla guancia o sussurrargli cose all’orecchio.
- Ragazzi, non respiro..- mormorò, la voce strozzata.
- Oh, scusa Neville!- esclamò Ron, aiutandolo a riemergere.
Il ragazzo si massaggiò il petto, respirando affannosamente, ma Hermione vide la traccia di una lacrima sulla sua guancia.
- Vi voglio bene anche io, ma vorrei vivere ancora un po’ se non vi dispiace!- scherzò Neville.
Hermione scoppiò a ridere assieme agli altri e poi tutti tornarono al proprio posto. L’argomento non fu più toccato. Tutti sapevano quanto fosse costavo a Neville rivelare quel segreto. Rispettarono il suo dolore e il suo coraggio e nessuno ne fece più parola.
- Magnifico, tocca a me!- esclamò George, battendo le mani con un sorriso malandrino. – Sono innamorato di Angelina!-
Calò un silenzio glaciale. Nemmeno la confessione di Neville aveva causato un silenzio simile. Hermione pensò di aver sentito male. Forse era quelle che stavano pensando tutti. Specialmente Angelina. La ragazza fissava George a bocca aperta. Un evidente rossore cominciò a colorare le sue guance scure. Boccheggiò un paio di volte, tentando di parlare, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca  aperta. George, dal canto suo, continuava a guardarla sorridendo. Ginny, la più reattiva come sempre, si schiarì la voce in un modo che ricordò orribilmente la Umbridge.
- Fai sul serio?- chiese Ginny, sorridendo.
George scosse le spalle. – Guarda tu stessa!- rispose, indicando il calderone.
Le Catene si solleveranno. Hermione notò un dettaglio che la sorprese: erano azzurre! Attorno a sé, sentì gli altri mormorare. Persino Angelina aveva abbandonato George per rivolgere il suo sguardo esterrefatto sulle spire azzurre che volavano sopra le loro teste. Sembravano sinuosi serpenti di luce. Scesero su di loro e avvolsero il polso destro, come sempre. Hermione sentì solo in quel momento il braccio scottare.
- George è stato l’ultimo a fare una domanda!- spiegò Fred. – Tecnicamente il gioco è finito. A questo punto non dobbiamo più indovinare. Sarà la Pozione a rivelare i Bugiardi. E quelli rimasti sceglieranno la penitenza!-
Hermione rabbrividì. Il suo cervello aveva già trovato la conclusione giusta. George aveva detto la verità. Era palese. Perché avrebbe dovuto mentire raccontando di essere innamorato di una sua amica? Questo escludeva George dai Bugiardi. Questo regalava a George il potere di decidere una penitenza.
Sono spacciata..
Le Catene cominciarono a illuminarsi. Lentamente, i colori cambiarono. A parte quelle di Luna, Neville, Alicia e, Hermione provò l’impulso di vomitare, George, le altre divennero di un argento scintillante.
Hermione sospirò. Lei, Fred e Dean erano Bugiardi per la terza volta. La penitenza sarebbe arrivata. Dolorosa, complicata, imbarazzante, distruttiva. Lo sentiva dentro di sé. Il sorriso che George le rivolse glielo confermò.
Le Catene lasciarono andare i polsi del gruppo e tornarono strisciando nel calderone. La Pozione ribollì per un attimo e poi assunse un colore azzurro cielo, striato di oro e argento. Hermione seppellì il panico per contemplare il liquido nel calderone. Era una magia straordinaria, una pozione degna di un esperto. I gemelli avevano compiuto un’impresa magnifica. E quel liquido azzurro era..incantevole. Magico. Hermione si lasciò trasportare dai riflessi argentati. Quella luce scintillante nell’azzurro della pozione le ricordava tanto le sue fiamme, quelle che lei amava evocare con la bacchetta. Erano così simili che riuscirono a regalarle un calore inaspettato.
Così simili..
Un momento!
Il suo sguardo si assottigliò e Hermione raddrizzò la schiena. Erano davvero simili. Anzi, erano praticamente identiche! La pozione ondeggiò e a Hermione sembrò di vedere le fiamme lambire il calderone, come se fosse davvero un fuoco. Spostò lo sguardo su Fred che, Hermione lo capì, l’aveva osservata tutto il tempo. Evidentemente, Fred lesse la domanda sospesa nello sguardo di Hermione e le rivolse un rapido occhiolino e un sorriso. All’improvviso, un’immagine balenò nei suoi pensieri.
Erano stesi su un divano polveroso, nell’ala abbandonata del sesto piano. Una fiamma azzurra scaldava la sua pelle. Galleggiava sospesa nell’aria e illuminava la stanza con la sua luce azzurra e argentata. Era una luce surreale, rendeva tutto così distante dal resto del mondo. Sembrava un’immagine di mille anni prima, ma Hermione sapeva che erano passate solo poche settimane. Il battito del suo cuore accelerò. Le sembrò di rivivere quella sensazione magnifica, di ritornare in quella dimensione dove esistevano solo loro e la luce azzurra delle sue fiamme..
La voce di George la riportò con la mente nella Stanza delle Necessità. Il cuore perse un battito. La penitenza stava per arrivare.
- Hermione, Fred e Dean!- esclamò George.- Allora ragazzi: come li puniamo?- chiese divertito.
Cominciarono a parlare tutti quanti insieme. C’era talmente tanta confusione che Hermione capì solamente alcune parole sconnesse, fra cui “Umbridge”, “Caccabomba”, “Fegato di drago”, “Pasticca Vomitosa” e “Piton”.
- Benissimo, è deciso!- annunciò Ginny. – Dean troverà il modo di rifilare alla Umbridge delle Pasticche Vomitose!-
Hermione la fissò bocca aperta. Come erano riusciti ad accordarsi in quella confusione?
Dean, in compenso, si prese il volto fra le mani. Sarebbe stata un’impresa molto difficile e la soddisfazione di portarla a termine sembrava lungi dal realizzarsi. Hermione temette per il proprio destino. Avrebbe rischiato l’espulsione anche lei?
Fu George, con suo sommo orrore, a riportare l’attenzione sulla sua penitenza.
- Ho un’idea per la nostra amica Granger!- esclamò, il sorriso maligno ben dipinto sulle labbra.
Calò un silenzio carico di aspettative. Hermione sperò che il pavimento la risucchiasse in un vortice oscuro diretto alla Camera dei Segreti dove, magari, un Basilisco sopravvissuto alla bonifica di Harry avrebbe potuto pietrificarla e regalarle mesi di agognata pace! Non aveva uno specchio con sé, ma le sarebbe bastato guardare l’acqua!
- Siamo tutt’orecchi, Georgie!- commentò Lee, sorridendo.
Hermione sospettò che anche lui fosse al corrente dei piani malefici di George e la cosa la mandò ancora di più in paranoia.
- In realtà, sarà come catturare due Knarl con un bicchiere di latte!- aggiunse George, per poi puntare l’indice sul suo gemello.
Al diavolo i Basilischi..dov’è la Umbridge quando serve?
- Che intendi?- chiese Ron, perplesso.
- Anche Fred è alla terza bugia e deve pagare la penitenza. Così il mio caro gemello e la Granger la sconteranno insieme!-
Magari arriva assieme a Piton..voglio essere espulsa!
- E come?- chiese Ron, passando lo sguardo da Hermione a Fred.
Hermione capì che era l’unico a non aver intuito il piano di George. Tutti gli altri, cominciarono a rivolgere occhiate furtive a Hermione e a Fred, o a ridacchiare maliziosamente. Tutti tranne Ron e Luna, che sembrava pensare ad altro.
- Stai scherzando, vero?- chiese Fred, divertito. Hermione colse il vero significato del suo sorriso. Non gli importava! Non era imbarazzato e non era nemmeno preoccupato. Si stava divertendo e anche tanto!
George ammiccò. – Direi di no!-
- Non sei divertente!- esclamò Hermione, rivolgendogli uno sguardo glaciale e tentando, allo stesso tempo, di non far tremare la voce.
- Non sono mai stato più serio di così!- rispose lui, scrollando le spalle. – Che ne dite ragazzi?-
Ginny guardò Hermione con compassione, tentando forse di farsi perdonare per un danno che, in realtà, non era stata lei a causare. Harry sorrise a Hermione ma rimase in silenzio. Tutti gli altri mormorarono la loro approvazione.
Ron fissava ancora George. - Io non ho ancora capito!- commentò.
George alzò gli occhi al cielo. – Santo Merlino Ron, sei peggio di Goyle!-
Fu Lee a illuminare Ron. – Fred avrà la sua occasione per riscattarsi del bacio che Hermione ha dimenticato!-
L’espressione di Ron fece ridire gli altri, ma Hermione la interpretò come il segno di un’imminente Guerra Magica.
- Stai bene?- le chiese Dean. – Ti vedo un po’ pallida!-
- Mai stata meglio!- borbottò lei, improvvisando un sorriso decisamente poco convincente.
- Cosa state aspettando? Che il Ministro della Magia annunci il ritorno di Voldemort?- li provocò George.
- Potrebbe volerci un po’ di tempo!- scherzò Lee.
Sarebbe comunque troppo poco!
Hermione incrociò lo sguardo di Fred, che le sorrise. Lo vide alzarsi e fu come ricevere un pugno in pieno petto. Tutto sembrava scorrere lentamente. Il tempo. Lo spazio. L’aria. Il suo respiro. Il mondo attorno a lei mutò. I suoni si ovattarono e le immagini sfuocarono. Vedeva solo Fred camminare verso di lei e allungare una mano. Sentiva solo qualche risata e qualche parola, ma non capì mai chi fu a pronunciarle. Né cosa stessero dicendo, a dirla tutta. Con un sorriso forzato e il cuore improvvisamente immobile, afferrò la mano di Fred e gli permise di sollevarla.
E il mondo scomparve del tutto. Hermione vide i suoi occhi, vide il suo sorriso e tutto il resto divenne nebbia. Era un limbo molto simile a quello di un sogno. Sembrava irreale. E quando le sue labbra la sfiorarono, la nebbia divenne luce. Era sempre il suo sapore, il suo sapore unico e surreale. Erano sempre le sue labbra morbide e decise, le stesse che la baciavano continuamente. Erano circondati da tutti i loro amici, ma Hermione lo aveva dimenticato. Perché nulla esisteva a parte loro. Fu come se il suo cuore avesse ricevuto una scarica molto potente. Tornò in vita e palpitò con vigore ed energia. Sentì le mani di Fred sul suo viso. Le braccia di Hermione giacevano immobili lungo i suoi fianchi. Voleva sollevarle per abbracciarlo, ma sapeva che sarebbe stata una pessima idea. Perché non sarebbe più riuscita a fermarsi. Perché, allora, l’ingannevole indifferenza che riusciva a mostrare sarebbe sfuggita al suo controllo. E tutti avrebbero capito che quel bacio non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo. Doveva mantenere le apparenze. Solo nella sua mente, Hermione sapeva quanto quel bacio la stesse travolgendo. Sembrò infinito. Non sapeva nemmeno da quanto erano lì, in piedi, nella Stanza delle Necessità, davanti a tutti i loro amici. E non importava a nessuno dei due. Fred non aumentò mai il ritmo del bacio e Hermione lo ringraziò per questo. Nemmeno lui era immune a quella forza che lo attirava verso di lei e i suoi gesti, per quanto intensi e disarmanti, erano misurati.
Lentamente, il mondo tornò ad annebbiarsi. La luce che Fred aveva fatto brillare con quella bacio cominciò a spegnersi. La mente di Hermione tornò sfuocata e nebbiosa. La paura riemerse dalle sue ceneri, seguita dall’imbarazzo. I suoni giunsero alle sue orecchie. Il bacio rallentò e finì. Sentì il respiro caldo di Fred sulle sue labbra poco prima di aprire gli occhi e vederle sparire. Il mondo tornò reale e concreto.
C’era silenzio.
Molto silenzio.
Troppo silenzio.
Hermione si concesse qualche secondo per rimanere con Fred occhi negli occhi, poi spostò lo sguardo attorno a sé. Le facevano male le spalle e le braccia. Aveva teso i muscoli fino allo sfinimento per impedirgli di seguire le sue volontà e abbracciarlo.
Hermione vide gli amici sorridere e sghignazzare. Angelina le rivolse un occhiolino che le strinse lo stomaco. George sorrideva talmente tanto che sembrava quasi paralizzato. Ron era pallido e sembrava sul punto di dire qualcosa, ma la bocca si aprì senza emettere suono. Ginny, sempre pronta a salvare la situazione, si schiarì la voce, facendo sobbalzare un po’ tutti. Anche in un momento simile, Hermione dovette riconoscere la sua dote nell’imitare la Umbridge!
- Questa volta non te lo dimenticare, Granger!- scherzò Fred, riacquistando il suo solito sorrido malandrino.
Una risata proruppe dal gruppo e, Hermione se ne stupì, anche dalla sua bocca. Nonostante l’imbarazzo, capì che nessuno dei suoi amici la stava giudicando. La paura svanì. Era stato solo un bacio, un bacio dato per punizione. I suoi amici lo sapevano. Nessuno avrebbe creduto che ci fosse altro dietro, a parte chi già lo sapeva.
- Dacci un taglio, Weasley!- rispose con un finto tono severo e un sorriso. Allungò un braccio e lo colpì con un pugno sulla spalla.
Tornarono a sedersi, mentre Lee e George sciorinavano battute di dubbio gusto su quel bacio, rivolte soprattutto a Fred e alla sua innata capacità nel non saper “lasciare il segno”. Hermione guardò Ron che ricambiò il suo sguardo. La ragazza azzardò un sorriso che Ron ricambiò. Hermione si trattenne dall’esultare. Anche questa volta, Ron non aveva capito niente. Forse era davvero un po’ tonto. Si arrabbiò con se stessa per averlo pensato. Ma passare così tanto tempo con Fred le aveva distorto la mente. Ron era intelligente! Solo che, a volte, era un tantino distratto. E non era molto perspicace. Ma non era un difetto. Soprattutto, non era un problema. Specialmente per Hermione!
Il gruppo si lanciò in una lunga discussione sulla genialità del gioco di Fred e George e Hermione decise che quello era il momento perfetto per isolarsi. Guardò gli amici, seguì i loro discorsi e annuì di tanto in tanto, aggiungendo rari commenti. Per il resto, la sua mente ripensò a quel bacio e un’idea malsana cominciò ad aggrappare le sue radici nel cervello di Hermione.
Sarebbe stato tutto così semplice, se gli altri avessero saputo. Quanto poteva essere grave? Infondo, non le importava nemmeno. Chi se ne importava di quello che pensavano gli altri! Ron lo avrebbe accettato. Era felicemente impegnato con Lavanda, che cosa voleva di più? Lo avrebbero accettato tutti e, se non fosse successo, lei ci sarebbe passata sopra. Perché non le importava.
Infondo, però, cosa c’era da sapere? Che cosa la legava a Fred? Come lo avrebbe spiegato a tutti?
Era quella la ragione per cui doveva rimanere un segreto. Un profondo, silenzioso e inaccessibile segreto.
Dean propose di finire le scorte di bottiglie avanzate dal gioco e tutti acconsentirono. Hermione bevve il Sangue di Drago e il bruciore la riportò alla realtà. Era meglio non distrarsi, ora che le discussioni erano finite. Calì propose una gara di Incantesimi. Era un gioco che aveva sentito da delle ragazze di Corvonero. A turno, si sceglieva un incantesimo. Chi non riusciva ad eseguirlo, beveva. Hermione sorrise tranquilla. Infatti, fu l’unica a non bere mai. Tutti la maledissero a turno per essere così dannatamente geniale. Fred tentò persino di confonderla, ma lei se ne accorse e, con un rapido expelliarmus , riuscì a levargli la bacchetta. Il piccolo scontro fu accompagnato dalle risate divertite degli altri.
Dopo la gara di incantesimi, George fece evanescere il calderone e le bottiglie vuote. Riparò il buco al centro dei materassi e fece scomparire anche tutti i bicchieri. La conversazione vagò fra gli argomenti più vari ed esilaranti. Si passò dalla Umbridge, a Piton, al Ministero, a Malfoy, quindi di nuovo a Piton, ai pettegolezzi e al Quidditch. Hermione riuscì persino a rilassarsi. Parlare di cose comuni, con i suoi amici e infrangere, allo stesso tempo, le regole della scuola, era una sensazione unica e quasi piacevole.
Le ore passarono e alcuni cedettero al sonno. Neville si addormentò con la testa sulle gambe di Luna, che stava intrattenendo tutti con un discorso sulle ricerche di suo padre per scoprire tutto il possibile sul Ricciocorno Schiattoso. Calì e Seamus crollarono poco dopo. Hermione vide Seamus allungare una mano e accarezzare quella dell’amica, poco prima di chiudere gli occhi. Alicia e Angelina si lanciarono in una discussione sul Quidditch assieme a Lee e Dean. Dalla dichiarazione di George, lui e Angelina non si erano più guardati.
Come cogliendo le sensazioni degli studenti, le luci della Stanza delle Necessità si abbassarono. Alcune candele si spensero e le fiamme evocate da Seamus svanirono. La Stanza sembrò risucchiare nel buio le poche parole che ancora galleggiavano fra quelli che erano rimasti svegli. Harry e Ginny si erano addormentati abbracciati. Ron, con la scusa del bagno, si era appartato in angolo buio con Lavanda. George finse di dare di stomaco e Hermione, suo malgrado, sorrise. Luna stava ancora parlando di Ricciocorni assieme a Katie, che sembrava piuttosto interessata all’argomento. Parlavano a voce talmente bassa che Hermione quasi non le sentiva. Ognuno si era ritagliato uno spazio in quella piattaforma di morbidi materassi e il cerchio era ormai svanito.
Hermione si raggomitolò sotto una coperta e guardò Luna accarezzare i capelli di Neville. Era un gesto così insolito per lei. Eppure sembrava nata per farlo. Li passava fra le dita pallide con delicatezza. Hermione vide i capelli scuri di Neville in contrasto con le dita bianche di Luna e pensò a lei e Fred, a ciò che provava quando gli accarezzava i capelli, al calore che quelle fiamme rosse sprigionavano fra le sue dita.
Provò ad immaginare cosa stesse sognando Neville. Probabilmente era felice.
Altre candele si spensero. Dean era steso sul materasso accanto a Lee e stavano parlando. Alicia si era addormentata sulla spalla di Dean. Katie e Luna continuavano a parlare. George..dov’era George?
Hermione passò l’intera stanza con gli occhi ma non lo vide. A pensarci bene, mancava anche Angelina. Sorrise e tornò a rilassare la testa sul cuscino. Fred era a pochi metri da lei e parlava con Lee. Le rivolse un sorriso. Hermione ricambiò e chiuse gli occhi. Era così stanca..ed era sempre più buio.
Era sempre più buio nella stanza..
Era sempre più buio nei suoi pensieri..
 
 
 
 
 
 
Un soffio la svegliò.
Per un momento, Hermione pensò di scattare a sedere e afferrare la bacchetta. Aveva appena sognato di essere catturata dalla Umbridge..
Un dito passò lento sulle sue labbra e un respiro caldo le soffiò nell’orecchio.
- Non ti muovere!- sussurrò.
Hermione alzò gli occhi al cielo. La Stanza era nel buio più completo. Una sottile luce arrivava da una fiamma galleggiante accanto ai bagni. Qualcuno doveva averla evocata prima di addormentarsi. Nessuno era rimasto sveglio. Dormivano quasi tutti nelle stesse posizioni in cui Hermione li aveva lasciati prima di scivolare nel sonno. C’erano anche Angelina e George. Dormivano vicini, le mani quasi si toccavano. Neville era ancora fra le braccia di Luna, che sorrideva nel sonno. Ron e Lavanda erano stesi quasi ai margini dei materassi. Lee dormiva con la bocca spalancata e Katie aveva la testa appoggiata sul suo petto. Alicia, muovendosi nel sonno, si era aggrappata al petto di Dean e aveva avvolto una gamba attorno a quelle del ragazzo. Seamus e Calì erano rimasti nella stessa identica posizione di qualche ora prima. Harry e Ginny erano ancora abbracciati.
Hermione sollevò leggermente la testa dal cuscino per lasciare che il braccio di Fred si insinuasse , poi tornò ad appoggiarsi e sentì sul collo il calore del suo maglione. Con l’altro braccio, Fred le avvolse i fianchi e si strinse a lei. Hermione rilassò la schiena contro il suo petto e il respiro di Fred sul suo collo la fece rabbrividire. Fred allungò la mano sotto il cuscino e prese la bacchetta di Hermione.
- Muffliato – mormorò. – Stavi dormendo?-
- Tu che dici?- chiese sarcastica. - Perché continui a sussurrare?- aggiunse poi con perplessità.
Sentì Fred sorridere. – Perché rende tutto più intrigante!-
Hermione sorrise e scosse la testa, richiudendo gli occhi. - Bel bacio!- commentò, maledicendosi per essere arrossita.
- Grazie! Potevo fare di meglio, ma non mi sembrava l’occasione giusta!-
- Sono d’accordo!-
- Avremmo dovuto portare Ron d’urgenza al San Mungo!-
- E tu lo avresti seguito!-
- E’ una minaccia, Granger?- scherzò, sfiorando il suo collo con le labbra.
- Forse sì, forse no..- mormorò lei, rilassandosi al tocco leggero della sua lingua.
- Hai detto parecchie bugie, stasera. – la provocò.
Il cuore di Hermione perse un battito, ma riuscì a rimanere calma.
- Anche tu!- lo sfidò lei.
- Dimmi la verità..- mormorò Fred, accarezzandole un fianco.
Hermione rabbrividì e il panico minacciò di travolgere la sua pace.
- La sai già..- borbottò.
Fred rise piano. – No, ci sono alcuni dettagli che mi sfuggono. Qual è l’oscuro segreto di Hermione Granger, ad esempio?-
Lei scosse le spalle. – Ho una cotta per George!-
- Davvero?- chiese lui divertito.
- Già. Ma non posso confessarlo perché altrimenti Lee ci resterebbe male. Abbiamo una relazione segreta!-
- Che ora non è più segreta!-
- Verrai obliviato, tranquillo!-
- Quindi rinuncerai a George?-
Hermione fece spallucce. – Lui ha Angelina, non ha bisogno di me. Come ti fa sentire il fatto che la tua ex ragazza sia innamorata di tuo fratello?-
- George è innamorato di lei, Angelina sta ancora mentendo a se stessa!- puntualizzò Fred. – Comunque bene, sono stato io a lanciarlo fra le sue braccia!-
Hermione aprì gli occhi e si sistemò meglio sul materasso. – Perché?-
- Perché io sono sempre stato un ripiego, per Angelina!-
Hermione raddrizzò le spalle e si voltò a guardarlo, interrompendo la carezza delle sue labbra sul collo. – Te lo ha detto lei?- chiese sorpresa.
Fred la guardò con un sorriso tranquillo e un’espressione beata. – No, l’ho capito da solo. Ha una cotta per George da quando ci siamo conosciuti, ma lui è un idiota. Non se n’era accorto. O così dice lui, io penso che abbia fatto finta di niente. Comunque sono dettagli irrilevanti, ora hanno aperto gli occhi e forse riusciranno ad accettare quello che provano!-
Hermione sollevò le sopracciglia. – Hai bevuto troppo, vero?-
- Perché?- chiese perplesso.
- Da dove esce tutto questo sentimentalismo?- chiese scettica.
Fred sorrise e la baciò. – Sono romantico, Granger, ormai dovresti saperlo!-
Lei alzò gli occhi al cielo e tornò a stendersi. Fred riprese a baciarle lentamente il collo e la beatitudine tornò ad avvolgerla.
- Davvero non te lo ricordavi?- chiese serio.
Hermione sorrise. Non si preoccupò nemmeno del brivido che le attraversò la spina dorsale. Perché nella voce di Fred aveva colto la delusione e questa cosa la emozionava molto più di quanto fosse lecito ammettere.
- Davvero. Non me lo ricordavo. Perché?- chiese, fingendosi indifferente.
- E’ un colpo sferzato duramente alla mia autostima!- scherzò lui, ma Hermione poté cogliere ancora una traccia labile di delusione.
- Tu perché te lo ricordavi?- chiese lei, sfidandolo a mentirle.
- Il primo bacio non si scorda mai!-
- Infatti io me lo sono dimenticato!-
- Tu sei un caso a parte, Granger!- commentò lui, ridendo.
Hermione sorrise e decise di lasciar perdere. Fred non le avrebbe mai detto la verità. Ormai aveva imparato a convivere con le parole non dette e i sentimenti nascosti di entrambi.
Lentamente, Hermione si girò e appoggiò le mani sul suo petto, guardandolo dritto negli occhi.
Sorridendo, Hermione prese una decisione. Era giunto il momento di dimostrare a se stessa quanto la verità potesse essere magnifica. Come quando aveva confessato che Ron era stato la sua prima cotta. Perché la verità, a volte, pesava molto più di qualsiasi altro fardello. I segreti, infondo, erano belli se condivisi con qualcuno. E Fred era la persona giusta. Lo era sempre stato.
- Ho mentito!- disse.
Fred sorrise. – Lo so. A quale delle tante bugie ti riferisci?-
Hermione sorrise e lasciò che le sue guance si scaldassero. Non le importava di arrossire. La sensazione magnifica di libertà era il suo solo pensiero.
- Sei tu la persona che preferisco di più in questa stanza!- confessò.
L’espressione di Fred fu molto meglio della libertà stessa. Fu più ardente del Whisky Incendiario. La travolse più del Sangue di Drago. Fu qualcosa di assolutamente unico. La guardò come se non l’avesse mai vista prima, gli occhi sbarrati, la bocca socchiusa e l’espressione assorta. Sembrava tornato bambino, lo stesso ragazzino spavaldo che si era offerto di prendere il libro al posto suo dallo scaffale più alto. Lo stesso ragazzino premuroso che le aveva dato una fazzoletto la notte del Ballo.
Hermione sorrise e provò una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Era felicità, ma non solo. C’era qualcos’altro. Non sapeva cosa fosse di preciso, ma era piacevole. Era un calore diverso. Il cuore accelerò il suo battito e Hermione rimase immobile a godersi quel momento. Non sapeva perché né cosa stesse provando di preciso. Ma le piaceva.
Lentamente, Fred riemerse dai suoi pensieri e le sorrise. - Grazie..- sussurrò.
- Per cosa?- chiese lei, perplessa.
- Per avermi detto la verità!- disse lui, scuotendo le spalle.
- Non faccio mai niente per niente, Weasley!- scherzò lei, fingendosi seria. – Mi devi una confessione!-
Fred rise piano e fissò il soffitto, fingendosi pensieroso.
- Sei tu la persona che preferisco in questa stanza, Granger!- ammise, imitando le sue parole.
Per Hermione, quelle parole furono come una tempesta. Tuoni e fulmini pervasero la sua mente, mentre una cascata di pioggia scivolava lungo il suo corpo. Hermione capì che era il suo stesso sangue che scorreva nelle sue vene con un’energia divampante. Il suo cuore esplose, come un tuono fragoroso. Era una tempesta troppo potente per essere fermata.
- Grazie..- sussurrò.
- Per averti detto la verità?- chiese lui divertito.
Hermione scosse la testa, ma non rispose. Allungò il viso verso quello di Fred e lo baciò. Lo ringraziava per aver scelto lei, ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce. Non poteva farlo. Le parole, sulle sue labbra, non avrebbero reso abbastanza quanto ciò che sentiva nella sua mente. Perché non c’era un modo per esprimere veramente quella sensazione. Hermione non ne conosceva nessuno. Decise che stringersi a lui e baciarlo con trasporto poteva bastare. Era il meglio che potesse fare. Fred rispose al bacio con la stessa passione e lei intuì che, per l’ennesima volta, era riuscito a capirla. Per l’ennesima volta aveva attinto alla verità direttamente dalla sua bocca. L’aveva spogliata di ogni bugia, come aveva sempre fatto.
Lentamente, si separarono.
- Dovrei essere sincero più spesso, se questo è il ringraziamento!- scherzò Fred.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Parli sempre troppo, Weasley!-
- Chiudimi la bocca, allora!- la provocò lui.
- Mi è concessa una bacchetta?-
- No!-
- Peccato..-
Hermione rilassò la testa sul cuscino e si strinse a lui, sfiorando il suo collo con le labbra. Desiderava che Fred rimanesse lì per tutta la notte, ma sapeva che prima o poi se ne sarebbe andato. Chiunque avrebbe potuto vederli. E il loro segreto non sarebbe più stato un segreto.
Ma non voleva che se ne andasse. Il sonno cominciò ad avvolgerla. Era più stanca di quanto pensasse. Lentamente, la sua mente scivolò nell’oscurità. Il silenzio calò sul suo corpo sempre più leggero.
- Non te ne andare..- sussurrò piano. Doveva dirlo. Doveva assicurarsi che lui non l’avrebbe lasciata.
- Non vado da nessuna parte..- mormorò lui.
Hermione sorrise e si rilassò. Ora poteva dormire, poteva lasciarsi andare. Lui sarebbe rimasto. Vicino o distante, sarebbe rimasto con lei..lo sapeva..non sapeva perché, ma sapeva che era così..
- Buonanotte Granger –
- Buonanotte Weasley –
L’oblio l’avvolse e Hermione scivolò nel sonno, il cuore leggero.
L’ultima cosa che sentì, fu il battito lento del cuore di Fred..
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Ginny Weasley guardava i cereali galleggiare nella sua tazza. Era troppo stanca per mangiare. Aveva dormito poco, infondo.
La festa era andata meglio del previsto. Non erano stati espulsi e questo aveva contribuito. Alle nove precise, erano usciti tutti dalla Stanza ed erano scesi in Sala Grande a fare colazione, fingendosi innocenti. Il Rospo mangiava al suo posto, senza rivolgere l’attenzione agli studenti. Silente chiacchierava con la McGranitt.
La festa era passata inosservata!
Ginny sollevò lo sguardo e vide Fred passare a Hermione la marmellata. Sorrise, tornando a guardare la ciotola di cereali. Quante cose erano cambiate quella notte? Troppe! Avrebbero affrontato i cambiamenti. Ognuno, a modo suo, avrebbe intrapreso una strada difficile. Sentì la mano di Harry accarezzarle i capelli. Parecchi sguardi caddero su di loro.
Da quando Harry Potter accarezzava la piccola della famiglia Weasley?
Ginny decise di risparmiare le fatiche dei pettegoli. Si girò lentamente e lasciò un piccolo bacio sulle labbra del Prescelto, che le sorrise.
- Ora hanno finalmente qualcosa di cui parlare per il resto della settimana!- spiegò.
Harry scoppiò a ridere. – Almeno non sarò più il pazzo con le allucinazioni e le manie di protagonismo!-
Ginny sorrise e si alzò. – Mi è passata la fame! Vado un po’ in Sala Comune!-
Hermione le sorrise e la seguì. Avevano molto di cui parlare. Oltrepassarono il passaggio che portava alla Torre di Grifondoro e raggiunsero il sesto piano. Ginny richiuse la porta della loro aula preferita e la abbracciò, stringendola forte.
Sarebbe stata una lunga, bellissima mattinata!
 
 
 
 
 
 
 
Luna Lovegood saltellò allegramente verso il tavolo dei Grifondoro. La collana di tappi di Burrobirra ondeggiò, insieme ai lunghi capelli biondi. Raggiunse Neville e si sedette accanto a lui.
- Dovresti bere dell’estratto di menta e polvere di artiglio di drago!- esordì Luna, spaventando Neville.
- Perché?- chiese confuso.
La ragazza sorrise. – E’ un tonico molto efficace. Papà lo usa quando è troppo stanco per lavorare!-
Neville le sorrise. – Sto bene, ho solo bisogno di dormire!-
- Pensavo di fare una passeggiata nel parco. Vuoi venire?- chiese Luna.
Neville arrossì. – Ok, va bene.-
Luna sorrise radiosa e lo afferrò per un braccio, trascinandolo fuori dalla Sala Grande.
- Adesso?- chiese Neville, inciampando nei gradini che portavano al giardino.
- Quando se no?- chiese lei, sorridendo.
Luna estrasse la bacchetta e pronunciò un incantesimo che scaldò i vestiti di entrambi, proteggendoli dal vento gelido. Si incamminarono lungo il pendio erboso e scesero fino al lago. Parlarono della festa, di quanto si erano divertiti e del gioco inventato da Fred e George.
- Sai Luna, penso di aver capito cosa intendessi dire ieri! Su Hermione, intendo!- esclamò Neville, fermandosi sulla riva del lago.
Lei lo guardò sorridendo. – Penso di avere ragione!- commentò lei.
- Tu pensi che loro lo sappiano?- chiese Neville, guardandola negli occhi.
Luna sorrise e scosse le spalle. – E’ importante?-
- Non lo so..forse sì!-
- In realtà, penso che entrambi sappiano molto più di quanto siano disposti ad ammettere a loro stessi. Mia mamma diceva sempre che la gente si nasconde dai propri sentimenti perché ha paura di viverli!-
Neville fissò il terreno ghiacciato, pestando l’erba con la punta della scarpa. Luna lo osservò e pensò a quanto fossero vere le parole di sua madre. Le aveva promesso che mai avrebbe negato qualcosa a se stessa e si sarebbe sempre mostrata per ciò che era veramente.
- Io non ho paura di dire la verità!- ammise Luna.
Neville sollevò lo sguardo. – Tu sei unica..- commentò con un sorriso.
Luna allungò una mano e la appoggiò dolcemente sulla guancia di Neville.
- La gente pensa che io sia strana!-
- Non lo sei. Sei diversa. E la gente non capisce quanto tu sia speciale!-
- Che pensiero carino!- commentò lei, sorridendo.
- Vorrei saper dire la verità come te..- borbottò Neville, abbassando lo sguardo.
- Neville, tu sai dire la verità. Non hai mai mentito durante il gioco. E poi io lo so!-
Neville alzò lo sguardo confuso. – Cosa?-
Luna sorrise. Quanta tenerezza poteva esserci in quel goffo ragazzo che stava davanti a lei?
- So cosa pensi veramente. Lo vedo nei tuoi occhi. Sempre!- rispose.
Neville arrossì. – E..questo è un bene?-
Luna rise. – Sì. Mi piace quello che vedo!-
Neville sorrise. – A me piaci tu..- sussurrò.
Luna avvolse le braccia attorno al suo collo e lasciò che lui la baciasse. Si sollevò sulle punte per essere più vicina. Il mondo aveva bisogno di più persone come Neville. Ne era sempre più convinta. Aveva fra le braccia qualcosa di veramente prezioso. Non le importava di cosa avrebbero pensato tutti. Non le era mai importato.
Infondo, lei sarebbe sempre stata Lunatica Lovegood.
Ma con Neville, sarebbe stata migliore!
 
 
 
 
 
 
 
Calì Patil piangeva da sola, nel corridoio deserto che saliva verso la Guferia. Asciugò le lacrime e soffiò il naso in un fazzoletto.
Era stata una festa meravigliosa. Una notte meravigliosa. Ma i fantasmi erano tornati a tormentarla. I segreti, quelli che aveva nascosto a tutti, erano tornai a tormentarla. La verità era dolorosa. Molto più della bugia che era stata costretta a raccontare..
Sentì dei passi e si alzò di scatto, asciugandosi gli occhi.
Seamus girò l’angolo con una lettera in mano e si bloccò. Calì finse di tossire e sfoderò un sorriso sincero, per quanto debole.
- Ciao!-
Senza proferire parola, Seamus scattò in avanti e la abbracciò. E l’equilibrio di Calì si spezzò. Le gambe le cedettero e un pianto tanto desiderato e travolgente la accolse. Strinse le mani attorno alle spalle forti di Seamus e continuò a piangere. Sentì le braccia del ragazzo avvolgerla e una mano accarezzare i suoi capelli scuri. Dopo minuti che le sembrarono ore, si ritrovò seduta sul pavimento, esattamente dove Seamus l’aveva trovata. Erano ancora abbracciati.
- Che cosa succede?- chiese Seamus, asciugando una lacrima dalla sua guancia.
Calì sorrise. – Lo sai perché avevo una cotta per George?- chiese, tirando su con il naso.
Seamus scosse la testa.
- Perché lo invidio!- confessò Calì. Per la prima volta nella sua vita, sentì un peso sollevarsi dal suo cuore e capì.
Calì capì che non poteva portarlo dentro di sé per sempre. Era giunto il momento di dire la verità. E Seamus era lì ad ascoltarla. Era la persona giusta.
Calì iniziò a parlare e riuscì, per la prima volta, a raccontare la verità. Il suo incubo. Il suo dolore.
- Io li invidio, Fred e George. Sono gemelli, capisci? Sono gemelli e si vogliono bene. Sembrano due corpi della stessa anima. Io vorrei che Padma fosse questo per me! Per questo li invidio! Perché noi non siamo come loro. Io sono gelosa di lei. Lo sono sempre stata. E lei ha sempre fatto in modo che io lo fossi. Usciva sempre con i ragazzi che piacevano a me, sceglieva sempre le amiche con cui andavo d’accordo. Tranne Lavanda. Non fa altro che criticarla, ma lo fa solo perché sa di non potermela portare via. E io continuo ad essere gelosa. Vorrei odiarla, ma non posso, perché è mia sorella! A casa non fa altro che dire di essere fiera di essere una Corvonero. Mamma e papà la ammirano per questo, come se essere capitata in Grifondoro non sia rilevante ai loro occhi! E se capitavo in Serpeverde? A volte penso di meritarmelo! Perché detesto mia sorella, perché la invidio! No..non la detesto! Lo vedi?- sbottò, ridendo senza allegria. – Non riesco nemmeno a dire che la odio! Vorrei solo che le cose andassero bene e vorrei che qualcuno capisse quello che provo!-
- Io lo capisco!- commentò Seamus, asciugandole le lacrime. – Davvero Calì! Sono qui, e ci sarò sempre!-
Calì sorrise e mentre il peso del segreto volava via, il suo cuore riprese a battere dolcemente. Seamus era lì per lei. E questo valeva molto più della rabbia. Valeva più dell’invidia. Valeva molto più di un segreto.
- Sono una bugiarda..- mormorò lei, con un mezzo sorriso.
- Anche io!- ammise lui, scrollando le spalle. – Tutti abbiamo dei segreti! E se fossi in te, non invidierei tanto Fred e George, perché sono due idioti!- scherzò. Non lo pensava veramente, ma la battuta fece ridere Calì e questa era la sola cosa che importava.
- Ho avuto una cotta per Ginny!- confessò Seamus.
Calì rimase a bocca aperta. – C-cosa?-
Seamus sorrise e annuì. – Durante il secondo anno. Era questo il mio vero segreto. Ero talmente ossessionato da lei che ho pensato di affatturare Harry. Non fraintendere, voglio bene a Harry, ma Ginny aveva occhi solo per lui. Così ho pensato che un bell’incantesimo avrebbe ridotto la faccia di Harry a quella di un Troll un po’ stupido. Penso che Ginny lo avrebbe amato comunque. Lei sa guardare oltre. Poi siamo tornati a scuola dopo le vacanze e ho capito che Ginny era stata solo una breve parentesi!-
- Perché?- chiese Calì, curiosa.
Seamus sorrise. – Perché ho visto te!-
Calì chiuse gli occhi e lasciò che Seamus sfiorasse le sue labbra con un bacio leggero. Si  avvicinò alla ricerca di un contatto più profondo e capì che Seamus aveva ragione. Bisognava imparare a essere come Ginny. Dovevano guardare oltre. Calì avrebbe guardato oltre l’invidia e la rabbia. Perché amava sua sorella. Era la sua gemella. Le avrebbe sempre voluto bene. E Seamus era stato capace di guardare oltre. Oltre l’apparenza di un’amicizia, aveva trovato la persona giusta. Era lei. Lo sarebbe sempre stata. Perché la cotta per Ginny gli aveva insegnato che la persona giusta era quella che avresti amato anche se avesse avuto il viso di un Troll al posto della faccia.
Il segreto era guardare oltre!
 
 
 
 
 
 
 
Lee Jordan studiava.
Era quello che poteva definirsi un evento magico degno di nota. Un po’ come le guerre fra i Goblin. Lee tentava di memorizzarne le date, ma era impossibile. Lui e Storia della Magia avevano istituito una guerra aperta fin dal primo anno. La pace non sarebbe mai sopraggiunta. Si chiese cosa sarebbe successo ai M.A.G.O.! Forse sarebbe stato bocciato. Perche Fred e George non avevano ancora inventato qualcosa che permettesse agli studenti di studiare meglio? Si preoccupavano tanto di far saltare le lezioni ai perditempo, ma perché non aiutare quelli disperati come lui?
All’improvviso, della mani oscurarono la sua vista.
- Devo indovinare?- chiese sorridendo.
Silenzio.
- Katie riconoscerei il tuo profumo di Zuccotti di Zucca anche in mezzo alla Foresta Proibita! È quello che succede a mangiarne una quantità preoccupante!- esclamò Lee.
La ragazza sbuffò e si sedette accanto a lui sul pavimento.
- Come mai sei rintanato nella Sala dei Trofei?- chiese Katie, guardandosi intorno.
- Così Fred e George non mi vedono con un libro in mano!-
- E perché hai un libro in mano?-
- Sto studiando!-
Katie lo fissò con le sopracciglia completamente sollevato. – Jordan non sei convincente!-
Lee sorrise. – Ok,ci stavo provando. Ma non funziona. Storia della Magia ha vinto!- disse, chiudendo il libro e scaraventandolo al suo fianco.
Katie cominciò a guardarlo con intensità. Poi il suo sguardo divenne vacuo, come se fosse impegnata in una conversazione con se stessa.
Lee sventolò una mano davanti a lei. – Bell, che ti succede?-
Lei parve riemergere dai suoi pensieri. – Mi chiedevo quante cose fossero cambiate stanotte! Insomma, il gioco di Fred e George ha mosso un po’ le acque!-
Lee scosse le spalle. – Che ci vuoi fare? È di Fred e George che si parla!-
Katie scoppiò a ridere. – Già, ma tanto per cominciare sono loro quelli con più torrenti impetuosi da calmare, non so se mi spiego!-
- George è fatto così: si diverte a trovare il modo peggiore di dire le cose!-
- Non parlavo di George!-
Lee rimase a bocca aperta, ma la richiuse velocemente, fingendosi innocente. Lui sapeva. Ma non poteva dirlo. Fred lo avrebbe ucciso. O forse no. Magari lo avrebbe solo schiantato, poi si sarebbero bevuti una Burrobirra insieme, chiacchierando allegramente. La Granger no. Lei lo avrebbe trasformato in un cumulo di ceneri, per poi farlo ritornare intero e gettarlo dalla Torre di Astronomia, aggrappato a un Tranello del Diavolo e con due zampe di Troll al posto delle gambe. Era una visione talmente raccapricciante che Lee non si preoccupò di sfoderare una smorfia di disgusto.
- Che ti succede?- chiese Katie curiosa.
- Stavo immaginando me stesso con delle zampe di Troll al posto delle gambe!- ammise, guardandola con serietà.
Lei fece spallucce. – Il cervello ce l’hai già, le gambe completerebbero l’opera!-
- Ti piaccio parecchio, eh!-
- Non tergiversare!- lo rimbeccò lei, incrociando le braccia.
- Non sto tergiversando. Sei tu ad aver ammesso che ero la persona migliore in quella stanza!-
- Non la migliore, ma comunque è lo stesso: smetti di tergiversare!-
Sto tergiversando, sto palesemente tergiversando..ti prego Katie! Non voglio volare dalla Torre di Astronomia!
- E’ uguale, sei comunque cotta di me!- tentò Lee, spavaldo.
- Da quanto si frequentano?- chiese lei, testarda.
- Non si frequentano. Cosa che invece dovremmo fare noi!-
- E’ vera la storia del bacio?-
- Aveva dodici anni! Io non lo chiamerei nemmeno bacio. Se vuoi ti mostro cosa lo sia veramente!-
- Com’è cominciato tutto?-
- Fra noi? Ti ho vista tirare la Pluffa in un Anello con una forza pazzesca e ho pensato, wow, questa sì che è una ragazza vera!-
- Devono pur averlo detto a qualcuno!-
- Ho capito che saresti stata quella giusta. Ma tu non mi consideravi. Hai preferito baciare McLaggen!-
- Insomma, non possono tenerlo segreto per se..scusa cosa hai detto?- chiese Katie, guardandolo allibita.
- Che hai baciato McLaggen!- ripeté Lee. Voleva sospirare di sollievo, ma questo avrebbe risvegliato la sete di curiosità di Katie.
- No, prima!- esclamò lei.
- Pluffa nell’Anello?-
- No, dopo!-
- Che non mi consideri?-
- Jordan!-
- Che sei quella giusta!- disse lui, sorridendo.
Katie rimase a bocca aperta. - Lo pensi davvero?-
Lee annuì. Senza nemmeno realizzare veramente cosa stesse succedendo, si ritrovò improvvisamente assalito da Katie che lo baciò con trasporto. Era impossibile! Non stava accadendo veramente. Katie lo stava baciando. E la cosa non sembrava dispiacerle. Decise di dare un taglio ai suoi pensieri e chiuse gli occhi, rispondendo al bacio. Dimenticò il perché, dimenticò cosa le aveva appena detto.
Aspettava quel bacio da troppo tempo. Fu come respirare dopo una lunga apnea. Fu come vivere nella luce dopo mesi di buio. Era la risposta alle sue domande. Era la metà perfetta. Era la chiave che apriva lo scrigno del suo segreto.
- Jordan?-
- Sì?- mormorò Lee, aprendo gli occhi.
Katie sorrise. – McLaggen l’ho baciato perché tu facevi battute idiote a Lisa!-
Lee la fissò accigliato. – Ma io lo facevo perché stavo prendendo in giro Fred. Ancora non era saltato fuori tutto l’intreccio e lei era convinta che fosse George!-
- Ma io non lo sapevo!- sbottò lei, alzando gli occhi al cielo.
Lee sorrise. – Era questo il tuo segreto?-
Katie arrossì. – Sì. E questo era il tuo?-
- Da cosa lo hai dedotto?-
- Dobbiamo finire di parlare di Fred e..-
Ma Lee le tappò la bocca con un bacio. Ora aveva un diversivo per non farla parlare.
Un bellissimo, dolce e perfetto diversivo!
 
 
 
 
 
 
 
Alicia stava divorando una scatola di Cioccalderoni. Era sola in cima alla Torre di Astronomia e si stava godendo il panorama. Hogwarts era bellissima. Quel posto era magico. Era la sua casa. Lo sarebbe sempre stata. Il vento gelido spostò i suoi capelli all’indietro. Appoggiò la scatola sul parapetto e chiuse gli occhi, godendosi il gelido vento sulle guance.
La porta della Torre si aprì. Sentì dei passi avvicinarsi, ma non si voltò.
- Hai avuto il mio gufo!- esclamò, invece.
Dean si appoggiò al parapetto accanto a lei.
- A quanto pare, sì!- rispose divertito.
Alicia aprì gli occhi e gli allungò la scatola. – Ne vuoi uno?- chiese.
Dean annuì e morse un Cioccalderone. Alicia guardò il movimento della sua bocca. Aveva le labbra sporche di cioccolato.
- Mi hai invitato quassù per mangiare cioccolata?- chiese, voltandosi.
Alicia scosse la testa. – In realtà, volevo solo parlare un po’!-
Dean le sorrise. – Ok, di cosa parliamo?-
- Secondo te Weasley e la Granger stanno insieme?- chiese.
Dean sgranò gli occhi. – Fred? Con Hermione? No, impossibile!-
- Perché?- chiese lei perplessa.
- Perché uno dei due sarebbe già morto in circostanze misteriose. E quel qualcuno è Fred!-
Alicia scoppiò a ridere. – Sono diversi, lo ammetto. Ma penso ci nascondano qualcosa!-
- Che intendi?-
- Avanti Dean!- esclamò lei, alzando gli occhi al cielo. – Hai visto come l’ha baciata?-
Il ragazzo scosse le spalle. – Mi sembrava un bacio come un altro!-
- No, quello era un bacio, di quelli veri! Te lo dico io!- esclamò convinta, prima di mangiarsi un altro cioccolatino.
- Allora perché non ce l’hanno detto?- chiese Dean curioso.
Alicia scosse le spalle. – Penso che vogliano tenerlo per loro. Forse non sanno nemmeno loro di essere innamorati!-
- Tu pensi che lo siano?-
- Non lo so. Infondo non lo posso sapere. Ma Fred la guarda in un modo..be’, chi non vorrebbe essere guardata così?- chiese ironica, nascondendo il rossore sulle guance alzando la sciarpa scarlatta.
- Vorresti essere guardata così?- chiese Dean, sorridendole.
Alicia giocherellò con un Cioccalderone prima di mangiarlo. – Non da Fred!-
Dean scoppiò a ridere.
Alicia lo guardò. – Penso che il Cappello Parlante abbia fatto un’ottima scelta. Sei un degno Grifondoro!-
Dean sorrise. – Grazie. Anche tu non sei male, in quanto a spavalderia, testa dura e spirito ribelle!-
Alicia alzò gli occhi al cielo. – Guarda che mi rimangio quello che ho detto!-
- Guarda che era un complimento!- puntualizzò lui, sorridendole.
Alicia arrossì di nuovo. La verità era che aveva sperato che lo fosse.
- Qual è il tuo segreto?- chiese spavalda.
Dean arrossì. – Non ho segreti!-
- Le Catene non la pensavano come te!-
- E’ una cosa stupida!-
- Tu prova a dirmela!-
- Riderai!-
- Giuro che non lo farò! Conta sul mio onore di Grifondoro!-
Dean sospirò e la guardò dritto negli occhi. Alicia si sentì spogliare da quello sguardo. Sapeva già la verità. L’aveva intuita già da un po’. Era difficile ammettere qualcosa, specialmente quando non si aveva chiuso un conto in sospeso con se stessi. Come il suo segreto. Era stato difficile ammetterlo. Ci era voluto molto tempo. Angelina era stata la prima e l’unica, fino a quella notte, a cui l’aveva detto. Perché prima doveva realizzarlo. Prima doveva fare i conti con se stessa. Per Dean era lo stesso. Forse c’erano fantasmi nel suo passato che gli impedivano di dire la verità.
- Ho ancora paura di scoprire la vera identità di mio padre!- ammise.
Alicia allungò una mano e accarezzò quella del ragazzo.
- Ma non è questo il mio segreto!- aggiunse Dean. – Il mio segreto è che penso a te ogni giorno. E che non posso fare a meno di cercarti in mezzo alla folla. Penso che tu sia la persona più splendida del mondo. Sei una giocatrice fantastica, sei una strega brillante e sei bellissima. Ma ho paura di dirlo ad alta voce..-
- Lo hai appena fatto!- sussurrò Alicia.
Dean sorrise. – Quassù sembra di vivere in un’altra dimensione. È un po’ come se non lo avessi detto veramente!-
- Ma io ho sentito!-
- Ed è grave?- chiese Dean preoccupato.
Alicia sorrise e lo baciò. No, non era grave. Bisognava lottare con i propri fantasmi, lei lo aveva imparato. Affrontare la realtà era meglio che nasconderla. Forse, era arrivato il momento per lei di lasciarsi il passato alle spalle. Infondo, doveva pur ricominciare!
Lentamente, si separò dalle sue labbra.
- Hai della cioccolata qui!- disse Alicia, toccandosi il labbro.
Dean, leggermente stordito, passò l’indice nel punto sbagliato. – Dove?-
Alicia scoppiò a ridere e si avvicinò. Prese il labbra di Dean fra le sue e leccò il cioccolato, succhiando leggermente. Morse con delicatezza il suo labbro e sorrise.
- Problema risolto!-
Dean sorrise. – Sicura?-
Ridendo, scivolarono in un nuovo bacio.
Segreti e fantasmi sembravano lontani. Molto lontani.
 
 
 
 
 
 
 
Lavanda guardava Ron.
Il ragazzo sonnecchiava tranquillo nel suo letto. Lavanda l’aveva raggiunto quasi un’ora prima, ma non era riuscita a farlo parlare molto. Sembrava impossibile svegliarlo. Ma Lavanda voleva parlare. Lavanda aveva bisogno di parlare. Perché doveva essere sincera con lui. Doveva dirgli la verità. E voleva sapere la verità.
- Ron!- lo chiamò.
Lui aprì gli occhi. – Sì?-
- Odiavo Hermione!- disse, tutto d’un fiato.
Ron sollevò la schiena di scatto e la guardò con aria stupita. – Cosa?-
Lavanda si morse il labbro e si passò una mano fra i capelli. Era seduta a gambe incrociate sul letto e guardava Ron con un misto di senso di colpa e vergogna.
- La odiavo, perché avevi occhi solo per lei. La guardavi sempre, la contemplavi e..- la voce le si spezzò e una lacrima scivolò lenta lungo la sua guancia. – Volevo così tanto che tu mi guardassi nello stesso modo. Ma vedevi solo lei. La odiavo, perché volevo essere al suo posto. Avrei dato qualsiasi cosa per incontrare i tuoi occhi e vedere che mi guardavi..così!-
Ron scattò in avanti e la abbracciò, stringendola forte. Per la prima volta da quando stavano insieme, Lavanda pianse, stringendolo con disperazione. Aveva paura che scivolasse via. Aveva paura di essere solo un ripiego. Hermione non ricambiava e lui correva a consolarsi da un’altra. Lavanda non poteva convivere con quel dubbio. Le toglieva il sonno. L’assillava continuamente.
- Io sono un ripiego, vero?- chiese, tremando.
Ron la allontanò per guardarla negli occhi. E lei non lo aveva mai visto così serio e sicuro di se stesso.
- Ti amo!- disse Ron.
- C-cosa?-
- Ti amo! Non sei un ripiego. Sei la ragazza che amo. È vero, Hermione significava tanto per me. Ma è stato prima di trovare te. Di scoprire te. Ho anche pensato che non sarei più stato felice. Insomma, Hermione non mi voleva, e lei per me era tutto. Ho anche pensato di rifilarle l’Amortentia, ma questa è un’altra storia!- esclamò arrossendo e facendo ridere Lavanda. – Insomma, il punto è, che tu sei quella giusta. Non importa cosa eravamo prima. Conta chi siamo adesso, no? Conta quello che proviamo!-
Lavanda asciugò le lacrime e sorrise. – Ti amo anche io!-
Ron sorrise e la baciò.
- Era il tuo segreto?- chiese Lavanda.
Ron arrossì. – Be’, sì. Non sarei mai riuscito a darle l’Amortentia. Insomma, è di Hermione che stiamo parlando. Ma ci ho pensato. Non l’ho mai detto nemmeno a Harry!-
- Sei fantastico, Ron Weasley!- mormorò lei, prima di baciarlo.
Ridendo, Ron la abbracciò e la trascinò con sé sul letto.
- Pensi che sia felice?- chiese Lavanda.
- Chi?- chiese lui perplesso.
- Hermione!-
- Perché?- chiese senza capire.
Lavanda sorrise e scosse la testa. – Così, era per chiedere. Dai dormi un po’!-
Gli diede un ultimo bacio e poi si sistemò accanto a lui, abbracciandolo. Mentre sentiva Ron respirare lentamente, Lavanda ripensò a Hermione.
Quanto l’aveva odiata. E quanto si era sbagliata.
Evidentemente, Ron l’aveva desiderata tanto. Ma non abbastanza. Altrimenti avrebbe fatto qualcosa. Qualunque cosa. Non era un asso nel fare il primo passo, Lavanda lo sapeva bene. Sorrise, sfiorando con la bocca il petto di Ron, coperto dalla camicia. Quanto aveva aspettato, prima che si decidesse a toglierla? E a togliere quella di lei? Un bel po’. Ron era timido e impacciato, ma questo non lo rendeva inferiore. Lo rendeva perfetto. Era il suo Ron.
Hermione era perfetta. Ma non per lui. Lavanda sperò che fosse felice. Scosse la testa, davanti al pensiero dell’innocenza di Ron. Lui non capiva cosa stava succedendo. Viveva nel suo mondo perfetto e non coglieva i segnali di un’imminente cambiamento. Lavanda era sicura di averlo previsto. Gli esercizi di Divinazione le avevano rivelato che una sua amica avrebbe presto vissuto un cambiamento nella sua vita. E quel cambiamento era arrivato. O stava per arrivare.
Lavanda sorrise e ripensò a quel bacio. Quante ragazze avrebbero venduto l’anima a Voldemort per essere baciate in quel modo da Fred Weasley?
Probabilmente, metà del popolo femminile di Hogwarts. Eppure Hermione aveva avuto quel privilegio.
Che ci fosse qualcosa dietro?
La guarda come Ron non l’ha mai guardata!
Lavanda chiuse gli occhi e decise di non pensarci. Infondo, non era affari suoi. Sperò solo che il cambiamento fosse positivo. Augurò a Hermione la stessa felicità che lei stava vivendo. Infondo, non era l’unica ad aver avuto un segreto. Aveva trovato la persona giusta con cui condividerlo. Augurò lo stesso a Hermione.
I segreti, infondo, andavano condivisi con qualcuno. Bastava aprire gli occhi e trovare la persona giusta..
 
 
 
 
 
 
 
Angelina era in biblioteca.
Tentava di studiare, ma la sua mente era affollata da troppi pensieri. La confessione di George l’aveva sconvolta. Sapeva che non avrebbe mai mantenuto la promessa, ma..be’, si era comportato tipicamente alla Weasley!
Cancellò una parola dal suo tema di Incantesimi e sospirò, rilassando la schiena contro la sedia. Ripensò agli anni che aveva trascorso a Hogwarts. Quanto sarebbe stato diverso, se avesse ammesso fin da subito quello che provava? Perché aveva cercato di cancellare i suoi sentimenti per George? Non solo lo aveva fatto, ma aveva avuto la geniale idea di ripiegare su Fred..il suo gemello!
Sei davvero un genio, Angelina..
La verità era venuta a galla. Angelina guardò il cielo nuvoloso oltre la finestra. Quella notte, tutto era cambiato. Ora avrebbe dovuto affrontare la realtà. Avrebbe dovuto affrontare i suoi segreti. E aveva paura. Capì, improvvisamente, che la paura era sempre stata il suo problema. Aveva paura di amare, di cedere la sua anima a qualcuno. Aveva paura di appartenere a George. Era quella la ragione che l’aveva portata a ignorare i suoi sentimenti. Era tutta colpa della paura. Era una Grifondoro senza coraggio.
Sorrise, rigirandosi la piuma fra le dita.
Però, quella notte, era cambiato tutto. Ed era successo perché George aveva raccontato il suo segreto. Era stato lui a stravolgere tutto. Aveva abbattuto la parete che li aveva sempre separati. E ora lei era scoperta e indifesa. Doveva affrontare le sue paure..
 
 
- Ho paura..- sussurrò lei.
- Di cosa?- chiese George divertito.
- Di troppe cose. E se non funzionasse?-
- Non possiamo saperlo adesso!-
- E se soffriremo?-
- Non succederà!-
- Puoi promettermelo?-
- No!-
Quella risposta fu come un pugnale conficcato nel cuore. Angelina aprì la bocca, ma non riuscì a parlare. Perché le labbra di George furono sulle sue e la paura svanì. Infondo, tutto diventava migliore quando era con lui. Riusciva ad appartenergli. Era più facile. Tutto era più semplice.
- Angelina!- la chiamò.
Lei sollevò lo sguardo e aspettò. Una lacrima silenziosa scivolò sulla sua guancia. Non sapeva nemmeno perché stesse piangendo.
- Non posso prometterti che non soffriremo. Ma posso prometterti che farò sempre il possibile perché non avvenga. Non sono perfetto, anche se lo dico continuamente. Ti amo, e mi basta. Mi basta per sapere che andrà tutto bene. È una sfida, sarà difficile, ma funzionerà. Non voglio perderti!-
Angelina rimase a bocca aperta. Perché quella parole valevano molto più dell’oro puro. Erano come ossigeno. Non doveva avere paura. I segreti, le bugie, erano solo fantasmi lontani. Era arrivato il momento di affrontare la verità. Era arrivato il momento di fidarsi di lui. Di lasciarsi andare. Di vivere.
Sorrise incerta. – Quindi ammetti di non essere perfetto?-
- Di tutto il mio brillante discorso hai colto solo questo?-
Ridendo, Angelina si avvicinò per baciarlo. Dopo quelli che sembrarono secoli, rientrarono nella Stanza delle Necessità. Gli altri si erano addormentati. Poco prima di lasciarsi rapire dal sonno, Angelina ripensò alle sue paure. Strinse forte la mano di George e l’ultimo briciolo di terrore volò via.
Una promessa era pur sempre una promessa..
 
 
 
Angelina sorrise e riprese a scrivere. Ora sì che la sua vita sarebbe stata complicata. L’impegno come Capitano, gli esami finali e..George! Che da solo era impegnativo quanto la somma degli altri due! Avrebbe dovuto sopportarlo. Trattenersi dall’ucciderlo. Trattenersi dal rompergli un osso. Trattenersi dal non spogliarlo nel primo angolo buio a disposizione.
Sei spacciata, Johnson!
- Angelina!-
La ragazza si voltò e vide Hermione avanzare con una montagna di libri fra le mani. Le sorrise e le fece cenno di sedersi con lei. Hermione appoggiò delicatamente la pila sul tavolo e sospirò, massaggiandosi le braccia.
- Vuoi studiare l’intera biblioteca entro sera?- scherzò Angelina.
Hermione sorrise. – No, mi servono per il tema di Piton. Voglio un Eccellente! Costi quel che costi!-
- Con Piton è come tentare di insegnare la danza ai Troll! Ma sei la strega più brillante della scuola: ce la farai!-
Hermione arrossì leggermente.
- Non scendi a pranzo?- chiese Angelina.
- No, preferisco mettermi in pari con i compiti!- rispose lei, aprendo il primo libro.
Rimasero in silenzio per qualche minuto. Angelina guardava Hermione studiare e pensava. Pensava a quella notte, al bacio tra lei e Fred, ma soprattutto agli sguardi. Fred guardava Hermione come non aveva mai guardato lei. Per quanto tentasse di nasconderlo, Hermione faceva la stesso. Dall’altra parte del tavolo, vide Hermione aggrottare la fronte in un cipiglio concentrato. Si domandò da quanto andasse avanti e perché lo tenessero nascosto. Nulla da fraintendere, era felice per Fred. Ma voleva capire che cosa stava succedendo a quei due. Chiedere le sembrava un tantino invasivo. Infondo, lei e Hermione non erano mai state grandi amiche. Più delle semplici compagne di Casa.
Era talmente rapita dai suoi pensieri da non accorgersi dello sguardo confuso di Hermione.
- Tutto bene?- le chiese.
Angelina trasalì e sorrise. – Sì!-
Hermione le sorrise e riabbassò lo sguardo.
- No!- esclamò Angelina.
Hermione rialzò la testa di scatto e la fissò, in attesa che continuasse.
Angelina sospirò, lanciò un’occhiata attorno a sé per vedere se ci fossero orecchie indiscrete all’ascolto e si sporse verso Hermione.
- Lo so che non sono affari miei e che probabilmente mi consideri la persona meno adatta a darti un consiglio, ma posso farti una domanda?- le chiese.
Vide il panico nello sguardo di Hermione e capì che il brillante cervello della ragazza aveva capito perfettamente a cosa si riferisse. La vide annuire e schiarirsi la voce. Angelina decise di sorriderle, per farle capire che quella era una conversazione tutt’altro che ostile.
- Tu e lui..-
- No!- rispose Hermione, arrossendo.
Angelina sollevò le sopracciglia con un sorriso. Hermione sorrise imbarazzata e scosse l’aria con la mano.
- Cioè, sì...ma...è complicato!- ammise sbuffando e le sue spalle cedettero e si afflosciarono.
Angelina scosse la testa. – Stiamo parlando di Fred Weasley! Lui la semplicità non la seguirebbe nemmeno per tutti i Galeoni del mondo!-
Hermione rise piano e si rilassò. – Ha trovato pane per i suoi denti allora!- commentò, ironizzando su se stessa.
- Posso darti un consiglio?- chiese Angelina.
Hermione annuì e si sistemò meglio sulla sedia, sporgendosi in avanti per ascoltare.
- Ti sembrerà strano, ma sono davvero felice per lui. E per te. Avete bisogno di tempo, nessuno ve lo nega. A volte è più difficile lottare contro se stessi che contro gli altri. Dovete capire quanto importante sia l’altro per voi e questo, a volte, richiede tempo. Ma qualunque cosa accada, alla fine del percorso, non dimenticatevi da dove siete partiti. E segui sempre il tuo cuore. Ha la risposta giusta, anche se non riesci a sentirla!-
Angelina si stupì di se stessa. Non era mai stata brava a dare consigli, ma il sorriso di Hermione la convinse che quello era senza dubbio il migliore mai dato.
- Grazie. Lo apprezzo davvero tanto!- le rispose.
Angelina le sorrise comprensiva. – Di niente. E sappi che avrai bisogno di pazienza. Tanta, tantissima pazienza!-
Hermione rise piano, sollevando le sopracciglia. – Sì, questo avevo già iniziato ad intuirlo!-
Sorridendo, Angelina raccolse i suoi libri e si preparò per uscire. Stava quasi per girarsi, quando la voce di Hermione la fermò.
- Come lo hai capito?-
Angelina guardò Hermione riflettendo sulla risposta. Avrebbe potuto rispondere in mille modi diversi. Ormai conosceva fin troppo bene Fred e sapeva riconoscere i pensieri che passavano in quel cervello geniale e malefico. Ma era stato qualcos’altro a colpirla.
- Ti guarda!- rispose.
Hermione aggrottò la fronte con perplessità. – In che senso?-
- Nel senso che non hai mai guardato nessuno così. Ti guarda come se non potesse farne a meno. Come se non esistesse nient’altro!-
Hermione arrossì vistosamente e le rivolse un breve sorriso.
- Grazie!- mormorò.
Angelina sorrise. – Di niente!-
Mentre scendeva per raggiungere la Sala Grande, pensò a quante cose erano cambiate quella notte. E si rese conto che non sarebbe stata l’unica, d’ora in poi, ad affrontare le proprie paure e i propri segreti.
 
 
 
 
 
 
 
Ginny passeggiava nel parco, lungo il limitare della Foresta Proibita. Harry la teneva per mano e le stava parlando di Sirius.
Dopo pranzo, erano riusciti a ritagliarsi un momento tutto per loro. Ginny era rimasta tutta la mattina nell’aula del sesto piano a parlare con Hermione. Avevano passato in rassegna gli avvenimenti della festa, soprattutto i momenti più esilaranti, come il bacio di Fred o la dichiarazione di George. Si erano divertite a commentare le nuove coppie sbocciate e avevano confessato le proprie paure su ciò che sarebbe accaduto d’ora in poi. Ginny aveva cercato di convincere Hermione che la situazione con Fred era cambiata. Avevano perso il controllo del gioco e ora non stavano più giocando. Hermione aveva tergiversato, ma alla fine aveva ceduto e aveva ammesso quel cambiamento. Ma nemmeno lei sapeva cosa sarebbe successo. Il futuro era una gigantesca sfera di fitta e confusa nebulosa. Potevano solo sostenersi a vicenda.
- E’ stata una festa meravigliosa!- commentò Harry, cambiando argomento.
Ginny sorrise e strinse la sua mano. – Piena di strani avvenimenti!-
- Neville e Luna..chi l’avrebbe mai detto!-
- Neville è pazzo di lei dal primo settembre, quando abbiamo condiviso la carrozza sul treno. E Luna..be’, difficile dire cosa le passi per la testa, ma dal modo in cui guarda Neville ho pochi dubbi sui suoi sentimenti!- disse Ginny.
- Cosa succederà quando Ron scoprirà di Fred e Hermione?- chiese Harry, leggermente preoccupato.
- Mio fratello è imprevedibile, ma nel dubbio esiste sempre l’oblivion!-
- Ginny!-
- Ok, scherzavo! Lo accetterà. Forse avrà bisogno di tempo. Ma lo accetterà. Sarebbe meglio se non lo scoprisse prima della vacanze di Natale: la vita a Grimmauld Place è già abbastanza complicata!-
Harry scoppiò a ridere. – Sì, forse è vero. O forse no..insomma, Sirius si divertirebbe un mondo a impicciarsi e a tentare di riportare la pace!-
- Una svolta nella routine del numero dodici! Non male!- rifletté Ginny.
- Tua madre cosa direbbe?-
- Se riesce ad accettare Lavanda, allora può accettare anche che uno dei suoi figli sposi un Avvincino!-
- Sa di Lavanda?- chiese Harry sorpreso.
- Glielo hanno detto Fred e George. Le cucirà un maglione per Natale!- disse Ginny, fingendo di dare di stomaco.
Harry provò a rimproverarla con lo sguardo, ma non gli riuscì molto bene.
- Dovremmo essere felici per Ron!-
- Guarda che lo sono!- esclamò Ginny. – E’ solo che Lavanda è un po’ strana. Ma sono carini insieme, questo devo ammetterlo!-
- Perciò Hermione supererà gli esami di Molly?- chiese Harry, di nuovo preoccupato.
Ginny si bloccò all’improvviso, guardandolo con puro scetticismo. – Harry fai sul serio? Mia madre è innamorata di Hermione! Progetta di farla sposare con uno dei suoi figli da quando l’ha conosciuta. Non le importa quale, va bene il primo che capita. Certo, storcerà un po’ il naso e dirà che Fred non è esattamente quello che aveva pensato per una famiglia equilibrata e sicura, ma comincerà a cucire centrini da matrimonio all’istante!-
Harry sorrise sollevato. – In effetti, Hermione ispira molta fiducia!-
- Il che potrebbe essere un vero e proprio vantaggio. Mia madre spererà che Hermione riesca a cambiare Fred! Rimarrà delusa, quando scoprirà che è lui che la sta trascinando al lato oscuro!- aggiunse maliziosa.
Harry le tappò la bocca con la mano. – Non lo voglio sapere!-
Ginny sorrise e scostò la mano di Harry, intrecciando le dita con le sue.
- E comunque vale lo stesso per te!-
Harry arrossì e sorrise. – Dici?-
Ginny sollevò un sopracciglio. – Harry..-
- Va bene, ho capito!- esclamò lui, facendola ridere.
La abbracciò dolcemente e la baciò. Ginny ripensò a quanto avesse desiderato che i suoi sogni si avverassero. E la realtà vinceva su tutti quei sogni e su tutte quelle speranze. Perché Harry era lì con lei. La teneva stretta e non l’avrebbe mai lasciata andare. Non poteva. Erano fatti per essere insieme.
Sarebbe stato così. Sempre.
 
 
 
 
 
 
 
Hermione guardava il tramonto dalla finestra di un corridoio del quarto piano. I raggi rossi del sole illuminavano le montagne e lago. La pietra grigia del castello sembrava infuocata. Nonostante il freddo, Hermione non aveva nessuna intenzione di chiudere la finestra. Strinse meglio la sciarpa attorno al collo e lasciò che il vento le spostasse i capelli dal viso, mentre la sua mente vagava fra i ricordi di quella notte appena trascorsa. Fred era rimasto con lei fino all’alba. Poi, nel dormiveglia, lo aveva sentito muoversi e poco dopo le sue calde braccia erano scomparse. Si era sentita improvvisamente vuota. Scuotendo la testa scacciò quella sensazione. Era strana. E fastidiosa.
Il gioco ideato dai gemelli aveva sollevato un bel polverone. No, non un polverone. Un uragano! Eppure, Hermione rifletté, tutto andava bene. Nessuno sembrava essere stato travolto da quell’uragano. La vita ad Hogwarts stava continuando esattamente come prima.
Be’, non proprio come prima!
Ginny aveva baciato Harry al tavolo della colazione. Il mondo magico già parlava di loro!
Neville e Luna, così si diceva in giro, erano rimasti tutto il giorno a passeggiare intorno al lago.
Una Corvonero del primo anno aveva visto Seamus baciare Calì.
Certe cose erano cambiate e tutti le avevano notate. Altre, invece erano cambiate passando inosservate. Per tutto il giorno, Hermione aveva tentato di soffocare qualcosa. Non sapeva nemmeno lei di cosa si trattasse, ma era una sensazione strana che le aveva attanagliato lo stomaco e aveva accelerato il battito del suo cuore. Non voleva spiegazioni, voleva semplicemente distrarsi. E c’era solo una persona che poteva aiutarla in questo. Una persona che, all’apparenza, era svanita nel nulla.
Sbuffando, Hermione puntò lo sguardo sul Lago Nero. Il vento increspò l’acqua che vibrò all’istante. I raggi del sole, riflessi in quelle acque tortuose, sembrarono fiamme per un istante. Hermione non riuscì a trattenersi e sorrise. Rischiò quasi di cadere oltre il davanzale, quando qualcuno le serrò gli occhi con una presa decisa ma gentile.
Hermione respirò e un aroma leggero di torta, cannella e brezza frizzante la raggiunse. Ancora continuava a chiedersi perché i Weasley profumassero di torta. Era una cosa che la faceva impazzire. E nel caso di quel Weasley, non era l’unica. Purtroppo. O per fortuna!
- Ti cerco da ore! Ho girato tutto il pomeriggio per il castello e ora scopro che te ne stavi tranquilla a contemplare il tramonto da una finestra?- sussurrò una voce al suo orecchio.
Hermione sorrise. – Forse mi nascondevo da te!-
- Divertente Granger!-
- Non era una battuta!-
- In ogni caso, non puoi scapparmi!-
- Su questo avrei qualcosa da ridire!-
- Chi l’avrebbe detto?-
- Potresti togliermi le mani dagli occhi? E smetti di soffiarmi nell’orecchio!-
Ridendo, Fred la lasciò andare. Hermione si girò e incontrare quelli occhi fu come perdersi in una foresta di luce dove non c’era ombre e dove poteva sentirsi al sicuro. Protetta. Lontana da tutto ciò che la spaventava. Involontariamente, sorrise.
- Tutto bene?- le chiese Fred, ricambiando il sorriso.
Hermione annuì. – Sì. Va tutto bene!-
Fred sembrò sul punto di dire qualcosa, ma si trattenne. Hermione si chiese cosa stesse passando per la sua mente. Fred sembrava sempre leggere fin troppo bene i suoi pensieri. Riusciva a capirla. Nonostante con il tempo fosse migliorata, Hermione faticava ad interpretare i suoi sguardi o i suoi pensieri. Fred rimaneva un mistero per lei.
- Se io ti confesso una cosa, tu mi prometti che non me lo farai pesare per il resto dei miei giorni?- chiese Hermione, piegando la testa di lato.
Fred sollevò un sopracciglio. – Dipende!-
Hermione scosse la testa. – Non è una risposta accettabile!-
- Può darsi?-
- Nemmeno!-
- Ci proverò?-
- Fred!-
- Ok! Prometto!- rispose lui, sorridendo.
Hermione fissò con scetticismo la sua espressione malandrina, perfettamente consapevole che era una promessa del tutto inutile.
- Siete stati geniali!- ammise. – Lo ammetto, avete eseguito degli incantesimi davvero complicati e avete creato qualcosa di..magico! Il vostro successo è meritato!- concluse, arrossendo leggermente.
Fred la fissò a bocca aperta. – Ok, dov’è la vera Hermione Granger?- chiese serio.
Hermione sorrise con malvagità. – L’ho stregata, l’ho nascosta nell’Armadio Svanitore e poi ho assunto le sue sembianze !-
Con un ghigno, Fred si avvicinò e le circondò la vita con le braccia.
- Mi spediranno ad Azkaban..- mormorò, avvicinando la bocca a quella di Hermione.
La ragazza scattò all’indietro, uscendo quasi dal suo abbraccio. L’aveva detto con troppa serietà! Fred la fissò accigliato poi sorrise. 
- Perché?- chiese lei, più tranquilla ma comunque confusa.
- Per aver trasformato la brillante Hermione Granger in una perfetta malandrina!-
Ridendo, Hermione si lasciò baciare. Infondo, era vero. Erano cambiate tante cose in quelle settimane. Hermione era cambiata. Lo studio era ancora importante. I diritti degli Elfi erano ancora un argomento che le stava molto a cuore. Odiava ancora i pregiudizi e lottava ancora per contrastare la guerra che stava lentamente sorgendo. Ma Hermione Granger era cambiata. O meglio, il suo mondo era cambiato. Perché, infondo, lei sarebbe sempre stata il Prefetto Hermione Granger, con la media più alta della scuola e una particolare avversione per le ingiustizie, nonché in possesso di un valoroso e leale coraggio.
Fred Weasley era il suo cambiamento. Non sapeva di preciso il perché, ma sapeva che era partito tutto da quel sorriso, da quel bacio, da quel gioco. Il suo mondo aveva cominciato a cambiare da allora. E aveva scoperto sfumature del mondo che prima non vedeva. Aveva scoperto la passione, aveva scoperto il desiderio. Aveva scoperto cosa significasse appartenere a qualcuno. Apparteneva a lui. Hermione pensò di sapere il perché. Forse, c’era solo una spiegazione possibile a tutto ciò che le era successo, ma quello non era il momento di spiegarlo. Era il momento di viverlo. Tutto si sarebbe sistemato. Le domande avrebbero trovato delle risposte e ogni cosa sarebbe andata al giusto posto.
Infondo, Hermione lo aveva trovato il posto giusto. Era fra le braccia di Fred. Non le importava sapere perché. Lo avrebbe affrontato, un giorno. Doveva essere pronta. Dovevano esserlo entrambi. Per il momento, contavano solo le sue labbra. Contavano solo le sue mani. Contava solo lui.
Le bastava. Andava bene così.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

 
 
‘Gioooorno! [cit. George]
La festa è finita! Vi avevo lasciate sul più bello nello scorso capitolo, lo so! In questo capitolo ho deciso di riprendere un po’ tutti i personaggi per farvi vedere le conseguenze del gioco di Fred e George, e questo è il risultato: che ne pensate?
Voglio ringraziarvi davvero di cuore per tutto il vostro sostegno e per essere, come sempre, cosi magicamente magiche!! Grazie davvero!
Vi lascio qualche dettaglio tecnico sulla storia di questo capitolo:
- “Lisa Turpin (nata circa nel 1980) è una ragazza che frequenta Hogwarts nella casata di Corvonero negli anni dal 1991 al 1998. È dello stesso anno di Harry e nello smistamento viene smistata prima di Ron. Non si hanno molte altre informazioni su di lei.”Questo è ciò che ho trovato su Wikipedia! :D mi serviva una studentessa Grifondoro, e ho scelto lei!
- Nota su Dean: ho deciso di rivelare questa sua paura perché penso sia un po’ quello che ha provato. Ironia della sorte perché, in realtà, la Rowling ha dichiarato che il padre è stato assassinato da un Mangiamorte! Il che lo rende uno dei buoni! La madre è una Babbana a cui il padre non ha mai rivelato la sua vera natura. Ecco perché ho scelto questo segreto per Dean!
Specialmente negli ultimi capitoli sono stata un po’ sentimentale, ma..be’, non voglio girare il coltello nella piaga, ma tutto questo è iniziato come un gioco fra loro..e uno dei due avrà improvvisamente voglia di giocare di nuovo!..chissà chi!..buon sangue non mente, provocatori si nasce! Dopo questa perla, e nemmeno io so da dove l’ho tirata fuori!, vi saluto!
Grazie mille ancora di tutto!
Baci :)
Amy
 
Ps: ieri pomeriggio stavo aiutando un bambino con i compiti di inglese e nel suo libro c’era il testo di una lettera a cui doveva rispondere: la lettera era scritta da un certo Ron che era a casa malato e scriveva al suo migliore amico Fred che era alla festa di un altro loro amico di nome George, in compagnia di un certo Tom! Messaggi subliminali? I libri di inglese sono Potterheads!!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Profumo di Cannella ***


Capitolo 17
Profumo di Cannella
 
 
 
 
 
 
 
La lezione della Umbridge, quel lunedì, fu la migliore dell’intero anno scolastico. Persino Hermione abbandonò il suo consueto cipiglio austero per godersi appieno quella lezione. La Umbridge continuava a dettare legge e a importunare la classe, senza rendersi conto che, almeno la metà di quella suddetta classe, stava ridendo alle sue spalle.
Harry le sorrise. Fu uno dei momenti più memorabili della lezione. Harry sorrise tranquillo, quando il rospo gli chiese se volesse rilasciare qualche particolare commento sul capitolo appena letto. Harry si limitò a scuotere la testa e poi prese piuma e calamaio per ricopiare il testo che la Umbridge aveva appena fatto comparire sulla lavagna.
Durante la lezione, i Grifondoro presenti alla festa non fecero che pensare alle regole che avevano infranto sotto il naso della vecchia rospa e quanto si fossero divertiti quel sabato. L’ES si sarebbe riunito quella sera e questo poteva solo alimentare la gioia perversa degli studenti. La Umbridge credeva di avere in pugno Hogwarts, ma erano loro ad avere in pugno la Umbridge.
Uscendo dall’aula di Difesa, però, gli studenti si accorsero subito che qualcosa non andava. Dalla Sala d’Ingresso proveniva un baccano incredibile. La Umbridge sfoderò la bacchetta e si precipitò disotto. Harry rivolse un’occhiata a Ron e Hermione e, senza dirsi una parola, cominciarono a correre tutti e tre in direzione delle scale.
La prima cosa che Hermione notò fu la quantità di studenti stipati nell’Ingresso. Sembrava che tutta la scuola si fosse riunita lì. Alcuni Serpeverde erano ammassati in cima alla scala che portava ai sotterranei. Piton era in testa al gruppo e parlava con Malfoy, rivolgendo sguardi di indifferente disprezzo al centro della Sala. Gli studenti del quarto anno di Tassorosso e Grifondoro stavano rientrando dalla lezione di Erbologia ed erano tutti radunati sulla soglia del portone di quercia. Tutti gli studenti del primo anno avevano appena finito la lezione di volo e Madama Bumb tentava, invano, di farli scorrere, invitandoli a salire le scale verso i dormitori, ma nessuno sembrava darle retta. Hermione si sollevò sulle punte, appoggiando una mano sulla spalla di Ron e, finalmente, notò quello che aveva attirato l’attenzione di tutta la scuola.
Una enorme, gigantesca e inquietante palude invadeva la Sala. L’acqua verde e stagnante sembrava sorgere direttamente dal pavimento, come se vi fosse comparsa all’improvviso e ricopriva una buona parte dell’Ingresso, arrivando quasi a lambire le porte della Sala Grande. La professoressa McGranitt stava allontanando gli studenti, mentre la Umbridge le ronzava intorno, ponendo domande futili e fastidiosi.
Dopo quelli che sembrarono minuti infiniti, la McGranitt, livida in volto, si voltò di scatto e abbaiò:  - Come faccio a sapere chi ha trasformato l’Ingresso in una palude? Come lei stessa ha precisato un secondo fa, Dolores, io stavo tenendo le mie consuete lezioni!-
La Umbridge boccheggiò, mentre un mormorio eccitato si sollevava dalla folla di studenti. Un bambino di Tassorosso fece per applaudire ma Ernie, saggiamente, posò una mano sulla sua spalla e scosse la testa. Il ragazzino abbassò le mani imbarazzato, ma sorrise quando Ernie gli rivolse un fugace occhiolino.
La Umbridge, poi, si voltò verso le scale e verso il portone, squadrando uno a uno gli studenti. A voce molto alta e fastidiosamente squillante, minacciò la folla, assicurando l’espulsione al colpevole e crediti extra allo studente che lo avrebbe catturato. In quel momento, Silente arrivò e rivolse un sorriso alla Umbridge, chiedendo gentilmente cosa fosse successo. Hermione sorrise divertita. Anche in una situazione come quella, Silente dimostrava di essere un mago dotato di follia spavalda e genialità fuori dalle righe.
- Preside, sono sicura che concorderà con me nel ritenere  questo – sottolineò la Umbridge, indicando il pavimento, - un vero e proprio gesto di ribellione immotivata e pericolosa!-
- Professoressa, ritengo che questa palude sia la dimostrazione che i nostri studenti siano capaci di incantesimi ben superiori alla loro giovane età. Tuttavia, concordo che la Sala d’Ingresso non sia esattamente il luogo adatto ad ospitare una palude. Avrei suggerito il cortile sul retro!- concluse, con un sorriso gentile.
Harry sorrise apertamente e si voltò verso Ron e Hermione, che trattennero una risata.
- Troverò il responsabile, Albus!- cinguettò la Umbridge, tornando ai suoi modi falsamente gentili. – E secondo i Decreti firmati dal Ministro della Magia, sarà mio compito punirlo e provvedere alla sua immediata espulsione!-
- Naturalmente!-  rispose Silente tranquillo. – Setacci pure il castello in cerca del colpevole! Sono sicuro che lo troverà. Nel frattempo, chiederei alla professoressa McGranitt e al professor Vitious di ripulire l’Ingresso: sarebbe spiacevole cenare con dell’acqua stagnante a pochi passi dal nostro delizioso banchetto!-
La McGranitt, il cui cipiglio severo cedette per un momento a un sorriso di sadico divertimento, annuì sbrigativa e, dopo un cenno d’intesa con Vitious, sollevò la bacchetta. Insieme, agitarono silenziosamente le bacchette. Ma non accadde nulla. Provarono più e più volte, ma la palude, sotto lo stupore generale dell’intera scuola, rimase illesa. L’acqua tremò per qualche istante, ma poi tornò stagnante e immobile. La McGranitt si voltò a bocca aperta in direzione del Preside, che scosse le spalle tranquillo.
- La sistemeremo più tardi! Pregherei gli studenti di spostarsi dall’Ingresso: immagino abbiate del lavoro da svolgere anche voi!- aggiunse, azzardando un tono severo che non gli riuscì del tutto.
Scuotendo la testa e ridendo, Harry, Ron e Hermione tornarono verso la Torre di Grifondoro. I corridoi erano pieni di studenti intenti a parlare. C’era talmente tanta confusione che Hermione sentiva a malapena i commenti di Ron.
- Miseriaccia, voglio sapere chi è il genio che ha creato quella palude. Deve essere una magia potente. Sicuramente uno del settimo anno. O del sesto. Insomma, non è da tutti, no?-
Harry sorrise. – Probabile. Chiunque sia si è appena guadagnato la stima di tutta la scuola. Avete visto la faccia della Umbridge?-
In quel momento, Ginny li raggiunse correndo. – Avete visto?- disse, prendendo Harry per mano.
Ron lanciò uno sguardo alle loro mani intrecciate, ma evitò commenti. – Sì. Secondo te chi è stato?- chiese alla sorella.
Si fermarono accanto alle finestre del corridoio. Una scia continua di studenti stava bloccando il corridoio e loro non avevano nessuna intenzione di immergersi in quella folla scalpitante e chiassosa.
- Non saprei. Ma a me sembra uno scherzo marcato Tiri Vispi! A voi no?- sussurrò.
Ron arricciò le labbra. – Fred e George che riempiono l’Ingresso con una palude? E quando hanno imparato a farlo?-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Ronald hai visto anche tu di cosa sono capaci! Ancora ti stupisci?-
- Da quando stimi così apertamente la loro genialità? Pensavo li considerassi dei fannulloni!-
- Disapprovo il fatto che considerino la scuola inutile e i voti superflui. Non concordo con la loro idea di infrangere più regole possibili e non riesco a capire come possano credere che i voti dei M.A.G.O. non siano importanti. Ma solo uno stupido negherebbe il loro talento!- concluse con un tono saccente, alzando il mento.
- Sì, ma non li hai mai difesi!-
- Difesi? Non li sto difendendo Ronald! Sto semplicemente dicendo che sono in grado di compiere magie ben superiori a quelle dei loro compagni!-
- Ammettilo, sei gelosa!-
- Sei ridicolo, Ron!- sbottò Hermione.
Ron sbuffò divertito. – Sei gelosa perché ti hanno superata! E piuttosto che ammetterlo, ti nascondi dietro a false lodi come quella di prima!-
- Ma non li stavo lodando, stavo solo dicendo che..-
- Scusate!- esclamò Ginny.
Entrambi si girarono di scatto.
Lei li guardò con un sopracciglio alzato. – Spiacente di interrompere questa conversazione animata, ma mi sta venendo mal di testa! E quel gufo cerca di attirare la tua attenzione da venti minuti, Hermione!-
La ragazza si voltò verso la finestra. Un barbagianni enorme se ne stava appollaiato sul davanzale e fissava Hermione con uno sguardo così penetrante che la ragazza si sentì a disagio. Stava quasi per scusarsi. Il gufo schioccò il becco quando lei si avvicinò e allungò la zampa. Legata attorno all’osso sottile con uno spago, c’era una piccola pergamena arrotolata. Hermione la sciolse delicatamente e la srotolò. Una calligrafia inquietantemente familiare catturò il suo sguardo. Per un momento pensò che fosse finita. Erano stati beccati. Forse aveva pensato che Hermione era la diretta responsabile. L’avrebbe espulsa. Avrebbe deluso la sua professoressa preferita.
Ma la McGranitt, notò con sollievo, le aveva scritto solo per informarla che aveva trovato dei libri interessanti per aiutarla e esercitarsi con degli incantesimi piuttosto complessi e la invitava a raggiungerla nel suo ufficio il prima possibile. Sospirando di sollievo Hermione lesse la lettera agli amici.
Harry alzò gli occhi al cielo. – Possibile che tu abbia addirittura voglia di fare dei compiti in più? Siamo talmente sommersi che riusciremo a finirli entro stanotte per miracolo!-
- Io sono più avanti di voi!- sbottò lei, alzando il mento. – Vado a raggiungere la McGranitt!- poi, seguendo un impulso improvviso e irrazionale, si voltò verso Ron e sorrise beffarda. – Magari lungo la strada incontro Fred e George e mi complimento con loro da parte tua!-
Ron le rivolse una smorfia. – Non sei divertente!-
Ginny scoppiò a ridere e la salutò con la mano mentre si allontanava. Hermione ripercorse il corridoio, tentando di non lasciarsi trascinare dalla folla. Ricevette qualche spallata di troppo, ma riuscì a riemergere fino alle scale. Raggiunse il corridoio giusto e si incamminò verso l’ufficio della McGranitt, stringendo la pergamena. A un certo punto, però, si bloccò nel mezzo del corridoio.
Un momento..
La McGranitt era nella Sala d’Ingresso con Silente e gli altri professori per far sparire la palude. Come poteva essere già nel suo ufficio? Non era passata nemmeno mezz’ora! Si guardò intorno, pensando forse che la pietra grigia del corridoio avesse la risposta ai suoi dilemmi. Che avessero già sistemato l’Ingresso? Forse erano riusciti a far sparire la palude, la McGranitt era rientrata nel suo ufficio e aveva trovato la pergamena che, magari, aveva scritto ore prima, dimenticandosi di spedirla. Così aveva preso uno dei suoi gufi e le aveva mandato subito il messaggio. Era possibile? Stava vaneggiando per l’ennesima volta?
Sbuffando, Hermione riprese a camminare. Infondo, c’era un solo modo per scoprirlo. Passò in fretta lungo le aule semivuote del corridoio e raggiunse l’ufficio della McGranitt. La porta era chiusa come sempre, ma Hermione non ebbe bisogno di bussare. A metà tra la maniglia e il pavimento, volteggiava un piccolo uccellino fatto di carta. Batteva le sue ali lentamente. Hermione poteva sentire il fruscio della pergamena. Si sollevò e, battendo più velocemente le piccole ali, salì fino all’altezza del viso di Hermione. La ragazza lo guardò sorridendo. Delicatamente, lo racchiuse fra le mani, attenta a non piegare le ali di pergamena. Quando la carta toccò le sue dita, la pergamena si districò, fino a spiegarsi del tutto. Hermione lesse il breve messaggio e scosse la testa sorridendo.
 
 
“Ti ho fregata!”
 
Senza nemmeno sapere cosa stesse facendo veramente, si incamminò stringendo il foglio fra le dita e continuando a guardare quelle parole. Superò il corridoio e arrivò alle scale. Senza nemmeno pensarci più di tanto, raggiunse il sesto piano e l’ala in disuso. Piegò la pergamena che ancora teneva fra le dita della mano destra e aprì la borsa. Prese il libro di Trasfigurazione e lo aprì al capitolo sugli Incantesimi Evanescenti. Nascose la pergamena piegata e richiuse il libro con un piccolo tonfo. Poi si fermò davanti alla porta dell’ultima aula del corridoio. Cercò di respirare silenziosamente per assicurarsi di essere sola e, soprattutto, per assicurarsi di non essere osservata da Mirtilla Malcontenta.
Lentamente, Hermione aprì la porta. Non sapeva nemmeno perché era arrivata fino al sesto piano. Non sapeva nemmeno perché era arrivata proprio in quella stanza.
La stanza dove tutto era cominciato. L’istinto le aveva suggerito di andare lì. E, ultimamente, Hermione aveva capito che il suo istinto la sapeva lunga. Ci indovinava quasi sempre. E poteva fidarsi di lui. Infondo, era come fidarsi di se stessa!
Entrò a passo felpato. La polvere attutì i suoi passi, rendendoli leggeri. Lasciò che la borsa con i libri le scivolasse dalla spalla e crollasse a terra con un leggero tonfo. Il pomeriggio stava volgendo al termine e la luce del tramonto era purtroppo nascosta da pesanti nuvole cariche di pioggia. Un tuono squarciò il silenzio, ma Hermione non sussultò.
In quella stanza, tutto le sembrava surreale. Sembrava un mondo estraneo a quello esterno. Come se quella stanza non fosse parte di Hogwarts, ma vivesse in una dimensione sua. Era tutto diverso. Era tutto lontano dalla vita della castello, dagli studenti, dalla palude e dalla trepidazione che aveva scatenato.
Hermione avanzò lentamente e raggiunse il divano. Il suo istinto aveva indovinato. Per l’ennesima volta. Senza proferir parola, scivolò lentamente verso il basso, allungandosi su di lui. Si sentì un po’ come Grattastinchi quando si stendeva al suo fianco, strisciandosi sulla coperta, sperando di passare inosservato. Sempre senza dire una parola, sorrise e appoggiò la testa sul suo petto. Le sue braccia le circondarono la schiena. Hermione poteva sentire il battito lento del suo cuore. Abbassava e rialzava il torace ad ogni respiro. Hermione si lasciò cullare dal quel lento ritmo e chiuse gli occhi. La mano di Fred salì dalla schiena ai suoi capelli e cominciò ad accarezzarli.
Un altro tuono scosse il silenzio della stanza, interrotto solo dai loro lenti respiri. Prima ci fu un lento gocciolio, poi la pioggia cominciò a scendere con forza. In quel momento, la voce di Fred la riportò al presente.
- Come facevi a sapere che ero qui?-
- Come facevi a sapere che ti avrei trovato?-
Entrambi sorrisero, senza rispondere. Perché non c’era una risposta. Lo sapevano e basta.
- Ti è piaciuta la nostra nuova invenzione?- chiese divertito.
Hermione alzò la testa. – Quale?-
- La Piuma Imitacalligrafia! Non fare quella faccia, non abbiamo nessuna intenzione di venderla finché siamo qui!-
- E dopo?- chiese severa.
Fred sbuffò. – Non sveleremo mai gli incantesimi per imitare le calligrafie dei professori. L’ho fatto solo per fare uno scherzo a te. Lo prometto!- brontolò, sorridendo all’espressione accigliata di Hermione.
- Se vi beccano..-
- Granger è una promessa!-
- Perché qualcosa mi dice di non fidarmi?-
- Questo è un duro colpo. Dovresti fidarti di me!- esclamò divertito.
- E’ vostra la palude?- chiese rapida.
Fred sorrise. – Hanno già capito come farla sparire?-
Suo malgrado, Hermione sorrise. – No. Come si fa?-
- Non te lo dico!-
- Non lo dirò a nessuno. Dovresti fidarti di me!-  
- Divertente!-
- Non stavo scherzando!-
Le braccia di Fred la strinsero con più forza e la trascinarono più in alto, vicino al suo viso. Senza darle il tempo di parlare, la baciò. Hermione si lasciò trascinare da quel bacio, scoprendo improvvisamente che non le importava niente di come far sparire la palude. Non le importava di nient’altro, ad essere sinceri. Si separarono lentamente.
- Ho freddo!- mormorò Fred, lamentandosi come un bambino.
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma raccolse la bacchetta di Fred dal pavimento ed evocò le sue tanto amate fiamme azzurre. Un calore intenso si riversò dalla sfera di fiamme sopra le loro teste. Entrambi rimasero per un momento a fissarle. Poi Hermione sorrise.
- Ho notato che la vostra Pozione della Verità assume un colore molto simile a questo!- disse Hermione, alzando l’indice verso la sfera di luce.
Fred sorrise. – Te l’ho detto che ci eravamo ispirati a te!-
- Di chi è stata l’idea?- lo provocò lei.
- Mia!- ammise lui tranquillo.
Hermione rimase per un momento a bocca aperta. Non era abituata a ricevere risposte da Fred così dirette e sincere. Solitamente, tergiversava per ore e poi, forse, arrivava a dirle la verità.
Fred sorrise divertito davanti alla sue espressione stupita e perplessa. – Grattastinchi ti ha mangiato la lingua?-
- Perché ti sei ispirato a me?- azzardò Hermione, dopo averlo fulminato con lo sguardo.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Perché vuoi saperlo?-
- Fred!-
- Non c’è un perché, Granger! Ho sempre ammirato le tue fiamme. E il colore è carino!- azzardò.
Hermione lo osservò per un momento, cercando di cogliere una potenziale risposta nascosta, ma non la trovò. Sorridendo, Fred ricominciò a baciarla e lei si dimenticò di cosa stessero parlando. Non aveva molta importanza. Rimasero abbracciati per un tempo che le sembrò infinito. A differenza della prima volta che erano capitati in quella stanza, c’era una lenta e arrendevole passione nei loro baci. Nessuna traccia dell’ardente desiderio di quel pomeriggio. Hermione si chiese perché. La risposta arrivò fin troppo in fretta.
Con un gesto rapido, Fred allontanò il viso da quello di Hermione e le sorrise.
- Granger, rimarrei con te su questo divano per il resto della settimana, ma devo andare!- esclamò, mormorando con suadente divertimento.
Lei sollevò le sopracciglia. – E dove devi andare?-
- Delusa?-
- Weasley, non sfidare la pazienza. Tu saprai anche far apparire una palude dal nulla, ma io conosco incantesimi fastidiosi che ti augurerei di non sperimentare mai!- lo minacciò.
Ridendo, Fred la baciò di nuovo. – Ho creato un mostro!- mormorò sulle sue labbra.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso. – L’allieva ha superato il maestro!-
- Non ancora Granger! Non montarti la testa!- sussurrò divertito.
Dopo un altro bacio, senza aggiungere altro, Fred la spostò delicatamente e scese dal divano. Hermione alzò il mento, sperando di non lasciar trasparire la profonda delusione che l’aveva avvolta.
- Dove vai?-
Fred le rivolse un sorriso malandrino. – A compiere il mio dovere di bravo gemello!-
Hermione sollevò un sopracciglio. – Ha che fare con i Tiri Vispi?-
- Sì e no!-
- Infrangerete delle regole?-
- Può darsi!-
- E’ meglio per me ne non saperlo?- chiese sconsolata.
Fred sorrise e puntò l’indice verso di lei. – Hai centrato il punto! Sempre geniale, Granger!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non fece in tempo a commentare. Fred si chinò su di lei e la baciò lentamente. Hermione sapeva che quel contatto sarebbe presto finito. Non poté astenersi dal sentirsi delusa. Fred la stava incastrando nell’ennesima spirale di emozioni contrastanti: il desiderio di averlo, l’orgoglio di non cedere, la rabbia per essere stata sfidata e la rassegnazione. Perché tanto, e lo sapeva benissimo, avrebbe ceduto. Presto o tardi sarebbe scivolata fra le sue braccia.
Comincia a fartene una ragione!
- Lo so, ti mancherò!- mormorò Fred.
Hermione si finse indifferente. – Posso fare a meno di te Weasley , non montarti la testa!-
Ridendo, Fred si sollevò e indietreggiò lentamente. – Come vuoi Granger. Sei tu quella che continua a sostenere di potermi resistere, o mi sbaglio?-
Hermione sorrise spavalda. – Non lo sostengo, ho semplicemente ragione!-
Fred le sorrise, ma non commentò. Hermione notò una cosa che minò tempestivamente alla sua spavalda indifferenza. Non era il tipico sorriso allegro e spensierato. No. Il Fred Weasley malefico, malizioso e intrigante era appena riemerso. Hermione sapeva che era il primo segnale di un’imminente apocalisse. Eppure, non le dispiaceva affatto. Perché quello sguardo, quella maschera di maliziosa seduzione era sempre una promessa. O meglio, era una certezza. L’apocalisse sarebbe stata davvero molto piacevole. Per quanto odiasse ammetterlo, Hermione provò solo una gioia perversa nel vedere quello sguardo. La spirale di desiderio, rabbia, orgoglio e follia era solo l’inizio. Hermione aveva scoperto non solo che giocare con Fred e sfidarlo era bello, ma che era anche brava a farlo. Perciò fu semplice per lei sorridergli serena. Si alzò lentamente dal divano e incrociò le braccia.
- Devi dirmi qualcosa?- chiese Hermione, marcando il tono innocente.
Fred ghignò con perfetta malizia e scosse le spalle. – Semplicemente, non penso che tu abbia ragione!- commentò.
- Dimostrami che mi sbaglio!- lo sfidò lei, sollevando un sopracciglio.
Lo sguardo che Fred le rivolse fece vacillare il suo sorriso, ma riuscì a rimanere immobile e calma. Smise persino di respirare. Perché in quello sguardo Hermione poteva leggere tutto. Lo aveva apertamente sfidato. E con quello sguardo Fred stava rispondendo alla sua sfida, e le stava assicurando che sarebbe stata la sua condanna. Una condanna, Hermione litigò con se stessa per ammetterlo, che non vedeva l’ora di scontare.
Fred si avvicinò, ma mantenne una distanza fra loro che Hermione considerò geniale. Perché fermandosi a pochi passi da lei, non faceva altro che scatenare in lei la voglia di colmare quella distanza. Ma Hermione, ormai, aveva imparato a controllarsi. Sapeva di poter cedere facilmente. Ma sapeva anche di potergli tenere testa. Costrinse i suoi muscoli a tendersi fino allo sfinimento e obbligò le sue gambe a rimanere ferme, esattamente dov’erano.
Fred sorrise, forse consapevole di non averla ingannata. Poi sussurrò piano. – Lo farò, sai che lo farò!-
La sua voce era bassa, suadente e così ipnotica che Hermione quasi si distrasse, ma riuscì a rimanere immobile e calma, perfettamente padrona di se stessa.
Coraggio Hermione, fallo secco!  
Sollevando un sopracciglio con coraggiosa spavalderia, Hermione sorrise. – Non vedo l’ora!- ribatté, mormorando e concentrando nella voce tutta la malizia di cui era in possesso.
Senza aggiungere nemmeno una parola, Fred le sorrise e si voltò. Nemmeno due secondi dopo era sparito. Hermione sentì i suoi passi riecheggiare nel corridoio deserto. Fu in quel momento che decise che poteva cedere. Con un lungo sospirò si lasciò cadere sul divano. Qualche nuvoletta di polvere si sollevò svogliata dalla stoffa del vecchio divano. Hermione guardò la polvere volteggiare nell’aria. Un tuono squarciò l’aria e, questa volta, Hermione trasalì. Le sembrava di avere sentito quel fragore dentro di sé.
Perché Fred Weasley aveva il potere di sconvolgerla con le parole? O con lo sguardo? O semplicemente respirando la sua stessa aria?
Maledicendosi, Hermione si prese la testa fra le mani e chiuse gli occhi. Respirò a lungo, notando, per la prima volta, quanto quella stanza profumasse di cannella. Era strano. Non le sembrava di averlo mai notato. Eppure, più respirava quell’aria, più si rendeva conto che sapeva di cannella.
Cannella..
Lentamente, sollevò la testa e fissò il camino vuoto con un cipiglio perplesso. All’improvviso, realizzò. Fred non profumava di torta. Fred profumava di cannella! Hermione chiuse gli occhi respirando e quell’odore salì di nuovo nelle sue narici. Era cannella..il profumo dei dolci. Il profumo dei dolci che preparava a Natale con i suoi genitori. Senza zucchero. Ovviamente! Ma erano dolci alla cannella. La signora Weasley aveva preparato dei dolci simili per lei, lo scorso Natale. Erano stati il suo regalo. Hermione li aveva mangiati stesa fra le coperte, immersa nei ricordi.
Cannella.
Il salotto dei Weasley profumava di cannella. Ginny la adorava. Glielo aveva sempre detto. I Weasley profumavano di torta. Di torta e cannella. Era quello l’odore che Hermione sentiva sulla pelle di Fred e fra i suoi capelli. Era l’odore di casa. L’odore del fuoco caldo nei pomeriggi invernali. Il profumo di un dolce la sera di Natale. Era il profumo della famiglia.
Hermione aprì lentamente gli occhi e guardò il camino spento. La fiamma azzurra tremò. Con un colpo di bacchetta, Hermione la fece sparire. Sospirando, si sollevò in piedi e uscì dalla stanza. Quel profumo la accompagnò fino alla biblioteca. Ormai, era entrato dentro di lei. Hermione si domandò come avesse fatto a non riconoscerlo prima. Quante volte aveva respirato sulla pelle di Fred? Quante volte aveva stretto fra le mani i suoi capelli, respirando il loro profumo? Eppure non aveva mai capito completamente di che profumo si trattasse. Le sembrava semplicemente familiare. Qualcosa che non le era affatto estraneo.
Raggiunse il suo tavolo preferito della biblioteca e aprì il libro di Trasfigurazione. Accidentalmente, lo aprì nella pagina dove aveva nascosto il biglietto di Fred. Sorrise rileggendo quelle parole. Voltò pagina e cercò il capitolo che doveva studiare. Lo studio la assorbì completamente, cancellando ogni altro pensiero. Nonostante fosse più avanti di Harry e Ron con i compiti, aveva parecchio da fare. Sollevò gli occhi al cielo, consapevole che, quella sera, avrebbe dovuto aiutare i suoi amici a mettersi in pari. Decise di non rimproverarli né di sprecare tempo con le ramanzine. Sarebbe stata, appunto, una totale perdita di tempo!
Passò da Trasfigurazione a Incantesimi. Finito anche il tema di Vitious, cominciò quello di Antiche Rune. Mentre scriveva una traduzione sulla pergamena, Hermione sentì delle voci avvicinarsi. Con sommo orrore, vide quattro ragazze sedersi nel tavolo accanto al suo. Sollevò gli occhi al cielo, desiderando con tutta se stessa che Madama Pince le cacciasse via. Non le importava il motivo, uno qualunque. Una scusa l’avrebbe trovata, no?
Effettivamente, Hermione era stata fin troppo fortunata. Non le era capitato tanto spesso di incontrare Misty e le sue amiche. O peggio, di trovarsi nella stessa stanza. Come in quel caso! Hermione le guardò con la coda dell’occhio. Stavano tirando fuori i libri dalle borse e parlottando eccitate. Misty, notò Hermione, aveva tagliato i lunghi capelli neri, probabilmente con un incantesimo. Ora le ricadevano solo fino alle spalle e una frangetta le copriva la fronte. Sospirando, decise di tornare al suo tema. Ma in una biblioteca dove Madama Pince permetteva al silenzio di regnare, la conversazione delle quattro ragazze giunse fin troppo chiaramente alle sue orecchie. Hermione si ritrovò a pensare che l’ultima volta che aveva “origliato” una loro conversazione erano in Sala Comune e che, nemmeno a farlo apposta, il giorno dopo si era ritrovata abbracciata a Fred dietro il ritratto della Signora Grassa.
- Secondo voi sono stati loro?- mormorò Patty, accarezzandosi la treccia. Hermione ricordò quel gesto e trattenne un sospiro. La infastidiva e non sapeva nemmeno lei il perché.
- Certo, è ovvio!- rispose Susan. – Avanti, chi trasformerebbe l’Ingresso in una Palude?-
- Ho sentito dire che la Umbridge è furiosa!- commentò Jessy.
- Sai che novità, quella esce di testa per tutto!- commentò Misty.
Hermione, purtroppo, dovette ammettere che aveva ragione.
- Comunque sono stati fantastici. Pensate che continueranno?- chiese Misty.
- A fare cosa?- chiese Patty.
- A ribellarsi! Insomma, stanno muovendo guerra alla Umbridge! Ve lo dico io, la palude era solo l’inizio!-
- Non lo so, ma forse era solo uno scherzo!- commentò Susan. – Infondo è il loro ultimo anno qui! Non possono farsi espellere a così poco dalla fine!-
- Non verranno espulsi!- commentò Misty. – Sono troppo furbi!-
- Furbi o no, la Umbridge non è stupida!- disse Jessy. – Troverà i colpevoli! O peggio ancora, punirà tutti gli alunni possibili, accusandoli ingiustamente!-
- Non è comunque un problema nostro!- intervenne Patty, lisciandosi la treccia. – Abbiamo questioni più urgenti!- sbottò.
Jessy sollevò teatralmente gli occhi al cielo. – Santo Merlino, Patty, stai diventando paranoica!-
Susan rise piano, nascondendosi la bocca con la mano. – Un po’ ha ragione!-
Misty incrociò le braccia. – Io concordo con Patty!-
Jessy sollevò le sopracciglia. – Misty, sul serio, ci credete veramente?-
Hermione, suo malgrado, raddrizzò la schiena. Fingendo di scrivere qualcosa sulla pergamena, rimase immobile e provò a cogliere il succo del discorso. Di cosa stavano parlando? Il suo sesto senso l’aveva messa in allarme. Che stessero parlando di Fred? O di George? O peggio, di lei e Fred?
- Ok, forse sono paranoica!- commentò Patty. – Ma vi ricordo che su George ho avuto ragione fin dall’inizio!-
Non farti prendere dal panico! Sta calma!
Susan scosse la testa. – Non posso crederci. Insomma, non vi sembra strano?-
Misty scosse le spalle. – Ha buon gusto, dobbiamo riconoscerlo!-
- Sì, ma prima un gemello poi l’altro!- sbuffò Jessy divertita. – Insomma, tutta Hogwarts ne parlerà!-
Hermione strinse con forza la piuma fra le dita. Provò un’irrazionale rabbia che la spinse quasi ad afferrare la bacchetta e trasformare Jessy in un Vermicolo viscido e brutto. Angelina era stata così dolce e comprensiva con lei, che Hermione si sentì in dovere di difenderla. Come potevano parlare così di lei? Angelina ne valeva cento di loro!
Susan scosse le spalle. – Be’ non è solo questo! È che è una situazione così..strana!-
- Ti stai ripetendo, Susan!- borbottò Misty, sorridendo.
Patty passò lentamente una mano sulla treccia. – Il problema è sempre un altro. Abbiamo un altro gemello di cui preoccuparci!-
Ecco, appunto!
Hermione intinse la punta della piuma nel calamaio e scarabocchiò qualcosa di indefinito sulla pergamena, le orecchie tese al massimo.
- Patty, non ha una relazione segreta!- mormorò esasperata Jessy.
Susan annuì. – Per me, è il Fred Weasley di sempre!-
Patty scosse la testa. – No, vi dico che nasconde qualcosa!-
- Ma come fai a saperlo?-
- Non lo so, l’ho intuito. Come con George!-
Jessy le rivolse un’occhiata comprensiva. – Secondo me vedi relazioni segrete un po’ troppo spesso, anche dove non ci sono! L’istinto può sbagliare, a volte!-
- Pensala come vuoi, ma secondo me nasconde qualcosa!-
Misty intervenne, posando una mano sulla spalla di Patty. – Concordo. La domanda è: chi è?-
- Chi?- chiese Susan confusa.
- La ragazza!- esclamò Misty, spazientita. – Chi è la ragazza segreta di Fred Weasley?-
Hermione trattenne il respiro. Sperò con tutta se stessa di passare inosservata. Le ragazze sembravano non aver notato la sua reazione. Non che la cosa la stupisse più di tanto. Sembravano troppo prese dalla loro conversazione per notare il mondo attorno a loro. Hermione riprese a respirare lentamente. Voltò la pagina del libro di Antiche Rune e finse di leggere qualcosa, mentre ascoltava la conversazione.
- Deve essere bellissima!- mormorò Susan, con aria sognante.
- E anche simpatica!- aggiunse Jessy.
- Oppure è stata più brava di noi a somministrargli un filtro!- aggiunse Misty sprezzante.
Hermione rivolse un sorriso alla pergamena. Un improvviso, irrazionale, ruggito d’orgoglio le salì nel petto. Non pensava di essere bellissima. Era carina, certo. Forse più che carina. Aveva fatto colpo su Viktor Krum! Era intelligente. Era simpatica, dovette ammetterlo. Ultimamente, aveva sfornato della battute niente male! Non era sicuramente la ragazza più bella di Hogwarts.
Ma Hermione Granger aveva conquistato Fred Weasley. Senza filtri. Senza inganni.
Quella consapevolezza la travolse con la forza di un uragano. Si sentì improvvisamente più forte ed energica. Per quanto potessero essere odiose quelle quattro ragazze sedute nel tavolo accanto, niente di quello che avrebbero detto avrebbe potuto distruggere quell’improvvisa ondata di orgogliosa gloria. Poco importava quanto fosse indefinita la loro relazione. In quel momento, era un dettaglio del tutto superfluo. Lei condivideva qualcosa con Fred. Non aveva idea di dove tutto questo la stesse portando, ma sapeva quanto fosse emozionante e coinvolgente.
Hermione non era mai stata infantile, ma avrebbe scambiato volentieri un Eccellente in Pozioni con la possibilità di poter sbattere in faccia la verità a quelle quattro.
Be’, forse non proprio un Eccellente.
Forse, non proprio in Pozioni..
Ma sarebbe stato fantastico. Purtroppo, Hermione tornò velocemente alla realtà. Non poteva esternare il suo momento di gloria. Poteva solo viverlo nella sua mente. Era già qualcosa. Si sarebbe accontentata.
La voce di Misty la riportò del tutto al presente.
- Comunque, spero per lui che questa misteriosa ragazza sappia curare il dolore!-
Eh?
Patty annuì avvilita. – Poverini! Non se lo meritavano questa volta!-
- Spero che la Umbridge non ci vada giù pesante!- mormorò Susan terrorizzata. – Avete visto la mano di Belby dopo l’ultima punizione?-
Il sangue nelle vene di Hermione gelò. Un improvviso senso di panico spazzò via la gloria e l’euforia. Cos’era successo? Fu quasi tentata di voltarsi e chiederlo, ma Madama Pince arrivò su di loro come una furia, rimproverandole.
- Signorine, questo posto è fatto per studiare, non per aggiungere la rubrica dei pettegolezzi alla Gazzetta del Profeta!- sbraitò.
- Ci scusi, Madama Pince!- mormorò Patty, abbassando la testa.
La donna le fulminò una ad una e poi scomparve. Hermione non attese un minuto di più. Chiuse il libro ormai abbandonato, riavvolse la pergamena e ficcò tutto nella borsa in fretta. Passando accanto al loro tavolo, le vide ognuna concentrata sul proprio libro. Corse via dalla biblioteca, ringraziando il cielo di non essere stata notata da Madama Pince mentre correva. Percorse i corridoi alla massima velocità consentita dal peso della borsa sulla spalla. Salì in dormitorio, ma non vide Fred da nessuna parte. Lasciò la borsa nella sua stanza e poi scese nuovamente in Sala Comune. Dei ragazzini del primo anno stavano leggendo le istruzioni di Cappello Decapitante. Hermione corse da loro. Uno dei ragazzini la guardò terrorizzato, sapendo perfettamente di avere davanti uno dei Prefetti più severi della scuola.
- Avete visto i gemelli Weasley?- chiese, ansimando e cercando di sorridere.
I ragazzini scossero le teste, i volti pervasi da una maschera di puro terrore.
- Non voglio rimproverarli!- assicurò Hermione. – Non hanno fatto niente..questa volta! Ho solo bisogno di loro!-
Un ragazzino biondo prese coraggio e raddrizzò la schiena. Dopo essersi schiarito la voce disse: - Mi hanno detto che sarebbero andati al campo da Quidditch!-
- Ma non ci sono gli allentamenti, oggi!- commentò Hermione, confusa.
- Già, ma è tutto quello che so!- rispose il ragazzino.
Hermione sorrise, fingendosi tranquilla. – Grazie! Sei stato davvero utile!-
Poi corse via, lasciando i ragazzini confusi e straniti. Più velocemente di quanto si aspettasse da se stessa, corse fino alla Sala d’Ingresso. Aggirò la palude e attraversò il portone di quercia. Il campo da Quidditch sembrava vuoto e silenzioso. Hermione lo raggiunse in pochissimo tempo. Vagò per i corridoi sotto le tribune, ma non c’era nessuna traccia né di Fred né di George. Ne di nessun altro, a dirla tutta.
Uscì all’aria aperta, dentro il campo, e aguzzò la vista. Il sole era ormai calato e le nuvole coprivano quella poca luce ancora presente. Diventava sempre più buio, Hermione faticava a vedere oltre la metà campo. Sbuffando, tornò indietro al castello. Evidentemente, i gemelli avevano mentito. Risalì le scale e azzardò un ultimo tentativo. Si avviò furtiva verso l’aula in disuso del quinto piano. A metà strada, incontrò Fred. Camminava tranquillo. Le sorrise da lontano e sollevò la mano sinistra per salutarla. La destra, notò Hermione, rimase nelle tasche.
- Ehilà, Granger! Mi stavi cercando?- chiese, sorridendo.
Senza dire una parola, Hermione lo afferrò per il braccio sinistro e lo trascinò nella prima aula a sinistra. Chiuse la porta con un tonfo e rivolse a Fred uno sguardo terrificante che quasi lo spaventò.
- Se dico “Non è stata colpa mia”, risolvo qualcosa?- azzardò lui.
- No!- sbottò Hermione nervosa. – Fammi vedere la mano!- ordinò.
Fred sorrise e le porse la sinistra. – Tutto qui?-
Senza dargli il tempo di sottrarsi alla sua presa, Hermione allungò il braccio e afferrò il polso destro di Fred. Con una smorfia sul suo viso allegro lasciò che Hermione sottraesse la sua mano dal riparo sicuro della tasca. La ragazza notò quanto fosse calda. In modo malsano, però. La girò lentamente e notò, con orrore, una ferita aperta e sanguinante sul dorso. Incisa sulla sua pelle candida, la ferita formava la frase: “Non devo dire bugie”.
Il marchio della Umbridge.
- Ah..questa mano!- scherzò Fred, con un sorriso poco convincente.
Hermione chiuse gli occhi. Era indecisa. Era indecisa se arrabbiarsi o dispiacersi. Non riusciva a capire se dovesse infuriarsi e urlare o se dovesse stringerlo a sé e baciarlo. Aveva bisogno di tempo. Doveva prendersi un po’ di tempo per pensare.
- Stai bene?- le chiese Fred.
Hermione riaprì gli occhi e lo fulminò con lo sguardo. – Zitto, sto cercando di scegliere se ucciderti subito o chiedere spiegazioni!-
- Ti consiglio la seconda!- rispose lui serio. – Insomma, se mi uccidi poi non potrai avere spie..-
- Fred!-
- Ok, sto zitto!-
Hermione sbuffò e incrociò le braccia al petto, stringendole con forza. Poi guardò Fred con rabbia crescente. Non sapeva nemmeno perché fosse tanto arrabbiata. Decise che non le interessava scoprirlo. Prima, voleva delle spiegazioni.
- Sto aspettando!- sbottò.
Fred trasalì e Hermione dovette trattenersi dal sorridere.
- Non è niente. Solo una piccola incomprensione con la Umbridge!- minimizzò lui, scacciando l’aria con la mano sinistra. La destra ciondolò immobile lungo il fianco. Una goccia di sangue scivolò dal dorso lungo il suo indice e cadde sul pavimento. Hermione la seguì con lo sguardo e una nota di irrazionale sofferenza colpì con forza la sua rabbia.
- Sto bene, davvero!- aggiunse Fred, sorridendo.
- Che cosa le hai detto?- chiese Hermione, senza staccare gli occhi dalla mano di Fred.
- Che se Caramell pensa di potersi impossessare di Hogwarts così facilmente, allora si sbaglia di grosso!- rispose, improvvisamente serio e arrabbiato.
Hermione sollevò lo sguardo. Il lampo di bruciante rabbia che vide negli occhi di Fred aggiunse una crepa sul vetro della sua di rabbia.
- Le ho detto anche che sbagliano su Silente e su Voldemort! E che quando si renderanno conto che è tornato, sarà troppo tardi! George mi ha difeso, così lei ha punito entrambi- aggiunse.
La crepa si allargò. Il vetro della rabbia cominciò a cedere.
- Perché hai detto una cosa simile?- chiese Hermione, esasperata, sciogliendo le braccia dal petto. – Sapevi che ti avrebbe punito!- esclamò, indicando la sua mano.
Fred osservò distrattamente la ferita e scosse le spalle. – Ne è valsa la pena. Harry non è solo e voglio che loro lo sappiano!-
- E’ stato stupido!-
- E’ stato giusto!-
La rabbia tornò a invaderla. Perché Fred non capiva? Perché non capiva quanto fosse preoccupata?
Ma lo era? Era quello il problema? Hermione si prese la testa fra le mani. Aveva le vertigini. Non sapeva nemmeno lei cosa stesse provando. Era preoccupata. Sì. Ma era anche arrabbiata. Perché continuava ad essere arrabbiata?
Trasalì quando la mano sinistra di Fred le accarezzò la guancia. Lentamente, lasciò scivolare le braccia lungo i fianchi e aprì gli occhi. Lo sguardo di Fred la paralizzò. La lasciò senza fiato.
- Non farti esplodere la testa a causa mia!- mormorò lui, sorridendo.
- Mi sembra un po’ tardi per preoccupartene!- sbottò lei, con un tono più duro di quanto volesse veramente. – Scusa..- borbottò subito.
Fred le sorrise. – Perché sei tanto arrabbiata con me?-
- Perché non me l’hai detto!-
Ops..
Ecco la ragione! L’aveva appena trovata. Lo capì nell’esatto istante in cui quelle parole sfuggirono dalle sue labbra. Non si era nemmeno accorta di averle pensate. Erano semplicemente scivolate sulla sua lingua. Risuonarono nell’aula vuota, così cariche di significato da sembrare giuste. Vere. Era quello il problema, lo capì subito. Non glielo aveva detto. Le aveva mentito.
Fred rimase immobile e a guardarla, forse incapace di commentare.
- Come pensavi di nascondermelo, esattamente?- chiese Hermione, incrociando le braccia.
- Non volevo nasconderlo!- si giustificò lui.
- Oh sì, l’ho notato!- commentò lei con sarcasmo.
- Sul serio, te lo avrei detto!- rispose lui.
La serietà nella sua voce paralizzò Hermione. Se Fred Weasley abbandonava sorriso e tono scherzoso, allora c’era da preoccuparsi.
- Non potevo dirtelo subito!- aggiunse, guardandola negli occhi. – La Umbridge sostiene che Harry sia responsabile di questa ribellione. Aspetta il momento giusto per prendersela con lui. Harry ne è consapevole ed è pronto a lottare. Lo siamo anche noi. Ma non è ancora arrivato il momento giusto! Ho tenuto Harry fuori da tutto questo, ma mentre eravamo nel suo ufficio la Umbridge ha detto che, presto o tardi, avrebbe fermato tutti gli alleati di Harry. Lo ha sussurrato, ma ho sentito bene. Potrebbe prendersela con lui, con Ginny o con Ron. Potrebbe prendersela con te!-
Il cuore di Hermione perse un battito. Improvvisamente, il vetro della rabbia si infranse. Migliaia di schegge volarono nella sua mente e si conficcarono con forza nel suo cuore. Non fu doloroso. Fu solo diverso. Non aveva mai provato niente di simile. Non erano state solo le sue parole. Il suo sguardo era bastato. Era preoccupato per lei, quanto lei lo era stata per lui. Voleva proteggerla. E lei aveva perso tempo ad arrabbiarsi.
Schiarendosi la voce, Hermione riacquistò una parte della sua ragione andata in frantumi. – Tenendomi allo scuro di tutto, non avresti risolto niente!-
Fred sorrise. – Lo so! Ma se fossi corso subito da te a dirtelo, lei se ne sarebbe accorta. Penso che ci stia tenendo d’occhio. A me e George, intendo. Ti avrei praticamente gettata fra le sue grinfie! Volevo aspettare che le acque si calmassero, ma ovviamente non c’è mistero che sfugga alla brillante Hermione Granger!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Piantala, sono ancora arrabbiata!-
- Come hai fatto a scoprirlo?- chiese curioso.
Hermione arrossì. – Ho sentito delle ragazze in biblioteca che ne parlavamo. Loro, piuttosto, come fanno a saperlo?- chiese, più a se stessa.
- Penso sia colpa di Malfoy. Lo sta raccontando a tutta la scuola!-
- Quindi il tuo brillante piano era del tutto inutile!- puntualizzò lei, con tono saccente.
- Granger ammira il fatto che ho tentato di proteggerti e fattelo bastare!- borbottò, grattandosi il polso.
- Non la toccare!- lo avvertì lei, scacciandogli la mano. – Deve rimarginarsi!-
- Ti ricordo che sono sopravvissuto a un Bolide! Questo è niente, in confronto!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e poi tornò a guardare la sua mano. La prese lentamente fra le sue dita. Era sempre calda e sanguinante. Il dolore tornò in superficie nella mente di Hermione. Improvvisamente, provò una furia devastante. Non la sentì nemmeno crescere. La travolse così rapidamente da sconvolgerla. Voleva  che la Umbridge soffrisse. Voleva che provasse tanto dolore quanto ne stesse infliggendo agli studenti.
- La detesto!- esclamò Hermione, con furia.
- Anche io Granger, ma non te la prendere con la mia mano!- scherzò Fred, con una leggera smorfia di dolore.
Hermione rilassò la presa, scusandosi con un sorriso. Lo guardò negli occhi e fu pervasa da un’improvvisa tristezza. Fred sembrava tranquillo e allegro come sempre, eppure Hermione voleva trasmettergli qualcosa. Sicurezza. Voleva che si sentisse protetto, come lei si sentiva ogni volta che era fra le sue braccia. Apparentemente, sembrava che Fred non avesse bisogno di quel conforto. Ma lei voleva trasmetterglielo comunque.
- Hai ancora voglia di uccidermi?- le chiese, con un piccolo sorriso.
Suo malgrado, Hermione sorrise e scosse la testa. – Ma la prossima volta che mi pianti al freddo e al gelo in una stanza remota, assicurati di dirmi il perché! E dovrà essere la verità!-
Ridendo, Fred le circondò la guancia con la mano sinistra. – Il Prefetto Hermione Granger si preoccupa per il malandrino Fred Weasley!- sussurrò.
- Forse siamo vittime di un potente incantesimo oscuro!- ipotizzò Hermione.
- Deve essere una magia molto potente!- commentò lui, con un tono mistico simile a quello della Cooman.
- O molto inutile..-
- Granger, considera ancora una volta inutile tutto questo.. – disse, indicando entrambi con l’indice della mano sana, - e ti uso come cavia per la prossima Merendina Marinara!-
Hermione inorridì. – Perché? Ne volete creare un’altra?-
Fred sorrise ma non rispose, cosa che preoccupò Hermione più di una risposta affermativa. Lentamente si chinò su di lei e la baciò. Hermione ebbe il tempo di rimanere sola con i propri pensieri. Fred non considerava inutile ciò che c’era fra loro. Be’, il che poteva essere facilmente intuibile. Hermione si chiese fino a che punto contasse per lui.
Non poco, ma non sai quanto veramente..
Sarebbe rimasta con il dubbio.
Oppure ti basterebbe chiedere..
No. Hermione non era capace a porre domande inutili a cui Fred non avrebbe comunque risposto. Era lì, fra le sue braccia, la stava baciando. Voleva di più? Sì. Ma non era di risposte che aveva bisogno. Aveva bisogno di lui.
Era sempre stato quello il suo centro: il bisogno che aveva di Fred. Non le importava sapere da cosa dipendesse. Avrebbe inseguito quel desiderio, avrebbe abbandonato i pensieri e avrebbe permesso a quella necessità di trascinarla via. Perché sapeva perfettamente dove l’avrebbe portata, ed era il posto migliore del mondo: fra le sue braccia.
Come rispondendo ai suoi pensieri, Fred approfondì il bacio. Hermione non spese tempo a stupirsene. Sembrava sempre così abilmente connesso con i suoi pensieri da poter sentire ogni suo desiderio. Hermione pensava e Fred agiva. Era una sensazione così magica che le faceva annodare lo stomaco ogni volta. Non si sarebbe mai abituata.
Le mani di Hermione salirono ad allacciarsi attorno al suo collo. Passò le dita nella fiamme dei suoi capelli e sentirli sulla sua pelle le diede un senso di famigliarità che la rilassò completamente. Con la mano sana, Fred le circondò i fianchi e la spinse contro la parete accanto alla porta. Appoggiò la mano ferita sul muro e continuò a baciarla. La mano sinistra di Fred scese lungo il suo fianco e le accarezzò la gamba. Nonostante il freddo, Hermione desiderò non avere le calze per poter sentire quella mano direttamente sulla sua pelle. Avvicinò il suo corpo a quello di Fred in cerca di un calore e di una protezione che solo lui le poteva dare. Lasciò la presa attorno al suo collo e insinuò le mani sotto la camicia. Sentì i muscoli di Fred contrarsi sotto le sue carezze. Con la mano sana, Fred percorse una linea invisibile sul collo di Hermione. Scese giù, lungo i suoi fianchi, con una carezza lenta e morbida, e poi scivolò sotto la camicia. La sua mano era calda ma Hermione rabbrividì. Si strinse a lui, schiacciandosi contro la dura parete alle sue spalle. Come se non gli costasse nessuno sforzo, Fred strinse forte il braccio attorno alla sua vita e la sollevò. Le circondò la schiena anche con l’altro braccio, attento a non colpire la parete con la mano ferita. Istintivamente, Hermione allacciò le gambe attorno ai suoi fianchi. Fu un contatto così intenso che le fece girare la testa. Si aggrappò con forza alle sue spalle, completamente in balia della sua bocca che ora baciava e mordeva il suo collo. Hermione chiuse gli occhi e lasciò che l’oblio la rapisse. Un sibilo di vento penetrò da una finestra e sollevò la polvere dal davanzale, ma Hermione non riuscì a sentire il freddo. Ormai era invasa da quel calore perfetto e nemmeno il gelo glielo avrebbe portato via. Perché freddo e caldo, con Fred, potevano diventare la stessa cosa.
Lui era brivido.
Era il brivido dei suoi baci e delle sue mani. La pelle di Hermione tremava quando la sua lingua la accarezzava.
Lui era calore.
Era un fuoco ardente, sempre destinato a bruciare e mai ad estinguersi. Si alimentava e viveva di quella passione che non sembrava mai abbandonarli. La stessa passione che trascinava Hermione in una spirale di follia e desiderio, dove gelo e fuoco diventavano la stessa cosa.
Fred strinse i denti sulla sua pelle e un gemito sfuggì dalle labbra di Hermione. Strinse con forza i suoi capelli, reclinandogli la testa e scese a baciarlo. Sentì sulle labbra di Fred il sapore della sua stessa pelle. Lo baciò intensamente, trasmettendogli tutto il bisogno che aveva di lui. E lui, come sempre, riuscì a capirla. La strinse forte a sé. Hermione sentì la sua mano destra stringersi attorno al suo fianco e, poco dopo, le labbra di Fred si contrassero in una smorfia di dolore. Riscossa da quel gesto, Hermione allentò la presa attorno ai suoi fianchi per scendere, ma Fred non glielo permise. La trascinò lentamente lungo la parete, reggendosi al muro con la mano destra. La schiena di Hermione scivolò sulla pietra fino al pavimento. Aprì leggermente gli occhi e vide la mano di Fred stringersi e tremare. Hermione non ci pensò su due volte. Con uno scatto rapido, sbilanciò il peso di lato e invertì rapidamente le posizioni. Sorridendo, Fred rilassò la schiena contro il muro. Seduta su di lui, Hermione sentì la sua erezione premere su di lei e riuscì a malapena a trattenere un gemito. Controllando la voglia sempre più intensa, scese lentamente sul suo collo, baciandolo con una calma esasperante che non pensava di poter avere. Strinse le dita attorno ai lembi del suo maglione e glielo levò, soffermandosi delicatamente sulla manica destra, per non ferirlo più di quanto già lo fosse. Quel gesto, per quanto semplice, risvegliò un sorriso così intenso sulle labbra di Fred che Hermione perse momentaneamente le proprie capacità mentali. Poi si risvegliò, tornando al presente e ricominciò a baciarlo.
Le dita di Hermione cominciarono a slacciare i bottoni della sua camicia e a sciogliere il nodo della cravatta. Poi le sue mani scivolarono sotto la camicia e accarezzarono le sue spalle forti. La mano sana di Fred risalì lungo la sua schiena e un brivido scosse la pelle di Hermione. Aiutandolo, lasciò che le togliesse il maglione e la cravatta fin troppo stretta. Liberarsene fu un sollievo. Ogni vestito le sembrava troppo stretto e opprimente, in presenza di Fred. Era così bello liberarsene. Era così bello lasciarsi spogliare da lui, dalle sue mani calde e tentatrici.
Fred scese a slacciarle il primo bottone della camicia con i denti. Hermione sorrise, reclinando la testa all’indietro e inarcandosi verso di lui. Fred premette le mani sulla sua schiena avvicinandola a sé e slacciò altri due bottoni con i denti. Il terzo saltò via. Hermione lo sentì distrattamente rimbalzare sul pavimento e rotolare lontano. Non le importava. Era solo un inutile piccolo bottone. Poteva scomparire. Dovevano tutti scomparire. Si chiese perché Fred stesse impiegando così tanto tempo a spogliarla. Hermione non voleva aspettare. Non sapeva aspettare. Era snervante. No, non era vero. Era maledettamente bello. Era coinvolgente il modo in cui la spogliava, il modo in cui la accarezzava e la conquistava. Le permetteva di bramare di più, seducendola e giocando con lei in un modo così piacevole e crudele da stupirla ogni volta.
Era Fred Weasley. Era il suo gioco. E Hermione amava giocare con lui. Adorava quella straziante attesa. Adorava il modo in cui la portava sull’orlo della follia, per poi precipitare con lei. Erano sensazioni alle quali non si sarebbe mai abituata. Erano troppo intense, troppo uniche, per diventare labili e sbiadite. Vivevano dello stesso fuoco intenso che alimentava loro. Implacabile. Irrefrenabile.
La bocca di Fred tornò sulla sua e Hermione morse maliziosamente il suo labbro, facendolo tremare. Finì di slacciargli la camicia e percorse i suoi addominali con le mani. Il suo corpo era morbido e caldo. Hermione sentì ancora quel leggero profumo di cannella e capì che proveniva dalla sua pelle. Era un misto di cannella, erba fresca e aria frizzante. Era il suo odore. Unico ed inimitabile. Le era così familiare eppure poteva stordirla ogni volta. Le girava la testa. Si aggrappò con forza alle sue spalle. Fred la strinse, come se fosse possibile avvicinarla ancora di più. Di nuovo i loro corpi si sfiorarono e questa volta soffocarono entrambi un gemito in un bacio ardente e profondo.
Hermione raccolse un briciolo di lucidità e decise di prendersi il controllo del gioco. Non era da lei starsene lì buona e lasciare che lui la controllasse. Per quanto adorasse il modo in cui lo faceva, condurre il gioco era pur sempre la parte migliore. Sentire Fred Weasley in suo potere la esaltava molto più di quanto fosse disposta ad ammettere. La  sua mano scese rapida lungo il suo corpo, passando sui suoi addominali tesi,  e le sue dita slacciarono decise i pantaloni. Lo accarezzò piano, strappandogli un gemito. Hermione sorrise sulle sue labbra e con l’indice risalì fino all’orlo dei boxer..
Una voce potente risuonò nei corridoi facendoli sobbalzare per lo spavento. Hermione trattenne un grido per puro miracolo!
La voce della McGranitt, magicamente amplificata, sembrò rimbalzare in ogni angolo della castello, anche in quella piccola aula che sembrava essere stata tagliata fuori dal resto del mondo.
- Gli studenti tornino immediatamente nei propri dormitori in attesa che i professori incaricati li raggiungano per annunciare alcuni avvisi importanti!-
Anche se distante e più alta del normale, nella voce della vicepreside Hermione colse note di fastidio, scetticismo e pura ed isterica rabbia.
Hermione rimase immobile a respirare, cercando di riprendere il controllo del suo cuore. Appoggiò la fronte contro quella di Fred. Avevano gli occhi chiusi e ansimavano entrambi. Un po’ per lo spavento, un po’ per la passione che li aveva scossi fino a pochi secondi prima. La mano di Hermione giaceva abbandonata sulla gamba di Fred, mentre lui la teneva ancora stretta per i fianchi. Lentamente, Hermione aprì gli occhi e si ritrovò a fissare quelli intensi e profondi di Fred. Lui le sorrise e lei ricambiò. Il suo cuore perse un battito poi riprese a viaggiare dolcemente, cullando il suo respiro sempre più calmo. Lo spavento stava svanendo. La passione non sarebbe scivolata via facilmente, ma non avevano scelta. Hermione sentì i suoi muscoli rilassarsi. Fred rilassò la schiena contro la parete e sollevò la mano sinistra per spostarle una ciocca di capelli dal viso. La passò dietro l’orecchio e poi le accarezzò la guancia.
- Pensi che abbiano ucciso la Umbridge?- le chiese, scherzando.
Hermione scosse la testa. – No, altrimenti la McGranitt sarebbe corsa da voi a chiedervi in prestito qualche Fuoco Forsennato!-
Ridendo, Fred le passò l’indice sulle labbra. – Immagina la faccia che avrebbe fatto, trovandoti qui con me..in questo stato!- esclamò, lanciando un’occhiata furbesca allo stato decisamente trasandato dei loro vestiti.
Hermione arrossì, più per il panico che per l’imbarazzo. – Dici che avrebbe potuto sorvolare sulla cosa?- chiese seria.
Fred scosse le spalle. – Dubito che la McGranitt possa veramente prendersela con te per qualcosa. Ma forse vederti fra le mie braccia potrebbe sconvolgerla!- aggiunse pensieroso.
Hermione sollevò un sopracciglio con un sorriso divertito. – Scommetto che penserebbe che mi hai stregata!-
Il sorriso di Fred si spense. – Pagherai per aver detto una cosa simile!-
- Perché?-
- Hai ferito i miei sentimenti!-
- Quali sentimenti?- chiese lei, ironica.
Fred la fulminò con lo sguardo e incrociò le braccia, sfoderando un’espressione talmente infantile che Hermione dovette trattenere una risata. Sembrava essere tornato il Fred Weasley mingherlino e ribelle che le aveva stretto la mano quando il Capello Parlante l’aveva smistata in Grifondoro.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si sollevò in piedi, ricominciando ad allacciarsi la camicia.
- Smetti di fare il bambino e alzati!- ordinò.
Sbuffando, Fred si sollevò in piedi, ma invece di ricominciare a vestirsi, afferrò Hermione e la schiacciò contro la parete, ricominciando a baciarla, come se non fossero stati affatto interrotti. Hermione tentò di sottrarsi al suo abbraccio, ma scoprì ben presto che quella brusca interruzione non si era portata via la passione bruciante che li aveva logorati. L’aveva solo seppellita, momentaneamente. Hermione sapeva che non potevano perdere altro tempo. L’ordine di rientrare nei dormitori gravava su di loro.
- Non finisce qui!- la minacciò Fred, sussurrandole all’orecchio.
Hermione sorrise. – Puoi contarci!- mormorò, accarezzandogli il collo con la lingua.
L’ordine della McGranitt squillò nuovamente nei corridoi e frenò il tentativo di Fred di liberarsi della camicia di Hermione. Sbuffando, Fred abbandonò il suo sorriso malandrino per rivolgere un’occhiataccia al soffitto, come potesse maledire la McGranitt attraverso gli strati di pietra che li separavano. Hermione tentò di rivestirsi, e di rivestirlo, sviando continuamente le mani avide di Fred che tentavano di infilarsi sotto la sua camicia e minacciandolo di tappargli la bocca con un ramo di Tranello del Diavolo. Ridendo, Fred sviava le sue minacce e continuava a lanciare battute insipide sullo stato dei loro vestiti e su quante cose avrebbero potuto fare se “la vecchia isterica!” non li avesse interrotti. Alla fine, forse per miracolo, Hermione riuscì a convincerlo a riallacciarsi la camicia e la cravatta. Sbuffando, Fred si sistemò il maglione in spalla e attentò per l’ennesima volta alla salute mentale di Hermione.
Dopo quelli che le sembrarono secoli, Hermione riuscì finalmente a ridarsi una parvenza di contegno e a trascinare Fred fuori dall’aula. Per tutto il tragitto fino al dormitorio, Fred non le risparmiò battutine e provocazioni e smise solo quando, accidentalmente certo, Hermione allungò la gamba e lui inciampò, rischiando di spalmarsi a terra come una lumaca. Raggiunsero la Sala Comune, completamente stipata di Grifondoro curiosi. A quanto pare, nessuno sapeva cosa fosse successo. Notarono Ginny e Harry appostati in un angolo accanto al fuoco e li raggiunsero.
- Che succede?- chiese Hermione.
Ginny scosse le spalle. – Non lo so. Ma penso riguardi la Umbridge!-
Harry scosse la testa. – Ho già mandato un avviso a tutti. L’Esercitazione è stata annullata!-
Hermione annuì. – Sarebbe rischioso farla!-
Poi vide Ginny adocchiare la camicia di Fred con un sguardo malizioso e divertito. – Hai la camicia allacciata male, Freddie!- lo canzonò.
Senza fare una piega, Fred sollevò i lembi della camicia e anche Hermione notò che avanzava un bottone e che i due lati della camicia erano asimmetrici. Sorridendo, Fred rivolse un’occhiata eloquente alla sorella.
- Ops..- mormorò, con gli occhi carichi di profonda e immorale innocenza.
Hermione si concesse il lusso di arrossire, provocando un attacco di risate in Ginny. Mentre Fred infilava il maglione per nascondere la camicia storta, George, Lee, Angelina e Katie li raggiunsero, seguiti da Neville, che aveva fra le braccia una vaso enorme con una pianta blu dall’aspetto inquietante.
- Neville, quello cos’è?- chiese Harry, muovendo un passo indietro.
Neville barcollò e appoggiò il vaso a terra, per poi sollevarsi e massaggiarsi la schiena.
- Un esperimento. L’ho proposto alla Sprite e lei mi ha appoggiato, e ha detto che mi seguirà nell’impresa. Ho appena guadagnato venti punti per lo spirito di iniziativa!- ammise soddisfatto.
Ginny sorrise. – Complimenti!-
- E’ pericoloso?- chiese Hermione, indicando la pianta, che aveva cominciato ad emettere un strano fruscio, simile a quello dei rami del Platano Picchiatore.
Fred si voltò di scatto verso di lei. – Granger non rovinare la magia!-
- E’ strano, comunque!- borbottò Katie. – Richiamarci tutti..qualcuno ha qualche idea su cosa può essere successo?-
Tutti scossero la testa. Neville guardò la sua pianta con un amore che Hermione considerò un tantino esagerato, visto che si trattava comunque di un tronco blu e qualche ramo ondeggiante.
- Forse qualcuno ha fatto uno scherzo alla Umbridge!- ipotizzò George.
Tutti osservarono Angelina mentre si voltava lentamente e sollevava le sopracciglia con sospetto.
George la guardò per qualche secondo, per poi sorridere. – Non guardarmi così, non sono stato io!-
Neville rise e Ginny scosse la testa divertita. Lee batté le mani e passò un braccio attorno alle spalle di Katie, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
- Chiunque sia stato, ha il mio profondo rispetto!- commentò Lee.
- Ma non sai nemmeno cos’è successo!- sbottò Katie.
Lee scosse le spalle. – E’ uguale!-
Katie aprì bocca per commentare, ma venne interrotta dall’ingresso della McGranitt nella Sala Comune stipata di studenti. La professoressa alzò il mento con cipiglio severo e abbracciò con lo sguardo l’intera casata di Grifondoro.
- Qualcuno ha pensato che fosse divertente concedere alla professoressa Umbridge un soggiorno in infermeria per problemi di salute! Ora, la mia opinione resta strettamente quella di una vicepreside: chiunque sia stato di voi, e non sto limitando i miei sospetti solo ai Grifondoro, ha violato alcune delle regole più importanti su cui si fonda la nostra scuola. Non essendo in grado di individuare un colpevole, la professoressa Umbridge ha pensato bene di punire l’intera scuola. Per tutto il resto della settimana rientrerete nel dormitorio subito dopo cena e non vi sarà permesso uscire. Nel pomeriggio, fra le lezioni e la cena, non vi sarà permesso di uscire dal dormitorio se non per andare in biblioteca o al campo da Quidditch. Ha avuto il buon senso di pensare alla partita di questo sabato!- mormorò a denti stretti. – In ogni caso, questo è quanto vi spetta per aver fatto vomitare il nostro Inquisitore Supremo per lunghe ore!-
La Sala Comune rimase stranamente silenziosa e immobile. Hermione resistette all’impulso di girarsi verso Dean. Non era lui che doveva rifilare delle Pasticche Vomitose alla Umbridge?
- Come persona, abbandonando momentaneamente il mio ruolo,..posso solo dirvi di prestare molta attenzione: la prossima volta, vi saremmo grati se il soggiorno in infermeria durasse intere settimane!-
L’intera casa di Grifondoro scoppiò a ridere e la McGranitt, dopo un sorriso a labbra strette, si voltò di scatto e uscì dalla Sala Comune. Mancava ancora un’ora alla cena,  perciò ognuno si accomodò in un angolo della sala, cercando un modo per passare il tempo.
Dean raggiunse velocemente il gruppetto accanto al fuoco e sorrise.
- Non mi dire che sei stato tu!- bisbigliò Fred.
Dean si guardò intorno, fingendosi sorpreso e innocente. Hermione si coprì la bocca con una mano e Ginny corse subito ad abbracciare Dean, mentre Harry e Neville si lanciavano in un silenzioso applauso.
- Ok, voglio i dettagli!- esclamò George.
Si avvicinarono tutti, cercando di controllare se qualcuno fosse in ascolto. Poi Dean cominciò a raccontare, bisbigliando.
- E’ stato difficile, ma non avete idea di quanto sia stato esaltante. Cioè insomma, forse Fred e George mi capiranno, ma torniamo a noi. È uscita dal suo ufficio, lasciando la porta aperta per sbaglio. Ho avuto solo pochi secondi. Sono entrato, ho versato due Pasticche nella sua tazza di tea e sono uscito. Ho rischiato di essere beccato, è stata questione di pochi minuti. Il resto è storia!- concluse Dean.
Fred gli batté una mano sulla spalla. – Sai Dean, penso che tu ti sia appena conquistato l’onore dei gemelli Weasley!-
- Ben detto, Fred!- aggiunse George, posando la mano sull’altra spalla di Dean.
Hermione notò la ferita sulla mano destra di George. E non fu la sola.
Harry osservò le mani dei gemelli, strizzando gli occhi. – Ragazzi, ma quelle..-
- No!- lo interruppe George.
- Niente domande!- aggiunse Fred.
- Ma..-
- Ti basti sapere che ci vendicheremo!- commentò George.
Fred annuì. – Sicuro! E spero per lei che non rimanga la cicatrice!-
Hermione li fulminò con lo sguardo, soffermandosi specialmente su Fred, che le rivolse un’occhiata di pura e malefica innocenza.
Scesero tutti a cena e fu un momento particolarmente felice. La palude invadeva ancora buona parte della Sala d’Ingresso. I professori erano riusciti a eliminarne solo una parte, ma non sembrava essere un problema. In realtà, nessuno dei professori fu particolarmente severo o inquietante, quella sera. A parte Piton!
Il chiacchiericcio in Sala Grande fu più festoso e allegro del solito. Silente, in tutta la sua tranquillità, sedeva al tavolo delle autorità e chiacchierava con la McGranitt e con la Sprite, senza degnare gli studenti di particolari attenzioni. La Casa Serpeverde era la più silenziosa. Forse erano preoccupati per lo stato di salute della loro amata Umbridge. Hermione trattenne una smorfia di disgusto. Lei e i suoi amici sedettero al chiassoso tavolo di Grifondoro e cominciarono a mangiare. Hermione notò che i Corvonero, solitamente piuttosto taciturni e indifferenti, parlottavano eccitati. I Tassorosso continuavano ad abbracciarsi e a brindare con il succo di zucca.
Il morale si era risollevato. Quella sera erano tutti radunati in Sala Grande senza che il rospo in rosa vigilasse sui loro movimenti. Gli studenti, per la prima volta da mesi, si sentirono liberi!
Anche Hermione riuscì a rilassarsi. Infondo, sarebbe stata una settimana come un’altra, per lei. E la Umbridge non avrebbe punito o espulso Dean. La mano di Fred sarebbe guarita e presto avrebbero organizzato una nuova Esercitazione. Tutto sarebbe andato bene, se lo sentiva.
Mentre mangiavano, Lee intrattenne gli amici con alcuni racconti delle partite più buffe a cui avesse assistito nei due anni precedenti all’arrivo di Harry, Hermione e Ron. Neville rischiò di soffocare con un pezzo di carota, quando Lee, intento a imitare una presa di Baston, andò a sbattere contro la sua spalla. Harry batté sulla schiena di Neville che tossì e divenne rosso come i capelli dei Weasley.
Ron spazzolò quasi un intero vassoio di alette di pollo, sotto lo sguardo allibito di Lavanda. Ginny fu quasi travolta da un calice volante che un bambino del primo anno aveva accidentalmente stregato. George si alzò di scatto, lo afferrò al volo e lo lanciò indietro al bambino, che seppellì lo sguardo nel suo piatto, nell’imbarazzo più totale.
Fred, seduto accanto a Hermione, sfiorò la sua gamba con la mano per tutta la sera, lanciandole qualche occhiata di tanto in tanto. Hermione rimase impassibile, ma dentro di lei il calore cominciò a risalire.
Erano stati interrotti. Erano stati bruscamente interrotti. Non era giusto.
Decisa a non lasciar morire quella fiamma che si era accesa dentro di lei, Hermione passò al contrattacco. Appoggiò un gomito sul tavolo e lasciò l’altro braccio sulla gamba. L’attenzione di tutti era concentrata su Lee, che stava blaterando qualcosa che Hermione non stava assolutamente ascoltando. Lentamente, la sua mano scivolò sulla gamba di Fred e scese fino al suo ginocchio, per poi risalire lungo la coscia. Avvertì un tremito dei suoi muscoli e sorrise soddisfatta. Scese nuovamente verso il ginocchio e risalì, con una carezza lenta e quasi invisibile. Fred si schiarì la voce e si appoggiò al tavolo con entrambi i gomiti. Prese il calice di succo e bevve distrattamente. Hermione continuò la sua carezza, fingendo di ascoltare il discorso di Lee. Nessuno stava guardando lei e Fred e nessuno sembrava aver notato lo strano comportamento di quest’ultimo. Risalendo verso l’alto, Hermione allargò le dita, accarezzandolo più intensamente e con più energia. Scese e risalì, in una danza così sinuosa da coinvolgere anche lei. Nascose una sorriso dietro la mano libera e risalì lungo la sua gamba..questa volta decisa a non fermarsi.
Fred non fu della sua stessa opinione. Capì subito che la mano di Hermione non si sarebbe fermata e, impulsivamente, reagì rovesciando il calice che aveva in mano. Il bicchiere cadde sul tavolo spargendo succo ovunque. Hermione ritirò la mano di scatto e, nemmeno un secondo dopo, tutti si girarono a guardare Fred, che imprecava e tentava di fermare l’onda di succo di zucca con il tovagliolo.
- Che stai combinando?- chiese Harry confuso.
- Mi è sfuggito il bicchiere!- borbottò Fred.
Hermione si trattenne dal sfoderare un sorriso divertito e beffardo. Scambiò però un rapido sguardo con Ginny e capì che la sua amica, come sempre, aveva intuito qualcosa.
- Hai rovinato la mia barzelletta sul mago svitato!- si lamentò Lee.
Fred ghignò. – Quella barzelletta è orribile!-
- Non quanto le tue peggiori!-
Fred aprì bocca per replicare, ma fu interrotto dalla voce della McGranitt che invitava gli studenti a rispettare il coprifuoco imposto dall’Inquisitore e a dirigersi verso i dormitori. Tutti sorrisero quando sentirono il tono di voce con cui la McGranitt calcò la parola “inquisitore”. Lentamente, i Grifondoro si alzarono e si diressero verso la Torre. La Sala Comune era talmente caotica che Hermione faticò a concentrarsi sui compiti. Harry e Ron rinunciarono dopo un’ora e decisero di giocare a scacchi, ignorando i rimproveri di Hermione. Grattastinchi prese posto sulle gambe di Ginny e si lasciò grattare le orecchie dalla ragazza.
Fred e George passarono la sera a intrattenere i Grifondoro con le loro dimostrazioni. Si concentrarono specialmente sulle Pasticche Vomitose, usando Lee come esempio. I ragazzi presenti alla festa capirono che si trattava di un tributo a Dean e alla sua penitenza scontata.
Finiti i compiti, Hermione si alzò e trascinò Ron fuori dalla Sala Comune, per adempiere ai loro doveri di Prefetti. Incontrarono la McGranitt nei corridoi, che li avvisò di controllare bene il quarto piano. Dopo aver camminato per quasi mezz’ora nel silenzio più totale, Ron propose a Hermione di dividersi.
- Così faremo più in fretta!- aggiunse.
Hermione annuì. – Sì è una buona idea. Tu sali al quarto, io controllo l’ultimo corridoio del terzo!-
- Ok, ci vediamo in Sala Comune!-
Hermione vagò da sola per i corridoi, soffermandosi ad osservare i giochi di ombre che lasciavano le torce accese sulle pareti di pietra. Raggiunse il terzo piano e controllò gli ultimi corridoi. Erano deserti. Passeggiando si fermò davanti a una porta massiccia chiusa a chiave. Accostò l’orecchio al duro legno scuro e rimase in ascolto. Il silenzio regnava sovrano.
Fuffi non c’era più da molto tempo, ma Hermione adorava appoggiare l’orecchio su quella porta come avevano fatto lei, Harry e Ron per settimane, quando sospettavano che Piton volesse rubare la Pietra, anni prima. La riportava indietro nel tempo. Rivedeva se stessa precipitare nell’oscurità e atterrare sul Tranello del Diavolo..
Un fruscio alle sue spalle la fece sobbalzare. Sollevò la bacchetta ma il fascio di luce illuminò solo il corridoio deserto. Riprese a respirare, silenziosamente. Avanzò cauta nell’oscurità e controllo una nicchia particolarmente buia. Continuò a camminare nel corridoio, allontanandosi dalla stanza di Fuffi. C’era silenzio.
Un profumo di cannella raggiunse le sue narici. Uno scricchiolio alle sue spalle le fermò il respiro. Ma infondo non doveva avere paura.
- Da quanto mi segui?-
- Da quando ti sono spuntati gli occhi anche dietro la testa?-
- Da quando qualcuno si diverte a rapirmi nei corridoi bui!- sbottò Hermione. Agitò la bacchetta mormorando: - Nox!- e quella si spense.
Si voltò e vide Fred che la osservava a braccia incrociate. La mano destra era fasciata. Aveva le maniche della camicia arrotolate fino al gomito, non aveva il maglione e il nodo della cravatta era stato allentato. Aveva i capelli scompigliati come se fosse appena sceso dalla scopa. Quell’aria trasandata lo rendeva, se possibile, ancora più attraente.
- Mappa del Malandrino?- chiese Hermione.
Fred sorrise. – Comincio a essere prevedibile!-
- Succede quando non si ha un gran cervello come il mio!- commentò Hermione, accarezzandogli una spalla con fare comprensivo.
Per tutta risposta, Fred le afferrò il polso e la portò fra le sue braccia. Sorridendo la spinse contro la parete. Avvicinò pericolosamente il viso al suo e le sfiorò le labbra.
- Abbiamo un conto in sospeso!- sussurrò.
Hermione sorrise. La fiamma che si era accesa a cena risorse dalle sue braci.
Finalmente!
Insinuò le mani sotto la sua camicia e sfiorò la sua pelle calda. Risalì lentamente i fianchi e percorse la sua schiena forte. Avvicinò le labbra alle sue e le sfiorò, sorridendo.
- Dove eravamo rimasti?-
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Quando dico che sono cattiva, è perché lo sono veramente! Non ci credevate? Ora ci crederete sicuramente! Però dai, non odiatemi! :D
Piccole note: - una mi è sfuggita dal capitolo precedente: il tatuaggio del gioco di Fred e George è nel braccio destro proprio per opporsi all’idea dei Mangiamorte in tutto e per tutto. I Mangiamorte, infatti, ce l’hanno a sinistra!
- La palude, nel libro, è in un altro posto! (un corridoio, se non ricordo male!). Io l’ho “sistemata” nell’Ingresso per una questione di comodità! Vedrete nel prossimo capitolo!
Detto ciò, voglio ringraziarvi come sempre. So che sono monotona, ma non avete idea di quanto sia importante per me il vostro sostegno! Alimentate ogni giorno la mia fantasia e la mia voglia di scrivere! Siete la vera magia di questa storia! Punto!
Dopo queste belle parole, spero di essermi fatta perdonare per lo scherzetto sul finale! (c’è decisamente del sangue Weasley nelle mie vene!)  Se non mi avete perdonata..tranquille! Nel prossimo capitolo..be’, spero di farmi perdonare quando lo leggerete! (Adesso mi state odiando? Io mi odierei!)
Con tanto affetto!
Baci :)
Amy 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Fiamme Rosse e Fiamme Azzurre ***


Capitolo 18
Fiamme Rosse e Fiamme Azzurre
 
 
 
 
 
 
 
- Dove eravamo rimasti?-
Non fu necessario rispondere a quella domanda. Non era nemmeno necessario pensarci. Perché entrambi sapevano perfettamente la risposta. Non aspettavano altro da tutta la sera. Sorridendo, Fred strinse il labbro inferiore di Hermione fra i denti. Un brivido scese lungo la sua spina dorsale. Cercò le labbra di Fred per baciarlo, ma lui le ritrasse. Hermione lottò contro la tentazione di alzare gli occhi al cielo. Possibile che quel ragazzo riuscisse a infastidirla e sedurla al tempo stesso? Evidentemente sì! Hermione mosse un passo avanti per cercarlo, e lui ritirò il viso ancora di più, continuando però a stringerla fra le sue braccia. Fred sorrise quando Hermione indurì lo sguardo. Senza staccare gli occhi da suoi, Fred le slacciò l’ultimo bottone della camicia. Lentamente risalì lungo la stoffa, slacciandoli tutti, gli occhi sempre incatenati a quelli di lei. Hermione immerse lo sguardo nel suo e si sentì come se stesse galleggiando nell’aria. Leggera, invisibile, nascosta dal buio della notte. Le dita di Fred slacciarono l’ultimo bottone e salirono a sciogliere il nodo della cravatta. Le accarezzò le spalle e la spinse di nuovo contro la parete, continuando a guardarla. Hermione si sentì invadere da quello sguardo. La stava spogliando, molto più di quanto facessero le sue stesse dita. Era così profondo e intenso, sembrava che stesse entrando dentro di lei. Le prese il viso fra le mani e la baciò. Il contatto visivo finì, ma non la sua intensità, perché fu semplicemente riversata in quel bacio. Il cuore di Hermione esplose. Strinse le dita fra i suoi capelli, attirandolo a sé. Il sangue nelle sue vene si incendiò. La passione sopita a forza in quelle ore tornò a travolgerla come un uragano indomabile. Avrebbe voluto rallentarla. Hermione avrebbe voluto fermare quell’ondata, avrebbe voluto rallentare quel bacio, le sue mani, ma non poteva. Non ne aveva la forza. Era come una corrente impetuosa decisa a trascinarla giù, verso la cascata, rapida e distruttiva, incapace di fermarsi. Indomabile. Avrebbe voluto godersi ogni attimo, spogliarlo lentamente come lui aveva fatto con lei, ma le sue mani non ascoltarono i suoi pensieri e tirarono con forza i bottoni fuori dalle asole. Per quanto fosse riuscito a controllarsi prima, Fred non riuscì ad opporsi a quella stessa corrente. Le sue mani divennero esigenti, frenetiche e audaci. Le accarezzarono la pelle della schiena e dei fianchi e scesero lungo le sue gambe. Hermione strinse con forza le mani attorno alle sue spalle e morse il suo labbro. Resistere era impossibile. Rallentare era impossibile.
Come aveva fatto quel pomeriggio, Fred la abbracciò e la sollevò da terra schiacciandola contro la parete. Premette la mano sinistra sulla sua schiena, proteggendola dalla ruvida parete del corridoio. Hermione si aggrappò alla sua schiena. Le girava la testa. La paura di cadere era nulla in confronto a quella di sentire il corpo di lui allontanarsi. Stupidamente, strinse con forza le gambe attorno ai suoi fianchi. Aveva davvero paura che se ne andasse. Che cosa ridicola..ma non si preoccupò più di tanto per averlo pensato. Era irrazionale. Come tutto ciò che li legava, del resto. La bocca di Fred scese sul suo collo e Hermione diede un taglio ai suoi pensieri. La sua lingua percorse una scia infuocata sulla sua pelle. Salì fino a dietro l’orecchio, mordendola con ardente dolcezza. Hermione sospirò e inarcò la schiena, reclinando la testa verso la parete, offrendosi a lui completamente. Continuò a torturarla, succhiando e mordendo la sua pelle sempre più calda. La sua mano scese in mezzo ai loro corpi uniti e scivolò sotto la sua gonna. Hermione si morse un labbro, cercando di soffocare un gemito. Una scossa di piacere le risalì la spina dorsale, inarcandola ancora di più verso di lui..verso le sue dita..era una tortura! Piacevole, perfetta, ma pur sempre una tortura. La stava logorando, trascinandola sempre di più nell’oblio più completo. Un oblio fatto di oscurità e fiamme. Fiamme rosse, come i suoi capelli. Hermione li strinse, aggrappandosi con forza a quelle spire infuocate. Cercò le sue labbra e le trovò. Soffocò nella sua bocca tutto il piacere ardente che lui le stava regalando. Cercò la sua lingua con avidità, come se fosse ossigeno, come se fosse l’unica cosa a tenerla in vita. Con una mano Hermione percorse le sue spalle e il suo torace, accarezzando il punto in cui sapeva che una cicatrice svettava sulla sua pelle calda. Era ormai in balia di lui. Disarmata, senza via di scampo. Ma a Fred non bastava. L’avrebbe trascinata nelle fiamme, Hermione lo sapeva. E quando le sue dita entrarono in lei, Hermione non riuscì a soffocare un gemito, che si perse sulla sua bocca. Fred non le lasciò il tempo di respirare, né di riprendersi. Le morse il labbro e catturò la sua bocca in un nuovo bacio, soffocando i sospiri di entrambi. Sembrava quasi che non stessero respirando. Ansimavano, bisognosi di ossigeno vero, ma nessuno dei due aveva intenzione di interrompere quel bacio. Perché era tutto quello di cui avevano veramente bisogno. Hermione pensò che fosse meglio baciarlo che respirare. Sì, senza dubbio. Era decisamente meglio. Gemette sulle sue labbra, cercandole di nuovo.
Fu in quel momento che ricordò. Hermione realizzò veramente la situazione. Erano ancora nel bel mezzo di un corridoio, in una notte in cui i professori avrebbero pattugliato il castello più del solito. Uno scintillio di lucidità brillò nella sua mente e Hermione lottò per aggrapparcisi. Fu più difficile del previsto. Perché le dita di Fred non le avrebbero concesso una tregua e nemmeno le sue labbra. Era una lotta disonesta.
Raccogliendo ogni briciolo di razionalità infranta, Hermione allontanò le sue labbra da quelle di Fred, ma riuscì solo a sussurrare: - Fred..-
- Shh..-
La baciò di nuovo, più travolgente e passionale che mai. La lucidità nella mente di Hermione sbiadì. Come poteva essere diversamente? Era pur sempre lui, lo stesso ragazzo che aveva il potere di trascinarla nell’oblio e nelle fiamme. Era Fred, l’unico che le avesse insegnato quanto fosse intrigante giocare con il fuoco e scottarsi, quanto fosse magico perdere il controllo e lasciarsi andare. Le aveva permesso di scoprire cosa significasse unirsi a un’altra persona. Era un vortice continuo di desiderio, passione e follia, emozioni così devastanti da non conoscere rivali. E lei non poteva opporsi. Aveva smesso di opporsi da troppo tempo.
Un sibilo riuscì a farsi strada nella sua mente pervasa dal desiderio e dal fuoco. Un sibilo che la spaventò talmente tanto da riaccendere in lei la lucidità.
Spalancò gli occhi e ciò che vide la paralizzò. Hermione si stupì del fatto che, nonostante l’improvvisa ondata di panico, il fuoco in lei non si fosse affatto spento. Le fiamme si erano abbassate, ma non avevano nessuna intenzione di scomparire.
- Fred?- mormorò, questa volta con più decisione.
Sospirando, Fred le morse una spalla per poi sollevare il viso. Aprì bocca per dire qualcosa, ma Hermione appoggiò decisa l’indice sulle sue labbra. Nei suoi occhi, Hermione vide le fiamme della stessa passione che stava bruciando lei e questo minò il suo autocontrollo. Tremando, spostò l’indice oltre la spalla di Fred. Lui si voltò e impallidì. Anche il re degli scherzi, ogni tanto, poteva concedersi il lusso di cadere nel panico.
- Ops...- mormorò lui.
A pochi metri da loro, proprio accanto alla porta che aveva celato Fuffi agli occhi del castello, Mrs. Purr, la gatta scheletrica di Gazza, camminava lenta, fiutando l’aria. Hermione si rese conto solo in quel momento di una statua che permetteva a lei e Fred di passare inosservati, ma di avere, allo stesso tempo, un’ampia visione del corridoio. La gatta annusò la porta di legno massiccio. Lentamente, Fred fece scivolare Hermione a terra e la prese per mano. Si mossero all’indietro, cercando di fare meno rumore possibile. Il cuore di Hermione rimbalzava nel suo petto e la ragazza si chiese se Mrs. Purr potesse sentirlo. Era troppo rumoroso. Forse lo sentiva anche Fred.
Il peggio doveva ancora venire.
Hermione sentì dei passi risuonare nel corridoio e poco dopo vide Gazza raggiungere la sua gatta. Le mormorò qualcosa, chinandosi su di lei per accarezzarle le orecchie. Hermione sobbalzò e Fred, reagendo rapidamente, le passò una mano sulla bocca. Sfiorò la sua guancia con le labbra e la trascinò all’indietro. Gazza voltò lo sguardo nell’esatto momento in cui loro scomparirono dietro l’angolo. Lontani dalla vista del custode, potevano muoversi più velocemente, ma non potevano correre: il rumore dei passi avrebbe attirato Gazza e la sua odiosa gatta. Scesero rapidamente verso il fondo del corridoio, cercando di passare inosservati. Alcune torce erano spente. Da lontano, Hermione sentì la voce di Gazza. Evidentemente, Mrs. Purr aveva fiutato qualcosa e stava conducendo il padrone proprio nella loro direzione. Con il panico che minacciava di sopraffarla, Hermione puntò a destra verso l’imbocco di un nuovo corridoio, ma Fred la tirò dalla parte opposta. Le strinse la mano e la condusse attraverso un arazzo sbiadito, rivelando un passaggio segreto. Era un corridoio stretto e buio. Lo percorsero praticamente correndo e, quando uscirono, Hermione rimase a bocca aperta.
Non è possibile...
Erano arrivati davanti all’enorme arazzo di Barnaba il Babbeo.
La Stanza delle Necessità..com’era possibile?
Hermione guardò l’uscita del passaggio segreto e la striscia di parete libera accanto all’arazzo. Fred osservò la sua reazione e sorrise.
- Adesso capisci perché non siamo mai stati espulsi?- mormorò divertito.
Lei sollevò le sopracciglia e lo guardò mentre si dirigeva davanti alla parete nuda. Passò tre volte davanti al muro, lo sguardo concentrato su un solo pensiero e, all’improvviso, una porta si materializzò nella pietra. Sorridendo, Fred la aprì e finse una riverenza, indicandole l’entrata. Sbuffando, Hermione corse verso la porta e ci si infilò.
Per la seconda volta, rimase a bocca aperta. Quella non era la Stanza delle Necessità.
Era un’enorme, gigantesca stanza con un soffitto alto come quello di una cattedrale. Hermione vagò con lo sguardo su un immenso labirinto di oggetti. Erano oggetti di ogni tipo. Armadi, sedie, cattedre, librerie, specchi, libri con pagine strappate, scope da corsa, tappeti, arazzi, vecchie statue e casse ripiene di vasi rotti. In un angolo, Hermione vide una zampa di Troll molto simile a quella del numero 12. C’era anche una grossa pila di vecchi vestiti da mago. Hermione avanzò fra le fila di oggetti abbandonati e si girò verso Fred, che la guardava sorridendo.
- Come hai fatto?- chiese stupita.
Lui scosse le spalle. – Le ho chiesto un posto in cui nascondersi e non essere trovati!-
- Sei già stato qui?-
Lui annuì e si avvicinò. La prese per mano e la condusse in uno dei sentieri alla loro destra. Hermione continuò a guardarsi intorno, chiedendosi se Fred la stesse conducendo in un posto preciso. Come faceva a orientarsi? Era praticamente impossibile. Camminarono per quelle che le sembrarono ore. Hermione era tanto distratta dal soffitto che, a un certo punto, inciampò sulla gamba storta di una vecchia sedia. Si aggrappò al braccio di Fred che la sorresse con forza.
- Granger, guarda dove metti i piedi!- esclamò ridendo.
Lei sbuffò, incenerendolo con lo sguardo.
La sedia, spostandosi, aveva sbattuto contro un tavolino dall’aria malferma. Sul tavolo, una palla di cristallo, molto simile a quella della Cooman, era scivolata dal suo piedistallo e aveva cominciato a rotolare sul tavolino, poi era andata a sbattere contro una pila traballante di libri, che erano scivolati a terra. Alzando gli occhi al cielo, Fred scattò in avanti e afferrò la palla prima che si schiantasse a terra.
- Complimenti! Bella presa..- borbottò Hermione, chinandosi per raccogliere i libri.
Fred sorrise e lanciò la palla in mezzo a una pila di cuscini. Hermione spostò un paio di libri e vide che, in mezzo ai volumi, era caduta una scatola di legno che si era aperta. Una tiara era uscita per metà dalla sua scatola. Hermione allungò la mano per rimetterla a posto, ma qualcosa si mosse nervosamente nel suo stomaco. Istintivamente, ritrasse la mano. Fred la guardò con un sopracciglio alzato.
- Che c’è?- le chiese.
Lei scosse la testa rialzandosi. – Niente!- mormorò.
Lui la guardò in istante con sospetto, prima di allungare le mani e trascinarla via con un sorriso. – Andiamo!-
- Dove mi stai portando?- chiese Hermione, sospettosa.
Lui sorrise ma non rispose. Camminarono ancora, passando da un viottolo all’altro, superando pile di oggetti abbandonati che si innalzavano fino al soffitto. Poi Fred si fermò e Hermione, per la terza maledetta volta, rimase a bocca aperta. Erano arrivati fino a quella che doveva essere una delle pareti della gigantesca stanza. Sembravano lontani, molto lontani, dall’entrata. Hermione si chiese se avrebbero ritrovato la strada di ritorno. Sorrise al pensiero che, sicuramente, Fred l’avrebbe trovata.
Passò le dita su una pietra coperta di muschio. Era un grosso, gigantesco masso grigio ricoperto di muschio verde e terriccio. Attorno al masso, direttamente dal pavimento, cresceva l’erba. Hermione passò lo sguardo intorno a sé e vide che, ovunque in quel tratto di stanza, l’erba ricopriva il pavimento. Un albero era cresciuto direttamente dalla pietra del muro. Le sue radici sbucavano dalla roccia crepata e salivano verso l’alto. Sembrava una foresta. Una foresta dentro una stanza. Un giglio ondeggiava solitario accanto all’enorme masso. Attorno alla piccola foresta, gli oggetti accatastati sembravano provenire da un altro pianeta. Qualcuno aveva depositato un mucchio di armadi rotti proprio accanto al punto in cui sorgeva l’albero. Dietro il masso, pile traballanti di vecchie bauli giacevano immobili. Proprio dove finiva l’erba, accostato alla parete, c’era un letto a baldacchino. Non aveva tutte e quattro le aste. Una era stata spezzata, il legno saliva irregolare e scheggiato dalla metà rimasta. Le altre tre sembravano in pessimo stato. La tenda pendeva intorno alle tre aste rimanenti, logora e squarciata in più punti. Era rossa. Doveva essere un vecchio letto del dormitorio dei Grifondoro.
Hermione spostò lo sguardo di nuovo verso l’enorme albero.
- E’ bellissimo!- mormorò.
Fred sorrise e le circondò la vita, abbracciandola da dietro.
- E’ un incantesimo!- le disse.
Lei si girò a guardarlo. – Come lo sai?-
Fred sollevò un sopracciglio in modo eloquente e le sorrise. Hermione rimase a bocca aperta. Per la quarta, dannatissima volta.
- Sei stato tu?- chiese allibita.
- Un esperimento. L’idea è stata di George, ma questo è il massimo che siamo riusciti ad ottenere!- rispose, guardando l’albero nodoso con espressione corrucciata.
Hermione boccheggiò e indicò il masso. – E quello?-
- Doveva essere una cascata..- borbottò Fred.
Hermione scoppiò a ridere e lui la fulminò con lo sguardo.
- Ha funzionato, vedo!- lo prese in giro.
- Dacci un taglio, Granger!-
- E l’albero cosa dovrebbe essere? Una quercia?-
- No, ma un  Platano Picchiatore farebbe al caso mio in questo momento!-
- Molto divertente, Weasley!-
- Però sono riuscito a evocare quel giglio!- disse fiero, indicandolo.
- Quando si dice la fortuna!- commentò lei, sollevando le sopracciglia.
- Granger stai giocando con il fuoco!- la minacciò lui.
Hermione sorrise. – Non ho paura di scottarmi!- mormorò.
Hermione pensò al significato di quelle parole. Non stava solo rispondendo alla minaccia di Fred. Stava rivelando qualcosa di se stessa. Per quanto potesse sembrare fuori luogo in quel momento, stava confessando qualcosa a Fred. Qualcosa che lui aveva già intuito da tempo. Qualcosa che sapevano entrambi. Però doveva dirglielo lo stesso. Voleva essere sicura che lui lo sapesse. Non aveva mai avuto paura fra le sue braccia. Non aveva mai avuto paura di scottarsi. Fred doveva esserne consapevole. Era di vitale importanza. Lentamente, Hermione si girò fra le sue braccia e incontrò il suo sguardo.
Fred le sorrise. – Lo so. Sei troppo coraggiosa per avere paura!-
Hermione passò lentamente un dito sulle sue labbra. – O troppo stupida!-
Fred arricciò le labbra. – Stupidità e coraggio spesso sono la stessa cosa!-
- In che senso?-
- Be’ ci vuole coraggio per fare una scelta e bisogna essere abbastanza stupidi per non pensare alle conseguenze!-
Hermione aggrottò la fronte e aprì la bocca per chiedere chiarimenti, ma Fred non glielo permise. Rapì la sua bocca con un bacio, soffocando il suo tentativo. Hermione si trattenne dall’imprecare. Ogni volta la stessa storia..
Premette le mani sul suo petto e lo allontanò. Notò solo in quel momento che entrambi avevano ancora la camicia slacciata. Buffo come potesse esserle sfuggito un dettaglio simile, ma infondo, in compagnia di Fred, poteva sfuggirle praticamente ogni dettaglio.
- Cosa intendi dire..- iniziò Hermione, ma Fred le posò due dita sulle labbra.
- Granger, quante volte hai tentato di chiedere spiegazioni?- chiese serio.
- Tante!- borbottò lei, contro le due dita.
- E quante volte ha funzionato?-
- Nessuna..- mormorò, mentre le dita di Fred la lasciavano libera.
Lui sorrise. – Esatto! Perciò evita di sprecare fiato!-
- Prima o poi passerò alle maniere forti!- lo minacciò, assottigliando lo sguardo.
Ridendo, Fred la strinse a sé. – Non vedo l’ora, Granger! Ma rimandiamo la cosa, va bene? Sono stufo di essere interrotto!-
Una nota di puro terrore risorse nei meandri della mente di Hermione. Avevano rischiato molto. Se Gazza li avesse trovati, la Umbridge li avrebbe espulsi entrambi. Avevano praticamente rischiato di compromettere tutto.
- C’è mancato poco!- esclamò Hermione, non riuscendo a nascondere del tutto il tremolio della voce.
Fred le accarezzò una guancia. – Credo che domani Gazza riceverà in dono un sacchetto di Torroni Sanguinolenti!-
- Fred!-
- Un regalo è sempre un regalo!-
- Per favore..-
- Va bene, Prefetto!- sbuffò, marcando l’ultima parola. – Farò il bravo!-
Hermione sbuffò con un sorriso. – Certo, come no..-
- Dubiti di me?- chiese divertito.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Weasley ispiri fiducia quanto Hagrid quando tenta di assicurarci che uno Schiopodo ha solo bisogno di coccole e non tenterà di ucciderci se ci avvicineremo!-
- Questo paragone è offensivo, ma ha un suo fascino. Complimenti, Granger!- commentò divertito.
Hermione alzò gli occhi al cielo e si prese la testa fra le mani. L’avrebbe mandata al San Mungo, prima o poi. La sua testa sarebbe esplosa.
- Farò il bravo, promesso!- mormorò sulle sue labbra.
Hermione non si prese il disturbo di maledirsi e rispose: – Sì, ma comincia da domani!-
L’espressione piacevolmente stupita di Fred fu appagante. Molto appagante. Sorridendo, Hermione si avvicinò e lo baciò. Era finito il tempo di parlare e tergiversare. Questa volta, nessuno li avrebbe interrotti.
Erano in una stanza inaccessibile, lontani dal resto del castello. Avevano una foresta personale, erano circondati da pareti enormi di oggetti abbandonati ed erano così isolati da sembrare su un altro pianeta. Nessuno avrebbe interrotto il loro momento e nessuno li avrebbe riportati bruscamente alla realtà. Ancora una volta, le fiamme riemersero dalle braci in cui si erano ritirate durante l’istante di paura della fuga. Hermione provò una strana sensazione, come se non fossero stati affatto interrotti. Come se tutto stesse avvenendo lungo una linea di tempo tutta sua, diversa da quella del resto del mondo. Camminarono alla cieca, continuando a baciarsi e caddero distrattamente sul letto. Il materasso era morbido, più comodo di quanto Hermione avesse immaginato. Appoggiò la testa sul cuscino e con gesti decisi fece scomparire la camicia di Fred che volò via e atterrò sull’erba. Libere finalmente da ogni ostacolo, le mani di Hermione percorsero la sua pelle morbida e il suo corpo sodo. Cercarono calore e lo donarono, in una danza spettacolare che solo i loro corpi insieme potevano creare. La sua pelle sfiorò quella di Hermione e un brivido le attraversò le vene. La passione bruciante risorse dalle sue ceneri e travolse entrambi. Non c’era più tempo per esitare, ma era decisamente nella natura di Fred Weasley provocarla e farla impazzire. Le sfilò la camicia e scese a baciarle il collo. Morse la sua pelle, la baciò e poi morse di nuovo, continuando a scendere, cercando il suo corpo con le mani. Le slacciò la gonna, le tolse le calze, il tutto senza smettere di torturare la sua pelle. Hermione inarcò la schiena avvicinando il corpo a quello di lui, bramando un contatto più intenso. La mano di Fred risalì dal suo ginocchio lungo la coscia e si strinse attorno al suo fianco. La sua bocca scese più in basso. Hermione sospirò quando sentì i suoi denti stringersi sulla stoffa del reggiseno. Inarcò la schiena di nuovo, avvicinandosi a lui, offrendosi alle sue mani e alla sua bocca. La lingua di Fred le accarezzò un fianco e un brivido la scosse. Hermione strinse le mani attorno alla coperta. La stoffa soffocò fra le sue dita, mentre una nuova ondata di bollenti brividi la travolgeva. Lasciò che il fuoco la invadesse e che la sua pelle reagisse ad ogni contatto con la bocca di Fred. Era così dannatamente perfetto..era coinvolgente e passionale, le toglieva il fiato e mandava il suo cuore a mille. Era così distratta da quelle sensazioni che quasi non si accorse delle sue mani che avevano finito di spogliarla e una scarica improvvisa la avvolse quando la sua bocca arrivò al centro del suo piacere. Un gemito sfuggì dalle sue labbra schiuse e una nuova scossa le inarcò la schiena. Il sangue ribolliva nelle sue vene, incendiando ogni singola parte del suo corpo e il suo cuore pulsava frenetico, incapace di rallentare. Lentamente come erano scese, le labbra di Fred risalirono. Passarono nuovamente sulla sua pelle e Hermione pensò che non potesse esistere niente di più coinvolgente del suo corpo così vicino al suo. La sua pelle era calda, morbida e aderiva alla sua come se fossero state parti separate dello stesso corpo. Risalì fino a raggiungere la sua bocca e la baciò. Hermione mosse decisa le mani verso il basso e con gesti rapidi finì di spogliarlo. Improvvisamente, Fred strinse le dita attorno ai suoi polsi e li portò sul cuscino, sopra la sua testa. Intrecciò le dita con quelle di Hermione e lasciò che il suo corpo aderisse a quello di lei. Il respiro di entrambi soffocò quando il contatto divenne più intenso, ma rimasero immobili. Rimasero a godere di quel contatto per un po’, continuando a baciarsi. Ma il desiderio chiedeva di essere ascoltato da troppo tempo. Hermione rilassò la schiena e strisciò languidamente una gamba contro il suo fianco. Con una lentezza esasperante che rischiò di farla impazzire, Fred scivolò in lei. Il respiro di entrambi si fermò. Rimasero occhi negli occhi per un tempo che le sembrò infinito. Non si era nemmeno accorta di averli aperti. Si era semplicemente ritrovata a guardarlo. Le bocche vicine che quasi si sfioravano, gli occhi incatenati e i corpi perfettamente uniti. Il tempo si fermò.
Avevano ancora le mani intrecciate. Fred accarezzò il dorso della sua mano con il pollice, in un gesto quasi distratto. E sorrise. Hermione riconobbe quel sorriso. Era quello che le rivolgeva ogni volta che voleva dirle qualcosa senza usare le parole. Il sorriso delle risposte e delle certezze. Le scaldò il cuore. Lentamente, le labbra di Hermione si stesero in un sorriso molto simile a quello di Fred. Sperò che lui potesse leggere nei suoi occhi la verità. Perché Hermione non voleva essere da nessun’altra parte. Il suo posto era lì, esattamente in quel punto. In quel letto immerso in una piccola foresta, circondati da oggetti dimenticati da tutti, in una stanza che appariva e svaniva, lontana dalla realtà stessa, lontana da un mondo che sembrava distante anni luce. Il suo posto era fra le sue braccia. Voleva dirglielo. Per una volta, Hermione provò l’impulso di aprire la bocca e dirglielo. Ma non ci riuscì. Le parole non riuscirono a uscire dalla sua mente. Galleggiarono nei suoi pensieri e Hermione sperò con tutto il cuore che lui potesse vederle nei suoi occhi. L’istinto le disse che ci era riuscito. Non sapeva come, ma ci era riuscito.
Fu proprio lei a reagire, a cercarlo. Avvicinò la bocca alla sua e lo baciò. Il bacio infranse quel momento sospeso nel tempo e tutto ricominciò a scorrere. Iniziò a muoversi in lei ma non separò mai le mani dalle sue. Le strinse con forza, cercandola con la bocca, sospirando e gemendo con lei. Hermione abbandonò i pensieri e lasciò che i suoi sensi vagassero liberi. Poteva sentire il suo respiro caldo sulla pelle, poteva sentire il calore della sua lingua nella sua bocca e poteva sentire le scariche di piacere percorre i suoi nervi. Hermione strinse le sue mani. Stavano scivolando insieme nelle fiamme. Insieme. Era questo l’importante: che fossero insieme. Non importava quanto a fondo sarebbero scivolati. Hermione non aveva paura. Finché le sue mani l’avrebbero stretta, sarebbe stata al sicuro.
Fra le sue braccia sarebbe sempre stata al sicuro. Era il suo posto. Era il suo posto perfetto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fred guardava Hermione dormire. Si era addormentata con un braccio sotto il cuscino, stesa su in fianco. L’altro braccio era piegato sopra la coperta e la mano era nascosta sotto il mento. Una ciocca di capelli era sfuggita alla coda in cui aveva legato i capelli prima di addormentarsi. Ricadeva sulla sua fronte e ondeggiava a ritmo del suo respiro. Fred allungò un dito e la spostò, attento a non svegliarla. La stava guardando da quasi mezz’ora. Era stato tentato più volte di svegliarla, ma ci aveva sempre rinunciato.
Era una visione magica. Hermione respirava lentamente, gli occhi rilassati e la bocca piegata in un leggero sorriso. Fred sorrise, cercando di immaginare cosa stesse sognando. Per un momento, desiderò essere nei suoi pensieri. Gli capitava spesso di riuscire a cogliere quello che provava, semplicemente guardandola negli occhi. Ma vedere i suoi pensieri, vedere quello che immaginava quel cervello brillante, sarebbe stato molto affascinante.
Fred ripensò alla prima volta che l’aveva vista. Trattenne una risata al ricordo di una ragazzina dai capelli cespugliosi che correva da un vagone all’altro a cercare il rospo di Neville. Era così buffa. Ma buffa in senso buono. Guardò la Hermione del presente e rifletté su quanto fosse cambiata. A parte i capelli. Quelli erano sempre cespugliosi. Ma ora era una ragazza agguerrita e coraggiosa, pronta a difendere il suo migliore amico e a lottare. Era una ragazza che stava diventando adulta e che, forse troppo presto, sarebbe stata scaraventata nell’atroce mondo della guerra. Era una ragazza che per difendere i valori in cui credeva aveva compiuto un passo indietro sui suoi stessi principi. Era la stessa ragazza che era finita fra le sue braccia. Fred si chiedeva spesso come fosse successo. Come era riuscito a trascinarla con sé? Com’era possibile che lei fosse lì, nuda e stesa accanto a lui?
Fred ripensò a quel pomeriggio, alla rabbia che lei gli aveva riversato contro. Ripensò alle lacrime che aveva notato quando era in infermeria, stordito dal dolore. Hermione era preoccupata. L’istinto di protezione che aveva nei suoi confronti era sorprendente. Fred non avrebbe mai potuto sperare di arrivare a tanto. Non avrebbe mai potuto sperare davvero di baciarla e stringerla fra le sue braccia, di farla ridere e arrossire. Nemmeno nei suoi sogni era stato tanto fiducioso. Eppure, aveva scoperto che la realtà era decisamente meglio del sogno.
Ripensò alle domande di Hermione, al suo pedante bisogno di sapere sempre ogni cosa e sorrise. Voleva delle risposte che Fred non aveva. O meglio, forse le aveva. Ma non era ancora pronto a rivelarle. Doveva prima convincere se stesso. Finché ci fosse stata lei al suo fianco, sarebbe andato tutto bene. Doveva solo tenerla stretta. Doveva solo tenerla vicina. Non poteva lasciarla andare.
Ah, Granger, se solo sapessi...
Fred sorrise quando la vide muoversi e stropicciare gli occhi. Sembrava quasi una risposta al suo pensiero!
Hermione si mosse leggermente e aprì gli occhi.
- Perché mi stai guardando?- chiese perplessa.
- Perché, non posso?-
- E perché sorridi?-
- Quando sei felice tu piangi?-
- Uno dei due darà una risposta, prima o poi?-
- Non lo so, tu che dici?- scherzò Fred.
Sorridendo, Hermione si rannicchiò contro di lui e appoggiò la testa sul suo petto, stirandosi come un gatto. Fred le accarezzò la testa con la mano fasciata. La benda strisciò contro la ferita e lui trattenne una smorfia.
Maledetta vecchia rospa..
- Dovremmo tornare nel dormitorio..- bofonchiò Hermione.
Il suo respiro caldo sulla pelle lo fece rabbrividire.
- I corridoi saranno pieni di professori. Siamo troppo lontani dal dormitorio: ci beccherebbero subito!- commentò Fred.
- Quindi cosa facciamo?- chiese lei, con scetticismo.
Fred sorrise. – Restiamo qui! E ce ne andiamo appena sorge il sole!-
Sentì i muscoli di Hermione contrarsi. – E se ci vede qualcuno?-
- Diremo che abbiamo passato la notte insieme nella Stanza delle Necessità!- rispose lui tranquillo.
La testa di Hermione scattò verso l’alto. Sollevò il busto e lo guardò con un’espressione a metà fra stupore e panico. – Stai scherzando, vero?-
Fred sorrise. – E se ti dicessi di no?-
- E se ti schiantassi?- ribatté lei.
Fred scoppiò a ridere. – Rilassati, Granger! Non incontreremo nessuno!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Tu e Ginny siete uguali. Stesso fastidioso e inutile ottimismo..- borbottò, riportando la testa sul suo petto.
- E’ un dono della famiglia Weasley!-
- L’unico che ti è stato dato, a quanto pare!-
- Granger non ci credi nemmeno tu!-
Contro la sua pelle sentì le guance di Hermione scaldarsi. Muovendosi piano, Fred si girò fino a ritrovarsi occhi negli occhi con lei. Le sorrise e il sorriso con cui lei ricambiò accelerò il battito del suo cuore.
- Dovresti dormire..- sussurrò Fred.
- Non ho più sonno!- protestò lei.
Le sorrise e le accarezzò una spalla. Era così bella..Hermione Granger era l’illusione fatta a persona. Sembrava fragile e indifesa, ma in realtà era letale. Una ragazza coraggiosa e letale. Forte, spavalda e tenace. Eppure correva da lui. Eppure si rifugiava fra le sue braccia. Ma per scappare da cosa? Forse non stava scappando. Forse voleva semplicemente stare esattamente dov’era: con lui.
- Weasley te l’ho già detto che pensare troppo fa male?-
Fred alzò gli occhi e vide che lei lo stavo guardando con un sorriso furbesco.
- Sono stato io a dirtelo!- ribatté lui.
- Sì, ma su di te l’effetto è più pericoloso..-
- Divertente, Granger!-
- Te l’ho detto che l’allieva ha superato il maestro!-
Fred sorrise e la baciò. Era dannatamente vero. Hermione non poteva rendersene conto. Non poteva sapere quanto fosse vera quel’affermazione. Perché non l’aveva solo superato. No, l’aveva battuto al suo stesso gioco. Fred Weasley era sempre stato abituato a schioccare le dita e ottenere ciò che voleva. Aveva imparato che lottando si poteva arrivare ovunque. Con un pizzico di follia si poteva raggiungere un obiettivo. Realizzare un sogno. Ma nessuno gli aveva spiegato le regole di quel gioco.
Stupidità e coraggio. Era stato coraggioso, aveva fatto il primo passo. Ed era stato stupido, perché non aveva previsto le conseguenze delle sue azioni. Non aveva capito fin da subito che lei avrebbe stravolto tutto. Avrebbe cambiato le regole del gioco e non solo: lo avrebbe condotto.
Fred dovette sforzarsi di non scoppiare a ridere. Sarebbe stato sospetto..
Hermione Granger aveva in mano il controllo del gioco e non ne era nemmeno consapevole. Lo avrebbe capito, prima o poi. Infondo, era la strega più brillante della sua età. E per Fred sarebbero stati guai seri. Ma non gli importava. Finché i guai riguardavano lei, allora andava tutto bene!
- Sicura di non avere sonno?- sussurrò al suo orecchio.
Hermione sfoderò un sorriso che rischiò di mandarlo al manicomio. Scivolò su di lui e sfiorò le sue labbra con la lingua.
- Sicurissima..-
L’allieva ha decisamente superato il maestro!
 
