Harry Potter e le due anime

di TheLastPhoenix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitoli ***
Capitolo 2: *** L'inizio di una fine... ***
Capitolo 3: *** Ventiquattro anni dopo ***
Capitolo 4: *** Incotro col passato ***
Capitolo 5: *** Filler-L'uomo con la saetta ***
Capitolo 6: *** Filler-L'uomo con la saetta-2 ***



Capitolo 1
*** Capitoli ***


Harry Potter e le due anime

1)L'inizio di una fine...
2)Ventiquattro anni dopo
3)Incontro col passato
4)Il ladro del Ministero
5)Niente più problemi
6)La solitudine
7)Il ladro colpisce ancora
8)Caos al Ministero
9)Il giorno dopo....
10)-Chi sono?-Harry
11)..il giorno prima
12)La cruda verità
13)-Chi sono?-James
14)La strada del passato
15)Ritorno a scuola
16)Amici e Nemici
17)I suoi "non" ricordi
18)--------------(segreto-rivela troppo)
19)Il segreto di Harry
20)Intrecci amorosi
21)Incontro col -------(stesso motivo di prima)
22)Gita a Hogsmeade
23)Vittoria o amore
24)La punizione
25)L'ultima partita
26)L'amore rivelato
27)Essere se stesso
28)Vita tra passato, presente e futuro
29)La fine della scuola si avvicina
30)Tempo da fermare
31)Inizio di uno scontro
32)I veri amici e nemici
33)Colui che ha sempre saputo la verità
34)La seconda morte
35)Rivivere l'emozioni del passato
36)Rivelazioni

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Capitolo 2
*** L'inizio di una fine... ***


Harry Potter e le due anime

...l'inizio di una fine...

Il cielo di Londra era sommerso da nuvole grigie. Il vento che soffiava sulla capitale Britannica era un vento gelido, quasi insolito ma spiegabile. Molti sostenevano che proveniva dal Polo Nord, anche se l’estate era alle porte. Le persone ogni giorno si svegliavano indecise tra mettersi il maglione di lana o la maglietta a maniche corte. I meteorologi affermavano che quel tempo avrebbe lasciato il paese entro le prime settimane di Luglio. A nessuno importava più di tanto il tempo, anche se la vera spiegazione di quel caos climatico era ben diversa da come se l’erano immaginati i Babbani.

