Il fantasma di Via Biline

di Panino2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano ma simpatico ragazzino ***
Capitolo 2: *** Via Biline ***
Capitolo 3: *** La chiave ***
Capitolo 4: *** L'uomo in nero ***
Capitolo 5: *** Uno strano atteggiamento ***
Capitolo 6: *** L'apparizione ***
Capitolo 7: *** Una scoperta inaspettata ***
Capitolo 8: *** Colline stile liberty ***
Capitolo 9: *** Una frase in sospeso ***
Capitolo 10: *** Tu sei un mostro! ***
Capitolo 11: *** Intrappolati nell'altra dimensione ***
Capitolo 12: *** La sparizione ***
Capitolo 13: *** Fuori uno! ***



Capitolo 1
*** Uno strano ma simpatico ragazzino ***


CAPITOLO 1

Uno strano ma simpatico ragazzino

Ciao, questa è la mia prima storia.
Spero siate clementi con me, infondo ho solo dodici anni :)
Ringrazio inoltre Luna1991, la mia Beta per questa storia.
Spero che questo capitolo vi piaccia, buona lettura! 


 

Erano le 10 del mattino. Lo dicevano le campane.                                                               
Era l’ora di storia nella seconda media al primo piano e la professoressa stava interrogando tre sventurati ragazzi.                                                                                                                                               
Zoe ed Emily Kermes non adoravano particolarmente storia, ma l’ultima era interessata al Seicento: quello era il periodo dei “Tre Moschettieri” che a lei piacevano molto perché combattevano con il cuore. Luigi, loro amico e compagno, era molto interessato alla Prima Guerra Mondiale e ai segreti del Secondo Reich. 
Come ben si sa, durante l’interrogazione, nessuno era attento: chi giocava con le cartacce, chi si lanciava le penne e chi si scriveva bigliettini indecifrabili.                                                                   
Ad un certo punto la professoressa fece una domanda a tutta la classe. Calò il silenzio più totale: nessuno era stato attento, quindi nessuno era in grado di rispondere!                                                                                                                 
La professoressa mise un richiamo sul registro a tutti, così l’intervallo che seguì non fu dei più allegri.
 Dopo le lezioni, usciti dal cancello della scuola, Emily e Luigi sentirono alle loro spalle una voce familiare.
“Ciao!”                                                                                                                           
Si girarono e si trovarono davanti una faccia bianchissima, con degli occhi color carbone.
Era di statura piccola e indossava una felpa blu notte.                                                
Aveva un’aria persa e si capiva che era proprio lui, Max, il loro amico inglese.                                                                                 
In quel momento sopraggiunse Zoe, la sorella di Emily, anch’essa amica di Max.
Sulla strada di ritorno per casa, chiacchierarono intensamente di cose futili come il pranzo, gli animali, la geografia, le amicizie e giocarono a numerosi giochi con le parole, a volte anche inventati. 
Discussero pure di quella famosa “Fine del mondo” di cui tanto si parlava e Max faceva i soliti commenti inutili e insensati.                                                                                                                                                                                     
Una cosa che stupì molto tutti fu che l’inglese non si ricordasse il suo cognome, una cosa inconcepibile!
Alla fine Zoe, Luigi ed Emily notarono con curiosità il fatto che il loro amico faceva trapelare il suo sempre maggiore interesse per gli oggetti moderni, come se non fossero a lui familiari.                                                                                            
Arrivate a casa, le sorelle Zoe ed Emily si fissarono in testa che Max non era del tutto normale, con i suoi strani discorsi fuori tempo; però era tutto sommato simpatico e gentile.                                                                                                                          
I tre amici Emily, Luigi e Zoe invitarono spesso a casa loro quello strano ma simpatico ragazzino. Cominciò così una vera e propria amicizia, molto più profonda di quelle “amicizie” finte nelle quali non esiste nessuna intesa.
Siccome la prima ragazzina era brava nel tiro a volo, decise di dare delle lezioni anche al suo amico inglese, che imparò velocemente e diventò subito un bravo tiratore. Luigi, che sapeva suonare bene molti strumenti, gli insegnò a capire la musica. Mentre Zoe gli insegnò ad andare a cavallo, dato che sapeva in modo eccellente, e lui imparò quasi subito. Il ragazzino scoprì ben presto di amare il tiro a volo e chiedeva ogni giorno sempre più informazioni sull’ argomento a Emily.

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Capitolo 2
*** Via Biline ***


CAPITOLO 2
Via Biline

                                                                                                                                                                   
In questo capitolo viene presentato un luogo
fondamentale per lo svolgimento della storia.
I tre amici protagonisti saranno coinvolti in un 
fatto spaventoso che ...

                   
Con il passare del tempo i nostri amici scoprirono che Max abitava in una certa Via Biline, proprio vicino alle loro case.
Quella via godeva di bruttissima fama: ricca di ville e condomini, collegava direttamente il paese alla campagna. Di giorno era molto frequentata, ma di notte era completamente spopolata: gli abitanti si chiudevano in casa appena tramontava il sole.
Chiunque sarebbe passato di lì appena venuta la sera avrebbe trovato abitazioni sprangate, con finestre chiodate e allarmi inseriti. L’unica volante della polizia che era passata in quella via di notte non era più tornata e così dal quel giorno la stradicciola maledetta fu depennata dall’elenco delle strade italiane.
Alcuni testimoni dicevano che in quella via, nelle ore buie della giornata, si sentivano rumori inquietanti e si vedevano strane forme dirigersi verso un cantiere abbandonato nel quale si trovano due cumoli altissimi di terra denominati per le loro forme assolutamente stravaganti  “Colline stile liberty”. Nessuna di queste cose fu mai ufficialmente dimostrata, ma una via così mal considerata non fa certo venir voglia di ridere.
Ai nostri amici piaceva passeggiare di tardo pomeriggio, soprattutto in quei giorni d’inverno nei quali le giornate erano più brevi e già alle cinque si poteva andare a passeggio in piena oscurità.
Ovviamente non si andava mai verso via Biline, così Max non partecipava mai a queste camminate per la cittadina.
Un giorno, in paese, venne organizzata una lotteria e a tutti i ragazzi volenterosi vennero distribuiti dei biglietti da vendere nelle vie della borgata. Zoe, Emily e Luigi ovviamente si offrirono volontari e venne assegnata loro Via Biline.
Dopo aver venduto i biglietti casa per casa i tre ragazzini raggiunsero un’ abitazione semi abbandonata con un giardino incolto e tutte le finestre serrate da persiane marcite. L’intonaco della parete esterna della casa era in parte staccato ed era caduto a grandi pezzi nel vialetto che tagliava a metà il giardino. Un cane mingherlino, dal pelo grigio e bianco, completamente abbandonato, stava di guardia ad un cancelletto dipinto di nero pece: un colore freddo che incuteva timore.
Un campanello elettronico fornito di luce incorporata stava attaccato sopra un contatore del gas e sotto era affisso un bigliettino di carta sgualcito e umido sul quale vi era scritto in caratteri neri e austeri:”Dimora dei signori Burton”.
I tre ragazzi esitarono un po’ a suonare il campanello di quella lugubre casa, però si fecero avanti e tremanti premettero il pulsante luminoso del campanello
“DRIIIN!” Nessuno rispose.
 “DRIIIN!” Questa volta si sentì un rumore dal citofono e una voce cavernosa rispose:”Chi è?”
Zoe, la più esperta nel parlare agli sconosciuti, rispose non senza un po’ di timore:”V-vendiamo dei biglietti per la lotteria del paese. Siete interessati?” La voce dall’ interno rispose:”Mmmm...E di quale paese?” Zoe restò sconcertata.”Ma del nostro, naturalmente!” La voce  disse:”Ah, già. Aspettate un momento.”
Dopo mezzo minuto si sentì uno sparo proveniente da quella spaventosa  abitazione.
 I tre amici ebbero una fifa tremenda e scapparono a gambe levate da quella spaventosa via.
Corsero, corsero finchè non ce la fecero più.

