Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli: Capitolo 1: *** Lex&Chris *** Capitolo 2: *** Some biscuit&Tea? *** Capitolo 3: *** Some fish and chips&Something to eat ***
Niente è come sembra. Nulla. Con un occhio attento,
qualsiasi cosa più svelarci i suoi segreti, se solo la maggior parte di noi
avesse il coraggio di levare i paraocchi che si tengono su per pura comodità
emotiva, molte cose sarebbero a noi molto più chiare.
Senza lasciarsi prendere da troppi giri mentali che portano la nostra anima a
macchiarsi di un nero di seppia talmente scuro da rendere il nostro spirito di
tale colore, a volte senza una via di ritorno da essa. Ma se io vi dico gInghilterrah
a cosa pensate? Fish and chips,
probabilmente la dispotica ma grandiosa presenza della Regina che come una
madre dalla carezza dfangelo ed il pugno di ferro, governa forse una delle più
antiche istituzioni che ci siano in tutta Europa. O forse anche le cabine rosse
del telefono, gli ormai banditi autobus a due piani, e tante altre cose. Ecco.
Il concetto precedente è riportabile anche sugli stereotipi come questo.
Per quanto si possa pensare che in Inghilterra ci siano solo
uomini messi in tiro, o guardie della Regina dai buffi e pelosi cappelli color
della pece, a volte non si scava abbastanza a fondo per guardare ciò che cfè
nella vita di ognuna delle persone.
Ma chi ha voglia di farlo. Buttarsi nella vita altrui, quello che sente, quello
che passa, creerebbe solamente problemi, disagi e forse anche la confusione
della propria vita personale con quella della persona di cui si interessa, e
prende cura, a chi si prende il disturbo di questo difficile compito; un
disturbo dettato da desideri soggettivi, dove ognuno si frega del prossimo in
base alla propria mentalità, maturità e sotto alcuni aspetti anche secondo lfamor
proprio personale.
Ma noi andremo ad esplorare la vita di due ragazzi, senza troppe chiacchiere o
troppi problemi.
Solo di due di loro, in tutta lfInghilterra.
Uno che viene
dalla caotica città di Detroit, principale città dello stato Americano del
Michigan; capelli neri, lunghetti, occhi di un verde scintillante come se
avessero buttato del neon in uno smeraldo già luminoso, quasi catarifrangenti,
forse a causa di tutte le droghe di cui ha fatto uso sino allfentrata in
università. Spavaldo a chi possa posare gli occhi per la prima volta sulla sua
persona, ma per chi lo conosce seriamente bene, si potrebbe dire che abbia
anche problemi di depressione, alcool fumo, ma che butta tutto nella musica e
nella sua band messa su nel suo piccolo quartiere a nord di Detroit. Una
persona amabile, in famiglia, non ha grossi problemi con gli altri, ne ha con
se stesso, forse troppi, talmente tanti che certe volte scoppia, se scoppia a
volte arrivano anche schegge in faccia e .. Beh per farla molto breve non è una
cosa simpatica, no per niente. Ma andiamo oltre.
Il secondo ragazzo di cui andremo a parlare, suo complice in questo intricato
intrinseco di fili tra cui uno rosso, scarlatto, come il sangue, che, come
nella credenza giapponese, delinea la persona a cui si è legati, è un docile
ragazzo del sud dellfIrlanda europea, dalla contea di Cork per lfesattezza,
dove gli fiordi che colano a picco sul male, cantano le odi di marinai e storie
di amori perduti. Capelli rossi, da irlandese quale è, occhi verdi, più scuri
rispetto allfaltro ragazzo, quasi come le verdi praterie britanniche, scuro, ma
non per questo non mancano di brillantezza. Una persona pacata, razionale sino
allfinverosimile perché se si facesse prendere dai sentimenti rimarrebbe fermo,
in mezzo, sospeso in una nauseante sensazione di perdita, che davvero, per chi
la conosce è strettamente scomoda. Ma non si abbatte. Ama leggere. I libri sono
i suoi migliori amici, più delle persone stesse, le quali le giudica tanto
complicate secondo un suo modo semplice di pensare, un modo talmente schietto a
volte da risultare cattivo. Ma bisogna saperlo interpretare.
Uno la peggior testa di cazzo che si potesse mai incontrare,
Lex, diminutivo di Alexander, nome che lui ha
sempre odiato perché beh è riferito ad Alessandro Magno, noiosa storia di quei babbioni Europei, come amava definirli lui.
Lfaltro forse la persona più delicata ma allo stesso tempo
la più forte che si possa trovare sulla propria strada, Chris. Da
Christopher.
Decidono entrambi di frequentare la stessa università, chi per sogno di una
vita, chi per costrizione, perché vogliono che se ne vada, che cambi un pof
aria, e possa andare a trovare i suoi cugini in Galles. Si ritroveranno nella
stessa stanza di dormitorio, per qualche infausto scherzo del destino.