In una piccola casetta della periferia di Londra viveva un anziano signore. Questo non aveva parenti. La moglie era morta prematuramente e il signor Jeremy, così si chiamava, decise di non sposarsi più. Come ogni giorno il vecchio signor Jeremy si alzò alle otto in punto. Si sedette e guardò la finestra di fronte a lui. Quel giorno il cielo era ricoperto, come al solito in quel periodo, dalle nuvole. Jeremy scese dal letto. Questo gemette quando sentì una fitta di dolore alla schiena. Anche quella notte aveva dormito male. Imprecando aprì il cassetto del comodino che si trovava a fianco del letto e ne tirò fuori un tubicino colorato. L’aprì e fece cadere sul palmo della mano due piccole pastiglie. Subito Jeremy li inghiottì. Sul volto del vecchio comparve una smorfia. Non gli era mai piaciuto quella medicina. Chiuse il tubicino e lo riposò nel cassetto, ma questo cedette cadendo per terra. In quel preciso momento l’anziano sentì uno frullo d’ali. Si guardò nella stanza, ma non c’era nessuno. Si alzò e andò alla finestra. Fuori non c’era nessun uccello così ritornò ad occuparsi del cassetto. Dopo un ora il vecchio signor Jeremy uscì da casa diretta verso il supermercato. Era distante da casa sua una decina d’isolati, ma al vecchietto piaceva camminare, quando il corpo glielo permetteva.
Come tutti i giorni la città era piena di macchine. Quando arrivò all’ultimo incrocio prima del supermercato si fermò. Il semaforo era diventato rosso. Il vecchio mentre aspettava di passare fu attirato da alcune persone che si trovavano dall’altra parte della strada. Queste avevano degli abiti stravaganti con colori accesi. Era molto strano.. non aveva mai visto nessuno vestirsi in quel modo. Il semaforo divenne verde. Il vecchio signore riprese a camminare diretto sempre al supermercato. Percorse una decina di metri e si voltò. Era curioso, perché quegli uomini erano vestiti in quel modo? Ma questi erano scomparsi. Si convinse che era solo turisti venuti da molto lontano. Dopo qualche minuto arrivò al supermercato. Alla sinistra dell'entrata si trovava una panchina. Questa era occupata due persone di maggiore età. Jeremy si avvicinò e salutò gli amici.
"Ciao"
“Ciao Jeremy”rispose un dei due.
”Siediti stavamo parlando dei gufi io e Gary”
Jeremy quando si sedette rispose”Cosa? Gufi?Dove siete andati sta notte?”disse Jeremy stupito.
”Noi non siamo andati da nessuna parte…e che da stamattina Londra ne è piena” rispose Gary. “Strano, molto strano”concluse Jeremy poi cambiò discorso. I tre vecchi amici passarono tutto il giorno seduti a discutere. Quando il sole fu all’orizzonte Jeremy si alzò
”E’ tempo di andare”
Questo salutò gli amici e si diresse verso casa. Dopo qualche minuto Jeremy era già a casa. Le strade di sera erano meno affollate del mattino. Quando il sole calò completamente queste si svuotarono del tutto. Jeremy era molto stanco anche se non aveva fatto granché, però la sua schiena lo tormentava. Così decise di andare a letto subito dopo aver mangiato. Alle otto e mezza Jeremy si trovò già nel suo letto a dormire beato senza problemi che tormentassero. Il tempo passò veloce e arrivò subito mezzanotte. Fuori la casa del vecchio solo il vento risuonava nella strada deserta, finché non fu interrotto da un pof. In un primo momento non successe niente, poi le luci di Grimmauld Place scomparvero e comparvero in mezzo alla strada alcuni individui. Questi camminarono dritti verso una delle case dall'altra parte della strada. Si fermarono davanti al numero dodici. Alcuni salirono le scale e si avvicinarono alla porta che poco dopo si aprì facendoli entrare. Dopo un po' le luci ricomparvero magicamente. Ai piedi della scala c'era un ragazzo. Questo alzò lo sguardo al cielo. Nei suoi occhi verdi si riflesse la luna. Sul suo volto comparve un sorriso. Finalmente poteva vivere la sua vita. Abbasso lo sguardo ed entrò in quella casa amata e odiata alla ricerca dei suoi migliori amici.

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Capitolo 3
*** Ventiquattro anni dopo ***