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Capitolo 3
*** La chiave ***


 

 

CAPITOLO 3
La chiave

In questo capitolo appare un 
oggetto particolarmente insolito
e apparentemente inutile, però ...


Quella notte Zoe, che era stata l’unica del gruppo a toccare il campanello della casa maledetta,  fece un sogno terribile: Max, il loro grande amico, usciva dalla porta di quella orribile abitazione e, tramutatosi in  fantasma, girava per il paese  assassinando. Un sogno incredibile e apparentemente impossibile.
Con il passare dei giorni, Zoe si prese una bella polmonite e sull’indice destro, il dito che aveva utilizzato per suonare al campanello della casa degli orrori, erano comparse strane bollicine biancastre, circondate di un alone rossastro; un fenomeno che neanche i medici seppero spiegare.
Mentre la salute di Zoe andava peggiorando, Luigi ed Emily si convinsero sempre di più che il malore e il sogno terribile fossero dovuti a quell’abitazione mostruosa e così, con tanto coraggio, decisero che prima o poi sarebbero andati in Via Biline con il buio.
Il giorno dopo, Emily andò alla sua solita lezione di teatro che si teneva una volta alla settimana, ma sempre pensando a quanto accaduto il giorno appena passato.                                                       
Arrivata a teatro l’insegnante fece far le prove sulla storia che gli allievi del corso avrebbero messo in scena: ”Un canto di Natale” di Charles Dickens.
La ragazzina avrebbe dovuto recitare nella scena in cui Scrooge cadeva dal suo letto per incontrare lo Spirito del Passato. Quando fu il momento di cadere l’insegnante di teatro azionò la botola che c’era sul palco usata nelle scene in cui un personaggio cade ed Emily precipitò per qualche secondo che le parve interminabile.
Una volta caduta sotto la scena notò che c’era un buio pesto, ma si poteva distinguere una luminosa chiave d’ametista che brillava sul pavimento, proprio come quella infilata nella serratura della porta della casa dei signori Burton.
La giovane era terrorizzata, ma spinta dalla curiosità prese comunque con sé la chiave.
Intanto, a casa dei signori Burton, c’era un gran trambusto. La chiave d’ametista era scomparsa e i proprietari erano infuriati.
Decisero allora di uscire dalla loro dimora per scoprire che fine avesse fatto l’attrezzo.

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Capitolo 4
*** L'uomo in nero ***


CAPITOLO 4
L'uomo in nero

 

Questo capitolo è davvero da non
perdere per chi ha intenzione di leggere
la mia storia: infatti vengono presentati 
un luogo e una persona fondamentali
anche in seguito.
Spero vi piaccia! :-)


Quello stesso giorno Emily e Luigi si incontrarono verso le sei di sera per la grande impresa: andare in Via Biline di notte!
Alle sei e un quarto tutti i preparat
ivi erano stati effettuati: Luigi aveva portato un piccolo zaino nel quale erano stati inseriti una torcia elettrica, un coltellino svizzero e un berretto.
Fuori il cielo era color carbone e coperto di nubi anch’esse nero pece. I due ragazzini avanzarono tranquilli per tutta la via in cui abitavano, ma appena raggiunsero quel piccolo vicolo che li conduceva direttamente nella parte centrale della strada misteriosa, avanzarono cauti finché non entrarono nella vera e propria Via Biline.                                                                        
Il viale era completamente buio, eccetto una piccola traversa illuminata da una fila di lampioni, per la metà spenti, che conduceva alle tristemente famose “Colline stile liberty”.
“Chissà se Max abita davvero qua.” disse Luigi                                                                             
In quel momento una piccola luce in fondo alla via laterale si accese e i due sussultarono.
“Cosa vuoi che sia!” riprese il ragazzino, nascondendo la paura che gli fremeva nel corpo.
“Sì, dai, cosa vuoi che sia, andiamo in quella traversa” rispose Emily, cercando di nascondere un tremolio di denti.
I ragazzini avanzarono lentamente fin quando non si sentì sbattere una finestra; un nuovo sussulto attraversò tutte le loro membra.
“Cosa vuoi che sia!” ripeté in tono forzatamente calmo Luigi.
I due proseguirono ancora più cautamente ma appena raggiunto il centro della strada si sentì qualcosa di metallico cadere. I due si voltarono, ma non videro nulla.
“Cosa vuoi che sia!” riaffermò per la terza volta Luigi, in un tono che nascondeva un deciso spavento.
Gli spaventati ragazzini avanzarono ancora, ma appena raggiunto il primo lampione acceso si fermarono davanti ad un’ombra, nascosta dietro al palo della luce. Improvvisamente apparve una terribile figura che doveva avere circa quarant’anni, completamente vestita di nero, in frac, con una lunga coda di rondine che le toccava i piedi, dei pantaloni di seta rigata, dei mocassini cuciti in cuoio, un bastone da passeggio in legno decorato d’oro stile Ottocento e un cappello a cilindro con un’ampia visiera tutt’intorno, anch’esso completamente nero.
I due ragazzini si fermarono terrorizzati davanti a quella figura imponente. Nessuno disse nulla per qualche interminabile secondo, poi l’uomo in nero cominciò per primo a parlare:”Attenzione, sta arrivando!”
Prima che i due ragazzi sbalorditi e spaventati potessero rispondergli egli si diresse verso le “Colline stile liberty”, diventando prima sbiadito, poi semitrasparente, quindi evanescente, finché non raggiunse il cantiere abbandonato, dove scomparve completamente, proprio come un fantasma.
I due poveri sfortunati, senza pensare alle parole della strana creatura e senza nascondere il proprio terrore, corsero a perdifiato attraversando tutta Via Biline, tutto il vicolo percorso all’andata e tutta la via dove abitavano, fino a chiudersi terrorizzati nelle proprie case.
Mentre ai due ragazzini accadeva ciò, a casa Kermes la madre delle due sorelle era disperata per quanto successo a sua figlia malata.
Quando Zoe andò a dormire, cadde subito nel sonno. Dopo circa mezz’ora si svegliò di soprassalto e guardò l’orologio: segnava le undici e un quarto. Pensò di tornare a dormire, ma la colpì un particolare: la finestra della sua camera da letto era aperta: Qualcuno era entrato!
Alla ragazzina venne una paura tremenda; si infilò sotto le coperte, ma sentì un freddo tocco ai piedi.
Terrorizzata, uscì da sotto le lenzuola e si trovò davanti una figura evanescente, trasparente che la fissava; la giovane credette di sognare, comunque urlò di paura.
La figura trasparente la tranquillizzò, ma aveva una voce ansiosa:”Non ti preoccupare, sono solo un fantasma. Tu l’altro ieri hai suonato il campanello di casa mia, si capisce da quel segno sul dito; sono qui per chiederti se hai preso tu la chiave della mia abitazione.”
Zoe era ancora molto spaventata, ma rispose comunque:”No, non l’ho presa io, non so nemmeno di cosa stia parlando. Scusi, una curiosità, ma lei è quella persona che abita al numero 60 di Via Biline?”
Il fantasma disse:”Sì, sono io. Ma stai tranquilla, se hai sentito degli spari, sarà nostro figlio; lui è bravo nel tiro a volo. Quel giorno, quando hai suonato al campanello di casa mia, c’era qualcun altro con te?”
“S-sì, Luigi ed Emily, s-sono mi-miei amici. C’è mia sorella che dorme qui accanto e Luigi abita di fronte a me.”
“Grazie, dormi bene!”disse il fantasma e scomparve.
Zoe si guardò il dito e vide che le bollicine bianche erano quasi completamente scomparse.