 
 
 
 
 
 
Hermione Granger stava sognando.
Unicorni Rosa. Misty StJames ne cavalcava uno, gridando di essere una strega. Hermione la guardava, scuotendo la testa. Misty non era una strega. Che assurdità stava dicendo? Poi la ragazza sull’unicorno diventava la Misty di Hogwarts. A terra, accanto a un albero, Patty si lisciava la treccia bionda, ciarlando sui pettegolezzi del giorno. Una fitta improvvisa alla mano destra fece cadere Hermione inginocchio. Misty le rivolse un sorriso di scherno. Hermione guardò terrorizzata la sua mano..sul dorso bianco una scritta rossa comparve, infuocandole la pelle.
“Non devo dire bugie”
 
 
Gridando, Hermione si svegliò di colpo. La mano bruciava, il dolore era insopportabile. Ancora in parte imprigionata nel sonno, Hermione scosse la mano, cercando di scacciare il dolore, ribellandosi al bruciore. Qualcosa volò via da lei e si schiantò contro il muro.
Calma, sta calma!
Aprì gli occhi di scatto e vide il segno di un morso sulla mano destra. Si guardò intorno. Un Folletto della Cornovaglia si prese la testa fra le mani, squittendo infastidito. Alzò gli occhi verso di lei, le mostrò i pugni con fare minaccioso e poi si alzò in volo, scomparendo nel mare di oggetti abbandonati.
La Stanza delle Necessità.
Ancora stordita, Hermione si guardò intorno. Era ancora nella piccola foresta, accanto al muro. Le coperte si erano attorcigliate attorno alle sue gambe. Forse il Folletto le aveva girato cautamente intorno ,ma quando lei si era agitata aveva pensato di essere attaccato e si era difeso. Sì, doveva essere andata così.
Che cosa stava sognando?
Piegò le labbra in una smorfia. Misty. Le due Misty. Sia la prima che la seconda le davano il ribrezzo. Hermione aveva ancora il fiatone per lo spavento e per la lotta contro il Folletto. Ricadde sul cuscino, portandosi una mano al petto. Aveva addosso la camicia. Quando l’aveva messa? Si guardò intorno. Di Fred nessuna traccia. Non sapeva nemmeno che ore erano.
Che pessimo risveglio.
Scostò le coperte e andò alla ricerca dei suoi vestiti. Si chinò per raccogliere le calze e vide un uccellino di pergamena svolazzare intorno al giglio bianco. Sorridendo, si chinò. Le sue ginocchia strisciarono sull’erba fresca. Era così morbida da sembrare vera erba di bosco. E il terreno era soffice e profumava di pino. Che strano..Forse l’esperimento della foresta non era poi così tanto malriuscito come i gemelli pensavano.
Hermione prese il piccolo uccellino fra le mani e le sue ali si spiegarono. Hermione lesse il messaggio un paio di volte. Forse non era ancora del tutto sveglia o, comunque, il brusco risveglio la stava mettendo in difficoltà anche nel compiere i gesti più semplici. Meglio essere sicuri di aver compreso tutto quello che c’era scritto.
 
 
 
“Ti aspetto in Sala Grande!  Non sarai costretta a dire al mondo che hai passato la notte con me..in ogni caso, buongiorno! Vestiti, oggi fa molto freddo..
 
P.s.: un Folletto mi ha morso un orecchio...sono arrabbiati perché io e George abbiamo accidentalmente distrutto il loro nido, perciò stai attenta!”
 
 
 
 
Hermione alzò gli occhi al cielo.
Oh grazie per avermelo detto subito, Fred!
Hermione scattò in piedi, ritrovò tutti i suoi vestiti e li indossò. Piegò il biglietto, indecisa su dove nasconderlo. Sorridendo, si chinò accanto al giglio, scavò una piccola buca e lo nascose. Ritrovare la strada verso l’uscita fu un’impresa. Hermione cercò di ricordare ogni cosa che aveva notato la sera prima e, sbagliando strada un paio di volte, alla fine riuscì ad uscirne. Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Hermione si avviò rapida verso il dormitorio. Sperò con tutta se stessa che nessuno la notasse. A giudicare dalla luce, doveva appena essere sorto il sole. Il castello era silenzioso. Gli uccelli cantavano sugli alberi della foresta e un vento gelido penetrava nei corridoi. Hermione strinse le braccia attorno al petto e si ritrovò a pensare che Fred ci aveva indovinato: era veramente molto freddo.
In breve raggiunse la sua stanza ed entrò il più silenziosamente possibile. Lavanda e Calì stavano dormendo. Hermione lanciò uno sguardo al letto di Lisa Turpin. In cinque anni non avevano praticamente mai avuto una conversazione. Ripensò alla confessione di Fred e George e provò un po’ di pena per quella ragazza a lei del tutto estranea.
Hermione afferrò dei vestiti nuovi, il mantello e la borsa con i libri. In nemmeno dieci minuti si era lavata, rivestita e sistemata a dovere. Raccolse i capelli in una coda e scese in Sala Comune. Né il maglione invernale né il mantello riuscirono a ripararla dal freddo. Andò verso la finestra e scrutò il mondo al di fuori. I prati erano coperti da un manto di ghiaccio. La foresta era scossa dal vento. Dalla capanna di Hagrid si levavano volute di fumo. Il mondo sembrava congelato. Rabbrividendo infilò i guanti e andò a posizionarsi accanto al fuoco per scaldarsi.
Dopo quasi un’ora, i primi studenti cominciarono a scendere le scale. Nessuno si stupì di trovarla lì, vestita di tutto punto, a studiare su una poltrona. Hermione vide Ginny scendere le scale sbadigliando. I pochi studenti che erano già scesi, stavo uscendo dalla Sala Comune per fare colazione. Ginny la vide e si buttò sopra di lei, rannicchiandosi come un gatto.
- Ho freddo!- borbottò la rossa.
- E sonno!-
- Sì, anche!-
- Dovresti trovare un rimedio. Dicono che sia utile dormire!- scherzò Hermione.
Ginny alzò la testa con un sorriso raggiante. – Oh, ma io ho dormito!-
Hermione sollevò le sopracciglia. – Certo, come no!-
- Dico davvero..ho dormito..- continuò Ginny, sorridendo.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Almeno tu non sei stata svegliata dal morso di un Folletto..- borbottò.
Ginny aggrottò la fronte. – Ti ha morso un Folletto?-
Hermione alzò la mano destra e Ginny la prese fra le sue.
- Non sembra grave!-
- Ho già preso una pozione.-
- Esattamente, dove hai trovato un Folletto così audace da mordere una strega?- chiese, sinceramente curiosa.
- Stanza delle Necessità..- borbottò Hermione, arrossendo un po’.
E Ginny sfoderò il suo sorriso. Quel sorriso. Quello che riservava a Hermione. E Fred. O a Hermione e Fred. Il sorriso malizioso e curioso, da perfetta ficcanaso e folle sostenitrice. Era incredibile quanto rendesse malefici i suoi tratti dolci. Sembrava quasi la degna gemella di Fred e George.
Hermione la guardò e decise, per una volta, di stupirla. Iniziò a raccontare di Gazza, del passaggio segreto, della Stanza e della foresta nel mare di oggetti abbandonati. Raccontò del biglietto, del giglio e del suo ritorno solitario in dormitorio.
Ginny rimase a bocca aperta. - I Folletti della Cornovaglia sono velenosi?- chiese, preoccupata.
Hermione sollevò le sopracciglia. Era il suo unico commento alla storia appena raccontata?
- No, perché?-
L’amica le passò una mano sulla fronte. – Allora devi avere sicuramente la febbre!-
Hermione abbassò le spalle. – Ginny!-
- Scusa, è che di solito sono io a tormentarti con le domande e non tu che mi racconti spontaneamente tutta la storia!- disse e Hermione poté giurare di aver colto un tono quasi offeso nella sua voce, come se tormentarla fosse la parte che adorasse di più. In effetti, Hermione dovette riconoscere che era proprio così.
- Te la racconto sempre!- protestò Hermione.
- Sì, ma solo dopo che ti ho praticamente messa con le spalle al muro..oh scusa, pessima scelta di parole!- aggiunse, sfoderando un ghigno.
Hermione la colpì piano con il libro e poi scoppiarono entrambe a ridere. In quel momento, Harry e Ron le raggiunsero.
- Perché ridete?- chiese Harry.
- Oh niente, parlavamo di Folletti..- rispose Ginny, in modo evasivo.
- E di foreste!- aggiunse Hermione, con un sorriso innocente.
- E di altre banalità!-
Harry passò lo sguardo da una all’altra, poi scosse la testa, decidendo che era meglio tenersi fuori da quella storia. Si chinò su Ginny e la baciò dolcemente. Per un momento, Hermione provò un senso così forte di tenerezza che le venne quasi da piangere. Vedere i suoi migliori amici felici e innamorati aveva un bellissimo effetto su di lei. Ron guardò la sorella e il suo migliore amico e fece una smorfia che sfociò nell’ennesimo sbadiglio.
Scesero tutti insieme a colazione e Hermione capì di non essere stata l’unica, quella mattina, a rendersi conto del freddo. Tutti gli studenti erano talmente imbottiti di sciarpe, maglioni, cappelli e guanti  che se qualcuno fosse inciampato, rotolando giù dalle scale, non si sarebbe fatto niente. Il freddo penetrava nei corridoi, gli spifferi congelavano ogni angolo del castello e Hermione vide la professoressa Sprite starnutire mentre scendeva le scale verso l’Ingresso per raggiungere la Sala Grande.
Hermione strinse bene il mantello sul suo corpo infreddolito e seguì gli altri giù per le scale. Forse era soltanto una sua impressione ,ma le sembrò che stesse diventando più caldo.
Notarono subito qualcosa di strano. Molti studenti, prima di entrare in Sala Grande, si fermavano davanti a ciò che rimaneva della palude di Fred e George e guardavano qualcosa, puntando il dito ammirati.
- Wow..- mormorò Ron.
Hermione alzò lo sguardo e cercò il punto che tutti stavano indicando.
Rimase a bocca aperta. Qualcosa si agitò nel suo stomaco, chiedendo di essere ascoltato, ma Hermione lo ignorò.
Al centro della palude, sospesa a mezz’aria, galleggiava un’enorme sfera di luce azzurra. Le fiamme argentee e azzurrine lambivano i contorni della sfera. Il fuoco stava riversando tutto il suo calore nell’Ingresso. Alcuni bambini del primo anno di Tassorosso si era tolti i guanti e avevano indirizzato le mani verso il centro della palude. La luce azzurra delle fiamme si rifletteva sulle pareti grigie e rendeva l’Ingresso quasi un posto completamente diverso dal solito. Calì e Seamus arrivarono alle loro spalle.
La ragazza si portò una mano sulla bocca. - Ma è bellissima!- sussurrò.
Hermione non riuscì a parlare, ma pensava esattamente la stessa cosa. Era una magia straordinaria. Era una sua magia.
Le sue fiamme.
Sorrise, improvvisamente leggera. Il freddo si allontanò da lei. Hermione pensò che non fosse solo merito del calore del fuoco.
Altro che il morso di un Folletto..questo sì che è un buongiorno!
Harry le scosse una spalla, mormorando qualcosa che Hermione non colse. Annuendo distrattamente li seguì in Sala Grande e prese posto con loro al tavolo dei Grifondoro. La sfera di fuoco azzurro riusciva a scaldare anche una parte della Sala, dove altri fuochi erano stati accesi dai professori. La professoressa McGranitt annunciò che le lezioni di Cura delle Creature Magiche e Erbologia erano state annullate perché entrambi i professori erano impegnati a proteggere animali e piante da quell’improvvisa ondata di gelo. Gli allenamenti di Quidditch erano stati spostati la giorno successivo.
Ron sollevò la testa dal suo piatto di uova per esultare. Due lezioni annullate in una giornata. Era musica per le sue orecchie. Hermione approfittò del suo momento di euforia per ricordargli quanto fosse indietro con lo studio e le spalle di Ron si afflosciarono così goffamente da suscitare un sorriso comprensivo persino in Ginny.
Hermione si guardò spesso intorno, durante la colazione, ma di Fred non c’era traccia. Nemmeno di George. Né di Lee. Si chiese cosa stessero combinando e decise che era meglio non saperlo veramente. Finita la colazione, tornarono in Sala Comune. Hermione riuscì a convincere Harry e Ron a portarsi avanti con i compiti e passò la mattinata ad aiutarli.
Per tutta la giornata, Hermione cercò Fred in mezzo alla folla di studenti infreddoliti che trovavano continue scuse per passare dall’Ingresso, dove la sfera di fuoco continuava a riscaldare il castello. Fred, però, non era nei corridoi, non era nelle aule fra un cambio e l’altro e Hermione nemmeno si prese il disturbo di cercarlo in biblioteca. Durante l’ora vuota lasciata da Cura delle Creature magiche, Hermione concesse a Harry e Ron una pausa dallo studio e si divertì a sperimentare nuovi incantesimi per l’ES con loro, nella Stanza delle Necessità.
Terminate le lezioni, il trio si rifugiò in Sala Comune davanti al fuoco. Non che avessero molta scelta: la punizione della Umbridge pesava su di loro! Gli allenamenti erano saltati, perciò Angelina decise di riunire tutti i membri della squadra e parlare di tattiche. Hermione e Ginny si unirono a loro sulle poltrone, tanto per fare qualcosa. Hermione quasi si sorprese di rivedere Fred e George, visto che era stati invisibili per tutto il giorno. Fred le rivolse un fugace occhiolino prima di sedersi sul tappeto accanto a George.
Angelina andò avanti a parlare per quasi due ore. Hermione non capì una Pluffa. Ma proprio niente. Harry poneva continuamente domande dall’aria piuttosto intelligente. Alicia e Katie cercavano falle e le commentavano con il loro Capitano. Fred e George fingevano di ascoltare e sobbalzavano ogni volta che Angelina gli tirava contro qualcosa. I lanci compresero due libri, tre calamai, un cuscino, il rospo di Neville, un barattolo di marmellata di Mielandia e ben quattro confezioni di Gelatine Tutti i Gusti +1 che Lee aveva tentato di sottrarre alla furia di Angelina, senza successo.
In tutto questo, Hermione, seppur sforzandosi, non capì assolutamente niente e, anche volendo, non avrebbe mai potuto spifferare alle altre squadre i segreti dei Grifondoro. Non avrebbe saputo nemmeno da dove cominciare!
Quando finalmente arrivò l’ora di cena, il gruppo si diresse in Sala Grande. George si massaggiò la fronte, dove il libro tirato da Angelina lo aveva colpito in pieno. Seamus fu abbastanza audace da lanciargli una battuta che sollevò una serie infinita di altre battute, tanto che Hermione non si prese nemmeno il disturbo di ricordarsene qualcuna. Al centro della palude, la sfera di luce si stava esaurendo, ma il suo calore si riversava ancora nei dintorni. Una volta che la Sala Grande si fu riempita, Silente prese la parola e ringraziò pubblicamente chiunque avesse avuto la brillante idea di far apparire il fuoco azzurro.
- Avrei voluto pensarci io!- ammise, rivolgendo un occhiolino e un sorriso ai suoi studenti.
Dopo una risata collettiva, Hogwarts fu invasa dal profumo invitante del cibo apparso sui i tavoli e non ci fu più spazio per le chiacchiere. Fred, seduto accanto a Hermione, la tormentò per tutta la sera, parlando a raffica delle idee e degli scherzi diabolici che lui e il suo gemello stavano mettendo a punto, sfidandola a protestare o sfoderare la sua autorità di Prefetto. George sostenne il suo gemello, Lee si unì a loro e il resto del gruppo assistette divertito a quello scambio. Infondo, era consueta routine! Hermione giocò bene le sue carte: prima si finse disinteressata, come se la cosa non la riguardasse, poi li prese in contropiede, cominciando a fare domande, come se fosse veramente curiosa.
Infine, se ne uscì con una frase ad effetto che riuscì a zittire i gemelli e a far applaudire tutti gli altri.
- Sai, non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale!- disse Hermione, apparentemente tirando fuori l’argomento dal nulla.
Fred inarcò un sopracciglio. – Perché?-
Hermione si voltò e gli sorrise. – Oh, è così tanto che non vedo tua madre!-
Una risata travolse tutti gli altri, mentre Fred e George guardavano Hermione un po’ spavaldi un po’ seriamente preoccupati.
- Dieci punti per la Granger!- esclamò Lee, fischiando.
- Hai trovato il punto debole dei gemelli Weasley!- commentò Dean.
- Ehi, vacci piano!- esclamò George. – Non esageriamo!-
- Noi non abbiamo punti deboli!- aggiunse Fred, sorridendo al gemello.
- Possiamo solo illudervi!-
- Farvi credere di essere come voi!-
- Ma noi siamo superiori!-
- Nettamente superiori!-
Hermione guardò Fred con le sopracciglia sollevate. – Vostra madre concorderà sicuramente con voi!- commentò sarcastica.
- Non attacca, Granger! Funziona solo la prima volta!- commentò Fred, sventolando la forchetta davanti ai suoi occhi.
- Se lo dici tu!-
- Quindi passerai il Natale con noi?- chiese Fred, cambiando argomento.
Hermione si impedì di arrossire. – Sì, non tergiversare!-
- Non sto tergiversando! Chi ti ha invitata?-
- Tua madre!- rispose Hermione, all’unisono con Harry.
Lee scoppiò a ridere. – Che coincidenza!-
Per tutta la cena, Seamus, Dean e Lee si divertirono a immaginare in che modo la signora Weasley avrebbe potuto punire Fred e George. I sottoscritti passarono il resto della cena a scherzare con gli altri sull’argomento, ma alla fine George confessò che sarebbe stato meglio per tutti salutarli calorosamente, nel caso non fossero usciti vivi dalle vacanze. Ma poi lo scherzo si ritorse contro Hermione. Come sempre.
Ancora te ne stupisci, Hermione?
- Oppure, c’è sempre un’alternativa!- esclamò George, catturando l’attenzione di tutti.
- E sarebbe?- chiese Calì.
George guardò Fred, cosa che terrorizzò Hermione più della consapevolezza delle parole che sarebbero arrivate, e lui concluse la frase al posto del gemello. – Basterebbe impedire alla Granger di parlare!-
No. Le parole erano molto peggio dello sguardo fra i gemelli.
- Qualcuno dovrebbe chiuderle la bocca!- continuò George.
Lee sorrise. – Non sembra un’impresa facile!-
Fred scosse le spalle. – Basta trovare il suo punto debole!-
- Hermione non ha punti deboli!- esclamò Ginny, alzando il mento in un gesto così simile a quello di Hermione che la ragazza dovette trattenersi dal lanciarsi sul tavolo e abbracciarla.
Riscossa dalla possibilità di avere un’alleata in quella guerra, Hermione riprese le redini di se stessa e della sua amata spavalderia. Alzò il mento e sorrise ai gemelli.
- Ben detto Ginny. Non ho punti deboli!-
Fred le rivolse un sorriso malandrino che fece vacillare il suo controllo, ma Hermione impose alle sue labbra di sorridere con tranquillità.
- Io dico che li hai..- mormorò Fred.
- Io dico che ti sbagli..- bisbigliò lei, avvicinandosi con circospezione, come se gli stesse rivelando un segreto.
- Dimostramelo!- la sfidò Fred.
Hermione sbuffò divertita. – Non rischierei, se fossi in te!-
Rimasero occhi negli occhi e Hermione sentì la forza del suo sguardo che, come sempre, entrava nella sua mente e le avvolgeva i pensieri. Provò un innato e improvviso senso di euforia. Desiderò che la Sala Grande sparisse. Desiderò essere con lui. Sola. Magari nella loro piccola foresta accanto al muro. Il loro posto. Il posto perfetto.
Lee fischiò, distraendoli dal contatto visivo che li aveva assorbiti completamente dal resto del gruppo. – Per la miseria,Granger! Dove lo nascondevi tutto questo talento?-
Hermione scosse le spalle. – Sono abbastanza furba da nascondere i miei poteri!-
Ginny le sorrise e Angelina, evidentemente molto in sintonia con Hermione, cambiò improvvisamente argomento, spostando la conversazione verso acque più sicure. Be’, sicure per quanto riguardava Hermione. Perché Angelina cominciò a parlare di Malfoy, che quella mattina aveva tentato di vendicarsi per lo scherzo dello svenimento sulla Torre di Astronomia, dopo l’incidente di Fred. Aveva preso di mira direttamente i ragazzi di Corvonero che lo avevano addormentato con la loro pozione. Angelina era riuscita a mettersi in mezzo appena in tempo e li aveva salvati da un gigantesco groviglio di serpenti. Purtroppo nessuno dei professori aveva assistito all’accaduto e Malfoy se l’era cavata per l’ennesima volta. L’argomento risvegliò la rabbia dei Grifondoro contro i Serpeverde e George giurò di farlo cadere dalla scopa nella prossima partita. Angelina reagì a quel commento minacciando di espellerlo prima ancora della partita contro Tassorosso, l’ultima prima delle vacanze.
Mentre risalivano verso il dormitorio, Hermione sentì George dire a Harry: - Che senso ha essere impegnati con il Capitano della squadra se ti tratta peggio di tutti gli altri?-
Harry scoppiò a ridere. – Guarda il lato positivo: almeno tu puoi farti perdonare!-
Angelina lo sentì e si avvicinò a George. Passò un braccio attorno alla sua vita e avvicinò le labbra al suo orecchio.
- Esatto, Weasley! Harry ha ragione. Impara a farti perdonare!-
George scoppiò a ridere e la abbracciò.
In Sala Comune c’era talmente tanta confusione che Hermione faticò a studiare. Harry e Ron, totalmente sconfortati dalla mole di compiti, finirono con l’addormentarsi sui libri di Pozioni. Hermione si rese conto di essere stanca. Aveva dormito poco, quella notte, e il peso della giornata cominciava a farsi sentire. Il freddo, se possibile, era aumentato. Si strinse nel suo mantello e cercò di concentrarsi sul tema di Aritmanzia. Accanto a lei, Lavanda e Calì si stavano esercitando in Divinazione. Neville era sul pavimento e si stava prendendo cura della sua pianta blu. Angelina e George erano spariti. Forse George aveva trovato il modo di farsi perdonare..
Hermione scosse la testa divertita e alzò lo sguardo in cerca di Fred. Era seduto con Lee e fingevano di studiare. Lee era seduto al contrario sulla poltrona, con le gambe sullo schienale e la testa all’ingiù. Fred era steso sul divano con le braccia alzate a sorreggere il libro. Lee parlava e lui annuiva, commentando di tanto in tanto. Alla fine Lee disse qualcosa e scoppiò a ridere. Fred gli lanciò il libro ridendo e Lee scivolò dalla poltrona, schiantandosi a terra. Katie, seduta poco lontano da Hermione, guardò Lee scuotendo la testa e sospirando.
Verso le undici, la Sala si svuotò. Hermione rimase sulla sua poltrona a finire di leggere il capitolo di Storia della Magia più noioso di sempre e, come previsto, cedette al sonno.
Dopo quelle che le sembrarono ore, sentì della braccia avvolgerla e sollevarla. Un lieve profumo di cannella invase la sue narici. Si riaddormentò quasi subito, senza preoccuparsi di dove la stesse portando.
Quando riaprì gli occhi si ritrovò stesa sul divano, abbracciata a Fred. La Sala era deserta, ma il fuoco era ancora acceso. Le torce erano state spente e le fiamme nel camino erano l’unica fonte di luce. Hermione sollevò la testa e osservò Fred che, evidentemente, si era addormentato aspettando che lei si svegliasse. Sorridendo, Hermione si sollevò e sfiorò le sue labbra con un bacio. Prima ancora che potesse pensare di allontanarsi, le labbra di Fred si mossero e catturarono le sue in un bacio decisamente meno innocente. Le sfiorò la schiena con una carezza e passò una mano fra i suoi capelli. Dopo un po’ si separarono, ansanti e completamente svegli.
- Come hai fatto a uscire dalla Stanza delle Necessità?- chiese Fred, come per riprendere un argomento lasciato in sospeso.
- Speravi che mi perdessi lì dentro, destinata a vagare per sempre in quel labirinto?-
- “Per sempre” mi sembra un lasso di tempo un po’ esagerato!- ammise, scrollando le spalle.
- Ma dai..- ironizzò Hermione. – Comunque è stato un Folletto a svegliarmi! La tua tempestività nell’avvisarmi di un pericolo è scadente- aggiunse, sollevando la mano destra.
Fred sorrise. – A me ha morso l’orecchio!-
- Ti ha fatto male?-
- No!-
- Peccato!-
Ridendo, Fred la baciò di nuovo.
- Almeno ti ho avvisato del freddo!- le ricordò, separandosi dalla sue labbra.
Hermione sorrise, mentre un leggero calore saliva nel suo cuore. - Sono tue le fiamme nella palude?- chiese, sussurrando.
Fred le spostò una ciocca di capelli dal viso. – Sì..- mormorò.
- Bell’incantesimo!- commentò lei.
Fred sorrise. – Me l’ha insegnato una strega molto brillante!-
- Deve essere davvero brava!-
- Modesta soprattutto!-
Hermione scoppiò a ridere e lo baciò.
- Quindi passeremo le vacanze di Natale insieme..- disse Fred.
Hermione si schiarì la voce. – Ed è un problema?-
Il sorriso malandrino di Fred mise in guardia Hermione.
- Oh no, certo che no!- rispose lui, tranquillo.
Lei assottigliò lo sguardo. – Devo preoccuparmi?-
- Granger con me devi sempre preoccuparti..ormai dovresti saperlo!-
Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise. – Comincio a farci l’abitudine!-
Appoggiò la testa sul suo petto e il suo sguardo si perse fra le fiamme del camino. Fred la strinse in un abbraccio e le baciò i capelli, respirandone il profumo. Hermione sentì il suo cuore battere allegro e sorrise. Sarebbe rimasta con lui molto volentieri per tutta la notte. Si sentiva protetta. Sentiva di appartenere a qualcosa. A lui. Quel sentimento la spaventò, ma Hermione scacciò quel leggero accenno di paura. Non voleva che rovinasse il suo momento perfetto fra le braccia di Fred. Era troppo felice per preoccuparsi del resto.
- Sai Granger!- esclamò Fred, facendola sobbalzare. – Penso che sarà proprio un Natale molto speciale!-
Hermione sollevò la testa e incontrò i suoi occhi vispi. Si sorrisero contemporaneamente e Hermione capì, inconsapevolmente, cosa intendesse Fred.
Sì, sarebbe stato un Natale diverso. Speciale. Erano cambiate tante cose, infondo.
- Sai Weasley, stavo pensando la stessa cosa!- commentò lei.
Sorridendo, scivolarono in un bacio molto più lungo dei precedenti, e molto più intenso. Due settimane bloccati a Grimmauld Place..una prospettiva che avrebbe spaventato chiunque. Ma non loro. Sarebbero stati insieme, anche se non soli. La famiglia, l’Ordine, gli amici, avrebbero fatto tutti parte di quella piccola prigionia. Ma era una prigione dalla quale Hermione non sarebbe mai scappata. Perché sapeva, ne era assolutamente certa, che in quella casa dalle pareti polverose e buie avrebbe trovato riparo fra le braccia di Fred. Perché sapeva che sarebbero riusciti a ritagliarsi il loro posto perfetto, la loro piccola foresta. Qualunque posto, al fianco di Fred, sarebbe stato perfetto. Anche Grimmauld Place. Non vedeva davvero l’ora di riabbracciare tutti. Sirius, Molly, persino Fleur.
Le mani di Fred scivolarono sotto i suoi vestiti e Hermione staccò la spina ai suoi pensieri. Lasciò che lui la trascinasse nelle fiamme di quella passione che continuava a unirli. Era incredibile quanto potessero essere coinvolgenti i suoi baci, quanto calore potesse sprigionare il suo corpo a contatto con quello di lei. Era come un fuoco. Le fiamme erano come quelle che scoppiettavano nel camino acceso, come quelle dei suoi capelli, ma il loro calore assomigliava così tanto a quelle azzurre delle sfere che proprio lei gli aveva insegnato ad evocare. Erano destinate a bruciare, ancora e ancora. Inarrestabili.
Stretta fra le sue braccia, travolta dai suoi baci, Hermione sperò che quel momento non finisse mai..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Salve Potterheads!
Come state? Spero di essere riuscita a farmi perdonare!! Mi odiate ancora? Spero di no!
Non ho molto da dire su questo capitolo, se non che ho inserito un piccolo dettaglio che in realtà compare in modo simile nel sesto libro: chi lo ha notato?
Il prossimo capitolo partirà con un salto in avanti: arriveremo direttamente alle vacanze di Natale (anche se non è un salto poi così lungo, nella storia manca davvero poco alle vacanze!). Giusto per restare in tema natalizio: aggiornerò o il 25 o il 26 (dipende dallo stato in cui uscirò dal pranzo con i parenti! Se sarà uno stato comatoso, aggiornerò il 26 :D)
Che dire? Voglio ringraziarmi come sempre per tutto il vostro sostegno e la magia che mi trasmettete! Siete grandi:)
Grazie davvero di cuore!
Un bacio e se non ci sentiamo il giorno stesso: Buon Natale :)
(mangiate tanto e bene!!! <3)
Amy :)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Vischio e Felpato ***


Capitolo 19
Vischio e Felpato
 
 
 
 
 
 
 
Al numero dodici di Grimmauld Place la vita quotidiana subì un drastico cambiamento. Hermione ricordava molto bene l’estate passata a pulire la casa e disinfestarla. Ricordava fin troppo bene le pareti oscure, le ragnatele e i lamenti di Kreacher. Ricordava il raspare degli artigli di Fierobecco dall’alto della sua stanza. Ricordava l’odore di muffa e il borbottio sommesso dei membri dell’Ordine. Perciò fu tanto difficile, per lei, realizzare quel cambiamento.
Grimmauld Place era sempre un po’ logora e un po’ macabra. Ma era piena di vita. Era un luogo festoso, accogliente. Sirius e la signora Weasley avevano riempito i corridoi e le stanze di ghirlande, vischi e nastri rossi. In salotto e in cucina due enormi alberi di Natale svettavano quasi fino al soffitto, pieni di decorazioni. Fred e George avevano acceso alcuni dei loro Fuochi Forsennati, stupendo tutti con l’ultimo modello: scie luminose che sfrecciavano da una stanza all’altra e che si esaurivano solo dopo tre giorni. In cucina c’era sempre odore di cibo, soprattutto di dolci. La signora Weasley preparava torte, pranzi e cene e si offendeva ogni volta che un qualsiasi membro dell’Ordine, Mundungus compreso, rifiutava l’invito a tavola. Ogni maniglia di ogni porta era stata lucidata e Tonks le aveva decorate con dei piccoli gnomi penzolanti. Non erano veri, era solo un incantesimo. Teoricamente, erano stati stregati per cantare carole di Natale, ma Tonks doveva aver sbagliato incantesimo, perché gli gnomi non facevano altro che strillare, scuotere i pugni e lanciare battute di dubbio gusto ai passanti. Sirius ne aveva zittiti un paio, dopo che si erano permessi di prenderlo in giro per i suoi capelli. Quando non era impegnato a imbavagliare gli gnomi sulle maniglie delle porte, Sirius vagava per i corridoi cantando canzoni di Natale, correva da Fierobecco a nutrirlo più del necessario, giustificandosi con la scusa delle feste natalizie che portavano più cibo per tutti, e saltava fuori all’improvviso dagli angoli, obbligando i malcapitati a indossare buffe orecchie da renna o cappelli da Babbo Natale. Le orecchie da renna erano state stregate per muoversi avanti e indietro e i capelli, anch’essi forniti di incantesimi, rimanevano appiccicati alla testa e non si riusciva a toglierli per giorni. Era stata Tonks a sbagliare incantesimo!
Tutti erano felici, l’umore era decisamente migliorato rispetto all’ultima volta che avevano messo piede in quel posto. Harry e Sirius passavano tutto il tempo che potevano insieme e Molly si comportava in modo così dolce con Sirius che Hermione pensò di poter cominciare a credere ai miracoli di Natale.
Lupin passava spesso al numero dodici e cercava di parlare con Harry il più possibile. Fece un sacco di domande a tutti i ragazzi sulle condizioni di vita a Hogwarts e sulla Umbridge, ma cercò anche di distrarli e di mostrarsi ottimista. Hermione notò quanto fosse stanco e trasandato, e provò un moto inarrestabile di pena e rabbia, perché il mondo stava mandando a rotoli una delle poche persone degne di stima rimaste a lottare.
Mundungus riuscì comunque a mandare Molly su tutte le furie, trasportando in casa una scatola di quelle che dovevano essere polveri altamente pericolose. Ma a parte quell’episodio, l’atmosfera nuova e festante di Grimmauld Place permise anche a loro di abbassare i toni.
Bill passò molto tempo nella casa e aiutò persino nelle pulizie. Hermione lo sentì parlare un po’ troppo spesso di Fleur. Forse qualcuno stava apprezzando un tantino il fascino francese..
Decorata a dovere, la casa non sembrò poi così tanto macabra. Le teste degli Elfi erano state decorate con dei cappelli e tutte quelle scintille, il vischio e i nastri rossi davano un tocco di luce alle ombre delle pareti e delle stanze. Hermione capì che il numero dodici non sarebbe stato lo stesso posto di quell’estate di prigionia. Era una casa vera. Erano una famiglia.  Era un bel posto in cui stare.
Il tutto, però, non li sottrasse ai loro doveri. La signora Weasley ordinò ai ragazzi di pulire e sistemare la casa, continuando il lavoro cominciato d’estate. Il clima natalizio rese le pulizie e le disinfestazioni migliori rispetto a quelle estive.
Il giorno in cui disinfestarono il salotto piccolo del terzo piano, fu uno dei migliori dell’intera vacanza.
La signora Weasley li svegliò tutti molto presto, diede loro una scodella di porridge e del succo di zucca e poi li spedì al terzo piano. Fred e George lottarono fino all’ultimo per sottrarsi agli ordini della madre, ma la signora Weasley sfoderò il suo sguardo omicida e nessuno dei due osò proferire parola. Si smaterializzarono e non appena furono spariti, la signora Weasley si voltò verso Hermione e Ginny.
- Se non sono al terzo piano – disse, - Venite a chiamarmi. Ho giusto un paio di idee su come punirli!-
Sorridendo, Hermione e Ginny seguirono Harry e Ron al terzo piano. Fred e George erano seduti sul pavimento e stavano rigirando la bacchetta fra le mani.
- Avete intenzione di usare la magia?- chiese Ron, accasciandosi su un divano per poi saltare in piedi urlando. Un ragno muoveva tranquillo le zampe sul bracciolo.
Fred agitò la bacchetta e fece scomparire il ragno. – Sì!- rispose.
- La mamma vi ucciderà!- li avvisò Ginny.
- Se riesce a prenderci!- ribatté George.
Persero ancora del tempo in chiacchiere, ma l’urlo della signora Weasley dal piano disotto pose fine alla conversazione. Iniziarono a dividersi i ruoli. Ginny e Hermione si sarebbero occupate della libreria, Harry e Ron delle cassettiere e Fred e George avrebbero pulito tende, tappeti e divani. Furono i primi a finire, ovviamente. Si sedettero sul divano appena ripulito e cominciarono a impartire ordini, mandando gli altri su tutte le furie.
Ron tentava di afferrare una scatola da quasi cinque minuti. Più lui allungava le mani, più la scatola si ritirava, sfuggendo alla sua presa. Non si accorse che era tutta colpa di Fred. George tratteneva a stento le lacrime. Dopo un po’, Hermione afferrò un libro e lo scagliò con forza contro il braccio di Fred. Non poteva usare la magia, ma far volare gli oggetti era un gioco da ragazzi anche per i Babbani! Il colpo gli fece cadere la bacchetta di mano. George decise di non trattenere più lacrime e risate.
- E’ un’aperta dichiarazione di guerra, Granger?- la provocò Fred.
Hermione lo squadrò furente. – Potreste rendervi utili e aiutarci!- sbottò.
George scosse le spalle. – Non sembrate in difficoltà!-
- Ve la cavate benissimo, continuate così!- rincarò Fred.
Fu il turno di Ginny di afferrare una scatola di fiammiferi e tirarli. George afferrò un cuscino e lo lanciò alla sorella. E la guerra si scatenò. La rabbia cedette il posto alla spensieratezza e i ragazzi cominciarono a lanciare oggetti e a scappare ridendo. Ron fu colpito alla schiena da una sciarpa che decise di legarsi alla sua vita e di sollevarlo in aria, legandolo al lampadario. Nel tentativo di tirarlo giù, Harry inciampò sul tappeto risvoltato e finì a gambe all’aria, abbattendo Ginny, che stava tentando di issarsi su una sedia per aiutare il fratello. Erano tutti così impegnati a tentare di aiutare Ron, che nessuno si accorse di Fred. Arrivò alle spalle di Hermione, spaventandola. Ma non la colpì. Appoggiò semplicemente le mani sulla sua vita e spostò i capelli con il naso. Trovò la pelle del suo collo e la baciò maliziosamente. Poi sparì. Fu talmente veloce che Hermione pensò di esserselo immaginato, ma fu sufficiente a farla arrossire. Un improvviso calore salì lungo la sua gola. Tossì, ricordandosi di respirare e si voltò verso Fred, che stava aiutando Ginny a rimettersi in piedi. Lui alzò lo sguardo e le fece un occhiolino. Hermione cercò di trattenersi. Non poteva usare la magia. Il Ministero l’avrebbe rinchiusa ad Azkaban se avesse ammazzato Fred Weasley nel salotto di Grimmauld Place. Cosa peggiore, avrebbe rivelato loro Grimmauld Place. Per il bene del mondo magico, e della sua stessa salute mentale, Fred Weasley sarebbe rimasto vivo.
Con un incantesimo George riportò Ron a terra e riuscì a sottrarlo dalla presa della sciarpa stregata. Ron, deciso a vendicarsi, scattò in piedi e afferrò una decorazione a forma di stella dalla scatola che la signora Weasley aveva portato di sopra, incaricandoli così anche degli addobbi. Lanciò la stella contro George, che si spostò rapido. La decorazione finì addosso a Hermione che ridendo la rilanciò a Ron. Il ragazzo non si aspettava quel lancio e ricevette la stella in piena fronte. Ginny scoppiò a ridere e si lasciò cadere sul divano, tenendosi la pancia. Ron crollò ridendo sul pavimento e Harry, nel tentativo scadente di aiutarlo, finì in ginocchio al suo fianco. Hermione si sedette accanto a Ginny e posò la testa sulle sue gambe, unendosi a quella risata liberatoria che stava coinvolgendo tutti. Fred e George crollarono sul pavimento, battendo le mani.
- E’ bello fare le pulizie con voi!- mormorò George fra le risate.
- Educativo!- aggiunse Fred.
- Divertente!-
- Affatto noioso!-
- Quasi idilliaco!-
- Ok, ora non esagerate!- esclamò Ginny.
In quel momento, Sirius aprì la porta e notò i ragazzi stesi su pavimento e divano, intenti a ridere e fingere di colpirsi con le decorazioni. Alzò un sopracciglio, in attesa di spiegazioni.
- Stavamo pulendo!- intervenne Hermione, sfoderando il suo cipiglio sbrigativo, ma senza riuscire a trattenere un sorriso.
Sirius si guardò intorno e vide gli oggetti sparsi per tutta la stanza e il suo sguardo cadde sul lampadario storto.
- Oh sì, lo vedo!- commentò, sorridendo.
- Vuoi unirti a noi?- chiese Ron.
- Non saprei..- borbottò, svogliato. Avanzò lentamente nella stanza e sfoderò la bacchetta, assieme a un sorriso. – Mi è permesso usare questa?-
Passarono quasi tre ore a guardare Sirius, Fred e George lanciarsi ogni tipo di incantesimo. Nessun disarmo, né attacco. Erano incantesimi inutili, stupidi e ridicoli. Qualunque cosa gli venisse in mente, Sirius la eseguiva e cercava di insegnarla ai gemelli, che ricambiarono con alcuni incantesimi di cui Hermione ignorava totalmente l’esistenza. Forse perché non erano esattamente il tipo di incantesimi a cui lei solitamente si dedicava. Ma scoprì che erano divertenti.
Finirono solo quando la signora Weasley irruppe nella stanza e cacciò via Sirius e i gemelli, colpendoli con il mestolo dello stufato. Poi ordinò agli altri quattro di rimettersi al lavoro. Fu in quel momento che tutti rimpiansero la mattinata di divertenti lotte e risate: toccava a loro ripulire i danni. Senza magia.
All’ora di pranzo erano così stanchi che Ginny si addormentò con la testa sul tavolo e Ron rovesciò la scodella di stufato, perché aveva le braccia indolenzite. La signora Weasley concesse loro un pomeriggio di riposo. Tentarono di spiare l’Ordine e di origliare le riunioni del pomeriggio, ma i loro tentativi si rivelarono vani fin da subito: la porta era stata imperturbata e la signora Weasley sorvegliava ogni spostamento dei membri, raccomandandosi di non parlare fuori dalla stanza. Dopo qualche ora di inutili rappresaglie, Fred e George tornarono nella loro stanza dopo un sonoro crac  e gli altri quattro si sistemarono nella stanza di Harry e Ron, a parlare. Ipotizzarono i piani dell’Ordine, parlarono di Voldemort e del Ministero, ma erano talmente a corto di informazioni che, ben presto, cominciarono a ripetere le stesse cose. Andarono avanti per metà pomeriggio, ma poi si stancarono. Calò un silenzio carico di stanchezza. Ginny si era rannicchiata contro Hermione e giocherellava con le pagine de Il Quidditch attraverso i Secoli. Ron era seduto sul suo letto assieme a Harry e stavano giocando a scacchi. Hermione colse l’occasione per mettersi a studiare. Con le esclamazioni dei due ragazzi in sottofondo, Hermione aprì il libro di Trasfigurazione e cominciò a leggere. Le ore sembravano non passare mai. Finalmente, la signora Weasley li chiamò per la cena. A tavola, Tonks divertì tutti con le sue trasformazioni, risollevando l’umore generale. Passarono la serata in cucina. Sirius e Lupin raccontarono parecchie storie dei tempi della scuola, soprattutto riguardanti Piton. Molly tentò di porre fine all’argomento, ma ormai il danno era fatto. Il signor Weasley riuscì, pian piano, a spostare la conversazione su acque più sicure, ma tutti andarono a dormire con nuove informazioni che avrebbero reso le lezioni di Pozioni un pochino migliori.
Hermione crollò a letto e si addormentò quasi subito. Il lavoro, la lotta e lo studio l’avevano distrutta. Poche ore e sarebbe stata ufficialmente la Vigilia di Natale. Erano lì solo da pochi giorni, eppure le sembrava di essere arrivata da mesi. Sorrise, accoccolandosi fra le coperte. Mancava ancora tanto al rientro a scuola. Aveva ancora del tempo da passare in quella casa allegra e piena di persone a cui voleva bene.
 
 
 
 
 
 
 
La Vigilia di Natale portò buone notizie: niente pulizie. La signora Weasley decise di concedere una tregua a tutti. La cucina era piuttosto spoglia di decorazioni, a parte l’albero, così Hermione e Ginny si offrirono volontarie per addobbarla. La signora Weasley gironzolò spesso dalle loro parti, cercando di cogliere stralci di conversazione, ma le ragazze furono abbastanza furbe da cambiare tempestivamente argomento. Questo, però, non impediva loro di ritornare all’argomento principale appena il naso della signora Weasley svaniva e sentivano il rumore dei suoi passi sulle scale che portavano al piano superiore.
Parlarono soprattutto di Harry..e di Fred. Nelle due settimane precedenti alle vacanze, le cose non erano cambiate poi molto, ma fra impegni, studio e tutto il resto, Ginny e Hermione non avevano mai avuto un momento tutto per loro. Ginny pretese dettagli che Hermione si rifiutò di condividere. Straordinariamente, riuscì a zittirla, ma solo per pochi istanti. Quando Ginny tornò alla carica, Hermione cedette e passarono una delle mattinate più divertenti della loro amicizia. Se qualcuno avesse colto anche solo uno stralcio della loro conversazione, probabilmente avrebbe desiderato di essere obliviato o non le avrebbe più volute guardare negli occhi. O non avrebbe più voluto guardare negli occhi Fred e Harry..
Finiti gli addobbi, Hermione e Ginny tornarono nella loro stanza, continuando a ridere e scherzare, ma abbandonando discorsi potenzialmente pericolosi da affrontare nei corridoi.
Arrivarono davanti alla loro stanza. Ginny stava raccontando una storia piuttosto buffa su Delmezia, ma fu bruscamente interrotta da Fred, che si materializzò a pochi centimetri da lei, mandandola quasi al tappeto.
- Scusa Ginny!- esclamò lui, mentre la sorella apriva bocca per protestare, un’espressione omicida dipinta in volto.
Senza degnarla di uno sguardo, Fred si girò verso Hermione , la afferrò per la vita sorridendo e la baciò. Hermione si paralizzò. Era così immobile da sembrare una statua. La stava baciando. Nel bel mezzo di un corridoio, dove chiunque poteva vederli. Era impazzito del tutto?
Qualcosa la riscosse. La lingua di Fred si insinuò fra le sue labbra ancora rigide per la sorpresa e, reagendo ad un unico impulso, tutto il suo corpo cedette. Le sue spalle si rilassarono, le sue gambe barcollarono e le braccia salirono ad aggrapparsi alle sue spalle. Hermione rispose al bacio, senza doverci nemmeno pensare troppo. Dimenticò il corridoio, dimenticò che potessero scoprirli. Dimenticò tutto. Compresa Ginny.
La ragazza tossì. Quella tosse sciocca simile alla Umbridge non fu molto utile, Hermione la sentì a malapena.
Ma colse fin troppo bene il borbottio dell’amica.
- Fate pure con comodo..-
Ignorò il borbottio. Il sapore della bocca di Fred le solleticò la lingua. Era fresco, come la neve che stava lentamente ricoprendo il mondo fuori da Grimmauld Place. L’odore di cannella la invase. Le sue labbra si muovevano decise, dolci e perfette. Era incredibile quanto potesse travolgerla con un bacio. Il mondo intero poteva scomparire. Niente poteva distrarla da lui.
O forse no..
- Ciao mamma!- esclamò Ginny.
Furono così veloci a separarsi che a Hermione girò la testa. Erano a quasi mezzo metro di distanza, pallidi e ansanti. Si guardarono, poi guardarono Ginny e il corridoio vuoto alle sue spalle. La ragazza sorrise con malvagità.
- Ops..- borbottò, con una smorfia.
Fred le puntò un dito contro. – Ti detesto!-
- Ti piacerebbe!- cinguettò lei, prima di girarsi ed entrare nella sua stanza.
Il cuore di Hermione cominciò a rallentare. Si era spaventata talmente tanto da dimenticarsi di respirare normalmente. Senza dire una parola, Fred la prese per mano e la condusse lungo le scale che portavano ai piani superiori. Raggiunsero una stanza piuttosto isolata. Fred richiuse la porta alle loro spalle e ricominciò a baciarla. Sorridendo, Hermione tornò a stringersi a lui. La stanza era completamente buia. Non sapeva dove fossero né cosa ci fosse attorno a loro. Vagarono alla cieca, senza staccarsi. Le gambe di Hermione cozzarono contro qualcosa che doveva essere un tavolo. Sentì le braccia di Fred avvolgerla e sollevarla. Si ritrovò seduta sul legno duro. Allungò una mano dietro la sua schiena, tastando la superficie piena di schegge. Era un tavolo molto piccolo, la mano di Hermione trovò il vuoto poco dopo. Tornò a posare la mano sul suo petto e rispose al suo bacio con intensità. Le mani di Fred scesero sotto la sua maglia, accarezzandole i fianchi. Un brivido percorse la sua spina dorsale. Erano giorni che bramava quei baci e quella carezze. Erano giorni che desiderava rimanere sola con lui.
- Questa casa è un po’ troppo affollata!- mormorò Fred sulle sue labbra.
Sorridendo Hermione rispose: - Strano ma vero, Weasley, ma concordo con te!-
Ridendo, Fred le morse un labbro e salì lungo la sua schiena con le mani.
- Ti sono mancato?- le chiese, scendendo con la lingua sul suo collo.
Hermione chiuse gli occhi e trattenne un sospiro, cercando di ignorare i brividi che le attraversavano la pelle. – Solo un po’..- mormorò.
- Bugiarda!- sussurrò al suo orecchio.
Hermione tremò e lui rise, tornando a baciarla. La stava prendendo in giro, come sempre. Ma Hermione aveva imparato a contrattaccare. Era diventata piuttosto brava.
Fece scivolare le mani sotto la sua maglia e risalì lungo la sua schiena. Allontanò le labbra dalle sue e strinse fra i denti il suo labbro inferiore. Lo sentì trattenere il respiro. Hermione sorrise vittoriosa.
- Allora è proprio vero!- sussurrò.
- Cosa?- mormorò Fred.
- Non riesci a resistermi..-
Fred sorrise. – No, Granger! Quello è un problema solo tuo!-
- Bugiardo!- mormorò lei, poi lo baciò. Sollevò il bacino, avvicinando il suo corpo a quello di lui. Sfilò le mani da sotto la sua maglia e corse ad aggrapparsi ai suoi capelli. Lo baciò con una passione che travolse anche lei.
Fred rispose con la stessa intensità, stringendola a sé e baciandola con una passione bruciante che rischiò di incendiare la stanza. La prigionia aveva ritorto gli stessi effetti su entrambi. Il desiderio implorava di essere ascoltato. E c’era quella sottile, intrigante sensazione di complicità. Erano chiusi in una stanza isolata, in una casa piena di amici, familiari e membri dell’Ordine. Erano nascosti, celati agli occhi di tutti. Era intrigante. Dannatamente intrigante. Fermarsi sarebbe stato impossibile. Avevano atteso quel momento per troppo tempo.
In quella stanza, nel buio più completo, Hermione riscoprì le sue labbra morbide, i suoi baci ardenti e le sue mani decise e audaci. Scoprì quanto le fosse mancato il contatto con il suo corpo in quei primi giorni di vacanza. Aveva bisogno di lui. Come sempre.
Abbandonata fra le sue braccia, in balia di quel bacio travolgente, Hermione non captò il pericolo. Era così estraniata dal resto del mondo, che non sentì i passi avvicinarsi nel corridoio deserto. E quando Sirius spalancò la porta, allontanarsi bruscamente fu del tutto inutile.
Calò un silenzio così carico di stupore e imbarazzo che Hermione avrebbe considerato la scena molto buffa, se non fosse stato per il fatto che riguardasse anche lei. L’espressione che prese il sopravvento sul viso di Sirius fu piuttosto memorabile. Hermione spese qualche secondo del suo tempo a sorridere mentalmente, divertita da quell’espressione a metà fra stupore e crudele consapevolezza. Ciò che la terrorizzò, fu capire quanto poco avesse impiegato Sirius a realizzare, accettare e comprendere la situazione. O meglio, quello che aveva appena visto. E il sorriso malandrino che sfoderò, mandò Hermione fuori di testa.
- Vi stavo cercando per avvisarvi che Molly ha detto che il pranzo è pronto..- cominciò Sirius, sventolando la mano con noncuranza. - ..ma a quanto pare non avete fame..-
Hermione arrossì. Sirius aveva calcato un po’ troppo quell’ultima parola, accompagnandola a un sorriso così malizioso che Hermione ne comprese subito il senso. Avevano fame, ma non di cibo. E Sirius lo aveva appena sottolineato.
A Harry dispiacerebbe se trasformassi Sirius in una teiera?
Con sommo stupore, Hermione si rese conto che anche Fred era totalmente a corto di parole. E non sorrideva. Guardava Sirius con un’espressione indecifrabile. Hermione si chiese cosa stesse pensando Fred, ma la voce di Sirius richiamò la sua attenzione.
- Interessante, comunque!- esclamò, il sorriso malandrino di nuovo al suo posto. – Ora si spiegano tante cose!- concluse, indicandoli entrambi.
Nonostante il terrore e l’imbarazzo, la curiosità sorse nei pensieri di Hermione. Riuscì a farsi spazio fra tutte le altre scomode sensazioni e prese il sopravvento.
- Che intendi?- chiese Hermione, aggrottando la fronte.
Sirius arricciò le labbra. – Penso che le uniche persone in questa casa che non si siano accorte della vostra profonda e innocente amicizia siano Ron e Molly!- ironizzò Sirius e Hermione si concesse il lusso di arrossire di nuovo. – Persino Remus mi ha chiesto se andasse tutto bene, quando vi ha visti bisticciare a cena, l’altro giorno!- aggiunse, sorridendo.
Hermione ricordava quel momento. Erano tutti seduti a tavola e stavano riempiendo i piatti con delle grosse fette di torta alla melassa, la preferita di Harry. Remus e Sirius erano seduti di fronte a loro e stavano parlando con Harry di Caramell. La signora Weasley stava tagliando la torta, Ron le passava i piatti e Ginny li distribuiva. A Hermione era capitata una fetta più grossa di quella di Fred. Lui, per tutto il tempo, aveva attentato con la forchetta alla sua fetta di torta. Ne aveva quasi mangiata metà. Hermione aveva tentato di contrastare i suoi attacchi, respingendolo la sua forchetta, ma senza successo. A un certo punto, stanca di quegli attentati alla sua torta, era passata al contrattacco e aveva rubato un boccone enorme dalla fetta di Fred. Ne era conseguita una guerra e alla fine Fred aveva mangiato la fetta di Hermione e Hermione aveva mangiato quella di Fred. Il tutto sotto gli sguardi allibiti di tutti, tranne che di Ron e della signora Weasley. Quest’ultima aveva solo tirato addosso a Fred un cucchiaio di legno, rimproverandolo per la sua deficienza.
Effettivamente, Hermione si sarebbe dovuta accorgere del sorriso malizioso di Sirius e dello sguardo confuso e stranito di Lupin.
- Per non parlare di Bill!- esclamò Sirius, riportando Hermione bruscamente al presente.
Fu Fred, questa volta, ad accigliarsi. – Bill?-
Sirius annuì. – Anche lui ha fiutato qualcosa! Penso si sia accorto dello sguardo da Vermicolo che sfoderi ogni volta che lei ride!- concluse, indicando Hermione.
Lei si prese il disturbo di arrossire e tossicchiare. Fred, ovviamente, sorrise, annuendo tranquillo come se quella fosse la conversazione più normale del mondo. Aveva ceduto alla fine, tornando a essere il Fred Weasley spensierato e allegro di sempre. Hermione si chiese perché avesse impiegato così tanto tempo a tornare se stesso.
- Attenzione, quindi! Molly è una sveglia, prima o poi capirà qualcosa. Tu evita di fare il Vermicolo e tu, - disse indicando Hermione. – so che Fred è un bel ragazzo, ma evita di contemplarlo e mangiartelo con gli occhi ogni volta che ti sorride!-
Hermione rimase a bocca aperta. Non ebbe nemmeno la decenza di arrossire. Pensò di cambiare il suo piano iniziale. La teiera era troppo poco. Forse una lumaca sudicia e bavosa sarebbe andata meglio!
Fred scoppiò in una piccola risata e Hermione colpì il suo stomaco con un pugno, mozzandogli il respiro e facendolo tossire.
- Voglio molto bene a Ron, ma diciamocelo!- esclamò Sirius, allargando le braccia con eloquenza. – E’ un po’ distratto a volte e..be’, si accorgerebbe di voi solo se aprisse per sbaglio una porta mentre voi siete impegnati a..-
- Abbiamo capito!- sbottò Hermione imbarazzata.
Sirius le sorrise e le rivolse un occhiolino. – A proposito, questa è la stanza dove teniamo vestiti e scorte per i membri dell’Ordine, perciò vi sconsiglio di rintanarvi qui: è molto trafficata!- disse con un sincero tono preoccupato. – Se volete, c’è una deliziosa stanza accanto a quella di Fierobecco. La porta è alle spalle di quell’Ippogrifo adorabile. Inchinatevi, prima di passare. Non vorrei che vi staccasse un braccio..o di peggio!- aggiunse malizioso, facendo ridere Fred. I due si guardarono con aria complice, come se stessero parlando del campionato di Quidditch.
Ma sì dai! Mettiamoci pure a scherzare con il padrino di Harry..più in basso di così non posso cadere!
- A proposito, siete ancora avvinghiati in modo compromettente!- commentò Sirius.
Rettifico!
Hermione si accorse che era vero. Erano ancora abbracciati, le mani di Fred erano ancora sotto la sua maglia e le mani di lei erano ancora sulle sue spalle. Istintivamente, Hermione ritrasse le mani e Fred si allontanò da lei. Liberi dal suo abbraccio, i suoi fianchi tornarono improvvisamente freddi e sulla pelle sentì una fastidiosa sensazione di vuoto. Non le piaceva per niente.
- Molto meglio!- commentò Sirius con un occhiolino. Poi batté le mani e sorrise. – Io vado a mangiare. Ehm..fate pure con comodo!-
E senza aggiungere altro si richiuse la porta alle spalle. Hermione si girò verso Fred, e il suo sorriso, invece di tranquillizzarla, la mandò in paranoia. Fred aprì bocca per dire qualcosa, ma la porta si riaprì.
La testa di Sirius sbucò nella stanza e li guardò sorridendo. – Ho un’ultima domanda! Sei vittima di in un incantesimo?- chiese a Hermione.
Lei tossicchiò. – Non che io sappia!-
Sirius sorrise. – Splendido! In quanto adulto responsabile della tua incolumità dovevo chiederlo-
Poi sparì. Hermione guardò la porta con aria scettica e perplessa, ma decise di non esternare a Fred i suoi dubbi: Sirius la considerava quasi come una sorella per Harry, dunque come un’altra componente della sua famiglia di cui prendersi cura, ma “adulto” e “responsabile” erano aggettivi che difficilmente avrebbe associato a Felpato! Ridendo della sua espressione, Fred la aiutò a scendere dal tavolo.
- Sarà meglio presentarsi a pranzo, o ci verranno a cercare. Non vorrei fosse Ron, questa volta!-
Hermione rabbrividì. – Buona idea!-
Lei posò una mano sulla maniglia, ma Fred la afferrò improvvisamente, schiacciandola contro la parete accanto alla porta. La guardò, piegando la testa di lato e sorridendo con malizia.
- E così mi contempli quando sorrido?- sussurrò.
- Piantala, Weasley!- sbottò lei, arrossendo.
- E mi mangi con gli occhi?-
- Smettila!- ribadì cercando di risultare autoritaria, ma le sfuggì un sorriso. – E poi sei tu quello con l’espressione da Vermicolo!-
Fred scosse la testa sorridendo e la baciò.
- Non siamo molto bravi a mantenere un segreto!- disse Fred.
Hermione lo guardò con espressione avvilita. – Spero che Sirius si riveli migliore di noi!-
- Qualcosa mi dice che siamo finiti in un bel casino, Granger!-
Hermione deglutì. – Ho la stessa orribile sensazione!-
Ridendo, Fred la baciò un’ultima volta e poi la lasciò libera. Si richiusero la porta del deposito alle spalle e cominciarono a scendere le scale, Hermione avvilita e terrorizzata, Fred tranquillo e spavaldo.
In cucina, erano già tutti seduti a tavola. Sirius rivolse l’oro un’occhiata, ma passò del tutto inosservato. Fred prese posto accanto a George e Hermione fra Ginny e Tonks. La signora Weasley riempì i loro piatti e li obbligò a mangiare senza perdersi in chiacchiere. Cucinare per le feste la rendeva sempre un po’ troppo sbrigativa e nervosa. Per tutto il pranzo, Hermione fissò il suo piatto. Se non poteva evitare di spogliare Fred con lo sguardo, allora poteva limitarsi a evitarlo e basta. Parlò soprattutto con Ginny e Tonks, evitando accuratamente di spostare lo sguardo verso l’altra metà del tavolo, dove Fred, George e Sirius stavano parlando di passaggi segreti, cercando di non farsi sentire dalla signora Weasley. Harry e Ron erano impegnati in una conversazione con Lupin sullo Statuto Internazionale di Segretezza, conversazione così matura e seria che Hermione tentò di capire più volte se avesse sentito male.
Quando arrivò il dolce, Molly si alzò da tavola per cominciare a preparare la carne per la cena di Natale di quella sera. Fu in quel momento che Sirius decise di sconvolgere un po’ le tranquille chiacchiere da pranzo. Hermione sapeva che quel momento sarebbe arrivato, prima o poi.
- Allora, novità?- chiese Sirius, abbracciando tutti con lo sguardo.
Quel giorno, a parte la famiglia Weasley, Hermione e Harry, solo Tonks e Lupin erano rimasti a Grimmauld Place per il pranzo. Il signor Weasley stava aiutando Molly con la carne, perciò non era a portata d’orecchi.
- Novità?- ripeté Ron, perplesso.
- Insomma, non ditemi che Ginny e Harry sono l’unica novità succulenta di quest’anno!- esclamò Sirius, incoraggiando chiunque a parlare.
Harry arrossì e lanciò uno sguardo preoccupato ai signori Weasley. Non aveva nulla da nascondere, perché entrambi ne erano a conoscenza e avevano accolto la notizia con un brindisi e una torta deliziosa in onore di quella unione. Ma le parole di Sirius spaventarono comunque l’impavido Harry.
George scoppiò a ridere. – In realtà, ci sarebbe un’altra coppia degna di nota!- esclamò.
Hermione strinse la forchetta fra le dita, indecisa se provare a centrare la testa di George o se fingere di farla cadere e scivolare sotto il tavolo per nascondersi.
- Ah sì?- chiese Sirius, e il tono di interesse innocente non ingannò Hermione nemmeno per un istante.
- Ronnie ha qualcosa da raccontarci!- intervenne Fred, sviando improvvisamente l’attenzione sul fratello minore.
George, Hermione notò con orrore, rivolse un occhiolino a Sirius, che ammiccò in direzione di Hermione. Lupin passò lo sguardo da George, Sirius e Hermione, mentre il suo viso stanco e sofferente si apriva in un’espressione di pura perplessità.
Ron arrossì fino alla punta delle orecchie e cercò di nascondersi, affondando lo sguardo nel piatto di dolce. Peccato che non sfuggì comunque all’attenzione di tutti.
- Davvero?- chiese Tonks, sorridendo radiosa. – Oh, ma è fantastico! Hogwarts colpisce ancora!-
Sirius irruppe in una risata simile a un latrato. – Hogwarts è magica, l’ho sempre detto!-
- In che senso?- chiese Harry.
Bill rivolse uno sguardo comprensivo ai più piccoli. – Be’, Hogwarts è sempre stato un teatro di complotti! Ma anche di amori e relazioni segrete!-
Relazioni segrete? Oh no..
Hermione cercò di sfoderare un’espressione confusa e interessata al tempo stesso, augurandosi che il risultato non fosse ridicolo.
Fu Tonks a spiegare. – Be’ gli anni di Hogwarts sono i migliori. Si è giovani, spensierati, si desidera l’avventura e il cuore comincia a farsi sentire per la prima volta!-
- Così è stato per i tuoi genitori, Harry! E per tanti altri!- intervenne Lupin.
- Loro sono stati fortunati!- commentò Tonks. – Insomma, hanno vinto al primo tentativo. Hogwarts è magica in ogni caso: tutti, prima o poi, ci cascano!-
- E a volte, - intervenne Sirius. – Spuntano fuori le coppie più impensabili!-
Non fu lei a deciderlo. Successe e basta. Lo sguardo di Hermione cercò quello di Fred e lo trovò. Rimasero sospesi, occhi negli occhi, a realizzare il significato di quelle parole.
Lupin sorrise a Harry. – Appunto, come i tuoi genitori!-
- Anche due persone completamente diverse possono condividere qualcosa di speciale!- commentò Tonks, con occhi sognanti.
Sirius sorrise a Hermione, che lo ignorò. Lei continuava a guardare Fred, incapace di distogliere lo sguardo. Sapeva che qualcuno se ne sarebbe potuto accorgere, ma non le importava. Ormai non aveva più molte carte da scoprire.
- L’amore!- esclamò Sirius. – Silente ha ragione, quando dice che è la magia più potente al mondo!-
Quelle parole distrassero Hermione. Si voltò a guardare Sirius, che le rivolse un occhiolino. Tonks stava raccontando un episodio piuttosto buffo avvenuto durante i suoi anni a Hogwarts. Hermione non ascoltava. Guardava Sirius e ragionava sulle sue parole. Fu la voce di George a riportarla alla realtà.
- Avanti, Ronnie! Condividi con noi il tuo segreto!- esclamò.
Ron alzò lo sguardo, ostentando una sicurezza che non aveva. – Oh no, George, perché non cominci tu!-
L’espressione di George fece esplodere l’intero tavolo in una potente risata. Ron aveva messo George con le spalle al muro. Ron aveva vinto su George. Un Unicorno Rosa, pensò Hermione, ridendo. Quella sì che era una svolta!
Sirius batté le mani. – Vedo che girano parecchi segreti in questo tavolo!-
- Il mio non è un segreto!- protestò George, sorridendo spavaldo. – Lo sa tutta la scuola!-
- Non hai tutti i torti!- commentò Sirius.
- Però ci sono comunque un sacco di segreti a Hogwarts!- continuò George.
- Per esempio, nessuno sa che Lee ha una relazione con Katie!- intervenne Fred, sviando un’altra volta l’attenzione dei presenti.
Ginny sbuffò. – Si intuiva!-
- Parliamo di Dean e Alicia. Secondo voi che succede fra loro?- chiese Ron.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Sei peggio di Calì, Ronald!-
- A proposito di Calì! Ma è vero che sta con Seamus?- chiese Fred.
- Sì!- risposero Ginny e Hermione all’unisono.
Tonks scoppiò a ridere. – Quante coppie, quest’anno!-
- E non è tutto!- esclamò Ginny. – Ci sono anche Neville e Luna!-
- E Ron e Lavanda!- aggiunse George, evitando per un pelo la forchetta che Ron gli lanciò.
- Malfoy e quel carlino della Parkinson!- aggiunse Harry.
- Angelina e George!- intervenne Ron.
- Con il Capitano della squadra? Bella mossa, Weasley!- esclamò Sirius.
- Ma Angelina non stava con Fred?- sussurrò perplessa Tonks all’orecchio di Hermione.
Lei deglutì e rispose: - Sì, ma è una storia complicata!-
- Secondo me Ernie ha una tresca con la Abbott!- esclamò Ginny.
- Dici?- chiese Harry.
- Probabile! Comunque ci sono un sacco di storie interessanti fra i corridoi!-
- Compresa la tua!- commentò George.
- E la tua!- ribatté lei.
- E Fred e Hermione?- chiese Sirius.
Calò un silenzio così pesante che il mondo parve fermarsi. La Terra smise di girare. Hermione provò una sensazione opprimente alla bocca dello stomaco e il suo cuore fu serrato da una presa soffocante. Non poteva averlo detto davvero..
Vide Fred guardare Sirius con un’espressione innocente e spavalda, sfidandolo a continuare. Ginny si schiarì la voce e Ron, con sommo orrore di Hermione, passò lo sguardo da lei a Fred, gli occhi azzurri pervasi dalla confusione.
- Cosa?- chiese Harry, nascondendo il tremolio della voce.
Sirius scosse le spalle. – Nessuno ha ancora nominato loro due! Che combinano la studentessa più brillante della scuola e il re degli scherzi? Non hanno storie segrete?-
La tensione parve sciogliersi. Hermione si ripromise di uccidere Sirius alla prima occasione.
- Alla Granger piacciono tanto i giocatori di Quidditch!- intervenne George.
Hermione sorrise. – I giocatori di Quidditch molto bravi!- sottolineò.
Fred sollevò le sopracciglia, ma nascose immediatamente l’espressione scettica dietro a un sorriso spavaldo.
- Due ragazze del terzo anno hanno tentato di rifilarmi un filtro d’amore!- disse Fred, scrollando le spalle. – Una era carina!-
Fu il turno di Hermione di sollevare le sopracciglia.
Lupin sorrise. – Potrebbe essere uno spunto per un’interessante conversazione, durante il primo appuntamento!-
Sirius scoppiò a ridere. – Non distogliere mai lo sguardo dal tuo bicchiere però!-
- Vigilanza costante!- abbaiò Tonks, imitando Malocchio.
Tutti scoppiarono a ridere, tranne Hermione, che si limitò a ghignare.
- Sareste davvero una bella coppia!- commentò, rivolgendo a Fred un sorriso beffardo.
- Davvero?- chiese Fred, interessato.
- Certo. Avete tante cose in comune: bellezza, scarsa intelligenza..- buttò lì, fingendosi annoiata e contando sulle dita.
Tutti scoppiarono a ridere e Ginny allungò una mano sotto il tavolo per stringerle con forza una gamba, un segno della sua approvazione.
- Granger, ripetilo!- la provocò Fred.
- Cosa?- chiese lei, sbuffando.
- Scarsa intelligenza e..?-
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Tonks sorrideva. Sirius rivolse a Hermione un occhiolino.
- Voi due sareste davvero una bella coppia!- esclamò Tonks e un silenzio carico di tensione tornò a invadere la stanza.
Fu la signora Weasley a salvarli. Hermione pensò a un modo abbastanza degno di ringraziarla. Un Ordine di Merlino Prima Classe?
- Tutti fuori dalla cucina, dobbiamo preparare la cena per stasera! Bill tu rimani, ho bisogno di una mano a lavare i piatti!- ordinò la signora Weasley.
Rapidamente, Hermione e Ginny sgattaiolarono al piano di sopra. Raggiunsero la loro stanza e si sdraiarono sul letto. Hermione aveva il fiatone. E non per la corsa. Fortunatamente, la battuta di Tonks era rimasta sospesa nell’aria e forse nessuno avrebbe avuto il tempo di realizzarne veramente il significato. Rettificando, Ron non avrebbe avuto il tempo necessario per comprenderne il vero significato.
Ginny guardò Hermione e scoppiò a ridere.
- Non c’è niente di divertente!- borbottò Hermione.
Ginny corse da lei e la abbracciò. – Sirius è un tantino audace in questi giorni!- commentò.
- E per un buon motivo!- esclamò Hermione.
Raccontò a Ginny del deposito e l’amica rimase a bocca aperta. Poi scoppiò a ridere e si lanciò in possibili teorie su cosa sarebbe successo se fosse arrivato anche solo dieci minuti dopo.
- Ti immagini la sua faccia?- chiese Ginny, asciugandosi le lacrime.
Hermione sbuffò. – Non ci voglio nemmeno pensare!-
Passarono il pomeriggio a finire i compiti della vacanze. Quando fu quasi ora di cena, raggiunsero la cucina.
Hermione rimase a bocca aperta. Sembrava un altro posto!
La signora Weasley aveva spostato il lungo tavolo a ridosso del muro, sistemando i piatti come in un buffet. Le decorazioni erano raddoppiate. Dal soffitto piovevano stelle d’argento, rami di vischio e nastri rossi intrecciati. L’albero occupava quasi tutta l’estremità della stanza. Scintille di luce schizzavano nell’aria, illuminando le ghirlande e le decorazioni. La lugubre cucina sembrava solo un lontano ricordo.
Quella sera, in occasione della Vigilia di Natale, si erano uniti a loro anche Malocchio e Mundungus. Presto la cucina si riempì con il resto degli ospiti e la signora Weasley propose un brindisi, augurando a tutti una felice Vigilia. Hermione e Ginny presero un po’ di cibo e si ritirarono in un angolo con Tonks, a chiacchierare. Tutti sembravano aver abbandonato il discorso affrontato a pranzo e questo sollevò il morale di Hermione. Riuscì a godersi la serata, ridendo e scherzando con i suoi amici e mangiando dell’ottimo cibo. La signora Weasley, un segugio nel rispetto delle tradizioni, obbligava chiunque capitasse sotto il vischio a baciarsi. Lei stessa capitò due volte con suo marito sotto un ramo e lo baciò entrambe le volte, sollevando sonori applausi e grida di approvazione. Lupin fu costretto a farsi baciare da Tonks. Harry e Ginny si baciarono a metà serata. Harry fece per ritirarsi in fretta, ma Ginny lo afferrò e lo baciò più intensamente. Alla signora Weasley scese una lacrima. Hermione si tenne alla larga dal vischio. L’ultima cosa che voleva era ritrovarsi a baciare Fred. O George. O, peggio ancora, Ron!
Stava chiacchierando con Lupin, quando Ginny le chiese di prenderle dell’altra torta alla crema, in virtù della bontà e dell’altruismo del periodo natalizio. Sospirando, Hermione si girò e cercò di raggiungere il tavolo. Evitò il vischio sospeso sopra Sirius e Harry e per poco non inciampò su una borsa di tela che Mundungus aveva appoggiato a terra.
- Oh scusa Hermione!- esclamò lui, aiutandola a reggersi in piedi.
- Non fa niente!- disse lei, camminando all’indietro.
Pessima idea.
Andò a sbattere contro la schiena di Fred. Si voltarono contemporaneamente e si guardarono. Hermione era riuscita a evitarlo tutta la sera, e lo aveva fatto per un semplice motivo. Le poche volte che i loro sguardi si erano incontrati, Hermione si era sentita spogliata dai suoi occhi vispi. La ragione l’aveva abbandonata e un calore inteso e inopportuno aveva cominciato a risvegliare il suo sangue gelato e addormentato. Lo desiderava. Per quanto l’avesse preoccupata l’interruzione di Sirius di quella mattina, era stata pur sempre un’interruzione. Voleva che il gioco riprendesse, voleva le sue mani sulla sua pelle, voleva la sua bocca..voleva..
No. Non poteva permettersi di essere beccata a guardarlo in quel modo.
Perciò aveva smesso. Aveva evitato per tutta la sera di cercarlo.
E ore ce l’aveva davanti. Erano vicini, fin troppo vicini. Hermione sentì il tessuto della sua maglia sfiorarle il polso in cui stringeva ancora il piatto vuoto di Ginny. Erano vicini e lui la guardava. Era irresistibile. Era impossibile distogliere lo sguardo. Ma doveva farlo. Doveva scappare dalla prigione di quello sguardo.
L’incubo, però, non era finito.
- Ma guarda un po’!- esclamò Sirius. – Una nuova coppia di malcapitati sotto il vischio!-
Hermione chiuse gli occhi, sperando che stesse scherzando. Poi alzò coraggiosamente lo sguardo e li aprì. Un rametto di vischio pendeva a pochi centimetri dalle loro testa, con nastri rossi e palline dorate intrecciati fra le foglie.
Santo Merlino..
- La tradizione è la tradizione!- esclamò la signora Weasley, come aveva fatto ogni volta che qualcuno era capitato sotto il vischio.
Sorridendo, Fred si chinò su di lei. Sfiorò le sue labbra in un bacio delicato e Hermione dovette stringere le mani attorno ai bordi del piatto per trattenersi. Sentì il metallo raschiarle la mano e questo la aiutò. Doveva resistere. Voleva avvicinare le labbra e lasciarsi trascinare dalla passione che implorava di essere ascoltata. Ma non poteva. Non lì. Non davanti a tutti.
Rapide come erano arrivate, le sue labbra sparirono. Ma non fu così per quella sensazione di calore intenso. Quella rimase a lambire il suo corpo e tormentarla. Hermione guardò i suoi occhi e si schiarì la voce, sfoderando un sorriso tranquillo. Nessuno prestava più attenzione a loro, ormai. Hermione raggiunse il tavolo e prese una fetta di dolce per Ginny. Tornò dall’amica, quasi senza rendersi conto della strada che percorreva. Era stordita, completamente in balia di quell’ondata di calore che l’aveva travolta. Il desiderio cresceva di più, ogni volta che Fred posava lo sguardo su di lei. Hermione tentava in tutti i modi di evitarlo, ma non era possibile. Perché era attratta da lui in un modo quasi inverosimile. Non riusciva a pensare, non riusciva a parlare con Ginny, che tentava in tutti i modi di far passare inosservato il suo strano comportamento, e non riusciva a concentrarsi su niente che non fosse lui. Il resto della stanza era un mondo dai contorni sfuocati. Esisteva solo lui. Poteva vedere chiaramente solo lui.
La cena sembrò durare un’eternità. Quando la signora Weasley invitò tutti i più piccoli ad andare a dormire, Hermione accolse quella notizia con un sorriso fin troppo raggiante. Lo mascherò con uno sbadiglio e seguì gli altri per le scale. Fred e George, stranamente, non si smaterializzarono. Hermione intuì il perché. Quando arrivarono davanti alla stanza delle ragazze Fred e gli altri ragazzi augurarono la buonanotte, ma Hermione si soffermò sullo sguardo che Fred le rivolse. Finse di andare a dormire, ma rimase tutto il tempo sveglia e vigile. Sapeva cosa voleva dirle Fred con quello sguardo. Lo sapeva benissimo. Sorrise, premendo il viso sul cuscino. Attese fino a mezzanotte, poi sgusciò fuori dalle coperte.
- Pensi che sia stupida?- mormorò Ginny, spaventandola.
- Mi hai fatto venire un infarto!- sbottò Hermione, tenendo la voce bassa.
Ginny alzò la testa e le sorrise. – Vedi di non svegliare nessuno!-
- Davvero simpatica!-
- Lo so! Buon Natale, a proposito!-
Hermione sorrise e corse a darle un bacio sulla guancia. – Buon Natale anche a te Ginny!-
- Vai!- la incitò lei, ridendo.
Hermione uscì nel corridoio buio. Decise di non accendere la bacchetta e percorse il corridoio, appoggiandosi alla parete. Raggiunse le scale e salì fino alla sommità della casa. La soffitta di Fierobecco era silenziosa. L’Ippogrifo stava dormendo. Hermione strisciò contro il muro e raggiunse la porta indicata da Sirius. Non sapeva esattamente se fosse quello il posto, ma non le era venuto in mente altro. Entrò nella stanza. Era piccola, fredda e vuota. Sirius, probabilmente, non l’aveva mai usata. C’era solo un grosso tappeto logoro, una coperta che ricopriva quasi tutto il tappeto e i resti di una lampada ad olio. Una finestra aperta sul mondo esterno regalava la vista della città sommersa dalla neve. Enormi fiocchi bianchi cadevano dal cielo. Hermione li osservò posarsi silenziosamente a terra. Evocò delle fiamme con la bacchetta e la luce azzurrina invase la stanza. Appoggiò i gomiti sul davanzale e rimase immobile a guardare la neve. Poco dopo, Hermione sentì la porta cigolare e si voltò.
Fred entrò silenziosamente, richiudendosi la porta alle spalle. Le sorrise e lei ricambiò.
- A volte penso che tu mi legga nel pensiero!- commentò Fred, avvicinandosi.
Hermione si staccò dal davanzale. – A volte penso che sia tu a farlo con me!-
- Forse le nostre menti sono connesse!-
- Spero esista una cura!-commentò lei, beccandosi un’occhiataccia.
- Carino lo scherzetto del vischio!- disse lui, accarezzandole la guancia.
Hermione assunse un cipiglio perplesso. – Scherzetto?-
Fred annuì. – L’ha fatto apparire Sirius. Non c’era sopra di noi!-
Hermione rimase a bocca aperta. – E tu come lo sai?-
- Me lo ha detto Sirius!-
- Giuro che lo uccido!-
Ridendo Fred arrotolò una ciocca di capelli attorno alle sue dita. Hermione lo guardò per un istante, poi si avvicinò. Sfiorò le sue labbra. Fred scese sul suo collo. Hermione alzò la testa, permettendogli di baciarla e il suo sguardo cadde sul soffitto. Sorrise e posò le dita sul viso di Fred. Lui sollevò la testa e seguì il punto che lei stava indicando.
- Vischio!- esclamò Fred, sorridendo.
Un rametto pendeva dalle travi del soffitto. Hermione sospettò che fosse un’idea di Sirius.
- La tradizione è la tradizione!- mormorò Hermione.
Fred sorrise e la baciò e questa volta fu un bacio vero. Un bacio che un rametto di vischio, probabilmente, non avrebbe più rivisto. Perché era intenso, dolce e vero. Nasceva da un sentimento forte quanto inspiegabile. Hermione lasciò che lui la trascinasse a terra, sulla coperta spessa e fredda.
L’attesa era finita. Erano soli. Lo sarebbero stati veramente. Grimmauld Place era addormentata. Nessuno avrebbe invaso il loro spazio. Nessuno avrebbe interrotto il loro momento. La neve cadeva silenziosa, nemmeno lei voleva disturbarli. Era la notte di Natale. Hermione era sempre stata abituata a pensare che quella notte fosse speciale e dovesse essere passata con le persone che amava. Era vero. Era sempre stato così. Perciò fu facile capire che non voleva essere con nessun’altro. Quella notte doveva passarla con lui. Il perché lo sapeva. E lo sapeva anche Fred. Dovevano solo imparare a dirlo a voce alta. Ma non era quello il momento. Non c’era spazio per le parole. C’era spazio solo per loro. Per i loro corpi, che si erano cercati spesso in quei giorni, senza mai potersi trovare veramente. Le loro mani volevano solo trovare e donare calore. C’era spazio e tempo solo per questo.
Hermione sfilò il maglione di Fred e lui fece lo stesso con lei. I loro corpi si sfiorarono e un brivido le percorse la schiena. La sua pelle era calda e morbida. A contatto con la sua divenne una nuova fonte di desiderio. Hermione non era mai stata molto brava a resistere all’attrazione che la spingeva verso Fred, ma quella sera lo fu ancora meno. Rallentare non sarebbe servito a niente. Avevano bisogno di ritrovarsi. Avevano bisogno di unirsi. Aspettavano quel momento da giorni. E quella notte era tutta per loro. Era la notte di Natale, la notte in cui la magia sembrava più potente che mai. Valeva lo stesso per loro.
Finirono di spogliarsi, lentamente, ma sempre più incapaci di aspettare oltre. Hermione percorse lentamente i suoi fianchi con le dita e risalì lungo la schiena. Adorava sentirlo contro di sé, adorava il suo corpo a contatto con il suo. Se avesse potuto, avrebbe imprigionato quei momenti per tenerli con sé per sempre. Fred le baciò il collo e risalì fino alla sua bocca. Le strinse un fianco e scivolò dentro di lei, strappando un gemito a entrambi che si perse nel loro bacio. E fu l’oblio più completo. Fu come perdersi in un’oscurità tempestata di stelle. Avrebbero potuto sciogliere la neve in tutta la città con le fiamme della loro passione, eppure nulla attorno a loro prese fuoco. A parte la sua mente. Hermione fu invasa da quelle fiamme che tanto adorava. Erano oblio, erano luce ed erano oscurità al tempo stesso. Non la spaventavano più. Erano le stessi emozioni che aveva provato quella notte davanti al fuoco. Erano le stesse emozione che aveva provato la prima volta. Eppure sembravano intensificate, diventavano più intense ogni volta. Cambiavano insieme a loro. Crescevano insieme ai sentimenti che provavano.
Hermione strinse le mani, aggrappandosi alla sua schiena. Non voleva lasciarlo andare. Non l’avrebbe mai lasciato andare, specialmente quella notte.
Perché era la notte di Natale e loro dovevano essere lì. Insieme.
 
 
 
 
 
Hermione disegnava cerchi invisibili sul fianco di Fred. Aveva la testa appoggiata sul suo petto. Fred aveva evocato una coperta che li stava proteggendo dal freddo. La neve continuava a cadere. Il vischio sopra le loro teste ondeggiava tranquillo.
- Sirius aveva ragione!- disse Fred. – Questo posto è perfetto. Isolato, silenzioso e con Fierobecco fuori dalla porta pronto a fare a pezzi chiunque osi disturbarci!-
- Oh sì, Fierobecco è un’ottima guardia!- commentò Hermione con sarcasmo. – Infatti stava solo fingendo di dormire, quando siamo entrati!-
- Granger, sei sempre troppo esigente!-
Hermione sorrise. – Desidero il meglio!-
- Ecco perché hai me!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e sollevò la testa. – Non sempre ottengo ciò che voglio!-
Fred assottigliò lo sguardo. Hermione rise della sua espressione corrucciata e si sollevò per baciarlo.
- L’abbiamo scampata per un pelo, oggi!- commentò Hermione.
Fred sorrise. – Sirius ha molte virtù, ma tenere i segreti non è il suo forte!-
- Pensi che minacciarlo serva a qualcosa?- scherzò Hermione.
- Non lo so, ma lascerò a te questo ingrato compito!- rispose Fred.
Sorridendo, Hermione riabbassò la testa, posandola sul suo petto. Il suo sguardo salì alla finestra. Dal punto in cui erano abbracciati, Hermione poteva vedere solo una fetta di cielo. La neve continuava a scendere, sempre più intensamente. Fiocchi bianchi cadevano dal cielo, simili a scintille di luce nella notte. Adorava la neve.
- Possiamo rimanere qui?- mormorò Hermione.
- Certo che possiamo..- rispose Fred, l’ombra di un sorriso nella voce.
La strinse fra le sue braccia e Hermione si rilassò completamente contro il suo corpo. Aveva così tanto sonno. Non riusciva più a tenere gli occhi aperti.
- E se ci beccano?- scherzò Fred, accarezzandole un fianco.
Hermione chiuse gli occhi, la mente sempre più avvolta dalle spire del sonno.
- Non mi importa..- mormorò.
Per un momento, le parve di sentire il corpo di Fred irrigidirsi. Ma poi tutto svanì. I suoi muscoli si rilassarono e lei sentì l’ombra di un sorriso sulle sue labbra, mentre le sfioravano la fronte.
- Buon Natale Hermione..- le sussurrò.
- Buon Natale Fred..-
Poi tutto divenne buio. Scivolò in un sonno privo di sogni. Non aveva bisogno di sognare. Aveva tutto quello che desiderava.
La notte di Natale.
La neve che scendeva dal cielo.
Fred addormentato fra le sue braccia...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per gli abitanti di Grimmauld Place la neve era solo un sogno lontano. Non potevano uscire, come a Hogwarts, e non potevano godersi quello spesso strato di bianca neve fredda. Ma potevano comunque osservare il mondo dalla finestra. E invidiare i ragazzini che giocavano nel piccolo prato davanti alla casa dei Black.
Il pranzo di Natale fu così abbondante che Hermione pensò di esplodere da un momento all’altro. Ricevette un maglione dalla signora Weasley, un libro da Harry, un album di foto da Ginny, pieno di ricordi delle due ragazze, e una nuova piuma da Ron. Aprire i regali con la famiglia Weasley e i membri dell’Ordine fu meraviglioso. Erano tutti radunati davanti al camino della cucina, a bere tazze enormi di zabaione caldo e a cantare canzoni di Natale intonate da Sirius. Fu una giornata bellissima.
Dopo il pranzo, tutti si ritirarono per andare a riposare. La casa cadde in un silenzio quasi spettrale. Harry e Ron avevano provato a iniziare una partita a scacchi, ma si erano addormentati entrambi con la testa sul tavolo. Prima di raggiungere la sua stanza, Bill posò un cuscino sotto le loro teste. George e Fred erano già saliti nella loro stanza, sbadigliando. La signora Weasley stava finendo di sistemare le stoviglie con il marito. Lupin, Tonks e Malocchio erano usciti per riprendere il loro lavoro per l’Ordine. Sirius si era addormentato su una poltrona, con la bocca aperta.
Ginny si era addormentata sul divano della cucina, perciò Hermione raggiunse da sola la sua stanza. A metà del corridoio, Fred sbucò dal nulla, materializzandosi a pochi centimetri da lei. L’impatto contro il suo corpo le fece perdere l’equilibrio, e Hermione finì dolorosamente sul pavimento.
- Ops, scusa Granger!- esclamò lui con un sorriso malandrino, allungando la mano per aiutarla.
Hermione lo fulminò con lo sguardo. – Magari potresti cominciare ad usare le scale!- sbottò.
Ridendo, Fred la afferrò e la sollevò senza alcuno sforzo.
- Ti stavo cercando!- le disse.
- Ma non mi dire..- borbottò lei.
- Smetti di brontolare, è Natale! Non si brontola a Natale!- puntualizzò, fingendosi serio.
Hermione alzò gli occhi al cielo. Stava per ribattere, ma Fred la afferrò per un polso e la trascinò via.
- Dove stiamo andando?- chiese lei, curiosa.
- Avevi programmi particolari per oggi pomeriggio?- le chiese, evitando la sua domanda.
Hermione scosse le spalle. – Pensavo di rintanarmi in camera mia, lontano da persone fastidiose come te, e magari di farmi un bagno più tardi. Perché?-
- Programma annullato!- esclamò Fred, sorridendole. – Ma se vuoi, il bagno lo possiamo fare comunque!- aggiunse serio.
Hermione sollevò un sopracciglio con un sorriso. – Insieme?-
Fred sfoderò un sorriso innocente. – Non vorrai lasciarmi fuori!- rispose lui.
Hermione scrollò le spalle. – Non saprei Weasley, a volte parli davvero troppo! È difficile rilassarsi, con te che parli così tanto!-
- Starò zitto, promesso!-
- Che ne dici di cominciare da ora?- lo provocò lei.
Per tutta risposta, Fred passò due dita sulle labbra, fingendo di chiuderle.
- Tu sai che riuscirai a resistere a malapena per qualche minuto, vero?- ironizzò lei.
Fred scosse la testa, agitando la mano, come a voler dire che avrebbe resistito più a lungo.
- Benissimo, come vuoi tu. Dove mi stavi portando?- chiese lei.
Era una situazione piuttosto buffa, Hermione dovette ammetterlo. Fred sorrise e indicò le scale, poi puntò un indice sul soffitto. Voleva portarla nella stanza accanto alla soffitta di Fierobecco. Era piuttosto intuibile!
Un pensiero attraversò rapido la mente di Hermione. Lo seguì senza preoccuparsene. Le era venuta un’idea. Era un po’ azzardata, ma era pur sempre una buona idea. Era Natale, qualcuno l’avrebbe graziata per la sua intraprendenza.
Senza dire una parola, prese Fred per le mani e lo condusse al piano di sopra. Salirono altre tre rampe di scale e arrivarono al penultimo piano, quello sotto la soffitta di Fierobecco. Era un piano del tutto inutilizzato, perché c’era la stanza da letto di Regulus e Sirius non sopportava quel posto. Era un corridoio lungo e c’erano solo tre stanze. La camera da letto del fratello di Sirius, uno sgabuzzino e un bagno. Hermione odiava le vasche di quella casa, perché le zampe su cui poggiavano le ricordavano una bestia inquietante che aveva invaso alcuni dei suoi incubi peggiori, ma l’uso che ne avrebbe fatto quel giorno, forse, avrebbe scacciato i brutti pensieri!
- Resta lì!- ordinò Hermione.
Fred alzò le mani in segno di resa e si appoggiò alla porta della stanza di Regulus. Hermione indietreggiò, seguita dal suo sguardo incuriosito e allegro al tempo stesso. Incredibile ma vero, Fred non aveva ancora detto una parola!
Se questo è il mio nuovo talento segreto, allora mi dispiace solo non averlo scoperto prima!
Hermione raggiunse il bagno del piano. Era identico a tutti gli altri. Lanciò un’occhiataccia alle zampe della vasca e poi decise di ignorarle. Aprì il rubinetto e, come sempre, la vasca si riempì quasi del tutto dopo pochi secondi. Il vapore salì dall’acqua calda e appesantì il suo respiro. Per un momento pensò di spogliarsi e gettarsi nella vasca, lasciando Fred da solo nel corridoio, ma la sua malvagità non aveva ancora raggiunto quei livelli. Chiuse il rubinetto e uscì dal bagno, lasciando la porta semiaperta. Tornò da Fred e gli sorrise.
- Ancora in silenzio?- chiese.
Fred annuì, sorridendo come un bambino compiaciuto di  se stesso per aver preso un bel voto a scuola. O meglio, nel suo caso, per aver vinto una partita di Quidditch.
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma rivolse a Fred un sorriso carico di malizia. Senza distogliere gli occhi dai suoi, Hermione slacciò il primo bottone della camicia. Fred sorrise, ma la sua bocca rimase serrata.
- Continuerai a stare zitto?- mormorò Hermione.
Fred annuì.
- Me lo prometti?-
Di nuovo un cenno d’assenso.
Hermione indietreggiò di un passo, slacciando un altro bottone. Fred raddrizzò la schiena e avanzò di un passo. Hermione continuò a camminare. Ad ogni passo, slacciava un bottone. Poco dopo, la camicia scivolò dalle sue spalle e finì sul pavimento. Le sue mani salirono a sciogliere la coda. I suoi capelli ricaddero sulle spalle. Hermione scosse la testa, liberando i ricci. Si fermò, aspettando che lui la raggiungesse. Era giunto il momento di giocare con lui.
Le dita di Hermione sciolsero l’ultimo bottone della camicia di Fred e poi risalirono verso l’alto. Mentre sfilava i bottoni dalle asole, continuò a guardarlo, senza mai lasciare i suoi occhi. Slacciato l’ultimo bottone, Hermione accarezzò le sue spalle, e fece scivolare la camicia dal suo corpo. Cadde silenziosamente a terra.
- Sei più bravo di quanto mi aspettassi!- lo provocò.
Fred sorrise e le fece un occhiolino.
- Ma ora hai un problema!- aggiunse Hermione, fingendo un tono preoccupato.
Fred sollevò un sopracciglio, Hermione non seppe dire se fosse sinceramente spaventato o solo intrigato da quella piccola svolta.
Hermione indicò il bagno alle sue spalle. – L’acqua è già calda. Peccato che siamo ancora vestiti. Certo, potrei continuare a spogliarmi, ma..-
Le dita di Hermione scesero lungo il suo petto e i suoi addominali. Accarezzarono il bottone dei jeans, ma non lo slacciarono. Forse a pranzo aveva bevuto troppo Idromele. Ma non si prese il disturbo di arrossire, né di stupirsi di se stessa. L’allieva avrebbe dovuto superare il maestro, prima o poi!
Avvicinò la bocca al suo orecchio e sussurrò. - ..posso continuare solo se me lo chiedi..che dilemma! Dimostrarmi che puoi mantenere una promessa o cedere a una provocazione?- lo prese in giro. Passò la lingua sul collo e poi morse il lobo del suo orecchio. Sentì Fred rabbrividire e provò un innato senso di piacere nel basso ventre.
Poi Hermione sentì le mani di Fred afferrarle i fianchi e accarezzarli. La spinse verso la porta del bagno ancora distante e le sorrise. Sollevò un indice e si toccò la tempia destra, con espressione convinta. Hermione si chiese cosa intendesse e lo scoprì quasi subito. Le dita di Fred scesero sulla sua vita e arrivarono al bottone dei jeans. Il tempo di un respiro e glieli aveva tolti. Hermione calciò via scarpe e jeans rapidamente e sorrise.
Non era poi così stupido! C’era una scappatoia nel dilemma di Hermione e lui l’aveva appena trovata. Non che fosse difficile, ma Hermione aveva comunque temuto che non ci arrivasse. Se non poteva parlare, allora poteva spogliarla. Era facile. Ma era tutto nei suoi piani. Sorridendo, come per convincerlo di aver trovato la risposta giusta, slacciò il bottone dei suoi jeans e glieli sfilò. A volte Fred era così prevedibile..
Camminò all’indietro, la pelle a contatto con la sua, e raggiunse la porta del baglio.
- Bella mossa, Weasley!- si congratulò.
Fred sorrise con espressione ovvia, come se lei non avesse nemmeno dovuto dubitarne. Hermione si avvicinò e posò le mani sul suo petto. Si sollevò sulle punte e sfiorò le sue labbra con un bacio delicato. Prima che lui potesse abbracciarla, separò le labbra dalla sue e sorrise.
- Fammi sapere come sta Fierobecco!- esclamò Hermione.
Poi scivolò dentro al bagno e chiuse la porta con un tonfo. Sorrise trionfante. Ovviamente, una porta chiusa a chiave non avrebbe fatto la differenza, ma il suo obiettivo era raggiunto: vedere la sua espressione allibita valeva più di una Pietra Filosofale.
Sorridendo raggiante, si voltò per raggiungere la vasca. Ci fu un piccolo crac e Hermione si ritrovò fra le braccia di Fred, che aveva abbandonato l’espressione sorpresa, per una maledettamente maliziosa.
- Complimenti, Granger!- commentò, afferrandola per la vita e sollevandola.
Hermione si aggrappò rapida alle sue spalle e lasciò che lui la appoggiasse sul ripiano del lavandino.
- Oh no..- si lamentò lei, esagerando il tono di voce. – Hai ricominciato a parlare!-
Sorridendo, Fred le accarezzò una coscia e si avvicinò a lei. Erano praticamente quasi senza vestiti, perciò Hermione dovette impedirsi di gemere con tutte le sue forze, quando la sfiorò.
- Adori la mia voce..- mormorò lui, accarezzandole il collo con la lingua.
Hermione sospirò e chiuse gli occhi. – Penso che ti chiuderò la bocca di nuovo..-
- Questa volta non ci casco! Non ti sono rimasti molti vestiti con cui ingannarmi!- la provocò lui.
Per tutta risposta, Hermione strinse le gambe attorno ai suoi fianchi e i loro bacini si incontrarono. Fu un contatto così travolgente che Hermione ci mise un po’ a tornare con i piedi per terra. Sentì Fred trattenere il respiro e sorrise.
Avvicinò la bocca al suo orecchio e mormorò:  – In effetti, l’assenza di vestiti fa proprio al caso mio!-
- Ogni tanto mi spaventi, Granger!- ammise lui, accarezzandole una gamba e stringendola a sé.
Hermione non si prese la briga di ribattere. Avvicinò la bocca alla sua e lo baciò. Fu un bacio così travolgente e carico di desiderio, che le girò la testa. Le sembrò di sentire il ripiano di marmo oscillare sotto di sé. Le sembrava di essere intrappolata in quel vortice in cui si scivolava usando una Passaporta. Ma senza spiacevoli sensazioni allo stomaco. Sentì la stanza girare e oscillare, ma invece di confonderla, quella sensazione la rapì e la travolse, accrescendo il suo desiderio, la voglia che aveva di lui. Fred separò le labbra dalle due e sorrise.
- Ma io posso fare di peggio..- mormorò.
- Ma non sei davvero in grado di tenere quella bocca chiusa!- sbottò lei, sorridendo.
Ridendo, le mani di Fred scesero lungo la sua vita. In pochi secondi caddero gli ultimi vestiti rimasti. Hermione si strinse a lui, soffocando una nuova ondata di piacere nella sua bocca. La abbracciò, stringendola a sé e appoggiando le mani sulla sua schiena. Hermione salì a circondargli il collo con le braccia e strinse fra le dita i suoi capelli. Quando entrò in lei, la testa smise di girarle. Ci fu un momento, solo un istante, in cui tutto il suo corpo si concentrò sul piacere intenso e su quel senso di appartenenza che provava ogni volta che si univa a lui. La sua mente scivolò di nuovo nell’oblio quando lui cominciò a muoversi e la testa riprese a girarle. I contorni della stanza sfumarono. Chiuse gli occhi, appoggiando la fronte alla sua e cercando la sua bocca, soffocando in quel bacio gemiti e sospiri, incapace di frenare l’onda di fuoco che l’aveva travolta. Poteva esistere di meglio? Fra le sue braccia si sentiva al sicuro, si sentiva protetta. Si sentiva completa. Era unita a lui, non solo fisicamente. Era come se potessero essere veramente un’unica persona, un’unica anima. Era una sensazione così incredibile, che Hermione pensò di non potersi mai abituare. Non poteva. Era sempre travolgente, era nuova ogni volta. Era come se la vivesse per la prima volta. Fare l’amore con Fred era un’esperienza unica. Non aveva bisogno di nessun’altro, non voleva nessun’altro. Voleva solo lui. Perché un altro non sarebbe andato bene. Nessuno poteva colmarla come faceva lui. Le mani di un altro non l’avrebbe accarezzata in quel modo. La bocca di un altro non le avrebbe mai potuto regalare tutto questo.
Era lui. C’era solo lui. Doveva ammetterlo. Avrebbe dovuto dirlo a voce alta, ma a cosa sarebbe servito. Fred lo sapeva. L’aveva sempre saputo. E per quanto l’insicurezza minacciasse ogni volta di impossessarsi dei lei, Hermione sapeva che per lui era lo stesso. Lo sentiva quando la stringeva, avvicinandola a sé, come se non potesse farne a meno, come se volesse allontanarla da tutto il resto, tenendola solo per se stesso. Lo vedeva nei suoi sguardi, quando la cercava e nel modo in cui sorrideva quando i suoi occhi la trovavano. Si appartenevano. E non aveva importanza sapere perché o chi dei due lo avesse capito per primo. Sarebbe arrivato il momento di dirlo a voce alta. Ma le parole potevano aspettare.
 
 
 
 
 
Hermione si chiese quanto tempo fosse passato. Forse ore intere. Forse qualcuno sarebbe venuto a cercarli. O forse no. Non le importava più di tanto. L’acqua calda cullava il suo corpo. La schiena appoggiata al corpo di Fred, le sue mani che le accarezzavano la pelle nuda e il suo respiro a sfiorarle i capelli completavano l’opera.
Prima di immergersi nella vasca, Fred era uscito a recuperare i vestiti. Sarebbe stato curioso spiegare la presenza dei loro vestiti in un corridoio, se qualcuno li avesse notati. Con un incantesimo, Fred aveva scaldato l’acqua ormai fredda e aveva fatto apparire una morbida e candida schiuma che a Hermione ricordava la neve all’esterno. Con la rincuorante differenza che era calda!
Fred sfiorò con le labbra la sua tempia e Hermione sorrise.
- Dobbiamo tornare disotto, vero?- mormorò Fred, lamentandosi come un bambino.
Hermione sollevò il viso e sfiorò le sue labbra con un bacio. – No, restiamo qui!-
Fred sgranò gli occhi. – Granger sei matta? Vuoi farmi venire un colpo?-
Hermione sollevò gli occhi al cielo. – Piantala!-
Lui sorrise. – E se ci vengono a cercare? Non sei preoccupata?-
Hermione scosse le spalle. – Potresti obliviarli!-
- Spero tocchi a Ron!- commentò, con un ghigno diabolico.
- Perché?-
- Perché sarà meraviglioso divertirsi con i suoi ricordi!-
- Fred!-
- Stavo scherzando..forse!-
Hermione scosse la testa e la rilassò contro il suo collo. Non voleva andarsene da quella vasca. Non voleva tornare da tutti gli altri in Grimmauld Place. Be’, tecnicamente anche loro erano ancora in quella casa, ma a Hermione sembrava di essere molto più lontana.
- Forse dovremmo scendere..- borbottò lei, senza nessuna intenzione reale di alzarsi.
Fred capì al volo il suo tono di voce e sorrise. – Oppure possiamo restare!-
- E se Ron ci scopre?-  azzardò lei, un po’ veramente preoccupata.
- Potrebbe essere un interessante spunto per raccontargli la verità!- rispose lui, tranquillo.
Hermione sollevò la schiena e si girò. – Fred, non mi sembra un inizio promettente!-
Lui sorrise. – Dici che è per la vasca?-
- La vasca non è esattamente la prima cosa a cui ho pensato!- sbottò lei, indicando entrambi con l’indice. Un leggero rossore comparve sulle sue guance, senza che potesse impedirlo.
Il sorriso malandrino di Fred peggiorò la situazione delle sue guance.
- E’ incredibile, Granger! Ho ancora il potere di farti arrossire!-
- E di farmi desiderare la tua prematura scomparsa!- ribatté lei, con un sorriso acido.
- Consolati: a quello potrebbe pensarci Ron!- rispose lui.
Hermione lo squadrò per un istante, poi scoppiò a ridere, seguita subito da Fred. Si rannicchiò contro il suo petto e Fred le avvolse le braccia attorno al corpo. Continuarono a ridere per un po’, poi rimasero in silenzio. Hermione rilassò la guancia contro il suo petto e sentì il cuore di Fred pulsare direttamente sotto il suo orecchio.
- Glielo diresti veramente?- chiese Hermione, prima di potersene pentire.
- Di uccidermi?- chiese Fred allibito.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – No idiota! Parlavo di..- ma si bloccò, incapace di proseguire.
- Di noi?- completò Fred, con un sorriso.
- S-sì..- mormorò Hermione, arrossendo.
Perché diavolo stava arrossendo?
Fred sollevò una spalla. – Prima o poi dovrà saperlo..-
- Davvero?- chiese Hermione incerta.
- Granger le relazioni segrete sono affascinanti, ma non possono rimanere segrete per sempre!- le disse sorridendo.
Per sempre..oh santo Merlino!
Hermione si raddrizzò di scatto, il suo ardente coraggio di Grifondoro uscito vittorioso dalla dura lotta contro l’imbarazzo e la codardia. Fred continuò a guardarla sorridendo.
- Che c’è?- le chiese.
- Che intendi dire con “relazione”?- chiese, parlando lentamente.
- Mi stai chiedendo la definizione della parola?- chiese confuso.
Hermione si trattenne dal sospirare. - No, ti sto chiedendo perché l’hai usata per riferirti a noi!- puntualizzò.
Fred sgranò gli occhi. – Che domanda è? Tu come definiresti quello che c’è tra noi? Un’amicizia un po’ troppo audace?-
Hermione arrossì, l’imbarazzo lottò per riemergere ma fu soffocato dal ruggito della leonessa coraggiosa che viveva in lei. – N-no..cioè...-
Fred sorrise tranquillo. – Lo pensavi veramente?- chiese, sorpreso.
Hermione sospirò, prendendosi un minuto di pausa. Doveva spiegare quello che aveva in testa e non era per niente facile.
- E’ difficile da spiegare..- borbottò.
- Provaci!- la invitò lui.
Hermione cercò di pensare a un modo intelligente di spiegarsi, ma si rese conto che stavano affrontando quel discorso in una vasca da bagno e che, in qualunque momento, qualcuno avrebbe potuto interromperli. Quel pensiero scatenò il panico fra i suoi pensieri già burrascosi.
- Ecco io..- iniziò, poi abbassò le spalle avvilita e decise di usare le prime parole che le venissero in mente. – Sono un po’ confusa. Anzi sei tu che mi confondi!- puntualizzò. Fred sorrise ma non disse niente, e Hermione lo prese come un invito a proseguire. – Insomma, non sono abituata a non capire. E tu mi hai trascinata in questa..-
- Relazione?- suggerì lui, con un ghigno beffardo.
- Piantala Fred!-
- Ok scusa! Continua!- disse lui, senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
- Vorrei solo capire perché. Come posso spiegarmi cosa sta succedendo, se tu non mi aiuti?- concluse Hermione, sollevando il mento come sfidandolo a contraddirla.
- Hai ragione, a volte ho evitato di rispondere alle tue domande..-
- No, tu non hai mai risposto alle mie domande!- precisò lei, sollevando le sopracciglia.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Va bene, non ho mai risposto. Ma ciò non toglie che non avresti dovuto dubitare di me!-
Hermione spalancò la bocca. – Come scusa?-
- Pensavi che ti avrei usata e gettata via, così?- chiese, schioccando le dita.
Hermione rispose senza riflettere. – No, non l’ho mai pensato..- mormorò.
Era vero. Non l’aveva mai pensato, ma se ne era resa conto solo in quel momento, quando quelle parole avevano lasciato la sua bocca. Non aveva mai dubitato di lui. E lo aveva fatto senza sapere la verità. Senza avere delle risposte.
- Mi sono fidata di te..- sussurrò, guardandolo negli occhi.
Fred le sorrise. Hermione pensò che lui sapesse perfettamente dove stesse andando a parare quella conversazione e il suo sospetto divenne realtà quando lui chiese: - E perché?-
Per la seconda volta, Hermione parlò senza pensare, scoprendo qualcosa di se stessa, qualcosa di loro, che non aveva idea di conoscere.
- Perché tu me lo hai chiesto! Mi hai chiesto di fidarmi di te! - mormorò.
Fred annuì. – Esatto. E tu ti sei fidati. Hai coraggio da vendere, ammettiamolo!- scherzò con un sorriso. – Ti sei fidata di me. E non sto dicendo che hai fatto la cosa sbagliata. È solo lodevole che tu l’abbia fatto senza sapere..be’, senza sapere!-
Hermione assottigliò lo sguardo. – Mi stai nascondendo qualcosa?-
- Forse..-
- E non me lo dirai!-
Non era una domanda. Non aveva bisogno di chiederlo.
Fred le sorrise e le accarezzò una guancia. – Hai bisogno davvero di saperlo per fidarti di me?-
- No, ma vorrei che fosse così..- borbottò, un po’ infastidita un po’ divertita.
Fred rise piano e la baciò. Hermione si lasciò cullare da quel bacio particolarmente dolce e lento e capì che aveva fatto bene a fidarsi di lui. Anche senza conoscere la verità.
- Me lo dirai, un giorno?- chiese, staccandosi da lui.
Fred sorrise. – Sai che non so resisterti! Prima o poi cederò!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e ricominciò a baciarlo. Questa volta, fu lui a interrompere il bacio.
- Quindi lo diciamo a Ron?- chiese. Hermione rabbrividì e Fred scoppiò a ridere. – Granger non ti facevo così fifona! Dov’è finita l’audace leonessa?-
Hermione lo colpì con un pugno sulla spalla e lui continuò a ridere.
- Magari aspettiamo la fine della vacanze..per adesso mi basta Sirius!- borbottò lei.
Fred soppesò le sue parole e annuì. – Concordo! Forza, usciamo da qui o i nostri piani andranno in fumo fin troppo presto!-
Uscire da quella vasca, dal bagno e dal corridoio fu un’impresa lunga e complicata. Nonostante le buone intenzioni, Fred continuò a baciarla, accarezzarla e spogliarla. Hermione non perse tempo a minacciarlo e invece di opporsi lasciò che lui la attirasse di nuovo sul pavimento, o contro la porta del bagno, o contro quella della stanza di Regulus. Raggiungere le scale fu difficile, ma sancì la fine di quella piccola battaglia.
Scoprirono che erano quasi le quattro. Fred raggiunse George in camera, e Hermione scese da sola in cucina. Harry e Ron erano svegli e stavano giocando a scacchi. Svegliò Ginny, che dormiva con Grattastinchi in braccio. La trascinò in camera con una scusa e alle parole “Devo raccontarti una cosa” Ginny si svegliò completamente. Quando furono al sicuro nella loro stanza, Hermione cominciò a raccontare. Ginny passò parecchie espressioni facciali, prima di stendersi sul pavimento con la testa fra le mani, mormorando parole incomprensibili.
- Se non fosse mio fratello mi innamorerei di lui!-disse a un certo punto, sollevando la schiena dal pavimento.
Hermione la guardò come se fosse pazza e Ginny alzò gli occhi al cielo. – Ho specificato: se non fosse mio fratello!- sottolineò.
Hermione sorrise e si sistemò sul pavimento davanti a lei.
- Pensi che ne uscirò intera?- le chiese.
Ginny appoggiò i gomiti sulle ginocchia. – Non lo so, ma una cosa è certa!-
- Cosa?-
- Tiene a te molto più di quanto pensi!- rispose, con un sorriso.
- Devo dirlo a Ron?-
- Se vuoi lo faccio io!-
Hermione arricciò le labbra. – Magari succederà per caso..magari ci becca come Sirius o Lee..iniziare a dirglielo con un discorso vero e proprio mi manda in paranoia! Ginny mi stai ascoltando?- chiese confusa.
Ginny non la stava assolutamente ascoltando. Guardava Hermione con occhi sgranati e bocca spalancata, un’espressione tanto stupida che Hermione pensò di aver perso la sua amica per sempre.
- Ginny?- la chiamò, scuotendola per una spalla.
- Ho un piano!- scattò lei, spaventando Hermione.
- Un piano?-
- Sì, un piano. Un piano davvero geniale!- rispose, con sguardo folle.
Hermione sollevò le sopracciglia. – E sarebbe?-
- Hai ragione tu: perché dirlo a Ron, quando può semplicemente scoprirlo da solo?-
- Continuo a non capire!-
- Capirai a tempo debito! Dobbiamo aspettare di tornare a Hogwarts!- disse, parlando più con se stessa. Posò lo sguardo sul pavimento, si morse un labbro e sollevò un indice, poi cominciò a mormorare. – Dobbiamo tornare a scuola, sarà più facile. Ma non so se..no questo dettaglio meglio lasciarlo a George. O a Lee..no meglio George!..-
- Cosa centrano George e Lee?- chiese Hermione perplessa. Ginny stava impazzendo..
- Shh, sto pensando!-
- No, stai delirando!-
- Devo andare!- esclamò scattando in piedi.
Hermione si girò a guardarla, del tutto sconvolta. – Ma dove vai?-
- Devo parlare con George!- disse, con un piede già fuori dalla porta. Uscì e chiuse la porta con un tonfo, lasciando Hermione sola sul pavimento.
Era completamente uscita di testa. Ancora confusa, Hermione si sollevò dal pavimento e scese di nuovo in cucina, dove la signora Weasley stava sgombrando il tavolo per una cena rapida fatta con gli avanzi del pranzo. Lupin, Tonks e Malocchio non sarebbero tornati quella sera. Hermione aiutò ad apparecchiare e dovette subirsi le battutine di Sirius.
- Che cosa hai fatto per tutto il pomeriggio?- le chiese, passandole un piatto.
- Ho studiato!- rispose lei, senza battere ciglio.
- Che cosa?-
- Trasfigurazione..- borbottò lei.
Sirius le passò un calice. – Fierobecco come sta?-
- Non lo so, non l’ho visto!- rispose lei, ed era la verità, per cui fu facile sorridere.
- Ah, pensavo fossi passata da lui..- mormorò Sirius, con indifferenza.
- No ho preferito concedermi un bagno caldo!- ribatté lei, sfidandolo con lo sguardo.
Sirius sorrise ammirato per la sua spavalderia e le passò un piatto. – Il piacere di un bagno caldo non conosce paragoni!-
- Puoi dirlo forte!- commentò lei.
- Sirius, passami quelle forchette!- esclamò Ron.
Felpato le allungò senza staccare gli occhi da Hermione.
- Hai visto Fred?-le chiese.
Hermione scosse le spalle. – Penso sia con George!-
- No sono qui!- esclamò Fred alla sue spalle.
Hermione trasalì e il bicchiere le sfuggì di mano, cadendo a terra con un suono metallico. Fred si chinò alle sue spalle per raccoglierlo, e accarezzò la sua gamba con la mano mentre risaliva.
- Tieni..- mormorò al suo orecchio, passandole il calice da dietro la schiena.
Hermione tossì e lo prese. – Grazie..- rispose meccanicamente.
- E tu Fred? Cosa hai fatto oggi?- chiese Sirius, con un sorriso malandrino.
Fred allungò un braccio per prendere un piatto, attento a sfiorare con decisione il corpo di Hermione e premere con il torace sulla sua schiena.
- Un rilassante bagno caldo!- rispose lui tranquillo.
- Ma pensa un po’!- commentò Sirius.
Harry, che stava distribuendo i tovaglioli, alzò lo sguardo, incuriosito da quella strana conversazione.
Sirius tergiversò. – E tu Harry?-
- Ho giocato a scacchi!- rispose il Prescelto, sollevando un sopracciglio.
- Interessante..- commentò Sirius.
Hermione strinse con forza la presa su un piatto. Fred, che si era sistemato al suo fianco, si voltò verso di lei con un sorriso.
- Mi passeresti un piatto?- le chiese, dolcemente.
Hermione assottigliò lo sguardo e ficcò con forza il piatto fra le sue mani.
- Grazie..- mormorò lui, con un ghigno.
Hermione strinse i denti e si voltò a prendere un altro piatto. Ma il suo braccio scattò con troppa energia e il piatto colpì una pila di calici che caddero sul tavolo con un gran fracasso.
- Hermione ti vedo un po’ nervosa stasera!- commentò Sirius, sistemando ogni calice al proprio posto con un colpo di bacchetta, risparmiando agli altri la fatica di continuare ad apparecchiare. – Magari hai bisogno di un altro bagno?-
- Magari ho solo bisogno di avere diciassette anni e di poter compiere magie fuori dalla scuola!- sbottò lei, fra i denti.
Fred si avvicinò a lei con la scusa di prendere un coltello e le mormorò all’orecchio. – Se ti accontenti del bagno fammi sapere!-
Hermione sospirò, ma una parte di sé lottò a lungo per accettare quella proposta. Hermione seppellì quei tentativi e sfoderò un sorriso di sfida.
- Ti farò sapere Weasley, anche se penso che lo chiederò a George!-
- George è impegnato!- ribatté lui, scrollando le spalle.
- C’è sempre Bill!- esclamò lei con un sorriso.
Sirius trattenne una risata. – Dieci punti alla Granger!-
- Che peccato non aver potuto festeggiare il Natale alla Tana! Avremmo invitato molte più persone!- disse Fred. – Sarebbe stato bello riabbracciare Fleur!-
- Rettifico, dieci punti a Weasley!- commentò Sirius.
- Piantatela!- sbottò Hermione.
Ron arrivò in quel momento alle loro spalle e i due malandrini smisero di ridere. La signora Weasley raggiunse il tavolo e con un colpo di bacchetta fece arrivare al centro il calderone con lo stufato.
- Fred, dov’è George?- chiese, girandosi verso il figlio.
- Non lo so, Ginny l’ha rapito ore fa e l’ha portato in soffitta. Forse non ha ancora finito di ripulire le ossa!-
La signora Weasley alzò gli occhi al cielo e lo colpì con il mestolo. – Non sei divertente!-
- Tu scherzi mamma, ma secondo me non ha lasciato nemmeno un braccio o una gamba!- rincarò lui.
Sirius scoppiò a ridere e in quel momento George e Ginny entrarono in cucina, sorridendosi con aria complice. Parlottarono ancora un po’, ma si interruppero prima di raggiungere il tavolo.
- Si mangia, finalmente!- esclamò Ginny, allungando il naso verso il calderone.
Hermione la guardò con un sopracciglio alzato e lei scosse le spalle, tranquilla.
- Mi devi una spiegazione!- sussurrò Hermione.
- Non è ancora il momento. Prima devo rifinire i dettagli del mio piano!- le rispose.
- Sedetevi, ragazze!- ordinò la signora Weasley.
Per tutta la cena, non tornarono sull’argomento. Sirius smise di fare battute, fortunatamente. Una volta che furono sole in camera, Hermione partì alla carica, ma Ginny fu incorruttibile. Prima di addormentarsi, Ginny le rivolse un sorriso dal suo letto.
- Andrà tutto bene, fidati di me!- le disse.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Vi piace proprio questa trappola, a voi Weasley!-
Ginny scoppiò a ridere e le augurò la buonanotte. Hermione si addormentò poco dopo e scivolò in un sonno tranquillo. Sognò di volare sulla schiena di Fierobecco, ma non aveva paura. Delle braccia la avvolsero, e il freddo di una notte nevosa scomparve. Poteva fidarsi di quella presa salda. Non l’avrebbe lasciata scivolare nel buio. L’avrebbe salvata..
Si svegliò si soprassalto, quando si rese conto che le braccia non erano un sogno. Qualcuno la stringeva, sotto le coperte.
- Shh, o sveglierai Ginny..- sussurrò Fred.
Hermione si rilassò. – Che ci fai qui?-
- Mi mancavi..-
Hermione sgranò gli occhi.
Cosa?
- Davvero?-
- Sì..-
Sorridendo, Hermione si voltò e appoggiò la testa nell’incavo del suo collo. Fred le baciò la fronte.
- Dormi..- le sussurrò.
- Stavo sognando di volare..- mormorò lei.
Fred sorrise. – Era un brutto sogno, allora!-
- No, volavo con Fierobecco..-
- E non avevi paura?-
- No, perché c’eri tu a tenermi..- confessò Hermione, arrossendo un po’.
Lo sentì ridere piano. – Ti fidavi di me?-
- Sapevo che non mi avresti lasciata cadere!-
Con due dita, Fred le sollevò il mento e la baciò. Fu un bacio lungo, lento e intenso. Quando finì, si staccò da lei e le sorrise. Hermione ricambiò il sorriso e tornò a posare la testa sotto il suo collo, chiudendo gli occhi.
- Non ti lascerei mai cadere..- sussurrò Fred.
Hermione sorrise. – Lo so..-
- E’ una promessa!- le disse.
Hermione si strinse fra le sue braccia e rispose: - Lo so, mi fido di te..-
Fred sorrise e la strinse a sé. Hermione sentì il sonno tornare nei suoi pensieri. Si addormentò, consapevole che quelle parole erano la promessa di cui aveva sempre avuto bisogno. Non l’avrebbe mai lasciata cadere e lei lo sapeva. Era una promessa e valeva molto più di qualsiasi altra parola.
Perché era una promessa sincera. Perché sapeva che lui non l’avrebbe mai abbandonata.
Poteva lanciarsi nel vuoto, poteva volare, poteva scivolare nella notte tempestata di fiocchi di neve.
Fred l’avrebbe protetta. Le sue braccia l’avrebbero sempre salvata.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’autrice:
 
 
‘Seeeera! [quasi cit. George]
Tanto per cominciare: tantissimi auguri di Buone Feste!! Avevo promesso che avrei aggiornato entro e non oltre il 26 e invece non ce l’ho fatta. Perciò chiedo profondamente scusa! Purtroppo fra cene, parenti, coma profondi da abbuffata e uscite varie non sono riuscita a finire il capitolo in tempo! Perciò eccomi qua, ad aggiornare con un giorno di ritardo! Spero abbiate passato un buon Natale :)
Piccola nota: ho deciso di risparmiare al signor Weasley le pene inflitte da quella serpe di Nagini! A parte questo, penso di non avere altro da dire!
Capitolo un po’ lungo, ma penso che ad alcune di voi non dispiacerà :D che dire? Grazie infinite per il vostro sostegno, per i complimenti, per le recensioni e per tutto! Non so come farei senza di voi, e non lo dico tanto per dire! Il vostro sostegno mi incoraggia e siete la fonte della mia fantasia! Grazie davvero!
Piccola info: domenica partirò per andare a Roma dai miei parenti e tornerò il 2! Non avrò la possibilità di aggiornare da là, perciò il prossimo capitolo verrà postato il 3! Spero di riuscire comunque a rispondere alle recensione e ai messaggi! In teoria non dovrei avere problemi!
Ora vi lascio! Grazie di cuore ancora! Buone Feste e buon Anno nuovo a tutti:)
Un bacio enorme!
Amy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Fughe, Compromessi e una Spolverata di Gelosia ***


Capitolo 20
Fughe, Compromessi e una Spolverata di Gelosia
 
 
 
 
 
 
 
Tornare a Hogwarts fu quasi traumatico per Hermione.
Dimenticò per un momento di essere nell’anno dei G.U.F.O. e di avere l’ES a cui pensare. Grimmauld Place si era trasformata in una casa accogliente quanto la Tana. Gli ultimi giorni di vacanza erano serviti per ripulire a fondo la casa, per legare un rapporto di fiducia con Sirius e per sembrare un po’ più adulti agli occhi dei membri dell’Ordine. Si erano divertiti così tanto, che Hermione avrebbe desiderato altre due settimane di vacanze, al diavolo lo studio e gli esami. Lei e Fred avevano passato molto tempo insieme, da soli nella loro stanza nascosta nella soffitta. Per quanto quella casa fosse abitata, isolarsi non era stato poi così difficile. Erano riusciti a ritagliarsi il loro piccolo posto, come quella foresta nella Stanza delle Necessità. Avevano trovato il loro posto perfetto.
Ma poi tutto era finito e la scuola era ricominciata. Hogwarts le era mancata, infondo. Sirius, Lupin, Tonks e i Weasley le sarebbero mancati molto, ma tornare a scuola aveva i suoi vantaggi. E poi Fred c’era comunque e, Hermione dovette ammetterlo, era tutto ciò che le bastava sapere.
Le lezioni ripresero il giorno dopo il loro ritorno. La palude era stata finalmente rimossa dall’Ingresso. Gli insegnati avevano ripulito la Sala e restituito al pavimento il suo solito aspetto. I complimenti degli studenti non servirono ad addolcirli: già dal primo giorno cominciarono ad assegnare valanghe di compiti e pagine da studiare. Alla fine del primo lunedì, Hermione dovette unirsi alle lamentele di Harry e Ron. La mole di studio era cresciuta a dismisura, e mai come prima Hermione desiderò di tornare in Grimmauld Place. Le lezioni, lo studio, gli allenamenti di Quidditch e le Esercitazioni portarono ad un'unica conseguenza: non riuscì a rimanere sola con Fred per una settimana intera. Si vedevano in Sala Grande per i pasti, si incontravano in Sala Comune la sera tardi ed erano persino riusciti ad esercitarsi insieme durante l’ultimo incontro dell’ES. Ma a parte questi rari momenti, dovettero rinunciare ad incontrarsi. La stagione di Quidditch sarebbe ricominciata il sabato successivo, con la partita dei Grifondoro contro Corvonero. Angelina sembrava sul punto di esplodere per l’ansia, anche se mancava ancora più di una settimana. Era una partita decisiva per la classifica e la pressione calò presto su tutti i membri della squadra. Tranne Fred e George, che sembravano tranquilli come se li aspettasse una semplice passeggiata nel giardino. La mole di studio obbligava Harry, Ron e Hermione a studiare fino a tardi e questo si ripercuoteva sulle loro ore di riposo. Per Harry e Ron significava anche perdere concentrazione durante gli allenamenti. Per Hermione significava crollare addormentata in biblioteca. Nonostante tutto, Hermione strinse i denti e cercò di resistere fino alla fine della settimana. Tentò più volte di convincere Ginny a rivelarle il suo famoso piano, annunciato in Grimmauld Place, ma la ragazza fu muta come una tomba. Ad un certo punto, Hermione ci rinunciò: i vani tentativi la stancavano ancora di più!
Uscendo dall’ultima lezione del venerdì, nessuno tirò un sospiro di sollievo. Sarebbe stato un weekend di studio e recupero, e nessuno aveva voglia di festeggiare per questo. Harry e Ron si prepararono per l’allenamento e Hermione e Ginny decisero di seguirli. Per essere gennaio, l’aria si era fatta più tiepida, anche se nuvoloni scuri minacciavano di riversare presto una pioggia torrenziale. Lei e Ginny avrebbero studiato sugli spalti, mentre guardavano l’allenamento.
Nemmeno in quell’occasione Ginny si decise a raccontare a Hermione il suo piano.
- Ma perché non puoi dirmelo?- chiese Hermione, sbuffando e fermando una pagina svolazzante del libro di Incantesimi.
La pagina ondeggiò sulla stoffa del suo guanto e il vento le spostò i capelli dalla spalla. Ginny le sorrise, alzando la testa dal libro di Trasfigurazione.
- Perché non posso! È tutto sotto controllo, fidati di me e George!- le rispose.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Di te mi fido, di George un po’ meno!-
- E dire che l’idea è stata mia!-
- Non ricordarmelo!-
Ginny scoppiò a ridere e le accarezzò una guancia, con le dita avvolte negli spessi guanti. – Andrà tutto bene!-
Hermione annuì e spostò lo sguardo sul campo da Quidditch. Il vento non sembrava nuocere alle prestazioni dei giocatori. Stavano giocando veramente bene, per quanto Hermione ne capisse. Osservò Harry esercitarsi nelle picchiate. Ron stava parando dei tiri liberi di Alicia e Katie e Angelina stava osservando e commentando ogni azione. Fred e George si stavano scaldando con un Bolide leggero. Hermione sapeva che erano bravi e che stavano tirando piano per scaldarsi, ma tratteneva il fiato ogni volta che il Bolide arrivava rapido verso Fred e ricominciava a respirare solo quando vedeva la mazza colpirlo. Forse non era stata una buona idea, quella di assistere all’allentamento!
Angelina fischiò e cominciarono a simulare una partita per provare qualche tattica. Hermione seguì il gioco, tornando a studiare di tanto in tanto. Ogni volta che i suoi occhi cadevano sul campo, cercava Fred. Volava concentrato sul gioco. Anche se era lontano, Hermione poteva vedere i suoi lineamenti tesi e attenti, concentrati sul suo dovere in campo. Era bravo. Volava con la stessa facilità con cui respirava. Era nel suo ambiente, perfettamente libero, amico del vento e dell’aria attorno a sé. Non aveva paura. Hermione sorrise, ricordando le volte in cui lui l’aveva presa in giro. Lei odiava volare. Ma era bello guardare gli altri farlo, soprattutto se erano persone come Harry, o Fred, o George, che sembravano nati per cavalcare quella scopa.
- Hermione il tuo libro di Incantesimi si sta offendendo!- esclamò Ginny, con un sorriso vispo.
- Perché?- chiese lei distratta.
- Lo ignori da troppo tempo!-
Hermione si riscosse e guardò il libro, quasi come se potesse davvero dirle di essere offeso. Sorridendo lo richiuse e decise di rinunciare allo studio. Guardare l’allenamento era molto più interessante!
- Oh santo Merlino! Hermione Granger ha chiuso un libro!-
- Piantala, Ginny!-
- Sul serio, penso che Fred meriterebbe un monumento per essere arrivato a tanto!-
Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise.
Poco dopo, l’allenamento finì. Invece di scendere verso gli spogliatoi, Harry atterrò sugli spalti, davanti a Hermione e Ginny.
- Che fate qui fuori? Non avete freddo?- chiese preoccupato.
Ginny scosse la testa. – Hermione aveva paura che un Bolide centrasse in pieno Fred e così le ho fatto compagnia!-
Hermione si girò a bocca spalancata. – E quando lo avrei detto, scusa?-
- Non l’hai detto, l’hai solo pensato!- esclamò Ginny, alzandosi in piedi. – Mi dai un passaggio?- chiese a Harry.
Scuotendo la testa e sorridendo, il Prescelto le fece spazio sulla Firebolt.
- Ti odio!- le gridò Hermione, mentre spiccavano il volo.
Ginny si girò e le lanciò un bacio sulla punta delle dita. Hermione scosse la testa, ma le sfuggì un sorriso. Effettivamente, ci aveva pensato per davvero. Essere presente all’allenamento non avrebbe aumentato le possibilità di salvarlo dall’attacco di un Bolide, ma non si poteva mai sapere! Infondo, lei era brava con la bacchetta!
Si alzò, le gambe intorpidite dal freddo e dalla posizione tenuta fino a quel momento sugli spalti. Lentamente, scavalcò le sedie della tribuna e raggiunse le scale, il libro di Incantesimi stretto fra le mani. Quando Hermione girò l’angolo della seconda rampa di scale investì Fred in pieno.
- Granger, guarda dove vai!- scherzò lui, chinandosi a raccogliere il libro che lei aveva lasciato cadere.
Hermione sollevò le sopracciglia. – Potrei dirti la stessa cosa!-
- Ma l’ho detta prima io!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, e si passò una mano fra i capelli che il vento, sopra le tribune, aveva scompigliato.
- Dove stavi andando?- chiese lei.
Fred sorrise, un’espressione allegra dipinta in volto. – Cercavo te! Mi sembra ovvio! Perché sei  venuta all’allenamento?- chiese, curioso.
Hermione scosse le spalle. – Io e Ginny eravamo stanche delle mura del castello. Un po’ di aria fresca fa bene ogni tanto!- mentì.
Fred annuì e incrociò le braccia. – Che bella risposta ad effetto! Ora dimmi la verità!- concluse sorridente.
Hermione gli rivolse uno sguardo tagliente. – Era questa la verità, Weasley!-
- Non sono caduto dalla scopa!-
- Difficilmente mi sarebbe sfuggito questo dettaglio..però ho sperato fino all’ultimo!-
- Nessun Bolide mi ha disarcionato!-
- Sì, sono riuscita a cogliere anche questo..-
- E non ho rischiato la vita!-
- La stai rischiando ora!- borbottò Hermione.
Il sorriso di Fred si allargò. – Quindi ti preoccupi per me!- concluse.
Hermione arrossì e si maledisse per averlo fatto. Fred la scrutò ancora in silenzio, ma lei rimase immobile, decisa a non cedere. Era preoccupata ed era palese, ma ammetterlo le sarebbe costato uno sforzo immenso.
- La verità vincerà sull’orgoglio?- chiese Fred, sorridendo e scrutando i suoi occhi.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Sei venuto fin qui per farmi domande idiote?-
- Come siamo taglienti, Granger!-
- E’ venerdì e passerò il weekend a studiare, devo sfogare la mia rabbia repressa!- sbottò Hermione, sentendo improvvisamente il peso di quelle parole sulle proprie spalle.
Il sorriso malandrino di Fred fece suonare un campanello di allarme nella sua testa. Si avvicinò a lei, portandola lentamente a schiacciarsi contro la parete della tribuna. Un soffio di vento penetrò da uno squarcio nel legno e sollevò i capelli sul collo di Hermione. La sua schiena fremette per il freddo e anche per lo sguardo così profondo e intrigante di Fred. Non sapeva se avere freddo o caldo..era un dilemma impossibile da risolvere, tanto valeva sorvolare!
Fred appoggiò le mani sulla parete di legno e avvicinò la bocca alla sua. - Esistono modi migliori per sfogarsi! Ormai dovresti saperlo, Granger..- sussurrò, con una voce così languida che Hermione rabbrividì di nuovo.
Deglutì, prima di riuscire a recuperare un po’ di autocontrollo e sorridere. – Credo di aver afferrato il concetto..- mormorò.
Fred sorrise e sfiorò la sua guancia con le labbra. – Non ne dubito, visto il cervello che ti ritrovi!-
Hermione sorrise, improvvisamente più sveglia e audace di pochi minuti prima. La stanchezza di quella settimana scivolò via come se fosse stata spazzata da un’altra folata di vento che aveva appena invaso le scale. Hermione si sentì lucida, riposata ed energica, come non lo era da una settimana. E aveva un piano. Aveva anche tutta l’intenzione di portarlo a termine. Rifletté sulla sua prossima mossa, mentre Fred accarezzava il suo collo con le labbra, in un gesto così lento e delicato che Hermione riuscì a prendersi tutto il tempo per sfoderare il suo attacco.
- Sai Fred...hai proprio ragione!- mormorò, sorridendo rilassata.
Fred fu più veloce del previsto ad alzare la testa. La guardò con un’espressione a metà fra le perplessità e il sarcasmo. – Scusa?-
Hermione sorrise e le sue mani salirono ad accarezzargli i capelli. – Ho detto che hai ragione!-
Lui rimase immobile a guardarla, un sopracciglio alzato e la confusione crescente nei suoi occhi vispi. – Hai bevuto Idromele avariato?-
Lei scosse la testa, poi si avvicinò e lasciò scorrere le labbra sulla guancia di Fred, come lui aveva fatto poco prima con lei.
- Penso solo che tu abbia ragione, smettila di farla tanto lunga..- mormorò, rimproverandolo con un sorriso. – Avrei veramente bisogno di rilassarmi..- sussurrò languida.
Fu il turno di Fred di deglutire. Hermione decise di non concedergli troppo tempo per realizzare. Quella relazione con Fred le aveva insegnato parecchie cose sulla vita, sul mondo, sulla magia, su se stessa e, soprattutto, su Fred!
Fred Weasley era sveglio. Molto sveglio. Era veloce, era pronto a qualsiasi situazione, era audace e inarrestabile. Era sempre il primo a prendere il controllo ed era capace di mantenerlo. Poteva giocare con lei, sedurla, lasciarsi trasportare da quello che provava, eppure sembrava in grado di non perdere il suo amato controllo. Era testardo, impulsivo e coraggioso. Ma aveva un punto debole. E quel punto debole era proprio Hermione! Ormai lei ne era consapevole. E avrebbe sfruttato quel piccolo potere. Poteva riuscirci. Quella consapevolezza risvegliò in lei un senso di libertà e di eccitazione travolgente, e dovette sforzarsi di non sorridere vittoriosa.
Con gesti studiati, Hermione lasciò scivolare le mani sul suo petto, accarezzando la stoffa ruvida della divisa scarlatta. Scese lungo i suoi fianchi, avvicinandosi al suo corpo. Sollevò il viso e fece scorrere la lingua sulla pelle fredda del suo collo. Lo sentì irrigidire i muscoli e trattenere il fiato. Sorridendo, Hermione tracciò una scia di baci caldi. Sentì la sua pelle, fredda per via del vento, diventare improvvisamente calda sotto la sua lingua. Morse il suo collo, prima piano, poi più forte. Senza separare la bocca dalla sua pelle, afferrò i lembi della divisa e lo tirò verso di sé, appoggiandosi al muro. Fred cadde in avanti, schiacciandola contro la parete, aggrappandosi con le mani sul legno. I loro corpi si sfiorarono, vicini ma non abbastanza. Hermione risalì lungo il suo collo e arrivò all’orecchio. Lo accarezzò con la lingua e strinse il lobo fra i denti.
- Avrei davvero bisogno di un po’ di pace..- sussurrò Hermione.
Fred rabbrividì, ma non disse niente. Hermione decise di continuare a giocare le sue mosse, allontanando sempre di più la possibilità che i riflessi sempre rapidi di Fred cominciassero ad avere sete di controllo.
- Come quel giorno nella vasca, ti ricordi?- mormorò.
Incredibilmente, Fred annuì. Il fatto che non avesse usato le parole per rispondere scatenò delle emozioni intense nella mente di Hermione.
- Vorrei così tanto smettere di pensare..- continuò Hermione. Le sue mani scivolarono lente sotto il maglione della divisa. La pelle di Fred era fredda, ma si scaldò subito quando lei cominciò ad accarezzarlo. I suoi muscoli erano tesi e fremevano ogni volta che Hermione li sfiorava con le dita.
-..e divertirmi un po’..- sussurrò Hermione.
Continuò ad accarezzarlo, sfiorandolo con il suo corpo. Strinse la sua pelle fra i denti e poi risalì fino alla sua bocca. La sfiorò con le labbra, invitandolo a fare un passo avanti, lasciandogli la possibilità di riprendersi il controllo, di condurre quel gioco intrigante. Ma Fred sembrava paralizzato. Le sue mani sui fianchi di Hermione erano immobili. Aveva gli occhi chiusi, era in balia di lei, come lei lo era sempre di lui. Fu una rivelazione che rischiò di rovinare il piano di Hermione, ma lei riuscì a resistere alla tentazione di mandare tutto a monte e godersi veramente quel piccolo momento di gloria. La sua sete di vittoria doveva aspettare. La sua sete di lui, in generale, doveva aspettare.
Le mani di Hermione tornarono sopra il maglione della divisa e si appoggiarono sulle sue spalle. Con un gesto rapido, Hermione catturò le sue labbra in un bacio intenso e profondo. Il sapore della sua lingua rischiò di mandare in frantumi tutte le sue buone intenzioni. Non seppe mai come riuscì a resistere, successe e basta. Hermione spinse con tutta la sua forza contro il corpo di Fred, portandolo con la schiena contro la parete opposta del pianerottolo. Qualcosa si risvegliò in lui e Hermione capì di avere poco tempo per realizzare il suo piano. Le mani di Fred si mossero e risalirono lungo la sua schiena. Stava tornando in sé. Rispose al bacio, avidamente e con passione. Hermione decise di non aspettare oltre. Fuggire, se avesse atteso ancora, sarebbe stato impossibile.
Con uno scatto rapido, Hermione sfuggì dal suo abbraccio e abbandonò la sua bocca. Le braccia di Fred si protesero in avanti, tentando istintivamente di riprenderla, ma Hermione ormai era fuori dalla sua portata. Sorrise quando incontrò gli occhi confusi e sorpresi di Fred.
-..però non posso!- concluse Hermione, riprendendo il discorso interrotto qualche minuto prima. – Che peccato!- sospirò, esagerando il tono dispiaciuto.
Fred sorrise e scosse la testa. – Non mi scappi, Granger!-
Hermione finse un sorriso innocente, indietreggiando. – Non sto scappando, Weasley!-
Fred assottigliò lo sguardo, con curiosità. Hermione sorrise, consapevole del dubbio che aveva insinuato nella mente di Fred. Se non stava scappando, allora cosa stava facendo? Qual era il suo obiettivo?
- Ci vediamo a cena!- lo salutò, per poi voltarsi e sparire infondo alle scale.
Sorridendo, Hermione tornò al castello. Nemmeno il vento gelido e il buio incombente riuscirono a cancellare quell’espressione di serenità che si era allargata sul suo viso. Fred si era sempre divertito a giocare con lei, a stregarla, a portarla sull’orlo della follia. Adesso era il suo turno. Toccava a lei giocare. Era il suo momento per dimostrargli quanto potesse essere letale.  Fred avrebbe imparato a scottarsi.
 
 
 
A cena, l’umore della squadra di Grifondoro era nettamente migliorato. Angelina si era lasciata sfuggire qualche delicato complimento per i giocatori e loro avevano accolto quella novità con un sorriso e un’improvvisa voglia di festeggiare. Non che Angelina fosse stata particolarmente loquace. Ma nessuno poteva lamentarsi più di tanto, considerato quanto fosse raro vederla rilasciare complimenti e sorrisi incoraggianti.
Hermione evitò lo sguardo di Fred per tutta la sera. Non avrebbe mai immaginato di riuscirci così bene. Nelle precedenti esperienze, era sempre stata una battaglia dura e snervante. Quella sera, invece, Hermione scoprì di essere piuttosto brava a condurre una sfida. Da quando quella strana relazione con Fred era cominciata, Hermione era rimasta buona in un angolo a guardare tutti i suoi geniali piani andare in fumo. Quel piano, se lo sentiva nel profondo, non sarebbe andato in fumo. Era una questione di principio e di volontà. Sapeva di potercela fare e questo pensiero fu incoraggiato dalla facilità con cui evitò Fred a cena. Nonostante lui la cercasse con lo sguardo, Hermione riuscì a concentrare la sua attenzione su Ginny e su Neville. Parlò tutta la sera con il suo amico dell’esperimento sulla strana pianta blu. Scoprì di essere molto interessata all’argomento e riuscì ad assorbirsi talmente tanto nella conversazione che, a un certo punto, ignorò persino la presenza di Ginny. Terminata la cena, i ragazzi si spostarono in Sala Comune. I gemelli erano impegnati con i loro programmi dei Tiri Vispi, perciò Hermione non dovette sforzarsi molto per ignorare la loro presenza. Studiò tutta la sera con Harry e Ron, uno più depresso dell’altro per la mole di compiti. Era talmente di buon umore, che si offrì di scrivere le introduzioni del tema di Trasfigurazione di entrambi. Harry, sempre il più perspicace, la guardò con un sopracciglio alzato, ma non si lanciò in nessuna obiezione. Ron, invece, la strinse in un abbraccio e la ringraziò per quasi venti minuti. Verso mezzanotte Hermione decise di andare a dormire. Da lontano, vide Fred seguirla con lo sguardo. Lo salutò con un sorriso, tanto per ricordargli che notava ancora la sua presenza. Lui ricambiò il sorriso e Hermione notò un sottile velo di divertimento in quel sorriso. Forse Fred aveva indovinato le sue intenzioni. Questa possibilità non spaventò più di tanto Hermione. Piuttosto la convinse ad andare avanti. Il fatto che lui fosse consapevole del suo piano lo rendeva ancora più...intrigante!
Ginny la seguì lungo le scale e, quando furono davanti alla porta della stanza di Hermione, esclamò: - Ok, tu stai tramando qualcosa! –
Hermione fece spallucce con un’aria innocente. – Può darsi!-
Ginny saltellò eccitata. – Voglio sapere!-
- Condividerò i miei segreti quando tu farai lo stesso!- rispose Hermione.
Le spalle di Ginny si afflosciarono. – Questa è una minaccia!-
- No, è un semplice compromesso!-
- Ma io non posso svelarti il mio piano, l’ho promesso a George!-
- Spiacente!- commentò Hermione.
Ginny incrociò le braccia con aria offesa. – Ti prego!-
Hermione le puntò un indice contro il viso. – E’ inutile sfoderare la tua espressione da cucciolo ferito: se resisto a quella di tuo fratello, posso resistere anche alla tua!-
Ginny tentò comunque. Allargò gli occhi, riversando nelle iridi accese tutta la tristezza di cui era capace e piegò le labbra in un’espressione di supplica. Per un momento, Hermione fu pervasa dalla tenerezza. I figli della famiglia Weasley dovevano essere cresciuti con la necessità di imparare quell’espressione per commuovere Molly. Ma Hermione, ormai, era abituata a seppellire la sensazione che le suscitava quello sguardo!
- No, non funziona!- commentò Hermione, scuotendo la testa.
Alla fine, Ginny ci rinunciò e brontolò: - Sei perfida!-
- Mai quanto te!- replicò Hermione, poi le baciò una guancia e le augurò la buonanotte.
Prima di addormentarsi, Hermione ripercorse i dettagli del suo piano. Sì, avrebbe funzionato. Questa volta nessuno l’avrebbe fermata, nemmeno Fred Weasley!
 