Ventiquattro anni

Era una notte molto ventosa quella. Londra era sommersa in un silenzio di tomba. Nelle strade non c'era nessuno. Sembrava che tutta la città stesse dormendo beata, ma in una piccola casa, un uomo di circa quaranta anni era ancora sveglio in mezzo alle coperto del suo letto. Egli non riusciva a prendere sonno. Da un mese ogni notte i sogni lo tormentavano. I ricordi del suo passato, quelli giovane Harry Potter da tutti considerato un eroe. Scacciò quel pensiero, gli veniva la nausea solo a pensarci. Spostò le coperte e scese dal letto. Si mise le ciabatte e incominciò a gironzolare nella stanza. Questa ultimamente era sempre in disordine. Si girò verso il letto e vide il suo amore. Ginny stava dormendo senza problemi, senza sogni che la tormentavano. Harry si avviò verso il letto e si sedette . Restò qualche minuto lì a pensare poi sentì un rumore che proveniva dal piano di sopra. Restò in ascolto poi capì che rumore fosse e gli spuntò un sorriso sul suo volto. Ron, anche se erano passati anni, non era mai cambiato. Harry credeva che dopo aver sposato Hermione sarebbe cambiato qualcosa in lui, ma non c'era niente da fare per il rosso. Harry sospirò. Chiuse gli occhi. Quel silenzio lo cullava. Stufo di restare lì sveglio decise di scendere in cucina. Si alzò e andò verso la porta. Cercò di fare meno rumore possibile. Si chiuse la porta dietro di se. Incominciò a scendere le scale che si trovavano a destra della stanza. Dovette ricorrere a tutte le sue abilità per non far cigolare le vecchie scale. Quando arrivò all'entrata si sciolse. Si girò verso la cucina e incominciò a camminare verso essa. All'improvviso la vista si annebbiò per pochi secondi. Chiuse gli occhi. Davanti a lui c'era Sirius con le braccia aperte che lo stava aspettando. Poi li riaprì e davanti a lui non c'era nessuno solo la porta della cucina. Harry non si spiegò quello che aveva visto, ma sicuramente c'entrava con i suoi sogni. Questi riguardavano sempre il suo passato e poi non erano confusi, ma ben delineati....come se stesse rivivendo la sua vita. L'unica cosa che la moglie riuscì a dire quando le raccontò era che aveva lavorato troppo ed era stressato. In parte era vero, nelle scorse settimane arrivava a casa dopo la mezzanotte per via del trambusto che c'era al Ministero a causa delle varie intrusioni. Aprì la porta. La cucina era rimasta come la sera prima dopo la cena. I piatti ancora sporchi nel lavandino e la tovaglia sul tavolo. Si sedette in una sedia. Prese la bacchetta e recitò.

"Accio Burrobirra"

Da una delle ante della cucina uscì una burrobirra che durante il volo verso Harry si stappò. Questa era fredda al tatto. Bevve un sorso. Staccò le labbra dalla bottiglia e la posò sul tavolo. Si strofinò gli occhi. Si stava addormentando. Si guardò intorno in cerca di qualcosa da fare. Poi vide dalla parte opposta del tavolo un giornale. Alzò la bacchetta e lo richiamò a se. Questo era un vecchio numero della Gazzetta del Profeta. In prima pagina a caratteri cubitali il titolo recitava:

Tentata rapina al Ministero


L'articolo iniziava:

Ieri sera alle ore del tramonto, quindi nell’ora di punta, c'è stata un intrusione in uno degli Uffici Misteri. Nella numero 704, numero della stanza , non è stato svaligiato niente...continua pg 3, scritto da Rita Skeeter