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Capitolo 5
*** Uno strano atteggiamento ***


CAPITOLO 5
Uno strano atteggiamento

 

In questo capitolo quasi di tipo
poliziesco comincia a prospettarsi
la parte centrale del racconto, che
ritengo personalmente ricca di suspance.
Buona lettura! :-)                                                                                                                

 
Il giorno dopo, i quattro amici erano di nuovo tutti insieme, pronti per ripercorrere la stessa strada e raggiungere la solita scuola.
Luigi ed Emily erano ancora sensibilmente traumatizzati da ciò che era successo la scorsa sera, Zoe dimostrava ancora qualche segno di spavento, mentre Max era stranamente molto assonnato.
“Come mai sei così stanco?” fu Luigi a rompere il silenzio.
Max rispose:”Ecco … mmm … io … ecco … non ho dormito bene, sì, proprio così, sì!”                        
Ma gli altri tre non erano tanto convinti delle sue parole, forse sospettavano qualcosa.
“Scusa, ma tu in che numero di Via Biline abiti?” riprese sempre Luigi. Max attese di entrare per il grande cancello della scuola e poi ancora qualche secondo, poi si sentì da dietro le loro spalle una voce femminile, calda, sicuramente appartenuta ad una persona adulta:”Max, vuoi salire con i tuoi compagni?!”
I quattro si girarono e subito apparve loro davanti una donna slanciata, di forme graziose, sui trent’anni, dai capelli castani e dagli occhi scuri come la pece, ma brillanti di una luce dolce. Aveva un ampio sorriso stampato in viso, la testa leggermente piegata e un grosso giaccone piumato color verde melma: era la professoressa di Max. Egli si allontanò a passi rapidi, senza fare obiezioni, senza salutare i suoi amici e soprattutto senza rispondere alla domanda postagli.
Il pomeriggio di quello stesso giorno Emily, Luigi e Zoe non smisero di pensare a quanto accaduto quella mattina. Tutto si faceva sempre più misterioso, ma soprattutto c’erano sempre più dubbi su chi fosse Max, che era così sospettoso: non si ricordava il suo cognome, né in che numero civico fosse casa sua e aveva un’aria stranamente persa, come un morto. I tre amici vollero indagare a fondo su queste domande che avevano iniziato a porsi da un po’ di tempo; siccome Max non rispondeva mai ai quesiti da loro posti cominciarono ad andare in via Biline per saperne di più. Di giorno, però, perché di sera avevano troppa paura e scoprirono che gli abitanti del numero 60 della via maledetta aveva molte cose in comune con Max e i suoi genitori.
Quando passeggiavano in quella tetra via in cerca di informazioni, i tre ragazzini avevano delle strane visioni, come delle ombre evanescenti che si muovevano sui muri e sussurravano strane frasi incomprensibili. Dapprima si spaventarono, poi pensarono che fossero delle allucinazioni dovute alla paura per quanto accaduto in quei giorni.
Una sera Emily, che era molto curiosa ed era interessata a scoprire di più sull’accaduto, decise di fare da sola una passeggiata in via Biline, lontano, però, dal lampione dove era avvenuto l’ incontro con l’uomo in nero!                                                                       
Indossava il suo cappotto di panno rosso e i guanti e prese anche un pugnale arrugginito comprato ad un negozietto di antiquariato.
L’aria era fresca e frizzante, erano le cinque e mezzo di pomeriggio ed era appena calato il buio.
La ragazzina passeggiò nella prima parte di via Biline, perché era lì che lei e i suoi amici avevano intravisto delle ombre evanescenti.
Ad un certo punto le sembrò che qualcuno la stesse seguendo, allora si portò una mano vicino alla fodera che conteneva il coltello, si girò, ma non vide nessuno. Proseguì per la sua strada guardando il muro: c’erano delle ombre che si muovevano, come quelle che aveva visto con Zoe e Luigi, solo che erano più visibili. Emily allora non esitò e se la diede a gambe. Corse fino alla casa di Luigi e suonò il campanello.                                                                                                              
Rispose sua madre:”Chi è?”                                                                                                         
“Sono Emily, vorrei parlare con Luigi, è in casa?”                                                              
“Certo, entra pure!”                                                                                                        
I due giovani conversarono e la ragazzina espose la situazione senza tralasciare alcun particolare. Dopo cena erano già tutti e due pronti per partire per la seconda volta insieme.

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Capitolo 6
*** L'apparizione ***


CAPITOLO 6
L’apparizione

 

In questo capitolo i giovani coraggiosi
Emily e Luigi si ritroveranno per l'ennesima
volta nella misteriosa Via Biline, dove ...