Due coinquilini che si conoscono da poco hanno tanto da condividere, hanno
tanto di cui parlare, un rapporto tanto difficile che le pene dellfinferno
sarebbero la cosa migliore di questo mondo, a confronto, un rapporto partorito,
tanto travagliato da far esasperate tutti e due, in poco meno di due mesi.
Sentimenti che vendono calpestati, secondo uno, secondo lfaltro
non cfè nulla di male. Nessuno dei due ha ragione.
Senza preamboli uno parla, sbattendo in faccia la realtà, lfaltro
un pof meno, timoroso di quello che potrebbe succedere. Due opposti, tanto
opposti che per certi versi si stanno cambiando a vicenda.
Lex&Chris.
Prologo.
- Autrice.
Non ho molto da dire a riguardo, solo che
questi due bambini di cui sto scrivendo mi stanno prendendo più di qualsiasi
altra cosa al mondo diavolo. Ho deciso di scrivere una Original,
ho bisogno di uscire dai soliti schemi dei fandom, ho
bisogno di scrivere qualcosa che venga partorito dalla mia testa, a capitoli ma
non importa. Penso che scrivere su di loro mi farà sentire un pof meglio.
Ditemi cosa ne pensate, ci terrei veramente molto.
Lex, per tutto il volo dal Michigan all'aeroporto
di Londra, si era chiesto del fantomatico perché stesse andando lì. Un pof lo
avevano costretto i genitori, un pof aveva dei parenti dai denti gialli e i
capelli biondi che doveva andare a trovare, un pof vuoi che voleva che
cambiasse aria. Si, ma perché andare nella fredda ed umida Inghilterra a
spendere miseramente tre anni della sua vita in unfuniversità? Non si sarebbe
mai ambientato lo sapeva. Non si sarebbe mai sentito parte integrante tra i
suoi cugini britannici, grigi come le giornate che tempestavano il clima della
nazione europea. E poi diavolo, Lex è così
patriotticamente americano che sbandiererebbe la cosa tanto da essere guardato
male ad ogni passo che avesse mosso per la strada.
Un solo foglietto in mano, un
indirizzo ed alcuni dati per la sua immatricolazione allfuniversità di Londra.
Ma quale ci chiederemo. Il KCL, precisamente forse uno dei primi college
fondatori delle università londinesi, e lui, un grezzo a stelle e strisce si
deve ritrovare a studiare lì, architettura.
Sospira non appena si trova davanti a quella monumentale struttura, così
composta anche nel suo modo di presentarsi ai così detti novellini, quale era
lui. E lui da architetto sa riconoscere una struttura totalmente impersonale,
quale è la facciata del Kingfs.
Lentamente si guarda intorno,
mentre cammina, passo, passo, attraversando il viale coperto dai così detti e
famosi giardini inglesi, talmente ben curati da sembrare i giardini sintetici
dei suoi amati campi da rugby, in America. Appena ripensò a quella cosa, un
senso nauseante di malessere, come se si sentisse fuori dal mondo, prese ad
invaderlo, sino a fargli venire dei geloni lungo la schiena.
La chitarra portata sulle spalle, di certo non aiutava ad alleviare il peso di
tutta quella tensione, la tipica tensione da primo giorno di scuola, ma lui non
era teso solo per i corsi. No.
Lui era teso specialmente per la vita che avrebbe condotto. Lferba? Non ci
sarebbe stata? E lfalcool? Forse era meglio andarsene in Irlanda molto
probabilmente, se avesse voluto avere a che fare con una delle nazioni più
famose per i loro intrugli di delizioso luppolo. Il nettare degli dei.
Ecco, quei pensieri di sicuro
fanno alleggerire il corpo di Lex, persino la sua Fender
sembra essere al pari di una piuma. Sbatte lentamente le ciglia lunghe,
guardandosi intorno, mentre osserva tutte le belle ragazze, dai capelli rossi,
gli occhi celesti e le lentiggini, il suo tipo preferito di donna, che girano
indisturbate per il campus. Beh, almeno, se avesse avuto la ritirata abbastanza
presto, si sarebbe divertito a ficcarsi nei dormitori delle ragazze.
Si può dire che Lex è lo stereotipato ragazzo americano che si trasferisce
e crede di fare i porci comodi suoi, ma tutto questo per nascondere il fatto
che si senta completamente fuori posto in quel luogo, in quella cultura, in
quellfambiente tanto sano di mente.
il suo habitat naturale si potrebbe racchiudere in un locale tempestato da
odore di erba, e alcool che scorre a fiumi, come le cascate del Niagara, in Canada.