Harry leggendo quel nome gli si rivoltò lo stomaco. Odiava quella donna, anche se erano passati parecchi anni non aveva mai cambiato modo di scrivere. Getto il giornale su una sedia di fianco a lui. Riprese a bere, questa volta tutto di un fiato e poi si alzò. Si sentì stordito. Era strano la burrobirra era analcolica. Scosse la testa per restare lucido. La bibita lo aveva stordito in qualche modo. Si incamminò verso la porta. Stava per aprire la porta quando gli occhi si chiusero improvvisamente. Davanti a lui c'era una porta. D’ istinto allungò la mano destra, voleva entrare. La appoggiò al pomello, abbassò lo sguardo e vide la sua mano. Era bianca come morta. Harry si spaventò. Riaprì di colpo gli occhi. Si guardò le mani. Erano normali con il loro colorito roseo. Confuso su quello che aveva visto o sognato si diresse nella camera da letto. Arrivato si distese nel letto e subito si sentì meglio. Adesso era rilassato. Si ricoprì con le coperte e chiuse gli occhi. Dopo alcuni secondi si addormentò. Si trovò ancora davanti a quella porta. Sapeva che doveva fare presto. Era un posto pericoloso quello, ma nessuno sapeva di lui. Allungò la mano. Strinse il pomello e lo girò in senso orario. Quando la porta si spalancò sul viso gli spuntò un sorriso. Ne aveva trovato un'altra ed era stata sempre lì al Ministero, ora bastava solo distruggerlo. Harry si svegliò di colpo. Era ansimante scosso ancora dal sogno. Levò le coperte e si alzò. Si voltò verso la parte sinistra del letto. Era vuota, significava che Ginny si era già alzata. Si alzò e andò all'armadio, prese gli abiti da lavoro e uscì dalla stanza. Il corridoio era deserto. Di solito a quella ora c'era un via vai di persone. S’incamminò verso il bagno che si trovava in fondo al corridoio. Entrò, si chiuse la porta dietro di sé e girò la chiave. Si spogliò ed entrò dentro la doccia. Fece scorrere su di sé l’acqua. Era gelata, ma aveva sopportato di peggio. A poco a poco Harry fu ricoperto da un caldo velo. Mentre si puliva ripensava al sogno. Dopo mezzora uscì dal bagno vestito per andare a lavorare, ma prima doveva accompagnare i propri figli alla stazione di King's Cross per prendere l'espresso che portava a Hogwarts. Scese le scale, attraversò l’entrata e spalancò la porta della cucina. All’interno c’era tutta la sua famiglia. Ginny era ai fornelli, stava finendo di preparare le ultime tazze di latte e i figli James, Albus e Lily erano seduti uno vicino all’altro al tavolo. James il più grande, già maggiorenne, era all’ultimo anno a Hogwarts. Aveva una corporatura molto robusta ed era alto all'incirca come lui. I capelli castani erano un po' mossi e la barba stentava a crescere. Faceva parte dei Grifondoro. Diversamente dal padre era diventato prefetto e quest’anno aveva ricevuto la lettera che lo nominava Caposcuola, la nonna Molly era contentissima quando lo venne a sapere, ed era cercatore della squadra di Quidditcch. Al quinto anno aveva preso otto G.U.F.O. .Un Accettabile in Erbologia. Tre Oltre ogni previsione in Difese Contro le Arti Oscure, Pozioni e Incantesimi ed Eccellente in Trasfigurazione, Astrologia, Cura delle creature Magiche e Antiche rune. Albus era quello che gli assomigliava di più. Avevano gli stessi capelli spettinati e il corpo era uguale al suo, quando aveva sedici anni. A differenza di James il Cappello parlante lo aveva smistato nei Serpeverde. Il giorno dopo lo smistamento Harry e Ginny ricevettero una lettera di Al in cui gli raccontava la sera prima...

Albus Severus era teso. Aveva paura che non sarebbe andato nella casa giusta. Suo fratello gli aveva detto che papà e mamma non lo vorranno più bene se fosse stato assegnato ad un’altra casa che non sia stata Grifondoro, poi si ricordò le parole del padre prima che il treno partisse. S’infuse coraggio. Mancava poco al suo nome. La donna che li aveva accompagnati fin lì era arrivata alla lettera N. Cercò di stare calmo. Poi arrivò il suo turno "Albus Severus Potter". Al respirò profondamente e andò verso lo sgabello. Si sedette e la donna gli calò il cappello sulla testa. L'ultima cosa che vide fu suo fratello che lo fissava e non era il solo. Dopo qualche secondo il cappello parlo"O...Un altro potter. Mm... difficile. Molto difficile. Vedo che hai tutte le caratteristiche di un Serpeverde, ma...sento anche che il coraggio non ti manca. " Al cercò di parlare" Non serpeverde, non Serpeverde" "Non Serpeverde, perché?"Al fu scosso da quella domanda"Perché...Non voglio essere cattivo" "Essere un Serpeverde non significa essere malvagio. Io vedo in te qualcosa che non ho mai visto negli altri. Fatta eccezione di uno solo..." "Ma..." "Ragazzo se sei smistato nei Serpeverde, non significa che tu non possiedi altre doti. Come ho già sostenuto, sei un ragazzo speciale...”.Al non replicò. Quando il cappello gridò Serpeverde la sala, che prima era piena di voci, tacque. Si tolse il cappello e si guardò attorno. Tutti lo fissavano stupiti. S’incamminò al tavolo dei Serpeverde. Dopo qualche secondo questi lo applaudirono. Fu sollevato da come fu accolto. Arrivato, si sedette vicino al figlio di Draco Malfoy, Scorpius. Guardò verso il tavolo dei Grifondoro e vide suo fratello che parlava con altri, sicuramente di lui.......