I due raggiunsero Via Biline poco dopo le otto e un quarto di sera.
Il cielo era scuro e le nuvole coprivano completamente il firmamento, sicché l’unico luogo in cui si vedeva qualcosa era la traversa maledetta.
Questo era il progetto dei ragazzini: raggiungere il punto nel quale Via Biline si perdeva nei campi, fermarsi ad analizzare il numero 60 e poi raggiungere il termine opposto, bloccato da una serie di transenne legate fra loro da una fascia di plastica rosso-bianca, che immetteva su di una rotonda in costruzione di una strada trafficata ed infine ritornare per il piccolo vicolo che riportava sulla minuscola piazzetta che si trovava poco oltre la metà della via in cui abitavano.
I due si fiondarono quindi verso il termine di Via Biline che si trovava vicino ai campi, evitando accuratamente la traversa di cui avevano molta paura.
Raggiunto quel posto, Emily e Luigi si fermarono a osservare le piantagioni e fu allora che si presero un terribile spavento: da un angolo di una collinetta che si trovava poco oltre il luogo dove il terreno da asfaltato diventava sterrato e finiva Via Biline, si udirono vocii misteriosi ed incomprensibili, di tono flebile e perso, che mettevano davvero terrore. I due tralasciarono il piano e corsero verso il lato opposto di Via Biline, scavalcarono la transenna e si fermarono in mezzo alla rotonda. Ma qui si accorsero di aver commesso un grave errore: per tornare a casa sarebbero dovuti passare o da Via Biline, oppure fare un giro lungo e dispendioso. Il primo faceva paura e basta, il secondo non faceva paura, ma i loro genitori si sarebbero potuti insospettire e preoccupare. Alla fine decisero di passare per la terribile via.
I poveri sfortunati avanzarono per qualche metro poi dalla casa 60 uscirono un gran numero di luci fra l’evanescente e il fosforescente, si avvicinarono lentamente alla piccola traversa e, sotto la luce del primo lampione, le lucine scomparvero e al loro posto comparve una figura bassa. Dai lineamenti sembrava quasi sicuramente un bambino poco più giovane di loro, la cui carnagione era completamente bianca e il corpo semi-evanescente. La figura li fissò da lontano con uno sguardo terribile e penetrante.
I ragazzini saltarono nuovamente in un balzo solo le transenne e corsero terrorizzati lontano da quella via maledetta.
Dopo essersi allontanati abbastanza si ripresero e si diressero verso casa, effettuando però il tragitto lungo.
Arrivarono a casa molto tardi e per questo i loro genitori impedirono loro di uscire dopo cena per una settimana.
Quella stessa notte Emily dormì sonni agitati: quella figura evanescente era sicura di averla già vista, ma non rammentava dove; sembrava un fantasma, ma lei sapeva che i fantasmi non esistevano. Chissà cosa avrebbe detto sua sorella Zoe quando l’avrebbe saputo da lei …
Ad un certo punto si svegliò di soprassalto, sentì una corrente di aria fredda addosso e subito dopo un tocco freddo sulla coperta del suo letto.
La ragazzina era terrorizzata ed urlò di paura quando si trovò davanti una figura trasparente, evanescente, come quella vista la sera prima, soltanto che adulta. La figura che secondo la giovane doveva essere un fantasma la tranquillizzò dicendole:” Non preoccuparti, sono un fantasma che non mangia i viventi. Volevo chiederti se hai preso tu la chiave di casa mia.” Emily ripose:”S-sì, ho preso io una chiave che credo proprio sia la sua. Ma lei è quella signora che abita al numero 60 di via Biline?”
“Sì, sono io. Mio figlio mi ha parlato molto di te e dei tuoi amici.”
“Scusi, ma come si chiama suo figlio?”
Ma lei scomparve insieme alla chiave che aveva preso da sotto il comodino.
La mattina seguente la ragazzina raccontò a sua sorella tutto ciò che era successo la notte scorsa, Zoe rimase sconcertata e ammise che quella stessa notte aveva avuto delle visioni che mostravano una figura adulta, del tutto simile a Max in età avanzata, come se fosse sua madre, toccarle la federa e sparire letteralmente davanti ai suoi occhi. Mentre i tre si trovavano a scuola, la federa del letto di Zoe si incendiò dal nulla, avendo come focolaio il luogo dove, secondo le visioni della sorella di Emily, aveva toccato quello strano fantasma; stranamente il fuoco non si sparse e l’unica cosa lesionata fu il letto.
Quella sera i due giovani si prepararono a compiere un’altra impresa in Via Biline, ma prima delle sette, per evitare l’ira dei genitori.
Seppure quella giornata fosse più buia del solito, la terribile via non aveva serbato sorprese per i due poveri amici, anzi, poterono perfino raggiungere il margine delle “Colline stile liberty”, senza però entrarci, e sulla via del ritorno incontrarono una coppia di turisti stranieri che attraversava sconcertata quella via completamente deserta.                                                                                  

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Capitolo 7
*** Una scoperta inaspettata ***


CAPITOLO 7
Una scoperta inaspettata

 

In questo capitolo i protagonisti
faranno, appunto, una scoperta inaspettata,
fondamentale per lo sviluppo
della storia, ovvero ...                                   