 
 
 
 
Solitamente, la colazione del sabato mattina era un momento di allegra spensieratezza. Gli studenti si liberavano finalmente delle lezioni, nelle giornate delle partite c’era l’eccitamento della competizione e quasi tutti progettavano i divertimenti del finesettimana. Tranne quel sabato. Hermione osservava il mare di studenti dal suo posto al tavolo dei Grifondoro. Erano tutti chini sul proprio piatto, o troppo esausti o troppo depressi. Alcuni studiavano con il libro appoggiato alla caraffa, come Hermione. Altri si esercitavano negli incantesimi. Un ragazzino del primo anno fece esplodere per sbaglio il vassoio delle uova. Una ragazza del quinto anno di Corvonero cadde svenuta poco dopo essere entrata in Sala Grande. Alcuni chiacchieravano, altri studiavano insieme, ma erano veramente pochi quelli allegri e spensierati. E c’era molto più silenzio del solito. Il carico di compiti doveva essere cresciuto per tutti gli studenti!
Hermione voltò pagina del libro di Aritmanzia e  iniziò a leggere, pescando distrattamente i cerali dalla tazza. Qualche minuto dopo l’inizio del capitolo, Ginny si sedette accanto a lei. Riempì il suo calice di succo di zucca e iniziò a bere, fissando Hermione.
- Buongiorno!- salutò Ginny.
- Ciao!- rispose Hermione, masticando una nuova cucchiaiata di cereali e voltando pagina.
Ginny rimase in silenzio per quelle che parvero ore. Hermione continuava a mangiare e studiare, Ginny continuava a osservarla, sorseggiando rumorosamente il succo.
- Ginny non te lo dico!- esordì Hermione all’improvviso.
Ginny scattò, come se Hermione l’avesse punta con la forchetta e si versò un’abbandonante porzione di salsicce e uova nel piatto, sbuffando e borbottando parole incomprensibili. Hermione sorrise, senza staccare gli occhi dal libro.
- Tu sai che potrei diventare il tuo incubo, vero?-
Hermione si girò a guardare Ginny e le sorrise. – Un Weasley mi basta e avanza, ma grazie per l’avvertimento!-
Ginny assottigliò lo sguardo. – Sei malvagia! Non mi merito questa vendetta!-
- C’è sempre il compromesso di cui parlavamo ieri sera..- disse Hermione, arricciando le labbra.
- Non ci casco!-
- Problema risolto, allora! Vai a cercare George: sono sicura che avete un sacco di cose da pianificare!- la prese in giro Hermione.
- Mio fratello ha avuto una cattiva influenza su di te..- borbottò Ginny, prima di azzannare le sue uova.
Poco dopo, però, l’amica si girò con un sorriso radioso. – Non riesco a tenerti il muso! E adoro mio fratello per averti trasformata in una malandrina a tutti gli effetti!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma sorrise. – Lieta di saperlo!-
Continuarono a mangiare e chiacchierare del più e del meno. Hermione ebbe l’impressione di essere l’unica, a parte Ginny, ad avere ancora un briciolo di buon umore. Harry e Ron impiegarono quasi venti minuti a percorrere la strada dalla porta al loro posto nel tavolo, di fronte alle ragazze. Prendere il vassoio delle salsicce costò a Ron uno sforzo immenso. Hermione li salutò con un sorriso.
- Come mai così allegra?- chiese Harry.
- Ho dormito bene!- rispose Hermione, scrollando le spalle.
- Odio Piton, e la Umbridge, e la McGranitt, Caramell e i G.U.F.O.!- sbottò Ron, poi attaccò la sua colazione con furia e non disse altro per più di venti minuti.
- Hai visto Angelina?- chiese Harry, dopo aver rivolto a Ron uno sguardo comprensivo.
Hermione scosse la testa. – Perché?-
- Penso voglia indire una riunione della squadra per oggi pomeriggio, ma non mi ha ancora fatto sapere nulla – rispose Harry, versando del latte nella sua ciotola.
- Dovrà parlarvi di qualche nuova tattica!- ipotizzò Ginny.
- A una settimana dalla partita?- chiese Harry ironico, - No, vorrà sicuramente rimangiarsi le belle parole di ieri e passare in esame tutti gli errori che abbiamo fatto!-
Hermione sorrise all’amico. – Non essere così negativo! Ultimamente è migliorata parecchio!-
Ron sollevò la testa dal piatto. – Em-rto-geo!- bofonchiò, con la bocca piena di uova.
Ginny si sporse sul tavolo e lo colpì sulla fronte con la Gazzetta del Profeta del sabato mattina.
- Non si parla con la bocca piena!- lo sgridò.
Ron deglutì a fatica e, massaggiandosi la testa rossa, ripeté: - E’ merito di George!-
Harry annuì. – Allora spero che George non si dia per vinto e continui a migliorare..-
Hermione sorrise e si alzò. – Io vado in biblioteca!-
- Ciao!- la salutarono Harry e Ginny in contemporanea.
Ron, che stava masticando una nuova forchettata di uova, aprì la bocca per salutare, ma la richiuse sotto lo sguardo tagliente di Ginny.
Fuori dalla Sala Grande, Hermione si imbatté in Luna.
- Ciao Hermione!-
- Ciao Luna! Che stai facendo?- le chiese, notando la grossa scatola di Vermicoli che aveva fra le mani.
- Raccolgo Vermicoli. Dicono che la mucosa che li riveste sia un ottimo repellente per le infezioni da morso di Tentacula!- rispose lei, la voce sognante e lo sguardo distratto.
Hermione trattenne una smorfia di disgusto. – Qualcuno è stato morso da una Tentacula?-
- No, ma pensavo di tenerne una scorta per sicurezza!- rispose, sollevando la scatola.
Hermione deglutì. – Buona idea..ehm, io vado!-
- Passa una buona giornata!- disse Luna, sorridendo.
- Sì..anche tu!- balbettò Hermione, evitando con cura di guardare la scatola.
Arrivare in Biblioteca fu un sollievo. Era silenziosa, anche se decisamente più affollata del solito. Madama Pince vagava fra gli scaffali, osservando gli studenti con il suo sguardo da falco e vegliando sui suoi adorati libri. Salutò Hermione con un cenno della testa e tornò subito a puntare gli occhi furtivi su alcuni studenti del primo anno di Tassorosso che ridevano un po’ troppo forte. Hermione trovò un tavolo libero vicino alle finestre e si abbandonò su una sedia. A qualche posto di distanza da lei, c’era Cormac McLaggen. Il ragazzo alzò la mano e la salutò con un occhiolino. Hermione rispose al suo saluto con un cenno della testa.
Cormac non le era mai stato troppo simpatico. Era spocchioso, si lamentava per tutto e si vantava di tutto il resto. Era un Malfoy in vesti di Grifondoro. Ok, forse il paragone era un tantino esagerato, ma Hermione si era ritrovata spesso a pensarlo. Era bello e sapeva di esserlo. Cormac era il classico ragazzo che si aspettava il meglio e che si riteneva superiore al resto della scuola. La classica persona piena di pregiudizi e dedita a curarsi di una sola cosa: se stesso! Hermione detestava quel tipo di carattere, e gli sguardi viscidi di Cormac completavano l’opinione che aveva di lui.
Hermione si accorse che Cormac la stesse fissando quasi un’ora dopo il suo ingresso in Biblioteca. Aveva gli occhi fissi su di lei e sorrideva. Hermione si chiese da quanto fosse lì a guardarla. Imbarazzata, abbassò lo sguardo sul suo tema. Lo sguardo fisso di Cormac la metteva a disagio. E la indisponeva parecchio!
Dopo qualche minuto, Hermione vide un movimento a lato del suo campo visivo. Forse Cormac aveva rinunciato alla sua attività di persecutore e se ne stava andando. Ma Hermione scoprì di sbagliarsi. Cormac prese posto esattamente davanti a lei. Hermione alzò lo sguardo e sollevò le sopracciglia.
- Ciao – mormorò Cormac, con un sorriso.
- Ciao – rispose incerta Hermione.
- Cosa studi?- chiese lui.
- Pozioni..-
- Bella noia!-
- Abbastanza..-
- Come sono andate le vacanze di Natale?-
Hermione rivide per un momento la stanza nella soffitta di Fierobecco, la neve oltre la finestra, il vischio sopra la sua testa e la vasca piena di acqua calda. Sorrise involontariamente.
- Benissimo.. – mormorò, senza smettere di sorridere. – E a te?-
- Sono stato invitato ad un pranzo a casa del Ministro della Magia!- si vantò lui, sollevando il mento.
Hermione ebbe l’impulso di vomitare. – Deve essere stato bello..-
- Oh sì molto, abbiamo parlato tanto!- continuò Cormac. – Sai, il Ministro tiene molto alla nostra istruzione. Naturalmente, gli ho detto che ci sono studenti brillanti qui a Hogwarts. Come te, per esempio!- aggiunse, abbassando il tono di voce e sorridendo con leziosità.
Hermione resistette all’impulso di scoppiare a ridere. – Be’ spero tu gli abbia anche detto che le sue preoccupazioni per Hogwarts sono poco credibili, visto e considerato che ha mandato la Umbridge solo per spiarci e per impadronirsi della scuola!-
Cormac rimase un attimo a bocca aperta, indeciso se commentare la provocazione di Hermione o se tergiversare sull’argomento. In quel lasso di tempo, Hermione sorrise e riabbassò la testa, riprendendo a scrivere sulla pergamena.
- Sei pronta per gli esami?- chiese Cormac, optando per acque più sicure.
Hermione scosse le spalle. – Sì e no!-
- Ovviamente sono impegnativi, ma scommetto che per te saranno una passeggiata!- commentò Cormac, tornando al tono malizioso.
Hermione spese due minuti della sua vita a paragonare quel vano tentativo di sedurla all’effetto completamente diverso che la voce di Fred aveva su di lei.
La voce di Fred..aspetta un momento!
Hermione sollevò la testa di scatto, gli occhi sgranati per l’idea geniale che le era appena venuta in mente. Il suo piano era già perfetto, ma quello sarebbe stato un vero e proprio tocco di classe. Sorridendo, Hermione rivolse l’attenzione su Cormac.
- Lo spero tanto..- mormorò, esagerando la preoccupazione nella sua voce. – E’ che a volte sono così spaventata da questi esami!-
Cormac, evidentemente non un asso nel cogliere le sfumature di una persona, sorrise. – Te la caverai benissimo! Io sono riuscito a prendere dei voti molto alti e, be’ sai non era la mia unica preoccupazione. Sono membro di numerosi club della scuola e pratico la caccia con mio padre durante le vacanze. Perciò sono stato tanto fiero dei risultati!- si vantò.
Hermione sperò che il suo sorriso ammirato fosse credibile. – Davvero? Oh, io non ci sarei mai riuscita!-
Cormac sembrò gonfiarsi come un rospo. – Non è da tutti, in effetti. Ma tu potresti farcela. Dicono che tu sia veramente brava con la bacchetta. Perché non ti unisci al Club dei Duellanti?-
Hermione fece spallucce. – Non sono poi così brava..-
- Potresti ottenere ottimi risultati. Se vuoi posso portarti a una delle nostre esercitazioni!- propose.
In quel momento, Hermione vide Fred avvicinarsi nella sua direzione. Poteva essere più fortunata di così? Probabilmente no! Fingendo di non aver notato la presenza di Fred, Hermione si voltò verso Cormac. Batté le ciglia lentamente e sorrise. Si sentì molto stupida, ma decise di non preoccuparsi del livello basso nel quale era appena precipitata.
- Magari un giorno..- mormorò, lasciando la frase in sospeso.
Cormac sorrise. – Scommetto che hai talento, Granger!-
Hermione scoppiò a ridere, una risata così falsa che solo un idiota come McLaggen avrebbe potuto scambiare per sincera. Nello stesso istante, Fred appoggiò le mani sul loro tavolo e passò lo sguardo da lei a Cormac, con un’espressione interrogativa. Hermione sollevò lo sguardo e smise di ridere, sfoderando un sorriso rilassato ma beffardo. Notò una scintilla passare negli occhi di Fred.
Ah, la gelosia!
- Ciao!- lo salutò.
- Ho bisogno di te..- mormorò Fred, senza salutarla.
Hermione rimase impassibile. – Perché, è successo qualcosa?- chiese.
Fred, ignorando del tutto McLaggen, si sporse sul tavolo e sfiorò il suo orecchio con le labbra, nascondendo occhi e bocca alla vista del ragazzo seduto di fronte. Hermione trattenne un sorriso davanti a quella chiara rivendicazione del territorio.
- Ho bisogno di te..- ripeté, sfiorandole la pelle con il suo respiro, la voce bassa e carica di coinvolgente desiderio.
Hermione rabbrividì, ma riuscì a mantenere la sua ferma maschera di indifferenza.
- Adesso devo studiare..- mormorò tranquilla.
- O ridere alle battute idiote di McLaggen?- la provocò Fred, con una punta di durezza nella voce allegra.
- Entrambe le cose!-
- Vieni via con me..- le sussurrò.
D’accordo Weasley, facciamo a modo tuo!
Senza aggiungere una parola, Hermione scattò in piedi, raccolse i suoi libri e rivolse a Fred un sorriso complice.
- Hai ragione – disse, improvvisando. – Forse è meglio se ci penso io!-
La soddisfazione nello sguardo di Fred ebbe lo stesso impatto di un Encomio Speciale, per Hermione. Ci era cascato. Povero illuso.
Poi Hermione si voltò verso Cormac. – Scusa, un’emergenza!-
Lui sorrise. – Nessun problema. Allora ti aspetto per il Club!-
- Ti farò sapere!- rispose Hermione, con un piccolo occhiolino, curandosi che Fred lo notasse.
Hermione si caricò la borsa in spalla e uscì dalla Biblioteca, seguita da Fred, che la guardava come se le fossero spuntate altre due braccia. Più che camminare, Hermione volava. L’espressione di Fred era qualcosa di assolutamente epico. Era geloso. Era confuso. E una parte di lui stava già cominciando a crogiolarsi nella convinzione di averla appena strappata dai tentacoli di McLaggen. Forse era proprio quello l’aspetto che esaltava  di più Hermione.
Quando furono al riparo nel corridoio, Fred si girò verso di lei, mentre camminavano.
- Da quando tu e McLaggen siete amici?- chiese, apparentemente tranquillo.
- Non siamo amici. Stavamo solo parlando. – precisò lei.
- Di quanto è viscido ed egocentrico?-
- Del Club dei Duellanti!- rispose Hermione.
Fred annuì e sorrise comprensivo. – Capisco, ti ha chiesto di andare con lui a qualche esercitazione!-
- Potrebbe essere educativo!- commentò lei, sorridendo.
- Sicuramente l’esercitazione è l’unica ragione per cui ti ha invitata!-
- Potrebbe essere l’occasione giusta per imparare a duellare..-
- Con un maestro così migliorerai sicuramente!- commentò Fred con evidente sarcasmo.
- Potrei davvero imparare!-
- Potresti Schiantarlo!-
- E’ incredibile quanto tu sia geloso!- esclamò Hermione, piantandosi nel mezzo del corridoio.
Fred si girò verso di lei con un sorriso spavaldo. – Non sono geloso!- puntualizzò.
Hermione annuì con un’espressione sarcastica. – Ho notato..-
- Puoi avere di meglio..McLaggen è un verme!- commentò, disgustato.
Hermione sorrise. – Di meglio?- chiese, fingendo di non capire.
Fred sorrise e si avvicinò. Hermione rimase immobile a sostenere il suo sguardo. Quella era proprio la parte più difficile: resistergli. Peccato fosse anche il nodo principale del suo piano. Fred passò le dita sulla guancia di Hermione. Lei vide il riflesso delle cicatrici lasciate dalla punizione della Umbridge e per un momento provò una rabbia mista a tristezza, la stessa sensazione che provava ogni volta che vedeva quella cicatrice. Si riprese subito, decisa a non lasciarsi coinvolgere.
- A che gioco stai giocando, Granger?- le chiese, sorridendo.
Hermione si finse innocente. – Spiacente Weasley, sei tu quello che si diverte a fare queste cose! Non fa per me..- ammise.
Fred scosse la testa. – Non mi inganni! Sono più furbo di quello che pensi!-
- Non ho mai sostenuto il contrario!- ribatté lei.
- Allora svelami il tuo segreto!-
- Io non ho segreti!-
- Granger non sei brava a dire le bugie..- mormorò lui.
Hermione sorrise. – E va bene, ho un segreto!-
- Visto? Avanti, dimmelo!-
Hermione scosse la testa. Si allontanò sorridendo e lo prese per mano. Senza staccare gli occhi dai suoi, lo condusse lungo il corridoio, fino a un’aula vuota. Il sabato mattina gli studenti si rintanavano in biblioteca o in Sala Comune per studiare, nessuno si prendeva la briga di vagare per i corridoi, specialmente in giornate cariche di studio come quella. Hermione poteva contare sulla tranquillità che quell’aula le avrebbe concesso. Infondo, poi, non aveva bisogno di molto tempo!
Fred richiuse la porta alle sue spalle con un tonfo e la afferrò per la vita. Il Fred distratto e sorpreso del pomeriggio prima era svanito. Ora Hermione si sarebbe dovuta confrontare con il Fred Weasley malefico e seducente, quello che era capace di stravolgerla con uno sguardo e che poteva rapirla e trascinarla nell’oblio. Poteva farcela, Hermione sapeva di essere appena entrata nella tana del leone, ma sapeva anche di poterne uscire indenne. O quasi.
Fred la trascinò fino al primo banco che incontrarono. La sollevò come se non pesasse niente e la sistemò sul legno scuro del banco. Hermione avvolse istintivamente le gambe attorno ai suoi fianchi e lasciò che lui la baciasse. Quel bacio rischiò di mandare a monte i suoi piani, ma Hermione strinse con forza i suoi pensieri, costringendoli a rimanere lucidi. Lasciò che Fred la accarezzasse e baciasse, lottando dentro di sé con la voglia di cedere, usando una sola ed unica arma: l’orgoglio!
Rispose al bacio, tentata dal senso di vittoria che presto l’avrebbe invasa se fosse riuscita a rimanere lucida. Fu una battaglia distruttiva e faticosa, ma Hermione non cedette. La voglia di sorprenderlo, di piegarlo al suo volere,  era irresistibile. Fred non sospettò nulla, fino a quando lei, con un movimento brusco, lo spinse via e scese dal banco. Fred fu molto veloce. Ridendo, riuscì a catturarla di nuovo. Hermione gli lasciò credere di averla avuta vinta. Si sollevò sulle punte, avvolse il suo collo con le braccia e lo baciò. Lui la strinse per la vita, avvicinandola al suo corpo. Hermione si separò a fatica dalle sue labbra.
- Weasley, te l’ho già detto: non ho tempo per distrarmi!- mormorò Hermione.
Fred la guardò sospirando. – Il tempo di farmi impazzire lo trovi sempre, però!-
- Ci sto riuscendo?-
- E’ il tuo piano?-
- Non l’ho mai detto!-
- In ogni caso, no!- rispose, ghignando.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Ah no? Avrei detto il contrario!-
- Allora è il tuo piano!-
- Non mi sembra di averlo specificato!-
- Resta qui con me, non te ne pentirai!- la provocò lui.
Hermione sorrise e lo baciò, con una calma sorprendente. – Me ne sono pentita mesi fa!- lo prese in giro.
- Non sei brava a dire le bugie, Granger! Quante volte te lo devo dire?-
- Ho la testa dura!- rispose lei.
Poi sfuggì dal suo abbraccio, raccolse la borsa con i libri e si diresse alla porta.
- E’ stato un piacere incontrarti!- esclamò Hermione, con la mano sulla maniglia.
- Salutami McLaggen!- scherzò Fred, rivolgendole un occhiolino.
Lei alzò gli occhi al cielo e uscì dall’aula, lasciandolo solo.
Hermione non lo rivide fino all’ora di pranzo. Si salutarono con un sorriso fin troppo complice. Ginny spostò lo sguardo dall’amica al fratello e colpì con forza la sua fetta di carne, tagliandola come se potesse farla soffrire. Hermione sorrise all’amica e alla sua sete di sapere, ma non aggiunse altro. Per tutto il pranzo, Hermione continuò l’impresa iniziata la sera prima. Di nuovo, resistere alla tentazione di guardarlo fu difficile, ma meno di quanto si aspettasse visto quello che era successo poco prima nell’aula vuota vicino alla Biblioteca. Ginny passò più tempo a fare domande che a mangiare e, alla fine, Hermione le sussurrò all’orecchio che stava cercando di vendicarsi per tutte le sfide con cui Fred l’aveva provocata e sedotta, ma non aggiunse altro. Ginny sfoderò un sorriso così radioso che Hermione quasi si spaventò.
- Sei vuoi una mano, sai dove trovarmi!- le sussurrò Ginny all’orecchio.
Hermione sorrise. – No, meglio se ti concentri sul tuo di piano. A proposito..- mormorò.
Ginny sbuffò. – Ok, ma niente dettagli! Io e George abbiamo trovato un modo per rivelare a Ron la vostra relazione!-
Hermione arrossì. – Io non la definirei proprio una..-
- Hermione piantala!- sbottò Ginny, incenerendola con lo sguardo.
Hermione aprì la bocca per ribattere, ma poi la richiuse, alzando gli occhi al cielo. Non c’era nulla da ribattere! Ormai doveva accettare la realtà. Lei e Fred avevano una relazione. Di che tipo, non era dato saperlo. Però era una relazione.
- Devo preoccuparmi?- chiese, invece.
Ginny sorrise. – No, assolutamente. È tutto in mano mia e di George!-
Hermione sollevò le sopracciglia. – Allora comincio subito..- borbottò.
Ginny scoppiò a ridere e la abbracciò. Chiuso l’argomento su ciò che entrambe stavano tramando, passarono il resto del pranzo a parlare di McLaggen e della sua aria da viscido egocentrico.
Nel pomeriggio, tornarono in Sala Comune per studiare. Harry e Ron impiegarono quasi due ore a finire il tema di Pozioni. Hermione concluse tutti i suoi compiti nello stesso lasso di tempo. Fred e George, incredibilmente, si unirono al gruppo di studio del loro anno. Gli esami cominciavano ad incombere anche su di loro. Fred sollevava spesso lo sguardo per cercare Hermione e lei, sorprendendolo, ricambiava. Era passata alla fase successiva del suo piano.
Hermione chiuse il libro di Antiche Rune e si stiracchiò sulla poltrona. Poi si alzò e indossò la sua sciarpa di Grifondoro.
- Dove vai?- chiese Harry.
- Alla Guferia!- rispose Hermione, curandosi di alzare la voce. – Vado a scrivere a mamma e papà!- aggiunse.
- Ci vediamo dopo!- la salutò Harry.
Hermione attraversò la Sala Comune, gli occhi fissi davanti a sé. Sentì la forza dello sguardo di Fred sulla schiena. Uscita dal dormitorio, si incamminò verso la Guferia. Durante uno dei pomeriggi spensierati passati con Ginny a girovagare per il castello, avevano scoperto una scala nascosta dietro uno dei tanti trespoli della Guferia. Era piccola e stretta, ma sufficiente a permettere a una persona di salire. La scala conduceva in una piccola soffitta senza vetri alle finestre che regalava una vista mozzafiato sul Lago Nero e sulla Foresta. I gufi non entravano mai in quella stanza, perché era stata imperturbata. Hermione non sapeva il perché, ma lei e Ginny lo avevano scoperto per caso. Ginny era inciampata su un difetto delle assi di legno e la bacchetta le era sfuggita di mano. Sarebbe volata sicuramente dalla finestra, se quella non fosse stata imperturbata. Come da manuale, la bacchetta era rimbalzata ed era atterrata sul pavimento. L’incantesimo, però, non teneva lontano il freddo.
Prima di arrampicarsi sulla scala, Hermione evocò una fiamma e la lasciò galleggiare davanti al trespolo. Poi passò dietro la parete e cominciò a salire. La stanza era spazzata dal vento freddo di gennaio. Hermione strinse la sciarpa attorno al collo e cominciò a evocare nuove fiamme. Il calore si riversò fra le pareti e la magia di quelle fiamme immuni al vento trasformò la soffitta in un posto decisamente diverso da quello che lei e Ginny avevano scoperto.
Hermione raggiunse la sua finestra preferita, quella che dava sul lago, e si appoggiò alla parete, in attesa. Era l’unico tratto di parete a essere decorato da una statua. Era un piccolo piedistallo di marmo, fissato al pavimento con un incantesimo di Adesione molto resistente. Sulla cima del sottile piedistallo, qualcuno aveva scolpito un gufo dagli occhi vigili e le grandi ali potenti. Era veramente bellissimo.
Pochi minuti dopo, qualcuno inciampò sull’ultimo gradino della scala e si rialzò imprecando. Hermione si voltò e vide Fred raccogliere la bacchetta e sorridere.
- Non finirai mai di sorprendermi!- commentò.
- Perché?- chiese lei perplessa.
Fred sventolò la bacchetta, indicando la stanza circolare. – Come hai trovato questo posto?-
Hermione scosse le spalle. – Io e Ginny lo abbiamo scoperto per caso! Come hai capito che le fiamme erano per te?-
- Erano per McLaggen?- scherzò lui.
Hermione sorrise. – Potrebbe essere. In tal caso, hai appena rovinato i miei piani!-
- Divertente!-
- Lo so!-
Sorridendo, Fred si avvicinò a lei. Evidentemente, anche lui aveva un piano: inutile girare intorno alla preda e straziarla, tanto valeva spalancare le fauci e attaccarla. Senza darle il tempo di reagire, Fred la afferrò e la trascinò sul pavimento. Hermione riuscì a tenere salda la presa sulla bacchetta. Quando atterrò sul pavimento, Hermione la lasciò andare, attenta che non rotolasse troppo distante da lei. Perché le serviva. Faceva parte del piano!
Il bacio in cui Fred la trascinò fu così profondo che le volontà di Hermione vacillarono. Decise di sfidare se stessa e si lasciò andare. Sarebbe riemersa solo dopo, a tempo debito. Infondo, era la preda. Non poteva evitare di essere catturata, però poteva sempre illudersi di poter sfuggire in qualsiasi momento. Le mani di Fred scesero lungo i suoi fianchi e scivolarono sotto la sua maglia. Hermione rabbrividì, la sua pelle reagiva alle carezze di Fred e la sua mente si allontanava dalla lucidità di cui aveva bisogno. Sospirando, strinse le dita sui suoi capelli e inarcò il bacino verso di lui. Se non poteva combattere liberamente, allora poteva colpirlo con la sua stessa arma. Il tempo di un bacio interrotto, e la maglietta di Hermione volò via, quasi contemporaneamente a quella di Fred. Hermione si impose di rimanere lucida, di essere vigile, per potersi fermare al momento giusto. I contorni del mondo sfumarono e lei perse il controllo per un po’. Furono le labbra di Fred a permetterle di tornare alla realtà. Si strinsero attorno al suo seno, sopra la stoffa che lo avvolgeva. Una scossa le inarcò la schiena e le schiarì i pensieri.
Ora o mai più..
Hermione afferrò la bacchetta e con un movimento rapido del bacino, invertì le posizioni. Fred strinse le mani sulla sua schiena e lasciò che lei scendesse a baciarlo con passione. Forse non si era accorto della bacchetta stretta fra le dita di Hermione. O forse aveva sorvolato su quel dettaglio. Tanto meglio per lei. Dopo averlo distratto con altri baci e carezze, per sicurezza, Hermione sollevò il viso e lo guardò con un sorriso malizioso e intrigante. Appoggiò la bacchetta sul pavimento, dietro la testa di Fred, e poi le sue mani trovarono quelle di lui. Le strinse e le portò sul pavimento..proprio accanto alla colonna della statua del gufo. Fred la osservò con un misto di desiderio e perplessità. Hermione abbassò il viso e sfiorò le sue labbra con la lingua. Strinse i polsi di Fred con la sinistra e con la mano destra riprese la bacchetta. Un incantesimo non verbale, il primo che le fosse mai riuscito, fece scaturire dalla bacchetta uno spesso nastro nero. Sembrava fatto di fumo, eppure era materiale. Era un incantesimo che Hermione aveva trovato per sbaglio in un libro in Biblioteca. Il nastro avvolse i polsi di Fred e si fissò saldamente alla colonna. Sentendo la pressione sui polsi, Fred reclinò la testa all’indietro e si accorse della stria nera che li avvolgeva. Tornò a guardare Hermione, con rinnovato stupore. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione scosse la testa e passò un dito sulle sue labbra. Un brivido le attraversò le vene. Hermione non capì se si trattasse di soddisfazione o di una leggera tensione per quello che stava per fare. Ignorò la tensione e lasciò che il senso di potere la invadesse. Ora Fred era nelle sue mani. La preda era diventata predatore.
Scivolò lungo il suo corpo, accarezzandolo con le mani. La sua bocca tracciò una scia sulla sua pelle, partendo dal collo e scendendo giù, sempre più giù..fino infondo. Sentì i muscoli di Fred contrarsi. Sentì la sua pelle scottare. Avvertì i brividi che lo stavano scuotendo. E più queste sensazioni diventano intense, più lei sentiva il desiderio crescere. Ma non solo il desiderio di averlo. No, il gioco era cambiato. Ora era lui a volere lei, a bramarla, a gemere sotto l’effetto della sua bocca e delle sue mani. Il desiderio che alimentava Hermione era molto più intenso di prima. Perché ora era attratta dall’effetto che aveva su di lui. Il corpo di Fred era nelle sue mani e fremeva sotto la sua lingua, sotto le sue labbra..era suo. Si stava impadronendo delle sue sensazioni, era la causa scatenante del suo piacere. E questa era la sensazione più straordinaria che avesse mai provato. Poteva giocare con lui, poteva trascinarlo sull’orlo della follia come lui aveva fatto tante volte con lei. Era in suo potere. Hermione capì per la prima volta cosa provasse Fred, quando era lui a sconvolgerla in quel mondo. Perché il senso di potere era nulla in confronto al desiderio di regalare di più, di desiderare che l’altro si lasciasse andare completamente fra le sue mani. Era quella la fonte più intensa del desiderio che provava. Fu un’ondata così intensa che Hermione rischiò di crollare. Lentamente, lottando contro se stessa, risalì lungo il suo corpo, accarezzando i suoi addominali con la lingua, baciando e mordendo la sua pelle. Fino a raggiungere la sua bocca. Quando le loro labbra si incontrarono, Hermione scivolò nell’oblio più completo. Non poteva opporsi. Non poteva lottare. Poteva solo stringerlo fra le sue braccia, riversare in quel bacio tutte le emozioni che  aveva provato e lasciare che lui facesse lo stesso. Non c’era via di scampo.
Poi qualcosa cominciò a lottare nei suoi pensieri. Si ricordò del suo piano e si rese conto che, portarlo a termine, significava rivivere di nuovo quella sensazione magica di pochi istanti prima, quella di sentirlo completamente suo, quella di sentirlo coinvolto a tal punto da averlo completamente in suo potere. Lentamente, riuscì a rallentare il ritmo del bacio, fino a separarsi dalla sua bocca. Incontrare gli occhi di Fred fu più traumatico del previsto. Erano lucidi, carichi di un desiderio che rifletteva quello negli occhi di lei, e così intensi da sembrare profondi e irraggiungibili. Hermione sorrise e lo baciò un’ultima volta. Poi, lottando contro tutte le sue forze per non cedere, Hermione si sollevò e rotolò sul pavimento. Afferrò la sua maglia e si rivestì.
- Fammi indovinare: mi lascerai qui, vero?- chiese Fred divertito. Nonostante il ghigno divertito, Hermione notò quanto fosse roca e distratta la sua voce.
Sorridendo, Hermione tornò a stendersi su di lui. Senza separare gli occhi dai suoi, allungò le mani e afferrò i bordi dei suoi jeans. Con una lentezza esasperante, li sollevò fino alla sua vita e li riallacciò. Poi prese la maglia e gliela appoggiò sul torace, visto che non poteva infilargliela.
- Non vorrei che prendessi freddo!- spiegò Hermione, con tono dolce.
- In questo momento potrei solo prendere fuoco..- mormorò lui, con un sorriso.
Hermione rise piano e si chinò a baciarlo di nuovo.
- Bello scherzetto Granger..- mormorò Fred, sulle sue labbra.
- L’allieva ha superato il maestro?-
- Se lo ammetto, mi liberi?-
- No..- sussurrò lei divertita.
- Sì..-
- Sì cosa?-
- Sì, l’allieva ha superato il maestro..-
- Tanto non ti libero, Weasley!-
Fred scoppiò a ridere e allungò il viso per cercare la sua bocca. Hermione gli concesse un bacio lungo e profondo. Poi si sollevò.
- Verrai a liberarmi?- chiese lui tranquillo.
- Oh no, l’incantesimo si scioglierà esattamente fra un’ora!-
- Giusto in tempo per la cena!- esclamò Fred.
Hermione annuì. – Per la cena..oppure..- mormorò.
Fred sollevò un sopracciglio, invitandola a continuare con lo sguardo. Hermione sorrise e si inginocchiò. Prese la sua sciarpa e la avvolse attorno al collo di Fred.
- Oppure potresti venire a cercarmi!- sussurrò.
- Decisamente meglio della cena. Ho giusto un paio di idee su come vendicarmi!-
Hermione sorrise e poi si alzò, avviandosi verso la porta.
- Ho solo una domanda!- esclamò Fred.
Lei si girò e dovette trattenersi per non ridere. Vedere Fred steso e legato era una visione che le regalava non solo felicità, ma anche qualche nota di puro e sadico piacere.
Hermione sorrise e rispose, prima ancora che lui ponesse la domanda: - Se devi chiedere, non lo saprai mai, se lo sai devi solo chiedere!-
Poi sparì nella stretta scala buia ed uscì dalla Guferia. Hermione pensò di aver interpretato bene il sorriso di Fred. Insomma, non era certo un idiota. Aveva sicuramente capito. Hermione corse per i corridoi, sfuggendo per puro miracolo a uno spiacevole incontro con Ernie, che stava camminando verso di lei con il naso incollato a un libro. Le piaceva Ernie, ma la sua ansia per gli esami la mandava sempre in paranoia e in quel momento era troppo felice per poter resistere a una chiacchierata struggente con Ernie. Raggiunse la parete nuda che stava cercando, il cuore ancora palpitante per la corsa e per quella sensazione di gloriosa euforia che non la stava ancora abbandonando.
Chiuse gli occhi e cominciò a camminare davanti alla parete.
Ho bisogno di un posto dove nascondermi e non essere trovata, ho bisogno di un posto dove nascondermi e non essere trovata, ho bisogno di un posto dove nascondermi e non essere trovata..
Una porta si materializzò nella roccia. Hermione sorrise ed entrò nella Stanza delle Necessità. Ritrovare la foresta fu più semplice del previsto. Avrebbe dovuto attendere per un’ora, perciò si levò scarpe e calze e rimase a piedi nudi sull’erba morbida. Lanciò qualche incantesimo ai Folletti usciti dal nido e li paralizzò. L’ultima cosa che voleva era un altro morso! Poi rimase seduta sul prato e cominciò a evocare fiori o a lanciare distrattamente incantesimi, provando a trasfigurare gli steli d’erba. Comparvero vari gigli, delle margherite, una rosa e quale primula. Poi uno degli steli si trasformò in una margherita dai petali rossi. Hermione la prese fra le dita, incuriosita dal suo aspetto. Qualcosa si mosse nella sua memoria. Un ricordo voleva essere ascoltato, ma lei proprio non riusciva a catturarlo! Dove aveva già visto quel fiore?
Smise di pensarci e ricominciò a lanciare incantesimi. Il prato era quasi pieno di fiori. Un’ora era quasi passata.
 
 
 
 
 
 
 
Fred era sempre stato veloce. Il Quidditch aveva sviluppato in lui una prontezza di riflessi degna di nota. In ogni caso, Fred era convinto che nessuno studente sarebbe riuscito a percorrere la strada dalla Guferia alla Stanza delle Necessità in meno di due minuti, schivando gli studenti diretti a cena, Pix e Mirtilla Malcontenta, stranamente uscita dal suo bagno. Si sarebbe fermato per complimentarsi con se stesso, ma aveva fretta. Quando varcò la porta della Stanza delle Necessità, i rumori dei corridoi scomparvero. Dentro la Stanza, gli oggetti accatastati giacevano immobili e dimenticati come sempre. Mentre percorreva il labirinto e raggiungeva la sua foresta, Fred spese due minuti del suo tempo per ammirare Hermione e il suo piano. L’allieva aveva superato il maestro tempo prima, il problema era che, adesso, ne era persino consapevole. Fred sorrise, scavalcando con un salto un tavolino che qualche Folletto aveva gettato sul viottolo serpeggiante.
Ho creato un mostro e ne vado fiero!
Finalmente arrivò alla sua foresta. Per un momento pensò di aver sbagliato posto. Il prato era completamente ricoperto di fiori. Gigli, rose, margherite, tulipani, primule e altri dalle forme e dai colori strani. Erano fiori che non sarebbero mai potuti crescere nello stesso prato. Eppure erano tutti lì. E in mezzo a loro c’era Hermione. Era seduta a gambe incrociate sull’erba e stava giocando con lo stelo di una margherita. Probabilmente l’aveva sentito arrivare, perché alzò lo sguardo nello stesso istante in cui Fred cominciò ad attraversare il prato.
Fred sorrise e fece ruotare l’indice nell’aria.
Lei ricambiò il sorriso e scosse le spalle. – Mi stavo annoiando!-
- E’ quello che succede quando imprigioni qualcuno per un’ora. È una sorta di compromesso!- rispose Fred, prima di sedersi di fronte a lei.
- Come stanno i polsi?- chiese Hermione, con un sorriso divertito.
- Ho subito di peggio!- rispose Fred. – Stai provando a migliorare il nostro incantesimo fallito?-
Hermione si guardò intorno, soffermandosi sull’albero nodoso che spuntava dal muro di pietra, poi sui fiori che aveva evocato. – Non penso che sia un incantesimo fallito. Ha solo bisogno di qualche ritocco!-
- Potresti lavorare per noi..-
- Stai dicendo che avete bisogno di me?-
- Non mettermi in bocca parole che non ho detto!-
- Era solo una domanda!-
- Io ho sempre bisogno di te..- mormorò Fred, ponendo fine a quello scambio scherzoso.
Negli occhi di Hermione vide qualcosa che, per la prima volta, non riuscì a interpretare fino infondo. Era felicità. Sorpresa. Necessità. E paura. Per quanto tentasse di nasconderlo, Hermione aveva ancora paura di quello che provava, di quello che stavano vivendo. Ma Fred sapeva che erano paure che svanivano non appena lui le scacciava. Bastava stringerla fra le sue braccia, bastava farle capire che lui era lì e non sarebbe andato via.
- Anche io ho bisogno di te..- rispose Hermione.
Era la cosa più bella che potesse dirgli. Sorridendo, Fred si avvicinò e catturò le sue labbra in un bacio che era anche una confessione. Le stava confessando che era la verità, che non poteva pensare di vivere senza di lei. Che il gioco era sfuggito di mano a entrambi. Che i piani di Fred avevano raggiunto risultati migliori di quelli sperati. Non poteva andarsene, non avrebbe mai potuto abbandonarla. Per questo aveva bisogno di scacciare le sue paure: per prometterle che non sarebbe andato via. L’avrebbe sempre protetta. Sarebbe sempre stato lì a scacciare i suoi incubi.
Fred si avvicinò e la strinse fra le braccia, stendendola sul prato morbido. Il profumo dei fiori aleggiava nell’aria, eppure Fred sapeva che non poteva essere migliore di quello di Hermione. Lei era unica, il suo profumo non poteva essere spiegato né descritto. Perché era suo. Non esisteva un paragone possibile. Non apparteneva a niente, se non a lei. Le sue labbra erano morbide e calde e capaci di magie che nessuno, a parte lui, avrebbe mai potuto capire. Perché sentirle sulle sue era un’esperienza sempre nuova, sempre emozionante. Ogni volta era come la prima. Non si sarebbe mai stancato di baciarla, di stringerla, di accarezzarla, di fare l’amore con lei. Aveva bisogno di lei come dell’ossigeno. Era tutto ciò di cui aveva bisogno per vivere.
- Mi hai già perdonata?- sussurrò Hermione, accarezzandogli la schiena.
Fred sorrise sulle sue labbra. – Certo che no, Granger!-
Fred era sempre stato bravo a vendicarsi. Era sempre stato bravo a farla impazzire, a trascinarla con sé, a farla scivolare fra le sue braccia. Era il gioco che gli riusciva meglio. E gli riusciva solo con lei. Farla impazzire, però, aveva un caro prezzo, perché ogni volta rischiava di essere il primo a crollare, a correre da lei e distruggere tutte le sue buone intenzioni. Controllarsi era più difficile del previsto. Ma le sfide erano pane per i suoi denti!
- Sarà una vendetta crudele?- chiese Hermione, sorridendo come se fosse esattamente quello che voleva.
Fred la guardò negli occhi e annuì. – Molto crudele..-
Hermione scosse una spalla. – Ci sono abituata..- mormorò.
Io non ne sarei così sicuro, Granger!
Fred le sorrise e si spostò di lato, stendendosi sul prato ricoperto di fiori. Spostò un tulipano e la osservò. Hermione lo stava guardando con un’espressione interrogativa, le mani ancora leggermente sollevate come se lui fosse ancora lì e lei lo stesse stringendo.
- Qual è il tuo colore preferito?- chiese Fred.
Scoppiare in una risata fu una tentazione così allettante che Fred lottò duramente per scacciarla. Hermione sollevò le sopracciglia, l’espressione interrogativa abbandonata per una allibita.
- Cosa?- chiese Hermione.
- Qual è il tuo colore preferito?- ripeté Fred.
- Il rosso..- mormorò Hermione, il viso piegato in una smorfia di sospetto. – Perché?-
- Era solo una domanda..e la tua materia preferita?-
- Trasfigurazione – rispose lei, ancora sospettosa. – Perché?-
- Granger smetti di fare domande stupide..-
- Da che pulpito viene la predica!- sbottò lei.
- Io non ti sto facendo domande stupide. Sono semplicemente curioso!- rispose lui, sorridendo.
Passò qualche secondo, poi Hermione sorrise e il viso si sciolse in un’espressione consapevole. – Adesso ho capito..questa è la tua geniale vendetta! Resteremo qui a parlare?-
Ridendo, Fred allungò un braccio e la avvicinò a sé. Rimasero stesi su un fianco, uno di fronte all’altra a guardarsi, la testa di Hermione appoggiata sul suo braccio.
- Granger tu sottovaluti il potere delle parole!- le disse.
Hermione scosse la testa. – Io sottovaluto la tua mente diabolica!-
- Lo prendo come un complimento!-
- Contento tu..-
- Trasfigurazione?- chiese Fred, con una smorfia di disgusto.
- Non puoi capire..- borbottò Hermione, arrossendo.
Fred le sorrise. – Aiutami a capire!- poi aggiunse: - Prometto che non riderò!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e, arrossendo, iniziò a spiegare: - Be’ ecco, immagina di essere come me. Vieni da un mondo completamente diverso, non sai nulla della magia. Ti capitano delle cose strane, ma vivi in un mondo che si rifiuta di dare un senso a quello che è successo. E poi arrivi in questa scuola, scopri chi sei veramente. E vedi una professoressa che ammiri trasformarsi in un gatto e tornare umana. Vedi un porcospino trasformato in puntaspilli. Gli oggetti svaniscono e ricompaiono. Si trasformano, cambiano e..be’ capisci che niente è come sembra. Che tutto può cambiare. Un po’ come la mia vita. Prima ero solo Hermione, ora sono una strega. Tutto può succedere!- concluse, con un piccolo sorriso.
Fred rimase in silenzio, incapace di parlare. Non solo Hermione gli aveva appena rivelato una parte di sé, ma lui aveva appena scoperto di ammirarla più di quanto già pensasse. Riuscì persino a vedere la bambina di undici anni che varcava per la prima volta le porte di Hogwarts, o di Diagon Alley. Vide quella bambina prendere in mano la sua prima bacchetta da Olivander e realizzare, per la prima volta, di appartenere a qualcosa. La vide scoprire il suo vero mondo.
- Adesso puoi ridere..- mormorò lei con un sorriso.
Fred sorrise. – Penso sia la storia più bella che abbia mai sentito..- sussurrò.
Hermione arrossì. – In che senso?-
- Be’, mi hai fatto capire cosa devi aver provato quando hai scoperto la verità. E se i miei voti in Trasfigurazione miglioreranno sarà solo merito tuo!-
Hermione scoppiò a ridere e Fred la osservò per un po’, prima di baciarla.
- Qual è la tua materia preferita?- chiese Hermione, separandosi dalle sue labbra.
Fred sorrise. – Incantesimi!-
- Perché?-
- Perché adoro Vitious!-
- Fred..-
- Ok, perché è quello che mi riesce meglio. Io e George siamo sempre stati bravi e Vitious dice che il nostro punto forte è proprio la fantasia. In un certo senso, siamo i migliori, perché sappiamo guardare oltre ciò che insegnano qui!-. Vide Hermione sorridere, perciò chiese: - Ho guadagnato qualche altro punto?-
Hermione alzò gli occhi al cielo con un sospiro esasperato. – Perché ti impegni a guadagnarli se poi li devi perdere cinque secondi dopo?-
- Per farti uscire di testa!-
- Ci riesci molto bene!-
- Qual è il tuo dolce preferito?- chiese Fred.
Hermione arrossì di nuovo. – La torta alla cannella di tua madre..- mormorò.
Fred scoppiò a ridere. – Effettivamente è molto buona!-
- Non è solo per quello..- borbottò Hermione, abbassando lo sguardo.
Fred allungò una mano e le sollevò il mento, incontrando i suoi occhi. La fissò intensamente, aspettando una risposta. Dopo un po’, Hermione cedette e, arrossendo, confessò: - Mi ricorda il tuo profumo..-
Lui le sorrise, senza aggiungere altro, e le sfiorò le labbra con un bacio. Quel gioco di domande e risposte si stava rivelando molto più interessante del previsto. Voleva sapere tutto di lei, tutte le cose che non poteva capire guardandola negli occhi. Voleva i dettagli della sua vita, voleva che lei lo conoscesse. Voleva che si scoprissero a vicenda.
- E il tuo?- chiese Hermione.
- Gelatine Tutti i Gusti+1!- rispose Fred.
Hermione lo fissò con un’espressione disgustata. – Fai sul serio?-
- Certo! Pensaci, Granger, le Gelatine sono come la vita: a volte ti capita la fragola, o il cioccolato, ma a volte capitano cerume, vomito o spinaci. Bisogna assaggiare qualcosa di disgustoso, ogni tanto, perché dopo una gelatina al fegato, quella alla fragola avrà un sapore migliore!-
Hermione rimase a bocca aperta, ma fu piuttosto veloce a nasconderlo. Si schiarì la voce e sorrise. – Weasley, a modo tuo hai detto qualcosa di veramente profondo!-
Fred scosse la testa ridendo. – Sottovaluti ancora la mia sensibilità!-
- Ho le mie ragioni per farlo!-
- Disse quella che mi ha legato e imprigionato in una stanza remota sopra la Guferia..-
- Questi sono dettagli!- commentò lei, scrollando le spalle.
Ridendo, Fred le accarezzò una guancia. – Torneresti mai indietro?- chiese serio.
Non aveva specificato a cosa si stesse riferendo, eppure pensò che Hermione l’avesse intuito. Forse dalla serietà del suo sorriso. Forse dall’intensità del suo sguardo. Sì, Hermione aveva capito cosa intendesse. La sua domanda era chiara. E la risposta di Hermione, Fred se ne rese conto, lo spaventava più di quanto fosse disposto ad ammettere.
Hermione sospirò, guardandolo negli occhi, poi rispose: - No, non lo farei mai..-
Il cuore di Fred perse un battito, prima di ricominciare a pulsare con euforia. Si sentì leggero, come se un enorme peso gli fosse appena stato tolto dalle spalle. Quella risposta valeva più di tante altre ricevute. Aveva mille significati, ma convergevano tutti nell’unica ragione per la quale lei era lì fra le sue braccia. Per la quale lui era lì a stringerla.
- Nemmeno io..- rispose Fred, prima che lei aprisse bocca per chiederlo.
Sorridendo, si strinsero in un abbraccio. Fred cercò le sue labbra e le trovò. Dolci, perfette come sempre. Riversò in quel bacio tutto ciò che provava. Sapeva che lei poteva sentirlo. Sapeva che lei lo avrebbe capito. Era finito il tempo delle domande e delle parole. C’era un modo migliore di dimostrarle quanto avesse bisogno di lei, di sentirla vicina. Doveva stringerla fra le sue braccia. Doveva essere lì per lei. Sorrise, al pensiero di quello che stava succedendo. Avrebbero fatto l’amore in un campo di fiori. Probabilmente la situazione più comune del mondo. Ma loro non erano in un vero campo di fiori. Erano nella Stanza delle Necessità, dove lui aveva evocato una foresta e dove lei aveva trasfigurato degli steli d’erba in fiori. Perché era il suo incantesimo preferito. Il cambiamento. La trasformazione. Era il salto che avevano compiuto insieme. Ed era simbolico che lo ammettessero proprio lì, in un luogo toccato dalla magia. Perciò non erano come gli altri. Perciò non erano in un semplice campo di fiori. Loro non sarebbero mai stati come gli altri.
Sarebbero sempre stati diversi e, a modo loro, perfetti.
 
 
 
 
 
 
Alla fine, Hermione si era addormentata. Non nell’erba, perché il terreno era troppo scomodo per dormire. Fred l’aveva sollevata e l’aveva portata sul letto abbandonato. Hermione si era arrotolata fra le coperte come un gatto. Sorridendo, lui l’aveva abbracciata e, dopo un po’ si era addormentato. L’aveva svegliato un solo pensiero: rivederla.
Fred accarezzò lentamente la guancia di Hermione. Non voleva svegliarla, ma resistere alla tentazione di toccarla era impossibile.
Quante cose erano cambiate, nelle ultime settimane? Quante certezze era riuscito a costruire?
Sorrise, quando Hermione strizzò gli occhi e si mosse. Forse sognava. O forse no..perché lui aveva appena allontanato la mano. E quando Fred ricominciò a sfiorarle la guancia, il viso di Hermione si rilassò. Aveva bisogno di lui anche quando dormiva.
E allora Fred ripensò. Cominciò a ricordare e vide per la prima volta il vero cambiamento. Perché non era avvenuto in quelle settimane. No, era cominciato molto tempo prima. Nonostante fosse sempre stato abbastanza sveglio, Fred aveva impiegato parecchio tempo per capire quanto tenesse a lei. Non sapeva nemmeno di preciso quando era successo. Semplicemente, era accaduto.
Fred osservò Hermione dormire e realizzò che era sempre lei, la stessa ragazza che aveva permesso quel cambiamento. No, era la ragazza che era sempre stata protagonista di quel cambiamento. Avrebbe dovuto capirlo subito. Infondo, forse, lo aveva capito davvero fin dall’inizio! Solo che non si era accorto di saperlo. Per stupidità, o per codardia, aveva finto di non averlo capito.
Sorrise, mentre i ricordi cominciavano ad affollare la sua mente. Sì, era stato uno stupido. E un codardo. Perché lei aveva cambiato tutto. La ragazza che dormiva al suo fianco in quel momento. La ragazza che aveva pianto per suo fratello. La ragazza che aveva combattuto con coraggio. La ragazza  che lui aveva baciato per sbaglio.
La stessa ragazzina dai capelli cespugliosi che aveva aperto la porta del suo scompartimento, non sapendo che, un giorno, avrebbe cambiato la sua vita..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
‘Mooorning
Lo so, sono in ritardo di un giorno anche questa volta! Spero non sia la maledizione di quest’anno! Purtroppo ieri sono stata fuori tutto il giorno e sono tornata la sera tardi, troppo stanca per revisionare il capitolo! Perciò eccomi qua, spero possiate perdonarmi! Prima di tutto: buon anno nuovo potteriani!! Secondo: grazie, grazie infinite per tutto! Il sostegno che mi regalate ogni giorno è come ossigeno! Non scherzo, quando dico che siete la fonte della mia fantasia e la ragione per cui continuo a scrivere! Grazie mille davvero!
Questo capitolo in particolare è dedicato alla mia amica Vany, come incoraggiamento, sperando che per lei valga come un abbraccio! E lei sa perché! Ti voglio bene :)
Grazie mille davvero per tutto, ad ognuna di voi! Siete fantastiche!
Il prossimo capitolo sarà un po’ speciale! Ho in mente questo capitolo da quando ho iniziato a scrivere la storia! Perciò spero di riuscire a realizzarlo al meglio!
Intanto, fatemi sapere che ne pensate di questo :)
Grazie infinite ancora!
A presto!
Amy :)
 
 
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** I Ricordi di Fred Weasley ***


Capitolo 21
I Ricordi di Fred Weasley
 
 
 
 
 
 
 
Il treno era affollato come sempre, come ogni primo settembre. Fred schivò un ragazzino, sicuramente del primo anno, che era inciampato sul suo stesso baule. Lee afferrò al volo il bambino e Fred prese il baule appena in tempo, prima che si rovesciasse e schiacciasse il poveretto.
- Stai bene?- chiese Lee al bambino.
Il bambino arrossì e annuì. Era alto quasi la metà di Lee. Fred lo aiutò a rimettere a posto il baule e poi, assieme a George e Lee, riprese la sua strada verso il solito scompartimento.
- Ma ci pensate? Abbiamo aiutato Harry Potter a sistemare il suo baule!- esclamò George.
- Dai, voglio i dettagli! Com’è?- chiese Lee.
Fred scosse le spalle. – Sembra spaventato! Deve essere tutto nuovo per lui. Ma sembra un bravo ragazzo!-
- Dobbiamo rimediare una tavoletta del wc!- esclamò George.
Lee sollevò le sopracciglia. – Ok, stai delirando!-
Fred scoppiò a ridere. – Ci serve per Ginny! Dobbiamo tirarla su di morale. È triste perché starà fino a giugno in casa da sola con mamma e papà e non ci saremo noi a fare gli scherzi a Ron come d’estate. Quest’anno non avrà nemmeno Ron!-
Lee rise e annuì. – Povera piccola!-
- Infondo le manca solo un anno!- commentò George.
- Dopodiché entrerà anche lei a far parte dei Grifondoro!- aggiunse Fred.
- Forse!- ribatté Lee.
- Tutta la famiglia Weasley fa parte dei Grifondoro!- commentò George.
- Solo Ron non potrebbe farcela!- concluse Fred, ma stava scherzando. Sapeva che il fratellino era più furbo di quanto dimostrasse e non aveva dubbi sulla sua appartenenza a Grifondoro.
- Percy è un Prefetto, quindi?- chiese Lee.
Fred e George fecero finta di mettersi a vomitare e Lee scoppiò a ridere.
- Non ha ripetuto altro per tutta l’estate!- disse George.
- Ci ha fatto diventare scemi!- aggiunse Fred.
- Ma ora sappiamo chi prendere di mira quest’anno!-
- Rimpiangerà la sua spilla da Prefetto?- chiese Lee.
- Puoi contarci!- risposero i gemelli all’unisono.
All’improvviso, la porta scorrevole dello scompartimento si aprì. Entrò una ragazzina con la divisa già perfettamente indossata. La cravatta nera indicò a Fred che si trattava di una nuova arrivata. Aveva folti capelli bruni, ricci e cespugliosi, ed era così piccola e magra che avrebbe potuto dimostrare meno di undici anni. Gli occhi nocciola scrutarono lo scompartimento. Per quanto sembrasse gracile il suo aspetto, di sicuro non valeva lo stesso per gli occhi e per l’espressione di sbrigativa praticità.
- Avete visto un rospo? Un ragazzo di nome Neville l’ha perso!- disse. La sua voce era squillante e autoritaria. Sollevò il mento in attesa di una risposta. A Fred ricordò terribilmente la professoressa McGranitt.
- No!- rispose lui con un mezzo sorriso. – Ma se lo troviamo veniamo a cercarti!-
La ragazza gli rivolse un sorriso tutt’altro che allegro e rispose con uno sbrigativo: - Grazie!-
Richiuse la porta dello scompartimento e svanì. I ragazzi guardarono la porta in silenzio.
Poi George disse: - Solo a me ha ricordato..-
-..la McGranitt?- concluse Fred.
- No, l’ho pensato anche io!- commentò Lee.
Fred scosse la testa e tornò a chiacchierare con suo fratello e il suo migliore amico, dimenticandosi della ragazza con i capelli cespugliosi che cercava il rospo di un certo Neville.
 
 
 
 
 
 
 
Al tavolo dei Grifondoro gli studenti aspettavano con impazienza che lo Smistamento cominciasse. Fred aveva una fame tremenda, e sapeva che la cerimonia sarebbe durata troppo per i suoi gusti. Le porte della Sala Grande si spalancarono.
Percy saltellò con impazienza sulla panca. – Ecco Ron!- esclamò.
I gemelli seguirono il suo sguardo e videro il fratello varcare l’ingresso accanto a Harry Potter. Se non altro, Ron aveva fatto amicizia con qualcuno. E non uno qualunque. I nuovi arrivati rimasero a bocca aperta quando videro la Sala Grande. Fred ricordava molto bene la sua prima volta. Il cielo stellato, i tavoli immensi, le torce, i camini. La Sala Grande era uno dei suoi posti preferiti a Hogwarts. Veniva solo dopo il campo da Quidditch. Fred ricordava anche l’emozione dello Smistamento. Negli occhi di suo fratello Ron vide più panico che emozione, ma si consolò quando vide che era un sentimento piuttosto diffuso fra il primo anno.
Il Cappello cantò la sua canzone e Fred lasciò vagare lo sguardo fra i nuovi arrivati, per vedere le facce dei nuovi compagni di scuola. Accanto a Ron e Harry c’era un ragazzino piuttosto in carne, con scuri capelli arruffati e denti un po’ sporgenti. Stringeva fra le mani un rospo. Doveva essere il famoso Neville!
Vide anche la ragazzina dai capelli cespugliosi. Anche lei aveva denti un po’ sporgenti ed era in preda al panico. Si tormentava l’orlo della gonna e chiudeva gli occhi continuamente, mormorando qualcosa fra sé. Fred scosse la testa sorridendo.
Lo Smistamento cominciò. Fred e George guardarono i primi studenti che salirono per essere smistati. Qualche Tassorosso, un Corvonero, una Serpeverde e la prima Grifondoro: Lavanda Brown! Di nuovo un Tassorosso e, stavolta, un ragazzo che venne assegnato a Grifondoro: Seamus Finnigan. Fred applaudì come per Lavanda e strinse la mano al nuovo arrivato.
Poi la McGranitt chiamò: - Hermione Granger!- e la ragazzina con i capelli cespugliosi salì di corsa e si sistemò il Cappello con gesto impaziente. Dopo qualche istante, lo squarcio nella stoffa si aprì e il Cappello gridò: - Grifondoro!-
Scoppiò l’ennesimo applauso. La ragazzina, conosciuta ora come Hermione Granger, sorrise radiosa e scese le scale, correndo verso il tavolo della sua nuova Casa. Sedette proprio accanto a Percy, di fronte ai gemelli.
Fred allungò la mano per presentarsi e Hermione la strinse con un piccolo sorriso.
- Benvenuta a Hogwarts!- le disse.
- Grazie!- rispose lei, arrossendo.
- Benvenuta nella nobile Casa di Godric Grifondoro!- aggiunse Percy, in tono pomposo.
- Cerca di non diventare una zuccona come lui!- commentò George, facendola ridere.
- Neville ha trovato il suo rospo, a quanto vedo!- intervenne Fred.
- E’ stato Hagrid a trovarlo!- rispose Hermione, per poi rivolgere l’attenzione allo smistamento.
Un imbarazzato Neville Paciock tornò indietro per restituire il Cappello con il quale stava correndo al tavolo dei Grifondoro. Tentando di passare inosservato, arrivò fino al tavolo, seguito da una serie di risate provenienti da tutti i tavoli. Fred vide Hermione sorridergli radiosa.
- Grandioso Neville, anche tu sei un Grifondoro!- esclamò contenta.
- Avrei giurato di finire in Tassorosso!- commentò il ragazzo, arrossendo.
Hermione gli batté la spalla con fare incoraggiante e lui seppellì lo sguardo nel piatto. Fred sorrise a quella scena. A quanto pareva, il piccolo Paciock si era preso una cotta per la sua nuova compagna di scuola!
Poi fu il turno di Harry Potter. Tutta la Sala Grande trattenne il fiato. Quando il Cappello gridò: - Grifondoro!-, un boato esplose al tavolo rosso-oro. I gemelli si lanciarono in un coro e strinsero la mano di Harry quando li raggiunse. Il ragazzo, imbarazzato e felice al tempo stesso, si sedette accanto a Fred.
Lo Smistamento arrivò alla fine. Ron fu assegnato a Grifondoro e questo rese Fred fiero di lui, anche se non l’avrebbe mai ammesso a voce alta. Il banchetto fu spettacolare come sempre. Fred ebbe tempo per conoscere i nuovi arrivati. Notò che Hermione Granger parlava solo con Percy e non faceva altro che lodarlo perché era un Prefetto. Percy si diede talmente tante arie, che Fred e George pensarono di provare a puntellarlo con una forchetta per vedere se potevano sgonfiarlo.
- Incredibile che tu sia una Nata Babbana! Come sai tutte queste cose?- chiese Percy.
Hermione arrossì. – Be’, volevo essere preparata. Così ho comprato dei libri a Diagon Alley!-
Percy sorrise ammirato. – Potresti essere Prefetto un giorno!-
Fred scoppiò a ridere, e lei si girò di scatto a guardarlo, con la fronte aggrottata. – Be’ in tal caso la nostra amicizia finisce qui!- esclamò.
Hermione sfoderò un’espressione scettica. – Perché?-
Percy si schiarì la voce. – Diciamo che Fred e George non sono proprio dei modelli di ispirazione per i nuovi studenti!-
- Ma siamo molto più divertenti!- disse George, rivolgendole un occhiolino.
Hermione arricciò le labbra, indecisa se commentare o meno, poi scosse la testa e riprese a parlare con Percy sulla storia di Hogwarts.
Fred guardò la ragazzina con gli occhi illuminati per la miriade di informazioni che presto avrebbe acquisito. Sorrise, pensando a quanto quel mondo dovesse sembrarle incredibile. La magia era sempre incredibile, anche per chi come Fred era cresciuto sapendo la verità sul suo mondo.
Chissà, forse riusciremo ad essere amici comunque!
 
 
 
 
 
 
 
- Insomma, so che ha pianto tutto il giorno!- disse Calì all’amica Lavanda.
- Ron Weasley è davvero un idiota!- commentò quest’ultima.
Fred le guardò mentre aprivano i libri davanti al camino. Parlavano da dieci minuti di Hermione. Fred notò che, in effetti, di lei non c’era nessuna traccia. A quanto pareva, Ron l’aveva presa in giro e questo aveva fatto fuggire la piccola brillante strega. Si girò verso George, che parlava tranquillo con Lee. Doveva andare a cercarla? Doveva cercare suo fratello e insegnargli che far piangere una ragazza era una pessima mossa?
Scosse la testa e tornò a immergersi nella conversazione di suo fratello e Lee. Infondo, non erano affari suoi.
 
 
 
 
 
 
Un Troll. Non vedeva l’ora di dirlo a Ginny!
E suo fratello lo aveva persino affrontato. Per salvare la vita a Hermione Granger.
Bella mossa, Ronnie!
Evidentemente, era un periodo di grandi eventi a Hogwarts: Harry Potter era il nuovo Cercatore della squadra, suo fratello Ron affrontava Troll di Montagna e lui aveva incredibilmente guadagnato dieci punti per Grifondoro, riuscendo per primo a trasfigurare un porcospino in un puntaspilli.
- I miei complimenti, signor Weasley!- disse la McGranitt. – Dieci meritati punti a Grifondoro. Veda di non perderli entro la fine della giornata!-
Fred scoppiò a ridere e poté giurare di vedere un sorrisetto tirato sulle strette labbra della professoressa.
 
 
 
 
 
 
 
Sul treno di ritorno, Fred e George pensarono a quanto fosse stato bizzarro quell’anno. Harry Potter aveva salvato la Pietra Filosofale da Voldemort. Incredibile. Il fatto che un professore portasse Voldemort a spasso per il castello era già un evento degno di nota. Il fatto che un ragazzino di undici anni, in compagnia dei suoi due fedeli amici, lo avesse sconfitto era molto più che degno di nota.
- Esco a cercare il carrello dei dolci!- disse Fred.
George annuì e continuò a giocare a scacchi con Lee, che stava nettamente perdendo. Lungo il corridoio del vagone, Fred incontro Hermione. Lo fece sorridere il pensiero che quella ragazzina dai capelli cespugliosi avesse fermato il tentativo di un Tranello del Diavolo di soffocare suo fratello.
- Ehilà, Granger!- la salutò.
Lei ricambiò con quel suo solito sorriso spiccio. – Fred?-
- No, George!-
- Scusa!-
- Scherzavo, sono Fred!-
Hermione sollevò le sopracciglia e lui le sorrise.
- Pronta per tornare a casa?- le chiese.
Hermione sollevò il mento. – Sì, anche se sarà dura non poter usare la magia fino a settembre! Infondo, però, le regole sono regole-
E tu un giorno sarai come la McGranitt!
- Come ci si sente ad aver contribuito a salvare la Pietra Filosofale?- le chiese Fred.
- Piuttosto bene. Sono una degna Grifondoro, no?-
- Il coraggio non ti manca! E hai la testa dura..è fondamentale!- la prese in giro.
Lei assottigliò lo sguardo, ma non rispose.
- Passa una buona estate!- le disse Fred, continuando per la sua strada.
- Anche tu!- esclamò lei, salutandolo con la mano.
Fred trovò il carrello dei dolci e comprò una confezione di Api Frizzole. Tornò nel suo vagone e vi trovò Harry, Ron e Hermione. Si divertirono a lanciare ogni tipo di incantesimo e a giocare a Sparaschiocco. Ogni momento in compagnia della magia era prezioso. Notò per la prima volta quel che si dicesse di Hermione Granger: eseguiva anche gli incantesimi più complicati come se non avesse fatto altro in quegli undici anni di vita. Era incredibile. Saccente. Secchiona. So-Tutto-Io. Simile a Percy. Rispettosa delle regole, nonostante ne avesse infrante parecchie. Spavalda. Testarda. Ma brillante.
Il treno rallentò. Fred scagliò il suo ultimo incantesimo. Un’altra estate. Altri mesi senza magia. Ma quando sarebbe diventato maggiorenne?
 
 
 
 
 
 
 
Il Ghirigoro era pieno quel giorno. Erano tutti in fila per farsi autografare i libri da Gilderoy Allock. La signora Weasley indicò il piano superiore della libreria, dove Hermione stava tentando di raggiungere un libro su uno scaffale troppo alto.
- Fred, vai ad aiutare Hermione o si rovescerà mezza libreria addosso!- ordinò sua madre, il tono carico di preoccupazione.
Sospirando, Fred salì in fretta le scale e raggiunse il piano superiore. Hermione stava per salire su una sedia traballante.
- Non lo farei, se fossi in te!- esclamò, spaventandola.
Hermione si girò di scatto.  – Devo prendere un libro e non posso usare ancora la magia!-
- Lascia stare, te lo prendo io!- disse, avvicinandosi.
Ma Hermione aveva la testa troppo dura per chiedere aiuto. – Faccio da sola!- ribatté.
Salì sulla sedia, e si sollevò sulle punte per prendere il libro dallo scaffale. All’improvviso, la sedia logora cedette. Hermione si aggrappò alla libreria, ma la sua mano mancò la presa. Si sarebbe schiantata a terra, se non fosse stato per Fred. La afferrò al volo, stringendola per la vita. Era talmente leggera che era come afferrare una Pluffa in volo. Hermione cadde in avanti, aggrappandosi al suo collo e perse l’equilibrio. Fu in quel momento che le loro labbra si incontrarono. Non l’aveva fatto apposta, ovviamente, ma Fred rimase pietrificato comunque. Involontariamente, chiuse gli occhi. Pochi secondi dopo, Hermione si allontanò e lui la riportò con i piedi per terra. Si guardarono per un istante, Hermione rossa come un pomodoro.
- Scusa!- mormorò, sempre più rossa.
Fred le sorrise. – Non fa niente!-
Si chinò a raccogliere il libro che, nella confusione della caduta, era scivolato a terra, e glielo porse.
- Grazie..- borbottò lei. Lo prese e corse via, senza alzare lo sguardo.
Fred sorrise e scosse la testa. Non che potesse essere definito tale, ma chi l’avrebbe mai detto che il suo primo bacio l’avrebbe dato a Hermione Granger, la strega più brillante e secchiona della sua età?
 
 
 
 
 
 
 
Fred Weasley correva per i corridoi. Aveva dimenticato di portare la sua scopa all’allentamento. Si poteva essere più idioti?
Svoltò l’angolo e per poco non travolse Hermione. La afferrò per le spalle, sostenendola e impedendole di cadere.
- Ma sei pazzo?- sbottò lei, infastidita.
- Scusa Granger! Ho dimenticato la scopa!- si giustificò, con un sorriso. Mollò le sue spalle e si preparò a correre via.
- Hai dimenticato la scopa per allenarti?- chiese Hermione, mentre Fred si allontanava.
- Sì!-
- Che razza di idiota!- borbottò lei.
- Guarda che ti ho sentita!- le gridò lui da metà corridoio.
Fred poté giurare di averla vista sorridere.
 
 
 
 
 
 
 
Hermione Granger era una delle vittime dell’Erede di Serpeverde. La notizia scosse i Grifondoro, Harry e Ron in particolare. Fred diede una pacca comprensiva sulla spalla di suo fratello. Aveva sempre avuto il sospetto che a Ron piacesse Hermione.
E lui come si sentiva?
Be’ Hermione era una sua amica. Non proprio in senso stretto, ma cominciava ad affezionarsi a quella piccola, arruffata ragazzina saccente. E ora lei giaceva pietrificata in infermeria. Provò una profonda rabbia. Chi poteva averle fatto questo? Chi poteva prendersela con lei?
Strinse i pugni, affondandosi le unghie nei palmi delle mani. Dovevano fare qualcosa. Dovevano catturare il responsabile. Non avrebbe sopportato la notizia che un’altra delle persone a cui teneva era diventata una vittima del mostro.
Non poteva sopportarlo.
 
 
 
 
 
 
 
Il Basilisco era stato ucciso. Ginny era guarita. Fred la abbracciò spesso durante quell’estate. Aveva bisogno dei suoi fratelli, aveva bisogno di sentirsi di nuovo a casa. La sua piccola sorellina aveva sofferto per colpa di Voldemort e del suo diario. Fortunatamente, Harry l’aveva salvata. Non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza. Hermione e tutti gli altri erano tornati in forma e la vita aveva ricominciato a scorrere normalmente. Quell’estate, alla Tana, Fred si prese cura di Ginny. Lui e George furono una presenza costante nella vita della sorella. Quell’estate, strinsero un legame con lei molto più profondo di quanto lo fosse mai stato. Inventarono nuovi scherzi da fare a Ron e Percy, distrussero per sbaglio un vecchio calderone e ripulirono spesso il giardino dagli Gnomi, solo per poter passare dei pomeriggi divertenti insieme.
Scoprirono che Ginny stava crescendo. E scoprirono che, infondo, poteva essere diabolica tanto quanto loro!
 
 
 
 
 
 
 
Fred stava cercando un libro in Biblioteca. Era un evento degno di nota. Decisamente fuori dal comune. Passò tra gli scaffali e vide Hermione Granger praticamente arrampicata su una sedia. Perché non usava la magia per prender quei libri? Erano troppo in alto per lei! Mentre si avvicinava, Fred notò quanto fosse cambiata. Era più alta, il suo fisico stava prendendo le forme femminili di una ragazza più adulta. I suoi occhi erano sempre gli stessi, brillanti e attenti. Aveva i capelli raccolti in una crocchia un po’ scompigliata e stava sbuffando.
- Granger, lo sai che potresti usare la magia, vero?- le chiese.
Lei si voltò. – Ho dimenticato la bacchetta nel dormitorio!-
- Vuoi una mano?-
- No, grazie. Faccio da sola!- sbottò lei.
- Hai sempre la testa dura, eh?- ironizzò lui.
In quel momento, Hermione perse l’equilibrio e cadde. Fred la afferrò al volo. Dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere. Sembrava la stessa scena di un anno prima. Hermione si aggrappò alle sue spalle e lo guardò, immobile e spaventata. I loro nasi quasi si toccavano e Fred era così distratto dal suo sguardo da non accorgersi di averla ancora fra le braccia.
- Allora è un vizio, Granger! Spera che ci sia sempre io ad afferrarti!- scherzò lui.
Hermione sorrise impacciata. – Adesso puoi lasciarmi andare..- mormorò.
Fred sorrise e la lasciò scivolare lungo il suo corpo, fino a posarla a terra. Hermione si sistemò la gonna con un gesto distratto, poi si chinò a raccogliere il libro.
- Ehm, grazie..- mormorò, arrossendo.
Fred scosse le spalle. – Ci sarò ogni volta che cadrai!-
Lei sollevò le sopracciglia. – E’ una promessa o una minaccia?-
Fred la guardò a bocca aperta e lei sfoderò un’espressione offesa. – Che c’è, non mi è permesso fare battute?- sbottò.
Fred si riscosse. – Ti è permesso eccome. Non sapevo..be’ che non fossi noiosa come Percy!-
Hermione lo colpì con il libro e Fred scoppiò a ridere. Poco dopo anche Hermione si lasciò andare a una risata. Fred la osservò mentre rideva. Era cresciuta, ma non era cambiata poi molto. Però era bella. E la sua risata era così musicale. Capì perché Ron fosse tanto cotto di lei.
- Che ci fai in biblioteca, piuttosto?- chiese Hermione.
Fred si obbligò a tornare con i piedi per terra.
Smetti di contemplarla, idiota!
- So che sembra strano, ma ho bisogno di un libro per il tema di Pozioni!- rispose Fred.
- Sembra molto strano!- lo prese in giro lei.
- Ehi, a volte anche i gemelli Weasley mettono la testa a posto!- protestò lui.
- Eppure sei da solo, dov’è l’altro?- chiese curiosa lei.
Fred scosse la testa. – Non posso dirtelo. A proposito, sai chi sono?-
- Certo che lo so!- rispose lei, scrollando le spalle. – Solo chi è distratto non riesce a riconoscervi!-
- Incredibile, Granger! Sei davvero brillante come dicono!-
Vederla arrossire provocò una serie di sentimenti contrastanti nella sua mente. Che diavolo gli stava succedendo?
- Adesso vado!-esclamò Hermione, sollevando il libro e indietreggiando. – Ho molto da studiare. Ciao George!- lo salutò con un sorriso e svoltò l’angolo del blocco di scaffali.
Fred rimase a bocca aperta. George?
Dopo qualche secondo, la testa di Hermione sbucò dalla libreria. Sorrise, divertita dalla sua espressione, e disse: - Scherzavo Fred!-
Fred scoppiò a ridere e la guardò sparire nuovamente. Scosse la testa e uscì dalla Biblioteca, dopo aver recuperato il libro da una Madama Pince alquanto sospettosa. Raggiunse il suo gemello e passò il pomeriggio a guardare il fuoco nel camino della Sala Comune, invece di studiare. Fra le fiamme, rivide il sorriso di Hermione.
 
 
 
 
 
 
 
Sirius Black tenta di entrare nel dormitorio? Silente ci obbliga a dormire tutti in Sala Grande! Solo noi abbiamo un Preside così..
Fred si guardò intorno, avvicinandosi alla pila di sacchi a pelo e cuscini che Silente aveva fatto apparire al centro della Sala Grande. Si chinò a raccogliere un cuscino anche per George e in quel momento le sue dita sfiorarono quelle di un’altra persona. Si voltò e incontrò lo sguardo preoccupato di Hermione.
- Granger!-
- Weasley!-
- Nottataccia, eh!-
- A quanto pare..-
- Rilassati, Granger! Andrà tutto bene!- la tranquillizzò.
Lei sorrise e prese il cuscino che Fred le stava porgendo, poi si allontanò per raggiungere Harry e Ron. La seguì con lo sguardo e vide Ron sorriderle con fare incoraggiante. Qualcosa di spiacevole si mosse nel suo stomaco. Da quando Ron le sorrideva in quel modo? Notò anche il sorriso con cui lei ricambiò, e la cosa nel suo stomaco ritirò i tentacoli. Era un sorriso piuttosto innocente. O forse lui aveva le allucinazione. Ma il problema era un altro: perché se ne stava preoccupando?
Il silenzio calò sul mare di studenti avvolti nelle coperte. George avvicinò il sacco a pelo a quello di Fred.
- Secondo te come ha fatto?- chiese al gemello.
Fred si girò. – Non lo so. Pensi che dovremmo dire a qualcuno della Mappa?-
- No, Sirius Black non ha nulla a che fare con la Mappa!-
- Teniamola d’occhio, d’ora in poi!-
- Buona idea!-
- Allora?-
- Allora cosa?- chiese Fred.
- Come mai sorridevi come un idiota, prima?-
- Quando?-
- Quando parlavi con la Granger!- puntualizzò George.
- Non sorridevo come un idiota. Cercavo di tranquillizzarla. Anche se pare che sia il compito perfetto per Ron!-
Oh no, mi sono fregato da solo..
- Colgo un filo di invidia!- commentò George.
- Esci dai miei pensieri e dalla mia vita, Georgie!- sbottò Fred, girandosi su un fianco e dando le spalle al gemello.
- Come vuoi, Freddie! Ma vorrei farti notare che ha ricambiato il tuo di sorriso, non quello di Ron!-
- Evviva..- borbottò Fred, senza nessun entusiasmo.
- Notte, Fred..-
- Notte George..-
Prima di addormentarsi, Fred scrutò la Sala Grande con lo sguardo. Vide Hermione fare lo stesso a una ventina di metri da lui. Aspettò che il suo sguardo arrivasse a lui e, quando i loro occhi si incrociarono, le sorrise. Hermione ricambiò il suo sorriso e rimase per un po’ a guardarlo. Fred le fece cenno di dormire, spostando i palmi congiunti contro la guancia. Hermione scosse la testa, con una smorfia.
Non riusciva a dormire. Fred alzò un dito, facendole cenno di aspettare. Scese con la mano nel sacco a pelo e trovò la sua bacchetta. Quando riemerse, la puntò contro il sacco a pelo dove dormiva Malfoy, mormorando qualcosa. Il cuscino si spostò bruscamente e Malfoy colpì il pavimento di pietra con la fronte, svegliandosi di soprassalto. Hermione trattenne una risata dietro la mano e schiacciò la testa contro il cuscino. Piton si girò verso Malfoy e poi scrutò la Sala. Fred nascose la bacchetta nel sacco a pelo e finse di dormire. I suoi occhi trovarono quelli di Hermione che ricambiò il suo sguardo, trattenendo ancora le risate.
Fred vide le labbra della ragazza mimare un silenzioso “Grazie”. Le sorrise, mimando con le labbra un “Buonanotte”. Lei sorrise un’ultima volta e chiuse gli occhi. Fred rimase qualche istante a guardarla e poi cercò di addormentarsi.
Hermione aveva gli occhi chiusi e respirava lentamente. Però sorrideva ancora.
 
 
 
 
 
 
 
A King’s Cross, sua madre strinse lui e George in un abbraccio decisamente troppo soffocante. D’accordo, era preoccupata per loro e per tutta la storia di Sirius Black, ma non c’era bisogno di strangolarli! Dopo essere sfuggiti alla presa della madre, Fred e George andarono a salutare Harry e Hermione.
- Passate una buona estate!- disse Fred.
Harry sorrise. – Anche voi!-
- Verrete alla Coppa del Mondo?- chiese George.
Hermione annuì e Harry scosse le spalle. – Lo spero davvero!- rispose, ammiccando in direzione dei Dursley.
Harry salutò Hermione con un abbraccio e si girò per raggiungere i suoi zii. Hermione si girò verso i suoi genitori e fece per andarsene, ma poi cambiò idea e corse un’ultima volta ad abbracciare Ginny. Fred era accanto alla sorella. Quando Hermione si separò da Ginny, Fred le rivolse un sorriso vispo.
- Granger!-
- Weasley!-
- Ci vediamo ad agosto!- le disse.
Lei sorrise. – Ci vediamo ad agosto! Passa una bella estate!-
- Anche tu!- rispose lui.
Hermione si girò e corse dai suoi genitori. Fred la seguì con lo sguardo, ma poi lo distolse quando sentì la voce di sua madre richiamarli per partire.
Sarebbe stata l’ennesima, lunga estate!
O forse no. C’era la prospettiva della Coppa del Mondo. Il Quidditch. Uno dei suoi più grandi amori. Avrebbe visto la partita, se la fortuna avesse girato dalla sua parte, avrebbe visto giocare anche Viktor Krum. E avrebbe rivisto Hermione..
Ops..e questo pensiero da dove è uscito?
L’avrebbe rivista comunque, a settembre. Ma agosto veniva prima di settembre.
Complimenti, cervello di Troll..
Fred scosse la testa, scacciando i pensieri. Quella conversazione mentale con se stesso gli ricordava troppo le conversazioni che aveva con il suo gemello. In effetti, la sua mente parlava con la voce di George. E Fred lo sapeva fin troppo bene, George aveva sempre ragione. Ok, quasi sempre. Spesso, ma non ogni volta. Un po’ più di spesso.  Lo conosceva troppo bene. Il lato positivo era che Fred aveva sempre ragione su George. Quasi sempre.
- Fred, aiuta Ron con il baule!- ordinò sua madre.
Sospirando, Fred sollevò il baule che il fratello si era lasciato cadere su un piede. Aveva appena cambiato idea, di nuovo. Sarebbe stata l’ennesima, lunga, insopportabile estate!
 
 
 
 
 
 
 
L’urlo di sua madre li svegliò bruscamente. Fred aprì gli occhi e vide che era ancora buio. Che razza di ore erano?
- George, svegliati!- bofonchiò, sbadigliando.
- No, svegliati prima tu!- borbottò George contro il cuscino.
Impiegarono un’eternità ad alzarsi e la signora Weasley contribuì con i suoi strilli a peggiorare il mal di testa di Fred. Era così freddo che decise di indossare un’altra maglia. Uscì dalla sua stanza, mentre George arrancava già verso le scale. Fred pensò di raggiungerlo e aiutarlo, perché non sembrava in grado di scendere gli scalini senza ammazzarsi. Richiuse la porta della sua stanza e sbadigliò. In quel momento, Hermione e Ginny arrivarono nel corridoio. Hermione sollevò le sopracciglia con un sorriso.
- Buongiorno!- disse, prendendolo in giro.
- Perché le ragazze sembrano sempre perfette anche a quest’ora del mattino?- borbottò lui, indicando l’aspetto fresco di Ginny e Hermione.
- Perché sono ragazze!- rispose George, inciampando su un gradino e aggrappandosi alla ringhiera. Recuperò l’equilibrio e ricominciò a scendere.
- Sbrigati, tua madre è furiosa!- esclamò Hermione.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Sai che novità!-
Hermione sorrise e si incamminò verso le scale con Ginny, che era più taciturna del solito. Evidentemente, solo Hermione era del tutto sveglia!
Come richiamata dai suoi pensieri, Hermione si girò e sorrise. – Ti stai mettendo la maglia al contrario, Weasley!-
Fred abbassò lo sguardo sul maglione e vide che aveva ragione. Lo sfilò e lo girò dalla parte giusta. - Grazie, Granger!- rispose.
Ma Hermione era già sparita.
 
 
 
 
 
 
 
La foresta era piena di gente spaventata che correva. Fred strinse la mano di Ginny. L’ultima cosa che voleva era perderla. Avevano già perso Ron, Harry e Hermione. Fred si chiese dove fossero. Si chiese se stessero bene. Hermione era una Mezzosangue. L’avrebbero presa? Cosa le avrebbero fatto? Un senso di panico minacciò di invaderlo, ma fu più la rabbia a riscuoterlo. Non era accanto a lei per proteggerla. Non che fosse compito suo. Aveva Harry e Ron. Ma sapere di non essere riuscito a proteggerla lo mandava fuori di testa. Strinse con forza la mano di Ginny e lei ricambiò la stretta. Attesero in silenzio dietro una macchia di cespugli, mentre le grida risuonavano nella foresta e il fuoco si ergeva dal campo delle tende. Dovevano solo aspettare. Poi avrebbero ritrovato gli altri. Sarebbe andato tutto bene.
Per favore, Granger, resta fuori dai guai!
 
 
 
 
 
 
 
Il Torneo Tremaghi si sarebbe svolto a Hogwarts. E lui non poteva partecipare. Odiava Silente, Crouch e tutto il resto della Commissione Magica. Sarebbe stato incredibile. Epico. Il suo momento di gloria. E quei Galeoni sarebbero serviti a lui e George per dare inizio alla loro attività. Ma no, delle stupide regole gli avrebbero tolto quella possibilità. Non era giusto.
Fred guardò Viktor Krum passare nel corridoio, seguito da un gruppo di ragazze che squittivano come topi. Scosse la testa e prese la direzione opposta a quella di Krum. Per poco non travolse Hermione.
- Scusa Granger!- esclamò, afferrando al volo il libro che le era caduto di mano.
L’espressione furente che Hermione gli rivolse lo paralizzò.
Che ho fatto stavolta?
- Non sono stato io!- disse Fred e Hermione abbandonò per un momento l’espressione furente, per sollevare le sopracciglia.
- Cosa?- chiese allibita.
Fred sorrise. – Pensavo fossi arrabbiata con me!-
- No, non ce l’ho con te..- mormorò lei, ancora leggermente confusa.
Fred scrollò le spalle. – Tanto meglio. Allora, chi tormenta la tua tranquillità?-
L’espressione omicida tornò sul volto di Hermione e Fred si sarebbe sicuramente spaventato, se non avesse saputo che non era rivolta a lui.
- Tuo fratello è un idiota!- sbottò Hermione.
- Chi, Ron?-
- Chi se no?- chiese lei ironica.
- Cos’ha combinato stavolta?- chiese Fred, con un sorriso comprensivo.
- E’ un idiota, ecco cos’ha combinato!-
- Granger, ti stai ripetendo!-
- Scusa..- borbottò lei, abbassando lo sguardo imbarazzata.
È adorabile!
- Qualunque cosa abbia fatto, lascialo perdere: è un idiota!- le disse.
Hermione sorrise e alzò lo sguardo. – Grazie!-
- Di niente! Ehi, vuoi vedere una cosa?-
Hermione seguì il punto che Fred le stava indicando. Erano vicini al cortile. Accanto a un albero, Malfoy, Tiger e Goyle stavano prendendo di mira dei ragazzini del primo anno di Tassorosso. Fred puntò la bacchetta su di loro e la agitò. Una corda legò le gambe di Malfoy e tirò, facendolo finire al tappeto. Hermione scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi. Fred ritirò in fretta la bacchetta e la nascose nella tasca. Rivolse a Hermione un occhiolino e si finse innocente, mentre Malfoy si liberava della corda e cominciava a gridare, in cerca del colpevole.
- Non avresti dovuto!- lo rimproverò Hermione, senza smettere di sorridere.
Fred aprì bocca per commentare, ma una voce glaciale fermò il suo tentativo.
- Concordo con la signorina Granger, signor Weasley!- sbottò Piton.
Fred impallidì leggermente, ma si voltò verso il professore che nessuno dei due aveva visto arrivare, raddrizzando la schiena. Hermione abbassò immediatamente lo sguardo sul pavimento, stringendosi il libro al petto con forza.
- Salve, professor Piton!- disse Fred, tranquillo.
Piton sollevò un sopracciglio e continuò a parlare con la sua voce lenta e profonda. – Ci divertiamo?- lo provocò.
Fred scosse le spalle. – Non particolarmente!-
- Immagino che l’abile Fred Weasley possa concedersi il lusso di ignorare una futile regola come quella di non compiere magie nei corridoi e soprattutto di non colpire altri studenti!- disse, con evidente sarcasmo.
Fred sorrise. – Tecnicamente siamo nei portici del cortile, non nel corridoio, e Malfoy è semplicemente inciampato!-
Hermione sollevò lo sguardo e Fred la vide impallidire e rivolgergli un’occhiata allibita e preoccupata al tempo stesso.
Le labbra di Piton si piegarono nella macabra imitazione di un ghigno. – A volte dimentico la perspicacia della famiglia Weasley. Spiacente di deluderla, signor Weasley, ma non è sufficiente a giustificare le sue azioni. Dieci punti in meno a Grifondoro!-
- Però ammetterà che è stato un colpo da maestro!- commentò Fred, sotto lo sguardo disperato di Hermione.
Piton sollevò un sopracciglio. – Lungi da me giudicare anche solo discreta una delle tue magie, Weasley. La prossima volta che tenti di fare colpo su una ragazza, ti consiglio di regalarle semplicemente dei fiori!- sbottò, per poi allontanarsi dopo un ultimo sguardo di viscido disgusto.
- Ma sei pazzo?- mormorò Hermione, la voce incrinata dal panico.
Fred sorrise tranquillo. – Io e Piton ormai siamo abituati a scambiarci opinioni del genere!-
Hermione scosse la testa, con una smorfia di panico.
- Granger è tutto a posto! Entro domani avrai guadagnato tu i punti che ho perso io!-
Hermione aprì gli occhi e lo guardò con le sopracciglia inarcate. – Dici davvero?-
Fred sorrise. – Certo! Sei o non sei la strega più brillante della scuola?-
Hermione arrossì ma non rispose. – Adesso vado..- borbottò.
Fred la salutò con la mano e la guardò allontanarsi. Poi prese una decisione. Corse verso il cortile e strappò uno stelo d’erba dal prato. Agitò la bacchetta e lo trasformò in una margherita. Voleva che fosse rossa, ma la magia non era riuscita del tutto, così si ritrovò fra le mani una margherita dai petali metà rossi e metà arancioni. La McGranitt sarebbe stata comunque fiera di lui. Corse verso il punto in cui era sparita Hermione e la vide camminare in lontananza.
- Granger!- la chiamò, a voce alta.
Lei si voltò di scatto e si fermò. Fred cominciò a correre e la raggiunse. Quando le fu davanti, allungò la margherita.
- Non sono molto bravo a trasfigurare i fili d’erba, ma la McGranitt dice che posso migliorare!- commentò.
Hermione prese fra le dita la margherita e sorrise. – Grazie!-
- E’ per farmi perdonare per il guaio con Piton.. e per farti sapere che in famiglia non siamo tutti idioti come Ron!- aggiunse serio.
Hermione scoppiò a ridere e Fred fu felice di vederla finalmente rilassata.
- Grazie Weasley!- disse lei.
- Figurati!- rispose lui.
Poi lei si voltò e riprese a camminare. Fred la seguì con lo sguardo, sorridendo.
 
 
 
 
 
 
 
Il Ballo del Ceppo.
Oh Santo Merlino. Il Ballo del Ceppo.
- Che guaio, eh?- chiese George.
Oh Santo Merlino. Il Ballo del Ceppo.
- Fred?-
Ballo. Del. Ceppo.
- Fratellino?-
Il Ballo del Ceppo.
- Copia mal riuscita del sottoscritto?-
Santo Merlino.
- Fred?-
Il Ballo del Ceppo..il Ballo del..
- Ho visto la Granger baciare Ron!-
Fred scattò a sedere così in fretta che rovesciò il calamaio. L’inchiostro imbrattò il pavimento e una parte della tenda del suo letto a baldacchino.
- Cosa?- chiese Fred, senza badare affatto alle macchie di inchiostro.
George sospirò di sollievo. – Sei ancora fra noi, che bella notizia!-
Fred afferrò un cuscino e lo lanciò a George. – Sparisci!-
- Ho un’idea, prima! Perché non le chiedi semplicemente di venire al ballo con te?-
- Perché glielo chiederà Ron!-
- Come lo sai?-
- Non lo so, intuito!- rispose lui, scacciando l’aria con la mano.
- Fantastico: allora chiediglielo prima che lo faccia Ron!-
- No...-
- Perché?- chiese George, spazientito, allargando le braccia.
- Perché mi dirà di no..-
- Non puoi saperlo!-
- Lo chiederò ad Angelina..-
- Gran bella mossa, Fred!- commentò George, sarcastico.
- A meno che non voglia chiederglielo tu!- ammiccò in direzione del gemello.
- Scherzi? Io ho già la compagna giusta!- ribatté lui, sorridendo. – Resta il fatto che sei un idiota!-
- Resta il fatto che non me ne importa!-
George si alzò sbuffando e ripulì la macchia di inchiostro. Da giorni, Fred non faceva altro che pensare a lei. A lei soltanto. Che cos’era successo? Dov’era finita la fraterna tenerezza per la ragazzina dai capelli cespugliosi?
Be’, Hermione non era più una ragazzina dai capelli cespugliosi. Cioè, era sempre una ragazza. E aveva i capelli cespugliosi. Ma era cresciuta. Ed era cresciuta dannatamente bene. Il suo sorriso era diverso. Più consapevole, più maturo e, allo stesso tempo, più spensierato. Era combattiva, come non lo era mai stata. Fred ripensò al Fronte di Liberazione e riuscì a trattenere a stento una risata. Hermione aveva preso un po’ troppo a cuore la situazione disperata degli Elfi.
Era cresciuta. Era bella. Era intelligente. E simpatica. E Fred non riusciva a smettere di pensare a lei. Non riusciva a fermare il suo cuore, ogni volta che la vedeva sorridere. Ma era sbagliato. Non poteva permettersi di pensare a lei. Hermione era di Ron. Suo fratello era cotto di lei. Ormai lo sapevano tutti. Tutti, tranne Hermione! Ma erano solo dettagli. Non poteva immergersi in una situazione così complicata. Troppi cuori spezzati. Troppo rancore. E poi per cosa? Perché gli batteva il cuore quando lei sorrideva? Tanto fumo per niente. Doveva scacciare quei pensieri.
Doveva togliersela dalla testa.
- Fred?-
- Che c’è?-
- Ti voglio bene!-
Fred si girò verso George e sorrise. – Anche io, Georgie!-
- Ma resti comunque un idiota!-
 
 
 
 
 
 
 
Il Ballo arrivò. E lei era splendida. Fred quasi non la riconobbe. Era con Viktor Krum. Fred si sentì un po’ in colpa per il sorriso di scherno che rivolse all’espressione ferita di Ron. Infondo, era suo fratello! Ma un po’ gli stava bene. Da quello che aveva sentito dire da Ginny, Hermione e Ron erano arrivati ai ferri corti, a causa di quel ballo. Lei si era sentita esclusa dall’unico ragazzo a cui avesse concesso un po’ di sé, dei suoi pensieri. Una parte di lei, secondo Ginny, aveva sperato in un invito. E si era dovuta ritrovare ad affrontare la cruda realtà.
Guardò Hermione ballare con Krum. Era bellissima. Lo era ogni giorno, ma quella sera brillava di luce propria. E questo minò alla sua decisione di togliersela dalla testa. Cercò di distrarsi e riprese a chiacchierare con Lee e Angelina.
- Va tutto bene?- chiese lei, posandogli una mano sulla spalla.
Fred annuì e le sorrise. – Balliamo?-
- Ok..- rispose lei perplessa.
Per tutta la sera, Fred cercò di evitare Hermione. E ci riuscì. Non proprio del tutto, ma sarebbe potuta andare peggio. La moltitudine di studenti contribuì. C’erano troppe persone con cui ballare, scherzare e chiacchierare. Lui e George erano troppo impegnati a lanciare occhiate furtive ai professori o a seguire ogni mossa di Hagrid e Madame Maxime. Il Ballo, causa scatenante dei suoi problemi, era anche la sua unica distrazione. Vide Hermione solo un paio di volte. Ignorò i suoi pensieri e i tentacoli che si erano stretti nel suo stomaco. Però si concesse il lusso di sperare che, nella Seconda Prova, Krum perdesse l’uso delle labbra. Giusto per essere sicuri che non avrebbe potuto più parlarle, sorriderle o, peggio ancora, baciarla!
Poi il Ballo finì e Fred pensò che la sua agonia si fosse appena conclusa. Stava salendo le scale con Angelina, per tornare al dormitorio. Guardò verso la Sala Grande, e vide Hermione rannicchiata in un angolo della scalinata. Le sue spalle si muovevano, come se stesse piangendo. La vide asciugarsi gli occhi con la mano.
- Aspetta, arrivo!- farfugliò ad Angelina, senza distogliere lo sguardo da Hermione.
Scese rapido le scale, mentre afferrava un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni. Arrivò davanti a Hermione e la guardò. Lei sollevò lo sguardo. Aveva gli occhi gonfi e vitrei. Le guance erano rosse e alcuni ciuffi sfuggiti all’acconciatura si erano posati sulla sua fronte e sulle sue tempie. Fred non poté evitare di pensare che fosse comunque bellissima.
Allungò il fazzoletto verso di lei. Dopo un secondo, Hermione allungò la mano e lo prese. Le loro dita si sfiorarono, ma fu un contatto molto breve. Hermione non abbassò lo sguardo, ma non disse una parola. Fred la guardò un’ultima volta e si voltò, ricominciando a salire le scale. Sentiva il peso dello sguardo di Hermione, ma riuscì a resistere alla tentazione di girarsi e correre di nuovo da lei. Infondo, Angelina lo stava aspettando.
- Perché piange?- chiese lei, sinceramente preoccupata.
- Non lo so, ma scommetto venti Galeoni che è colpa di Ron!- rispose Fred, allungando una mano e prendendo quella della ragazza.
- Poverina..- mormorò Angelina, mentre salivano le scale. – Insomma è una ragazza così..be’, non se lo merita!-
No, non se lo meritava. Hermione non poteva piangere per Ron. Né per nessun’altro. Meritava decisamente di meglio.
Si merita di meglio, e quel meglio non sono io...
 
 
 
La mattina del ventisei, tutti si svegliarono tardi. Quando Fred scese in Sala Comune vide Hermione e Ron chiacchierare. Erano amichevoli, ma piuttosto formali, come se fra loro ci fosse un tacito accordo: ignoriamo la lite di ieri sera. Fred si trattenne dal rivolgere a Hermione uno sguardo preoccupato, o incoraggiante. Evitò di guardarla, punto.
Raggiunse Angelina al campo da Quidditch. Le aveva promesso di fare qualche tiro libero con lei. Salire su una scopa l’avrebbe aiutato a distrarsi. Avrebbe cacciato via quello che la notte non era stata in grado di far scomparire: gli occhi vitrei e tristi di Hermione, mentre piangeva per suo fratello.
- Hermione e Ron hanno fatto pace, a quanto pare!- disse Angelina.
A Fred venne voglia di vomitare, ma si trattenne. – Già..chissà quanto tempo passerà prima della prossima litigata!-
Angelina sorrise. – Forse hanno solo paura di ammettere quello che provano. A volte si è un po’ stupidi, quando si parla di sentimenti!-
Fred sorrise. Stupidi era un complimento, in confronto a come si sentiva lui.
- Tu lanci e io paro?- propose Fred, lanciandole la Pluffa.
Angelina sorrise. – Non lo so Weasley. Riuscirai a starmi dietro?-
Ridendo, Fred si sollevò in aria. George aveva ragione. Era un idiota. Però non poteva essere diversamente. Aveva fatto una scelta e ne avrebbe accettato le conseguenze.
 
 
 
 
 
 
 
La Seconda Prova era finita. Harry era vivo. Hermione anche. Ron pure. Krum non aveva perso l’uso delle labbra.
Fred e George erano impalliditi alla vista di Hermione e del loro fratello che risalivano dall’acqua tetra del Lago Nero. Ma tutto era finito bene.
Fred se ne stava tranquillo sul davanzale di una finestra, a guardare il tramonto. Così Hermione era la cosa più preziosa di Krum? Fred e la nausea, ormai, erano diventati amici. I suoi propositi di non pensare a Hermione svanivano un po’ troppo spesso. Ogni suo piano andava in fumo, quando si parlava di lei.
Voleva ignorarla. Non ci riusciva.
Voleva evitarla. Non ci riusciva.
Voleva togliersela dalla testa. Non ci riusciva.
Voleva resistere alla tentazione di cercare il suo sguardo in Sala Comune. Non ci riusciva.
Hermione Granger aveva la capacità di distruggere ogni suo piano. Minava alla sua salute mentale. Fred si chiese quanto avrebbe resistito. Angelina era una distrazione. Anche il Quidditch, la scuola, George e i suoi amici servivano a qualcosa. Ma niente era mai abbastanza.
Sospirò guardando il tramonto. Poco dopo, sentì dei passi avvicinarsi. Era Angelina. Il momento di distrarsi era arrivato.
- Andiamo?- chiese la ragazza.
Fred annuì e la prese per mano. Cominciarono a parlare del Torneo e dello spettacolare punteggio di Harry. Fibra morale..quel ragazzo la scampava sempre!
Mentre camminavano, incrociarono Hermione e Krum. Stavano parlando. Solo parlando. Ma la piovra nello stomaco di Fred liberò i tentacoli.
- Sono carini, non trovi?- sussurrò Angelina al suo orecchio.
- Splendidi..- borbottò Fred.
Katie raggiunse Angelina ed esclamò qualcosa che Fred non sentì. Angelina si era persa il suo commento e Fred fu grato a Katie: non era per niente convinto di essere riuscito a trattenere il suo disgusto.
- Ti dispiace se te la rubo? È un’emergenza!- chiese Katie.
Fred sorrise. – Restituiscimela intera!-
Angelina alzò gli occhi al cielo, si avvicinò per baciarlo e poi corse via. Fred decise di sparire da quel corridoio e tornò verso il cortile. Era quasi riuscito ad attraversarlo tutto, quando una voce lo chiamò.
- Ehi Weasley!-
Sei spacciato, Fred!
Sfoderò un sorriso convincente e si voltò. Ma quando la vide correre verso di lui, si rilassò. Sorridere non fu più un’impresa. Infondo, era facile, soprattutto quando lei lo guardava in quel mondo.
- Granger!- la salutò.
Hermione lo raggiunse e sorrise. – Volevo solo dirti grazie per..-
Fred alzò la mano. – L’avresti fatto anche tu per me!-
Lei rimase un attimo colpita da quell’affermazione, ma annuì. – Certo, lo avrei fatto!- disse convinta.
Fred sorrise. Era praticamente la prima volta che affrontavano l’argomento del Ballo del Ceppo. Forse l’acqua scura del Lago l’aveva spinta a parlargli. Fred trattene un sorriso compiaciuto. Non doveva elaborare certi pensieri in sua presenza, ma era difficile trattenersi sapendo che lei era appena corsa via, lasciando Krum da solo, per correre da lui!
Hermione si chinò a terra e strappò un filo d’erba dal prato. Fred la guardò incuriosito.
- Dammi la mano!- ordinò lei.
Fred allungò la mano destra e Hermione la girò, con il palmo all’insù. Vi posò dentro il filo d’erba e poi estrasse la bacchetta dalla tasca interna del mantello. La agitò, mormorando qualcosa. Improvvisamente, lo stelo d’erba divenne una margherita..dai petali completamente rossi!
Fred rimase a bocca aperta. Hermione sorrise.
- Devi esercitarti, Weasley, o rischi di farti superare da me!-esclamò.
Sparì senza aggiungere altro. Fred si rigirò il fiore fra le mani. Poi tolse il libro di Trasfigurazione dalla borsa e lo aprì sul capitolo degli Incantesimi Evanescenti. Posò il fiore fra le pagine e lo richiuse.
Togliere Hermione Granger dai suoi pensieri era più difficile del previsto! Il suo ennesimo piano stava andando in fumo..
 
 
 
 
 
 
 
Cedric Diggory era morto. Voldemort era tornato.
Cedric era morto. L’amico con cui aveva condiviso alcune buffe partite di Quidditch. L’amico contro il quale aveva giocato a Quidditch. L’amico che lo aveva aiutato negli esami dei G.U.F.O. anche se lui li aveva già passati. L’amico che aveva sempre sostenuto le sue opinioni e le sue idee. Era morto. Voldemort l’aveva ucciso. Il male era tornato.
Fred si rese conto che stesse piangendo solo dopo un’ora buona. Era solo, sulla Torre di Astronomia. Il sole stava tramontando. George era rimasto nel dormitorio. Fred aveva bisogno di aria. Avevano pianto in silenzio, abbracciati, ma il dolore non era scomparso.
Cedric era morto..
- Fred?-
Si voltò di scatto, asciugandosi le lacrime. Come poteva essere? Stava sognando?
- Ciao Granger!- rispose, sfoderando un sorriso.
Hermione si avvicinò. Il vento forte le sollevò il mantello e i capelli. Arrivò fino al parapetto, senza staccare gli occhi dai suoi. Aveva gli occhi gonfi. Anche lei aveva pianto.
- Stai bene?- chiese.
Fred annuì. No, non stava bene, ma non poteva dirlo a voce alta. Non ne aveva la forza.
- Non posso credere che sia morto..- sussurrò Hermione.
Fred allungò una mano e le accarezzò il braccio. – Nemmeno io..-
- Posso fare qualcosa?-
Fred sorrise e scosse la testa. – Hai un fazzoletto?- scherzò.
Hermione sorrise. Il riferimento al Ballo del Ceppo distrasse entrambi dal dolore, per un po’. Poi, senza dire una parola, Hermione si avvicinò a lui e lo abbracciò. E Fred capì che quello era il suo fazzoletto. Aveva detto che avrebbe fatto lo stesso per lui. Stava tenendo fede alle sue parole. Al diavolo le sue promesse. Fred rilassò il corpo contro di lei. E la strinse. E pianse. Pianse tutte le lacrime di cui era in possesso. Pianse per Cedric. Pianse per il ritorno di Voldemort. Pianse per il dolore di Harry.
Pianse per aver mentito a se stesso. Una volta, Cedric gli aveva detto che non importava quanto potesse essere strano o incredibile, i sentimenti per una persona non potevano essere ignorati.
- Il cuore Fred. Segui sempre il tuo cuore..-
Cedric era stato chiaro con le sue parole. George gli aveva ripetuto la stessa cosa. Era arrivato il momento di chiudere la porta in faccia alla ragione. Prima doveva sistemare tutto il resto. Doveva sistemare le cose con Angelina. E con se stesso. Poi sarebbe arrivato il momento di riprendersi il suo cuore. Lo avrebbe promesso a Cedric.
- Grazie..- sussurrò Fred.
Hermione si sciolse dall’abbraccio e lo guardò. – Faresti lo stesso per me! Anzi, l’hai appena fatto..- rispose.
Fred catturò una lacrima che le stava scivolando sulla guancia. Lentamente, Hermione si avvicinò. Sfiorò la sua guancia con le labbra calde e poi si allontanò. Fred rimase sulla Torre, con il viso sferzato da un vento freddo che non poteva cancellare il calore lasciato dalle labbra di lei.
Era giunto il momento di ammettere a se stesso di essere pazzo di lei. Era giunto il momento di agire e aveva bisogno di due cose: stupidità e coraggio.
Anzi, di tre cose. Aveva bisogno anche di George.
George. La voce nella sua testa, la voce della ragione.
 
 
 
 
 
 
 
 
- A volte penso ancora a Cedric..- mormorò Angelina.
Erano seduti su una panchina fuori dalla gelateria di Fortebraccio. Lasciarla non era stato difficile. Entrambi avevano sfornato una buona dose di bugie e di false speranze, in quella relazione. Fred sapeva di essere un ripiego. Angelina ignorava questo dettaglio e Fred non si preoccupò di rivelarglielo. Non aveva senso farla soffrire più del dovuto.
- Sì, anche io ci penso!- rispose Fred.
- George come sta?-
- Meglio..-
- E tu?-
- Bene..- rispose Fred. – Mi dispiace!-
Angelina sorrise. – Per cosa? Sai che la penso come te!-
- Sì, ma magari ora saresti qui con qualcun altro, a goderti il sole estivo e a mangiarti questo gelato con la persona giusta!-
- E chi sarebbe?- chiese lei ridendo.
Fred ammiccò. – Io un nome ce l’avrei, ma rischiamo di trasformare una pacifica chiacchierata in una guerra spietata!-
- Non ho una cotta per George!- sbottò lei.
- Ecco, appunto!-
Angelina sorrise. – Pensa a te, invece di pensare a noi!-
- Già dici “noi”? Vacci piano Johnson, ci siamo appena lasciati!- sbottò, sfoderando un’espressione da cucciolo ferito.
Angelina gli puntò contro un dito. – Con quell’espressione non mi freghi più!-
- Dirò a George di impararla!-
- Fred!-
- D’accordo, scherzavo!- esclamò. Poi si alzò sorridendo. – Vado, o mia madre verrà a cercarmi e mi farà tornare a casa strisciando!-
Angelina scoppiò a ridere e si alzò. Si abbracciarono. Fred sentì più calore in quell’abbraccio che in quelli che lo avevano preceduto nei mesi in cui erano stati veramente felici insieme. Perché c’era stato un momento, anche se breve, in cui era stato davvero felice con Angelina. Quella felicità, però, non era stata sufficiente. Non erano serenità e affetto le cose di cui aveva bisogno.  
- Ci vediamo a scuola!- disse lei.
- Ultimo anno!- commentò Fred.
- Sarà memorabile!-
- Puoi giurarci!-
Fred le sorrise e si allontanò. Fuori dal Paiolo Magico, incontrò Tonks. Insieme raggiunsero Grimmauld Place, chiacchierando di tanto in tanto. Quando Fred scese in cucina, trovò Hermione ad aspettarlo. Probabilmente era un segno. E quel segno era appena finito fra le sue braccia. Fred provò a pensare a quante volte avesse abbracciato Hermione. Si contavano sulle dita di una mano. In quel momento, nella macabra cucina di Grimmauld Place, era stata lei a correre fra le sue braccia.
Era decisamente un segno!
- Granger!- esclamò Fred, ricambiando l’abbraccio.
- Ciao!- esclamò lei, sorridendo radiosa.
- Quando sei arrivata?- chiese Fred.
- Cinque minuti fa!- rispose lei, prima di separarsi da lui.
Ginny corse subito dall’amica e Fred immaginò che quello fosse il loro ennesimo abbraccio. Anche se erano passate poche settimane dalla fine della scuola, a Ginny era mancata molto Hermione.
Fred la osservò. Era cresciuta un altro paio di centimetri. I capelli si erano schiariti, ma continuavano a essere bruni e cespugliosi. Anche se meno di quando aveva undici anni! Era più slanciata e più bella del solito. O forse il sole caldo di Diagon Alley gli aveva fritto il cervello..
La signora Weasley si avvicinò al gruppetto, con un mestolo in mano.
- Ginny, fa vedere a Hermione dov’è la vostra stanza. Fred, vieni ad aiutarmi con la cena!- esclamò, con un sorriso tenero rivolto alla figlia e alla sua migliore amica, ancora abbracciate.
- Sì mamma!- rispose Fred.
Seguì Hermione con lo sguardo, finché non sparì oltre la porta della cucina, poi raggiunse sua madre al tavolo.
- Niente magia!- ordinò lei.
Fred sbuffò. – Mamma..-
- No, Fred! Niente magia!- ribatté Molly, colpendolo sulla spalla con il mestolo.
Sbuffando, Fred afferrò una patata e cominciò a sbucciarla. Pochi secondi dopo, George si materializzò accanto a lui. La sua improvvisa comparsa spaventò Molly, che perse il controllo di una pentola di carote. Il contenitore finì sul pavimento e le carote volarono in tutte le direzioni. La signora Weasley parve gonfiarsi come un tacchino. Fortunatamente, Sirius, appena entrato in cucina, ebbe il buon senso di sistemare tutto prima che lei cominciasse a urlare.
- Molly, vuoi una mano per la cena? Fred e George possono tornare di sopra! Me ne occupo io!- si offrì Sirius, la voce esageratamente dolce.
La signora Weasley annuì, prima di rivolgere uno sguardo tagliente ai suoi figli. George sorrise e fece per girare su se stesso, ma Fred lo afferrò per la maglietta e scosse la testa.
Molly sollevò il mento e puntò la bacchetta verso di lui. – Saggia decisione, Frederick Weasley!-
Fred sorrise. – Uno dei due doveva pur essere intelligente!- esclamò, beccandosi un’occhiataccia da parte del gemello.
Quando arrivarono sul pianerottolo, però, si smaterializzarono direttamente in camera. E non si erano nemmeno presi il disturbo di dirselo prima. Avevano pensato entrambi alla stessa cosa. Come sempre!
- Allora, come è andata con Angelina?- attaccò subito George.
Fred si lasciò cadere sul letto. – Hermione è arrivata!- rispose.
George annuì. – Vedo che quello intelligente rimango sempre io!-
- Divertente!-
- Ti ho fatto una domanda, non tergiversare!-
- Sei tu che hai cominciato a parlare di intelligenza!-
- Fred..-
- Benissimo –
- Nel senso che?-
- Nel senso che non verrò trasformato in un Avvincino..-
- Ti ha perdonato?-
- La pensava come me..-
- Fantastico. Ora che si fa?- chiese George, l’entusiasmo traboccante dagli occhi vispi.
- Lavoriamo!- sbottò Fred, lanciandogli una scatola piena di esperimenti falliti di Merendine Marinare.
George sbuffò. – Parlavo della Granger..- tentò di nuovo.
Fred sollevò lo sguardo. – Credo di avere un piano!-
- E’ qualcosa di estremamente furbo e imbarazzante?-
- Che domande fai?- chiese Fred ironico, sfoderando un sorriso malandrino.
- Allora mi piace!- esclamò George.
- Prima devo parlare con Ginny!-
- Vacci subito!-
- E’ con la Granger!-
- No, la Granger è sotto la doccia..-
- Tu come fai a saperlo?- chiese Fred, sollevando un sopracciglio.
- Ho appena incontrato Ginny. È andata in salotto a studiare, forse..-
Ma Fred non sentì la fine della frase di George. Era già in salotto. La sorella era seduta sulla poltrona, le gambe rannicchiate sotto di sé e un libro aperto sul bracciolo. Ginny sollevò lo sguardo, quando lo vide improvvisamente davanti a sé.
- Ciao..- lo salutò, le sopracciglia sollevate.
- Hermione dov’è?- chiese subito Fred.
- Sotto la doccia!- rispose sua sorella. – Perché?-
- Secondo te le piace Ron?- chiese, fingendosi indifferente.
Ginny sollevò ancora di più le sopracciglia. – No. Penso che me l’avrebbe detto!-
- Anche se sei sua sorella?- azzardò Fred.
- Giusto. Be’, non credo comunque che le piaccia. A Ron piace Hermione, ormai penso lo sappiano anche i tappeti di questa casa. Ma Hermione non ricambia. Perché ti interessa?-
- Semplice informazione..- mormorò Fred.
Ginny sorrise. – Fred, perché ti interessa?-
- Ti ho fatto solo una domanda sulla vita privata di nostro fratello!- rispose lui, con un sorriso tranquillo.
- No, mi hai fatto una domanda sulla vita privata di Hermione!- puntualizzò lei.
- E’ la stessa cosa!-
- Non è la stessa cosa!-
- Ciao Ginny!- esclamò Fred.
Due secondi dopo era di nuovo nella sua stanza. Apparve esattamente nello stesso punto in cui era scomparso. George era ancora seduto sul letto, con la scatola delle Merendine Marinare in mano e la bocca semichiusa.
-..potresti andare a parlarle!- concluse George, come se non fosse stato interrotto.
- Grazie del consiglio, Georgie!-
- E’ stata una conversazione breve..- borbottò George.
- No, è stata anche fin troppo lunga..- ribatté Fred, sedendosi sul suo letto, di fronte al gemello.
- Che cosa ha detto?- chiese George curioso.
Fred alzò una mano, aprendo bene le dita. Poi iniziò a chiuderle, contando alla rovescia. Quando il suo indice, unico dito rimasto, si abbassò, la porta della stanza dei gemelli si spalancò. Ginny entrò come un tornado dalle spire rosse e volò subito accanto a George. Si gettò con così tanta energia che George venne investito in pieno e cadde di lato.
- Perché ti interessa? Scusa George!- sbottò Ginny, senza degnarlo di uno sguardo.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Sapevo che era una pessima idea..- borbottò.
- Cosa mi sono perso?- chiese George, sistemandosi di nuovo a sedere.
- Fred mi ha chiesto se Hermione ha una cotta per Ron!-
- Ah..-
- Quindi?- chiese Ginny, spostando lo sguardo da Fred a George.
- Quindi cosa?- chiese George, fingendo indifferenza.
Fred spese qualche minuto per ringraziarlo mentalmente. Se c’era una persona in grado di reggergli il gioco, quello era il suo gemello!
- Uno di voi due ha una cotta per Hermione?- chiese Ginny, già sorridendo.
George la fissò come se fosse pazza. – Scherzi?-
Fred sbuffò divertito. – Sarebbe come avere una cotta per te!-
- E’ come una sorella, per noi!-
- E il posto di Prefetto sarà quasi sicuramente il suo..-
- Il che la rende nostra nemica per natura..-
- Ma non era come una sorella?- sbottò Ginny, scocciata.
Fred e George scoppiarono a ridere.
- Amica, nemica, sorella..scegli tu!- commentò Fred.
Ginny assottigliò lo sguardo e scrutò i gemelli. Fred si sentì attraversare da quegli occhi furbi e vispi quanto i suoi. Ginny era molto sveglia. Per quanto tempo sarebbe riuscito a ingannarla?
- Voglio sapere la verità!- esclamò Ginny, incrociando le braccia.
Il suo cipiglio severo ricordò a Fred quello di Hermione e la cosa rischiò di compromettere la sua stabilità mentale.
- Ginny falla finita! Era questa la verità..- borbottò George.
- Quindi mi hai chiesto di Hermione e Ron, così, giusto per sapere?- ironizzò Ginny, rivolgendosi a Fred.
Lui sbuffò e annuì, con un sorriso arrendevole. – D’accordo. Hai vinto. Glielo dici tu?-
- No, penso che ti lascerò questo onore!- mormorò George.
Fred guardò con serietà la sorella, poi allargò le braccia. – Abbiamo scommesso!-
Ginny rimase immobile come una tigre pronta ad attaccare, indecisa se credere alle parole del fratello o se scoprire le zanne. – Scommesso?-
George annuì. – Due Galeoni. All’inizio erano cinque, ma Ron non vale così tanti nostri risparmi!-
Fred scoppiò a ridere e scosse la testa. – Mi hai fregato, Georgie!- esclamò, per poi estrarre due Galeoni dalla tasca e lanciarli al fratello.
- E con questa fanno tre scommesse vinte quest’anno!- commentò George, intascandosi le monete.
Ginny continuò a osservarli con l’espressione da predatrice braccata. – Avete scommesso sulla vita sentimentale di Ron?-
I gemelli annuirono, sorridendo beffardi. Ginny parve sciogliersi. Sorridendo, si alzò in piedi e scosse le spalle. – La prossima volta voglio scommettere anche io!-
- Ti terremo in considerazione!- esclamò George.
Quando Ginny scomparve dalla loro stanza, Fred rilassò le spalle e si prese la testa fra le mani.
- Tu sai che non ci è cascata, vero?- chiese George.
- Mi inventerò qualcosa. Come facevi a sapere che avevo due Galeoni in tasca?-
- Te li ho dati io, zucca vuota..-
- Bene, adesso ridammeli!- esclamò Fred.
Ridendo, George lanciò le monete al gemello. Per due giorni, Ginny tormentò Fred. I gemelli lo avevano previsto. Lo braccò fuori dalla cucina, dopo cena, prima di andare a dormire, a colazione, durante le pulizie e durante il pranzo. Fred rispondeva in modo meccanico o minacciava di trasformarla in un orologio da taschino, ma Ginny non cedeva mai. Prima che lei salisse in camera, dopo cena, Fred si intrufolò nella stanza della sorella. Con un incantesimo, fece comparire un enorme serpente nero e lo nascose fra le coperte. Era finto, ma molto realistico. Quando si smaterializzò in camera sua, sentì un grido lacerante provenire dal piano di sopra. George lo guardò sorridendo e alzò la mano. Fred gli batté il cinque. Da quel momento, Ginny non fece più domande.
 
 
 
 
 
 
 
Le pulizie a Grimmauld Place procedevano male. Non solo era un lavoro noioso, ma anche potenzialmente pericoloso. Fred salvò la vita a Ginny, quando una camicia tentò di strangolarla. E George salvò quella di Fred, quando una lancia decise di prendere di mira il suo stomaco. Sirius passava molto tempo con loro, e questo era forse l’aspetto migliore delle pulizie. Per tutti gli altri.
Per Fred, l’unico lato positivo di quella bonifica, era il tempo passato in compagnia di Hermione. Non erano mai soli, ma erano insieme. Per lui era sufficiente.
Quel giorno, stavano pulendo il salotto. O meglio, avrebbero dovuto pulire il salotto. Ginny aveva chiesto una dimostrazione pratica del talento di Fred e George con gli incantesimi. Ron era stato segregato in cucina dalla madre, a sbucciare le mele, insieme a Harry. Un altro punto a favore di quel pomeriggio di “pulizie”.
George stava facendo levitare un enorme secchio di fegati di rana che il signor Weasley aveva portato a Grimmauld Place per Malocchio.
- Visto? Questo è il bello di avere diciassette anni!- esclamò George.
Hermione sfoderò uno ghigno scettico. – Far volare secchi di fegati di rana?-
- Compiere magie fuori dalla scuola, Granger!- la corresse Fred.
- Un grande segno di maturità..- borbottò lei, incrociando le braccia.
Ginny scoppiò a ridere e riprese a strofinare un tavolino basso tutto impolverato con uno straccio ormai consunto.
- Il segreto è la concentrazione..- mormorò George, seguendo con lo sguardo il secchio.
In quel momento, Sirius aprì di scatto la porta, spaventando George. Il ragazzo perse il controllo della bacchetta e il secchio precipitò..addosso a Hermione. In un secondo, la ragazza si ritrovò completamente ricoperta di fegati di rana. Ginny sgranò gli occhi, per poi scoppiare a ridere e George, indeciso se dispiacersi o prenderla in giro, si avvicinò a Hermione.
- Oh santo Merlino, scusa Granger!- esclamò.
Sirius scoppiò in una risata simile a un latrato. – Magari ripasso più tardi!-
Fred scoppiò a ridere, beccandosi un’occhiataccia di Hermione.
- Fermo Georgie, o peggiorerai le cose. Ehi, sperimentiamo un po’ di incantesimi non verbali!- esclamò Fred.
Hermione alzò le mani. – No, grazie, faccio da sola!-
- Avanti, Granger! Non ti fidi di me?-
- Né di te né di lui!- esclamò lei, indicando George.
- Che esagerazione! Sono solo fegati di rana..-borbottò George.
Fred rivolse a Hermione un ghigno beffardo e, prima che lei potesse protestare agitò la bacchetta, pensando intensamente alla parola “evanesco”. I fegati scomparvero. E anche la sua maglia. Accadde tutto in così pochi secondi, che Fred pensò di essersi immaginato tutto. Rapidamente, agitò la bocchetta e, ridendo, pronunciò un incantesimo. La maglietta di Hermione ricomparve. I fegati no. Poi, prima ancora di realizzare l’espressione omicida di Hermione, Fred la vide chinarsi e afferrare il secchio. Non ebbe il tempo di abbassarsi. Il secchio si infranse dolorosamente contro la sua testa. Ginny e George rotolarono per terra, in preda a una risata inarrestabile. Hermione, rossa in viso, ansimava e lanciava lampi di rabbia con gli occhi.
Alzò l’indice e lo puntò contro Fred. – Sei un idiota!-
- Scusa, Granger! Ero sicuro di essere capace!-
- Evidentemente, ti sbagliavi!-
- Va bene, però la prossima volta colpiscimi con qualcosa di più leggero..- borbottò Fred, tastandosi la fronte. Un bernoccolo stava crescendo rapidamente.
- La prossima volta spero di poter usare una bacchetta..- borbottò Hermione, calciando un fegato di rana spiaccicato sul tappeto. – E voi due smettetela di ridere!- sbottò, sempre più rossa.
Fred osservò Hermione con un ghigno divertito. Era bella anche quando si arrabbiava. E le sue guance rosse erano una prigione di calore. Non era mai stato bravo con gli Incantesimi Evanescenti. George lo sapeva.
Ma Hermione no..
 
 
 
 
 
 
 
Hogwarts era sempre la stessa. Il dormitorio era sempre uguale. Il suo letto era sempre comodo. Ma non poteva addormentarsi. Perché Lee occupava il suo letto. Masticava rumorosamente dei Pallini Acidi e parlava. Di Katie. Di Quidditch. Della sua estate. Di Katie. Di Quidditch. Dei Tiri Vispi. Dei piani per depistare la Granger e Ron. Di Katie.
George, a un certo punto, afferrò una scatola di Cioccalderoni e la lanciò in direzione di Lee, centrando la sua testa.
Gemendo, Lee si massaggiò la fronte. – E questo perché?-
- Per farti smettere di parlare..- rispose Fred.
- Benissimo, tocca a voi. Che avete fatto quest’estate?- chiese Lee, inghiottendo un'altra caramella.
George sfoderò un ghigno. – Fred si è esercitato con gli Incantesimi Evanescenti..-
Fred rivolse a George un sorriso complice e Lee passò lo sguardo da uno all’altro, con espressione perplessa.
- Davvero?- chiese Lee.
Fred annuì. – Ma non sono migliorato. George ha ricevuto una grande notizia, invece!-
George aggrottò la fronte e aprì la bocca per ribattere, ma Lee lo anticipò. – Ah sì, questa la so!- esclamò sorridendo. – Angelina è tornata single!-
- Ehi, non esagerare con l’entusiasmo!- protestò Fred. – Nessuno si preoccupa di chiedermi come sto?- chiese, indicandosi.
Lee inarcò le sopracciglia. – Ma l’hai lasciata tu!-
- E allora?-
- E allora avrai avuto le tue buone ragioni..il punto è: George si farà avanti?- chiese, con tono teatrale.
Fred si voltò verso il gemello. – Giusto, Georgie: che farai?- chiese, con un ghigno.
- Oh non lo so, Freddie. Perché non ci parli prima dei tuoi piani?- lo provocò il gemello.
- Quali piani?- chiese Lee confuso.
- Lascia perdere, non capiresti!- mormorò Fred.
Poi la conversazione venne spostata sul Quidditch. Un terreno sicuro. Verso mezzanotte, Lee si addormentò. Fred e George lo sistemarono nel suo letto e poi andarono a dormire. Nel buio della stanza, George sgattaiolò verso il letto del gemello e scostò la tenda.
- Fred?-
- Cosa c’è?-
- Pensi che ne valga la pena?-
Fred si voltò verso il gemello e osservò i suoi occhi pervasi dal dubbio. – Riguardo a cosa?-
George scosse le spalle. – Mettersi in gioco. Rischiare. –
Fred sorrise comprensivo. Sapeva cosa stesse passando nella mente del gemello. I suoi pensieri erano molto simili.
- Sì, penso ne valga la pena – rispose Fred.
- Non hai paura di fallire?-
- Ho più paura di vincere!- ammise Fred.
Vide George sorridere. Il gemello aveva capito cosa intendesse Fred.
- Buonanotte..- mormorò George.
- Notte, George!-
Prima di addormentarsi, Fred ripensò a quella breve conversazione con il fratello. Sorrise, pensando al suo piano.
Ti sei cacciata in un bel guaio, Granger!
 
 
 
 
 
 
 
Era tornata indietro. Fred sorrise nell’ombra. Com’era possibile? Era tornata perché aveva capito? O era tornata per capire?
Fred vide Hermione chinarsi accanto al camino. Immaginò il vetro scintillante di Whisky nelle sue mani. Era tornata. Forse George aveva ragione. Il suo gemello sosteneva che Hermione gli sorridesse in modo strano. Continuava a ripetere a Fred che aveva occhi solo per lui. Ma era vero? Fred non poteva illudersi. Non poteva davvero pensare di avere una possibilità.
Eppure lei era lì, la luce calda del fuoco che si rifletteva sulla sua pelle e suoi capelli. Era lì. E lui era ancora nascosto nell’ombra! Con passo felpato, la raggiunse alle spalle. La abbracciò, tappandole subito la bocca. La sentì sobbalzare e irrigidirsi. Il bicchiere cadde a terra e si infranse con un rumore secco. Il crepitio del fuoco superò il rumore del suo respiro. Fred sentì Hermione rilassarsi contro il suo corpo. Aveva capito. Il cuore di Fred si fermò. Perché era lì? Perché era tornata indietro? Poteva semplicemente chiederglielo. Ma domandare portava ad una sola conseguenza: rispondere alla stessa domanda! E non poteva. Non era ancora pronto. Fred non sapeva dove lo stessero portando i sentimenti che provava per lei. Era ancora tutto troppo confuso. Poteva fare solo una cosa, l’unica che aveva desiderato per mesi: baciarla.
Lentamente, le strinse il fianco. Spostò la mano sulla sua guancia. Fred premette sul suo fianco, per invitarla a girarsi. Non esitò. Se lo avesse fatto, il suo coraggio lo avrebbe abbandonato del tutto. Doveva spegnere i pensieri e seguire l’istinto. Hermione sospirò, nello stesso istante in cui Fred sfiorò le sue labbra. E il mondo si fermò. Il solo contatto con quelle labbra cancellò ogni paura. Cancellò ogni freno. Fred non riuscì a capire chi fu il primo ad avvicinarsi. Capì solo di stringerla fra le braccia. Il lieve contatto divenne un bacio, un bacio vero. Fred sentì per la prima volta le vene bruciare. Il suo corpo venne invaso dalle fiamme. Non era come bere il Whisky Incendiario. No, Hermione era molto meglio. Era il suo sapore, così unico e invitante, a rendere tutto diverso. Le sue labbra erano morbide, decise, ardenti. Erano perfette contro le sue. Le loro lingue si prendevano e si lasciavano. Era una danza infuocata e inarrestabile. Non poteva lasciarla andare, non poteva permettere che quel bacio finisse. La strinse a sé. Hermione afferrò il suo maglione e si avvicinò al suo corpo. Lo accarezzò, percorrendo il suo corpo con le mani, fino ad allacciare le braccia attorno al suo corpo. Fred le accarezzò la schiena. Trovò un tratto di pelle scoperta e lo sfiorò con le dita. La sentì rabbrividire. Quel brivido, insieme alla consapevolezza della passione con cui le stesse rispondendo al bacio, trascinò Fred nell’oblio più completo.
Non aveva bisogno di ossigeno. Lei era la sua aria. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Non gli serviva altro. Stringere il suo corpo fra le braccia, sentire il calore della sua pelle, saggiare le sue labbra, erano le uniche cose che gli servivano per vivere. Hermione era lì. Era tornata per lui. Era lì, stretta contro il suo corpo. Tremava, lo baciava, cercava la sua lingua. A Fred sembrava di sognare. Galleggiava in quella dimensione perfetta, dove esistevano solo loro e la luce del camino. Ma non era un sogno. Quella era la realtà. Hermione era veramente lì. E quella realtà si abbatté con forza sul suo cuore, accelerando il suo battito. La strinse forse, morse il suo labbro e catturò la sua bocca in nuovo bacio, passionale e profondo. Aveva bisogno di lei, di farle capire che tutto quello stava succedendo per una ragione. Ma non poteva dirglielo. Poteva solo baciarla. Poteva solo sperare che quel bacio e la luce del camino aleggiassero dal sogno alla realtà. Poteva solo sperare che lei capisse.
Come poteva lasciarla andare? Come poteva continuare a vivere serenamente, ora che aveva scoperto che le sue labbra erano più importanti dell’aria stessa?
Poteva solo sperare che quel bacio non fosse l’ultimo. Lentamente, Fred rallentò. Le sue labbra divennero più delicate. Hermione si protese in avanti, cercandole di nuovo. Fred sorrise e tornò a baciarla, dolcemente. Sfiorò la sua bocca, il respiro caldo di Hermione si perse sulle sue labbra. Fred si convinse a respirare. Era più difficile del previsto. L’ossigeno non era un’esigenza. Lei sì. La desiderava, molto più di quanto l’avesse desiderata fino a quel momento.
Fred aprì gli occhi. Quelli di Hermione brillavano. Erano lucidi. Sconvolti. Riflettevano ogni emozione che Fred provava e questo rovesciò completamente la sua realtà. Aveva rischiato. Si era messo in gioco. Ed era stata la scelta migliore della sua vita!
- Buonanotte, Granger!- sussurrò Fred.
Sfiorò le sue labbra con un bacio e poi sparì. Quando arrivò davanti alla porta della sua stanza, Fred appoggiò la fronte contro il legno freddo. La sua testa girava. Il suo cuore pulsava frenetico. E lui aveva ancora voglia di lei.
Il primo passo era stato fatto. Ora non poteva più ritirarsi. Non poteva arrendersi. Sorrise, a occhi chiusi, beandosi del freddo della porta. L’aveva baciata. La sfida era cominciata. Una sfida contro se stesso, contro i suoi sentimenti. Cosa provava? Dove lo stavano portando? Non ne aveva idea. Ma c’era lei. Hermione era con lui. Era appena stata trascinata nel gioco. E Fred aveva ancora bisogno di lei, dei suoi baci, della sua pelle.
Lentamente, entrò nella stanza. Raggiunse il suo letto e ci si buttò completamente vestito. Chiuse gli occhi. Ripensare a quei momenti fu emozionante, ma non quanto viverli.
Mi chiedo dove mi porterà tutto questo..
Fred sorrise nel buio. Se la riposta era “Fra le sue braccia”, allora andava bene. E mentre si addormentava, la realtà divenne sogno e le immagini di un sogno si intromisero nella realtà. Allora divenne difficile capire cosa fosse vero e cosa fosse solo frutto della sua immaginazione. Però Fred sapeva che quel bacio era reale. E per un motivo a lui del tutto sconosciuto, sapeva anche che non sarebbe stato l’ultimo. Il buio calò sui suoi pensieri e la realtà scomparve.
Il sogno prese il sopravvento. Sognò quelle labbra. Sognò la sua voce. Sognò il suo sorriso.
Sognò di svegliarsi fra le sue braccia..
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fred si svegliò di soprassalto. Quando si era addormentato? Strizzò gli occhi un paio di volte, cercando di mettere a fuoco la stanza. Il buio era calato nella Stanza delle Necessità. Lo stomaco di Fred si contorse. Quasi scoppiò a ridere, ricordandosi il motivo per cui avevano saltato la cena. Muovendosi piano, Fred allungò un braccio e accarezzò la guancia di Hermione. Era ancora addormentata.
Voltò lo sguardo di nuovo verso l’alto e cercò di catturare le immagini del sogno. Che cosa stava sognando?
Poi ricordò.
Fred sorrise, guardando il legno marcio del vecchio letto a baldacchino. Il fiume di ricordi nella sua mente rallentò la forza della sua corrente. I ricordi cominciarono a defluire dai suoi pensieri. Erano tutti così vividi e importanti, per lui, che non aveva paura di vederli volteggiare via. Sapeva che erano ben custoditi. Non sarebbero mai svaniti del tutto. Non era stato solo un sogno. Quelli erano i suoi ricordi. I ricordi più preziosi che aveva.
Dovette trattenere una risata, quando rivide nella sua mente la ragazzina piccola e impertinente che andava alla ricerca del rospo di Neville. E dovette trattenersi ancora di più al ricordo della stessa ragazza a cui aveva tolto “accidentalmente” la maglietta. Quanto tempo era passato? Eppure ogni momento era inciso nella sua mente, indelebile.
La voce di Hermione lo riportò alla realtà, una realtà, se possibile, ancora più bella dei suoi pensieri. Perché lei era lì.
- Perché sorridi?- chiese Hermione.
Si era svegliata, ma lui era immerso nei suoi ricordi e non se ne era accorto. Fred si voltò a guardarla. Aveva un braccio sotto il cuscino, la testa appoggiata, e una mano stava tormentando un ricciolo scivolato dalla sua spalla. Fred sorrise, pensando a quanto fosse bella. Lo era sempre stata.
- Pensavo..- rispose, lasciandosi sul vago.
Lei sfoderò un’espressione interrogativa. – A cosa?-
- Stavo viaggiando fra i ricordi..- rispose Fred, sorridendo.
Hermione ricambiò il suo sorriso. – Erano bei ricordi?-
- I migliori della mia vita!- ammise lui.
Hermione sorrise e allungò una mano. Con le dita accarezzò la spalla di Fred. Lui chiuse gli occhi per un momento, godendosi quel contatto. Era incredibile quanto potesse essere potente ciò che provava per lei. L’aveva sempre convinta di essere il solo a poter condurre il gioco, il solo ad avere il potere e di trascinarla, ma era tutta una farsa. Era lei. Era sempre stata lei. E Fred era solo un ragazzo normale, immobile e innocuo fra le sue braccia, completamente in balia di lei, delle sue mani, della sua voce, dei suoi occhi.
Fred aprì gli occhi e sorrise. Hermione ricambiò il sorriso.
Segui il tuo cuore..
Fred sentì improvvisamente la forza dei suoi pensieri e dei suoi ricordi. Esplosero tutti contemporaneamente. Un caleidoscopio di immagini e colori, pensieri e parole, vorticò nella sua mente. Confusi e chiari allo stesso tempo, poteva sentirli e vederli, quasi come se avesse potuto afferrarli con le mani. I suoi ricordi erano lì e gridavano tutti la stessa cosa. L’unica consapevolezza che non lo aveva mai abbandonato, fin da quando lo aveva capito. Perché c’era una risposta a tutto e i suoi ricordi erano lì per dirglielo. Stavano parlando con la sua voce. Dicevano tutti la stessa cosa e Fred capì perché avesse aspettato tanto per dirlo. Perché doveva essere sicuro. Doveva vedere la stessa consapevolezza negli occhi di Hermione. Ma soprattutto doveva vederla in loro. Perché ormai non si parlava più di Fred Weasley, né di Hermione Granger.
Si parlava di Fred Weasley e Hermione Granger. Non erano più soli. Erano uniti. Erano diventati parti nella somma del tutto. C’era tutta la differenza del mondo. Ora non aveva più paure a tormentarlo, né dubbi, né incertezze. Aveva lei. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Non doveva più aspettare, non doveva più giocare nessuno strano gioco. Trattenne un ghigno, pensando che era una mezza bugia. Avrebbe sempre giocato con lei. L’avrebbe sempre fatta impazzire. Adorava farlo. Ma sarebbe stato diverso.
Adesso erano insieme. Era quella la differenza. Erano insieme e potevano cominciare finalmente a vivere ciò che provavano. Finalmente, Fred poteva lasciare cadere la maschera. Era arrivato il momento di dire la verità, la stessa verità che lei stava vivendo. Sarebbe stato bello se Hermione avesse potuto vedere i suoi ricordi, perché avrebbe capito subito. Forse avrebbe impiegato molto meno tempo di lui. Era intelligente, e anche tanto! Ma c’era un altro modo, uno ancora più semplice.
- Hermione?- la chiamò.
- Sì?-
Le labbra di Fred si piegarono in un sorriso, il più sincero e profondo, quello che regalava a lei e lei soltanto.
- Ti amo –
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’autrice:
 
 
Volete il rullo di tamburi?!
Scherzi a parte, ci siamo! Siamo arrivate a questo famoso capitolo 21! L’ho decantato così tanto che ora temo il vostro giudizio! Non penso di aver fatto un lavoro eccellente, ma è il mio preferito, quello che sento più nella mia mente. È il capitolo attorno al quale ruota tutta la storia! Ed è il capitolo centrale da dove nasce la storia! I ricordi di Fred, descritti attraverso il tempo, fino al presente!
Sinceramente, voglio sapere il vostro parere! È sempre importante, ma su questo capitolo lo è ancora di più. Perché, ribadisco, penso sia il capitolo più significativo, per me. Perciò voglio sapere la vostra opinione! Attenderò con ansia!
Detto questo: il finale! Non so cosa aspettarmi da voi: mi odierete perché l’ho chiuso così, o perché finalmente Fred ha detto le due paroline magiche? Sono curiosa!
Note: ho scritto lo Smistamento con la Pietra Filosofale aperta sul capitolo 7 (Il Cappello Parlante) perciò sono stata totalmente fedele al libro! Rileggendo, tra l’altro, ho scoperto di aver fatto un grosso errore: Lisa Turpin è Corvonero, non Grifondoro! Perciò diciamo che nella mia versione resta una Grifondoro, ma nell’originale non è così! :D
Curiosità: lungo il capitolo troverete un sacco di dettagli che avete già visto! Ad esempio, la margherita rossa! Di questi dettagli che collegano il passato al presente, Fred a Hermione, ce ne sono esattamente otto, compresa la margherita! Chi sa trovarli tutti? Vediamo chi ci riesce :D ovviamente se avete voglia o se non avete niente di meglio da fare! Perdonatemi, ma la mia vita ultimamente è così stressante che posso sfogarmi solo così! Sono otto dettagli, come dire, sottili e ricercati. Escludete quindi il secchio con le rane, il fazzoletto al Ballo del Ceppo e il serpente nel letto di Ginny! Gli altri sono un po’ più nascosti!
Dedica e ringraziamenti: questo capitolo è dedicato con tutta l’anima e il cuore a delle persone davvero importanti, ossia voi! Chi leggi, chi segue, chi scrive recensioni, tutti! Anche a chi ha aperto la storia per poi cestinarla! Senza di voi non saremmo arrivati fino a qua. Senza di voi non continuerei a scrivere! Perciò grazie! Grazie infinite!
In particolare, il capitolo è dedicato a delle lettrici storiche con cui ho scoperto di avere molto in comune e con cui sto stringendo un bel rapporto di amicizia. E sono: Vany (ormai mia amica storica), Hoon21, Hermione00, Sia, Vale47, Omega_ex_bolla, ellex,  Dolcesognare! E ovviamente voglio ringraziare di cuore tutte, ma proprio tutte, le persone che recensiscono, che mi fanno sapere cosa pensano, e condividono con me le loro idee! Siete speciali tutte, dalla prima all’ultima!
Dichiaro ufficialmente concluse queste note..anche perché stanno diventando troppo lunghe! (come sempre!)
Grazie infinite ancora e attendo i vostri giudizi!
Baci :)
Amy

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** La Sala Grande: Sussurri, Voci e Magie ***


Capitolo 22
La Sala Grande: Sussurri, Voci e Magie
 
 
 
 
 
 
 
- Ti amo –
Hermione pensò di aver sentito male. Per un momento, pensò veramente di essere ancora addormentata. Quelle parole risuonarono nella sua mente, eppure le sembrò di non riuscire a coglierle. Come se non potesse afferrarle, come se fossero lontane da lei.
- C-cosa?- sussurrò, incapace di dire altro.
Fred sorrise, prendendola sicuramente in giro. – Ti amo!- ripeté.
Ok, allora ci sentiva ancora bene. L’aveva detto veramente.
- Sto sognando?- chiese Hermione.
- Vorresti?- la provocò Fred.
- Non ti stanchi mai di prendermi in giro?- sbottò Hermione, lo sguardo tagliente.
- No, mai..- mormorò Fred con un ghigno.
Suo malgrado Hermione sorrise. E realizzò. Improvvisamente, la sua mente afferrò quelle parole e le comprese. Nei suoi pensieri, un vortice di immagini cominciò a far riemergere i ricordi.
Il camino, la luce del fuoco, il Whisky, il vetro infranto sul pavimento.. il loro primo bacio.
La neve, la guerra, la sfida, il calore delle sue mani..il secondo bacio.
Il freddo, la tempesta, le fiamme azzurre, l’ala del sesto piano.. la prima volta che avevano fatto l’amore.
E poi veloci, sempre più irruenti, altri ricordi: il bagno dei Prefetti, la tempesta fuori dalle mura del castello quando lei aveva dormito nella sua stanza, la partita, l’infermeria, la festa, i segreti, le Catene attorno ai suoi polsi, i racconti, la verità, Natale..
Fu in quel momento che Hermione riuscì a vedere. Vide per la prima volta tutto ciò che avevano vissuto. E riuscì a dargli un nome. Bastava una parola. Anche due potevano andare. Spiegavano tutto. Spiegavano ogni cosa.
- Stai bene?- chiese Fred, preoccupato.
Hermione sorrideva da quasi cinque minuti. Sollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi. E la sentì, chiara e cristallina, la voce della ragione. La voce irrazionale che spiegava tutto con una parola. Amore. Era la voce dell’amore.
Avvicinandosi, Hermione sfiorò le sue labbra con un bacio. Poi sussurrò. – Ti amo..-
Non avrebbe mai pensato di poter pronunciare quelle parole. Hermione Granger, la strega più brillante della sua età, era innamorata. La stessa Hermione Granger che aveva sempre pensato che un giorno avrebbe amato Ron. La stessa ragazzina saccente che tremava mentre varcava le porte di Hogwarts per la prima volta. La stessa ragazza coraggiosa che aveva affrontato tanti pericoli e che sarebbe scesa in battaglia per sconfiggere il male. La sua vita ebbe improvvisamente senso. Come aveva vissuto fino a quel momento? Come era sopravvissuta senza di lui?
Fred non era solo il ragazzo che amava. Fred era tutto.
Hermione sorrise, premendo la fronte contro quella di lui. Aprì gli occhi e incontrò i suoi. Cristallini, vispi ed emozionati. Gli occhi di Fred. Hermione prese una decisione: avrebbe guardato quegli occhi per sempre. Non le importava del resto del mondo. Era la sua scelta. Sceglieva lui. Sceglieva di amare Fred.
- Potresti ripeterlo?- sussurrò Fred.
Hermione scosse la testa. – No, una volta basta e avanza..- mormorò sorridendo.
Fred scoppiò a ridere. – Non finirà mai, vero Granger? Continueremo ad essere testardi e orgogliosi!-
Ridendo, Hermione rispose. – Se non fossimo testardi e orgogliosi non saremmo qui..-
- Sono d’accordo..-
- No, Weasley..ti prego, non dirlo più ad alta voce!- lo prese in giro lei, fingendo di inorridire.
Fred le rivolse una smorfia, prima di avvicinarsi e baciarla. La abbracciò e la strinse a sé. Hermione nascose la testa nell’incavo del suo collo. Sarebbe rimasta lì sempre, se avesse potuto. Si sentiva protetta. Si sentiva amata. Era al sicuro ed era nel posto perfetto.
- Sei sicura di quello che hai detto, vero?- chiese Fred, un po’ scherzando, un po’ seriamente.
Hermione sorrise. – Credi che me ne pentirò?-
Fred rise piano. – E’ probabile! Bisogna avere un gran coraggio per amare uno come me..-
- O essere molto stupidi..- aggiunse Hermione.
Fred le accarezzò una spalla, sfiorando i suoi capelli con le labbra. – Cercherò di fare il bravo!-
- Non sei convincente, Weasley! Ma diciamo che proverò a crederci..-
- E che succede se non ci riesco?- la prese in giro lui.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Ho sempre una bacchetta!-
- Ma non hai diciassette anni. E se ti faccio impazzire fuori dalla scuola?-
- Grimmauld Place è piena di spade, tabacchiere con denti affilati, polveri mortali, vestiti assassini..-
-..secchi di fegati di rane!- concluse Fred.
Hermione, suo malgrado, scoppiò a ridere. – Fammi indovinare: quella del secchio era programmata?-  chiese, sollevando la testa per guardarlo.
- Forse sì, forse no..- tergiversò Fred.
Hermione inarcò le sopracciglia . – Fred..-
Lui sfoderò un ghigno. – D’accordo, avevamo un piano!-
- Tu e George? Scusa, domanda stupida..- borbottò Hermione, notando l’espressione scontata di Fred.
- Però l’entrata di Sirius e l’incidente con il secchio erano del tutto improvvisati! Sono una frana con gli Incantesimi Evanescenti, perciò nemmeno io sapevo cosa sarebbe venuto fuori!- confessò Fred.
- Quindi potevo anche saltare in aria!-
Fred alzò gli occhi al cielo. – Quanto sei tragica..-
Hermione sorrise. – Fortuna che sono più brava di te, con gli incantesimi!-
- Non tutti!- puntualizzò Fred, puntandole un indice contro il viso.
- E sono dannatamente brillante..- si vantò Hermione, sollevando il mento.
- Adesso stai esagerando, Granger!-
- Ho i voti più alti della scuola!-
- Ma non sai cavalcare una scopa!-
- Tu non riesci a far sparire gli oggetti! Né a trasfigurare decentemente i fili d’erba..-
Fred sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta. Hermione arrossì. Si era lasciata sfuggire quelle parole prima ancora di averle realizzate veramente nella sua testa. La margherita! Ecco dove l’aveva vista! La margherita con i petali rossi. No, quella con i petali rossi era la sua. Quella di Fred era arancione per metà. La sua margherita, quella che lui le aveva regalato per consolarla.
- Te lo ricordi?- mormorò Fred.
Hermione sorrise. – Sinceramente, me lo sono appena ricordata..-
- Secondo me hai dei problemi di distrazione!-
- Io mi preoccuperei più per i tuoi, di problemi!-
- Però ti ricordi della margherita. E non del bacio. Non c’è nessuna logica in tutto questo..- borbottò Fred.
Hermione scoppiò a ridere. – Era solo un bacio, Weasley!-
- Era il primo..- protestò lui, sfoderando un’espressione offesa.
Hermione finse di intenerirsi. – A volte dimentico quanto sei romantico..- lo prese in giro.
- Fortuna che so come rinfrescarti la memoria!- ribatté lui, con un occhiolino e un sorriso vispo.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Ecco perché me lo dimentico..- borbottò.
Ridendo, Fred la attirò a sé per baciarla.
La margherita. Nella sua mente, Hermione rivide la margherita con i petali rossi e arancioni. Rivide Fred, il fratello di Ron che aveva conosciuto solo in superficie. Rivide i suoi sorrisi e le sue battute. Vide Fred darle un fazzoletto al Ballo del Ceppo e stringerla dopo la morte di Cedric. Vide Fred afferrarla in Biblioteca per salvarla da una caduta. Vide il suo sorriso mentre lei trasformava uno stelo d’erba in una margherita dai petali rossi.
Fred era sempre stato un passo davanti a lei. Cento passi davanti a lei. Fred aveva iniziato quel gioco e lo aveva fatto per una ragione, una ragione nascosta a Hermione fino a quel momento. Perché era stata così cieca? Era cosi preoccupata dai suoi sentimenti contrastanti per Ron, da non accorgersi che c’era un altro Weasley a guardarla con occhi diversi. E non era Ron, quello di cui lei aveva bisogno. Era Fred. Era sempre stato Fred.
Sorridendo, Hermione si separò dalle sue labbra. Allungò una mano e accarezzò la guancia di Fred, perdendosi nel suo sguardo.
- Che c’è?- chiese lui curioso.
Hermione scosse la testa. – Niente..è solo che..-
- Sì?-
Hermione si morse il labbro, esitando sulla risposta. Poco tempo prima, parecchi muri erano crollati attorno ai loro sentimenti. Ora giocavano a carte scoperte. Che senso aveva esitare?
Hermione sospirò lentamente e poi rispose: - Sono felice che tu mi abbia regalato una margherita..- sussurrò. – E che..tu mi abbia afferrata, per non farmi cadere..-
Sorridendo, Fred le accarezzò una guancia con le dita. – Ci sarò sempre per afferrarti –
- E’ una minaccia?- scherzò Hermione, alzando un sopracciglio.
- Puoi contarci, Granger..- rispose Fred, con un ghigno.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La colazione della domenica mattina, quel giorno, assomigliava più a un raduno di Troll. La maggior parte degli studenti dormiva con la testa sul tavolo. Alcuni studiavano ossessivamente, altri fissavano il vuoto con espressione assorta. Qualcuno sveniva. Qualcuno sobbalzava ad ogni minimo rumore. Hanna Abbott scoppiò a piangere.
Era una replica addirittura peggiore del giorno prima.
Hermione sorrideva. Probabilmente era l’unica. Qualcuno le rivolse strane occhiate. Non potevano comprendere la ragione della sua felicità. A malapena riusciva a comprenderla lei! Si sedette al tavolo dei Grifondoro, affianco a Ginny. Anche lei sorrideva. Non era di buon auspicio!
- Buongiorno!- esclamò Ginny.
Hermione aggrottò la fronte. – Buongiorno. Perché sorridi?-
- C’è il sole!- si giustificò lei, scrollando le spalle.
- Il sole?-
- Sì, quella cosa gialla che splende in cielo..-
Hermione sbuffò e allungò una mano verso una scodella di porridge caldo.
- Dove sei stata?- chiese Ginny.
- Quando?- chiese Hermione distratta.
Ginny arricciò le labbra. – Ah non saprei. Quando è stata l’ultima volta che ti ho vista? Ah sì!- finse di illuminarsi. – Ieri pomeriggio! Doveva essere davvero lunga la lettera che hai scritto per i tuoi genitori..-
Hermione arrossì, ma rimase al gioco. – Avevo tante cose da raccontare..-
- Stanza delle Necessità?-
- Può darsi..- borbottò Hermione, poi quella parte di sé che aveva scoperto di recente venne a galla. Sfoderò un sorriso malizioso e si girò verso Ginny. – Ma prima l’ho legato nella stanza circolare sopra la Guferia e l’ho lasciato lì per un’ora!- confessò.
A Ginny sfuggì il cucchiaio. Rimase immobile a guardarla, gli occhi così larghi da assomigliare a quelli della Umbridge. – Stai scherzando, vero?-
Hermione scosse le spalle con un sorriso. – No, affatto!-
- Tu chi sei?-
- Hermione..-
- No, non puoi essere tu. Deve essere magia oscura..- mormorò Ginny.
- Molto oscura. Si chiama Fred Weasley..- brontolò Hermione, con un sorriso metà divertito, metà esasperato.
Ginny parve riprendersi. – E perché lo hai legato?-
- Vendetta, credo. O semplicemente per divertirmi. Ha importanza?- chiese, ricominciando a mangiare.
Ginny inarcò le sopracciglia. – No, non credo!- rispose infine. – E lui cosa ha fatto?- chiese curiosa, con un sorriso malefico, intingendo il cucchiaio nel porridge e sollevandolo verso la sua bocca.
- Mi ha detto che mi ama!-
Questa volta, il cucchiaio cadde direttamente sul tavolo e il porridge schizzò sul legno e sui vestiti di Hermione.
- Ginny sei peggio di Ron!- esclamò Hermione, estraendo la bacchetta.
Ginny le bloccò il braccio e Hermione notò il suo sguardo da folle.
- Stai bene?- le chiese, sinceramente preoccupata.
- Che cosa ti ha detto?- sussurrò Ginny, la voce sottile e acuta.
Hermione sorrise tranquilla. – Che mi ama!- ripeté.
Ginny rimase a bocca aperta. – In che senso?-
- Nell’unico senso possibile, Ginny!- sbottò Hermione, alzando gli occhi al cielo.
- Cioè lui..voi..oh santo Merlino!- esclamò Ginny, premendosi una mano sulla fronte. – Avevo ragione! Ho sempre avuto ragione..-
- Su cosa?- chiese Hermione, di nuovo timorosa.
- Su di voi. Su di lui. Su di te. Avevo ragione!- esclamò.
Poi la sua espressione passò dallo stupore alla pura gioia. Abbracciò Hermione, stritolandola e spezzandole quasi le costole. Hermione ricambiò l’abbraccio, indecisa se ridere o tossire e cercare di respirare. Ginny si separò bruscamente da lei e, sorridendo come una bambina, le schioccò un sonoro bacio sulla guancia.
- Harry mi deve dieci Galeoni!- esclamò Ginny, ridendo.
Hermione rimase a bocca aperta. – Hai scommesso sulla mia vita sentimentale?-
Ginny scosse le spalle. – Ero sicura di vincere. Ah, guai a te se mi paragoni un’altra volta a Ronald!-
Hermione scosse la testa, prendendosi le guance fra le mani. – Non sopravvivrò mai a tutto questo..-
- Ci pensi? Un giorno potremmo essere cognate!-
Hermione sollevò la testa di scatto e fulminò Ginny, che continuava a sorridere come una persona un po’ tonta.
- Ginny, non ricominciare con questa storia del matrimonio!-
- Perché? Non ti piacerebbe?- chiese Ginny delusa.
- Cosa? Sposare tuo fratello o diventare tua cognata?- chiese Hermione, sinceramente confusa.
- Chi se ne importa di Fred, parlavo di me! Non ti piacerebbe essere imparentata con me?-
E Ginny lo fece. Sfoderò quell’espressione da cucciolo ferito che aveva commosso sempre tutti. Ginny era l’unica capace di addolcire la madre con quell’espressione. Hermione la conosceva fin troppo bene. E sapeva anche di non poterle resistere.
Sorridendo, Hermione la strinse in un abbraccio fortissimo. – Certo che vorrei essere imparentata con te!- sussurrò al suo orecchio.
Ginny la strinse forte e le sussurrò: - Però per farlo devi sposare mio fratello..- la stuzzicò.
Hermione sospirò e si separò dal suo abbraccio. Poi la guardò con espressione avvilita. – Ho cambiato idea..-
Ginny scoppiò a ridere e riprese a mangiare, dopo aver aiutato Hermione a ripulire il porridge dai suoi vestiti.
- Sono davvero felice per te!- disse Ginny, dopo un po’.
Hermione le sorrise. – Grazie!-
In quel momento, arrivarono Harry e Ron, sconvolti tanto quanto il giorno prima. Poco dopo arrivarono anche Neville, Seamus, Dean, Lee e i gemelli. Fred rivolse un sorriso a Hermione, prima di sedersi affianco a lei. Si guardarono per un attimo, senza nemmeno salutarsi, ma poi Harry richiamò la loro attenzione.
- Ho fissato un’Esercitazione per domani sera. Tutti d’accordo?- chiese il Prescelto.
Qualcuno annuì, altri risposero.
- E’ orribile dover rimanere al chiuso per studiare!- protestò Lee. – Avete visto che sole?-
- Sì, ma è comunque freddo..- commentò Calì, che era arrivata con Lavanda in quel momento.
Dean scosse le spalle. – Sarebbe comunque bello passare una giornata fuori da queste mura..-
Fu allora che tutti rivolsero lo sguardo a Hermione. Neville era imbarazzato, ma sorrideva. Tutti gli altri la guardavano, aspettandosi un qualche tipo di commento. Ron e Harry azzardarono un’espressione tenera e convincente.
La verità era che Hermione non aveva prestato molta attenzione alla conversazione appena avvenuta. Fred la stava guardando da quando si era seduto e Hermione faceva lo stesso. Le loro dita, sotto il tavolo, si erano sfiorate. E lei si era persa nei suoi occhi. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sparire con lui, per tornare indietro di una decina di ore e rivivere quella notte magica nella Stanza delle Necessità. Avrebbe dato qualsiasi cosa. Ma gli amici l’avevano riportata bruscamente alla realtà. E ora lei non sapeva cosa fare!
È sempre colpa tua, Weasley!
- Cosa c’è?- chiese Hermione, passando lo sguardo sui suoi amici.
George arricciò le labbra. – Di solito sei tu quella che se ne esce con commenti sprezzanti sulla nostra immaturità e sull’importanza dello studio!-
Hermione boccheggiò per un istante. Cosa doveva rispondere? Che fine aveva fatto il suo cervello sveglio? Sotto il tavolo, Fred colpì la gamba di Hermione con la sua e questo le bastò a riprendere il controllo del suo cervello.
- Non sono certo io a dovervi dire cosa fare!- esclamò lei, sfoderando il suo tono saccente. – Anche se stiamo parlando degli esami..- aggiunse, alzando il mento.
In realtà, non gliene fregava una Pluffa degli esami, in quel momento. Quella era la classica risposta che tutti si aspettavano dalla classica Hermione Granger. Punto.
Harry soppesò i suoi pensieri. – Magari studiamo oggi pomeriggio..- mormorò.
Ron annuì, con fare incoraggiante. – Abbiamo anche stasera per finire i compiti!-
Lee si sfregò le mani. – Libertà, stiamo arrivando!-
- Tu vieni con noi?- le chiese George, con un occhiolino.
Hermione sobbalzò. Si era distratta un’altra volta. La mano di Fred stava accarezzando la sua gamba.
- Sì, ho bisogno di aria!- rispose lei, tossendo.
Ginny nascose un sorriso dietro la mano e si schiarì la voce. George rivolse a Hermione un’occhiata complice che rischiò di mandarla in paranoia.
Dopo la colazione, il gruppo di Grifondoro, più Luna, uscì a godersi il sole. Effettivamente, per essere gennaio, i prati di Hogwarts erano più invitanti del solito. Il sole aveva sciolto la poca neve rimasta e illuminato il giardino e il bosco. Il vento era freddo, ma i raggi caldi del sole riuscivano a contrastarlo. Si radunarono tutti su un letto d’erba accanto al grosso faggio. Evitarono l’ombra dell’albero e si stesero al sole. Alla fine, Hermione li aveva convinti a portare qualche libro per ripassare. Tra le proteste generali, i suoi compagni del quinto anno avevano accettato. Lee si era rifiutato categoricamente. Angelina, invece, aveva accettato e insieme ad Alicia aveva cominciato a ripassare Pozioni.
Per tutta la mattinata, rimasero stesi sul prato a scherzare, parlare, studiare o fingere di studiare, nel caso di Lee. Sembrava quasi che fossero tornati alla notte della festa. Hermione dovette ammettere, però, che molte cose erano cambiate da quella notte. Dove prima c’erano segreti, ora c’erano consapevolezze.
Sorrise, piegando la testa di lato. Fred era steso accanto a lei e stava parlando con Seamus di fuochi d’artificio. Istintivamente, Hermione allungò una mano sull’erba e accarezzò le sue dita. Senza voltarsi, Fred allungò le dita e le intrecciò alle sue. Erano così vicini che nessuno avrebbe potuto notare le loro mani unite. E nessuno, comunque, sembrava abbastanza concentrato da accorgersene. Ginny aveva la testa appoggiata sulla pancia di Hermione e stava parlando con Harry e Katie di Quidditch. Neville e Luna erano seduti uno di fronte all’altra e si stavano prendendo cura della strana pianta blu di Neville. Lee era steso sul prato, con la testa sulle gambe di Katie e un libro appoggiato sul petto. Di tanto in tanto, lo sollevava per leggere, poi chiudeva gli occhi e piegava il viso in un’espressione concentrata. Ma ogni volta che Katie accarezzava i suoi capelli, Lee sorrideva e si distraeva. George, Angelina e Alicia ripassavano Pozioni. O meglio, Angelina e Alicia ripassavano Pozioni. George trovava ogni scusa possibile per distrarre la sua ragazza, tanto che, a un certo punto, Angelina lo colpì così forte con il libro da fargli spuntare un bernoccolo sulla fronte. Calì e Lavanda stavano finendo i compiti di Divinazione, mentre Ron sonnecchiava accanto a loro, le dita intrecciate a quelle di Lavanda. Dean era seduto a pancia in giù sull’erba e aveva la testa fra le mani. Alicia gli sorrideva di tanto in tanto e lui ricambiava, prima di immergersi nella lettura.
Hermione chiuse gli occhi e strinse la mano di Fred. Lui ricambiò la stretta e con il pollice le accarezzò il dorso della mano. Hermione avrebbe voluto girarsi, appoggiare la testa nell’incavo del suo collo e respirare il suo profumo di cannella. Ma doveva trattenersi.
Un momento. Doveva davvero?
Non avevano più segreti. O meglio, fra di loro. Perché la loro relazione era ancora segreta, celata agli altri. Ma chi, poi?
Le uniche persone a non saperlo erano Ron e..Ron. Hermione trattenne una risata.
Luna lo aveva capito. Hermione lo intuiva ogni volta che lei li guardava. Se lo sapeva Luna, allora forse lo sapeva anche Neville. Anzi, Neville lo sapeva sicuramente. Sorrideva troppo spesso a Hermione e più di una volta, nell’arco di una giornata, le chiedeva se stesse bene. Lee li aveva beccati. Katie, forse, ne era al corrente. George..meglio non commentare! Angelina lo sapeva, Harry anche, stesso valeva per Ginny. Dean non era molto sveglio per queste cose, ma Alicia sì. Seamus e Calì sospettavano qualcosa, sicuramente. Lavanda..Hermione impiegò un po’ di tempo per decidere. Non aveva detto niente a Ron, o perché non lo sapeva o perché aveva deciso di tenerselo per sé. Era un dilemma difficile da risolvere!
La morale, comunque, era che Ron sembrava essere l’unica persona a non sapere e a non sospettare niente. Hermione sorrise, riaprì gli occhi e guardò il cielo azzurro. Ron era l’ultimo ostacolo, anche se non era del tutto vero. Non era proprio un ostacolo. Era solo imbarazzante confessargli la relazione segreta che aveva con suo fratello. George e Ginny avevano un piano. Hermione non seppe se preoccuparsi o tranquillizzarsi. Un piano era pur sempre un piano, ma si parlava comunque di George e Ginny.
Per il momento, decise di non preoccuparsene.
Rientrarono nel castello solo quando arrivò l’ora di pranzo. E poi..tornarono nel prato! Questa volta, tutti portarono i compiti e i libri. Hermione rimase piacevolmente sorpresa, quando vide tutti impegnarsi a fondo per finire i compiti. Non ci avrebbe creduto nemmeno se glielo avessero promesso. Fu un pomeriggio piacevole, nonostante lo studio. Essere tutti insieme contribuì. Hermione e Fred si guardarono spesso, in silenzio, senza dirsi niente. Si sorrisero, si sfiorarono le mani, si cercarono a vicenda, escludendo tutto il resto del mondo. Le ore passarono rapide e la giornata finì. Hermione ricordava a malapena cosa avessero fatto per tutto il giorno. Era stata così distratta dallo sguardo di Fred da non aver catturato nient’altro. Nonostante si fosse divertita in compagnia degli amici, tutta la felicità di quelle ore passate sul prato era dipesa da lui. Soltanto da lui.
Mentre si sistemavano al tavolo per la cena, Hermione provò l’innato impulso di avvicinarsi a Fred e baciarlo! Lì, davanti a tutti, davanti a tutta la scuola. Fu una tentazione così travolgente che dovette stringere con forza le dita sui bordi del tavolo. Era stanca di nascondersi. Era stanca di avere segreti. Ma se avesse baciato Fred lì, in quel momento, a Ron sarebbero andate di traverso le costolette. Non poteva pensare di continuare a vivere, sapendo di aver ucciso uno dei suoi migliori amici. Non poteva, e basta! Doveva andarci piano. Doveva prenderlo da parte e spiegargli la situazione. Forse lo avrebbe fatto secco comunque, ma Hermione si sarebbe aggrappata alle sue buone intenzioni per concedersi il perdono!
Terminata la cena, gli studenti si radunarono in Sala Comune. Lee ebbe la gloriosa idea di indire un torneo di scacchi. Hermione sbuffò contrariata. Lei era una frana con gli scacchi. Furono in pochi a volere giocare e George propose addirittura di scommettere sui possibili vincitori. Ron trattenne un sorriso e tutti lo guardarono con evidente tristezza: che senso aveva scommettere? Tutti sapevano che avrebbe vinto lui!
- A proposito di scommesse!- esclamò Ginny, scattando in piedi. – Noi ne abbiamo ancora una in sospeso!-
Angelina aggrottò la fronte. – Che scommessa?-
- Ehi, un momento!- commentò Hermione. – E’ vero! La scommessa che avevamo fatto per la guerra a palle di neve!-
Come avevano potuto dimenticare?
Le spalle di Lee si afflosciarono. – Quella dannata scommessa..- borbottò.
Rapidamente, Harry spiegò agli altri di che scommessa si trattasse. Angelina, Katie, Alicia, Calì e Lavanda rimasero a bocca aperta quando scoprirono che Fred e George erano stati sconfitti.
- E non è tutto!- intervenne Ginny. – Siamo state io e Hermione a distruggere Fred!-
Alzò la mano e Hermione le diede il cinque, sotto lo sguardo infuocato di quest’ultimo.
Seamus si grattò la fronte con espressione corrucciata. – Dai avanti, paghiamo questa penitenza e facciamola finita!-
Lee si alzò in piedi. – Io avrei un paio di cose da..-
- Fermo dove sei, Lee!- ordinò Harry, con sguardo tagliente.
Mentre tutti scoppiavano ridere, Lee tornò a sedersi sulla poltrona, lo sguardo avvilito e fisso sul pavimento.
Hermione si girò verso Ginny. – Dovremmo pensarci. Tu hai qualche idea?-
E fu lì che Hermione colse il primo avvertimento di un’imminente Guerra Magica. Ginny sorrise. In modo inquietante.
- Io un’idea ce l’avrei..- mormorò la rossa. Poi fece una cosa che Hermione interpretò come un secondo avvertimento: le rivolse uno sguardo comprensivo, dispiaciuto e bisognoso di perdono. Perché stava per fare qualcosa che si sarebbe ritorto proprio contro di lei, Hermione lo capì dal sorriso che le rivolse.
Il piano..oh no!
Hermione non fece in tempo a implorare Ginny con lo sguardo, perché un terzo alleato, di cui ignorava totalmente l’esistenza, intervenne al posto della sua migliore amica.
- Ci abbiamo pensato oggi pomeriggio, mentre ci rilassavamo al sole!- commentò Harry.
Tradita dal mio migliore amico..
Hermione si girò di scatto verso Harry e sgranò gli occhi, cercando di non farsi notare da nessuno. Lui le rivolse lo stesso sorriso dispiaciuto di Ginny, ma Hermione lo ignorò completamente. Era inutile guardarla così, non li avrebbe mai perdonati!
- Visto che Fred e George ci hanno obbligato a rispondere a domande imbarazzanti con il loro gioco – continuò Ginny. – Ora ne pagheranno le conseguenze!-
- Ci dispiace per gli altri, ma avete comunque perso una scommessa!- commentò Harry, rivolgendosi a Seamus, Dean e Lee.
Hermione dovette cedere al panico per qualche secondo. L’espressione di Seamus era qualcosa di assolutamente degno di nota. Sembrava sul punto di vomitare, di fuggire e di svenire contemporaneamente. Hermione si chiese perché, e il panico tornò a invaderla.
Ginny rivolse un sorriso in direzione dei perdenti e allargò le braccia: - A parte George, avete mentito tutti nell’ultimo giro di domande del gioco. Perciò: qual è il vostro segreto? E vogliamo la verità, questa volta!-
- Un momento, e George?- protestò Lee.
- A lui ci pensiamo dopo..- tergiversò Ginny, scacciando l’aria con la mano.
George si voltò verso Hermione e le rivolse un occhiolino.
No. Nessuno avrebbe pensato a George. Perché sarebbe stati tutti concentrati su Fred. E su Hermione. Era quello il piano. George sapeva tutto. Insieme a Ginny, aveva sfruttato quella vecchia scommessa per fare in modo che Fred confessasse tutto. Per fare in modo che scoprissero le loro carte, rivelando la relazione. Era spacciata. Non c’era via di fuga.
Avanti Hermione, è quello che vuoi!
Sì. Lo voleva. Lo voleva veramente. Ma no, no non era pronta! Non così, non subito. Aveva bisogno di tempo per prepararsi, aveva bisogno di un piano. C’era un piano, solo che non era suo. Però era sempre un piano. Cercò di respirare regolarmente. Prima o dopo non avrebbe fatto tanta differenza. Poteva affrontare Ron in campo aperto. O poteva semplicemente starsene lì e aspettare che Fred risolvesse il problema. Ginny e George le avevano lasciato la possibilità di scegliere. Poteva interrompere tutto e rivelarlo prima che fosse Fred a farlo. Oppure no. Che cosa doveva fare?
Il panico tornò ad invaderla. Non ci sarebbe riuscita. Come poteva sopravvivere? Dov’era finito il suo desiderio di libertà? Aveva bisogno di coraggio. Aveva bisogno di tornare con i piedi per terra e riprendere le redini della situazione. Improvvisamente, Hermione capì. Sollevò lo sguardo da terra e cercò Fred. Quando i loro occhi si incontrarono, il panico scomparve. Fred le sorrise e Hermione sentì la paura scivolare via. Non aveva mai avuto paura, con lui. Era pronta. Poteva affrontare qualsiasi cosa. Anche questo.
- Bene, cominciamo con te Lee!- esclamò Ginny.
Sbuffando, Lee rivolse l’attenzione sul gruppo e poi sorrise. – Ho una cotta per Katie da quando l’ho vista giocare a Quidditch la prima volta e sono un codardo perché non gliel’ho mai detto. Fino al giorno della festa. Quel giorno è cambiato tutto! – confessò.
George fischiò e scompigliò i capelli di Katie. – Mi dispiace per te, Bell!-
Katie scoppiò a ridere e corse da Lee ad abbracciarlo. Fu una scena così tenera che quasi si dimenticarono di andare avanti con la penitenza. Purtroppo, Ginny richiamò la loro attenzione. Hermione sentì il panico premere sui confini della sua tranquillità. Lo respinse con tutte le sue forze e si unì all’applauso che George propose in onore di Lee e Katie.
Fuori uno!
- Dean?- lo chiamò Harry, con un sorriso furbesco.
Arrossendo, Dean rivolse uno sguardo ad Alicia e disse. – Sarò banale, ma Alicia è stata la prima persona a catturare la mia attenzione, quando ho messo piede a Hogwarts. E credo che sia quella giusta. Non potrei pensare di amare nessun’altra!-
Fu l’unica volta in cui tutti videro Alicia piangere, anche se lo nascose piuttosto bene. Questa volta, l’applauso partì spontaneamente da tutti.
- Seamus, tocca a te!- esclamò Neville.
Respira, Hermione!
Dopo Seamus toccava a Fred. Era l’ultimo. Il momento si avvicinava. Il panico minacciò la sua bolla di tranquillità. Hermione, di nuovo, lo respinse. Ma sentì il suo cuore accelerare il battito e la mano tremare. Non era pronta! O sì?
- E’ dannatamente imbarazzante..- mormorò Seamus. – Ma non odiatemi ok? Avevo una cotta per Ginny. Una cotta molto seria. Ero così ossessionato da lei che ti ho odiato, Harry, per parecchio tempo! Lei guardava solo te. Ho pensato seriamente di farti qualche incantesimo, giusto per renderti un po’ meno affascinante..- confessò, tra i mormorii e le risate di tutti, Harry e Ginny compresi. – Ma poi è passata. Ho capito che la persona giusta era un’altra!-
E senza aggiungere altro, allungò la mano e prese quella di Calì, che sorrise radiosa.
- Sono onorata, sinceramente!- esclamò Ginny, facendo alzare gli occhi al cielo a Harry.
- Grazie Seamus, per non avermi trasformato in un Vermicolo!- commentò il Prescelto.
Tutti scoppiarono a ridere e Seamus rispose: - Sinceramente, penso che sarei a malapena riuscito a bruciarti i capelli!-
- Temo sia vero!- esclamò Ginny, per poi girarsi verso il fratello. – Fred, tocca a te!-
Vuoto. Buio. Silenzio. Il panico infranse il vetro della tranquillità. Hermione non riuscì a respingerlo. Il giro era finito. Rimaneva solo lui. E il suo segreto. Il segreto che riguardava Hermione. Doveva respirare, doveva ritrovare la calma di poco prima. Sarebbe andato tutto bene.
- Sicuri di volerlo sapere? Perché è un segreto, come dire, scottante!- rispose Fred, con un ghigno divertito.
Hermione gli rivolse un’occhiataccia. Riusciva a scherzare anche in quel momento? La prendeva così alla leggera? O era lei che stava esagerando?
Con un sospiro, Hermione ascoltò le risposte affermative degli altri. Il più interessato era Ron. Ironia della sorte! Ginny si voltò verso Hermione e le sorrise. Infondo, le aveva appena fatto un favore. Fred stava per confessare tutto. La loro relazione sarebbe venuta alla luce. E tutto sarebbe finito. Segreti, bugie. Tutto. Doveva andare davvero così? Hermione sapeva che un giorno sarebbe successo. Però si era sempre immaginata mentre prendeva Ron da parte e glielo raccontava. Doveva essere lei a fare quel passo. Lo doveva al suo amico.
Coraggio Hermione!
E il panico scomparve. Le parve di sentire un ruggito dentro di sé. La leonessa audace e coraggiosa era appena riemersa. Perché Hermione non poteva stare con le mani in mano. Lei non era quel tipo di ragazza. Hermione era nata per combattere, per sostenere i suoi ideali e per proteggere le persone che amava. Era nata per agire, non per aspettare! Era semplice. Molto più semplice del previsto.
Fred sorrise e iniziò a dire: - Ok, se proprio volete saperlo io..-
Ma non finì mai la frase. Hermione si rese conto di agire prima ancora di pensare. Si alzò in piedi, si avvicinò a lui e lo afferrò per il colletto della maglia, obbligandolo ad alzarsi. Rimasero occhi negli occhi per un istante. L’espressione allibita di Fred la fece ridere. Dimenticò di essere in Sala Comune, davanti ai suoi amici. No, davanti a tutta la Casa di Grifondoro! Sorrise a Fred un’ultima volta e poi, prima che lui potesse reagire, lo afferrò per la maglia e lo attirò a sé. E lo baciò. E in quel momento Hermione capì di aver fatto la cosa giusta. Perché starsene immobile a guardare il suo destino delinearsi, quando poteva agire ed affrontarlo? Non aveva paura. Il panico era svanito. Era con Fred. Fra le sue braccia. Non c’era spazio per nient’altro. Lo stupore si sciolse dalle labbra di Fred. La afferrò per la vita, attirandola a sé e rispondendo al bacio con una passione che rischiò di trascinarla nelle fiamme. I suoni scomparvero. Potevano essere ancora nella Sala Comune o nella Foresta Proibita, non se ne sarebbero comunque accorti. Il sapore di Fred scatenò in lei un’ondata improvvisa di desiderio. Hermione lasciò andare la sua maglia, per salire con le mani fino ai suoi capelli. Li strinse fra le dita, aggrappandosi a quelle fiamme, desiderando con tutta se stessa che lui non la lasciasse andare. E lui non lo fece. La strinse, la baciò con passione, le sussurrò con la mente che la amava.
Hermione sentì il senso di libertà invaderle il cuore. Era finita. Niente più segreti. La luce del sole, i raggi della luna, il crepitio del fuoco. Ora illuminavano tutti loro. Non erano più nascosti. Avevano scoperto le loro carte,rivelato il loro gioco.
Erano liberi. Erano liberi di amarsi. E avevano bisogno di respirare..
Ansimando, Hermione si separò da lui. Rimasero immobili, le fronti vicine, i respiri che si fondevano. Fred le sfiorò le labbra con un altro bacio e l’oblio tornò ad avvolgere le sue spire e trascinarla verso le sue profondità fatte di fiamme rosse e azzurre. Hermione accarezzò le sue spalle, aggrappandosi quando lui le morse il labbro. Le girava la testa e non era in grado di reggersi in piedi, in equilibrio. Ridendo, Fred la afferrò per la vita con un braccio. Con l’altra mano le accarezzò la guancia. Si allontanò lentamente, sfiorandole le labbra.
Poi si guardarono. Gli occhi di Fred erano accesi di passione e quelli di Hermione erano lucidi, vivi e pieni della stessa emozione. Si sorrisero, consapevoli di quella libertà che avevano appena conquistato. Il loro segreto era stato rivelato. Fred fece scivolare il braccio dalla sua vita e cercò la sua mano. Hermione la strinse e sorrise. Le paure di poco prima le sembravano così futili..perché si era preoccupata tanto?
Hermione tornò lentamente con i piedi per terra. E notò il silenzio. Un profondo, sconcertante silenzio. Stringendo la mano di Fred, si guardò intorno. Erano tutti a bocca aperta. Proprio tutti. Anche quelli che lo sapevano. Forse perché non si erano aspettati quel bacio. O lo slancio coraggioso di Hermione!
Fred tossicchiò e sorrise. – Ecco, era esattamente quello che stavo per dire!-
Hermione arrossì, ma scoppiò a ridere, seguita da Ginny. Harry si grattò la cicatrice e sorrise, scuotendo la testa. Dean boccheggiò. Alicia allungò una mano e lo fissò con la fronte aggrottata. Sospirando, Dean raccolse delle Falci dalla sua tasca e le lasciò cadere nella mano aperta di Alicia, suscitando una serie di risate. Lee diede una pacca sulla spalla a Katie, che lo stava incenerendo con lo sguardo.
- Tu lo sapevi?- sbottò la ragazza.
Lee annuì. – Certo. Ma avevo promesso di non dire niente. Lei mi fa paura!- confessò, allungando un dito verso Hermione.
Seamus li stava ancora fissando a bocca aperta. Calì sfoderò un’espressione compiaciuta.
- Visto? Te l’avevo detto!- esclamò, colpendo piano la testa di Seamus con il pugno chiuso.
Hermione si perse il mormorio divertito di Angelina, Luna e Neville. Guardava Ron. Che guardava loro. Con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
- Ron?- lo chiamò Hermione, con la stessa delicatezza che avrebbe usato davanti a un Ungaro Spianto particolarmente nervoso.
Ron boccheggiò poi sussurrò qualcosa di molto simile a “Miseriaccia”. Hermione non seppe dire se fosse un buon segno o meno. Si avvicinò piano a lui, camminando a passo felpato, come se temesse che Ron potesse sputare improvvisamente fuoco. Strinse la mano di Fred e lui la seguì senza separarsi da lei.
- Ron?- chiamò Hermione, a voce un po’ più alta.
Ron scattò come se qualcuno lo avesse pungolato con la bacchetta. Guardò le mani intrecciate di Fred e Hermione e poi sollevò gli occhi azzurri su di lei.
- Perché non me l’hai detto?- chiese, offeso.
Hermione decise di non concedersi ancora il lusso di sospirare di sollievo.
- Io..- balbettò invece.
- Miseriaccia, ero l’unico a non saperlo?- chiese Ron, alzandosi e guardandosi intorno.
- No, non eri l’unico!- rispose Fred. – E quelli che lo sapevano, l’hanno scoperto per caso!-
Lee sfoderò un sorriso malizioso e aprì la bocca, ma cambiò idea quando lo sguardo raggelante di Hermione. Ci mancavano solo Lee e le sue battute squallide!
- Ron, non sapevo come avresti reagito e..- intervenne Hermione. – Mi dispiace!- concluse, incapace di dire altro.
Ron annuì un paio di volte. – Dovresti fidarti di me!-
- Mi fido di te! Davvero..- mormorò Hermione. Allungò un braccio e accarezzò la spalla del suo amico.
Ron sbuffò con un sorriso poco allegro. – Quindi prima o poi me lo avresti detto?-
Hermione esitò, ma poi sorrise. – Certo che te lo avrei detto!-
Ancora non sapeva come interpretare l’espressione di Ron. Non sembrava ostile, ma nemmeno troppo propenso ad afferrare una cassa di Burrobirra e proporre un brindisi!
- Pensavamo di dirtelo!- intervenne Fred. – Magari il giorno prima delle nozze..-
-..o sul tuo letto di morte!- aggiunse George.
- C-cosa?- boccheggiò Ron.
- Fred!- esclamò Hermione, strattonandogli la mano con furia.
Lui si chinò verso di lei. – Cercavo di alleggerire la tensione..- borbottò.
- Chiudi il becco!- sbottò lei a denti stretti, poi si voltò verso Ron con un sorriso e aprì la bocca, ma lui la anticipò.
- Vi sposate?- chiese Ron, con voce acuta.
Hermione spese due secondi della sua vita per maledire lui, Fred e George. Chiuse gli occhi sospirando, mentre Fred ghignava, visibilmente divertito. Quando Hermione riaprì gli occhi, trovò Ron a guardarla con un’espressione così ridicola che quasi le venne voglia di mettersi a ridere.
- No, Ron, non ci sposiamo!- rispose Hermione con la stessa paziente calma con cui avrebbe provato a convincere un bambino particolarmente suscettibile che Babbo Natale non esiste.
Ron sospirò di sollievo.
- Per adesso..- aggiunse Fred, mormorando.
Hermione e Ron si voltarono di scatto a fissarlo. Lui ricambiò entrambi gli sguardi e scosse le spalle, come invitandoli a porre obiezioni.
- Non fare quella faccia, Granger!- esclamò, con un sorriso tranquillo. – Nella vita non si può mai sapere!-
Hermione rimase a bocca aperta. – Io e te non ci sposeremo mai, Weasley, mettitelo bene in testa!- sbottò.
- Mai dire mai, Granger!-
Hermione sospirò a lungo, resistendo all’impulso di sfoderare la bacchetta e trasformarlo in un cumolo di ceneri. Poi a voce bassa esclamò: - Ti sembra il momento di parlarne?-
Fred le sorrise e poi entrambi si girarono verso Ron, che continuava a guardarli con le sopracciglia alzate e la bocca piegata in una smorfia di incredulità.
Tutti gli altri, d’altro canto, continuavano a seguire avidamente la scena, passando lo sguardo da Ron a Fred e Hermione a intervalli costanti. Lee era talmente preso dagli avvenimenti, che aveva persino aperto un sacchetto di Api Frizzole.
- Forse ho sbagliato momento..- mormorò Fred, per poi rivolgere al fratello un sorriso. – Tranquillo Ron, l’argomento “matrimonio” è rimandato, per adesso!-
- L’argomento “matrimonio” è rimandato per il resto dei nostri giorni!- sbottò Hermione, a denti stretti.
Ron scosse la testa e alzò le mani. Hermione poté vedere la confusione nei suoi occhi azzurri e la lotta interiore che stava avvenendo nei meandri di quelle iridi profonde. La quantità di informazioni ricevute e le relative battute avevano mandato in tilt i suoi pensieri. Si prese la testa fra le mani, scompigliandosi i capelli rosso fuoco, e poi sospirando, alzò lo sguardo su Hermione.
- Quindi voi due state insieme?- chiese, la voce calma e lo sguardo attento.
Hermione aprì la bocca, ma poi la richiuse. Quella sì che era una domanda interessante. Si girò verso Fred, che fece lo stesso. Hermione cercò una risposta negli occhi vispi di lui, ma non la trovò. Stavano insieme? Perché era così difficile rispondere a quella domanda?
Fu George, in un certo senso, a salvarla. - Santo Merlino, Ron! Che domande fai?- chiese, guardando il fratello con un misto di pena ed esasperazione negli occhi allegri.
Alicia passò lo sguardo da Fred a Hermione con un sorriso compiaciuto. – Non mi sembra l’unico ad avere dei dubbi!- commentò.
Ed era vero. Hermione non aveva ancora risposto a quella domanda e tantomeno lo aveva fatto Fred. Erano ancora immobili, le dita intrecciate e gli sguardi concentrati su di loro.
Hermione aprì la bocca e Fred sollevò le sopracciglia, in attesa della risposta. La stava sfidando, per l’ennesima volta. Le stava lasciando campo aperto per rispondere, solo per vedere cosa avrebbe detto.
Lo detesto..No lo amo, è quello il mio problema!
Hermione si girò lentamente verso Ron e mormorò. – Ehm..credo di sì!-
Fred sgranò gli occhi. – Come “credo”?-
Hermione si girò di scatto verso di lui, sollevando il mento con aria di sfida. – Oh scusa, tu cosa avresti risposto?- chiese ironica.
Fred ghignò. – “Sì”, è ovvio!-
- Ovvio? Non c’è niente di ovvio con te!- sbottò Hermione.
Il resto del gruppo si stava godendo letteralmente quella scena, passando lo sguardo da uno all’altra come se stessero seguendo una partita di Quidditch. Lee era già al secondo sacchetto di Api Frizzole. Katie glielo strappò di mano e cominciò a mangiare, gli occhi fissi su Fred e Hermione.
- Pensavo che fosse scontato!- commentò Fred, il sorriso sempre allegro.
- Non è scontato!- protestò Hermione. – E sai perché?- domandò, puntandogli un dito contro. – Perché tu non rispondi mai alle mie domande! Mai! Ecco perché poi non sono in grado di dare risposte decenti!- concluse, indicando Ron, che li fissava con la fronte aggrottata.
- Va bene, Granger! Errore mio! Adesso lo sai anche tu..- concluse Fred, sfoderando un sorriso brillante.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Avrei voluto saperlo prima, la prossima volta informami!- commentò con sprezzante sarcasmo.
- D’accordo, facciamo un passo indietro! Granger, vuoi stare con me?-
- No!-
- Cosa?- esclamò Fred e tutti scoppiarono a ridere.
Hermione sbuffò. – Sì..-
Ridendo, Fred la abbracciò e la baciò. Qualcuno fischiò, qualcuno scoppiò a ridere, Ron perse il controllo della sua mandibola. Hermione dimenticò perché stessero discutendo. Rise nei suoi pensieri. Quel no era stato una piccola vendetta. Giusto per tenerlo sulle spine. Ma non poteva riuscirci veramente. Non poteva negarsi a lui, l’aveva capito tanto tempo prima. Non sarebbe mai stata capace di scappare da lui. C’era solo una direzione che poteva intraprendere, ed era la strada che portava a Fred. Solo quella.
Quando si separarono, Hermione si voltò verso Ron, consapevole che il suo migliore amico non si fosse ancora espresso veramente.
- Ron?- lo chiamò lei, la voce di nuovo cauta.
Lui sollevò lo sguardo dal pavimento e sorrise. – Avrei preferito saperlo prima. Non nascondermi più niente, va bene?-
Hermione si mosse prima ancora di pensare. Scattò in avanti, abbandonando la mano di Fred e stringendo Ron in un abbraccio forte e caloroso. Era un abbraccio per chiedere il suo perdono e per promettergli che non gli avrebbe mentito mai più. Ron ricambiò la stretta e sorrise, chiudendo gli occhi.
- Tutto è bene quel che finisce bene!- esclamò George, battendo le mani.
- No!- esclamò Ron, - Non è ancora finita!- disse serio.
Hermione si separò da lui, improvvisamente allarmata. Ron spostò lo sguardo su Fred e i suoi occhi divennero così duri che Hermione pensò di prendere la bacchetta, così, giusto per precauzione.
Ron alzò l’indice e lo puntò contro il fratello. – Tu, falla soffrire e giuro che le punizioni della Umbridge ti sembreranno una passeggiata in confronto a quello che ti farò io!-
Tutti i presenti rimasero a bocca aperta, gli occhi pervasi dal timore. Ron era diverso. La sua voce era cruda e autoritaria, coraggiosa e spavalda. Sembrava un leone, di quelli veri, pronti ad azzannare chiunque ostacolasse il loro cammino. Dietro lo spavento iniziale, Hermione provò una tenerezza infinita per il suo amico. La stava proteggendo. Lei gli aveva mentito. E lui la proteggeva.
I Weasley: ti stupiscono sempre!
Hermione si voltò verso Fred e lo vide sorridere. Dietro quel sorriso, però, Fred mostrò una serietà così profonda che Hermione rischiò di avere un piccolo infarto. Senza distogliere gli occhi dal fratello, Fred allungò la mano destra.
- Se così fosse, me lo meriterei!- rispose. – Ma ti prometto che non succederà!-
Ron si lasciò andare a un sorriso e l’espressione da leone inferocito cedette al suo solito sguardo da bambino. Evitò la mano di Fred e lo strinse in un abbraccio. Hermione ricacciò indietro le lacrime. Ginny le asciugò dalle guance. Tutti gli altri scoppiarono in un applauso che durò parecchi minuti. Poi George scattò in piedi e corse ad abbracciare Hermione.
- Granger, sono contento che non ci siano più segreti tra voi!- esclamò, facendola roteare in aria. – Ora potrò divertirmi con tutte le battute che ho accuratamente raccolto in questi ultimi due mesi!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e Angelina venne a strapparla dalle grinfie di George. – Tranquilla, a lui ci penso io!- esclamò, rivolgendo uno sguardo feroce al suo ragazzo, che smise subito di sorridere.
Hermione scosse la testa con una smorfia. – E’ incredibile quanto siano fifoni!-
I festeggiamenti durarono secoli. Hermione fu costretta ad abbracciare tutti, senza nemmeno sapere perché. Non avevano mica vinto la Coppa della Case! Ma dietro l’incredulità, Hermione nascondeva una gioia inarrestabile. Era libera, questa volta per davvero. Ron aveva accettato la loro storia, l’aveva perdonata, e aveva dimostrato quanto tenesse a lei e a Fred.
Finalmente, erano liberi di amarsi. Dopo quelle che le sembrarono ore, Hermione riuscì a tornare accanto a Fred. Senza dire niente, lui le prese la mano. Rimasero a guardarsi in silenzio. Lentamente, alcuni dei loro amici scomparvero per andare a dormire, ma Hermione non ci fece troppo caso. Rimase seduta sul divano, davanti al fuoco, la mano saldamente intrecciata a quella di Fred.
Quando anche Ginny e Harry, gli ultimi rimasti, augurarono la buonanotte, Hermione si concesse il lusso di tirare un sospiro di sollievo. Quella settimana era stata un inferno, ma sommando ogni singolo giorno non avrebbe potuto ottenere la stessa fatica compiuta in quelle ultime ore. Confessare un segreto era estremamente complicato ed estenuante. Sorridendo, si accoccolò contro il petto di Fred, che la avvolse in un abbraccio.
- E’ andata meglio del previsto!- commentò lui.
- Ron ha ragione..-
- Lo so, ma sono sicuro che un giorno capirà il perché di questa scelta!-
- Io credo che lo abbia già capito!-
- Non ci contare troppo, Granger! Stiamo parlando di Ron..-
- Fred..- borbottò Hermione.
- D’accordo, scherzavo..- mormorò divertito.
Hermione chiuse gli occhi. Solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stanca. La sua testa pesava più del solito ed era così difficile tenere gli occhi aperti..il mondo scivolava in una nebulosa scura ed invitante che la chiamava sempre più forte..l’oblio del sonno scendeva su di lei, e Hermione sapeva di non poter resistere a lungo. Ma prima doveva fare una cosa.
- Fred?- lo chiamò.
- Sì?-
- E’ vero quello che hai detto?- chiese, mordendosi il labbro.
- Che non ti farò mai soffrire o che un giorno ci sposeremo?- chiese divertito.
Hermione sospirò, chiedendosi chi avesse scagliato quell’incantesimo così potente che l’aveva fatta precipitare fra le braccia di una persona tanto idiota!
- Scherzavo..- mormorò subito Fred. – Sì è vero. È una promessa!-
Hermione si rilassò e sorrise, richiudendo gli occhi.
- Possiamo rimanere qui?- chiese lei.
Fred annuì e le baciò la testa. Scivolò sul divano, portandola con sé. Poco dopo, Hermione si addormentò e scivolò in un sonno senza sogni. Il senso di libertà le scaldava ancora il cuore e il respiro lento di Fred sul suo viso scacciava ogni demone.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dennis Canon correva a perdifiato per i corridoi. Per poco non investì Gazza. Il custode gli rivolse uno sguardo così terrificante che Dennis pensò seriamente di poter essere pietrificato, come se avesse incontrato un Basilisco. Balbettando delle scuse del tutto inutili, Dennis riprese la sua corsa, affrettando il passo solo dopo aver svoltato l’angolo. Meglio non aizzare ulteriormente il custode!
Arrivò praticamente volando in Sala Grande. La colazione era appena cominciata e molti degli studenti erano ancora rintanati nei dormitori. Dennis aveva troppe cose da fare quel giorno. Prima la giornata cominciava, più possibilità aveva di fare tutto! Sedette al tavolo di Grifondoro e cominciò a trangugiare dei toast. Nick-Quasi-Senza-Testa volteggiava poco più in là e stava parlando con alcune studentesse del quarto anno. Lisa Turpin studiava e mangiava allo stesso tempo. Aveva la testa talmente incollata al libro da sembrare un tutt’uno con il piatto di uova e bacon. Dennis bevve un lungo sorso di succo di zucca e guardò Lisa. Non gli era mai stata troppo simpatica. Non che Lisa parlasse molto. Era sempre per i fatti suoi, non aveva legato con nessuna delle altre ragazze del suo anno, studiava da sola e aveva solamente un’amica. Durante Erbologia aveva conosciuto una ragazza di Tassorosso, Eloise Midgen, e da quel giorno erano diventate amiche. Si vedevano ogni tanto in cortile, passavano qualche pomeriggio insieme e a volte condividevano lo stesso banco durante le lezioni che avevano in comune. Eloise era sola, Lisa era sola. Insieme, fronteggiavano il resto della scuola dalla quale avevano deciso di isolarsi.
Dennis stava ingoiando un altro enorme boccone di toast, quando vide suo fratello avanzare verso di lui e sedersi nel posto accanto.
- ‘Giorno!- lo salutò Colin.
Dennis deglutì a fatica, si batté la mano sul petto e afferrò il calice di succo, facendo cenno a Colin di aspettare. Il fratello lo guardò con le sopracciglia alzate.
- Non sai cosa è successo ieri sera!- esclamò         Dennis, dopo aver bevuto.
Colin sorrise entusiasta. – Cosa?-
- Fred Weasley e Hermione Granger! – esclamò Dennis, tenendo bassa la voce.
- Una frase di senso compiuto?-
- Stanno insieme!-
Colin quasi cadde dalla panca. – Stai scherzando?-
Dennis scosse la testa con un sorriso raggiante. – Ieri sera si sono baciati davanti a tutti! Ho chiesto a Neville se fosse vero, e lui mi ha detto di sì!-
- Wow!- esclamò Colino. – Questa sì che è una notizia!-
- Teniamocela per noi, però!- commentò Dennis. – Insomma, non so se vogliono farlo sapere a tutti!-
- Va bene, mi sembra una buona idea!-
Dennis finì la sua colazione e volò via. La sua giornata era appena cominciata!
 