Pur essendo un Serpeverde aveva la stessa abilità del padre sia nel Quidditch, divenne cercatore, e anche per la non curanza per le regole, però l'anno precedente fu nominato Capitano della squadra di Quidditch. I G.U.F.O. gli erano arrivati con la lista dei libri di quest’anno. In Difesa contro le arti oscure, trasfigurazione, incantesimi ed Erbologia aveva preso Eccellente. Invece in Pozioni Oltre ogni previsione e in Cura delle creature magiche e Divinazione Accettabile. La più piccola era identica alla madre. Era una Grifondoro e questo era il quarto anno a Hogwarts. Era battitrice nella squadra di Quidditch ed era maledettamente abile in pozioni come la nonna Lily. Poi vide Ron Hermione seduti dall’altro lato del tavolo. Ron, con i suoi capelli rossi, stava mangiando la colazione. Hermione, con i lineamenti non più da ragazzina, ma di una donna matura, stava leggendo la Gazzetta del Profeta. Ron lavora con Harry nell'ufficio da lui controllato. Infatti, Harry fu nominato capo quindici anni prima. Ron divenne Auror insieme a Harry, ma prima lavorò con George ai Tiri Vispi Wesley. Hermione invece all'inizio era impiegata nel dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, ma in seguito si spostò nel Dipartimento della regolazione della Legge Magica. Di fronte a loro c'erano i figli. Hugo e Rose Questa ultima aveva la stessa età d’Al ed era una Grifondoro. I capelli, rossicci, le arrivavano fino a metà schiena ed era in pieno sviluppo. Era brava come Hermione, ma era affascinata dal Quidditch. Non giocava, però era fidanzata con il secondo battitore della squadra della sua stessa età. Hugo aveva gli stessi anni di Lily e come il resto della famiglia era un grifondoro. A differenza di sua sorella non gli piaceva il Quidditch, ma era dotato come portiere, più di Ron. Era di statura media e come tutti i Wesley aveva i capelli rossi.

"Buon giorno"

Tutti si voltarono verso di lui e lo salutarono. L'elfo domestico Kreacher che puliva la cucina con la scopa vedendolo, s’inchinò fino quasi a toccare con il naso per terra dicendo:

"Buongiorno padrone"

Poi si alzò e continuò a pulire. Andò da Ginny e la baciò. Quando le labbra si staccarono l'una dalle altre, gli occhi di lei perforarono i suoi. Parlando sottovoce disse:

"Come ti sentì?"

Harry gli rispose incerto:

"Bene..."

Poi la lasciò e andò a sedersi vicino Ron. Dopo qualche minuto Ginny gli porse la sua tazza di caffelatte. Bevve un sorso e si rivolse a Ron

"Dormito bene"

Quella notte Ron, Hermione, Hugo e Rose si erano fermati lì a dormire.

“Oh fi"

Era impegnato a divorare la colazione.

"Ho tofnato pegby che nalbava con vei folleyi"

Harry scoppiò a ridere. Ron deglutì.

"Non avresti riso anche tu se lo avessi visto, era una scena agghiacciante"

Poi si rivolse a suo figlio.

”Hugo come ti ho detto prima dovresti provare. Ti ho visto giocare e sei bravissimo come portiere. Potresti chiedere a James di farti avere un provino dal capitano”

"Papà te l'ho già detto, non mi interessa giocare a Quidditch"

Ginny intervenne

"Ron lascialo stare. Non puoi costringerlo se non vuole"

"Tu hai giocato come professionista, quindi sai se uno ha talento. Lo hai visto giocare?"