La notte dopo, Luigi dormiva pacificamente nel suo letto quando venne svegliato di soprassalto da un tonfo secco. Nella sua casa era l’unico sveglio. Scese lentamente le scale del primo piano ed improvvisamente una luce lo avvolse e lo circondò come in un vortice di bianco splendore; era come nell’occhio di un ciclone.
Quando la luce si spense bruscamente, si trovò nella casa di fronte, nella camera delle due sorelle sue amiche. Le due ragazzine erano sveglie ma visibilmente assonate e non s’erano quasi praticamente accorte del brusco arrivo del loro amico.
Dopo circa cinque minuti, quando tutti furono abbastanza svegli e preoccupati, da dietro un angolo scuro della camera sbucò una figura inizialmente irriconoscibile, ma che pian piano prese forma in un piccolo ragazzino dalla pelle pallida e gli occhi molto scuri. Era proprio Max!
Ma la comparsa del ragazzo non fu l’avvenimento che più stupì gli sconcertati ragazzi. Ciò che li colpì intensamente fu il fatto che quella figura, che si era rivelata Max, non solo era estremamente silenziosa, ma era anche semi-evanescente: un vero e proprio fantasma!
I tre evidentemente un po’ se lo aspettavano, ma comunque rimasero molto sorpresi: certo non pensavano che Max fosse uno qualunque, ma non immaginavano nemmeno che fosse un fantasma di quelli che si vedono nei film!
I poveri ragazzini inizialmente credettero di sognare e per mezz’ora si riempirono di pizzicotti, finché non gli divennero rosse e graffiate le guance, allora si convinsero che era tutto vero e cominciarono a urlare dal terrore e a cercare di scardinare la porta che era stata chiusa a chiave.
“Calma, calma” fece il fantasma in tono tranquillo alzando una mano. Tutti tacquero improvvisamente, come per magia.
“Sono sempre io, Max” continuò.
“Ma sei un fantasma!” protestò spaventato Luigi.
“E allora?” disse il fantasma;
“L’avevamo sospettato …”  rispose la coraggiosa Emily.
“Bene,proseguiamo” affermò lui “Sono venuto da voi per informarvi di una grande tragedia. Vedete, io posso attraversare le varie linee temporali e perciò sono potutoandare nel futuro e assistere ad un terribile evento. Bene ora vi spiego: fra …”
In quel momento, alle sue spalle apparve un uomo vestito con un frac nero notte, un cappello a semi cilindro anch’esso nero sulla testa, un pugnale argentato nella mano sinistra e un bastone da passeggio nella destra: era proprio quell’uomo in nero che avevano incontrato qualche giorno prima Luigi ed Emily nella traversa di Via Biline.
“Stavo dicendo” continuò ignaro di ciò Max “Che su di voi sta …” Venne interrotto bruscamente: quel malefico uomo in nero gli aveva conficcato il pugnale d’argento, unica cosa che può ferire gli spettri, fra le spalle e l’aveva colpito, probabilmente a morte. Ma il fantasma, che aveva una buona resistenza, non morì sul colpo ed ebbe tempo di ritirarsi per le dovute cure; i due spettri sparirono in un  insieme di luci chiaro-scure.
Emily avrebbe volentieri mandato al diavolo quel perfido signore ,ma non riuscì a dire altro che :”Max …” in un fil di voce e Zoe cacciò un urlo. I tre poveri amici viventi svennero dalla paura.
Il giorno dopo, quando rinvennero, si trovavano stranamente ognuno nella propria camera.
Dopo essersi preparati a dovere, si incontrarono per andare a scuola, ma Max non era con loro: tutti i suoi compagni si chiedevano se fossa malato.
Per i tre amici le lezioni scolastiche di quella mattina furono spente e senza  allegria a causa della sorte del loro amico fantasma; Luigi, Emily e Zoe non parlarono con nessuno dell’accaduto, per paura che non gli avrebbero creduto.
Nel pomeriggio i tre compagni ripensarono spesso a quell’uomo in nero che aveva colpito Max, a quando quel malvagio era apparso a Emily e Luigi vicino a quel lampione, alla casa del fantasma e capirono che prima o poi sarebbe successo qualcosa.                                                           

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Capitolo 8
*** Colline stile liberty ***


CAPITOLO 8
Colline stile liberty

 

Anche in questo capitolo i due protagonisti
Luigi ed Emily hanno deciso di tornare per
l'ennesima volta in Via Biline, ma un fatto
inatteso li costringerà a una rapida ritirata
.                                                                                                                

 La sera successiva, Emily e Luigi vollero scoprire chi era veramente quell’uomo in nero e che cosa avesse voluto annunciare Max la scorsa notte, quindi decisero di tornare in via Biline per avere chiarimenti.
Dopo soli dieci minuti avevano ripercorso tutta la loro via, attraversato la solita piccola piazzetta e si erano inoltrati nel tetro vicolo buio. Ben presto si ritrovarono per l’ennesima volta nella via maledetta.
Stavolta non avevano assolutamente paura di ripercorrerla tutta, la prima traversina illuminata, anzi era proprio ciò che volevano fare.
La stradina era illuminata, anche se in modo molto esiguo, e nonostante questo i due scrutarono dietro ogni lampione, per evitare di rincontrare quel malvagio essere che aveva ferito il loro amico.
La via sembrava interminabile e i poveri ragazzini ci misero quasi mezz’ora per attraversarla tutta. Al termine li aspettavano le “Colline stile liberty”.
Come già detto, queste famose “Colline” in verità non erano altro che un cantiere abbandonato da un bel pezzo. La prima cosa che si notava era un enorme cumolo di terra, alto almeno tre o quattro metri e lungo più di cinquanta; il cantiere era molto esteso, ma per quasi metà non era altro che un vastissimo campo di erbacce incolte. Nascosta da quell’immenso ammasso di detriti, da cui deriva il nome “Colline stile liberty”, stava una grande buca spianata che durante i giorni piovosi si trasformava in un tetro laghetto. A lato della buca e della collinetta si trovava un’imponente gru completamente arrugginita, ricoperta quasi interamente di arbusti rampicanti, tra i quali però si poteva ancora scorgere qualche traccia di vernice gialla o di pellicola antiruggine.
Dietro a quell’oscuro paesaggio si trovava un depuratore dell’acqua in parte fuori uso e dietro ancora un condominio abitato solo al primo piano che si affacciava ad una strada di campagna raramente percorsa.
I due ragazzini cercarono di scrutare quel cantiere, ma la cosa risultava difficile, poiché le alte transenne erano coperte da un fascio di plastica rossa molto resistente e solo a tratti sgualcito.
Ad un certo punto Luigi azzardò:”Max!”
 All’ultimo piano del condominio, cioè al piano completamente disabitato, si accese una lanterna rossa, i due indietreggiarono lentamente, con i volti sconvolti dal terrore.
Raggiunto l’inizio del vicoletto che li avrebbe riportati sulla loro strada i ragazzini cominciarono a sentire vocii soavi e misteriosi, che ripetevano in continuazione parole incomprensibili, proprio come quella volta nella quale si erano spinti fino al limite dei campi coltivati. non si trattennero più: con una corsa da gazzelle in fugaripercorsero la propria via e si fiondarono in casa, senza uscirne più per tutta la serata.
Il mattino seguente Zoe, Emily e Luigi incontrarono Max davanti al cancello della scuola che urlava infuriato al nulla e solo il cielo avrebbe saputo dire il perché; urlava come un poliziotto che arresta un criminale dicendo frasi del tipo “fermo lì!” oppure “mani in alto!“.
I tre amici erano sconcertati e non sapevano cosa pensare. Credevano che il loro compagno fosse matto e non capivano con chi stesse parlando; magari era impazzito per il colpo subito la scorsa notte. Allostesso tempo però erano sollevati dal suo ritorno.
Quando egli smise di parlare li salutò.
Zoe, con molta semplicità e spontaneamente, chiese:”Ma come mai prima parlavi al nulla?”
“Non stavo parlando al nulla” disse Max “c’è una cosa che volevo dirvi già qualche giorno fa: dunqu …”
Ma in quel momento scomparve e i tre rimasero stupefatti da tutto ciò.
In quei giorni Max apparve e scomparve in continuazione.