Ah, sente già che tutto quel
bordello, quel caotico trascorrere di eventi durante i suoi weekend, gli
sarebbe mancato come ad un beduino manca lfacqua nel deserto. Di sicuro, si
conosce. Tenterà di trovare ogni qualsivoglia modo per procurarsi qualcosa da
fumare, con qualcuno in stanza, con qualche bella ragazza possibilmente, niente
gbombe a manoh ovvio, altrimenti come diavolo si sarebbe rimediato una scopata
che fosse degna di quel nome.
Varcata la soglia della porta la
prima cosa che notò fu il tremendo accento. Dio santo, ma si sentivano parlare
no? No, non si sentivano parlare, assolutamente, perché se si fossero sentiti
si sarebbero messi le mani nei capelli, come stava tentando di evitare Lex. Che nervi, porca puttana, gli danno un fastidio
immondo. Come se dentro di lui, inconsciamente, negasse le tremende origini che
lo punzecchiano alle spalle, che punzecchiano le spalle di tutte le sue generazioni
precedenti prima che si trasferissero in america,
prima della loro rivoluzione. Meno male che si erano staccati da quellfammasso
di grigi esseri quali erano gli inglesi. Li odia, se non si fosse capito, per
un premuto e spinto spirito di patriottismo li odia con ogni fibra del proprio
essere.
Stelle e strisce nel cuore sino
alla morte.
Muove lentamente i passi verso la
segreteria del campus e si registra, si immatricola, su internet era troppo
sbattimento, cioè troppa noia, dicevano i suoi genitori, e poi se ti
trasferisci li prima dellfinizio dei corsi, verso lfinizio di settembre,
avrebbe avuto tutto il tempo di ambientarsi. Traduzione per Alexander sarebbe
quella del, vado prima così riesco a vedere qualche open bar, o vedere se ci
sono, nelle vie più strette di quella città grigia, cfè ci fosse qualche coffee
shop dove potersi spaccare sino allfalba e ritirarsi fatto come uno straccio
nella sua stanza.
La signora della segreteria
potrebbe averla definita la tipica segretaria britannica, i capelli raccolti in
una crocchia, di un colore che sembra un misto tra quando si vomita una
pannocchia e la senape, quindi di un giallo acido, palesemente tinti, la
signora avrà avuto sulla sessantina, ed ancora non era in pensione. Pancata
cura dentaria, denti sul giallognolo, troppo tea e sigarette probabilmente, e
alcuni erano accavallati uno sopra lfaltro. Un incubo.
Per non parlare del suo fantastico accento che faceva accapponare la pelle di Lex, rifiutando ancora più categoricamente che i suoi avi,
pace allfanima loro, provenissero da tali gentaglie dalla mancata igiene orale
e dal cattivo gusto per le tinte per i capelli.
Iniziamo bene, si disse
mentalmente Alexander aspettando ancora alcuni fogli prima di essere
effettivamente iscritto.
Chapter 1.5 – Some tea?
Per Chris era tutto come se lfera
sognato. Prati verdi, la calma e la tranquillità che cercava per studiare, per
accogliere più succo del sapere dai suoi amati testi universitari,
sapientemente comprati e non fotocopiati, e non avrebbe mai fatto fotocopiare a
nessuno. Era una cosa che faceva solo con i suoi amici stretti.
Sentiva di trovarsi più a casa li di quanto si fosse mai sentito prima di quel
momento, più di quanto si trovasse a Cork, la sua città nonché contea natale
nellfIrlanda del sud, quella europea. Dove allfordine delle serate, per il suo
gruppo di scalmanati fattoni ed ubriaconi, era bere e
fumare.
Sperava con tutte le sue viscere
di non aver più a che fare con personaggi del genere. Certo li avrebbe
incontrati sulla propria strada questo era poco ma sicuro, ma non avrebbe che
poco più scambiato qualche frase di cortesia, e non un discorso compiuto,
sarebbe probabilmente stato troppo fatto o troppo bevuto, come si dice in
gergo, per poter fare un discorso con un minimo senso logico.
Il profumo dellferba fresca tagliata
gli inebria il naso mentre cammina sul vialetto dellfuniversità. La Kingfs. Il sogno di una vita. Aveva lavorato per anni,
durante il liceo, fatto le consegne di pizze a domicilio, lavorato nei bar,
fatto il dogsitter. Aveva provato ogni qualsivoglia
lavoro per potersi pagare la retta del primo anno nel liceo dei propri sogni e
studiare farmacia. Poi sarebbe tornato in Irlanda per prendere la specialistica
in qualche clinica farmaceutica del posto, fare tirocinio e magari dai,
cominciare a lavorare quasi subito.