 
 
 
 
 
 
Leanne camminava tranquilla per i corridoi. Si era svegliata presto, sperando di poter ripassare Pozioni durante la colazione. Piton la terrorizzava ogni giorno di più. In Sala Grande cercò Katie al tavolo dei Grifondoro, ma non la trovò. Scuotendo la testa con un sorriso, Leanne si diresse al tavolo dei Tassorosso. Vide una sua compagna di stanza alzare una mano per farle cenno di raggiungerla. Mentre oltrepassava i vari posti vuoti, Leanne notò quanto fosse ancora deserta la Sala Grande. Quando arrivò vicino alla sua compagna di stanza, prese posto e cominciò a riempirsi il piatto. Proprio dietro di lei, al tavolo dei Grifondoro, Dennis e Colin Canon stavano parlando e sembravano molto eccitati. Leanne tese involontariamente l’orecchio. Stavano parlando di Fred Weasley e di Hermione..no! Doveva aver sentito male!
Fred e Hermione, cosa?!
Fingendo di sistemarsi sulla panca, Leanne tirò indietro la testa. Non si era sbagliata. Fred Weasley e Hermione Granger stavano insieme! E da quando? Katie era una sua grande amica. Perché non gliel’aveva detto? Forse nemmeno lei lo sapeva. Doveva correre a dirglielo. No, meglio aspettare. Tanto non l’avrebbe trovata!
Quella notizia mattutina l’aveva sconvolta. Il Re dei Guai usciva con la strega più brillante della scuola? Fred usciva con un Prefetto?
Leanne trattenne una risata. Be’, se Katie poteva innamorarsi di uno come Lee, allora la Piovra Gigante poteva anche annunciare il suo fidanzamento con Piton..
 
 
 
 
 
 
 
Katie Bell arrivò in Sala Grande prima del previsto. Sorrise a Colin Canon e prese posto di fronte a lui. Allungò la mano verso il vassoio dei toast, ma qualcuno le afferrò il braccio e la trascinò di nuovo fuori dalla Sala Grande. Era Leanne. Katie alzò gli occhi al cielo. Forse aveva un nuovo pettegolezzo. O forse era finalmente riuscita a fare colpo su Terry Steeval.
- Buongiorno..- borbottò Katie, lasciandosi sfuggire un sorriso.
- Fred e Hermione stanno insieme?- chiese di getto Leanne.
Katie sbarrò gli occhi. – Scusa?-
Leanne sbuffò e schioccò le dita. – Sveglia, Bell! Fred sta con Hermione Granger?-
- Sì..perché?- chiese Katie, dubbiosa.
- Non me l’hai detto!-
- Non lo sapevo! L’ho scoperto ieri sera. Scusa, ma tu come fai a saperlo?-
- Ho sentito Dennis Canon che lo raccontava a Colin!-
- Ah..be’, comunque sì, è vero!-
Leanne sorrise compiaciuta e poi prese Katie a braccetto, per riportarla in Sala Grande. Katie spese qualche minuto a guardarsi intorno. Chi altri sapeva della nuova coppia sbocciata a Hogwarts? Presto o tardi, la notizia avrebbe oltrepassato i corridoi e le aule. Fred avrebbe reagito bene. I pettegolezzi non erano mai stati un problema per lui. Ma Hermione? Katie trattenne una risata. Si appuntò mentalmente di stringerla in un abbraccio il prima possibile.
Sarebbe stata una giornata difficile, per Hermione Granger!
 
 
 
 
 
 
 
Lisa Turpin mangiava da sola, come ogni mattina. I fratelli Canon ridevano troppo per i suoi gusti. Lisa girò bruscamente la pagina del suo libro e, involontariamente, colse uno stralcio di conversazione dei fratelli.
Fred Weasley..eh?
Lisa sollevò la testa. No. Era impossibile. Hermione Granger era la studentessa più brillante della scuola. Lei era intelligente. Seria. Era un Prefetto. Non poteva essere fidanzata con Fred Weasley. Lui era solo un idiota. Spavaldo, sempre in vena di scherzi, sempre a sorridere come se fosse lo studente più attraente della scuola, scansafatiche e ridicolo. Ecco. Stessa cosa valeva per il suo gemello. Lisa aveva avuto un pessimo trascorso con i gemelli. Li detestava. Anzi no, li considerava semplicemente inferiori. Ma Hermione era diversa! Lei le era sempre piaciuta, anche se non si era mai sbilanciata troppo per conoscerla. Condividevano la stanza da cinque anni e non si erano mai parlate. Lisa era fatta così. Provò un’immensa pena per Hermione Granger. Forse era l’ennesima vittima di uno scherzo. Ma a lei che importava?
Finì la colazione e uscì dalla Sala Grande. Sulla porta incontrò Eloise.
- Ciao!- la salutò.
L’amica lasciò perdere un brufolo particolarmente rosso sul mento e sorrise a Lisa. – Ehi!-
- I fratelli Canon  dicono che Fred Weasley sta insieme a Hermione Granger!-
- Come scusa?- trillò Eloise. – Hermione Granger? Il Prefetto?-
Lisa annuì senza entusiasmo. – Mi dispiace per lei..- borbottò.
Eloise scosse la testa. – Fred Weasley sta con Hermione..il mondo è strano! Vado a fare colazione!-
- Ci vediamo a Erbologia!-
Lisa uscì dalla Sala Grande e si avviò verso il dormitorio. Aveva ancora tempo, prima della lezione. Magari poteva andare da Hermione e avvisarla della crudeltà dei gemelli. O forse poteva solo farsi gli affari suoi. Come sempre..
 
 
 
 
 
 
 
Ernie Macmillan varcò le porte della Sala Grande sbadigliando. Aveva studiato tutta la notte con Hanna. Lei dormiva ancora. O forse era già sveglia e stava piangendo. Le crisi isteriche di quella ragazza lo avrebbero mandato al manicomio!
- Fred Weasley sta con Hermione..il mondo è strano! Vado a fare colazione!-
Ernie si bloccò a metà di un passo. Scosse la testa un paio di volte. Forse aveva sentito male. Rivolse uno sguardo stranito a Eloise, che si stava dirigendo al tavolo. Stava parlando con Lisa. Lisa era una Grifondoro. E condivideva la stanza con Hermione. Doveva avere sicuramente informazioni di prima mano.
Ma..Fred? Sul serio?
Ernie tossì e scosse la testa un’ultima volta. In ogni caso, non erano affari suoi. Raggiunse il tavolo dei Tassorosso e scorse Hanna, seduta con la testa appoggiata al tavolo. Quando si sedette accanto a lei, Hanna sobbalzò. Ernie le sorrise e lei ricambiò a stento con una smorfia, per poi crollare di nuovo con la testa sul tavolo. Mentre Ernie si serviva di salsicce e uova, vide Leanne e Katie Bell parlare a pochi passi da lui.
- Funzionerà?- chiese Leanne.
Katie sorrise. – Se io posso sopportare Lee, allora lei può sopportare Fred! Te lo assicuro!-
Ernie tese l’orecchio. Di nuovo quella storia! Coincidenze? Improbabile. Non era da lui spettegolare, né origliare le conversazioni altrui ma..diamine, quella sì che era una notizia! E così qualcuno aveva fatto finalmente breccia nel cuore riservato di Hermione Granger! E non uno qualunque. Fred Weasley! Erano opposti, completamente diversi. Eppure, sembravano essere felici insieme, a giudicare dal sorriso di Katie nel raccontarlo. Forse Ernie aveva sottovalutato Hermione. O Fred. O entrambi.
Ernie scosse per una spalla Hanna.
- Ehi!-
- Cosa vuoi?- borbottò lei.
- Pare che Fred Weasley e Hermione Granger abbiano una relazione!-
Hanna sollevò la testa di scatto. – Quel Fred Weasley? Il gemello di George?-
- Sì!-
- E quella Hermione Granger, l’amica di Harry?-
- Ci sono solo loro con questi nomi, qui a Hogwarts!- sbuffò Ernie.
- Santo Merlino!- esclamò Hanna. – Chi l’avrebbe mai detto!-
Poi la sua testa crollò di nuovo sul tavolo. Ernie alzò gli occhi al cielo, ma le accarezzò dolcemente i capelli. Era bella anche quando usciva di testa. Ernie sorrise, pensando a quella rivelazione mattutina. Forse, Hanna aveva ragione. L’amore non dava molte possibilità di scelta. Arrivava e basta. Potevi rifiutarti di seguirlo e vivere di rimpianti, o potevi lasciarti andare e cominciare a vivere davvero!
 
 
 
 
 
 
 
Nick-Quasi-Senza-Testa volteggiava sopra il tavolo di Tassorosso. Cercava il Frate Grasso, ma quello sembrava svanito. Oltrepassò Ernie Macmillan e lo sentì dire ad Hanna Abbott qualcosa di veramente curioso. Fred Weasley aveva intrapreso una storia d’amore con la signorina Granger? Nick sorrise compiaciuto. Allora era vero che l’amore poteva unire anche le persone più impensabili. Volteggiò fino alla Dama Grigia, che sedeva tranquilla al tavolo dei Corvonero.
- Milady, non sapete quale notizia ho appena ricevuto!- esclamò Nick.
La Dama Grigia sollevò lo sguardo dal tavolo e sorrise. – Illuminatemi, sir Nicolas!-
- Pare che l’amore abbia vinto nuovamente sul male che corre oltre queste mura. Fred Weasley e la signorina Granger sono legati sentimentalmente! Sapevo che avrebbe messo la testa a posto, quel ragazzo!- commentò.
La Dama Grigia sorrise raggiante. – Buon per loro! Verranno tempi duri. Abbiamo bisogno di tutto l’amore possibile!-
- Sagge parole, Milady! Vado a cercare il Frate Grasso!-
Nick si congedò con un inchino e volò via. Ai suoi tempi, l’amore era stato ben diverso. In quell’epoca, tutto sembrava molto più semplice e Nick invidiò per un momento gli studenti di Hogwarts. Le mura del castello erano testimoni di grandi maghi e di grandi streghe innamorati. La storia di quei corridoi era intrisa d’amore. Ma ai tempi di Nick, era tutto più difficile. Sperò soltanto che l’amore di quei tempi rimanesse saldo nel tempo, tanto quanto lo era stato secoli prima..
 
 
 
 
 
 
 
A Cho per poco non andò di traverso il porridge. Aveva sentito bene? No, doveva essere un pettegolezzo dalla fonte incerta ed errata.
Una morsa le strinse il cuore dolorosamente. Aveva pensato lo stesso di Harry e Ginny, e non era andata a finire tanto bene. Ricacciò indietro le lacrime, e si voltò verso Marietta. L’amica la guardava con un’espressione strana.
- Hai sentito?- mormorò Marietta.
- Si sbagliano!- commentò Cho.
- Invece penso che sia vero. Non lo so, sono sempre vicini e si sorridono in un modo.. Durante l’ultima riunione dell’ES si sono persino presi per mano!-
Cho scosse la testa. – Sì, ma..Fred? Io avrei scommesso su Ron!-
- Ma Ron sta con Lavanda!-
- Be’, ma non è detto che ci stia per sempre!- commentò Cho con disprezzo. In realtà, non stava affatto pensando a Ron, ma un’altra Weasley.
- Secondo me è vero!- concluse Marietta.
- Cosa?- si intromise Marcus Belby, sedendosi davanti alle ragazze.
- Fred Weasley ha una relazione con Hermione Granger!- rispose Cho, ancora preda della furia che l’aveva invasa al pensiero di Harry e Ginny.
Belby rimase a bocca aperta. – Dite sul serio?-
- Così si vocifera!- commentò Marietta.
Poi Belby scosse le spalle e afferrò il vassoio di salsicce. – Buon per loro!-
Mentre guardava Belby divorare la colazione, Cho ripensò a quella notizia. Forse un giorno Harry e Hermione sarebbero diventati parenti. O forse no. Forse Ginny lo avrebbe lasciato. O meglio, Harry l’avrebbe lasciata. Dolorosamente. Se lo meritava. Sorridendo, riprese a mangiare il suo porridge.
La speranza era sempre l’ultima a morire..
 
 
 
 
 
 
 
Hermione Granger e Fred chi?
Padma Patil si fermò nel mezzo del corridoio fra due tavoli, indecisa se credere alle sue orecchie. Eppure Cho lo aveva appena detto. Padma alzò lo sguardo e vide Calì sedersi con Seamus al tavolo dei Grifondoro.
Poteva..no, meglio lasciar perdere. Non aveva senso disturbare sua sorella per una cosa simile. Infondo, era solo un pettegolezzo. Però..un pettegolezzo di un certo spessore! E poi Cho come faceva a saperlo? Padma scosse la testa e prese posto accanto Anthony Goldstein.
- Buongiorno!- la salutò lui.
- Ciao..- mormorò Padma, versandosi distrattamente del succo di zucca.
- Tutto bene?- le chiese lui preoccupato.
Padma voltò lo sguardo verso Anthony. – Secondo te i pettegolezzi di prima mattina sono attendibili?-
- Non lo so, sei tu l’esperta in queste cose!- commentò lui.
Padma inarcò le sopracciglia. – Dico sul serio!-
- Potrebbe essere. Perché?- chiese curioso.
Padma rivolse un cenno in direzione di Cho. – Ho appena sentito Cho dire che Fred e Hermione stanno insieme!-
Anthony spalancò la bocca. – Santa Minerva!-
- Già, l’ho pensato anche io!-
- Però potrebbe essere..-
- Anthony sii serio!-
- Guarda che lo sono! Durante l’ultima esercitazione non hai notato un certo..be’ si sorridevano spesso!- concluse lui.
- Anche io ti sorrido, ma non andiamo mica a letto insieme per questo!- sbottò Padma.
- Questo perché tu non mi interessi!-
Padma sfoderò un’espressione indignata e Anthony scoppiò a ridere. – Smettila di fare quella faccia, lo sai anche tu cosa intendo!-
- Non c’è bisogno di farlo sembrare come se fossi io a non essere abbastanza attraente!- sbottò lei, ancora offesa.
Anthony le prese una mano e gliela sfiorò con labbra. – Tu sei bellissima!-
- E tu sei un idiota!- ribatté lei.
- Sì, anche Terry lo dice sempre!-
- Ci sarà una ragione, allora..- borbottò lei.
- Comunque sarebbero veramente una bella coppia!-  commentò Anthony.
Padma sospirò. A pensarci bene, lo erano veramente. Il re degli scherzi e la ragazza studiosa e saccente. Sì, potevano funzionare. Sorrise, sorseggiando il suo succo di zucca.
Ah, l’amore..
 
 
 
 
 
 
 
Zacharias Smith era fiero del suo ultimo manico di scopa. Avrebbe sicuramente scatenato l’invidia di molti giocatori. Forse non quella di Potter. Lui aveva una Firebolt. Ma degli altri, sicuramente! Zacharias mangiava i suoi cerali pensando al manico di scopa. Doveva trovare il modo migliore di sfoggiarlo davanti a tutti. Poteva portarlo a cena, fingendo di chiedere un consulto sulla lucidatura a Madama Bumb. Non male come idea. Zacharias annuì, sorridendo compiaciuto. Poteva funzionare!
Mentre finiva la sua colazione, ascoltava distratto le conversazioni attorno a lui. Pettegolezzi. Gli studenti di Hogwarts potevano essere davvero ridicoli. Insomma a chi importava dell’ultima tendenza in fatto di capelli? O dell’ultima scappatella di Zabini? O del nuovo amore sbocciato fra i Grifondoro che vedeva coinvolti..
Cosa?
Zacharias scattò come se lo avessero punto con una Tentacula. Doveva aver sentito male. Sicuramente. Era talmente concentrato sul suo manico di scopa da aver interpretato male le parole di Ernie, era l’unica risposta plausibile! Ma poi Hanna Abbott commentò l’affermazione di Ernie. Allora doveva essere vero. Ernie sembrava molto convinto. Zacharias scosse la testa, infastidito. No, era impossibile. Avevano capito male. Forse Hermione Granger aveva assassinato Fred Weasley, o era riuscita a convincere Silente a cacciarlo fuori, assieme al gemello. Sì, doveva essere quello il pettegolezzo originale! La gente aveva la tendenza a storpiare le notizie, era risaputo.
Terminata la sua colazione, Zacharias si alzò per tornare nel dormitorio e ammirare ancora un po’ il suo manico di scopa. Alzò il petto, raddrizzò la schiena e uscì a passo pomposo dalla Sala Grande. Passando fra il tavolo di Tassorosso e quello di Corvonero, sentì Cho Chang parlare con Marcus Belby e Marietta Edgecombe. La notizia era arrivata fino alla Casa dell’Arroganza. A Zacharias piaceva proprio quel nomignolo, assegnato ai Corvonero da lui stesso. Se ne compiaceva ogni volta.
Poveri sciocchi..continuavano a sostenere che Weasley e la Granger stessero insieme. Ma avevano segatura al posto del cervello? Ed erano anche i più intelligenti della scuola..
- Zach!-
Zacharias per poco non rabbrividì. Odiava quell’abbreviazione del suo nome. E c’era solo una persona che si ostinava ancora a chiamarlo così.
Romilda Vane. Bella per quanto stupida. Ma a letto non era niente male..
- Romilda..- la salutò lui, con la solita voce scocciata.
Lei sorrise maliziosamente. – Volevo dirti che stasera sono libera..- mormorò, battendo le ciglia.
Bella e intrigante. Inutile, ma pur sempre intrigante.
Zacharias le rivolse un sorriso complice e indifferente al tempo stesso. – Non vedo l’ora! Senti, tu che sei sempre così informata sui pettegolezzi: pensi che sia vera la notizia di stamattina?-
Romilda passò dalla malizia alla follia che precedeva la possibilità di avere un nuovo argomento su cui spettegolare. – Quale notizia?-
- Fred Weasley e Hermione Granger hanno una storia – dichiarò lui, arricciando le labbra.
- Come lo sai?- chiese Romilda, prendendosi il viso fra le mani con espressione folle.
- Ho sentito Ernie mentre lo raccontava alla Abbott –
- Non ne sapevo niente..- borbottò lei, guardando il pavimento, infuriata con se stessa per non essere stata la prima a saperlo. – Corro a chiedere conferme..ci vediamo stasera..- mormorò, ancora sovrappensiero.
Poi svanì. Zacharias la seguì con lo sguardo. Era sempre più convinto del suo giudizio iniziale: il tempo passato con Romilda fuori dal letto, era tempo sprecato!
 
 
 
 
 
 
 
Romilda Vane si era lasciata scappare la notizia più succulenta di quell’anno a Hogwarts. Raggiunse velocemente Patty e Misty, sue compagne di stanza, al tavolo dei Grifondoro, e si lanciò sulla panca in mezzo a loro senza nemmeno scusarsi.
- Non sapete cosa ho appena scoperto!- esclamò, ansimando.
Misty pulì attentamente una macchia di succo sulla sua manica e si voltò verso Romilda. – Cosa?- le chiese.
- Vi ricordate del nostro sospetto? Quello su Fred Weasley!-
Patty annuì, interessata.
Sospirando in modo teatrale, Romilda scosse la testa. – Va oltre ogni umana concezione!-
- Romilda, parla!- sbottò Patty.
- Ho un nome!-
- Dillo..- mormorò Misty, mordendosi il labbro avidamente.
- Hermione Granger!-
 
 
 
 
 
 
 
Daphne Greengrass era troppo impegnata a contemplare il suo riflesso nel piatto dorato della colazione, per ascoltare i pettegolezzi del giorno. Le sue compagne di stanza ripetevano sempre le stesse cose. Non c’erano mai notizie interessanti. Sbuffò, sistemando un ciuffo ribelle dietro l’orecchio.
La Sala Grande si era riempita, nell’ultima ora. Al tavolo dei Serpeverde, l’umore generale era palesemente in bilico fra la pianificazione di un omicidio e la collera. Grifondoro stava conquistando sempre più punti. Serpeverde li perdeva. Erano ultimi. Ma perché se ne preoccupavano? C’erano problemi più importanti, come le occhiaie che non ne volevano sapere di sparire dal suo splendido viso!
Daphne sbuffò e bevve un altro sorso di succo di zucca diluito con acqua. Per gli zuccheri. Erano decisamente troppi!
Alle sue spalle, Romilda Vane stava parlando con una sua amica di Corvonero. Sembravano molto eccitate per qualcosa. Forse Potter era morto..mm, no..non era il genere di notizia che avrebbero accolto calorosamente..loro!
- Capisci, proprio lei!- esclamò Romilda.
La ragazza di Corvonero dai capelli biondi scosse la testa. – Ma è impossibile!-
- E invece è proprio quello che è successo! L’ha baciata davanti a tutti! In Sala Comune! E io me lo sono persa..-
- Ma Canon non poteva scattare una foto?-
- Colin non c’era!-
- Per il sinistro floscio di Merlino, che sfortuna!-
- Corro a raccontarlo a Cindy!-
- Brava, io vado da Mary..-
Daphne sospirò. Perché la gente usciva di testa per delle cose così ridicole? Ogni pettegolezzo era ridicolo. Tranne quelli che riguardavano Malfoy. Erano i preferiti di Daphne. Partecipava, così, giusto per veder rodere un po’ la Parkinson.
La ragazza dai capelli biondi trovò la presunta Mary e cominciò  a parlare a raffica. Purtroppo, Daphne colse un dettaglio che la distrasse dai suoi pensieri sull’ultima avventura nella stanza di Malfoy.
- Fred e Hermione stanno insieme! Romilda me l’ha appena detto!-
Per poco non sputò il suo succo di zucca. Quella sottospecie di Mezzosangue era impegnata con Fred Weasley? No, era uno scherzo. Daphne non avrebbe mai mescolato il suo sangue purissimo con dei Babbanofili come i Weasley. Ma per Fred Weasley avrebbe potuto fare un’eccezione. Infondo, mica doveva sposarselo! Lo avrebbe fatto anche per George, a pensarci bene. L’avrebbe fatto volentieri anche per Fred e George, insieme! Sorrise compiaciuta, ma poi le sue labbra si piegarono in una smorfia. La Granger! Con tutte le ragazze che c’erano a Hogwarts, lui sceglieva la Granger?
Daphne decise di consolarsi, e strisciò sulla panca, fino ad avvicinarsi a Malfoy. La Parkinson, costantemente alle calcagna di Draco, era seduta proprio di fronte a loro. Digrignò così tanto i denti che Daphne si stupì di vederli ancora tutti interi.
- Draco..- sussurrò all’orecchio di Malfoy.
Lui si girò con espressione scocciata. – Cosa vuoi?-
Contieniti, Parkinson, cancellerò presto quel sorriso dalla tua faccia da carlino..
- So che non ti interessano i pettegolezzi, ma ho appena sentito qualcosa di molto interessante!-
- E sarebbe?-
- La Mezzosangue se la fa con Weasley!-
Pansy sbuffò divertita. – Be’ sai che notizia! Sono proprio fatti per stare insieme..-
Daphne le rivolse un sorriso falsamente dolce. – Non parlavo del Re dei Perdenti..-
- E di chi?- chiese Draco, finalmente curioso.
Daphne si morse languidamente il labbro e Pansy arrossì talmente tanto che la sua testa sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro.
- Fred!- concluse, con un sorriso di puro scherno.
Draco, suo malgrado, rimase a bocca aperta. Pansy abbandonò l’espressione infuriata per una incredula.
- Sì, lo penso anche io!- esclamò Daphne, compiacendosi della reazione dei due compagni di Casa. Poi, decisa a rovinare la giornata alla Parkinson, si avvicinò all’orecchio di Draco e sussurrò. – Io e te ci vediamo dopo..-
La sua voce era bassa, ma Pansy era in grado di captare anche i mormorii più sommessi. Daphne si alzò dalla panca, sfiorando Draco con il proprio corpo, e rivolse un rapido occhiolino alla Parkinson, che tremò convulsamente. Volteggiò fino alle porte della Sala Grande, sicura che gli occhi di Draco fossero puntati proprio sul suo sedere..
 
 
 
 
 
 
 
Hermione era in ritardo. Per colpa di Fred.
Dovrai farci l’abitudine..
Sbuffando, saltò gli ultimi gradini della scalinata. Alle quattro, lei e Fred si erano svegliati e, sbadigliando, erano tornati nei loro dormitori. Hermione era crollata sul letto, decisa a non dormire e ad aspettare la sveglia mattutina. Invece, era scivolata immediatamente in un sonno profondo. Lavanda l’aveva quasi tirata giù dal letto! Odiava essere in ritardo, e odiava ancora di più correre per i corridoi.
Quella giornata era inizia male. Decisamente.
Quando Hermione varcò le porte della Sala Grande, i suoi sentimenti già pericolosamente negativi, vennero incoraggiati da una serie di strani eventi.
Per poco non travolse una frettolosa Romilda Vane. La ragazza arrivò così velocemente, che Hermione rischiò di finire al tappeto.
- Oh scusa..Hermione! Ciao!- esclamò Romilda, sfoderando un sorriso raggiante.
Hermione sollevò un sopracciglio. Da quando la salutava così? No, da quando la salutava in generale?
- Ciao..- borbottò Hermione, ancora perplessa.
- Come va?- chiese Romilda.
Hermione notò quanto tentasse di trattenersi. Sorrideva e tornava seria a intervalli costanti. Sembrava uscita di testa.
Odio il lunedì..
- Una meraviglia..- mormorò Hermione, con un mezzo sorriso di cortesia. – E tu?-
Romilda scosse le spalle. – Come sempre..buona giornata!- le augurò, e poi schizzò fuori dalla Sala Grande.
Hermione si prese qualche minuto di tempo per dare una risposta a quello strano comportamento, ma poi decise di sorvolare. Entrò in Sala Grande e fu allora che li notò.
Sguardi.
Troppi sguardi.
Tutti indirizzati a lei.
Qualche studente era ancora chino su un piatto o su un libro, tutti gli altri guardavano lei. In modo inquietante. Hermione si chiese che aspetto avessero i suoi capelli. Quella mattina, le erano sembrati come sempre. Cespugliosi, ok, ma ormai erano abituati a vederli così. Che avesse del dentifricio sulle labbra? Si era dimenticata gonna e calza? Tastò le sue gambe. No. Aveva addosso tutti i vestiti.
Hermione si guardò intorno e alcuni degli osservatori abbassarono di colpo gli occhi. Vide un paio di ragazze di Tassorosso mormorare qualcosa e sorridere. Un ragazzino del primo anno di Corvonero spalancò la bocca e la fissò così intensamente che lei arrossì. Il suo passaggio fra i tavoli fu accompagnato da un mormorio di sottofondo, che divenne sempre più intenso. Hermione sentì il volume delle voci alzarsi. Ora erano in tanti a mormorare. E a guardarla. Ma che diavolo stava succedendo?
Sedette rapidamente al suo posto e chinò la testa sul piatto. Il mormorio non cessò. Alcuni studenti smisero di guardarla e tornarono a pensare alle proprie faccende. Hermione alzò la testa di scatto, innervosita da quell’improvvisa attenzione su di lei. Dei ragazzini di Tassorosso arrossirono e finsero di mangiare. Qualcuno le rivolgeva ancora furtive occhiate da dietro il calice di succo.
Ancora basita da quello strano comportamento, Hermione riempì la ciotola con dei cereali e cominciò a mangiare. Mentre masticava, passava lo sguardo sulla Sala Grande. Ormai erano rimasti in pochi a guardarla. Hermione si chiese cosa fosse successo. Forse stavano impazzendo tutti..Infondo era lunedì!
Poco dopo, Ginny sprofondò nel posto accanto al suo. Hermione le rivolse una strana occhiata.
- Cosa c’è?- chiese Ginny, afferrando il vassoio dei toast.
- Non noti niente di strano?- chiese Hermione, indicandosi.
Ginny alzò lo sguardo. – No..stai bene?- chiese confusa.
- Pensavo di avere qualcosa di diverso dal solito. Insomma, mi guardano tutti come se avessi un Tranello del Diavolo al posto dei capelli!-
Ginny inarcò le sopracciglia e si guardò intorno. Hermione vide il sospetto negli occhi vispi dell’amica. Evidentemente, Ginny aveva appena capito le sue parole.
- Perché sussurrano?- chiese, sussurrando a sua volta.
Hermione abbassò il viso verso di lei. – Non lo so, ma non mi piace..- mormorò.
- E’ inquietante..-
- Molto inquietante..-
- Un momento!- esclamò Ginny, voltandosi a guardare Hermione con gli occhi sgranati. – Non è che..-
Ma Ginny non ebbe il tempo di finire la frase. Se l’ingresso di Hermione aveva suscitato attenzione, quello di Fred portò scompiglio. Tutta la Sala Grande si voltò a guardarlo. E addio ai mormorii. Gli studenti parlavano, ridevano e si scambiavano occhiate d’intesa. Fred era così immerso in una conversazione con George che non si rese conto di nulla. Hermione sospirò. E poi era Ron, quello distratto!
Senza notare apparentemente nulla, Fred attraversò la Sala Grande e prese posto affianco a Hermione. Quel gesto scatenò una nuova ondata di sguardi e sussurri.
- Oh no..- mormorò Ginny.
Hermione si voltò a guardare la sua espressione inorridita, poi tornò a concentrarsi su Fred. Sorrideva tranquillo, ignaro degli sguardi puntati su di lui.
- Ciao!- la salutò lui.
- Noti niente di strano?- chiese lei.
Fred si guardò intorno. – No, perché?-
- Ti stanno guardando tutti..- mormorò Hermione.
Fred tornò a guardarsi intorno e annuì. – E allora? So di essere bello..-
Hermione alzò gli occhi al cielo. Ci rinunciava.
- Odio correggerti – intervenne Ginny. – Ma non stanno guardando solo Fred..-
Hermione alzò la testa di scatto. Era vero. Guardavano lei. Poi Fred. Poi di nuovo lei. Mormoravano. Li guardavano. Qualcuno aveva la bocca spalancata. Qualcuno sorrideva. Qualcuno scuoteva la testa. Malfoy aveva un’espressione a metà fra il disgusto e lo stupore.
- Stanno guardando..- mormorò Hermione, ancora sovrappensiero.
-.. Noi!- esclamò Fred, sorridendo.
E fu in quel momento che ogni tessera andò al suo posto. Hermione vide il quadro completo nella sua mente e la verità le scivolò addosso come una cascata di acqua gelata.
Guardavano loro! Insieme. Doveva essere così. Hogwarts sapeva di loro. Lo sapevano tutti! Hermione desiderò di sparire. Perché non aveva un Mantello dell’Invisibilità? Gli sguardi dei suoi compagni di scuola acquistarono improvvisamente un significato. Erano le otto e mezza di mattina e tuta la scuola sapeva di lei e Fred. Com’era possibile? Quanto potevano essere spietati gli studenti, nel diffondere un pettegolezzo? Non era pronta ad affrontare tutto questo.
Ridendo, Fred le prese la mano.
- Tranquilla, Granger!- mormorò al suo orecchio.
Quel gesto suscitò un’altra serie di occhiate, furtive e non.
- Piantala!- sbottò Hermione a denti stretti.
Fred le sorrise e sfiorò la sua guancia con le labbra. – Ignorali..-
- E’ più facile a dirsi che a farsi..-
- Lo so, ma tu ignorali e basta!-
- Vuoi una salsiccia?- le chiese Ginny, allungando il vassoio.
Hermione guardò le salsicce e le venne la nausea. – Mi è passata la fame..- borbottò.
Sorridendo, Ginny gliene rovesciò due nel piatto. – Mangia!- le ordinò.
- Come fanno a saperlo?- chiese Hermione, sgranando gli occhi.
Ginny deglutì un boccone di uova e sorrise. – Vi siete baciati in Sala Comune: equivale a scriverlo sui muri!-
Fred sorrise tranquillo. – Prima o poi lo avrebbero scoperto comunque!-
Hermione si girò a guardarlo. – Potresti mostrare un po’ più di interesse?- sbottò.
Lui inforcò una salsiccia dal piatto di Hermione e le diede un grosso morso. Poi sfoderò il suo solito ghigno divertito. Hermione alzò gli occhi al cielo e scostò bruscamente la mano dalla sua presa.
Fred deglutì il boccone ed esclamò: - Granger, rilassati! Domani si saranno già scordati di noi!-
- Ha ragione!- commentò Ginny.
In quel momento, Ron e Harry arrivarono correndo e per poco non travolsero George. Si scusarono frettolosamente e si pararono di fronte a Hermione.
- Her-mi-one- ansimò Ron.
- Dobbiamo..dirti..una cosa!- esclamò Harry, tenendosi il petto con una mano.
- Credo che tutti sappiano di voi..- mormorò Ron, tossendo.
Hermione li fulminò entrambi con lo sguardo. – Ma davvero? E da cosa l’avreste dedotto?- domandò, la voce carica di tagliente sarcasmo.
Fred sorrise al fratello. – Sei arrivato tardi, Ronnie!-
Harry e Ron presero posto di fronte a loro e si guardarono intorno, mentre Ginny gli raccontava del clamoroso ingresso in Sala Grande. Hermione rivolse un’occhiata avvilita a Fred che, per tutta risposta, si avvicinò a lei e la baciò. Per un momento, Hermione pensò di cruciarlo. Ma poi cambiò idea. Dimenticò di essere in Sala Grande. Dimenticò le voci. Dimenticò gli sguardi e i sussurri. La tensione si sciolse e Hermione provò un innato senso di leggerezza. Che parlassero pure! Potevano ribaltare la scuola con i loro pettegolezzi. A lei non importava.
Lentamente, Fred si separò da lei. La lontananza dalle sue labbra scalfì il suo rinnovato coraggio. Fred le sorrise.
- Agli sguardi ti abituerai!- le disse.
Hermione sorrise e, accidentalmente, i suoi occhi caddero su Misty e Patty. Sembravano entrambe sull’orlo di una crisi di nervi. Hermione si voltò verso Fred e le sue labbra si aprirono in un grande sorriso.
- Oh no, non credo che mi abituerò!- rispose.
Fred si voltò e vide le due ragazze di Grifondoro. Trattenne una risata, ma le rivolse un occhiolino. Hermione cercò la mano di Fred e intrecciò le dita con le sue.
Fu una giornata lunga ed estenuante. La notizia della sua relazione con Fred percorse ogni singolo corridoio del castello. Studenti, professori e fantasmi: entro fine giornata, tutti ne furono al corrente! Di tanto in tanto, Hermione cedeva alla tentazione e fulminava con lo sguardo chiunque mormorasse alle sue spalle o la guardasse per troppo tempo. In generale, però, fu divertente assistere alle reazioni dei suoi compagni di scuola.
La reazione migliore fu quella della professoressa McGranitt. A metà pomeriggio, Hermione bussò alla porta del suo ufficio per restituirle un libro. Chiacchierarono per un po’ delle informazioni contenute nel testo, ma per tutto il tempo, la McGranitt osservò Hermione con attenzione, le labbra tremanti, come se si stessero forzando attorno a delle parole che non voleva lasciarsi sfuggire. Quando Hermione si congedò, la McGranitt richiamò la sua attenzione.
- Signorina Granger?-
- Sì?-
La McGranitt sospirò. – Volevo solo dirle che..- esitò. Prese un altro profondo respiro e riprese. – Volevo solo dirle che le auguro tutta la felicità possibile!- esclamò, in tono sbrigativo.
Hermione sorrise e annuì. – Grazie, professoressa..- mormorò.
Per quanto sembrasse indifferente, Hermione sapeva che la McGranitt pensava davvero quello che aveva appena detto. Era un modo tutto suo di dirle che approvava.
- Certo, considerando i trascorsi, Fred Weasley non rientrerebbe esattamente nei canoni della persona che avrei visto bene al suo fianco..- mormorò la McGranitt con serietà, ma poi il suo sguardo si addolcì e concluse: - Ma considerando invece ciò che sta per accadere..be’ avremmo bisogno di più persone come lui!-
- Sono d’accordo. Anche se mi dispiace ammetterlo!- aggiunse Hermione, arrossendo.
Il viso della McGranitt si aprì in un sorriso sincero. – Penso che sia veramente innamorato di te..-
Hermione sentì gli occhi improvvisamente umidi. La tentazione di lanciarsi in avanti e abbracciare la McGranitt fu così potente che rischiò di spezzarla.
- Be’, io sono innamorata di lui..- rispose Hermione, dimenticando, per un momento, di parlare con una sua professoressa.
- Questa è fortuna!- commentò la McGranitt, con un sorriso dolce.
Erano fortunati? No, era qualcosa ben al di là della fortuna. Definirla semplice fortuna era riduttivo. Ciò che era avvenuto fra loro era solo un ramo della magia che non tutti avrebbero potuto comprendere. Era la magia di incontrare la persona giusta, quella che aveva il potere di cambiare completamente la sua vita. Per Fred avrebbe fatto qualsiasi cosa. Era cambiata per lui, rimanendo comunque se stessa. Era cresciuta. Era diventata la donna che aveva sempre sognato di essere. Fred era entrato nella sua vita. Forte, dinamico, un vortice di passione, amore e risate. Era una follia, anche solo pensarlo, ma Hermione Granger era innamorata di Fred Weasley. E  per quanto fosse incredibile, era stato Fred a compiere quel passo. Lei lo aveva semplicemente seguito, fidandosi di lui, dal primo momento. E tutto era cambiato.
Sorridendo, Hermione alzò lo sguardo sulla donna che aveva sempre ammirato, e rispose:
– No, professoressa. È semplice magia!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Buonasera!
Comincio subito con i ringraziamenti: ho scoperto che l’emozione che mi trasmettete non conosce limiti! Grazie infinite per tutto! Il vostro sostegno è una magia, una grande e meravigliosa magia. Non so come farei senza di voi! Perciò grazie davvero di cuore!
Passiamo al capitolo: so che molte di voi si aspettavano una reazione di Ron ben diversa da quella descritta, e per un momento ho pensato di scriverla davvero in un altro modo. Poi ho deciso di tornare al mio progetto iniziale: questa storia si estenderà fino alla guerra (conto di completarla tutta in altri dieci capitoli, circa!) e arriveranno capitoli un po’ tristi, drammatici e molto più seri. Perciò, finché ne ho la possibilità, ho deciso di tenermi sul comico/fluff! Ergo, la scena con Ronnie ha avuto molte note comiche e zero tragiche.  Spero di non avervi comunque deluse, in tal caso chiedo perdono!
Note: È tornata Lisa! Nonostante la zia Jo non l’abbia affatto descritta, io me la sto immaginando come un personaggio un po’ negativo, stile Marietta di Corvonero. Boh, non so nemmeno io perché! :D
Avete per caso notato il mio ribrezzo per Zacharias Smith? Se così non fosse, lo dichiaro pubblicamente: lo odio quasi quanto odio la Umbridge! (ho detto quasi, eh!).
Credo di non dover aggiungere altro se non: GRAZIE!!
A voi la parola: attendo con ansia i vostri giudizi :)
Baci :)
Amy

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Giuro solennemente di non avere buone Intenzioni ***


Capitolo 23
Giuro solennemente di non avere buone Intenzioni
 
 
 
 
 
 
 
Hermione Granger era una strega brillante. La migliore della sua età, ed erano in tanti a dirlo. Aveva affrontato un cane a tre teste, un Tranello del Diavolo, era stata pietrificata da un Basilisco, aveva sfidato le leggi del tempo, era andata al Ballo del Ceppo con Viktor Krum, aveva incastrato e ricattato una giornalista, aveva salvato un evaso da Azkaban da morte certa, aveva guardato il suo migliore amico sfidare la morte in un torneo crudele, aveva creato un Esercito di ribelli e si era innamorata. E non di una persona a caso. Di Fred Weasley. Hermione sapeva che la sua vita sarebbe sempre stata segnata da Unicorni Rosa di ogni tipo, ma quello li batteva tutti.
Hermione Granger era innamorata di Fred Weasley. E tutta la scuola lo sapeva!
All’inizio, erano stati in molti a pensare che fosse una bufala. Voci di corridoio, sussurri di fantasmi, lamenti di Mirtilla..gli studenti amavano definire così i pettegolezzi di dubbia autenticità. Insomma, poteva essere vero? Erano in molti a chiederselo. Poi, però, l’intera Hogwarts dovette ricredersi.
Perché loro stavano davvero insieme. Si poteva dedurre dai baci rubati nei corridoi, o davanti alle porte delle aule, dal fatto che Fred la tenesse sempre per mano, o dal fatto che trascorressero la maggior parte del tempo insieme. Hermione si era abituata agli sguardi, ai sussurri dei compagni e anche alle battute di George. No, un momento. A quelle non si sarebbe mai abituata!
Quando studiava in biblioteca, Hermione spendeva una parte del suo tempo per osservare gli altri studenti. Le lanciavano occhiate furtive e parlottavano tra loro coprendosi la mano con la bocca. Era costantemente seguita da una scia di mormorii e tintinnare di Falci. Giravano tante scommesse, Hermione lo era venuto a sapere da Ginny e Lee. Molti studenti erano convinti che si trattasse solo di una messa in scena e avevano scommesso contro chi credeva che fosse vero. Hermione si ritrovò spesso a sorridere, pensando a quanti Galeoni avesse perso McLaggen. Il poveretto, a detta di Ginny, era rimasto così colpito da quella notizia, che aveva scommesso quattro Galeoni contro Justin Finch-Fletchley. E aveva perso.
Nonostante tutto, Hermione continuò a vivere la sua vita come sempre. Certo, c’erano giorni in cui le voci diventavano insopportabili, ma erano solo momenti d’ira provocati da un nuovo Decreto Didattico o da una nuova imposizione della Umbridge, alimentati poi dai mormorii. Con il tempo, Hermione si abituò ai sussurri e alle occhiate. Non era poi così difficile. Passava talmente tanto tempo con Fred, che le rimanevano poche ore al giorno per studiare o dedicarsi ad altro, e in nessuno di quei momenti, specialmente quelli con Fred, non c’era spazio per altro. Specie per studenti dall’identità a lei sconosciuta che amavano parlare della sua vita privata.
Il cortile divenne una specie di rifugio per lei e Fred. Sotto i portici, al riparo dal vento, Hermione passava le pause fra una lezione e l’altra, tentando di convincere Fred a studiare di più, sbuffando davanti alle sue battute squallide e maledicendolo ogni volta che attentava la sua salute mentale con un bacio fin troppo profondo. Erano pur sempre nel cortile..
In Sala Grande e in Sala Comune, i Grifondoro si abituarono a vederli insieme, mano nella mano. Era Hermione quella che aveva impiegato più tempo ad abituarsi alle reazioni di certe particolari persone: Misty e la sua cricca le regalavano sempre grandi emozioni! Ogni volta che Hermione era sola, e capitava nella stessa stanza occupata dal gruppetto del terzo anno, veniva assalita da una quantità di occhiate insistenti e anche un po’ inquietanti. Sembrava sempre che Misty fosse in procinto di avvicinarsi e dire qualcosa. Boccheggiava, la guardava, faceva un passo indietro, boccheggiava di nuovo e poi si voltava. Hermione ormai aveva registrato quella sequenza di azioni. All’inizio era buffa, ma con il tempo stava diventando piuttosto noiosa. Patty, per lo più, rimaneva in silenzio ad accarezzarsi la treccia. Hermione, negli ultimi giorni, aveva cominciato a notare meglio l’aspetto della ragazza. Era sempre stata carina, ma in quei giorni sembrava più uscita da un incontro acceso con un Platano Picchiatore. La treccia era scomposta e arruffata, gli occhi circondati da occhiaie pesanti e il sorriso era tirato, come se non avesse avuto affatto voglia di sorridere. Per un momento, Hermione fu in pena per lei. Ok, forse la sua reazione era un tantino esagerata, ma Hermione avrebbe vissuto di peggio al solo pensiero di perdere Fred. Poteva comprenderla, forse non fino infondo, ma poteva provarci.
Misty, d’altro canto, sembrava aver sviluppato una specie di avversione nei confronti di Hermione. Ogni volta che la vedeva insieme a Fred, digrignava i denti come Pansy Parkinson davanti alla Greengrass e le rivolgeva occhiate gelide. Quella era una reazione decisamente fuori dall’ordinario! Hermione non se ne preoccupò poi tanto. Era raro che incontrasse Misty e Patty per i corridoi e, in Sala Comune, se Fred era con lei, loro trovavano una scusa per dileguarsi. Susan e Jessy, invece, quando erano sole ignoravano Hermione, e lei faceva lo stesso. Pensò più volte che fossero le uniche sane di mente in quello strano assortimento di studentesse. O forse erano impegnate a tessere un piano di vendetta nei suoi confronti..anche questo pensiero trovava poco spazio nella sua mente.
Il tempo passò e Hermione dimenticò presto il suo tumultuoso ingresso in Sala Grande e tutti i mormorii che ne erano conseguiti. Ben presto, la notizia perse il suo focoso interesse e Hogwarts tornò silenziosa. L’inverno stava finendo, gli esami si avvicinavano e gli studenti perdevano sempre più la voglia di spettegolare. Certo, c’erano sempre i temerari cavalieri che continuavano a vagare imperterriti per i corridoi a spargere novità e a condividerle con gli altri, ma l’entusiasmo si era spento anche in alcuni di loro.
L’equilibrio era stato ristabilito e Hermione non era più seguita da sguardi furtivi agli angoli dei corridoi. Be’, fatta eccezione per quelli di Misty e la sua cricca..
 
 
 
- Secondo te venderebbe di più una pozione per trasformare dolci orsacchiotti in mostri famelici o un distillato per sognare ad occhi aperti?- chiese Fred, arricciando le labbra con espressione perplessa.
Hermione sollevò lo sguardo dal libro di Antiche Rune e sollevò un sopracciglio. – Me lo stia chiedendo davvero?-
- Hai lasciato l’intelligenza fra le pagine del libro?- ribatté lui, indicando le pagine scosse dal vento.
Sbuffando, Hermione tornò a leggere. – A cosa serve un distillato per sogni ad occhi aperti, se posso semplicemente sdraiarmi sul divano e..pensare?- concluse, con il suo solito tono saccente.
- Non tutti sono così svegli, e poi il distillato renderebbe il tutto molto reale e concreto!-
- Ma è pur sempre un sogno..- replicò Hermione, tornando a guardarlo con espressione ovvia.
- Realistico, però! Ma sto chiedendo alla persona sbagliata..-
- Perché?- chiese lei confusa.
- Tu non hai bisogno di sognare: hai già me!- rispose lui, con un sorriso vispo.
Hermione sospirò, perdendosi un attimo in quegli occhi accesi e pieni di seducente allegria. Era vero. Dannatamente vero.
Dopo pranzo, Hermione e Fred si erano rintanati nel cortile, come ogni giorno. Quel pomeriggio non pioveva, ma il vento gelido scuoteva i portici e molti studenti avevano rinunciato alla consueta passeggiata all’aria aperta. Erano pochi, quelli coraggiosi o semplicemente indifferenti alla paura di prendersi un raffreddore. Lei e Fred erano seduti su un muretto del portico a est del cortile, dove il vento soffiava meno. Hermione aveva evocato delle fiamme e le aveva rinchiuse in un barattolo vuoto di marmellata di Mielandia. Mentre lei studiava, Fred prendeva appunti su un rotolo di pergamena che lui e George usavano per gettare le basi dei nuovi progetti dei Tiri Vispi. Era sempre così, più o meno. Fred le chiedeva spesso consigli, Hermione si fingeva disinteressata o addirittura severa, e poi finiva quasi sempre per cedere, ritrovandosi a commentare le idee dei gemelli o a correggere i loro errori quando si parlava di pozioni o incantesimi.
- Punta sui sogni..- rispose infine Hermione. – O ci saranno altri Ron che si ritroveranno l’orsacchiotto trasformato in un ragno e passeranno il resto della loro vita a svenire o farsi prendere dal panico per colpa del fratello maggiore!-
Fred scoppiò a ridere. – Questa storia la dice lunga sulla mia genialità!-
- No, la dice lunga sulla tua immaturità!- esclamò Hermione, alzandosi dal muretto.
- Dove scappi, Granger?- chiese lui, prendendole il polso.
Hermione sospirò. – Ho lezione..-
- Potresti saltarla..-
- Perché dobbiamo ripetere questa conversazione tutti i giorni?- chiese accigliata.
Fred le sorrise e la attirò verso di sé. Hermione si lasciò trascinare sulle sue gambe, mentre le sue labbra infreddolite dal vento trovavano calore contro quelle di Fred. Avvolse le braccia attorno al suo collo e sfiorò i suoi capelli rossi con le dita avvolte dai guanti.
- Sei sempre dannatamente testarda!- mormorò Fred sulle sue labbra.
- E tu sei sempre dannatamente cocciuto!- replicò lei, sorridendo.
- Però ti amo lo stesso!-
- Purtroppo anche io..-
- Ehi!- protestò Fred, il volto piegato in una smorfia di disappunto.
Hermione scoppiò a ridere e gli prese il viso fra le mani. I lineamenti di Fred si rilassarono. Hermione si chinò e sfiorò le sue labbra con un bacio. Fred si lasciò cullare da quella carezza. Da quando la loro storia era venuta alla luce, non erano cambiate tante cose. Si prendevano ancora in giro, pretendevano entrambi di avere il controllo totale della loro relazione, facevano a gara a chi aveva la testa più dura e continuavano a sfidarsi a vicenda. Però, Hermione aveva notato qualcosa di diverso: Fred. Non era cambiato, era semplicemente..migliore. Era sempre il solito Fred Weasley, combina disastri, ribelle, allegro, scherzoso e malandrino. Sempre pronto a farla uscire di testa, a sedurla e a emozionarla. Però era un Fred Weasley consapevole, sicuro di se stesso e delle sue azioni più che in passato, e più maturo. Hermione trattenne un sospiro, davanti a quel pensiero. Maturo. Forse non era la parola adatta, quando si parlava di Fred e George, ma poteva andare bene quando si parlava di Fred e Hermione. A crescere non era stato Fred, ma i suoi pensieri. Ciò che condivideva con Hermione lo aveva reso più consapevole dei suoi sentimenti. Era cresciuto con il cuore. Non con la testa, Hermione non avrebbe mai voluto che accadesse. E non lo avrebbe mai ammesso a voce alta! Perché, in un modo unico e tutto suo, l’allegria spensierata di Fred cacciava i suoi demoni ed era, volendo essere sincera, la parte di lui che le era sempre piaciuta. E anche questo non l’avrebbe mai ammesso a voce alta..
- A cosa pensi?- le chiese Fred.
Hermione sorrise. – Al fatto che non crescerai mai – rispose con sincerità.
Fred scoppiò a ridere. – E la cosa ti preoccupa?-
- Non più di tanto..- rispose Hermione, arricciando le labbra. – Devo andare, e dico sul serio!-
Fred alzò gli occhi al cielo. – I posteri si chiederanno il perché di questa relazione!-
- Allora preparati a rispondere, perché è iniziata stranamente per colpa tua!- rispose lei, sarcastica.
- Granger, si dice “merito”!- puntualizzò lui, sfoderando un’espressione offesa. – E smettila di trattarmi male. Soffri di Umbridgite anche tu?-
- Tu lo sai che questa malattia è un’invenzione causata dalle vostre Merendine Marinare, vero? È di nuovo stranamente colpa vostra! -
- Di nuovo, Granger, si dice “merito”!-
Hermione sbuffò e scosse la testa. – Ci rinuncio!-
- Brava, non vorrei che ti esplodesse la testa!- commentò lui, sfoderando un ghigno.
Hermione lo baciò un’ultima volta, chiedendosi se potesse succedere veramente, da un giorno all’altro, poi corse via.
Odiava arrivare in ritardo alle lezioni, ma cominciava ad abituarsi a quel nuovo ritmo di vita. La lezione di Antiche Rune fu interessante, ma non abbastanza. Hermione trovò più eccitanti le forme scure che le nuvole grigie formavano in cielo. La pioggia cominciò a cadere a metà della lezione. Hermione osservò i cristalli d’acqua cadere dal cielo e sfuocare il paesaggio oltre la finestra. La voce della professoressa Babbling era diventata così bassa e profonda, che Hermione sbadigliò. Scosse la testa, cercando di concentrarsi sulla lezione e cominciando a prendere appunti. La verità era che era troppo stanca per prestare attenzione. Infondo, era venerdì. Quella era l’ultima lezione della giornata e Hermione aveva già letto i capitoli che la professoressa stava spiegando. Poteva concedersi il lusso di pensare ad altro. L’ideale sarebbe stato avere delle Merendine Marinare, ma l’uso di una di esse avrebbe avuto svariate conseguenze potenzialmente scomode. La prospettiva di essere costretta a vomitare, sanguinare o svenire per saltare la restante ora di lezione, era una di queste! Anche confessarlo a Fred rientrava fra le peggiori conseguenze. Non tanto per la confessione in sé, ma per i commenti e i vanti con cui Fred l’avrebbe tormentata per il resto dei suoi giorni. Poteva semplicemente mentire e fuggire dall’aula, senza l’uso di Merendine. Oppure poteva starsene lì e resistere. Hermione pensò all’idea del distillato dei sogni. Le sarebbe tornato utile, in quel momento. O forse no. Sorrise, scarabocchiando con la punta della piuma sulla pergamena. Non aveva bisogno di fantasticare. Le bastava ricordare! Aveva vissuto talmente tanti momenti speciali, con Fred, che a volte faticava a scegliere il migliore. Come rispondendo a quel dubbio, la sua mente cominciò a riversare fuori  i ricordi attraverso le immagini. Hermione provò a scegliere il migliore e questo pensiero la distrasse talmente tanto che sobbalzò spaventata, quando la campanella suonò alla fine della lezione. Hermione raccolse in fretta i suoi libri e uscì dall’aula. Attraversò il corridoio deserto e un tuono squarciò il silenzio. Il suo cuore fece una piccola capriola e lei si guardò intorno, sperando che nessuno stesse osservando le sue reazioni da bambina spaventata da un temporale. I pochi studenti rimasti erano ancora vicini alla porta dell’aula. Era sola. Sospirando, Hermione riprese a camminare. Improvvisamente, un ricordo riemerse nei suoi pensieri, sorvolando su tutti gli altri.
Era sempre un venerdì, era sempre in quel corridoio, ma stava uscendo dalla Biblioteca, e fuori c’era la tempesta. E Fred era dietro di lei.
Hermione si voltò di scatto, ma non vide nessuno. Un po’ delusa, un po’ divertita da quel ricordo, avanzò nel corridoio. Il rumore dei suoi passi e la tempesta erano gli unici suoni del castello. Svoltò l’angolo e si bloccò a metà di un passo. Il suo cuore fece un’altra capriola, ma questa volta non per lo spavento.
Fred era appoggiato al davanzale di una finestra. Non aveva il mantello, aveva allentato il nodo della cravatta e si era arrotolato le maniche del maglione e della camicia fino ai gomiti. Teneva un pezzo di pergamena appoggiato sulla mano sinistra e con la destra reggeva una piuma. Sembrava molto concentrato. La punta della piuma era sospesa sulla carta, come se stesse aspettando l’idea giusta per cominciare a scrivere.
Hermione sorrise e avanzò verso di lui. – Che cosa stai tramando?- chiese, spaventandolo.
Quando Fred la vide, sfoderò un sorriso furbesco e scosse le spalle. – Niente di che. Credo di aver trovato un modo per ribaltare Hogwarts al contrario!-
Hermione scosse la testa. A preoccuparla era più il fatto che lei avesse sospettato la stessa cosa mesi prima, che il fatto che lui ci stesse scherzando proprio in quel momento.
- Come è andata la lezione?- le chiese Fred.
- Noiosa, mi sono distratta un paio di volte!- confessò Hermione, sorridendo.
Fred posò pergamena e piuma sul davanzale e la attirò a sé. – Te l’avevo detto che era meglio restare con me..- mormorò con un sorriso.
- A volte sei noioso anche tu, Weasley!-
- Granger, ripetilo e ti trasformo in una tazzina da thé!-
- Non sei bravo in Trasfigurazione..- mormorò lei, avvicinando le labbra alle sue.
Hermione aspettava un bacio che non venne mai. Fred scattò indietro, la afferrò per un polso e la trascinò verso le scale, il tutto senza dire una parola.
- Dove stiamo andando?- chiese Hermione, confusa e spaesata.
Fred le sorrise, ma non rispose alla domanda. Hermione alzò gli occhi al cielo. C’erano aspetti di quella relazione ai quali non si sarebbe mai abituata. Proprio mai.
Raggiunsero il cortile quasi di corsa. La pioggia torrenziale aveva allagato il prato. Fred arrivò fino al limitare del portico e poi liberò la presa sul polso di Hermione. Prima che lei potesse fermarlo, Fred scavalcò il muretto e corse nel prato, sotto la pioggia.
- Fred..che razza di idiota!- sbottò Hermione fra i denti, passandosi una mano sulla fronte.
La pioggia inzuppò rapidamente i suoi capelli rossi e i suoi vestiti, mentre si chinava a raccogliere qualcosa dal prato. Poi si rialzò e corse di nuovo al riparo, sotto il portico. Mentre si avvicinava, Hermione spese due secondi di tempo per contemplarlo. Le gocce di pioggia fredda scendevano dai suoi capelli bagnati, che erano diventati come terra scura alla luce del tramonto, e scivolavano sul suo viso chiaro. Dalla sua bocca uscivano nuvolette di vapore che volteggiavano nell’aria fredda. I vestiti fradici erano incollati al suo corpo. Hermione seguì una goccia che scivolò lungo il suo collo e rabbrividì come se potesse sentirne il freddo. Fred si avvicinò e le sorrise, sollevando il palmo aperto dove un piccolo stelo d’erba giaceva fradicio e immobile.
Senza dire niente, Fred prese la bacchetta e la agitò. Lo stelo si trasformò in una margherita dai petali rossi. Hermione sorrise e la prese fra le dita.
- Dovevi rischiare una polmonite per dimostrarmi di essere bravo in Trasfigurazione?-
Fred si avvicinò e le accarezzò una guancia con le dita gelide e bagnate. – E per dimostrarti che posso sempre sorprenderti!-
- Difficilmente potrei scordarmelo..- mormorò lei, sorridendo.
- Sto morendo di freddo..-
Hermione alzò gli occhi al cielo e lo prese per mano. Ridendo, Fred la seguì attraverso il portico. Camminarono in silenzio, Hermione non specificò dove lo stesse portando e lui non si prese la briga di chiederlo o di tormentarla, cosa che la sorprese parecchio. Arrivarono all’ala abbandonata del sesto piano. Mirtilla Malcontenta era rintanata da giorni nel suo bagno al secondo piano, per colpa di uno scherzetto poco carino di alcuni Serpeverde del primo anno. La cosa positiva era che non sarebbe salita fin lassù a disturbarli. Quella negativa era trovare sempre una via alternativa per non subirsi l’eco dei suoi pianti isterici per tutto il secondo piano. Hermione raggiunse l’ultima stanza e aprì la porta. La tempesta e il vento scuotevano il vetro della finestra e, da una piccola crepa, gocce di pioggia scivolavano sul pavimento di legno. Hermione si slacciò il mantello e lo gettò sul tappeto logoro, si accovacciò davanti al camino ed evocò della legna, che poi incendiò con un colpo di bacchetta. Il calore irradiò nella stanza, accompagnato dalla consueta luce rossa del fuoco. Fred sedette accanto a lei e allungò le mani verso il camino, sospirando di sollievo. Dopo un po’ starnutì.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Te l’avevo detto..-
- Granger, risparmiami..- mormorò lui, con un sorriso.
Hermione si morse la lingua. La tentazione di dirgliene quattro era tanta, ma c’era ben altro che poteva distrarla. Vide altre gocce scivolare dai suoi capelli e sparire oltre l’orlo del maglione. Istintivamente, Hermione allungò una mano e asciugò la sua pelle con le dita. Fred chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quel tocco, che divenne una carezza.
- Sai, è bello quando ti preoccupi per me..- mormorò Fred a occhi chiusi.
- Bello e inutile..tanto fai sempre di testa tua!-
- E detto da te..- ironizzò lui.
Hermione sorrise e si avvicinò. Appoggiò la testa sulla sua spalla, ignorando la stoffa bagnata e fredda, e guardò le fiamme contorcersi attorno ai ceppi, divorarne il debole legno e scoppiettare.
- Ho ancora freddo..- si lamentò Fred.
Alzando gli occhi al cielo, Hermione mormorò. – Vorrei commentare, ma sprecherei solo il mio tempo..-
- Oppure potresti fare qualcosa di utile e aiutarmi. Quel cervello sveglio non conosce un incantesimo per asciugare i vestiti?-
- Faresti prima a..- iniziò Hermione, ma poi si bloccò. Guardò le fiamme contorcersi nel camino e richiuse la bocca, per poi stendere le labbra in un sorriso.
- Farei prima a fare cosa?- la incitò Fred, confuso da quell’interruzione.
Senza dire una parola, Hermione si voltò e scivolò lentamente di lato, sedendosi sopra di lui. Fred la guardò con un sorriso vispo e le cinse i fianchi con le mani. Hermione lo afferrò per la cravatta e lo attirò a sé. Evitando le sue labbra, scese sul suo collo e cominciò a baciare la sua pelle, asciugando con la lingua le gocce di pioggia. Dai capelli di Fred, la pioggia scese su quelli di Hermione. Una goccia si insinuò dietro il suo orecchio e scivolò verso il basso, facendola rabbrividire. La pelle di Fred diventava più calda, mano a mano che Hermione passava le labbra sul suo collo, portandosi via la pioggia e lasciando una scia di fuoco che dava i brividi allo stesso modo dell’acqua gelida. A contatto con la sua divisa fradicia, i vestiti di Hermione cominciarono a bagnarsi e a raffreddarsi. Tremavano entrambi, che fosse per il freddo o per altro poco importava. Hermione risalì lentamente, fino a quando si ritrovò a guardarlo negli occhi.
Fred le rivolse un sorriso malizioso. - Farei prima a fare cosa?- ripeté, sussurrando.
Hermione sorrise, ma non rispose. Le sue mani scesero a stringersi sull’orlo del maglione di Fred e glielo sfilarono. Slacciò il nodo della sua cravatta e la sfilò dalla camicia, gettandola sul tappeto. La camicia bianca era diventata quasi trasparente. Aderiva al corpo di Fred come se ne facesse parte, lasciando intravedere la sua pelle e i suoi muscoli tesi. Hermione accarezzò lentamente il suo corpo, avvertendo il calore della sua pelle sotto le sue dita, oltre la stoffa bagnata. Quella sensazione di calore la scosse con un brivido che le percorse la schiena. La scossa la portò a inarcarsi verso di lui. Fred strinse la presa attorno alla sua vita e lasciò scorrere la sua lingua sul collo di Hermione. Lei chiuse gli occhi, assaporando per un momento l’intensità di quella fiamma che l’aveva avvolta. Poi riaprì gli occhi e cercò il suo sguardo. Sorridendo, Hermione cominciò a slacciare la camicia di Fred, rivelando la sua pelle fredda e bagnata. Sotto le sue dita, la sentì scaldarsi, sempre di più, mano a mano che i bottoni sfuggivano dalle asole. Hermione slacciò l’ultimo bottone e poi le sue mani risalirono sul corpo di Fred in una carezza leggera che lo fece rabbrividire. Con l’indice, disegnò il contorno delle sue labbra e sorrise.
- Faresti meglio a toglierli..- sussurrò Hermione, la voce profonda e languida. Si morse un labbro, consapevole di quanto lo facesse impazzire quel gesto.
Dietro il sorriso di Fred, infatti, si nascondeva quell’onda di bruciante desiderio che lottava per impossessarsi dei suoi occhi e delle sue labbra.
- A volte mi lasci davvero senza parole, Granger..- mormorò.
Hermione sorrise, un sorriso innocente e innocuo quanto il fuoco stesso poteva essere. Sfiorò le sue labbra con un bacio, stringendosi a lui, sfiorandolo con il suo corpo, sfidandolo a reagire.
- Stranamente, è di nuovo colpa tua..- sussurrò Hermione.
Fred rise piano e la sua maschera di innocente allegria cadde. Dai meandri della sua mente, riemerse il Fred Weasley che l’aveva sedotta e ingannata con il suo gioco, pericoloso e seducente. La attirava a sé con la sola forza dello sguardo, la invitava a cedere e lasciarsi andare. Poteva trascinarla nelle fiamme e lei lo sapeva. Lo seguiva per questo, era una delle tante ragioni. Hermione sapeva che poteva fidarsi di lui, del Fred ardente e passionale, quello che riusciva a scuoterla nel profondo con un sorriso, con una carezza o con uno sguardo.
- No Granger..-
Rapido e delicato al tempo stesso, Fred la strinse fra le sue braccia e sollevò il bacino, invertendo le posizioni e trascinandola sul tappeto, proprio davanti al camino. Un ceppo scoppiettò nelle fiamme e una piccola onda di calore si riversò su di loro. Hermione aveva trattenuto il fiato. Lasciò andare l’aria e sorrise.
Fred avvicinò il viso al suo e le sfiorò una guancia con le labbra. Sorridendo, mormorò. – Hai sbagliato di nuovo..-
Poi scese lentamente sul suo collo. Hermione inarcò la schiena e chiuse gli occhi, beandosi di quel contatto intenso e troppo delicato al tempo stesso. Bramava di più. Voleva sentire la sua pelle, voleva saggiarne il calore, voleva sentire il corpo di Fred a contatto con il suo..lo voleva. Lo desiderava, come sempre, come ogni volta. Era il suo fuoco proibito, quello che non poteva fare a meno di sfiorare, consapevole del suo calore, ma sicura che non si sarebbe scottata. Sicura che non sarebbe stata sola.
- Si dice “merito”..- mormorò Fred, slacciandole la cravatta e sfilandole il maglione.
A contatto con i vestiti di lui, quelli di Hermione diventavano sempre più bagnati. Il sottile strato di stoffa della camicia non la riparò dal freddo della pioggia, e un brivido le attraversò le vene. Avvicinò il corpo al suo, consapevole che, sotto quella sottile pioggia fredda, c’era la promessa della sua pelle calda.
- Sai, Weasley, ti vanti sempre troppo..- mormorò Hermione, cercando i suoi occhi.
Sorridendo, Fred incatenò lo sguardo al suo e le accarezzò una gamba. Senza distogliere gli occhi dai suoi, fece scivolare una mano sotto la gonna. Un tuono squarciò l’aria immobile, un lampo illuminò il buio calante sulla stanza. Hermione lo prese come un presagio. Un bellissimo presagio. La luce rossa del fuoco era ormai l’unica fonte di luce. Fred strinse le dita sull’orlo delle sue calze e le trascinò lentamente lungo le sue gambe. Scivolarono sulla pelle di Hermione, assieme alle dita di Fred, fino a scomparire. Rabbrividì, quando le sue gambe nude sfiorarono il tappeto freddo e ruvido, e quando si strinsero attorno a quelle di Fred, fasciate dai pantaloni ancora bagnati. La mano di Fred risalì dal suo ginocchio alla coscia, accarezzandola.
- Vuoi porgere delle lamentele?- chiese Fred, sfiorandole l’orecchio con il suo respiro.
Hermione rabbrividì. – No..- mormorò. Fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Ci era cascata. Per l’ennesima volta. Si era lasciata rapire da quell’onda di passione e desiderio. Era entrata nel vortice di fiamme, non poteva riemergere. La ragione non le sarebbe servita a niente. Nel vortice non c’era spazio per la razionalità. Era sempre stato così, con Fred. Pensieri svaniti, emozioni accelerate. Sorridendo, Fred scese con la bocca fino alla sua camicia e cominciò a slacciare i bottoni, strappandoli delicatamente dalle asole con i denti. Di tanto in tanto, la sua bocca sfiorava la pelle di Hermione, che rabbrividiva. Arrivò all’ultimo bottone, che saltò via e rotolò verso il fuoco. Fred risalì lungo il corpo di Hermione, baciando la sua pelle, incendiandola con la lingua e raggiunse la sua bocca, dove riversò tutta la passione in un bacio dal sapore intenso e bruciante. Hermione sentì la testa girare, il calore invaderla e le braccia dell’oblio stringersi attorno a lei per trascinarla giù, nel buio di fiamme rosse e azzurre, dove ghiaccio e fuoco si incontravano, dove brivido e calore si univano. Hermione sollevò la schiena, aiutando Fred a sfilarle la camicia, poi fece lo stesso con la sua. Finalmente liberi da ogni ostacolo, i loro corpi si incontrarono. Hermione sentì la sua pelle rabbrividire e tremare, per poi sollevarsi e cercare quella di Fred, incapace di vivere senza. Si strinsero forte, l’uno contro l’altra, godendo di quel contatto così unico e invitante. Sfiorandole il collo con la lingua, Fred lasciò scivolare le mani fino alla sua vita. Slacciò la gonna e la lasciò scivolare via, lungo le sue gambe. Preda dell’oblio e delle fiamme, Hermione sollevò il bacino, cercando un contatto più intenso con quello di Fred. Quando si incontrarono, la sua erezione premette su di lei. Fred soffocò un gemito sulla sua pelle, mordendola. Hermione si morse un labbro, il respiro strozzato e il cuore pronto ad esplodere dopo quella travolgente onda di desiderio e piacere. Le mani di Hermione si mossero senza che lei lo avesse veramente deciso. Scesero a liberare Fred da quegli ultimi, inutili vestiti. Lo accarezzarono, lo cercarono, lo bramarono. Aveva bisogno di lui, sempre di più.
Gli ultimi vestiti caddero, volando sul pavimento alle loro spalle, lontano dal raggio di luce del camino, lontano dal calore delle fiamme. Le loro fiamme, quelle che non smettevano mai di bruciare, quelle che non potevano essere fermate. Hermione sapeva che non potevano smettere di ardere, sapeva che quella passione non li avrebbe mai abbandonati. Era qualcosa di speciale ed intenso. Erano passione e desiderio. E amore. Perché c’era anche l’amore, dietro quei baci, dietro quelle carezze. Dietro il bisogno di aversi, c’era il bisogno di amarsi. Dovevano dirlo, ma soprattutto dovevano mostrarlo. Fred scivolò in lei, strappando l’ultimo velo di lucidità dai pensieri di Hermione, consegnandola completamente alle fiamme. Trascinandola con sé. Perché avevano scoperto un modo migliore delle parole per dirsi ciò che provavano, e lo avevano scoperto prima ancora di avere una parola giusta con cui dirlo. Era come un processo inverso, come uno specchio riflesso. Il cuore aveva parlato prima dei pensieri. Non c’era stato bisogno di dirlo, perché già lo sapevano. Forse non lo avevano realizzato, non da subito. Ma lo sapevano. Hermione cercò le sue labbra, cercò il sapore della sua bocca. Sentì il profumo di cannella dietro quello della pioggia tra i suoi capelli. Un tuono scosse l’aria, un brivido le attraversò le vene. I loro sospiri si unirono in un bacio profondo quanto l’oblio che li stava avvolgendo.
Hermione lo amava. Contava più della sua stessa vita. Non avrebbe mai pensato di dirlo, né di poter trovare qualcuno che contasse fino a quel punto, ma era successo. Così era, poteva solo viverlo. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Non poteva sottrarsi. Amava così tanto quelle fiamme, quelle dei suoi capelli, quelle dei suoi baci, quelle del suo corpo. Amava perdersi in lui, perdersi nel buio con le sue braccia a tenerla al sicuro. Era la sensazione più bella del mondo. Ed era perfetta. Come lui. Come loro.
Hermione strinse le dita sui suoi capelli, aggrappandosi a quelle spire rosse come il tramonto. Senza smettere di baciarla, Fred cercò la sua mano. Hermione avvolse le dita attorno alle sue e la strinse. Aveva bisogno di lei. Costantemente. Tanto quanto lei aveva bisogno di lui. Era una cosa che non potevano cambiare. Non volevano cambiarla. Non avrebbero mai potuto. Amavano cedere entrambi, amavano lasciar esplodere la passione, permettere che li travolgesse e li trascinasse via. Insieme.
Era l’unica cosa che contava. Erano insieme. Abbracciati, sfiniti, ansimanti, ma mai sazi. No, non sarebbe mai stato abbastanza. Avevano tempo. Avevano tutto il tempo del mondo. Quella stanza era un’isola, lontana dal castello, lontana dalla guerra, lontano dall’orrore. Avevano tempo. Tempo di amarsi. Tempo di volersi. Tempo di stringersi e saziarsi. Fred accarezzò con il pollice il dorso della mano di Hermione che teneva ancora stretta. Lei sollevò la schiena, cercando le sue labbra. Scivolarono in un bacio intenso, profondo e carico di sospiri ancora caldi. Con l’altra mano, Fred accarezzò la pelle di Hermione, che rabbrividì. Lei lasciò scivolare la sua lungo la sua schiena. La pioggia e il freddo erano svaniti. Il suo corpo bruciava e fremeva. Fred rallentò il ritmo del bacio, fino a sfiorarle le labbra.
- Ti amo..- sussurrò.
Hermione sorrise e strinse la sua mano. – Ti amo anche io..-
Fred ricambiò il sorriso e la baciò di nuovo.
- Hai ancora freddo?- scherzò Hermione.
- No, sto magicamente..dovrei seguire i tuoi consigli più spesso..- mormorò lui, mordendole un labbro.
Hermione rise e lo abbracciò, mentre rotolava su un fianco, portandola con sé. Rimasero sdraiati su un fianco, le gambe allacciate e i corpi vicini. Hermione appoggiò la testa sul suo braccio e sfiorò il suo collo con le labbra. Fred allungò un braccio, arrotolò il mantello di Hermione come se fosse un cuscino e ci appoggiò la testa.
- Vuoi aggiungere questo meraviglioso pomeriggio alla lista di ricordi che per te valgono più di un’insulsa fantasia?- chiese Fred, con un sorriso allegro.
- Scusa, tu come fai a sapere che io ho una lista di ricordi?- chiese lei, sfacciata.
- Ti leggo nel pensiero..-
- Fred!-
- Perché ne ho una anche io!- rispose, sincero.
Hermione sollevò il viso. – Davvero?-
Lui annuì. – Certo. Vorrei fare una classifica, ma ho un problema..- ammise, deluso.
- E sarebbe?-
- Nessuno merita di stare all’ultimo posto e tutti meriterebbero di essere al primo!- confessò. Hermione scoppiò a ridere e lui sorrise. – Perciò niente classifica. Ci perderei la salute mentale!-
- Quale salute mentale?-
- Granger, oggi sei più odiosa del solito..-
Sorridendo, Hermione si chinò e lo baciò intensamente. Accarezzò la sua schiena dolcemente e poi prese il suo labbro fra i denti.
- Dici?-
- No, ho cambiato idea..- mormorò Fred, cercando di nuovo le sue labbra.
Ridendo, Hermione si strinse fra le sue braccia.
- Dobbiamo andare..- mormorò Hermione, separandosi dalle sue labbra.
Fred sbuffò. – Ho cambiato idea un’altra volta..-
- Ho promesso a Harry e Ron di aiutarli con il tema di Astronomia!-
- Fallo dopo cena..-
- No, perché dopo cena devo aiutarli con Pozioni!- sbuffò Hermione.
Fred sorrise e le avvolse una guancia con la mano. – Sarebbero spacciati senza di te..-
Hermione scoppiò a ridere. – Lo terrò a mente mentre cercherò di non impazzire quando sbaglieranno le Lune di Giove o confonderanno gli usi dell’Artiglio di Drago con quelli dell’Asfodelo!-
Per alzarsi impiegarono molto tempo, molto più di quanto fosse strettamente necessario, ma Hermione non si lamentò poi tanto. Si stava riallacciando la gonna, seduta sul pavimento, quando Fred strisciò verso di lei con un pezzo di stoffa bianca e bruciacchiata.
- Credo di averla lanciata troppo vicino al fuoco!- confessò, con un sorriso innocente che non avrebbe convinto nemmeno un Tassorosso.
Hermione prese l’indumento fra le mani e capì che era tutto ciò che rimaneva della sua camicia.  Ridendo, Hermione lo  gettò sul tappeto.
- Posso perdonarti..insomma, eri distratto!- scherzò lei, con un sorriso dolce.
- Molto divertente. Devo ricordarti tutti i bottoni che ho perso a causa tua nell’arco delle ultime settimane?- la provocò lui.
- No, ma se vuoi cominciamo a parlare dei miei di bottoni!- rispose lei, indicando il bottone che giaceva sul pavimento.
Fred scosse le spalle. – E’ maledettamente noioso ripararli..-
- Quanto sei pigro..-
- Tieni!- disse lui, allungandole la sua camicia ormai asciutta.
Hermione inarcò le sopracciglia, senza capire il suo gesto. Fred alzò gli occhi al cielo e, con un sorriso comprensivo, le infilò la camicia, cominciando a riallacciarla. – Mi esalta l’idea che tu possa entrare in Sala Grande con la mia camicia addosso..-
- Bene!- commentò Hermione. – Perché non entrerò in Sala Grande con la tua camicia..-
- Non se ne accorgerà nessuno!- assicurò lui, sorridendo. – Metti il maglione sopra e nessuno lo noterà!-
Sbuffando, Hermione infilò il maglione e si alzò in piedi. La camicia di Fred era decisamente più lunga delle sue, Hermione la sollevò e la arrotolò sotto il maglione. Arrotolò anche le maniche. Il risultato non la convinceva per niente. Sorridendo, Fred infilò il maglione senza la camicia e si allacciò la cravatta.
- Tu vieni a cena così?- sbottò Hermione, incrociando le braccia.
- Perché?- chiese Fred perplesso, guardandosi in cerca di difetti.
Hermione scosse la testa. – Oh sono sicura che nessuno noterà i tuoi capelli arruffati, il fatto che non indossi la camicia e i pantaloni con metà gamba ancora bagnata..- concluse, la voce carica di sarcasmo.
Fred rise e la abbracciò, sollevandola da terra per un attimo, per poi schioccarle un sonoro bacio sulla bocca.
- Sono bello come sempre. E comunque, Granger, sei tu quella conciata in modo compromettente..- mormorò, sfiorandole le gambe nude.
Hermione rabbrividì.
Ops..le calze..
- Sono sicuro che molti apprezzerebbero, ma preferisco essere l’unico ad ammirarti..- sussurrò Fred. Sfiorò il suo collo con un bacio e poi si allontanò, mentre Hermione arrossiva per un misto di ragioni a lei sconosciute.
Fred camminò all’indietro con un ghigno beffardo, e per poco non finì al tappeto, inciampando in un difetto delle assi del pavimento.
- Sbrigati Granger!- esclamò, continuando a camminare verso la porta.
Sospirando, Hermione afferrò le calze, le infilò e poi passò alle scarpe. Raccolse il mantello da terra e lo pulì con un colpo di bacchetta. Dopo aver svuotato il camino da fuoco, legna e ceneri, Hermione corse nel corridoio, dove Fred la stava aspettando. Sorridendo, allungò una mano verso di lei. Hermione sorrise e la prese, stringendola. Camminarono in silenzio fino alla Sala Grande. Entrarono passando inosservati, come ormai accadeva ogni sera. Quando arrivarono al tavolo di Grifondoro, videro tutti gli amici già seduti e con le bocche piene.
- Ciao!- li salutò Hermione, sedendosi di fronte a Harry e Ginny.
- ‘Sera!- rispose George, seduto accanto a Lee.
Fred si mise in mezzo, fra Hermione e George, e rivolse a tutti un sorriso.
- Dove siete stati?- chiese Lee, impicciandosi come sempre.
Hermione, che non era ancora capace di inventarsi storie di sana pianta, rimase in silenzio e afferrò il vassoio delle patate arrosto. Ginny fissò l’amica con un sopracciglio alzato e, quando Hermione le sorrise furtiva da dietro il calice, le rivolse un rapido occhiolino.  Fred prese in mano la situazione, come sempre.
- Le ho fatto compagnia mentre studiava Antiche Rune. Ancora mi chiedo a cosa serva una materia così noiosa!-  borbottò Fred.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Tanto per cominciare non è noiosa, e poi potrebbe sempre essere utile!-
- Già, perché ti capiterà spesso, in futuro, di dover tradurre delle Rune..- commentò George.
Hermione scosse la testa esasperata, rinunciando a una guerra persa in partenza.
- Comunque la Granger ha dato il suo contributo per qualche nostra idea!- riprese Fred.
- Ma dai?- esclamò George con un sorriso.
Hermione aggrottò la fronte. – Non è stata un’idea, è stato solo un giudizio!-
- Poco importa, ci hai aiutati! Sì va con la seconda idea!- disse Fred al gemello.
George annuì. – Perché non ti piace la prima?- chiese a Hermione, sporgendosi di lato per guardarla.
- E’ inquietante..- mormorò lei, servendosi del pollo.
- Che idee sono?- chiese Harry.
- Non possiamo dirtelo!- risposero i gemelli in coro.
- Tu me lo dirai, vero?- chiese il Prescelto, girandosi verso Hermione.
Lei sbuffò e si voltò a guardare le espressione identiche dei gemelli.
- No..- mormorò, infine.
Harry sbuffò e Ginny sorrise. – E a me?-
Hermione le rivolse un occhiolino. – Certo!-
- E tu poi lo dirai a me!- commentò Harry.
Ginny scosse la testa. – No!-
Le spalle di Harry si abbassarono per la delusione.
- Donne..- borbottò George.
Poi si accorse che Angelina lo guardava dall’altra parte del tavolo con espressione di sfida, così le rivolse un sorrise e mimò con le labbra un “ti amo”. Angelina alzò gli occhi al cielo e ricominciò a parlare di Quidditch con Katie.
Hermione allungò lo sguardo, in cerca di una caraffa di succo di zucca.
- George, mi passi la caraffa?- chiese al gemello.
- Formula magica?- chiese George.
- Subito?- sbottò Hermione con un sorriso sarcastico.
Lui scosse la testa. – No, ritenta!-
- Veloce?-
- No! Ti do un indizio. Comincia con “Tu sei..”-
- Un grandissimo idiota?- concluse Hermione.
Fred scoppiò a ridere e George li fulminò entrambi con lo sguardo.
- Hermione, hai indovinato!- esclamò Angelina, rivolgendole un occhiolino.
- La frase giusta era “Tu sei il mio gemello preferito!”- puntualizzò George, afferrando la caraffa. – Ma meriti un premio per la simpatia! Hai una buona influenza su di lei!- disse, rivolgendosi al gemello.
Fred annuì. – Lo so!-
Hermione afferrò la caraffa. – Adesso non esageriamo!-
- A proposito di influenze positive. Hermione stasera..- iniziò Harry.
Lei non lo lasciò finire. Alzò subito una mano e sfoderò un sorriso dolce e implorante di scuse. – Lo so, non mi sono dimenticata di voi!-
Ron scosse la testa e disse: - So che Fred è più interessante, ma i G.U.F.O. si avvicinano!-
La battuta fece ridere tutti, Hermione compresa. Era incredibile quanto Ron stesse reagendo bene a quella novità. Da quando si erano detti la verità, trattava Hermione come una sorella. Era premuroso, dolce e gentile. Era diventato anche più simpatico. La riempiva di battute, anche molto divertenti, e insieme a Harry passavano ore intere a scherzare. Era un nuovo Ron, meno goffo e impacciato. Secondo Ginny, il fatto che avessero finalmente chiarito il loro rapporto aveva contribuito a permettere quel cambiamento. Non c’era più nulla di indefinito fra loro. Erano amici e lo sarebbero stati sempre. Avevano messo tutte le carte in tavola, perciò Ron aveva abbandonato le indecisioni ed era diventato per lei quello che sarebbe dovuto sempre essere: un migliore amico.
- Ogni tanto potreste anche pensare di studiare senza di me!- commentò Hermione.
Harry scosse la testa. – Sai che non potremmo farcela!-
- Siamo persi senza di te!-
- Visto? Te l’avevo detto!- intervenne Fred.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Vi aiuterò, fine delle smancerie!-
- Grazie Hermione!- disse Harry, sorridendo.
Ron ingoiò un grosso boccone di pollo e poi indicò Fred. – Fred, perché non hai la camicia?-
Un tuono squarciò il silenzio. Era un presagio. Un pessimo presagio, questa volta. Hermione strinse la forchetta fra le mani, indecisa se ricredersi sui sentimenti fraterni che provava per Ron e tentare di bucargli una mano, o starsene immobile e aspettare che Fred rispondesse. Ma Fred stava impiegando troppo tempo per rispondere.
Lo stavano guardando tutti, Hermione compresa. Se ne stava immobile, assorto nei propri pensieri.
Perché non risponde?
Fred abbandonò l’espressione assorta e sorrise. – Perché ce l’ha Hermione!- rispose.
Hermione sospirò, desiderando di sprofondare nelle viscere della terra. C’era una sola risposta che Fred non doveva dare. Ed era proprio quella. Gli sguardi di tutti si spostarono su Hermione.
Ginny annuì. – Ecco cosa c’era che non andava in te!- mormorò, guardando l’amica.
Hermione le rivolse un’occhiataccia e lei si scusò con un sorriso.
- E perché Hermione ha la tua camicia?- chiese George, ghignando.
- Oh, questa è facile!- esclamò Fred e, prima che Hermione potesse fermarlo, aggiunse: - La sua ha preso fuoco!-
Hermione sospirò di nuovo, abbandonò la forchetta e si prese il viso fra le mani, reazione che scatenò una serie di risate.
- No, scusate, fatemi capire bene: come ha fatto a prendere fuoco?- chiese Lee.
Fred aprì la bocca, ma Hermione fu più veloce. – Lee, fatti gli affari tuoi!- sbottò.
Lee rimase a bocca aperta. – Ehi, era il mio turno di fare una domanda!- protestò, scatenando un’altra serie di risate.
- Io non credo di volerlo sapere..- borbottò Ron, con un mezzo sorriso.
- Io invece sì!- esclamò subito Ginny.
Hermione le rivolse un’espressione offesa e lei scosse le spalle con un sorriso.
- Be’, diciamo che..-
- Fred!-
- ..è volata accidentalmente nel camino!- concluse lui.
Hermione sbuffò, mentre gli altri ridevano.
- E come è..?- iniziò George.
- Fine della conversazione!- sbottò Hermione, arrossendo.
Per il resto della cena, il gruppo parlò solo della sua camicia e Hermione, dopo un po’, si arrese alle battute, cominciando persino a ridere. Era facile. Soprattutto perché Fred le accarezzava la gamba e quel gesto la distraeva.
In Sala Comune, le risate furono sostituite dagli sbuffi disperati. Harry e Ron si imposero di lavorare sodo e, per tutta la sera, riuscirono a rimanere concentrati sui compiti. Hermione li aiutò il più possibile con i temi, cercando di finire anche i suoi. Ron passava così spesso le mani fra i capelli che questi erano diventati una massa informe di spire rosse. Harry si grattava la cicatrice ogni volta che non ricordava qualcosa o che sbagliava una risposta. Oltre ai due temi, riuscirono anche a finire una buona parte dei compiti. Alla fine del lavoro, erano così fieri di loro stessi che si concessero tre Cioccorane a testa. Hermione si complimentò con loro e decise di concedersi anche lei una pausa dallo studio. Avrebbe ripreso il giorno dopo, poteva godersi quella serata arrotolata con Ginny sul divano, davanti al fuoco, a parlare di tutto e di niente. Ormai passavano poco tempo insieme. Le ore trascorse con lei a parlare le mancavano veramente.
Ginny la strinse in un abbraccio. – Sai, penso che quest’estate Grimmauld Place si popolerà ancora di più..- disse.
- Perché?- chiese Hermione perplessa.
- Ron ha chiesto a Lavanda di passare l’estate con noi. George vuole portare Angelina e tu e Harry siete praticamente già sulla lista. Fred e George vorrebbero invitare anche Lee. Sarà divertente!- commentò, sorridendo radiosa.
Hermione ricambiò il sorriso. – Sì, soprattutto se viene Lee..-
Ginny aggrottò la fronte. – Perché?-
Hermione sfoderò un ghigno. – Immagina quanti scherzi potremo fargli!-
Ginny scoppiò a ridere e la abbracciò. – Fred ha avuto una cattiva influenza su di te!-
- Puoi dirlo forte, sorellina!- intervenne quest’ultimo, sbucando dal nulla.
George tentò di strappare sua sorella dalle grinfie del divano, ma Ginny lottò con così tanta energia che lui dovette rinunciarci. Fred ignorò il battibecco fra il gemello e la sorella, e si chinò su Hermione per baciarla.
- Ehi, tu!- esclamò Ginny, scuotendo Fred per una spalla. – Stasera lei è mia, perciò sparisci!-
Hermione annuì con un sorriso e Fred alzò gli occhi al cielo. - Noi andiamo a dormire!- mormorò, sorridendo.
Hermione gli sorrise. – Non incendiate il dormitorio!-
- Agli ordini, Granger!- sussurrò lui con un sorriso.
La baciò un’ultima volta e poi sparì, solo dopo aver scompigliato i capelli della sorella.
- A meno che tu non voglia seguirlo..- disse Ginny, con un sorriso vispo.
Hermione scosse la testa e la appoggiò sulle gambe di Ginny. – No, voglio stare con te. Diventa sempre più difficile stare sole!-
- E’ colpa di Harry e Fred..dovremmo liberarci di loro!-  commentò Ginny, accarezzandole la testa.
- Ci scoprirebbero!- borbottò Hermione.
- No, penso che far sparire Fred sarebbe facile. Il problema è Harry..ma possiamo sempre dare la colpa alla Umbridge, o a Piton!-
Hermione sollevò la testa. Entrambe si guardarono e poi scoppiarono a ridere. Ginny allungò le gambe sul divano e le appoggiò sopra quelle di Hermione. Si presero per mano e si guardarono sorridendo. La Sala Comune si era svuotata. In un  angolo, lontano dal divano di Hermione e Ginny, Dean e Alicia stavano mangiando cioccolata, chiacchierando. Colin Canon si era addormentato su una poltrona con un libro in mano. Katie e Angelina stavano ancora studiando, ma sembravano più addormentate che concentrate.
- Sì, mi mancavano decisamente le nostre chiacchierate!- mormorò Ginny.
- A quanto pare le nostre vite hanno subito una svolta!- commentò Hermione.
- Ci pensi mai alla guerra?- chiese Ginny seria.
Hermione le rivolse uno sguardo triste. Sì, ci pensava alla guerra. Ogni giorno. Le forze oscure stavano avanzando. Voldemort avrebbe agito, presto o tardi. Le loro vite sarebbero cambiate per sempre. Specialmente quella di Harry, e con la sua sarebbe cambiata anche quella di Ginny.
- Sai, è buffo..- mormorò Ginny, con un sorriso tutt’altro che allegro. – Delmezia dice che sono fortunata. Insomma, sono la ragazza del famoso Harry Potter. Lo stesso ragazzo che un giorno dovrà affrontare Voldemort. Lo stesso ragazzo che lui vuole morto. Lo amo. Lo amo davvero tanto, Hermione!- ammise, alzando lo sguardo. – Ma se dovessi perderlo? Insomma, ho davvero tutto questo tempo per stare con lui? E se..- la sua voce si spezzò, e una lacrima le scivolò sulla guancia. -..e se non ne fosse rimasto? Se tutto stesse per scomparire io..-
La voce di Ginny si spezzò di nuovo e un singhiozzo le fece tremare il petto. Hermione la abbracciò, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. La strinse forte, sussurrandole frasi dolci all’orecchio, cercando di calmarla.
- Ginny, guardami!- le disse, a un certo punto.
La ragazza sollevò la testa. Aveva gli occhi gonfi e rossi. Lacrime silenziose scendevano sulle sue guance rosse. Hermione le accarezzò il viso, asciugandole.
- Ascoltami, anche io ho paura. Non sarà facile. È la guerra, non è mai facile. Ma Harry è forte. Ti ama, sei la sua ragione per combattere e salvarsi. E se arriverà la guerra, combatterà, vincerà e poi tornerà da te!-
- Io non me ne starò immobile!- intervenne Ginny, la voce roca e colma di una rinnovata rabbia. – Se pensa di potermi rinchiudere al sicuro, si sbaglia di grosso. Io combatterò al suo fianco!-
Hermione annuì e sorrise. – E dovranno avere paura di te!-
Ginny scoppiò a ridere piano. – E anche di te..- mormorò.
- Ce la faremo Ginny!-
- Sì, andrà tutto bene!-
Si abbracciarono, cullandosi a vicenda. Piansero ancora, in silenzio, asciugando l’una le lacrime dell’altra. Avevano paura. Ma avevano tempo. Hermione lo sapeva. La guerra non era ancora scoppiata. Avevano ancora tempo.
Sì, ma quanto?
Quella domanda continuava a risuonare nella sua mente. Ginny aveva accettato di dormire con lei. Il letto era spazioso e loro erano piuttosto piccole. Si era addormentata con la mano stretta a quella di Hermione. La vide sorridere nel sonno. Hermione fu rincuorata dal pensiero che, almeno nei sogni, Ginny fosse allegra e tranquilla. Vederla piangere non solo era raro, ma anche distruttivo. Ginny era forte, era una leonessa impavida e coraggiosa. Ma la paura spezzava le braccia anche ai più gloriosi. E vederla crollare, per Hermione, era come ricevere uno schiaffo in pieno cuore.
Hermione fissò il soffitto del letto a baldacchino. Con un sospiro, Ginny si svegliò.
- Hermione?- la chiamò sussurrando.
- Sì?- rispose lei, girandosi.
- Grazie..-
- Ti voglio bene-
- Anche io-
- Dormi..-
- Non ci riesco più. Stavo sognando Harry.. mi infastidisce anche mentre dormo!- borbottò, con un pizzico della sua dolce ironia.
Hermione sorrise. – Dovresti andare da lui..- disse, senza nemmeno accorgersi di averlo pensato.
Un sorriso radioso prese il sopravvento sulle labbra di Ginny. Scattò in piedi e la trascinò con energia fuori dal letto, ignorando le proteste di Hermione. Muovendosi come ombre nella notte, Hermione e Ginny sgattaiolarono disotto e imboccarono la scala a chiocciola del dormitorio maschile. Hermione capì e strinse la mano di Ginny, che si voltò per sorriderle.
Si fermarono davanti alla porta del quinto anno. Si abbracciarono, stringendosi forte.
- Ci sarò sempre per stringerti la mano e scacciare i tuoi incubi!- le sussurrò Ginny all’orecchio.
- Ci sarò anche io Ginny. Sempre!-
- Però ogni tanto tocca a loro..- scherzò lei.
Hermione rise piano. – Altrimenti cosa ce li teniamo a fare?-
Si salutarono, poi Ginny si intrufolò nella stanza di Harry. Hermione camminò silenziosamente fino alla stanza del settimo anno. Aprì la porta, attenta a non farla cigolare, e sgattaiolò dentro. Scostò le tende del letto di Fred e lo guardò dormire. Sembrava un bambino. Innocente. Silenzioso. Felice. Sorridendo, Hermione si intrufolò nel suo letto e richiuse le tende. Scostò le coperte e si infilò sotto, stringendosi contro di lui. Le braccia di Fred la avvolsero.
- Sei sveglio?- mormorò Hermione.
- Ho il sonno leggero..- sussurrò lui.
Hermione sorrise e si accoccolò contro il suo corpo. – Non riuscivo a dormire..- spiegò.
- Perché?- chiese Fred, aprendo gli occhi.
Hermione rimase in silenzio per un attimo a guardare i suoi occhi profondi e ancora carichi di sonno. – Ho paura degli incubi..- ammise.
Fred le sorrise e le accarezzò una guancia. – Da quando?-
- Da quando sono reali..- mormorò lei.
Il sorriso di Fred si spense. Continuò ad accarezzarle la guancia, avvolto nei suoi pensieri. Hermione sapeva che lui aveva capito il significato di quella parole.
Poi, veloce come era sparito, il sorriso tornò.
- Ti prometto che..- iniziò, ma Hermione posò due dita sulle sue labbra e scosse la testa.
Una lacrima sfuggì dai suoi occhi. – No..non farmi promesse che non puoi mantenere!-
Fred scostò dolcemente le sue dita, il sorriso era ancora solido sulle sue labbra. – Posso mantenerle. Ti prometto che non ti accadrà mai nulla. Un giorno tutto questo finirà e noi saremo ancora insieme. Capito?-
Hermione annuì e lasciò che lui le asciugasse una lacrima con un bacio.
- Non ti libererai facilmente di me, Granger!-
- Che fortuna..- mormorò lei.
Scoppiarono a ridere entrambi e scivolarono in un bacio dolce e lento. Hermione sapeva che quelle parole potevano essere labili come il vento. Potevano svanire, trasparenti e troppo leggere per essere afferrate. Ma non le importava. Una promessa era una promessa.
L’avrebbero mantenuta. Insieme.
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

 
Buonasera! Anzi, buonanotte ormai :D!
Prima di tutto: chiedo immensamente scusa per il ritardo pazzesco dell’aggiornamento! Ho avuto pochissimo tempo per scrivere e, per completare la serie di sfortune, ho avuto anche dei problemi con internet! Ora tutto funziona a meraviglia, perciò eccomi qui!
Grazie, immensamente grazie per tutto! Siete magici, davvero :) vi ringrazio dal più profondo del mio cuore!
Passando al capitolo: è corto, lo so! In origine, era molto più lungo, talmente tanto che ho deciso di scinderlo in due capitoli diversi, legati comunque dai titoli. Questo, infatti, si chiama “Giuro solennemente non di non aver buone intenzioni” e l’altro si chiamerà “Fatto il misfatto”. La storia comincia a diventare più seria! Ma non per questo perderà il suo lato comico/romantico! Spero di non deludere le vostre aspettative!
Piccole note: Antiche Rune! Durante la cena, Fred prende in giro Hermione, dicendo che è una materia inutile. Invece, noi sappiamo che sarà utilissima perché permetterà a Hermione di leggere le Fiabe di Beda il Bardo!
Citazioni: “Aveva sfidato le leggi del tempo” , “Aveva creato un Esercito di ribelli”!  Non sono citazioni nel vero senso stretto, sono più che altro due labili riferimenti ad altri due miei grandi amori: Doctor Who e Hunger Games! Forse non vi interessava, ma volevo condividere con voi questa cosa!!
Detto questo, chiedo ancora umilmente scusa e ringrazio ancora infinitamente tutti per il vostro sostegno! A voi la parola: che ne pensate di questo capitolo?
Grazie mille di tutto :)
Baci!
Amy 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Fatto il Misfatto ***


Capitolo 24
Fatto il Misfatto
 
 
 
 
 
 
 
Il mattino dopo, Hogwarts fu svegliata dai raggi di sole. Il cielo era azzurro e la tempesta era passata. Hermione pensò che fosse un invito a scacciare i demoni dai propri pensieri e godersi quella giornata. Dormire con Fred, aveva avuto i suoi aspetti positivi. Gli incubi erano spariti, così come i cattivi pensieri.
Fred aveva ragione, come Ginny e anche Silente. L’amore bastava a sconfiggere il male. Non poteva fermare la guerra, ma non le avrebbero portato via anche la possibilità di scegliere e di amare. Avrebbe lottato fino alla fine. Vincitori o vinti, non avrebbe mai rinunciato ai suoi sentimenti. L’amore era la ragione per cui doveva lottare. Fred era la sua ragione. Non glielo avrebbero portato via.
Hermione si girò su un fianco e per poco non cacciò un grido di terrore. Una mano corse subito a tapparle la bocca. La faccia di Lee si aprì in uno sguardo allegro e sorridente.
- Shh, Granger sta calma, sono io..- sussurrò.
Hermione si premette una mano sul cuore e cominciò ad ansimare. Tanti buoni propositi, per poi rischiare di morire di infarto per colpa di un idiota.
- Lee, ma che diavolo stai facendo?- mormorò lei fra i denti, la rabbia sempre più divampante nelle sue vene.
Lui sfoderò un sorriso. – Scusami, è che stavo cercando gli appunti di Fred sulle Merendine Marinare. Di solito li tiene sotto il cuscino..- sussurrò.
Hermione, ansimando ancora un po’ per lo spavento, tastò il materasso sotto il cuscino e trovò un foglio di pergamena. Lo sfilò e lo passò a Lee, che sorrise grato.
- Grazie..ehm, buonanotte!- esclamò. Poi la sua testa sparì e le tende del baldacchino si richiusero.
Hermione sprofondò sul cuscino, con il fiato corto. Chiuse gli occhi per un momento e cercò di calmarsi. Se quello era un buongiorno, allora sì che sarebbe stata una grande giornata.  Hermione sentì il braccio di Fred avvolgerla e stringerla.
- Chi era?- borbottò, la voce ancora roca per il sonno.
- Lee..- sbottò Hermione a denti stretti.
Sorridendo, Fred la strinse a sé, avvicinandola. – Possiamo dormire ancora un po’, se vuoi..-
- No, preferisco alzarmi. Voglio vedere se Ginny sta bene!- disse, girandosi verso di lui.
Fred aprì gli occhi e annuì. Hermione si avvicinò a lui e sfiorò le sue labbra con un bacio.
- Ci vediamo disotto..- mormorò Fred.
Hermione annuì e sgattaiolò fuori dal suo letto. Nella stanza delle ragazze, Lavanda e Calì erano già sveglie e si stavano vestendo. Le rivolsero un sorriso complice, quando la videro entrare in pigiama e scalza. Un leggero rossore colorò le guance di Hermione, mentre ricambiava il sorriso. Lisa rientrò poco dopo di lei, già vestita e con le guance rosse. A giudicare dalla boccetta di inchiostro e dalla piuma, Hermione dedusse che fosse stata alla Guferia a scrivere una lettera.
- Buongiorno- la salutò Hermione.
Lisa le rivolse un sorriso timido e abbassò la testa.
- Scendi con noi?- chiese Lavanda.
Hermione annuì. Finì di vestirsi e seguì le compagne di stanza giù per la scala a chiocciola. In Sala Comune, vide Harry e Ginny abbracciati sul divano. Ron era seduto accanto a loro e stava leggendo una lunga lettera.
- Buongiorno!- esclamò Hermione.
Ginny alzò la testa e le sorrise. – Dormito bene?-
- Benissimo. E tu?-
- Niente incubi..- mormorò Ginny, stringendosi a Harry.
Hermione le sorrise, per poi scambiare uno sguardo di intesa con Harry. Negli occhi verdi del suo migliore amico volteggiava un dolore che mai avrebbe voluto vedere. Il suo migliore amico, il Bambino Sopravvissuto. Il ragazzo che avrebbe dovuto affrontare una guerra. Il peso dei suoi incubi tornò ad oscurarle i pensieri. Quanto tempo mancava? Quanto sarebbero cambiate le loro vite?
Harry colse subito il suo stato d’animo e le sorrise. Hermione ricambiò incerta quello sguardo incoraggiante, ma le ombre nei suoi pensieri non svanirono del tutto. Si ritirarono in un angolo, dove lei poteva vederle e percepirle. Erano lì, sempre presenti, minacciose quanto la guerra stessa.
- Salve gente!- esclamò George, saltando gli ultimi due gradini con un balzo.
Fred arrivò sbadigliando dietro di lui e sventolò la mano in segno di saluto. Hermione allungò una mano e afferrò la sua. Il sorriso di Fred portò luce fra le ombre. Nel loro angolo nascosto, i pensieri bui si mossero irrequieti e si ritirarono ancora di più nell’oscurità. Per un momento, Hermione dimenticò le sue preoccupazioni.
Tutti insieme, decisero di scendere in Sala Grande per la colazione. L’umore degli studenti era migliorato e forse lo si doveva al sole, che aveva deciso di brillare nel cielo azzurro, non più nascosto dalle nuvole.
- Che cosa fai oggi?- le chiese Fred.
Hermione scambiò un rapido sguardo con Harry. Sapevano che Ginny avrebbe studiato in Biblioteca assieme alle compagne del suo anno. E loro avevano bisogno di parlare.
Si avvicinò all’orecchio di Fred e sussurrò. – Ho bisogno di rimanere sola con Harry e Ron!-
Fred intravide il volto stanco e preoccupato di Harry e annuì. – Sì, penso che sia una buona idea!- mormorò.
Hermione sorrise e lo baciò. Aveva bisogno di sentirlo vicino. Aveva bisogno del suo coraggio e della sua allegria, della sua capacità di sorridere anche nei momenti più bui. Fred ricambiò il bacio, accarezzandole la guancia.
- Tu cosa farai?- chiese Hermione.
- Me lo stai chiedendo in qualità di fidanzata o di Prefetto?- chiese Fred, curioso.
Hermione sospirò. – Prefetto..
Fred sfoderò un sorriso vispo. – Io e George..-
- No! Ho cambiato idea. Fidanzata!- rettificò Hermione.
Fred scoppiò a ridere. – Passerò del tempo in compagnia del mio adorato gemello per dare vita a qualche nostra brillante idea!-
- Non mi piace comunque..- borbottò Hermione.
Sorridendo, Fred le sfiorò la guancia con un bacio e poi si alzò. – Ci vediamo a pranzo!-
- Fred..- supplicò Hermione, con un sussurro.
Lui sorrise. – Tranquilla Granger! Non ci arresteranno!-
Per niente rincuorata, Hermione lo guardò uscire insieme a George. Poco dopo, Ginny li salutò e andò a prendere Delmezia, per poi dirigersi in Biblioteca. Hermione, Harry e Ron si scambiarono un’occhiata e si alzarono.
Il sole aveva scaldato i prati attorno a Hogwarts, ma il vento non prometteva il calore di una primavera sempre più vicina. Camminarono in silenzio per un po’, fino a raggiungere il Lago Nero. Sulle sponde, Harry si fermò e si arrampicò su una pietra. Ron si sistemò su un masso accanto e Hermione rimase in piedi, davanti a loro. Guardavano tutti e tre il Lago, ognuno immerso nei propri pensieri.
- Sta peggiorando..- mormorò Harry, a un certo punto.
Hermione si girò verso di lui. Lei e Ron non avevano bisogno di fare domande. Sapevano di cosa stesse parlando Harry. I sogni. Le visioni. Voldemort.
- Devi chiudere la mente!- esclamò Hermione, seria.
- Ci sto provando. Ma non funziona!- protestò Harry.
- Devi riuscirci! Harry non puoi permettergli di avere acceso alla tua mente!-
- Hermione mi sto impegnando, davvero! Ma sembra sempre più..arrabbiato! Non riesco a gestire quella rabbia, non riesco a..-
Si interruppe, prendendosi il volto fra le mani. Ron aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi ci ripensò. Allungò una mano e strinse la spalla di Harry. Hermione sospirò, a corto di parole. Come potevano mettere fine a tutto questo? Come poteva aiutare Harry? Non c’era un modo. C’era solo il buio dell’oscurità che avanzava.
Non parlarono molto. Riguardarono insieme le informazioni che avevano ottenuto a Grimmauld Place, parlarono dell’arma, della guerra e dell’esercito di Voldemort. Misero in piedi qualche teoria, ma erano discorsi vuoti, discorsi di tre ragazzi stanchi e sofferenti. Non avevano niente su cui lavorare, non avevano piani da escogitare. Non avevano indizi e non avevano risposte. Per un po’, fra loro regnò solo il silenzio. Hermione sedette accanto a Harry e gli prese la mano. Non poteva fare altro. Le parole non sarebbero servite a niente. Mentre guardava il vento increspare il Lago, Hermione venne assalita da una profonda rabbia.
Era tutta colpa di Voldemort. E non era giusto. Aveva portato orrore e sofferenza. La sua sete di potere avrebbe cambiato le loro vite per sempre. Erano troppo giovani per affrontare tutto questo. Il peso del mondo gravava sulle spalle di un ragazzo di quindici anni. Doveva andare davvero così? Perché non potevano essere come tutti gli altri? Perché Harry non poteva essere un adolescente come tutti?
La rabbia le ribollì nelle vene. Strinse il pugno della mano libera, conficcandosi le unghie nel palmo. Dolore. Solo dolore. Oscurità e sofferenza. Era ciò che li aspettava. Ma c’era una luce. C’era la luce della speranza. La luce dell’amore.
- Harry?- lo chiamò Hermione.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei. Anche Ron le rivolse l’attenzione.
- Qualunque cosa accada, non dimenticare mai chi sei. Mai. Non dimenticare le persone che ami e che ti amano!- disse lei.
Harry la guardò in silenzio per un momento, poi rispose. – Questo non ucciderà Voldemort –
Hermione annuì e rivolse lo sguardo verso il lago. Poi mormorò: - Ma terrà in vita te!-
 
 
 
 
 
 
 
In Biblioteca, Ginny fingeva di studiare.
Quella notte passata con Harry aveva scacciato gli incubi. Per un po’, avrebbe funzionato. Se lo sarebbe fatta bastare.
Grattò la pergamena con la piuma, ma il suo sguardo si perse in una goccia di inchiostro. Era caduta quando lei aveva sollevato la piuma. Aveva formato una piccola pozza sulla pergamena. Poi l’inchiostro si era infiltrato nelle venature della carta. Strie nere si erano allungate dal centro della goccia. Come un incubo. Come un’ombra che desiderava solo espandersi per soffocare la luce.
Sospirando, Ginny ripensò a quella notte. Ripensò a Harry. Ricordò le speranze alle quali doveva aggrapparsi con tutte le sue forze.
 
- Io non ti abbandonerò – mormorò Ginny.
- Arriverà un momento in cui sarà rischioso essere al mio fianco – le rispose Harry.
Ginny alzò la testa. – Non mi interessa!-
- Ginny..-
- No! Ascoltami – lo interruppe. – Io non ti lascio. Non mi importa, può venire a prendersela direttamente con me se vuole –
- Non essere ridicola – sbottò Harry, preoccupato e arrabbiato al tempo stesso.
- Tu non capisci, vero?- mormorò Ginny, con un mezzo sorriso. – Non hai scelta. Sono con te. Non mi interessa di Voldemort, non mi importa di quanto sia rischioso. Io e te saremo insieme. Qualunque cosa accada –
- Non voglio che ti uccida!- mormorò Harry, gli occhi improvvisamente lucidi. – Non voglio che ti capiti qualcosa, non potrei mai perdonarmelo Ginny!-
- E vale lo stesso per me, Harry!- esclamò lei, mettendosi a sedere sul letto. – Harry non potrei vivere senza di te. Non posso pensare di abbandonarti. Ha portato via i tuoi genitori, ti ha rovinato la vita. Non ti porterà via anche questo!- esclamò infuriata. – Non ti porterà via da me. Non glielo permetterò,  sono pronta a giurarlo sulla mia stessa vita!-
Non riuscì a fermare le lacrime. Doveva essere forte, doveva essere coraggiosa per Harry. Ma non ci riuscì. La rabbia e il dolore scacciarono il coraggio. Per la prima volta, Ginny si sentì come quando si era risvegliata nella Camera dei Segreti. Pericolosa. Debole. Posseduta da qualcosa che annullava il suo vero essere. Era colpa di Voldemort. Allora come adesso.
All’improvviso, Harry la afferrò e la strinse forte. E Ginny pianse. Il fiume del dolore infranse gli argini della sua forza. Cedette alla paura, senza vergognarsene. Scossa dal pianto, cercò riparo fra le braccia del ragazzo che doveva proteggere, a costo della sua stessa vita. Era ironico. Buffo e terrificante al tempo stesso.
- Ginny..- mormorò Harry.
La ragazza alzò la testa. Harry la guardò per un istante, accarezzandole le guance. Poi la baciò. Era un bacio carico di significati. Voleva chiederle scusa, per averla trascinata in un amore pervaso di paura. Voleva consolarla. Voleva farle sapere quanto la amasse. Ginny colse mille e più significati in quel bacio. E li ricambiò, dal primo all’ultimo. Si strinse fra le sue braccia, mentre la paura scivolava via dalla sua mente. Il cuore tornò a battere rapidamente. Il coraggio le incendiò le vene, scacciando ogni traccia di dolore e paura. Era di nuovo lei. La ragazza fiera e tenace. Combattiva. Forte. Lo era per lui. Harry era la sua ragione per combattere. Doveva proteggerlo. Doveva proteggere il loro amore.
Lentamente, Ginny si separò dalle sue labbra.
- Qualunque cosa accada..- mormorò.
Harry annuì. -..non vincerà. È una promessa, Ginny!-
- Ti amo –
Harry la strinse a sé, accarezzandole i capelli. – Ti amo – mormorò.
 
 
 
Ginny riemerse dai suoi pensieri. La macchia di inchiostro era ancora lì, sulla pergamena. Digrignò i denti e la schiacciò con il pugno chiuso. Strisciò con forza, fino a cancellarla. La pergamena tornò pulita. Strie opache di inchiostro avevano macchiato la sua pelle e offuscato il colore giallastro della pergamena. Ma la goccia di oscurità crescente non c’era più.
Coraggio.
Forza.
Amore.
Ginny Weasley era nata per combattere e per proteggere chi amava. Voldemort doveva preoccuparsi di un’altra minaccia. Non c’era solo Harry. No, c’era il Prescelto e le persone che lo amavano. Lo avrebbero protetto. Lei lo avrebbe protetto.
Non glielo avrebbe portato via. Mai.
 
 
 
 
 
 
 
Harry era abbracciato a Ron e Hermione da quasi dieci minuti. Il vento frustava i loro visi e congelava le sue lacrime. Sentì sulla nuca il calore del sole e le sue narici respirarono il profumo di Hermione. Odorava di torta. Come Ginny. Come tutti i Weasley. E come loro due, da quando frequentavano un po’ troppo i Weasley!
Hermione aveva ragione. Lui era Harry Potter. Non Voldemort. Ginny lo amava. Aveva lei, e Hermione, Ron, Sirius, la famiglia Weasley, Lupin e Silente. Aveva altre persone al suo fianco, amici che non lo avrebbero mai abbandonato. Non poteva chiedergli di combattere per lui, ma poteva aggrapparsi alla speranza di una promessa.
La promessa dell’amore. La promessa della luce.
Sirius aveva ragione. Lui era Harry, solo Harry. Sceglieva di agire nella luce. L’oscurità sarebbe scomparsa. La sua cicatrice era leggenda. Era il segno del suo fardello. Ma non era una debolezza. Doveva trasformarla nella sua arma. Il fardello che portava doveva diventare la sua più grande forza. Avrebbe lottato. Fino all’ultimo respiro. Non gliel’avrebbe portata via. Ginny era tutto ciò che di più bello avesse al mondo. Non sarebbe scomparsa.
Lentamente, i tre si sciolsero dall’abbraccio. Harry si alzò in piedi e si girò verso Hermione e Ron.
- La guerra non è ancora cominciata – disse – Il mondo si sta preparando, ma Voldemort è ancora nascosto. E quando arriverà saremo pronti. Combatteremo. Me la vedrò con lui. Comunque vada, non gli permetterò di portare altra oscurità. Non gli permetterò di vincere!-
Hermione e Ron annuirono e si alzarono.
- Non sei solo, Harry!- esclamò Ron, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Hermione sorrise e prese la mano a entrambi. – Ci siamo noi!-
- Hai un mucchio di persone dalla tua parte!- aggiunse Ron.
- Hai l’Ordine!-
- E l’ES!-
- Ma non contare troppo sui nuovi arrivati: sono tremendi con gli Schiantesimi!-
Harry scoppiò a ridere e li riabbracciò entrambi, di slancio. Quando si separarono, Harry parlò, guardando prima Ron e poi Hermione. – Non mi pentirò mai di aver condiviso quello scompartimento con te e di averti salvata da quel Troll!-
Hermione scoppiò a ridere. – Non vi ringrazierò mai abbastanza!-
Ron arrossì. – Forse dovrei essere io a dire che non mi scuserò mai abbastanza. Praticamente è stata colpa mia!-
Hermione sorrise dolcemente. – Mi avete salvata..-
Harry annuì. – L’hai messa in pericolo, per poi salvarla e per poi darla in pasto a tuo fratello! Questa è vera amicizia!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, mentre Harry e Ron scoppiarono a ridere.
Tornarono al castello. Harry e Ron afferrarono Hermione per la vita e lei passò le braccia sulle spalle di entrambi.
Harry chiuse gli occhi per un momento, lasciandosi cullare dal vento. Sentiva la mano di Hermione sulla spalla e il braccio di Ron contro il suo. Erano con lui. Erano i suoi migliori amici. Una parte di lui, si sentiva in colpa. Quell’amicizia li aveva trascinati nella guerra. Ma sapeva che, senza di loro, non avrebbe mai avuto la forza di combattere. Erano la sua famiglia, la prima che avesse mai avuto dopo la morte dei genitori.
Insieme a Ginny, erano la sua ragione per continuare a lottare contro le tenebre.
 
 
 
 
 
 
 
Il sole convinse molti degli studenti a trascorrere quel sabato pomeriggio nei prati. Hermione preferì rimanere in Sala Comune. Era praticamente deserta e il silenzio era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Passò il pomeriggio con Fred, stesa sul divano, con la testa sulle sue gambe. Hermione studiava, lui sistemava con George alcune idee. Il gemello era seduto sulla poltrona accanto a loro e si distraeva spesso per lanciare palline di carta verso Angelina, che studiava poco più in là con Alicia. Al quarto lancio, Angelina contrattaccò con una boccetta vuota di inchiostro, centrando George in fronte. Da lì la guerra fu interrotta.
Fred accarezzò i capelli di Hermione per tutto il pomeriggio. Lei fu immensamente grata per quel contatto. I discorsi di quella mattina e gli incubi della sera prima l’avevano indebolita. Aveva bisogno di conforto. Per qualche ora, aveva bisogno di sentirsi cullata e protetta. Poi sarebbe tornata a ruggire e mostrare le zanne.
- E se usassimo solo le radici?- chiese George, alzando la testa dai suoi appunti.
Fred annuì e aprì la bocca per rispondere, ma Hermione lo anticipò. – Dovete usare anche le foglie, o la pozione diventerà una brodaglia che potrete usare solo nel caso in cui vi venisse voglia di avvelenare Malfoy!- disse, senza staccare gli occhi al libro.
Fred e George rimasero a bocca aperta.
- Tu come lo sai?- chiese Fred.
Hermione spostò il libro e lo guardò con cipiglio scettico. – In questo castello esiste un luogo chiamato Biblioteca e dentro ci sono un sacco di libri!-
George sbuffò e tirò una riga sulla pergamena. – Come fa a sapere sempre tutto?- borbottò fra sé.
- Sembri Ron..- commentò Hermione.
- Granger non dirlo mai più!-
- Allora non lamentarti della mia intelligenza!-
- Ce la caviamo benissimo da soli, lo sai?-
- Sì ho notato..- sbuffò lei, divertita.
- Perché non la lasci?- sbottò George, rivolgendosi al gemello.
- Perché non cambi fratello?- chiese lei, guardando Fred.
Lui alzò le mani per fermarli e poi se le passò fra i capelli. – Smettetela, o mi verrà mal di testa! Sforzatevi per un attimo di piacervi e fingete di volervi bene!- scherzò, con un sorriso divertito.
George scoppiò a ridere. – Non ho bisogno di fingere, le voglio già bene!-
- Grazie, George!- esclamò Hermione, girando la testa per sorridergli.
George le sorrise e rimase in attesa, per poi farle un cenno con la mano.
Hermione aggrottò la fronte. – Cosa c’è?-
Lui sospirò. – Tocca a te..è buona educazione!-
Lei finse di non capire, poi sorrise quando lui sfoderò un’espressione offesa. – Ti voglio bene anche io, George!-
- Bene, ora che siamo tutti felici, chiudete la bocca!- intervenne Fred.
Sorridendo, Hermione tornò al suo libro. Le rappresaglie con George erano ormai all’ordine del giorno. Hermione adorava quei momenti. Sapeva che era un modo bizzarro di George per dirle che la accettava nella vita del suo gemello, quindi la sua. E Hermione poteva trasmettergli lo stesso. Aveva sempre ammirato i gemelli per il rapporto che li legava. Essere parte di quel legame era una sensazione difficile da descrivere. Non si sarebbe mai abituata a quel senso di appartenenza e al calore che saliva nel suo cuore. I Weasley erano sempre stati la sua famiglia nel Mondo Magico. E lo erano ancora, più di prima.
- So-Tutto-Io, come ci procuriamo delle radici di Bubotubero?- chiese George.
Hermione voltò pagina e rispose: - Entrate di nascosto nelle Serre..-
Il silenzio che calò dopo la sua risposta, la distrasse dalla lettura. Spostò il libro e vide Fred e George guardarla come se si fosse appena trasformata in un Avvincino.
- Che c’è? Infrangere le regole è un classico, per voi!- disse Hermione.
Fred inarcò le sopracciglia. – Su questo non ci sono dubbi, Granger. Sentirselo consigliare da te, invece, è un tantino insolito!-
- Togli “un tantino insolito” e mettici pure “impossibile”!- rincarò George.
Hermione sbuffò. – Allora arrangiatevi!- sbottò.
Sorridendo, Fred le accarezzò una guancia. – Mi rinchiuderanno davvero ad Azkaban per questo..- mormorò.
Hermione sorrise e sollevò la schiena per avvicinare il viso al suo. – Ti prometto che verrò a salvarti!- scherzò lei, prima di baciarlo.
- Siete più nauseanti del thé della Umbridge..- borbottò George, con una smorfia disgustata.
Ridendo, Hermione e Fred si separarono. Poi Hermione scivolò giù dal divano e posò il libro su un tavolino lì accanto.
- Vado alla Guferia. Non scrivo ai miei da una settimana..- disse Hermione.
Fred sfoderò un sorriso vispo e aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione alzò una mano, e con sguardo severo disse. – No, non era una frase in codice. Vado davvero a scrivere ai miei!-
Le spalle di Fred si abbassarono per la delusione. – Guastafeste..-
- Tranquilla Granger, lo tengo buono io!- disse George, senza alzare gli occhi dalla pergamena sulla quale stava scarabocchiando un disegno dall’aria inquietante. Hermione decise di non voler sapere di che progetto si trattasse. Meno sapeva, meglio era!
Sorridendo, si chinò verso Fred, e sfiorò le sue labbra con un bacio leggero. Poi lasciò scorrere le labbra fino al suo orecchio e, sussurrando in modo che George non sentisse, disse: - Sarà una lettera breve..-
Mentre si allontanava da lui, vide Fred rivolgerle un rapido occhiolino. Sorridendo, Hermione uscì dal dormitorio e si incamminò verso la Guferia. Lungo la strada, incontrò Luna.
- Ciao Luna!-
- Hermione!- esclamò lei sorpresa, come se avesse appena appoggiato i piedi a terra dopo un viaggio sulla luna. – Sto andando alla Guferia per scrivere a papà!-
- Anche io sto andando a scrivere una lettera. Andiamo insieme?- propose Hermione con un sorriso.
- Buona idea! I Nargilli che infestano i gufi si allontanano se vedono più di una strega attorno a quegli animali!-
Hermione sorrise e trattenne un sospiro. Lasciò che Luna la prendesse sottobraccio e insieme si incamminarono verso la torre della Guferia. La stanza circolare era vuota. Gli unici presenti erano i gufi. Be’, e i Nargilli, guardando dal punto di vista di Luna!
Hermione chiacchierò con Luna, mentre entrambe scrivevano le lettere indirizzate alle famiglie. Nella sua, Hermione raccontò ai genitori degli ultimi Decreti, evitò accuratamente dettagli sulla guerra e su Voldemort, e parlò per un po’ di Harry e Ron. Non aveva ancora raccontato ai suoi genitori di Fred. Probabilmente, quel momento non sarebbe giunto molto presto. Meno dettagli conoscevano della sua vita nel Mondo Magico, meglio era. Più i suoi genitori entravano nella sua vita, più li rendeva un facile bersaglio per le forze oscure. Doveva nasconderli il più possibile.
Quando finì la lettera, Hermione si voltò verso Luna e la vide intenta a osservare il gufo che era appena partito con la sua posta, mentre spiccava il volo nel cielo al tramonto. Dopo aver scelto un gufo e avergli legato la lettera alla zampa, Hermione si affiancò alla ragazza. Una brezza fredda soffiò dall’apertura, e Hermione incrociò le braccia al petto per ripararsi. Guardò il sole calare sulle montagne. Il cielo era intriso di rosso sangue. All’orizzonte, nuove nuvole incombevano.
- Si avvicina una tempesta – disse Luna.
Hermione sospirò, pensando a quanti significati potesse avere quell’affermazione. Sì, arrivava una tempesta.
- Dobbiamo essere pronti..- mormorò Hermione.
In un modo che non riuscì mai a spiegarsi, Hermione seppe che Luna aveva colto il vero significato di quelle parole.
- Lo saremo!- esclamò la ragazza, con un sorriso sognante.
- Sai Luna, vorrei poterci credere..- sussurrò Hermione, guardandola.
Luna era lì, sorridente e distratta. Hermione avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di poter essere così. Sognante abbastanza da poter sollevare via il peso del mondo e del male. Solare abbastanza da poter cancellare le ombre.
- Devi crederci – disse Luna. – E’ questo il segreto. Devi crederci veramente. Infondo, la magia è fiducia nelle proprie capacità. Puoi far volare gli oggetti, ma solo se sei convinto di poterlo fare!- concluse.
Hermione sorrise e annuì. – Sì, sono d’accordo. Forse hai ragione tu: dobbiamo solo esserne convinti..e sperare!-
Luna le sorrise raggiante e le accarezzò un braccio. – Io vado a cercare Neville!-
- Io resto qui – rispose Hermione.
Luna annuì e le rivolse un ultimo sorriso splendente, prima di andarsene. Hermione rimase sola insieme ai gufi. Il rumore dei rapaci la distrasse dai suoi pensieri. Quasi non sentì i passi alle sue spalle, ma ritrovò calore nelle braccia che la avvolsero.
- Lo sai che starsene immobili davanti a una finestra con questo vento non è saggio, vero?-
Hermione sorrise. – Non saprei. Pensi che sia meglio o peggio di correre sotto la pioggia?-
La risata di Fred le solleticò l’orecchio. – Vieni via, o dovrò scongelarti per poterti riabbracciare!-
Ridendo, Hermione si lasciò trascinare da Fred. Insieme, scesero dalla torre e tornarono nei caldi corridoi del castello. Incrociarono Sir Nicolas lungo la strada e dovettero sorbirsi l’ennesima lista di lamentele del fantasma. La sua ambizione di partecipare alla Caccia Senza Testa diventava sempre più un’utopia. Quando finalmente riuscirono a liberarsi del fantasma, Hermione e Fred ricominciarono a camminare. Erano quasi arrivati al dormitorio. Fred la afferrò improvvisamente per un polso e la trascinò via. Raggiunsero il ripostiglio segreto nel corridoio vicino al dormitorio.
Una volta entrati, Fred le prese il viso fra le mani e la baciò. Hermione si lasciò trascinare dal bacio, senza chiedere spiegazioni. Non avevano bisogno di parlare. Avevano dormito insieme, quella notte, per un motivo preciso. Fred lo sapeva, anche se non ne avevano parlato molto. E anche Hermione lo sapeva. Avevano paura, ma non erano disposti a permettere a quella paura di prendere il sopravvento. Volevano combatterla e sconfiggerla. Sapevano di poterlo fare. E le parole non avevano più spazio. Era arrivato il momento di spegnere i pensieri e la voce. Era arrivato il momento di ritrovarsi. Era sempre stato così. Hermione cercava protezione in quelle braccia calde e la trovava sempre. Era la sua via di fuga, il suo porto sicuro. Non poteva cercarla altrove. Fred era la sua risposta, la sua ragione.
L’amore scacciava gli incubi. La sua bocca scacciava i demoni.
Scivolarono sul pavimento di pietra, freddo e duro, eppure così perfetto in quel momento. Volevano semplicemente rimanere lì, abbracciati, vicini, inseparabili. Hermione pensò alla stanza dell’ala del sesto piano e alla loro piccola foresta nella Stanza delle Necessità. E quello sgabuzzino. La stanza dietro la soffitta di Fierobecco. I loro posti. I loro nascondigli. Cercavano riparo dove sapevano che nessuno potesse trovarli. Era l’unica scelta che avevano. Scappare, anche se per poco tempo. Isolarsi dal mondo reale.
Stretta fra le sue braccia, Hermione dimenticò la paura. Non c’era mai stato posto per la paura, con Fred. Mai.
Fred scese suo collo, baciandole dolcemente la pelle. Hermione respirò il profumo di cannella che irradiava dai suoi capelli. Strinse le mani sulla sua schiena, accarezzandolo. Aveva bisogno di lui, del suo calore, del suo corpo. Della sua bocca. Aveva bisogno di sentirlo vicino come non mai. E ci riuscì. Riuscì a trovare rifugio fra le sue braccia. Insieme ai vestiti, caddero le ultime ombre. Dimenticarono il perché di quella paura, dimenticarono gli incubi e le tenebre. Rimasero solo loro. Insieme. Come lo erano sempre stati. E le fiamme di quella passione bruciarono ogni cosa. Portarono via ogni demone. Perché non c’era spazio per qualcosa che non fossero fiamme e desiderio, follia e passione. Amore. Era l’unica cosa di cui avevano bisogno. Dovevano bruciare insieme, come ogni volta. Dovevano stringersi, lottare. Vincere.
 
 
 
Fred aveva convinto Hermione a passare la notte nella Stanza delle Necessità e ci era riuscito piuttosto in fretta. Dopo cena, i due si erano volatilizzati ed erano arrivati nella loro foresta privata. I fiori evocati da Hermione splendevano ancora nel prato. Eterni. Perfetti.
Non avevano quasi parlato, per tutta la sera. Erano semplicemente rimasti in quel vecchio letto a baldacchino, abbracciati. Tra i baci e le carezze, si erano cullati a vicenda. Avevano fatto l’amore, tante volte, abbastanza da sfinirli e farli crollare in un sonno profondo. Ma Fred si era svegliato. A giudicare da un orologio appeso poco più in là, erano le tre del mattino. Si era girato silenziosamente, fino a sistemarsi su un fianco per guardare Hermione dormire.
Ho bisogno di tempo
La voce dei suoi pensieri parlò così all’improvviso che quasi si convinse di non averlo pensato davvero. Però era la verità. Aveva bisogno di tempo. Per stare con Hermione, per proteggerla, per avere un piano. Era il suo ultimo anno, il che significava solo una cosa: lei sarebbe andata a Hogwarts da sola, l’anno successivo. Senza di lui. Con una guerra incombente, fuori dalle mura del castello. Come poteva lasciarla sola? Non era pronto. Non era pronto a tutto questo. Aveva bisogno di tempo. Ma non ce l’aveva. Tutto quello che gli rimaneva, era estremamente prezioso. Non valeva nemmeno la pena di dormire. Era tempo sprecato.
Fred avrebbe voluto congelare quel momento. Loro. Insieme. Nel loro angolo privato e perfetto. Perché non poteva rimanere tutto così? Perché dovevano andare avanti? Con la prospettiva di un futuro migliore, a Fred non sarebbe dispiaciuto andare avanti. Ma con la guerra alle porte..be’, era tutta un’altra faccenda.
Delicatamente, Fred accarezzò la guancia di Hermione.
- Granger?- la chiamò piano.
Hermione strizzò gli occhi un paio di volte. Lentamente, mise a fuoco il mondo attorno a lei. Fred le sorrise e continuò ad accarezzarle la guancia.
- Che ore sono?- mormorò Hermione.
- Le tre, credo..- rispose lui.
- Perché mi hai svegliata?- chiese preoccupata.
- Ti amo – rispose Fred.
Hermione sfoderò un sorriso. – Ti amo anche io..ma dovevi proprio dirmelo adesso?- sbottò poi, con ironia.
Fred rise piano. – Sì, era davvero necessario!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e si passò una mano fra i capelli. – Peccato, perché stavo facendo un sogno bellissimo!-
- E cioè?-
- Ero fidanzata con George..-
- Davvero divertente!- esclamò Fred, con un sorriso beffardo.
Hermione gli sorrise e si avvicinò. – Stavo sognando di prendere Eccellente in tutti i G.U.F.O. – confessò, arrossendo.
- Tu prenderai Eccellente in tutti i G.U.F.O.!- assicurò lui, avvolgendola fra le braccia e stringendosela al petto.
Hermione sospirò. – Non se continuo a passare le mie notti in bianco a causa tua!-
- Vorrei dirti che mi dispiace, ma non sarebbe vero!-
- Vorrei dirti che scambierei volentieri il tempo passato con te, con quello passato a studiare, ma sarebbe una bugia!- rispose lei.
Ridendo, Fred le sollevò il viso per baciarla.
- Sarai comunque la migliore!- le disse.
Hermione arrossì. – Ci proverò!-
- Pensa quanto sarà contenta mia madre: ti userà come modello di ispirazione per prendersela un po’ con Ron!-
- Fred..-
- Se lo merita! Noi abbiamo subito ogni genere di ingiustizia! Bill, Charlie e Percy sono stati il nostro incubo, la mamma li usava come esempio per convincerci a studiare di più. Poi è arrivato il turno di Ron, ma non poteva usare noi come modello, per ovvi motivi. E neanche gli altri tre, perché ormai Ron aveva già assistito alle ramanzine dedicate a me e George. Aveva bisogno di un’altra fonte, e quella fonte sei tu!-
Hermione arrossì un po’. – Dici davvero?-
Fred annuì. – Ogni estate, mamma passa la maggior parte del tempo a inseguire Ron e dirgli che dovrebbe imparare da te! Ti adora talmente tanto che a volte penso che voglia barattare uno dei suoi figli per te!-
Hermione scoppiò a ridere. – Non lo farebbe mai!-
Fred arricciò le labbra. – Prima forse non l’avrebbe fatto, ma ora che Percy se ne è andato..be’, scommetto che preferirebbe avere te in famiglia, piuttosto che quel cervello di gallina..-
Hermione gli lanciò uno sguardo di rimproverò. – Fred, è pur sempre tuo fratello!-
- Ma è un idiota!-
- Nessuno è perfetto..-mormorò lei, con un sorriso.
Fred sfoderò un ghigno. – Tranne me! E George, ma per la semplice fortuna di assomigliarmi!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Forse vostra madre darebbe indietro voi due, per prendersi me!-
- Ci sono momenti in cui potrebbe cedere all’isteria e farlo davvero! Pensa come reagirà quando le diremo della nostra storia!-
Fred sentì il corpo di Hermione diventare improvvisamente rigido. La ragazza lo guardò con un misto di panico e apprensione negli occhi nocciola.
- Granger, di cosa ti preoccupi? Ti ho appena detto che ti adora!- disse Fred, con un sorriso un po’ tenero un po’ di scherno.
Lei sospirò. – Sì, ma se non dovesse..- poi si interruppe, lasciando la frase in sospeso.
- Approvare?- concluse Fred. Hermione annuì incerta e lui le sorrise. – Approverà, stanne certa. All’inizio, forse, rimarrà sorpresa. Ha sempre sospettato che fra te e Ron ci fosse qualcosa. Poi se la prenderà con me..-
- Perché?- si intromise Hermione, perplessa.
Fred scacciò l’aria con la mano. – Perché lei deve sempre prendersela con me, troverà una ragione strada facendo!- rispose e Hermione scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. – Poi capirà che facciamo sul serio e comincerà a cucinare una torta per festeggiare, mentre nei meandri della sua mente di madre inizierà a pensare ai parenti da invitare alle nozze..ehi! Potresti finalmente conoscere zia Muriel!-
Fred concluse il suo discorso con un sorriso e una pacca di incoraggiamento sulla spalla di Hermione. Lei rimase a bocca aperta, mentre un misto di orrore e sgomento prendeva il sopravvento sul suo viso.
Hermione boccheggiò un paio di volte, poi si schiarì la voce e guardò Fred come se avesse potuto incenerirlo con lo sguardo.
- Io e te non ci sposeremo!- disse, la voce ferma e lo sguardo furente.
Fred sospirò. – Sempre la stessa storia, Granger! Non puoi saperlo!- rispose, sorridendo.
- Weasley, comincia a fartene una ragione!-
- Comincerò a farmene una ragione quando mi dirai di no!-
- Ti ho appena detto di no!-
- No, perché non te l’ho chiesto! Perciò non puoi avermi risposto..fregata!- concluse, puntandole un indice contro e ammiccando, con un sorriso spavaldo.
Hermione rimase nuovamente a bocca aperta. Il tono sicuro e risoluto scomparve per cedere il posto a un mormorio sommesso e preoccupato.
- Vuoi dire che me lo chiederai..un giorno?- concluse, incerta.
Fred scrollò le spalle. – Non si sa mai. Forse sì, forse no..la vita è piena di imprevisti!-
Hermione sorrise, lo sguardo perso sul materasso. Non che non fosse bello vederla sorridere, ma Fred rimase un po’ spiazzato da quella reazione. Si era aspettato di tutto, tranne quella reazione tranquilla e pacifica.
- Ho detto qualcosa di divertente?- chiese, ricambiando con un sorriso incerto.
Hermione scosse la testa e tornò a guardarlo negli occhi. – Unicorni Rosa – rispose lei, ridendo piano.
Fred inarcò un sopracciglio. – Ti ha morsa un Doxy?-
- No, perché?-
- Stai delirando!-
Hermione alzò gli occhi al cielo e poi tornò a guardare Fred, arrossendo. – Ricordi quella storia che ho raccontato nella Stanza delle Necessità?-
- Quella sulla tua compagna di scuola e i capelli verdi?- chiese Fred.
Hermione annuì. – Ecco, da quando sono arrivata a Hogwarts ho iniziato a definire gli imprevisti con l’espressione “Unicorno Rosa”. Perché quella mia compagna di scuola diceva sempre che avrebbe avuto un Unicorno rosa. Ma poi sono stata io a vederli veramente. Certo, non rosa. Ma comunque, ho visto gli unicorni. E ho scoperto di essere una strega!-
Fred annuì. – Quindi, se ho capito bene, io sono il più gigantesco e sconcertante Unicorno Rosa che ti sia mai capitato!-
Hermione sorrise. – Miseriaccia Weasley, allora hai davvero un cervello lì da qualche parte!-
Ridendo, Fred la afferrò e la strinse a sé. – A volte funziona, a volte no! Tornando all’argomento principale: è così?-
Hermione sbuffò. – Sì!- rispose.
Sorridendo compiaciuto, Fred chiese: - E te ne pentirai mai?-
Lei sorrise e si avvicinò a lui, salendo lungo il suo corpo, fino a incontrare le sue labbra. Fred ricambiò il bacio con passione. Valeva più di una risposta. Rendeva piuttosto bene l’idea!
- No. Credo di aver fatto la scelta giusta, quando ho deciso di cadere fra le tue braccia – ammise Hermione, separandosi dalle sue labbra.
Fred le sorrise e le prese il viso fra le mani. – Be’, questa è fortuna. Sarebbe una seccatura dover ricominciare da capo per convincerti del contrario!-
Hermione inarcò le sopracciglia. – Sicuro?-
Fred finse di pensarci bene, poi sfoderò un sorriso malandrino. – No, dannazione, ricomincerei anche subito!- esclamò, facendola ridere. – Ammettilo, Granger, è stato divertente!-
Hermione ondeggiò con la testa. – Divertente, eccitante e stressante. A volte ho rischiato di ucciderti!-
Fred scacciò l’aria con la mano. – Dettagli su cui possiamo sorvolare. Ti hanno portata da me, comunque!- sottolineò con un ghigno.
- Che fortuna..-
- Granger!-
- Scherzavo..- mormorò lei, chinandosi per baciarlo.
Fred si lasciò cullare da quel bacio. Fortuna. E un pizzico di magia. Era davvero finita fra le sue braccia, ancora non riusciva a credere di essere stato così fortunato. Quella splendida creatura che lo stava baciando era davvero innamorata di lui. Era pura e semplice magia.
In quel bacio, Fred ritrovò il suo coraggio. Al diavolo la guerra. Erano solo ombre. Hermione era la sua luce, era la sua ragione per lottare. Non gli importava del futuro così oscuro che si parava davanti a loro. Avrebbero sconfitto le tenebre, per poi tornare a vivere nella luce.
Il tempo. Avevano tempo. Lo avrebbero ricavato in ogni istante vissuto insieme. Fred desiderò ardentemente di poter vivere il suo futuro con Hermione. La prospettiva della guerra non gettava più nuvole nel suo cielo fatto di speranze. Era il bello di una promessa. Promettendole quel futuro, avrebbe avuto una ragione in più per combattere, per cambiare quel destino.
Avremo tempo Granger..è una promessa!
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Correva.
Il pavimento di pietra scorreva rapido sotto i suoi piedi. Le pareti del corridoio sembravano sempre più vicine, come se si stessero chiudendo, soffocando la pietra, soffocando lei. Eppure lei correva. Non aveva scelta. Qualcuno le dava la caccia, ma lei non era pronta a voltarsi e combattere. Poteva solo scappare. Ma a che scopo? Il corridoio si stava richiudendo su se stesso. Sarebbe morta comunque...corri...le pareti, sempre più vicine...non poteva scappare...continua a correre...poteva tornare indietro...no, dietro c’era solo l’oscurità, non poteva...doveva andare avanti...voltati...a cosa serviva? Non poteva combattere contro le tenebre...erano informi, fumo e oscurità, ombre senza carne né vita...combatti!...si girò...immobile oscurità...il corridoio smise di restringersi...era libera...no, prima doveva sconfiggere le ombre...strinse la bacchetta...l’ombra divenne reale...un viso bianco e pallido...veleggiava nell’oscurità, ...alza la bacchetta!...paura...un volto senza nome, un volto senza forme...bianco...due occhi rossi nell’oscurità...reagisci, ora!...una risata lontana, l’eco di un sogno non suo...e la paura, di nuovo quella terribile e incessante paura...tenebre...scappa!...non poteva...non poteva scappare...luce, aveva bisogno di luce...un grido profondo...scappa, scappa, adesso!...correva, di nuovo...l’ombra si mosse dietro di lei...qualcosa le afferrò il polso, stringendola forte...fumo nero e denso...odore di morte...liberati!...scalciò con tutta la sua forza...voleva gridare, ma che senso aveva? Nessuno l’avrebbe sentita...non c’era nessuno...due occhi rossi...un volto pallido...ombre, solo ombre...era sola, nelle ombre...svegliati!...quella paura...svegliati!...paura...cosa?...svegliati!
 
 
Hermione scattò a sedere sul letto, gridando. Ansimava forte, il sudore freddo le aveva imperlato la fronte. Scalciò disperata le coperte che la soffocavano. Si erano strette attorno a lei, attorno al suo braccio e alle sue gambe, come trappole di fumo..no, era solo un sogno!
Sta calma, respira!
- Hermione?- chiamò Lavanda.
La compagna di stanza arrivò rapida e scostò bruscamente le tende del suo letto.
- Hermione, oh cielo, stai bene?- chiese spaventata, portandosi le mani alla bocca.
Hermione, con il respiro ancora affannato, annuì. Si passò una mano sul viso, asciugandosi il sudore. Un brivido irrigidì i suoi muscoli. Sentiva sulla pelle le ombre, sentiva la paura. Sentiva quegli occhi guardarla. Occhi rossi..
No, sei sveglia! Respira!
- Un incubo!- ansimò Hermione.
- Vuoi qualcosa, un bicchiere d’acqua?- chiese Lavanda, accarezzandole la testa.
- N-no, sto bene! Torna a dormire, tranquilla!-
Lavanda la guardò ancora per un istante, aspettandosi forse che ricominciasse ad urlare, poi si voltò e richiuse le tende, rivolgendole un sorriso dolce che Hermione faticò a ricambiare.
Esausta e ancora spaventata, Hermione si lasciò cadere sul letto. Si passò le mani sul viso, asciugando le ultime tracce di sudore, poi rimase immobile a guardare il soffitto del suo letto a baldacchino. Aveva ancora paura di quel sogno, ma non poteva restarsene lì e allontanarlo. Doveva affrontarlo, doveva dargli un significato razionale.
Occhi rossi. Viso pallido.
Hermione non aveva mai visto Voldemort. Conosceva quei dettagli grazie alla descrizione accurata di Harry. Sospirando, annuì e mormorò fra sé. Sì, quella doveva essere la sua interpretazione di Voldemort. La nebbia di fumo nero. Abbastanza evidente, era la paura. La fuga, il corridoio che si stringeva. Paura, terrore. Hermione chiuse gli occhi, aspettandosi di rivivere quelle immagini orribili, ma non arrivarono. Si rilassò, continuando a respirare lentamente. Scacciò la paura, si aggrappò con tutte le sue forze al pensiero che, nel giro di poche ore, la notte sarebbe finita. L’alba portava speranza. Portava luce. Ma soprattutto, fu il pensiero di Fred a consolarla. Mancavano poche ore..poi sarebbe tornata fra le sue braccia!
 
 
 
 
 
Aprile aveva portato nuove nuvole grigie e cariche di pioggia, venti gelidi e cattive notizie. Nonostante il ricatto di Hermione a Rita Skeeter e l’entusiasmo generato dall’articolo sul Cavillo, Harry dovette confrontarsi più volte con ciò che rimaneva del fronte di studenti che lo ritenevano ancora un bugiardo. La sua felicità, seppur tenuta in vita da Ginny, cominciava a traballare. Fuori dalle mura di Hogwarts, il Mondo Magico cominciava a subire le prime conseguenze di una guerra imminente. La gente spariva, i Mangiamorte fuggivano e il male incombeva. Hermione leggeva la Gazzetta del Profeta ogni mattina e, puntuale come un orologio, Fred gliela strappava di mano, ripetendo sempre la stessa frase: “Non permettergli di rovinarti la giornata”.
In parte, Fred aveva ragione e Hermione lo sapeva. Leggere la Gazzetta del Profeta era utile quanto cercare di convincere Piton ad assegnare punti a Grifondoro. Il giornale era ancora sotto il controllo di Caramell e del Ministero. Le notizie erano solo un ammasso di bugie e depistaggi per sviare i lettori dalla verità: Voldemort era tornato! Hermione vide i segni di quella consapevolezza farsi strada anche fra gli studenti più testardi. Nonostante questo, erano ancora in molti, troppi, a non volerlo accettare. Forse era più facile, pensò Hermione più volte. Era più facile fingere che fosse solo una montatura. Perché affrontare le tenebre, quando potevano semplicemente nascondersi dietro le rassicuranti bugie del Ministero?
Quella mattina, Hermione lasciò perdere la Gazzetta del Profeta. Fu un gesto così inaspettato, che Fred sollevò un sopracciglio. Hermione rispose con una scrollata di spalle e intinse un croissant nel suo latte. Il sogno di quella notte l’aveva scossa troppo nel profondo. Non aveva senso continuare a farsi del male leggendo la Gazzetta del Profeta.
- Mi stavi ascoltando, mentre ti spiegavo di quel locale a Diagon Alley?- le chiese Fred, con un sorriso dolce.
Hermione annuì e ricambiò il sorriso. – Che è il posto perfetto, ma non sapete come dirlo a vostra madre. Perché non provate con la verità?- chiese lei, con espressione ovvia.
Fred sospirò. – Ciao mamma! Ci siamo finalmente diplomati, i nostri M.A.G.O. sono stati pressoché inutili, per tutto l’anno abbiamo lavorato per realizzare i nostri sogni e alimentare i Tiri Vispi, stiamo per aprire un negozio di scherzi e pagheremo con i soldi della vincita del Torneo Tremaghi che Harry ha ceduto a noi, perché ha un cuore grande così!- canzonò, poi la guardò con un’espressione interrogativa e un po’ sarcastica.
Hermione sorrise. – No, hai ragione: trovatevi una scusa!-
Al fianco di Fred, George sbuffò. – Non esiste una scusa abbastanza plausibile!-
- Ditele una parte della verità!-
- Cioè?- chiese Fred.
Hermione sospirò e sfoderò quel suo tono saccente e autoritario. – Mamma abbiamo dei sogni e grazie al nostro impegno li abbiamo appena realizzati! Hai dei dubbi sui soldi? Se non vuoi sapere, non fare domande! Questa è la nostra strada, l’abbiamo trovata!- concluse, poi alzò l’indice e aggiunse. – Oh, potreste sempre usare Charlie. Lui lavora con i draghi: è un mestiere pericoloso, il vostro no!-
Fred soppesò quelle parole e si voltò verso George, che aveva un’espressione identica alla sua.
- Potrebbe funzionare!- mormorò Fred.
- Sì, Charlie è un ottimo diversivo. Potremmo infilarci dentro anche Percy!-
- No, scoppierebbe a piangere..-
- Giusto..andata per Charlie!-
- Magari risolviamo la cosa prima che arrivino i gufi con i risultati degli esami!-
- Saggia idea! Grazie Granger!- disse poi George, sporgendosi per guardarla.
Fred sorrise. – Sì, grazie Granger! Sei sempre la solita studentessa brillante e geniale!- disse, scompigliandole i capelli.
Hermione sospirò. – Molly cambierà idea su di me, se scoprirà che sono stata io ad aiutarvi!-
- Pensa se scoprisse di Harry e dei soldi!- aggiunse George.
- Meglio tenerla allo scuro di tutti i dettagli!- concluse Fred, prima di bere un lungo sorso di succo di zucca.
George si alzò e poco dopo Fred fece lo stesso. Hermione si girò a guardarlo. Ora che lui se ne stava andando, il pensiero di rimanere sola calò su di lei, permettendo alle tenebre di riemergere. Hermione le scacciò via e sorrise. Fred ricambiò il sorriso e si voltò verso George, per fargli cenno che lo avrebbe raggiunto. Tornò a sedersi accanto a lei e le accarezzò una guancia.
- Che cos’hai?- le chiese.
Hermione scosse la testa. – Niente!-
- Granger, il tuo talento nel mentire non è migliorato molto..-
- Ho avuto un incubo..- confessò lei, prima di potersene pentire. – Mi ha solo scossa un po’, ma sto bene!- assicurò.
Fred la baciò intensamente, come se fossero stati isolati nella Foresta e non in Sala Grande davanti a mezza scuola. Hermione si lasciò trasportare da quel bacio. Sentì le ombre scivolare via. Ricambiò con passione, mentre una nuova forza cominciava ribollirle nelle vene. Lentamente, le labbra di Fred sparirono, ma Hermione non si sentì affatto debole o vulnerabile.
- Va meglio?- le chiese Fred, con un sorriso divertito.
Hermione ricambiò il sorriso e cercò la sua mano. – Sì, adesso sì..- mormorò lei.
- Perché non sei venuta da me?- le chiese, quasi con tono di rimprovero.
- Non volevo svegliarti. E poi mi sono riaddormentata subito..- spiegò Hermione.
La verità era che aveva avuto talmente tanta paura di alzarsi, che era rimasta immobile sotto le coperte. Le sue gambe avevano tremato a lungo. Poi il sonno aveva vinto, e lei era scivolata in una dimensione tranquilla e priva di incubi.
Fred la scrutò per un momento, con sguardo sospettoso, cercando di captare una bugia. Hermione si convinse che lui l’avesse trovata, ma Fred decise di lasciar perdere. Le diede un altro lungo e profondo bacio.
- Ci vediamo dopo le lezioni!- disse, baciandola ancora una volta.
Hermione annuì sulle sue labbra. Era difficile separarsi da lui, soprattutto nei momenti in cui aveva così tanto bisogno di sentirlo vicino. Ma ormai il peggio era passato e lei stava bene. Lo spinse via, sorridendo.
- Sbrigati, o farai tardi!- esclamò Hermione.
Fred scoppiò a ridere. – E non è decisamente un Unicorno Rosa!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Potresti stupire Piton e arrivare in orario!-
Fred arricciò le labbra in una smorfia. – Tanto lui lo trova sempre un motivo per togliere dei punti a me e George!-
- Togline uno alla sua lista!- esclamò Hermione, spingendolo giù dalla panca.
- Va bene, va bene, Granger..vado!- sbuffò lui, lamentandosi.
Le rubò un ultimo bacio e poi si incamminò verso le porte della Sala Grande. Hermione scosse la testa sorridendo e finì la sua colazione. Harry e Ron la aspettavano fuori dall’aula di Trasfigurazione. Erano arrivati prima per esercitarsi negli incantesimi evanescenti. Hermione li raggiunse e aspettò con loro che la McGranitt aprisse le porte.
- Stasera voglio arrivare un po’ prima nella Stanza delle Necessità!- mormorò Harry.
- Perché?- chiese Ron.
- Voglio cercare nei libri un incantesimo per sistemare piccole fratture o per rimarginare una ferita. Potrebbero tornare utili, in caso di guerra!-
Hermione annuì. – Geniale, Harry!- commentò con entusiasmo.
Harry le sorrise e scosse le spalle. – In realtà, è stata Ginny a darmi l’ispirazione!-
- Be’, l’ho sempre detto che mia sorella è un passo avanti a tutti! A parte te, forse..- aggiunse Ron, indicando Hermione.
Tutti e tre scoppiarono a ridere e si avviarono verso le porte aperte dell’aula di Trasfigurazione.
Per tutta la mattina, Hermione riuscì a concentrarsi sulle lezioni. Lo studio la distrasse abbastanza da farle dimenticare i sogni tenebrosi di quella notte. Più le ore passavano, più l’incubo le sembrava lontano. A fine giornata, divenne solo un labile e leggero ricordo.
 
 
 
 
 
 
Hermione guardò la sua lontra volteggiare gioiosa per la stanza. Ci era riuscita! Aveva evocato un Patronus. La Stanza delle Necessità era illuminata dalla luce argentea di chi era riuscito ad evocarli. C’erano una lepre, un cavallo, un cane, una iena..il cervo di Harry, e tanti altri. Si rincorrevano per la stanza, lasciando scie di luce ovunque. Ormai quasi tutti ci erano riusciti. Neville non era riuscito a evocare un Patronus corporeo, ma i suoi scudi rimanevano vividi per molto tempo. I più piccoli, riuscivano a produrre solo degli scudi temporanei. Harry non se ne preoccupò più di tanto. I risultati ottenuti quella sera superavano di gran lunga le aspettative di tutti! Hermione osservò la sua lontra correrle intorno. Era bellissima. Si sentì al sicuro, come se lei la stesse veramente proteggendo. Era fuoriuscita dalla sua bacchetta per farle da scudo e proteggerla. Era la sua funzione. Non c’erano pericoli in vista, ma Hermione pensò comunque che fosse rincuorante averla accanto.
Il cavallo di Ginny per poco non la investì. La ragazza si scusò, sorridendole e salutandola con la mano. Dopo numerosi tentativi, un coyote saltò via dalla bacchetta di George, che cominciò a saltellare in preda all’euforia. Angelina scosse la testa e si passò una mano sul volto. Hermione la sentì mormorare:  – Ma perché a me?-
Harry stava aiutando alcune ragazze del terzo anno di Tassorosso che non riuscivano a rimanere concentrare. Un cane cominciò a inseguire la lontra di Hermione, in una sorta di gioco di caccia. Hermione alzò lo sguardo e vide Ron con la bacchetta puntata sul cane e uno sguardo metà sorpreso e metà spaventato. Hermione scoppiò a ridere e lui incrociò il suo sguardo, sorridendo.
- Miseriaccia, ci assomigliano!- commentò Ron.
Hermione annuì. – Litigano, ma si vogliono bene!- rispose lei.
Ron le sorrise e agitò la bacchetta. Il cane scomparve. Ron voleva esercitarsi a rievocarlo. Hermione pensò che fosse una buona idea, così lasciò che la sua lontra sparisse. Provò a rievocarla e quella apparve al primo tentativo.
Fred si avvicinò a lei e la abbracciò da dietro.
- Hai visto? Ci sono riuscito anche io!- esclamò Fred, indicando la iena.
Hermione sorrise. – E’ fantastica. Ti assomiglia!-
- Molto divertente, Granger!- commentò lui.
Hermione scoppiò a ridere e si girò. Avvicinò il viso a quello di Fred e lo baciò. Lei non poteva vederlo, perché aveva gli occhi chiusi, ma la sua lontra brillava più di prima.
- A cosa hai pensato?- le chiese Fred.
Hermione arrossì. – Io..a noi. Al nostro primo bacio dopo la festa!- ammise.
Fred le sorrise e accarezzò la sua guancia.
- E tu?- chiese Hermione.
Fred aprì la bocca per rispondere, ma quella risposta non arrivò mai. Un forte boato scosse la Stanza delle Necessità. Il lampadario ondeggiò e la luce delle torce fu percorsa da un tremolio. Hermione afferrò la mano di Fred, che la strinse forte a sé. Un altro potente boato fece tremare le pareti. L’ES si riunì in un gruppo compatto. Tutti alzarono le bacchette. Harry era davanti, in prima linea. Ginny si affiancò a lui e, con la mano libera, gli accarezzò una spalla. Fred alzò un braccio e spinse Hermione dietro di sé. La ragazza lottò silenziosamente per tornare al suo fianco, ma lui riuscì a resistere per un po’. Quando il terzo boato scosse la Stanza, Hermione ritornò davanti a lui. Fred le afferrò la mano libera e la strinse.
- Che cos’è?- mormorò Calì.
- Non lo so, ma non promette niente di buono!- rispose Alicia.
Il quarto boato aprì uno squarciò nella porta. Poi ci fu una potente esplosione, e nuvole di polvere si alzarono dalla porta appena distrutta. Pietre e pezzi di legno volarono in tutte le direzioni. Hermione si abbassò di colpo. Fred la strinse fra le sue braccia e la coprì con il suo corpo. Hermione sentì il gruppo tossire e riemergere da quella nube di polvere e detriti. Respirando a fatica, Hermione si alzò, sorretta dalle braccia di Fred.
Quando il fumo di polvere si diradò, davanti all’ES si parò una scena orribile. Un brivido di paura percorse ogni singolo studente presente nella stanza. Hermione strinse con più forza la mano di Fred.
Era finita.
Dall’altra parte dell’entrata appena distrutta, la Umbridge e la sua Squadra di Inquisizione guardavano le loro prede come predatori assetati di sangue. Il sorriso della Umbridge gelò il sangue nelle vene di Hermione. Quando la sua bocca da rospo si aprì, Hermione riuscì a sentire la soddisfazione e la sete di vendetta nelle sue parole.
- Prendeteli!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
 
 
**riemerge dall’ombra**
Sono ancora viva! Scusate il ritardo, ma in questi giorni sto lavorando tantissimo e ho davvero poco tempo per scrivere! In più, internet continua a darmi problemi -.-“ Ha ripreso a funzionare solo oggi!
Bando alle ciance, piccola nota su questo capitolo! Ho deciso di utilizzare la versione cinematografica della cattura dei membri dell’ES, anche se quella del libro, che vede Dobby protagonista, mi piace molto di più! Questa era un po’ più scenica, perciò alla fine mi sono arresa alla versione cinematografica!
Questo capitolo, come avevo già detto, all’inizio era un tutt’uno con quello precedente. Per questo sono un po’ più corti rispetto ad altri. Iniziano a esserci un po’ di descrizioni serie/drammatiche! Lo so, ma non temete! Il lato comico/romantico non mi abbandonerà! Il prossimo capitolo, vi anticipo, sarà quasi interamente dedicato a Fred e George! Capirete perché!
Che dire? Grazie infinite come sempre per la magia che mi regalate ogni giorno con le vostre recensioni e con i vostri incoraggiamenti! Sto conoscendo davvero delle persone speciali in questo fandom! Grazie per condividere tutto questo con me e per essere così magiche! Grazie a tutte quelle fantastiche persone che stanno recensendo/leggendo/seguendo/preferendo/ricordando la storia! Siete tantissimi, non penso nemmeno di meritarmelo! Spero di non deludervi mai! Prometto che mi impegnerò sempre al massimo!
Grazie infinite ancora e al prossimo capitolo!
Baci da Mielandia
Amy 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Fred e George Weasley ***


Capitolo 25
Fred e George Weasley
 
 
 
 
 
 
 
La cattura dei membri dell’ES segnò un punto di svolta nel corso del peggiore anno scolastico di Hogwarts. Da quel giorno, il mondo sembrò precipitare in una caduta libera e inarrestabile, contorcendosi su se stesso come in preda a una terribile tortura. Ogni singolo avvenimento, accaduto dopo la cattura dell’Esercito di Silente, ebbe le sue molteplici conseguenze.
Silente era fuggito. Hermione pensò che fosse troppo sottile come definizione. Harry aveva raccontato a lei e Ron i dettagli della fuga. Non solo era riuscito a scappare, ma si era persino premurato di difenderli e scagionarli. Ciononostante, la Umbridge non diede segno di arrendersi. Dopo la nomina ufficiale a Preside di Hogwarts, il rospo del Ministero assegnò una punizione a ogni membro dell’ES. Tutte le sere, dopo cena, la Sala Grande veniva trasformata. I tavoli scomparivano; al loro posto, apparivano piccoli banchi distanziati, come in occasione degli esami. Ognuno sedeva al proprio posto e scriveva. Cento, mille, diecimila volte, Hermione e i suoi amici furono costretti a scrivere la frase: “Non devo ribellarmi”.
Il primo giorno, furono solo ferite superficiali. Il secondo, sanguinarono per ore. Il terzo sembrarono incise troppo a fondo nella carne. Dal quarto in poi, ognuno comprese che non avrebbe più rivisto la propria mano completamente libera dalle cicatrici. Per quasi due settimane, i membri dell’ES scontarono la punizione in silenzio, senza lasciarsi trasportare dalla rabbia. Tutti riuscirono a mantenere il controllo. Qualsiasi cosa, pur di non dare soddisfazioni alla Umbridge. Harry, Ron e un altro paio di ragazzi erano stati interrogati dalla malefica Preside, ma erano riusciti a non farsi sfuggire nulla.
Le sorti di Marietta, comunque, furono le peggiori. Hermione avrebbe preferito scrivere quella frase con il proprio sangue per mesi, piuttosto che dover convivere con la vergogna di essere stata la traditrice. O la spia. Perché Marietta avrebbe portato per molto tempo il segno di quel tradimento. Furono in tanti a complimentarsi con Hermione per quell’incantesimo. Fred fu il più fiero di tutto, non che la cosa la stupisse più di tanto. George le regalò persino una scatola di Cioccorane. Marietta era controllata a vista dai membri dell’ES. Non la fermavano, non la avvicinavano, non le rivolgevano la parola. Ma la guardavano. E quegli sguardi, per la ragazza, furono una condanna peggiore delle parole stesse. Il peso della sua colpevolezza la costrinse a un lungo soggiorno di due settimane nel suo dormitorio. Cho cercava di convincerla a riemergere e tornare a una vita normale, ma la ragazza non le diede mai ascolto. Hermione pensò, con un pizzico di malvagità, che la prigionia a cui Marietta si era autocondannata avesse i suoi lati positivi: ogni mattina, guardandosi allo specchio, Marietta avrebbe letteralmente visto il volto del tradimento. La parola “spia” sulla sua faccia era un prezzo sufficiente per scontare quella pena.
La rabbia dei membri dell’ES fu implacabile, per quanto limitata a momenti di isolamento, lontani dagli occhi da rospo della Umbridge. Quando la punizione arrivò al termine, però, Hermione si rese conto che la rabbia dei suoi amici aveva subito un cambiamento drastico. Era diventata rassegnazione. Pura e semplice rassegnazione. Il tempo delle ribellioni era finito. Non avevano più mezzi per farsi gioco del Ministero e non avevano più vie di scampo. Non potevano più allenarsi. D’ora in poi, se la sarebbero dovuta cavare solo con le loro forze. La vera sfida era appena cominciata. Lontano dall’impegno delle riunioni, Harry tornò a sentirsi inutile e impotente. Non aveva più un modo per aiutare gli altri, non aveva più il potere di convincerli a lottare per la verità.
Non avevano più Silente. Quella consapevolezza gravò su Hermione per molte settimane. Il Preside se ne era andato, senza dire molto. Non aveva lasciato istruzioni, non aveva dato a Harry un consiglio. Era semplicemente sparito. Cosa potevano fare loro?
Lentamente, ma con la stessa minacciosità delle nuvole cariche di tempesta, l’impero della Umbridge ebbe inizio. Gli studenti vennero soggiogati da quel gioco di potere e le ribellioni cessarono. La Preside, alla fine, era riuscita nel suo intento: prendere Hogwarts. Nessuno aveva più voglia di ribellarsi o dimostrare le proprie convinzioni. Chi aveva delle opinioni contrastanti con quelle del Ministero, se lo teneva per sé. La squadra di Inquisizione, formata soprattutto da membri della Casa Serpeverde, aveva dato inizio a una politica di terrore. Gli studenti perdevano punti per ragioni assurde, venivano puniti senza motivo e scappavano ogni volta che Malfoy era nei paraggi. Hermione provò più volte la tentazione di spaccagli la faccia ma, sfortunatamente, c’era sempre qualcuno a fermarla. Ogni volta che Malfoy girava per i corridoi con il mento appuntito sollevato e il sorriso spocchioso, con la sua aria di importanza e la spilla bene appuntata sulla veste, Hermione digrignava i denti e cominciava a camminare nella sua direzione. E qualcuno la afferrava. Sempre.
“E’ quello che vuole!”
“Ci sta provocando”
“Finirai nei guai!”
“La Umbridge non aspetta altro!”
Tutti avevano sempre qualcosa da dire. Tranne Fred. Lui la fermava e basta. La afferrava per il polso e la trascinava con delicatezza nella direzione opposta. Poi le sorrideva. Hermione ritrovava la sua calma in quel sorriso, ma aveva ben poche cose a cui aggrapparsi per non cedere alla rabbia e dare fuoco alla Umbridge. Fred sapeva giocare bene le sue carte e riusciva sempre a distrarla. Ma quanto avrebbero resistito? Cosa sarebbe successo da lì alla fine della scuola? Dov’era Silente?
Erano soli. Harry lo diceva spesso, Hermione negava, Ron imprecava, ma entrambi cercavano di dissuaderlo da quell’idea. Un’idea che Hermione condivideva. Appieno. Erano soli e non sapevano cosa fare. Ogni aiuto sembrava lontano. L’Ordine sembrava semplicemente il riflesso di un fantasma distante e inafferrabile. Nessuno era lì per aiutarli.
Un giorno, aveva sfogato quella frustrazione con Fred. Si era rinchiusa nell’ala isolata del sesto piano, aspettando di calmarsi. Lui l’aveva cercata per tutto il giorno, e l’aveva trovata lì, seduta per terra davanti al camino acceso, mentre si rigirava la bacchetta fra le dita. E lei era esplosa. Fred le aveva semplicemente chiesto se andasse tutto bene e la risposta di Hermione era stata un lungo e straziante monologo su quanto si sentisse abbandonata, isolata e impotente. Non avevano più mezzi per ribellarsi, non avevano più armi. Erano soli, lasciati al proprio destino come polvere spazzata dal vento. Hermione aveva riversato quelle parole come veleno, un veleno che doveva far uscire dal suo corpo perché la stava infettando. Doveva dirlo, doveva sputarlo fuori, ma Fred era l’unica persona con cui potesse farlo. Aveva atteso, cercando di sopprimere da sola quel veleno e non ci era riuscita. Così, nel tempo di un battito di ciglia, il suo vaso di autocontrollo era esploso. E lei aveva buttato fuori tutto, senza urlare, senza piangere. La sua voce era carica di rabbia e le sue parole piene di veleno, ma non aveva urlato, né pianto. Fred l’aveva ascoltata, senza mai distogliere lo sguardo, senza mai interromperla. Non si era mai distratto, aveva assorbito tutto quel veleno. Ad ogni parola, Hermione si era sentita più leggera. Più sana. Era come se il suo sangue fosse stato infettato. Ad ogni goccia di rabbia che sputava fuori, Hermione sentiva il suo sangue liberarsi di quella sostanza nera e infetta che lo aveva appesantito. E Fred aveva assorbito quel male, aspettando che lei finisse di gettarlo via tutto. Aveva atteso fino alla fine, fino a quando le braccia di Hermione si erano abbassate e lei aveva chiuso le labbra, esausta, ma libera. Poi aveva allungato una mano e aveva afferrato la sua. L’aveva stretta in un abbraccio profondo e consolatorio. Hermione si era rifugiata fra quelle braccia, come in cerca di una promessa. Il veleno era scomparso del tutto. La rabbia era scivolata via. Che cosa rimaneva? Tutto, tranne una speranza. Non avevano niente a cui aggrapparsi. Non avevano niente in cui sperare. Forse. O forse no. Lei aveva Fred. Era la sua speranza. La sua promessa. Era qualcosa a cui aggrapparsi. Fred aveva dato voce a quei pensieri prima ancora che lei potesse realizzarli nella sua stessa mente. Le aveva detto che la amava. Che tutto sarebbe andato bene. Che c’era ancora speranza. Che ci sarebbe sempre stata. E tutto era finito.
Il veleno era scomparso, per davvero. Hermione si era lasciata andare, cullandosi nell’abbraccio di Fred. Era finita. La rabbia era svanita. Rimaneva la speranza. Per lei. Ma per gli altri? Hermione aveva pensato spesso, in quel momento, al resto della scuola. In particolare, aveva pensato a Harry e Ron, e Ginny, e Luna e i membri dell’ES. A loro cosa restava?
C’era ancora una speranza. Avrebbero trovato anche loro il coraggio di andare avanti e sperare. Avrebbero trovato qualcosa a cui aggrapparsi. La ribellione non era finita. La vera ribellione doveva ancora cominciare. La Umbridge non avrebbe vinto. La rabbia degli studenti era ancora troppo forte. Sotto la cenere della delusione e della sconfitta, le braci di quello spirito ribelle erano ancora accese. Serviva solo un vento abbastanza forte da riaccenderle. Servivano solo il vento e nuova rabbia da bruciare. Come legna, fuoco e braci. Serviva una fiamma e serviva del legno secco e arido che prendesse fuoco. Serviva un pretesto. Avevano bisogno di un nuovo inizio.
Sarebbe arrivato. Hermione, quel pomeriggio nell’ala del sesto piano, stretta fra le braccia di Fred, non lo poteva sapere. Ma sarebbe arrivato.
Sarebbero arrivati vento, fiamme e legna da bruciare. Speranze, pretesti e coraggio.
 