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Capitolo 9
*** Una frase in sospeso ***


CAPITOLO 9
Una frase in sospeso

 

All'inizio questo capitolo può sembrare
ricco di mistero, alla fine addiritura inquietante,
fatto sta che è fondamentale per i prossimi a venire.
Buona lettura

 
Il tardo pomeriggio del giorno dopo, Emily era in camera sua e  stava facendo i compiti  senza smettere di pensare a quanto le era parso anormale Max quella mattina.
Ad un certo punto sentì un fruscio proveniente dalla finestra e un soffio di aria fredda addosso. La ragazzina si irrigidì e un brivido le percorse tutto il corpo, ma non urlò; davanti a lei si materializzò a poco a poco una figura evanescente dall’aria persa. “Max!” esclamò la ragazzina e l’amico fantasma le rispose agitatissimo:”Devi venire con me, presto! Voi non siete più al sicuro qui, non sapete cosa succederà!” Emily era turbata:”Ma perché? Che cosa succederà?”
Max concluse:”Te lo dirò dopo. Non qui.”
Un secondo dopo i due amici si trovarono a casa di Luigi.
Il fantasma spiegò velocemente anche a lui cosa bisognava fare e tutti e tre insieme raggiunsero il numero 60 di Via Biline, dove lo spettro si fermò improvvisamente.
“Devo dirvi una cosa!” iniziò in tono assai teso Max.
Come due notti prima, dal fondo della strada cominciò a delinearsi una figura scura, che pian piano cominciò a rivelarsi un uomo vestito di nero, che teneva in una mano un bastone da passeggio in legno e nell’altra un piccolo amuleto in oro nel quale era incastonata una pietra violacea dai riflessi scuri e opachi: era il terribile uomo in nero!
I due viventi tentarono di avvisare Max, ma invano: il buon fantasma, senza tener conto degli avvertimenti datigli, era sul punto di rivelare quell’attesa notizia quando l’orribile essere lo toccò con quello strano amuleto.
Intorno al fantasma si crearono dei fili luminosi che lo intrappolarono e come in un gioco di prestigio quei filamenti gli si avvolsero intorno facendolo sparire nel nulla.
Dopo essersi stampato sul viso un sorrisetto ironico anche il malvagio essere oscuro sparì, lasciando i due amici ancora più sbalorditi.
Dov’era finito Max, il loro grande amico? Sarebbe mai tornato?
Intanto il fantasma vagava senza meta in un posto senza tempo e senza spazio dalla brutta fama, un luogo sporco e tetro che incuteva timore solo a sentirne il nome.
Egli andava avanti e indietro per i colli d’erba, che più che colli sembravano piccole montagne di sterpaglie secche e terra buttate qua e là: si trovava all’interno delle temibili “Colline stile liberty”!
Il poveretto urlò di paura talmente forte da far tremare l’erbaccia di cui erano costituite le colline.
Nella casa di Luigi, Zoe ed Emily percepirono un urlo lontano, indistinto, disperato. I ragazzi trasalirono. Chi mai poteva aver urlato così?
I tre amici pensarono di conoscere quella voce, ma non ricordavano a chi appartenesse.
Le alte transenne rivestite di telo rosso che separavano quelle tetre montagne da tutto il resto del mondo erano in verità un vero e proprio muro dello spazio-tempo che le divideva da tutto ciò che conosciamo, dalla nostra dimensione comune, insomma era un vero e proprio universo parallelo!
Sicuramente vi era un portale per collegarle al mondo esterno, nascosto certamente, che solo il progettista del cantiere conosceva. Ora però sorgevano nuovi dubbi: chi era l’architetto di tutto quell’orrore e che fine aveva fatto? Cosa sarebbero dovute diventare le spaventose “Colline stile liberty”? Chi era quel misterioso uomo in nero?
Ovviamente i tre ragazzini erano ancora completamente all’oscuro di tutte queste faccende e non sapevano né dove si trovasse il loro amico fantasma né tutta la storia delle montagnole del terrore; insomma dormivano ancora sogni relativamente tranquilli, agitati solamente dalla scomparsa del loro amichetto Max.
La mattina dopo fu una totale noia a scuola e durante il viaggio di ritorno nessuno osava parlare, sicché si erano visti anche volare sbadigli e così anche per i tre giorni seguenti, finché Luigi e Emily non decisero di ritornare spinti dalla noia e dalla tristezza nella Via nella quale sarebbe dovuto abitare il loro compagno scomparso.  

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Capitolo 10
*** Tu sei un mostro! ***


CAPITOLO 10
Tu sei un mostro !

 

In questo capitolo Emily e Luigi riusciranno 
finalmente ad attaccare il loro perfido
nemico, stavolta però a guidarli ci saranno
due delle più potenti armi che esistano:
la tristezza e la noia. 

 
Siccome Luigi ed Emily sapevano per certo che Max non sarebbe mai apparso di giorno, decisero di passare per Via Biline in tarda serata.
La notte era ancora più scura e terribile di quanto si potesse immaginare, ancora più buia di tutte le altre volte, ma i due amici, spinti da tristezza e noia, continuarono il loro viaggio, ignorando la paura. Ebbero il coraggio di suonare al campanello del numero 60, ma nessuno rispose, quindi decisero di raggiungere le “Colline stile liberty”, ricordandosi della luce accesasi dopo aver urlato il nome del loro amico fantasma due notti prima.
Arrivati ai tumuli di terra non notarono niente di sospetto: dentro non c’era nessuno e tutto era calmo. Decisero di spostare le transenne , ma sembravano incollate con una colla più dura del caolino.
Improvvisamente Luigi sentì un tocco freddo lungo la schiena; si girò quasi pietrificato: per la prima volta in tutta la serata provava un senso di terrore. Un uomo alto, vestito in modo antiquato, cortese, completamente in nero e con un bastone da passeggio nella mano lo guardava in tono severo. Emily si era già allontanata di qualche metro, ma lui rimaneva immobile, nascondendo perfettamente la paura.
“Impressionate” cominciò il terribile uomo in nero “Dove trovate il coraggio di sfidarmi così apertamente? Non sapete che è vietato rimuovere le transenne di questo cantiere?”
“Sei tu il suo progettista, vero!?” ribatté in tono forzatamente fermo Emily.
Lui non rispose, ma si avvicinò al cantiere abbandonato, vi scrutò dentro con aria soddisfatta svelando un lieve sorrisetto, quindi si girò verso Luigi che si era già avvicinato alla sua amica, cercando di nascondere un’espressione di terrore. Come una vera ombra, l’uomo in nero raggiunse in un batter d’occhio i due spaventati amici, che pure non scappavano.
“T-tu s-se … sei un mostro!” balbettarono in coro i ragazzini                                                              
“Ma no!” rispose tranquillamente il terribile uomo, mostrando un sorrisetto malefico.
I poveri umani, che prima tremavano dalla paura, ora cercarono di riassestarsi e nascondere i loro sentimenti, ma quell’omaccione sembrava che sapesse leggere nei pensieri degli altri e capì lo spavento che veramente provano.
“Voi avete paura!” Esclamò lui in tono beffardo.
Luigi l’afferrò per il colletto della camicia e avvicinandosi  al suo orecchio strillò:”Sei tu il progettista di quell’infame cantiere?”
Il mostro in nero lo toccò e lo fece volare per quasi due metri, facendolo sbattere violentemente a terra.
“Insolente” gridò l’uomo.
Ma, se Luigi era stato momentaneamente ammutolito, Emily aveva ancora tutto il fiato nei polmoni e, stando a debita distanza, declamò in tono beffardo:”Sei tu il vero progettista, ti si legge negli occhi!”
Quel tremendo omaccione, che non aveva mai trovato una così ostinata resistenza, si piegò su sé stesso e, stramazzando al suolo, urlò:”Sììììì, sono io!”
La scena era quasi miracolosa: i due ragazzini stavano ritti su due piedi davanti all’impotente spettro, ormai incapace di trattenere la propria  lingua. Era il momento della confessione!