"Si, ma..."
"Ed è bravo?"
"Si, ma..."
"Visto Hugo, lo dice anche tua zia che sei bravo"

Nel frattempo Hermione non aveva tolto gli occhi di dosso dalla Gazzetta. Hugo, da parte sua, era diventato talmente rosso per l'imbarazzo che non si distinguevano più i capelli dal viso. Harry vedendolo cercò di cambiare discorso rivolgendosi a James.

"Quest’anno è l'ultimo"

James, che era perso nei suoi pensieri, scosse la testa e poi rispose.

"Si"

"Che cosa hai deciso di fare uscito da scuola?"

James se l'era aspettata quella domanda, così rispose.

"Vorrei lavorar come....Auror"

Quest'ultima parola la disse così piano che Harry dovette allungarsi verso di lui per sentirla.

"Non me l'aspettavo....in questo periodo le persone che lo vogliono diventare sono sempre di meno"

Sorrise al figlio. James ricambiò. Dopo aver fatto colazione ci fu una gran confusione. I tre potter correvano per casa cercando le ultime cose da mettere nel baule. Hugo e Rose avevano preparato il baule la sera prima e aspettavano all'ingresso. Dopo qualche minuto tutti erano pronti. Harry precedette gli altri e aprì la porta. Kreacher, che era vicino alle scale, s’inchinava salutando chi usciva infine si rivolse a Harry e scomparve. Uscito per ultimo chiuse la porta. Di fronte al numero dodici di Grimmauld Place erano parcheggiate due auto molto piccole. Una di queste era la Ford Anglia, usata da Fred, George e Ron Wesley per liberarlo dai Dusley all'età di 12 anni. Fu regalata a Ron dal padre. In realtà Arthur fu costretto a darla a Ron a causa delle proteste della moglie. L’altra era una Ford Fiesta. Harry dovette comprarla quando iniziò a lavorare al ministero. Siccome i bauli dei ragazzi erano troppo grandi i due fecero l'incantesimo Engorgio alle macchine aumentando così le dimensioni interne. Harry aprì il bagagliaglio della Fiesta e posò all'interno i baule dei figli con sopra le gabbie degli animali. Lily aveva un gatto persiano. Tin. James un gufo barbuto e Al possedeva una Civetta bianca. Questa, come descrittagli dal padre, assomigliava così tanto ad Edvige che quest'ultimo decise di chiamarla Ed. Chiuse il bagagliaglio e andò a sedersi davanti. Si sistemò e aspettò che Ron finisse di caricare poi partirono verso King's Cross.

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Capitolo 4
*** Incotro col passato ***


Incontro col passato

Durante il viaggio verso la stazione nessuno aprì bocca. Ginny, che era seduta a fianco di Harry, stava scrivendo qualche appunto su un blocnotes per la Gazzetta del Profeta, il giornale per la quale lavora. I figli erano seduti comodamente sui sedili posteriori. James aveva la fronte appoggiata al finestrino ed era, come sempre, immerso nei suoi pensieri. Al, che si trovava tra il fratello e la sorella, stava giocando con il suo portafortuna. Questo ultimo era un boccino d'oro con un’ala piegata regalatogli dal padre per il suo quindicesimo compleanno. Al si divertiva ad acchiapparlo, mentre gli girava attorno. Harry, vedendolo dallo specchietto retrovisore, gli venne subito in mente il padre che si destreggiava nello stesso modo. Lily, invece, stava leggendo il nuovo libro di Pozioni.

Passarono venti minuti prima di arrivare a destinazione. Harry ebbe la fortuna di trovare un posto per parcheggiare la macchina davanti all'ingresso della stazione. Invece Ron dovette cercarlo infondo alla strada. Finito di parcheggiare, si rivolse alla famiglia dicendo:

"Aspettatemi qui. Vado a prendere i carrelli"

Cosi uscì dalla macchina. Chiuse la portiera e, mentre si diresse verso ingresso, vide in lontananza Ron che gli stava venendo incontro. Harry lo aspettò. Nel frattempo guardò la stazione. Essa si presentava all'esterno come un edificio rettangolare, con due arcate di vetro che si congiungevano al centro. All'interno queste si estendevano fino alla fine della stazione. Sopra all'ingresso si ergeva una torretta. In cima a questa c'era un orologio che segnava le dieci e trenta. Mancava ancora mezzora alla partenza del treno. Dopo essere stato raggiunto da Ron, i due entrarono insieme. La stazione quel giorno sembrava piccolissima. Una miriade di persone girava per la stazione. Si misero a cercare dei carrelli liberi, ma con tutta quella confusione fu molto difficile. Passarono dieci minuti senza trovare niente. Ron, che incominciava ad agitarsi, continuava a brontolare.