 
 
 
 
 
 
Fred e George aspettavano Lee nella Stamberga Strillante. Quel finesettimana a Hogsmeade era stato annullato, ma non per loro. Riuscire a infilarsi nel passaggio segreto sotto al Platano Picchiatore senza essere notati era stata un’impresa. Lee era uscito dalla Stamberga per arrivare fino al villaggio. Fred e George erano braccati dagli uomini della Umbridge e anche dal Ministero. Essendo dei Weasley, erano automaticamente sospettati di cospirazione contro il Ministero e di essere alleati di Silente. Farsi vedere in giro a Hogsmeade, quando gli era stato espressamente vietato di andarci, non era saggio. Lee poteva passare inosservato e loro avevano assolutamente bisogno di una cosa che potevano trovare solo al villaggio.
- Che scusa hai usato con Hermione per sgattaiolare qui?- chiese George. Spazzò con la mano della polvere dallo scalino del primo piano della pericolante casa e poi si sedette.
Fred guardò il gemello con un ghigno. – Nessuna. Le ho detto la verità!-
- Scherzi?-
- Ok, una parte della verità!- ammise Fred, mimando il concetto con le mani.
George sospirò. – Ci uccideranno!-
- Sì...-
- Niente da dire in proposito?-
- Perché, tu hai qualcosa da dire?-
- No..solo che..- ma George non terminò la frase. Si grattò la fronte e alzò lo sguardo sul gemello. – Non abbiamo scelta!-
Fred annuì. – Capiranno!-
- Ne sei sicuro?-
- No – ammise Fred. – Ma possiamo sperare.. –
George sorrise e, in quel momento, Lee rientrò nella Stamberga. Aveva il mantello bagnato di pioggia e i capelli fradici. Sotto la stoffa scura e fredda del mantello, nascondeva un pacco quadrato ricoperto di carta e stretto con dello spago. Lo allungò a Fred, che lo sventolò e ringraziò Lee con un sorriso che il suo migliore amico non ricambiò. Lee, da giorni, era fin troppo serio. Vedere Lee incapace di ridere e scherzare era devastante. E la colpa era proprio di Fred e George. Da quando avevano condiviso con Lee il loro piano, il ragazzo era diventato triste e rassegnato. Stava per dire addio ai suoi migliori amici prima del previsto.
Meglio non pensare a come reagirà Hermione..
- Siete sicuri?- chiese Lee, per l’ennesima volta.
Fred e George annuirono.
- Funzionerà?-
Fred scosse le spalle. – Probabilmente sì!-
- E’ un po’ poco!- ironizzò Lee.
- E’ sufficiente!- replicò George, alzandosi. – Lee, davvero, grazie!-
- Ci dispiace davvero..- aggiunse Fred.
Lee annuì. – Non dico il contrario. Sono solo..be’, sono dalla vostra parte. Come sempre. Ma state attenti. E poi..-
Fred appoggiò una mano sulla spalla dell’amico. – Ascolta, sei sempre il nostro migliore amico!-
- Non volevo dire questo..- mentì Lee.
George sorrise e si avvicinò. – Devi prendere il nostro posto a Hogwarts!-
- Una gloria breve: due mesi di scuola! Potevate andarvene prima!- si lamentò Lee, con sincero rammarico e divertimento.
Vederlo scherzare, per Fred e George fu un sollievo. Sembrava essere tornato il vecchio Lee. Lo era in quel momento più di quanto lo fosse stato negli ultimi giorni.
- Cosa devo fare?- chiese Lee, seriamente.
- Pensare come noi!- rispose Fred.
- Ti è sempre riuscito bene!- aggiunse George.
- Inoltre hai le basi –
- Ti abbiamo lasciato tutto nel solito nascondiglio –
- Segui la regola Weasley: se pensi che sia troppo rischioso, non farlo. Se pensi che sia troppo facile, peggioralo!-
- Occhio a Malfoy. Quel verme schifoso sa come giocare sporco!-
- Faremo in modo di schierare tutti dalla tua parte –
- Devi solo portare avanti il gioco per noi!- concluse George.
Lee annuì. – Tutto questo è una passeggiata. Hermione e Angelina?-
Il silenzio che seguì quella domanda, fu per Lee una risposta molto chiara. Fred aveva sentito una morsa ghiacciata nel petto al suono di quel nome. Lo stesso valeva per George. Loro erano un problema che Lee non poteva risolvere.
- Ce la caveremo..- rispose George, dopo un po’. Fred annuì, ma non aggiunse altro.
Lo sguardo comprensivo e un po’ preoccupato di Lee gettò all’aria l’ottimismo dei gemelli. Li guardava come se fossero cuccioli feriti da accudire, come se gli facessero una gran pena.
- Lee, smettila!- sbottò George, con un mezzo sorriso.
- Rischi di convincerci che ti preoccupi davvero per noi!-
Lee sfoderò un ghigno poco convincente. – No, miei cari cervelli di Troll. È per quelle due che mi preoccupo!- mentì.
Fred e George presero insieme la stessa decisione senza nemmeno consultarsi con uno sguardo. Abbracciarono Lee, stringendolo in una morsa soffocante, ma di conforto al tempo stesso. Cercarono di infondergli lo stesso coraggio che loro avevano ritrovato in quella decisione. Cercarono di trasmettergli quella scintilla di speranza che avevano tutta l’intenzione di riaccendere nel mondo. Forse ci riuscirono. O forse Lee finse solo di asciugarsi una lacrima. Avevano condiviso sette splendidi anni insieme. Lee sapeva che non sarebbe finita lì. Quello non era un addio. Era solo l’inizio di un’avventura più grande. Potevano cambiare il mondo, insieme. Infondo, erano i gemelli Weasley. Erano abituati a lottare e sognare. Li aspettava una sfida molto dura. Anzi, li aspetta una serie di sfide difficili e pericolose.
La prima di queste era affrontare le uniche persone al mondo che avrebbero protetto a costo della loro stessa vita. 
 
 
 
 
 
 
 
Hermione strinse le dita nelle tasche del mantello. Nonostante i guanti e la stoffa pesante del mantello, le sue mani stavano congelando. La Foresta ondeggiava silenziosa. Il vento gelido aveva spazzato via le nuvole dal cielo, ma non aveva permesso al sole di scaldare l’aria. Hermione sbatté i piedi un paio di volte per aiutare il sangue a circolare di nuovo correttamente. Era davvero freddo, per essere quasi maggio. E con tutti i posti riparati, caldi e pieni di fuochi accoglienti presenti nel castello, Fred le aveva chiesto di venire ai limiti della Foresta Proibita, a un centinaio di metri dalla capanna di Hagrid. Le aveva dato appuntamento di fuori, al freddo, in una giornata ventosa. Ed era pure in ritardo! A volte si chiedeva perché lo amasse. Poi però evitava di rispondere: implicava riflessioni troppo contorte e che l’avrebbero comunque portata a sottolineare il fatto che, per lei, era impossibile non amarlo! Era quello il punto cruciale.
Sbuffando, Hermione scalciò un sasso e lo spedì nel fitto della foresta.
- Granger, non prendertela con chi non può reagire!- esclamò Fred alle sue spalle.
Hermione si voltò di scatto. Fred camminava sorridendo, il vento scompigliava i suoi capelli rossi, che si agitavano nell’aria come fiamme vive. Hermione provò un senso di calore nel guardarli. Forse era quella somiglianza con le fiamme, a scaldarla, o forse era Fred in generale! Evitò di porsi il dilemma.
- Lo sai che dentro al castello abbiamo un posto chiamato Sala Comune, dove c’è un camino e dove fa caldo, vero?- sbottò Hermione.
Fred si avvicinò e le accarezzò una guancia gelida con la mano ricoperta dal guanto. – Sì, ma qui è più sicuro!-
Qualcosa in quelle parole e nell’espressione di Fred, allarmò Hermione. Fred sorrideva, ma non era nemmeno paragonabile al sorriso che solitamente le rivolgeva. Sembrava distante e preoccupato, come se avesse paura di qualcosa. Di dire qualcosa.
- Che succede?- chiese lei seria.
- Non ti sfugge niente, eh!-
- Ormai ti conosco troppo bene –
- Vieni..- disse Fred, prendendola per mano.
In silenzio, si addentrarono nella foresta. Il vento cessò di tormentare i capelli e il viso di Hermione. Tra gli alberi riuscirono a trovare un po’ di riparo, ma il freddo rimase comunque pungente. Camminarono fino alla vecchia radura recintata dove Hagrid aveva mostrato loro gli Ippogrifi. Hermione pensò a Fierobecco e quel pensiero la rimandò quasi subito alla stanza nella soffitta di Grimmauld Place. Qualcosa si contorse nervosamente nel suo stomaco. Quel pensiero venne sostituito dall’espressione distratta di Fred. Non le piaceva per niente.
Si avvicinarono al muretto di pietra ormai quasi distrutto dalle intemperie. Fred sedette e Hermione rimase in piedi davanti a lui. Le loro mani rimasero unite.
- Che succede?- ripeté Hermione.
- Comincerò con un fatto molto importante – annunciò Fred, un po’ serio un po’ divertito.
- Ok, ti ascolto!- commentò Hermione.
- E devi farmi una promessa: tienilo a mente fino alla fine, ogni volta che sentirai il bisogno di prendere la bacchetta e uccidermi, aggrappati a questo pensiero. Siamo d’accordo?-
Hermione fu tentata di rispondere no. – Sì..- mormorò, alla fine.
Fred le sorrise, un sorriso autentico. – Fingerò di crederci..-
- Quale sarebbe questo fatto?- chiese lei.
- Ti amo – disse Fred.
Hermione rimase immobile, aspettandosi che aggiungesse altro. Quelle parole la spaventarono. Un discorso iniziato in quel modo non avrebbe portato a nulla di buono. Se lo sentiva dentro.
- Ti amo anche io – rispose, azzardando un sorriso.
- Bene, allora tieni a mente anche questo!- scherzò Fred.
Suo malgrado, Hermione sorrise di nuovo. – Parla..- lo incitò.
Fred prese un lungo sospiro. – Scegli tu: parto con le spiegazioni e arrivo alla conclusione, o parto dalla conclusione e poi aggiungo le spiegazioni?-
- Weasley, questo tuo continuo tergiversare mi sta mandando in paranoia!- sbottò Hermione.
- Questo è il classico esempio di un momento in cui dovresti aggrapparti alle parole di prima!- puntualizzò Fred.
Hermione chiuse gli occhi sospirando, concentrandosi realmente su quella promessa fatta. Poi li riaprì e alzò una mano. – Ci sono! Parti con la conclusione –
- Sicura?-
- Sì –
Di nuovo, Hermione avrebbe voluto dire no. Ma lo tenne per sé.
Fred la guardò intensamente. Poi le sue labbra si aprirono. – Io e George stiamo per andarcene –
Un soffio di vento riuscì a penetrare dal folto degli alberi. Gli aghi di pino si mossero attorno alle gambe di Hermione e i suoi capelli si spostarono di lato. Un odore forte di pece le arrivò alle narici. Hermione lo aveva sempre trovato buono, selvaggio. Sapeva di natura. Ma in quel momento non catturò i suoi sensi.
Le parole di Fred volteggiarono nell’aria, spazzate via dal vento. Hermione le immaginò scivolare nella Foresta Proibita, lontane, trasportate dal vento. Un sussurro nella foresta. Invisibili. Distanti. Eppure reali.
- Cosa?- mormorò Hermione. Nonostante nella sua mente stesse sorgendo una guerra imperiosa fra tante sensazioni contrastanti, il suo viso rimase immobile e impassibile.
Fred piegò la bocca in un mezzo sorriso privo di qualunque tipo di allegria. – Io e George stiamo per lasciare Hogwarts – ripeté.
Questa volta, le parole non volarono via. Non c’era più vento. Erano costrette a rimanere immobili, esattamente lì, fra lei e Fred. Sospese in un attimo fra tempo e spazio, immutabili. Erano parole così difficili da capire. Era una frase priva di ogni logica. E Hermione odiava non capire.
- In che senso “lasciare”?- chiese, sempre immobile come una statua di cera.
- Abbiamo un piano ed è piuttosto sicuro. Abbiamo deciso di non finire la scuola e di tornare a casa. Mamma ci ucciderà, ma il negozio è pronto –
Hermione lo sapeva. Fred glielo aveva detto una settimana prima. Era un dettaglio che rientrava nell’elenco dei fatti di cui era conoscenza.
Hermione sospirò e aprì la bocca, poi la richiuse. Non sapeva cosa dire. Non ancora. Fred la osservò per un momento, ma non aggiunse niente. Aspettò che lei assorbisse quella confessione. Hermione fu più veloce del previsto. Milioni di immagini si riversarono nella sua mente.
Passato. Presente. Futuro. Arrivarono tutti insieme. Lei e Fred, le cose che avevano vissuto fino a quel momento, dal momento più semplice a quello più indimenticabile. Lei e Fred immobili e silenziosi in una foresta fredda. Lei e un castello senza Fred. Lei senza lui.
- No!- esclamò Hermione all’improvviso.
Fred sospirò. – Mi aspettavo questa risposta..-
- Bene, allora ritira quello che hai detto!- disse lei.
Fred allungò una mano per accarezzarle la guancia e Hermione si ritrasse. Non aveva nemmeno pensato di farlo. Agì e basta. Nello sguardo di Fred non lesse la delusione. Solo una bruciante e triste consapevolezza. Aveva previsto anche quello. Aveva previsto ogni cosa. E, seppure dolorosamente, lo stava accettando.
- Non ho scelta!- disse Fred.
Hermione sbuffò e la sua mano sfuggì da quella di Fred. – Sì, ce l’hai!-
- Non capisci..-
- Non c’è niente da capire, Fred!- esclamò lei, interrompendolo.
- Hermione, se potessi fare diversamente, lo farei! Te lo giuro..- rispose lui, lo sguardo serio, ma sereno. Troppo sereno.
Quella consapevolezza piovve su Hermione come acqua gelata. Non le stava confessando tutto per chiedere il suo aiuto. Non stava condividendo il suo piano per rifletterci con lei e chiedere consiglio. No. Era molto peggio. La stava preparando. Le stava semplicemente dando il tempo di accettarlo, di farsene una ragione.
- Non cambierai idea – mormorò Hermione, mentre la sua voce si incrinava. Non era una domanda, Fred lo sapeva.
Lui annuì e Hermione fu investita da una rabbia così logorante che quasi le fermò il cuore. Non poteva andarsene. Non poteva lasciarla. Il sangue ribollì nelle sue vene. Qualcosa nei suoi occhi si incrinò. Come una crepa su un vetro. E improvvisamente vide il mondo attraverso quella crepa. I ricordi di momenti felici si spezzarono. Quella felicità era destinata a scomparire? Che ne sarebbe stato di loro? Attraverso la crepa, il mondo era gelido. Le fiamme erano lontane. Il vetro si sarebbe rotto o avrebbe resistito?
Fred allungò la mano. Questa volta, Hermione non si ritrasse. Rimase immobile, gli occhi fissi in quelli di Fred. Lasciò che le sue dita sfiorassero la sua pelle. Quel contatto, seppur labile, ebbe l’effetto di un balsamo. Per un momento, Hermione scordò la rabbia.
Quel contatto..
Quando sentirai di nuovo le sue dita sfiorarti?
E la rabbia tornò. Fred sembrò leggere quel lampo d’ira nei suoi occhi. Cercò il suo sguardo e le rivolse un sorriso, sicuro, fiero e così profondo che Hermione si chiese cosa stesse per dirle.
- E’ il momento..aggrappati a quel pensiero!- sussurrò Fred.
Hermione chiuse gli occhi. Lo amava. Lui amava lei. Strinse i pensieri attorno a quella realtà. Nodi stretti, difficili da sciogliere. Ma la rabbia tornò, di nuovo. Fu come Ardemonio. Non sciolse i nodi, li bruciò. Arse ogni cosa, implacabile. Non poteva aggrapparsi. Non aveva niente da afferrare..
- Non posso..tu non puoi andartene!- esclamò, riaprendo gli occhi. – Che cosa ne sarà della scuola, della tua famiglia, di me?-
Alzò la voce su quell’ultima domanda, indicandosi.
- Non cambierà niente!- esclamò lui, la voce sicura.
Hermione si scostò bruscamente, indietreggiando. – Perciò cosa farete? Uscirete dalla porta, salutando tutti con la mano?- sbottò sarcastica. Più quella discussione andava avanti, più la sua voce si alzava.
- No, abbiamo un piano, ma non posso dirtelo. Meno sai meglio è..non voglio che la Umbridge se la prenda con te!-
- Una preoccupazione alquanto ipocrita, visto che stai per abbandonarmi qui tra le sue grinfie!-
Quelle parole le sputò fuori come veleno dal sapore amaro e acre. Sentì la bile invaderle la gola. Era così arrabbiata da non controllare nemmeno il ritmo del suo respiro.
Per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare, vide negli occhi di Fred un dolore che sembrava il riflesso del suo. Stava per andarsene. Hermione sapeva quanto avesse sofferto per prendere quella decisione. Ma l’aveva presa. Questo non placava la sua ira.
- Sai che mi preoccupo per te. Sei solo troppo arrabbiata per accettarlo adesso!-
- Oh, giusto..- sbottò lei con sarcasmo. – Perché sono io quella che ti sta voltando le spalle!-
- Non è a te che sto voltando le spalle!-
- Però stai per andartene, questo non cambia le cose!-
- Le cambia, invece!- esclamò Fred. – Non sto scappando da te!-
- Perché non me l’hai detto prima?- chiese Hermione, cercando di controllare il suo tono di voce.
Fred sospirò con espressione ovvia, indicando entrambi. – Per questo. Avresti fatto di tutto per impedirmelo!-
- Cosa ti fa pensare che non lo farò anche ora?-
- Non puoi farlo. Ho già scelto..non ti sto abbandonando!- aggiunse, alzandosi dal muretto e avvicinandosi a lei.
Di nuovo, il corpo di Hermione reagì prima ancora che lei potesse dare un ordine. Indietreggiò di un altro passo, allontanandosi da lui. Fred rimase immobile, e le rivolse un mezzo sorriso. Perché era così tranquillo? Perché non capiva la rabbia di Hermione? Perché non cambiava idea? Questo la fece infuriare ancora di più.
- Te la caverai. Mancano solo due mesi alla fine della scuola. Due mesi, e poi tornerai a casa. Tornerai da me!- disse.
- Appunto, mancano due mesi!- sbottò Hermione. – Che senso ha andarsene ora? Cercate di resistere fino alla fine, se solo..- ma si interruppe, prendendosi il viso fra le mani e passandole fra i capelli.
- Aspettare non ha senso. Abbiamo trovato la nostra strada, il negozio è pronto. Non possiamo rimanere. L’unica ragione per cui vorrei restare, sei tu!-
- Allora rimani!- gridò lei, sforzandosi con tutta se stessa di non lasciar trasparire la supplica che le pulsava nel cuore.
- Non posso..- mormorò lui.
In quelle parole, Hermione sentì di nuovo il dolore che lo stava logorando. Aveva preso quella decisione, ma quanto gli era costata? Quanto avrebbe sofferto ad andarsene? Per un momento, la furia di Hermione sfociò in una corrente molto più impetuosa: quella del dolore. Lei avrebbe sofferto, e lui? Sì, anche Fred sarebbe stato male. Quella fuga aveva un caro prezzo da pagare. Ma allora perché Hermione era così egoista? Perché stava pensando solo a se stessa?
Egoista. Ma innocente. Un’innocente egoista. Non era lei quella che stava scappando. Era lui. Mentre quei pensieri la tormentavano, la voce di Fred arrivò a farsi largo nella tempesta che aveva nella sua mente.
- Questo sarebbe comunque stato il nostro ultimo anno insieme – disse Fred, calmo. – Dovremo farci l’abitudine. Hai ancora due anni da trascorrere qui, e io non ci sarò. Saremo distanti, ma non per questo le cose cambieranno. Io ti amo! E questa è una cosa che non cambierà, mai!-
Dolore. Un’onda così potente da infrangersi su ogni fibra del suo essere.
Abbandono. Perché se ne stava andando.
Rabbia. Perché era stato lui a volerlo.
Hermione strinse le braccia al petto con forza. Sentì le costole dolere sotto la sua stretta, ma non si decise a rilassare la presa. Il suo cuore perse un battito, mentre immagini, suoni e sensazioni si mescolavano nella sua mente, in un vortice impetuoso, la cui estremità sembrava precipitare in un’oscurità così profonda e lontana da spaventarla. Aveva paura di soffocare, aveva paura di non riuscire a riemergere. Aveva paura.
Ma Fred aveva ragione. Due anni. Due anni lontana da lui. Tanto valeva cominciare a fare i conti con quella prova da superare. Però no, no era troppo presto! Avevano ancora due mesi da trascorrere insieme a Hogwarts! Non poteva portarle via anche questo. Non poteva. Sentì una lacrima scorrerle sulla guancia. Alzò lo sguardo, nel silenzio più assoluti. E vide i suoi occhi. Erano carichi di quello stesso dolore che la stava uccidendo. Eppure erano profondi, sinceri. Sicuri. Lui sapeva. Sapeva che le cose non sarebbero cambiate. L’amore che condividevano non sarebbe scomparso.
Ma lei aveva paura. Aveva troppa paura.
Hermione aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Le era stato portato via tutto. La forza di pensare. Il coraggio di agire. La voce per piangere e gridare. Tutto, ogni singola cosa. Eppure quegli occhi erano ancora lì. Fred era lì. Per quanto ci sarebbe stato? Un giorno? Due? Una settimana? Una vita intera? Che differenza avrebbe fatto salutarlo ora o salutarlo fra due mesi? Era una cosa così stupida..eppure così dolorosa.
Accadde in un secondo. Non seppe mai se fosse stata lei a muoversi per prima, o lui, ma Hermione si ritrovò improvvisamente fra le sue braccia. E tutto crollò. Ritrovò la forza di piangere. Senza grida, senza singhiozzi, un pianto silenzioso. In quel silenzio giaceva una disperazione che non sarebbe mai riuscita a gridare a voce alta. Si rifugiò fra le braccia di Fred, afferrò con le mani il suo maglione e lo strinse. Il suo unico appiglio. Contorse la stoffa fra le dita, come se bastasse a fermarlo, come se se ne stesse andando proprio in quel momento. Le lacrime scorrevano rapide sul suo viso, salate e bagnate, traditrici di un dolore che le stava bruciando le vene. Non era pronta. Non era pronta a lottare senza di lui. E questo era solo l’inizio, lei lo sapeva. E se fosse arrivata la guerra? Cosa avrebbe fatto? Cosa sarebbe successo il prossimo anno? E quello dopo ancora?
Aveva bisogno di tempo. Adesso come non mai.
Fred le accarezzò dolcemente i capelli. Sotto l’orecchio di Hermione, il cuore di Fred batteva rapido. Aveva il fiato corto. Quanto gli era costato, tutto questo? Quanto stava soffrendo?
Hermione decise di abbattere il muro del suo egoismo e sollevò lo sguardo, smettendo di piangere. Alcune lacrime leggere scivolarono fuori dai suoi occhi. Incontrò lo sguardo di Fred e lo vide sorridere. Non era un sorriso luminoso. Era un sorriso triste. Bagnato. Vedere quelle lacrime fu come ricevere un pugnale in pieno cuore.
- Mi hai fatto una promessa..- sussurrò Fred, passando un dito sulla sua guancia.
Era vero. Aveva promesso di aggrapparsi a quelle parole. Ti amo.
Hermione annuì. – Lo so..- mormorò, la voce roca.
- Non dimenticarlo. Mai. Sono solo due mesi..-
- Sono troppi..-
- Sono nulla in confronto al resto! Abbiamo tutta la vita davanti!-
- Non puoi saperlo!- esclamò lei.
- Lo so, invece. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, te lo prometto!-
- Come fai a esserne sicuro? Come fai a prometterlo?- chiese lei, mentre nuove lacrime lasciavano i suoi occhi.
Fred le sorrise. – Perché ti amo. Perché è questa la vera promessa..- sussurrò.
- Vorrei poterti fermare..- mormorò Hermione.
- Non lo farai?-
- No..- rispose lei. – Sono ancora arrabbia!- precisò subito, facendo sorridere Fred. – Ma non ti fermerò..-
Fred le sorrise, accarezzandole la guancia. – Ho un paio di indicazioni da lasciarti e qualche avvertenza. Ma se non te la senti ne parliamo più tardi!-
- No, dimmelo ora!- ribatté lei, annuendo.
- Diciamo fra un minuto..prima devo fare una cosa- sussurrò lui.
E poi la baciò. Per Hermione, fu come crollare a terra esausta e ritrovare forza allo stesso tempo. Le sue gambe cedettero a quella debolezza, ma le sue braccia corsero ad aggrapparsi alle sue spalle, desiderose di sostenersi, forti abbastanza da resistere. Fred la strinse fra le braccia. Il bacio diventava infuocato ogni secondo di più. Il corpo di Hermione non sapeva ancora se crollare o rigenerarsi. Era spaccata a metà fra il dolore e la rabbia ancora presenti, anche se labili, e la consapevolezza di quella promessa le cui fiamme si erano riaccese con le labbra di Fred. Le dita di Hermione risalirono verso l’alto e si persero fra le spire infuocate dei suoi capelli. Il corpo di Hermione scelse la forza. Scelse le fiamme. Le sue gambe tornarono dritte e di nuovo stabili. Ricambiò il bacio, prendendone il controllo. Intrecciò la lingua a quella di Fred, assaporando la sua bocca, lasciando che il profumo di cannella le sfiorasse i sensi. Per due mesi non avrebbe potuto più baciarlo. Per due mesi non avrebbe più potuto cercare il suo sguardo e vedere il suo sorriso. Una prigionia di due mesi. Poteva sopravvivere. Eccome se poteva! Era Hermione Granger. Era abbastanza forte da lottare e vincere. Amava Fred abbastanza da sapere di poterli superare e uscirne vittoriosa.
Le loro labbra si univano e si allontanavano, in una danza incessante e ardente. Nessuno dei due riusciva a interrompere quel gioco, nessuno dei due riusciva a resistere alla tentazione di catturare le labbra dell’altro, di nuovo. La sua bocca era ossigeno. Hermione non si preoccupò di respirare. Tutto ciò di cui aveva bisogno era Fred. Non le serviva altro. Voleva congelare il tempo, fermarlo lì, in quella foresta, mentre il sole cominciava a scendere oltre le montagne, senza essere visto, perché i suoi raggi non potevano oltrepassare i fitti rami degli alberi. Erano isolati, in uno spazio così immobile da sembrare sospeso nel tempo. Hermione avrebbe voluto fermarlo veramente. Rimanere in quello spazio eterno, sospeso fra il tramonto e la notte, sembrava la soluzione migliore del mondo. Ma dovevano andare avanti.
Hermione allontanò la bocca da quella di Fred, per incontrare i suoi occhi. Il dolore sembrava svanito dalle iridi di entrambi. Erano scivolati nell’oblio, quello che apparteneva a loro soltanto, quell’oblio di fiamme rosse e azzurre.
- Ti stavo dicendo che..- mormorò Fred, la voce roca.
Hermione lasciò scorrere le mani sulle sue spalle e arrivò al laccio del mantello. Con un gesto rapido lo sganciò e il mantello di Fred cadde sul muschio e sulla terra fredda della foresta, sollevando gli aghi di pino lì intorno.
- Magari te lo dico più tardi..- si corresse Fred.
Hermione sorrise. – Buona idea, Weasley..-
Nel silenzio della foresta, solo gli alberi erano testimoni di quel momento. Hermione lo afferrò per il maglione e lo trascinò sul soffice manto di muschio e aghi. La terra era fredda, ma a lei non importava. Fra le braccia di Fred c’era quella promessa, quel calore che solo lui poteva mantenere in vita. C’era la promessa che si erano fatti. C’erano loro. Insieme. Hermione lo sapeva. Era troppo debole per ammetterlo, in quel momento, ma sapeva benissimo che sarebbe sempre stato così. Vicini o distanti, non aveva importanza. Sarebbero stati insieme. In un modo o nell’altro, sarebbero riusciti ad aggrapparsi a quella promessa. Hermione avrebbe usato tutta la sua forza e tutto il suo coraggio.
Avrebbe cercato le sue braccia, consapevole che le avrebbe sempre trovate.
 
 
 
- E resta fuori dai guai!- esclamò Fred, per l’ennesima volta.
Hermione sbuffò. – Quello è un consiglio che dovresti dare a te stesso!-
Con la mano, Hermione scosse i suoi ricci e un’altra cascata di aghi di pino cadde sul muschio. Fred allungò una mano e ne tolse uno incastrato in un boccolo. Erano seduti uno di fronte all’altra, Hermione aveva le gambe su quelle di Fred, e stavano cercando di liberarsi di terra, aghi di pino e foglie. Fred le dava istruzioni da quasi venti minuti.
- Lee ha tutti i mezzi per creare un po’ di caos..ci saranno sicuramente studenti che lo seguiranno! Tu..-
- Resto fuori dai guai..sì papà..- borbottò Hermione.
Fred le sorrise. – A meno che tu non voglia trasformare la cena di Goyle in un viscido insieme di insetti!-
Hermione rimase a bocca aperta. – C-osa? Come..-
- Me l’ha detto George!-
- Che bastardo..-
- E’ il mio gemello, cosa ti aspettavi?-
Hermione alzò gli occhi al cielo e spazzò un po’ di terriccio dalle calze.
- E se la Umbridge fa domande?- chiese Fred, puntandole un dito contro.
- Io fingo di non sapere nulla!- rispose Hermione, diligente.
- E se Malfoy ti da fastidio?-
- Lo costringo a ingoiare una lumaca!-
- E se McLaggen ti chiede di uscire?-
- Gli regalo una scatola di Pasticche Vomitose, ma solo dopo aver tolto la metà che serve a guarire!- aggiunse lei, con un sorriso.
- Mi piace questa idea, Granger!- commentò Fred, sporgendosi per sfiorarle le labbra.
- Ogni tanto posso essere malvagia!- rispose lei.
Fred le sorrise e poi tornò serio. – Meglio che tenga i suoi occhi viscidi lontano da te!-
- La tua gelosia mi commuove, Weasley!- mormorò Hermione, prendendolo in giro.
- Odierei chiunque provasse a portarti via da me, aggiungici che detesto McLaggen da sempre. Il risultato è che deve solo provare ad avvicinarsi a te! Ne va della sua vita..o del suo bel visino da sbruffone!- commentò acido.
Hermione scosse la testa con un sorriso. – C’è una soluzione molto più semplice!-
- E sarebbe?-
- Resta qui a tenerlo d’occhio!-
Fred sospirò con un sorriso. – Per quanto dovrò subire queste frecciatine?-
- Per il resto dei tuoi giorni, Weasley!-
Hermione scherzava. Più o meno. La battuta era gratuita e dovuta. Dietro lo scherzo si nascondeva un fondo di verità. Una verità che le pesava ancora sul cuore, ma che era riuscita a nascondere dietro un muro fatto di promesse e coraggio.
- Quindi è fatta!- esclamò Fred allegro.
- Cosa?- chiese lei perplessa.
- Se dovrai tormentarmi con questa storia per il resto dei miei giorni, questo vuol dire che dovrai passare il resto della tua vita con me! Quindi possiamo, anzi dobbiamo, sposarci!- concluse, con un sorriso.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Non c’è bisogno di sposarsi, ti manderò un gufo regolarmente!-
- La voce ferisce più di una lettera!-
- Riserverò le battute migliori per quando ci incontreremo!- ribatté lei.
Fred scosse la testa con un sorriso. – Un giorno ti arrenderai..-
- Sicuramente, dopo di te però!- replicò lei, prima di baciarlo. – Forza, torniamo al castello. Mi sto congelando!-
Ridendo, Fred la aiutò ad alzarsi. Mano nella mano, tornarono al castello. Una volta varcato il portone di quercia, l’argomento “Fuga” fu interrotto. Non potevano permettersi il lusso di parlarne nella scuola. Chiunque poteva sentirli. Una volta in Sala Comune, Hermione e Fred si unirono agli amici seduti davanti al fuoco.
Fred aveva fatto giurare a Hermione di non dire niente a nessuno. Ginny compresa. Trattenere quel segreto era una grossa impresa, ma Hermione sapeva di poterci riuscire. Infondo, mancavano solo due giorni.
Due giorni. Hermione evitò di pensarci. Fred e George sarebbero scappati lunedì, dopo le lezioni. Hermione non conosceva i dettagli del piano, ma sapeva che sarebbero scappati dall’entrata principale, sotto gli occhi di tutti. Quel pensiero la spaventò. E se non ce l’avessero fatta? E se la Umbridge li avesse fermati e avesse convinto il Ministro ad arrestarli?
Sospirando, Hermione si sedette sul divano accanto a Ginny, che le sorrise.
- Dov’è George?- chiese Fred.
- Con Angelina – rispose Harry.
Hermione e Fred si guardarono, pensando esattamente la stessa cosa. Hermione si chiese quanto la reazione di Angelina potesse assomigliare alla sua. Però, non ci fu bisogno di spendere tanti pensieri. In quel momento, il ritratto si aprì e Angelina e George entrarono nella Sala Comune. Nessuno li degnò della stessa esitante attenzione che gli dedicarono Fred e Hermione.
Si tenevano per mano. Buon segno. Angelina aveva gli occhi gonfi e le labbra strette. Cattivo segno. George sorrideva, ma rivolgeva continue occhiate alla sua ragazza. Cattivo segno.
- Ciao!- li salutò Fred.
Angelina lo fulminò con lo sguardo, e rispose con un borbottio. Poi si girò verso George e gli diede un bacio, dolce, sincero, ma quasi triste.
- Dove vai?- le chiese Katie, quando la vide allontanarsi.
Angelina indietreggiò verso le scale. – Pozioni. Voglio finire il tema di Piton!-
George la seguì con lo sguardo fino a che Angelina non voltò l’angolo della scala a chiocciola, poi si lasciò crollare sulla poltrona accanto a quella di Fred.
- Avete litigato?- chiese Harry, perplesso.
George scosse la testa. – No, è solo un po’ stressata!- rispose, sorridendo.
Harry annuì e tornò a concentrarsi sul suo libro. Ginny scrutò il viso del fratello, in cerca dei segni di una bugia. Se anche li trovò, non chiese spiegazioni. Dopo un po’, Hermione si alzò e disse che andava in camera a studiare, aggiungendo come scusa il fatto che la Sala Comune fosse troppo chiassosa. Il che, era vero!
Prima di salire di sopra, Hermione rivolse uno sguardo di intesa a Fred, che annuì impercettibilmente. Raggiunto il dormitorio delle ragazze, Hermione oltrepassò la sua stanza e arrivò dritta a quella del settimo anno. Bussò piano e Angelina mormorò: - Avanti –
Hermione aprì la porta e entrò. – Posso?- chiese timida.
Angelina annuì. Era seduta sul letto, le gambe incrociate e gomiti sulle ginocchia. Una lacrima silenziosa le scivolò sulla guancia. Hermione cedette per un attimo alla tristezza. Aveva sempre considerato Angelina una specie di eroina senza paura, forte e coraggiosa, dal carattere indomabile e indistruttibile. Dolce, buona, ma letale e fiera. La ragazza che ora stava davanti a lei non era Angelina. Era una sua versione più debole, distrutta e straziata. Come se qualcuno le avesse strappato il suo coraggio. Hermione pensò a quanto dovesse essere simile a quella di Angelina la sua espressione di un’ora prima..
Hermione si avvicinò lentamente al letto, seguita dallo sguardo rassegnato di Angelina. Sedette di fronte a lei e rimase in silenzio a guardarla.
- Lo sai anche tu?- chiese Angelina.
Hermione annuì.
Angelina sorrise senza nessuna allegria. – Infondo sono solo due mesi..-
- Almeno tu non passerai altri due anni qui senza di lui..- mormorò Hermione, prima di potersi tappare la bocca.
Con sua sorpresa, Angelina le sorrise, un sorriso vero, e allungò la mano per accarezzare quella di Hermione.
Hermione continuò. – Fra due mesi potrete stare di nuovo insieme, e probabilmente non vi saluterete più!-
- Non è detto. Se riesco a passare i provini per qualche squadra, probabilmente sarò costretta a partire!-
- Non ci avevo pensato..- mormorò Hermione, sentendosi quasi stupida.
- La cosa che mi innervosisce di più è che ci stiamo deprimendo per colpa loro!- sbottò Angelina, sospirando.
Hermione la guardò e poi insieme scoppiarono a ridere.
- Credi che siamo vittime di un incantesimo?- scherzò Hermione.
- Conoscendoli, è molto probabile. Ormai è troppo tardi, comunque!- ammise, con un sorriso sconfitto.
- Sono solo due mesi!- ripeté Hermione, cercando di consolare Angelina e se stessa contemporaneamente.
Angelina annuì. – Solo due mesi. Poi tutto tornerà come prima. Ci arrabbieremo di nuovo..-
-..dovremo resistere di nuovo alla tentazione di ucciderli..-
-..dovremo tornare a essere pazienti e comprensive..-
-..a sopportare discorsi senza senso..-
-..e battute orribili..-
Hermione sorrise. – Saranno due mesi meravigliosi!- esclamò.
Angelina scoppiò a ridere. – Due mesi senza di loro! È come una vacanza!-
Dopo un’altra risata, le due ragazze rimasero in silenzio. Hermione prese la mano di Angelina e la strinse. Erano ognuna immersa nei propri pensieri. Nascondevano un po’ di quel dolore rimasto dietro la voglia di scherzare. In questo, assomigliavano parecchio alle due fonti scatenanti di tutti i loro problemi!
Fu Hermione a rompere quel silenzio.
- Mi mancherà..- ammise.
Angelina annuì. – Sì..anche a me. Ma possiamo farcela!-
- Aspetta un momento!- esclamò Hermione, scattando all’improvviso e spaventando Angelina.
- Cosa c’è?-
- Il Quidditch! Come farete con la squadra?- chiese Hermione, inspiegabilmente nel panico.
Angelina sospirò, rilassandosi. – Abbiamo già praticamente vinto. Siamo in testa alla classifica. Perderemmo solo se Serpeverde battesse Corvonero 250-0, e se Tassorosso vincesse su Serpeverde 300-0. Numeri impossibili, perché poi Serpeverde, o Tassorosso, dovrebbe battere noi con un margine di almeno trecento punti. Ho due Battitori di scorta, non sono bravi come loro, ma resta solo una partita da giocare!-
Hermione sospirò di sollievo. Poi, qualcosa nello sguardo di Angelina la invitò a riflettere sul discorso appena affrontato.
Hermione sgranò gli occhi. – Oh santo Merlino..-
- Già..- commentò Angelina, annuendo.
- Come sono arrivata a preoccuparmi del Quidditch?- chiese Hermione allibita, passandosi una mano sulla fronte.
- Effetto collaterale. Prima o poi doveva succedere!- rispose Angelina con un sorriso.
- Non glielo dirai, vero?- chiese Hermione preoccupata.
- Il tuo segreto è al sicuro!- rispose lei, con un occhiolino.
Hermione sospirò di sollievo e sorrise. – Sono davvero spacciata..- mormorò.
Angelina rise piano. – Be’, Quidditch a parte, non sono messa meglio di te! Fidati..-
Si rivolsero uno sguardo comprensivo e solidale.
- Grazie..- mormorò Angelina.
Hermione le strinse la mano. – No, grazie a te..-
- E se finiamo per sposarli?- chiese Angelina, un po’ scherzando un po’ dicendo seriamente.
Hermione scosse le spalle. – Passeremo tanto tempo insieme, ci sosterremo a vicenda e convinceremo l’altra a non commettere un omicidio!-
Angelina annuì. – Potrebbe funzionare!-
- Forse. O forse no. Nessuno dei miei piani ha funzionato, finora!-
- Benvenuta nel pianeta dei gemelli Weasley..-
 
 
 
 
 
Dopo cena, Hermione e Fred rimasero insieme in Sala Comune. Hermione raccontò a Fred della chiacchierata con Angelina, omettendo particolari come quello sul Quidditch e tergiversando parecchio sulla parte in cui si erano divertite a elencare i loro difetti peggiori e i loro aspetti migliori.
Verso le undici, la Sala Comune si era svuotata. Fred era steso sul divano e Hermione aveva appoggiato la schiena sul suo petto, mentre lui giocherellava con i suoi capelli.
- Quindi anche lei ci ha perdonati?- chiese Fred, sorridendo.
- “Anche lei”?- ripeté Hermione. – Scusa, io quando ti avrei perdonato, esattamente?-
Alzando gli occhi al cielo, Fred le passò due dita sotto il mento e spinse la sua testa all’indietro, per avvicinare la bocca di Hermione alla sua.
- Ti dice niente la Foresta, la terra, gli aghi di pino..?- sussurrò Fred.
Hermione arrossì, ma scosse le spalle con espressione spavalda. – Era per farti stare zitto. Non mi sembra di aver accennato a qualcosa di simile al perdono!-
- Dovresti zittirmi più spesso, Granger!- commentò lui, con un sorriso beffardo.
- Se lo facessi veramente, passeremmo metà della nostra esistenza senza vestiti..- borbottò Hermione.
- E’ un’idea così orribile?-
- No, ma considerando che non ti rivedrò per due mesi..-
- Sai, penso che comincerò ad annotarmi queste battute indesiderate!- commentò Fred. – Giusto per tenere il conto!-
- Procurati una pergamena molto lunga!-
Ridendo, Fred la baciò di nuovo.
- Mi mancherai..- mormorò, dopo essersi separato dalle sue labbra.
Hermione sentì il cuore contorcersi. Era la prima volta che lo diceva.
- Anche tu mi mancherai..- rispose lei, la voce tremante.
- Due mesi. Poi arriveranno le vacanze e verrai a stare da noi. E saremo finalmente insieme!-
Hermione annuì e cercò le sue labbra. Preferiva non rispondere, non sapeva se avesse ancora la capacità di parlare. Meglio nascondere la voce e perdersi in un altro bacio. Un bacio che le sarebbe mancato. Per due mesi.
- Tanto per essere sicuri..- mormorò Fred, guardandola con espressione perplessa. – Abbiamo fatto pace, vero?-
Hermione sospirò, alzando gli occhi al cielo. – Non lo so, ci sto ancora pensando!-
Fred arricciò le labbra. – Be’, in ogni caso l’inizio di questa riappacificazione è stato molto promettente. Dovremmo litigare più spesso!-
- Sussiste sempre il problema del trascorrere metà del nostro tempo senza vestiti..-
- Possiamo sempre sorvolare su questo dettaglio..-
- Prima o poi smetterei di perdonarti, e comincerei a scagliare incantesimi per tentare di ucciderti!-
- Ehi, chi ti dice che sarò sempre io quello che dovrà farsi perdonare? -. Hermione sollevò un sopracciglio e Fred sfoderò un ghigno. – Mi rispondo da solo!- concluse.
- Ma bravo..- borbottò Hermione.
- Vuoi ripassare un’altra volta le regole di sopravvivenza per questi due mesi?-
Hermione sbuffò. – Devo proprio?-
- Un po’ più di entusiasmo, Granger. È come ripassare gli ingredienti per una pozione. Sei tu quella sempre dedita allo studio ossessivo!-
- Finiscila!-
- Regola numero uno?- insisté Fred.
Sospirando, Hermione rispose. – Resta fuori da guai..-
Fred annuì. – Regola numero due?-
- Non intrometterti se qualcuno, specialmente Lee, tenta di combinare qualche guaio!-
- Esatto. Regola numero tre?-
- Evita di innervosire la Umbridge e cerca di non finire in punizione..-
- Quattro?-
- Resta fuori dai guai!-
- Però Granger, che memoria! Cinque?-
Hermione sospirò. – Non uccidere Malfoy, a meno che non sia strettamente necessario!-
- Questa puoi anche dimenticarla..-
- Fred!-
- Scusa. Sei?- chiese con un sorriso.
- Non confiscare le Merendine Marinare!- sbottò, a denti stretti. – Che significa: ignora la tua spilla da Prefetto!- aggiunse di sua iniziativa.
- Le gerarchie di questa scuola sono cambiate, Granger! Regola numero sette?-
- Se sei in pericolo, scappa –
- E cosa significa pericolo?- la interrogò Fred.
Hermione alzò la mano e rispose contando i punti sulle dita: - Malfoy che tenta di uccidermi; la Umbridge che tenta di incastrarmi e darmi la colpa per qualcosa che non ho combinato; Piton che tenta di uccidermi; la Parkinson che prova a stregarmi; McLaggen che mi chiede di uscire!-
- A proposito del nostro amico: regola numero otto?-
- Evita McLaggen come se fosse affetto da Spruzzolosi!- rispose lei, sorridendo.
- Non sono geloso!- commentò Fred, vedendo il sorriso della ragazza.
- No, certo che no..- rispose lei con sarcasmo. – Però posso confessarti una cosa?-
- Sentiamo?-
Hermione sorrise e mormorò. – Diventi dannatamente attraente quando fingi di non essere geloso!-
Fred ricambiò il sorriso e la baciò a lungo, quasi fino a farle dimenticare che stessero ripassando le regole. Si allontanò dalle labbra di Hermione e le rivolse un sorriso vispo.
- Mancano due regole, Granger!-
Sbuffando, Hermione concluse: - Numero nove: resta fuori dai guai!; numero dieci: in caso di emergenza, al diavolo le regole!-
Fred annuì. – Casi di emergenza?-
- Proteggere qualcuno, specialmente Ginny, Harry, Ron..-
- Be’, Ron..-
- Fred!-
- Scusa, va avanti!- rispose lui, sorridendo.
- Angelina, Lee e tutti gli altri; salvare la pelle a qualcuno; stregare la Umbridge; colpire Malfoy, il che è un controsenso alla regola numero cinque!-
- Tieniti per te i commenti!- disse Fred, scacciando l’aria con la mano. – I casi di emergenza non comprendono..?-
- McLaggen..- borbottò Hermione.
- Eccellente, Granger!- esclamò Fred, arruffandole i capelli.
- Sono la studentessa più brillante della scuola!-
- Ma sei innamorata di me!-
- Non ricordarmelo..-
Si guardarono e poi scoppiarono a ridere. Quella notte, decisero di dormire insieme. Ormai Lee si era abituato alla presenza di Hermione nel dormitorio. George era sparito con Angelina nei corridoi silenziosi del castello, diretti ovunque volessero, perché Harry gli aveva prestato la Mappa del Malandrino.
Hermione si addormentò, ancora un po’ afflitta e preoccupata, ma piuttosto serena. Fred la strinse fra le sue braccia e lei scivolò in un sonno profondo e tranquillo. Nel buio dei suoi pensieri, volteggiava solo la speranza di una promessa.
 
 
 
 
 
 
 
Lunedì arrivò. Troppo in fretta, per i gusti di Hermione. Ma il tempo era scaduto. Decise che preferiva assistere. Tanto valeva assicurarsi che scappassero senza troppi intoppi.
Aveva salutato Fred alle quattro. Separarsi dalle sue labbra era stato difficile, ma non impossibile. Era più determinata dei giorni precedenti. Più tranquilla. Sapeva di poter essere forte.
Alle cinque, scese le scalinate di marmo dell’ingresso, assieme a Ginny, Harry e Ron. Gli studenti erano arrivati di corsa, sentendo dei rumori.
Il primo atto iniziava. Hermione rimase sbalordita da tanta ingegnosità.
Fuochi Forsennati. I migliori di Fred e George. Scoppiarono ovunque, con un gran fracasso. Inondarono l’ingresso di luce e illuminarono la Sala Grande. Uno spaventò Malfoy, che, per scappare, rotolò giù dalle scale. Un altro diede quasi fuoco ai capelli della Umbridge.
Fred e George erano al centro della Sala Grande, intenti ad accendere fuochi.
- Ma che diavolo stanno facendo?- chiese Ginny, allibita.
- Scappano..- mormorò Hermione, senza doversi più mordere la lingua.
Ginny si voltò di scatto, sgranando gli occhi. – Cosa?-
Per tutta risposta, Hermione le indicò l’Ingresso. La Umbridge si era appena solleva, brandendo la bacchetta.
- Voi due scoprirete molto presto che cosa succede a chi combina guai nella mia scuola!- gridò.
- Sa una cosa!- replicò Fred. – Credo proprio di no!-
Poi si voltò verso George, con un sorriso vispo.
- George, credo che abbiamo raggiunto l’età per interrompere la nostra carriera accademica!-
- Fred, condivido in pieno la tua opinione! È arrivato il momento di mettere alla prova il nostro talento nel mondo reale, non credi?-
- Assolutamente!-
Insieme sollevarono le bacchette e dissero all’unisono: - Accio scope!-
Risuonò uno schianto fragoroso dai piani di sopra. Harry afferrò Ginny e Hermione e le costrinse ad abbassarsi, mentre le scope di Fred e George sfrecciavano dalla scalinata di marmo in direzione dei loro proprietari. Insieme, Fred e George inforcarono il manico e si sollevarono in aria. La Umbridge gridò qualcosa, ma la sue parole furono risucchiate dall’esplosione di un’altra serie di fuochi d’artificio.
Sovrastando il rumore delle esplosioni e degli applausi, Fred gridò: - Se a qualcuno servissero dei Fuochi Forsennati, si presenti al numero novantatre di Diagon Alley..Tiri Vispi Weasley: la nostra nuova sede!-
- Sconti speciali a tutti gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella megera!- aggiunse George, accennando alla Umbridge.
Quest’ultima gridò: - Fermateli!-
Ma era troppo tanto. Con una virata, i gemelli salirono di quota. Fred si fermò davanti a Pix e disse: - Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix!-
Con sommo stupore di tutta la folla di studenti e professori, Pix improvvisò un saluto militare, togliendosi il cappello. Nessuno lo aveva mai visto obbedire a qualcuno.
- Tu lo sapevi?- chiese Ginny, sorridendo e applaudendo.
Hermione annuì. – L’ho saputo due giorni fa..- mormorò.
- Stai bene?- chiese Ginny seria, accarezzandole una spalla.
Hermione guardò verso l’alto. Fred si voltò a cercarla con lo sguardo. si scambiarono uno sguardo veloce e un sorriso. Poi Fred e George sfrecciarono fuori dal portone, verso il tramonto radioso.
Hermione sorrise. – Sì. Andrà tutto bene!-
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
La Tana era silenziosa. Il vento delicato faceva ondeggiare l’erba alta attorno alla proprietà della famiglia Weasley. I polli e le galline beccavano il terreno attorno alla porta sul retro. La portafinestra era aperta, ma nessuno si preoccupò di richiuderla. Era strano quel silenzio. Surreale. Durante l’anno scolastico, Molly e Arthur dividevano quella casa da soli. Per loro era difficile, all’inizio, abituarsi all’assenza di voci, risate e urla.
Il silenzio di quel giorno, però, era diverso. Era un silenzio teso, immobile come una corda troppo tirata, che rischiava di spezzarsi da un momento all’altro. Molly e Arthur erano rientrati alla Tana solo da due mesi. Grimmauld Place era popolata dai membri dell’Ordine che continuavano a darsi il cambio e a uscire ed entrare dalla casa. Molly si sentiva sempre d’impiccio, e Arthur poteva gestire il suo lavoro per l’Ordine anche dalla Tana. Così erano tornati. E quel pomeriggio, quando Molly aveva sentito aprire la porta di casa, il tranquillo silenzio della Tana era stato sovrastato da sgomento, sorpresa e rabbia.
Aveva urlato. Tantissimo. Fred e George avevano rischiato parecchie volte di essere affatturati dalla madre. Arthur aveva provato a mettersi in mezzo per calmarla, ma con scarsi risultati. Molly era davvero arrabbiata. I suoi figli avevano lasciato Hogwarts a due mesi dal diploma, e volevano..cosa? Avevano comprato un negozio a Diagon Alley! Com’era possibile? Dove avevano trovato i soldi?
Dopo due piatti distrutti, un vaso e le gambe di una sedia, la lite era terminata. Molly era uscita dal salotto e si era rintanata in cucina, sbattendo la porta talmente forte da staccarla quasi dai cardini. Fred e George si erano rifugiati nella loro stanza e Arthur era rimasto seduto sulla sua vecchia poltrona, con la testa fra le mani.
E la Tana era piombata nel silenzio.
 
 
 
Fred e George erano seduti sul letto, muti come pesci. George giocherellava con l’orlo della sua maglietta e Fred rigirava fra le dita la bacchetta.
- Forse se la prendiamo da parte, uno alla volta..- iniziò George.
Fred rifletté un attimo. – Cominci tu?-
Il gemello arricciò il viso in una smorfia. – Devo proprio?-
Fred annuì. – A te non ha tirato un piatto..-
- Eri il più vicino!-
- Può darsi, ma non fa molta differenza!-
- Potrei fingermi te..-
- Prenderla in giro adesso non mi sembra una buona idea..-
George annuì poi scattò in piedi. – Ti ho voluto davvero bene!-
Fred lo salutò con la mano senza aggiungere niente, poi crollò disteso sul letto appena George scomparve dalla stanza. Sospirando, Fred rimase in attesa. La madre avrebbe ricominciato ad urlare? Può darsi..
Nonostante la sfuriata avesse intaccato il loro buonumore, Fred non riusciva a non pensare alla fuga. Era stato epico! Hogwarts lo avrebbe ricordato per sempre. Erano tutti presenti. L’intera scuola li aveva visti scappare. Avrebbero parlato di loro per giorni interi, settimane, mesi. E la faccia della Umbridge..Fred avrebbe conservato quel ricordo per sempre!
Il ricordo di un altro viso, però, sgretolò il suo senso di vittoria.
Hermione.
Aveva sorriso tutto il tempo. Eppure per Fred era stato come ricevere una pugnalata al cuore. L’ultima volta che la vedeva sorridere. L’ultima volta che avrebbe visto quegli occhi nocciola così dolci, vividi e fieri. Per due mesi. Due lunghissimi mesi. Quella fuga gli era costata parecchio. Non che per George fosse da meno. Ma ormai avevano intrapreso quella strada. Scatenare una ribellione nella scuola era solo uno degli obiettivi di quella fuga. E George aveva aggiunto un commento piuttosto intelligente: l’amore supera le avversità. Due mesi erano lunghi. Molto lunghi. Ma non poi così eterni!
Sorridendo al soffitto, Fred ripensò allo sguardo fiero e sorridente di Hermione. Sapeva che stava soffrendo. Sapeva che, nel profondo, era ancora arrabbiata con lui. Ma non si era mostrata debole. Lo aveva salutato con il suo solito cipiglio spavaldo e beffardo. Non era da lei lasciar trapelare le sue debolezze. Lei era la fiera leonessa pronta a combattere. Era una delle cose che più amava di lei.
Fred si riscosse dai suoi pensieri, quando sentì bussare piano alla sua porta. Ora che ci faceva caso, dal piano disotto non provenivano urla. Buon segno. O forse George era stato assassinato..
- Sì?-
La testa di suo padre fece capolino. – Posso?-
Fred annuì e si drizzò a sedere. Arthur camminò lentamente, guardando il pavimento. Poi si lasciò cadere accanto al figlio.
- Tutto bene?- chiese.
Fred sollevò un sopracciglio. – Domanda un po’ strana –
Arthur annuì sorridendo. – Ti va di fare due passi?-
Ancora un po’ spaesato, Fred annuì. Scesero insieme le scale fino all’ingresso. Fred si guardò intorno in cerca del gemello, e lo vide uscire dalla cucina, sorridente. Alzò un pollice in direzione del gemello e Fred si rilassò. Mamma aveva smesso di urlare. Forse li avrebbe addirittura perdonati.
- Dov’è la mamma?- chiese Fred.
George alzò un braccio per indicare la cucina, ma Arthur scosse la testa e fece cenno a entrambi di seguirlo. Incuriositi, i gemelli uscirono silenziosamente da casa assieme al padre.
I tre si diressero verso un’alta collina che sovrastava la proprietà dei Weasley. Era la stessa collina che i ragazzi usavano per giocare a Quidditch durante l’estate. Camminarono in silenzio, mentre il vento finalmente caldo di maggio muoveva l’erba attorno a loro. Quando furono quasi in cima, Arthur si fermò e si sedette sul manto erboso. Fred si lasciò cadere accanto al padre e lo guardò. George si sistemò dall’altra parte e gli rivolse uno sguardo identico a quello del gemello.
- Vi abbiamo delusi, vero?- chiese Fred
Arthur sorrise. – Ho portato Bill, Charlie e..Percy, quassù. Dopo il loro diploma. È una specie di tradizione della famiglia Weasley. Be’, voi non vi siete diplomati: perciò ci accontenteremo di questa giornata per rispettare la tradizione! Oh, a proposito, manca una cosa!- esclamò allegro.
Prese la bacchetta dalla tasca interna della giacca e la sventolò in aria. Apparvero tre bicchieri di vetro spesso e una bottiglia di Whisky Incendiario. I gemelli guardarono il padre sorpresi, mentre lui apriva la bottiglia e versava il liquido ambrato nei bicchieri. Sorridendo, ne porse uno a Fred e uno a George, poi alzò il suo.
- Alla famiglia!- esclamò. – Benvenuti nel mondo degli adulti!-
Fecero tintinnare i bicchieri e bevvero tutti e tre un sorso. Fred continuava a guardare il padre come se fosse uscito improvvisamente di testa.
- Dove eravamo rimasti? Ah sì!- riprese Arthur. – La vostra fuga!-
Fred si prese il lusso di sentirsi un po’ in colpa. Guardando il gemello, capì che anche George stava provando quella sensazione.
- Da giovane, durante il mio ultimo anno, progettai una fuga simile alla vostra!- confessò Arthur.
Fred rimase a bocca aperta. – Dici davvero?-
- Sì..- rispose lui, con un sorriso. – Volevamo scappare, io e un paio di amici. A pensarci bene, era un piano davvero assurdo. Non avrebbe mai funzionato!-
- Perché ci avete rinunciato?- chiese George.
Arthur scosse le spalle. – Uno dei ragazzi se l’era lasciato scappare in una lettera che aveva scritto alla madre. Credo sia rimasto in punizione per tutta l’estate, dopo il diploma. Un altro ha perso fiducia nel piano, saggiamente. Io avevo una ragione per restare..-
Fred sentì una morsa ghiacciata serrargli il petto, ma chiese: - E quale?-
Arthur li guardò entrambi con un sorriso, poi rispose: - Vostra madre!-
Il pugnale si conficcò un po’ più a fondo nel petto di Fred. George aveva un’espressione nauseata. Per un momento, avevano pensato di assomigliare al padre. Ribelli, decisi a combattere o fare semplicemente qualcosa di stupido. Ma no. Lui non aveva abbandonato la donna che amava. Loro sì. Le avevano lasciate a Hogwarts. Erano scappati. Potevano sentirsi peggio di così? Fred avvertì una spiacevole sensazione alle gambe e per un momento pensò seriamente di essersi trasformato in un Vermicolo viscido, ma poi si rese conto che era solo l’effetto di due lunghe sorsate di Whisky.
- Comunque – riprese Arthur – Non mi avete deluso. La mamma si calmerà. Capirà anche lei la vostra scelta. Io posso solo dire di essere orgoglioso di voi!-
Entrambi scattarono come se il padre li avesse punti con la bacchetta. Erano allibiti. Sconcertati. Assolutamente sorpresi.
- Cosa?- chiesero all’unisono.
Arthur sorrise. – Ragazzi avete fatto una scelta coraggiosa. Non la fuga, lasciate perdere gli effetti speciali!- disse, scacciando l’aria con la mano. – Voi avete scelto il vostro futuro. Avete guardato il vostro obiettivo senza farvi mettere i piedi in testa da nessuno, vostra madre compresa. Questo la dice lunga su chi siete oggi e su chi sarete un giorno! Ognuno dei miei figli ha dimostrato di essere coraggioso e audace. Pronto a fare le proprie scelte. Percy compreso, e non fate quelle facce!- li avvertì, puntando un dito contro entrambi. – Ha fatto le scelte sbagliate, ma è pur sempre l’assistente del Ministro della Magia! Non è uno stupido..-
- Papà, è un idiota di prima classe!- esclamò Fred.
George annuì. – Un Troll è un genio, in confronto a lui!-
Arthur sospirò, con un mezzo sorriso. – Ok, mi ha deluso. Lo ammetto. Ma scommetto che un giorno capirà. È questa la differenza fra noi e i Malfoy, o qualsiasi altra famiglia di Mangiamorte: noi abbiamo fatto le nostre scelte, con coraggio, consapevoli delle conseguenze. E siamo capaci di perdonare e di tornare sui nostri passi. Un giorno Percy tornerà, e noi saremo qui a perdonarlo. Voi siete scappati prima di potervi diplomare. Ma avete un’attività vostra. Quanti maghi di diciassette anni possono dire lo stesso? Siete artefici del vostro destino. Avete preso in mano le redini del vostro futuro, e questo, ragazzi, è il meglio che un genitore possa vedere in un figlio!-
Fred e George rischiarono di commuoversi. Era un evento raro per loro. Abbracciarono il padre, stringendolo fra loro come un bambino un po’ troppo cresciuto.
- Grazie papà..- mormorò George.
- Sì, grazie papà..- disse Fred.
- Sono fiero di voi, ragazzi!-
- E la mamma?- chiesero insieme.
Arthur sorrise ad entrambi. – Voi pensate a lavorare, alla mamma ci penso io!-
 
 
 
 
 
 
 
Quella sera, a cena, Molly fu piuttosto tranquilla. Il suo sorriso vacillava, di tanto in tanto, ma la bufera sembrava superata. Cenarono in tranquillità, ma Fred non riuscì a mangiare più di tanto. Si sentiva ancora un po’ in colpa. Il Whisky bevuto con il padre gli aveva tappato lo stomaco. E poi c’era ancora quella morsa ghiacciata attorno al suo cuore. George era più rilassato di lui, ma sotto quel sorriso, Fred vide la stessa preoccupazione. Erano dei mostri? Il padre era rimasto a scuola per la donna che amava. Loro no. Era davvero così orribile come sembrava?
Dopo cena, George si offrì volontario per aiutare la madre. Molly apprezzò quel gesto, anche se non si sbilanciò troppo. Fred si alzò per unirsi al gemello, ma Arthur gli passò una mano sulla spalla e lo invitò a uscire con lui.
- Ho bisogno di una mano per sistemare il capanno. Una bacchetta non basta!- disse.
Fred annuì e seguì il padre nel giardino pervaso dalla notte. La luna era così sottile da sembrare quasi un sorriso. Fred lo prese come un buon segno. Se anche la luna sorrideva..
- Allora, cosa devo fare?- chiese Fred.
Arthur indicò una pila traballante di assi di legno. – Guarda se ce n’è una ancora buona. Dobbiamo riparare la parete di fondo –
Annuendo, Fred cominciò a smistare le assi logore. Un paio erano ancora in buono stato. Le sollevò, tentò di sistemarle al meglio con un incantesimo e poi le passò al padre.
- Com’è successo?- chiese Fred, aggrottando la fronte.
Arthur sfoderò un’espressione colpevole. – Devo aver accidentalmente fatto esplodere un motore Babbano che avevo tentato di stregare..-
Fred scosse la testa. – Ora capisco da chi abbiamo preso..-
- Sicuramente non da vostra madre..-
Chiacchierarono per tutto il tempo che impiegarono a riparare la parete. Poi rimasero seduti a contemplare la loro opera. L’asse era un po’ storta, ma del buco non c’era più traccia. Il tutto senza magia. Per Fred era un traguardo, per il padre l’ennesimo spassoso momento Babbano.
- Sembra nuovo!- commentò Arthur, entusiasta.
Fred lanciò un’occhiata a una vite un po’ storta. – Diciamo che George se la sarebbe cavata peggio..-
Con un sospiro, Arthur chiese: - Fred, va tutto bene?-
Fred esitò. Strana domanda. Meglio andarci piano. – Sì, perché?-  rispose tranquillo.
- Be’, sei appena fuggito da Hogwarts. Mi sembra una domanda lecita!- rispose il padre, con un sorriso rilassato.
Lui annuì. – Era una prigione, papà. La Umbridge è davvero un incubo!-
- Immagino. Eppure c’è qualcosa che non va in te come se..- esitò, poi riprese. – come se avessi rinunciato a qualcosa..-
Suo malgrado, Fred rimase a bocca aperta. Prima di potersi fermare, esclamò . – Come lo sai?-
Arthur sorrise. – Sono tuo padre, Fred. Ti conosco troppo bene. Anche George mi sembrava un po’ strano oggi, ma tu sembri quello messo peggio!-
Fred scoppiò a ridere. – Di solito è il contrario..-
- Forse non ci ritenete le persone adatte, ma potete raccontarci tutto!- lo rassicurò Arthur.
Fred rifletté per un po’ su quelle parole, in silenzio. Poi, quasi senza esitare, alzò lo sguardo sul padre e disse: - Papà, mi sono innamorato!-
Arthur annuì. – Donne: c’entrano sempre!-
Fred sorrise. – Già..-
- Quanto innamorato?- chiese il padre.
- Abbastanza. Ok, molto..- ammise Fred, grattandosi il collo.
- E lei prova lo stesso?-
- Lei?- chiese Fred, sfoderando un’espressione confusa. Lo stupore negli occhi di suo padre lo fece ridere. – Scherzavo papà..-
Per tutta risposta, Arthur lo colpì sulla testa con un pezzo di giornale arrotolato. – E comunque lo avrei accettato in ogni caso!-
- Lo so, lo so..- rispose Fred, ridendo.
- Allora, ricambia o no?-
- Sì. L’ho incastrata ormai..- rispose, sogghignando al pensiero della faccia che avrebbe fatto Hermione, sentendo quella risposta.
- Ti manca?-
Fred annuì, serio. – Molto. Troppo. E mi sento in colpa!-
Arthur gli strinse la spalla. – Scommetto che capirà anche lei. Infondo la scuola è quasi finita. Presto vi rivedrete. Potremmo invitarla qui per la vacanze..- azzardò lui.
Fred scoppiò a ridere e il padre quasi si spaventò.
- Che ho detto di così divertente?-
- Niente è che..- esitò, scosso ancora da una risata. – E’ che lei è già sulla lista degli invitati da un po’!-
Arthur aggrottò la fronte senza capire  e scrutò il figlio con espressione spaesata. – In che senso?-
Tanto vale sputare il rospo del tutto!
- Papà, è Hermione!- disse Fred.
Per un momento, Arthur rimase immobile, la stessa espressione confusa di pochi minuti prima ancora impressa sul volto.
- Cosa ha fatto Hermione?- chiese, ancora confuso.
Fred sospirò. Infondo, se lo era aspettato.
- Papà, è lei! La ragazza di cui sono innamorato. È Hermione!- chiarì.
Suo padre rimase immobile ancora un istante, poi la sua bocca si spalancò. – Quella Hermione?-
- Quante ne conosci?-
- Per la barba di Merlino!- esclamò, picchiandosi la fronte con la mano. – Ma..io..ho sempre pensato che..-
Fred alzò gli occhi al cielo. – Che sarebbe finita insieme a Ron! Sì, l’ho già sentita questa!-
- Non fraintendere!- disse subito Arthur. – Non credo sarebbero stati bene insieme. Ma..diamine..sono..sorpreso!- concluse.
Fred sollevò un sopracciglio. – E?-
Arthur sorrise. – E sono felice per te, Fred. Per voi. È davvero una brava ragazza!-
Fred non riuscì a trattenere un sorriso. – E’ perfetta!-
Il padre gli strinse una spalla con un sorriso raggiante. – Sono molto fiero di te, davvero!-
- Grazie papà!- rispose Fred, con sentimento sincero. – Ora però vai a dire la stessa cosa a George, o farà il geloso!-
 
 
 
 
 
 
 
George puliva pentole da dieci minuti. Senza magia. Doveva conquistare il perdono di sua madre, perciò poteva essere un compromesso accettabile.
- George, passami quelle posate!- ordinò Molly con tono leggero.
George le allungò e poi rimase immobile a guardare la madre, mentre finiva di asciugarle. Forse Molly sentiva il suo sguardo su di sé, perché sollevò la testa e incontrò gli occhi del figlio così simili ai suoi.
- Cosa c’è?- chiese preoccupata.
George scosse la testa. – Niente. È solo che..mi dispiace. Davvero, mamma!-
Con un sorriso Molly, lo strinse in un abbraccio. – Me ne farò una ragione. Avrei preferito che vi diplomaste, ma va bene così. Insomma, non siete due idioti. Ve la caverete!-
George sorrise e la strinse forte. – Sei mitica mamma!-
- Sì va bene, ma allenta la presa!- sbottò lei, tossendo.
- Oh, scusa!-
- Come sta Angelina?- chiese sua madre, ricominciando ad asciugare le stoviglie.
- Bene..un po’ arrabbiata –
- Ti aspettavi una stretta di mano?-
- No, in effetti no! Se la caverà. È in gamba!-
- Magari le farà bene, non averti intorno per un paio di mesi!- mormorò Molly, con un mezzo sorriso. – So cosa si prova a sopportarvi tutto il giorno!-
- Grazie mamma..- borbottò lui con sarcasmo.
- Non c’è di che, tesoro!-
- E comunque mi ama!-
- Non lo metto in dubbio. Sai mi piace quella ragazza!- disse, all’improvviso.
- Davvero?- chiese George, con un sorriso allegro.
Molly annuì. – Molto determinata. Ha un carattere forte!-
- A volte troppo..- borbottò lui.
Sua madre sorrise. – Saprà prendersi cura di te. Cerca solo di non farla impazzire!-
- Ci proverò!-
Molly scosse la testa con espressione rassegnata. – Sei fuggito da Hogwarts, lasciandola lì da sola: non mi sembra un inizio promettente!-
- Ci perdoneranno, ma’, sta tranquilla!-  rispose lui.
Silenzio. Un momento. Cosa aveva appena detto?
Oh Santo Merlino..Fred mi ucciderà!
George rimase immobile, impassibile, una statua di ghiaccio. Magari lei non aveva sentito. Magari non aveva notato quel plurale. Forse era passato inosservato. Doveva solo stare calmo e fare finta di niente. Sarebbe andato tutto b..
- Ci perdoneranno?- ripeté Molly, voltandosi di scatto.
Ecco..appunto..
- Eh?- chiese George, fingendosi molto interessato allo sporco sul piatto.
- Ci perdoneranno, chi?- ripeté sua madre.
- Chi?-
- George!- sbottò lei e lui si spaventò, e lasciò scivolare il piatto nel lavandino. – Ci perdoneranno. Di chi stai parlando?-
- Angelina e..Lee. infondo, abbiamo abbandonato anche lui!- improvvisò George, con espressione seria. Molly continuava a guardarlo con le labbra strette e le sopracciglia inarcate. – Lee è una specie di cucciolo di Unicorno. Bisogna prendersi cura di lui, altrimenti inciampa e finisce nei guai, e..-
Non la stava convincendo. Nemmeno un po’. Ad ogni parola, il cipiglio di sua madre era peggiorato. Doveva cambiare strategia.
Sospirando, George sfoderò un’espressione triste e di rammarico. – Ok, basta scherzi. Scusa mamma, se non te l’ho detto. È che Fred e Lee hanno una storia e..-
Il mestolo di legno colpì così forte sulla sua testa che George pensò seriamente di averne perso un pezzo.
- George Weasley, smetti di fare l’idiota e rispondi seriamente alla mia domanda!- esclamò Molly, la voce più alta di un’ottava.
In quel momento, George vide Fred e suo padre entrare e optò per una rapida fuga. Corse verso il padre, lo afferrò per un braccio e gridò: - Chiedilo a lui, mamma!- indicando Fred.
George trascinò suo padre all’esterno nel cortile e, ansimando, si fermò a guardare il padre. Arthur lo fissava come se fosse diventato pazzo.
- Che buffa giornata!- commentò il padre, un po’ divertito un po’ confuso.
- Già..finirà con un omicidio!- mormorò George.
- Cosa?-
- Niente!-
- George, a proposito. Come sta Angelina?-
Oh no, non di nuovo!
 
 
 
 
 
 
 
Fred era immobile in cucina e guardava sua madre. Era rimasta con il braccio alzato e il mestolo per aria, e aveva un’espressione strana. Confusa e nervosa al tempo stesso. Probabilmente, ci mise un po’ a realizzare la presenza di Fred nella stanza. Scattò come una molla e gli puntò contro il mestolo.
- Cosa sta succedendo?- chiese seria.
Fred si guardò intorno, cercando di carpire il succo di quella domanda dall’ambiente attorno a sé. – Perché?-
Sospirando, la madre sventolò il mestolo. – Ho chiesto a George di Angelina. E lui mi ha risposto di stare tranquilla per le conseguenze di questa vostra..- esitò, di nuovo nervosa al solo pensiero di quella parola.
- Fuga?- suggerì lui.
- Fred Weasley, non sfidare la mia pazienza!- sbottò con rabbia.
- Scusa, mamma. Continua!-
- Comunque, George ha detto “Ci perdoneranno”. Cosa intendeva dire?- chiese sua madre, incrociando le braccia e fissandolo con sguardo severo.
Io ti uccido George..
- Non lo so, chiedilo a George!- rispose lui, sfoderando un sorriso spavaldo.
- Fine della commedia, Fred! Non sono nata ieri..- borbottò sua madre.
Fred sbuffò e sollevò le mani in segno di resa. – D’accordo. Parlava di Angelina e..di un’altra persona!-
- Chi?-
- Ehm..la mia ragazza!- confessò Fred.
Molly sollevò le sopracciglia. – La tua ragazza?-
- Sì..-
- Non Lee?-
- Mamma, ho detto “ragazza”- sbottò Fred. – E poi che diamine centra Lee?-
Molly scosse la testa e scacciò l’aria con la mano. – Lascia perdere. E chi è?-
Fred esitò. Perché era così difficile dirlo? Sua madre adorava Hermione. Insomma, perché preoccuparsi?
- Ehm..Hermione!- rispose.
Sua madre rimase seria. – Fred, smettila!-
- Guarda che dico sul serio!- replicò lui, offeso.
Molly assorbì la notizia. Fred vide ogni fase di quel processo attraverso gli occhi di sua madre: assimilazione, realizzazione, incredulità, incertezza, assimilazione, incredulità, stupore, dubbio, stupore, emozione,..felicità?
La velocità con cui sua madre lo afferrò fu sorprendente. Lo strinse talmente forte che Fred quasi soffocò.
- Mamma, non respiro...-
- Oh scusa tesoro!- trillò, sorridendo come una bambina, per nulla preoccupata di aver quasi ucciso suo figlio. Gli prese il viso fra le mani e lo guardò dritto negli occhi. – Oh, sono così felice! È una ragazza così meravigliosa, e dolce! Intelligente e coraggiosa! E..- poi la sua espressione cambiò improvvisamente. I suoi lineamenti divennero duri e il suo sguardo si assottigliò.
All’improvviso, colpì Fred sulla testa con il mestolo.
- Ahia! E questo perché?- si lamentò lui.
- Guai a te se la rovini, Frederick Weasley!- lo minacciò severa, puntandogli contro un indice. – E dato che ci sei potresti anche prendere esempio da lei!-
- Troppo tardi, la scuola l’ho lasciata!-
Fred fu molto veloce a schivare il mestolo. Guardò la madre con un sorriso e lei, dopo un po’, ricambiò.
- Sei felice?- chiese Molly.
- Sì. Mai stato così felice!- rispose Fred.
Sorridendo commossa, Molly accarezzò la guancia del figlio. – Sono fiera di te!-
- Grazie mamma!- rispose lui, posando la mano sopra quella della madre.
- Però la scuola potevi finirla..-
 
 
 
 
 
 
 
Nel silenzio notturno della Tana, Arthur aprì piano la porta della sua stanza, attento a non farla cigolare. Trovò Molly ancora sveglia. Era in piedi e guardava i campi bui oltre la finestra. Lentamente, si avvicinò a lei e la abbracciò.
- Abbiamo cresciuto dei figli meravigliosi!- le disse.
Molly sorrise. – Sono così fiera di loro..-
- Pensi che ce la faranno?-
- Hanno abbastanza fegato. E sono molto più furbi di tanti altri maghi!-
- E sono innamorati di due streghe piuttosto in gamba!-
Molly osservò il cielo trapuntato di stelle. – Povere ragazze..- scherzò.
Ridendo Arthur le prese la mano. – Sono fortunati, quei due. Questa fuga rischiava di avere un prezzo molto alto da pagare!-
Lentamente, Molly si voltò verso il marito. – Arthur?-
- Sì?-
- Se, alla fine, tu avessi deciso di scappare, io ti avrei perdonato!- ammise.
Arthur ricambiò il sorriso. – Lo so..-
 
 
 
 
 
 
 
- Quindi papà lo sapeva?- chiese George.
Fred annuì. – Sì, glielo avevo detto!-
- Giuro che mi è sfuggito prima che potessi pensarci!-
- Almeno mi sono tolto questo peso!-
- Secondo te quanto tempo passerà, prima che cominci a parlare di matrimonio?-
- Poco. Molto poco. Dille che ti sposi prima tu, così comincia a tormentare te..-
- Contaci, Freddie..-
- ‘Notte, George..-
- Buonanotte!-
Fred si girò su un fianco e aprì gli occhi. Tornare a casa era stato traumatico, ma era andata meglio del previsto. La madre non avrebbe mai smesso di tormentarli, ma andava bene così. Infondo, almeno un po’, se lo meritavano! Dalla posizione in cui era, riusciva a vedere un tratto di cielo. La luna a forma di sorriso brillava ancora nell’oscurità. Attorno a lei, le stelle sembravano punti luminosi e infiniti. Sorridendo, Fred pensò a Hermione. L’avrebbe portata a vedere le stelle, quell’estate. Chiuse gli occhi e si rilassò.
Due mesi..
Comincia il conto alla rovescia, Granger!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
‘Giooorno :)
Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Annuncio importante: d’ora in poi, per questioni tecniche di tempo, aggiornerò una volta a settimana, o di giovedì o di venerdì!
Note: ho voluto dedicare una parte del capitolo anche a Molly e Arthur. Li trascuriamo troppo spesso! Santo Merlino, sono sopravvissuti a due guerre, hanno cresciuto sette figli, hanno accolto Harry come un figlio, hanno combattuto Voldemort, e Molly, signori e signore, ha ucciso Bellatrix! **si inchina**. Questa è una coppia senza rivali, gente! :D
Altra piccola nota: il prossimo capitolo è saltato fuori dal nulla! Nel progetto iniziale non c’era, ma l’ho aggiunto per dare un tocco di allegria! Sarà un capitolo leggero, una sorta di sospiro prima di iniziare il resto della storia, che vagherà su argomenti un po’ più seri!
Detto questo: grazie, grazie infinite per tutto! Siete veramente tutte meravigliose, dalla prima all’ultima! Grazie per le recensioni e per il sostegno, e per continuare a leggere questa storia! Grazie a voi sto davvero vivendo un’esperienza meravigliosa!
E ora: in alto le bacchette e recensite! Sono curiosa di sapere i vostri giudizi sul capitolo :)
Ancora grazie di cuore!
Baci di Mielandia :)
Amy  

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Le Regole di Sopravvivenza ***


Capitolo 26
Le Regole di Sopravvivenza
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 1: Resta fuori dai guai!
 

 
 
 
 
 
 
Hermione era nascosta dentro una nicchia del corridoio. Ginny era accanto a lei, Ron e Harry erano appostati due nicchie più indietro. Nascondersi era sempre stato il loro forte, con o senza Mantello dell’Invisibilità.
Hermione sospirò, appoggiando la testa contro la pietra fredda alle sue spalle.
Resta fuori dai guai. Sì certo, un gioco da ragazzi. A meno che i guai non trovino te!
Ginny le afferrò la mano e la strinse, trasmettendole un po’ di calma. Sarebbe andato tutto bene. Dovevano solo rimanere nascosti. Ma perché capitavano sempre nel corridoio sbagliato?
Quel giorno, alcuni studenti di Corvonero avrebbero dato vita a un piano estremamente elaborato e potenzialmente pericoloso. Volevano attentare ai membri della Squadra di Inquisizione. Hermione non conosceva i dettagli precisi del piano, e non le interessavano. Cogliere le parole “Fattura Gambemolli” “Pozione Pruriginosa” e “Baccelli velenosi di Pus di Bubotubero” era stato sufficiente per convincerla a restarne fuori. Aveva delle regole da seguire. Sbuffò per l’ennesima volta. Lei seguiva le regole. E Fred? Lui, forse proprio in quel medesimo istante, era a Diagon Alley insieme al gemello a vendere prodotti e mezzi per generare nuove infrazioni alle regole. Poteva esistere controsenso più grande? Evitò di rispondersi.
A un certo punto, Ginny strinse la sua mano e Hermione aguzzò l’udito. Dei passi risuonarono frettolosi nel corridoio. Qualcuno correva. In lontananza, sentì arrivare un’altra serie di passi. L’attentato alla Squadra di Inquisizione sarebbe avvenuto nell’ala Est del corridoio del quarto piano. Loro erano a soli due corridoi di distanza da quella zona. Chiunque, nelle vicinanze, sarebbe stato messo in punizione. Ormai era una prerogativa della Umbridge. I passi oltrepassarono i loro nascondigli e, poco dopo, da lontano arrivarono le urla di uno scontro.
- Ora!- bisbigliò Hermione.
Scattarono fuori dal nascondiglio. Ginny alzò la bacchetta e lanciò delle scintille rosse in direzione della nicchia di Harry e Ron. Pochi secondi dopo, i ragazzi sfrecciarono verso le ragazze. Arrivarono di corsa fino all’incrocio con le scale che portavano alla Torre di Grifondoro. Rallentarono subito il passo, fingendosi innocenti. Hermione rifletté su quest’ultimo punto e di nuovo l’ironia tornò a ribollire nei suoi pensieri.
Noi siamo innocenti!
In Sala Comune, Lavanda e Calì stavano studiando Divinazione. Seamus e Dean giocavano a scacchi. Harry e Ron si unirono a loro. Hermione e Ginny presero posto in due poltrone lì vicino. Erano tutti esausti per la corsa, e per la paura di essere incastrati per un scherzo non loro.
- Ci è mancato poco!- commentò Ginny.
Hermione annuì. – Siamo stati veloci..-
Da quando i gemelli se ne erano andati, Hogwarts aveva cominciato a ribellarsi. Hermione non aveva mai assistito a nulla di simile. Era una vera e propria ribellione, di quelle con i fiocchi. I membri della Squadra di Inquisizione erano le vittime preferite degli scherzi degli studenti. Subito dopo, veniva la Umbridge. Gli studenti inghiottivano ogni giorno quantità improponibili di Merendine Marinare; Fuochi Forsennati si accendevano nei posti più impensabili; il bagno del quarto piano era esploso in circostanze misteriose; Daphne Greengrass era stata ricoverata in infermeria con due tentacoli al posto delle braccia. Pix seminava il caos. E nessuno se ne preoccupava. I professori avevano deciso fin dal primo momento di schierarsi dalla parte della ribellione. Fingevano di non sapere rimediare a un problema, e chiamavano la Umbridge continuamente. La prima settimana nel ruolo di Preside, per la vecchia rospa, era stata un incubo.
Le giornate scorrevano rapide. Quell’atmosfera di complicità che si era creata fra gli studenti rendeva tutto surreale e magico. Hermione si svegliava ogni mattina senza avere la certezza di arrivare a sera sfuggendo ad ogni pericolo, consapevole che ogni giornata aveva in serbo qualche piccola o grande sorpresa.
E tutte le sere andava a dormire sfinita ma stranamente tranquilla. Fred e George avevano lasciato il segno. Avevano dato inizio a una vera ribellione. Le fiamme erano risorte dalle ceneri. Ormai più nessuno credeva alle bugie del Ministero. La scuola si era schierata dalla parte di Harry. Dalla parte di Silente.
Ogni sera, prima di addormentarsi, Hermione guardava le stelle oltre la finestra. E contava.
Mancavano un mese e tre settimane..
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 2: Non intrometterti se qualcuno, specialmente Lee, tenta di combinare qualche guaio!
 
 
 
 
 
 
 
Hermione camminava tranquilla per i corridoi, in direzione della Biblioteca. All’improvviso, qualcuno la afferrò per le spalle e la spinse di lato, portandola contro la parete.
Era Lee.
- Ma si può sapere che diavolo..-
- Shh!- esclamò Lee, e indicò il soffitto.
Hermione seguì la direzione del suo dito e vide Pix, arrotolato attorno al lampadario, mentre cercava di svitarlo.
- Perché lo svita?- chiese Hermione perplessa.
Lee scosse le spalle. – Distruggere è il suo nuovo motto! Ci si vede Granger!-
Detto questo, sparì oltre l’angolo. Sospirando, Hermione si incamminò. In quel momento, la professoressa McGranitt arrivò dalla direzione opposta. Hermione la salutò con un sorriso che l’insegnante ricambiò.
- Signorina Granger, spero stia passando una buona giornata!- disse in tono spiccio.
Hermione annuì. – Oh sì, splendida. Spero sia buona anche per lei!-
- Abbiamo avuto momenti peggiori!-
- Senza dubbio!-
- Come sta il signor Weasley?- chiese la McGranitt, abbassando la voce.
Hermione si avvicinò e sussurrò. – Bene. La saluta..-
Dietro le labbra strette dell’insegnante, Hermione vide un sorriso. – Riferisca ai signori Weasley che dovranno impegnarsi a fondo nel loro lavoro: gli studenti stanno finendo le scorte di Merendine Marinare!-. Hermione boccheggiò, indecisa se commentare, ma la McGranitt sorrise impercettibilmente davanti alla sua esitazione: - Dubito che esista veramente la Umbridgite..- mormorò.
Hermione sorrise. – Le leggende a volte sono vere!- rispose, con aria complice.
La McGranitt sospirò. – Temo di dover concordare, signorina Granger! Pix!- esclamò all’improvviso, spaventando Hermione. – Si svita dall’altra parte!-
Senza aggiungere altro, la professoressa riprese la sua camminata e sparì. Pix sorrise beffardo e cominciò a svitare il lampadario dalla parte opposta. Hermione scosse la testa incredula. Vedere la McGranitt rivolgere consigli a Pix per creare il caos era davvero un Unicorno Rosa. Per un momento, pensò a Fred e una fitta dolorosa le strinse lo stomaco. La scacciò, cominciando a contare. Il conto alla rovescia era diventato una sorta di calmante, un mantra da ripetere per scacciare il senso di abbandono, il vuoto. Le mancava. Terribilmente. Le mancava ogni giorno. Ma lei doveva solo stare calma e contare. Erano cose che sapeva fare piuttosto bene!
Un cigolio sinistro attirò la sua attenzione. Pix scoppiò a ridere, mentre il lampadario tremava, ormai quasi del tutto separato dal suo appiglio. Un campanello d’allarme suonò nella mente di Hermione.
Non intrometterti se qualcuno, specialmente Lee, tenta di combinare qualche guaio!
Lee e Pix potevano occupare lo stesso livello di pericolosità, no?
Senza pensarci due volte, Hermione scappò via dal corridoio e si infilò in Biblioteca, nello stesso istante in cui uno schianto risuonò per il castello, rimbalzando da una parete all’altra. Sospirando di sollievo, Hermione prese posto al suo tavolo preferito e cominciò a studiare. Fuori dalla finestra, il sole splendeva sui prati.
Maggio. Primavera.
Il conto alla rovescia continuava.
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 3: Evita di innervosire la Umbridge e cerca di non finire in punizione!
 
 
 
 
 
 
 
Difesa contro le Arti Oscure era diventata una specie di incubo settimanale ricorrente. Ogni lezione sembrava durare secoli. Era una tortura alla quale nessuno poteva sottrarsi. Hermione rimaneva tutta l’ora inchiodata sulla panca, le mani strette attorno al bordo del banco, il sangue ribollente di rabbia.
La Umbridge diventava malvagia ogni giorno di più. Nonostante la sua tendenza a prendersela con Harry per ogni cosa non fosse calata, ora non lo puniva più apertamente come prima. Era passata a una strategia meno invasiva e più studiata. Forse aveva paura. Questo pensiero alleggeriva ogni volta la tensione di Hermione.
Sì, aveva paura. Degli studenti. Temeva i corridoi, temeva gli scherzi, temeva gli stessi alunni che cercava di soggiogare e fermare. E la paura la rendeva ancora più nervosa, ancora più vulnerabile. Se prima la Umbridge attaccava apertamente Harry e i suoi alleati, ora ricorreva all’intimidazione e alla provocazione. Ogni lezione era teatro di commenti e sottintesi riferimenti a Silente, alle presunte bugie sul ritorno di Voldemort e al coinvolgimento di Sirius nella fuga di massa di Azkaban. Aspettava che qualcuno reagisse, ma gli studenti sapevano di essere un passo avanti a lei. Avevano capito di poter guidare la ribellione senza farsi punire: bastava mantenere il controllo e mordersi la lingua. Per Harry era una sfida molto dura. Per Hermione lo stesso.
Fuori dall’aula, la Umbridge scandagliava i corridoi sperando di cogliere sul fatto i ribelli, ma fortunatamente furono in pochi a essere puniti. La sua sete di controllo la rendeva nevrotica e pericolosa, ma erano in pochi a temerla veramente. Cosa potevano essere delle ferite su una mano in confronto alla potenza della verità?
Quel giorno, Hermione stava camminando tranquilla per il castello. Si era ritrovata spesso, negli ultimi tempi, a pattugliare i corridoi. In qualità di Prefetto, aveva la scusa della sorveglianza. Ma la verità era un’altra. Per quanto Fred le avesse fatto promettere di rimanere fuori dai guai, Hermione cedeva spesso a quella piccola parte di sé che insisteva per andare proprio a cercarli. Era preoccupata per gli studenti più piccoli, e per quelli innocenti. Voleva assicurarsi che tutti stessero bene. Sorvegliare i corridoi la teneva impegnata e la faceva sentire meno inutile.
Svoltò l’angolo e vide una gigantesca pozza d’acqua allargarsi dal bagno di Mirtilla Malcontenta. Per un momento, Hermione pensò di dare l’allarme. Un Basilisco sopravvissuto alla bonifica di Harry si era appena fatto un giro fuori dalla Camera dei Segreti?
No, era impossibile. Hermione afferrò la bacchetta e si diresse verso il bagno. Scostò la porta ed entrò. Sotto i suoi piedi, la pozza d’acqua cominciava a bagnarle scarpe e calze, e a lambirle le caviglie. Ogni suo passo era accompagnato da uno sciacquettio.
Nella sala principale del bagno, Mirtilla Malcontenta era a terra, chinata su un ragazzino di Tassorosso svenuto, petulante e lamentosa come sempre.
- Mirtilla!- gridò Hermione, scattando in direzione del ragazzino.
Il fantasma sollevò lo sguardo. – Hermione! L’ho trovato cinque minuti fa. Qualcuno ha allagato il bagno..- mugolò.
Hermione si morse la lingua e represse il sarcasmo. – Hai visto cos’è successo?- chiese.
Mirtilla scosse la testa, il labbro le tremò. – Stavo seduta nel mio gabinetto. Stavo pensando a quella volta in cui Brigitte Burton mi lanciò un sacchetto di fegati di drago, imbrattandomi i capelli..poi ho sentito un rumore, passi e voci. C’è stata un’esplosione e poi tutto si è allagato!-
Hermione voltò lo sguardo verso i rubinetti. Tutti i lavandini erano saltati e l’acqua scorreva copiosa dai tubi spezzati. Tornò a guardare il ragazzino. Aveva un taglio poco profondo sulla fronte e una piccola ferita alla mano, ma sembrava a posto.
Hermione sollevò la bacchetta e la puntò sul bambino. – Reinnerva!- mormorò.
Dopo un istante, il ragazzino aprì gli occhi, mettendo lentamente a fuoco il mondo attorno a sé. Tentò di sollevarsi, ma Hermione lo costrinse a rimanere steso, con un sorriso. Passò un braccio attorno alle sue spalle e gli sollevò la schiena, tirandola fuori dall’acqua. Hermione si inginocchiò, bagnandosi calze e gonna, poi appoggiò la schiena del bambino sulle proprie gambe.
- Stai bene?- chiese dolcemente.
Il bambino annuì.
- Come ti chiami?-
- Devon..-
Hermione lo riconobbe. Frequentava il secondo anno. Le aveva chiesto aiuto in biblioteca per prendere un libro da uno scaffale molto alto e si erano messi a parlare di Trasfigurazione. Era estremamente intelligente e anche molto dolce.
- Cos’è successo?-
– Non sono stato io, lo giuro. Sono entrato perché avevo ricevuto un gufo urgente. Pensavo che qualche mio amico mi volesse spaventare..sai..- esitò, rivolgendo un’occhiata di sbieco a Mirtilla, poi avvicinò il viso e Hermione istintivamente si chinò. -..scommettiamo spesso su di lei..dicevano che non avevo il coraggio di venire qui a consolarla per l’ennesima crisi di pianto!- aggiunse, abbassando la voce.
Hermione sorrise. – Ci vuole un gran coraggio, per farlo!- commentò con aria complice.
- Comunque quando sono entrato ho visto dei ragazzi. Sono stati dei Serpeverde. Mi hanno Schiantato poi hanno fatto esplodere tutto. Prima che mi colpissero, mi hanno detto che mi avevano attirato loro qui. Per fare in modo che sembrasse colpa mia..- mormorò spaventato.
Hermione annuì. – Ti porto da Madama Chips. Poi dopo che ti avrà sistemato a dovere, mi dirai i nomi di quei..-
- Hermione..- mugolò Mirtilla, mentre due lacrime le scorrevano sulle guance.
- Bene, bene!- esclamò una vocetta falsamente dolce.
Lo scrosciare dell’acqua aveva attutito ogni suono circostante. Hermione si voltò di scatto verso la porta. Non l’aveva sentita entrare. Digrignò i denti e osservò la Umbridge avanzare lentamente nell’acqua che le arrivava fino a metà tibia.
Mirtilla volteggiò per un secondo, indecisa se sparire. Poi Hermione la vide fare qualcosa di totalmente inaspettato. Tirò su con il naso con forza, scacciò le lacrime con una mano e fece una lunga capriola a mezz’aria, atterrando proprio alle spalle di Hermione. con la coda dell’occhio, la vide accovacciarsi accanto a lei e posare una mano sulla fronte di Devon, che trasalì, ma rimase immobile a guardare la vecchia rospa. Hermione avvertì un senso di freddo quando la spalla di Mirtilla incontrò la sua. Nonostante la spiacevole sensazione, Hermione rimase colpita da quel gesto. La lotta contro il male univa tutti, ora ne aveva la prova tangibile!
- Cosa succede qui?- chiese la Umbridge, con il tono tagliente di chi ha già tratto le sue conclusioni e non ascolterà altre versioni.
Hermione sostenne lo sguardo dell’odiata insegnante, e trattenne a stento un ringhio. – Degli alunni hanno fatto saltare le tubature e attirato qui Devon per incolparlo. L’ho trovato svenuto sul pavimento!-
- Sono stati dei Serpeverde!- aggiunse Devon, sollevandosi a sedere.
Hermione ammirò il suo coraggio. Ma sapeva che era del tutto inutile..
La Umbridge sorrise, allargando la bocca da rospo in una smorfia compiaciuta. – Oh, non credo che sia molto attendibile come scusa. Sono più propensa a credere che voi due vi siate dati appuntamento qui per far esplodere il bagno!-
- Non è vero!- gridò Mirtilla, spaventando tutti e tre gli umani presenti nella stanza. – Non è stato lui, io l’ho visto!-
- E io dovrei credere alle parole di un fantasma petulante e insopportabile come lei, Mirtilla?- cinguettò la Umbridge.
Il volto di Mirtilla parve incrinarsi sotto il peso di quell’offesa. Hermione provò una rabbia così profonda che le sue dita rischiarono di spezzare la bacchetta. Come poteva dire una cosa simile?
Sorprendendo Hermione, Mirtilla scoppiò a piangere ma non svanì. I suoi mugolii rimasero di sottofondo. La Umbridge spostò lo sguardo su Hermione e la sua bocca si aprì in un ghigno malvagio e orribile.
- Temo che entrambi riceverete una punizione, signorina Granger!-
Fu in quel momento che le parole di Fred risuonarono nella sua mente. Regola numero tre. Regola numero dieci.
- Temo di doverla contraddire, professoressa!- tuonò Hermione, marcando bene l’ultima parola con del vivo sarcasmo.
Il sorriso della Umbridge vacillò e la sua guancia tremò come se Hermione l’avesse appena schiaffeggiata.
- Devon non è responsabile. Sono stata io. Lui era solo nel posto sbagliato al momento sbagliato..-
- Hermione. no!- protestò lui.
- Va tutto bene, non è colpa tua!- mormorò Hermione con un sorriso, a voce abbastanza alta per fare in modo che la Umbridge lo sentisse. – Non prenderti responsabilità che non hai! Uno dei due può salvarsi..Meglio tu che io..- aggiunse, accarezzandogli i capelli zuppi. Erano rossi. Hermione se ne accorse solo in quel momento. Doveva essere un segno..
- Benissimo!- trillò la Umbridge, riassestando il suo ghigno da rospo vorace. – La aspetto fra cinque minuti, nel mio ufficio! Un’ora di punizione sarà sufficiente-
- Prima mi assicurerò che Devon arrivi sano e salvo da Madama Chips!- protestò Hermione.
- Temo che non sia una sua responsabilità, signorina Granger!- cinguettò lei.
- Temo che lo sia, invece!- replicò Hermione, con un sorriso. – Sono un Prefetto!-
Di nuovo, le guance della Umbridge tremarono. Qualcosa di molto simile alla rabbia felina passò negli occhi di quella donna orribile. Impiegò più tempo del previsto a rimettere a posto il suo sorriso falso e il risultato fu talmente deprimente che Hermione allargò ancora di più il suo.
- Per ora!- sbottò la Umbridge, prima di girarsi e sparire dal bagno.
Devon si alzò a fatica, sorretto da Hermione.
- Non avresti dovuto! Potevo cavarmela..-
- No, dovevo!-
- Perché?-
Hermione si voltò verso di lui sorridendo. – Regola numero dieci..-
Devon sollevò le sopracciglia. – Eh?-
- Un giorno capirai..grazie per quello che hai fatto Mirtilla!- disse Hermione, girandosi verso il fantasma.
Mirtilla annuì e cominciò a tormentare un brufolo. – Gliela farai pagare?-
Prima di uscire dal bagno, Hermione le rivolse un ghigno. – Oh sì, puoi giurarci!-
 
 
Devon era in infermeria. Al sicuro. Hermione bussò alla porta dell’ufficio della Umbridge. Senza dire una parola, entrò e si sistemò al piccolo tavolo accanto alla finestra. Prese la piuma e cominciò a scrivere, senza nemmeno aspettare che la Umbridge dicesse qualcosa. L’insegnante la osservò in silenzio, senza dare segno di voler aprire bocca. Hermione scrisse rapida, veloce, impassibile. Non alzò mai la testa, soffocò il dolore nella sua mente, lontano da ogni altro pensiero. Sentiva lo sguardo della Umbridge su di sé. Sapeva che la stava osservando. La teneva d’occhio. La Umbridge era seduta alla sua scrivania. Sollevava spesso il collo per osservare Hermione e la pergamena che, minuto dopo minuto, cominciava a oltrepassare il bordo del tavolino. Era curiosa di leggere cosa stesse scrivendo, ma non si alzò. Mai. Hermione lo prese come un segno di rassegnazione. Voleva aspettare che fosse lei a fare una mossa. La Umbridge stava semplicemente studiando la sua preda, osservandola e cercando di capire quale strategia avrebbe usato. Hermione pensò fra sé che non avrebbe deluso l’insegnante. La Umbridge avrebbe avuto pane per i suoi denti.
Quando l’ora terminò, Hermione sollevò la testa, appoggiò la piuma accanto alla pergamena striata di rosso scarlatto e si sollevò. Le dita della mano ferita cominciavano a tremarle per il dolore, ma lei costrinse i suoi muscoli a tendersi fino allo sfinimento. Non si sarebbe mai mostrata debole davanti a lei. Mai. Hermione si alzò, arrotolò la pergamena con cura e poi raggiunse la scrivania della Umbridge con un sorriso. Lentamente e con gesti studiati, Hermione appoggiò il rotolo di pergamena davanti a lei e lo srotolò con calma. Lo sguardo felino della Umbridge passò dagli occhi di Hermione alla pergamena. Hermione vide i suoi occhi passare rapidi da un estremo all’altro del foglio e per la prima volta, nel suo sguardo, lesse qualcosa che andava oltre la rabbia: paura, disgusto e sconfitta. Per un momento, un solo istante, Dolores Umbridge fu sconfitta da Hermione Granger. Poi si riprese, e la rabbia tornò  a scintillare negli occhi sporgenti. Sollevò lo sguardo su Hermione, senza dire una parola.
La ragazza sorrise. – Trasmetta il messaggio a chi di dovere, professoressa!- sibilò Hermione.
E detto questo, si sollevò, sorrise all’insegnante e uscì lentamente dall’ufficio. Sentì lo sguardo della Umbridge sulla sua schiena, ma l’insegnante non osò proferire parola.
Hermione camminò con calma fino al bagno del quinto piano. Gli studenti erano tutti in Sala Grande. Nessuno l’avrebbe vista. Corse al lavandino e aprì il rubinetto dell’acqua fredda. Senza esitare, cacciò la mano sotto il getto e una fitta intensa di dolore rischiò quasi di farla vomitare. Con la destra afferrò il bordo di ceramica e si aggrappò. Strinse i denti, trattenendo un gemito così sofferente che avrebbe potuto spaventare anche i quadri nel corridoio.
Ansimando per il dolore, Hermione chiuse il rubinetto e spostò la mano all’altezza del suo viso. Qualcosa catturò il suo sguardo in sottofondo. Era lei. Hermione Granger. Riflessa nello specchio sbeccato sopra il lavandino. Hermione spostò lo sguardo sul suo riflesso e vide una ragazza dai tratti decisi, tesi per l’ira, ma traboccanti di soddisfazione. Aveva vinto. E infranto quasi tutte le regole di Fred. Ma aveva vinto.
La ragazza nello specchio stirò le labbra in un sorriso. Era fiera. Letale. Pericolosa. Abbastanza impavida per l’età che aveva. Era il volto di una ragazzina diventata adulta troppo in fretta, costretta dagli eventi del mondo esterno. Una ragazza pronta a combattere. Be’, aveva vinto la sua prima guerra. Senza staccare gli occhi dal suo riflesso, Hermione stirò le dita della mano, scacciando il dolore.
Sulla pelle illuminata da gocce d’acqua, riluceva una frase incisa nella carne viva, rossa come il sangue.
“Io dirò sempre la verità”
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 4: Resta fuori dai guai!
 
 
 
 
 
 
 
“..esattamente quello che avrei fatto io. Ed è questo il punto. Tu-non-lo-devi-fare! Avevamo un patto, mi avevi promesso che saresti rimasta fuori dai guai. Hai dieci regole da rispettare. Be’, nove, in realtà, perché la decima è una scappatoia, e capisco solo ora che non te l’avrei dovuta lasciare! Non so se essere fiero di te per quello che hai fatto, o se arrabbiarmi per aver fatto esattamente il contrario di quello che ti avevo chiesto di fare. George suggerisce la prima!
Ti amo. Per favore, davvero, resta fuori dai guai!
Almeno provaci..
..ti prego!”
 
 
Ridendo, Hermione posò la lettera accanto al libro di Aritmanzia. Quattro fogli in cui Fred aveva ripetuto praticamente la stessa cosa. Prima la perdonava, poi si arrabbiava di nuovo, poi diceva che era fiero di lei, poi si arrabbiava..l’altalena era andata avanti per quasi tre pagine. Poi le aveva raccontato un po’ di novità del negozio. Dopodiché aveva ricominciato con l’altalena!
Fuori dalla Sala Comune, il sole splendeva sui prati. Molti degli studenti erano usciti a godersi quella domenica di caldo, ma Hermione aveva optato per la tranquillità del castello. Aveva un programma di ripasso da seguire e il sole e le grida l’avrebbero solo distratta.
Raccontare a Fred del suo trucchetto con la Umbridge era stato epico. Non solo era fiera di se stessa, ma sapeva anche che, in un modo o nell’altro, lui avrebbe pensato lo stesso. Anzi, l’avrebbe quasi invidiata per non aver pensato lui stesso a una mossa così geniale! Harry e Ron avevano accolto quella notizia con sguardi allibiti, ma poi avevano stretto Hermione in un abbraccio molto lungo. Ginny le aveva medicato la ferita, l’aveva sgridata per il suo comportamento avventato, poi le aveva sorriso e le aveva detto che era stata brillante.
La Umbridge, da quel giorno, evitò Hermione il più possibile. Non le rivolgeva mai la parola, né la degnava di uno sguardo. A lei stava bene così. Anzi, era molto soddisfatta di quel risultato. Per tutta la scuola, si era diffusa la voce di quella punizione sfuggita al controllo della Umbridge. Hermione era diventata una sorta di eroina del popolo studentesco. Odiava ammetterlo, e avrebbe preferito ingoiare uno Schiopodo piuttosto che confessarlo a Fred, ma ora capiva perfettamente quanto fosse esaltante l’euforia dell’infrangere le regole. Ecco perché i gemelli ne andavano così ghiotti!
In Sala Comune, Hermione si osservò la mano. La cicatrice riluceva sulla sua pelle candida. E quella scritta le ricordava ogni volta il suo gesto avventato. L’euforia gorgogliò nel suo petto. Sorridendo, Hermione rilesse un’ultima volta la lettera di Fred. Una leggera nota di sofferente abbandono scintillò sotto la sua felicità, ma lei la scacciò.
Mise da parte la lettera e ricominciò a studiare Aritmanzia.
Verso l’ora di cena, scese in Sala Grande e vi trovò Harry, Ron e Ginny, intenti a parlottare sospettosamente in un’area isolata del lungo tavolo. Hermione sedette affianco a Ginny e li guardò uno a uno con la fronte aggrottata.
Ginny fece un cenno con il capo verso il tavolo dei Corvonero. – Sembra che a un paio di ragazze del quarto anno sia capitata la stessa cosa che è capitata a Devon. Un Serpeverde ha distrutto una statua al terzo piano, e la colpa è ricaduta su di loro!-
- Non è giusto!- sbottò Ron.
Hermione annuì. – Lo so. Ma non possiamo fare niente. O meglio..io non posso fare niente!- borbottò, suscitando un sorriso nei suoi amici.
Ginny le accarezzò una spalla. – In realtà finge di essere arrabbiato. Starà già trovando il modo di farti avere un Ordine di Merlino Prima Classe!-
Hermione sorrise. – Già, è probabile. Comunque non possiamo fare niente, per davvero. Meglio rimanere fuori dai guai!-
Harry annuì. – Peggioreremmo le cose!-
In quel momento, Lee si avvicinò a loro. – Ragazzi, un suggerimento: domani non passate per i sotterranei!-
Hermione sollevò un sopracciglio. – Perché?-
Lee sfoderò un sorriso. – E’ ora di spiegare ai Serpeverde chi comanda!-
- Lee..- iniziò Ginny, ma la mano del ragazzo scattò in aria.
- Spiacente Weasley Junior! Ormai ho deciso..- disse, poi sparì dopo aver rivolto a tutti un sorriso.
Hermione sospirò. – Abbiamo ancora un paio di Merendine Marinare?-
Ron sollevò la testa di scatto dal piatto. – Perché?-
- Perché domani penso che starò male..molto male..-
 
 
Quella sera, Hermione rilesse la lettera di Fred, prima di addormentarsi. Alla fine aveva abbandonato il progetto di fingersi malata. Doveva solo stare lontano dal sotterraneo. Non avevano nemmeno Pozioni, di lunedì!
Sospirando, Hermione rilesse uno dei suoi pezzi preferiti della lettera.
 
“Nessuno ha ancora fatto uno scherzo a McLaggen? Credo che scriverò a Lee. Un po’ deplorevole annientare i propri alleati, ma lui è un caso a parte. Ti ho già detto di rimanere fuori dai guai? Per favore, Granger! Fallo per me. Mi manchi, ogni singolo giorno. Voglio che torni a casa intera, perciò ti prego, ti scongiuro, resta fuori dai guai!
Il negozio sta andando a gonfie vele. George ha qualche problema con un occhio..ehm..un esperimento andato male. Ma dovrebbe guarire. A proposito..per caso conosci qualche ingrediente adatto a curare un’irritazione da polvere pruriginosa? Se ci aiutassi, George te ne sarebbe immensamente grato. Ti saluta, dice che ti vuole bene e aggiunge “Sei stata geniale e brillante!”. Io ci aggiungo “Sei stata irresponsabile..ma comunque brillante!”.
Ti amo. Mi manchi.
 
Il tuo Viktor!”
 
 
Hermione scosse la testa. Lei era un’irresponsabile? La predica veniva da uno molto maturo..
Sorridendo, Hermione richiuse la lettera e la sistemò nel cassetto assieme alle altre. Si accoccolò fra le coperte e lasciò che il sonno prendesse il sopravvento. Pensò a Fred così intensamente che, per un momento, le parve di sentire le sue braccia stringerla e cullarla..
 
 
 
Il giorno dopo, i Serpeverde arrivarono con quasi due ore di ritardo alle lezioni. Il passaggio della loro Sala Comune era stato invaso da una rete intricata di radici nodose e resistenti come ferro. La Sprite era rimasta allibita, nel vederlo. Non era una pianta cresciuta in natura. Era un incantesimo, molto complesso. Non si poteva bruciare, tagliare, né far saltare in aria. Era così resistente che i professori impiegarono quasi due ore a liberare i Serpeverde dal dormitorio. La Umbridge, a pranzo, passò gli occhi da rospo sulla Sala Grande in cerca di un colpevole, e quando incontrò Hermione, lei sostenne il suo sguardo. Alzò il mento in segno di sfida e piegò la bocca in un piccolo ghigno. Hermione poté giurare di averla vista digrignare i denti. Non poteva incolparla. Hermione era innocente. Ma come poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di innervosirla?
Infondo, aveva seguito la regola. Era rimasta fuori da guai!
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 5: Non uccidere Malfoy, a meno che non sia strettamente necessario!
 
 
 
 
 
 
 
Evitare la Squadra di Inquisizione era un’impresa pressoché impossibile. Più che altro, la lista di persone e cose che Hermione doveva evitare per i corridoi si era estesa a dismisura, tanto che la soluzione migliore sarebbe stata: “evitare i corridoi, punto!”.
Malfoy e la sua cricca seminavano terrore ovunque passassero. Punivano gli studenti anche senza una ragione, toglievano punti a caso, senza motivazioni, e spaventavano gli studenti più giovani. Ma come tutti, del resto, anche Malfoy aveva i suoi limiti. Sapeva che c’erano persone che non andavano sfidate. Lee e Pix erano solo la punta dell’iceberg. Il Furetto evitava accuratamente di mostrare spavalderia e superiorità davanti a quelli che avrebbero potuto ridurlo a un mucchietto di ceneri spelacchiate molto facilmente.
Hermione comunque, per sicurezza, evitava Malfoy. Vedere quella faccia appuntita e quel ghigno da Purosangue spocchioso la rendeva incapace di intendere e di volere. Avrebbe rischiato di violare una delle regole di Fred. E di finire ad Azkaban per omicidio!
Quel pomeriggio, Hermione aveva seguito Harry e Ron nei giardini. Si erano sistemati sotto il loro faggio preferito per studiare, ma poi si erano ritrovati a parlare di rivolte e punizioni.
- Dovremmo concentrarci sugli esami!- sbottò Hermione, dopo quasi mezz’ora.
Ron sbuffò. – Lo so, non ricordarcelo!-
- Che ve lo ricordi o meno, non fa molta differenza, Ronald! Gli esami si avvicinano..-
- Sei peggio di Percy, quando ti ci metti!-
- Benissimo! Spero di essere presente quando arriverà la lettera con i risultati: non vedo l’ora di vedere la faccia di tua madre!-
- Sei davvero simpatica, Hermione!-
Lei aprì bocca per ribattere, ma Harry alzò le mani di scatto. – Mi fa male la testa!-
Contemporaneamente, Ron e Hermione scattarono in avanti e lo afferrarono per le braccia.
- Miseriaccia..-
- La cicatrice?-
- No! Voi due!- sbottò lui, fulminandoli con lo sguardo.
Ridendo, Hermione e Ron lo lasciarono andare.
- Scusa..- mormorò Ron, rivolto a Hermione.
Lei sorrise. – No, scusa tu..è che sto cominciando a preoccuparmi per questi esami!-
- Andranno benissimo!- commentò Harry. – Preoccupati per noi, piuttosto!-
Scoppiarono a ridere tutti e tre, ma si interruppero quando videro tre ombre sovrastare i loro angolo di sole. Malfoy, Tiger e Goyle se ne stavano impalati davanti a loro, le braccia incrociate e gli sguardi minacciosi. Be’, quelli dei due Troll. Malfoy aveva più l’aria di uno che aveva appena trovato un sacchetto pieno di Galeoni.
- Sai, Sfregiato, concordo con te! Dovreste cominciare a preoccuparvi..- disse con la sua solita voce strascicata.
Harry piegò la bocca in un mezzo sorriso. – Fossi in te non lo direi a voce troppo alta, Malfoy! Non vorrai che la gente sappia che sei d’accordo con me?-
Il sorriso scomparve dalla faccia da serpe di Malfoy. – Un giorno qualcuno ti tapperà la bocca!-
- Vuoi metterti in fila per provarci?- lo provocò Harry.
Quella sfida fece ridere Hermione e Ron. Tiger e Goyle arricciarono leggermente gli occhi. Forse non avevano capito il senso di quella conversazione. Poverini..
Lo sguardo tagliente di Malfoy si spostò su Hermione. – Mezzosangue, ho un avvertimento per te: prenditi ancora gioco della Umbridge e te la vedrai con noi!-
Con un sorriso divertito, Hermione si alzò in piedi. Ron allungò una mano per fermarla, ma rimase sospeso a metà del movimento, il viso piegato in una smorfia di panico.
Sempre sorridendo, Hermione si parò davanti a Malfoy e incrociò le braccia. Muovendosi insieme, Harry e Ron scattarono al suo fianco.
- E cosa mi farete?- chiese Hermione, con tono falsamente spaventato.
Il ghigno di Malfoy si allargò. – Non sfidarmi, Mezzosangue!-
- Per tua informazione, non mi fai paura..Furetto!- rispose lei.
- Non c’è più Weasley a difenderti!-
- Non ho bisogno di lui per difendermi!-
In un gesto avventato, Ron estrasse la bacchetta. Forse voleva dimostrare a Malfoy che c’era qualcun altro pronto a difenderla. Quel gesto fece irrompere Malfoy in una risata strascicata.
- Weasleyuccio, tuo fratello ti ruba la ragazza e tu sei ancora qui a batterti per lei? Lodevole, davvero!- lo prese in giro lui.
Harry, il volto contratto in una smorfia di rabbia, prese al volo la bacchetta dalla tasca.
- Sfregiato, mettila via!- cantilenò Malfoy. – O sarò costretto a togliervi dei punti. Anzi, ora che mi ci fai pensare..vediamo, mi state puntando contro due bacchette, perciò direi che potrei togliere a Grifondoro..-
Ma Hermione fu molto più veloce. Malfoy richiuse rapidamente la bocca, quando la punta della bacchetta di Hermione premette sulla sua gola. Lei lo aveva afferrato per la cravatta, ed era stata così veloce che Malfoy non aveva fatto nemmeno in tempo a finire la frase.
- Tre bacchette!- lo corresse Hermione, con un sorriso.
Tiger e Goyle si rivolsero un’occhiata di stupida sorpresa e fecero per aprire i mantelli, ma Harry e Ron alzarono le bacchette, puntandole contro di loro, che si fermarono.
Ron scosse la testa. – Oh non lo farei se fossi in voi!-
Malfoy trafisse Hermione con lo sguardo. – Lasciami andare, piccola, sudicia..-
La bacchetta di Hermione spinse con più forza contro la sua gola. – Avanti, continua. Piccola, sudicia..?- lo sfidò lei.
- Vi pentirete!- sbottò Malfoy, mentre una goccia di sudore solcava la sua fronte piatta.
Hermione gli rivolse un sorriso comprensivo. – Ne sono certa, Furetto. Buona giornata!-
Insieme, Hermione, Harry e Ron ritrassero le bacchette e si voltarono per andarsene. Con la coda dell’occhio, Hermione vide Malfoy afferrare la bacchetta e puntarla verso di lei con espressione infuriata. Accadde tutto in un lampo. Hermione ruotò su se stessa ed eseguì un rapido movimento con il braccio, come un colpo di frusta. Gridando, Malfoy si abbatté al suolo, le gambe legate da una spessa corda intrecciata. Tiger e Goyle corsero a cercare di slegarlo. Digrignando i denti per la rabbia, Malfoy sollevò la bacchetta un’altra volta e aprì la bocca per scagliare un incantesimo. Ma Hermione, di nuovo, fu più veloce. Un rapido colpo con il braccio e la corda si allungò, cominciando ad avvilupparsi attorno al corpo del Furetto. L’ultimo tratto di corda passò sulla sua bocca e si strinse sul suo viso. Malfoy cominciò a emettere gridi soffocati, non potendo parlare, e a cercare l’aiuto dei suoi due bestioni con lo sguardo. Tiger e Goyle sembravano due babbuini un po’ tonti. Le loro grosse mani non riuscivano a sciogliere la corda magica. Harry e Ron erano quasi caduti a terra per le risate. Hermione sollevò una mano in direzione di Malfoy e lo salutò con un sorriso.
Ron le circondò le spalle con un braccio e Harry le prese la mano. Risalirono il pendio verso il castello, in preda a continui attacchi di risate. Sulle scale dell’Ingresso incrociarono la McGranitt.
- Professoressa, credo che qualcuno abbia legato Malfoy!- la avvertì Hermione, sotto lo stupore generale dei due amici.
La McGranitt strinse gli occhi dietro gli occhiali. – E’ ferito?-
- Solo nell’orgoglio!-
- Bene..lasciamolo lì a rifletterci sopra!- decretò lei, con un mezzo sorriso. – Ora filate nel vostro dormitorio!- disse, ma non riuscì a fingersi severa.
In Sala Comune, Harry e Ron presero tre bottiglie di Burrobirra dalla scorta che Fred e George avevano nascosto e proposero un brindisi.
- A Hermione Granger!- iniziò Harry.
- La vera erede di Fred e George!- concluse Ron.
Ridendo, Hermione fece scontrare la sua bottiglia con quelle dei due amici. Aveva violato un’altra regola. Be’, in realtà Fred non era mai stato troppo convinto di questa particolare avvertenza. Poteva considerarsi una violazione innocente?
Entro sera, la storia dell’attacco a Malfoy aveva fatto il giro del castello. Hermione andò a dormire solo dopo aver scritto una breve lettera a Fred, in cui gli raccontava l’accaduto. Questa volta era piuttosto convinta di non ricevere una risposta preoccupata di disapprovazione.
Alle tre del mattino, Hermione fu svegliata da un rumore secco. Proveniva dalla finestra accanto al suo letto. Era così snervante e fastidioso che Hermione sfuggì rapidamente al calore delle coperte per alzarsi. Un gufo batteva nervosamente contro il vetro della finestra. Quando Hermione la spalancò, l’animale planò nella stanza e atterrò sul suo comodino. Poi sollevò la zampa. Hermione slegò il rotolo di pergamena e ringraziò il gufo con un buffetto. Quello schioccò il becco e cominciò a ripulirsi le piume dell’ala. In piedi, davanti alla finestra ancora aperta, Hermione lesse la lettera un paio di volte e trattenne a stento una risata che avrebbe potuto svegliare le compagne di stanza.
 
 
“Un giorno dovrò fare ammenda per aver trasformato la brillante e saccente Hermione Granger in una letale erede dei Weasley. Cosa devo fare per convincerti a non cacciarti nei guai? No..non rispondere legarti! A meno che.., no niente lascia perdere!
Questa volta la passi liscia..sono fiero di te!
Ti amo
 
P.s.: la prossima volta legalo con un Tranello del Diavolo!”
 
 
 
Una brezza calda arrivò dalla finestra aperta. Hermione sollevò la testa e chiuse gli occhi, godendosi l’aria di una notte di maggio. Riaprì gli occhi e si avvicinò alla finestra. Fuori, la notte brillava di stelle. Il cielo sembrava sconfinare in un mare di diamanti. Le montagne attorno a Hogwarts erano illuminate dalla luce della luna. Hermione appoggiò la testa contro il muro di pietra e sorrise, stringendo la lettera fra le dita.
Un mese..
Trattenendo un’altra risata, Hermione scattò rapida verso il comodino. Le era venuta un’idea! Aprì il cassetto e prese una boccetta di inchiostro e una piuma. Appoggiandosi al libro di Trasfigurazione, Hermione scrisse rapida una risposta sul retro della lettera di Fred. Il gufo seguì i suoi movimenti con gli enormi occhi gialli. Hermione posò la piuma e rilesse quelle brevi parole. Sorrise beffarda. Era sempre stata brava a vendicarsi.
Legò la pergamena alla zampa del gufo, improvvisamente felice di avere una nuova missione, e lo accompagnò alla finestra.
- Sempre a Fred Weasley!- sussurrò Hermione.
Il gufo schioccò il becco e planò fuori dalla finestra. Hermione seguì il volo del volatile finché il buio non lo inghiottì. Poi tornò a dormire, ridendo ancora al pensiero della faccia che avrebbe fatto Fred..
 
 
 
 
 
A tanti, troppi, chilometri di distanza, Fred Weasley fu svegliato da un fastidioso ticchettio. Per un momento, pensò che fosse George, intento a spostare qualcosa al piano disotto. Ma era impossibile. Il negozio era ancora chiuso. E, nel silenzio, Fred riuscì a sentire il gemello russare nella stanza accanto.
Sbuffando, Fred aprì gli occhi e vide il profilo di un gufo dietro il vetro della finestra. L’alba stava sorgendo. I tetti di Diagon Alley cominciavano a colorarsi di luce rosea. Sbadigliando, Fred arrivò alla finestra e la aprì. Il gufo cacciò uno stridio acuto e Fred per poco non perse l’udito.
- Non ti agitare! Ti rendi conto di che ore sono?- sbottò, rendendosi conto di quanto fosse stupido parlare con un volatile.
- Dai, dammi la zampa!- ordinò.
Il gufo sollevò con eleganza la secca zampetta e Fred slegò la lettera. Era la sua. No aspetta, c’era qualcosa sul retro. Il gufo schioccò il becco in cerca di attenzioni e Fred gli lanciò un biscottino recuperato dal davanzale.
Fred dovette rileggere più di una volta quelle poche parole. O era ancora addormentato e stava sognando, o quello era appena diventato il buongiorno più intrigante della storia della sua vita. Optò per la seconda ipotesi.
 
“Manca solo un mese..poi potrai impedirmi di cacciarmi nei guai..o legarmi..scegli tu!”
 
 
Sospirando, Fred chiuse gli occhi e un sorriso comparve allegramente sul suo viso. Un mese. Mancava solo un mese. E quella frase lo aveva appena decretato come il mese più lungo della sua vita!
Ridendo, Fred salutò il gufo con un buffetto e ripose la lettera nel cassetto del comodino.
Ora aveva bisogno di una doccia. Fredda. Molto fredda.
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 6: Non confiscare le Merendine Marinare!
 
 
 
 
 
 
 
Commerciare le Merendine Marinare era diventata l’occupazione principale dei più furbi della scuola. Lee aveva confessato a Hermione che Fred e George avevano lasciato pile infinite di scorte nella Stanza delle Necessità. Lee e altri impavidi studenti si erano occupati di commerciarle di nascosto. Hermione si era attenuta alla regola numero sei: fingere di non vedere!
Andava contro i suoi dovere di Prefetto. Ma non le importava più di tanto, specialmente se pensava che gli studenti utilizzavano le Merendine per infastidire la Umbridge!
Di ritorno dalla Biblioteca, Hermione dovette cambiare strada per raggiungere il dormitorio. Pix aveva appena indetto una guerra a palle di inchiostro a metà del corridoio del quarto piano, e lei preferiva tenersene fuori. L’inchiostro non concordava con la sua idea di shampoo per capelli!
Hermione usò uno dei passaggi segreti che Harry le aveva mostrato sulla Mappa. A metà del terzo piano vide quattro ragazzini seduti in un angolo, intenti a guardarsi intorno con circospezione. Lenta e cauta, Hermione si avvicinò. Dalle cravatte, Hermione capì che si trattasse di due Grifondoro, un Tassorosso e un Corvonero. Secondo, forse terzo anno. I ragazzini captarono il pericolo e alzarono la testa nella sua direzione. Il Tassorosso era Devon. Hermione gli sorrise e lui ricambiò.
- Tranquilli, lei è dei nostri!- rassicurò i compagni.
Il Corvonero squadrò Hermione poi Devon. – Ma è un Prefetto!-
- Un Prefetto molto ribelle!- concluse Hermione, sedendosi sul pavimento accanto a loro. – Che combinate?- chiese.
I ragazzini arrossirono, tutti tranne Devon che sorrise e indicò il pavimento. Una scatola di Merendine Marinare era aperta, accanto a un sacchetto di dolcetti.
- E’ difficile incastrarli dentro!- commentò Devon.
- Per chi sono?- chiese Hermione.
- Tiger e Goyle!- rispose il Grifondoro.
Hermione annuì. – Sono abbastanza stupidi..non noteranno la differenza! La prossima volta però, non mettetevi a farlo nei corridoi..potrebbero beccarvi!- aggiunse, sinceramente preoccupata per loro.
Devon annuì. – Penso che andremo a nasconderci nel bagno di Mirtilla. Quando questi tre smetteranno di lamentarsi!-
Hermione scoppiò a ridere. – Tranquilli, ragazzi! Mirtilla è piuttosto amichevole ultimamente!-
- Dici che funzionerà?- chiese il Corvonero, indicando i dolcetti.
Con un sorriso, Hermione si alzò in piedi. – Perché non verifichiamo subito?-
Sotto gli sguardi stupiti di tutti, tranne Devon, Hermione afferrò il sacchetto di dolcetti contaminati. Rivolse un occhiolino al gruppo e gli fece cenno di seguirla.
Tiger e Goyle stavano uscendo dall’aula di Trasfigurazione. La McGranitt li aveva messi in castigo per una settimana per aver bruciato un banco durante la sua lezione. Era stato quasi del tutto accidentale, ma la professoressa ne aveva approfittato per vendicarsi delle malefatte dei due Troll.
Hermione alzò un braccio e costrinse i quattro ragazzi a rintanarsi in una nicchia. Poi prese il sacchetto e, con la bacchetta, tracciò una scritta sulla carta marrone.
 
“A Tiger e Goyle: i difensori più valorosi del Ministero!”
 
Devon dovette premersi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere.
- A te l’onore!- esclamò Hermione.
Con un movimento fluido della bacchetta, Devon mormorò. – Wingardium Leviosa!-
Il dolcetti volteggiarono in aria e si fermarono a metà del corridoio. Tiger e Goyle si avvicinarono, parlottando fra loro. Quando si imbatterono nel sacchetto, lessero la scritta e arrossirono. A Hermione fecero quasi tenerezza.
Tiger e Goyle sfilarono due dolcetti dal sacchetto e diedero un grosso morso. Nemmeno il tempo di deglutire e finirono entrambi al tappeto, svenendo come sassi.
- Pasticcetti Svenevoli! Ottima scelta..- mormorò Hermione divertita.
I quattro ragazzi si scambiarono il cinque e ringraziarono Hermione. Prima di sparire dal corridoio, Devon si girò e tornò indietro.
- Grazie!- esclamò.
Hermione sorrise. – Figurati!-
- Anche per l’altro giorno..sai, per la punizione!- disse, arrossendo. – Sei stata grande!-
Hermione arrossì. – Grazie..-
Dopo un ultimo sorriso, Devon sparì. Hermione lanciò uno sguardo a Tiger e Goyle. Scoppiò a ridere e si dileguò dal corridoio prima che qualcuno potesse beccarla sulla scena del crimine. Raggiunse la Sala Comune sentendosi leggera e felice.
Era stata complice dell’ennesimo scherzo. Ma almeno non aveva infranto la regola numero sei..
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 7: Se sei in pericolo, scappa!
 
 
 
 
 
 
 
Il sole cedette il posto alla pioggia per qualche giorno. Per Hermione fu un pretesto in più per chiudersi in Sala Comune o in Biblioteca e studiare. Il temporale scuoteva le montagne, e Hermione rimaneva con la testa china sui libri, decisa a mandare avanti il suo ripasso per i G.U.F.O.
Quel pomeriggio, Ginny e Angelina si erano unite a lei. La Sala Comune era piena, ma silenziosa. Il settimo e il quinto anno avevano esami importanti da superare. Gli altri erano comunque carichi di studio. A metà giornata, le ragazze decisero di concedersi una pausa. Hermione ne approfittò per uscire a sgranchirsi le gambe. Non sentiva i suoi genitori da due settimane. Forse era giunto il momento di mandargli una lettera.
La camminata verso la Guferia fu piuttosto tranquilla. Il ritorno non fu altrettanto.
Il tramonto era vicino. Tuoni e lampi scuotevano ancora il castello. Hermione aveva impiegato quasi un’ora a scrivere la lettera per i suoi. Tanto valeva scendere in Sala Grande e aspettare che gli altri la raggiungessero.
Era a metà del terzo piano, quando un urlo straziante le gelò il sangue nelle vene. Quella era la voce di..
Angelina!
Scattando come una molla, Hermione invertì direzione e cominciò a correre, seguendo le urla. Prese la bacchetta dalla tasca interna del mantello e spinse i muscoli delle gambe al massimo della velocità. Quando svoltò l’angolo, una scena orribile le si parò davanti.
Pansy Parkinson e Millicent Bulstrode stavano scagliando incantesimi a non finire contro Ginny e Angelina. Quest’ultima era finita distesa contro una colonna. Una striscia di sangue le rigava la fronte. Senza pensarci due volte, Hermione uscì dall’angolo e scagliò uno Schiantesimo contro la Parkinson, che crollò a terra. Millicent fu distratta dalla sconfitta della sua compagna, e Ginny  la centrò in pieno con un incantesimo di disarmo. Millicent vide la sua bacchetta volare via. Hermione corse verso l’amica e puntò la sua contro la Serpeverde, che inorridì e scappò via. Hermione e Ginny si girarono contemporaneamente verso Angelina e la aiutarono ad alzarsi.
- Andiamo in infermeria!- esclamò Ginny, lo voce intrisa di panico.
Angelina scosse la testa. – No, ho sentito che c’è la Umbridge. Sta interrogando Madama Chips..vuole sapere se ha curato qualcuno contro i suoi ordini! Me l’ha detto Lee..-
- Ma allora cosa facciamo?-
- Venite con me!- rispose Hermione.
Lasciarono la Parkinson distesa a terra e insieme sostennero Angelina. Hermione le guidò fino all’ala isolata del sesto piano. Sistemarono Angelina sul divano logoro della stanza abbandonata, e insieme tentarono di curare la ferita. Hermione fece apparire delle bende e improvvisò una fasciatura abbastanza sicura.
- Stasera però vai in infermeria, appena se ne va la vecchia rospa!-
Angelina annuì.
- Cos’è successo?- chiese Hermione.
Ginny digrignò i denti. – Ci hanno attaccate senza motivo!-
Angelina annuì, ma quel gesto le fece dolere la fronte. – Stavamo camminando. Ci hanno attaccate alle spalle! Non dirlo a Fred!- esclamò preoccupata, rivolgendosi a Hermione. – Altrimenti George lo verrà a sapere e io passerò queste ultime settimane a scrivere milioni di lettere per calmarlo!-
Hermione sorrise. – Tranquilla! Resta fra noi!-
Ginny sospirò. – Quasi quasi torno indietro a finirla con le mie mani!-
Hermione posò una mano sul braccio dell’amica. – No, meglio rimanerne fuori!-
Con un piccolo sorriso, Ginny disse: - Non mi dire che ti stai attenendo alle regole?-
- In caso di pericolo, scappa!- recitò Hermione, scuotendo le spalle.
Angelina sorrise, massaggiandosi la guancia. – Grazie per averci salvate!-
Hermione strinse le mani di entrambe. Ginny appoggiò la testa sulla sua spalla. Rimasero tutte e tre in silenzio, aspettando che rabbia e spirito di vendetta volassero via. Hermione chiuse gli occhi e cercò di calmare il suo cuore. Nonostante il coraggioso salvataggio, era stato spaventoso vedere Angelina a terra e Ginny intenta a combattere contro due odiose Serpeverde.
Regole o no, Hermione capì che era inutile pensarci: era il pericolo a correre nella sua direzione!
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 8: Evita McLaggen come se fosse affetto da Spruzzolosi!
 
 
 
 
 
 
 
In un paio di giorni, la ferita sulla fronte di Angelina era scomparsa. E così la rabbia. Ginny aveva passato l’intera serata a imprecare. Sottovoce, per nascondersi dalle orecchie attente di Harry. Calmarla era stata un’impresa.
L’equilibrio del mondo, comunque, era stato ristabilito. Qualcuno aveva trovato la Parkinson svenuta nel corridoio. In infermeria, Madama Chips l’aveva curata, ma la ragazza non ne aveva voluto sapere di uscire. Temeva così tanto il suo ingresso nella scuola, che era rimasta confinata in infermeria per quasi una settimana. Una volta uscita, era scivolata per sbaglio dalle scale e si era rotta una spalla. Hermione sapeva che era una coincidenza. Il corridoio era vuoto, Ginny e Angelina erano con lei. Le coincidenze, a volte, seguivano un flusso logico molto preciso!
Hermione evitò di raccontare i dettagli dell’accaduto a Fred. Raccontò solo del volo della Parkinson dalle scale e il fatto che fosse costretta a bere Ossofast fece gioire Fred più del dovuto. Hermione sorrise al pensiero di quel che sarebbe successo se Fred, George e Harry avessero scoperto dello scontro nel corridoio. Nonostante Harry fosse l’unico a Hogwarts, nemmeno lui era a rischio. Millicent tenne la bocca chiusa, stessa cosa fece la Parkinson. Rischiavano entrambe l’espulsione per aver attaccato qualcuno nei corridoi. La Umbridge le avrebbe difese, ma era davvero così prudente rivelarsi? Avevano optato per il silenzio, cosa che rallegrò Hermione.
La tempesta era passata. Il sole era tornato a splendere nel primo vero e proprio calore estivo. Giugno stava portando gli studenti allo sfinimento: gli esami si avvicinavano. Hermione passava tutto il suo tempo a studiare. La Biblioteca, ormai, era diventata la sua tana personale.
Quella domenica mattina, però, le sue ore di studio furono fastidiosamente interrotte da McLaggen. Il ragazzo entrò con passo spavaldo e si sedette di fronte a lei, senza nemmeno chiedere il permesso.
Hermione alzò lo sguardo su di lui e sollevò le sopracciglia. Un campanello d’allarme risuonò nella sua mente.
Evita McLaggen come se fosse affetto da Spruzzolosi!
- Granger!- la salutò lui, con un sorriso suadente così viscido che Hermione represse una smorfia di disgusto.
- McLaggen!- rispose lei, intingendo la punta della piuma nel calamaio.
- Allora, a quanto pare sei diventata una specie di eroina per i ribelli della scuola!- la stuzzicò.
Hermione sollevò la testa dalla pergamena. – I pettegolezzi sono sempre esagerati!-
McLaggen piegò la bocca in un ghigno. – Erano esagerati anche quando parlavano di te e di Weasley?-
Hermione trattenne una risata. – No – mormorò, ricambiando il ghigno.
Qualcosa si incrinò nell’espressione spocchiosa di McLaggen, ma lui non sembrò comunque cedere. – Uscite ancora insieme?-
- Considerando che in questo momento è a quasi mezzo Paese di distanza, direi non in senso letterale. Ma sì. Stiamo ancora insieme!- rispose lei, calcando bene la soddisfazione nella sua voce.
La crepa nel bel viso di McLaggen scese più in profondità. – Deve essere stato un duro colpo per te..-
- Ho superato di peggio!- ribatté lei, scrollando le spalle con indifferenza.
- Insomma, non è stato un gesto molto carino. Se fosse qui potrebbe proteggerti!-
Se fosse qui ti spaccherebbe la faccia...
- So cavarmela da sola!- commentò sprezzante Hermione.
McLaggen sfoderò un sorriso arrendevole. – Oh sì, ho notato. E come vanno le cose fra voi?-
Hermione trattenne un sospiro. Cos’era quell’interesse per la sua vita sentimentale? Cercava una breccia nella quale insinuarsi e gettare scompiglio? Bel tentativo. Povero Cormac!
- A meraviglia!- rispose Hermione, sfoderando un sorriso dolce.
Il viso di McLaggen parve piegarsi come sotto l’effetto di uno schiaffo. Hermione soffocò la soddisfazione nei meandri della sua mente.
- Comunque, sono venuto qui per chiederti un favore..- disse McLaggen, cambiando argomento.
Hermione alzò la testa. – E cioè?-
- Al Club dei Duellanti ho qualche problema a insegnare gli Incantesimi di Disarmo ai più piccoli. Che ne diresti di fare da insegnante per qualche lezione?-
Hermione dovette trattenere una risata. Forse McLaggen si credeva così geniale da potersi permettere il lusso di sottovalutare gli altri. Hermione compresa. Pessima mossa. Aveva a che fare con la studentessa migliore della scuola e abbassava la guardia? Principiante!
Il Club dei Duellanti era stato chiuso dalla Umbridge tre giorni prima. La professoressa aveva chiuso il Club di nascosto, invitando gli studenti coinvolti a tenere la bocca chiusa. Ma una ragazza di Corvonero l’aveva detto subito a Hermione. McLaggen era davvero convinto che la voce non si sarebbe presto diffusa? Hermione decise comunque di reggergli il gioco, giusto per vedere dove stesse andando a parare.
- Non saprei..sai, con tutto il ripasso e gli esami che si avvicinano! Non credo che avrò tempo!- rispose Hermione.
Le spalle di Cormac si abbassarono. – Oh, capisco. Be’, se cambi idea sai dove trovarmi!- esclamò, rivolgendole un viscido occhiolino.
Hermione represse una smorfia. – Certo..- mormorò.
Dopo un ultimo sorriso, McLaggen si alzò e svanì dalla Biblioteca. Hermione si concesse il lusso di rabbrividire. Quella sera, Hermione si divertì a raccontare l’accaduto a Fred. Non sapeva nemmeno lei quale fosse il suo obiettivo preciso. Farlo rosicare? Può darsi. Dimostrargli che rispettava ancora le regole? Anche. Ingelosirlo? Altamente probabile.
Verso le due del mattino, un gufo portò la risposta di Fred. Hermione passò quasi venti minuti a contorcersi sul divano della Sala Comune, dove si era addormentata. Rilesse la parte della lettera che riguardava McLaggen e un sorriso soddisfatto le increspò le labbra.
 
 
“La prossima volta che osa parlarti, pietrificalo, affatturalo, schiantalo..scegli tu, basta che gli fai cambiare idea! Cosa aveva bevuto il Cappello Parlante, quando lo ha smistato in Grifondoro? È una sudicia serpe..meglio che tenga le sue zampacce lontane da te! Comunque, bella mossa Granger! La prossima volta però, spezzagli il cuore..E’ di conforto sapere che rimango ancora il solo e l’unico per te. A meno che tu non mi stia rifilando una lunga serie di bugie. Ma non credo. Ti conosco troppo bene, sei una frana con le bugie!
Però su una cosa ha ragione: non avrei mai dovuto lasciarti sola! Lo so, non dirlo: te la cavi benissimo da sola! Mai sostenuto il contrario. Però vorrei comunque essere lì. Mi manchi”
 
 
 
Quelle ultime frasi, scatenarono una serie di emozioni contrastanti nel cuore di Hermione. Tenerezza. Un pizzico di tristezza. Gioia. Amore.
Le mancava. Terribilmente. Ogni giorno si svegliava con la consapevolezza che non lo avrebbe rivisto e ogni sera si addormentava cullata dal pensiero che un altro giorno era passato. Il tempo scorreva troppo lentamente. Aveva bisogno delle sue braccia. Aveva bisogno dei suoi baci. Aveva bisogno di lui.
Allo stesso tempo, non voleva che si sentisse in colpa per questo. Rapidamente, scrisse sul retro della lettera:
 
“Sì, so cavarmela da sola. Mi manchi anche tu, ma non sentirti in colpa. Non hai idea di quanto sia bello averti soffiato il ruolo di Capo Ribelle qui a scuola! Ormai il trono è mio, (non dirlo a Lee) e ne vado fiera. McLaggen imparerà a stare al suo posto.
Sicuro di essere il solo e unico per me? Ne riparleremo..fra quattro settimane!
Ti amo.”
 
 
Sorridendo, Hermione arrotolò la pergamena e la spedì con il gufo che aveva atteso affianco a lei sulla poltrona. Tornò sul divano e osservò le fiamme nel camino.
Quanto le mancavano le sue labbra. E i suoi capelli. E il suo profumo. Voleva riabbracciarlo. Quell’attesa stava diventando snervante. In un modo o nell’altro l’avrebbe superata. Infondo, mancavano quattro settimane.
Quattro settimane. Solamente quattro settimane..
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 9: Resta fuori dai Guai!
 

 
 
 
 
 
 
- Quante regole hai infranto, finora?- chiese Angelina.
- Abbastanza!- rispose Hermione con un sorriso. – E tu?-
Angelina scoppiò a ridere. – Parecchie. Quasi tutte. Insomma, come possono dettarci delle regole? Loro che non ne hanno mai rispettata una!-
Hermione scosse la testa. – Non lo so, quel che è certo è che prima o poi la pagheranno!-
Sorridendo, Angelina le strinse una spalla. Stavano tornando nel dormitorio, dopo aver passeggiato a lungo nei prati. Mancavano due giorni agli esami. Il castello era silenzioso e deserto. Tutti erano impegnati a ripassare e studiare. Fuori dalle mura, i fortunati si godevano quella giornata di sole.
In quel momento, videro Lee correre all’impazzata verso di loro.
- Ragazze! Ho bisogno di una mano!- gridò, raggiungendole.
- Che succede?- chiese Hermione.
- Malfoy e Zabini hanno interrotto uno dei nostri piani! Hanno scoperto che stavamo per ricoprire l’ufficio della Umbridge di Folletti della Cornovaglia. Si sono intrufolati nella Stanza delle Necessità e hanno preso Dean!-
- Dean?- esclamò Angelina allarmata.
Lee annuì. – Mi stava dando una mano!-
Hermione si girò istintivamente verso Angelina. Insieme, le ragazze sospirarono.
- Non c’è scampo..- mormorò Angelina.
Hermione annuì. – Sono i guai a cercare noi!-
Con un sorriso, Lee iniziò a correre e fece cenno alle ragazze di seguirlo. Arrivarono alla Stanza delle Necessità in un lampo. Non ebbero bisogno di entrare. Malfoy e Zabini, nascosti dietro una statua, lanciavano incantesimi contro Dean, accovacciato dietro una colonna. Lo scontro si era spostato all’esterno. Senza perdere tempo, Lee distrasse gli aggressori scagliando contro Zabini uno Schiantesimo, che colpì però la statua. Con un lamento spaventato, Malfoy indirizzò la bacchetta verso di loro e un colpo partì, rischiando di disarmare Angelina. Hermione gridò: - Protego!- e salvò entrambe. Lee rotolò a terra e poi puntò la bacchetta di nuovo contro Zabini, questa volta centrandolo in pieno. Il ragazzo crollò a terra svenuto. Malfoy guardò con orrore il suo compagno, poi si girò verso il trio.
Hermione avanzò con la bacchetta alzata. – Mettila giù Malfoy!-
Il Furetto scattò come se qualcuno lo avesse punto. I suoi occhi lucidi per lo spavento vagarono da un angolo all’altro del corridoio, in cerca di una via di fuga. Hermione continuava ad avanzare, con Angelina, Lee e Dean, riemerso dalla colonna, schierati al suo fianco.
- Malfoy, abbassa quella bacchetta!- intimò Lee.
Gli occhi di Malfoy trovarono quelli di Hermione. Articolò qualcosa di molto simile a “Sudicia Mezzosangue” poi sollevò la bacchetta. Hermione non gli concesse del tempo in più. Con un incantesimo non-verbale, schiantò Malfoy. Il ragazzo crollò al tappeto, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati.
Sospirando, Lee si girò verso Hermione. – Ricordami di non farti mai arrabbiare!-
Hermione sorrise. – Sarà fatto! Forza, liberiamoci di questi due..-
- Cosa facciamo?- chiese Angelina.
- Cancelliamogli la memoria!- propose Dean.
Hermione annuì. – Bella idea..-
Insieme, sollevarono i due Serpeverde, li sistemarono contro la parete opposta del corridoio e poi riordinarono la stanza. Lee riparò la statua infranta, Angelina il pavimento scheggiato e Dean la colonna. Hermione cancellò la memoria di Malfoy e Zabini, poi raggiunse gli altri. Sparirono dal corridoio prima che qualcuno potesse accorgersi del combattimento appena avvenuto.
Quella sera, Hermione raccontò tutto a Ginny.
- E’ incredibile. Non c’è una giornata tranquilla in questo posto!- commentò l’amica.
Hermione sorrise e abbassò lo sguardo sul pavimento. – Ho infranto l’ennesima regola!-
- Ti ha dato quelle regole solo per assicurarsi di farti arrivare viva alla fine dell’anno. Questo non significa che sottovaluti le tue capacità!-
Hermione le sorrise. – La tua intelligenza a volte, mi stupisce!-
Ginny si finse offesa e la colpì con un cuscino. – I tuoi riflessi, invece, fanno pena come sempre!- ribatté lei, mentre Hermione si sfregava il naso.
Scoppiarono a ridere insieme e si abbracciarono.
- Ti manca, vero?- chiese Ginny.
Hermione annuì. – Ogni giorno!-
- Pensa che fra tre settimane potrai tornare fra le sue braccia..-
- Fra tre settimane lo legherò e lo appenderò a testa in giù dal tetto della Tana..- borbottò Hermione.
Ginny sorrise e le accarezzò la testa. – Qualcosa mi dice che il tuo piano fallirà!-
- Non mi dire..- mormorò lei.
Ridendo, Ginny le diede un bacio sulla fronte. – Guarda il lato positivo!-
- Sempre il solito ottimismo, eh?-
- Non mi smentisco mai!-
- Dai, parla..-
- Avete tutta l’estate per recuperare il tempo perduto!- esclamò Ginny, con un sorriso malizioso.
Hermione sollevò la testa e le sorrise. – Sì è vero..ma lo appenderò comunque a testa in giù dal tetto della Tana, prima o poi!-
 
 
 
 
 
 
 
Regola Numero 10: In caso di emergenza, al diavolo le regole!
 
 
 
 
 
 
 
Una morsa dolorosa le mozzò il respiro. Il suo cuore si fermò. Doveva stare calma. Doveva rimanere concentrata. Ma come poteva riuscirci? Era una follia. Una grossa, gigantesca follia. E se fosse stata una trappola?
Ragionare con Harry era impossibile. Camminava avanti e indietro, urlando e sbraitando, arrabbiato e preoccupato al tempo stesso.
Sirius.
Cosa stava succedendo?
La confusione minacciò di mandarla in paranoia. Era nel panico più totale. Cosa dovevano fare? Il Ministero era impenetrabile. Chi li avrebbe salvati? I membri dell’Ordine sarebbero arrivati in tempo?
- Harry..- mormorò Hermione.
- Non dirmi di stare calmo! Andiamo, ora!- gridò Harry infuriato.
Negli occhi del suo migliore amico, Hermione vide una determinazione così bruciante da spaventarla. Non avrebbe cambiato idea. Hermione lo aveva già capito, ma lo realizzò veramente solo quando i suoi occhi incontrarono quelli di Harry. Il fuoco ardeva nelle iridi verdi così simili a quelle di Lily. Non potevano fermarlo. Sarebbero andati al Ministero. Avrebbero salvato Sirius. O sarebbero caduti in una trappola?
Per un momento, Hermione pensò a Fred. Quella scelta andava contro tutte le promesse fatte. Stava per rischiare la vita. Per proteggere Sirius. Harry. Ginny. Ron. Era un’emergenza.
Mentre volava a dorso del Thestral invisibile ai suoi occhi, Hermione rifletté su quel punto. Era davvero un’emergenza? Quanto poteva essere sottile la linea fra un’emergenza e una situazione troppo pericolosa? Sarebbe morta?
Be’, se doveva proprio morire quel giorno, allora tanto valeva andarsene facendo la cosa giusta. Lottando. Hermione non poteva non raccogliere una sfida. Non poteva abbandonare Harry. Quella era la vera eccezione alla regola. La scappatoia. Perché Fred sapeva, conosceva fin troppo bene il suo carattere testardo e intraprendente. Hermione non avrebbe mai abbandonato Harry, né gli altri. Né lui.
Nella deserta strada  di Londra, Harry li guidò fino alla cabina telefonica. Hermione paragonò quella discesa a un tunnel per l’inferno. Sarebbe morta laggiù?
Poco importava. Se fermavano Voldemort, allora ne sarebbe valsa la pena. Pensò a Fred. No. Non era pronta a dirgli addio.
Strinse con forza la bacchetta. Avrebbe combattuto fino allo sfinimento. Non l’avrebbero strappata a lui. Non ancora. Lentamente, la cabina si fermò. L’atrio del Ministero era silenzioso. Avanzarono verso gli ascensori e poi giù, verso l’Ufficio Misteri. Harry appoggiò la mano sulla maniglia e la fece scattare. Prima di oltrepassare la soglia, Hermione prese un lungo e lento respiro per calmarsi. Sarebbe andato tutto bene.
Ci vediamo fra due settimane, Fred..
 
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

 
 
Salve gente!
Comincio subito con i ringraziamenti: siete davvero delle persone meravigliose! Il vostro sostegno è il motore della mia fantasia. Le vostre parole sono come ossigeno, e mi danno veramente la possibilità di credere in me stessa e di sognare! Questa storia sta diventando davvero importante per me, ed è tutto merito vostro! Ancora non posso credere di avere dei lettori così meravigliosi! Non penso nemmeno di meritarmelo! Grazie infinite! Questo capitolo è dedicato a voi e, in particolare, ad alcune amiche speciali con cui sto condividendo una bellissima amicizia: Vany, Sia, Hoon, Hermione00, Vale47, la ribattezzata Dinamite, Krucci e tante, tantissime altre! Siete magiche, davvero! Grazie a tutte le fantastiche persone che recensiscono e che stanno leggendo! Siete davvero speciali, dalla prima all’ultima!
Passando al capitolo: come dicevo l’altra volta, ho inserito questo capitolo all’ultimo! Volevo dare un tocco comico, prima di cominciare la parte un po’ più seria. Nel prossimo capitolo, comunque, saremo ancora leggermente distanti dall’argomento guerra. Sarà tutto centrato sull’estate che Hermione passerà alla Tana..quindi traete pure le vostre conclusioni :D
Finale del capitolo: lo so. Non ce l’ho fatta a continuare. Sapete tutti come va a finire. Non avevo il coraggio di scrivere la morte di Sirius! La storia riprenderà dal momento in cui Hermione arriva alla Tana (o qualcosa del genere!). Affronterò l’argomento Sirius attraverso gli occhi di Hermione, ma nulla di troppo drammatico. Non voglio togliere spazio al mio padrino preferito, ma è troppo doloroso dovermi addentrare in questo labirinto di lacrime!
Detto questo: ancora un milione di grazie!
Piccolo sondaggio: che ne pensate della notizia che sta oltrepassando il Mondo Magico e il Mondo Babbano? Concordate con la zia Jo, o Harry e Hermione dovevano rimanere solo amici? Io ammetto di aver sostenuto questa coppia fino al quinto libro. Da lì ho capito che la zia Jo non li avrebbe messi insieme, e ci ho rinunciato! Però sarebbero stati una bella coppia! Voi che ne pensate?
Ok, la smetto di scrivere. A volte mi odio per essere così prolissa :D
Grazie mille ancora!
Baci di Mielandia :)
Amy
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Tiri Vispi e Stelle ***


Capitolo 27
Tiri Vispi e Stelle
 
 
 
 
 
 
 
- Non capisco perché devi partire così presto!- sbottò Jean, incrociando le braccia e appoggiando la spalla allo stipite della porta.
Hermione si voltò verso di lei. Aveva sempre saputo da chi aveva ereditato il cipiglio severo e l’espressione scocciata e autoritaria. Sua madre. Una versione più adulta della stessa Hermione. Dai capelli più morbidi, ma comunque molto simile.
- Mamma, te l’ho già detto..è per..Non posso dire il suo nome! Meno sai, meglio è!- concluse Hermione, lanciando due libri nel baule già pieno.
Sentì sua madre sbuffare, in silenzio. Hermione si morse un labbro. In parte, era una bugia. La verità era che non riusciva a dirlo a voce alta. A volte stentava a credere ai suoi stessi ricordi. Avanzò verso la cassettiera e prese dei vecchi rotoli di pergamena ancora intatti. Il suo sguardo catturò il riflesso dello specchio.
Dall’altra parte, una ragazza dai capelli folti e ricci ricambiava lo sguardo. Le iridi color nocciola sembravano spenti. Le occhiaie intorno agli occhi erano testimoni di un’altra notte insonne. Hermione scostò delicatamente il lembo della maglietta e vide una cicatrice rosea stagliarsi sulla carnagione chiara. La nascose, prima che la madre potesse notare qualcosa. Il suo ricovero era passato inosservato. Non aveva detto ai genitori dello scontro al Ministero, né di essere quasi morta per colpa di una fattura lanciata da un Mangiamorte.
Non aveva raccontato ai genitori di Sirius. Aveva solamente detto che un loro caro amico era morto durante uno scontro e che lei sarebbe andata via  per stare con la famiglia Weasley e Harry. Aveva detto ai genitori che sarebbe stata molto più al sicuro. Lo stesso valeva per loro. Non aveva detto dove andava. Non aveva detto nemmeno il nome di Sirius.
Una morsa le strinse il cuore. Sirius..
Lacrime minacciarono di rigarle le guance. Hermione le trattenne e si voltò verso la madre con un sorriso.
- Mi aiuti con il baule?- chiese, con tono gentile.
La madre annuì. Era arrabbiata. Hermione poteva comprenderne la ragione. I suoi genitori la vedevano una volta all’anno. Per poche settimane. Questa volta, era rimasta solo una settimana. Hermione doveva scappare da quella casa. La sua presenza lì era come veleno. Non aveva ricevuto minacce, ma perché rischiare? Perché offrire ai Mangiamorte un pretesto per interrogare e torturare i suoi genitori?
La Tana era protetta da incantesimi e sortilegi scudo. Sarebbe stata al sicuro. E aveva anche un’altra ragione per tornare, ma anche quello era un dettaglio celato agli occhi dei genitori.
- Sarai con i Weasley?- chiese la madre, per l’ennesima volta.
- Sì..- mormorò Hermione. mentre il suo cuore si fermava.
Fred. Cosa sarebbe successo? L’ultima volta che l’aveva sentito, era piuttosto nervoso. Voleva partire subito per raggiungerla a Hogwarts, ma lei glielo aveva impedito. Era riuscita a calmarlo per puro miracolo. Dalla rabbia, Fred era passato alla preoccupazione. Poi era tornato alla rabbia. Hermione aveva violato la sua regola più importante: era andata incontro a morte certa! Si era salvata, ma era stata molto fortunata. Sirius non ce l’aveva fatta..
Di nuovo, le lacrime minacciarono di gonfiarle gli occhi. Tossì, cercando di sciogliere il nodo che aveva in gola.
- Dove andrete?- chiese Jean.
- Non posso dirtelo, mamma, lo sai!- rispose Hermione, accarezzandole una spalla.
La donna sospirò. – Mi basta sapere che sarai al sicuro!-
Hermione annuì. – I maghi migliori del mondo saranno al mio fianco!-
Tutti tranne uno..
- Non posso nemmeno sapere chi è questo tuo amico?-
- Te l’ho già detto, è morto per combattere la nostra causa. Saperlo vi rende vulnerabili e..-
- No, tesoro. Non parlavo di quello che è morto!- la corresse la madre, con un sopracciglio alzato.
Hermione rimase un secondo a bocca aperta, le parole bloccate sul nascere. – Che intendi?- chiese poi, riprendendosi.
La madre sorrise. – Non ho mai visto così tanti gufi, da quando frequenti Hogwarts. Harry e Ron hanno la costanza di un bradipo nel mandare lettere, e Ennol..-
- Errol..- corresse Hermione.
- Quello che è.. Errol porta le lettere di Ginny. Quando arrivano me lo annunci sempre. Ma ci sono lettere che raccogli e leggi in camera tua, senza nemmeno dirmi chi le manda. Quindi: chi è questo tuo nuovo amico?- ritentò la madre, con un sorriso complice.
Si assomigliavano davvero troppo. Stesso acume, stessa intelligenza. Stesso sguardo indagatore.
Dannazione..
Hermione sospirò. – Mamma, io non..-
Jean sollevò una mano, bloccato il tentativo della figlia. – Non mi rifilare la scusa della sicurezza!-
- Ma è vero, non è una scusa!- protestò Hermione. Ed era la verità!
Sospirando, Jean prese la mano della figlia e la costrinse a sedersi sul letto con lei.
- Va bene, come vuoi. Dimmi solo quello che posso sapere!- la incitò.
Hermione si passò una mano fra i capelli. Era una prova alquanto complicata da superare. Quanto poteva sbilanciarsi? Quanto poteva rivelare del suo mondo?
In un lampo, vide i Mangiamorte. Vide Bellatrix e Lucius torturare i suoi genitori, in cerca di informazioni. Un nome sussurrato tra i gemiti di dolore e i sospiri di agonia, i corpi agonizzanti, le labbra tese per la sofferenza..vide quel sussurro lasciare le labbra della madre..un nome..un nuovo corpo torturato..un nuovo cadavere su cui piangere..
Hermione sobbalzò, quando la mano della madre passò sulla sua spalla.
- Tesoro, stai bene? Sei pallida!- si preoccupò Jean.
Hermione riprese a respirare, il cuore a mille e il petto ansante. Lo aveva visto accadere. Aveva visto quanto la mente potesse giocare brutti scherzi. L’arma peggiore. La manipolazione dei pensieri. Erano caduti nella trappola di Voldemort facilmente. Non poteva condannare i suoi genitori allo stesso destino.
Odiava mentire. Ma ormai era diventata brava.
- Non è niente..- rispose Hermione sorridente. – E non darti troppa pena per quelle lettere. Non c’è molto da sapere. Ci sentiamo tutti vulnerabili da quando..- pausa ad effetto. Sospirò.-..be’, avevamo bisogno di sentirci. Harry e Ron stanno soffrendo molto e..- Hermione scosse le spalle. -..rimango sola perché piango, mamma. Sempre. E non voglio che tu mi veda così!-
Bugiarda. Una bugiarda che aveva appena scacciato un po’ di tenebre dal futuro dei genitori. Jean, incredibilmente, non scovò la menzogna. Accarezzò commossa la guancia della figlia e sorrise.
- Tesoro..tu non sei debole! Non lo potrei mai pensare. E noi ci saremo sempre per aiutarti!-
Hermione ricambiò il sorriso. – Lo so, ma ci sono demoni che devo affrontare da sola!-
Jean annuì. – Lo capisco, piccola. Senti, se è quello che vuoi, va bene. Vai con i Weasley. Ci vedremo a Natale!-
Hermione sospirò di sollievo. Di slancio, abbracciò la madre. E mentre si riparava in quell’abbraccio, Hermione lasciò che le lacrime scorressero. E sperò. Sperò con tutta se stessa che quello non fosse l’ultimo.
 
 
 
 
 
 
 
Diagon Alley era deserta e tetra. Il vento spazzò le foglie dal selciato sconnesso della vita principale. Pozzanghere d’acqua riflettevano le nuvole nere che sovrastavano il cielo estivo. Era freddo, per essere giugno inoltrato.
Hermione alzò la cerniera della giacca fin sotto il collo. Il baule l’aveva lasciato al Paiolo Magico, da Tom. Sarebbe passata a prenderlo più tardi. Camminava sola per le strade deserte di quella che un tempo era stata una delle vie magiche più popolate della città. I negozi erano vuoti, le vetrine spente e silenziose. Olivander era stato smantellato. Il proprietario era stato rapito.
Hermione strinse forte le braccia al petto e affrettò il passo. Quell’aria così tetra non le piaceva per niente. Il luogo in cui era diretta sarebbe sicuramente stato più allegro. All’angolo del numero 93, infatti, vide la gigantesca e colorata insegna dei Tiri Vispi Weasley. Sorridendo rincuorata, scattò in avanti con una leggera corsa. Spalancò la porta, ma lo scampanellio fu quasi inudibile. Il negozio era così pieno di gente che Hermione si chiese se fosse possibile agglomerare così tanti umani in quello spazio, grande, ma pur sempre limitato!
Hermione  lasciò vagare lo sguardo intorno a sé. Il posto era magnifico. Degno di Fred e George, poco ma sicuro. Dal pavimento al soffitto si estendevano mille e più generi di prodotti diversi. Studenti e uomini e donne di ogni età vagavano per il negozio in cerca dello scherzo giusto, o del Fuoco Forsennato più esilarante. Riempivano fino all’orlo i cesti e poi correvano alla cassa. Hermione schivò per un soffio una scintilla volante, che centrò in pieno un ragazzino di undici anni così piccolo che poteva passare sotto lo scaffale dei Filtri d’Amore e confondersi con il mobilio. Hermione scavalcò un ragazzetto piuttosto in carne che era scivolato sulla sua stessa Gelatina Scivolosa, e cercò di aprirsi un varco per arrivare alla cassa. In quel momento, le sue spalle urtarono contro un grosso scatolone di legno.
- Oh mi scusi..Granger!- esclamò una voce dietro lo scatolone.
Gemendo per il dolore alla spalla, Hermione si voltò. – George!- esclamò, sorridendo.
Il ragazzo lanciò a terra la scatola e la afferrò per la vita, ridendo e facendola girare in tondo. Spaesata da quell’attacco, Hermione si aggrappò alle sue spalle e si lasciò andare a una risata liberatoria. Da quanto non rideva davvero?
- Ma tu che ci fai qui?- chiese George, il sorriso da orecchio a orecchio.
- Una sorpresa!- spiegò Hermione, scrollando le spalle.
Ridendo, George la lasciò di nuovo a terra e la guardò negli occhi. Qualcosa nel suo sguardo allegro si incrinò. Hermione sentì qualcosa stringerle lo stomaco. Il suo sorriso si spense. George fece di tutto per mantenere il suo, ma qualcosa era cambiato nel suo sguardo.
- Come..come stai?- chiese.
Hermione si schiarì la voce. – Vorrei poterti dire bene..- mormorò. – Tu?-
George scosse le spalle. – Vorrei poterti dire lo stesso..Harry..?-
Hermione non aveva bisogno di rispondere. Lo sguardo parlava da sé.
Un velo di tristezza scese su quell’incontro che era stato così gioioso fino a un minuto prima. Il dolore della perdita subita sembrava troppo insopportabile per essere superato. Ma se c’era una cosa che George sapeva fare, era distrarla. E, precisamente, conosceva una frase magica, dall’effetto lampante!
- Fred è in magazzino!- disse, schioccandole un occhiolino e un sorriso vispo.
Hermione si finse sorpresa. – Fred?-  chiese, con il tono di voce un po’ spaesato, come se fosse un po’ tonta.
George batté le mani e poi alzò il pugno in segno di vittoria. – Lo sapevo! L’ho sempre saputo: è me che vuoi veramente!-
Hermione scoppiò a ridere e gli diede un pugno scherzoso sul braccio. – Credo che lascerò ad Angelina questo tremendo destino!-
- Non credo che ti ringrazierà!-
- Dov’è il magazzino?- chiese Hermione curiosa.
George sfoderò un ghigno e indicò un punto alle sue spalle. – Perché lo vuoi sapere?- canticchiò.
Hermione sospirò. – Devo affrontare il mio, di destino!-
 
 
Superati altri due corridoi intasati, Hermione evitò una pallina blu elettrico che era appena rimbalzata sulla testa di un anziano barbuto, e arrivò viva e vegeta alla porta del magazzino. Abbassò la maniglia e aprì. Se anche avesse cigolato, Hermione non se ne sarebbe accorta, visto il baccano che c’era nel negozio.
Il magazzino era grande quasi quanto il negozio, ma Hermione sapeva che era un incantesimo. Era uno dei dettagli che era riuscita a estrarre dalla mente di Fred, quando lo aveva tartassato di domande nella speranza che lui si distraesse dal punto principale: l’avventura di Hermione al Ministero!
Luci allegre illuminavano pile e pile di scatoloni incisi con la W dei Tiri Vispi. Hermione aguzzò l’udito, in cerca di segni di Fred. Era spaventata ed entusiasta al tempo stesso. Non vedeva l’ora di rivederlo, di stringersi fra le sue braccia, di baciarlo..ma a quale prezzo? Sospirò silenziosamente. Be’, una leggera sfuriata se la sarebbe meritata. Oppure no. Infondo, bastava essere veloci e tappargli la bocca.
Ecco cosa succede, quando sei obbligata a stargli lontana per due mesi..
Dal fondo del magazzino, giunsero dei rumori. E dei borbottii. Hermione sorrise e cominciò a incamminarsi. Poi, all’improvviso, ci fu uno schianto tremendo e una nuvola rossa si sollevò da uno dei corridoi di scaffali a destra. Hermione scattò in avanti e cominciò a correre. Arrivò tossendo proprio in mezzo alla nube. Con le mani cominciò a scacciare il fumo. Intravide una figura rannicchiata contro lo scaffale. Fred tossiva, ma sembrava incolume. Il panico abbandonò i polmoni di Hermione. Il fumo no.
- Dannata polvere..- borbottò Fred.
- Che accoglienza ad effetto, Weasley!- esclamò Hermione.
La reazione terrorizzata di Fred spaventò Hermione. Scattò come se qualcuno lo avesse attaccato alle spalle, e probabilmente trattenne a stento un grido di puro orrore. Quando la vide, Fred sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Il fumo si era diradato e della nube di polvere rimaneva solo qualche granello galleggiante nell’aria. Fred era ricoperto dalla testa ai piedi di macchie rosse e polverose.
- Ma sei matta!- sbottò, premendosi una mano sul cuore. – Mi hai fatto venire un infarto!-
Hermione inarcò le sopracciglia, sfoderando uno sguardo severo. – Quante volte ti ho detto di non giocare con le polveri pericolose? Lascia fare a chi è capace!-
- E’ semplice polvere colorata, non è pericolosa. Fa solo tossire!- protestò lui.
- Ma se ti è esplosa fra le mani!-
- Ho bucato il sacchetto per sbaglio!-
- Questo perché, come sempre, hai la delicatezza di uno Schiopodo..-
- Ripetilo e ne rompo un altro!- la minacciò.
Improvvisamente, rimasero entrambi a corto di parole. Due mesi che non si vedevano. E stavano lì a bisticciare? Evidentemente, avevano realizzato entrambi la stessa cosa, allo stesso momento.
Fred sfoderò un sorriso e fece per avvicinarsi, ma Hermione sollevò di scatto una mano.
- Cosa c’è?- chiese lui, preoccupato.
Hermione trattenne un sorriso, e indicò i suoi vestiti. – Non ci pensare nemmeno, Weasley!-
- Due mesi che non mi vedi, e fai tante storie per un po’ di polvere?- sbottò lui offeso.
Hermione arricciò le labbra e scosse le spalle. – Questione di priorità..-
Non era vero. Non era assolutamente vero.
- Tanto per cominciare, - commentò lui, sfoderando un sorriso vispo, - stai mentendo. E seconda cosa..- mormorò indicando i vestiti di Hermione. – I tuoi sono messi peggio!-
Perplessa, Hermione abbassò lo sguardo sui propri vestiti. Riuscì ad avere giusto il tempo di registrare un’enorme macchia rossa sulla maglietta e sui jeans, e varie striature lungo le braccia. Poi, però, le braccia di Fred la catturarono, e le macchie sui vestiti vennero dimenticate. Hermione sollevò lo sguardo e trovò i suoi occhi. Profondi, allegri e intriganti. Erano sempre gli stessi. E quelle braccia..quanto le erano mancate! Non capì nemmeno se avesse pensato prima di agire. Lo fece e basta. Sorridendo, si aggrappò alle sue spalle, circondandogli il collo con le braccia, e lo baciò.
Fuoco. Gelo. Calore. Fiamme. Acqua fresca. Aria.
Un vortice di emozioni la trascinò in mezzo a una vera e propria tempesta. Dietro l’aria polverosa, Hermione sentì l’inconfondibile odore di cannella. Deliziata da quel profumo, cercò la sua lingua e una scarica potente le percorse la spina dorsale. Il bacio divenne più intenso, più desiderato, più passionale. Più ne avevano, più ne volevano.
Hermione aveva sognato quel bacio per due mesi. Aveva sognato quelle braccia per due mesi. Aveva avuto bisogno di lui. La passione li travolse così intensamente che persero l’equilibrio e finirono per schiantarsi sul pavimento. Hermione ignorò la fitta alla spalla, traumatizzata per la seconda volta in pochi minuti, e lo strinse a sé ridendo.
Sorridendo, Fred le morse il labbro, per poi trascinarla in un altro lungo e profondo bacio. Le accarezzò la guancia, poi lasciò vagare la mano fra i suoi capelli. Hermione gli accarezzò i fianchi, scoprendo che non aveva dimenticato niente di quel corpo perfetto. Anche se i ricordi non reggevano sicuramente il confronto con la realtà di averlo lì, accanto a lei.
Lentamente, le labbra di Fred si separarono dalle sue.
- Mi sei mancata..- sussurrò.
Hermione sorrise, sfiorando di nuovo la sua bocca. – Anche tu..-
- Ma dobbiamo parlare..-
- Fred..- si lamentò Hermione, senza riuscire però a cancellare il sorriso dalle labbra.
Fred sospirò. – Ti concedo una tregua!-
- Che clemenza!- scherzò Hermione.
Lui sorrise e incatenò gli occhi a quelli di lei. – Ti amo-
- Ti amo anche io!- rispose lei.
- Santo Merlino, quanto siete adorabili!- esclamò una voce accanto a loro.
Hermione si lasciò sfuggire un grido e strinse istintivamente le dita sulla stoffa della camicia di Fred. Entrambi si voltarono di scatto e videro Lee, appoggiato contro lo scaffale, con un sorriso ebete e tre scatole fra le braccia.
- Dico sul serio, siete meravigliosi!- continuò imperterrito.
- Ma ti pare il modo di saltare fuori?- sbottò Fred, ancora paralizzato per lo spavento. – Mi volete morto, per caso?-
Lee aggrottò le fronte. – Eh?-
- Lascia perdere..-
- Comunque tranquilli: sono appena arrivato!-
- Fantastico..non vedevamo l’ora..- borbottò Fred, cominciando ad alzarsi.
Hermione afferrò la sua mano e tornò in piedi. Il cuore riprese a battere normalmente. Era indecisa se uccidere Lee subito o rimandare a un momento più consono.
- Granger, che ci fai qui?- chiese il suddetto, sorridendo allegro.
Lei lo fulminò con lo sguardo. – Secondo te?-
- Pessimo momento? Scusate, ripasso più tardi!- rispose Lee, sorridendo come un bambino dispettoso. Fece per voltarsi ma poi cambiò idea. Alzò un indice, reggendo le scatole tra l’altro braccio e il torace. – George ti cerca!-
Fred sbuffò. – Digli che arrivo..-
- Però ha detto che puoi fare con calma!-
- Allora perché sei venuto a cercarmi?- sbottò Fred, esasperato.
- Perché quella zucca vuota non mi aveva detto che c’era lei!- rispose Lee, puntando l’indice contro Hermione. – Me la svigno, prima che mi ammazzi!-
- Buona idea!- commentò Fred. Poi agitò la bacchetta tra lui e Hermione, e i vestiti di entrambi tornarono puliti.
Hermione seguì lo scambio, poi scoppiò a ridere, guadagnandosi un’occhiata perplessa di Fred. Lee era già a metà del corridoio che portava alla porta del negozio.
- Sono felice di rivederti, Lee!- gli gridò dietro Hermione.
- Anche io, Granger!- rispose lui, senza voltarsi.
Hermione si girò verso Fred e lo vide sorridere. Ricambiando il sorriso, si avvicinò per baciarlo. Lui la afferrò per la vita e la strinse a sé. Per un momento, Hermione si lasciò trasportare da quel contatto. Quanto le era mancato..
- Devi tornare al lavoro!- puntualizzò lei, scostandosi dalle sue labbra.
Fred sospirò con un sorriso. – Adesso sì che ti riconosco!-
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Come mai sei qui?- chiese Fred, incuriosito.
Hermione sorrise. – Volevo farti una sorpresa –
- Ci sei riuscita!-
- Lo so..- rispose lei, con aria di superiorità.
Fred alzò gli occhi al cielo. – D’accordo, Granger. Non vantarti!-
Ridendo, Hermione cercò di nuovo le sue labbra. Separarsi divenne un’impresa quasi impossibile. Il bisogno di ritrovarsi era inarrestabile. Erano rimasti lontani per troppo tempo. Quello era il momento di riaversi, di tornare a stringersi. Di tornare a essere insieme. Insieme, erano più forti. Insieme, erano perfetti.
Fred le accarezzò dolcemente la guancia e le sfiorò le labbra. – Stai bene?- chiese all’improvviso.
Hermione trattenne il respiro. Aveva senso mentire?
- No – rispose, con un piccolo sorriso. – Tu?-
Qualcosa nello sguardo di Fred si incrinò. – Non posso credere che sia..- sospirò, senza riuscire a terminare la frase.
Hermione passò un dito sulle sue labbra. – Nemmeno io..- ammise.
- Harry?-
- Sopravvive – rispose Hermione. Era la risposta adatta per descrivere la stato d’animo del suo migliore amico.
Fred annuì, poi la prese per mano. – Vieni!-
- Dove andiamo?-
Le rivolse un sorriso, ma non rispose. Hermione lo seguì senza proferire parola. Attraversarono il magazzino e raggiunsero un’altra porta che Hermione non aveva notato, tra il labirinto di scaffali. Fred le aprì e la trascinò su per una rampa di scale di legno. In cima, aprì un’altra porta. Si ritrovarono in un appartamento adibito quasi a secondo magazzino.
- E’ questo il famoso appartamento?- chiese Hermione, guardandosi intorno.
Fred annuì. – Dobbiamo ancora sistemare tutto. Per ora lo usiamo solo in caso di necessità. Lee passa qui più tempo di noi!-
- Perché?- chiese lei perplessa.
- Katie..- borbottò Fred, facendola ridere.
Fred arrivò fino a una pila di casse di legno vuote e si sedette. Strinse la vita di Hermione, attirandola a sé, poi rimase in silenzio a guardarla negli occhi. Hermione sospirò. La tregua era finita?
- Scusa..- mormorò Hermione.
Fred sorrise. – Vorrei che mi promettessi che non lo farai mai più, ma sarebbero parole sprecate!-
- Lo so, e lo sai bene anche tu!- commentò Hermione, accarezzandogli lenta il braccio.
- Racconta..- mormorò Fred.
Qualcosa si mosse nella mente di Hermione. Ricordi. Un fiume in piena che rompeva gli argini, impaziente, divampante e inarrestabile. La sua bocca si aprì e le parole uscirono quasi senza controllo. Hermione attraversava quelle immagini e parlava, raccontava, lasciava che il fiume scorresse fuori. E Fred ascoltava. In silenzio.
La visione di Harry, la fuga, i Thestral, il Ministero..
L’Ufficio Misteri, le Profezie..
La lotta.
La fuga.
La fattura che l’aveva quasi uccisa..
La sensazione che qualcosa di infuocato le avesse bruciato il cuore.
Il buio.
Il risveglio.
Sirius.
Una lacrima le scivolò sulla guancia. Il silenzio calò nella stanza.
Fred la asciugò. Poi le sue dita scivolarono sul suo collo, lente. Arrivarono fino al petto di Hermione, che si sollevava lento. Fred intravide la cicatrice e la accarezzò.
- Adesso ne ho una anche io..-mormorò Hermione, cercando di fare dell’ironia.
Lui alzò lo sguardo. – C’è poco da scherzare!-
- Detto da te..- sbottò Hermione.
Dopo un secondo di tensione, le labbra di Fred si stesero in un sorriso. – Hai fatto la cosa giusta!-
Hermione sgranò gli occhi. – Scusa?-
- Hai sentito benissimo!- commentò lui, alzando gli occhi al cielo. – Non dico che non sia stato stupido e incosciente, ma hai fatto la cosa giusta. Volevi proteggere Harry e salvare..Sirius – disse, tremando leggermente. – La colpa è mia, dovevo essere lì a proteggerti!-
- No!- esclamò Hermione. – Non è colpa di nessuno! E tu c’eri..- mormorò Hermione, ricordando improvvisamente i propri pensieri prima di entrare nell’Ufficio Misteri. – Tu eri qui..- disse, toccandosi il cuore. – E mi bastava! Sono sopravvissuta per questo!-
- Sei sopravvissuta perché anche i Mangiamorte impallidiscono davanti alla tua abilità con la bacchetta!- ribatté Fred, un po’ per scherzo un po’ seriamente.
Hermione si concesse una risata. – Quindi sono stata perdonata?-
Fred sospirò. – Sai che non riesco a tenerti il broncio!-
Lei alzò gli occhi al cielo. – Diciamo che adesso siamo pari!-
- No, non siamo pari. Ti sei presa il mio trono di Capo dei Ribelli!- sbottò, offeso.
Ridendo, Hermione si avvicinò per baciarlo. – E non te lo restituirò, Weasley!-
- Reggerai il peso della fama?-
- Me la caverò. Sono brava, a cavarmela!-
- Parole sante, Granger..-
- Lee è ancora convinto di essere il Capo?- chiese Hermione.
Fred annuì. – Non fa altro che parlarne! Potrei smontare le sue convinzioni in un secondo..-
- Meglio se lasci perdere. Povero Lee!- commentò lei, con un sorriso.
Sorridendo, Fred le prese il viso fra le mani. – Mi sei mancata davvero tanto – mormorò.
- Anche tu – rispose lei.
Scivolarono in un altro lungo e profondo bacio, consapevoli che ora, il tempo, sarebbe stato dalla loro parte per un po’. Potevano viversi lentamente, potevano ritrovarsi pian piano. Avevano un’intera estate da passare insieme. Forse, pensò Hermione, avrebbero avuto una vita intera. Ma dovevano conquistarla, pezzo per pezzo. La guerra incombeva, il male avanzava. E loro erano lì, in un appartamento pieno di scatole. Isolati dal resto del mondo. Isolati dal tempo. Erano insieme. Dopo due mesi. Per quel che valeva, era come viversi in eterno.
 