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Capitolo 11
*** Intrappolati nell'altra dimensione ***


CAPITOLO 11
Intrappolati nell’altra dimensione

 
Questo capitolo è formato quasi interamente
da due terribilli rivelazioni, fatte da due 
personaggi completamente diversi tra loro.
Va detto che questo capitolo è molto importante
per il resto della storia, il resto lo lascio a voi! ;)


I due ragazzini cominciarono a sparare una sfilza di domande del tipo “Chi sei davvero?” “Cosa sono le Colline stile liberty in verità?”, senza lasciare il tempo di rispondere.
Quando ebbero finito di parlare l’uomo in nero cominciò:”Come avete già capito da voi, io sono il progettista delle Colline. Mi servivano, erano importanti per me, erano il mio progetto di grandezza! Lnée ... le stavo costruendo per collegare questo mondo con l’oltretomba.
Pu ... purtroppo, dopo un anno di lavori e progetti, tutto si fermò, la cosa stava diventando troppo pe ... pericolosa per la Terra, che correva il rischio di essere completamente distrutta. Decisi allora con  molta saggezza di sacrificare tutte le anime dei miei operai per rinchiudere quel progetto in un’altra dimensione.
L’operazione riusci, ma quel giorno stesso sono stato maledetto ed è per questo che non sono né morto né ...  né vivo.”
“Dov’è Max?” lo interruppe Emily.
“E’ lì dentro, ce l’ho messo io!” rispose l’omaccione quasi urlando.
“E c’è un portale spazio-temporale per raggiungere quell’altra dimensione?” domando invece Luigi.
“Sì ed è il mio ba … Ma che dico!?” Si interruppe l’essere maledetto, alzandosi iuan piedi.
Ora l’uomo spettrale si era ripreso e i due ragazzini erano nuovamente in difficoltà, ma avevano capito qual’era il portale: il bastone nella mano destra del mostro!
I due umani, con un atto di coraggio, si lanciarono tra le sue gambe e, aggrappandosi forte al bastone stettero con gli occhi chiusi per qualche secondo.
Quando l’uomo in nero stava per colpirli con la mano libera, essi si trasformarono in corpi di luce che pian piano diventarono sempre più evanescenti, fino a scomparire.
Riapparvero non molto lontano: sulla cima della montagnola di terra più alta delle “Colline stile liberty”. Avevano proprio ragione: la verga dell’uomo in spigato nero era davvero il portale per raggiungere quel tetro posto!
Ora dovevano trovare Max e tornare sulla Terra riattivando chissà come il magico bastone.
Emily e Luigi camminavano avanti e indietro per le colline sperandoinvano di rivedere il loro amico o di trovare una via d’uscita: quel luogo era davvero inaccessibile e difficile da lasciare!
Quando le speranze cominciarono a svanire sentirono delle frasi spezzate provenire da poco lontano: in quel luogo deserto non erano soli …
Si avvicinarono con cautela, orientandosi con il suono della voce che era sempre più riconoscibile.
Poco dopo davanti a loro videro una figura seduta: era proprio il loro amico Max!
Il fantasma si girò subito verso di loro, rallegrato.
Ad Emily scappò un ululato di gioia:”Max, allora sei salvo!”
“Non del tutto, e nemmeno voi …” rispose il loro amico spettro rattristandosi.
“Cosa intendi dire?” chiese Luigi.
“Vedete, ciò che volevo dirvi da un po’ di tempo è che qui non siete più al sicuro, una catastrofe terribile sta per abbattersi su di voi e c’è un unico modo per sfuggirne.” Continuò li ragazzo-fantasma.
“Oddio, Ma è terribile! E come faremmo a salvarci? Voglio dire, è difficile sopravvivere ad una catastrofe!” ribattè spaventato Luigi.
“L’hai detto, è difficile. Infatti quest’unica possibilità di salvezza dobbiamo ancora scoprirla; la catastrofe sarà causata da quel terribile uomo in nero che avete visto più di una volta, quell’essere è più malvagio di quanto sembri, è uno mostro maligno!”
In quel momento si sentì un vento fortissimo e poi un boato, infine davanti ai tre ragazzi comparve … “ Zoe!” esclamò gioiosa Emily e gli altri due si sentirono sollevati, perché più si è, meglio è!
Max non esitò nemmeno un secondo a spiegare a Zoe quanto aveva appena raccontato agli altri due, mentre la ragazzina spiegò di essersi teletrasportata in quel luogo subito dopo d’aver toccato un particolare oggetto, che somigliava quasi a una chiave, nascosto nell’armadio di sua sorella.

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Capitolo 12
*** La sparizione ***


CAPITOLO 12
La sparizione

Questo capitolo è forse uno dei
più tristi di tutta la storia,
una sparizione terriblie e inaspettata,
ma apripista per una grande vittoria!