"Questi babbani...perché tanta confusione"

"Saranno di ritorno dalle vacanze"

Ipotizzò Harry che stava guardando attentamente in giro. Poi li vide. Affiancavano il muro, sotto l'insegna del binario numero due. Strattonò Ron che subito capì e corsero per non farseli sfuggire. Arrivarono in tempo. Dopo aver preso i carrelli il problema era uscire da lì. Harry guardò il suo orologio. Mancavano meno di quindici minuti. Quando lo disse all'amico, Ron si mise a correre tra la gente. Dopo aver varcato l'uscita, ognuno si precipitò dalle proprie famiglie. Harry fu felice di aver parcheggiato così vicino. Andò dalla sua che aspettava vicino alla macchina. James, vedendolo, aprì il bagagliaio. Quando arrivò alla macchina diede un carrello a ogni figlio.

"Ci avete messo quasi venti minuti per trovare cinque carrelli"

Disse Ginny rivolgendosi al marito, mentre aiutava Lily.

"La dentro è pieno di babbani, ma credo che non siano i soli"

Si giustificò Harry guardando l'orologio. Mancavano solo dieci minuti.

"Mancano solo dieci minuti"

Disse alla famiglia. Sentendolo ognuno prese il proprio carrello e incominciarono a correre verso la stazione. Harry vide Lily che a stento riusciva a stare dietro i fratelli, così le prese il carrello e lo spinse lui per lei. Prima di entrare, con la coda dell'occhio, vide Ron che stava spingendo il carrello di Rose, seguito da Hugo. Hermione e la figlia riuscivano a malapena a tenergli il passo. All'interno corsero verso i binari nove e tre quarti. Quando arrivarono tra i binari nove e dieci attraversarono subito il muro tra le due indicazioni non pensando se qualche babbano li potesse vedere scomparire. Attraversato il muro furono investiti da una moltitudine di rumori. Grida di ragazzi che salutavano i familiari, le voci dei compagni ritrovati e il fischiettio del treno. Anche quella parte della stazione era piena di gente, quindi non erano i soli ad essere in ritardo. James e Al si erano subito dileguati tra la folla seguiti dalla madre. Harry diede il carrello a Lily e si guardò attorno. Cercò Ron e Hermione dietro di se, ma non lì trovò. Poi vidi, verso la coda del treno, la moglie con i ragazzi. Lo disse a Lily che si precipitò da loro. Harry cercò di seguirla, ma fu trascinato da un gruppo di persone nella direzione opposta, così lì perse. Si alzò in punta di piedi, ma anche così non ritrovò. Si convinse di non poter più salutare i figli prima della partenza del treno, così si diresse verso l'entrata del binario. Stava per varcare il muro, quando sentì in mezzo a quel caos un pianto di un bambino. Si guardò in giro per capire da dove provenisse, ma il pianto cessò. Poi lo vide. Il bimbo si trovava a una ventina di mentre più avanti. Doveva avere all'incirca dieci anni e nella mano destra reggeva un filo con attaccato all'estremità un palloncino. Harry pensò che questo gli fosse scappato e che qualcuno lo avesse ripreso. Infatti il piccoletto stava ringraziando un individuo. Questo era inginocchiato affianco a lui. Era ricoperto da un mantello nero e la testa era sommerso da un cappuccio. Poi il bambino si girò sentendo la voce della madre che lo stava chiamando. Ringraziò di nuovo l'uomo e scappò via tra la gente. L'uomo incappucciato si alzò. Mentre lo fece Harry gli vide il volto. Improvvisamente i rumori che lo circondavano scomparvero. Sentì solo il suo cuore che batteva sempre più veloce. Quando l'uomo fu completamente alzato incrociò il suo sguardo. Questo aveva gli occhi iniettati di sangue. Una paura travolse Harry. Voleva scappare. Voleva fuggire da lì.Cercò di gridare, ma dalla sua bocca non uscì nessuna parola. Allora cercò di prendere la sua bacchetta, ma le sue braccia non si mossero come pietrificate. Nella mente di Harry molti pensieri lo travolsero. Non poteva essere non lui non lì..... Si fece coraggio, cercò di andare verso l'uomo, però non ci riuscì. Abbassò lo sguardo. Le gambe erano anch'esse pietrificate. Rialzò la testa. Davanti a lui, a una distanza di un metro, l'uomo lo fissava. Dalla faccia disumana comparve un ghigno. Poi un gruppo di persone passò in mezzo a loro due. Quando queste si tolsero dalla visuale di Harry l'uomo era scomparso. Come un getto d’acqua fredda, i rumori e le voci delle persone riaffiorarono. Impugnò la bacchetta e si guardò attentamente attorno. Non c'era traccia di quell'uomo. Stravolto decise di sedersi su una panchina. Il cuore gli batteva ancora forte. Chiuse gli occhi. Ripensò ad un attimo prima, quando Lord Voldemort gli sorrise.