 
 
 
- Reggi questo!- esclamò Fred, passandole una scatola.
Hermione sbirciò il contenuto. – Filtri d’Amore?- chiese scettica.
- Funzionano, davvero!- confermò George.
- Li hai testati tu, George?- lo prese in giro Hermione. Si stava palesemente riferendo alle quattro ragazze di Grifondoro che gli avevano rifilato il Filtro, imbottendo dei pasticcini a forma di Bolide.
Il gemello la fulminò con lo sguardo, poi si girò verso Fred. – Comincia a starmi antipatica!-
- E’ più furba di te: è questa la ragione!- commentò Fred, prendendo la scatola dalle mani di Hermione.
Da quasi mezz’ora li stava aiutando a sistemare uno scaffale del negozio. Il problema era che venivano continuamente interrotti dai clienti, sempre più numerosi. Lee non riusciva a gestirli da solo, e Angelina non sarebbe arrivata prima delle sei.
In quel momento, Lee chiamò George a gran voce e lui scappò via lanciando a Hermione uno sguardo minaccioso. Hermione gli fece la linguaccia e si voltò verso Fred.
- Dicevi?-
Fred agitò la bacchetta e le scatole si disposero in ordine sulla mensola. – Non mi ricordo. Di cosa stavamo parlando?- chiese, con un sorriso malandrino.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Parlavamo di Bill e Fleur!-
- Ah sì, Flebo sta facendo impazzire mia madre. Oh, a proposito! Questo argomento ci riporta a una cosa importante che devo dirti!- annunciò sorridendo.
Hermione si preparò all’apocalisse. – E sarebbe?- chiese, quasi tremando.
- Rilassati, Granger! Volevo scrivertelo, ma ho pensato fosse meglio dirtelo di persona!-
- Piantala di tergiversare, o ti rifilo una Pasticca Vomitosa!- minacciò lei.
Fred sgranò gli occhi. – George ha ragione..ahia!- imprecò, quando lei lo colpì con la scatola vuota dei Filtri.
- Parla!- sbottò Hermione.
- I miei sanno di noi!- annunciò Fred, con un sorriso vispo.
La scatola sfuggì di mano a Hermione e atterrò con un leggero tonfo sul pavimento. Fred sorrise tranquillo e si chinò a raccoglierla. Quando riemerse, Hermione era ancora lì con la bocca aperta e l’espressione allibita.
- C-cosa?- balbettò.
Fred spostò una scatola di Filtri. – I miei sanno della nostra storia!- rispose tranquillo.
Hermione boccheggiò, indecisa se schiantarlo o ucciderlo. – E quando pensavi di dirmelo?-
Fred si voltò e sorrise. – Ehm..adesso!-
Hermione era in preda al panico. Nel giro di qualche ora sarebbe arrivata alla Tana. No. Non era pronta ad affrontare quel momento. Non poteva più varcare la porta come Hermione Granger. L’avrebbe varca come “Hermione la ragazza di Fred”. C’era molta differenza? Ma che importava..non era pronta!
- Ma..- iniziò.
Fred le tappò la bocca con un bacio. – Rilassati! Mia madre è al settimo cielo, mio padre continua ad abbracciarmi da quel giorno. Erano così contenti che mi hanno assillato per due mesi. Non vedono l’ora di vederti!-
- Adesso sì che posso stare tranquilla..- borbottò Hermione.
Fred le sorrise e le accarezzò una guancia. – Andrà tutto bene, Granger!-
Hermione sbuffò e cercò di nascondere il panico dietro un’espressione di arrendevole spavalderia. – Prima o poi sarebbe arrivato questo momento!-
- Questo è lo spirito giusto!-esclamò Fred, schioccando le dita.
Qualche ora dopo, Fred e George serrarono le porte del negozio. Lee era passato al Paiolo Magico a recuperare il baule di Hermione, ed era già partito per la Tana. Da quando Angelina era arrivata, circa un’ora prima, Hermione era rimasta con lei in un angolo tranquillo del magazzino a parlare. Erano rimasta abbracciate a lungo, senza bisogno di aggiungere altro. Poi avevano cominciato a parlare d’altro, evitando accuratamente l’argomento più scottante. George aveva raccontato la verità ad Angelina, che era entrata a far parte ufficialmente dell’Ordine. Da quel giorno, anche lei aveva compreso finalmente il quadro generale della situazione del Mondo Magico in quel momento. E aveva capito la fuga di Harry e degli altri. Aveva capito il gesto di Sirius. E la sua morte.
In quel momento, Hermione e Angelina erano sedute sul bancone e aspettavano i gemelli. Quando George comparì, prese Angelina per mano.
- Ci vediamo alla Tana!- canticchiò George, in direzione di Hermione.
Lei stava per afferrare una Cioccorana e tirargliela, ma Angelina fu più veloce. Lo colpì con la mano aperta dietro la nuca e poi lo prese per un orecchio. Si girò a rivolgere un sorriso dolce a Hermione.
- Sta tranquilla!- sillabò silenziosamente.
Hermione ricambiò il sorriso e poi rimase immobile, mentre Angelina e George giravano rapidamente e sparivano. Fred la raggiunse poco dopo. Hermione lo guardò allarmata.
- Io e te non ci Smaterializziamo, vero?- chiese.
Fred le rivolse un sorriso vispo. – Paura Granger?- la prese in giro.
L’accusa rimbalzò contro la corazza da Grifondoro testarda di Hermione. Alzando il mento in segno di sfida, Hermione si lanciò giù dal bancone e prese la mano di Fred.
- Vediamo che sai fare, Weasley!- lo sfidò con un sorriso.
Fred scoppiò a ridere e, senza darle il tempo di prepararsi, ruotò rapido su se stesso, tenendole saldamente la mano. Ci fu uno schiocco. Hermione sentì uno strappo all’altezza dell’ombelico, prima di venire risucchiata in un vortice così soffocante da stringerle le costole. Non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi. Aveva coscienza solo della mano di Fred, ancora stretta alla sua. Sarebbe morta. Non aveva più aria.
Poi, improvvisamente, l’aria tornò. Un altro potente schiocco e la terra arrivò dura e impavida sotto i suoi piedi. Hermione perse l’equilibrio, ma riuscì a rimanere dritta. Un capogiro rischiò di farle crollare le ginocchia. A pensarci bene, aveva voglia di vomitare..
Ridendo, Fred la sostenne per la vita e le prese il viso fra le mani.
- Respira, è finita!- le disse.
Hermione prese alla lettera il suo consiglio. Cominciò a immagazzinare carichi di ossigeno sufficienti a concederle aria per parecchie ore. La testa girava ancora. La nausea rischiava di mandarla al tappeto.
- Sto bene..- mormorò.
- Ron ha vomitato, tre giorni fa. Ti prego, mostrati superiore!- la prese in giro Fred.
Hermione gli rifilò un debolissimo pugno sul braccio. Fred sorrise e le accarezzò la testa. Dopo un istante, Hermione cominciò a sentirsi meglio. L’aria entrava regolarmente nei suoi polmoni. Aveva ancora tutti gli arti attaccati al posto giuro. La testa si era fermata.
Si girò verso Fred con un sorriso.
- Niente male, Weasley!-
Fred le scoccò un occhiolino. – Sai che sono il migliore!-
Sbuffando, Hermione si incamminò da sola verso la Tana. Le luci della casa svettavano nel crepuscolo. Un ghirigoro di fumo usciva dal comignolo in cima al tetto. Era il posto migliore del mondo. Hermione lo aveva sempre pensato. Si era sempre sentita a casa, alla Tana.
Ridendo, Fred la raggiunse e le prese la mano. Insieme attraversarono il giardino. L’aria fresca della sera cancellò gli ultimi rimasugli della sua nausea. Dalla cucina della Tana proveniva l’odore della cena in via di preparazione. Hermione inspirò l’odore di dolci alla cannella.
Si voltò rapida verso Fred, che le sorrise.
- Le hai detto di preparare i dolci alla cannella?-  chiese sorpresa.
Fred sfoderò un ghigno. – Le ho detto che li adori perché ti ricordano il profumo della mia pelle!-
La nausea tornò. Prima che potesse ucciderlo, Hermione fu fermata dalla risata di Fred.
- Granger, sto scherzando. Le ho detto che li volevo io!-
Hermione sbuffò. – Due mesi sono troppo pochi...-
Borbottando un commento sarcastico, Fred varcò la porta aperta della cucina. Hermione strinse involontariamente la sua mano. Dov’era finita la spavalderia di cinque minuti prima?
- Rilassati..- mormorò Fred con un sorriso.
- Piantala! – sbottò Hermione.
In quel momento, un gridolino catturò l’attenzione di Hermione, che si voltò giusto in tempo per vedere un frustata di capelli biondi e un sorriso brillante, prima che qualcuno la stritolasse in un abbraccio spaccaossa. Quasi soffocando, Hermione inspirò un odore di fiori che sovrastò quello intenso della cannella.
Fleur la stava abbracciando. Fleur Delacour la stava abbracciando.
Goffamente, Hermione lasciò scivolare le braccia attorno alla vita sottile della ragazza.
- Ermioné, sono cosi felice di riabbrasciarti!- squittì Fleur, scostandosi leggermente per prenderle il viso fra le mani.
Hermione tossì imbarazzata e sfoderò un sorriso, sperando di essere convincente. – Anche io, come stai?-
- Très bien! E tu?-
- Me la cavo..- mormorò lei, con una smorfia che poteva passare per un sorriso.
- Arrì, come sta lui?- chiese la bionda, sfoderando un’espressione dispiaciuta.
Hermione rilassò le spalle, davanti a quella sincera preoccupazione. – Starà bene – rispose semplicemente.
Fleur annuì, poi sfoderò un altro sorriso smagliante. – Bill mi ha invitata qui per le vaconse. La famiglia Weasley è così adorable!- disse, con la voce di un’ottava sopra la media consentita. Poi si girò verso Fred e gli rivolse un sorriso luccicante, che lui ricambiò.
Hermione sentì la piovra serrare i suoi tentacoli attorno al suo stomaco. Sollevò un sopracciglio con sguardo scettico e Fred cancellò immediatamente il sorriso dalla sua faccia.
Fleur continuò a parlare, ignara di quel piccolo e silenzioso scambio di idee. – Vado a vedere se Bill ha bisogno di moi! Molly sta venendo a guardare i dolsci!- squittì.
In quel momento, un’esausta signora Weasley attraversò la porta che collegava la cucina al salotto. La sua espressione esasperata fu sostituita da un sorriso radioso, quando vide Hermione. Fleur, sentendosi probabilmente di troppo, schioccò due sonori baci sulle guance di Hermione e si girò, colpendo l’aria con i suoi capelli volteggianti.
- Molly, Ermioné è arrivata!- annunciò la ragazza.
Hermione cercò di capire se fu solo una sensazione, ma le parve di vedere i denti della signora Weasley stringersi in una morsa traboccante di rabbia.
- Sì, Fleur, ho notato!- sbottò lei.
Fred si lasciò sfuggire un sorriso, che l’espressione omicida di Hermione cancellò subito. Mentre Fleur chiedeva qualcosa alla signora Weasley sulla cena, Hermione sussurrò: - Ha salutato tutti così, al suo arrivo?- chiese, cercando di contenere il livello di acidità che le aveva invaso la saliva.
Fred si grattò la fronte. – Sì e no..-
- Ma come è adorable..- borbottò Hermione, traboccante di sarcasmo.
- No, tu sei adorabile!-
- Chiudi la bocca Fred!-
- Hermione!- esclamò Molly e lei scattò come se l’avessero pungolata con una forchetta.
Si voltò verso la signora Weasley e vide Fleur immobile accanto alla porta, un’espressione decisamente offesa a deturpare i suoi lineamenti da Veela. Forse la ragazza era stata pietrificata, o forse la signora Weasley l’aveva semplicemente interrotta, usando Hermione come diversivo.
Molly strinse Hermione in un abbraccio bisogno di conforto. Sorridendo, Hermione si rilassò fra le sue braccia e ricambiò la stretta. La presenza di Fleur aveva un po’ attutito la sua preoccupazione. Infondata, tra l’altro. Era come riabbracciarla dopo ogni estate, o alla fine di ogni anno scolastico. Era sempre la signora Weasley, la donna che si era presa cura di lei e di Harry come se fossero stati figli suoi. La donna coraggiosa che lottava per amore della sua famiglia. La donna che aveva fondato quell’amore sulla giustizia e sulla bontà. La donna che aveva messo al mondo l’idiota di cui si era innamorata.
Con quell’abbraccio, Hermione cercò di infonderle un po’ di coraggio. Infondo, Fleur non era poi così male. Era un po’ eccentrica. Un po’ petulante. Un tantino fastidiosa..ma non era poi così insopportabile. Bisognava solo armarsi di pazienza. Baciavi tutti un po’ troppo spesso. La piovra nello stomaco di Hermione si mosse nervosamente.
La signora Weasley sciolse l’abbraccio e prese il volto di Hermione fra le mani. Le rivolse un sorriso caloroso e chiese: - Stai bene?-
Mille e più significati in una sola domanda.
- Sì – rispose Hermione, ricambiando il sorriso.
- Bene, sono contenta! È bello che tu sia qui – disse Molly teneramente.
- Sfrutta l’occasione per cercare di convincerla a non commettere un omicidio!- intervenne Fred, indicando con un cenno della testa il salotto dove Fleur era appena sparita.
Molly gli scoccò un’occhiata in tralice. – Prega sempre che non sia il tuo turno, Fred Weasley!-
Hermione trattenne una risata. Fred afferrò un biscotto dal cestino posto in mezzo al tavolo e rispose: - Non puoi uccidermi: lei non vive senza di me!-
Indicò Hermione e diede un grosso morso al biscotto. Lei si prese il disturbo di arrossire.
Molly prese un strofinaccio dal tavolo e lo colpì.
- Vai ad aiutare tuo fratello in giardino!- ordinò severa. – E di a George di andare a chiamare Ginny!-
Fred alzò gli occhi al cielo e ingoiò il boccone. Poi rivolse un sorriso a Hermione e sparì. Lo sguardo della signora Weasley lo seguì fino a quando non lo vide sparire dietro l’angolo del cortile. Poi tornò a concentrarsi su Hermione, che era rimasta immobile come una pietra, le spalle ancora saldamente incastrate fra le mani di Molly.
Le rivolse un sorriso dolce. – Tu vai pure a riposarti! Mangeremo appena arriveranno Tonks e Remus!-
Hermione scosse la testa. – No, non sono stanca. Posso aiutare  a preparare?-
- Ci penseranno i ragazzi appena tornano, cara. Rilassati, davvero!- insisté la signora Weasley.
Hermione era nota per la sua testa dura. Alzò una mano e indicò la porta. – Di là c’è lei?- chiese, abbassando la voce.
Il sorriso della signora Weasley vacillò. – Temo di sì..-
- Posso farle compagnia qui un cucina?- chiese Hermione, speranzosa.
Ridendo, Molly la strinse in un altro forte abbraccio e poi le indicò la sedia. Dal forno proveniva il profumo dei dolci alla cannella. Hermione respirò quella fragranza ad occhi chiusi. Ora sì che si sentiva a casa! La signora Weasley iniziò a preparare lo stufato, bombardando Hermione con milioni di domande. “Come sono andati gli esami?”; “Che voti ti aspetti?”; “Qual è stato il più difficile?”; “Cosa avete imparato quest’anno?”; “Ron si è comportato bene?”; “E’ stato un bravo prefetto?”; “Harry sta bene?”; “Come vanno le cose fra Lavanda e Ron?””; e via discorrendo.
Hermione evitò accuratamente di raccontare una svariata serie di avvenimenti: l’ES, gli scherzi, la ribellione contro la Umbridge, la fuga al Ministero.
Molly evitò accuratamente di introdurre argomenti come: il Ministero, Sirius, la Umbridge, le punizioni.
Hermione se ne stava seduta con le gambe raccolte sulla sedia e le braccia strette attorno alle ginocchia, e parlava. Scoprì quanto fosse facile parlare con la signora Weasley di argomenti banali come gli esami, la scuola o le materie nuove. Era rassicurante starsene lì, nella cucina della Tana, a parlare di cose semplici, come se gli orrori della guerra fossero a miglia e miglia di distanza da quella casa.
Inevitabilmente, finirono a parlare dei gemelli.
- Avrei voluto che anche loro si diplomassero!- borbottò la signora Weasley, versando delle carote nella pentola.
Hermione si morse il labbro. – Sarebbe stato meglio. Se non altro, hanno trovato la loro strada!- li difese.
Molly annuì e le rivolse un sorriso. – Già, e sono fiera di loro per quello che hanno fatto. Spero solo che vada tutto bene!-
- Lo spero anche io..- commentò Hermione, con un sorriso timido.
Molly si soffermò a guardarla, come se la vedesse veramente per la prima volta. Hermione si irrigidì e il suo cuore perse un battito. C’era qualcosa di strano nell’espressione della signora Weasley. Non era ostile. Era come se fosse sospesa fra un pensiero e l’altro. Sorrideva ancora, ma sembrava assorta, preda di qualcosa che aveva catturato la sua attenzione, nella sua mente.
- Va tutto bene?- chiese Hermione, molto più coraggiosa di quanto si sentisse veramente.
Molly parve tornare con i piedi per terra. Annuì. – Certo. Stavo solo pensando..be’ pensavo ai miei figli!- ammise.
Con un sorriso, Hermione spostò le gambe e le accavallò. Poi fece cenno con la mano alla sedia accanto alla sua. Molly esitò un momento, poi si lasciò cadere sulla sedia, girata verso Hermione.
- Sono diventati grandi. Tutti. Anche Ginny!- aggiunse, con un sorriso tenero.
- Lei è quella più matura!- commentò Hermione, facendola ridere.
- Questa storia con Harry le fa bene. Sai, molte mamme non approverebbero. Io invece penso che si siano trovati. È come se non potessero vivere l’uno senza l’altra. E questo è importante, soprattutto se pensiamo a ciò che sta per succedere. Abbiamo bisogno di amare, semplicemente per sopravvivere!-
Hermione sentì gli occhi gonfiarsi, ma respinse le lacrime. Erano le parole più belle che avesse mai sentito. Allungò una mano verso Molly e le accarezzò il braccio. La donna si asciugò una piccola lacrima e le rivolse un sorriso tenero.
- Chi mi ha stupita veramente, siete stati voi due!- esclamò.
Hermione arrossì. – E’ un bene o un male?- chiese, quasi tremando.
Molly la fissò come se si fosse improvvisamente trasformata in una piovra. – Un bene, è ovvio! Sei la ragazza migliore che una madre vorrebbe vedere affianco al proprio figlio. Certo, avevi un’ampia scelta e ancora non mi spiego come tu sia arrivata a Fred..- scherzò, rivolgendole un sorriso vispo molto simile a quello del figlio. – Ma sono orgogliosa di lui, e di voi!-
- Grazie – mormorò Hermione, arrossendo ancora.
Molly le passò delicatamente una mano sulla guancia. – La vostra felicità conta per me più di qualsiasi altra cosa. E sapere che Fred ha te al suo fianco, mi rende non solo felice e orgogliosa, ma anche più tranquilla. So che saprai proteggerlo e so che potrai sempre contare su di lui, perché è un bravo ragazzo. Un po’ idiota, ma è cresciuto bene!- ammise.
Hermione scoppiò a ridere. – Sì, ho già fatto i conti con la sua immaturità!-
- E dovrai continuare a farlo, mia cara! Ma ti ama. Questo è tutto quello che ti serve sapere!-
Hermione annuì. – Lo so. E non ho bisogno di altro!- rispose, sorridendo.
Molly le prese la mano. – Siamo la tua famiglia, ora più di prima!-
- Grazie!- disse lei, con un sorriso commosso.
Sorridendo teneramente, la signora Weasley la strinse in un forte abbraccio. – Ti capirò, se un giorno vorrai scappare via!- scherzò, alleggerendo quel momento molto intenso.
Hermione rise ma appoggiò la guancia contro la sua spalla. – Non potrei mai. Nessuna famiglia è migliore di questa!-
- Lieta di sapere che lo pensi, cara!- rispose Molly, ridendo. Si udì un sonoro crack, e Molly si separò dal loro abbraccio. Sbirciò oltre la porta aperta sul cortile. – Sono Tonks e Remus. Bene, così potremo finalmente cenare! Andresti a chiamare Fred e Ron? Dovrebbero essere vicino al capanno!-
- Corro!- rispose Hermione.
Nel giardino buio attorno alla Tana, Hermione aguzzò la vista, finché non intravide due figure chine su una cassa di legna. Ron sistemava i pezzi a mano, in una pila che si innalzava contro la parete del capanno. Fred li stava spostando con la magia. Hermione alzò gli occhi al cielo. Con un solo colpo di bacchetta avrebbe potuto risparmiare la fatica a Ron e sistemare i pezzi di legno, nel giro, forse, di un secondo. Ma era Fred Weasley..
- La cena è quasi pronta!- annunciò Hermione, avvicinandosi.
Ron lanciò un pezzo di legno nel buio dietro di sé e scattò con un sorriso nella sua direzione.
- E tu quando sei arrivata?- chiese, soffocandola in un abbraccio.
Ridendo, Hermione si aggrappò alle sue spalle. – Poco fa. Scusa se non sono venuta a salutarti!-
- Chiacchieravi con mia madre?- si intromise Fred, con un ghigno malandrino.
Hermione assottigliò lo sguardo. – Parlavamo male di te!-
- Non sei convincente!-
- Remus e Tonks?- chiese Ron, lasciandola andare.
Hermione indicò le luci della Tana. – Appena arrivati!-
- Corro dentro a salutarli. Sono felice che tu sia qui!- disse Ron, scompigliandole i capelli. Poi si voltò e corse via.
Hermione si voltò verso Fred, che la prese per mano.
- Allora, ti sei calmata finalmente?- la prese in giro.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Penso che prenderò in considerazione l’avvertimento di tua madre!-
- Cioè?-
- Scappa!-
Ridendo, Fred le prese il viso fra le mani e la baciò. Hermione si lasciò trasportare da quel bacio. Erano insieme da poco più di sei ore, eppure le sembravano settimane. Come se quei due mesi non fossero mai esistiti. Tornare fra le sue braccia era stato come tornare in vita. Il suo corpo aveva ripreso forma, la sua mente aveva ripreso colore. Il suo cuore era leggero, pulsava allegro, indisturbato. Con un sorriso, Fred aveva scacciato i demoni di quelle due ultime settimane. L’orrore era scomparso. Il dolore per Sirius era diventato più facile da sopportare. Hermione aveva ripreso vita. Come se avesse rinunciato all’ossigeno per troppo tempo e ora stesse respirando un’aria fresca e nuova, carica del profumo che più preferiva. Il suo.
- E se saltassimo la cena?- propose Fred, con un sorriso malizioso.
Hermione sospirò, poi gli rivolse un sorriso dispiaciuto. – No. Ci sono i dolci alla cannella. E sei stato tu a chiederli!-
- Mi sto odiando per questo..-
In realtà, Hermione era stata veramente tentata di rispondergli di sì. La lontananza gravava parecchio sul suo equilibrio già precario. Rivedere Fred, tornare fra le sue braccia, sentire di nuovo quelle labbra sulle sue..un colpo sferzato duramente al suo equilibrio e al suo autocontrollo.
Infondo, gli altri se ne sarebbero accorti?
Sì. Inutile illudersi. Tutti si sarebbero resi conto della mancanza di due persone al tavolo della cena. E non due persone a caso. Hermione immaginò il resto della famiglia, Remus e Tonks fare due più due nelle loro menti e arrivare alla conclusione. No. Non poteva sopportarlo. Era troppo imbarazzante. Tanto valeva resistere. Aveva aspettato due mesi? Poteva aspettare un altro paio d’ore..no?
Le labbra di Fred tornarono sulle sue. La accarezzò lentamente, cullando quell’indecisione e disturbando il suo equilibrio. Stava giocando con lei, un classico! La stava tentando, le stava chiedendo di mollare la sua amata razionalità e scendere nella tana del leone. Le stava chiedendo di sfidarlo. Come sempre.
Con la mano, Fred accarezzò i suoi fianchi e scivolò sotto la sottile maglietta. Hermione rabbrividì, nonostante quella fosse una delle prime sere calde dell’estate.
- Sicura di non voler saltare la cena?- sussurrò Fred al suo orecchio.
Un secondo brivido si insinuò nelle sue vene. Hermione avvicinò istintivamente il corpo a quello di lui, stringendosi nel calore del suo abbraccio. Chiuse gli occhi, sapendo di andare incontro all’oblio del buio, e lasciò che gli altri suoi sensi si ampliassero. L’odore della sua pelle e dei suoi capelli la investì. Era molto più buono dei dolci alla cannella. Il calore che emanava la sua pelle sapeva di estate, di casa. Le sue mani scorrevano delicate sulla sua pelle, dolci e familiari, come se le avesse sentite anche in quei due mesi.
La sua bocca era un rifugio di passione, anima e tentazione. Poteva davvero resistere?
- Sto distruggendo le tue buone intenzioni?- chiese Fred, accarezzandole il collo con le dita.
- Ci stai andando molto vicino..- ammise Hermione, riaprendo gli occhi.
Fred si scostò da lei e le sorrise. – Fantastico! Ho raggiunto il mio obiettivo: adesso possiamo andare a cena!- esclamò allegro.
Poi la prese per mano e la tirò verso casa. Hermione alzò gli occhi al cielo, ma lo seguì ringraziando mentalmente il continuo bisogno di scherzare di Fred: se avesse continuato, avrebbe mandato tranquillamente la diavolo la cena. Ma forse era meglio non dirlo ad alta voce! Scherzare andava bene, ma era pur sempre Fred!
Visto che in cucina non potevano entrarci tutti, i signori Weasley avevano sistemato il tavolo fuori nel giardino. Hermione venne assalita da Ginny, e non ebbe nemmeno il tempo di salutarla. Si ritrovò stretta in un abbraccio così forte che poté giurare di aver sentito una costola incrinarsi. Hermione ricambiò con la stessa energia, e quello slancio le fece perdere l’equilibrio. Lei e Ginny si ritrovarono stese per terra, sul terreno fresco del giardino.
- Santo Merlino, quanto mi sei mancata!- esclamò Ginny, baciandole dolcemente una guancia.
- Ma se non vi vedete da due settimane!- puntualizzò George, ricevendo un’occhiataccia da parte di Angelina.
- Anche tu mi sei mancata!- mormorò Hermione, stringendola di nuovo a sé.
Rimasero stese per terra, a guardarsi e sorridersi. Dopo un tempo che le parve infinito, la signora Weasley uscì dalla porta della cucina con la bacchetta alzata e le varie portate della cena che le volteggiavano intorno.
- Sedetevi, tutti! Ron, smetti di infastidire quello gnomo! George, smetti di infastidire Ron..e qualcuno raccolga quelle due!- aggiunse, lasciandosi sfuggire una risata.
Fu Tonks a raggiungerle e porgere loro le mani. – Ragazze, mi siete mancate!- esclamò, stringendole entrambe in un abbraccio tenero.
- Anche tu Tonks!- rispose Ginny.
- Tantissimo!- aggiunse Hermione. – Stai bene?-
Tonks annuì incerta, poi cambiò argomento. – Venite a sedervi accanto a me!-
La cena fu caotica e festante, come sempre. Bill tentava di insegnare qualche pronuncia difficile a Fleur, che sembrava più concentrata sul viso del suo fidanzato che sulle sue parole. Il tutto, sotto lo sguardo rassegnato ma piuttosto sereno di Molly. Arthur e Tonks consigliarono a Fred e George alcuni settori su cui puntare con il loro negozio di scherzi. Ron si lanciò in una lunghissima discussione con Ginny e Angelina sul futuro della squadra di Quidditch di Grifondoro.
Per tutta la cena, l’argomento Sirius fu evitato. Hermione notò quanto fosse trasandato e pallido Lupin. La sua stanchezza, sommata al dolore per la perdita del suo migliore amico, sembrava lacerare ancora di più i lineamenti giovani dall’aspetto così vecchio. Era sempre più ingrigito, come se il tempo gli stesse giocando un brutto scherzo. Hermione gli rivolse un paio di sorrisi di conforto che lui, nonostante tutto, riuscì a ricambiare. Cercò anche di distrarlo. Prima del dolce, si sedette accanto a lui e raccontò di tutti gli incantesimi imparati grazie a Harry durante le Esercitazioni. Poco dopo, Ginny, Ron e Fred si unirono a loro.
- E quasi tutti abbiamo evocato un Patronus!- esclamò Hermione.
Lupin rimase piacevolmente colpito. – Anche gli studenti del terzo anno?-
- Be’, loro hanno più che altro evocato della nebbia luccicante, ma può essere comunque utile, no?- intervenne Ron.
Lupin annuì sorridendo. – E’ già sorprendente che siano riusciti a creare uno scudo! Che forma assumono i vostri?-
- Una lontra!- rispose Hermione.
- Il mio è un cane!- rispose Ron.
- Un cavallo – fu il turno di Ginny.
- Il mio è una iena!- rispose Fred, con un occhiolino.
Lupin scoppiò a ridere. – Deve averti letto bene nella mente!- commentò.
Mangiarono i dolci alla cannella in compagnia del loro ex professore, che sciorinò consigli su come difendersi e come perfezionare le tecniche già imparate. Era quasi mezzanotte, quando Molly li obbligò a salire in camera per andare a dormire. Visto che la casa sarebbe stata più affollata del solito, quell’estate, alcuni cambi di disposizione erano stati necessari. Di lì da due settimane sarebbero arrivati anche Lavanda e Harry.
Bill occupava la sua stanza con Fleur. Fino all’arrivo di Harry, Hermione avrebbe condiviso la stanza con Ginny e Angelina. Fred e George sarebbero rimasti nella loro vecchia stanza e Ron nella sua. Lupin e Tonks avrebbero dormito lì per un paio di notti, occupando rispettivamente la vecchia stanza di Charlie e quella di Percy.
Quando arrivarono in camera, Hermione si rese conto di quanto fosse stanca. Era stata una giornata lunga e intesa, soprattutto dal punto di vista emotivo. Crollare fra le coperte era il suo unico desiderio. Si gettò nel letto vestita, mentre Ginny e Angelina riprendevano l’argomento Quidditch, lasciato in sospeso. Hermione allungò la mano sotto il cuscino. Le sue dita incontrarono qualcosa di simile alla carta. Le sue orecchie udirono Angelina incitare Ginny a fare i provini per la squadra.
Accigliata, Hermione afferrò la carta e la estrasse da sotto il cuscino. Era un pezzo di pergamena. Sorridendo, Hermione lo lesse.
 
 
“Cortile sul retro, fra un’ora!
 
F.”
 
 
Hermione scosse la testa sorridendo.
- Che hai?- chiese Ginny.
Senza dire una parola, Hermione le lanciò il foglietto e tornò ad appoggiare la testa sul cuscino.
- Non smetterà mai di stupirti!- commentò Ginny, leggendo con un sorriso.
- Dici?- scherzò Angelina, togliendo un identico frammento di pergamena da sotto il suo cuscino.
Ridendo, Hermione si sollevò a sedere. Angelina lanciò il biglietto nella sua direzione e Ginny saltellò sul suo letto per leggerlo assieme a lei.
 
 
“Fra un’ora quell’idiota se ne va!
 
G.”
 
 
- Rettifico!- esclamò Ginny. – Non smetteranno mai di stupirvi!-
Hermione e Angelina si rivolsero un’aria complice. Poi Hermione circondò le spalle di Ginny con un braccio.
- Questa stanza sarà tutta tua, quando Harry tornerà!- la consolò.
Ginny sfoderò un sorriso malizioso. – Puoi dirlo forte!-
 
 
 
 
 
 
 
Hermione attraversò in punta di piedi il prato spazzato dalla brezza notturna dell’estate. Si rese conto di quanto fosse ridicolo camminare a passo felpato. Chi poteva sentirla? I gufi?
Sospirando fra sé, tornò a poggiare normalmente i piedi a terra. La notte aveva portato una leggera frescura nella campagna attorno alla Tana. I fili d’erba ondeggiavano al vento. Il cielo era coperto di stelle, la luna era sottile e bassa. Era troppo freddo per essere estate, Hermione lo sapeva. Quel cambiamento climatico era dovuto a un cambiamento nell’equilibrio del mondo stesso: l’ascesa dell’oscurità. Hermione decise di cacciare quei pensieri dalla mente. Non le servivano a niente, in quel momento.
Girò l’angolo del capanno e vide Fred appoggiato contro la catasta di legna sistemata da Ron.
- Granger, stavo piantando le radici!- scherzò, fingendosi irrequieto.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Spiacente di aver interrotto: magari le radici ti cucivano la bocca!-
- Quanto mi mancavano le tue battute..-
- Le tue, invece, non mi mancavano affatto!-
- E anche le tue bugie..-
- Forse era meglio se rimanevo a casa mia!-
- Forse è meglio se chiudi la bocca!- sussurrò Fred, con un sorriso divertito, prima di chinarsi a baciarla.
Hermione decise di archiviare una risposta spietata in un angolino della sua mente, per rimandarla a un momento più opportuno. Era decisamente troppo presa da quel bacio, per preoccuparsi di ribattere. Si sollevò sulle punte, avvicinandosi al suo viso. Circondò il collo di Fred con le braccia, aggrappandosi a quella schiena forte che le era così tanto mancata. Saggiò le sue labbra, riscoprendo quel sapore che riusciva a inebriarla e invaderla. Lasciò che lui la abbracciasse e la stringesse. Ora si sentiva al sicuro. Si sentiva veramente a casa. Le sue dita giocarono con i capelli di Fred, rossi come il tramonto. Quella familiare sensazione di calore le risalì la schiena, insinuandosi sotto la sua pelle, scaldandole il sangue. Era il calore del fuoco, quello che solo le fiamme dei suoi capelli riuscivano a regalarle. Era il riparo del suo corpo, della sua pelle, che non aveva ancora sentito sulla sua..
Improvvisamente, Fred si separò da lei. La testa di Hermione vorticò pericolosamente. Perdere il contatto dalle sue labbra era stato strano, quasi surreale. Come perdere ossigeno dopo un’apnea. Fastidioso.
Hermione sollevò le sopracciglia in un’espressione interrogativa e quasi scocciata. Perché si era fermato?
Ridendo, Fred la prese per mano. – So che non riesci a resistermi, ma sotterra i bollenti spiriti ancora per un po’: devo mantenere una promessa!- spiegò.
Hermione aprì leggermente la bocca. Non sapeva come cominciare. Insultarlo per l’insinuazione di dubbio gusto, - che per altro poteva tranquillamente rivolgere a se stesso!- , o se chiedere ulteriori chiarimenti sulla promessa.
Optò per entrambe: - Non ho nessun bollente spirito da soffocare: pensa ai tuoi! E di che razza di promessa parli?- chiese.
Fred le rivolse un sorriso malandrino e cominciò a trascinarla verso la stradina che portava alla collina. Risalirono il pendio in silenzio. Nella notte serena, solo il vento infrangeva il silenzio. Qualche grillo cantava. Hermione vide una lepre sgattaiolare via. Per il resto, la campagna era silenziosa. Quella pace così naturale le ricordava la foresta nella Stanza delle Necessità. Sorrise fra sé, mentre alcuni ricordi riaffioravano nella sua mente. Strinse la mano di Fred, consapevole che il protagonista di quei pensieri era accanto a lei.
In cima alla collina, Fred la portò fra gli alberi che sorgevano formando una specie di barriera naturale su una radura. Il campo improvvisato di Quidditch. La famiglia Weasley usava quello spiazzo da anni per allenarsi durante l’estate. Era abbastanza protetto. Il segreto era volare basso. Anche Hermione aveva partecipato a qualche partita, senza riuscire a dare il suo contributo alla squadra, per ovvie ragioni! Lei e quello sport non sarebbero mai andati d’accordo. Lei e le scope, in generale, non sarebbero mai andate d’accordo!
Accanto al limitare degli alberi, Fred si fermò. Le prese le mani e la guardò negli occhi, con un sorriso vispo.
- Mentre eravamo lontani, ho promesso a me stesso che ti avrei portata a vedere le stelle. So che le hai già viste un sacco di volte. Ma non con me!- aggiunse divertito.
Hermione sorrise. – Quindi è un’occasione speciale?-
- Esatto, prendere o lasciare!-
Ridendo, Hermione si sollevò sulle punte per sfiorargli le labbra con un bacio delicato, decisamente molto più innocente di quello di pochi minuti prima. Poi si separò da lui e si lasciò scivolare sull’erba. Sorridendo, Fred la raggiunse. Rilassarono la schiena sul terreno morbido coperto di erba e muschio. Hermione alzò lo sguardo verso il cielo e vide le stelle. Non erano stelle qualunque. Era un cielo immenso, infinito, trapuntato di milioni di diamanti splendenti nella notte. Solo a Hogwarts si potevano vedere delle stelle cosi. Era uno spettacolo unico nel suo genere. L’assenza della luna piena permetteva alle stelle di brillare con più intensità. Nessuna luce ostacolava la loro.
- E’ bellissimo!- mormorò Hermione, senza staccare gli occhi dal cielo.
Fred aprì la bocca per commentare, ma Hermione sollevò una mano e gli fermò le labbra con due dita. – No..- mormorò divertita.
Si voltò a guardarlo. Aveva un misto di stupore e perplessità negli occhi vispi e un’aria quasi offesa. Hermione rise piano, notando soprattutto quel vago senso di risentimento.
- So cosa stavi per dire..- spiegò.
Fred scosse la testa e scacciò con un bacio le sue dita. – Non puoi saperlo!-
- Se indovino, cosa vinco?- lo sfidò lei.
Fred le rivolse un sorriso vispo. – Una splendida estate in mia compagnia!-
Hermione aggrottò la fronte. – Puoi fare di meglio!-
- Scorta di Cioccorane a vita?-
- Mhm..-
- Il resto dei tuoi giorni al mio fianco?-
- Vada per le Cioccorane!-
Effettivamente, Hermione fu veloce a schivare il mucchietto di muschio che Fred le tirò. Sfoderò la sua espressione da cucciolo ferito e incrociò le braccia. Solitamente, Hermione sarebbe riuscita a resistere a quello sguardo sofferente e offeso. Ok, forse non era proprio del tutto vero. In quell’occasione, comunque, fu ancora più difficile del previsto.
Hermione alzò gli occhi al cielo e strisciò su di lui. Sorridendo, scese sulla sua bocca. Mordicchiò dolcemente il labbro inferiore e poi lo baciò. Se lei non era capace a resistere, Fred era davvero molto abile a cedere! Impiegò nemmeno il tempo di un sospiro, prima di catturare le sue labbra in un bacio vero, intenso e profondo. Le sue braccia si sciolsero e la strinsero per la vita, avvicinandola ancora di più a sé. Hermione quasi tremò in quell’abbraccio così improvvisamente passionale. La sensazione di essere di nuovo accanto a lui, ancora, le dava le vertigini. Era incontrollabile. Non poteva fermare quel calore e non poteva lottare contro quella sensazione di leggerezza che le scorreva nelle vene. Infondo, poi, perché avrebbe dovuto? Era esattamente quello che voleva.
Lentamente, Fred sfiorò le sue labbra in un bacio delicato, e poi sfoderò un sorriso di sfida. – Allora, Granger, cosa stavo per dire?-
Hermione rise sulle sue labbra. – Prima voglio conoscere la posta in gioco?-
- Grifondoro fino al midollo, eh?- la prese in giro Fred, rivelando, in realtà, quanto fosse fiero di lei.
- Puoi scommetterci il Boccino d’Oro, Weasley!- esclamò lei, con un ghigno.
Fred scosse la testa divertito. – Da quando ti ispiri al Quidditch?-
- Colpa di Harry e Ron. Ma questa me l’ha insegnata Angelina! Stai tergiversando!-
- Dovresti sapere che è un vizio!-
- Prego ogni volta che tu possa superarlo..-
- E’ perché sono maledettamente bravo..-
- Io sono brava ad affatturare le persone!- borbottò Hermione.
- Niente magie fuori dalla scuola!-
- Fred!-
- Ok, hai vinto, Prefetto testardo!- concluse lui, ridendo. – Se indovini, ti lascio dormire nella mia stanza per il resto dell’estate?-
- Con George?- scherzò Hermione.
- Sì, io me ne starò qui di fuori..- borbottò Fred.
- Dimenticavo: diventi davvero adorabile quando sei geloso..-
- Non sono geloso..-
- Devo cominciare a parlare di McLaggen?-
- Fa pure se vuoi. A proposito, lo sai che Fleur prepara dei biscotti davvero buoni?-
La freddezza negli occhi di Hermione fece scoppiare Fred in una risata contagiosa, che finì per stravolgere anche lei. Per un momento, Hermione finse di offendersi e lottò con decisione per sfuggire al suo abbraccio, ma Fred fu veloce..e molto convincente! Il modo in cui le accarezzò i fianchi, insinuandosi sotto la maglietta, la fece rabbrividire. Risalì lungo la schiena, sfiorando la sua pelle calda. Qualcosa si incendiò nelle sue vene. La foresta rischiava di ospitare un rogo? Molto probabile..
- Granger, accetti o no? Decidi entro la fine dell’estate, o perderai l’occasione d’oro!- la provocò lui, con un sorriso fin troppo malizioso.
Hermione deglutì a vuoto. La saliva dov’era finita? Evitò di preoccuparsi.
- Va bene Weasley. Anche se avrei dovuto pretendere di meglio..-
- C’è sempre George!-
- Piantala!-
- Scusa..dicevamo?- chiese Fred, con un sorriso vispo.
Hermione gli puntò il dito contro. – Prometti di essere sincero. Se indovino, indovino! Punto!-
Fred si posò una mano sul cuore. – Lo giuro solennemente!-
Hermione scrutò Fred con sguardo severo, ma lui non batté ciglio. Decise di fidarsi. Tanto che possibilità aveva?
- D’accordo!- commentò. – Stavi per dire: Non quanto te!-
Anche volendo, Fred non avrebbe potuto mentire. Rimase così sorpreso da quella risposta, che non si prese la briga di chiudere la bocca. Hermione aveva indovinato, l’espressione da colpevole colto sul fatto di Fred ne era la prova!
- Però, Granger!- esclamò, riprendendosi. – Sei brava!-
Hermione arricciò le labbra. – Ho i miei assi nella manica..- mormorò.
- Ti sto insegnando troppe cose!-
- Colgo un filo di invidia..- lo prese in giro lei.
- Non puoi superarmi, mettiti il cuore in pace!- ribatté Fred, sorridendo.
- Se crederci ti fa stare bene..comunque abbiamo tutta l’estate per parlarne!-
- Ben detto, Granger! Perciò ora chiudi la bocca..- scherzò, sollevando il viso in cerca delle sue labbra.
Hermione si scostò e spinse Fred sulla fronte con l’indice. – Ehi, quella è una mia battuta!-
Ridendo, Fred le catturò i polsi e, con una mossa fulminea, ribaltò le posizione. Nemmeno il tempo di battere le ciglia, e Hermione si ritrovò stesa sul prato morbido, il viso di Fred a pochi centimetri dal suo e il cielo stellato a fargli da sfondo.
- Lo so, Granger!- mormorò lui, sfiorandole la guancia con le labbra. – E tu sai che non sono capace a giocare secondo le regole..-
Hermione arrossì, ricordando quanto fosse vera quell’affermazione. Regole. In quel gioco, il loro gioco, le regole non esistevano. E i piani andavano in fumo. Sempre.
Un brivido le percorse la spina dorsale, mentre la bocca di Fred scendeva sul suo collo. Gli occhi di Hermione trovarono le stelle. Brillavano, sembravano quasi oscillare, come se stessero respirando.
- Tu non rispetti mai le regole..- ribatté Hermione, concentrandosi sul torpore che le stava risalendo le gambe.
Fred sorrise sulla sua pelle. – E per te non è mai stato un problema!-
Suo malgrado, Hermione sorrise. – Hai mandato in fumo tutti i miei piani!- protestò.
Fred morse delicatamente la sua pelle, scuotendo la testa. Un brivido le attraversò le vene nello stesso istante in cui una fiamma si accese nel suo cuore.
- Tutti tranne uno..- sussurrò Fred, percorrendo il suo collo con la lingua.
Hermione provò a immaginare di quale piano si trattasse, ma qualcosa nel suo cervello si stancò di pensare. Improvvisamente, rimase priva di immagini, parole e idee. Rimase priva di ogni cosa. Percepiva solo il profumo di cannella, l’odore della notte estiva, il calore della pelle di Fred e le fiamme dei suoi baci.
Brivido e fiamma. Calore e gelo. Quell’altalena di sensazioni contrastanti riuscivano sempre a farla sentire completa. E gli era mancato tutto questo. Ogni singolo giorno.
- Quale sarebbe?..- sussurrò, incapace di resistere alla curiosità.
Fred risalì lungo il suo collo e le posò un bacio dolce sulle labbra. Poi i loro occhi si incontrarono, profondi, illesi, vicini più di quanto lo fossero i loro stessi corpi.
- Quello di innamorarti di me – rispose Fred.
Hermione ricambiò il sorriso. – Quello era il tuo piano..-
- No, era il nostro piano!- puntualizzò lui, accarezzandole una guancia con l’indice.
- E’ per questo che non è andato in fumo?-
Fred annuì. – Finché restiamo insieme, niente può andare storto..-
- Allora restiamo insieme..-
- Amo la tua intelligenza!-
- Quanto sei idiota..-
- Mi ami per questo!-
Hermione alzò gli occhi al cielo ma sorrise. Sì, lo amava per quello. E per altre mille ragioni che non aveva bisogno di elencare. Fred le sapeva già. Forse ne conosceva più lui di lei. Ma aveva importanza? Erano insieme. Cosa poteva allontanarli? Erano soli sotto una volta di stella. Nel buio della notte, stesi su un prato fresco, mentre l’estate ronzava attorno a loro. Erano insieme. Bastava quello.
Hermione sfoderò un ghigno. – E comunque..parli sempre troppo!-
- Vuoi chiudermi la bocca?- scherzò Fred, con un sorriso malizioso.
Hermione sospirò. A volte, Fred dimenticava quanto fosse cresciuta. Hermione Granger non arrossiva più davanti a certe insinuazioni. O meglio, lo faceva. Ma aveva imparato a contrattaccare, da un bel po’. E, se possibile, era diventata addirittura più pericolosa e letale del suo maestro.
Con un sorriso seducente, Hermione strinse fra le dita la sua maglia e lo attirò sopra di sé, avvicinandolo al suo corpo. Gli accarezzò le gambe con le sue, lentamente. Nel suo sguardo, si accese una fiamma di desiderio che, fino a quel momento, Hermione era riuscita a contenere tra pareti troppo sottili, destinate a crollare.
Hermione non rispose alla provocazione di Fred. I suoi occhi bastavano. Le parole sarebbero state superflue. Avrebbero spezzato quegli sguardi così profondi e intriganti. Avrebbero spezzato quella piccola magia. Fred scese su di lei, in cerca delle sue labbra. Hermione le avvicinò, e insieme scivolarono in un bacio ardente, carico di passione e desiderio. Erano liberi. Liberi di amarsi di nuovo, liberi di amarsi di nuovo.
Dopo la lontananza, dopo la prigionia, poteva vivere insieme quella libertà. Crollarono le catene, crollarono le sbarre di quella prigione, il fuoco divampò. Bruciò ogni angolo di mondo che non fosse il loro. Indomabili e inarrestabili, le fiamme li travolsero. Avrebbero potuto vivere senza? No. Mai. Avevano bisogno di quel contatto, avevano bisogno di trovarsi e amarsi. Non poteva esistere, senza. Era la ragione che li spingeva a vivere.
Era così che tutto era nato. Da una fiamma. Da una passione. Da una sfida. Il loro gioco. Il gioco senza regole, senza esclusione di colpi, senza nessuna disciplina. A pensarci bene, Hermione capì che non esistevano sconfitte, in quel gioco. La vera sconfitta sarebbe stata rinunciarci. Potevano esistere solo la vittoria e la sete di aversi e bramarsi. La sete che avevano l’uno dell’altra. Quell’amore così travolgente che li aveva colpiti con la forza di una tempesta. Si era nascosto dietro piccole nuvole grigie e poi era sceso su di loro come un fulmine. Non avevano altra scelta. L’elettricità che li univa era tentazione continua, era una voglia incessante di continuare a giocare.
Era amore. La magia più semplice e potente del mondo.
Hermione chiuse gli occhi e lasciò che ogni cosa, in lei, lottasse per appartenere a Fred. La sua pelle, morbida e fresca, che finalmente veniva rapita dalle sue mani. La sua bocca schiusa che lasciava sospiri nell’aria estiva, ora di nuovo unita alla sua. Le sue stesse mani, che ritrovavano il calore del suo corpo scolpito. Le sue dita che scorrevano sulla cicatrice di quella partita maledetta. Le dita di lui che sfioravano la maledizione che l’aveva colpita. E fu come tornare indietro nel tempo, a quella prima volta nell’ala isolata del sesto piano. Lontani dal mondo, preda di una follia travolgente: quella della passione. Fu come tornare indietro, e rivivere quel giorno in cui tutte le regole del gioco erano svanite. Dove lei, Hermione Granger, la coraggiosa strega, aveva abbandonato ogni certezza per scivolare fra le sue braccia. Aveva venduto la sua razionalità per cadere nell’oblio. E aveva scoperto di aver fatto la scelta migliore del mondo. Era ciò che voleva. Non avrebbe mai potuto desiderare altro. Aveva Fred. Amava Fred. Le bastava. Forse per il resto della vita.
Erano rimasti soli, senza vestiti e senza ostacoli, sotto un cielo infinito. Inafferrabile. Hermione aprì gli occhi e rivide le stelle. Brillavano ancora. E sembravano galleggiare. Quel sottile velo sfuocato che le circondava.... Sembrava quasi che respirassero. Sorridendo, Hermione cercò le labbra di Fred e gli circondò i fianchi con le mani. Tentazione. Desiderio. Passione. Era stanca di resistere. Fred scivolò in lei, guidato dalle sue mani. E i loro sospiri, si unirono a quelli delle stelle.
 
 
 
 
 
Un coniglio zampettò nell’erba alta. Fiutò l’aria, sospettoso, e intercettò l’odore di due esseri umani a pochi metri di distanza. Allarmato, il coniglio si voltò e le sue zampette scattanti lo riportarono subito al sicuro nel folto del boschetto.
Hermione sorrise e strisciò la guancia sul petto di Fred. La mano di lui scorreva lenta lungo la sua schiena nuda. Hermione rabbrividiva, lui sorrideva soddisfatto.
- Penso che si sposeranno!- concluse Fred.
Stavano parlando di Fleur e Bill e di quanto fosse cambiata la vita alla Tana da quando la ragazza vi aveva messo piede.
- Tua madre darà in escandescenza!- commentò Hermione.
Fred sorrise. – Cercheremo di aiutarla a non impazzire!-
- Forse tu e George non siete esattamente le persone più indicate – borbottò lei.
- Ma la conosciamo fin troppo bene. Sappiamo cosa fare!-
- Certo, siete i gemelli Weasley!- lo canzonò lei.
- Molto divertente, Granger! Vorrei ricordarti che siamo considerati come leggende, a Hogwarts!-
- Dimentichi che ho avuto anche io la mia parte, Weasley!-
Fred annuì. – Sei stata una degna erede, ma riamiamo comunque delle leggende!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Non mi ricordavo del tuo fastidioso egocentrismo..-
- Lo sai, mi mancavano un sacco i nostri bisticci!- esclamò lui.
Sorridendo, Hermione sollevò il viso e cercò le sue labbra. Fred le accarezzò la schiena e le passò un braccio attorno alle spalle per stringerla a sé.
Rimasero su quel tappeto d’erba per un tempo che a Hermione parve infinito. Stava quasi per sorgere l’alba quando, mano nella mano, risalirono silenziosamente le scale che portavano alle loro stanze. Hermione aprì la porta della sua camera e vide che Angelina non c’era. Forse si era addormentata da George. Con un cenno della testa, Hermione indicò a Fred di entrare. Richiuse piano la porta e attraversò la stanza in punta di piedi, seguita da Fred. Si rintanarono nella freschezza delle lenzuola e del soffice materasso. Hermione era così stanca che faticò quasi a tenere gli occhi aperti.
Fred sfiorò il suo orecchio con le labbra e sussurrò. – Ti amo, Granger –
Hermione sorrise. – Anche io, Weasley –
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
Vivere alla Tana era un po’ come vivere a Hogwarts. Al posto dello studio, c’erano compiti come ripulire il giardino dagli gnomi, spazzare la soffitta, ridipingere le pareti, radunare e sfamare il pollame, abbellire il giardino e selezionare le vecchie cianfrusaglie da buttare. C’erano sempre i gemelli a portare scompiglio, alla Tana come a Hogwarts. Si poteva assistere alle sfuriate della signora Weasley, che assomigliavano a quelle dei professori, ai misericordiosi atti eroici di Arthur, che poteva essere scambiato per il Silente della situazione quando cercava di placare le acque, e non mancavano mai una buona dose di scherzi indirizzati ai più piccoli. Be’, in quel caso, la categoria si riduceva a un solo elemento: Ron! Nonostante i tentativi di Molly di schermare il figlio maschio più piccolo dall’attacco dei gemelli, e di un Bill tornato un po’ bambino, Ron capitò spesso in situazioni spiacevoli, come asciugamani che sparivano appena usciva dalla doccia, o ali di pollo che spiccavano letteralmente il volo dal suo piatto. Cibo volante significava cibo fuggitivo, e quindi niente cibo! Per Ron era una specie di maledizione. Peggiore, sicuramente, di quella dell’asciugamano.
Hermione e Ginny impararono presto a guardarsi le spalle, nel caso ci fossero trappole nascoste, piazzate in giro per la casa per cogliere Ron di sorpresa. Non potendo usare la magia, le ragazze rivestirono solo il ruolo di spettatrici. Ogni tanto riuscirono a salvare Ron da qualche scherzo, giusto per pulirsi la coscienza, ma per il resto dovettero entrambe ammettere quanto fosse divertente vedere Ron uscire di soppiatto dal bagno con il libro di Pozioni come “asciugamano”, o vederlo correre per la casa intento a seguire un pollo più cotto che vivo, ma comunque volante!
Quei momenti di sano divertimento cominciarono a coinvolgere anche un taciturno Arthur Weasley, che fingeva di punire i gemelli e poi si appostava dietro la porta per vedere Ron in preda a una lite funesta con un asciugamano che voleva scappare dalla finestra. Per fortuna, constatò Hermione, quel giorno Ron si era portato i jeans in bagno!
 
 
L’arrivo di Lavanda alla Tana segnò un importante traguardo. La signora Weasley fu davvero felice di conoscerla e la accolse in famiglia con lo stesso calore che aveva riservato a Harry, Hermione e Angelina.
Gli unici che riuscirono a interrompere quel momento di profonda emozione, furono proprio Fred e George. Appostati dietro la madre, in modo che non li vedesse, inscenarono una piccola commedia: Ron, interpretato da George (In seguito, Ginny e Hermione scoprirono che si era beccato quella punizione perdendo a Sparaschiocco contro il gemello!) colpiva Lavanda, malamente imitata da Fred, con un incantesimo che sembrava assomigliare a un corda legata attorno al collo. Difficile dirlo con certezza. Nella scenetta, Lavanda cadeva ai piedi di Ron, per poi abbracciarlo e guardarlo come se fosse una stella del Quidditch o un Duellante di prima categoria. Il fatto che Fred e George esagerassero al massimo le espressioni facciali dei due innamorati, fu deleterio. Ginny scoppiò a ridere troppo forte. Molly si girò appena in tempo per vedere Fred e George rivolgere un’espressione sognante al soffitto e formare dei cuori con le dita unite. La reazione della signora Weasley fu così veloce ed esplosiva che Hermione dovette temere per l’incolumità di Fred. Un colpo di bacchetta e i gemelli si ritrovarono con la bocca serrata, come se le labbra si fossero incollate, e le mani saldamente legate da un nastro nero dall’aria decisamente resistente. Dopo una sfuriata, Molly li obbligò a rintanarsi nella loro stanza. Hermione e Ginny li seguirono ridendo. Ron e Lavanda arrossirono, per poi tornare fra le braccia di nuovo tenere e amorevoli della signora Weasley.
 
Nella stanza dei gemelli, i ragazzi tentarono invano di liberarsi, senza alcun risultato. Hermione, forse, conosceva qualche contro-incantesimo utile, ma non essendo maggiorenne aveva, ironicamente, le mani legate! Cominciò comunque a guardare fra i suoi libri, in caso le venisse in mente qualcosa.
- E’ un incantesimo piuttosto semplice. Dovrebbe comunque dissolversi fra circa sei ore!- disse, leggendo le pagine del libro.
Entrambi i gemelli la scrutarono come se fosse uscita di testa.
- Non fate quelle facce!- commentò Ginny. – In ogni caso, cosa potremmo fare noi?-
- No, non guardarmi così!- esclamò Hermione, puntando il dito contro Fred. – Non infrango la Traccia per te!-
Fred alzò gli occhi al cielo, ma George azzardò un sorriso.
Quando Angelina arrivò, Hermione le disse che aveva indovinato l’incantesimo giusto.
I gemelli rimasero immobili mentre le tre ragazze, acquattate in un angolo, discutevano fra loro a bassa voce. In realtà, era tutta scena. Hermione e Angelina si erano capite semplicemente scambiandosi due parole, e Ginny le aveva appoggiate subito, cogliendo al volo il loro piano.
Fu così che decisero di lasciarli lì.
- Conosciamo l’incantesimo..- annunciò Hermione.
I gemelli si scambiarono uno sguardo di puro sollievo e poi tornarono a rivolgere l’attenzione alle fidanzate e alla sorella.
Angelina rivolse a George un ghigno. – Ma siccome è arrivato il momento di insegnarvi a non sottovalutare il nemico..-
-..abbiamo deciso di lasciarvi lì!- concluse Ginny.
Fred aggrottò la fronte in quello che doveva essere uno sguardo minaccioso. Hermione gli fece un occhiolino e poi uscì dalla stanza, salutando con la mano. Angelina e Ginny la seguirono.
Per tutto il pomeriggio, le ragazze si rilassarono al sole, godendosi quel momento di gloria. Sarebbe stato breve, lo sapevano. Tanto valeva approfittarne fino infondo! Il sole di giugno stava scaldando finalmente le colline attorno alla Tana. Il terreno era rovente e la brezza riusciva a malapena a rinfrescare le gocce di sudore sulla fronte di Hermione.
- Secondo voi si vendicheranno?- chiese Ginny, rivolgendo il viso al sole.
Angelina e Hermione si scambiarono un’occhiata e insieme risposero: - Puoi giurarci!-
Ginny aprì gli occhi e le guardò con soddisfazione. – Fortuna che sono solo la loro sorellina!-
- Non abbassare la guardia..- le consigliò Hermione. – Ricordi il serpente?-
Ginny rabbrividì e Hermione scoppiò a ridere.
Mentre il sole le scaldava le guance, Hermione pensò alla possibile vendetta di Fred. Un’idea le guizzò in testa. Si chiese se Fred potesse arrivare alla stessa conclusione. Era probabile. Molto probabile. Infondo, non era stata lei a chiedergli di legarla?
 
 
Quella sera, la cena si svolse nel cortile, come spesso accadeva durante le ultime settimane. Remus e Tonks si unirono a loro. Arrivarono giusto cinque minuti prima di Fred e George. Ron era stato costretto dai gemelli, durante la loro prigionia, a scrivere una lettera a Lee per dirgli che lui e Katie si sarebbero dovuti occupare da soli del negozio, quel pomeriggio, chiusura compresa. Come fossero riusciti a spiegarsi, o come Ron fosse riuscito a interpretare i loro gesti, rimase un mistero.
Quando Fred uscì dalla porta della cucina, cercò immediatamente Hermione con lo sguardo. Lei rimase immobile, fiera e spavalda, a ricambiare quell’occhiata intensa e provocatrice. Sì, si sarebbe vendicato. I suoi occhi parlavano chiaro. Un brivido le risalì lungo la spina dorsale. Era davvero curiosa di scoprire quella vendetta. Stava impazzendo? Doveva essere ricoverata al San Mungo?
Le labbra di Hermione si tesero in un sorriso. Be’, se doveva cedere davvero a quella follia, allora avrebbe trascinato anche Fred, fino infondo. Lui ricambiò il sorriso e si avvicinò a lei. Molly interruppe quello scambio, scaraventando fra le braccia di Fred un enorme pentolone pieno di stufato.
- Fred, appoggialo a tavola!- ordinò.
Fred distolse lo sguardo da Hermione e si concentrò su quel compito: ustionare qualcuno con lo stufato sarebbe stato solo un fastidioso contrattempo. La serata doveva filare liscia e doveva finire rapidamente. Hermione se lo sentiva!
Tutti si sistemarono intorno al grande tavolo nel cortile della Tana. Quella sera, si erano uniti anche Katie e Lee, che era venuto ad informarsi sulle misteriosi condizioni di salute di Fred e George. Per tutta la sera, gli ospiti furono intrattenuti con il racconto della prigionia dei gemelli. L’incantesimo, come Hermione aveva previsto, si era dissolto dopo quasi sei ore. La corda nera era svanita e le loro labbra si erano finalmente separate.
- Promettiamo vendetta!- mormorò George, quando fu certo che gli adulti fossero concentrati su altro.
- Vendetta per le nostre carceriere!- aggiunse Fred.
- Ma non vi aveva imprigionati vostra madre?- chiese Lee, con cipiglio perplesso.
- Buono, Lee!- esclamò Katie, accarezzandogli i capelli. – E’ al di là della tua comprensione!-
Quella battuta scatenò una serie di risate che distrassero l’attenzione dall’argomento principale. Hermione, però, non aveva dimenticato. Come poteva? Quando Fred parlava di vendetta, allora significava che era giunto il momento di mettersi il cuore in pace e aspettare, senza mostrarsi troppo entusiasta. Ragionando ancora sulla sua possibile caduta nella pazzia, Hermione cercò di rimanere attenta alla conversazione che Lee e Ron avevano intrapreso sul mercato degli scherzi. Zonko aveva chiesto alcuni brevetti a Fred e George, e loro avevano accettato. Ora il negozio più famoso di Hogsmeade vendeva i prodotti marchiati Tiri Vispi. Era un grande traguardo. Hermione ignorò le possibili implicazioni: più merce illegale a Hogwarts; più lavoro per lei; Prefetto contro Fred Weasley. Ci rinunciava. Ormai era una battaglia persa in partenza. A voler essere molto sincera, poi, in quel momento stava pensando a tutt’altro..
Niente che rientri nei miei doveri di Prefetto..
Hermione tossicchiò, scacciando un pensiero improvviso che le aveva invaso la mente. Nemmeno lei sapeva perché, ma si era ritrovata a pensare alla McGranitt. Cosa avrebbe pensato della sua studentessa modello? L’avrebbe mai immaginata in una situazione come quella di quella sera? In bilico fra il desiderio di una vendetta e l’intrigante attesa di una nuova sfida? Meglio non pensarci. Hermione scosse la testa, costringendo il viso della McGranitt a sparire dalla sua testa.
Fred le rivolse un’occhiata perplessa e lei scosse le spalle, come a voler chiudere l’argomento prima ancora che lui potesse chiederle a cosa stesse pensando.
Quando la cena terminò, la signora Weasley li spedì tutti a letto. Ginny sbuffò un paio di volte e cercò di aggirare l’attenzione dei genitori, per poi inchiodare Remus contro un muro e assillarlo con domande sul destino di Harry. Quando sarebbe arrivato? Dove lo avrebbero portato? Cosa stavano facendo per proteggerlo? Ma lui non ne sapeva niente. Sconsolata, Ginny raggiunse Hermione, e insieme ad Angelina tornarono nella loro stanza. I gemelli si erano Smaterializzati pochi minuti prima. Ron e Lavanda erano saliti di sopra, mano nella mano, e con sorrisi fin troppo soddisfatti, per i gusti di Hermione. Era sempre il suo migliore amico, ma meno sapeva della sua storia con Lavanda meglio era!
- Harry non ne sa niente..- mormorò Ginny, rassegnata.
- Andrà tutto bene, Ginny!- la rassicurò Hermione. – Fra poco sarà qui!-
- Lo spero tanto!-
Angelina si unì a loro e le accarezzò una spalla. – Sono sicura che è già tutto pianificato. Forse Silente ha un piano, ma non l’ha condiviso con gli altri dell’Ordine per sicurezza!-
Ginny annuì, sorridendo. Era un po’ più tranquilla. Hermione approfittò di quel momento per sgattaiolare in bagno. Mentre lavava i denti, notò l’effetto del sole di quel pomeriggio. Il suo viso non era molto scuro, ma la sua pelle sembrava brillare in modo diverso dal solito. Sorridendo, raccolse i capelli e uscì dal bagno, per dirigersi nella stanza. A metà del corridoio, udì un sonoro crack e si ritrovò fra le braccia di Fred.
- Mi spieghi come fai a prevedere l’arrivo con così tanta precisione?- sbottò Hermione, infastidita.
Fred le rivolse un ghigno. – Non lo prevedo: è semplice fortuna!-
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Adesso si spiegano tante cose..-
Sorridendo, Fred premette le labbra sulle sue e un campanello suonò rumorosamente nella mente di Hermione. La vendetta! Si era distratta al punto di dimenticarsene.
- Andiamo..- mormorò Fred.
- Dove?- chiese Hermione con aria scettica.
Fred le rivolse un sorriso malandrino. – Dammi un minuto, e ti spiegherò ogni passaggio del mio piano!- rispose, con evidente sarcasmo.
- Dov’è Angelina?- chiese, curiosa. Se non poteva attaccare Fred, allora poteva attaccare indirettamente George.
- George l’ha portata a Villa Malfoy –
- Non sei simpatico!-
- E tu non sei brava a ficcanasare..-
- Ma..-
- Shh..- la zittì lui, posando le dita sulle sue labbra. Poi si portò l’indice accanto all’orecchio e contò a ritroso sulla mano libera.
Tre..due..uno..
Un grido squarciò il silenzio. Hermione trasalì e il panico minacciò di farla gridare a sua volta. Ma non ne ebbe il tempo. Udì un suono secco. Poi uno strappo, come una lenza improvvisamente attanagliata al suo ombelico, la sollevò di peso dal pavimento. La luce divenne ombra e l’aria svanì. Soffocava, di nuovo compressa in quel muro solido e impenetrabile. La testa le girava, il mondo era solo un vortice di ombre e immagini sconnesse, dove tutto era presente, ma niente aveva forma. Soffocava, non poteva respirare..
Di nuovo uno schiocco e l’aria tornò. Fresca, limpida. Hermione si appuntò mentalmente di respirare molto più intensamente e di soffermarsi più spesso a godere delle gioie dell’ossigeno e dall’aria pura.
Tossendo, si aggrappò alle braccia di Fred, che la sostenevano, salde e forti. Ancore di salvezza anche nel più tempestoso dei mari.
- Stai bene?-
- Credo che la cena si stia agitando infondo al mio stomaco..-
- Respira!- le disse, accarezzandole la guancia.
Hermione si concesse un po’ di lunghi e profondi respiri. Era così buio che non realizzò subito dove si trovasse. Non le importava nemmeno. In quel momento, contava solo respirare e immagazzinare quanta più aria potesse. Era la sua unica preoccupazione. Quando la nausea passò, Hermione si inumidì le labbra e annuì in direzione di Fred, che vedeva a malapena in penombra.
- Meglio?-
- Sì, ora sto bene!-
- Sei stata bravissima!-
- Ma se non ho fatto niente!- obiettò Hermione.
Fred alzò gli occhi al cielo. – Ragionare con te è impossibile..-
- Non c’era molto su cui ragionare..-
- Granger, da quando si sono invertiti i ruoli?- scherzò Fred, passandole una mano sui fianchi.
Hermione si zittì. Non che lo avesse proprio deciso. Fu una reazione istintiva. Il sorriso di Fred le fece venire voglia di riaprire la bocca per insultarlo, ma lui non le diede veramente il tempo di reagire. La sua bocca calò sul suo collo. Le gambe di Hermione tremarono. Si aggrappò alle spalle di Fred, bisognosa di quel sostegno. Le sue labbra e la sua lingua la torturavano. La pelle di Hermione cominciava a scottare sotto quei baci languidi e travolgenti. Le mani di Fred scivolarono sotto la sottile maglietta di Hermione, e alle fiamme si unirono i brividi. Hermione chiuse gli occhi e lasciò che il buio la invadesse, lasciò che il mondo svanisse. Era pronta a lasciarsi andare completamente. Voleva semplicemente dividersi dal mondo reale e scendere in quella dimensione perfetta, quella in cui era unita a Fred.
Ma qualcosa si intrufolò nei suoi pensieri. Qualcosa di seccante e fastidioso..qualcosa che chiedeva di essere ascoltato..qualcosa che l’aveva spaventata..spaventata..l’urlo!
I muscoli di Hermione si tesero e i suoi nervi rischiarono di spezzarsi. Allontanò Fred dalla sua pelle, spingendolo con una mano contro il petto.
- Fred, quel grido..- iniziò, ma lui posò due dita sulle sue labbra, come pochi minuti prima alla Tana.
La Tana..un momento..ma dov’erano?
Hermione aprì di nuovo la bocca contro le sue dita, ma fu fermata dal sorriso di Fred. Era tutto nei piani? Ovviamente sì..
- L’avevo detto che ci saremmo vendicati..- sussurrò Fred.
Hermione sospirò, mentre le dita di Fred scendevano delicate dalle sue labbra al suo mento, per poi scivolare lentamente verso la gola.
- Ginny..- iniziò Hermione.
Fred annuì.
- Un serpente?-
- No, troppo banale. Questa volta abbiamo usato una tarantola. Chissà se Ron avrà occasione di vederla..- mormorò, parlando più con se stesso che con lei.
Hermione aggrottò la fronte. – Dubito, vista la fretta con cui si è chiuso nella sua stanza con Lavanda!-
Ridendo, Fred lasciò scorrere le dita lungo il corpo di Hermione. Scese sull’incavo fra i seni, poi giù, verso la sua pancia. Risalì lungo il fianco, fino alla spalla e poi tornò giù seguendo la linea del suo braccio nudo. Hermione rabbrividì, completamente rapita da quella semplice carezza, così sottile e fragile, delicata e quasi invisibile. Eppure sembrava intensa, molto intensa.
- Dove siamo?- chiese Hermione, quasi tremando.
Fred sorrise. – L’appartamento sopra il negozio – rispose.
Hermione rifletté su quella risposta. Le aveva detto la verità. Scrutò nel buio e vide delle scatole marchiate Tiri Vispi. Quindi erano davvero a Diagon Alley. Le aveva rivelato il luogo in cui si trovavano. Cattivo segno. Oppure ottimo, a seconda dei punti di vista! Cosa stava per succedere? Che cosa aveva in mente?
- Hai intenzione di legarmi?- chiese Hermione, ostentando una malizia che aveva recuperato da qualche parte nei meandri dei suoi pensieri.
Fred rise sulla sua pelle. – Sì...e no...non posso dirtelo..-
Hermione sbuffò contrariata. – Perché?-
Fred non rispose subito. Scese dal suo collo e le baciò una spalla. Con lentezza studiata, tracciò una scia di baci dal braccio alla clavicola, poi di nuovo risalì lungo la pelle sensibile del suo collo. Le sfiorò il mento con le labbra e poi catturò le sue in un bacio profondo e così travolgente che Hermione perse il suo già precario equilibrio. Fred la afferrò per i fianchi per sostenerla e per spingerla verso il fondo della stanza. Le gambe di Hermione cozzarono contro qualcosa di duro e morbido al tempo stesso. Le sue facoltà mentali erano state minate dai baci di Fred, e impiegò più di quanto fosse necessario per accorgersi che era appena caduta su un letto.
Sotto il peso delicato di Fred, Hermione sentì il suo corpo sfiorarla. Aveva caldo, dannatamente caldo. Era preda di una vertigine euforica e travolgente, come un’onda destinata a infrangersi sulla sabbia calda e a tornare nel freddo oceano, in un vortice potente e inarrestabile. Non poteva fermarla, non poteva resistere alla potenza di quell’onda. Lasciò che tutto crollasse. Pensieri, tensioni, paure. Era fra le braccia di Fred. Il posto migliore del mondo.
Fred appoggiò il peso al gomito sinistro e lentamente accarezzò i suoi fianchi con la destra. Hermione sentì la sua mano sfiorarla, per poi scendere sotto la sua schiena. All’inizio non capì. Poi sentì qualcosa scorrere fra la coperta e la sua schiena. Le labbra di Fred sparirono. Hermione aprì gli occhi e nel buio vide il profilo del viso di Fred. Un sorriso vispo illuminava le sue labbra e i suoi occhi.
- Non posso dirtelo..- sussurrò di nuovo.
Poi sollevò la mano destra. Lo sguardo di Hermione percorse il buio oltre il suo viso e cadde su qualcosa di nero che si intrecciava fra le dita di Fred.
Con un sorriso, seducente, profondo e intrigante, Fred fece scivolare la stoffa nera fra le dita come se fosse liquida. Ricadde lentamente sul viso di Hermione, che serrò gli occhi d’istinto. La stoffa scivolò oltre le sue tempie. Hermione sentì la mano di Fred afferrarne gli estremi e fermarli dietro la sua nuca. Nell’oscurità più completa, lontana dal potere della vista, Hermione galleggiò in una dimensione completamente nuova.
Non vedeva. Però sentiva.
Sentì il fruscio della coperta sotto le mani di Fred.
Sentì il suo respiro avvicinarsi.
Sentì l’aria solleticarle l’orecchio e la pelle.
Udì quelle parole, sussurrate da labbra molto vicine..
- ...Ma posso mostrartelo..-
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 

Ricomincia la Sagra dell’Odio: non cruciatemi, vi prego!! Era da troppo tempo che non vi lasciavo con un Cliffhanger, ammettetelo: vi mancavano!!
Scherzi a parte, so che ho troncato questo capitolo sul più bello! E non è la prima volta, lo so! Ma è anche vero che, in via eccezionale, il capitolo 28 lo posterò lunedì! Perciò l’attesa sarà più breve :D Ergo: perdonatemi!!
Vorrei ringraziare come sempre le meravigliose persone che seguono questa storia, che la leggono e che mi regalano recensioni così meravigliose da commuovermi! Questa storia esiste grazie a voi. Siete l’anima della storia, davvero! Grazie infinite! Detto questo: ho ufficialmente suddiviso i capitoli finali e vi posso comunicare che la storia terminerà al capitolo 35! Perciò..ci siamo quasi!
Angolo citazioni: ovviamente il finale del capitolo: “Non posso dirtelo, ma posso mostrartelo” è una citazione presa dal secondo film della saga! Nel libro la frase era leggermente diversa. Ho scelto quella del film! Diciamo che l’uso che ne ho fatto è..un tantino diverso dall’originale :D
Dunque, attendo le vostre recensioni con tantissima ansia: che ne pensate di questa coppia che si è ritrovata dopo due mesi di lontananza?
Grazie mille ancora di tutto!
Baci di Mielandia :)
Amy 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Luce nell'Oscurità ***


Capitolo 28
Luce nell’Oscurità
 
 
 
 
 
 
 
Ma posso mostrartelo
Quelle parole rimasero sospese nell’aria. Un sussurro che risuonava chiaro e limpido nella sua mente. Oltre la benda, Hermione sapeva che c’erano i suoi occhi. Gli occhi di Fred, vispi, allegri e profondi. Pozzi infiniti dove pensieri ed emozioni si scontravano. Provò ad immaginarli. Provò ad immaginare i suoi occhi mentre la guardavano, mentre la spogliavano. Lo faceva spesso. La guardava così intensamente da farla sentire nuda. Era una sensazione strana, per Hermione. Era come privarsi di ogni ostacolo. Era come tornare in libertà dopo una lunga prigionia. E ora quel gioco di sguardi era stato sostituito da qualcosa di più intenso.
Privata della vista, Hermione riusciva a percepire ogni cosa come se fosse amplificata. Era come vivere in una dimensione surreale e distante dalla realtà stessa. Le girava la testa, sentiva il cuore premere con forza contro le costole. Sentiva la pelle fremere. Brividi percorsero il suo corpo, quando Fred posò le labbra sul suo collo. I suoi movimenti erano lenti, profondi e travolgenti. Le sue labbra scivolavano dolcemente sulla sua pelle. La sua lingua disegnava cerchi invisibili che rimanevano impressi come bruciature.
Fred fece scivolare le mani sulla maglietta di Hermione e poi gliela sfilò, lentamente. Hermione rilassò la testa sul materasso. Respirò l’aria pervasa dal profumo di cannella e erba fresca. Quell’odore frizzante, fresco e leggero, che la inebriava ogni volta. Con una calma esasperante, Fred sfiorò la sua clavicola con un bacio. Hermione riuscì a percepire le labbra mentre poggiavano sulla sua pelle, calde, morbide..fu così intenso, che le sembrò quasi di sentirle proprio sulle sue. Non vedere significa sentire. Non poterlo guardare, significava viverlo. Senza l’aiuto degli occhi, Hermione poteva percepire ogni cosa attraverso la sua stessa pelle, attraverso il profumo, attraverso il suo corpo, che fremeva e rabbrividiva. Non poteva esistere una sensazione migliore di quella. Era in balia di lui, completamente. Era come perdersi in un mare tempestoso in una notte senza stelle. Non c’erano direzioni in cui guardare, solo onde che si innalzavano e travolgevano ogni cosa.
Lentamente, Fred disegnò una scia di baci sulla sua pelle. Hermione respirò lentamente, mentre la sua pelle si scaldava sotto quel tocco. Lento e suadente, Fred risalì verso la sua bocca e la rapì con un bacio. Forse era solo quell’inebriante sensazione che l’avvolgeva, ma a Hermione parve quasi diverso il suo sapore. Era più intenso. Se possibile, ancora più buono. Fred sfiorò le sue labbra, mentre con le dita le accarezzava un fianco. Un brivido risalì lungo la sua spina dorsale e Hermione si morse il labbro, consapevole di quanto lo facesse impazzire quel gesto. Come rispondendo alla sua provocazione, Fred tornò a baciarla, questa volta con più passione. Il cuore di Hermione accelerò la sua corsa. Un calore si accese nel suo basso ventre e risalì, irradiandosi in tutto il suo corpo. Le parve di sentirlo fino alla punta delle dita.
Hermione afferrò i lembi della maglia di Fred e la fece sparire. Voleva sentire lui, voleva sentire quel corpo a contatto con il suo. Aveva bisogno della sua pelle, voleva accarezzarla, voleva sentirla sulla sua. Percorse la sua schiena con le dita, scivolando sulla sua pelle morbida. Quando i loro corpi si toccarono, Hermione rabbrividì, stringendosi nel suo abbraccio. Vicini. Uniti. Era il solo modo per sentirsi completi.
Fred ricominciò a giocare con la sua pelle. La passione sostituì la studiata calma. Questa volta, passò avidamente la lingua sul suo collo e strinse la sua pelle fra i denti. Con le mani le accarezzava i fianchi, mentre torturava la sua pelle sempre più calda. Persa nell’oblio dell’oscurità, con i sensi stravolti da quell’ondata di desiderio, Hermione reclinò la testa all’indietro, offrendo se stessa e la sua pelle a quella tortura. Strinse le dita attorno alla stoffa della coperta, inarcando la schiena, avvicinandosi a lui. Fred fece scivolare le mani sula sua schiena, accarezzandola e stringendola a sé. Scese lungo il suo corpo. Incendiò la sua pelle con baci sempre più passionali. La sua lingua disegnò cerchi invisibili nei punti più sensibili. Il respirò di Hermione si fermò, quando le sue labbra sfiorarono la pelle proprio sopra l’orlo dei jeans.
Si sentiva leggera, smarrita, in balia di onde che non poteva controllare, come una nave scossa da un mare tempestoso e impavido. Esisteva un’unica certezza, un’unica ancora: Fred. Era come se lui richiamasse i suoi sensi, come se scandisse tempo e spazio attraverso i suoi gesti. Come se desse senso all’oscurità che la avvolgeva. Hermione sapeva di non essere sola, né di essersi smarrita. Era fra le sue braccia. Il centro, il suo centro, il posto dove tutto era perfetto, dove ogni cosa era lontana dalla razionalità. E dietro quella nube di ombre che la benda sugli occhi le imponeva, Hermione riusciva a sentire tutto. Poteva percepire la stoffa dei jeans che le scivolava sulla pelle. Poteva sentire le mani di Fred accarezzarla, trascinarla sull’orlo della follia. Poteva cogliere lo scorrere del suo stesso sangue nelle vene, sempre più caldo, mentre invadeva il suo cuore e lo gonfiava di liquido e fuoco. Hermione si ritrovò a pensare a quanto fosse ironica quella cecità. Dove non esisteva luce, dove solo le ombre potevano prevalere, la paura incombeva. Ma non in quel caso. Non c’era niente di spaventoso in tutto quello. Al contrario, erano vittime di una tempesta di passione, amore e follia. Erano prigionieri di un fuoco che Hermione non poteva vedere, ma poteva sentire. Più volte fu tentata di liberarsi di quella benda per cercare gli occhi di Fred, per guardarlo, per incatenare lo sguardo al suo. Ma riuscì a resistere, perché sapeva che oltre quella sottile barriera, lui la stava guardando. La stava spogliando, in ogni senso possibile. Sospirava sulla sua pelle, cercava la sua bocca, si rifugiava fra le sue braccia.
Non erano più due corpi. Erano uniti. Erano loro. Cuori e corpi vicini. I respiri uniti, le mani intrecciate. Nel buio di quella cecità temporanea, Hermione ritrovò la magia, quella che la sorprendeva ogni volta. La magia che provava unendosi a lui, diventando parte stessa di quel legame. E la sentì più travolgente e dirompente che mai. Non esisteva qualcosa di più magico. Non poteva esistere niente di meglio. Il suo posto era lì, con Fred. Senza di lui, nulla avrebbe avuto senso.
Hermione strinse le dita fra i suoi capelli, saggiando solo con le mani il calore di quel rosso vivo. E capì. In quel momento realizzò la vera natura di quel gioco. L’aveva bendata. Non era solo una vendetta. Quella era solo la facciata superficiale del piano di Fred.
Con quel gesto voleva dimostrarle ben altro. Hermione sentì una lacrima scivolare sotto la stoffa, ma sorrise. Fred baciò quel sorriso, e lei capì che lui aveva appena interpretato quella lacrima e quel sorriso. Hermione aveva capito. Oltre la vendetta, oltre il loro gioco fatto di tentazioni e passione, si nascondeva la verità.
C’erano cose che il buio non poteva cancellare. C’erano sentimenti che l’oscurità non poteva celare. Era quello il messaggio. Hermione era preda delle ombre, non poteva vedere. Eppure Fred era lì. Era così presente da regalarle emozioni più intense. Lei non poteva vederlo, ma lui c’era.
Sarebbe stata quella, la sua ancora, la sua unica fonte di salvezza. Guerra, dolore, lontananza, amici che morivano...un’oscurità dove Hermione non avrebbe mai perso Fred. Perché lui c’era. Loro c’erano. Forse non potevano vedersi. Forse non potevano stringersi la mano o abbracciarsi. Ma c’erano. Ci sarebbero sempre stati, nel bene e nel male.
Hermione poteva fidarsi di lui. Poteva fidarsi a tal punto da rinunciare alla luce. Perché anche nell’ombra più tetra,sapeva che l’avrebbe trovato. Era quello il vero significato di quel gioco.
C’erano cose che il buio non poteva cancellare. C’era l’amore ad unirli, l’unica cosa che nessuno poteva strappargli dalle mani.
 
 
 
 
- Ma perché vuoi rinunciare a Cura delle Creature Magiche?- chiese Fred, sbigottito.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Fred, sii serio. Non posso permettermi di continuare a seguire quelle lezioni. Il sesto anno è troppo importante, devo concentrarmi sul programma dei M.A.G.O.!-
- Hai tutto il settimo anno per farlo!- protestò Fred.
- Ma perché ci tieni tanto?-
- Perché spezzerete il cuore a Hagrid!-
- Lo andremo a trovare..- mormorò Hermione, dispiaciuta.
Fred sorrise. – Forse vi perdonerà..-
- Oh sono sicura che lo farà!- tergiversò Hermione.
Ridendo, Fred riappoggiò la testa sulla sua pancia. Se ne stava lì da minuti, ore, giorni. Aveva perso la cognizione del tempo. Rilassava la guancia sulla pancia di lei e disegnava cerchi sulla pelle con l’indice. Sorrideva ogni volta che lei rabbrividiva.
La stanza del suo appartamento era così buia che Fred faticava a vedere oltre i bordi del letto. Aveva dimenticato di riaprire le imposte della finestra. Non avrebbe fatto molta differenza, comunque. Era una notte nuvolosa, e oltre quelle pareti il buio assomigliava molto a quello presente nella stanza. Fred sorrise a quel pensiero. L’aveva bendata sperando che lei cogliesse il vero segreto di quel gesto. E Hermione l’aveva capito. Incredibile. Poteva desiderare una fidanzata più intelligente? Probabilmente no. Lo conosceva, lo capiva veramente. Fred si sentiva un libro aperto, in sua presenza. Erano così uniti, così innamorati, da condividere qualcosa che andava al di là delle parole stesse.
- Possiamo dormire qui, se vuoi – disse Fred.
Hermione sospirò. – Non ho sonno..-
Fred rise e alzò gli occhi al cielo.
- Non ridere! È colpa tua!-
Fred sollevò la testa con espressione indignata. – Perché deve essere sempre colpa mia? – poi notò lo sguardo ironico di Hermione e sorrise. – Lascia perdere! Ammettilo, la mia presenza è così piacevole che preferisci non sprecare tempo a dormire!-
Hermione sospirò, sconsolata. – Ecco perché non vedo l’ora di cominciare la scuola..-
Per tutta risposta, Fred le tirò un cuscino. Ridendo, Hermione scansò un secondo colpo. Tentò di strapparglielo dalle mani, ma Fred era decisamente più forte di lei. Strattonò il cuscino e poi lo lanciò via, approfittando di quello slancio per rapire Hermione fra le sue braccia. Lei scoppiò a ridere e cercò le sue labbra.
- Ironia della sorte, Granger: mancano due mesi all’inizio della scuola!- disse, con un sorriso vispo.
Lei annuì. – Due mesi lontani, due mesi insieme..- ragionò.
- La vita a volte è curiosa!-
- La vita è sempre curiosa. Lo dimostra questo..- disse lei, ruotando l’indice e indicando entrambi.
Fred sfoderò un ghigno. – Unicorni Rosa..- mormorò.
Suo malgrado, Hermione scoppiò a ridere. – Chissà che faccia farebbe Misty StJames se scoprisse che io sono una strega..-
- Possiamo sempre andare a dirglielo!-
- No Fred!-
- Perché?- si lamentò lui, come un bambino.
Sorridendo, Hermione scosse la testa. – Ti dice niente lo Statuto Internazionale di Segretezza?-
- Granger, non importa quanto siano altolocate le regole: io non le rispetto comunque!-
- Eppure non hai mai violato la Traccia..- commentò lei.
Fred inarcò le sopracciglia. – Be’, questo perché rischiavo due punizioni, una peggio dell’altra!-
- Azkaban..-
- E mia madre!-
- E la peggiore è lei?-
Fred annuì. – I Dissennatori sembrano tenere Puffole Pigmee, in confronto!-
Ridendo, Hermione appoggiò la testa sulla sua spalla. Fred la strinse a sé e le baciò i capelli.
- Adesso hai sonno?- le chiese.
- Un po’..- mormorò lei, soffocando uno sbadiglio.
Fred scosse la testa sorridendo. – Dormi..-
- Ai suoi ordini..- borbottò lei, scocciata.
- Sarò qui, quando ti sveglierai!-
- Evviva..-
Nemmeno Fred riuscì a resistere molto. Scivolò in un sonno tranquillo, consapevole del respiro di Hermione contro il suo collo. Sentiva le braccia della ragazza attorno al suo corpo. Riusciva a percepire il battito del suo cuore. Lei era lì e non sarebbe andata via. Sorridendo, si addormentò, sapendo con assoluta certezza che la prima cosa che avrebbe visto, al suo risveglio, sarebbero stati i suoi occhi.
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
L’estate alla Tana procedeva nel migliore dei modi.
Hermione aveva ormai perso il conto della quantità di scherzi a cui Ron era stato sottoposto. Raramente passava la notte fuori dalla stanza di Fred, e ancor più raramente vedeva Ginny, nelle due settimane seguenti all’arrivo di Harry.
Riabbracciare il suo migliore amico era stato meraviglioso. Fu un momento molto intenso per tutti. Un momento di parole inespresse, perché nessuno osò porre domande invadenti, né commentare apertamente un certo argomento. Harry fu grato di tutto questo, anche se non ebbe bisogno di dirlo a voce alta. Il suo ritorno, comunque, rientrò nei momenti più felici di quell’estate: Ginny era finalmente felice per averlo di nuovo con sé, Ron aveva di nuovo il suo migliore amico e Hermione aveva di nuovo accanto l’unica persona che riusciva a schierarsi dalla sua parte per difendere Ron dai gemelli e da Bill.
La signora Weasley ignorava le guerriglie che si erano create in case. Circa verso la fine di luglio, Ron cominciò a rispondere a quegli attacchi. Si scatenò l’apocalisse. La Tana era stata suddivisa in territori, la famiglia in squadre. Ogni occasione era buona per colpire. Non potendo usare la magia, Harry e Ron si limitarono a secchi rovesciati dal piano superiore sulle teste dei malcapitati, corde nascoste per fare lo sgambetto e considerevoli quantità di gnomi nascosti nei vestiti o sotto le coperte.
Hermione, Ginny, Lavanda e Angelina passavano le loro giornate a sospirare e scuotere la testa. Essendo svantaggiati, Angelina dedicò un po’ del suo tempo ad aiutare Harry e Ron. Ne scaturì una guerra personale fra lei e George.
Di giorno, i gemelli lavoravano. Ma di sera recuperavano il tempo perduto e scatenavano il finimondo alla Tana.
Hermione cercava di tenersi fuori, soprattutto perché sarebbe stato difficile scegliere fra la squadra del suo ragazzo e quella dei suoi migliori amici. Ginny concordava. Lavanda squittiva parole d’amore sulla tenerezza di Ron e sul suo coraggio. Ginny fingeva di vomitare. Hermione lottava fra il desiderio di ridere e quello di sviare i tentativi di Ginny di unirsi alla guerra dalla parte dei gemelli solo per avere la possibilità di colpire Ron. O Lavanda.
L’arrivo dei risultati dei G.U.F.O. fu uno dei momenti più significativi dell’estate. La signora Weasley fu così soddisfatta dei voti del figlio, e di Harry e Hermione, da imbastire un gigantesco banchetto in onore dei tre ragazzi. Fred e George si lamentarono più volte, dicendo che per loro aveva organizzato a malapena una cena normale. Fortunatamente, lo dissero fuori dalla portata dell’orecchio di Molly.
La presenza costante di Remus aveva lasciatola possibilità a Harry di condividere con qualcuno il dolore che provava. Tutti avevano voluto bene a Sirius, ma in quella casa c’erano due persone a soffrire più delle altre: uno aveva perso il suo migliore amico, l’altro il suo padrino. Quando Remus e Harry passavano del tempo insieme, gli altri si dileguavano, per non sentirsi di troppo. Hermione sapeva quanto stesse soffrendo il suo migliore amico, ma non lo costrinse mai a parlarne. A Harry bastò un abbraccio. Con quel gesto, Hermione riuscì a trasmettergli il suo conforto e la sua presenza. Se avesse voluto parlarne, lei sarebbe stata lì al suo fianco.
Nonostante gli iniziali dissapori fra Fleur e la signora Weasley, il loro rapporto vide qualche miglioramento verso l’inizio di agosto. Molly sbuffava ancora quando sentiva troppi accenti francesi nell’aria, o quando Fleur invadeva il suo spazio personale sciorinando opinioni e commenti che nessuno aveva richiesto, ma se non altro aveva cominciato a sorridere alla ragazza e a trattarla come un qualsiasi altro membro della famiglia. Non sempre riusciva nei suoi buoni propositi, ma se non altro si impegnò per mantenerli.
Hermione e Ginny cominciavano ad abituarsi alla presenza di Fleur. Invadente, ma pur sempre parte della famiglia! Volendo essere sinceri, fu Hermione a convincere Ginny a mostrare un po’ più di tolleranza nei confronti della fidanzata di Bill. La ragazza accolse quella mozione alzando gli occhi al cielo e declassando il fratello maggiore quasi infondo alla lista dei suoi fratelli preferiti. Se non altro, non aveva superato l’avversità che provava per Percy. Era già un traguardo!
 
 
Un sole torrido arrivò con i primi giorni di agosto, ma fu quasi subito spazzato via da una serie di temporali e forti venti. Quei giorni furono piuttosto noiosi. Chiusi in casa, i ragazzi non sapevano mai cosa fare. La signora Weasley gli aveva vietato di andarsene a zonzo a Diagon Alley. La scusa? Troppo pericoloso. In parte, Hermione concordava con lei. Stavano accadendo cose terribile, fuori dalle mura protette della Tana. Diagon Alley non era più un posto sicuro. Hermione era preoccupata per Fred, anche se sapeva che il negozio era stato protetto con la stessa cura di qualsiasi altro rifugio dell’Ordine. Il fatto che bastasse aprire la porta dell’ingresso, annunciati da uno scampanellio, di sicuro rendeva le protezioni un po’ più superflue. Hermione si ripeteva continuamente che Fred e George erano maghi adulti e capaci e che non si sarebbero fatti schiacciare da un’incursione di Mangiamorte. Eppure, nonostante questo, ricominciava a respirare bene solo quando Fred varcava la porta della Tana.
Da quando condividevano la sua stanza, e, in generale, la convivenza alla Tana, Hermione aveva imparato ad osservare ogni sua piccola abitudine. Dormiva sempre con un braccio sotto il cuscino, cosa che lei aveva notato già a Hogwarts. Teneva la bacchetta sul comodino, assieme a una scatola di Polvere Buiopesto Peruviana, per ragioni a lei sconosciute. Giocava con i suoi ricci prima di addormentarsi. Sedeva sempre sul lato destro del tavolo, vicino al gemello, ma fuori portata d’azione del cucchiaio di legno di Molly. Prevenire era meglio che curare!
Non leggeva la Gazzetta del Profeta, ma drizzava le orecchie ogni volta che qualcuno nominava un articolo. Toglieva sempre la crosta bruciacchiata del pane, quando sua madre non guardava. Hermione la prendeva sospirando dal suo piatto e la mordicchiava con indifferente innocenza. Era diventato una specie di rito mattutino. Lui tagliava la crosta, lei la mangiava. La caraffa incantata versava succo di zucca nei loro bicchieri, e Fred controllava subito quale dei due fosse più pieno. Nel caso in cui fosse stato quello di Hermione, li scambiava prima ancora che lei potesse aprire bocca. In compenso, Hermione riusciva sempre a fregargli il croissant più grande da sotto il naso. Le bastava un bacio, o un sorriso, o una carezza, per distrarlo. Fred diceva sempre che fingeva solamente di cascarci, ma Hermione dubitava fortemente che fosse vero.
Le giornate scorrevano tranquille, e Hermione cominciava ad abituarsi a quella routine. Colazione tutti insieme, poi salutava Fred prima che andasse a Diagon Alley. Un bacio, un abbraccio, la promessa di stare attento. Poi Hermione passava la giornata assieme a Ginny, Harry, Ron e Lavanda. A fine giornata, Fred tornava e lei correva fra le sue braccia. Cenavano e poi passavano del tempo tutti assieme, a guardare le stelle in giardino o a giocare a Quidditch Notturno. Poi si addormentava fra le braccia di Fred, in quella che ormai era diventata anche la sua stanza.
Le sue giornate erano scandite da rituali, abitudini, imprevisti, scherzi, guerriglie, chiacchierate intime con Ginny e, sorprendentemente, Lavanda, e ultimo, ma non meno importante, dalla presenza di Fred.
Hermione si era così tanto abituata alla sua costante presenza, che fu difficile realizzare che mancasse solo un mese alla partenza per Hogwarts. Hermione soffocava quei pensieri ogni volta che quelli minacciavano di riemergere, ma questo non rendeva più semplice accettare la realtà.
Di notte, rannicchiata fra le braccia di Fred, Hermione pensava al tempo, che scorreva fin troppo velocemente, e la avvicinava sempre più alla fine dell’estate. Li aspettava una prova ben superiore a quella che avevano vissuto mesi prima: un anno intero senza vedersi. Be’, c’erano le vacanze di Natale..
Hermione si mordeva un labbro ogni volta, mentre calcolava la differenza: due settimane di vacanze erano sicuramente troppo poche! E il resto dell’anno? Doveva veramente allontanarsi da quella routine che cominciava ad amare? L’estate stava finendo. Mancava solo un mese. Non era poco, ma nemmeno tanto. Doveva goderselo, doveva gustarsi ogni attimo vissuto alla Tana con Fred. Eppure quei torbidi pensieri le impedivano di dormire sonni tranquilli. Le impedivano di godersi veramente quel tempo prezioso.
 
 
Hermione stava passando l’ennesima nottata in bianco. Dormiva poco, ultimamente. Sospirando, scivolò piano dall’abbraccio di Fred e scese dal letto. Lui dormiva così profondamente che nemmeno un colpo di cannone lo avrebbe svegliato! Sorridendo, Hermione sfiorò la sua guancia con le dita, poi uscì dalla stanza. Scese silenziosamente in cucina, prese un bicchiere d’acqua e si appollaiò sul bancone accanto al lavandino. Dalla finestra, Hermione vide nuvole cariche di pioggia ricoprire il cielo stellato.
Cosa stava succedendo? Perché il tempo cambiava così in fretta?
Sospirando, Hermione si rigirò il bicchiere fra le dita. Ripensò alle parole del signor Weasley di qualche ora prima. Se l’era lasciato sfuggire, ovviamente. L’occhiata severa di Molly era stata una conferma. Non voleva preoccupare i figli e gli amici, ma il discorso era saltato fuori fin troppo facilmente.
Quella sera avevano avuto Moody come ospite a cena. E quando il vecchio Malocchio era in giro, i discorsi allegri potevano perfettamente uscire dalla porta principale e andare a farsi un giro. Hermione ammirava il coraggio dell’Auror e, certe volte, ammirava anche i suoi modi bruschi e cinici. Ma Moody era il ritratto della realtà: fuori c’era un guerra e qualche scherzo fatto tra le sicure protezioni della Tana non avrebbe cambiato quella realtà.
Dopo cena, quella sera, erano rimasti seduti al tavolo a parlare degli ultimi avvenimenti annunciati dalla Gazzetta del Profeta. Molly aveva cercato di cambiare argomento, ma la tenacia di Harry non poteva essere sottovalutata. Messi sotto torchio, i membri dell’Ordine furono costretti a rispondere a qualche domanda. Ed era stato proprio allora che Arthur, inconsapevolmente, aveva pronunciato la frase che avrebbe tormentato i pensieri di Hermione nelle ore successive.
“Il tempo sta cambiando. Tutto sta cambiando. Arriva una tempesta, come l’ultima volta. Forse siamo pronti, forse non lo siamo abbastanza. Ma ormai non ha più senso negarlo. La guerra è..”
Poi si era zittito. Aveva incrociato lo sguardo della moglie e aveva chiuso la bocca. Hermione sapeva perfettamente cosa stesse per dire. Tutti, a quel tavolo, lo sapevano.
Nel silenzio della cucina della Tana, interrotto solo dai grilli e dal vento profumato di tempesta, Hermione mormorò: - La guerra è iniziata..-
Non ci furono risposte. I mobili rimasero in silenzio. Il bicchiere d’acqua ricambiò immobile il suo sguardo. Nessuno avrebbe osato contraddirla.  La guerra era veramente iniziata. A cosa stavano andando incontro? Cosa avrebbero dovuto affrontare, quell’anno?
Hermione sospirò e bevve un sorso, rimuginando fra i suoi pensieri. In lontananza, sentì dei passi scendere le scale. Rimase immobile, consapevole che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Dopo qualche istante, Hermione alzò lo sguardo e vide Fred attraversare a passo felpato la cucina. Senza dire una parola arrivò fino a lei e la abbracciò. Hermione appoggiò il bicchiere nel lavandino e posò la testa sulla spalla di Fred. Chiuse gli occhi e avvolse le braccia attorno alla sua vita.
- Sai che dormire fa bene?- chiese Fred, in un sussurro.
- Così dicono..- rispose Hermione.
- Perché non ci riesci?- chiese curioso.
Hermione scrollò le spalle. – Pensieri. Troppi. –
- Te l’ho detto un milione di volte: pensare fa male!-
- Te l’ho detto un milione di volte: parli sempre troppo!- ribatté lei, sollevando la testa.
Sorridendo, Fred le circondò la guancia con una mano e la baciò. Un po’ di pensieri si sgretolarono nella sua mente. Hermione si lasciò cullare da quel bacio tenero, sapendo che prima o poi avrebbero dovuto parlarne. Fred aveva la testa dura. Era difficile sottrarsi alle sue domande. Prima o poi, Hermione avrebbe dovuto confessare. O meglio, lui l’avrebbe fatta confessare. Perciò perché concedergli quella soddisfazione? Tanto valeva sorprenderlo!
Hermione si separò dalle sue labbra e lo guardò negli occhi.  – Tuo padre ha ragione –
- Avere ragione è un vizio di famiglia..- commentò Fred, con un sorriso.
Suo malgrado, Hermione ricambiò, felice che Fred riuscisse sempre a rendere ogni argomento difficile un po’ più leggero.
- Sii serio..- lo rimproverò con un sorriso.
- Sai che non è il mio forte!- puntualizzò lui.
Hermione annuì. – Credo di amarti proprio per questo, ma non dirlo  a nessuno –
- Il tuo segreto è al sicuro!- scherzò lui, con un occhiolino e un sorriso vispo.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Come farai senza di me per un anno?-
Nel silenzio, Hermione riuscì quasi a udire uno schiocco. Aveva sganciato quella bomba con naturalezza, mascherando la sua sofferenza dietro il sarcasmo e l’ironia. Aveva lanciato il sasso, senza nascondere la mano. Era stata avventata e impavida. Solo così avrebbe potuto introdurre quell’argomento che le stava logorando il sangue nelle vene.
Fred mascherò quella stessa tristezza dietro un sorriso. – Potrei chiedere a Silente di reintegrarmi per completare l’anno che ho mandato in fumo!-
Hermione inarcò le sopracciglia con aria scettica. – Torneresti a scuola?-
- Per te affronterei anche un Piton isterico in mutande, qualche problema?-
Hermione strinse le labbra per non ridere, o per non vomitare alla vista dell’immagine che si era creata nella sua mente. Scacciò il pensiero di Piton in mutande e tornò seria.
- Non devi tornare a scuola!-
- Granger, per favore: il mio cuore non è pronto a subire un attacco simile!- recitò lui, posando teatralmente una mano sul petto.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Ho le mie ragioni per pensarlo. George, il negozio, il lavoro, la tua famiglia! Sta per succedere qualcosa e dovrete essere qui a proteggere i vostri genitori, quando accadrà!-
Il brusco ingresso di quelle parole serie e profonde cancellò il sorriso dal volto di Fred. Lentamente, accarezzò la guancia di Hermione e sfiorò le sue labbra con un bacio.
- Crudele che io debba scegliere chi proteggere. Te o la mia famiglia!- disse.
Hermione sorrise. – Non è crudele, è solo la vita. È ingiusta. Non è una questione di scelte..-
- Lo è invece. Anche se non è esatto quello che ho detto!-
- Perché?- chiese lei confusa.
Fred sfoderò un sorriso vispo.  – Be’, ho detto che avrei dovuto scegliere fra te e la mia famiglia. Ma è sbagliato, perché tu fai parte della mia famiglia –
Quelle parole rischiarono di gonfiarle gli occhi di lacrime, ma Hermione rimase salda e continuò a respirare, mentre il cuore accelerava la sua corsa. Fred le accarezzò la guancia, consapevole del vortice di pensieri confusi che le sue parole avevano scatenato nella mente di Hermione.
- In che senso?- chiese lei, quasi tremando.
- Non credo di dovertelo spiegare!- rispose lui, con un sorriso.
Hermione accennò un piccolo sorriso, ancora preda di una strana emozione che le aveva attanagliato il cuore in una morsa tutt’altro che fastidiosa.
- Vuoi dire che è come se fossi una di famiglia?- tentò lei.
Fred sospirò. – No, tu sei una di famiglia. Sei la mia famiglia. Punto!- aggiunse, tappandole la bocca con due dita.
Hermione scacciò la sua mano con espressione offesa. – Non volevo obiettare!- protestò.
Fred la squadrò con sguardo indagatore. – E cosa volevi dire?-
- Che in ogni caso non devi sentirti in colpa!- rispose lei, un po’ sincera un po’ bugiarda.
In realtà, avrebbe voluto chiarire con Fred quel punto così scottante della conversazione: la famiglia. Ma lasciò che lui tergiversasse e che l’argomento cadesse in un torrente impetuoso di discorsi lasciti in sospeso. Prima o poi, sarebbero arrivati alla cascata che scendeva vertiginosamente verso il basso. E loro li avrebbero affrontati.
- Il punto è che io sarò al sicuro. Hogwarts è un posto sicuro..- aggiunse subito Hermione.
- Sì, certo. Il migliore del mondo. Chiedilo al Troll che ha tentato di ucciderti al primo anno, al Basilisco che ci è quasi riuscito e a quella simpatica vipera della Umbridge!- la interruppe lui, con evidente sarcasmo.
- Fred, lo sai che intendo. Abbiamo Silente!-
- Anche Voldemort ha una bacchetta. Qual è il punto?-
- Sappiamo difenderci e lo sai. Sono brava a combattere, lo dimostra ciò che è successo al..-
- No, ti prego!- sbottò Fred, alzando una mano. – Non citare il Ministero: è ancora un argomento scottante!-
Parlando di argomenti in sospeso..
Hermione, suo malgrado, sorrise. – Sarò al sicuro. Il punto è: come farai senza di me?- chiese, aggiungendo un pizzico di malizia.
Fred colse quella bandiera bianca e accettò la tregua. – No, come farai tu senza di me! È questa la vera domanda –
Hermione si morse un labbro e gli circondò il collo con le braccia. – Non so se potrò resistere..- mormorò, esagerando il tono suadente.
Sorridendo, Fred strinse le mani sui suoi fianchi. – Lo so, sarebbe strano il contrario!-
- Fred..-
- Sul serio, è risaputo che non puoi vivere senza di me!-
- Escogiterò qualcosa..c’è sempre McLaggen!-
- Molto divertente, Granger! Ma lasciamo da parte per un attimo il nostro viscido amico, o anche per sempre, ..e se ti decessi che ho un piano?-
Hermione aprì la bocca e la richiuse, cercando di capire se Fred stesse scherzando o meno. – Un piano?- chiese, dubbiosa.
Fred annuì con un sorriso Malandrino. – Un piano molto ingegnoso. Scommetto che la tua brillante testolina potrebbe arrivare a capirlo, così!- disse, enfatizzando il concetto schioccando le dita.
Hermione assottigliò lo sguardo. – Come?- chiese, curiosa e pronta a raccogliere quella sfida al tempo stesso.
Era pur sempre la brillante Hermione Granger!
Fred arricciò le labbra con finta indifferenza. – Diciamo che, nell’arco di queste settimane, è successa una cosa che potrebbe aiutarti!-
- Potresti essere un po’ più specifico?- sbottò lei.
- E’ successa a me e George – rispose lui.
Hermione si fermò un attimo per riflettere. Cos’era successo a lui e George?
Be’, avevano incendiato per sbaglio le coperte di Ginny; George era stato morso da uno gnomo che Ron gli aveva infilato nel pigiama; Fred aveva fatto esplodere un vecchio calderone senza avere la più pallida idea di come ci fosse riuscito; George si era ritrovato un serpente vero fra le coperte, una piccola vendetta di Ginny; insieme avevano discusso con la madre sul futuro del loro negozio..
Il negozio..
Qualcosa nel cervello di Hermione si accese. Il suo sguardo tornò a concentrarsi su Fred, che la guardava ancora sorridendo.
- Ha a che fare con il negozio?- chiese, tastando il terreno.
Fred nascose l’entusiasmo dietro a un’espressione impassibile. – Può darsi –
Hermione annuì. – Sì, ha che fare con il negozio. Sei un pessimo attore!-
- Inutile negarlo. Avanti, continua!-
Sospirando Hermione si passò una mano fra i capelli. – Non fai prima a dirmelo?-
- No..-
- Perché?-
- Perché mi annoio, e questo è maledettamente divertente. Forza, Granger!-
- Be’, l’unica novità sul vostro lavoro è che Zonko vi ha fatto quella proposta che..-
Ma Hermione tacque all’improvviso. Non poteva essere. O sì?
Improvvisamente, tanti puntini luminosi si collegarono nella sua mente. E lo vide. Il piano di Fred. Assurdo. Geniale. Potenzialmente pericoloso. Assolutamente folle.
- Oh, no..- mormorò Hermione.
Spostò lo sguardo su Fred e lo vide sorridere come un bambino. Quella era la conferma che la sua intuizione fosse tutt’altro che errata.
- Oh, sì!-
- No, Fred, ti prego..-
- Perché?- chiese lui spavaldo.
- Perché è pericoloso e rischierei di cacciarmi in un mare di guai!-
- Tanto per cominciare non è pericoloso: è geniale! Secondo, tu sei una calamita umana per i guai. E terzo: niente andrà storto!-
Hermione sospirò. – E’ difficile da credere..-
Fred le sorrise e le accarezzò la guancia. – Credo sia un piano davvero perfetto: uno dei migliori che ho ideato!-
- Sei sempre molto modesto – borbottò Hermione.
Fred rise piano. – Ammetterai che ho valide ragioni per esserlo!- ironizzò.
Hermione sbuffò, ma non riuscì a trovare un argomento a suo favore.
- Vuoi che ti illustri i dettagli?- chiese Fred, con un sorriso intrigante.
Hermione arricciò le labbra. – Se proprio devi..-
- D’accordo: allora, tanto per cominciare io e George saremo a Hogsmeade quasi tutti i finesettimana. So che sarà impossibile vederci proprio tutte le settimane, ma sono ottimista! Harry ti darà la Mappa. Usa il passaggio sotto Mielandia, perché è il più sicuro. Poi da lì ti aspetterò io, ma solo la prima volta, per indicarti la strada. Meglio se non ci vedono insieme, di questi tempi. C’è una casa abbandonata due vie dietro la Testa di Porco. Io e George l’abbiamo già sistemata a dovere con tutti gli incantesimi di repertorio. È perfetta. Tornerai a Hogwarts tramite il passaggio della Stamberga Strillante, perché di notte è più sicuro. E nessuno avrà notato la tua fuga. Harry e Ginny ti copriranno !-
- E Ron?- chiese Hermione perplessa.
Fred inarcò le sopracciglia in un gesto eloquente. – Vuoi seriamente affidare a Ron la buona riuscita del piano?-
Hermione si prese qualche secondo per ingannare la sicurezza di Fred, ma poi cedette: - No..- borbottò, fra i denti.
Lui le sorrise. – Esatto. Fine, Granger. Questo è quanto!-
- Non funzionerà..-
- Funzionerà, invece!-
- E se mi beccano?-
- Silente e la McGranitt chiuderanno un occhio!-
- Come fai a esserne sicuro?- sbottò lei, incrociando le braccia.
Fred alzò gli occhi al cielo e posò le mani sulle sue gambe. – Granger, sul serio, pensi che quei due butteranno fuori da Hogwarts la migliore amica del Prescelto, privandola della loro protezione e gettandola in pasto a Voldemort come esca che potrebbe usare per scatenare la furia di Harry e la conseguente guerra?-
Hermione boccheggiò, in cerca di qualcosa da dire, qualunque cosa. Ok, Fred aveva ragione, ma non poteva regalargli quella soddisfazione. Doveva controbattere, subito!
Il sorriso loquace di Fred minò il suo tentativo. – So che non sei abituata a perdere in una guerra di intelligenza, ma chiudi quella bocca!- le disse, sfiorandole il mento con le dita.
Per tutta risposta, Hermione serrò le labbra e lo colpì con un pugno sulla spalla. Ridendo, Fred avvolse le braccia attorno alla sua schiena e la baciò. Hermione impedì alle sue labbra di cedere a quella carezza e le strinse a tal punto da sentirle formicolare. Riuscì davvero a resistere..per nemmeno dieci secondi! Il calore invitante delle labbra di Fred sciolse il tentativo di resistenza di Hermione. Le sue labbra si mossero audacemente contro quelle di lui. Hermione perse il controllo del proprio corpo e della propria mente e, nel tempo di un sospiro, si ritrovò a stringere le gambe attorno a lui e ad aggrapparsi alle sue spalle, mentre quel bacio bollente diventava sempre più profondo. Le mani di Fred scivolarono sotto la sua maglietta e Hermione rabbrividì, nonostante il caldo. Stringendosi contro il suo corpo, Hermione lasciò andare via ogni pensiero. Avevano un mese? Tanto valeva goderselo davvero!
Ricambiò il bacio di Fred con passione impetuosa e insinuò le mani sotto la sua maglia, aggrappandosi alla sua schiena. La bocca di Fred scivolò sul suo collo e cominciò a torturare la sua pelle con baci sempre più roventi. Il profumo di cannella dei suoi capelli investì Hermione, travolgendo i suoi sensi. Trattenne un gemito, quando lui strinse in denti sulla sua pelle. Impaziente, Hermione sollevò gli orli della sua maglia, ma il suo gesto frenetico fu interrotto da uno schianto. Entrambi sobbalzarono spaventati. Hermione udì un grido, un lamento e una serie raccapricciante di rumori.
Qualcuno era appena caduto giù dalle scale!
Ancora terrorizzata, Hermione fece per scattare in avanti, ma Fred la tenne stretta per i fianchi, scuotendo la testa. Una voce guaì dal fondo delle scale.
- Per le mutande di Merlino..- mormorò.
Hermione drizzò la schiena. – E’ Ron?- sussurrò all’orecchio di Fred.
Lui annuì. – Mi ero scordato che George aveva piazzato una trappola per lui!- mormorò.
Hermione aprì la bocca sgomenta. – Potevo caderci io!-
- No, era riservata a lui. È una nostra nuova invenzione: è come una specie di Traccia. Interferisce solo sulla persona a cui è riservato lo scherzo!- aggiunse soddisfatto.
- Non dovremmo andare a vedere se è ferito o morto?- borbottò Hermione, severa.
Un movimento ai piedi delle scale li fece tacere. Nel buio, videro una sagoma alzarsi goffamente. Una luce si accese ai piani superiori e la voce di Molly invase le scale.
- Oh-oh.. – mormorò Fred, per poi sollevare Hermione dal bancone e girare rapidamente su se stesso.
Hermione udì uno schiocco, il solito colpo all’addome e l’aria divenne compressa e irrespirabile. Non ebbe nemmeno il tempo di entrare nel panico. Piombarono a capofitto sul letto, nella stanza di Fred. L’atterraggio sul materasso era stato sicuramente il migliore della sua lista!
- Odio quando lo fai..- mormorò lei, aspettando che la leggera nausea passasse.
- Pensa quando dovrai farlo da sola!- commentò lui, tornando ad accarezzarle la schiena.
- Potresti anche fingerti preoccupato per Ron!- sbottò Hermione.
Fred scosse la testa e passò la lingua sul collo di Hermione. – E’ in buone mani – mormorò – E poi George aveva previsto il volo dalle scale. C’era una specie di incantesimo di protezione. Era solo troppo tonto e assonnato per rialzarsi subito!- spiegò.
Quelle parole rilassarono Hermione, che realizzò solamente in quel momento la brusca interruzione provocata dalla caduta di Ron.
Con un sorriso provocatorio, sussurrò: - Non mi avevi detto che dovevo dormire?-
Fred rise sulla sua pelle. – Ormai dovresti saperlo: con me non esistono regole!-
Hermione chiuse gli occhi e si lasciò cullare da quei baci. Oh sì, lo sapeva eccome. Sapeva quante regole avessero infranto e quante ne avrebbero infrante. Era sempre stato il loro gioco: non esistevano limiti, non esistevano leggi. Potevano appellarsi solo a quell’attrazione fatale che li aveva spinti l’una verso l’altro. Potevano solo lasciarsi andare, senza opporre resistenza. Perché poi, opporsi, non aveva davvero senso.
 
 
 
 
 
 
 
- Dovrei stilare una nuova lista di regole!- esclamò Fred, dall’alto di una scala.
- Che senso avrebbe? Tanto sai che non le rispetterà!- commentò George, seduto sul pavimento con in mano una pila di fogli.
Ridendo, Fred balzò giù dalla scala e cercò lo sguardo di Hermione. – Vuoi negare?-
Per tutta risposta, lei gli lanciò un scatola vuota di Torroni Sanguinolenti.
- Dovremmo prenderci una pausa!- sbottò Hermione.
- Dovreste sposarvi!- commentò George, senza staccare gli occhi dai suoi fogli.
Questa volta la scatola colpì la sua testa.
- Ahi! Che ho detto?- si lamentò, massaggiandosi la fronte.
- La cosa sbagliata, come sempre!- rispose Angelina, sbucando dal magazzino insieme a Ginny e Harry. Erano tutti e tre carichi di scatoloni.
Ron per poco non scivolò dalla scala sulla quale era arrampicato. – Chi è che si sposa?- chiese allibito, e una scatola di Crostatine Canarine gli scivolò dalla pila che teneva fra le braccia.
Sotto di lui, Lavanda la afferrò al volo. – Fred e Hermione!- rispose.
Hermione si batté una mano sulla fronte, mentre Ginny scoppiava a ridere.
- Non lasciatevelo scappare davanti alla mamma!- commentò Ron divertito.
Hermione lo fulminò con lo sguardo. – Ronald, non ci sposiamo!-
- Secondo me dovreste..- commentò Ginny.
Hermione fulminò anche lei, ma Fred fu più veloce nel dare una risposta. – Meglio chiudere l’argomento, o lei ucciderà qualcuno!-
Poi rivolse uno sguardo tenero a Hermione, che non la ingannò nemmeno per un istante. Lei gli lanciò una scatola di Paludi Portatili che lui afferrò al volo, per poi sistemarla sullo scaffale. Hermione non riuscì comunque a trattenere un sorriso. Fred le fece un occhiolino, e lei alzò gli occhi al cielo.
- Spiegatemi una cosa – si lamentò Ron, sempre arrampicato sulla scala. – Perché dobbiamo aiutarvi a sistemare il negozio proprio di sabato sera? Alla radio trasmettevano la partita dei Cannoni di Chudley, in diretta!-
La testa di Lee sbucò da dietro un’immensa pila di scatole di Fuochi Forsennati. – Ron ha ragione!-
- Chissà chi sta vincendo!- commentò Katie, mentre suddivideva con Lavanda le Orecchie Oblunghe dai Cappelli Decapitanti.
- Perché la nostra compagnia è meglio di una partita!- rispose Fred.
Hermione sbuffò ironica.
- Qualcosa in contrario, Granger?-
- E’ una lista infinita. Da dove comincio?- rincarò lei, facendo ridere tutti.
Sorridendo, Fred si concentrò sullo scaffale che aveva davanti. George sollevò gli occhi dagli elenchi del magazzino e cercò Harry con lo sguardo.
- Servono altre due scatole di Cappelli Scudo!- esclamò.
Ginny sbuffò. – Siamo i vostri fratelli e amici, non Elfi Domestici!- protestò.
La testa di Lee riemerse di nuovo dalla sua piccola fortezza. – E questo sarebbe il mio giorno libero!-
- Tu non hai un giorno libero, Lee!- rispose George.
- Nessuno di noi, ce l’ha!- aggiunse Fred.
- E noi?- chiese Ron, allungando le braccia verso Katie, che gli stava passando altre scatole.
- Voi ci adorate talmente tanto, da esservi offerti volontari per questo lavoro!- rispose Fred.
Hermione inarcò le sopracciglia. – Non ricordo di averlo fatto!-
- Perché ti ho cancellato la memoria!-
Hermione si girò verso George. - La prossima volta fai volare lui dalle scale!-
George le rivolse un sorriso divertito. – Se si rompe qualcosa, poi ti occupi tu di lui!-
Hermione rifletté su quelle parole attentamente, e poi sorrise. – Sai che ti dico? Lascia perdere, me la cavo da sola!-
Schivò una scatola vuota che Fred le lanciò e gli rivolse un sorriso divertito, che lui non riuscì a non ricambiare.
- Siete così teneri!- cinguettò Lavanda.
Ginny nascose un sorriso dietro la mano, fingendo di grattarsi il naso. Harry tossì, mascherando una risata.
- Hai sentito, Granger?- la prese in giro Fred.
- No, Weasley, ero troppo occupata a trovare una scusa per lasciarti!-
- Non hai bisogno di pensare tanto, allora!- puntualizzò George, scatenando una serie di risate.
Fred lo colpì in testa con un tubo di plastica. – Scusa, ma tu da che parte stai?-
- Dalla parte più pericolosa, cioè lei!- rispose, indicando Hermione.
La ragazza incrociò le braccia con aria soddisfatta. – Sentito, Weasley? Sono quella più pericolosa!-
Fred si girò verso di lei e sfoderò un sorriso malizioso. – No, scusa, Granger! Ero troppo occupato a trovare un modo per tapparti la bocca!-
Hermione sgranò gli occhi indignata e arrossì, mentre il resto del gruppo soffocava le risate. Lee alzò un braccio dalla sua fortezza ed esclamò: - Dieci punti per Fred!-
- Cosa devo fare con questi?- chiese Ginny, estraendo delle confezioni sgargianti da uno scatolone.
George sollevò lo sguardo. – Secondo scaffale a destra!- rispose.
Ginny spinse con una bracciata lo scatolone ai piedi di Ron, che era appena sceso dalla scala.
- A te, fratellino!-
Ron sbuffò. – Che diamine, perché tocca sempre a me?-
- Perché il tuo equilibrio sulle scale non conosce rivali!- rispose George.
Hermione e Fred si scambiarono un’occhiata divertita. La testa di Lee spuntò da dietro le scatole. – Che intendi?- chiese, ficcando il naso come sempre.
Katie alzò gli occhi al cielo e lo colpì con una confezione di mangime per Puffole Pigmee. – Fatti gli affari tuoi, Lee!-
- Ero solo curioso!-
- Diciamo che Ron ha avuto un piccolo incidente sulle scale!- rispose Fred.
- E’ un tantino distratto, a volte!- commentò George.
- E inciampa!-
- Però l’hanno raccolto subito, tranquillo Lee!-
Ron arrossì fino alle orecchie. – Divertente George! Infatti è stata colpa tua!-
Il fratello lo fissò con finto orrore. – Come puoi dire una cosa del genere?-
Angelina sospirò esasperata e appoggiò la fronte contro uno scaffale. – A volte mi chiedo cosa ho fatto di male nella vita..- borbottò.
- E poi chi ti dice che sia stato io e non Fred?- domandò George, sfidando il fratello più piccolo a contraddirlo.
Fu Fred, però, a tradire l’alleanza. – No, mi dispiace. Non sono stato io!- disse convinto.
- Perché dovrei crederti?- chiese Ron, un po’ divertito, un po’ spavaldo.
Hermione fiutò il pericolo e drizzò la schiena, cercando di intercettare lo sguardo di Fred. Doveva fermarlo, subito! Ma il suo piano sfumò..ovviamente.
- Perché avevo di meglio da fare, in quel momento!- rispose, con un sorriso vispo.
Hermione sospirò e seppellì lo sguardo in uno scatolone pieno di confezioni di Pasticche Vomitose, sperando che la risucchiasse.
- Ah sì, e cosa stavi facendo?- chiese George, con un sorriso malizioso.
Hermione e Angelina lo colpirono contemporaneamente con due sacchetti di Api Frizzole che Lee aveva portato da Mielandia.
Ron scosse la testa sorridendo e cominciò a risalire la scala con le braccia cariche di nuove scatole.
Ridendo, Ginny si raggomitolò come un gatto su un banchetto di legno dove Harry stava smistando i Telescopi Pugno, suddividendoli per colore. Si chinò per baciarlo dolcemente e poi rivolse lo sguardo al resto del gruppo.
- Hogwarts non sarà più la stessa, senza di voi!- disse Ginny, nostalgica.
Gli sguardi di tutti caddero sui gemelli, su Lee e Angelina. Hermione sospirò davanti alla crudeltà di quelle parole. Vere, dannatamente dolorose da accettare.
- Sono stati gli anni migliori della mia vita!- commentò Lee, guardando soprattutto Katie.
Anche lei sarebbe tornata a Hogwarts senza di lui. Hermione si rese improvvisamente conto di quanto fossero simili le loro situazioni.
- Tieni alto l’onore dei Weasley!- disse George a Ginny.
- Rendici fieri!- aggiunse Fred, avvicinandosi però a Hermione e prendendole una mano.
- Ehi, perché non lo dite a me? Sono un Weasley anche io!- protestò Ron.
Quello slancio gli fece perdere l’equilibrio e prima che qualcuno potesse rispondere, Ron scivolò sul gradino e cadde dalla scala, atterrando Lee che era corso in avanti per afferrarlo. La scena fu così comica che le risate spazzarono via la malinconia di quel momento. Hermione si girò verso Fred e incontrò i suoi occhi.
- Ce la farai!- mormorò Fred, coperto dalle risate e dalle voci degli altri che erano andati a soccorrere Ron e Lee.
Hermione annuì. – Lo so. E poi abbiamo sempre il tuo piano!-
Fred sorrise e la baciò. Avevano un piano. E avrebbe funzionato.
 
 
 
 
 
 
 
Dire addio alla Tana fu doloroso. Salutare Molly e Arthur richiese molto coraggio e forza d’animo. Persino abbracciare Fleur mosse qualcosa nel cuore di Hermione.
Il saluto più doloroso, comunque, fu quello di Fred. Il bacio che si scambiarono sul binario dell’Espresso per Hogwarts, il primo settembre, fu così intenso che rischiò di mandare all’aria le sue intenzioni di continuare gli studi.
Sulla banchina affollata, genitori e figli si scambiavano abbracci con sguardi carichi di apprensione. Cosa sarebbe successo, in quei mesi di lontananza? A che punto sarebbe arrivata la guerra, prima che potessero riabbracciare i loro cari?
Hermione strinse la mano di Fred e cercò i suoi occhi.
- Ti amo – mormorò lei.
Fred le sorrise, un sorriso vero, di quelli che l’avevano sempre incantata. – Ti amo anche io –
- Stai attento!- esclamò lei, preoccupata.
- Lo farò. Puoi promettermi che farai la stessa cosa?-
- Certo!- rispose lei, con un sorriso convincente.
Fred sospirò. – Avete seguito Malfoy da Magie Sinister!-
- Shh, abbassa la voce!- mormorò lei, guardandosi intorno.
- Potresti evitare di cacciarti nei guai?-
- Ci proverò, ma tu tieni gli occhi aperti!- si raccomandò lei. – E se il pericolo è in agguato, scappa e non fare l’eroe!-
- Da che pulpito viene la predica!-
- Fred..-
- D’accordo, lo giuro!-
Sorridendo, Hermione si sollevò per baciarlo di nuovo. Abbandonata l’ascia di guerra, Fred la strinse fra le braccia per vivere quel bacio fino all’ultimo sospiro. L’unica certezza che avevano, in quel momento, era l’affidabilità del suo piano per rivedersi.
- Ci vediamo a Hogsmeade!- le sussurrò all’orecchio.
Sorridendo Hermione sfiorò la sua guancia con le labbra. – Ci vediamo a Hogsmeade!-
Il fischio del treno richiamò la loro attenzione. Molly la strappò dalle braccia di Fred, la strinse in un caloroso abbraccio stritola-ossa e la spinse verso le scalette del vagone.
Dallo scompartimento che occupavano Hermione, Harry, Ginny, Ron, Neville e Luna salutarono chi li guardava dalla banchina. Hermione incontrò gli occhi di Fred e ne memorizzò ogni sottile dettaglio. Sorrise tranquilla e lui ricambiò. Quando il treno curvò e la stazione svanì, Hermione aveva ancora l’immagine di Fred, che avvolgeva un braccio attorno alle spalle della madre, bene impressa nella mente.
Il treno prese velocità. Hermione osservò il mondo fuori dal finestrino. La campagna grigia e spenta sotto le nuvole cariche di pioggia sembrava quasi surreale. Se quello era l’inizio, allora non era un buon segno. Una mano le accarezzò la gamba e lei si girò.
Ginny le rivolse un sorriso dolce. – Conto alla rovescia?-
Hermione ricambiò il sorriso. – Conto alla rovescia!
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Ed eccomi qui, come promesso ho anticipato l’aggiornamento a lunedì! Spero di..ehm..essermi fatta perdonare ;) (if you know what I mean!)
Dunque: so che questo capitolo è un po’ corto! Ma volevo contenerlo un po’ a una limitata serie di vicende! Avete capito il piano di Fred, vero?!
Volevo semplicemente ringraziarvi per tutte le emozioni che mi regalate ogni volta! Grazie infinite, non esistono altre parole per dirlo! Scrivere è un’esperienza meravigliosa, soprattutto perché mi ha permesso di conoscere delle persone così fantastiche! Grazie, grazie, e ancora grazie!
Ora, lascio a voi la parola: che ne pensate di questo capitolo?
Baci di Mielandia :)
Amy 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Incontri Segreti e Scommesse Rubate ***


Capitolo 29
 Incontri Segreti e Scommesse Rubate
 
 
 
 
 
 
 
- Lumacorno è un po’ inquietante, vero? O sono solo io a pensarlo?- chiese Ron, mordendo con sentimento un pezzo enorme di salsiccia.
Hermione sollevò lo sguardo e ammiccò in direzione di Harry, che non aveva mai letto un libro di Pozioni con tanta passione. No. Harry non aveva mai letto un libro in generale con tanta passione!
- Chiedilo al Principe delle Pozioni..- borbottò lei.
Ron sfoderò un sorriso e inghiottì il boccone. – E lascialo in pace, Hermione!-
Harry alzò lo sguardo, sentendosi chiamato in causa. – Rimani comunque tu la migliore!- commentò, prima di immergersi di nuovo nella lettura.
Hermione alzò gli occhi al cielo e abbandonò la forchetta nel suo piatto. Dopo un po’ iniziò a giocherellare con una carota, mentre pensava. Sì, Lumacorno era un po’ strano, ma non era sicuramente la cosa più inquietante accaduta quell’anno.
Katie era stata maledetta da una collana. Dal San Mungo giungeva quotidianamente notizie spedite via gufo da Lee, o da Angelina. Fred e George cercavano di andare a trovarla il più possibile. Le sue condizioni non miglioravano. Ma non peggioravano nemmeno. Per il momento, dovevano aggrapparsi a quella speranza.
Hermione alzò lo sguardo su Harry e scrutò il Prescelto mentre leggeva il suo amato libro di Pozioni. Silente aveva chiesto a Harry di instaurare un rapporto di fiducia con Lumacorno. Hermione si chiese a che scopo. Sospirò. Infondo, partecipare ai piani di Silente non significava necessariamente comprenderne ragioni e dettagli!
Da quando la scuola era iniziata, Hermione aveva notato quanto fosse cambiata Hogwarts. Era come se il castello si preparasse alla battaglia. L’aria era cupa, le nuvole troppo grigie e troppo spesse. Gli studenti erano afflitti, spaventati e stressati. Il Mondo Magico aveva molte cose da affrontare. La verità era una di queste.
In quel momento, Ginny la rapì dai suoi pensieri. – Sei ancora fra noi?-
Hermione sobbalzò. – Sì. Scusa. Stavi dicendo qualcosa?-
Ginny soppesò la sua espressione distratta, ma decise di sorvolare, cosa di cui Hermione le fu molto grata.
- Ti stavo chiedendo se avevi voglia di assistere all’allenamento di domani!- disse.
Hermione sfoderò un mezzo sorriso. – Ho già un impegno!- rispose.
Ginny strizzò i pugni e contrasse il viso in una smorfia. – Santa Minerva! È vero. Me ne stavo dimenticando!-
Hermione arrossì leggermente e tornò a guardare il suo piatto. Da quando la scuola era iniziata, lei e Fred si erano visti quasi ogni due o tre settimane. La casa che Fred aveva protetto con degli incantesimi era un posto così isolato e pericolante che nemmeno i maghi volevano avvicinarsi. Era come una figlia illegittima della Stamberga Strillante!
In quel piccolo mondo abbandonato, nessuno li disturbava. Passavano insieme il sabato, a volte dormivano fino all’alba della domenica, ma raramente Hermione rimaneva fino a sera. Sgattaiolare fuori dal castello era difficile. Molto difficile. Nonostante l’aiuto dei passaggi segreti e della Mappa, Hermione doveva allertare i sensi al massimo. I corridoi erano pattugliati, Hogsmeade pullulava di Auror e guardiani, e tutti gli abitanti l’avrebbero potuta identificare come una studentessa a zonzo fuori dalla scuola. Non poteva permettersi errori.
Hermione sbucava sempre dal retro di Mielandia il sabato mattina, intorno alle sette. Evitava le strade principali, svicolava nei viottoli, coperta dalle ombre del mattino, e raggiungeva la casa. Seguiva sempre un percorso diverso, non lasciava tracce e cambiava spesso il passo o il modo di camminare. Se qualcuno l’avesse seguita, difficilmente sarebbe riuscito a intercettarla, la volta seguente, per tenderle un agguato.
Fred era riuscito a proteggere la casa con una quantità di incantesimi decisamente impressionante, tanto che probabilmente nemmeno Voldemort in persona sarebbe riuscito a schiacciare il naso contro la finestra!
Lì erano al sicuro. Per quanto uno “Stato di Guerra Imminente” potesse essere considerato sicuro. In ogni caso, i problemi del mondo esterno rimpicciolivano, in quella casa dalle assi scricchiolanti e dalle parete scrostate. In quella casa, c’erano lei e Fred. Punto. Il resto poteva rimanere gentilmente fuori dalla porta.
Hermione sentì uno schiocco fastidioso proprio accanto al suo orecchio che le fece fischiare i timpani. Infastidita si portò una mano a coppa sulla tempia.
- Ahi!- sbottò scocciata.
Ginny la guardava con le braccia incrociate e lo sguardo divertito. – Sei un po’ distratta, Prefetto! Che ti succede?- chiese, ammiccando.
Hermione sospirò, rivolgendole uno sguardo torvo. Odiava quel ronzio nelle orecchie!
- Pensavo..-
- A Fred?-
- No, a Piton!-
Silenzio.
- Sì, Ginny..-
L’amica alzò gli occhi al cielo. – Tu sai che mancano solo una decina di ore, e poi lo rivedrai, vero?-
Hermione non riuscì a trattenere un sorriso. – Sì lo so!-
- Potresti riferirgli un messaggio da parte mia?- chiese seria.
Hermione raddrizzò la schiena e con tono pratico chiese: - Di che si tratta?-
- Digli semplicemente: “Io avevo ragione!”- rispose lei, sorridendo mesta.
Hermione inarcò un sopracciglio. – Tutto qua?-
- Sì-
- Non c’è altro?-
- No!-
- Ma cosa vuol dire?- chiese Hermione curiosa.
Ginny le rivolse un sorriso malizioso. – Chiedilo a lui..quando si sarà rivestito!-
Non fu molto veloce a evitare il libro che Hermione usò per colpirle la spalla. Harry sollevò lo sguardo dal libro di Pozioni, convinto forse di essersi sognato il commento della sua ragazza, o comunque di aver perso un passaggio importante nella conversazione. Ron rischiò di strozzarsi con una patata.
- Ginny!- la rimproverò Harry, senza riuscire a trattenere un sorriso.
Lei scrollò le spalle con spavalderia. – Cosa c’è?-
Hermione alzò gli occhi al cielo.
- Evita, per favore!- sbottò Ron.
Ginny rivolse uno sguardo torvo al fratello. – Che c’è, Ronnie? Eri convinto che giocassero a Gobbiglie?-  canzonò.
Hermione le tirò una ginocchiata sotto il tavolo.
- Mai pensato!- rispose lui, arrossendo. – Ma stiamo comunque parlando della mia migliore amica e..di mio fratello! Perciò dacci un taglio!-
Sfidare Ginny e sperare di tenerle testa era come passeggiare per la Foresta Proibita, piombare nella tana di Aragog e illustrargli i benefici di una dieta a base di aghi di pino: inutile.
- Perché?- chiese spavalda.
Ron la guardò come se fosse uscita di testa. – Perché sono dettagli che non voglio sapere!-
Hermione si schiarì la voce, interrompendo la contromossa di Ginny. – Io sono qui, nel caso vi interessasse!-
Harry, che era ripiombato con la testa sul libro del Principe, alzò gli occhi verdi e confusi, questa volta sicurissimo di essersi perso più di un passaggio.
- O è l’argomento in generale a spaventarti?- lo provocò Ginny, ignorando Hermione.
Ron arricciò le labbra. – Ma di che accidenti stai parlando?-
Ginny sfoderò il sorriso materno più falso del suo repertorio. – Nessuno si preoccupa mai di chiedertelo, hai ragione! Come vanno le cose fra te e Lavanda?-
Ron alzò le sopracciglia, con la stessa espressione che Hermione gli aveva visto sfoderare quando la McGranitt gli aveva chiesto di trasfigurare un barbagianni in un calice.
- Che razza di domanda è?- chiese Ron.
Hermione scoccò uno sguardo inviperito a Harry. – Vuoi darmi una mano?- sbottò, stringendo i denti.
Harry boccheggiò, passando lo sguardo da Ron a Ginny. – Ehm..
- Tu rispondi e basta!- rispose Ginny.
- Ma perché?-
Ginny lo ignorò. – Va tutto bene fra voi? C’è qualcosa di cui vuoi parlarci? Avete dei “problemi”?- chiese, mimando le virgolette per aria.
Hermione decise di prendere in mano la situazione. Alzò entrambe le braccia, bloccando il tentativo di Ron di imprecare. Il viso del ragazzo era diventato così rosso e caldo che Hermione avrebbe potuto cuocerci sopra delle uova.
– Penso che non conosceremo mai la risposta a questa domanda: fine della conversazione!- esclamò scocciata.
Ginny scrollò le spalle. – Che peccato, mi stavo divertendo!-
Harry scosse la testa sorridendo e si alzò, posando una mano sulla spalla di Ron. – Andiamo, dobbiamo finire i compiti di Astronomia!-
Ron lanciò un’occhiata raggelante a Ginny e seguì il suo migliore amico fuori dalla Sala Grande. Ginny lo seguì con lo sguardo, sorridendo allegra.
- Era proprio necessario?- chiese Hermione stanca ma anche un po’ divertita.
- Oh sì, era decisamente necessario!- esclamò Ginny, brindando a se stessa con il succo di zucca.
Hermione trattenne una risata e afferrò il suo calice per bere.
- Secondo te va davvero così bene fra loro?- chiese Ginny, all’improvviso.
Hermione arricciò le labbra. – Non lo so. Chiedilo a Lavanda!-
- Quest’estate stava quasi per parlarcene. Ma Ron se la portava via ogni mezz’ora!-
- Quindi le cose fra loro vanno alla grande!- tradusse Hermione.
Ginny si prese il mento fra le dita. – Sì, ma..è che non ce lo vedo molto Ron..-
Hermione strinse le labbra, e si voltò cautamente verso Ginny. La guardò con la stessa espressione con cui avrebbe tentato di avvicinarsi a un Gallese Verde particolarmente irascibile.  - In che senso?- chiese, scandendo le parole con misurata calma.
Ginny le rivolse un’occhiata torva. – Secondo te?- chiese ironica.
Hermione sfoderò un’espressione corrucciata e Ginny alzò gli occhi al cielo.
- Hermione, sii seria: parlando di ispirazione, Ron non è esattamente il ragazzo su cui scommetterei dei Galeoni!- esclamò.
Hermione sfoderò un mezzo sorriso. – L’apparenza inganna, Ginny!-
- Ma davvero?- sbottò lei con sarcasmo. – Immagina per un momento Ron a letto con Lavanda e..-
Per poco, Hermione non soffocò con il succo di zucca. Fra tosse e rantoli, Hermione tentò di riacquistare il pieno dominio dei suoi polmoni, mentre Ginny le batteva dolcemente sulla schiena.
- Ho detto qualcosa di male?-
- Non hai detto niente di buono, a essere precisi!- gracchiò Hermione, con voce roca.
- Non ti sto chiedendo di immaginare i dettagli!-
- Io non voglio focalizzare nemmeno il quadro generale!- protestò lei.
Ginny sbuffò. – Ok, cambiamo tattica. Rispondi a questa domanda: avresti mai pensato di Ron quello che hai pensato fin dal primo momento di Fred?- chiese, incrociando le braccia con un sorriso soddisfatto.
Hermione fissò Ginny direttamente negli occhi e per un momento il suo cervello si prese una pausa. Staccò l’attenzione dallo sguardo dell’amica e si concentrò su un ricordo. Era una notte di pioggia, di circa un anno prima. Il temporale scuoteva il castello e i corridoi erano freddi e bui. Eppure c’era una sensazione di calore nell’aria, come la promessa di una fiamma calda. E lei lo aveva incontrato. O meglio, era stato lui a rapirla. Era stato lui a intrappolarla in una nicchia buia e nascosta, dove l’aria fredda non poteva oltrepassare quella promessa di calore. Era stato lui a baciarla, a rapirla con le sue labbra calde e morbide. Era stato Fred a travolgerla, a trascinarla in una voragine di emozioni, brividi e incessante desiderio. Erano stati i suoi baci a distrarla e confonderla.
Hermione aveva pensato, aveva sperato, che dietro quell’onda inarrestabile di brividi e sospiri, si nascondesse una passione ancora più intensa e profonda. E aveva scoperto di avere ragione.
Tornando con la mente al presente, Hermione si morse un labbro e concentrò lo sguardo sugli occhi impazienti e divertiti di Ginny.
- Decisamente no!- rispose infine.
Ginny aprì le braccia in un gesto teatrale. – Questo conferma le mie ipotesi!-
Hermione scacciò l’aria con la mano. – Sì, ma non è questo il punto. Potresti porre Lavanda davanti allo stesso dilemma, e lei sceglierebbe Ron!-
- Questo perché deve esserle capitato qualcosa di veramente brutto, quando era piccola!-
- Ginny..-
- Magari è caduta da una scopa giocattolo..-
- Ginny..-
- O da un Tappeto Volante illegale!- ipotizzò. – Oppure è vittima di una tremenda maledizione!-
- Ginny!- sbottò Hermione, senza riuscire a trattenere una risata. – Vuoi smetterla? Accetta il fatto che qualcuno sia innamorato di Ron!-
- No, accetto il fatto che poteva capitargli di peggio!- la corresse Ginny, ammiccando poi in direzione del tavolo dei Tassorosso. – Pensa se toccava a Eloise Midgen!- borbottò a mezza voce.
Con discrezione, Hermione rivolse una rapida occhiata alla ragazza, poi si voltò verso Ginny. – Lavanda è uno zuccherino, in confronto!-
- Adesso non esageriamo!- sbottò lei. – E comunque, nonostante tutto, sono felice per lui. Insomma, Lavanda lo ama veramente..-
Hermione annuì. – Avrebbe scelto lui, in ogni caso!- confermò.
Ginny arricciò le labbra, leggermente disgustata. – Ci vuole coraggio a scegliere Ron, ignorando Fred!-
Hermione le accarezzò una spalla con un sorriso. – Non è una questione di coraggio. Per Lavanda, Fred non è Ron!-
- E per te, Ron non è Fred!-
- Decisamente!- commentò lei, divertita.
- Ma la cosa più importante è: tu non sei Lavanda, sia lodato Merlino!-
Ridendo, Hermione la abbracciò. Ginny ricambiò la stretta e soffocò una risata fra i suoi capelli.
- Dai, raggiungiamo quei due nel dormitorio. Devo delle scuse a Ron!- borbottò Ginny.
Un’idea guizzò nella mente di Hermione. Era qualcosa che di solito poteva avvenire in una mente malandrina come quella di Fred, ma ormai era inutile sorprendersi.
Si girò verso Ginny con un sorriso e le disse: - Ho un’idea!-
- E sarebbe?- chiese lei curiosa.
- Quanto è insopportabile l’idea di chiedergli scusa?-
- Scambieresti Aritmanzia con Divinazione?-
- Ho afferrato il concetto. Be’, puoi sempre divertirti alle sue spalle e rendere quelle scuse un po’ più piacevoli!- commentò Hermione.
Ginny sollevò un sopracciglio. – E come?-
Hermione alzò il mento con un ghigno beffardo. – Mentre chiedi scusa a Ron, immaginalo alle prese con una focosa Eloise Midgen!-
Ginny rimase letteralmente a bocca aperta. Poi, chinò il capo in una reverenza. – Credo di amarti!-
- Non dirlo a Fred!-
- A proposito di Fred: ricordi il messaggio di prima?-
- Certo!
- Bene, ho una cosa da aggiungere!- disse Ginny.
- E sarebbe?- chiese Hermione curiosa.
Ginny sfoderò un sorriso vispo. – “Sposala!”
 
 
 
 
 
 
 
Un fioco raggio di sole oltrepassò le nubi che ricoprivano l’orizzonte. All’alba, Hogwarts era silenziosa e deserta. Hermione rabbrividì quando uno spiffero d’aria le sollevò i capelli dalla nuca. Stringendo la Mappa del Malandrino, si insinuò nel passaggio segreto e si lasciò scivolare nel tunnel nascosto. Sottoterra, l’aria era rigida e intrisa di muffa. Ma Hermione ormai si era abituata a quell’odore di terriccio e roccia polverosa. Toccò la Mappa con la punta della bacchetta e mormorò: - Fatto il Misfatto!-
Linee e cartigli scomparvero dalla pergamena. Hermione la ripiegò e la mise al sicuro nella tasca interna del mantello. Tenendo alta la bacchetta, cominciò a camminare. Pezzi di roccia e terra secca scricchiolarono sotto le suole delle sue scarpe. Piegò la schiena per evitare alcuni spuntoni taglienti che scendevano dal soffitto del tunnel e poi si rialzò. Ormai conosceva ogni singola sporgenza e ogni difetto del terreno. Poteva quasi percorrere il tunnel a occhi chiusi, ma era meglio non sfidare la sorte: inciampare e rompersi una gamba sarebbe stato controproducente.
Hermione arrivò alla fine del tunnel e si arrampicò. La cantina di Mielandia profumava, ed era un odore decisamente più piacevole di quello del tunnel! Attorno a lei, Hermione vide cataste di Piume di Zucchero, scatoloni di Api Frizzole, confezioni di Pallini Acidi e di Scarafaggi a Grappolo. Sul tavolo da lavoro del proprietario, era stesa una spessa pasta blu dalle sfumature verdi che si muoveva. Gonfiava il suo centro e poi tornava piatta. Sembrava quasi che respirasse. Hermione la scrutò con attenzione. Ok. La pasta di zucchero respirava! Scuotendo la testa con un sorriso, Hermione sgattaiolò al primo piano, attenta a non fare rumore. Aspettò di essere sicura che le strade fossero deserte e uscì dal negozio, richiudendo poi la porta con lo stesso incantesimo con cui i proprietari l’avevano sigillata. Rapidamente, Hermione si lanciò in una stradina secondaria e cominciò a camminare.
L’alba stava sorgendo nascosta dalle nuvole. La poca luce illuminava fiocamente le strade e le case sembravano ombre scure stagliate in tutte le direzioni. Era l’atmosfera perfetta per passare inosservati. Per sicurezza, Hermione strinse le dita attorno alla bacchetta, nella tasca del mantello. Era sempre nervosa, quando attraversava Hogsmeade. Le possibilità di incontrare un Auror erano alte, anche a quell’ora del mattino. Una volta aveva avvistato Tonks, ma si era nascosta comunque. La brillante e giovane Auror avrebbe potuto accidentalmente rivelare alla signora Weasley di averla vista a Hogsmeade all’alba. Quanto ci avrebbe messo Molly a fare due più due?
Riflettendo su quelle possibilità, Hermione alzò lo sguardo sulla strada e il sangue nelle sue vene congelò all’istante. Un uomo camminava verso di lei, ma non l’aveva ancora notata. Teneva il naso incollato alla Gazzetta del Profeta del giorno prima. Hermione fu molto rapida. Con uno scatto, sparì nel vicolo alla sua destra e si nascose dietro una grossa catasta di scatole di legno. L’uomo continuò a camminare e oltrepassò il suo nascondiglio. Hermione lo riconobbe. Non conosceva il suo nome, ma sapeva che era un Auror. Lo vedeva spesso pattugliare Hogsmeade a quell’ora. Con il cuore a mille e il fiato corto, Hermione aspettò di avere il via libera. Silenziosamente, uscì dal nascondiglio e sbirciò lungo la strada che aveva percorso l’Auror. L’uomo era sparito. Sospirando di sollievo, Hermione riprese la sua strada e affrettò il passo. In meno di due minuti, era arrivata alla casa. Gli incantesimi di protezione la riconobbero e non le impedirono di aprire la porta.
Hermione si era chiesta spesso chi fosse il proprietario di quella casa. Era abbandonata, per quel che ne sapeva, da parecchie anni. La gente la evitava, nessuno era interessato a comprarla. Ma lei non sapeva perché.
Le assi di legno della scala scricchiolarono al suo passaggio, mentre Hermione saliva al piano di sopra. Quel particolare pezzo della casa le ricordava sempre la Stamberga Strillante. Sospirò, ricordando l’ultima volta in cui ci era stata. Avevano salvato la vita a Sirius. Avevano scoperto la verità su Minus. Avevano cercato di fare la cosa giusta, riuscendoci solo per metà.
Hermione scacciò quei pensieri e saltò l’ultimo gradino, dove un foro nell’asse si allargava ogni giorno di più. Attraversò il corridoio silenzioso e si insinuò nella stanza. Non era una stanza, ma la stanza. Era l’unica che fosse sopravvissuta decentemente allo stato di abbandono. Le tende pendevano pesanti e bucherellate dalle finestre, ma c’erano ancora. Ogni finestra aveva il vetro intero e le travi del soffitto sembravano ancora in buono stato. Il pavimento era ricoperto da una moquette logora che Hermione era riuscita a migliorare con un incantesimo. C’era un divano enorme, dove un uomo della stazza di Hagrid avrebbe potuto sedersi comodamente. Era piuttosto malandato, ma con qualche piccolo incantesimo tarme e polvere se ne erano andate. C’era un letto a baldacchino a cui mancava la parte superiore e mezza colonna di destra. A Hermione ricordava tantissimo il vecchio letto di Grifondoro abbandonato nella Stanza delle Necessità. Alle pareti erano appesi dei candelabri dall’aspetto piuttosto inquietante. Sembravano Ippogrifi infuriati, ma Hermione non ne era molto sicura. Fred aveva provato a modificarli con un incantesimo, ma il risultato era stato deludente. Ora sembravano Ippogrifi arrabbiati e anche un po’ suonati.
Ridendo al ricordo di quel pomeriggio in cui avevano tentato di staccarli dalla parete, Hermione si lasciò cadere fra le coperte calde del letto. Con uno sventolio di bacchetta evocò le sue fiamme azzurre e le lasciò ondeggiare nella stanza, che fu pervasa da una luce celeste e calda. Appoggiò la bacchetta sul comodino e si raggomitolò sulle coperte, con la testa sul cuscino. Per un istante, i suoi occhi cedettero e le palpebre si richiusero. Li riaprì di scatto e si girò a pancia sopra.
Resta sveglia, Hermione!
Sbadigliò, coprendosi la bocca con la mano destra. Era più facile a dirsi che a farsi!
Il sesto anno a Hogwarts si stava rivelando molto più difficile del previsto. Non solo il carico di compiti era aumentato, ma era cambiato anche l’atteggiamento dei professori. Pretendevano sempre di più, volevano il massimo da ognuno e assegnavano incantesimi sempre più difficili. A quello, dovevano aggiungere il fatto che il castello fosse sorvegliato da schiere di Auror che, inconsciamente, innervosivano gli studenti, perché ricordavano loro cosa stesse avvenendo fuori da quelle mura. Il panico generale era evidente. Come se non bastasse, poi, Piton aveva preso la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Bell’affare! Hermione non riusciva a decidere cosa fosse peggio, se i tentativi di Harry di incolpare Piton o quelli di Piton di bocciare Harry.
Lumacorno era un altro protagonista discutibile di quell’anno fuori dalle righe. Le sue lezioni erano interessanti, Hermione dovette riconoscerlo. La cosa che più detestava, però, era il Lumaclub. Lo sguardo di Hermione si perse fra le travi rose del soffitto. Oh, sì, odiava quelle riunioni. Odiava mettersi in mostra, in generale. Figuriamoci in un club esclusivo di studenti intelligenti ma altezzosi. Di cui anche McLaggen faceva parte. Ironicamente, quella era la parte più divertente. Certo, i suoi corteggiamenti erano sempre più viscidi, ma era uno spasso condividere con Fred quell’aspetto della sua vita a Hogwarts. Vederlo ingelosire la riempiva di orgogliosa soddisfazione. Hermione sorrise al soffitto, sentendosi anche un po’ in colpa.
A completare il quadro, c’erano i sospetti di Harry nei confronti di Malfoy. Più che altro, per Harry era diventata una vera e propria ossessione, tanto che Ginny aveva spesso minacciato di rinchiuderlo nella Torre Nord con la Cooman, che era diventata piuttosto petulante e indisponibile da quando Fiorenzo condivideva con lei la cattedra di Divinazione.
Studio, sospetti, professori inquietanti, complotti e piani assurdi per incastrare Malfoy. Quello era un riassunto del suo sesto anno a Hogwarts che non rendeva molta giustizia alla realtà. L’unica via di fuga era Fred. I loro incontri a Hogsmeade, per Hermione, erano diventati una vera e propria ancora di salvezza. Le regalavano qualcosa di prezioso: la libertà.
Cullata da quella tranquillità che solo la prospettiva di rivederlo poteva infonderle, Hermione lasciò che i suoi occhi si chiudessero e che il suo corpo cedesse al sonno. Si addormentò, sapendo che, al suo risveglio, Fred sarebbe stato lì accanto a lei.
 
 
 
 
 
 
 
Nel torpore del sonno, Hermione sentì qualcosa fra i capelli. Era una carezza lenta e dolce. La sua guancia si spostò dal cuscino e trovò qualcosa si solido e morbido contro cui appoggiarsi. Un familiare profumo di cannella invase i suoi sensi. Sorridendo serena, Hermione si strinse contro il suo corpo, assaporando quel momento di beatitudine in cui poteva rimanere lì, fra le sue braccia, e sentirsi protetta.
- Potrei offendermi, Granger!- mormorò Fred, l’ombra di un sorriso nella voce allegra.
Hermione sorrise ad occhi chiusi. – Perché mi sono addormentata?-
- Esattamente. Potevi almeno fingere di essere felice di rivedermi!- scherzò.
- Ho studiato fino a tardi!-
- Con McLaggen?-
- No, con Ron..-
- Davvero simpatica –
- Non era una battuta. Ho davvero studiato con Ron!- ribatté lei, alzando la testa.
Fred scoppiò a ridere e le circondò una guancia con la mano. – Mi sei mancata – sussurrò.
- Anche tu – rispose Hermione, prima di chinarsi per cercare le sue labbra.
In quel bacio, Hermione ritrovò tutte le emozioni che aveva rincorso per due settimane. La sicurezza che lui le regalava. La serenità. La passione. Il desiderio di sentirlo vicino, di condividere con lui anche gli aspetti più stupidi e irrilevanti della sua vita. Il bisogno di stringere i suoi capelli fra le dita, di incontrare le sue labbra ogni volta che voleva. La voglia di accarezzare la sua pelle e respirare il suo profumo dolce e frizzante al tempo stesso.
Le ore che passavano insieme non sembravano mai abbastanza. Per quanto quella lontananza non fosse tragica come si erano aspettati, Hermione sentiva comunque le ore scorrere inarrestabili e malefiche, e sapeva che, passata quella giornata, avrebbe dovuto attendere forse due, forse tre settimane per rivederlo. Pensare al conto alla rovescia non era d’aiuto, ma allontanare quei pensieri era più difficile del previsto. Hermione quasi si pentì di essersi addormentata. Quanto tempo aveva sprecato?
- Per quanto ho dormito?- chiese, e una leggera nota di panico le ondeggiò nella voce.
Fred sorrise tranquillo. – Dieci minuti, più o meno!-
Hermione trattene un sospiro di sollievo. – Potevi lasciarmi dormire..- disse, con finta disapprovazione.
- Sono nato per infastidirti, ormai dovresti saperlo!- ribatté lui.
Ridendo, Hermione tornò sulle sue labbra. Probabilmente non si sarebbe mai stancata di baciarlo. Il sapore di Fred era unico, dolce e invitante. Era una tentazione continua, qualcosa che poteva essere paragonato solo a dell’acqua fresca sotto il sole cocente. Era irresistibile e lei amava il modo in cui le sue labbra la cercavano, il modo in cui intrecciava la lingua alla sua, per dominarla, per rapirla, per trascinarla in quell’oblio ormai familiare. Amava ogni cosa di lui.
Per quanto Hermione fosse abituata alla presenza di Fred, la lontananza giocava degli strani effetti su di lei. Era quasi come viverlo per la prima volta, ma consapevole di quanti ricordi aleggiassero alle loro spalle. Era come sentire il calore della sua pelle per la prima volta, mentre il ricordo di quel contatto intensificava ancora di più le sensazioni che le provocava e che le aveva sempre provocato.
Erano emozioni surreali che nemmeno lei riusciva a definire. Ma le amava. Tutte, dalla prima all’ultima. E non vedeva l’ora di riviverle, ogni volta. Aspettava ansiosamente che arrivasse il giorno del loro incontro per poterlo riabbracciare e per tornare di nuovo in quel mondo sicuro e confortante, dove esisteva solamente il loro rifugio. Dove esistevano solo le sue carezze, i suoi baci e l’amore che condividevano.
Inseguendo quel desiderio, Hermione approfondì il bacio e scese ad accarezzare i fianchi di Fred. Reagendo a quella passione, Fred le premette una mano sulla nuca per avvicinarla a sé. Hermione nascose un sorriso in quel bacio. Se c’era una cosa che Fred Weasley sapeva fare molto bene, era indovinare ogni suo singolo desiderio..e realizzarlo. Quella connessione che li aveva caratterizzati fin dal primo momento, non li aveva ancora abbandonati. Il modo in cui Fred riusciva a entrare nella sua mente era sorprendente. Nemmeno la Legilimanzia poteva competere. Era qualcosa che andava ben oltre la semplice lettura del pensiero. Era una vera e propria unione. Come se entrambi condividessero gli stessi pensieri, le stesse emozioni e gli stessi desideri. Erano corpi uniti nella mente e nell’anima. Ma non era solo questo. La passione che li univa era travolgente, frizzante e spensierata. Dietro le note delicate dell’amore, c’erano ancora le impetuose correnti di quel gioco che li aveva visti protagonisti. C’erano ancora i ricordi di quella sfida emozionante e intrigante. Era un gioco che continuavano a condividere, che probabilmente non li avrebbe mai lasciati immuni. Era il piacere di provocarsi a vicenda, di ribellarsi al controllo dell’altro, di prendere e dare. Una lotta continua fra passione e desiderio. Irrazionale eppure così piacevole e gustosa che Hermione non avrebbe mai potuto rinunciarvi.
La prima volta, aveva sfidato il suo stesso orgoglio, affrontando la razionalità e la ragione, scegliendo la via più semplice: lasciarsi travolgere da quell’onda. Non era cambiata poi molto, la situazione. Ora sfidava i suoi stessi desideri e lasciava che quelle emozioni la rapissero senza mai opporsi. Perché Fred le aveva insegnato una cosa importante: ne valeva la pena.
Lasciarsi andare era la scelta migliore. Ma questo non significava rinunciare al gioco..
Erano nati per provocarsi, erano nati per pretendere un controllo che l’altro gli avrebbe sempre soffiato via. Erano nati per sfidarsi, per trovarsi e per amarsi. E avrebbero continuato a farlo.
Con una lentezza esasperante, Fred le accarezzò i fianchi e soffermò le dita sull’ultimo bottone della camicia. Le sfiorò il collo con la lingua, mordendo poi la sua pelle e strappandole un sospiro. Hermione socchiuse gli occhi, assaporando quel momento e vivendolo con ogni centimetro del suo corpo.
La sua pelle, che reclamava quella di Fred..
Le sue labbra, che imploravano un contatto..
Il suo cuore, che scalpitava furioso.
Ma Fred non l’avrebbe spogliata subito, non avrebbe mai reso le cose così facili. Hermione lo sapeva e ammirava quel suo modo di agire, nonostante non fosse disposta a dirlo a voce alta.
Strisciando su di lei, Fred le accarezzò la clavicola con le labbra e slacciò l’ultimo bottone con un gesto sicuro e lento al tempo stesso. Poi si sollevò, per guardarla negli occhi, e le sorrise. A volte, quel gesto semplice, la disarmava molto più di un bacio travolgente. Il sorriso di Fred era qualcosa di inimitabile. Non poteva essere paragonato a nient’altro. Nulla gli avrebbe reso giustizia.
Hermione ricambiò il sorriso e si morse il labbro, sollevando la testa per baciarlo, ma lui si spostò sorridendo. Hermione finse di alzare gli occhi al cielo e lasciò ricadere la testa sul cuscino. Senza separare gli occhi da quelli di lei, Fred risalì lungo la sua camicia e slacciò altri due bottoni. Impiegò così tanto tempo, fra uno e l’altro, che Hermione pensò seriamente di afferrare la propria camicia e strapparsela via. Riuscì a resistere, forse per miracolo. La tentazione, infondo, era parte del gioco. Resistere era la sua arma migliore.
Fred scese a baciarla, mentre il quarto bottone usciva dall’asola. Mentre risalivano in cerca del quinto, le sue dita sfiorarono la sua pelle fresca e Hermione rabbrividì. Resistere stava diventando un’ardua impresa. Aveva così tanta voglia di sentire il corpo di Fred contro il suo..ma Hermione strinse le labbra e lasciò che lui continuasse a slacciarle la camicia con misurata lentezza. Lasciò che continuasse a soggiogarla e a tenerla in suo potere.
Quando anche il sesto bottone saltò via, Fred lasciò le sue labbra e scese lentamente lungo il suo corpo. Con baci morbidi e infuocati, percorse i suoi fianchi, la sua pancia e risalì verso i bottoni ancora incastrati nelle asole. Ne afferrò uno con i denti e tirò. Continuò a risalire, giocando con la sua pelle, ingannandola, illudendola che la stesse spogliando più velocemente, ma senza farlo veramente. Prima di afferrare un bottone, lasciava scorrere volutamente la lingua sulla pelle di Hermione, e lei, scossa da quel contatto, inarcava la schiena, avvicinandosi a lui.
Quando Fred afferrò l’ultimo bottone, Hermione decise di abbandonare il suo ruolo di vittima pervasa dal fuoco e di diventare il predatore assetato di fiamme. Con un movimento deciso, afferrò i capelli di Fred e lo obbligò a tornare verso le sue labbra. Le catturò in un bacio intenso e profondo, così languido che Fred perse la sua sete di controllo e si lasciò andare fra le sue braccia. Hermione non aspettava altro. Sollevò leggermente un ginocchio, strisciando la gamba contro quella di lui, con una carezza lenta e suadente al tempo stesso. Sollevò il bacino, stringendosi a lui, e premendo contro la sua erezione. Quel contatto strappò un gemito ad entrambi e Hermione si ritrovò di nuovo inerme, travolta da una passione che non poteva controllare. Abbandonò la sua ribalta e decise di lasciarsi trascinare dalle fiamme che le avevano incendiato le vene. Rispondendo a quello stesso desiderio, Fred le slacciò i jeans e li fece scorrere lungo le sue gambe con un gesto impaziente. Risalì dalla caviglia alla coscia, accarezzandola, poi portò una mano dietro la sua schiena e la avvicinò a sé, continuando a baciarla. Forse voleva rallentare, o forse voleva riprendersi il controllo della situazione, in ogni caso Hermione non glielo permise. Con un gesto rapido e deciso gli slacciò i jeans, ma invece di toglierglieli, si soffermò ad accarezzarlo. Quel contatto gli strappò un gemito che Fred soffocò nella sua bocca. Hermione sentì le sue labbra stringersi per un momento, e il suo corpo irrigidirsi, per poi rilassarsi e tornare a stringerla. La rinnovata passione con cui la baciò, travolse Hermione come una cascata di fiamme. Fu allora che entrambi decisero di arrendersi, dimenticando chi fosse la preda e chi il predatore. Non aveva più importanza, comunque. Erano entrambi vittime di qualcosa che non potevano controllare. Erano insieme, e questo era tutto ciò di cui avevano bisogno. No, forse non era tutto lì. Avevano bisogno di sentirsi vicini, avevano bisogno di unirsi. Quell’unione era necessaria, era vitale. Non potevano rinunciare. E mentre gli ultimi vestiti sparivano, il mondo attorno a loro diventava solamente una bolla di fiamme e aria fresca, dove brividi e calore si incontravano e dove contavano solo quelle emozioni che scandivano i battiti sincronizzati dei loro cuori. Era una corrente travolgente e inarrestabile, che non conosceva ostacoli e si abbatteva su di loro senza incontrare argini. Hermione lasciò che la invadesse completamente, lasciò andare ogni cosa, stringendosi a Fred e perdendosi in quell’oblio che aveva conosciuto grazie a lui.
Era quella la perfezione di cui aveva bisogno. Sentirlo dentro di sé, i corpi vicini, la pelle a contatto con la sua e le sue labbra, dolci, passionali e ardenti, che catturavano le sue. Era una perfezione che poteva essere solo sua. Era Fred. Era lui a rapirla ogni volta, a trasformare il suo mondo in un oblio di fiamme.
Il resto del mondo poteva anche sparire. Infondo, il suo vero mondo, era quello che poteva condividere con Fred.
 