 
Ora mancava solo un piccolo particolare: bisognava tornare alla normale dimensione!
Come già avevano capito, l’unico metodo per uscire vivi di lì era riattivare il magico bastone dell’uomo in nero, ma come?
I tre umani non sapevano come orientarsi in quel luogo senza dimensione e senza tempo, erano come persi. I quattro amici rimasero alcuni minuti, che sembrarono ore, assorti in una meditazione profonda, cercando di trovare una soluzione a tutto questo complicato intreccio. Ad un certo punto però accadde qualcosa di strano e inaspettato: il magico bastone, che si trovava appoggiata alla montagnola di terra, si librò nel cielo e si avvicinò piano a Zoe, fermandosi a pochi centimetri dalla sua mano. Improvvisamente, come spinta da una forza soprannaturale, la ragazzina afferrò con mano ferma il randello. In quello stesso istante si accese una luce brillante nel taschino del suo giubbino; spaventata, la giovane vi infilò dentro due dita ed estrasse una piccola chiave in ametista viola. La pietra che componeva tale oggetto risplendeva come una lente colpita da un raggio di sole.
Non ci fu nemmeno il tempo di riprendersi dallo stupore che la chiave, che apriva la serratura della casa dei signori Burton, si incastrò autonomamente sulla sommità del bastone. I due oggetti cominciarono a muoversi in assoluta indipendenza verso le transenne che chiudevano il cantiere abbandonato, separando sempre più Zoe dai suoi amici. Quest’ultima, che assolutamente non voleva separarsi dai suoi affetti, strattonò la verga verso Luigi, che era il più vicino. Ma il bastone non voleva saperne di ascoltare gli ordini del suo possessore e fra i due cominciò un disperato braccio di ferro.
Lo scontro non durò che pochi secondi prima che l’avvenimento fatale, da tutti invano evitato, si avverasse: il bastone, trovata una forza opposta in grado di resistergli, si ruppe in due parti. La ragazzina, il bastone e la chiave diventarono come oggetti luminosi, poi pian piano, dal basso verso l’alto, si incenerirono completamente, trasformandosi in null’altro che cenere.                                                       
I tre ragazzini rimasti nelle Colline si immobilizzarono, non sapendo cosa fare. Emily e Luigi erano diventati bianchi come stracci appena lavati e con la bocca aperta e gli occhi stralunati fissavano con spaventata quel mucchietto di ceneri librarsi in volo e spinto da una leggera brezza varcare la soglia di quello strano cantiere. I tre ragazzini erano così assortiti nella loro disperazione per aver perso la loro amica e per esser stati condannati a vivere nelle “Colline stile liberty” in eterno, che non si accorsero che dall’altra parte delle transenne stava accadendo qualcosa di strano: la brezza cessò e la cenere che una volta fu il corpo di Zoe ricaddero verso l’asfalto della traversa di Via Biline. Improvvisamente da quella polvere spuntò come un fungo la povera Zoe. Essa però era stata separata in modo apparentemente irrimediabile dai suoi compagni tanto da non poterli nemmeno vedere; insomma sembrava condannata a soccombere insieme all’intero pianeta lontana dai suoi amici.
I tre compagni erano talmente rattristati dall’apparente fine della loro amica che non si accorsero che dalle ceneri rimaste nelle “Colline stile liberty” era apparso il loro formidabile nemico: l’uomo in nero. Era lì che li aspettava con il suo solito fare altezzoso ed emise un ghigno minaccioso che fece tremare i tre spaventati ragazzini.
 
 

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Capitolo 13
*** Fuori uno! ***


CAPITOLO 13
Fuori uno !

Questo capitolo è, secondo me, il più complicato
di tutta la storia, succede un fatto che porterà alla
tragica sparizione di due (a differenza del titolo)
esseri di primo piano, il resto sta a voi ... ;-) 

 
“Quanto mi dispiace!” esclamò in tono beffardo quel brutto mostro.
All’udire quella pur troppo familiare voce i tre si girarono sbigottiti.
“Ho messo fuori gioco la vostra simpatica amichetta e pian piano metterò fuori gioco tutti voi!” proseguì esprimendo un cenno di irritazione; nel contempo strinse fortemente la mano e lanciò una rapida occhiata verso Max. Il poveretto, colpito come da un ulcera improvvisa, cadde a terra dibattendosi dal dolore.
“Poi” continuò sempre quel malvagio essere mentre stringeva sempre più la mano e il buon fantasma urlava sempre più dal dolore “Mi vendicherò del mio caro bastone uccidendo voi, stupidi umani, con una morte lenta, dopo una lunga agonia!”
Il povero Max, che ormai era stato gravemente ferito, cadde a terra forse svenuto o forse morto. I due ragazzini tentarono di avvicinarsi a lui, ma l’omaccione li fermò e li sbatté via con estrema facilità. Quei poveri viventi dovevano ritrovare il coraggio che li aveva caratterizzati nella prima sconfitta che avevano inflitto all’ uomo nero!
Appena rialzati, videro l’omaccione avvicinarsi e non poterono che allontanarsi con i lineamenti sensibilmente alterati: non riuscivano a superare la loro paura.
Quel mostro avanzava sempre di più, mantenendo una postura dritta e fiera, a passi lenti e ben calibrati. I ragazzini, invece, scappavano confusamente, praticamente in ginocchio, spingendosi sempre più verso il limite del cantiere e imbrattandosi i pantaloni di fango.
Ad un certo punto, quando i due si trovarono con le spalle al muro, spinto dalla confusione uno dei ragazzi finì con il far inciampare l’uomo in nero, che li aveva raggiunti, facendolo cadere rovinosamente a terra. Ai due giovani, improvvisamente, scappò una risata scrosciante e l’omaccione, rialzatosi, cominciò a indietreggiare, pulendosi il viso a più riprese. In quel momento i protagonisti capirono: per uccidere quell’essere fisicamente, prima bisognava eliminarlo psicologicamente.
I due si alzarono e cominciarono a muoversi in postura ritta, raggiungendo a passi lenti e calibrati il mostro, che era in fuga; le parti si erano completamente ribaltate.
Tutto sembrava andare per il meglio quando, sulla cima della collinetta nei pressi del luogo in cui giaceva Max, l’omone si alzò e con un colpo di mano sbatté in terra i ragazzi, che si trovavano ora completamente sottomessi. L’uomo in nero estrasse da un cinturone nascosto sotto la giacca un pugnale argentato, il pugnale utilizzato per colpire gli spettri!
Tutto stava precipitando. Ormai la lama non distava più di mezzo centimetro dalla gola di Luigi che improvvisamente accade qualcosa di infinitamente strano e inaspettato: Max, che tutti credevano esamine, spiccò un balzo e, trasformandosi in una nube informe, si spinse fin dentro la bocca dell’uomo in nero, aperta in una larga risata malefica. Improvvisamente l’uomo che poco tempo fa si credeva forte e potente, si retrasse all’indietro, lasciando cadere il pugnale e portandosi ambo le mani allo stomaco. I bordi della bocca si creparono e le crepe cominciarono a coprirsi di cenere grigia, gli occhi mandarono bagliori di carboni ardenti e dalla bocca spalancata e dalle orecchie uscirono leggeri fili di fumo che andavano aumentando, i padiglioni auricolari si creparono, si ingrigirono e si polverizzarono insieme al cappello, i capelli si sbiancarono e anche dalle narici cominciarono ad uscire due fili di fumo. Le dita e poi la mano cominciarono a riempirsi di crepe e a ingrigirsi, infine il maligno essere alzò la testa verso l’alto, spalancando la bocca ormai priva di labbra, che erano incenerite, e sputò una lingua di fuoco. I poveri ragazzini rimasero terrorizzati, ma fu un attimo: il terribile uomo cadde pesantemente al suolo, senza più rialzarsi. Era stato incenerito dall’interno. Ma insieme a lui era scomparso anche il buon fantasma che si era sacrificato, forse irrimediabilmente, per eliminare il suo giurato nemico e per questo la vittoria non fu tanto festeggiata, tanto meno per il fatto che anche Zoe era stata tagliata fuori dalle comunicazioni.

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