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Capitolo 5
*** Filler-L'uomo con la saetta ***


Filler

L'uomo con la saetta

Quella notte David non riuscì a chiudere occhio. Era troppo eccitato per dormire. Il giorno seguente sarebbe andato a Hogwarts. Mentre si girava e rigirava nelle coperte pensava in quale casa sarebbe stato smistato. Nei serpeverdi come suo padre o sua madre oppure Grifondoro come suo fratello. Pensando a lui David si rattristò. Non l'aveva mai conosciuto, ma aveva visto le sue foto. Anche sue fratello aveva gli occhi verdi come i suoi. Solo in quello erano simile per il resto suo fratello assomiglia al padre, anche se era stato un Grifondoro, ma anche se alla fine..... All'improvviso la porta si aprì di colpo. David si scivolò dal letto. Sull'entrata c'era suo fratello più piccolo, Rich. A David scappò una risata.

"Hai avuto ancora degli incubi"

Il fratellino fece cenno di si con la testa

"Vieni qui sotto le coperte allora"disse David facendo finta di essere seccato. In realtà gli piaceva aiutare suo fratello anche perché non voleva che gli succedesse quello che successe a lui cioè non avere nessun fratello su cui contare. Rich si avvicinò a lui, lo ringraziò e salì sul letto. David fece lo stesso. Si coprirono poi David si avvicinò al fratello e lo abbracciò. Rich ne fu felice. I due si addormentarono insieme in quella notte ventosa.

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Capitolo 6
*** Filler-L'uomo con la saetta-2 ***


David aprì improvvisamente gli occhi. Si alzò e si guardò attorno. Tutta la stanza era ricoperta dall'oscurità. Un rumore assordante lo aveva svegliato. Si girò verso il fratello minore, ma la parte sinistra del letto era vuota.

"Rich" chiamò David

Nessuno rispose. Scese dal letto e andò verso la porta di fronte al letto. Ogni suo passo il pavimento di legno di quell'antichissima casa cigolava. Arrivato alla porta l'aprì piano e davanti a lui spuntò una persona. Questa aveva il volto coperto da una maschera, ma i suoi capelli assomigliavano tanto a quelli di "Jam!?", ma si fermò di colpo. Quell'individuo si era tolto la maschera. Due occhi iniettati di sangue fissavano David. Questo non ebbe tempo di reagire che suo fratello maggiore scomparve e David rimase da solo nel buio di quella notte ventosa.

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