 
 
 
 
 
 
Un tuono squarciò l’aria. Il temporale scuoteva Hogsmeade da quasi due ore. Hermione portò la coperta fino alle spalle e poi lasciò cadere il braccio attorno ai fianchi di Fred.
- Non dirmi che hai freddo!- scherzò lui, abbracciandola.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Perché non dovrei?-
- Come puoi avere freddo fra le mie calorose braccia?-
Hermione sorrise. – Non ti stai impegnando molto per scaldarmi..-
Dopo una pausa che la lasciò molto soddisfatta, Fred disse: - A volte credo davvero di aver creato un mostro!-
- Sono la migliore. Riesco a batterti in ogni cosa!-
- Vacci piano, Granger!- scherzò lui, baciandole una tempia.
- Hai ragione: il posto di ordinario egocentrico lo lascio a te!- commentò lei.
Ridendo, Fred le prese il mento fra le dita e le sollevò il viso per baciarla.
- Che cosa stavo dicendo, prima che mi interrompessi con le tue brillanti battute?- chiese Fred.
- Insultavi Piton!- rispose lei, preparata.
- Strano che abbia dato la precedenza a lui, invece di McLaggen!- commentò, parlando più con se stesso.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Le tue lamentale rimangono comunque inutili. Prima o dopo, non fa differenza!-
- Dovresti essere contenta!- protestò Fred, quasi offeso.
Hermione sollevò le sopracciglia. – Per cosa?- chiese scettica.
- La mia gelosia dimostra quanto tenga a te!-
- Quindi ammetti di essere geloso?- concluse Hermione, soddisfatta.
Fred sbuffò. – Perché cogli sempre il significato sbagliato?-
- Perché sono convinta di avere ragione – rispose lei, scrollando le spalle.
- Non sono geloso di McLaggen..-
- E Ron è il Principe delle Pozioni!-
Fred scoppiò a ridere e scosse la testa. – Non hai idea di quanto mi rendi fiero, quando insulti Ron!- mormorò, per poi baciarla.
Hermione rise sulle sue labbra e ricambiò il bacio con passione. Decise di lasciar cadere l’argomento gelosia..per un po’.
- A proposito di fratelli fastidiosi: ho un messaggio da parte di Ginny!- disse.
Fred la guardò con profondo interesse e lei aggiunse: - “Io avevo ragione!”-
- Eh?-
- E’ il messaggio di Ginny. “Io avevo ragione” – spiegò Hermione.
Fred rimase in silenzio per qualche istante, poi scoppiò a ridere. – Oh santo Merlino, devo cominciare a mettere da parte venti Galeoni!-
- Per cosa?- chiese Hermione curiosa.
Fred scacciò l’aria con la mano. – Una vecchia scommessa..-
- E su cosa ha ragione?- ritentò lei.
- E’ convinta di vincere, tutto qui..-
- Ma su cosa avete..-
Fred le tappò la bocca con un bacio, ma Hermione non si fece ingannare. Si separò bruscamente dalle sue labbra e lo fulminò con lo sguardo. – Fred!-
- Cosa c’è?- chiese lui, sfoderando un sorriso innocente.
- Su cosa avete scommesso?- chiese lei, con sguardo severo.
Fred sospirò. – Tanto per chiarirci: mi tormenterai fino allo sfinimento, giusto?-
Hermione annuì con sguardo fiero. – E anche oltre, se necessario!-
Fred alzò le mani in segno di resa e si sistemò a sedere sul letto. Hermione fece lo stesso e lo guardò con impazienza e, dovette ammetterlo, un pizzico di apprensione. Era davvero così sicura di volerlo sapere?
Fred interpretò lo sguardo indeciso di Hermione. – Ripensamenti?-
- Mi prendi in giro?- sbottò lei con ironia. – Parla!-
Lui la scrutò ancora un istante con sospetto e poi sfoderò un sorriso. – Ginny ha sempre sospettato che io provassi qualcosa per te!-
Hermione annuì. – Sì, il serpente e via dicendo –
- Esatto – confermò Fred. – Anche se aveva smesso di fare domande, era rimasta convinta della sua idea. Quando ha scoperto di noi è venuta a cercarmi per dirmi che non l’avevo ingannata e che aveva sempre avuto ragione lei. Da quel giorno, provvede a ricordarmelo puntualmente. Quest’estate abbiamo fatto una scommessa –
- E?- lo incitò Hermione.
- Sicura di volerlo sapere?-  azzardò lui.
- Fred..-
- Va bene, come non detto. Abbiamo scommesso..be’..diciamo sul nostro futuro!-
Qualcosa nello sguardo di Hermione lo fece tremare. – In che senso?- chiese lei, scandendo le parole.
Una piccola voce nella mente di Hermione le gridò di ritirare tutto e fingere di non aver mai iniziato quella conversazione. Ma era lei, Hermione Granger. Grifondoro, testarda, audace e fin troppo determinata.
- Fred?- lo incitò di nuovo.
Lui sospirò e si grattò la nuca. – Nel senso che..be’ Ginny se n’è uscita con una battuta e io ho colto l’occasione per scommettere!-
- Quale battuta?-
- Ha importanza?- chiese lui, fingendosi indifferente.
- Secondo te?- sbottò Hermione.
Fred sospirò rassegnato. – Prima puoi promettermi che non mi ucciderai e soprattutto che non getterai Ginny in pasto alla piovra?-
- Su Ginny stai tranquillo, su di te lo scopriremo solo vivendo!- rispose lei, mascherando un sorriso dietro una smorfia. Adorava metterlo in difficoltà.
- Dovevo immaginarlo..- rispose lui, annuendo. Poi schioccò le dita e le rivolse un sorriso. – Cercherò di corromperti! Qual era la domanda?-
- La battuta di Ginny – ripeté lei, alzando gli occhi al cielo.
- Ah sì, giusto. Ginny ha detto “Scommetto che Bill sarà il primo a sposarsi!”. Le ho chiesto il perché di questo presentimento, e lei ha risposto che solo un idiota non farebbe di tutto per accaparrarsi una come Fleur per il resto della vita. Considerando che nostro fratello non è un idiota..- concluse Fred, lasciando il concetto in sospeso.
Hermione cominciò a temere per il proprio destino. – E quindi?-
- Quindi mi è venuta un’idea. Ho chiesto a Ginny di scommettere su di noi. Lei è sicura che Bill sarà il primo e lei la seconda. Io sostenevo il contrario: saremo noi i secondi a sposarci! Così è partita la scommessa!- spiegò, sorridendo tranquillo. – Sono felice di avertelo confessato! Un peso in meno da portare!-
Hermione rimase immobile, come pietrificata, e gli rifilò un’occhiata tagliente. – Hai scommesso su di noi?-
Fred annuì. – Sì – rispose tranquillo.
- E quindi cosa significa il messaggio di Ginny?- chiese lei, impavida come sempre.
- Un paio di mesi fa, mi ha detto che forse ha sbagliato a scommettere su se stessa. E ha puntato su di me – rispose, stavolta un po’ meno tranquillo.
Hermione chiuse gli occhi un istante, decisa ad assimilare il significato di quelle parole lontano dallo sguardo da bambino vispo di Fred.
Ok. Possibili implicazioni? Doveva sposarsi, secondo Fred e Ginny, per seconda, dopo Bill e Fleur.
Riaprì gli occhi e guardò Fred con un sorriso divertito. – Riferirò a Ginny di cominciare a risparmiare..- commentò.
Fred rimase a bocca aperta. – Perché?-
- Perché io e te non ci sposeremo!-
- Mai dire mai, Granger!-
- Non ho detto che non ci sposeremo mai!- sbuffò Hermione. – Ho detto che non lo faremo dopo Bill!-
Il viso di Fred si illuminò e Hermione tremò al pensiero di aver commesso un grave errore. Effettivamente, doveva ricordarsi di accendere il cervello, prima di parlare.
- Quindi..stai dicendo che vuoi sposarmi?- azzardò Fred, senza riuscire a trattenere un sorriso vispo.
Hermione si morse l’interno della guancia. – No..-
C’era una via di scampo? Doveva esserci, doveva esserci per forza!
- E’ quello che hai detto..- mormorò lui, visibilmente divertito. – Hai detto che non lo escludi a priori!-
- Ma non ho nemmeno detto di volerlo fare!- si difese Hermione, anche se ormai era in trappola.
Qualunque mossa avesse tentato, non avrebbe mai distratto Fred. Mentre fissava il sorriso spavaldo e beffardo di lui, Hermione ripensò al secondo messaggio di Ginny.
“Sposala”
Ok, ora tutto aveva più senso. Aveva promesso di non gettarla in pasto alla piovra gigante, ma doveva comunque escogitare un modo per farla pagare cara alla sua migliore amica. Affettuosamente parlando.
Fred avvicinò il viso al suo e sussurrò: - Granger, sai di esserti incastrata con le tue stesse mani, vero?-
Hermione sfoderò un’espressione omicida e aprì la bocca per parlare, ma Fred non glielo permise. Rapì le sue labbra in un bacio morbido e profondo e Hermione dimenticò cosa stesse per dire. Mentre la sua lingua si intrecciava a quella di Fred, Hermione ripensò alla storia della scommessa e tutte le sue molteplici conseguenze. Perché la spaventava così tanto? Perché solo il pensiero di quella parola le faceva venire la pelle d’oca? Infondo, era davvero così assurdo pensare che lo avrebbe sposato? Sapeva di non poter sopravvivere senza di lui. Equivaleva ad ammettere che voleva passare il resto della sua vita con Fred. Con o senza la promessa di una fede al dito, che differenza avrebbe fatto?
Lentamente, Fred si separò da lei e la guardò negli occhi con un sorriso dolce. – Facciamo una scommessa?- mormorò.
Hermione sentì il proprio cuore fermarsi. – Che scommessa, Weasley?- chiese, riuscendo persino a sorridere.
Lui le accarezzò una guancia con le dita. – Io dico che mi sposerai, Granger..-
La reazione di Hermione a quell’affermazione sorprese persino lei. Invece di rabbrividire o di spaventarsi inutilmente, sentì qualcosa scaldarle il cuore. Sorrise involontariamente, incapace di resistere.
Eccola lì, la sfida. Il gioco. Erano sempre loro. Fred Weasley non si sarebbe mai smentito. E lei? Hermione Granger era nata per combattere. E sì, anche per amarlo. Era nata per raccogliere una sfida e affrontare le sue paure. Hermione aveva imparato che non c’era spazio per la paura, fra le braccia di Fred. Lui poteva scacciare ogni dubbio e ogni timore. Aveva imparato a rifugiarsi con lui nel loro mondo perfetto, dove le ombre non esistevano.
Tutto ciò che avevano costruito insieme, era nato grazie a un gioco. Un gioco di sguardi, di sorrisi. Un’attrazione che si era evoluta, diventando qualcosa di molto più importante. Ma era pur sempre iniziata come un’attrazione. Era sempre stato il gioco di Fred: quello in cui la tentazione regnava sovrana, e per cedere bisognava mettere da parte l’orgoglio. Hermione però era testarda e le pareti del suo orgoglio erano troppo salde per cedere così facilmente. E allora le bastava aspettare. Doveva semplicemente aspettare che Fred arrivasse con il suo sorriso malandrino e abbattesse quel muro. Quello era il suo gioco.
È una questione di orgoglio
- E io dico che ti sbagli, Weasley!- sussurrò Hermione.
Fred sorrise e disse: - Cosa scommettiamo?-
- Il resto della nostra vita insieme?- propose lei, arricciando le labbra con indifferenza.
- Non sembra male..-
- Perderai, Weasley!-
- E se ti dicessi che vinceremo entrambi?- la provocò lui.
Ridendo, Hermione si morse un labbro e si avvicinò a lui. Si sedette sulle sue gambe e circondò il suo collo con le braccia. Fred le accarezzò la schiena e la strinse in un abbraccio. Erano ancora occhi negli occhi, decisi a sfidarsi con lo sguardo, a provocarsi e a nascondere una confessione dietro uno scherzo.
- Adoro vincere!- rispose Hermione.
Ridendo, Fred la baciò e ogni parola o pensiero fu soffocato da qualcosa di molto più importante. L’amore. Perché infondo, che scherzassero o meno, Hermione lo sapeva: l’amore era la ragione che li aveva spinti ad affrontare quella sfida. Aveva sostituito una semplice attrazione e aveva unito le loro strade. Come sempre, avrebbero permesso all’amore di trascinarli e delineare il loro percorso.
Hermione sapeva a cosa andavano incontro. Sapeva che, fuori dal loro rifugio, una guerra era alle porte. Ma non aveva importanza. Nel suo futuro, c’era un raggio di sole che spazzava le ombre. Per quanto la spaventasse ammetterlo, sapeva che quel futuro apparteneva anche a un’altra persona.
Non doveva decidere adesso. Non doveva farsi carico di quella promessa, proprio in quel momento. Doveva solo vivere, stringersi fra le braccia di Fred e amarlo. Con un pizzico di fortuna, avrebbe continuato a farlo ancora e ancora.
Forse per il resto dei suoi giorni.
 
 
 






Dice l’Autrice:
 
 
Buonasera Potterheads!
Come promesso, ecco il nuovo capitolo! Dunque, avrei un paio di cose da dire. La prima è una nota sul capitolo. Verso la fine, forse, avrete notato che ho inserito una frase che avevo già usato nel capitolo 8, sia nel testo sia nel titolo, e cioè: “E’ una questione di orgoglio”. Il motivo per cui l’ho fatto è che vorrei dare quel senso di ciclicità alla storia, come ha fatto poi la zia Jo! Ovviamente non eguaglierò mai il suo capolavoro! È un cerchio che si chiude: nel capitolo 8 Hermione, troppo orgogliosa per cedere alla tentazione e ammetterlo, decide di lasciarsi andare e di lasciare a Fred l’ingrato (ingrato?!) compito di abbattere il suo orgoglio. Qui fa esattamente la stessa cosa, anche se in modo un po’ diverso, considerando che non si tratta dell’inizio della loro storia, ma di una vera e propria crescita! Spero di essere stata chiara e di avervi spiegato bene questo concetto!
Altre note di servizio: domani parto per la montagna! Perciò non so se riuscirò a rispondere alle recensioni! Proverò a farlo il prima possibile! Il prossimo aggiornamento è quindi fissato per venerdì prossimo! Cercherò di rispondere subito alle recensioni!
Ultima cosa: GRAZIE! Dovrei scrivervelo a caratteri cubitali! Ogni volta che leggo una recensione mi emoziono! State seguendo in tanti questa storia, e questo mi commuove, davvero tanto. Non riuscirei a scrivere se non fosse per il vostro sostegno! Siete veramente meravigliose, grazie di cuore!
Ora, in alto le bacchette e fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo (lo ammetto, un po’ corto!)
Tanti baci di Mielandia :)
Amy

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Guerra e Tempesta ***


Capitolo 30
Guerra e Tempesta
 
 
 
 
 
 
 
Neville guardò il gufo spiccare il volo dalla finestra delle Guferia. Il suo sguardo seguì il volatile all’orizzonte, dove il cielo diventava sempre più scuro. Nuvole nere cariche di tempesta stavano coprendo la leggera foschia grigiastra che da giorni incupiva il castello. Durante il mese di maggio, di solito, gli studenti se ne stavano fuori nei prati a godersi il sole. Non quell’anno. L’inverno sembrava l’unica stagione sopravvissuta al cambiamento del Mondo Magico. La pioggia aveva preso il sopravvento assieme a venti gelidi e tempeste furiose. Neville non ricordava nemmeno l’ultimo giorno di sole che avevano visto. Non ricordava il calore dei raggi sulla palle. Il cielo azzurro sembrava un vago ricordo del passato.
Sotto quella coltre grigia e scura, la paura regnava sovrana. Il mondo si stava preparando. Sospirando, Neville infilò una mano nella tasca. Da giorni si portava dietro una foto dei suoi genitori. Gliel’aveva regalata Luna. Come l’avesse trovata, rimaneva un mistero. Neville sorrise al ricordo del giorno in cui gliel’aveva regalata. Erano insieme, rintanati in un angolo riparato della Torre di Astronomia. Luna stava osservando le nuvole, per cercare forme buffe. Ad un certo punto, aveva estratto la foto dalla tasca del suo mantello e gliel’aveva data. Aveva detto: “Portali con te. Ti aiuteranno!”.
Aveva ragione. Be’, difficilmente Luna si sbagliava. Ma su quella foto aveva proprio ragione. Ogni volta che Neville sentiva i morsi della paura, stringeva fra le dita quella foto. Ormai l’aveva stropicciata e usurata, ma non gli importava. I visi sorridenti dei suoi genitori non sbiadivano, né cambiavano. Erano sempre lì a infondergli coraggio.
Quando li avrebbe rivisti? Settimane, mesi, anni? Mai? Cosa sarebbe successo?
In quella lettera appena spedita, Neville aveva chiesto alla nonna di correre al San Mungo per riferire un messaggio ai suoi genitori. Sapeva come avrebbe reagito l’anziana donna. Avrebbe alzato gli occhi al cielo e avrebbe borbottato fra sé che era tutto inutile. Ma Neville sapeva che non era vero. Alice avrebbe capito. Lei capiva sempre tutto del suo unico figlio. E Frank, lui sarebbe stato fiero. Quel messaggio era importante. Molto importante. Neville sperò con tutto se stesso che la nonna capisse quanto contasse per lui. Sorridendo al cielo grigio, Neville si rilassò. Era un po’ bisbetica, invadente e critica, nei suoi confronti, ma era saggia. Lei sapeva leggere i suoi sentimenti. Un po’ come sua madre. Un po’ come Luna.
Rise da solo, rivolgendo lo sguardo alle cime degli alberi della Foresta Proibita, che ondeggiavano per il forte vento. Tutte le donne della sua vita erano un po’ strane.
Era stato cresciuto da una donna svitata e sempre scontenta di qualcosa: il Ministero, il Ministro, Neville, la gestione del San Mungo, le leggi sui Goblin, Neville, la presenza di zucchero nei Cioccalderoni, la Gazzetta del Profeta, Neville, i giornalisti, il Ministro, il Ministero, Neville..
Una donna scontenta di tante cose, ma orgogliosa di tante: la sua famiglia, suo figlio, il nome dei Paciock, l’Ordine, Silente, i Potter, la battaglia contro il male..Neville!
Sua madre, Alice Paciock, aveva lottato fino alla fine ed era stata torturata fino alla pazzia. Ma aveva protetto l’Ordine. Coraggiosa. Ecco cos’era Alice Paciock. La donna più coraggiosa del mondo. Come Lily. E Neville, come Harry, aveva affrontato una vita difficile che stava per culminare nell’unico finale che le loro madri avevano cercato di evitare, sacrificando se stesse: la guerra.
E poi c’era Luna. La fidanzata più strana del mondo. Lunatica, vaneggiante, intelligente, furba e buona, una persona che amava con il cuore e riusciva a credere in se stessa e negli altri, che ignorava le critiche e pregiudizi e guardava l’anima di ogni persona, senza fermarsi alle apparenze. Luna. La ragazza che amava e che non avrebbe mai smesso di amare. La ragazza che gli aveva regalato quella foto ormai stropicciata.
Neville sollevò l’immagine dalla tasca. I volti sorridenti di Alice e Frank lo salutarono. Sorridendo, Neville accarezzò il viso tondo di sua madre e pregò con tutto se stesso che la nonna riferisse ai genitori il suo messaggio.
La guerra si avvicina. Io sono pronto a combattere.
 
 
 
 
 
 
 
Luna entrò saltellando nella Guferia. Il vento forte sollevò i suoi lunghi capelli biondi, arrotolandoglieli sulle spalle. Sorridendo, raggiunse Neville accanto alla finestra. Stava guardando la foto dei suoi genitori. Senza dire niente, gli prese una mano e appoggiò la testa sulla sua spalla. Senza una parola, Neville avvolse un braccio attorno alle sue spalle delicate. Luna lasciò vagare lo sguardo oltre l’orizzonte.
Amava le tempeste, ma quella non era una tempesta come le altre. Era la guerra. Avanzava verso di loro, cupa e tenebrosa, sempre più reale. Camminava lenta, calpestava alberi, fiumi e colline e si avvicinava. Luna sapeva che il sole si nascondeva dietro le nuvole. Sapeva che, finita la pioggia, il cielo azzurro sarebbe tornato a irradiare il mondo. Guerra e pace. Il sole doveva tornare, prima o poi. Purtroppo, significava combattere. Lei odiava combattere. Uccidere era spregevole. Ferire era malvagio. Ma avrebbe difeso ciò che amava. Avrebbe difeso suo padre. Avrebbe difeso Neville. Amava troppo quel ragazzo, non poteva perderlo. Non ora che vedeva il suo futuro oltre la tempesta.
Il peso del mondo gravava sulle spalle di ragazzi troppo giovani, Luna lo sapeva. Ma erano pronti. Dovevano esserlo per forza. Infondo, era ciò che li distingueva da Voldemort: loro avevano qualcosa per cui lottare. Anzi, avevano molte cose per cui lottare.
Amore.
Libertà.
Luce.
Giustizia.
Amicizia.
L’arma più potente del mondo era l’amore. L’amore riassumeva tutto quanto. Era tutto ciò di cui avevano bisogno. Per un momento, Luna fu spaventata da un brutto presentimento. E se lo avesse perso? Se avesse perso Neville? O suo padre? O Harry? O Hermione?
No, non li avrebbe persi. Si costrinse a sorridere, a dimenticare quella sensazione di terrore. Ma Neville, ormai, si era già accorto di quella tensione nel corpo di Luna.
- Stai bene?- le chiese.
Luna sollevò lo sguardo con aria sognante. – Pensavo a quante probabilità ci fossero di perdere le persone che amo!- rispose, con la sua solita schiacciante sincerità.
Nello sguardo di Neville, vide paura, divertimento ed esasperazione. Accennando un sorriso, il ragazzo rispose: - Sono molto alte!-
- Sei coraggioso, ad ammetterlo – commentò Luna, accarezzandogli una guancia.
- Però non dovremmo pensarci –
- No, infatti. È un pensiero ridicolo!-
- Perché?- chiese lui perplesso.
Luna sfoderò un sorriso radioso. – Perché l’amore supera la morte. Se tu morissi, io non smetterei di amarti!-
- Luna, possiamo evitare l’argomento? Mi stanno venendo i brividi!- sbottò lui, tremando.
Ridendo, lei si sollevò sulle punte per baciarlo. Era così tenero. Spaventato e coraggioso, troppo buono per lasciarsi soggiogare dalla paura, ma troppo innocente per credere il male non esistesse. Quello era Neville. Per quanto fossero spaventose le sue parole, Luna era convinta di ciò che aveva detto. Non avrebbe mai smesso di amarlo. Le persone che muoiono, sono ricordi, riflessi per sempre nei cuori di chi le ha amate. Non si può smettere di amare. È l’unico modo per sconfiggere la morte. L’unico, perlomeno, che le fosse rimasto.
- Però hai ragione..- commentò Neville, guardandola negli occhi.
Ecco il Neville coraggioso!
- Non smetterei di amarti – continuò Neville. – Ma tu non morirai!-
- Nemmeno tu – rispose lei.
- Non lasciarmi mai – mormorò Neville.
- Mai – rispose lei, guardandolo con i suoi profondi occhi sinceri.
La tempesta era vicina. Luna amava le tempeste. E odiava la guerra. Mentre i fulmini illuminavano il cielo nero e i tuoni squarciavano il silenzio delle montagne, Luna si rintanò nell’abbraccio di Neville. La paura era un’infida nemica. Non poteva permetterle di avere il sopravvento, perché era come ammettere che avesse vinto il male.
Stretta fra le braccia di Neville, Luna affrontò la tempesta con lo sguardo. Odiava la guerra e odiava combattere. Ma aveva un’arma con cui lottare. Un’arma da condividere con Neville.
Qualcosa che andava ben oltre la morte.
 
 
 
 
 
 
 
Dalla finestra del corridoio del quarto piano, Calì guardava la tempesta. Era arrivata all’improvviso, irrompendo sulle montagne e scuotendo il castello. La tempesta, come la guerra, non avvisa. Arrivava e basta. Dovevano essere pronti. In qualsiasi momento. Dei passi alle sue spalle la fecero voltare. Sua sorella, Padma, camminava con gli occhi fissi fra le pagine di un libro.
La guerra non avvisava. La pace nemmeno. Ma almeno Calì poteva scegliere cosa affrontare prima. E visto che la guerra non sempre finiva nel modo giusto, la pace sembrava l’unica speranza. E lei aveva bisogno di speranza. Aveva bisogno di chiudere una guerra, per poterne affrontare un’altra. Aveva bisogno di pace.
- Padma?- la chiamò.
La gemella alzò lo sguardo di scatto dal libro e posò gli occhi scuri sulla sorella. – Calì! Che ci fai davanti a una finestra aperta? Ti ammalerai!- la rimproverò, correndo subito verso di lei.
Alzò le mani per chiudere la finestra, ma Calì non glielo permise.
- Devo dirti una cosa –
- Non puoi dirmela in un posto più caldo?-
Calì scosse la testa. Prese la sorella per le spalle e la spinse davanti alla finestra aperta.
- Cosa vedi?- le chiese.
Padma rimase un attimo immobile, mentre il vento sollevava su di lei la pelle d’oca. – Tante nuvole e qualche fulmine!-
- Sai cosa vedo io?- disse Calì, tremando.
Padma si voltò verso di lei e la osservò con attenzione. Poi fece un cenno con la testa, a metà fra un diniego e un invito a continuare.
Calì sentì una lacrima calda solcarle la guancia. – Io vedo la guerra.. – mormorò.
Qualcosa si ruppe negli occhi di Padma. E allora la sentì. Avvertì la paura. Vide le ombre muoversi nella luce fioca del pomeriggio. Vide le nuvole accalcarsi come nemici pronti ad attaccare. Vide la guerra. Attraverso gli occhi di Calì, vide il terrore. Ma nello sguardo della gemella ritrovò anche qualcos’altro, qualcosa che aveva perso da molto tempo. L’innocenza. La sua gemella.
- Com’è successo?- chiese Padma, mormorando.
Calì non ebbe bisogno di chiarimenti. Per la prima volta da anni, riuscì a sentire i pensieri della gemella. Riuscì a ritrovare quella connessione che aveva perso. Quella connessione, infatti, era il soggetto della domanda di Padma.
- Non lo so – rispose Calì. – Io penso che..siamo cresciute –
- Nel modo sbagliato. Mi sono comportata da vera stupida – ammise Padma.
- Io non ho fatto niente per fermarti, perciò la stupida sono io – disse Calì, scuotendo la testa.
- Tu riesci a sentirlo, vero?- chiese Padma.
- Il nostro legame?-
- Sì –
- Certo che lo sento. Come quando..-
-..abbiamo infilato del peperoncino nelle Cioccorane di papà!-
Scoppiarono a ridere insieme, pensando entrambe alla stessa cosa. Due bambine identiche, arrampicate su delle sedie alte, che ricoprivano delle Cioccorane con del Peperoncino Invisibile e rimanevano alzate fino a tardi per sbirciare dalla porta del salotto il padre che mangiava la cioccolata e tossiva, invocando dell’acqua.
- Perché abbiamo perso tutto questo?- chiese Calì, triste.
Padma le prese una mano. – Non lo abbiamo perso. Forse avevamo bisogno di andare ognuna per la nostra strada, solo per scoprire che, in realtà, non abbiamo mai percorso strade diverse!-
- Ci sei sempre stata – disse Calì, improvvisamente consapevole di quanto fossero vere quelle parole.
- Anche tu – confermò Padma, annuendo.
- Lotteremo insieme!- esclamò Calì.
Padma sorrise e la strinse forte in un abbraccio. – Insieme – mormorò all’orecchio della gemella.
Un tuono scosse le mura del castello, ma le sorelle lasciarono aperta la finestra. Perché la guerra, come la tempesta, non si fermava davanti ad un vetro. Avanzava, temeraria e forte. L’unico modo per affrontarla, era scendere in campo a testa alta. Lasciare aperta la finestra. Così la tempesta poteva entrare. E loro potevano combatterla. Insieme.
 
 
 
 
 
 
 
Seduto su una poltrona del dormitorio, Seamus stava cercando di memorizzare gli ingredienti di una Pozione particolarmente antipatica. Sbuffando, lanciò il libro sul tappeto e cominciò a guardare il fuoco. Scoppiettava allegro, sembrava immune alla tempesta che stava scuotendo Hogwarts. In quel momento, il ritratto si aprì e Calì spuntò nella Sala Comune. Corse da Seamus e si gettò sulle sue gambe, ridendo.
Lui, sorpreso e divertito, la abbracciò, salvandola da una caduta. – Sei così tanto felice di vedermi?- la prese in giro.
Calì alzò gli occhi al cielo. – E’ successa una cosa magnifica!-
- Lavanda si sposa?-
- Seamus..-
- D’accordo. Cos’è successo?-
- Padma!- rispose lei, mentre una lacrima faceva capolino nei suoi occhi.
Seamus rimase un istante a bocca aperta. – Avete fatto pace?-
Calì annuì e sorrise, mentre le lacrime scendevano lungo le sue guance.
Sorridendo, Seamus la abbracciò e la strinse forte a sé. Calì appoggiò la testa sulla sua spalla e si lasciò cullare dalle sue carezze. Rimasero lì per quelle che gli sembrarono ore. Seamus riusciva a percepire il battito emozionato del cuore di Calì, mentre respirava il suo dolce odore di fragole. Era una sensazione meravigliosa starsene lì, semplicemente abbracciati. Era come essere impegnati in una lunga conversazione sui loro sentimenti, senza dover usare una sola parola.
Dopo un po’, Calì alzò la testa e lo guardò dritto negli occhi.
- Ho paura – disse.
Seamus le accarezzò una guancia teneramente. – Anche io –
- Come si vince la paura?- chiese lei.
Lui alzò le spalle. – Non ne ho idea. Teoricamente dovremmo saperlo. Siamo dei Grifondoro!-
Calì alzò gli occhi al cielo sorridendo. – Non ce l’ha insegnato nessuno!-
- Questa sì che è sfortuna!-
- Però Silente ha detto qualcosa di importante, una volta..dopo che Cedric..-
Seamus le strinse la mano, mentre il ricordo di quella perdita tornava a logorare la sua mente. Calì deglutì e riprese. – Ha detto che l’unico modo per vincere, è credere in noi stessi e nell’amore. Non credo abbia usato esattamente queste parole, ma basta il concetto!-
Seamus annuì. – Dobbiamo restare uniti –
Calì sorrise e gli accarezzò una guancia. – Se morirò..-
- Non dirlo nemmeno per scherzo!- scattò Seamus, improvvisamente preda di un terrore che non poteva controllare.
Il solo pensiero di perderla, sembrava insopportabile. Cosa avrebbe fatto, senza di lei? Non poteva convivere con quella prospettiva. Il suo mondo era insignificante, senza Calì. Nulla avrebbe avuto più senso.
- Seamus, c’è una guerra là fuori!-
- E allora?- sbottò lui, infuriato con se stesso e con Voldemort.
- E allora bisogna considerare anche l’ipotesi peggiore!-
- Tu non morirai, lo decido io!- esclamò lui, convinto.
Calì sospirò. – Posso finire la frase?-
- No, se inizia come prima!-
- Salterò la prima parte..- borbottò lei, esasperata.
Seamus rifletté un istante poi annuì.
- Bene!- esclamò Calì, poi riprese il discorso, evitando la frase iniziale: - .. voglio che tu sappia che la mia vita non avrebbe senso senza di te. E che, comunque vada, lotterò per poterti amare per sempre!-
Spiazzato da quelle parole, Seamus avvertì qualcosa muoversi dolorosamente nel suo cuore. Non poteva perderla. Per nessuna ragione al mondo. Doveva impedire alla guerra di portargliela via.
- Calì?-
- Sì?-
- Comunque vada, ti amerò per sempre!-
- Lo so, idiota!-
Ridendo, Seamus le afferrò il viso e la baciò. E quel bacio sanciva una promessa che aveva fatto a se stesso.
Non l’avrebbe lasciata andare. Mai.
 
 
 
 
 
 
 
Dean stringeva fra le mani la lettera di Alicia. Nell’ultimo periodo, quella distanza cominciava a pesare su di loro. Si amavano, tanto, e la lontananza li stava uccidendo. Con la guerra alle porte, ogni secondo passato insieme era prezioso. Perciò dovevano ritrovarsi. Il prima possibile.
Cosa li aspettava? Una guerra, crudele e impetuosa come una tempesta. Come le nuvole che, in quel momento, stavano oscurando il cielo. Dean strinse più forte la pergamena. Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederla. E avrebbe sacrificato la sua stessa vita per proteggerla. Buffo che Alicia gli avesse detto la stessa cosa. Avevano entrambi la testa dura. No, forse Alicia lo batteva anche in questo. Ma aveva importanza? Erano troppo determinati a proteggersi. Troppo arrabbiati con Voldemort per lasciarsi sfuggire l’occasione di lottare per la libertà. Dovevano combattere e proteggersi al tempo stesso. Avrebbero continuato a litigare su quell’argomento all’infinito. Alicia voleva che Dean si nascondesse; Dean voleva che Alicia scappasse. Alicia voleva combattere; Dean voleva unirsi all’Ordine. Alicia lo voleva fuori dai piedi; Dean la voleva fuori da guai.
Ridendo, Dean rilesse alcune righe della lettera.
 
 
“Se ti vedo sul campo di battaglia, giuro che ti faccio secco prima che ci provino i Mangiamorte o Voldemort in persona;  tutto chiaro Thomas?”
 
 
- Chiarissimo, Spinnet!- rispose al muro.
- Parli da solo?- chiese una voce alle sue spalle.
- Non hai di meglio da fare che tormentarmi, Seamus?-
- Sono il tuo migliore amico: per quanto possa essere ingrato, è il mio ruolo!-
- Alicia vuole che resti fuori dai guai..-
- Io ho appena detto a Calì che preferirei morire piuttosto che perderla..-
Dean guardò il suo migliore amico e sorrise. – Siamo fregati!-
Seamus si passò una mano sul mento e annuì. – Siamo in guai seri! Ma guarda il lato positivo!-
- E sarebbe?-
- Ora non sarò costretto a dirti che dovrò farti scudo con il mio corpo, se ti attaccheranno!-
- Stavo pensando la stessa cosa..- borbottò Dean.
- Perché non lo farai, vero?- lo incitò Seamus, lo sguardo severo.
- Sono un codardo, mica un Grifondoro!-
- Dean, potrei commuovermi- rispose Seamus, cogliendo il vero significato di quella risposta.
- Non sono la tua ragazza. Perciò evita smancerie!- borbottò Dean, disgustato.
Amore e amicizia. Quanto potevano essere diversi? Dean aveva due persone da proteggere. Alicia e Seamus. Valeva la pena lottare per loro.
Era un ragazzo senza passato. Perciò aveva bisogno di promettere una cosa a se stesso: avrebbe avuto un futuro.
 
 
 
 
 
 
 
Colin e Dennis Canon erano rintanati nell’aula di Trasfigurazione. Stavano scrivendo una lettera ai genitori. Non che avessero scelta. Da giorni, i genitori continuavano a fare domande. Cosa sta succedendo? Perché il tempo è cambiato? È colpa dei Maghi Oscuri? Chi è Voldemort? Perché non rispondete alle lettere?
- Non possiamo dire tutta la verità!- esclamò Colin. – Perciò buttiamo giù qualcosa di rassicurante!-
- Ma se non riusciamo nemmeno a rassicurare noi stessi..- mormorò Dennis.
Colin sentì una fitta attraversagli il petto. Suo fratello era così piccolo. Stava per affrontare una guerra. Stava per vivere orrori che nemmeno un adulto avrebbe potuto sopportare. Eppure non mancava mai di essere coraggioso e forte. Tranne quando pensava a Colin e ai suoi genitori. Allora la paura prendeva il sopravvento.
- Ehi, testa di zucca, ricorda cosa ti ho detto!- esclamò Colin, con un sorriso.
Dennis alzò lo sguardo. – Harry ci salverà tutti!-
- Esatto. E poi tu non combatterai!-
- Nemmeno tu!-
- Io non posso sottrarmi a questa decisione. Lo devo fare, Dennis!-
- Per morire con onore?- sbottò il piccolo Canon con una crudeltà di cui si pentì subito.
Colin reagì con un sorriso. – Per salvare te e le persone che amo. È il destino di chi vuole la pace, Dennis!-
- Anche io voglio che la guerra finisca, ma non voglio perdere te – confessò, quasi sull’orlo delle lacrime.
Colin lo abbracciò forte e disse: - Le persone che amiamo non se ne vanno mai veramente, Dennis. Io ci sarò sempre per te. Anche se non potrai vedermi. E comunque sono piuttosto bravo, nei duelli!-
- Visto che sei tanto bravo, perché non vai a cercare Voldemort!-
- Potrei farlo..-
- Sei sempre il solito idiota egoista!- sbottò Dennis, spingendolo via.
Colin lo guardò con un sorriso comprensivo. – So che sei arrabbiato..
- Ma davvero?- sbottò Dennis, sarcastico.
- Dennis, io ti voglio bene. Questo tienilo a mente sempre –
- Ti voglio bene anche io, ma rimani comunque un idiota egoista!-
- Sono un pessimo fratello –
- No, sei il miglior fratello del mondo. È questo il tuo problema! Non dovresti cercare di salvare me, ma te stesso!-
Colin arricciò le labbra. – Ma non avevi appena detto che sono un egoista?-
Dennis alzò gli occhi al cielo. – Sei egoista perché sei pronto a sacrificarti per me. Se tu muori, io come faccio? È questo il tuo egoismo: non puoi lasciarmi solo e andartene!-
- Ma io non morirò!-
- Se non vuoi morire, allora lascia che io combatta al tuo fianco. Se siamo insieme, non ci accadrà nulla!-
Colin rifletté su quelle parole. Il pensiero che il fratello affrontasse una guerra lo distrusse.
- Facciamo così: se Harry ti vorrà nel suo Esercito, allora va bene!- concluse Colin.
Dennis sorrise entusiasta e abbracciò suo fratello. – Ti proteggerò!-
- Sono convinto che lo farai!- rispose Colin, stringendolo forte.
Stretti in quell’abbraccio fraterno, entrambi affrontarono le conseguenze delle proprie scelte. Dennis sapeva che Harry non avrebbe impedito a nessuno di combattere. Soprattutto ai più forti. E Dennis se la cavava veramente bene. Sarebbe rimasto e avrebbe aiutato e salvato Colin.
Colin, d’altro canto, si ripromise di fare due chiacchiere con Harry.
Ma c’era un pensiero a cui entrambi si aggrapparono.
Prendi me, non mio fratello.
 
 
 
 
 
 
 
Lisa Turpin studiava in Biblioteca. Da quando la tempesta era iniziata, Lisa aveva abbandonato i libri e stava guardando oltre la finestra. Eloise, di fronte a lei, era concentrata su un punto imprecisato del tavolo.
- Sei pronta?- sussurrò Lisa.
Eloise scosse la testa. – Non credo che lo sarò mai –
- Se può consolarti, ho paura anche io –
- Ma tu sei una Grifondoro!-
- E allora?-
- Allora pensa a quanto debba essere penosa questa situazione per una Tassorosso..- borbottò Eloise.
- Lotterò comunque. Avere paura non significa ritirarsi da una sfida –
Eloise alzò lo sguardo sulla sua amica. – Sarò al tuo fianco. Non mi tiro indietro!-
Lisa annuì. – Il coraggio vive in chi lotta per una ragione!-
- Mi piace. Chi l’ha detto?-
- Silente. Non con queste parole. Ma io credo in lui. E se Silente dice che possiamo vincere, allora vinceremo!-
Eloise sorrise a Lisa. – Grazie –
- No, grazie a te- rispose Lisa, sorridendo all’amica.
Tornarono a concentrarsi sui libri, entrambe un po’ più coraggiose di prima. Quando il coraggio mancava, forse la cosa migliore era fare affidamento su un vero amico. Forse non era l’amico più coraggioso del mondo, ma era qualcuno che poteva sostenere il peso della paura e, a suo modo, renderlo un po’ più leggero.
 
 
 
 
 
 
 
Fuori dall’aula di Trasfigurazione, la professoressa McGranitt origliava la conversazione dei fratelli Canon. Una lacrima le scivolò sulla guancia. Decise di smettere di ascoltare e si diresse a passo svelto verso il suo ufficio. Crollò a sedere dietro la scrivania e prese un biscotto dalla scatola di latta. Masticò svogliatamente la pasta dolce e ripensò alle parole che aveva ascoltato.
Anche i più piccoli sapevano. Ormai era inutile negare l’arrivo di una guerra. Quanto mancava? Ore, giorni? Settimane, mesi?
Era lì, pronta ad invadere il loro mondo e trasformarlo in un inferno di ombre e morte. Come la prima guerra. Minerva la ricordava bene. Lei ci era già passata. Eppure continuava a temere quella scadenza. Continuava ad avere paura. Il conto alla rovescia era terrificante, soprattutto perché non poteva gestirlo. Era così tanto abituata ad aver il controllo su tutto, che avere le mani legate la destabilizzava. La rendeva inerme e debole. Troppo vulnerabile. Erano davvero pronti? Silente sosteneva che lo fossero. Minerva non era poi così convinta. Non era una cosa così semplice da affrontare. Non sarebbero mai stati abbastanza preparati.
Erano davvero pronti a subire delle perdite? Erano davvero pronti a schierarsi, pronti ad uccidere il nemico? Erano davvero pronti a contare i morti?
Il biscotto scivolò dalle sue dita tremanti. Si tolse gli occhiali e alzò lo sguardo sulla parete di fronte. Il ritratto di Godric Grifondoro sonnecchiava. Lui si che era coraggioso. E lei? Avrebbe reso onore alla sua Casa, la Casa che lei stessa dirigeva?
Non ne era molto sicura. Ormai, Minerva McGranitt non era più sicura di niente. Avrebbe dato qualsiasi cosa, pur di sapere cosa fare. Doveva credere a Silente? Certo che doveva. Ma la verità era ancora nascosta sotto un velo troppo spesso per potergli guardare attraverso. A conti fatti, si stava fidando del suo più caro amico senza sapere come e perché. Rivolse un sorriso spiccio al ritratto. Be’, fosse stata la prima volta..
Silente aveva ragione. Lei era una donna forte. E doveva proteggere gli studenti. Doveva proteggere la scuola e le persone a cui si era affezionata. I suoi colleghi, i suoi studenti, le persone con cui lavorava. Persino Gazza aveva conquistato un posticino, seppur minuscolo, nella lista delle persone da proteggere.
Sospirò, guardando il ritratto. Godric Grifondoro sarebbe stato fiero di lei. Perché il valore, in guerra, contava molto più di un incantesimo. Lei non era lì per uccidere i nemici. Era lì per salvare gli amici. Affrontare il male per permettere al bene di trionfare: era quella l’essenza del suo coraggio. Silente era stato chiaro. Harry andava aiutato. Non sapeva perché. Silente non condivideva i suoi piani tanto spesso. Anzi, non lo faceva mai, pensò con un po’ di affettuoso risentimento. Ma doveva fidarsi di lui.
Dietro la scorza resistente, Minerva McGranitt avvertì il morso del coraggio sciogliere il nodo della paura. Infondo, era sempre stato il suo più grande pregio: non avrebbe mai permesso a qualcuno di distruggere le persone che amava. Nemmeno a Voldemort.
Proteggerò questa scuola. Proteggerò gli studenti. Fosse l’ultima cosa che faccio nella vita!
 
 
 
 
 
 
 
- Thor, sta giù!- sbottò Hagrid, impedendo all’enorme alano di addentare un pollo appena spennato.
Il cane guaì e si accucciò accanto a un mucchio di sacchi e vecchie scatole di legno rotte. Hagrid inciampò su una pietra e appoggiò una mano alla capanna per sostenersi. Thor rizzò il muso, indeciso se approfittare di quella distrazione per rubare il pollo. Un’occhiataccia del padrone pose fine al suo dilemma.
Seduto sulle scale della sua capanna, Hagrid si voltò a guardare il castello, sovrastato da nuvole impetuoso e nere. Sospirò, pensando a quante cose fossero cambiate in quei mesi. Tempi bui stavano arrivando. Molto bui. Forse peggiori di quelli passati. E che cosa avrebbero dovuto affrontare? Guerra, dolore, lutto. Sospirando, staccò una coscia dal pollo e la gettò a Thor.
- Potrebbe essere l’ultima che mangi, amico mio..- borbottò, burbero, asciugandosi una lacrima appena caduta sulla sua folta barba.
Il cane guaì un ringraziamento e azzannò la coscia. Dopo averla inghiottita, posò il muso bavoso sulle ginocchia del padrone. Sorridendo, Hagrid lo accarezzò. Alzò gli occhi verso il cielo, mentre un tuono risuonava fra le montagne. Guerra e tempesta. Quale sarebbe arrivata prima? Infondo, poi, erano la stessa cosa.
- Meglio prepararsi, Thor: arriva una tempesta!-
 
 
 
 
 
 
 
Fuori dalle serre, la professoressa Sprite stava cercando di riempire un sacco con delle foglie secche di Tentacula. Paciock diceva di aver trovato un uso interessante di quelle foglie, e voleva mostrarglielo. Sorridendo, la Sprite continuò a riempire il sacco. Quel ragazzo aveva decisamente più di un talento.
- Pomona, posso darti una mano?- gracchiò una vocetta.
La professoressa si girò e intravide Vitious sul sentiero principale.
- Filius! No, grazie, ho quasi finito!- rispose lei con un sorriso.
Un tuono squarciò il cielo sopra le loro teste e la Sprite fece cadere il sacco. Sorridendo, Vitious lo raccolse e lo passò alla donna.
- Grazie..- mormorò lei. – Odio queste dannate tempeste!-
- Non promettono niente di buono!- aggiunse il professor Vitious, con una vocetta stridula intrisa di preoccupazione.
La Sprite annuì. – Oggi ho dovuto consolare due ragazze del primo anno che sono scoppiare in lacrime nel mezzo della lezione. Gli studenti hanno paura, Filius, e io non so più cosa fare per aiutarli. Come posso promettergli che andrà tutto bene, quando nemmeno io so come andrà a finire?- sbottò, visibilmente scocciata.
Il piccolo professore annuì. – Provo la stessa cosa, mia cara –
- Pensi che stia arrivando?- chiese lei, stringendo le dita sul sacco.
Istintivamente, Vitious alzò gli occhi verso il cielo. Una goccia di pioggia cadde sul vetro dei suoi occhiali.
- Non lo so, Pomona. Ma dovremo essere pronti!-
 
 
 
 
 
 
 
Nella Stanza delle Necessità, Draco guardava l’Armadio Svanitore. Seduto sul pavimento gelido e polveroso, pensava solo a una cosa. Perché?
Strinse le dita della mano destra sul polso sinistro. Voleva staccarsi il braccio a morsi. Voleva cancellare gli ultimi mesi della sua vita. Per cosa stava lottando? Che gioco stava giocando? Salvava la sua famiglia, e poi? Tornavano alla loro vita di sempre?
La sua risata fredda rimbalzò sulle pareti. Quale vita? I Malfoy avevano consacrato la loro fedeltà al Signore Oscuro troppi anni prima. Lui non aveva scelta. Non poteva decidere il proprio destino. Qualcuno, suo padre, aveva già delineato la sua strada. Il Signore Oscuro, ormai, era il suo passato, presente e futuro. Non aveva scelta. Non ne aveva mai avuta una. Era un ragazzo come tanti, Purosangue come pochi, ma prigioniero come nessuno.
Infondo, lui e Potter erano così diversi? Uno era destinato a combattere il Signore Oscuro. L’altro era destinato a combattere affianco al Signore Oscuro. Entrambi, però, non avevano avuto scelta. Qualcun altro aveva deciso al posto loro. Il destino, un genitore, il fato, un mago oscuro. Aveva poca importanza. Non potevano sottrarsi.
Dove stava, la ragione? Dov’era la giustizia? Draco aveva sedici anni e stava progettando la morte del suo Preside. Quanto poteva essere crudele, la vita!
Poteva tagliarsi il braccio, infilarsi nell’Armadio Svanitore, pronunciare un incantesimo e desiderare di arrivare in un altro continente. Eccola, la scelta. Poteva scegliere di essere un codardo e scappare.
Così lui ucciderà mio padre e mia madre. E io sarò per sempre un codardo
Con un urlo di rabbia, Draco scattò in piedi e rovesciò un tavolino lì accanto. Un vaso cadde e si infranse con un rumore secco che spaventò i Folletti. No! Non doveva essere un codardo. Una rabbia sconosciuta ribollì nelle sue vene. Non aveva scelta. L’ennesima beffa della sua vita crudele. Si odiava, odiava se stesso, Potter, suo padre, i Mezzosangue, i suoi amici, Pansy..odiava Voldemort!
Il suo nome. Il nome che loro non potevano pronunciare.
Si prese la testa fra le mani e crollò a terra, in ginocchio. Bruciante e logorante, la rabbia infiammò il suo corpo. Voleva morire. Ma sarebbe stato il gesto di un codardo. Scelte. La sua vita non era fatta di scelte.
- Decidi per me!- gridò, alzando il viso al soffitto. – Avanti!- urlò, aprendo le braccia. – Sono qui, mio signore!- canzonò, imitando la zia. – Sono qui, Voldemort! Uccidimi pure..-
E il grido si trasformò in un lamento. Malfoy  cadde a terra, piangendo e urlando, preda di un dolore inarrestabile. Nemmeno una maledizione sarebbe stata così agonizzante. Lo avevano già torturato, ma quel dolore era molto più insopportabile.
Era il dolore di un ragazzo che non aveva avuto scelta. Il dolore di un ragazzo destinato a rinnegare se stesso fino all’ultimo.
La rabbia di un figlio, tradito dal padre. La rabbia di un bambino trasformato in un mostro.
L’orgoglio di un ragazzo malvagio troppo stanco per ammettere che forse, lui, una scelta l’aveva avuta. Ma aveva scelto di non seguirla.
 
 
 
 
 
 
 
Katie Bell era stesa nel suo letto. Da quando era stata maledetta, amava poco uscire nel castello. Preferiva starsene rintanata nel dormitorio e aspettare. Contava i giorni che la separavano dalla fine della scuola. Aveva bisogno di Lee. Aveva bisogno di riabbracciarlo e rivedere i suoi occhi allegri. Aveva bisogno di dirgli che lo amava.
Rise al ricordo della sua ultima lettera. Righe e righe di battute e avvenimenti stupidi. Faceva l’idiota per consolarla, per rendere quell’attesa più facile. Be’, ci riusciva. Lee riusciva sempre a farla stare bene, anche a miglia di distanza.
- Forse amo troppo quell’idiota..- borbottò, contro il cuscino.
Ora parlava anche da sola. Grandioso! Stava impazzendo, Lee aveva ragione. Sorridendo, Katie chiuse gli occhi e abbracciò il cuscino. Iniziò a contare alla rovescia, fino a quando non si addormentò.
Non sapeva che, a Londra, Lee era steso su un vecchio divano nel magazzino dei Tiri Vispi e contava. Stava contando alla rovescia. Nemmeno due mesi e l’avrebbe riabbracciata. Ma in quei due mesi aveva tante cose da fare. Doveva trovare un posto sicuro dove nascondersi con lei, in attesa della chiamata ufficiale di Harry. In attesa della guerra vera e propria. Doveva stilare una lista di ragioni per convincere Katie a rimanere al sicuro durante lo scontro. Doveva stilare un elenco di motivi validi per convincerla a sposarlo. Doveva stilare un elenco di ragioni abbastanza consistenti per amarlo da usare nei momenti in cui Katie avrebbe tentato di ucciderlo.
Aveva tante cose da fare. Il tempo passava e la guerra arrivava. Nel retro di quel magazzino, sentì un tuono rombare nell’aria. Anche la tempesta stava arrivando.
- Mi manchi, Bell..- mormorò al soffitto. – Ecco, visto? Sto parlando da solo! Qualcosa in contrario?-
Avrebbe riso, se fosse stata lì. O forse stava ridendo comunque. Rincuorato da quel pensiero, si addormentò. Aveva rischiato di perderla una volta, non avrebbe rischiato di nuovo. Ma una cosa alla volta. Prima doveva riabbracciarla. E dirle che la amava. Tanto.
 
 
 
 
 
 
 
Percy Weasley guardava il mondo dal suo appartamento di Londra. Stretta fra le dita, la foto di famiglia sembrava appassire sotto il suo dolore.
Pesa l’orgoglio, vero Percy?
La voce di George risuonò nella sua testa e lui quasi trasalì. Invocava spesso quel pensiero. George glielo aveva detto quando erano piccoli. Troppo piccoli. Erano innocenti. Eppure il gemello aveva capito tutto. Il fratello minore aveva capito fin troppo bene. Era un egoista. Un codardo. Non meritava di essere stato in Grifondoro. L’orgoglio lo avrebbe ucciso. Ma sarebbe morto da solo, lontano dalla sua famiglia. Doveva risolvere quel guaio. Doveva alzarsi, correre da sua madre e implorare il loro perdoni. Da giorni spiava i fratelli a Diagon Alley. E così ce l’avevano fatta. Avevano realizzato i loro sogni. Era fiero di loro. Ma loro? Non sarebbero mai stati fieri di lui. Nessuno l’avrebbe perdonato. Se lo meritava. Doveva morire da solo.
E se muore papà? Se muore la mamma? Se muore Bill?
Percy scosse la testa e una lacrima cadde sulla foto di famiglia, proprio sopra la faccia di George. I fratelli non meritavano quel crudele destino, lui sì. Non sarebbe mancato a nessuno. Era un Weasley orgoglioso di essere appartenuto alla famiglia migliore del mondo. Un uomo adulto che aveva rincorso il successo e l’ambizione e ora sarebbe morto da solo, lontano dalla famiglia che non meritava di avere.
Era testardo, arrogante e codardo. E presto Voldemort avrebbe attaccato la sua famiglia. La guerra stava arrivando. Percy sollevò lo sguardo dalla foto e guardò oltre la finestra. Le nuvole si accalcavano minacciose nel cielo di Londra.
- Se vuoi uccidere loro, prima dovrai uccidere me – disse al cielo.
E nelle nubi più scure, gli parve di vedere gli occhi di un serpente. Forse era un presagio, ma non gli importava. Forse era solo una minaccia, o forse no.
Forse era solo un pretesto di cui il suo orgoglio aveva bisogno per disintegrarsi in mille pezzi.
 
 
 
 
 
 
 
Alla Tana, Fleur stava sistemando dei fiori sul davanzale della sua stanza. Bill arrivò all’improvviso, spaventandola.
- Scusa, non volevo!- mormorò con un sorriso.
- Ça va bien?- chiese lei preoccupata.
Bill annuì. – Charlie mi ha appena stritolato in un abbraccio senza dirmi perché, poi è corso via. Sono solo un po’ perplesso!-
- Forse voleva dirti che ti vuole bene. Le persone si abbrasciano, quando si vogliono bene!-
- Allora è meglio che ti stringa forte!-
Ridendo, Fleur chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal suo abbraccio. – Vuoi ancora sposarmi?-
- Certo che voglio ancora sposarti!- esclamò lui, ridendo.
- Allora promettimi una chose, Bill –
- Qualunque cosa – rispose lui.
Fleur si girò con un sorriso. – Combatteremo insieme, fianco a fianco!-
- E’ ciò che vuoi veramente?- chiese lui,mentre l’ombra di una tristezza profonda aleggiava negli occhi.
- Oui!- rispose lei, annuendo. – Non posso permetterti di stare lontano da me. Voglio difenderti!-
- Sarò io a difendere te!- rispose lui, con un sorriso.
Fleur scosse la testa. – Ci proteggeremo a vicenda, ensemble?-
- Insieme!- rispose lui, e poi la baciò.
Dovevano sposarsi. Dovevano giurarsi amore eterno, perché quella promessa gli avrebbe salvati. Forse era stupido riporre la propria fiducia in un semplice matrimonio, ma in realtà si trattava di qualcosa di molto più grande. Era l’amore. La chiave della loro felicità. La chiave del loro futuro. Non potevano andarsene, non potevano lasciarsi. Pronti o no, la guerra stava arrivando. E dovevano affrontarla.
Due amanti, davanti a una finestra mentre la tempesta scuoteva la campagna, aspettavano di affrontare il loro destino. Però erano insieme. E questo, cambiava tutto.
 
 
 
 
 
 
 
Charlie Weasley sedeva assieme a Kingsley Shacklebolt nel salotto di Malocchio Moody. L’Auror era uscito da un’ora e sarebbe rientrato a momenti. Stavano giocando a carte, un gioco Babbano che Charlie aveva imparato grazie al padre.
- Dobbiamo contattare Silente, il prima possibile!- commentò Kingsley.
Charlie annuì. – Purtroppo non sono riuscito a convincere il Ministro Rumeno. Non invieranno delle truppe di supporto –
- Hai fatto del tuo meglio – lo consolò.
- Pensi mai alle guerra?- chiese Charlie, di getto.
- Ci penso ogni giorno –
- E non hai paura?-
- Solo uno sciocco non ne avrebbe!- rispose lui.
Charlie annuì. – Penso che scriverò una bella lettera d’addio. Così, giusto per lasciare un segno –
- Lasciamo un segno nelle persone che amiamo. Tu chi ami?- chiese Kingsley, gettando una carta sul tavolo.
Charlie guardò la carta, perso nei suoi pensieri. – Tutti e nessuno in particolare!- rispose sincero.
- Allora lascia il segno. Abbraccia tua madre e tuo padre, corri dai tuo fratelli a dirgli che gli vuoi bene. Lascia il segno nelle persone che ami!-
Charlie rifletté su quelle parole e rimase in silenzio ad ascoltare la pioggia. La paura della guerra sorgeva lenta quanto la guerra stessa, eppure era già presente tanto da sconvolgere il mondo. E lui doveva ancora lasciare un segno. Si alzò di scatto.
- Come fai a essere così saggio?- chiese all’Auror.
Kingsley sorrise. – E’ il mio segno da lasciare!-
- Hai qualcuno che ami?-
- La mia famiglia. Mia moglie, i miei figli. Il mio lavoro. L’Ordine –
- Allora diglielo..- mormorò Charlie. – Dopo potrebbe essere tardi!-
- Non è mai troppo tardi, Charlie –
 
Più tardi, Charlie trovò Bill in mezzo al salotto della Tana e gli corse incontro. Doveva lasciare un segno. Bill avrebbe capito. Infondo, erano fratelli. E buon sangue non mente.
 
 
 
 
 
 
 
In cucina, Molly stava preparando la cena. Arthur entrò con una lettera in mano.
- Sono i ragazzi, Molly!- annunciò.
La moglie si girò. – Ginny e Ron?-
- Sì, stanno bene. Dicono che Hogwarts sia più lugubre che mai!-
Molly sospirò. – Dovremmo portarli via da quella scuola!-
- Non essere sciocca, tesoro. Sono al sicuro!-
- L’hai detto anche l’anno scorso e guarda come è andata a finire – borbottò lei, girando lo stufato.
- Infatti è andato tutto storto dopo che hanno abbandonato il castello!-
- Cavalcando dei Thestral..-
- I Thestral erano il problema minore!-
All’improvviso, Molly mollò il cucchiaio nel calderone e si voltò verso il marito. Una lacrima solcò le sue guance arrossate. – Come faremo?-
Con un sorriso dolce, Arthur si avvicinò e la abbracciò. – Non devi pensarci –
- Ci penso sempre, invece. Sono i nostri figli, Arthur!-
- Andrà tutto bene –
- Non posso perderli..non posso perdere te!- singhiozzò.
Arthur la strinse forte fra le sue braccia, cercando di alleviare quel dolore che da giorni, settimane, toglieva il sonno a entrambi.
- Siamo sopravvissuti una volta!- disse – E lo faremo di nuovo –
La moglie sollevò la testa dalla sua spalla. Aveva gli occhi gonfi e arrossati e sembrava sul punto di svenire. – Lo credi davvero?-
- Non lascerò questo mondo prima di aver compiuto novant’anni!- rispose lui, facendola ridere.
- E i ragazzi?-
- Con un po’ di fortuna, saranno tutti ancora al mio capezzale, quando me andrò. A novant’anni!- aggiunse, sollevando un indice.
Con un sorriso dolce, Molly sistemò il colletto della camicia del marito. – Ci sarà anche Percy!-
- Sì, ma lo terremo a debita distanza da Fred e George!-
- Speriamo ci siano anche tanti nipoti..- mormorò lei, sognante.
- Una schiera di marmocchi dai capelli rossi, castani o biondi. Dipende da chi sposeranno. Speriamo che i figli di Fred escano intelligenti come Hermione!-
- E quelli di Ginny coraggiosi come Harry –
- Magari i figli di Bill saranno belli come Fleur!-
- E quelli di Ron dolci come Lavanda!-
- Speriamo che Charlie trovi l’amore, prima o poi: non vorrei sposasse un drago!-
Molly scoppiò a ridere. – Stiamo ancora parlando del tuo capezzale, lo sai vero?-
Arthur finse di rabbrividire. In quel momento, Charlie irruppe nella stanza, abbracciò entrambi i genitori, quasi soffocandoli, poi sparì.
Molly e Arthur rimasero immobili a guardare la porta, poi entrambi si voltarono a guardarsi, confusi e spaesati.
Molly scosse la testa. – Abbiamo sbagliato qualcosa, con lui!-
- Non può essere peggio di quello che abbiamo combinato con Fred e George!- assentì Arthur.
Ridendo, si abbracciarono di nuovo. La guerra, ora, faceva un po’ meno paura. Perché i Weasley erano una famiglia e nessuno avrebbe tradito quel legame. Nemmeno Percy. L’amore che legava un genitore ai propri figli andava ben oltre l’odio e la paura.
Era qualcosa che un malvagio come Voldemort non poteva comprendere. E quella era proprio la sua più grande debolezza. I Weasley avevano un potere che lui non avrebbe mai capito.
Questo, insieme all’amore, dissolveva la paura e permetteva alla speranza di splendere ancora.
 
 
 
 
 
 
 
Nascosto in una foresta, Remus Lupin contemplava il nascondiglio di un Lupo Mannaro. Doveva avvicinarlo, ma non sapeva ancora come. Rimase nascosto dietro una roccia, in attesa di avere un piano. Nel silenzio, un tuono risuonò fra gli alberi. Lupin osservò le cime degli alberi agitarsi al vento. Sotto la coltre della foresta, lui era al riparo. Sorrise, davanti a quell’ironia. La foresta lo proteggeva dalla tempesta, ma non poteva salvarlo veramente. Non esistevano nascondigli. In ogni caso, lui non si sarebbe nascosto.
Seduto nel buio di una foresta, Remus Lupin ripensò a quanto fosse stata crudele la vita con lui. Eppure, la fortuna gli aveva regalato delle amicizie che lo avevano salvato. Nelle ombre di una vita come la sua, Remus aveva visto la luce.
Sirius e James. E poi? Quella luce era svanita. Tutto ciò che amava gli era stato strappato via. James e Sirius erano morti. Peter li aveva traditi. Lily era morta. Ma lui era ancora vivo, e non poteva arrendersi. Per quanto la vita continuasse a farsi beffe di lui, Remus Lupin non avrebbe ceduto facilmente. Lo doveva fare per il bene del futuro del Mondo Magico. Lo stesso mondo che lo discriminava, che lo considerava un rifiuto della società. Aveva importanza? No, per lui non ne aveva. Le persone aveva diritto a un mondo migliore, comprese quelle come lui. Harry aveva bisogno di tutto l’aiuto possibile. Era la loro unica speranza.
Perciò Remus non si sarebbe mai arreso. Perché lui era un lottatore, era un coraggioso uomo emarginato che era pronto a sacrificare se stesso per la giusta causa. La pace, forse, esisteva. Forse c’era ancora speranza, per lui. Avrebbe avuto un futuro migliore, in un modo finalmente libero dalle tenebre. O forse sarebbe morto in guerra. Ma non era rilevante. C’erano poche cose, ormai, che lo tenevano ancorato a quella vita così difficile.
Harry.
L’Ordine.
Silente.
Tonks.
Purtroppo, per quanto tentasse di ignorare quei sentimenti, quelli riemergevano continuamente, togliendogli la fame e il sonno. Lei meritava di meglio. Eppure lo amava. Lo amava così tanto da mettere in gioco se stessa, la sua famiglia e i pregiudizi della gente. Lo amava a tal punto da ignorare la realtà e la sua vera forma. A lei non importava. Tonks era una creatura straordinaria. A Remus ricordava la giovane Lily. Così dolce e innocente, pronta a difendere chiunque ne avesse bisogno, ma mai disposta a giudicare qualcuno dalle apparenze. Non meritava una donna così straordinaria.
O sì? Era giunto il momento di abbandonare la maschera e parlare con il cuore?
Solo, al buio, in quella foresta tenebrosa, Remus Lupin cominciò a fare i conti con qualcosa di molto più intenso della paura. Il coraggio di amare. E per quanto fosse difficile ammetterlo, lui aveva bisogno di amare di nuovo. Perché la vita gli aveva strappato via troppe persone care. La vita lo aveva trasformato in un mostro. Un mostro, però, che aveva imparato a vivere da uomo. Allora poteva amare come chiunque altro? Poteva davvero credere che esistesse un futuro migliore?
Forse Tonks era la risposta a quelle domande. Se lei poteva crederci, perché lui no?
Remus alzò lo sguardo verso le cime degli alberi. Un lampo illuminò le fronde scosse dal vento. Che fosse un segno o meno, Remus prese una decisione. Oltre la tempesta, si nascondeva sempre il sole.
Oltre un uomo incapace di vivere con se stesso, si nascondeva un ragazzo fragile che sognava ancora. Nonostante tutto.
 
 
 
 
 
 
 
Tonks pattugliava le strade di Hogsmeade da quasi due ore. La tempesta aveva nascosto il cielo e il sole. L’atmosfera era così cupa, che a Tonks passò la voglia di sorridere. In effetti, non aveva molti pensieri felici a cui aggrapparsi. Era sola, nelle strade deserte di un villaggio che aveva conosciuto tempi migliori e pensava incessantemente a lui. Sempre e solo a lui. Cosa aveva sbagliato? Era davvero così orribile pensare di innamorarsi di un Lupo Mannaro? Perché non riusciva a capirlo? Perché non lo accettava e basta? Lei lo amava, non poteva farci niente. Perché complicava tutto?
Potevano stare insieme, potevano vivere felici. Per quanto? Mesi, settimane, giorni? La guerra era alle porte. Non era il momento di fermarsi a riflettere, quello era il momento di agire. Dovevano alzarsi e rimboccarsi le maniche, dovevano affrontare i loro sentimenti. La prospettiva di morire premeva su di loro come il fiato gelido di un Thestral. Era vicina, troppo vicina. Non c’era più tempo per pensare, dovevano tenersi stretti gli amici. Dovevano rivelare i loro sentimenti più nascosti. Ora o mai più.
Sospirando, Tonks si ritrovò davanti alla Stamberga Strillante. Doveva convincere Remus ad affrontare quella situazione. Era stanca di aspettare, stanca di ingoiare rospi. Lo amava e voleva continuare ad amarlo. Forse sarebbe morta in quella guerra, e il pensiero di non aver vissuto al meglio il tempo che le restava le avvelenava il sangue. Era una sensazione orribile. Doveva fare qualcosa, doveva scontrarsi con quella testaccia dura e convincerlo.
Aveva troppo da perdere, in quella guerra. Se doveva morire, allora voleva farlo nel modo giusto. Innamorata e finalmente felice. Per lei, sarebbe stato abbastanza. Era qualcosa che aiutava a vincere la paura. Era una speranza che arginava il dolore. La guerra era spaventosa, certo.
Ma una vita senza amore era anche peggio.
 
 
 
 
 
 
 
Nel suo rifugio isolato, Malocchio scrutava il cielo con il suo occhio magico. Non vedeva nulla di diverso dal suo occhio sano, ma era un amico molto più affidabile.
Vigilanza costante. Non si doveva mai abbassare la guardia. Per nessuna ragione al mondo. La guerra era alle porte e non potevano permettersi momenti di vulnerabilità. O sarebbero andati incontro alla morte. E lui temeva la morte. Come chiunque altro. Aveva imparato a prendersi gioco di lei, ad aggirarla, a giocarci, a renderla una sfida appetitosa. Ma aveva paura di morire. Soprattutto, aveva paura di andarsene senza aver lasciato il segno. Aveva paura di andarsene prima di poter chiudere i conti con il male. Se proprio doveva morire, allora voleva cadere in battaglia. Voleva morire per difendere qualcuno.
Ringhiando, bevve un lungo sorso di Idromele dalla sua fiaschetta. Be’, a volerla dire tutta, preferiva restare in vita. Al diavolo la morte.
Un tuono scosse l’aria grigia e pesante.
- Sì, arrabbiati pure!- tuonò Moody. – Tanto siamo tutti qui pronti finire sotto terra! Vorrei tanto strangolarti con le mie stesse mani..- borbottò, immergendo le parole in un lungo sorso di Idromele.
Alzò un dito contro il cielo. – Non vincerai..- borbottò.
Forse era davvero matto. Forse era davvero uscito di testa.
Ma era pazzo abbastanza da ammettere di essere pronto. Malocchio Moody era pronto a lottare contro Voldemort.
 
 
 
 
 
 
 
Il fuoco scoppiettava nel camino. Horace Lumacorno lo fissava da ore, senza vederlo veramente. Quel giorno, si era svegliato con una sensazione dolorosa e insopportabile che gli serrava il petto. Il suo cuore batteva a rilento, come se il sangue pesasse troppo e non riuscisse a fluire sotto la forza di quelle spinte. Si sentiva debole, solo ed esausto. Il suo sguardo cadde sulla parete delle celebrità. Foto di studenti che avevano ottenuto il successo anche grazie a lui.
Horace Lumacorno. Intelligente, scaltro.
Il professore con le giuste conoscenze che poteva aiutare i migliori a scalare le vette più alte.
Il professore con l’ambizione che luccicava negli occhi, che viveva dei successi dei propri pupilli.
Horace Lumacorno. Un viscido, inguaribile codardo.
Solo i codardi si nascondevano nel proprio ufficio a tracannare Idromele. Solo i codardi evitavano uno studente in cerca di risposte. Solo i codardi disonoravano la morte dell’allieva che più avevano ammirato e adorato.
E Horace era un codardo. Di quelli vili e crudeli, di quelli che non potevano essere altrimenti. C’era stato qualcuno che aveva provato a salvarlo e lui cosa aveva fatto? Si era nascosto nel suo buco, strisciando come una viscida serpe. Era esattamente quello il suo vero essere. Serpeverde fino alla fine. Serpeverde e desolato di esserlo.
Lily Evans aveva creduto in lui. Lily Evans era un esempio da seguire. Una madre morta per salvare il figlio. Una madre che aveva sacrificato se stessa per impedire la morte del suo unico figlio. Quello era vero coraggio. Quello era vero amore. Horace non conosceva il coraggio, e nemmeno l’amore. Conosceva solo la sua codardia. Non meritava di essere protetto e accettato da Silente, non meritava il suo perdono e non meritava nemmeno di combattere per una giusta causa. Si meritava una qualche punizione.
Be’, forse la sua punizione era quella. Continuare a scivolare in basso, disonorare la memoria della sua allieva migliore e rintanarsi nel suo angolino, protetto e salvo, lontano dalla guerra e dagli scontri. Era una punizione più che sufficiente.
I suoi occhi si posarono sulla foto di Lily. Era così bella. Così intelligente. Così coraggiosa. Non meritava il rispetto di una donna tanto straordinaria. Non meritava niente di buono da quella vita.
Con rabbia, Horace scagliò il bicchiere nel camino. Vetro e Idromele esplosero con uno schianto e l’aria si riempì di alcol bruciato. Si passò una mano sul viso sudato e sospirò, consapevole di quanto stesse soffrendo. Soffriva a causa sua. Horace era la causa del suo stesso dolore. Poteva alzarsi e affrontare il mondo. Poteva uscire da quell’ufficio e dare a Silente ciò che voleva.
Ma avrebbe dovuto ammettere davanti al mondo intero che era stato lui. Horace Lumacorno aveva commesso un errore imperdonabile. Aveva rivelato al giovane Tom Riddle oscuri segreti che mai avrebbe dovuto sentir pronunciare dal ragazzo. Aveva guardato un giovane uomo vendere la propria anima al male, ma non aveva fatto nulla per fermarlo.
Non potevi saperlo. Non potevi sapere che sarebbe diventato il mago più oscuro di tutti i tempi. Tom Riddle, allora, era solo Tom Riddle.
Scosse la testa, scacciando le immagini di quel pomeriggio lontano anni luce. Non poteva saperlo, era vero. Ma poteva immaginarlo. Poteva sospettarlo. Poteva vedere la scintilla malvagia negli occhi di uno dei suoi studenti migliori.
Aveva commesso un errore. Horace Lumacorno non sapeva cosa fosse il coraggio, non sapeva nemmeno cosa fosse l’amore. Horace Lumacorno era incapace di affrontare la realtà. Era incapace di affrontare se stesso.
Ma soprattutto, Horace Lumacorno era incapace di perdonare se stesso.
 
 
 
 
 
 
 
Sulla balconata in cima all’ufficio del Preside, Severus Piton guardava le montagne attraverso una foschia di pioggia, nuvole e fulmini.
La conversazione appena avuta con Silente lo aveva lasciato senza parole. E così, tutto doveva finire in quel modo? Tutto si riduceva a un sacrificio? Aveva lottato per anni per tenere in vita una persona che ora doveva morire. La vita era ingiusta, ormai era inevitabile pensarlo.
E mentre il mondo subita l’attacco di una tempesta, il suo cuore innalzava l’ennesima guerra. Fra passato e presente, fra odio e amore, fra rancore e rivalsa. Avrebbe voluto mostrarsi, aprire gli occhi di chi non gli aveva mai creduto. Ma il prezzo da pagare era troppo alto. Il mondo doveva continuare a sembrare il posto inadatto a Severus Piton. Perché era lui a essere fuori posto. Doveva essere così. Per il bene di..
Strinse i denti, consapevole di quanto fosse ridicolo pensarlo. Non lo faceva per lui. No. Tutta la sua vita era stata consacrata a qualcosa di molto più importante. Un amore che non avrebbe mai vissuto. Un amore che non avrebbe mai provato del tutto. Un sentimento che non sarebbe mai stato ricambiato.
Perché il tempo passava, ma le ferite non sarebbero mai guarire. E dietro le tenebre, Piton nascondeva la verità. Nascondeva la sua vera essenza.
Lui  un giorno l’avrebbe capito. Forse avrebbero potuto parlarne.
No, non ne parlerete mai. Perché lui deve morire..
Qualcosa di simile alla rabbia si insinuò nelle sue vece macchiate di odio. Era dolore. Tristezza. Compassione. Meritava davvero quel destino? Tutti loro, lo meritavano?
Forse. O forse no.
La vita era ingiusta e lo sarebbe stata. Sempre.
 
 
 
 
 
 
 
Lavanda osservava la tempesta dalla finestra di un corridoio. Da ore piangeva senza una ragione apparente. O forse, era troppo stanca per mettersi a cercare quelle ragioni.
Aveva paura. Era terrorizzata. Pensava alla guerra, pensava alla possibilità di perdere le persone che amava. Di perdere Ron. Rabbrividì, stringendosi nel maglione. Come poteva continuare così? Come poteva sopravvivere senza di lui?
Be’, una cosa la sapeva. Non poteva pensare di lottare senza di lui. Ron era tutto ciò che amava. La ragione che la teneva in vita. Doveva bastarle. Era la sua unica arma. Preferiva morire al posto suo. Preferiva andare incontro alla morte, piuttosto che incontro a una vita senza di lui, dove non avrebbe conosciuto altro che tenebre e dolore. Ron era luce. Ron era la salvezza. Senza di lui, il suo mondo sarebbe crollato. Allora non avrebbe avuto più senso vivere. Preferiva sacrificarsi.
Asciugandosi le lacrime, Lavanda corse via per andare a cercarlo. Perché ogni minuto passato senza di lui era sprecato.
E perché in quell’orologio, le lancette scorrevano troppo velocemente. Ogni rintocco risuonava macabro e incessante. Ogni rintocco, era un passo verso l’oscurità.
 
 
 
 
 
 
 
Un rintocco sonoro e l’orologio segnò le cinque. Era buio come se fossero le otto. Ron alzò la testa dal cuscino e guardò fuori. La tempesta imperversava ancora. Harry era uscito con Ginny, Hermione si era rintanata in Biblioteca. E lui se ne stava lì, a riflettere.
Aveva stilato un elenco di cose da fare nella sua mente. Era ancora indeciso se trascriverle su una pergamena. Non aveva molta voglia. Il solo pensiero di alzarsi e prendere fogli e inchiostro lo destabilizzava. Voleva rimanere lì, al caldo e al sicuro. Ma era già la terza volta che ripercorreva il suo elenco ed era sicuro di essersi dimenticato almeno un paio di punti. Non poteva rischiare. Sbuffando, sollevò la schiena e strisciò fino al comodino. Afferrò un rotolo di pergamena, una boccetta di inchiostro e una piuma. Poi appoggiò il foglio su in libro e lo stese per bene. Tolse il tappo alla boccetta, intense la punta della piuma e cominciò a scrivere.
 
 
  1. Scrivere una lettera a Lavanda
  2. Regalare qualcosa a Lavanda che le ricordi me
  3. Scrivere una lettera a Harry e Hermione
  4. Scrivere una lettera a mamma e papà
  5. Scrivere una lettera a tutti i miei fratelli
 
 
Ron osservò i cinque punti appena scritti e aggrottò la fronte scocciato. Doveva scrivere un po’ troppo, per i suoi gusti! Scuotendo la testa, riprese il suo elenco.
 
 
  1. Abbracciare Ginny più spesso
  2. Rivendicare il nome di Fred e George e tirare una Caccabomba a Piton
  3. Dire a Hermione che le voglio bene
  4. Dire a Harry che è il migliore amico
  5. Dire a Lavanda che la amo almeno dieci volte al giorno
  6. Coccolare di più Leo
  7. Cambiare il nome a Leo
  8. Trovare una fidanzata a Leo
  9. Trovare una fidanzata a Charlie
  10. Dire a Percy che è un idiota
  11. Trovare Percy e perdonarlo
  12. Dire a Gazza che lo odio
  13. Dare a Dobby dei calzini nuovi
  14. Gettare un Fuoco Forsennato nello scarico di Mirtilla Malcontenta
  15. Trovare un fidanzato a Mirtilla Malcontenta
  16. Servire a Malfoy un bel piatto di succulente lumache
  17. Evitare incantesimi sulle lumache
  18. Tirare un Bolide in testa a Tiger
  19. Ringraziare la McGranitt
 
 
Ron fissò l’ultimo punto e sorrise soddisfatto. Poi la sua espressione passò dalla soddisfazione al totale avvilimento. Ventiquattro punti. Quanto tempo aveva per rispettare tutte le promesse? Troppo poco. Doveva sbrigarsi. Avrebbe cominciato dalle cose più semplici, come Lavanda, Harry e Hermione. Poi magari avrebbe architettato qualcosa anche per soddisfare imprese impossibili, come trovare un fidanzato a Mirtilla.
In quel momento, Lavanda entrò nella stanza. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e le guance arrossate.
Ron scattò in piedi, abbandonando la pergamena sul letto.
- Lavanda, che succede?- chiese preoccupato.
La ragazza corse fra le sue braccia e rispose semplicemente dicendo: - Ti amo!-
Ron sorrise e la strinse in un abbraccio. Ognuno affrontava la paura a modo suo. Lui stilando elenchi assurdi di cose da fare. Lei piangendo e cercando il conforto di chi amava.
- Ti amo anche io. Ma smetti di piangere!- la prese in giro lui, accarezzandole le guance.
Lavanda sorrise. – Cosa stavi scrivendo?-
- Un elenco stupidissimo di cose da fare. Vuoi leggerlo?- chiese imbarazzato.
Lavanda annuì e lui raccolse il foglio dal letto. Dopo una rapida lettura, la ragazza scoppiò a ridere.
- E’ la cosa più stupida del mondo, vero?- chiese lui paonazza.
- No, Ron. È la cosa più dolce del mondo!-
Sorridendo, Ron la abbracciò. – Il “ti amo” di prima valeva come primo della giornata! Devo dirtelo altre nove o mille volte!-
- Non hai bisogno di dirmelo nove o mille volte. Lo so già!-
- Ma io voglio dirtelo lo stesso..-
E lo fece veramente. Glielo disse nove o mille volte. Perché non sarebbe mai stato abbastanza. Perché ognuno affrontava la paura a modo suo. Lavanda correva ad abbracciarlo. Ron le diceva che la amava. Era la chiave per scacciare l’orrore. Era come incidere nell’aria tempestosa una promessa che lo avrebbe aiutato a combattere quella guerra.
Era il suo modo per prometterle che quella guerra sarebbe finita. E avrebbero passato insieme altri nove o mille anni.
 
 
 
 
 
 
 
Nell’appartamento sopra i Tiri Vispi, Angelina era stesa sul divano, fra le braccia di George.
- Quattro!- esclamò lui.
- Uno, George!-
- Tre –
- Due-
- Quattro-
- Due-
- Sette! Sette è il numero perfetto!-
- Tre è il numero perfetto!-
- Ah-ah!- esclamò lui, puntandole contro un indice. – L’hai ammesso. Sei fregata, Johnson. Saranno tre!-
Angelina sbuffò, abbandonando la testa sulla spalla del suo ragazzo.
- Credo che ti lascerò..-
- Credo che mi sposerai..-
- Che problemi avete tu e tuo fratello con questa storia del matrimonio?-
- Non lo so- rispose lui sincero, scrollando le spalle. – Di solito non ci accordiamo su questo genere di cose. Non è colpa nostra se le nostri menti sono connesse!-
- Avete la stessa malattia, è questo il punto!- sbottò lei.
George la abbracciò ridendo. – Ti amo davvero, Johnson!-
- Purtroppo anche io, Weasley..- borbottò lei, lasciandosi sfuggire un sorriso.
- Quindi mi sposerai?-
- Non lo so, devo pensarci –
- E avremo tre figli?-
- Devo ragionare anche su questo punto!-
George le sorrise e la baciò. Involontariamente, Angelina immaginò se stessa qualche anno dopo, circondata da bambini con i capelli rossi. Erano felici, avevano una casa bellissima, circondata dalla campagna, come la Tana, ed quei bambini erano splendidi.
- Ci stavi pensando adesso?-
- Tu non la chiudi mai, quella bocca?-
George le rivolse un sorriso malandrino e lei alzò gli occhi al cielo. Nel silenzio, un tuono riecheggiò fra le strade deserte di Diagon Alley. Una nuvola oscurò la felicità di Angelina.
- Non ha molto senso fare progetti, ora come ora..- mormorò.
George le accarezzò la guancia. – Invece penso sia il momento adatto –
- Perché?-
- Come perché, Johnson? Perché è l’unico modo per sopravvivere!-
- Quindi la prospettiva di sposarti dovrebbe salvarmi da morte certa?- chiese scettica.
- Apprendi molto in fretta! Sembri quasi la Granger!-
- Penso che mi offrirò volontaria come esca per attirare i Mangiamorte..-
- Non dirlo nemmeno per scherzo!-
Sorridendo, Angelina soffocò il risentimento di George in un bacio molto lungo. Decisamente molto passionale. Decisamente molto profondo. Ammetterlo o no, non faceva differenza: George l’aveva incastrata. E aveva ragione. Come sempre. Dannazione!
Non poteva vivere senza di lui. Però, con lui poteva sopravvivere. E quella guerra sembrava un po’ meno spaventosa. Soprattutto se immaginava il suo futuro. Il futuro che avrebbero avuto insieme.
Una casa. Bambini con i capelli rossi.
Sì, forse George aveva ragione. Tre erano troppo pochi..
 
 
 
 
 
 
 
Nell’ala isolata del sesto piano, Ginny Weasley guardava il fuoco scoppiettare nel camino della stanza abbandonata. Accarezzava lenta i capelli di Harry, che aveva la testa appoggiata sul suo petto. L’orecchio posato sul cuore, Harry riusciva a sentire chiaramente il suo battito. Lento, dolce e frizzante. Come Ginny.
In quei momenti, non avevano bisogno di parlare. Avevano solo bisogno di amarsi, stringersi e abbracciarsi. Avevano bisogno di parlare con il cuore, di mostrare all’altro qualcosa di profondo e nascosto, che fosse amore o che fosse paura. Aveva poca importanza.
La guerra era vicina. Ginny lo sapeva e doveva affrontare quella consapevolezza. Era coraggiosa, era forte, ma era anche spaventata. Ma aveva fatto una promessa. Aveva giurato di salvare Harry. Aveva giurato di salvare il loro amore dalle tenebre e dall’oscurità. Era una promessa troppo importante. Doveva mantenerla.
Per quanto la paura giocasse bene le sue carte, Ginny era pronta al contrattacco. Micidiale, efficace e coraggiosa. Era Ginny. La degna compagna di un ragazzo come Harry. Perché loro si amavano, ed erano perfetti per stare insieme. Erano uno la forza dell’altra. Potevano sostenersi per impedirsi di crollare. Con la guerra alle porte, non avevano scelte: dovevano continuare a credere nel legame che li aveva uniti.
È questo, quello che ci rende diversi da Voldemort
- Harry?-
- Sì?-
- Comunque vada..-
Harry sollevò la testa e le sorrise. In quel sorriso, Ginny vide una forza nuova. Era il sorriso di un ragazzo che aveva subito delle perdite dolorose, ma credeva ancora nell’amore, credeva ancora in un futuro migliore. Credeva nella vita.
-..comunque vada!-
 
 
 
 
 
 
 
Hermione era seduta sugli spalti del campo da Quidditch. Non aveva la più pallida idea del perché le sue gambe l’avessero condotta proprio lì. Forse perché quel campo le ricordava Fred. Forse perché le ricordava gli anni passati a fare il tifo per i Grifondoro. Forse perché aveva il sospetto che non avrebbe più assistito a una partita.
Aveva appena incontrato Harry. Stava partendo con Silente per andare a cercare un Horcrux. Dopo l’incontro con il migliore amico, Ron si era precipitato in Sala Grande. Il cibo lo avrebbe distratto. Hermione, invece, aveva bisogno di aria. Stava per succedere qualcosa, lo sentiva nella pelle. Lo vedeva nelle nuvole.
Hermione lasciò vagare lo sguardo verso il centro del campo. Nella sua mente presero forma le immagini di una vecchia partita contro Serpeverde. Rivide Fred precipitare dalla scopa, dopo essere stato colpito dal Bolide di Tiger. Per un momento, aveva temuto che fosse morto. Quanto poteva essere simile, quella paura, a quella che stava provando in quel momento?
Strinse fra le dita la cravatta che si era sfilata in un impeto di rabbia. La soffocava, le stava stringendo la gola. Doveva toglierla. I suoi occhi focalizzarono le strie rosse e dorate della stoffa. Sarebbe tornata a Hogwarts? Stavano per morire tutti?
Un tuono scosse l’aria attorno a lei e Hermione lo prese come una risposta fin troppo chiara.
La tempesta stava arrivando. La guerra si avvicinava. La morte stava chiamando.
All’improvviso, senza che riuscisse a rendersi conto dei suoi stessi pensieri, il sorriso di Fred scintillò nei suoi ricordi, insieme a ciò che le aveva detto l’ultima volta che l’aveva visto.
“Quando hai paura, pensa a me. Pensa al sorriso che è soltanto tuo. Non scaccerà la paura, ma se non altro è qualcosa di meglio a cui pensare!”
Un sorriso affiorò sulle labbra tese di Hermione. Fred e la paura non erano mai stati parte dello stesso mondo. A differenza di lei. Lei e Fred erano parti nella somma del tutto.
Qualcosa ribollì nelle sue vene. Coraggio? Determinazione? Desiderio? Vittoria? Felicità? Aveva poca importanza.
Stringendo forte fra le dita la cravatta dei Grifondoro, Hermione alzò gli occhi verso il cielo e contemplò la tempesta in arrivo. Con uno sguardo, sfidò le nuvole a riversare su di lei la furia di quel temporale. Perché era pronta, pronta come non lo era mai stata. Aveva un conto alla rovescia da portare avanti, e aveva fin troppi conti in sospeso da chiudere con Fred. Non era ancora il momento di morire.
Hermione rivolse un sorriso al cielo e una goccia di pioggia le cadde sul naso. Involontariamente, scoppiò a ridere. Non sapeva nemmeno perché. E non sapeva neanche che, a miglia di distanza, una goccia simile era caduta sul naso di un’altra persona, che guardava il cielo in cerca di un segno. O di una sfida.
 
 
 
 
 
 
 
Quando la pioggia cominciò a bagnargli il viso, Fred decise di rientrare. Aveva sfidato il cielo per un tempo sufficiente. Non poteva permettersi di ammalarsi, ora che avevano così tanto lavoro da fare. Il padre era appena andato via dal negozio. Silente aveva avvisato l’Ordine di tenersi pronti. Per cosa? Per andare dove? Per combattere chi? Quando mai Silente rispondeva alle domande?
- Freddie, la pioggia è bagnata. Te l’hanno mai detto?- lo prese in giro George, quando lo vide rientrare con la camicia zuppa e il viso madido di pioggia.
- Bagnata e affascinante!-
- Come sei romantico, Fred..- borbottò George, chiudendo la cassa con un colpo di bacchetta.
Nel giro di pochi secondi erano alla Tana. Si Smaterializzarono nel cortile, a pochi passi dall’entrata. Fred fece un passo avanti, ma George lo prese per una spalla.
- Secondo te cosa intendeva Silente?- chiese preoccupato.
Fred arricciò le labbra. – Non lo so. Ma non promette niente di buono!-
- Senti, c’è una cosa che devo dirti..- mormorò George, torcendosi le mani.
Fred avvertì la serietà del discorso e fece l’unica cosa che un Weasley degno di essere un gemello poteva fare: l’idiota.
- Angelina è incinta?- scherzò.
George impallidì. – Come fai a saperlo?-
Fred scoppiò a ridere.- Ok, fine degli scherzi!-
George rimase serio per un po’, poi seguì il gemello in una risata. – Prenderti in giro è come sprecare fiato!-
- Il lato negativo dell’avere un gemello!- commentò Fred, poi tornò serio. – Cosa volevi dirmi?-
George azzardò un sorriso. – Non fingiamo di non sapere la verità. La guerra è arrivata!-
Fred annuì serio. – Non ha senso negarlo –
- Bene, vedo che siamo d’accordo. Se mi capita qualcosa..-
- George, non dirlo nemmeno per scherzo!- lo interruppe lui, mentre una rabbia sconosciuta prendeva il sopravvento nelle sue cellule.
George gli posò una mano sulla spalla con un sorriso. – Se mi succede qualcosa, ti prego, prenditi cura di lei –
Sospirando, Fred annuì. – Farai lo stesso per me?-
- Tu non morirai!-
- Lo farai sì o no?-
George annuì. – Sì –
- Non morirà nessuno dei due, Georgie!-
Si scambiarono un sorriso incoraggiante e si abbracciarono. Erano nati insieme, cresciuti insieme. Guardarsi era come riflettersi in uno specchio, per loro. Come potevano pensare di vivere senza l’altro? Erano praticamente identici, stessi occhi vispi, stesso sorriso malandrino. Erano arrivati insieme in quel mondo e se ne sarebbero andati insieme. Uniti e mai separati. Era la legge dei gemelli Weasley.
Prima di entrare in casa, richiamati dalla voce della madre, entrambi rivolsero uno sguardo al cielo.
- Penso che stasera abbonderò di dolci!- commentò Fred.
- Penso che ti seguirò..-
- E anche un bel bicchiere di Whisky Incendiario non ci starebbe male!-
- Facciamo due!-
Ridendo, entrarono in casa. Nessuno dei due ebbe il coraggio di esprimere quello che realmente avevano pensato guardando il cielo. In qualche modo, sapevano di averlo pensato entrambi. Loro sapevano sempre cosa frullava nella mente dell’altro. Ma dirlo ad alta voce era un’altra storia.
Perché, guardando la tempesta in arrivo, entrambi avevano rivolto al cielo una preghiera, diretta alle ragazze che amavano.
Se mi succede qualcosa, prenditi cura di lui
 
 
 
 
 
 
 
Sulla strada per Hogsmeade, Harry inciampò in una pozzanghera. Silente rivolse un’occhiata al punto imprecisato in cui doveva trovarsi il ragazzo coperto dal Mantello dell’Invisibilità.
- Stai bene, Harry?-
- Sì, professore!- rispose lui pronto.
Harry vide il villaggio avvicinarsi. Dovevano solo raggiungere e superare i confini di Hogwarts che impedivano la Materializzazione, poi sarebbero scomparsi. Dove li avrebbe condotti quel viaggio?
Sotto il cielo tempestoso, Harry si sentiva un punto insignificante e, letteralmente, invisibile. Poteva fare la differenza? Come poteva quel ragazzo smilzo cambiare le sorti del mondo?
Eppure, sembrava che il peso del mondo gravasse proprio sulle sue spalle. Era pronto ad affrontare il proprio destino. Sarebbe stata una lotta ad armi pari?
- Professore?-
- Sì, Harry?-
- Lei ha..ecco, paura della guerra?- chiese, rincuorato che Silente non potesse vedere il suo viso in fiamme.
Silente accennò un sorriso. – Solo uno sciocco non temerebbe le conseguenze di una avvenimento così tragico e doloroso come una guerra!-
- Per via della possibilità di morire?-
- No, Harry – rispose l’uomo, rivolgendo un sorriso al cielo. – Temeresti la tempesta, se sapessi che da un momento all’altro le nuvole potrebbero andarsene rivelando un cielo azzurro e limpido?-
Harry esitò un istante, un po’ confuso da quella strana domanda. – Ma io so che c’è il cielo, dietro le nuvole, signore –
Nemmeno Dudley avrebbe potuto dare una risposta peggiore..
- Esatto, Harry!-
Ah
- Come dice?-
- Hai colto il punto, ragazzo mio. Non abbiamo paura della guerra solo perché sappiamo che potrebbe strapparci via ciò che abbiamo più a cuore. Temiamo la guerra perché non abbiamo la certezza di poter portare la pace. Perché il destino di una guerra può terminare nell’oscurità o nella luce, nella sconfitta o nella vittoria. Io, d’altro canto, ho una visione molto ottimistica dell’universo, e credo sempre nella vittoria della luce. Ma, aimè, non possiamo prevedere il futuro!-
Confuso e rincuorato al tempo stesso, Harry disse: - Lei crede in me, signore?-
- Oh sì, Harry. Molto più che in me stesso –
- Perché? Insomma, sono solo..un ragazzo!-
- Hai sedici anni, ragazzo mio – rispose Silente, rivolgendo un’occhiata nostalgica e..triste, al cielo. – Alla tua età, quanti giovani maghi possono dire di aver fatto così tanto?-
- Non lo so..- mormorò imbarazzato.
- Io, sicuramente, non sono stato fra questi. Ricorda Harry, che le nostre scelte determinano chi siamo..-
-..molto più delle nostre capacità – concluse Harry, ricordando quelle parole che Silente aveva detto anni prima. – Quindi devo solo fare la scelta giusta e..combattere?-
- Devi essere te stesso. Fino infondo. Il resto, amico mio, arriverà con il tempo!-
Harry aprì bocca per chiedere spiegazioni, ma Silente lo zittì. Erano arrivati a Hogsmeade. Harry cominciava a chiedersi come avesse fatto Silente a zittirlo senza vederlo, ma i suoi pensieri furono interrotti dal braccio che il Preside allungò verso di lui.
- Non avere paura, Harry!-
- Non ho paura professore: sono con lei –
Perché Harry lo sapeva. La presenza di Silente era un’ancora a cui aggrapparsi. Prima di appoggiare la mano sul braccio dell’uomo, Harry ripensò alle sue parole. Era pronto a combattere? Era pronto ad affrontare il suo destino?
Temo che lo scoprirò molto presto
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
 
Salve a tutti!
Eccomi qui con un giorno di ritardo. Chiedo venia! Dovevo pubblicare ieri sera, ma all’ultimo secondo mi sono messa a modificare un pezzo del capitolo e così ho rimandato a oggi pomeriggio!
Questo capitolo è particolare sotto molti punti di vista, spero che vi sia piaciuta questa idea di raccontare la guerra in arrivo attraverso gli occhi di  molti personaggi. Ecco alcune note che vorrei condividere con voi:
  1. Mentre scrivevo questo capitolo, ho tenuto in sottofondo la colonna sonora del settimo film (pt.2). Nello specifico, la musica che si sente mentre la McGranitt risveglia le statue per proteggere il castello. Mi ispirava tantissimo, perciò se volete potete leggerlo con questo sottofondo. È una musica che mi fa venire sempre i brividi!
  2. Ho deciso di aprire il capitolo con Neville e Luna, perché li considero due personaggi importantissimi, soprattutto nei confronti della guerra, per il loro passato e per il loro modo così particolare di affrontare la realtà. Ho deciso di chiudere con Silente e Harry, perché..be’, penso sia chiaro il motivo (come per Sirius, non scriverò la morte di Silente. Mi dispiace, ma proprio non ci riesco!)
  3. Ho condiviso anche i pensieri di Draco. Volevo affrontare la guerra anche dal punto di vista di chi l’ha voluta, anche se potremmo aprire una parentesi infinita sulle non-scelte di Draco! Ciò che penso di questo personaggio traspare molto nel trafiletto che gli ho dedicato (stessa cosa, poi, vale anche per gli altri personaggi!). Non fraintendete, è un personaggio molto interessante e anche se non degno di stima, viste le scelte che ha fatto, è un personaggio che attira molto la mia attenzione!
  4. Fratelli Canon: penso rispecchino tantissimo i gemelli Weasley. E come nel caso dei gemelli, nel libro, uno dei due muore, per l’esattezza Colin! Solo chi ha letto i libri può saperlo, perché nel film (come tante altre cose) questo dettaglio è stato escluso. Visto che li ho sempre adorati, ho deciso di parlare anche attraverso i loro occhi: due fratelli che si proteggono a vicenda, cosa che poi vedrete riflessa anche nel pezzo dei gemelli.
  5. Piton: se ve lo state chiedendo, sì: è il momento immediatamente successivo al celebre “Dopo tutto questo tempo?” “Sempre”. E non aggiungerò altro, perché altrimenti mi metto a piangere :D
 
Come sempre, le note stanno diventando più lunghe del capitolo! :D
Vorrei ringraziare due persone molto speciali che ho conosciuto in questi giorni e che hanno recensito la storia e mi hanno scaldato il cuore con parole dolcissime: ElyEchelon7 e Julia_Fred Wesley: grazie di tutto :)!
Inoltre voglio ringraziare davvero di cuore la mia socia di pazzie, Vany, e tutte le splendide ragazze che stanno recensendo con amore e costanza i capitoli! Ringrazio infinitamente anche tutte le persone che stanno seguendo/preferendo/ricordando e tutti quelli che stanno leggendo! Siete il motore di questa storia, non mi stancherò mai di ripeterlo!
Ora giuro che vi lascio! La parola passa a voi: che ne pensate di questo spiraglio un po’ triste e drammatico, ma anche un po’ romantico?
Grazie infinite a tutti!
Baci di Mielandia :)
Amy   

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Unire ciò che non Può essere Diviso ***


Capitolo 31
Unire ciò che non può essere diviso
 
 
 
 
 
 
 
Seduta nella sua stanza, Hermione scrutava il cielo attraverso le tende leggere della finestra. Pioveva da ore e un vento gelido si era sollevato, spazzando via definitivamente la speranza di un’estate calda.
Be’, non è l’unica speranza ad essere stata portata via..
Sospirando, Hermione gettò un sacchetto di sterline nella borsa a perline. Potevano tornare utili dei soldi Babbani. O forse no. Difficile prevederlo. Tutto poteva servire, come poteva essere solo un ulteriore peso da portarsi. A questo, aveva già comunque rimediato: un bell’incantesimo per alleggerire la borsetta, e il gioco era fatto. Le sue doti straordinarie di strega erano servite a qualcosa e anche di più.
Ma non serviranno a molto quando dovrò fare i conti con la realtà
Una lacrima le scivolò sulla guancia. Stava per andarsene. Sì. Hermione Granger stava per fare esattamente l’ultima cosa che avrebbe voluto fare: fuggire. Non si trattava di una vera e propria fuga, ma c’erano troppe cose che doveva lasciare indietro e quello bastava a dare una definizione così dolorosa a quel piano. Il piano di Hermione e Ron. Harry era ancora da convincere. Ci sarebbero riusciti, alla fine, ma dovevano andarci piano. Erano cambiate troppe cose. Avevano perso troppe vite, fino a quel momento.
Cedric.
Sirius.
Silente.
Una morsa le attanagliò il cuore. Piton era un assassino. Il mago più potente del mondo era morto. E con lui se ne era andata anche la speranza dei più deboli. Hermione non era debole, ma avrebbe tanto voluto esserlo. Avrebbe voluto stendersi nel letto, sotto le coperte, e piangere, piangere fino allo sfinimento. Avrebbe voluto gridare fino a perdere la voce, fino a tossire e soffocare. Avrebbe voluto graffiarsi, sanguinare, provare un dolore che cancellasse la sofferenza nella sua mente. Perché era troppo pesante da portare, troppo fastidiosa, lugubre e terrificante. Era un peso che una ragazzina di diciassette anni non doveva caricarsi sulle spalle. Era un peso che nessuno di loro avrebbe dovuto portare.
Eppure loro erano lì, pronti a dimenticare il passato, pronti a dimenticare da dovere erano arrivati per poter andare avanti e..Combattere? Morire?
La morte sembrava attenderli alla fine di quella strada, sfregandosi le mani e sorridendo, intrigante e macabra come sempre. La morte, che era la condanna ormai definitiva del Mondo Magico. E loro erano pronti a sfidarla, erano pronti a lottare. Ma non volevano esserlo. Sarebbe stato molto più facile gettarsi sul pavimento e implorare, chiedere che tutto svanisse, che la guerra finisse. Sarebbe stato più facile piangere, disperarsi, gridare. Ma Hermione non amava le cose facili. La semplicità non le era mai appartenuta. Lei era una guerriera. E per quanto quel ruolo pesasse sulle sue giovani spalle, non poteva fare a meno di raddrizzare la schiena e muovere un passo dopo l’altro verso il suo destino.
Avevano un compito da svolgere, un’impresa da portare a termine. E Silente era morto. Se ne era andato troppo presto. Li aveva lasciati soli. Senza un piano. Senza risposte e senza armi. Ora dovevano cavarsela da soli. Ora il peso del mondo gravava sulle loro spalle. Soprattutto quelle di Harry.
Hermione strinse fra le dita la borsa di perline. Sospirò un paio di volte e alzò lo sguardo sul comodino accanto al suo letto. Foto di lei da piccola assieme ai genitori ricoprivano il ripiano di legno. Un sorriso triste le salì sulle labbra. Doveva alzarsi da quel letto. Doveva uscire da quella stanza. Il tempo era finito. Non ne aveva più. Si era chiesta spesso quanti mesi mancassero, quanto tempo le fosse rimasto. E ora aveva la risposta a quella domanda.
Doveva alzarsi e andare incontro al suo destino. La guerra era cominciata.
E di tempo, non ne aveva più.
 
 
 
 
 
 
 
Un solo sventolio di bacchetta e tutto era finito. Si era dissolto come un’ombra investita dalla luce. Scie di ricordi dimenticati. Scie di pagine cancellate. Immagini che svanivano attorno a lei. Oggetti, pensieri e parole. Tutto si stava dissolvendo. Era neve che scioglieva al sole. Parole mute che non potevano essere pronunciate. Il mondo assomigliava a un vortice di immagini che non rimanevano indelebili, ma svanivano. Era una corrente che nuotava al contrario. Era un fiume che voleva risalire la cascata: innaturale e terribile. Frutto di una magia. Perché solo una magia poteva fare quello. Solo una magia poteva essere così potente da cambiare il flusso del tempo e dei ricordi.
- Mi dispiace – sussurrò Hermione, mentre attorno a lei tutto cambiava.
Le sembrava quasi che, assieme ai ricordi, stesse svanendo anche l’ossigeno. Alzò lo sguardo e vide i suoi genitori, ancora incatenati dall’incantesimo di memoria, ancora svenuti. Si erano addormentati felici, convinti di essere i genitori di una strega meravigliosa. Ora si sarebbero svegliati felici ma senza quella figlia straordinaria. Erano soli. Ma erano al sicuro. Hermione rivolse un ultimo sguardo ai genitori, mentre le lacrime scorrevano violente sulle sue guance. Sulla credenza, vide una foto di lei davanti al bancone della cucina, vestita di tutto punto con la divisa della scuola, e la madre che sorrideva radiosa, mentre stringeva una sciarpa di Grifondoro e indicava la figlia. Hermione le aveva spiegato le differenze delle quattro Case. E la risposta di Jean era stata chiara. Era fiera di lei. Fiera della figlia che aveva  avuto, che forse non sarebbe mai tornata da lei.
Fiera della figlia che non avrebbe mai ricordato. Nella foto, la piccola Hermione e la sciarpa svanirono.
E l’aria implose. I suoi polmoni si contrassero e a quel punto il dolore divenne insopportabile. Hermione cominciò a tossire, implorando di avere aria nuova da respirare. E mentre lacrime copiose le solcavano le guance, Hermione si lanciò in una corsa disperata, andò a sbattere contro la porta, inciampò e cadde riversa sui gradini del giardino. Era notte fonda. Il buio era surreale, in quelle settimane. Erano le dieci di sera, eppure il mondo sembrava privo di ogni luce.
Il buio. Il suo più grande nemico. Ora era la sua unica salvezza. Stesa sui gelidi gradini dell’ingresso, Hermione urlò. Spinse fuori l’aria rarefatta che le aveva intossicato i polmoni, e gridò con quanto fiato aveva in gola. Quell’urlo straziante soffocò nella notte. Era così buio che nessuno l’avrebbe vista. E nell’atmosfera aleggiava così tanta paura che d’istinto nessuno, nemmeno in un quartiere Babbano, avrebbe attraversato il cortile in piena notte per andare a controllare.
Urlare le costò altra aria. Scossa dai singhiozzi e dalla tosse, Hermione respirò a lungo, cercando di riprendere il controllo delle sue braccia e delle sue gambe. Quel pavimento gelido era come un’ancora di salvezza. Quanto sarebbe stato facile rimanere stesa lì e aspettare. Prima o poi, un Mangiamorte sarebbe venuto a cercarla. E avrebbe messo fine alla sua vita. Ma non poteva permetterlo. Doveva salvare i suoi genitori. Doveva fuggire. Doveva correre dall’unica persona che l’avrebbe sempre salvata.
- Fred..-
Fu un sussurro. Così labile e leggero che la notte lo inghiottì, assieme all’eco del suo grido. Hermione fece forza sui gomiti e si alzò. Vacillò sotto il peso del dolore e saltò gli ultimi gradini. La terra rischiò di muoversi sotto il suo mancato equilibrio e lei rischiò di tornare con la faccia a terra. Inciampò, riuscì a sostenersi a un alberello e si graffiò una mano. Piangendo, raggiunse un angolo buio fra i cespugli coltivati dalla madre. Rivolse un ultimo sguardo alla casa. Le lacrime caddero dalle sue guance, mischiandosi alla pioggia.
- Mi dispiace – disse a voce alta, sperando che i genitori assimilassero quelle parole. Era impossibile, e lo sapeva, ma dirlo ad alta voce le dava la possibilità di redimersi per quel gesto orribile. – Mi dispiace davvero tanto –
E sparì.
Quando la vicina di casa trovò il coraggio e scostò le tendine per controllare chi avesse gridato, non vide nessuno. Hermione Granger era sparita.
In quel posto, in quel quartiere, in quella strada, Hermione Granger non era mai esistita.
 
 
 
 
 
 
 
Smaterializzarsi non era facile. Ma era diventata piuttosto brava. Aveva superato l’esame con ottimi voti. Be’, era Hermione Granger e non poteva smentirsi.
Nessuno, però, le aveva insegnato le scomodità dell’atterraggio. Quelle le aveva imparate grazie a Fred.
Fred.
Fu lui a guidarla. Hermione era così stordita da dolore da non aver pensato di preciso a un posto. E si era ritrovata nell’appartamento di Diagon Alley.
Le era stato espressamente proibito di andare a Diagon Alley.
Ops..
Si guardò intorno, ma non fece in tempo a registrare suoni e immagini. Crollò sul pavimento, continuando a piangere e rannicchiandosi come un gatto. Voleva gridare per chiedere aiuto, ma sapeva di non avere la voce. Voleva chiamare Fred, ma non aveva il coraggio di alzarsi. Non aveva più forze. Era stata privata di tutto.
Voleva le sue braccia, voleva vederlo, aveva bisogno di abbracciarlo. Ma non riusciva a fare niente. Qualcosa la spingeva verso terra e la inchiodava sul pavimento freddo. Provò a lottare contro quella forza sconosciuta, ma crollò quasi subito. Infondo, quel pavimento era comodo. Poteva chiudere gli occhi. Solo cinque minuti. Poi si sarebbe alzata e avrebbe cercato Fred. Sembrava un buon piano. Era perfetto.
Hermione chiuse gli occhi, quasi rincuorata dalla prospettiva di avere un piano. Avrebbe dovuto saperlo, ormai, che non aveva senso escogitarne uno: in presenza di Fred, i suoi piani andavano sempre in fumo. Ogni dannata volta.
- Hermione!-
La ragazza scattò sul pavimento, come se avesse ricevuto una scossa. Alzò lo sguardo, sorreggendosi sui gomiti, e vide Fred correre verso di lei, il volto teso per lo spavento e lo sguardo terrorizzato di chi ha appena visto un fantasma. E non il Frate Grasso. Lui non faceva testo.
- Fred..- mormorò, sorridendo.
E il peso scomparve. La gravità tornò stabile. Cosa l’aveva inchiodata al pavimento? Non lo sapeva e non le interessava scoprirlo. Ora poteva alzarsi, poteva inciampare, di nuovo, ma cadere fra le sue braccia. Cadde così pesantemente che Fred, ancora stordito, non riuscì a reggerla. Finirono entrambi sul pavimento.
- Granger, ma sei pazza? Cosa ci fai qui?- chiese lui, quasi arrabbiato.
- Dovevo..dovevo dirti una cosa..- mormorò Hermione.
Oh no. Il peso. Stava tornando. Vedere Fred l’aveva salvata, per un momento. Ma i ricordi tornarono. Aveva appena abbandonato la sua famiglia. Era appena scomparsa. Aveva cancellato la memoria dei suoi genitori. Hermione Granger aveva cessato di esistere. Era morta, per loro. Anzi, peggio. Non era mai esistita. Era sola, indifesa. Non aveva più un passato. Aveva solo un presente, un presente affollato di fantasmi, oscurità e morte. E aveva un futuro. Un futuro che non riusciva più a vedere. Un futuro in cui non riusciva più a sperare.
Silente era morto.
Sirius era morto.
Cedric era morto.
Fred è vivo..
Speranza. Leggerezza.
No..era ancora troppo poco..
Fred era ancora sconvolto per la sua improvvisa comparsa. Hermione vide il pallore del suo viso attraverso gli occhi semichiusi. La strinse a sé, passandole una mano sulla fronte.
- Santo Merlino, stai andando a fuoco!-
- Fred..- mormorò.
- Stai sanguinando..cosa hai fatto alla mano? Perché sanguini?-
- Fred?- lo chiamò più forte.
- Sì?-
- Ti amo..-
Ok. Adesso poteva svenire...
 
 
 
 
 
 
 
Una luce fioca illuminò il suo viso e Hermione aprì gli occhi infastidita. Il raggio di sole proveniva da una fessura fra le tende della finestra. Sole. Era un buon segno. O forse era solo un’illusione.
La testa pulsava dolorosamente. Hermione si portò una mano alla tempia e vide che era fasciata. Una sottile benda bianca le passava sul dorso e girava attorno al pollice, coprendole anche il polso. Primo dubbio: cosa si era fatta alla mano?
Secondo dubbio: dov’era?
Terzo..ah no, quella domanda non aveva bisogno di risposte. Ricordava perfettamente cosa fosse successo. Decise di non pensarci. Non voleva svenire di nuovo. Aveva una cosa molto più importante da fare. Si girò lentamente, attenta a non disturbare troppo la quiete che si era formata nella sua testa. Vide Fred dormire tranquillo e un sorriso aleggiò sulle sue labbra. Aveva fatto bene a piombare lì. Forse il suo ingresso non era stato molto spettacolare, ma aveva sortito i suoi effetti positivi. E negativi, purtroppo.
Prepara la bacchetta: ti aspetta una bella litigata!
- Fred?- lo chiamò Hermione, scuotendolo per una spalla.
Lui brontolò qualcosa di indefinito e lei alzò gli occhi al cielo, gesto di cui si pentì. Hermione cercò di soffocare la nausea che il mal di testa stava innalzando nel suo stomaco, e respirò lentamente. Poi ritentò. Dovette scuoterlo altre tre volte, prima di riuscire a svegliarlo.
- Fred?-
- Che ore sono?- chiese lui a occhi chiusi, con la bocca premuta contro il cuscino.
Hermione gli prese un polso e guardò l’orologio. – Le cinque e mezza – rispose sorpresa.
- Del mattino?-
- Sì- disse lei, guardando la luce rosea che penetrava dalla finestra.
- Benissimo, allora torna a dormire!-
- Perché?-
- E’ troppo presto per litigare..-
- Allora non litighiamo – propose lei, ostentando un coraggio e un’iniziativa di cui non era in possesso.
Fred sbuffò, ma gli sfuggì un mezzo sorriso. – Appunto. Torna a dormire..-
- E se parlassimo?-
- Se parliamo, litighiamo..-
- Non vuoi nemmeno fare un tentativo?- azzardò lei di nuovo, ignorando una fitta alla testa.
- Hai la febbre, devi dormire!- sbottò lui.
Hermione si tastò la fronte. – No, la febbre non ce l’ho. Dai, svegliati!- esclamò, scuotendolo per una spalla.
Fred sospirò e aprì gli occhi. Hermione vide che cercò di trattenersi, ma perse palesemente la sfida contro il rancore. Le rivolse un sorriso vispo e disse: - Sei davvero carina..- mormorò, con la voce carica di sarcasmo.
Hermione assottigliò lo sguardo e cercò di immaginare il suo aspetto, tenendo conto degli avvenimenti della sera prima. No, era meglio non immaginare.
- Sai che c’è? Ho cambiato idea, torna a dormire!- sbottò lei e si gettò fra le coperte, voltandogli le spalle.
Dopo qualche fin troppo eterno secondo di esitazione, Hermione sentì le braccia di Fred attorno alla sua vita. La strinse a sé, appoggiando il suo corpo contro la schiena di lei. Quel contatto la fece sentire improvvisamente bene. Era al sicuro. Era a casa. La sua nuova casa, per la precisione. Perché quella vecchia non c’era più. Hermione scacciò il dolore e si concentrò sul respiro di Fred.
- Sai che non riesco a tenerti il muso, quando fai così. Complimenti, hai ottenuto ciò che volevi!- borbottò lui, con un sorriso.
Hermione sbuffò. – Mi hai beccata: sei caduto nella mia trappola..- mormorò, senza nessun entusiasmo.
- Adesso sei tu quella offesa?-
- Perché, quando ti saresti offeso, esattamente?- chiese lei, confusa e anche un po’ nervosa.
Fred si schiarì la voce in modo eloquente. – Offeso è riduttivo. Diciamo pure: furioso come un Troll che ha perso la sua mazza!-
- I Troll non si arrabbiano quando perdono la mazza..-
- Tu che ne sai?-
- Un Troll ha tentato di uccidermi..- borbottò lei, pentendosene subito.
- Mezzo Mondo Magico tenta di ucciderti, e tu ovviamente scappi nel mezzo della notte e arrivi qui, bagnata fradicia e mezza svenuta..- mormorò lui e Hermione giurò di sentire qualcosa di estremamente pungente nella sua voce.
- Non avevi detto che era troppo presto per litigare?- sbottò lei, covando un’innata speranza in quel diversivo.
- Avevo anche detto che parlare significava litigare!-
- Benissimo: allora chiudi la bocca!-
- Ma non volevi parlare?- chiese lui, sinceramente confuso.
- Ho già mal di testa..non peggiorare le cose..- borbottò lei, toccandosi una tempia.
- Hai mal di testa perché sei piombata qui nel cuore della notte..- iniziò Fred.
Ma Hermione interruppe bruscamente il discorso. – Sì, l’hai già detto, Weasley!-
Fred sbuffò divertito. – Adesso sei tu quella arrabbiata. Perché devi sempre rigirare la frittata? Questa volta toccava a me!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non commentò. Anche perché Fred aveva ragione. E lei odiava perdere.
- Quindi ho vinto?- dedusse lui, interpretando il suo silenzio.
Hermione si girò di scatto fra le sue braccia e lo sfidò con lo sguardo. Pessima mossa. Se c’era un cosa in grado di disintegrare la sua forza di volontà, erano gli occhi di Fred. E anche il suo sorriso. E i suoi baci. Insomma, un paio di cose..
- Togliamoci questo peso e litighiamo!- annunciò Hermione, alzandosi a sedere e incrociando le braccia.
Si impose di assumere una posa imperiosa e spavalda, ma la realtà era che doveva semplicemente sfuggire a quegli occhi troppo vicini e a quella bocca pericolosamente invitante.
Allargando le braccia, Fred la imitò e si mise a sedere di fronte a lei. – Sono tutt’orecchi!-
- E io non ho niente da dire!- sbottò lei.
- Potresti cominciare rispondendo a una semplice domanda – iniziò lui, puntandole un dito contro con un sorriso tutt’altro che conciliante: - Esattamente, cosa stavi cercando di fare?-
- Arrivare qui di soppiatto e ucciderti..-
- Hermione..-
- Cercavo un posto sicuro e mi sei venuto in mente tu!- ammise.
Fred sorrise, stavolta più calorosamente. – Lusingato!- rispose, ma poi la sua espressione cambiò. – E perché non sei rimasta a casa? Perché non hai aspettato che qualcuno venisse a cercarti? Perché hai fatto di testa tua, come sempre? Perché non hai aspettato che avessimo un piano per portarti via in totale sicurezza? Perché..-
- Ehi!- esclamò Hermione alzando una mano. – Una domanda alla volta!-
- Non sei la strega più brillante della scuola?- sbottò lui, divertito e ironico al tempo stesso.
Hermione sollevò un sopracciglio scocciata. – Ero..- mormorò.
- Eri?- chiese lui, accigliato.
- Lascia perdere. Non potevo aspettare!- rispose lei.
- Potevi invece. In che senso “eri”?- rimarcò, tracciando in aria delle virgolette.
Hermione sospirò, maledicendosi. Perché non aveva tenuto la bocca chiusa?
- Non potevo. E basta. Dovevo proteggere i miei genitori e c’era la possibilità che i Mangiamorte arrivassero prima dell’Ordine. Così sono scappata!-
- Stai tergiversando..-
Come sempre..
- Non sto tergiversando!- sbottò lei, sperando di esser convincente. – Li ho obliviati, Fred..- mormorò all’improvviso, con voce spezzata.
E quella confessione frenò i tentativi di Fred e spazzò via un po’ di rabbia dai suoi occhi lucenti e vispi. Boccheggiò per un attimo, incapace di porre la domanda che avrebbe risvegliato i fantasmi del passato inesistente di Hermione.
- Tu hai..- iniziò, ma Hermione decise di risparmiargli quella fatica.
- Non sanno di avere una figlia. Li ho spediti in Australia, li ho convinti che fosse una buona idea iniziare lì una nuova vita..- mormorò lei, mentre una lacrima faceva capolino nei suoi occhi.
- Li avremmo protetti – sussurrò Fred, prendendole la mano.
Lei scosse la testa. – No. Non aveva senso sprecare risorse in quel modo. Era meglio..era meglio..- ma non riuscì a finire quella frase.
Scoppiò a piangere all’improvviso, mentre il dolore riaffiorava dalle crepe del suo cuore. Si gettò fra le braccia di Fred, proprio mentre lui stava scattando in avanti per afferrarla. Non poteva dire a voce alta quelle parole. Non poteva dire davvero che aveva cancellato la memoria dei suoi genitori perché era meglio per loro vivere senza la consapevolezza di avere una figlia. Era troppo doloro ammettere che lei, quella sera, aveva cancellato la sua stessa esistenza. Aveva perso la sua famiglia.
- Quando tutto questo finirà, li ritroveremo – disse Fred, accarezzandole i capelli.
Hermione si morse un labbro. – Se saremo ancora vivi –
- So che il pensiero di passare il resto dei tuoi giorni con me è inquietante, ma potresti anche fingerti ottimista!- scherzò lui.
Hermione sentì un fremito alla base dello stomaco. Per un momento, si preoccupò seriamente. Stava per vomitare? Ma poi si rese conto che stava solo ridendo. E non rideva da mesi. Non rideva dall’ultima volta che aveva visto Fred.
- Mi sei mancato – disse, fra i sorrisi e le lacrime.
- Anche tu – rispose lui, scostandosi per guardarla negli occhi.
Hermione sorrise e posò una mano sulla sua guancia, accarezzandolo. Fred chiuse gli occhi, beandosi di quella carezza. Hermione si avvicinò e lo baciò dolcemente, assaporando quelle labbra morbide e invitanti. Il mondo divenne un posto migliore. O forse, erano semplicemente entrati nel loro mondo. Quell’angolo perfetto, quello che esisteva nella Stanza delle Necessità; quello che potevano ritrovare nell’Ala isolata del sesto piano; quello che esisteva dove esistevano loro.
- Vuoi ancora litigare?- chiese Hermione.
- Ci sarebbero un paio di cose di cui dovremmo parlare..- mormorò lui, con un sorriso vispo.
Hermione arricciò il naso. – Adesso?-
- Forse mai, ma non cantare vittoria, Granger!-
Ridendo, Hermione gli circondò il collo con le braccia e ricominciò a baciarlo. In quel mare di sospiri ed emozioni forti, Hermione ritrovò la pace. Perché nel mondo imperversava la guerra. Ma nel loro mondo esisteva solo la pace. Non c’era spazio per altro. Nemmeno per la morte. E il dolore scompariva sempre, insieme alla paura. Ritrovarsi era magnifico. Averlo di nuovo era straordinario. E per quanto Hermione temesse il momento in cui avrebbe confessato a Fred le sue intenzioni, quel pensiero passò in secondo piano.
Perché quello era il momento di vivere e amare. Perché in quell’angolo perfetto, di tempo, ne aveva ancora tanto.
 
 
 
 
 
 
 
Alla fine, Hermione impiegò quasi un’ora a raccontare tutto a Fred. Erano seduti sul letto, intenti a rivestirsi e parlare. Non litigare. Almeno, l’intento era quello.  
La parte più difficile, fu spiegargli il piano senza rivelarlo veramente.
- Quindi partite?- chiese lui, con la fronte aggrottata.
Hermione annuì, allacciandogli un bottone della camicia.
- E dove andate?-
- Non lo so..-
- Hermione!-
- Davvero, non lo so!-
- Ma cosa dovete cercare?-
- Non te lo posso dire..-
- Dovresti fidarti di me – disse offeso.
Hermione sorrise dolcemente e lo baciò. – Mi fido di te. Davvero. Ma per te è meglio non sapere nulla. Sarai al sicuro –
- E tu no!-
- Non ho scelta – rispose lei, con sguardo triste.
Fred sospirò. – Quasi mi pento di aver scelto di non litigare!- disse, prendendosi il viso fra le mani.
- Possiamo sempre ricominciare..- propose lei, con un ghigno.
Fred le rivolse un’occhiataccia da dietro le dita. – Non tentarmi..- borbottò.
Lei sorrise e allungò le mani, slacciandogli il bottone che aveva appena finito di allacciare. – Oppure possiamo smettere di parlare..-
Con un ghigno malvagio, Fred alzò la testa e afferrò le sue mani, impedendole di proseguire la discesa lungo la sua camicia. Senza smettere di inchiodarla con lo sguardo, si riallacciò il bottone e le prese i polsi. – Ti piacerebbe!- sbottò, con un sorriso provocatorio.
Hermione inarcò le sopracciglia. – Anche a te. Qual è il punto?-
Fred alzò gli occhi al cielo. – Da quando sei diventata così brava a tenermi testa?-
- Lo sono sempre stata. Ho solo finto di non riuscirci!- rispose lei, scrollando le spalle.
Fred scosse la testa divertito. – Non hai ancora capito con chi hai a che fare, allora!-
- Perché?- chiese lei esasperata, ma già stimolata nel profondo da quel sentore di sfida.
- Perché ora soffrirai e sconterai una dolorosa pena. È la punizione che ti meriti!- rispose, serio e divertito al tempo stesso.
Hermione continuava a non capire. – Che ho fatto di male?-
Fred inarcò le sopracciglia in modo eloquente. – Ti farei un elenco, ma rimarremmo qui per ore!-
Hermione azzardò un sorriso malizioso. – Ed è una cattiva idea?-
- Sì, dal momento che non ho nessuna intenzione di cedere alla tentazione!-
Quelle parole scatenarono una serie di sentimenti contrastanti nella mente di Hermione. Prima di tutto si sforzò di razionalizzarne il significato. Poi le ragioni. Infine toccò alle conseguenze. Fu in quel momento che Hermione si ritrovò divisa fra il desiderio di ucciderlo e quello di spogliarlo. Il che, ormai, era una questione di abitudine.
Sospirando, Hermione gli rivolse un sorriso. – D’accordo, Fred, sii serio!-
Lui ricambiò il sorriso e le sfiorò le labbra con un bacio. – Sono serissimo!-
- Cosa?-
- Hai capito bene!-
- No, credo di no – sbottò lei.
- Granger, prendilo come un compromesso!- esordì lui, avvolgendo le braccia attorno ai suoi fianchi. – Quando tu confesserai le tue intenzioni future, e bada dovrai scendere nei dettagli, allora io porrò fine a questa agonizzante punizione!-
Hermione rimase a bocca aperta, ma riuscì a riprendersi quasi subito. – La pensavi così anche un’ora fa?- chiese sarcastica, incapace di resistere alla tentazione di averla vinta.
Fred fece spallucce arricciando le labbra. – Sono giustificato: non mi avevi ancora parlato delle tue intenzioni e dei tuoi folli piani. Cosa che, precisamente, non hai ancora fatto. Il che ci riporta alla tua punizione da scontare..- mormorò, roteando il polso e l’indice.
Hermione sbuffò e si prese la testa fra le mani. – Fred, è una cosa assurda!-
- Non dirlo a me: pensi che sia felice?- chiese lui, indicandosi.
- No, però sei un grandissimo idiota!-
- E fin qui non ci piove, Granger. Allora, che farete di bello tu, Ronnie e il Prescelto?- azzardò con un sorriso incoraggiante.
Lei sbuffò. – Non posso dirtelo!-
- Perché?-
- Per salvarti la vita!-
- Sei sicura?-
- Non del tutto..- sbuffò irritata.
Fred sorrise tranquillo, afferrò i jeans di Hermione dal copriletto e glieli lanciò. – Questi sono tuoi, vero?- scherzò.
Per tutta risposta, Hermione li usò come una frusta e lo colpì sulla spalla.
- Rivestiti, dico seriamente!- esclamò lui, lasciandosi sfuggire una risata.
E va bene, Weasley..a noi due!
Hermione lanciò i jeans contro la parete e incrociò le braccia. – E se non lo faccio?- lo sfidò.
Fred alzò gli occhi al cielo. – E’ un problema tuo. Mia madre ti riabbraccerà comunque. Non farà troppo caso al fatto che sei in mutande!-
- E tu?-
Primo centro. Dieci punti per me.
Fred si riprese molto in fretta da quella stilettata. – Riuscirò a ignorare questo dettaglio – rispose spavaldo.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Sicuro?-
- Certo! Allora, dove andrete?-
- Non lo so. Stai tergiversando?-
- Sto facendo conversazione!- rispose lui, scrollando le spalle. – E sarete soli?-
- Grazie al cielo tu non ci sarai!- sbottò lei, mentre elaborava un piano per attaccare le difese di Fred.
- Sicura? Potrei essere un comodo diversivo per sfuggire a Ronnie!-
Quel pensiero si insinuò nel cervello di Hermione piantò le radici, anche se lei tentò di scacciarlo con tutte le sue forze. Non era il momento giusto per pensare a quanto sarebbe stata infinitamente migliore la compagnia di Fred in quel viaggio.
- Lo faccio per te. Tu sarai al sicuro!-
- E tu no – disse lui, mentre i suoi lineamenti si indurivano.
Hermione approfittò di quel diversivo. Con un sorriso dolce si avvicinò e gli posò una mano fra i capelli, cominciando a giocare con quelle spire infuocate.
- Andrà tutto bene. Vedrai –
- E’ difficile crederci – mormorò lui.
Hermione si avvicinò un po’ di più. – Dovresti sapere che sono brava, con la bacchetta – mormorò, sfiorandogli il collo con le labbra.
Fred rabbrividì e Hermione si preparò a cantare vittoria. Ma fu del tutto inutile.
- Sei brillante!- ammise lui. – Ma scontata..- sbottò ridendo e spingendola via con delicatezza.
- Ti detesto!- esclamò Hermione, ribollendo di rabbia.
Ridendo, Fred la abbracciò. – I tuoi tentativi sono commuoventi!-
- E questo compromesso è penoso! Come ti è venuto in mente?- sbottò lei, più esasperata che arrabbiata.
Fred scosse le spalle. – Mi sono semplicemente chiesto cosa volessi di più da me..- rispose, con un sorriso malandrino
Hermione inarcò le sopracciglia. – Evidentemente non mi conosci!- mentì, arrossendo.
- Evidentemente ti conosco troppo bene!-
- Non cambiare argomento!-
- Non sto cambiando argomento, ti sto risparmiando un’imbarazzante conversazione!-
- Non è da te..- sbottò lei, acida.
- Ma anche io ho un cuore, ogni tanto. Parliamo di te invece: riuscirai a resistere o il ghiaccio si scioglierà?-
Hermione sbuffò divertita. - Posso resisterti, Weasley! L’ho già dimostrato una volta –
Fred scoppiò a ridere. - Avrei molto da ridire sull’argomento, ma lasciamo perdere!- disse lui, scacciando l’aria con la mano.
- Tu sai che lo faccio per te, vero?- disse lei seriamente.
Fred annuì. – E tu sai che sbagli a farlo?-
- Fred..dico davvero!-
- Perché? Io scherzo, secondo te?- la zittì lui.
Hermione sospirò e si passò le mani fra i capelli. – D’accordo, ragioniamo un attimo: tu non mi sfiorerai fino a quando non ti spiegherò il nostro piano?-
Fred annuì. – La tua intelligenza non si smentisce mai!-
- Ma perché?- chiese lei, sbuffando.
Fred scoppiò a ridere. – Perché sono Fred Weasley. Ti basta come risposta?-
Lei alzò gli occhi al cielo e lui le sorrise.
Hermione rimase in silenzio a guardare Fred, che ricambiò il suo sguardo. Occhi negli occhi, Hermione ragionò sulle possibili implicazioni di quel compromesso. C’erano svariati punti da analizzare, a favore e a sfavore di una rivelazione. Poteva cedere e mostrarsi debole, compromettendo così la sicurezza di Fred. Eppure, dall’altra parte c’era un dettaglio molto rilevante: quanto tempo avevano per stare insieme? Valeva davvero la pena sprecarlo? Sì, per salvare Fred. Ma ci sarebbe riuscita davvero?
Fred assottigliò lo sguardo. – Posso vedere il tuo cervello contorcersi..-
- Zitto, sto pensando!- sbottò lei, fulminandolo con uno sguardo.
Fred trattenne una risata e alzò una mano in segno di scuse. Poi rimase immobile a guardarla, soppesando le espressioni del suo viso. Hermione continuò a navigare fra i suoi pensieri, in cerca di una risposta convincente e precisa. Era un mare molto impetuoso e le onde dell’indecisione rischiavano di affondare la sua nave di razionalità. La verità era che ormai doveva essersi abituata a quel gioco: lo vivevano fin dal primo momento in cui tutto aveva avuto inizio. Ma no, non poteva abituarsi. Le regole erano troppo imprevedibili. Non c’era mai la certezza di vincere o di perdere. C’era solo l’eterna lotta fra follia e ragione, fra desiderio e razionalità. Ma questa volta, in gioco, c’erano molte più cose.
La guerra. Il tempo. La vita di Fred.
Deve esserci una via di fuga!
Hermione stava quasi per mettersi a imprecare a voce alta. Possibile che non la vedesse? Doveva esserci una scappatoia da quel compromesso. Lei era brava a trovare passaggi segreti e seguirli. Era brava a sfuggire alle regole. Perché adesso non ci riusciva?
Alzò lo sguardo su Fred, che le sorrise. E l’illuminazione arrivò. Dovette soffocare un grido di esulto, serrando i denti con tutte le sue forze. Come aveva fatto a non accorgersene? C’era sempre una via di fuga. E, nel suo caso, era la più semplice mai esistita.
Sorridendo, si avvicinò a Fred e, prima che lui potesse reagire, lo spinse sul materasso, stendendosi sopra di lui. Fred fu preso in contropiede da quell’attacco, ma riuscì a riprendersi molto in fretta. Spostò le mani sui suoi fianchi e tentò di spingerla via. Ma Hermione strinse saldamente le gambe attorno ai suoi fianchi e premette con le mani sulle sue spalle, scuotendo la testa.
- Questo si chiama barare – mormorò Fred, con un sorriso, suo malgrado, di ammirazione.
- Ho imparato dal migliore – sussurrò lei, con voce suadente.
- Mi hai appena detto che sono il migliore?-
- Parlavo di George!-
- Mi sembrava strano..-
- Comunque, ho vinto –
- Non cantare vittoria, Granger..- mormorò lui, ma la sua bocca si richiuse, quando Hermione sollevò le mani dalle sue spalle e le usò per sfilarsi rapidamente la maglietta che lui le aveva quasi infilato a forza.
- Weasley dovresti sapere che sono la più intelligente..- mormorò lei, tornando su di lui quasi strisciando, con un movimento che li lasciò entrambi senza fiato.
- Mai sostenuto il contrario – disse lui, schiarendosi la voce.
Hermione sorrise. – Non puoi resistermi!-
- Questo è un dettaglio discutibile!- ribatté Fred.
Davvero?
Senza distogliere gli occhi da lui, Hermione cominciò a slacciargli la camicia, lentamente. Assaporò ogni istante. Il bottone che usciva dall’asola, le sue dita che trovavano la pelle calda di Fred e la sfioravano, il battito accelerato del suo cuore, il respiro il regolare..i jeans di lui che cominciavano a diventare stretti.
Hermione aveva imparato da tempo a giocare con Fred. Non era più la ragazzina innocente e indifesa che Fred aveva baciato davanti al camino, la notte della festa. Era cambiata, rimanendo pur sempre un’orgogliosa ragazzina saccente e testarda.
- Posso respingerti quando voglio..- mormorò Fred, con un sorriso beffardo.
Hermione arricciò le labbra e slacciò l’ultimo bottone. Poi posò l’indice sulla sua pelle e risalì lentamente lungo il suo corpo scolpito. Si soffermò sulla cicatrice che il Bolide aveva lasciato sulla sua pelle e poi continuò. Quando arrivò a toccargli le labbra, Hermione si chinò su di lui, strisciando volutamente il bacino contro il suo. Quel contatto fece sussultare entrambi, ma Hermione riuscì a trattenersi.
- Allora prendi la bacchetta e riprenditi il controllo della situazione!- lo provocò Hermione.
Per un momento, Fred aggrottò la fronte. Forse si stava chiedendo se il doppio senso fosse voluto. Sì, era decisamente voluto.
- Non ho bisogno di una bacchetta per fermarti!- rispose Fred, credendo forse di riuscire a spostare la conversazione in acque più sicure, e finendo invece per fare esattamente il contrario.
Hermione dovette soffocare una risata dietro un semplice sorriso. – E cosa stai aspettando? Fermami!-
- Non guardarmi così!- sbottò lui, all’improvviso, puntandole l’indice contro.
- Così come?- chiese lei, sfoderando un’espressione innocente.
- Così!- sottolineò Fred con un’occhiataccia. – E non ti muovere!-
- Perché?-
- Granger, fai sul serio?-
- Perché, tu no?- rispose lei tranquilla.
Fred si lasciò sfuggire una risata. – Ok, forse non è il momento più opportuno, ma sono davvero fiero di te!-
- Non so se spaventarmi o essere lusingata – ammise Hermione.
- Potresti semplicemente spostarti e rivestirti – azzardò Fred.
Hermione sfoderò un sorriso. – O potrei tapparti la bocca..-
Fred sospirò come se avesse appena finito di spostare una montagna. – Mi manderai al San Mungo..-
- Legato?-
- Granger, ti prego..- sospirò di nuovo lui, chiedendo gli occhi per sfuggire a quella tortura.
Pessima mossa..altri dieci punti per me!
Senza dargli il tempo di accorgersene, Hermione catturò le sue labbra e lo trascinò in un bacio che sapeva ben poco di innocenza. E fu in quel momento che Fred perse definitivamente le forze. Cedette alla tentazione, forse maledicendosi, Hermione riusciva a immaginarlo, ma non aspettò oltre. Le afferrò i fianchi, stringendola a sé. Poi rovesciò le posizioni con uno scatto talmente rapido che a Hermione girò la testa. Si ritrovò stesa fra le coperte. Il carceriere era diventato prigioniero. Ma quella era una tortura decisamente perfetta. Fossero state tutte così, le prigioni..
La passione con cui Fred cominciò a baciarla rischiò seriamente di attentare alla sua sanità mentale. Non che fosse rimasto poi molto, di quella sanità. Forse non ce l’aveva mai avuta. Tutto quello che poteva fare era ricambiare quel bacio con lo stesso ardente desiderio. Strinse le gambe attorno alle sue, sollevando il bacino verso di lui, cercando e bramando un contatto ben più intenso che non tardò ad arrivare. Soffocarono entrambi un gemito in un altro bacio languido e profondo. Le mani di Fred scesero lungo i fianchi di lei, fino alla coscia. La strinse a sé, mentre con la bocca scendeva a incendiarle la pelle del collo con baci sempre più intensi. Strinse i denti sulla sua pelle e Hermione fu attraversata da una scossa potente che le fece dimenticare da dove avessero iniziato, che cosa li avesse portati lì. Non aveva poi molta importanza..
Hermione era stanca di aspettare, considerando quanto avesse lottato per ottenere ciò che voleva. Con gesti rapidi e decisi, bramanti di desiderio, finirono di spogliarsi. Accaldati e ansanti, rimasero immobili per un momento, assaporando quell’istante in cui il tempo si fermava e iniziavano a vivere nel loro angolo perfetto.
- Lo sai che non finisce qui, vero?- sussurrò Fred, la voce roca e suadente.
Hermione sorrise e annuì e sollevò il viso per cercare le sue labbra. Mentre la baciava, Fred scivolò in lei, scuotendo il tempo e lo spazio, trascinandola nel vortice di fiamme, nell’oblio di luci e ombre che l’aveva sempre accolta e mai spaventata.
Non era finita. Non sarebbe mai finita. Potevano continuare ad amarsi, ad avere tempo, a desiderarsi e stringersi forte. Bastava accettare qualche compromesso. Infondo, amarsi significava anche quello.
Il concetto stesso di amore, specialmente per loro, era un compromesso. Ma soprattutto, era un gioco. Il loro gioco.
 
 
 
- Mi hai fregato anche stavolta..- mormorò Fred, accarezzandole i capelli.
- Sai perché l’ho fatto?- chiese Hermione, disegnando un cerchio sulla sua pelle.
- No, illuminami!- ripose Fred, sorridendo.
Hermione sollevò la schiena e lo guardò negli occhi. Erano pozzi di serenità, amore e..paura. Fred aveva paura. Hermione sapeva cosa lo spaventasse, perché erano gli stessi pensieri che artigliavano il suo cuore con mani gelide e oscure.
- Perché ho bisogno di tempo – rispose Hermione, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.
- Puoi avere tutto il tempo del mondo. Puoi scegliere!- protestò Fred, accarezzandole la guancia.
Hermione scosse la testa con un debole sorriso.
- Non ti convincerò, vero?- chiese lui, sconsolato.
- Ormai ho deciso. Ma questo non cambia niente, e lo sai!-
- Lo so –
- Ti amo, e tornerò. Te lo giuro, tornerò!-
Senza darle il tempo di scoppiare a piangere, Fred la attirò a sé e la baciò. Hermione soffocò la sua disperazione in quel bacio e, per un momento, si sentì fragile e indifesa. Sentì di nuovo il peso della responsabilità e del pericolo. Vide tutti gli aspetti più macabri e rischiosi del viaggio che li aspettava. Era una galleria di ombre e oscurità. Ma infondo a quella strada c’era una luce. Era la sua ragione per tornare. Era la luce che l’avrebbe guidata fino alla fine, in ogni caso.
Era Fred. Sarebbe tornata da lui. Ad ogni costo. Si sarebbe ripresa il tempo che le era stato strappato via.
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
Merito un castigo, forse proprio un’esecuzione!
Allora, eccomi qua! Non se nemmeno da dove partire..partiamo con le scuse: vi chiedo umilmente perdono per questa lunghissima assenza, ma la mia vita ha subito alcune drastiche svolte. Ho perso una persona a me molto cara, ho perso di vista il mio futuro e le mie ambizioni, la persona che amavo mi ha spezzato il cuore proprio qualche settimana dopo aver cominciato a costruire dei progetti futuri che ci riguardavano..insomma, un misto di eventi significativi. Ho deciso di tagliare via molte cose per ritrovare me stessa e purtroppo la scrittura ne ha risentito. Passata questa fase mi sono dovuta rimboccare le maniche per lavorare nella stagione estiva e il tempo è mancato ancora di più.
Detto questo: GRAZIE!! Perché avete continuato a leggere e recensire e mi avete cercata in tantissimi per chiedermi come stavo e se avevo bisogno di qualcosa. Grazie. Penso sia il regalo più grande che ho avuto da questa dura prova a cui la vita mi ha sottoposto: essere circondata da persone che mi hanno sostenuta in ogni modo possibile. Non smetterò mai di ringraziarvi.
Questo capitolo era pronto da mesi, purtroppo non è completo. Nel mio piano originale doveva essere più lungo e meglio scritto, ma ho deciso di pubblicarlo lo stesso perché avete atteso fin troppo. Non so con quale ritmo tornerò a scrivere, ma vi prometto che questa storia la concluderò, ve lo giuro e lo giuro a me stessa. In cantiere ho anche un’altra idea che mi frulla, perciò mi impegnerò al massimo in tutto.
Da stasera comincerò a rispondere anche alle recensioni! Spero di riuscire a rispondere a tutti tra stasera e domani!!
Spero di non avervi delusa..lo spero davvero, perché sarebbe una grande, grandissima coltellata al petto! E se così è, impegnerò ogni fibra del mio corpo per riconquistarvi!
Detto questo: grazie ancora di tutto, e vi porgo ancora le mie scuse!!
Spero di sentirvi presto!
Vi voglio bene. Non lo dico così per dire, ma nelle notti insonni e nei giorni neri, aprire dopo quasi due mesi questo account e vedere tutte quelle recensioni e tutti quei messaggi privati..non lo so, mi credete se vi dico che piangevo? E per una volta erano lacrime di felicità..sono davvero troppo felice di avervi incontrati!
A prestissimo, ve lo prometto!
Baci e abbracci di Mielandia :)
La vostra Amy 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Vento di Guerra ***


CAPITOLO 32
VENTO DI GUERRA 

Hermione respirò piano l'aria intrisa di polvere. Appoggiò la schiena contro la parete ruvida alle sue spalle, raccolse le gambe al petto, la presa stretta sulla bacchetta, il suo braccio destro  solo apparentemente rilassato al suo fianco, pronto a sollevarsi in caso di pericolo. 
Respiró lentamente, allargando il torace, a ritmo lento. Dietro le costole il suo cuore pulsava frenetico, asincrono al ritmo dei polmoni. 
Quanti battiti le rimanevano prima della fine? O della sopravvivenza? 
La sua bocca catturó un altro vortice di polvere. Tossí piano, cercando di passare inosservata. Non era poi così difficile. 
Hogwarts tremava. In tutte le direzioni, un unico violento e doloroso suono la scuoteva. Distruzione. Muri che cadevano. Corpi che crollavano. Pavimenti che esplodevano. 
Hermione volse lo sguardo dietro di sé. Il corridoio era quasi completamente distrutto e lei era nascosta dietro un cumulo di macerie. L'aria di maggio soffiava da quella breccia sollevando altra polvere. I suoi occhi cercarono avidi lungo il corridoio e trovarono una statua. Un alto mago con un'espressione dolorante in volto e il braccio alzato. Un'esplosione aveva distrutto quel braccio, ma Hermione sapeva che, saldamente ancorato al dito del mago, c'era un gnomo. I suoi occhi caddero verso Nord, dove una nicchia piena di macerie segnava la fine di quel corridoio distrutto. Hermione la fissò assorta. In quella nicchia, in una notte tempestosa e fredda, Fred Weasley le aveva mostrato cosa significasse giocare con il fuoco. Hermione sospirò e chiuse gli occhi per un millesimo di secondo. 

Fred…

Quando era successo? Anni fa? Secoli fa? 
La guerra aveva invertito il senso del tempo. Quegli ultimi mesi, mesi di fughe, battaglie e morte, avevano allontanato il suo passato.
Un passato in cui Hermione camminava in quel corridoio, la spilla da Prefetto orgogliosamente appuntata al suo mantello, in una notte tempestosa, una notte fredda. Un passato in cui mani sicure e calde l'avevano rapita. Una notte in cui le labbra del ragazzo che aveva scoperto di amare l'avevano trascinata nel fuoco. Una notte in cui Hogwarts era il luogo più sicuro del mondo. 

Fred..dannazione, dove sei? 

Respira. Calma. 
Hermione prese un altro lungo respiro. L'indice della mano sinistra picchiava ininterrottamente su una pietra ruvida. Scandiva il tempo. Il tempo concordato. 
Sollevò cautamente la testa oltre il suo riparo di pietra. Un Mangiamorte alzó la bacchetta, ma fu troppo lento. Hermione lo abbatté con uno Schiantesimo rapido e potente. Tornò a nascondersi. Chiuse gli occhi per due secondi cercando di cogliere rumori più sottili, sovrastati dalle esplosioni, dal rumore di rocce e pietre che crollavano. Dalle grida. 
Riaprì gli occhi. 
Il dito continuava battere sulla roccia. Il tempo stava per scadere, il tempo che lei, Ginny e Angelina avevano concordato. 

Dove sei Fred? 

Hermione frenó il tentativo del suo respiro di accelerare. Il dito si fermó. Tempo scaduto. Si alzó di scatto, bacchetta alla mano: era sola. Corse con tutte le sue forze verso il fondo del corridoio, lo sguardo dritto davanti a sé. Non rivolse nemmeno una fugace occhiata alla nicchia, sicura che, se l'avesse guardata, il ricordo di quella notte l'avrebbe trascinata in un'oscurità di dolore e paura dalla quale, temeva, non sarebbe riuscita a riemergere.

Fred…

Lui era lì. Lei lo sapeva. Erano arrivati tutti attraverso il passaggio di Aberforth. Remus le aveva detto che i gemelli, Percy e Bill erano usciti dal passaggio per ultimi. Il destino non aveva voluto che si incontrassero. 
Hermione corse e raggiunse il quarto piano, a Est. Una visione rapida dei cortili le mostrò una battaglia spaventosa contro ragni e giganti. Hermione sapeva di dover rimanere concentrata. Non poteva combattere tutte le battaglie, non poteva essere ovunque. Doveva attenersi al piano. Harry aveva distrutto il diadema. Lui e Ron stavano portando in salvo alcuni studenti feriti che si erano imbattuti nelle Acromantule. Hermione, Ginny e Angelina stavano dando la caccia agli ultimi Serpeverde rimasti. Quelli catturati erano stati imprigionati in una stanza protetta da incantesimi al quinto piano. 
Scattando alla sua sinistra Hermione si lanció contro una parete grigia che scomparve al suo passaggio. Percorse il passaggio segreto al buio, strisciando contro il muro. Fred le aveva svelato quel passaggio. Fred Weasley le aveva svelato molti segreti.

Dove sei? 

Nel buio del passaggio segreto, Hermione rivide davanti ai suoi occhi l'ultima volta che aveva visto Fred. Era stato un secondo. Un breve, ma infinito secondo, in cui i loro occhi si erano trovati. In quello sguardo lei aveva visto tutto.
Rabbia.
Dolore.
Abbandono. 
Rassegnazione.
L'aveva supplicata, e amata, tutto in uno sguardo. Un istante prima che lei ruotasse, trascinando con sé Harry e Ron. Lontano dal matrimonio. Lontano dai Mangiamorte. Lontano da Fred.
In quei mesi, Hermione aveva affrontato il suo destino, le nuove sfide, la sofferenza, consapevole che se fosse morta, il suo ultimo ricordo di Fred sarebbe stato quello sguardo disperato. Non si erano salutati. Non si erano baciati. 

Se muori Weasley, giuro che scendo all'Inferno per finirti con le mie mani!

Hermione scosse la testa, abbattendo i pensieri, e con la bacchetta davanti a sé avanzò nel corridoio. Nello stesso istante, Ginny e Angelina uscirono nel corridoio da due punti diversi e le corsero incontro. 
- Ho trovato Zabini - esclamó Ginny
- Dove?- chiese Hermione ansimando.
- Scendeva nei sotterranei. Cosa facciamo? -
Hermione si guardó intorno, mentre un'altra scossa scuoteva il castello. 
- Niente..-
- Hermione! - 
- Ginny non possiamo prenderlo. Gazza ha detto a Madama Chips che nei sotterranei c'è un passaggio segreto che porta alla Foresta. È troppo tardi - 
Ginny pestó violentemente il pavimento. 
- Ha ragione - aggiunse Angelina - ormai sarà già dal suo padrone- 
La sua voce sembrava un ringhio. 
Hermione annuì.  - Zabini non ha idea di quello che è successo nella Stanza delle Necessità,  qualunque cosa riferisca a Voldemort sono parole vuote - 
Ginny annuì e asciugò una striatura di sangue che colava da uno squarcio nella sua coscia - Maledetto Tiger, erano i miei jeans preferiti!- 
Angelina ispezionava freneticamente il corridoio, la bacchetta puntata in alto. - Cosa facciamo?- 
Hermione si voltò verso le amiche. - Scendiamo. La McGranitt mi ha inviato il suo Patrunus. La Sala Grande è difesa, lo scontro principale ha raggiunto il secondo piano - 
Ginny ghignó - Andiamo a rinforzare le nostre linee allora!- 
In quell'istante, gli occhi di Hermione trovarono quelli di Angelina, e nel silenzio di quel corridoio, i suoni lontani della battaglia divennero come urla dietro un vetro molto spesso. Si rivolsero una domanda con uno sguardo. E si diedero una risposta. Contemporaneamente, le loro spalle si abbassarono. 
Ginny passó lo sguardo da una all'altra e le afferró entrambe per le braccia, le due scattarono come se fossero state colpite da una scarica elettrica. 
- Ehi, musi lunghi!- sbottó - Sono vivi. Chiaro? -
Suo malgrado, Hermione sorrise. Era una sensazione orribile. I muscoli del suo volto erano ormai abituati a stendersi solo in espressioni di dolore, rabbia e sofferenza. Non riconoscevano il movimento del sorriso, o della risata. Da quanto non rideva? Da quanto non sorrideva felice? 
- Scusa - mormorò. 
Angelina abbassò lo sguardo imbarazzata. La famiglia di Ginny era tutta in quel caos. La ragazza scrollò le spalle - Fossi in loro mi preoccuperei più di quello che gli farete voi una volta che questa guerra sarà finita!-
Angelina rise. Hermione costrinse i suoi muscoli a sorridere di nuovo. 
- Andiamo! - disse Hermione, ripercorrendo il corridoio.
Mentre correvano verso le scale, Hermione ripensó al sorriso di Fred. Le mancava. Tremendamente. Non lo vedeva da mesi. Non sentiva le sue mani sulla sua pelle da mesi. Le sue labbra. Quasi non ricordava il sapore della sua bocca. Ricordava la sua voce. Era l'unica cosa di lui che aveva avuto in quei mesi. 

"Che. Cosa. Diavolo. Sta. Facendo?" Aveva gridato Hermione. 
"Hermione calmati " era scattato subito Ron. Harry, seduto sul pavimento, si era rannicchiato, pronto per rialzarsi e correre dalla sua amica assieme a Ron, la bacchetta sfoderata, in caso avesse dovuto frenare il tentativo di Hermione di incendiare la tenda.
"Calmarmi? CALMARMI?" aveva urlato Hermione. "Come faccio a calmarmi? Mezzo mondo magico conosce la sua voce. E lui cosa fa? Un programma radiofonico? La gente viene ammazzata ogni giorno, e lui sbandiera la sua stramaledetta voce in radio?" Poi aveva alzato lo sguardo sul tessuto logoro della tenda e aveva puntato un dito verso l'alto sbottando "Giuro che se non ti ammazzano loro ti faccio fuori con le mie mani Frederick Weasley!" 
E poi era crollata al suolo, piangendo, il viso nascosto fra le mani tremanti. Braccia forti l'avevano avvolta, le mani di Harry e Ron l'avevano stretta, accarezzata, sussurri dolci e rilassanti. 
Hermione aveva alzato il viso rigato di lacrime e aveva sospirato. 
"Mi dispiace…" 
"Io provo più timore per Fred che per me stesso" aveva borbottato Ron.
Uno sbuffo a metà fra una risata e singhiozzo aveva lasciato le labbra di Hermione.
"Non devi scusarti. Hai paura" aveva risposto Harry.
Hermione aveva scosso violentemente la testa. "Sí ma sono egoista, anche voi avete paura, e io sto qui a frignare per quell'idiota.."
Ron aveva scacciato l'aria con la mano. "Ginny e Neville stanno conducendo una ribellione e capitanando un esercito a Hogwarts, Lavanda sarà sicuramente in prima fila, ma perché dovremmo preoccuparci? Miseriaccia, se sapessero quello che stiamo facendo noi ci ucciderebbero!" 
Harry aveva annuito "Pensa se Fred sapesse quello che stai facendo"
Hermione, perfettamente consapevole del fatto che i suoi amici la stessero distraendo, aveva finto di inorridere "Santo Merlino non farmici pensare"
Ridendo, Harry e Ron l'avevano abbracciata. 


Hermione tornò bruscamente al presente. La voce di Fred rimbombava nella sua mente. Quella voce. Lo aveva odiato. Molto. Si era messo inutilmente in pericolo con quello stupido programma. Ma Hermione lo aveva anche amato per questo. Perché quella voce era un sottile legame che lo riportava da lei. Che le sussurrava "è ancora vivo". 
Poco dopo raggiunsero il pianerottolo del secondo piano. Hermione capì improvvisamente il significato del messaggio della McGranitt. I Mangiamorte cercavano di risalire per raggiungere i bastioni più alti del castello, e conquistare più territorio possibile, obbligando la resistenza a ripiegare. 
Dall'imbocco del primo piano giungevano tremende esplosioni, ma il combattimento peggiore era nell'incrocio fra il corridoio Nord e il corridoio Est del secondo piano. Una grossa parete era crollata, i quadri erano spezzati e giacevano vuoti e scheggiati sulle macerie. Le statue erano riverse sui pavimneti di pietra, rotti e scalfiti dalla battaglia, come soldati caduti. Dalle profondità dei due corridoi giungevano grida, botti, rumori e scintille. 
Un rumore improvviso la fece voltare di scatto. Una figura rotoló dalle scale e gemendo atterró ai suoi piedi. Le tre ragazze alzarono le bacchette ma Hermione riabbassó subito la sua. 
- Baston!- esclamó. 
- Granger, come stai?- mormorò lui sorridendo. 
Lentamente si sollevò, aiutato da Angelina, mentre Ginny gli ripuliva il viso dalla polvere, gli occhi e la bacchetta puntati sulla scala.
- Che cosa è successo? - chiese Hermione. 
- Mangiamorte e Dissennatori, sono penetrati da una finestra del quarto piano, Remus e Tonks stanno guidando un gruppo contro di loro. Io dovevo scendere e portare un messaggio da parte di Remus..- 
- Quale? - sospirò Hermione. 
- Impedire a loro - rispose Baston, indicando il caos che proveniva dai corridoi del secondo piano - di salire, in cima siamo in minoranza, non possiamo farli salire!- 
Ginny digrignó i denti- Bene, andiamo a fermarli allora!- 
Baston rise, una risata folle, piena di dolore, sofferenza e adrenalina. - Non vedo l'ora di vedere che faccia faranno i tuoi fratelli quando ti vedranno irrompere lì!- 
Silenzio. Un boato. Il castello tremò. La polvere vorticó dalle scale. Ma Hermione non lo percepì.
- I..i suoi fratelli?- sussurrò. 
Ginny e Angelina, gli occhi sgranati e attenti, guardarono Baston, che allargò le braccia. 
- Remus dice che Calì, Seamus e due Auror hanno raggiunto Percy e i gemelli, sono stati loro a bloccare il primo tentativo dei Mangiamo..-
Baston non finí mai la frase. Hermione lo afferró per un braccio e cominciò a correre. Non si voltò, sapeva che Angelina e Ginny erano scattate avanti nel medesimo istante. Corsero verso i rumori della battaglia, Baston si frappose davanti a Hermione, alzando la bacchetta. 
In quell'istante, Angelina si voltò di scatto e corse a perdifiato verso il corridoio Est, raggiunse la breccia che apriva un passaggio nei corridoi e nelle aule del secondo piano e svanì. Ginny fece per inseguirla. Nel suo subconscio, dove il suo cervello selezionava ogni rumore, ogni voce e registrava ogni sventolio di mantello, Hermione sapeva che Angelina aveva sentito lo stesso grido che aveva percepito lei. 
"George, dietro di te" 
Hermione non seppe mai come fece a sentirlo, né come ci riuscì Angelina. Accadde e basta. In quella guerra, Hermione si era ormai abituata a sopravvivere, quasi come se il suo corpo e la sua mente non le appartenessero. Era come se la sua anima si fosse racchiusa in un angolo remoto del suo cuore, e il suo corpo, libero di agire guidato solo dall'istinto, stesse agendo ad impulsi. Azione - reazione. Combatteva. Salvava i suoi amici. Difendeva il castello. Cercava Fred. 
Se George è lì..
- HERMIONE DAVANTI A NOI- 
L'urlo di Ginny scosse il suo cervello come un terremoto. Senza pensare, senza riflettere scagliò uno Schiantesimo e colpí il padre di Zabini in pieno petto. Ginny la afferró e si lanciarono dietro una statua. 
- Dov'è andata Angelina?- gridó Ginny
- Credo abbia sentito il nome di George- rispose Hermione ansimando.
Ginny sgranò gli occhi. - Andiamo da lei!- 
- No!- gridó Hermione. 
Ruotó lo sguardo verso Baston, che si era nascosto dietro un'altra statua dal lato opposto del corridoio. Gli fece cenno verso il corpo di Zabini e il centro del corridoio. Baston annuì, e le comunicò con le mani che avrebbe raggiunto Angelina. Hermione annuì e Baston si girò e corse verso la breccia a Est.
Hermione guardó Ginny. - Dobbiamo avanzare, dobbiamo impedirgli di superare il corridoio e raggiungere le scale - 
Ginny annuì. - Ci serve un ingresso ad effetto - 
Hermione scosse le spalle - Sei tu la migliore a generare il caos - 
La ragazza ghignó. - Giusto, ma non raccontarlo a Harry -
Per la terza volta in quei minuti che sembravano ore, Hermione sorrise.
- Raccontarmi cosa? -
Le ragazze sussultarono mentre Harry Potter si lanciava fra loro dietro la statua. Ron, mano nella mano con Lavanda, li raggiunse.
- Che diavolo ci fai qui?- gridó Ginny.
- Kinglsey, ha detto di raggiungere il secondo piano. Cosa non deve raccontarmi Hermione?- sbottó Harry.
- Non credo che tu lo voglia sapere..- mormorò Hermione.
Ron scoppiò a ridere, una risata folle molto simile a quella di Baston. - Dove sono Fred e George? Tonks dice che sono qui!- e il suo sguardo cadde su Hermione.
Qualcosa nel petto di Hermione lottò per strapparle il fiato, ma lei lo respinse. - Siamo appena arrivate, dobbiamo avanzare verso il corridoio Nord, c'è una battaglia lì!- 
- Hermione ha abbattuto Zabini Senior - esclamó Ginny, spiando oltre la statua. - Non perdiamo tempo, io e Lavanda spariamo qualche scintilla per coprirvi, voi correte avanti- 
Harry sollevò le sopracciglia. - Da quando dai ordini?- 
Ginny sorrise. - Da quando sono la ragazza del Prescelto, e dunque la più ricercata dal Lato Oscuro. Non gli permetterò di banchettare con le mie ossa, e nemmeno con le vostre- 
E senza attendere un secondo di più, prima che Harry potesse fermarla, Ginny si lanció nel corridoio. Lavanda si liberò dalla presa di Ron e con un ruggito di gloria seguí Ginny. Spararono incantesimi di copertura, illuminando a giorno il corridoio.
Ron, la bocca spalancata, si alzó insieme a Harry e Hermione gridando - Sono matte quelle là, ve lo dico io!- 
Hermione corse con tutta la forza che le sue gambe le permisero. Le sue scarpe slittavano sui detriti e sulla polvere, ma lei non perse mai l'equilibrio. Raggiunse una breccia enorme che si apriva nel corridoio del secondo piano. L'ala era quasi completamente distrutta. Quasi tutti i muri erano crollati, le macerie ricoprivano il pavimento. Una parte del soffitto era crollato. 
Richiamata da una forza più potente di qualsiasi incantesimo scagliato in quella guerra, Hermione ruotó su stessa..e lo vide. 
A pochi metri da lei, ricoperto di polvere, i vestiti stracciati, una stria di sangue sulla fronte, Fred Weasley scagliava incantesimi contro tre Mangiamorte mascherati. Percy, al suo fianco, lottava con una furia così ruggente da aver trasformato i suoi lineamenti. Dietro un enorme blocco di pietra, Seamus li aiutava, reggendo al tempo stesso un mantello arrotolato contro il suo fianco che sanguinava copiosamente. 
In quel momento, Fred si voltò. Furono solo due secondi, come al matrimonio. I loro occhi si incontrarono. E in quello sguardo c'era tutto.
Amore.
Speranza.
Felicità. 
Sopravvivenza.
Hermione agì senza riflettere. Lanció uno scudo che si frappose fra i Weasley e Seamus, e i Mangiamorte. Gli incantesimi dei Mangiamorte rimbalzarono, uno colpí lo stesso uomo che lo aveva scagliato, mandandolo al tappeto. Gli altri due si girarono verso Hermione, che sorrise. 
Un sorriso folle. 
Un sorriso di rabbia. 
Un sorriso di vendetta. 
Harry e Ron furono straordinariamente veloci. Tre secondi dopo, i tre Mangiamorte erano al tappeto. Hermione li legò con una corda infuocata che uscì dalla sua bacchetta. 
- Quello cos'è?- esclamó Ron, inorridito. 
Hermione lo guardó. - Mettiamola così: ad ogni movimento quelle corde bruceranno la loro carne.- 
Harry la fissava boccheggiando. Ginny sfoderó un'espressione allibita e piacevolmente soddisfatta. Lei e Lavanda erano sbucate fuori dopo aver abbattuto una Mangiamorte che aveva tentato di attaccarli alle spalle. Ron corse ad aiutare Percy, che stava guarendo la ferita di Seamus. 
Hermione avrebbe voluto concentrarsi su tutto questo. Ma non poteva. I suoi occhi erano incatenati a quelli di Fred. 
Ansimava. La guardava, il respiro rapido e breve, le braccia abbandonate lungo i fianchi. Gli occhi sgranati. Hermione mosse un passo verso di lui nello stesso istante in lui avanzò verso di lei. 
Quegli occhi. I suoi occhi. Sconvolti, devastati dalla lotta, tristi, ma i suoi. Era lui. Era Fred. Era vivo. 
- Bel colpo, Granger - ghignó Fred. 
- Ancora ti sorprendi?- sbottó Hermione - Se non ci fossi io a salvare quella tua zucca vuota..- 
E fu oblio. In un secondo, quel breve spazio che li separava svanì. E lo stava baciando.
Lo stava baciando. 
Stava baciando Fred.
È vivo. 
Le braccia di Fred la strinsero forte, come se volessero sgretolarla, ma Hermione non poteva essere spezzata. Nulla poteva più distruggerla. Perché lui era lì. 
Fred era fra le sue braccia. 
Era vivo.
In quei pochi secondi che durarono ore, Hermione tornò a vivere. I mesi di lontananza svanirono, come se non fossero mai esistiti, e lei si rese conto che non era vero, non aveva dimenticato il sapore della sua bocca, o la tenerezza delle sue labbra, o la passione delle sue mani. Aveva solamente nascosto tutto sotto uno strato spesso di ghiaccio, dove lei stessa non poteva guardare, dove i ricordi erano al sicuro. Perché Hermione aveva lottato contro la tentazione di tornare indietro, di cercarlo, di abbandonare Harry e Ron. Nelle lugubri ore passate con il medaglione appeso al collo, Hermione aveva progettato la fuga. E l'unico modo per resistere era nascondere quei ricordi in un pozzo profondo dove quel pezzo dell'anima di Voldemort non li avrebbe toccati. Non gli avrebbe dato un'arma per allontanarla da Harry e dalla missione, preferiva rinunciare a se stessa piuttosto che lasciare Harry. Quando il medaglione era stato distrutto, la coltre di ghiaccio sui ricordi di Hermione si era spezzata, e la voce di Fred che usciva dalla radio aveva risvegliato il calore infondo al suo cuore logorato. Era stato in quel momento che Hermione aveva capito cosa fare: lotta, vai avanti, non fermarti. Torna da lui, ma solo quando sarai sicura di aver portato quella battaglia un passo più vicino alla vittoria.
Hogwarts tremava, crollava e urlava. Ma loro erano lì. Le labbra unite, le mani intrecciate. Il profumo di cannella scacciava l'odore di sangue e polvere. 
Fred era vivo. 
Si separarono, e rimasero occhi negli occhi. 
Hermione sorrise. - Io e te dobbiamo fare i conti - 
Fred sollevò un sopracciglio - Mi sembra un'ottima idea, perché non cominci tu? - 
- Hem Hem - 
- Ginny non sei più credibile!- ghignó Fred.
La ragazza sorrise e allargò le braccia - Sta di fatto che se fossi in voi rimanderei le discussioni a un momento, come dire..più sicuro!- 
Hermione strinse forte la mano di Fred e con il suo solito cipiglio severo disse - Per il momento sei salvo, Weasley- 
Fred rise e le sfiorò le labbra con in bacio, delicato, casto, leggero, eppure così profondo.
Con la coda dell'occhio Hermione colse una scena che, negli anni successivi, sarebbe stata raccontata, ripetuta e trasmessa numerose volte. 
Percy era in piedi, e li fissava. La bocca spalancata, gli occhi larghi come piattini da thè. Il labbro inferiore si mosse come se Percy fosse stato sul punto di dire qualcosa, ma non emise suoni. I suoi occhi scuri passavano freneticamente da Fred a Hermione, che si prese la briga di arrossire. 
- Fred, Percy…- mormorò Hermione, lasciando la frase in sospeso.
- ..non sa di noi!- concluse lui. 

Trascinando Hermione, Fred raggiunse il fratello e gli mise una mano sulla spalla. - Ehi Perce, c'è una cosa che devo dirti- 
Hermione alzó gli occhi al cielo. 
- Tu…voi..tu…- boccheggió Percy - Voi…da quanto? Mamma lo sa? Cosa…come..com'è successo? - esclamó basito. 
Fred sfoderó un sorriso malandrino - È una lunga storia -
In quel momento, un boato fece tremare il castello. Accadde tutto in pochi eterni secondi. La parete del corridoio crollò. Hermione sentì la mano di Fred scivolare via dalla sua. Non riuscì a gridare, il mondo era rumore, polvere e buio. Braccia forti la afferrarono e la trascinarono a terra. Atterrarono sul pavimento, Hermione percepì una pietra graffiarle il fianco e la schiena, mentre il suo respiro riprendeva improvvisamente ritmo. Spalancó gli occhi e con orrore scoprì che il crollo aveva distrutto il corridoio. 
- HERMIONE! FRED! PERCY- la voce terrorizzata di Ginny proveniva dall'altro lato di un grosso cumulo di macerie.
- GINNY- gridó Hermione. 
Hermione si voltò e vide Fred, che tentava di rialzarsi tossendo. Era stato lui ad afferrarla.
Percy…
Con il terrore che le serrava la gola, Hermione si girò verso la parete crollata.
- Fred…- mormorò. 
- Va tutto bene, Granger, ti ho salvata anche stavolta -
- Fred…- la voce di Hermione si spezzò - P..Percy- 
Negli occhi di Fred veleggiò il panico. Hermione vide la sua bocca gridare, ma non sentì quel suono uscire. Il mondo era improvvisamente silenzioso. Mentre Fred toglieva macerie a mani nude, piangendo, Hermione riprese vita, i suoi sensi tornarono vigili. Con un colpo di bacchetta scostó un grosso masso. Una mano giaceva fra la polvere. L'orrore negli occhi di Fred fu l'esperienza più dolorosa che Hermione avesse mai vissuto.
Poi la mano si mosse.
- PERCY - gridó Fred  e questa volta Hermione lo sentì. 
Scattò in avanti e, delicatamente, cominciarono a rimuovere le pietre con la magia e con le mani. Fred si chinò e vide che Percy giaceva sotto un cumulo di macerie, la mano destra, quella che loro avevano visto, era distesa, sicuramente rotta, ma la sinistra reggeva la bacchetta. Gli occhi sgranati, il fiato corto, Percy fissava uno scudo che lo stava proteggendo dalle macerie. Senza esitare Fred lo afferró per le spalle e lo trascinò via. Le macerie crollarono, celando il punto in cui Percy era miracolosamente sopravvissuto. 
Un grido riscosse Hermione che corse verso il cumulo e si arrampicò. Da una breccia vide Ginny, Ron, Harry e Lavanda che tentavano di capire quanto fosse pericoloso togliere le macerie.
- Stiamo bene! - gridó Hermione
Harry sospirò. - Potete liberarvi? - 
Hermione si guardó intorno. - Credo di sì. State indietro, andate all'imbocco del corridoio e state in allerta contro i Mangiamorte - 
Harry annuì e afferró Ginny per il gomito. I quattro corsero verso l'imbocco del pianerottolo. Hermione scese e atterrò accanto a Fred e Percy, ancora abbracciati ed ansimanti. 
- Fred?- mormorò Percy.
- Sì Perce?- 
- Un punto per me- mormorò lui sorridendo. 
Fred aggrottò la fronte . - Che intendi?- 
Percy rise - Andiamo, ti sei innamorato di un Prefetto! Adesso devi ammettere che non siamo poi tanto male - 
Una lacrima scivolò sulla guancia di Hermione, mentre vide i fratelli di nuovo stretti un abbraccio. 
Quando si separarono, Fred si rivolse a lei. - Che facciamo, Granger? Fissiamo le pietre aspettando che si spostino da sole?- 
Sbuffando Hermione si voltò - Stai indietro, Weasley, lascia fare a chi è più forte! - 
Il magico suono della risata di Fred accompagnò il rapido movimento di Hermione. Una breccia enorme si aprì davanti a loro mentre le macerie crollavano ed esplodevano verso il corridoio deserto. I tre lo superarono e raggiunsero gli altri. Ginny la abbracciò forte e poi strinse il volto di Percy fra le mani, le guance rigate di lacrime. Non parlarono, si guardarono soltanto. 
Lavanda gridó - Dobbiamo raggiungere il corridoio Est!- 
Senza dire una parola il gruppo si diresse verso le scale.
Regnava il caos. Due nuovi gruppi di Mangiamorte e Ghermidori avevano raggiunto il piano. Verso l'alto Hermione vide George, Calì, Angelina e Kingsley lottare. Dal corridoio Est Dean, Alicia e due Auror frenavano l'attacco di un altro gruppo. Quando i Mangiamorte videro i nuovi arrivati e, soprattutto, Harry, cominciarono a volare maledizioni. Fred si parò davanti a Hermione e mandò al tappeto un uomo dal volto lupesco. Forse un iniziato di Greyback.
- Weasley, fallo un'altra volta e giuro che ti do in pasto alla piovra!- sbottò Hermione
Ridendo, Fred si lanció verso il gemello che gli rivolse un occhiolino, e insieme abbatterono un Ghermidore.
Altri cinque Mangiamorte si erano Materializzati davanti a loro. Hermione corse verso le scale e scagliò incantesimi a raffica. Alle sue spalle, Ginny Harry e Ron lottavano con la stessa frenesia. 
Lo scontro divenne più violento, e più i Mangiamorte avanzavano, più i gruppi di difesa si univano e disgregavano, in una danza continua. Un'enorme trave volò verso di loro, guidata dalla bacchetta di un Ghermidore, Hermione la fece esplodere in mille pezzi poco prima che colpisse Kingsley. 
Lui le sorrise - Bel colpo Hermione!- 
Lei sorrise di rimando e indietreggiò, le sue spalle urtarono contro la schiena di Fred.
- Ehilà, Granger! Anche tu qui?- scherzò.
- Mi stavo annoiando, e preferirei rubarti i combattimenti migliori!- ribatté lei. 
- A proposito di conti in sospeso..-
- Fred ti sembra il momento?- gridó lei, mentre scagliava una maledizione contro un Ghermidore talmente enorme da assomigliare a un Troll.
II gigantesco uomo urlò di rabbia e avanzò, armato di bacchetta in una mano e di una grossa pietra nell'altra.
- Questo è mio! - gridó George, lanciandosi contro di lui. 
- Ehi, lobo solitario, era mio!- urlò Fred.
Scuotendo la testa Hermione frustò l'aria con la bacchetta, e un vortice di aria potente si attorcigliò attorno all'uomo che venne scagliato verso l'altro, e svanì dal soffitto crollato. 
I gemelli, le bocche spalancate, si guardarono. 
- Non hai mai paura di lei? - chiese George.
- Solo ogni tanto!- rispose Fred, leggermente corrucciato.
Ridendo, Hermione riprese a lottare. 
- Granger, non mi stai ascoltando?- 
- Weasley, seriamente, non mi sembra il momento!- 
- Ma è importante!- si lamentò lui, prima di abbattere un Mangiamorte. 
- Siete adorabili!- ghignò George.
Sbuffando, Hermione si voltò verso le scale e con un colpo fece esplodere la terra sotto un gruppo di Serpeverde scappati alla cattura che stavano per attaccare alle spalle Calì e Angelina. 
- Che cosa vuoi?- chiese, senza voltarsi. 
- Sposami!- 
Il castello tremò e le gambe di Hermione cedettero, rischiando di mandarla al tappeto, ma Hermione seppe che non fu la scossa a farle perdere l'equilibrio. 
Tremando si voltò verso Fred, che la guardava, gli occhi vispi, allegri e sognanti, il sorriso malandrino e..sincero. 
- Come scusa? - gridó Hermione, la voce più acuta di quanto si aspettasse.
Il sorriso di Fred si allargò - Sposami!- 
- Ma sei pazzo?- 
- Sì, di te, da sempre! Sposami!- 
- E quando?- sbottó lei, con evidente sarcasmo.
Fred scrollò le spalle e allargò le braccia. - Adesso!- 
La bocca di Hermione si spalancò. Un Mangiamorte entrò nel suo campo visivo, la sua bacchetta e quella di Fred colpirono insieme. 
- In che senso adesso?- gridó Hermione.
- Adesso, Granger, nel senso di adesso. KINGSLEY!- 
Mentre Hermione lo fissava esterrefatta, l'uomo scese rapido le scale, scagliando incantesimi verso la parete Ovest, - Che succede? - 
- Potresti sposarci?- chiese Fred tranquillo. 
Kingsley inciampò su una pietra e quasi finì al tappeto. Ridendo disse - Mi sembra il momento perfetto, perché no?- 
Fred rise - Fantastico! Allora..-
- Un momento!- gridó Hermione, gli occhi che lampeggiavano - Non ti ho detto di sì!- 
Il sorriso di Fred rischiò di svuotarle il cervello. - Granger, smetti di fare la testarda e orgogliosa Grifondoro. Avevo ragione io, dacci un taglio e sposami!- 
Hermione sgranò gli occhi. 
Avevo ragione io
Ripensó a quella stupida scommessa in quella stanza vecchia di Hogsmade. In pochi, labili secondi, Hermione vide il bicchiere di Whisky sul pavimento. 
Il rumore della tempesta in quella stanza dove per la prima volta avevano fatto l'amore. 
La Stanza delle Necessità. 
La Tana.
Fred. Il suo passato. 
E mentre la guerra devastava il suo presente, Hermione vide il futuro. 
- Sì..- sussurrò. 
Ciò che vide negli occhi di Fred rischiò di fermarle il cuore. Sarebbe mai stata in grado di amarlo tanto quanto lui amava lei? 
- Davvero? - mormorò, il sorriso emozionato non lasciava le sue labbra.
- Sì. Sì, sposami!- rispose lei ridendo. 
Perché sì. Quell'amore era ricambiato. Non poteva vivere senza lui. Non voleva. 
Ridendo e scagliando incantesimi Kingsley gridó - Che i vostri compagni e alleati ne siano testimoni! Fred Weasley, vuoi tu..- 
Uno scoppio di macerie interruppe Kingsley che si chinò e, insieme a George, che rideva, fece volare un'Acromantula dalla finestra. 
- Forse è meglio optare per una cosa rapida! Dicevo- riprese Kingsley- Fred Weasley, vuoi prendere Hermione Granger come tua sposa? - 
Un Ghermidore si scagliò urlando verso Hermione, che sollevò le macerie con un incantesimo e le scagliò con forza addosso all'uomo. In quel momento, Ginny si voltò e urlò - State scherzando o fate sul serio?- 
Fred ghignó - Mai stato più serio, sorellina! Sì, lo voglio!- si girò verso Hermione, che sorrise perdendosi in quello sguardo.
- Hermione Gran..- ma Kinglsey dovette fermarsi di nuovo.
Le Acromantule erano dieci, e uscivano da una breccia nella parete. Ron, un urlo di guerra che sgorgava dalla sua gola, si lanció in avanti e ne distrusse due con uno solo incantesimo. 
- Hermione vuoi tu..- 
Un Mangiamorte afferró Kingsley per la gola, George corse in avanti nello stesso istante in cui Percy, la mano rotta ancora stretta al petto, colpiva il Mangiamorte con una pietra sulla testa. 
- È pregato di non interrompere, signore, siamo nel mezzo di una cerimonia importante! - sbottó in tono pomposo. 
George, lacrime di gioia ed emozione sulle sue guance, diede un calcio al Mangiamorte che tentava di rialzarsi.  - Vai avanti Kingsley o moriremo tutti prima del "Sí"-
Sospirando Kingsley urlò - Per tutti i Folletti, Hermione vuoi sposarlo, sì o no?- 
Gli occhi di Hermione trovarono quelli di Fred. Il fuoco divampava fra loro, fiamme dell'oblio in cui erano caduti insieme. Sarebbero stati avvolti, di nuovo. Per sempre.
- Sì! - mormorò lei. 
Il sorriso di Fred fu più potente di qualsiasi incantesimo.  Fu vita. Fu speranza.
- Per i poteri conferitimi…beh, da nessuno! Vi dichiaro marito e moglie! - gridó Kinglsey, mandando a fuoco l'ultima Acromantula rimasta.
Dopo aver Schiantato un Mangiamorte, Hermione corse verso Fred, nello stesso istante in cui lui scattò verso di lei. Le loro mani si trovarono. 
- Sei spacciata, Granger!-
Sospirando, Hermione sorrise - Lo so, Weasley, me ne farò una ragione-
Ridendo, si avvicinarono. Non c'era tempo per un vero bacio, ma Hermione respirò tutto il suo amore in quel breve contatto. 
L'ennesimo boato pervase il castello, le pareti tremarono e vortici di polvere si sollevarono. 
Alle spalle di Hermione, Ginny combatteva con un sorriso radioso stampato in volto, le guance sporche rigate di lacrime. 
George scavalcò il corpo stecchito di un ragno gigante e corse ad abbracciare Fred. 
- Che sta succedendo? - gridó una voce.
Bill saliva le scale correndo, seguito da un gruppo variopinto di combattenti. C'erano alcuni Tassorosso, maghi dell'accademia Auror, genitori di altri studenti e Luna Lovegood, che fissava le macerie con aria sognante. 
- Bill, non ci crederai mai! - gridò Ron.
Fred aprì la bocca per parlare, la sua mano cercò quella di Hermione.
Ma non riuscì a iniziare la frase. Nessuno seppe mai quello che stava per dire. Un silenzio innaturale e sinistro cadde sul castello. 
La voce di Voldemort irruppe nelle loro menti.
Avevano una guerra da vincere.

***

In molti istanti della sua vita, Hermione ripensó a quel giorno. Aveva combattuto una guerra a soli 17 anni. Beh, aveva anche rischiato di morire a causa di un Troll a soli 11, tanto per dire. La Battaglia di Hogwarts segnò il suo futuro. Il futuro di tutti. Fu il giorno in cui molte cose cambiarono. E altre rimasero esattamente com'erano. 
In quella Guerra, la morte era scesa a fare i conti con loro. Immagini di cui non si sarebbe mai liberata avevano invaso spesso i suoi incubi, nei mesi successivi. 
Dietro le nubi del dolore e della perdita, splendeva però un sole. 
Avevano vinto. 
Il mondo era in pace.
E lei si era sposata..

Quando uscirono dall'ufficio di Silente, Harry, Ron e Hermione impiegarono quasi un'ora a raggiungere la Sala Grande. Ogni singola persona che incontravano voleva abbracciare Harry, dare pacche sulle spalle a Ron o baciare Hermione sulle guance. 
- Sei un eroe amico!- esclamó Ron allegro.
Harry ghignó - Non sembrano intenzionati a darmi del pazzo - 
- Per ora..- scherzò Hermione. 
Risero fino alle porte della grande Sala distrutta dalla battaglia. Ron corse da Lavanda, che stava bevendo la quarta pozione nel giro di un'ora. Greyback l'aveva morsa. Secondo Bill non le sarebbe capitato nulla di diverso da quello che era successo a lui. Hermione si soffermò sullo sguardo di tenerezza che Ron e rivolgeva mentre le accarezzava i capelli biondi, e provò lo strano desiderio di arrossire, come se li avesse spiati in un momento molto più intimo. 
Harry sorrise e si diresse verso Ginny, che accarezzava i capelli di Charlie, ferito ma non in pericolo di vita. 
Hermione alzó lo sguardo e incontrò gli occhi di Fred che la scrutavano. Gli fece un cenno con la testa e lui la raggiunse. Lentamente, senza dirselo, si incamminarono verso le scale. Passo dopo passo, Hermione raccontò tutto.
La fuga. La ricerca degli Horcrux. Il Medaglione che li aveva messi alla prova. La Gringott. (- Santo Merlino Granger, hai rapinato la Gringott! I Tiri Vispi in confronto sono pallini acidi!-) la fuga da Villa Malfoy ( - Sudici Mangiamorte!- ) Godric's Hollow ( - Ma certo, diamoci pure in pasto a serpenti giganti!- ) e tutto ciò che era accaduto in quei folli mesi. Fred le raccontò dell'idea di Radio Potter, delle fughe quando il Ministero aveva iniziato a dar loro la caccia, della protezione della famiglia di Lee, del disastroso tentativo di entrare a Hogwarts per salvare Ginny. Parlarono, senza quasi riprendere fiato, mentre le loro gambe, inconsciamente li guidavano al sesto piano. Quel sesto piano. Hermione scavalcò una statua caduta ed entrò nella stanza.
La parete laterale era semidistrutta. Lo squarcio nella pietra apriva la visione sulla Foresta Proibita e sulle montagne. Una brezza calda e leggera solleticò la pelle di Hermione. Il cielo striato di rosa si stava illuminando lentamente. Hermione camminò lentamente verso il muro distrutto. Appoggiò le mani sul parapetto e guardó il cielo, le punte degli alberi oscillavano lentamente. 
Fred la raggiunse e le cinse la vita con le braccia, appoggiò il mento sulla sua testa e la cullò dolcemente. Hermione voleva chiudere gli occhi, ma quel cielo roseo, quel sole che sorgeva su un nuovo mondo senza Voldemort, meritava di essere guardato. 
- Ripensamenti, Granger?- chiese Fred, il sorriso stonato da un lieve velo di panico.
Hermione si concesse il lusso di farlo aspettare per un paio di minuti. 
- Ripensamenti..su cosa?-
Percepì la tensione scorrere fra le braccia di Fred. Hermione sorrise e sollevò il viso, cercando i suoi occhi. 
- Sei davvero simpatica!- 
- Stranamente, è colpa tua…-
- Granger, te l'ho già spiegato un milione di volte: si dice merito!-
Sorridendo, Hermione si strinse a lui. 
- Non hai risposto..- mormorò Fred.
- Nemmeno tu!- 
- Granger…-
- Va bene, va bene- sbuffó Hermione. - Ma la mia domanda era seria. A cosa ti riferisci? Al fatto che ti ho sposato o a quello che è successo in questa stanza più di due anni fa?- chiese, sforzandosi di mantenere un tono serio e non scoppiare a ridere.
Fred si finse pensieroso. - La seconda è la conseguenza della prima, perciò vada per la nostra domenica di passione in questa stanza- 
Hermione chiuse gli occhi e immagini vivide presero possesso della sua mente. Sorridendo, ancora a occhi chiusi, cercò le sue labbra. Quel bacio aveva il sapore della vittoria. 
- Se ti dico la verità..- 
- Te lo rinfacceró per il resto dei tuoi giorni!-
Hermione sbuffó e alzó gli occhi al cielo. - D'accordo, Weasley, sono troppo stanca per lottare contro la tua testa dura-
Si voltò, ruotando fra le sue braccia e stringendogli la schiena fra le sue. Gli occhi di Fred la osservarono attenti, il sorriso vispo sempre al suo posto, e quell'ombra di paura ancora impresso sui lineamenti 
Quanto li aveva cambiati questa guerra? 
Hermione sorrise, e accarezzò gli zigomi di Fred con le dita, un tocco leggero sotto il quale i suoi muscoli si distesero. 
- Non ho ripensamenti. E non li avrò mai. - sussurrò Hermione. - E tu?- chiese, non riuscendo a trattenere un lieve tremolio.
Ghignando, Fred le prese il volto fra le mani come lei aveva fatto con lui. Si chinò a baciarla, le sue labbra percorsero delicate il viso di Hermione. Passarono sulla fronte, sfiorando gli occhi, solleticando le sue guance. Una carezza lenta, dolce, e ad ogni tocco Hermione percepì la paura scivolare via.
Non hai mai avuto paura fra le sue braccia. 
- Se potessi tornare indietro - mormorò Fred, e Hermione sollevò lo sguardo, incontrando i suoi occhi - cambierei solo una cosa? -
- Quale? - chiese lei, aggrottando le sopracciglia.
- Tornerei al giorno in cui ho capito di provare qualcosa per te. Tirerei un Bolide in testa al me stesso di quei giorni dandogli dello zuccone! - sentenziò Fred, facendola ridere - Ed eviterei di perdere tutto quel dannato tempo che ho perso mentendo a me stesso!- 
Hermione alzò le braccia e gli circondò il collo. - Tranquillo Weasley, avrai modo di recuperare!- 
Fred sfoderó il ghino migliore del suo repertorio. - E sarà possibile perché tu hai scelto di passare il resto della tua vita con me- 
Hermione alzó gli occhi al cielo. - Non ricordarmelo!- 
- Granger ho vinto la scommessa, ho vinto la sfida, ho vinto tutto ciò che si poteva vincere!-
- Scusa, ma chi ha deciso che era una gara?- 
- Io - 
- Oh certo, molto comodo..- borbottò.
- Smetti di brontolare, questo dovrebbe essere il giorno più bello della tua vita-
- In un certo senso..- mormorò Hermione - lo è stato - 
Fred aggrottò le sopracciglia - In un certo senso? - 
Hermione ghignó soddisfatta. - Andiamo Weasley, alla luce di tutto quello che è successo fra noi ho ancora il potere di tenerti sulle spine?- 
Ridendo Fred la strinse a sé e la baciò. Un bacio profondo, passionale, pieno di parole non dette. Avevano bisogno di quel bacio, avevano bisogno di stare soli. Di ritrovarsi. Hermione fremette quando le mani di Fred scivolarono lente sui suoi fianchi. Prima di potersi controllare, Hermione morse il labbro di Fred mentre un sospiro svaniva nel loro bacio. Come rispondendo a un tacito accordo, però, entrambi rallentarono quella passione, e lentamente si separarono. 
Dovevano rispondere a quel bisogno, a quella passione. Ma non era ancora il momento.
Fred le sorrise, accarezzandole i capelli. - Dobbiamo tornare giù- sussurrò. 
Hermione annuì. - Credo di sì..- 
- Oppure - mormorò Fred, solleticando il suo labbro con la lingua - potremmo togliere un po' di polvere da quel divano e…-
- Fred! - 
- Incredibile, Granger! Riesco ancora a farti arrosire!- 
Hermione borbottò insulti indefiniti, le guance calde, il rossore nascosto da polvere, sangue e fuliggine che imbrattava la pelle dei combattenti e i loro vestiti. 
Ridendo, Fred si allontanò da lei, la prese per mano e la trascinò verso il corridoio. In silenzio, scesero piano dopo piano, osservando la loro scuola distrutta, sfregiata dalla magia. Toccata dalla guerra. 
Quando tornarono in Sala Grande, videro che molti dei feriti erano stati sapientemente curati dalle mani magiche di Madama Chips e dei suoi, nuovi, praticanti. Accanto all'ingresso Hagrid coccolava Thor. Rivolse un sorriso barbuto a Fred e Hermione e poi tornò a sussurrare parole di conforto all'orecchio del gigantesco cane. 
La McGranitt venne loro incontro, la veste strappata in più punti, la crocchia di capelli scomposta, ma il cipiglio rigoroso saldamente impresso nei suoi occhi e nella sottile linea delle labbra.
- Signorina Granger, Signor Weasley..- iniziò ma venne interrotta subito da Fred. Ovviamente. 
- Veramente, Professoressa McGranitt..-
Hermione finse di inciampare e pestó il piede a Fred, che si interruppe a sua volta ed emise un lamento.
- Ops, scusa Fred. Stava dicendo, Professoressa?- chiese, rivolgendole uno sguardo di pratica attenzione, come se fossero ancora a scuola durante una lezione particolarmente complicata di Trasfigurazione. 
La McGranitt passó rapida lo sguardo da Hermione a Fred, poi si concentrò sulla ragazza - Temo che il signor Weasley stesse per correggermi: credo che appellarsi a lei come "signorina" Granger sia, allo stato attuale, un errore - 
Le labbra della McGranitt si tesero in uno dei suoi rari sorrisi.
Hermione spalancó la bocca. Fred ghignava. 
- Lei…lei come fa a saperlo? - boccheggió Hermione
- Nick-Quasi-Senza-Testa - rispose la McGranitt, il cipiglio pratico di nuovo al suo posto - lo sta raccontando a tutti.
Fred scoppiò a ridere. - I corridoi di Hogwarts…- mormorò. 
Hermione lo fissò esterrefatta. - Fred! Non cogli un potenziale problema? - 
Lui scosse le spalle con espressione assorta.  - Onestamente no -
Hermione chiuse gli occhi - Sei un idiota! - 
- Perché? - chiede lui, sinceramente perplesso. 
Hermione sbuffó e aprì la bocca, pronta a sfoderare tutta la sua rinomata pazienza, ma un grido squarciò la Sala Grande, rimbombando fra le pareti e provocando un improvviso silenzio.
- FREDERICK WEASLEY! - 
Suo malgrado, Hermione sorrise. Con un sopracciglio inarcato osservava Fred, che si era immobilizzato, lo sguardo perso nel vuoto, gli occhi sgranati.
- Ti hanno Pietrificato, Weasley?- 
- Oh no..- sussurrò lui. 
- Stavo giusto per spiegartelo - mormorò Hermione, fingendo di scacciare della polvere dai propri pantaloni.
In quel momento, Molly avanzò fra la calca di persone che si erano fermate nell'esatto punto in cui erano a causa del suo urlo. Infondo, dopo una guerra, i nervi impiegavano un po' a distendersi. 
Molly si parò davanti al figlio, ancora immobile, le mani sui fianchi, il viso paonazzo e lo sguardo lampeggiante. 
- Come hai osato?- sbottó. 
- Mamma..- iniziò lui, alzando le mani. 
- ZITTO! - esclamó Molly, puntandogli un dito contro. L'effetto fu così eclatante che Hermione pensò quasi che fosse colpa di un incantesimo. 
- Come ti è saltato in mente di sposarla in mezzo a una battaglia, in un corridoio distrutto, senza la tua famiglia?-
Fred sollevò una mano - Tecnicamente, mamma, era una scala. E poi c'erano George, Percy, Ginny e, incredibilmente utile per una volta, Ron!- 
La signora Weasley sembró gonfiarsi come un tacchino - Quindi il resto della tua famiglia non era importante? I tuoi genitori erano invitati di ultima classe?- 
Fred deglutì a vuoto - Non ho detto questo..- 
- E cosa stai tentando di dirmi?- strillò lei, la voce pericolosamente acuta.
Hermione decise che era giunto il momento di intervenire e, inevitabilmente, salvare l'osso del collo al suo…no, non era pronta. 
- Signora Weasley?- la chiamò piano.
Molly si girò verso Hermione e la sua espressione virò così in fretta che la ragazza pensò che avesse ingoiato una Felix Felicis. 
- Hermione, mia cara, ovviamente io sono così felice per voi..-
- Non si direbbe - 
- Fred sta zitto!- sbottarono loro all'unisono. 
Terrorizzato, Fred mosse un passo indietro.
- Stavo dicendo - borbottò Molly, poi sorrise - che saperti ufficialmente parte di questa famiglia mi rende la madre più orgogliosa e felice del mondo -
Hermione sorrise commossa - Lo so, e non ha idea di quanto sia importante per me. Lo so, forse abbiamo sbagliato momento, o..modo - 
Si girò a guardare Fred e gli prese la mano. Lui la guardava incuriosito e un po' spaesato. 
Senza lasciare i suoi occhi, Hermione si rivolse a Molly - Volevo combattere sapendo di essere legata a lui per sempre. Non potevamo rischiare di morire senza essere certi di aver fatto una promessa - 
Hermione si perse la reazione di Molly. Quella di Fred fu sufficiente. La strinse in un abbraccio talmente forte, che Hermione perse l'equilibrio. Si aggrappò alle sue spalle, lo strinse con la stessa magica forza con cui lui stava stringendo lei. 
- Ti amo - sussurrò Fred al suo orecchio.
Mentre un brivido le scendeva lungo la schiena, Hermione avvicinò le labbra al suo orecchio - Ti amo anche io- 
Pochi secondi dopo, Molly li stringeva fra le sue braccia, e piangeva. Hermione vide Arthur avvicinarsi: diede una pacca sulla spalla al figlio e rivolse un occhiolino ad Hermione. Lentamente, ogni componente della famiglia Weasley, compresi Harry e una zoppicante Lavanda, si unirono a quell'abbraccio.
Fred e Hermione si guardarono, mentre la famiglia, la loro famiglia, si stringeva a loro , in cerca di amore, protezione, conforto e speranza. Tutto ciò che solo in una vera famiglia potevano trovare. 
- Ho salvato di nuovo quel bel faccino sfacciato che ti ritrovi, Weasley- sussurrò lei. 
- Sai Granger, per un momento ho seriamente pensato che stessi per nominare un'altra parte del mio corpo - 
- Perché ti ho sposato?- 
- Perché sono il tuo gigantesco Unicorno Rosa - 
Dopo qualche secondo in cui lo aveva fissato con la fronte aggrottata, Hermione scoppiò a ridere, seguita subito da Fred. 
Uno alla volta, i Weasley, Harry e Lavanda si sciolsero dall'abbraccio. Hermione prese le mani di Fred e le strinse.
- Fred? - 
- Sì? - 
- Avevi ragione - 
- Non che la cosa mi sorprenda, ma dovrai essere più specifica!-
Hermione rivolse lo sguardo alla Sala Grande. Incontrò lo sguardo di Harry. Ginny le sorrise, la testa appoggiata al petto del ragazzo. Harry si grattò la fronte e le fece un occhiolino.
Hermione sorrise e parlò, senza smettere di guardare il suo migliore amico. Il ragazzo che aveva salvato il mondo. Il ragazzo sopravvissuto.
- Abbiamo tutto il tempo del mondo - 


Dice l'autrice: 
Perfettamente consapevole di essere svanita nel nulla per 10 anni...eccomi qui! 
Non mi dilungherò sulle ragioni e le vicende che mi hanno tenuta lontana, non solo da questa storia, ma dalla scrittura in generale. Qualche settimana fa, mi sono improvvisamente ricordata di questa storia e, assalita dal senso di colpa per non averla conclusa, mi sono messa a rileggerla. In quel momento ho riscoperto la passione che mi aveva rapita quando avevo cominciato a scriverla. Ho letto le recensioni che non avevo mai visto (le ultime del 2018, e vi giuro..mi sono emozionata davvero tanto per questo), e ho pensato: devo finirla. Lo devo a loro, e lo devo anche un pochino a me stessa. Perché io amavo scrivere. E voglio tornare a farlo.
Per cui, vi chiedo un grosso, gigantesco, colossale, SCUSA. 
Forse, anzi sicuramente, questo capitolo non è all'altezza dei precedenti, ma ho fatto del mio meglio (sono arrugginita, lo ammetto). L'ho scritto di getto, di cuore, cercando di lasciarmi rapire dalla storia e dal progetto che avevo, lasciandomi guidare in direzioni diverse quando serviva. 
Non so darvi un tempo, ma una promessa ve la faccio: concluderò questa storia, penso con altri 2 Capitoli. Poi..chissà, vediamo dove mi riporterà questa strada che avevo messo in pausa.
Dopo le scuse, passo a dirvi GRAZIE. Per averci creduto più di me e avermi chiesto di concluderla. 
Ho revisionato il capitolo, ma non mi ha salvato alcune correzioni, non avendo tempo di rivederlo precisamente è probabile che alcuni errori mi siano sfuggiti, quindi vi chiedo perdono!
Fatemi sapere cosa ne pensate, siate crudeli mi raccomando! 
Nuovamente qui, Amy:) 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Fili d'Erba e Rivelazioni ***


CAPITOLO 33

Fili d'Erba e Rivelazioni

 

 

- Vuoi ritornare a Hogwarts?- chiese Lee esterrefatto.

- Stiamo parlando della Granger, Lee! Che cosa ti aspettavi? - ghignò George.

Hermione alzò gli occhi al cielo. La sua decisione di tornare a scuola aveva scatenato una serie di reazioni perfettamente compatibili con i soggetti chiamati in causa. Ron aveva borbottato qualcosa di molto simile a "Secchiona", aggiungendo poi, a voce più alta, che se c'era una persona folle abbastanza da tornare e completare un anno lungo, difficile ed estenuante come quello dei M.A.G.O. quella era Hermione. Harry si era detto d'accordo con Ron, e aveva aggiunto che, se non fosse stato così impegnato con l'Ufficio Auror e con Kingsley, nuovo Ministro della Magia, sarebbe stato tentato di tornare. Ginny, ovviamente, aveva festeggiato: la Professoressa McGranitt, ora Preside, aveva proposto a Ginny di passare comunque al settimo anno, senza ripetere il sesto; Ginny e molti altri studenti che avevano preso parte alla Battaglia di Hogwarts, a detta della McGranitt e di tutto il corpo insegnanti, avevano dimostrato di essere all'altezza come maghi. Sarebbe stato poco sensato far ripetere loro l'anno, nonostante fosse piuttosto evidente che, quello appena trascorso, dal punto di vista accademico poteva essere considerato "inesistente" o, per citare la McGranitt stessa "Utile come la classe di Divinazione". Questa notizia aveva portato a una felice conseguenza: Ginny e Hermione avrebbero frequentato assieme il settimo anno.

La reazione dei gemelli, ovviamente, era stata di puro risentimento. Percy, dal canto suo, aveva elogiato Hermione per quella decisione, guadagnandosi così il grande ritorno come prima vittima degli scherzi dei gemelli. Ron aveva festeggiato, lontano dalle orecchie, Oblunghe e non di Fred e George..per sicurezza.

- La più grande consolazione di questo settimo anno è sapere che non ci sarete voi a seminare terrore – sbottò Hermione.

Fred le sorrise – Ma sarà pieno di studenti che frequenteranno i Tiri Vispi -

- Non ricordarmelo..- borbottò lei.

Tutti scoppiarono a ridere. Erano rintanati nel negozio di Diagon Alley, dopo l'ora di chiusura, per aiutare Fred e George a riaprire quel lato di negozio che, durante un assalto al quartiere da parte dei Ghermidori, era stato distrutto. Nonostante i lavori di riparazione, il negozio aveva ripreso la sua normale attività, con la sola ed unica fastidiosa necessità di stipare quel mare di persone in una zona molto più ristretta. Fortunatamente, i lavori si erano conclusi il giorno prima, e i ragazzi ora erano tutti impegnati a sistemare scaffalature e merci. Hermione ringraziò mentalmente la Legge Magica per averle risparmiato lo scenario in cui, unici minorenni, lei, Ron, Harry e Ginny avrebbero dovuto lavorare senza una bacchetta. Con un incantesimo, Hermione sistemò cinquanta scatole di Cappelli Decapitati sugli scaffali. Si voltò e vide Fred che le sorrideva. Ricambiò il sorriso e svoltò l'angolo per dedicarsi a un altro scaffale.

Erano passati due mesi dalla Battaglia. Hogwarts era stata lentamente ricostruita. Tutti si erano dedicati al restauro della scuola, ragion per cui i gemelli avevano tenuto chiuso il negozio ed erano tornati a riaprire solo due settimane prima. Sotto i colpi di centinaia di bacchette, Hogwarts era tornata a risorgere. Maestota, forte, eterna. Come la comunità Magica.

Poco prima di dedicarsi alla ricostruzione di Hogwarts, Hermione era partita. Assieme a Fred. Saltando con brevi Materializzazioni da un Paese all'altro, erano arrivati in Australia. Hermione aveva trovato i suoi genitori, li aveva "curati" e seduta sulla sabbia, davanti a due volti esterrefatti, aveva vuotato il sacco, raccontanto tutto, ma proprio tutto, quello che era successo. Entrambi i suoi genitori l'avevano rimproverata irritati per essersi messa in pericolo, per avergli impedito di proteggerla e per essersi sposata senza che loro nemmeno fossero consapevoli che lei fosse innamorata. Alla fine, però, l'avevano abbracciata, dicendole che erano fieri di lei e che esistevano poche ragazze al mondo che sarebbero state in grado di fare ciò che lei aveva compiuto. Avevano conosciuto Fred, adorandolo dal primo istante, e insieme se ne erano tornati in Inghilterra.

Durante la ricostruzione di Hogwarts, tutti i maghi erano stati ospiti del castello. Per Hermione e gli altri fu come tornare a scuola, ma con molti più adulti e nessuna lezione. Ripensando a quei giorni, Hermione sorrise.

- Perché quell'aria sognante, Granger? – chiese Fred, abbracciandola da dietro e sfiorando la sua tempia con la bocca.

- Pensavo ai nostri ultimi momenti a Hogwarts insieme. Sarà diverso, senza di te- rispose lei, sincera.

Fred si immobilizzò. - Ti senti male?-

Hermione aggrottò la fronte. - Cosa?-

Con un sospiro divertito Fred alzò una mano e contò sulle dita: - Mi confessi subito quello che ti passa per la testa e ammetti che sentirai la mia mancanza. Alla prossima stranezza scappo! -

Alzando gli occhi al cielo Hermione lo colpì su una spalla. - Io ti dico sempre quello che mi passa per la testa e, ci tengo a specificarlo, ho detto che sarà strano. Non che mi mancherai -

- Se ne sei convinta..-

- Molto convinta!-

La verità, come sempre, era un tantino diversa. Le sarebbe mancato. Eccome. Ma sarebbe anche stato diverso dall'altra volta. Molto diverso. Non c'era nessuna guerra alle porte. Nessun senso di morte. Nessun bisogno di scappare. Sarebbero stati lontani per dei mesi, consapevoli di avere tutto il tempo del mondo, consapevoli che, a prescindere dalla distanza, erano legati da qualcosa di molto più forte.

Un'ora dopo, uscirono tutti dal negozio e si Smaterializzarono, diretti alla Tana. L'alta e dinoccolata casa era ormai invasa dagli ospiti. Molly cucinava giorno e notte, improvvisando cene, feste, compleanni, eventi di qualsiasi tipo. Dopo Hogwarts, il signor Weasley si era dedicato alla costruzione di un piccolo annesso in cui ospitare chi necessitava di un letto dopo i pasti sazianti di Molly e gli attacchi alle scorte, ereditate da Arthur stesso, di Idromele e Whisky Incendiario che Malocchio aveva segretamente nascosto in casa sua.

Ted Lupin viveva alla Tana. O meglio viveva con i signori Tonks, ma era quasi sempre alla Tana, tanto che ormai il suo letto non veniva più spostato dalla stanza di Ron. Il quale, ovviamente, divideva già la stanza con Lavanda. Quando Ted si fermava, Lavanda andava a dormire con Ginny, Harry tornava in camera di Ron, e lungo le scale scorrevano fiumi di vestiti ed effetti personali che venivano Appellati dai propri padroni nella stanza giusta. Percy, che aveva riallacciato una stretta "amicizia" con la sua ex Penelope, era tornato nella sua stanza, lasciando il suo appartamento a Londra. Charlie, probabilmente ancora bisognoso di stare con la sua famiglia dopo la Guerra, aveva preso una pausa definitiva dal suo lavoro in Romania e, sorprendendo tutti, aveva annunciato di essere stato assunto a Hogwarts come insegnante di Cura delle Creature Magiche. Hagrid, a detta dello stesso che ne aveva parlato con Harry, Ron e Hermione, sarebbe tornato ai suoi doveri di Guardiacaccia e Responsabile delle Relazioni con i Giganti (nomina dietro la quale c'era lo zampino di Kingsley). Hermione dormiva nella stanza di Fred, George e Angelina nella vecchia camera di Bill, dato che entrambi avevano deciso di lasciare l'appartamento sopra ai Tiri Vispi a Lee, che lo condivideva con Katie. Ogni sera, la Tana ospitava a cena un mix sempre vario di persone: Kingsley, Aberforth, che veniva una volta o due alla settimana, i genitori di Tonks, i Lovegood insieme a Neville e sua nonna, Seamus e le gemelle Patil, Dean e Alicia, e svariati membri dell'Ordine e dell'ES.

Quando atterrarono davanti alla Tana, Fred sospirò. - Chi saranno i membri della cena di questa sera? -

Hermione rise. - Non lo so, ma quando sono uscita tua madre stava cuocendo un tacchino di 10kg -

Raggiunsero la cucina e Molly, che li accolse con un sorriso. - Si cena in giardino, siamo un po' troppi -

Fred fece un occhiolino a Hermione, che scosse la testa divertita.

La cena fu incredibile e chiassosa come sempre. Quando cominciarono a salutare i primi fuggitivi, era quasi mezzanotte. Sbadigliando, Hermione diede la buonanotte a Ginny e si avviò verso le scale, ma Fred la afferrò per un polso.

- Non così in fretta, Granger, dobbiamo fare un'ultima cosa! - esclamò allegro.

- Non possiamo farla domani? - mormorò Hermione.

- Dobbiamo farla adesso, perciò svegliati – ordinò lui, colpendo la sua fronte con l'indice.

Hermione scacciò la sua mano con un cipiglio infastidito. - Se non mi avessi fatta lavorare tutto il pomeriggio, forse ora sarei più sveglia -

- Il tuo ragionamento ha senso, ma ci sono cose più importanti di una banale e inutile dormita -

- Mi chiedo quali..- borbottò Hermione.

Onestamente, l'improvviso ghigno malizioso di Fred contribuì a riattivare il suo cervello addormentato. Hermione rimase immobile, come una cerva davanti a un Gallese Verde. Forse erano quelli i pani di Fred. O forse aveva in mente tutt'altro, ma aveva appena deciso di deviare i piani iniziali. Questo non l'avrebbe sorpresa più di tanto. Il loro gioco era iniziato così. Passione, fiamme, tentazioni, sfide. Si erano provocati e sfidati talmente tante volte che Hermione aveva perso il conto da tempo. In quei due mesi dopo la Battaglia, però, ogni gioco era stato messo da parte. Forse la paura vissuta, la sensazione di essere stati a un passo dalla morte, aveva imposto su di loro la necessità di aversi, di amarsi, di recuperare tutto il tempo che gli era stato sottratto. Hermione ironizzava sul fatto che passassero quasi metà della loro giornata senza vestiti, e Fred per tutta risposta glieli toglieva di nuovo. La Guerra aveva cambiato anche questo, il bisogno bruciante di aversi di nuovo aveva scavalcato il loro modo di giocare senza troppe cerimonie.

Quella sera, qualcosa nello sguardo di Fred, le fece capire che forse era tornato il momento di giocare. Forse la Guerra non faceva più paura. Erano liberi.

Sorridendo, Fred la attirò a sé e con movimento così rapido che le fece girare la testa, la trascinò contro la parete del salotto. La sua bocca scese sul suo collo e la sua lingua cominciò a giocare sulla sua pelle, le sue mani salirono sotto la maglietta sottile e percorsero la schiena. Hermione rabbrividì. Mentre una forza a lei fin troppo nota cominciava a trascinarla verso il vuoto dell'oblio, un angolo del suo cervello rimase aggrappato saldamente alla realtà.

- Fred – mormorò.

- Shh..-

Hermione sospirò, non seppe neppure lei se fosse un sospiro esasperato o di piacere, perché Fred le aveva morso il collo e i suoi pensieri si erano accartocciati in un gomitolo impossibile da sbrogliare.

- Fred.. -

- Dopo – sussurrò lui sulla sua pelle.

Sbuffando, stavolta per davvero, Hermione spinse con le mani sulle sue spalle. - No, adesso! -

Fred alzò gli occhi al cielo. - Perché ti ostini a resistermi? Me lo chiedo ormai da due anni -

- Certi misteri è meglio lasciarli irrisolti – sbottò lei sarcastica. - Non vorrei fare la guastafeste, ma siamo nel salotto di una casa traboccante di parenti e amici. Pensi di poterti trattenere per il tempo necessario a cercare un posto più isolato? - chiese, con il suo storico cipiglio saccente.

Fred si morse il labbro. Cattivo segno. Hermione aprì la bocca per parlare, tremando, ma lui fu più veloce. La rapì in un bacio così languido e passionale che la terra sembrò svanire sotto i suoi piedi. Al diavolo il salotto. Al diavolo la possibilità di essere visti.

- Amo quando lo fai – sussurrò Fred sulle sue labbra.

Hermione aprì gli occhi e si perse in quello sguardo ardente. - Faccio c-cosa? -

Sorridendo, Fred avvicinò le labbra al suo orecchio. - Quando sfoderi il tuo pietrificante sguardo da saccente, irritante e altezzoso Prefetto -

Ridendo, Hermione si avvicinò a lui, strisciando volutamente il corpo contro il suo e fremendo lei stessa quando lo sentì contrarre i muscoli.

- Pensavo mi trovassi solo saccente e noiosa - mormorò al suo orecchio.

- Ti trovo molto saccente – sussurrò lui, immergendo le mani nei suoi ricci.

- E noiosa? - lo provocò lei.

Ridendo Fred le alzò la testa e ricominciò a baciarla. E l'oblio mincacciò di trascinarla ancora più giù. Dove non esisteva nulla di reale, solo fuoco, brivido e passione. Si aggrappò alle sue spalle, i corpi vicini, ma separati da troppi vestiti. Fred mosse un passo avanti e la schiacciò nuovamente contro la parete. Istintivamente, Hermione spiccò un breve salto e avvolse le gambe intorno alla sua vita. Fred le abbracciò i fianchi per sostenerla e si spinse ancora più vicino. Quel contatto le strappò un gemito, che svanì sulla lingua di Fred. Preda di quella passione bruciante, Hermione gli morse il labbro, consapevole di essere appena caduta in un baratro dal quale difficilmente sarebbe riemersa. Non le importava più di dove fossero. Voleva lui. Subito.

Rispondendo a quella brama, la mano di Fred scivolò sotto la sua maglia e le accarezzò un seno. Lento. Troppo lento. Hermione gli strinse i capelli fra le dita e mosse il bacino verso il suo. Il brivido che lo percorse le strappò un sorriso e un sospiro. Ormai incapace di fermarsi, Hermione sciolse la presa dai suoi capelli e scese ad afferrare il bordo della sua maglia, del tutto intenzionata a sfilargliela. Quello che la sorprese fu che Fred non tentò nemmeno di fermarla. Era scivolato anche lui fino al punto di non ritorno. Hermione aveva imparato tanto su di lui. Ogni volta che facevano l'amore era una lezione in più. Per quanto tentasse di mostrarsi sempre padrone della situzione, Fred Weasley perdeva il controllo più rapidamente di quanto fosse disposto ad ammettere. E, dettaglio più importante, Hermione sapeva esattamente cosa fare per strapparglielo via. Nel tempo, i ruoli si erano invertiti. E il ragazzo che si era preso gioco di lei in una nicchia buia del castello, trascinandola sull'orlo della follia, aveva ceduto una parte del suo potere a lei.

C'erano poche cose che avrebbero potuto fermarli. Ironia della sorte, accaddero tutte contemporaneamente. Non capirono mai la sequenza cronologica degli eventi, accaddero e basta. Uno scoppio tremendo risuonò dall'esterno. Un frastuono simile a una ventina di motori in cortocircuito. Si separarono bruscamente, ansimanti, ma ancora pericolosamente allacciati.

- Che cosa.. - iniziò Fred.

Ma fu interrotto da delle grida. Un litigio.

- Credo che .. - tentò Hermione.

Ma anche lei fu interrotta. Un sonoro crac risuonò nell'aria e dalla cucina provennero suoni smorzati di un batteria di pentole che cadeva al suolo.

- Miseriaccia – esclamò Ron, la voce dolorante e lamentosa.

- Che stai combinando? - chiese la voce di Charlie.

- Io..- mormorò Ron, ma né Hermione né Fred riuscirono a sentire il resto della frase. Perché, in quell'istante, dalla soffitta provenne un rombo e uno scoppio, seguito da un lamento inarticolato.

- Oh, il fantasma è sveglio! - esclamò Fred divertito, fissando il soffitto.

Alzando gli occhi al cielo, Hermione fece leva con le mani sulle spalle di Fred e sciolse le gambe. Richiamato dal suo gesto Fred abbassò lo sguardo e, senza tante cerimonie, la afferrò per la vita e la strinse a sé.

- Dove scappi, Granger?- mormorò, lo sguardo lucido e ardente, come se non fossero stati interrotti.

Hermione stava per rispondere, ma la porta si spalancò. Spinse via Fred così forte che finì al tappeto, con un tonfo e un lamento. I signori Weasley entrarono dalla porta che dava sul cortile, Molly era rossa come un peperone, così arrabbiata che Hermione si aspettò di vedere del fumo uscire dai suoi capelli. Arthur camminava a capo chino, gesticolando e mormorando delle scuse, mentre lei sbraitava. Erano così concentrati che non li videro nemmeno. Continuarono a discutere, attraversando il salotto, Molly a passo di marcia, Arthur trascinando i piedi, e li superarono senza nemmeno notarli. Hermione, immobile come una statua di ghiaccio, li seguì con lo sguardo e sobbalzò quando Molly richiuse con violenza la porta della cucina alle spalle del marito. Si girò a guardare Fred che si stava alzando.

- Granger la prossima volta sii meno violenta – borbottò.

Hermione sbuffò. - Complimenti per la stabilità. E tu saresti un Battitore..-

- Ero un Battitore – puntualizzò lui alzando un dito. - La mia carriera è sfumata con la maturità -

- Quale maturità? - borbottò lei a mezza voce.

Con un movimento fulmineo, Fred la afferrò per la vita e schiacciò di nuovo contro la parete.

- Come prego? - la provocò con un sussurro.

Dalle ceneri di quelle interruzioni, il desiderio risorse, facendo tremare Hermione. Avvicinò le labbra alle sue, ma la porta delle scale si spalancò. Ginny inciampò sull'ultimo gradino e quasi rotolò a terra, ma recuperò l'equilibrio e si girò a guardarli.

- Cosa è stato? - chiese perplessa.

- Un momento, facciamo un passo indietro – rispose Fred, la voce carica di esasperata ironia. - Ti riferisci alla Materializzazione sbadata di Ron, alla furia omicida della mamma per un esperimento sicuramente andato male di papà, o all'improvvisa voglia del fantasma di distruggere la soffita? Oh no aspetta, forse ti riferisci al tuo tempismo perfetto nel ficcanasare?-

Hermione dovette mordersi il labbro per non scoppiare a ridere. Talmente preso e irritato dall'ennesima interruzione Fred si era separato da lei e si era voltato verso la sorella puntandole il dito contro. Ginny, dal canto suo, lo fissava come se gli fossero appena spuntate due braccia da Troll. Ma la piccola della famiglia era, forse, la più acuta e perversa di tutti. Impiegò solo due secondi a tradurre il discorso di Fred.

Annuendo con un ghigno divertito chiese – Ho interrotto qualcosa, vero? -

Fred aprì le braccia con un gesto eloquente. - Tu e tutti i componenti della famiglia, umani e non! -

- Per non umani intendi Ron, giusto? -

- Mi pare ovvio! -

Si guardarono e scoppiarono a ridere. Hermione si prese il viso fra le mani. Se non si fosse trattato di Ginny, probabilmente si sarebbe Smaterializzata lontano, molto lontano.

- Non riesco a tenerti il muso – ghignò Fred, poi torno serio. - Ma ora sparisci! -

Ridendo, Ginny alzò le mani e si voltò. - Divertitevi!- disse, salutandoli con la mano.

Hermione aprì la bocca per protestare, ma Fred fu più veloce. La afferrò e, questa volta, ruotò su se stesso con lei saldamente aggrappata. Un secondo dopo atterrarono su un prato morbido ed erboso, il vento caldo estivo soffiò fra i capelli di Hermione e fra le cime degli alberi. Erano nella radura oltre la collina, nascosti dagli alberi, lontano da potenziali interruzioni.

- Credo fosse giunto il momento di trovare un posto più isolato – scherzò Fred.

- Era quello che stavo cercando di spiegarti, prima che tu mi dessi della saccente, petulante, noiosa..-

Non finì mai la frase. La bocca di Fred calò rapida sulla sua e, come se nulla si fosse mai fermato, la passione tornò a infuocarli. Fred fece sparire così velocemente i suoi vestiti che Hermione fu quasi pronta a giurare che avesse usato la bacchetta. Atterrarono sull'erba soffice, i sospiri sempre più profondi, i baci sempre più caldi, le mani sempre più audaci. Fred osò quasi rallentare il ritmo delle sue mani, ma Hermione non glielo permise. I gesti frenetici con cui gli slacciò e sfilò i jeans lo fecero sorridere.

- Perché tanta fretta? - la prese in giro.

Hermione sorrise e, per tutta risposta, fece scivolare lentamente la sua mano lungo i suoi addominali e senza concedergli il tempo nemmeno di un respiro strinse le dita attorno alla sua erezione. Fred chiuse gli occhi e una scossa gli inarcò la schiena.

- D'accordo sto zitto – mormorò a occhi chiusi.

- Se solo fosse vero, Weasley..-

Ridendo, Fred la baciò e, di nuovo in parte padrone della situazione, lasciò scorrere le sue dita sulla pelle di Hermione, lentamente, sfiorandole i fianchi, la pancia, la coscia, in una danza sensuale e snervante. Hermione sospirò e lui, interpretando forse quel gesto, rispose alla sua voglia, e senza preavviso le sue dita entrarono in lei. Hermione sussultò, mentre una scarica di piacere le risaliva la schiena e la inarcava verso di lui. Fred le morse il labbro inferiore e iniziò a muoversi in lei. Lento. Troppo lento.

D'accordo, Weasley, facciamo a modo tuo

Provocandolo, Hermione ricambiò con la stessa, lenta carezza. Il gemito di Fred si perse nel bacio che accompagnava i loro movimenti, anch'esso lento e suadente, eccitante e passionale. Hermione si accorse di essere talmente scottata da quel piacere profondo, da non essere in grado di fermarsi. Più il tempo scorreva, più la carezza continua, e più il fuoco la bruciava. Sapeva di volere di più, sapeva di non poter resistere alla tentazione di aumentare il ritmo, ma allo stesso tempo non poteva farne a meno. E come sempre, fu Fred a cambiare il gioco. Lentamente le sue dita tornarono sulla sua pelle, accarezzandola. Sollevò il bacino, avvicinandosi a lei, e sfiorandole le labbra con le sue scivolò in lei. La passione vinse sulla calma. Il fuoco bruciò ogni gesto. Hermione strinse i suoi capelli fra le dita e si aggrappò a lui. Si arrese al suo corpo, si arrese al piacere. Si arrese a lui, come sempre.

 

 

Fred giocherellava con i suoi ricci, passandoseli fra le dita. Il respiro di Hermione gli solleticava il collo. Sotto la sua schiena, i fili d'erba pizzicavano, e da qualche parte sotto la sua coscia doveva esserci un sasso che si stava piano piano conficcando nella sua carne. Spostarsi però era impossibile. Voleva rimanere steso lì, con lei, a farsi accarezzare e a giocare con i suoi capelli.

- Come farai senza di me per un altro anno? - le chiese, un po' serio e un po' divertito.

- E pensa che quest'anno non ci sarà nemmeno McLaggen con cui distrarsi – rispose lei, fingendosi preoccupata.

Fred scoppiò a ridere. - Oh io non mi preoccuperei di lui, avrai problemi peggiori -

Hermione sollevò la testa e lo fissò corrucciata. - Che intendi? -

Lui alzò gli occhi al cielo. - E tu saresti intelligente..ahi! - esclamò, quando lei gli pizzicò il fianco. - Granger, sei famosa! La strega che a soli 17 anni ha distrutto un Horcrux, ha rapinato la Gringott, ha combattuto la Battaglia di Hogwarts e ha salvato il mondo. Faranno la fila fuori dal dormitorio dei Grifondoro – decretò, senza riuscire a trattenere una smorfia di..gelosia?

Hermione fissò un punto indistinto sul prato e parve riflettere su quelle parole. - Tu dici? - chiese dubbiosa.

- Sei incredibilmente lenta su certe cose..-

- In ogni caso, è l'anno dei M.A.G.O. Dubito che ci sia qualcosa che possa distrarmi. Non avere te sarà un vantaggioso passo avanti -

- Ciò non toglie che saranno in molti a "puntare su di te"- aggiunse lui, mimando delle virgolette in aria.

Il sorriso di Hermione lo fece pentire di aver avviato l'argomento. - Paura, Weasley? -

Fred sbuffò. - Di che cosa? Di leggere sulla Gazzetta del Profeta sezione gossip che mi lascerai per il nuovo Portiere dei Grifondoro o che sposerai il Caposcuola dei Tassorosso? -

- Sarà sicuramente Ernie – commentò lei, fingendosi pensierosa.

- Sareste una bella coppia. Un tantino pomposo per te, ma è un bravo ragazzo -

Ridendo, Hermione gli prese il viso fra le mani e lo baciò. - Mi mancavano le tue battute gelose -

Lui sorrise. - Io non sono geloso -

- Certo.. -

- Dico sul serio! Lo ammetto, ci sono alcuni..soggetti, che alterano il mio solido equilibrio. Non perché io abbia qualcosa da temere, insomma – ghignò, e con un dito indicò il suo viso – Potresti davvero chiedere di meglio? -

Hermione alzò gli occhi al cielo e fece per ribattere, ma Fred fu più veloce. - Hai me, posso vivere tranquillo. È la loro presenza a indispormi, il fatto che condividano la tua stessa aria lo trovo ripugnante. -

- Parli di McLaggen? -

- E di Krum – ammise Fred.

- Ma se vive in Bulgaria! -

- Questo non gli ha impedito di ballare con te al Ballo del Ceppo -

- Fred sono passati secoli..-

- Eri giovane, possiamo perdonarti!-

Sbuffando, Hermione si scostò da lui. - Crescere non mi è servito a molto – borbottò.

Ridendo Fred la attirò a se di nuovo. - D'accordo Granger, adesso sarò serio..-

Fra le sue braccia, Fred sentì il corpo di Hermione irrigidirsi. Sorrise a quella reazione istintiva. Lentamente le accarezzò una guancia, gli occhi incatenati a quelli di lei, che lo fissavano immobili.

- Non so cosa ho fatto di così giusto nella mia vita per meritarmi tutto questo. Non avrei mai scommesso su me stesso: se un Fred Weasley armato di Giratempo fosse venuto da me a dirmi di mettermi in gioco perché avrebbe funzionato, io gli avrei semplicemente riso in faccia. Ero pronto a mollare, ero pronto a rinunciare a tutto quello che provavo e starmene in disparte. Ma non l'ho fatto -

Hermione sorrise, mentre le sue guance si coloravano. Era incredibile: nonostante tutto quello che era successo fra loro, quella luce di stupore e passione non lasciava mai i suoi occhi, soprattutto se era Fred a mostrarle sentimenti che lei, comunque, conosceva già bene.

- Perché? - chiese lei in un sussurro.

Fred sorrise. - Perché hai mandato in fumo i miei piani. -

Hermione rise e appoggiò la fronte alla sua.

- Hai cambiato le regole del gioco – continuò Fred. - Mi sono detto "Se ci fosse anche una sola, minuscola, invisibile possibilità.." -

- E così, hai messo un bicchiere di Whisky accanto sul pavimento..- mormorò lei.

Fred rise. - E tu lo hai preso..-

- Il resto è storia! - concluse lei, prima di baciarlo.

Fred si lasciò cullare da quel bacio, perdendosi nel vuoto che lei gli regalava. Assaporò le sue labbra, stringendola a sé, godendosi il contatto con la sua pelle. Non sarebbe mai stato in grado di abituarsi a quel contatto, al vortice di emozioni che provava ogni volta che Hermione lo baciava, lo accarezzava o lo toccava. Era come ascoltare i suoi pensieri, come entrare nella sua mente. Attraverso quel contatto, Hermione riusciva a trasmettergli tutto quello che provava. Ci era sempre riuscita.

Lentamente si separò dalle sue labbra. - Parlando di piani che vanno in fumo...prima in salotto stavo per portarti in un posto -

- Che non era questo? - chiese lei, accigliandosi.

Fred scosse il capo divertito e, spostandola, si alzò. - Vestiti -

Hermione sbuffò. - Strano sentirtelo dire! -

- Era solo un suggerimento pratico, in realtà. Per quanto mi riguarda puoi rimanere così!-

Alzando gli occhi al cielo, Hermione scattò in piedi, afferrò la bacchetta e, dopo un rapido schiocco della stessa..era vestita.

Senza riuscire a controllarsi, Fred spalancò la bocca. - Perché lo hai fatto?-

Ridendo, lei si avvicinò e gli strappò la maglietta dalle mani. - Mi hai chiesto tu di vestirmi -

- Ma così mi hai privato del mio divertimento preferito, che sarebbe .. -

- Impedirmi di vestirmi, spogliandomi continuamente: sì, lo so! - esclamò lei, e con un gesto rapido gli infilò a forza la maglietta. Lentamente, le sue mani risalirono lungo i fianchi di Fred, gli occhi fissi nei suoi, il sorriso canzonatorio ancora al suo posto. - Adoro mandare in fumo i tuoi piani – mormorò.

Ridendo, Fred le accarezzò i capelli. - Ho creato un mostro..-

- E non ne vai fiero -

- Certo che ne vado fiero! -

- Tranne quando ti accorgi che ti ho superato -

- Non mi hai superato -

- Lo so, la verità fa male -

Fred decise di porre fine a quello scambio con un bacio profondo e decisamente poco innocente.

- Weasley, non dovevamo andare in un posto? - mormorò lei sulle sue labbra, senza però staccare le mani dalla sua schiena.

Borbottando, Fred raccolse i jeans e si li infilò bruscamente. Hermione rise e incrociò le braccia, battendo scherzosamente il piede sull'erba.

Vediamo se avrai ancora voglia di scherzare fra poco..

Con un ghigno, Fred allungò la mano verso di lei. - Sicura di voler scoprire i miei piani? -

Alzando il mento, Hermione sfoderò un cipiglio spavaldo. - Non mi fai paura -

- E se il mio piano non ti piace? -

- Posso sempre mandarlo in fumo -

- Non credo che tu possa farcela, questa volta -

Nonostante la sua maschera di austera sicurezza, qualcosa nello sguardo di Hermione vacillò. Fred sorrise mentalmente. Non si sarebbe mai stancato di metterla in difficoltà. Proprio mai. L'esitazione di Hermione durò solo pochi secondi, il lampo nei suoi occhi scomparve e un sorriso spavaldo prese il fiero posto sulle sue labbra.

- Cosa stiamo aspettando? - sbottò, fingendosi disinteressata.

Senza aggiungere altro, Fred la afferrò e con un rapido scatto girò su se stesso. La mente ben concentrata sulla destinazione. Atterrarono pochi secondi dopo. Una brezza molto simile a quella della radura soffiò su di loro. Una nuvola in cielo attraverò la luna piena e, dopo qualche istante di buio, la sua luce irradiò la campagna attorno a loro, trasformando quella quiete estiva in un paesaggio quasi surreale. Le ombre che la luce della luna proiettavano sui campi coltivati sembravano allungarsi con il movimento del vento. Fred respirò a fondo, godendosi per un istante la tranquillità che quella natura riusciva a dargli. Era il profumo di casa. Lo era sempre stato. Con la coda dell'occhio osservò Hermione guardarsi intorno.

- Dove siamo?- chiese perplessa.

- Vicino alla Tana – indicò un punto verso Nord. - Vedi quella collina? Ecco, dietro quella collina c'è un'altra collina. E dopo ce n'è un'altra. E dopo quella collina..-

- Fammi indovinare: c'è un'altra collina? - lo prese in giro lei, con un sopracciglio alzato.

- No, c'è la Tana – rispose lui, scrollando le spalle.

Hermione alzò gli occhi al cielo e cominciò a camminare.

- Dove vai? - chiese lui, inseguendola. Trattenne una risata al pensiero che, inconsapevolmente, Hermione aveva preso la strada giusta.

- Scappo da te – borbottò lei.

- Mi sembra un piano azzardato, non sai nemmeno dove stiamo andando -

- Mi inventerò qualcosa -

Sorridendo, Fred le prese la mano, ma non aggiunse altro. Hermione si girò a guardarlo e rallentò il passo. Sempre senza parlare, Fred continuò a camminare e lei lo seguì senza fare domande, ma continuando a studiarlo come se fosse un esemplare particolarmente strano portato da Hagrid a Cura delle Creature Magiche. Passarono quasi cinque minuti, e loro continuarono a camminare in totale silenzio, mentre la brezza soffiava dalle colline, spostando continuamente i capelli di Hermione.

- Posso sapere..- iniziò lei.

- No – la interruppe Fred.

- Non l'avrei mai detto – borbottò irritata.

Fred si bloccò all'improvviso e si girò verso di lei. - Chiudi gli occhi -

Hermione sollevò un sopracciglio. - Cosa? -

- Chiudi gli occhi! -

- No -

- Perché?-

- Perché..- esitò lei. Poi sospirò e scacciò l'aria con la mano. - Ci rinuncio, facciamo a modo tuo -

Fred scoppiò a ridere. - Da quando ti arrendi così facilmente, Granger? -

- Da quando ho capito che dovrò sopportare tutto questo per il resto della mia vita! -

- Potrei quasi offendermi – le disse, puntandole un dito contro – Se solo non fossi consapevole di quanto ami sfidarmi -

- E vincere – aggiunse lei con un ghigno.

- Conclusione discutibile, ma non siamo qui per battibeccare su questo. Chiudi gli occhi e diamoci una mossa, non abbiamo tutta la notte -

Borbottando qualcosa di molto simile a un insulto, Hermione chiuse gli occhi. Fred spese qualche secondo del suo tempo a guardarla. Nonostante tentasse di rilassare la sua espressione, i muscoli del suo volto erano tesi, gli occhi corrucciati e le labbra più sottili. Respirava piano, tentando di calmarsi e a Fred ricordò tremendamente la ragazzina dai capelli cespugliosi che, con espressione nauseata, fissava il Cappello Parlante e mormorava fra sé. Per quanto fosse cresciuta, per quanto gli eventi degli ultimi anni l'avessero cambiata, Hermione Granger era sempre Hermione Granger. Intelligente, altezzosa, spavalda, coraggiosa e testarda. Aveva salvato il Mondo Magico, ma Fred Weasley aveva ancora il potere di smuoverle la terra sotto i piedi.

- Non avevi detto che avevamo fretta? - sbottò lei.

Senza rispondere, Fred si chinò verso di lei e le sfiorò le labbra con un bacio. - Scusa Granger, ti stavo contemplando – sussurrò.

Il rossore sulle guance di Hermione non vinse sul sorriso rilassato che lei sfoderò. - Sei un idiota -

Ridendo, Fred riprese a camminare. Lentamente superarono un boschetto di alberi e raggiunsero una stradina ghiaiosa che curvava verso una radura ai piedi di una collina piuttosto alta, che nascondeva il paesaggio. Fred sapeva che, sulla sommità di quella collina, si apriva una vista spettacolare sulla campagna e si intravedeva la radura dove, solo poche ore fa, erano atterrati dopo la fuga dalla Tana. Per un istante, Fred fissò la radura.

- Apri gli occhi – le mormorò all'orecchio.

Hermione li aprì, e Fred concentrò il suo sguardo su di lei, curioso della sua reazione. Hermione sgranò gli occhi, ma solo per un secondo, poi aggrottò le sopracciglia e si voltò a guardarlo.

- Che cos'è?-

Granger ti trema la voce..

- Credo che sia una casa – la prese in giro lui.

Hermione alzò gli occhi al cielo. - Molto illuminante, Weasley -

- Sta di fatto che lo è -

- Sì m-ma..- borbottò lei, smascherando la sua insicurezza. I suoi occhi tornarono verso la radura, e invece di osservarla, Fred seguì il suo sguardo. La luce della luna illuminava il legno scuro e la pietra di una casa a due piani, così immersa fra alberi, cespugli, rocce ricoperte di muschio e prato, che sembrava quasi parte della natura stessa. Come se fosse spuntata dal nulla, e si fosse unita al ritmo vivo e naturale della radura stessa. Non era grande, ma nemmeno così piccola. I comignoli di tre camini spuntavano dal tetto come funghi. Fred tornò a osservare Hermione che aveva la bocca aperta e gli occhi..sognanti?

- Fred..questa è...? -

- Casa nostra – rispose lui.

Hermione si voltò di scatto a guardarlo, gli occhi stavolta molto sgranati. - Stai scherzando, vero? -

Fred sorrise. - Strano doverlo dire ad alta voce, ma non so mai stato così serio in vita mia. Tranne quando ho detto che volevo sposarti, ma considerato che poi ti ho sposata veramente mentre tentavano di ammazzarci possiamo dire che sono più serio ora, decisamente! -

Con la bocca ancora spalancata, Hermione rimase immobile per qualche secondo a fissarlo.

Fred schioccò le dita. - Granger? Un Asticello ti ha rubato la lingua?-

Lei sobbalzò e si prese le guance fra le dita. - Hai comprato una casa? -

Scrollando le spalle e gesticolando con le mani, Fred si lanciò in un discorso infinito e contorto, vuotando completamente il sacco, senza prendere fiato fra una parola e l'altra. - Tecnicamente: no. Ho comprato il terreno. Me lo ha venduto Xenophilius Lovegood, grand'uomo a proposito! Era di sua moglie, voleva darlo a Luna, per costruirle una casa dove avrebbe cresciuto tanti bei bambini biondi e avrebbe allevato Nargilli, questi erano i piani di Xeno, ma Luna non vuole stare qui: pare, e sono notizie di prima mano, che lei e Neville stiano costruendo una casa vicino a Hogsmade perché Neville, senti questa!, diventerà Professore di Erbologia, non adesso, è ovvio, ma prenderà il posto della Sprite. Sta di fatto che dovrà frequentare un corso da insegnante al Ministero, ma passerà un sacco di tempo a Hogwarts, quindi hanno pensato di andare a vivere lì vicino. Luna coltiverà Nargilli e caccerà Ricciocorni sulle montagne e nella Foresta Proibita. Ci pensi? Comunque, il vecchio Xeno non voleva vendere il terreno, voleva trasformarlo in una palude per allevare Gorgosprizzi, ma zia Muriel ha detto che era solo un vecchio babbeo e che doveva dare il suo terreno a uno dei suoi nipoti, uno qualunque, così potevamo costruirci una bella casa per le nostre famiglie. Così siamo andati dal vecchio Lovegood, io George, Harry, che non è un Weasley ma sta con una Weasley, cosa che zia Muriel ci teneva a sottolineare, Ron e Percy. Zia Muriel si è unita a noi, non ha smesso un secondo di criticarci: i capelli di Ron, gli occhiali di Percy, "George perché giri senza un orecchio?", "Santo Merlino, Frederick, dove ti sei procurato quella cicatrice sulla fronte? Sei peggio di tuo fratello Bill" "Ronald, dì a tuo fratello Charlie che dobbiamo fare due chiacchiere!", e via discorrendo. Seduti nel salotto di Xeno abbiamo esaminato le carte della sua proprietà. Da paura, Granger! Possiede praticamente tutta Ottery St. Catchpole! Attorno alla Tana, tutta la campagna è sua. A zia Muriel è quasi venuto un colpo. Percy ha sfoderato il suo pomposo tono contrattuale da damerino del Ministero e, dopo ore di trattative – Fred batté le mani all'improvviso e Hermione sobbalzò. - Ti presento i fratelli Weasley e Harry Potter, proprietari delle colline! Il nostro impero si estende da qui alla Tana, fino a casa Lovegood, e oltre il fiume. Ogni collina è una parte di proprietà, e su ogni proprietà è nata una casa. Questa – indicò Fred. - E' la nostra. Lo so, non è esattamente Malfoy Manor, ma quella di George ci è venuta peggio, te lo garantisco! Sono due mesi che veniamo qui di nascosto, Bill e Charlie ci hanno dato una mano, anche papà si è unito. La mamma non sa niente, pensavamo non riuscisse a tenere un segreto. Oh, dimenticavo: in questo momento, tra queste colline, Ginny, Angelina, Lavanda e l'"amica di Percy" Penelope, stanno fissando il vuoto con espressione nauseata e sbigottita proprio come te! - concluse Fred, con un lungo sospiro e un sorrido soddisfatto.

Hermione boccheggiò per qualche secondo, tentando di parlare, senza emettere suoni. Fred attese con un sorriso che si riprendesse.

- Voi..voi avete comprato un terreno e costruito una casa? -

- Quattro case, per la precesione – rispose Fred, drizzando le spalle con un cipiglio soddisfatto.

Hermione lo guardò e scoppiò a ridere.

- Che ho detto di divertente?-

- Oh niente, è solo che..assomigli a Percy!-

Fred spalancò la bocca. - Granger, ritira quello che hai detto! -

Hermione sollevò le sopracciglia e incrociò le braccia, un sorriso di scherno distese le sue labbra. - Fossi in te non sarei così offeso. Insomma, mi sembra di capire che sia merito di Percy aver ottenuto questa proprietà -

- E' questo tutto quello che hai colto del mio brillante discorso?-

- Prolisso discorso, vorrai dire -

- Hai comunque estrapolato la parte meno importante – borbottò lui.

Ridendo, Hermione si avvicinò. Il suo sorriso cambiò e divenne più serio e intenso. Fred si perse nei suoi occhi e capì che, dietro lo scherzo, Hermione stavo trovando il modo per esprimere le emozioni che provava. Fred non aveva bisogno delle parole per capirle. Erano le stesse che aveva provato lui. Le prese il viso fra le mani, mentre lei appoggiava le sue sul suo petto.

- Questa..è casa nostra?- mormorò Hermione. Non suonò come una domanda, sembrava più una conferma, parole che oscillavano fra l'emozione, la necessità di una conferma e quel pizzico quasi invisibile di timore.

Fred le sorrise, lo sguardo incatenato al suo. - La casa, la radura, la collina. È il nostro posto -

Sorridendo, Hermione fece scorrere le mani abbracciandolo e appoggiando la testa sul suo petto. Fred la strinse a sé, consapevole che in quell'abbraccio c'erano tutte le parole che Hermione non riusciva a pronunciare. Sfiorò i suoi capelli con le labbra e per qualche minuto rimasero in silenzio lì, in quella radura silenziosa, mentre il vento muoveva le foglie e la notte scorreva lenta.

- Oh, dimenticavo una cosa – mormorò Fred.

Hermione sollevò il viso per guardarlo. - Cosa? -

- E' ancora vuota – rispose lui, scrollando le spalle. - Quindi non possiamo dormire qui, a meno che tu non voglia passare la notte sull'erba, o su un pavimento duro e freddo -

Hermione sfoderò un ghigno divertito. Senza dire una parola, accarezzò lentamente i suoi fianchi e risalì verso le sue spalle. Stringendo la sottile stoffa della maglietta fra le dita, lo attirò verso di sé e rapì la sua bocca in un bacio così intenso che Fred perse l'equilibrio per un momento. Sorridendo sulle sue labbra, strinse le dita fra i suoi capelli e rispose al bacio con la stessa passione. Lentamente la spinse sull'erba, si stese sopra di lei, le braccia a contatto con il manto erboso. I fili d'erba solleticavano la sua pelle. Il profumo di terra e prato invase l'aria.

- Fammi indovinare – sussurrò Fred. - Hai scelto l'erba? -

Hermione afferrò la maglia e gliela siflò. Lasciò scorrere le mani sulla sua schiena, sorridendo quando lui rabbrividì. Avvicinò le labbra al suo orecchio, accarezzò con la lingua la sua pelle e sussurrò piano – Chiudi la bocca, Weasley -

E lui lo fece davvero. Perchè vinceva lei. Vinceva sempre lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Caccia al Tesoro ***


CAPITOLO 34

Caccia al Tesoro

 

 

Nella Sala Comune dei Grifondoro regnava il caos. Gli studenti del primo anno chiacchieravano eccitati: il Professor Weasley aveva mostrato loro un cucciolo di Acromantula. Al primo anno. Primo. Anno. Alcuni allievi del secondo anno tentavano di esercitarsi con gli incantesimi che Vitious aveva insegnato loro nelle ultime lezioni. Il risultato era pessimo. Le ragazze del terzo anno stavano incitando i loro compagni impegnati in un torneo di Scacchi Magici. Quelli del quarto erano ancora rinchiusi nelle aule di Trasfigurazione: pare che la McGranitt li stesse punendo per una scherzosa battaglia fra banchi volanti che vedeva coinvolti i Grifondoro, i Tassorosso e alcuni Corvonero. Il quinto anno era chino sui libri. Il sesto anno era scarsamente rappresentato. Il settimo anno malediva i M.A.G.O.

Hermione fissava il fuoco. Non avrebbe mai finito i compiti. Non sarebbe sopravvissuta alla mole di studio per gli esami. Non doveva tornare a Hogwarts. Non doveva scegliere di diplomarsi. Era stata una pessima mossa, ma non lo avrebbe mai ammesso davanti a Fred. Mai. Nemmeno sotto tortura. Doveva soffrire in silenzio. Sospirando, Hermione si voltò a guardare Ginny. Testa fra le mani, sguardo perso nel vuoto, Ginny mormorava a labbra strette, mentre il libro di Incantesimi scivolava lentamente sulle sue gambe. Hermione si allungò verso di lei e lo prese prima che crollasse a terra. Ginny sobbalzò.

- Scusa, ma ti avrebbe risvegliata la sua caduta – disse Hermione, sventolando il libro.

- Non dovevamo tornare- borbottò Ginny, lo sguardo folle.

- Tu non avevi scelta -

- Non dovevamo comunque..-

Sorridendo, Hermione richiuse il libro e lo lanciò sulla borsa aperta dell'amica. - Propongo una pausa -

- Io propongo di tornare a casa -

- Ginny!-

Sbuffando, la ragazza si afflosciò sulla poltrona. - Non potrei sopportare lo sguardo gongolante di Ron -

Hermione sospirò. - Ron è l'ultimo dei miei pensieri -

Ridendo, Ginny si alzò e andò a sedersi sul divano accanto a Hermione. Bastarono un paio di battute di dubbio gusto di Ginny riguardo a Ron e al suo addestramento come Auror a distrarre completamente entrambe dalla stanchezza. Per quanto il settimo fosse un anno maledettamente difficile, nessuna delle due era intenzionata a mollare o ad ammettere di essere stata tentata di mollare. Era una questione di principio, e sopportare le conseguenze di una decisione tanto drastica sarebbe stato decisamene peggio.

Fuori dalla finestra, la neve scendeva lentamente. Dicembre aveva portato con sé nevicate sempre più lunghe e intense. Il castello iniziava a trasformarsi, mentre l'atmosfera natalizia prendeva il sopravvento. Presto sarebbero arrivate le vacanze di Natale. Hermione sorrise. Ancora una settimana e sarebbe tornata a casa. La sua casa.

- A cosa pensi? - chiese Ginny.

- Alle vacanze di Natale-

Ginny sorrise. - Pensi che in nostra assenza abbiano distrutto le nostre case? -

Hermione scosse la testa. - Chi può dirlo -

Il commento di Ginny venne interrotto da un gufo, che beccò con forza il vetro della finestra. Hermione si alzò e andò ad aprirla, permettendo al volatile di trovare il destinatario della sua lettera. Non impiegò molto. Con un volo aggrazziato fece il giro della stanza e tornò da lei, posandosi con leggerezza sulla sua spalla.

- Cercavi me? - gli chiese, incuriosita.

Il gufo fece scattare il becco e la fissò con occhi da predatore così intensi che Hermione quasi represse un brivido. Con gesto rapido sciolse il rotolo di pergamena dalla zampa del gufo, che strinse piano gli artigli sulla sua spalla e spiccò il volo dalla finestra ancora aperta. Hermione srotolò la pergamena. Il brivido che le percorse la schiena non aveva niente a che fare con il vento freddo. Fiocchi di neve iniziarono a ricoprire il pavimento, ma Hermione non se ne accorse, rilesse quella lettera altre cinque, sei, dieci volte, indecisa su quali sentimenti provare. Ginny, con un cipiglio perplesso, la raggiunse davanti alla finestra e la scosse per una spalla.

- Ehi, vogliamo congelare la Sala Comune?- scherzò.

Hermione non alzò lo sguardo dalla pergamena. Sbuffando, Ginny richiuse la finestra e, accostandosi all'amica, spiò oltre la sua spalla. Dopo aver letto la lettera, Ginny scoppiò a ridere, facendo sobbalzare Hermione.

- Oh Santo Merlino!- esclamò Ginny.

- Cosa c'è da ridere?- sbottò Hermione.

Ginny scrollò le spalle. - Credo che la tua pausa dallo studio sarà più lunga di quanto pensassi -

Hermione alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sul viso. - Che cosa devo fare?-

- Suggerisco di fare esattamente quello che c'è scritto lì! - rispose Ginny, indicando la pergamena.

- Ginny, sii seria! -

- Sono serissima. Io scendo a cenare, ci vediamo dopo- poi sollevò lo sopracciglia. - O forse no!-

Hermione fu tentata di sfoderare la bacchetta e trasformarla in un Vermicolo, ma Ginny fu così rapida a scappare via che Hermione fu quasi disposta a credere che si fosse Smaterializzata. Sospirando, rilesse la lettera.

 

Ciao Granger!

So che lo studio è importante, so che sarai molto impegnata, e so che probabilmente verrò torturato e appeso per i piedi dalla Torre di Astronomia, ma hai bisogno di rilassarti. Voci di corridoio mi dicono che voi serissimi allievi del settimo anno siete sotto pressione. Non voglio che lo studio ti riduca il cervello a un ammasso di sanguisughe spappolate; e se ti dimenticassi del tuo brillante, divertente, furbo e scapestrato marito? Non potrei sopportarlo!

Per cui: facciamo un gioco?

Sono a Hogwarts! Non chiedermi come sono entrato: meno sai, meglio è! Ma devi trovarmi. Se ci riesci vinci una meravigliosa notte insieme a me. Se non ci riesci..non dubito delle tue capacità, ma nel caso remoto in cui accadesse, sarò io a trovarti. E passerai comunque una splendida notte in mia compagnia.

Pronta? Che inizi la sfida

 

Fred

 

Hermione sospirò. Era uno scherzo. Insomma, era impossibile, no? Fred non poteva essere nel castello. Come era entrato? Sospirando di nuovo, Hermione fissò la pergamena senza vederla veramente. Il suo brillante e acuto cervello aveva cominciato a lavorare febbrilmente. Perché per quanto quella lettera fosse un fulmine a ciel sereno, la prospettiva di una sfida la stava attirando fra le sue grinfie. Una sfida con Fred. Ma come poteva trovarlo? Non aveva lasciato indizi, non un singolo accenno. Da dove doveva cominciare?

Avanti Hermione, se hai trovato gli Horcrux puoi trovare anche lui!

Raddrizzando le spalle, Hermione piegò la lettera, se la mise in tasca e uscì a passo di marcia dalla Sala Comune. I corridoi erano gelidi. Senza sapere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, Hermione cominciò a scendere una scala, e quando raggiunse il pianerottolo prese una direzione a caso. Mentre percorreva i corridoi bui, Hermione lasciò andare i pensieri. Solo una mente sadica e perversa come quella di Fred Weasley poteva concepire una caccia al tesoro umana a Hogwarts. Luogo dove, tra l'altro, lui nemmeno doveva essere. Violare le regole, arginarle, era sempre stato uno dei suoi più grandi talenti. Quando Hermione vide la porta della Biblioteca si bloccò. Come era arrivata lì?

Spostò lo sguardo lungo il corridoio, poi dietro di sé, come se la roccia delle pareti e del pavimento potesse suggerirle il perché di quel percorso. Sorridendo, Hermione aprì la porta. Lei era Hermione Granger! Quando un dubbio la assillava, quando era in cerca di risposte, quando voleva risolvere un mistero, Hermione Granger andava in Biblioteca. Era forse il luogo meno frequentato dai gemelli Weasley, ma il sesto senso le disse che forse quello poteva essere un punto di inizio per la sua ricerca. Quasi tutti gli studenti erano a cena, in pochi erano seduti ai tavoli con la testa china sui libri. Hermione vide una ragazza del sesto anno arrampicata su una scaletta, mentre sceglieva dei grossi volumi da una scaffalatura in alto. Sorridendo, Hermione rivide se stessa aggrappata a uno scaffale molto simile, in equilibrio su una vecchia sedia. Stava cercando un libro per Trasfigurazione, ma poi era caduta e Fred l'aveva afferrata.

Hermione si bloccò a metà di un passo.

Un momento..

Sorridendo, tornò indietro, svoltò un angolo e corse verso l'ala della Biblioteca dedicata alla Trasfigurazione. A passo svelto superò diverse scaffalture ricolme di libri, lanciando fugaci occhiate alle targhette che dividevano i volumi per argomento. Sperò che Madama Pince non avesse deciso di modificare l'ordine dei suoi preziosi tomi. Si fermò davanti alla targhetta giusta, sorridendo. Tutto era esattamente dove doveva essere. Sollevò la bacchetta e nei suoi pensieri pronunciò l'incantesimo. Non si mosse nulla. Aggrottando le sopracciglia, Hermione si alzò sulle punte dei piedi, una mano appoggiata allo scaffale. Riuscì ad aguzzare la vista quel tanto che bastava a individuare un libro decisamente fuori dalla sua portata fisica. Il libro era marroncino, un po' spellato ma ancora in buono stato. Era troppo in alto per lei, forse nemmeno con una sedia sarebbe riuscita ad arrivarci. Eppure era il libro giusto: Incantesimi Evanescenti.

Sbuffando Hermione riprovò con l'incantesimo di Appello. Niente. Da quando Madama Pince proteggeva i volumi con un incantesimo Anti-Appello. Per pura curiosità, tentò di Appellare un altro volume. E questo finì tranquillamente fra le sue mani.

Dannazione Fred!

Imprecando, Hermione tornò alla fine del corridoio, prese una sedia da uno dei tavoli per lo studio, e la trascinò fino alla scaffalatura. Maledicendo quella sciagura umana dai capelli rossi, si arrampicò sulla sedia, afferrando saldamente i ripiani di legno e pregando di non rompersi l'osso del collo. Raggiunse il libro, lo afferrò e scese lentamente dal suo instabile appiglio. Osservò il libro alla luce soffusa della Biblioteca. Lo aprì e, senza bisogno di cercare nell'indice, voltò le pagine fino al capitolo 21: Come evanescere oggetti di grandi volumi.

Hermione chiuse gli occhi e nella sua mente rivide se stessa puntare la bacchetta contro una poltrona. La poltrona sbagliata. La smorfia di dolore sul volto di Ron. Il ghigno malefico di Fred. Ridendo riaprì gli occhi e voltò un'altra pagina: incastrato fra le pieghe dei fogli c'era un biglietto. E una margherita dai petali rossi. Fred le aveva confessato di aver conservato la sua margherita proprio nel suo libro di Trasfigurazione, nel capitolo sugli Incantesimi Evanescenti. Se questo era il suo gioco, Hermione desiderò con tutta se stessa scoprire il prossimo passo, sicura che, in ognuno, si nascondesse un dettaglio della loro storia.

Con mani quasi tremanti aprì il biglietto.

 

Complimenti Granger, ottima memoria!

Questa era facile, quindi non gongolare troppo. La strada verso il tuo premio è ancora lunga, ma sono sicuro che la troverai divertente. Vediamo se la tua memoria è davvero così invincibile: la prima sfida che ho perso contro di te.

 

Hermione richiuse il biglietto, prese la margherita e li ripose entrambi nella tasca del mantello. Sfiorò il libro con la bacchetta, rimuovendo l'incantesimo bloccante, e con un gesto rapido lo fece volare al suo posto sullo scaffale. Sorridendo, corse fuori dalla Biblioteca e, ignorando completamente gli studenti che scendevano a cena, si diresse a passo spedito verso il portone. La neve vorticava nell'aria, uno spesso strato ricopriva già il prato, ma Hermione ignorò il freddo e i vestiti che iniziavano a bagnarsi. Raggiunse la foresta di pini di Hagrid. Quasi tutti erano stati raccolti per essere trasportati nella Sala Grande e decorati. Ma alcuni erano rimasti. Hermione ghignò al ricordo dell'espressione esasperata della McGranitt quando un imbarazzato e balbettante Hagrid aveva spiegato alla Preside di aver accidentalmente moltiplicato la sua piantagione con l'incantesimo sbagliato. Hermione vagò fra i pini, in cerca di un segno. Poco dopo intravide una scintilla che vorticava accanto a un grosso tronco. Era un Fuoco Forsennato. Hermione lo riconobbe subito: lo aveva visto scintillare attorno ai lineamenti di Fred, mentre lui e George se lo passavano schioccando le dita, nella Stanza delle Necessità. Hermione si avvicinò, schioccò le dita e il Fuoco Forsennato si ingrandì, per poi svanire con un piccolo sbuffo: un pezzo di carta roteò nel vento e Hermione lo afferrò.

 

Per la cronaca, hai barato! Il tuo è stato un attacco sleale, nemmeno un essere viscido come McLaggen avrebbe pensato a una mossa tanto infida.

Credo di essermi vendicato nel modo giusto. Ricordi come?

 

Alzando gli occhi al cielo, Hermione ripose anche quel biglietto nella tasca. Tornò al castello, si asciugò i vestiti, e riprese le scale verso i piani superiori. Lungo un corridoio, incontrò Ernie.

- Hermione! - la salutò lui allegro.

- Ciao Ernie – ricambiò lei cauta, iniziando già a elaborare una scusa per svignarsela rapidamente.

- Sei già scesa a cena?-

- Sì, avevo poca fame -

- Ti capisco, lo studio mi sta togliendo persino la voglia di vivere – sbuffò lui, ma poi gonfiò il petto con aria pomposa – Anche se devo ritenermi pienamente soddisfatto: per noi membri dell'ES la lezione sui Patronus è stata una vera passeggiata -

Hermione sorrise. - Sì, lo penso anche io -

- Ti va di ripassare con me Pozioni in Biblioteca? -

- Oh, scusa Ernie – mormorò lei, con un'espressione sofferente e dispiaciuta degna di Cho Chang – Ma ho promesso a Ginny di finire con lei il tema di Trafigurazione -

- Ma che coincidenza, anche io devo finirlo! - esclamò lui, con un sorriso ampio – Potremmo vederci in Biblioteca e scriverlo insieme -

Dannazione Ernie!

Hermione digrignò silenziosamente i denti e, già odiandosi per quello che stava per fare, abbassò lo sguardo sul pavimento, rilassando le spalle. - Sai Ernie, in realtà..stavo mentendo – mormorò.

Ernie sfoderò un cipiglio apprensivo. - Che intendi? -

- Ecco, non avevo il coraggio di dirti che io e Ginny pensavamo di prenderci un pausa e..- finse di sospirare affranta – Volevamo sgattaiolare di nascosto nel bagno dei Prefetti questa notte, per starcene un po' in pace. -

- Hermione è una grandissima idea – rispose Ernie, allargando pericolosamente il suo sorriso.

- Dici? - chiese lei, marcando il più possibile il senso di colpa nella sua voce.

- Credo che una pausa sia d'obbligo, stiamo sgobbando come Elfi Domestici! Ehi! Ho un'idea, e se io e Hanna vi raggiungessimo?-

D'accordo, tempo scaduto.

Sbuffando, Hermione mormorò. - Scusa Ernie -

Puntò la bacchetta nascosta nella manica del suo mantello contro l'amico e sussurrò – Confundus -

L'espressione allegra e propositiva di Ernie svanì, i suoi occhi si annebbiarono e le sue guance si afflosciarono. Ernie barcollò leggermente, come un sottile ramoscello al vento, e i suoi lineamenti si rilassarono, facendolo sembrare un po' tonto. Sospirando Hermione gli accarezzò un braccio e corse via. Qualcuno lo avrebbe trovato. Forse. Una leggera morsa le attanagliò lo stomaco. E se si fosse fatto male? Hermone si piantò nel mezzo del corridoio. In quel momento, un ragazzino del primo anno di Tassorosso imboccò il corridoio, diretto proprio verso Ernie. Hermione sorrise.

- Scusami – esclamò e il ragazzino sobbalzò così violentemente che Hermione pensò quasi di vederlo Levitare.

- S-sì ? - rispose lui tremando.

- Non vorrei scaricarti addosso questa responsabilità – disse lei con la voce dolce e una mano sul cuore. - Ma vado di fretta. Ernie McMillan, il tuo Caposcuola, non si sente molto bene e ha bisogno di andare in Infermeria da Madama Chips. Potresti accompagnarlo? È fermo lì, proprio dietro quell'angolo -

Il ragazzino fissò il corridoio nella direzione indicata da Hermione e annuì.

- Sei molto gentile – mormorò Hermione.

Per tutta risposta, lui arrossì come un pomodoro e corse via.

Sospirando di sollievo, Hermione riprese a correre e in un tempo decisamente inferiore alle sue aspettative raggiunse la nicchia. La statua del Mago e lo Gnomo era tornata al suo posto, perfettamente restaurata. Ron stesso l'aveva ricostruita. Sorridendo, Hermione si infilò nella nicchia. Sul pavimento, un uccellino di carta sbatteva lento le ali, mantenendosi a pochi centimetri dalla pietra. Hermione si inginocchiò e lo prese fra le mani. Lentamente, le ali dell'uccellino si dispiegarono. Piega dopo piega, un foglio di carta prese vita fra le sue mani. Hermione lo afferrò e lesse.

 

Ammettilo, è stato in quel momento che hai capito che non potevi resistermi!

Anche se, per convincerti ad ammetterlo, ci è voluto tempo. Tanto tempo. Ma è stato divertente.

Tornando a noi: non ti condurrò nella stanza al sesto piano, troppo scontato. C'è un posto altrettanto speciale.

 

Fine. Non una parola di più. Hermione girò perplessa il biglietto. Vuoto. Sbuffò sonoramente. E come diamine riusciva a trovarlo senza un indizio. Si lasciò cadere sul pavimento gelido e si prese le guance fra le mani. Fissò il biglietto, ma da parte sua non giungevano indizi. Chiuse gli occhi e un vortice di immagini cominciò a danzare nella sua mente. Ricordi. Momenti vissuti con Fred in quel castello, dagli istanti fugaci in un cui si erano scambiati uno sguardo alle ore infinite che avevano passato nudi e abbracciati. Ogni ricordo era lì, impresso nella sua mente, indelebile. Dov'era il prossimo indizio?

La Stanza delle Necessità. Ma non esisteva più, era stata distrutta dall'Ardemonio. Forse però..Hermione scattò in piedi e corse al quinto piano. La parete era intatta. Immobile. Hermione spese qualche minuto del suo tempo a contemplarla. Quanta storia di Hogwarts era svanita in un solo istante? Tutto ciò che la Stanza aveva rappresentato nei secoli. Tutto ciò che era stato per l'ES. Tutti gli oggetti nascosti. La foresta di Fred. Non era rimasto nulla. Hermione sfiorò la parete fredda, appoggiò la fronte e chiuse gli occhi. Lei non avrebbe mai dimenticato. Nessuno lo avrebbe fatto. Riaprì gli occhi e il suo sguardo cadde sul pavimento. Con le sopracciglia aggrottate, si inginocchiò. Prima che potesse controllarsi, una lacrima affiorò nei suoi occhi e scese lungo le guance.

Raccolse delicatamente il giglio bianco. Quando incontrò le sue dita, il petali del fiore si richiusero, poi scomparve in una nuvola di polvere bianca. Al suo posto comparve un nastro nero. Sembrava fatto di fumo, ma era solido. Ridendo, Hermione asciugò le lacrime e lo strinse fra le dita. Stavolta non corse. Infondo, non aveva davvero fretta. Camminò lentamente, superando corridoi e salendo scale, rigirando fra le dita il nastro. Quando arrivò alla Guferia, un vento freddo scostò i lembi del suo mantello. Stringendoli a sé, Hermione raggiunse la scala nascosta e salì nella stanza segreta. I suoi occhi caddero sulla statua del gufo.

E smise di respirare.

Oh no...

Appoggiato alla statua, l'apparenza innocua e al tempo stesso sinistra, c'era un manico di scopa. Hermione chiuse gli occhi sospirando. Divertente. Davvero divertente. Con le mani che tremavano, sciolse il nastro che legava una pergamena al manico.

 

"Sono più coraggiosa di te, più intelligente di te, più furba di te e anche più ribelle."

Non ho mai dubitato delle tue capacità. Puoi farcela.

 

Sospirando, Hermione afferrò il manico della scopa. Il suo cuore cominciò a martellare. Non poteva farlo. No, non poteva. Doveva arrendersi. Lei odiava volare. Sapeva farlo, quel tanto che bastava per non schiantarsi al suolo. Ma lo odiava. E se cadeva? E se perdeva il controllo della scopa? E si scontrava con un Thestral?

No. Coraggio. Sta calma. Mordendosi un labbro, Hermione si avvicinò alla finestra. Guardò in basso. Fu un clamoroso errore. Mormorando disperata, Hermione serrò gli occhi e obbligò il suo cuore a rallentare.

Non posso, non posso.

Sì, devi!

- Ti detesto! - sbottò all'improvviso a voce alta.

Con le gambe che tremavano, salì a cavallo della scopa. Doveva solo saltare fuori dalla finestra. Sarebbe andato tutto bene. Infondo erano poche centinaia di metri. Qualche secondo, massimo un minuto, e sarebbe arrivata al campo da Quidditch. Perché doveva andare lì, lo sapeva. Hermione prese un lungo respiro, beandosi dell'aria fredda, consapevole che di lì a pochi istanti le avrebbe straziato la pelle. Ora o mai più.

Quasi a occhi chiusi spiccò un salto. Scese in picchiata per pochi secondi, e con una virata secca rallentò la discesa. Voleva urlare, ma aveva la bocca secca. Ondeggiò leggermente, ma riuscì a non farsi prendere dal panico.

Io odio volare.

Io odio volare.

Odio le scope.

Odio il Quidditch.

E odio Fred Weasley.

I suoi piedi toccarono terra. Fu così improvviso che perse l'equilibrio e rischiò di crollare a terra. Il manico sfuggì dalle sue mani e rotolò ai suoi piedi. Hermione lo scavalcò senza tante cerimonie e, tremando come una foglia, si diresse a passo di marcia verso lo stadio silenzioso e immerso nel buio. Sarebbe morta di freddo. O si sarebbe ammalata. Raggiunse i corridoi sotto gli spalti, dove il freddo penetrava ma il vento non poteva sfogarsi. Con le gambe ancora instabili, raggiunse gli spogliatoi dei Grifondoro. Senza riuscire a resistere sorrise. Una sciarpa oro scarlatta aleggiava a mezz'aria. Hermione la prese e la avvolse attorno al suo collo, coprendosi le guance. Inspirò a fondo l'odore della stoffa: profumava di cannella.

Era la sua.

Un brivido le percorse la schiena. Non aveva nulla a che fare con il vento, o con il freddo, o con la paura di volare. Era il brivido che solo il suo profumo poteva scatenarle. Il brivido del ricordo. Quando quel profumo era su di lei, allora lui era lì. A stringerla fra le sue braccia. A baciarla. A toccarla. Ora le sue gambe tremavano per una ragione completamente diversa. Si guardò intorno frenetica, ma non c'era biglietti. Né indizi. Solo la sciarpa. Perplessa, Hermione uscì dallo spogliatoio e varcò l'accesso al campo. Il prato era silenzioso, le colonne e gli anelli sembravano quasi inquietanti alla luce della luna. Hermione perlustrò il campo con lo sguardo, ma non vide nulla. All'improvviso, avvertì un fruscio. Non come passi sull'erba. Non come un mantello che vorticava nel vento. Qualcosa di più sinistro. Di più pericoloso. Uno schiocco e il fruscio aumentò. Qualcosa correva veloce. No, non correva..volava.

Hermione sfoderò la bacchetta e con un incantesimo colpì il Bolide che stava per raggiungerla. I casi erano due: o Fred aveva davvero molta fiducia nelle sue capacità, oppure stava tentando di ammazzarla.

Suo malgrado ridendo, Hermione raggiunse i frammenti del Bolide. Appena si avvicinò, i cocci si riunirono e riformarono la scura e minacciosa palla, che però non si mosse da terra. Hermione si inginocchiò e sulla rigida superficie del Bolide cominciò a formarsi una scritta:

 

Giuro solennemente di non aver buone intenzioni

 

- Buon per te, Weasley – mormorò Hermione.

Questa volta, Hermione affrettò il passo. Non si soffermò a chiedersi se fosse per il freddo e il bisogno di ritrovare il calore del castello, o se fosse per il desiderio crescente di trovare Fred e Schiantarlo. Forse prima lo avrebbe spogliato. Poi lo avrebbe Schiantato. Era ancora indecisa sulla sequenza delle sue future azioni, ma aveva ancora tempo per rifletterci. Rapidamente, salì le scale e raggiunse il passaggio segreto che conduceva al retro di Mielandia. Per un anno intero Hermione aveva utilizzato quel passaggio per scappare dal castello e raggiungere Fred a Hogsmade. Si infilò nella statua e accese la punta della bacchetta con uno scatto.

All'altezza dei suoi occhi, volteggiava..la Mappa del Malandrino!

Hermione la prese fra le mani e la aprì. Era già rivelata. Migliaia di cartigli percorrevano le linee del castello. Hermione sorrise al pensiero di tutti gli usi che avevano fatto di quella Mappa. Innocenti. E meno innocenti. A pensarci bene, nessuno di quegli usi era stato davvero innocente.

Aggrottò le sopracciglia e aprì la Mappa, pregando che la prossima istruzione di Fred non fosse letteralmente: trovami. Il suo sospetto fu smentito da un cartiglio che scivolò da una delle pieghe della Mappa. Hermione lo raccolse e lo lesse.

 

No, non devi cercarmi sulla Mappa: rischieremmo di vederci la settimana prossima! Sei proprio sicura che sia quella autentica?

 

Hermione sgranò gli occhi. Certo che lo era! Era perfetta. I nomi dei quattro Malandrini svettavano sulla prima pagina. Il disegno era vero. Persino i cartigli erano giusti. Hermione intravide il cartiglio Ernie McMillan in infermeria, accanto a quello di Madama Chips. Era la Mappa.

Oppure..

Prese la bacchetta e mormorò - Fatto il Misfatto! -

Le linee scomparverso. I cartigli svanirono. La Mappa si trasformò in una pergamena vuota. Nuova. Troppo nuova per essere quella vera. Hermione sorrise. Fred aveva replicato la Mappa. Non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto Veritaserum, ma quella era magia davvero straordinaria. Stava quasi per chiedersi da quanto tempo ci lavorasse, ma qualcosa distolse l'attenzione da quell'argomento. Sulla Mappa, cominciò a formarsi un disegno. Inizialmente Hermione non capì che cos'era, ma quando le linee divennero più chiare, un sorriso le spuntò sulle labbra.

E tutto divenne limpido. La caccia al tesoro, il gioco di Fred, tutto prese vita e significato nella sua mente. Non era solo un gioco. Non era solo una sfida. Era la storia di Hermione Granger, raccontata nel modo più semplice. Raccontata da qualcuno che la amava con tutto se stesso. Hermione ricacciò indietro le lacrime. Non si alzò subito. Rimase dentro il passaggio segreto, con la Mappa di Fred fra le mani, e gli occhi puntati su quel disegno. Dopo minuti che le sembrarono solo pochi secondi, si alzò in piedi e tenendo la Mappa stretta fra le dita, uscì dal passaggio e percorse i corridoi al contrario. Hogwarts era deserta. Il coprifuoco della sera era cominciato. C'era silenzio. C'era pace.

Hermione scese la scala principale. Il portone dell'ingresso era chiuso, solido e massiccio. Rivide se stessa varcarlo. Il volto severo della sua professoressa preferita che li fissava, mentre dava istruzioni. Lentamente, scese gli ultimi gradini e si voltò. Rimase immobile a guardare la porta della Sala Grande. Appoggiò una mano sulla maniglia e chiuse gli occhi.

Aveva 11 anni.

Spinse con delicatezza la maniglia e le porte della Sala si spalancarono, lentamente. Hermione entrò e alzò lo sguardo verso il soffitto, proprio come la prima volta che aveva varcato quella porta.

Sembra un cielo stellato, ma è una magia.

Sorrise, guardando le stelle. Un passo lento dopo l'altro, percorse il lungo corridoio fra i tavoli. Nel suo sguardo brillavano i ricordi del suo primo ingresso in Sala Grande, insieme ai ricordi di tutti i momenti vissuti in quel luogo. Nella sua mente presero vita tutti insieme, divennero così reali ai suoi occhi da farle credere di essere in un Pensatoio. Si guardò attorno. I camini erano tutti spenti. Tranne uno. Proprio accanto alla scalinata che conduceva al tavolo dei professori, le fiamme ardevano nel grande camino di pietra. Il loro riflesso danzava sulla pietra grigia, e si univano ai riflessi rossi dei capelli di Fred. Lui se ne stava steso tranquillo su uno strato spesso di coperte blu, le mani dietro la nuca, appoggiate a un cuscino. Guardava il cielo stellato, ma sorrideva perché aveva sentito i suoi passi.

- Tutto questo mistero, e poi scopro che sei entrato dalla porta principale?- chiese Hermione, fingendosi delusa.

- Chi ti dice che io sia entrato dalla porta principale?- ghignò lui, facendole l'occhiolino.

Sorridendo, Hermione si avvicinò e si stese accanto a lui, nella stessa posizione.

- Quindi il tuo romantico piano era guardare le stelle in Sala Grande?- chiese, senza riuscire a nascondere la dolce emozione che aveva avvolto la sua voce e il suo cuore.

Sorridendo al soffitto, Fred rispose – Sì e no -

Hermione attese, già consapevole che avrebbe dovuto chiedere, se non implorare, per avere qualche dettaglio in più. Si arrese velocemente e disse – Divertente, come caccia al tesoro -

- Sono geniale, lo so -

- La scopa però potevi risparmiartela – sbottò lei.

Ridendo, Fred si girò a guardarla. - Non eri obbligata a cavalcarla -

- Sono tremendamente orgogliosa: sapevi che lo avrei fatto comunque!- lo corresse lei, con il suo solito cipiglio saccente.

Fred scosse le spalle. - Non posso negarlo -

- Hai ricreato il mio nastro nero – mormorò lei, con un sorriso.

- E anche il giglio -

- E l'Unicorno – sussurrò Hermione, quasi tremando.

Fred si voltò, e le sorrise. Quel sorriso. Non si sarebbe mai stancata di guardarlo. Era il suo, solo per lei. Fred spostò una mano da sotto la testa e le accarezzò la guancia. Hermione prese la Mappa dalla coperta e la guardò di nuovo. Animato dalla magia, un Unicorno si muoveva sulla pergamena. Era un disegno stilizzato, semplice, privo di dettagli. Era il suo Unicorno. La chiave che le aveva aperto le porte del suo vero mondo. Il suo primo passo nella Magia.

- Volevo farlo rosa, ma qualcosa è andato storto con l'incantesimo – mormorò Fred, quasi più per spezzare il silenzio.

Hermione sorrise. - Io odio il rosa in realtà -

- Lo so – rispose lui, sempre sorridendo.

- Perché la Sala Grande?- chiese lei, di getto, appoggiando la Mappa con l'Unicorno sulla coperta accanto a sé.

Fred aggrottò la fronte. - Lo sai il perché -

Hermione raddrizzò la schiena e si mise a sedere, appoggiò una mano sulla spessa coperta e lo guardò, un lampo di sfida nei suoi occhi. - Oh sì, io lo so -

Perplesso e confuso, Fred sollevò la schiena, piegò una gamba e appoggiò il gomito al ginocchio. - E allora?-

- Voglio sentirlo da te – rispose lei.

Una risata, leggera, vispa e tenera, lasciò le sue labbra. - Dovevo immaginarlo, Granger -

Per tutta risposta, Hermione scosse le spalle con finta indifferenza. - Sempre che tu sia convinto di avere una spiegazione valida. Per quanto ne so, potresti aver tirato a caso nella speranza di colpirmi -

- Non oserei mai fare un passo tanto falso!-

- A volte dimentico che sei intelligente..-

Per tutta risposta, Fred le lanciò il cuscino. Ridendo Hermione lo stuzzicò con lo sguardo. - Sto aspettando Weasley -

Sbuffanto con palesemente finta esasperazione, Fred si avvicinò e le prese le mani fra le sue. Il suo sguardo divenne più serio. I suoi occhi sembrarono allargarsi, le iridi così profonde da sembrare infinite. Il suo sorriso divenne caldo. Hermione sentì il cuore mancare un battito. Conosceva quello sguardo. Sapeva cosa portasse con sé quel sorriso.

- Pensavo a un luogo che per te fosse importante. Volevo un posto in cui ero certo che tu eri stata felice. Ricordi la stanza al sesto piano? - chiese ironico.

Sorridendo, Hermione annuì, ma non aprì bocca. Sapeva che la sua voce avrebbe tremato. Fred ricambiò il sorriso, una nota vispa nel suo sguardo. - Non scherzavo quando dicevo che sarebbe stato scontato. In realtà, ogni posto in questo castello lo era. Noi siamo stati felici qui, abbiamo scoperto di amarci e questo castello ne è stato testimone. Diverse volte- ammiccò, sollevando un sopracciglio. Hermione alzò gli occhi al cielo, e arrossì. Non quanto avrebbe fatto anni prima. Ma arrossì comunque. - In ogni caso, ogni luogo che in un qualche modo era connesso a noi, era scontato. Volevo un posto che ti ricordasse qualcosa di veramente felice. E..- esitò, alzò gli occhi al soffitto stellato e poi tornò a incatenarli a quelli di Hermione. - l'ho trovato! Ricordo quando mi hai raccontato del tuo arrivo a Hogwarts. La consapevolezza di aver trovato chi tu fossi davvero. Il cielo stellato, una delle prime grandi magie di questo castello che hai visto. Il Cappello che ti ha assegnata a Grifondoro, la tua prima vera famiglia magica. Ho pensato a quanto dovesse essere incredibile quello che stavi vivendo. Eri così minuscola e impaurita – aggiunse divertito. - E ora sei la donna che ha sconfitto il Mago Oscuro più forte di tutti i tempi. Hai dato un pugno a Malfoy. Hai realizzato una Pozione Polisucco a 12 anni in un bagno. Hai creato il C.R.E.P.A., l' ES, hai dato vita a una ribellione, hai salvato delle vite. E hai baciato me. -

Rimasero in silenzio a guardarsi. Prima che Hermione potesse fermarle, lacrime silenziose scivolarono sulle sue guance. Fred le accarezzò la pelle con un dito, asciugandone una. Come se non si fosse mai interrotto, riprese a parlare. - Mi sono chiesto quale fosse il luogo in cui eri stata davvero felice e più pensavo alla Sala Grande, più mi rendevo conto che pensavo anche a me stesso. Qui, sotto questo cielo stellato, immerso nella magia, io ti ho stretto la mano e ti ho chiesto di non diventare una zuccona con la spilla da Prefetto -

Hermione scoppiò a ridere, mentre le ultime lacrime lasciavano i suoi occhi. - Non ti ho ascoltato – sussurrò con voce roca.

Sorridendo, Fred si chinò verso di lei e le sfiorò le labbra con le sue. - Non lo fai mai!-

- Però mi ami – mormorò lei.

- Non immagini quanto – rispose lui, gli occhi lucidi – Ed è per questo che ho scelto la Sala Grande. Perché è il posto in cui le stelle brillano in cielo anche se è un soffitto. E dove la tua nuova vita è cominciata. Quella nuova vita che ti ha portata da me. E non esisterà mai – proseguì, la voce ferma, mentre le sue mani le avvolgevano il viso. - Non esisterà mai una magia più potente di questa -

Hermione non riuscì a capire se fossero state le sue parole o il suo sguardo, ma le parve di sentire il cuore fermarsi per lunghi secondi. Quando il suo battito riprese, si rese conto che rallentarlo sarebbe stato impossibile. Con uno slancio si avvicinò a lui, afferrò i suoi capelli fra le mani e lo baciò. Aveva bisogno di quel bacio, aveva bisogno di quelle carezze, aveva bisogno di tutti quei gesti per trasmettergli cosa provava, emozioni troppo complicate da esprimere con le parole. Erano tutte lì, in quelle carezze lente ma decise, insieme a quei pensieri, a quel mare di ricordi, che la travolgevano. Voleva dirgli cosa provava, ma non trovava la forza di separarsi da lui. Così scelse la via più semplice, quella che aveva intrapreso fin da quel bacio davanti al camino della Sala Comune. Scelse i gesti, per aprire il suo cuore e la sua mente. Era sua. Lo sarebbe sempre stata. Una volta si era chiesta se lei riuscisse ad amarlo come lui amava lei. Ma era una domanda inutile, un dubbio insipido. Perché si amavano allo stesso modo. Era impossibile negarlo. Quel torrente impetuoso di amore, passione, felicità e magia li aveva travolti insieme. E non li avrebbe mai lasciati. Da un sorriso, dal brivido di una provocazione, era nato tutto da lì. Era nato tutto da Fred, che era mille passi avanti a lei, e per quanto spaventato aveva capito che c'era qualcosa tra loro che sfidava le leggi delle probabilità. Eppure, per quanto fosse assurdo, per quanto ancora fosse incredibile, non esisteva niente di più certo al mondo di quell'amore.

Erano come quel cielo stellato. Infinito. Profondo. Ma soprattutto..magico.

 

 

- Spiegami una cosa – mormorò Hermione, guardando le stelle. Una nuvola silenziosa, trasportata da un vento irreale, veleggiava nel soffitto incantato. Fred aveva la testa appoggiata sul suo seno, le accarezzava i fianchi, scendendo lentamente lungo la gamba, e ritornado su sfiorandola con la punta delle dita. Hermione giocava con i suoi capelli e rabbrividiva ogni volta che lui respirava o parlava, perché quel soffio le solleticava la pelle. Erano ancora nudi, le gambe intrecciate. Le coperte spesse erano comode come materasso improvvisato. Non si erano coperti, il calore del camino era talmente forte da scacciare qualunque spiffero o rivolo di freddo.

- Dove ho preso le coperte?- chiese lui.

Hermione sbuffò. - Sono le coperte e i cuscini che Silente ci ha dato al terzo anno -

Fred sollevò la testa, con espressione sorpresa. - Le hai riconosciute?-

- Weasley, seriamente, come fai a dubitare ancora del mio cervello?-

- Ricordi che ti ho fatta ridere?- sviò lui, con un ghigno.

Suo malgrado, Hermione scoppiò a ridere. - Violando le regole, come sempre -

- Ti concentri sempre sui dettagli sbagliati, Granger! -

- Non direi..- mormorò lei, con un mezzo sorriso. Fred sollevò un sopracciglio e lei aggiunse. - Avevo notato il tuo talento con gli incantesimi e la spavalda sicurezza con cui li eseguivi -

Ridendo, Fred riappoggiò la guancia sulla sua pelle. - Questo complimento suona falso tanto quanto una Mirtilla Malcontenta serena e felice -

- Non tentare di distrarmi con chiacchiere inutili, comunque -

- Se volessi distrarti, sceglierei modi migliori – sussurrò Fred, riprendendo la carezza lenta dai suoi fianchi alla gamba, con più deciso. Molto più deciso.

Schiarendosi la voce, Hermione continuò. - Spiegami come sei entrato -

- Dalla porta principale – ammise lui, la voce seria.

- Fred..-

- Guarda che è vero! - esclamò, alzando di nuovo la testa – Sono entrato dal portone -

Hermione sgranò gli occhi. - Nessuno ti ha fermato?-

- Granger, non siamo più in uno stato di allerta. Nessun Mago Oscuro tenta di ammazzarci -

- Quindi chiunque può gironzolare per il castello? Non esiste più nessuna misura di sicurezza?- sbottò lei sblalordita.

- Non ho detto questo! - rispose lui, in tono pratico – Ovviamente ci sono delle misure di sicurezza, e ovviamente non tutti possono gironzolare per il castello. Io posso -

- Perché ?- chiese lei sospettosa.

Fred scrollò le spalle. - Permesso speciale della nuova Preside -

Hermione spalancò la bocca. - Lo hai chiesto alla McGranitt?-

Fred annuì. - Esatto – ammise con un sorriso.

- E quale scusa hai inventato?- chiese lei ironica.

- Scusa? Nessuna scusa – rispose serio, alzò l'indice e lo ruotò verso il soffitto – Le ho detto che volevo venire a Hogwarts per prepararti una caccia al tesoro e fare l'amore con te in Sala Gran..ahia!- esclamò ridendo, quando Hermione lo colpì con un pugno sul braccio. - Vacci piano Granger! Sto scherzando, è ovvio -

- Odio ripetermi, ma non c'è niente di ovvio con te..- borbottò lei, arrossendo.

Il sorriso scaltro e malizioso di Fred le fece tremare le mani. - E questo non ti dispiace – mormorò.

Hermione sapeva che per arrivare a ottenere una risposta si sarebbe dovuta rimboccare le maniche e, o , attendere pazientemente che lui fosse pronto a risponderle, ma negli anni una cosa l'aveva imparata: giocare con Fred Weasley era tremendamente intrigante e appagante. Lentamente, strisciò con la gamba lungo il suo corpo, stringendo la presa attorno alla sua vita e avvicinando i loro corpi. Con la mano gli accarezzò la schiena e con l'altra scese lungo i suoi addominali. Lo sentì rabbrividere, il sorriso ben saldo sulle labbra, ma gli occhi più attenti e lucidi.

- Ha i suoi vantaggi – ammisse, con un sorriso malizioso.

Fred si avvicinò a lei, quasi sfiorandole le labbra, ma non le toccò. - Questo perché sono un mago pieno di risorse -

- Hai diversi talenti, Fred Weasley, lo ammetto.. - sussurrò.

La mano di Fred sul suo fianco si fermò. Aggrottò lo sguardo perplesso. - Granger, che gioco stai giocando?-

Hermione si finse perplessa. - Gioco? Sembrerò tediosa, ma odio ripetere che odio ripetermi: i giochi non fanno per me Weasley, quello è il tuo forte -

- Lo includi nei miei talenti?- la prese in giro lui, tornando a sorridere.

Hermione sorrise. - Forse il migliore -

- Sono lusingato, Granger. Tanto per la cronaca, a quali altri talenti ti riferisci? -

- Sei bravo con gli incantesimi – rispose lei, mentre le sue mani continuavano a toccarlo.

- Impossibile negarlo- mormorò lui, chiudendo gli occhi.

- Sei ribelle -

- Mi rende incredibilmente attraente, lo so -

- Sei bravo nel Quidditch -

- Ho avuto i miei anni d'oro -

Hermione piegò la testa e con le labbra accarezzò il suo collo. - C'è altro che vuoi sapere? - sussurrò.

Il corpo di Fred si tese sotto le sue mani e Hermione sorrise.

- Temo per le conseguenze che ne deriveranno, ma sì – ammisse, con un mormorio..eccitato.

Mentre una nube dello stesso bruciante piacere cominciava a scaldarle le vene, Hermione lasciò scivolare la mano fra i loro corpi. Le sue dita lo accarezzarono lentamente. Il brivido che percorse il corpo di Fred si unì a quello che percorse il suo. Con la lingua accarezzò il suo collo e poi morse delicatamente la sua pelle.

- Baci dannatamente bene – sussurrò Hermione.

Sentì Fred ridere piano, mentre con una mano le alzava il mento e la rapiva in un bacio lento, languido e passionale, una tacita conferma alle sue parole. Forse voleva dimostrarle che aveva ragione. Hermione si separò dalle sue labbra. Senza distogliere gli occhi dai suoi, strinse le dita più forte attorno alla sua erezione, e la carezza delicata e lenta divenne tutt'altro. Gemendo sulle sue labbra, Fred chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla sua, le spalle scosse dal piacere. Avvicinò il corpo a quello di Hermione, sfiorandola intensamente e lei si lasciò sfuggire un gemito.

- Ricordi – mormorò Hermione, sorpresa dalla sua stessa voce che appariva così roca – quando mi hai detto che dovevo stare attenta a giocare con il fuoco? -

Fred sorrise. - Ti ho detto – mormorò fra i sospiri – che ti sarebbe piaciuto scottarti -

- Me lo hai insegnato tu, infondo – sussurrò lei, poi gli morse un labbro.

- Forse ho esagerato – mormorò lui, gli occhi aperti, lucidi, straziati dal piacere e dalla voglia di avere di più.

Cogliendo al volo l'opportunità che Fred le aveva appena servito, e sorridendo vittoriosa, Hermione sciolse la presa della sua mano su di lui, gli avvolse più stretta la vita con la gamba, e con un colpo secco lo spostò di lato. Lui la afferrò, preso alla sprovvista, tirandola verso di sé, ma lei staccò il bacino dal suo. Gli afferrò i polsi e li portò sulle coperte sopra la sua testa. Scese rapida sulle sue labbra, e gli restituì lo stesso languido, passionale bacio che lui aveva dato a lei poco prima. Stordito dalle sue azioni, Fred si lasciò trasportare dal bacio, spinse il bacino verso di lei, ma Hermione fu rapida ad allontanarlo. Ridendo, gli morse di nuovo il labbro e sollevò la testa per guardarlo. Le mani tenevano stretti i suoi polsi e li schiacciavano sulla coperta. Sapeva che Fred era forte, che poteva ribaltare quella situazione quando voleva. Ma era in balia di lei. Completamente.

- Come sei entrato, Weasley? - mormorò lei, gli occhi divertiti, ma il sorriso malizioso.

Fred sospirò. - Prima di rispondere, vorrei dedicare qualche secondo ad ammirarti. Mi costa molto ammetterlo, ma mi hai decisamente superato -

Hermione finse di avvicinare il suo corpo a quello di Fred, ma appena lui si mosse lei si allontanò. Per tutta risposta, Fred sbuffò ridendo. - D'accordo Granger, hai vinto -

- Puoi ripetere? -

- Hai vinto – sussurrò lui. - Hai vinto tu secoli fa, ti ho solo fatto credere di essere in vantaggio -

- L'avevo già capito, Weasley – mormorò lei. Stavolta, si avvicinò per davvero. Strisciò su di lui, i corpi di nuovo a contatto, la pelle che si incendiava e fremeva. - L'ho capito secoli fa -

Fred cercò le sue labbra e lei gli concesse quel bacio. Si arrese a lui. Come sempre. Non poteva negarsi, non per molto ancora, perché quel desiderio travolgente che stava scuotendo Fred, scuoteva anche lei, come un uragano destinato a non estinguersi mai.

- Non hai risposto, Weasley – mormorò lei, sulle sue labbra.

- Lascerò questa difficile e oscura decisione a te – scherzò lui, liberando i polsi dalla presa di Hermione. Le afferrò la vita e con un gesto così rapido, inaspettato e devastante, entrò in lei. Hermione non trattenne il gemito che le uscì dalle labbra, ma sorrise subito dopo. Fred le prese il viso fra le mani e con forza sollevò la schiena. Hermione si aggrappò alle sue spalle, una mano afferrò i suoi capelli. Gli occhi di Fred erano infuocati, bruciavano tanto quanto la sua pelle. Hermione sospirò e chiese – Quale sarebbe questa difficile e oscura decisione? -

Con il sorriso più vispo e malizioso del suo repertorio, Fred accennò un lieve, quasi invisibile movimento del bacino, che la fece comunque sussultare. - Posso fermarmi qui – sussurrò, mentre le sue mani si stringevano fra i suoi ricci. Le sue labbra cominciarono a baciarle il collo. - E raccontarti questa storia – di nuovo un piccolo, impercettibile movimento – Oppure possiamo parlarne dopo -

Con una risata leggera, Hermione spinse con forza sulle sue spalle, facendogli perdere l'equilibrio, e si ritrovarono di nuovo stesi fra le coperte. Hermione spinse il suo corpo verso il basso, e stavolta fu Fred a perdere un gemito sulle sue labbra.

- Odio ripetermi, ma..- mormorò lei.

- Devo chiudere la bocca?- sugggerì lui, muovendosi in lei, senza più tanta leggerezza.

Sospirando, Hermione chiuse gli occhi e lo baciò. Infondo, qualcosina, l'aveva imparata anche lui..

 

 

- Quindi sei davvero entrato dal portone come se niente fosse?- ripeté Hermione, il tono ancora carico di ironica perplessità.

- Granger a volte sei davvero dura come la corazza di uno Schiopodo, sì! Sono entrato così – confermò lui, schioccando le dita. - Ho detto alla McGranitt che ero nei paraggi, che volevo farti una sorpresa -

Hermione sollevò la testa. - E lei?- chiese, un lieve tremolio nella voce. Nonostante avessero combattuto fianco a fianco in una Guerra Magica, Hermione non avrebbe mai smesso di provare quel reverenziale timore nei confronti della sua Preside.

Fred scrollò le spalle. - Mi ha risposto che ti avrebbe fatto bene vedermi. Non posso darle torto – aggiunse con un ghigno.

Sbuffando Hermione appoggiò di nuovo la testa sul suo petto. Fred riprese ad accarezzarle i capelli. Il cielo stellato sopra di loro si era fatto più scuro, il tappeto di stelle brillava ancora, ma sembrava quasi più opaco, mentre la notte premeva sulla sua ora più buia, in attesa dei primi raggi di luce.

- Puoi confessarlo, Granger, non ti prenderò in giro – mormorò Fred, la voce più dolce che scherzosa.

Sospirando, Hermione vuotò il sacco. - Odio i M.A.G.O-

Fred rise piano. - Non posso darti torto, ma andrà tutto bene: li farai secchi come Asticelli -

Hermione sollevò di nuovo la testa. - Mancano mesi agli esami e io sono esausta -

- Ho una proposta..- azzardò lui.

- No Fred, niente caccia al tesoro mensile -

Per tutta risposta, lui aggrottò la fronte. - Stavo per proportela settimanale -

Hermione rise e lui la seguì subito dopo, accarezzandole una guancia. - Ce la farai – aggiunse.

- Farò del mio meglio -

- Che è comunque più di quanto chiunque in questa scuola potrebbe fare! -

- Ci sono altri studenti al mio livello – commentò lei.

- Non me ne viene in mente nessuno -

- Ernie è molto intelligente -

- Sì, ma non è decisamente te – borbottò Fred, con un ghigno.

Hermione alzò gli occhi al cielo. - Stavamo parlando di talento accademico -

- Resto della mia opnione! -

Hermione sorrise poi si rabbuiò. - Oh..Ernie – mormorò -

Fred la fissò preoccupato. - Cosa? -

- Domani dovrò verificare il suo stato di salute -

- Perché? -

Con un'espressione mortificata e un po' anche divertita, Hermione rispose – L'ho Confuso?-

Fred sgranò gli occhi. - Perché?-

- Beh..ecco..ci siamo incrociati nel corridoio, ha cominciato a parlare degli esami, delle lezioni, a propormi ripassi insieme, pause nel bagno dei Prefetti..-

- Come prego?- sbottò Fred, quasi troppo serio.

Hermione scacciò l'aria con la mano. - E' una storia lunga, il punto è che avevo fretta di trovarti e non riuscivo a liberarmi di lui. Così l'ho confuso e ho incaricato un ragazzino del primo anno di portarlo in Infermeria -

Fred spalancò la bocca e si passò una mano sul viso. - Santo Merlino non vedo l'ora di raccontarlo a George -

Ridendo, Hermione si separò dal corpo di Fred e raggiunse la sua camicia con le mani. - Ometti i dettagli peggiori -

- Ad esempio che pur di trovarmi hai cavalcato una scopa?-

- Intendevo il nostro incontro privato in Sala Grande – mormorò lei, la voce più ferma e scherzosa di quanto si aspettasse.

Ridendo, Fred la imitò e ricominciò a rivestirsi. - Tu sai che lui sa og..-

Hermione si girò rapida e gli tappò la bocca con la mano. - Weasley non voglio sapere -

- Ma – protestò lui contro le sue dita.

- No! - sbottò lei. - Non voglio sapere. Mi basta tua sorella -

Fred impallidì leggermente – Cosa sa?-

Hermione lo fissò con un sopracciglio alzato. - Azzerderei a rispondere: quello che sa George – sbottò.

Dopo qualche secondo di immobile riflessione, Fred scrollò le spalle. - Finché Ronald viene tenuto all'oscuro dei dettagli mi sta bene -

- Fred pensi davvero che uno dei due glieli racconterebbe?- chiese lei, con palese ironia.

- Stai scherzando? Rabbrividirei al solo pensiero – mormorò.

- Hai paura di lui?- chiese Hermione perplessa.

Fred la fissò come se avesse appena ammesso che rimpiangeva la Umbridge come Preside. - Granger hai bevuto Burrobirra scaduta? Non ho paura di Ronald. Non voglio che conosca dettagli delle mie abilità – esclamò indicandosi – e che si renda ridicolo nel disperato tentativo di replicarle. Sarebbe una degradante caduta per se stesso, e per me!-

Ridendo, Hermione si alzò in piedi e finì di vestirsi. A pensarci bene, erano riusciti a riposizionare ogni vestito al posto giusto senza interruzioni, né ostacoli. Era sicuramente un Unicorno Rosa eclatante.

Con un colpo di bacchetta Fred fece scomparire cuscini e coperte e spense il fuoco nel grande camino. L'assenza delle fiamme provocò un improvviso freddo nella Sala Grande. La luce dell'alba cominciava a irradiare dal cielo magico e dalle grandi finistre. Senza il camino acceso, la Sala era scura e ombrosa, ma Hermione l'avrebbe sempre trovata rassicurante. In quel luogo magico non c'era posto per la paura, nemmeno il buio e le ombre potevano renderla inquietante. Mano nella mano, si avviarono verso il portone di ingresso. Scesero le scale e raggiunsero i grandi cancelli, mentre i primi raggi di sole si riflettevano sul lago piatto e silenzioso. I giardini erano deserti. Dal comignolo della Capanna di Hagrid si alzava un fumo leggero. Hermione teneva alta la bacchetta davanti a sé, tracciando un percorso nella neve con la magia. Chiacchierando tranquilli raggiunseero i cancelli. I grossi cinghiali alati svettavano nel cielo azzurro, privo di nuvole. Sarebbe stata una giornata soleggiata, ma ghiacciata.

Involontariamente, Hermione strinse forte la mano di Fred, fissando assorta i cancelli. Lui strattonò delicatamente la sua mano, obbligandola a voltarsi.

- Ci vedremo presto – le disse, con un sorriso rassicurante, senza riuscire però a nascondere quel velo di tristezza che annebbiava anche i suoi occhi.

Hermione sorrise. - Non stavo pensando a questo, in realtà -

Fred aggrottò la fronte. - Pensavi ancora al povero Ernie?-

Scuotendo la testa divertita, Hermione confessò i suoi penieri. - Pensavo a quanto sarebbe triste e noiosa la mia vita senza di te -

La reazione di Fred fu un'altalena fra lo stupore e la sua tipica e spavalda fierezza. - Probabilmente ora saresti sposata con Ron – scherzò - O con Percy -

Hermione alzò gli occhi al cielo. - O forse con Krum, deve essere interessante vivere in Bulgaria -

- Puoi sempre lasciarmi per andare a scoprirlo -

Hermione sollevò un sopracciglio. - Vorrei, ma credo che tu non possa vivere senza di me – lo prese in giro.

Scuotendo la testa, Fred le prese il viso fra le mani. - Credo che ti sia confusa con te stessa -

Senza prendersi la briga di rispondere, Hermione lo baciò. Si lasciò cullare dal calore delle sue labbra, dal lento movimento della sua lingua e dalle carezze delle sue mani sulle guance. Lentamente si separarono. Fred le baciò la fronte e indietreggiò.

- Ci vediamo a Natale, Granger – la salutò, aprendo il cancello.

Hermione lo richiuse e lo guardò attraverso le sbarre. - Grazie – mormorò.

Lui le rivolse il suo sorriso vispo – Per..? -

Rimase qualche secondo in silenzio senza rispondere, guardandolo negli occhi. Un fruscio di ali e un stridio li distrasse. Alzarono la testa e videro Fierobecco volare lentamente sopra di loro, diretto verso il suo recinto dietro la casa di Hagrid. Il grosso animale sbatté forte le ali e scese rapido verso il manto di neve che ricopriva il giardino attorno alla capanna. Hermione sorrise e guardò Fred un'ultima volta. Si girò senza rispondere, salutandolo con la mano. Fred ricambiò il sorriso. Dopo pochi passi, Hermione sentì la sua voce.

- Non c'è di che! - le urlò dal cancello.

Ridendo, Hermione si voltò, nell'esatto istante in cui lui scomparve con un sonoro crac.

Lentamente, Hermione ripercorse la scia tracciata nella neve e tornò al castello. Strinse forte il mantello attorno al suo corpo infreddolito. Quando raggiunse il portone, incontrò Hagrid.

- Ciao Hermione!- la salutò lui allegro, poi il suo volto si fece corrucciato. - Dove vai a quest'ora e con un freddo così?-

- Dovevo salutare una persona – rispose lei, tenendosi sul vago - Tu perché sei già sveglio? -

Hagrid gonfiò fieramente il petto. - La McGranitt vuole che io la aiuti a organizzare i rientri degli studenti per le vacanze di Natale. Ecco, è un po' presto, lei forse dorme, ma nel frattempo pensavo di iniziare a lavorare in un'aula vuota, così ci faccio trovare una parte del lavoro pronto -

Hermione sorrise dolcemente. - Buona idea -

- Come sta Fred?- le chiese, mentre insieme risalivano la scalinata.

Trattenendo un ghigno rispose - Se la cava anche senza di me, a quanto pare -

- E Harry e Ron? -

- Loro meno – scherzò Hermione – ma fanno del loro meglio -

Hagrid scoppiò in una potente e fragorosa risata. - Ricordo come se fosse ieri voi tre piccoli mostriciattoli che vi impicciavate della Pietra Filosofale -

Ridendo, Hermione si voltò a guardarlo. - Siamo cresciuti bene -

- Ma siete rimasti comunque degli impiccioni – borbottò lui, ma le rivolse un caloroso occhiolino.

Quando si trovarono davanti alla grande scalinata, Hagrid si bloccò. - Cosa ci fa McMillan seduto lì?-

Quasi tremando, Hermione si girò e vide Ernie, seduto su un gradino, in pigiama, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, che fissava il vuoto con aria sognante. Sospirando, Hermione si avvicinò e lo scosse per una spalla.

- Ernie?- lo chiamò piano.

Lui le rivolse un sorriso un po' tonto. - Sono fuggito dall'Infermeria – mormorò, con aria complice e si portò un dito alle labbra.

- Che si è rimbambito?- chiese Hagrid perplesso e un tantino preoccupato.

- No, Hagrid è tutto a posto – rispose Hermione, sconsolata ma anche divertita. - Ci penso io a lui. Andiamo Ernie – mormorò con voce gentile – Torniamo da Madame Chips -

Salutò Hagrid e guidando delicatamente Ernie per un braccio risalì scale e corridoi, diretta all'Infermeria. Lungo il tragitto incontrò Ginny.

- Ti stavo cercando – gridò lei, e sfoderò il sorriso più malizioso e folle del suo repertorio. - Non hai dormito nel tuo letto -

- Come te ne sei accorta?- scherzò lei, fingendosi sorpresa.

Ginny alzò gli occhi al cielo. - Hai le guance rosse, sei uscita per una passeggiata notturna nella neve?-

- In effetti sì – rispose Hermione, mentre Ginny si affiancava a lei e la seguiva lungo il corridoio. - Ho anche cavalcato una scopa – aggiunse fiera.

Ginny la fissò con sincera perplessità. - Hai cavalcato una scopa?-

Hermione annuì. - E ho girato quasi mezzo Castello -

- Dove hai dormito?- la interruppe Ginny, sfoderando nuovamente la sua folle curiosità.

- In Sala Grande -

Ginny si bloccò e Hermione dovette fermarsi. Ernie scattò in automatico in avanti, ma Hermione lo trattenne per il braccio, mentre lui riprendeva a guardarsi intorno con aria sognante.

- Come scusa?- chiese Ginny allibita.

Hermione scosse le spalle e riprese a camminare. Dopo qualche secondo sentì i passi pesanti di Ginny che la raggiungeva.

- In Sala Grande! - esclamò – Seriamente..in Sala Grande!-

- Ginny, di preciso, cosa ti sconvolge tanto?- chiese Hermione.

- Oh niente! - rispose lei, la voce carica di sarcasmo. - Hermione Granger, Caposcuola, ex Prefetto, devota alle regole e alla legge, che manda all'aria tutto per passare la notte nuda in un posto dove chiunque sarebbe potuto entrare e vederla! -

Hermione si concesse il lusso di arrossire. - Tanto per cominciare – sbottò, sfoderando il suo tono saccente – ho violato talmente tante regole per colpa di tuo fratello che dovrebbero togliermi entrambi i distintivi.Secondo, dubito che la Sala Grande sia così frequentata di notte..-

- Ti stupiresti se sapessi quanta gente si intrufola lì di notte – borbottò Ginny.

- Per di più – proseguì Hermione ignorandola – Non ho mai detto che ero nuda -

L'espressione di Ginny fece vacillare la sua sicurezza. Sollevò le sopracciglia e sussurrò. - Certo, vi siete visti per una parita di scacchi..-

- Guarda che ti ho sentita – borbottò Hermione, trascinando Ernie in un altro corridoio. Nel voltare l'angolo, il poveretto era inciampato. Hermione lo sorresse con difficoltà.

- Avrei delle domande – chiese Ginny, voltandosi a guardarla con un sorriso maniacale.

- No – sbottò Hermione.

- No cosa? - chiese Ginny perplessa.

- No, non risponderò alle tue ridicole domande e alla tua sete di dettagli. Dovrai accontentarti del quadro generale -

Sbuffando, Ginny si voltò camminando al contrario e puntandole un dito contro. - Me li racconterai, è solo questione di tempo. Ma prima mi preme più sapere altro: dove stiamo andando? E per quale razza di motivo ci stiamo portando McMillan con noi? -

Hermione aprì la bocca per rispondere, ma Ernie si voltò verso Ginny con un sorriso tutto denti. - McMillan? Sono io McMillan!- esclamò entusiasta.

Ginny lo fissò come avrebbe fatto davanti a una Coman in pieno delirio. - Sì, molto bravo – rispose, poi abbassò la voce – Che miseriaccia gli succede?-

Hermione arrossì, e si fermò. Indecisa se tappare le orecchie di Ernie, si chinò versò Ginny. - L'ho confuso – confessò.

Ginny spalancò la bocca. - Perché? -

- Perché non riuscivo a liberarmi di lui – mormorò Hermione imbarazzata.

Ginny scoppiò a ridere. - Oh Santa Minerva! -

- Ginny piantala!- sbottò Hermione, riprendendo a camminare.

Ancora ridendo, Ginny la seguì. - Ora sì che non mi farò sfuggire nemmeno un dettaglio. Hai appena firmato la tua condanna!-

Suo malgrado, Hermione sorrise. Infondo, tanto valeva concederle questa vittoria. Prima o poi glieli avrebbe raccontati comunque. Raggiunsero la porta dell'Infermeria. Hermione la aprì e si girò verso Ginny.

- Sistemo questo piccolo inconveniente – le disse.

- E poi..? - mormorò Ginny, lo sguardo folle.

Hermione alzò gli occhi al cielo. - Poi parleremo – mormorò divertita. - Da dove vuoi che cominci?- scherzò.

Ginny incrociò le braccia con aria pensierosa. - La storia della scopa mi incuriosisce -

Sorridendo, Hermione spinse Ernie dentro, varcò la porta e si voltò verso Ginny. - Sicura? Magari preferisci che io inizi dalla coperta davanti al camino?-

Si ritirò rapidamente e ridendo chiuse la porta in faccia all'espressione esterrefatta di Ginny.

 

 

 

 

 

 

 

Dice l'Autrice:

Eccoci arrivati al penultimo capitolo! Lo so, avevo detto che ne mancava uno solo, ma mentre scrivevo ho capito che non potevo riversare tutte le idee che avevo in un singolo capitolo, per cui l'ho diviso. Il prossimo sarà breve, ma sarà il (gran) finale!

Ci tengo a ringraziare con tutto il cuore chi ancora segue questa storia, legge e commenta e crede ancora in me! Ve ne sono immensamente grata, dico sul serio!

Questo capitolo era necessario, volevo riportare un po' di leggerezza nella storia, dato che i capitoli sulla guerra l'avevano un pochino "appesantita", passatemi il termine. Qui e là ci sono riferimenti ai vecchi capitoli! Spero che vi piaccia, mi sono divertita molto a scriverlo e spero che vi soddisfi quanto ha soddisfatto me.

Detto questo, grazie ancora di cuore!

A presto, con l'ultimo capitolo e qualche annuncio:)

Amy

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Un Weasley di Troppo ***


Capitolo 35

Un Weasley di Troppo

 

 

 

 

 

 

Quando Hermione posò la piuma sul banco, tirò un lungo e profondo sospiro di sollievo. Era finita. Ce l'aveva fatta. Chiuse gli occhi e respirò di nuovo profondamente. Rimase a occhi chiusi, mentre i rumori di altre punte di piuma che graffiavano la pergamena cullavano i suoi pensieri. Il ticchettio del grosso pendolo scandiva un ritmo opposto al suo respiro lento. Hermione avvertì dei sospiri attorno a sé. Alcuni di sollievo. Altri di terrore. Era finita. Riaprì gli occhi e, quasi incosciamente, cercò Ginny. In quel momento, l'amica aprì gli occhi e si girò verso di lei. Si sorrisero. Era finita. Il pendolo si bloccò. La McGranitt aprì la bocca e disse qualcosa che Hermione però non sentì, era solo un rumore di sottofondo. Lei sentiva solo il suo respiro. Era finita. Vide la McGranitt sventolare la bacchetta. Centinaia di pergamene volarono per la Sala Grande e si depositarono ordinatamente sul grosso tavolo delle Autorità. Era finita.

Hermione scattò in piedi, quasi in contemporanea con tutti gli altri studendi. Senza dire una parola, lei e Ginny si abbracciarono. Era finita. Uscirono mano nella mano dalla Sala Grande, fermandosi qui e là per sorridere o abbracciare qualche compagno. Era finita. L'ultimo esame si era appena concluso. I M.A.G.O. erano finiti. La sua carriera scolastica si era conclusa. Seguendo la massa di studenti, uscirono nei prati. Il sole picchiava sull'erba verde e si rifletteva sul lago. Il cielo azzurro sembrava voler festeggiare con loro. Si sdraiarono ridendo sotto il faggio, il loro posto preferito. L'ombra dell'albero cullò i loro sospiri di sollievo.

- E' finita – mormorò Ginny.

Hermione sorrise al cielo azzurro. - E' finita -

- Ma ci pensi?- scattò eccitata Ginny, sedendosi – Siamo diplomate! -

- Beh tenicamente devono prima uscire i risultati..-

- Ehi! - la sgridò Ginny seria, puntandole un dito contro. - Non rovinare la mia felicità! E poi di cosa ti preoccupi? Su quella pergamena leggerai solo una sfilza infinita di Eccellente -

Arrossendo, Hermione raddrizzò la schiena e incrociò le gambe. - Non ho studiato molto negli ultimi mesi – mormorò.

Ridendo Ginny le accarezzò un braccio. - Forse avremmo dovuto trascorrere meno fine settimana a Hogsmade -

Sorridendo Hermione scosse le spalle. Era finita. Gli esami erano finiti. - Al diavolo gli Eccellente!- sbottò, e prese la mano di Ginny. - Ma non dirlo a Fred!- aggiunse seria.

Ginny finse di tapparsi la bocca e insieme ripercorsero alcuni dei momenti migliori degli ultimi mesi. Fred e George avevano ufficialmente aperto la sede dei Tiri Vispi di Hogsmade. Harry e Ron avevano partecipato a uno corso di addestramento nella Foresta Proibita. Ogni fine settimana per due mesi, Ginny e Hermione erano sgattaiolate in paese attraverso i passaggi segreti e avevano trascorso il tempo con loro. Questo aveva ristretto il loro tempo di ripasso, ma entrambe sapevano di poterselo permettere. Nell'ultimo mese prima degli esami però, gli incontri a Hogsmade si erano sospesi. Harry e Ron erano tornati al Ministero per la quarta e ultima fase di addestramento. Hermione aveva dovuto sorbirsi una lunga serie di lamentele da parte di Fred: studiava troppo, ripassava troppo, era già destinata a prendere solo Eccellente, quindi perché sforzarsi tanto? Perché non passava un ultimo fine settimana con lui? E via dicendo.

Seppur a malincuore, Hermione non era più tornata a Hogsmade e aveva dedicato quell'ultimo mese al ripasso ossessivo del programma. Cosa che, tra l'altro, nei mesi precedenti aveva fatto comunque, rinunciando a una grossa quantità di ore di sonno. A Fred, però, non lo aveva detto. Hermione sorrise, ripensando all'ultima volta che si erano visti. Erano nel retro dei Tiri Vispi, che aveva appena chiuso. George era fuggito via, blaterando qualcosa su Angelina, un campo da Quidditch e la possibilità di allenarsi con i Cannoni di Chuddley.

 

- Il prossimo sarà l'ultimo!- propose Fred, la mano sul cuore.

- No, Weasley! - esclamò lei con un sorriso. - Questo è l'ultimo -

Sbuffando, Fred la afferrò e la spinse contro una delle scansie del magazzino. - Posso corromperti. Sai che posso – mormorò, la voce suadente.

Hermione deglutì, la gola improvvisamente secca. - Non ci riuscirai, questa volta-

Non ci credeva nemmeno lei.

- Non ci credi nemmeno tu – mormorò lui, sfiorandole il collo con la lingua.

Hermione chiuse gli occhi. - Devo studiare -

- Preferisci studiare, che passare il tempo con me?-

- Non si tratta delle mie preferenze – rispose lei, riuscendo a sfoderare un briciolo della sua saccente spavalderia.

- Lo prendo come un no – concluse lui, sorridendo sulla sua pelle.

Sospirando, Hermione spinse sulle sue spalle con forza, allontanandolo. - Un mese, poi tornerò a casa e dovrò sopportarti per il resto della mia vita. Concedimi queste ultime settimane di libertà -

Fred spalancò la bocca indignato. - Come osi anche solo pensarlo – scherzò, fingendosi offeso.

Ridendo, Hermione gli circondò il collo con le braccia e si alzò sulle punte per baciarlo. Fred si distrasse subito e fece pressione con il suo corpo per spingerla di nuovo contro lo scaffale. Con la mano risalì lungo la sua gamba, verso i fianchi, e scese sotto la sua maglia.

- D'accordo, Granger, hai vinto – mormorò sulle sue labbra.

Hermione sgranò gli occhi. - Scusa?-

- Hai vinto. Sei libera – ammise lui, liberandola dal suo abbraccio.

Hermione rimase ferma dov'era, a bocca aperta. - Ti hanno Confuso?-

Fred scrollò le spalle. - Penso di no, ma sei carina a preoccuparti -

Alzando gli occhi al cielo, Hermione incrociò le braccia. - Avanti, sputa il rospo-

- Prego?- chiese lui confuso, ma Hermione non ci cascò.

- Dov'è il tranello?-

- Non c'è nessun tranello-

- Fred – sbottò lei, fulminandolo.

E fu allora che quel sorriso malandrino, vispo e seducente prese posto sulle sue labbra. Hermione associava quel sorriso all'apocalisse. Lo associava all'oblio. Alle fiamme. Hermione indietreggiò, non riuscendo a trattenere un sorriso. Si appoggiò agli scaffali, nello stesso istante in cui Fred la sollevò. Hermione avvolse le gambe attorno ai suoi fianchi e stringendo forte le mani fra i suoi capelli lo baciò, prima che fosse lui a cominciare.

Infondo, dovevano salutarsi nel modo giusto..

 

 

- Mi stai ascoltando?- sbottò Ginny, leggermente offesa.

Hermione tornò al presente con un lieve balzo. - Scusa, mi sono distratta. Cosa stavi dicendo?-

Sospirando, Ginny ripeté – Ho sentito dire che stasera ci sarà una festa in Sala Grande, approvata dalla McGranitt e riservata solo al quinto e al settimo anno. Ci andiamo vero?-

Hermione annuì. - Ce la siamo meritata -

- Questo è lo spirito giusto – approvò Ginny, poi si alzò agilmente e le tese una mano – Forza, torniamo alla Torre, ci siamo meritate anche una sana dormita!-

Ridendo, Hermione afferrò la sua mano. Un lieve capogiro rischiò quasi di mandarla al tappeto. Ginny la osservò con attenzione.

- Che ti prende? - chiese preoccupata.

- Credo che la carenza di sonno degli ultimi mesi stia cominciando a farsi sentire – mormorò lei, mentre il mondo tornava fermo, stabile e definito.

Ginny annuì – Ragione in più per andare a dormire -

Quasi in silenzio rientrarono nel castello e salirono alla Torre di Grifondoro. Era favolosamente deserta. Salirono nella stanza del settimo anno e si lanciarono ognuna nel proprio letto. La morbidezza del cuscino e la frescura delle coperte rischiarono quasi di emozionare Hermione al punto di mettersi a piangere. Da quanto non dormiva decentemente? Da quanto non si riposavano? Quell'anno scolastico sembrava durare da almeno due secoli. Sentì Ginny sospirare grata, i capelli rossi sparsi sul cuscino. Hermione chiuse gli occhi. Dopo le vacanze di Natale lo studio era raddoppiato. Entrambe sapevano di essere al passo con le lezioni e di essere perfettamente in grado di affrontare i M.A.G.O. ma la mole di lavoro aveva reso quelle consapevolezze un po' più fragili. Hermione, dal canto suo, aveva preso ogni esame di ogni singolo anno scolastico come una prova di idoneità alla vita stessa, per cui non si era stupita molto del senso di ansia e terrore che l'aveva assalita già dall'inizio dell'anno, e che si era accentuata dopo Natale. Per mesi, testa china sui libri, Hermione Granger aveva dato prova di essere Hermione Granger fino infondo. Studio, ripasso, dedizione, doveri da Caposcuola, tutto portato a termine senza mai vacillare. Dentro di sé, però, Hermione aveva tremato. Aveva vacillato eccome! C'erano stati diversi momenti in cui era arrivata a credere di non farcela. Quelle orribili e fastidiose sensazioni svanivano quando Fred alterava la sua stressante routine. Prima delle vacanze di Pasqua era venuto un paio di volte a trovarla, insieme a Harry, e per tutto aprile e maggio si erano visti a Hogsmade. Hermione non lo avrebbe mai ammesso, ma la sua presenza l'aveva salvata. Quando lui non c'era, l'ansia tornava. Il carico di studio e lavoro opprimeva la sua mente. Lei e Ginny arrivavano così stanche a fine giornata da non riuscire a dormire mai bene. Scherzavano su quante notti insonni avessero passato, ma sarebbe stato meglio non tenere il conto sul serio. Nell'ultimo mese, il programma di ripasso era stato così serrato, che entrambe avevano saltato accidentalmente i pasti in più di un'occasione. Non che avessero fame. Anzi, entrambe si erano spesso lamentate di quanto l'ansia stesse facendo torcere i loro organi interni. Era come vivere con una piovra piena di tentacoli che si agitava nella pancia. Orribile. Hermione arricciò la bocca in una smorfia di disgusto. Il solo ripensare a quelle sensazioni le aveva fatto tornare la nausea.

Notti insonni, pasti saltati, l'ultimo mese era stato un incubo. E senza Fred a lenire quelle ferite, andare avanti si era rivelato una sifda enorme. Hermione sentì il delicato russare di Ginny. Sorrise contro il cuscino, tenendo gli occhi chiusi. Forse doveva dormire. Cedere alla stanchezza era più difficile di quanto pensasse. La sua mente continuava a viaggiare, nonostante fosse tutto finito sentiva ancora addosso il peso e la tensione degli esami. E il suo stomaco si contraeva ancora. Ci sarebbe voluto tempo, pensò. Anche dopo i G.U.F.O. aveva impiegato settimane prima di rilassarsi, anche se non l'aveva confessato a nessuno. Piano piano il suo corpo e la sua mente si sarebbero ristabiliti. Doveva solo dormire. Con un lungo sospiro, ignorando la nausea e quel peso sulle spalle che ancora la assillava, lasciò andare i pensieri su terrini più felici. Involontariamente tornò con la mente all'ultimo incontro con Fred..

 

- Sicura che non vuoi scappare? Sei ancora in tempo – sussurrò Fred al suo orecchio.

Hermione trovò la forza di lanciargli un'occhiataccia. - Tu dici?- chiese, la voce carica di sarcasmo ma suadente.

Fred sorrise e scelse di rispondere in un modo tutto suo. Erano sul pavimento, circondati da alcune scatole che erano cadute dagli scaffali. I jeans di entrambi erano già spariti da un po', ma Hermione aveva ancora addosso il maglioncino della divisa. Fred lo fece volare via con un gesto fin troppo lento, le accarezzò i fianchi e scese con la bocca sul suo collo. Lentamente, tracciò una scia di baci caldi lungo il suo corpo. Hermione chiuse gli occhi e decise che quella risposta le bastava. Sussultò quando la sua lingua la accarezzò piano, poi sempre più forte, e i sospiri divennero gemiti. Prima che potesse anche solo osare fermarlo, Fred spinse le dita dentro di lei. Hermione si aggrappò ai suoi capelli inarcando la schiena, mentre un'onda di puro fuoco la bruciava da dentro. Non sembrava intenzionato a fermarsi, e Hermione lo ringraziò silenziosamente per questo. Era così vicina a scivolare nel fuoco più caldo..ma si sbagliava. Strinse involontariamente le gambe quando sentì Fred allontanarsi e si prese pure il lusso di incendiarlo con un'occhiataccia. Lui rise e con un gesto rapido le afferrò i fianchi e la tirò verso di sé.

- Dicevamo?- sussrrò, prima di baciarla. Il calore della sua bocca spense tutte le facoltà mentali di Hermione, che si lasciò trasportare da quel bacio e, aggrappandosi alle sue spalle avvicinò il bacino al suo. Fred prima si allontanò, ma forse nemmeno lui riusciva più a giocare e resistere. La strinse forte a sé, premendola di nuovo verso il pavimento ed entrò in lei, soffocando il gemito nella sua bocca. Hermione sussultò di nuovo e si inarcò verso di lui. Qualcosa brillò nella sua mente, un pensiero folle e perverso. Separò la sua bocca da quella di Fred e con un ghigno malefico si spinse di lato. Fred, preso alla sprovvista, perse l'equilibrio e rotolò sul pavimento, con lei sopra. Muovendosi piano su di lui, Hermione scese a baciarlo. Poi, prima che lui potesse stringerla di nuovo a sé, si sollevò di scatto.

- Hai ragione, posso ancora scappare – sussurrò Hermione, lo sguardo incatenato a quello spaesato e ardente di Fred.

La risata di Fred fu leggera ma roca. La afferrò prima ancora che lei potesse alzarsi e, come aveva fatto lei poco prima, rotolò sul pavimento finendo sopra di lei. Le afferrò i polsi e li portò sopra la sua testa, tenendoli fermi sul pavimento con la sua presa forte e decisa, ma dolce e delicata al tempo stesso.

- Non sei credibile- mormorò.

- Ammetterai che me la stavo cavando bene..- ribatté lei, sospirando quando Fred le morse il collo.

- Tu te la cavi sempre molto bene -

Ridendo, Hermione cercò la sua bocca. Fred scivolò di nuovo in lei. E questa volta nessuno dei due tentò di scappare. Era il momento di mettere da parte sfide e scherzi. Era il momento di lasciarsi andare. Completamente.

 

 

Hermione spalancò gli occhi con un sussulto. Scattò in piedi a sedere e istintivamente cercò il libro, tastando la coperta.

Ginny era seduta sull'angolo del suo letto. Inarcò un sopracciglio con un mezzo sorriso. - Cosa fai?-

Hermione sbuffò e si passò una mano fra i capelli. - Cercavo il libro?-

- Quale libro?-

- Non lo so, un libro – sbottò lei, scuotendo le spalle.

Ginny le rivolse uno sguardo di pura rassegnazione – Non ti prenderò in giro, a me è capitata una cosa simile. Il mio primo pensiero appena sveglia è stato: oggi cosa devo ripassare?-

Ridendo, Hermione guardò verso la finestra. - Che ore sono?-

- Ora di cena, e stavolta mangeremo un pasto come si deve!- rispose, battendosi allegra una mano sulla pancia.

Lo stomaco di Hermione si contrasse. - Io forse non sono ancora pronta – mormorò.

Ginny scacciò l'aria con la mano – Ti verrà sicuramente fame quando sarai seduta davanti a una gigantesca porzione di pollo arrosto e patate -

Hermione tenne la bocca chiusa, ma l'espressione nauseata che rivolse a Ginny la fece ridere. Scesero in Sala Grande, che era più caotica e festante del solito. Si fermarono a parlare con Ernie, che le aggiornò sulla festa di quella sera. Stando alle regole della McGranitt sarebbero potuti rimanere solo fino a mezzanotte, ci sarebbe stata la musica, un po' di Burrobirra e qualche piatto speciale da parte degli Elfi Domestici che ci tenevano a congratularsi con loro. Quando si sedettero al tavolo, Hermione scoprì che Ginny aveva ragione. Aveva fame. Molta fame.

- Visto?- chiese Ginny, con la bocca piena di carote – L'ansia non c'è più!-.

- Mi ricordi Ron- commentò Hermione, servendosi il secondo giro di patate.

Ginny la fulminò. - Ritira quello che hai detto!- esclamò, puntandole contro la forchetta.

Ridendo, Hermione inforcò una patata e riprese la conversazione con Demelza, che le stava chiedendo quali aspettative di carriera avesse. Sia la cena che la festa volarono. Le ore trascorsero rapide, come mai avevano fatto in quei mesi. La festa fu tranquilla, ma divertente. Nessuno nominò gli esami. Ernie ci provò, e fu tacitato da un incantesimo e costretto a giurare, scrivendo su una pergamena, che non avrebbe più tirato fuori l'argomento. Per sicurezza, lo tennero zitto per un'ulteriore mezz'ora. Una volta liberato, Ernie rise assieme ai suoi compagni, ammettendo di esserselo meritato. Quando tornarono nel dormitorio, Hermione crollò esausta nel letto. Ginny si addormentò vestita. Quella notte, per la prima volta, Hermione dormì tanto, un sonno senza sogni, senza pensieri e senza paure.

Non c'era più niente a spaventarla.

 

Il giorno dopo, durante la colazione, Hermione e Ginny cominciarono a progettare il loro rientro a casa. Altri quattro giorni a Hogwarts, e poi avrebbero ripreso l'Espresso per tornare a Londra. A luglio sarebbero poi tornate al castello per la cerimonia dei diplomi, come aveva annunciato la McGranitt la sera prima.

- Harry dice che verranno in stazione a prenderci – disse Ginny, versando i cereali nella tazza.

Hermione tuffò il cucchiaio nel suo porridge. Aveva ancora una fame tremenda.

- Chi? - chiese perplessa.

Ginny alzò gli occhi al cielo. - Lui e Draco Malfoy?-

Hermione scosse le spalle divertita – Dicono che la sua redenzione stia procedendo bene -

- Esce ufficialmente con la Greengrass -

- E questo che c'entra?- chiese Hermione, aggrottando la fronte.

Ginny sbuffò – Odio essermi persa la reazione della Parkinson!-

Ridendo, Hermione bevve un lungo sorso di succo di zucca. Forse aveva bevuto troppo in fretta o il succo era troppo freddo, perché la nausea tornò. Mentre Ginny si lanciava in un resoconto di tutti gli ultimi pettegolezzi su Malfoy, Hermione fissò indecisa la sua tazza di porridge. Aveva fame, ma aveva anche la nausea. Non sapeva se finirla. O se vomitare.

- Cosa ti ha fatto di male quel porridge?- chiese Ginny divertita.

Hermione sospirò – Credo che il mio corpo non abbia ancora capito che gli esami sono finiti -

- Comprensibile. Vedrai, quando torneremo a casa la mamma ti rimpinzerà di tutti i tuoi piatti preferiti. Già la sento: siete troppo magre!- sbottò, alzando un indice e imitando così meravigliosamente la signora Weasley che Hermione le fece quasi un applauso.

- Hai ragione – rispose Hermione, allontanando la tazza – passerà!-

- Cosa facciamo oggi?- chiese Ginny.

- Potremmo andare a trovare Hagrid – propose Hermione.

- Buona idea, ma passiamo lontano dal lago. Alcuni Corvonero hanno detto che avrebbero scatenato una guerra di fiotti d'acqua -

Uscirono dalla Sala Grande e scesero le scale per raggiungere i prati. Il sole inondava le montagne attorno a Hogwarts. Era caldo, ma una brezza fresca rendeva piacevole quel calore. Passarono tutta la mattina con Hagrid, lo aiutarono in alcune faccende, impedendogli di dare fuoco alla sua casa con qualche maldestro incantesimo, e declinarono educatamente il suo invito a pranzo. Mentre rientravano al castello, Ginny scherzò sull'argomento.

- Te lo immagini? Gli voglio bene, ma non sa proprio cucinare!-

- Una volta Ron ha trovato un artiglio nella sua ciotola di zuppa – raccontò Hermione con una smorfia.

Ginny inorridì – Come assicurarsi la nausea per il resto della giornata -

In quel momento, richiamata forse dai ricordi della zuppa di Hagrid, Hermione sentì una disgustosa ondata risalirle la gola. Si bloccò a metà passo e si premette una mano sullo stomaco. Ginny si voltò e le prese una spalla con la mano.

- Che ti prende? Troppi viscidi ricordi?- scherzò.

Hermione cercò di sorridere, ma le sue labbra scelsero una smorfia a metà fra la risata e il disgusto. - Forse ho scelto il momento sbagliato per raccontartelo -

Ginny aggrottò la fronte – Andiamo da Madama Chips -

Hermione alzò la testa di scatto – Andiamo Ginny, è solo mal di stomaco. Abbiamo vissuto in uno stato di ansia perenne per mesi, passerà -

- Sì ma io sto bene – disse indicandosi – Tu no, quindi qualcosa non va. Forse hai preso il Virus Vermicoloso -

- Il..che cosa? - mormorò Hermione, reprimendo un conato al pensiero dei Vermicoli.

Ginny scosse le spalle – Ha sicuramente un nome diverso per i Medimaghi, ma mamma chiamava così i nostri mal di pancia da piccoli -

- Sto bene, ho solo bisogno di riposarmi – sentenziò Hermione e riprese a camminare.

Ginny sbuffò e la seguì – Fred ha ragione quando dice che hai la testa più dura della corazza di uno Schiopodo Sparacoda -

Buio. Silenzio. Il tempo si fermò. Sembrò che persino il vento si fosse arrestato. Hermione sentì freddo. Una goccia di sudore le scivolò sulla fronte. Fissò l'erba davanti a sé senza vederla realmente. Fra le sue costole, il cuore pulsava lento, forse non ancora consapevole del folle e assurdo pensiero che si era formato nella sua mente. Dopo quelle che le sembrarono ore, si sentì scuotere una spalla. Alzò lo sguardo inoriddita, spaventando Ginny.

- Oh santo Merlino, tu stai male! - esclamò lei, fissandola e con il volto pallido – Corro da Madama Chips, resta dove sei!-

- No! - scattò Hermione, afferrandole il polso prima che corresse via. - Non..io..sto bene – borbottò.

Ginny sbuffò – Hermione dovresti vedere la tua faccia, sei trasparente come Mirtilla e hai gli occhi enormi, le tue pupille sembrano quelle di Bill quando arriva la luna piena e stai tremando. Ci serve Madama Chips!-

Hermione scosse la testa – No, dobbiamo andare in Biblioteca -

L'espressione di Ginny, nonostante tutto, fece ridere Hermione.

- Rettifico, mando un gufo al San Mungo -

Hermione scacciò l'aria con la mano e riprese a camminare, trascinando Ginny.

- Dove andiamo?- chiese esasperata.

- Te l'ho appena detto, in Biblioteca – rispose Hermione seria.

- Hermione si può sapere che diavolo..-

Hermione si bloccò e si voltò verso di lei. Si guardò freneticamente attorno, ma i prati erano deserti. Le serre erano silenziose. Il lago privo di studenti festanti. Erano tutti a pranzo.

- Hai ragione, forse meglio parlarne ora lontano dalle orecchie di Madama Pince – borbottò Hermione torcendosi le mani – Non deve sentire quello che stiamo cercando, nessuno deve!- esclamò a voce più alta, facendo sobbalzare Ginny.

- Sentire che cosa? Di cosa stai dannatamente parlando?- chiese lei, sull'orlo di una crisi.

Hermione prese un lungo respiro. Si prese la testa fra le mani e fissò l'amica, che a sua volta la fissava con terrore. Hermione pensò che fosse l'esatto riflesso di come si sentiva lei.

- Ginny, da quanto ho la nausea?- chiese, la gola improvvisamente asciutta.

L'amica scosse le spalle. - Beh, da quando abbiamo cominciato il ripasso per gli esami. Ci lamentavamo quasi ogni sera!-

- Tu te ne lamentavi ogni sera – precisò Hermione, puntandole un dito contro – Io ho cominciato dopo -

Ginny rifletté per qualche secondo, poi spalancò le braccia. - Può darsi, non me lo ricordo. Avanti Hermione abbiamo passato mesi su quei libri, devastate dall'ansia, forse hai un crollo nervoso o forse..-

Non proseguì oltre.

- Sempre detto che sei intelligente quanto me – mormorò Hermione, mentre le sue spalle si afflosciavano.

Ginny fissava il vuoto. Sgranò gli occhi, li fece scattare verso Hermione e poi di nuovo sul prato. Alzò le dita davanti a sé e cominciò a contare, mentre Hermione pregava che un buco enorme e profondo si aprisse sul prato e la risucchiasse.

- Oh no..- mormorò Ginny.

Con un lamento, Hermione si riprese la testa fra le mani. Si sentì afferrare i polsi. Ginny la fissava con uno sguardo folle e un sorriso altrettanto folle.

- Hermione tu..-

- Biblioteca, subito!-

 

- Cosa speri di trovare?- mormorò Ginny, mentre Hermione percorreva l'ennesima scansia.

Ignorandola, Hermione lanciò occhiate fugaci ai cartellini. Erano nella sezione malattie magiche, rimedi e incantesimi per Medimaghi. Era una sezione poco frequentata dagli studenti, più che altro sondata quando qualcuno incappava in incidenti imbarazzanti e non voleva chiedere aiuto a Madama Chips.

- Smettila di guardarmi così – borbottò Hermione.

- Così come?- chiese Ginny, fingendosi innocente ma continuando a sorridere.

- Così – sbottò lei, bloccandosi davanti a uno scaffale e allungando una mano.

Con gesti scattanti e nervosi tirò giù dalla scansia diversi libri e cominciò ad aprirli uno alla volta. Sondava l'indice con un dito, li chiudeva con un gesto secco e li lanciava da una parte, per poi passare ai successivi. Ginny la osservava in silenzio, le braccia incrociate, e un sorriso divertito stampato sul volto lentigginoso.

- Se ti vede Madama Pince..-

- Credo sia l'ultimo dei miei problemi – borbottò Hermione – Trovato!- esclamò poi. Chiuse il libro con un tonfo, prese la bacchetta e con un gesto noncurante fece tornare tutti gli altri libri al proprio posto. Afferrò Ginny e uscì a passo di marcia dalla Biblioteca.

- Posso fare una domanda?- chiese Ginny, appena furono nel silenzioso corridoio.

- Stiamo andando al sesto piano -

- No, non era questa la domanda, ma sapevo comunque la risposta – ribatté lei – La mia domanda è..-

- Sai già com'è successo, i dettagli non servono – rispose Hermione, mentre nausea e panico tornarono ad affiorare nel suo stomaco. Nel suo cervello. Nelle sue gambe. Solo il suo cuore batteva tranquillo, ancora ignaro della situazione.

Ginny sbuffò contrariata – Vuoi smetterla di interrompermi? Stavo per chiederti: cosa ci facciamo con quel libro? Ti sei data alla Medimagia nel tempo libero di questi ultimi anni?-

Hermione prese lo svincolo per la loro ala segreta del sesto piano e raggiunse in silenzio l'ultima stanza. Sbirciò dentro per assicurarsi che Mirtilla non fosse lì ed entrò. L'ala era stata ricostruita. Hermione rivide se stessa un anno prima, appoggiata alla breccia nel muro, mentre lei e Fred guardavano la prima alba di un mondo senza Voldemort. Sospirò, allontanando ogni ricordo e ogni pensiero. Il presente le bastava. Appoggiò il libro su un vecchio banco e si girò verso Ginny. L'ala del sesto piano non era più inutilizzata, ma era comunque poco frequentata.

- Cercavo una lettura su alcune ferite magiche al terzo anno – rispose Hermione – Mi sono imbattuta in una ragazza del settimo che cercava questo libro – disse indicandolo, e fissandolo come se fosse una viscida lumaca carnivora.

Ginny scrollò le spalle – E di cosa parla?- chiese, quasi divertita.

Hermione sbuffò. - Diversi incantesimi per sondare – borbottò.

- In cerca di..?-

- Ginny, dacci un taglio!- scattò Hermione.

La ragazza alzò le mani. - D'accordo la smetto. Forza, facciamolo -

Hermione guardò prima il libro, poi Ginny, poi di nuovo il libro. E il vuoto si aprì su di lei.

- Dobbiamo proprio?- chiese, tremando.

- Hermione, l'idea è stata tua – la rimbeccò lei.

- Sì ma..- balbettò, torcendosi di nuovo le mani – possiamo anche, non so..prenderci un po' di tempo -

- E aspettare cosa?- chiese Ginny, con un sospiro paziente.

Hermione scosse le spalle, tremava talmente tanto che sembrò quasi un gesto involontario. - Oh, non so , magari che una grossa ed enorme Giratempo ci riporti indietro -

- Non cambierebbe niente – rispose Ginny tranquilla.

Le spalle di Hermione si afflosciarono. Il suo corpo smise di tremare. La nausea era sempre lì, il panico era in agguato. Il suo cuore continuava la sua lenta corsa. Perché era così calmo? Perché non le trasmetteva lo stesso terrore che i suoi pensieri le stavano scavando dentro? Hermione alzò lo sguardo e vide gli occhi dolci e rassicuranti di Ginny. Erano identici a quelli di Fred, lo aveva sempre pensato. Ginny le prese la mano e la strinse forte. Non disse nemmeno una parola, dettaglio piuttosto inquietante, ma Hermione si sentì come se un'onda di vento caldo l'avesse investita. Rilassò i muscoli, tesi fino allo spasmo, e fu allora che il suo cuore si risvegliò. Iniziò a pulsare più veloce, non era una corsa forsennata, ma le sembrò di sentirlo spingere con forza contro le sue costole.

- Non..non cambierebbe niente?- sussurrò Hermione.

Ginny scosse la testa. Strinse più forte la sua mano e le sorrise. - Andrà tutto bene -

Hermione sospirò – E se..e se ho ragione?-

Il sorriso di Ginny virò in modo inquietante, i suoi occhi divennero vispi e l'espressione furbesca della piccola di casa Weasley fece tremare di nuovo Hermione.

- Vorrà dire che in questa stanza c'è un Weasley di troppo -

La forza delle sue parole risucchiò tutta l'energia dal corpo di Hermione. Con un lamento disperato si prese la testa fra le mani. - Non posso avere ragione – mormorò, la voce ovattata dalle sue dita.

Ginny scoppiò a ridere. - Oh cielo, non vedo l'ora di vedere la faccia della mamma -

- Ginny ti prego..-

- Hermione guardami!- esclamò Ginny, con voce talmente secca che Hermione quasi si spaventò. Alzò lo sguardo e vide gli occhi dolci e rassicuranti della sua migliore amica. - Apri quel dannato libro, spiegami cosa devo fare e facciamola finita!-

- D'accordo, ma stai calma- sbottò Hermione, riuscendo persino a sorridere.

- Adesso sì che ti riconosco – ribatté lei, battendo le mani, il sorriso carico di aspettativa.

Hermione afferrò il libro, lo aprì alla pagina giusta e insieme lessero le istruzioni. Era un incantesimo piuttosto semplice, sembrava alla portata di due streghe come loro. Ginny provò il gesto con la bacchetta e poi scosse le spalle con tranquillità.

- Penso di aver capito – concluse.

Hermione lanciò il libro sul banco senza tante cerimonie, e raddrizzò la schiena. Annuì una volta, Ginny alzò la bacchetta e la punto contro la sua pancia.

Panico.

- No aspetta!- gridò Hermione.

Ginny alzò gli occhi al cielo. - Hermione ti prego..- borbottò.

- Non possiamo farlo – si lamentò, riprendendosi il viso fra le mani per poi afferrarsi i capelli.

- Perché?- chiese Ginny esasperata.

- E se..- ma la voce di Hermione si spense. Non poteva dirlo a voce alta. Non poteva. Non riusciva nemmeno ad elaborare quel pensiero. Perché era assurdo. Surreale. Sapeva di sbagliarsi, sapeva di essere spaventata da un incubo che non sarebbe mai stato reale. Ma faceva comunque paura. Tossì, cercando di recuperare la voce. Guardò Ginny, i lineamenti induriti perché infondo lei sapeva benissimo quello che Hermione stava per dire. Ritentò con più coraggio. - E se lui non lo volesse?-

Ginny sospirò e chiuse gli occhi. Hermione temette di essere Schiantata da un momento all'altro.

- E. Semplicemente. La. Cosa. Più. Stupida. Che. Io. Abbia. Mai. Sentito. Uscire. Dalle tue maledettissime labbra- sbottò, spalancando gli occhi con un lampo di follia nelle iridi profonde.

- Ma..-

Lo sguardo tagliente di Ginny interruppe il suo tentativo. Hermione si limitò a fissarla con un'espressione di puro terrore. Poi tutto improvvisamente cambiò. Il suo cuore iniziò a pulsare rapidamente. I suoi muscoli si rilassarono di nuovo. La tensione sulle sue spalle si allentò. Lentamente, il suo respiro divenne lento e rilassato. Lei era Hermione Granger. E non aveva paura. Mai. Ginny sorrise quando vide comparire, finalmente, quella fiera espressione battagliera che solo Hermione sapeva sfoderare. Si sorrisero, Ginny alzò la bacchetta e Hermione annuì.

Fu veloce, molto veloce. Ginny ruotò il polso e un filo argenteo scivolò fuori dalla punta della sua bacchetta. Colpì la pancia di Hermione e lei lo sentì scendere dentro di sé. Era una sensazione meravigliosa, rassicurante. La sua pelle divenne calda, mentre quel filo continuava a entrare come un piccolo ruscello dentro di lei. Sentì un calore profondo nascere dentro di lei e irradiarsi quasi fino alla gola. Entrambe fissavano il flusso argenteo. Pochi secondi dopo, anche se parvero ore, quel flusso cambiò.

Divenne oro. Oro puro.

Ginny lasciò andare il braccio. L'incantesimo si ruppe e il flusso dorato scomparve. Sollevarono lo sguardo nello stesso istante. Il cuore di Hermione scatenò la sua vera corsa. Ora era inarrestabile, pulsava rapido, spingendo con tutta la sua forza. Il calore non era scomparso, era ancora lì dentro di lei. Hermione impiegò molto tempo per capire che non era il calore dell'incantesimo sonda, ma era il suo. Era l'emozione. Era un senso inspiegabile di amore e folle determinazione.

Era la vita che pulsava dentro di lei.

- Hermione..- sussurrò Ginny, mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia.

Hermione chiuse gli occhi e lasciò andare le lacrime che premevano dietro ai suoi occhi. Sentì le braccia di Ginny avvolgerla, si aggrappò a quell'abbraccio, liberando ogni emozione che provava. Ginny la strinse, Hermione respirò quel profumo di cannella che aleggiava sui suoi capelli. Il profumo di casa.

Il profumo della sua famiglia.

 

Ore dopo, nel silenzio del dormitorio, Hermione rigirava fra le dita un Bolide in miniatura. Glielo aveva regalato Fred. In realtà era una scatola dal meccanismo magico. Hermione sorrise. Appoggiò le labbra sul Bolide e quello si aprì. Al suo interno, un anello d'oro brillava.

 

- Che cos'è?- chiese Hermione curiosa.

Fred sorrise, e rigirò il piccolo Bolide fra le dita – Il tuo regalo per il diploma -

- Ma non mi sono ancora diplomata – precisò Hermione, la fronte aggrottata.

Fred alzò gli occhi al cielo. - Sei sempre la solita. Lo so. Infatti non devi aprirlo ora-

- E quando? - chiese divertita.

Fred scosse le spalle. - Lo capirai da sola -

Ridendo, Hermione lo baciò. - Ci vediamo a giugno -

Con un sospiro rassegnato, Fred rispose – Sempre che tu non abbia cambiato idea -

Hermione gli rivolse un'occhiataccia e si avviò verso la porta dei Tiri Vispi.

- Se cambi idea mandami un gufo!- le gridò dietro lui.

Hermione sventolò la mano e urlò – Non mi mancherai!-

L'eco della risata di Fred sembrò seguirla fino al castello.

 

Hermione aveva aperto il Bolide dopo cena. Era rimasta a contemplare quell'anello per quasi un'ora. Poi aveva letto il piccolo biglietto incastrato dentro.

 

Forse il nostro non è stato un matrimonio molto convenzionale. Ma i simboli sono importanti. Voglio che il mondo sappia che sei mia, e mia soltanto.

 

Sorridendo, Hermione prese l'anello dal Bolide aperto e lo indossò. Le stava davvero bene. La prova che era sposata con Fred Weasley. Hermione si lasciò sfuggire un sospiro. Ripensò a se stessa, anni prima, in quello stesso letto a baldacchino. Se una Hermione Granger armata di Giratempo fosse piombata su di lei per dirle che si sarebbe innamorata di Fred Weasley e lo avrebbe sposato, probabilmente si sarebbe messa a ridere. E si sarebbe sbagliata.

Rilassò la testa contro il cuscino, strinse il Bolide chiuso fra le dita e lentamente si addormentò.

Oh Weasley, non vedo l'ora di vedere la tua faccia quando saprai cosa ti aspetta..

 

 

 

L'Espresso di Hogwarts rallentò quando si avvicinò alla stazione. Hermione guardò fuori dal finestrino. Il treno stava curvando e la banchina era ancora nascosta. Le sue spalle si irrigidirono. Sentì la mano di Ginny stringere la sua.

- Andiamo?- chiese la ragazza.

Hermione annuì e la seguì fuori dallo scomparto. Con un piccolo sussulto, il treno si fermò. Prima di aprire la porta del vagone, Ginny le sorrise. Hermione ricambiò, provando un senso di leggerezza che non si sarebbe aspettata di provare. Quando Ginny aprì la porta, un raggio di sole colpì la banchina. La ragazza spiccò una corsa e tre secondi dopo era fra le braccia di Harry, che la stringeva forte. Hermione li guardò sorridendo e provò un'ondata di tenerezza nel vedere i suoi migliori amici di nuovo insieme. Per quanto Ginny ci scherzasse sopra, Harry le era mancato da morire.

Scese l'ultimo gradino, e il suo sguardo venne catturato dal quella strana forza che la attirava sempre verso di lui. Una magia strana e potente che non avrebbe mai avuto un nome, né una spiegazione. Fred la aspettava appoggiato alla colonna. Le sorrise. Era il suo sorriso, quello riservato a lei. Hermione corse verso di lui, fu talmente veloce che quasi Fred non fece in tempo a staccarsi dalla colonna. Finì fra le sue braccia, lo strinse forte. Il suo cuore batteva ancora lento. Hermione appoggiò l'orecchio sul suo petto e sentì che il cuore di Fred, invece, batteva furioso.

- Non dirmelo: ti sono mancato!- scherzò.

Hermione alzò lo sguardo e sfoderò un sorriso fiero. - Solo un po'-

Ridendo, Fred la baciò. Hermione si lasciò cullare da quel bacio. Era a casa. Era con lui. Il suo cuore accelerò.

Lentamente, si separarono. Hermione rivolse un'occhiata fugace a Ginny. La ragazza stava guardando verso di lei, un sorriso emozionato e gli occhi lucidi. Distolse lo sguardo per baciare Harry, ma prima le rivolse un occhiolino.

Hermione sorrise divertita e guardò Fred. I loro occhi si incatenarono. Fred le sfiorò l'anulare e accarezzò l'anello.

- Quale momento hai scelto per aprirlo?- chiese curioso.

Hermione lo fissò assorta, poi cercò con le dita la sua mano e la strinse. Abbassò lo sguardo sull'anulare di Fred e vide lo stesso identico anello.

- Ho tirato a indovinare – rispose vaga.

- E hai sbagliato – sentenziò lui, fingendosi deluso.

- Cosa?- chiese lei allibita.

- Hai sbagliato! Dovevi aprirlo la sera stessa, era quello il mio piano – spiegò lui, alzando gli occhi al cielo quando la vide ancora confusa. - Dovevi aprirlo, emozionarti e scrivermi che no, non volevi stare un mese senza vedermi, e al diavolo i M.A.G.O. -

Hermione scoppiò a ridere. - Mi dispiace, Weasley, ma i tuoi piani sono talmente contorti da essere spesso indecifrabili. Per di più – aggiunse, alzando il mento e sfoderando un cipiglio severo – non avrei mai ceduto su un argomento tanto importante come gli esami finali -

Sbuffando, Fred le accarezzò un guancia. - Distruggi i miei piani da troppo tempo ormai, devo farmene una ragione -

- In realtà, sei tu ad avere quasi distrutto la mia carriera accademica finale – mormorò Hermione, fingendosi seria, ma le sfuggì comunque un sorriso.

Fred aggrottò la fronte, l'espressione sinceramente confusa. - E come avrei fatto scusa?-

Il cuore di Hermione rallentò di nuovo. Era calmo, tranquillo. Troppo emozionato per correre veloce. Era arrivato il momento di dire la verità.

Con un sospiro, Hermione mormorò. - Sei ancora convinto di passare il resto della tua vita con me?-

- Mai stato più sicuro di qualcosa in vita mia, Granger -

Sorridendo, Hermione gli prese la mano. E la appoggiò sulla sua pancia. Avrebbe potuto scegliere tanti modi di dirglielo. Durante il viaggio verso Londra Hermione li aveva provati tutti nella sua mente. E non ne aveva scelto nessuno. Improvvisò, guidata dall'espressione ancora confusa e attenta di Fred, dai suoi occhi profondi, occhi che le leggevano sempre dentro.

- Spero prenda l'intelligenza da me- sussurrò divertita, mentre con l'altra mano accarezzava la guancia di Fred. - Ma spero che ti assomigli in tante altre cose -

Fred sembrava paralizzato. La fissava immobile, lo sguardo perso. La sua prima vera reazione fu accarezzarle la pancia con le dita, la presa di Hermione ancora stretta sulla sua mano. Poi, come un raggio di sole, un sorriso spuntò sul suo viso vispo e allegro. Appoggiò la fronte a quella di Hermione e chiuse gli occhi. Hermione sentì i suoi riempirsi di lacrime. Fred li riaprì e con la mano libera asciugò una lacrima sulla sua guancia. Anche lui aveva gli occhi lucidi. E il suo respiro era lento, ma profondo.

- Se prende anche solo un quarto del mio talento per i guai sei spacciata – le sussurrò.

Hermione rise – Posso cavarmela. Tienilo lontano da George per buona parte della sua vita, però!-

Fred scattò all'improvvisò e la baciò. Fu un bacio così profondo e lento che Hermione dimenticò tutto. Non erano più sul binario, non erano più circondati da studenti, amici e parenti. Erano soli. In quell'oblio che apparteneva solo a loro. In quel bacio, Hermione riuscì a sentire tutte le emozioni che Fred provava e capì di essere riuscita a tasmetterle a lui. Non servivano le parole, bastavano quelle carezze, bastava quel vuoto di fiamme in cui erano sempre scivolati insieme. In cui sarebbero rimasti per sempre. Insieme. E non più soli.

Quando si separarono, Hermione rimase sospesa in un istante di pura felicità. Occhi negli occhi, le mani intrecciate, le labbra vicine.

- Andrà tutto bene – sussurrò Fred.

Con un sorriso, Hermione sfiorò di nuovo le sue labbra. - Ne riparleremo fra qualche anno, Weasley!-

Ridendo, Fred la abbracciò di nuovo. Hermione si lasciò cullare dalle sue braccia. Rivolse lo sguardo verso Harry e Ginny. Forse la ragazza aveva raccontato tutto al suo migliore amico, perché lui la guardava con occhi emozionati, stringendo Ginny a sé. Le sorrise. Hermione ricambiò.

Con un gesto quasi inconscio, Harry si grattò la fronte e sfoderò un mezzo sorriso esasperato. Hermione si lasciò sfuggire una risata.

Chiuse gli occhi e strinse forte il corpo di Fred. Respirò quel profumo di cannella, erba fresca e aria frizzante. Il profumo di Fred. Il profumo della sua famiglia.

Sì. Andrà tutto bene.

 

 

Fine

 

 

 

Dice l'autrice:

Siamo giunti alla fine! Questa storia mi mancherà tantissimo. Sono sicura che ci siano degli errori e che, in generale, avrei potuto fare di meglio, ma sono davvero legata a questa storia. E lo dico consapevole di averla abbandonata per quasi 10 anni! Come tutti i grandi amori, abbiamo fatto un giro immenso e ci siamo ritrovate. L'ho conclusa come ho sempre saputo che l'avrei conclusa. Attendo le vostre critiche, le vostre opinioni e le vostre recensioni.

Voglio dedicare questo finale proprio a voi: ho pubblicato il primo capitolo tremando come una foglia. Ciò che mi avete regalato, capitolo dopo capitolo, è stato indescrivibile. Mi avete sostenuta e incoraggiata, e mi dispiace da morire avervi abbondanate per 10 anni.

Il mio percorso qui, non finisce! Sto già scrivendo altro, per cui tenete in alto le bacchette: prossima settimana esce il primo capitolo di una raccolta! E ho in cantiere anche un'altra storia, ma vi farò attendere un po', perché voglio capire che forma sta prendendo!

Nel frattempo, GRAZIE, infinite di tutto.

Baci di Mielandia

Amy

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2243757