La testa di Chris era così tanto
piena di buoni propositi, che avrebbe fatto di tutto, sopportato ogni tipo di
cane con cui si sarebbe trovato in stanza, senza farsi minimamente distrarre
dai suoi obiettivi. Sarebbe andato avanti, con tutta la fatica che aveva messo
per arrivare lì, un anno di lavoro non lo avrebbe buttato così e non avrebbe di
certo tirato la cordicella del gabinetto per vederlo andare via. No. Non
avrebbe permesso a nessuno di rovinarlo in quel modo.
La sua famiglia non era poi così
tanto benestante, ecco il perché del suo principio da tutto fare e nellfaccettare
ogni qualsivoglia tipo di lavoro, e non aveva nessuno a cui appoggiarsi mentre
si trovava a Londra, per questo aveva deciso di lasciarsi andare ai dormitori
del campus, perché erano la soluzione più economica per le sue finanze per
poter rimanere nei conti che aveva fatto prima di partire. Una persona molto
pragmatica, e soprattutto precisa dalla mente fredda. Calcola ogni singola
virgola della propria vita, davvero non riesce a vivere alla giornata, o se lo
facesse sarebbe concedersi una lettura, una tazza di tea nero, biscotti al cioccolato
e una delicata fragranza di incenso ad inondare lfaria del suo spazio
personale, della sua stanza. Cosa che ha sempre fatto anche nella sua casa in
Irlanda.
Appena davanti allfentrata, prese
un bel respiro profondo e inalò ancora quella magnifica aria che sapeva di
cultura, di sapienza. Un bel punto per cominciare, per mandare avanti una nuova
vita, rispetto a quello che gli avevano detto i suoi amici, lì a Cork. Nessuno
di loro sembrava speranzoso che uno di loro, nulla facenti ed inetti bevitori
quali erano, potesse riuscire a salire così in alto la scala della società. Chi
avrebbe potuto mai immaginarlo. Quei ricordi non piacevano per niente a Chris,
perché a volte gli smontavano lfentusiasmo, un entusiasmo che era dettato dalla
lettura dei suoi classici preferiti, in compagnia sempre di quel delicato tea
che tanto riempie di gioia il suo palato e le sue papille gustative. Sorride,
appena e comincia a muovere i suoi passi.
Tutto intorno a lui trasuda
cultura e sapere, trasuda voglia di imparare e di conoscere. E niente era più
stimolante per lui di un ambiente di quel genere. Il profumo di lavanda,
probabilmente il detersivo usato dalle donne delle pulizie per pulire i
pavimenti, gli pungeva le narici, entrandogli potentemente dentro il cervello,
ed identificando il profumo di lavanda, come il profumo della sua felicità più
assoluta. Quellfuniversità.
Sorridente, a trentadue denti, si dirige verso la segreteria del campus, e si trova
accanto a lui un ragazzo. Capelli neri, la pelle leggermente abbronzata,
piercing sulle orecchie, e tatuaggi su un braccio, un dragone.
Che cosa di poco gusto, commentò
a se stesso Chris mentre guardava la signora che, con un gesto lento, ed
elegante, gli chiedeva di aspettare qualche istante. Avrebbe immatricolato quel
ragazzo, e sarebbe tornata subito da lui per dargli una mano per qualsiasi cosa
necessitasse. Che personcina adorabile, notò il
rosso, mentre ticchettava tranquillamente sul banco dove la signora era
sparita, dietro a delle vetrate, come se fosse un banco della posta. Non gli
sfiorò per niente lfidea che fosse un ambiente impersonale, solo era una
velatura di professionalità che, secondo suo punto di vista, non era mai una
cosa che doveva mancare in un campus universitario di quel grado.
Si girò lentamente verso il
ragazzo accanto a lui, e sbirciò la sua immatricolazione, per curiosità. Lfaltro,
il nero, non lo calcolò minimamente, troppo preso a trovare insulti efficaci
per far smuovere quei fricchettoni dei ragazzi che avrebbe trovato lì.
Chris sorrise, felicemente mentre osservava, quel ragazzo che doveva chiamarsi
Alexander, tremendamente disinteressato alla signora che tentava in tutti i
modi di dirgli che non si poteva portare alcoolici nel campus. Evidentemente
mentre lui stava arrivando le avrà domandato una cosa del genere. Beh è normale
che non si potessero tenere alcoolici dentro ad un istituto universitario di
quel calibro.Andiamo solamente un
inetto stolto avrebbe pensato una cosa del genere.
I suoi occhi verdi, di uno scuro
penetrante, guizzarono su gAlexanderh non appena lo sentì parlare. Una
fortissima parlata americana, un accetto talmente inconfondibile che le orecchi
di Chris stavano sventolando bandiera bianca per la troppa forza che ci stava
mettendo a parlare lfaltro.
O era un inetto stolto avrebbe
pensato una cosa del genere.
O un americano senza il minimo
criterio logico.
Iniziamo bene, penso Chris mentre
vedeva lfaltro, Alexander andarsene tutto impettito con la chitarra in spalla e
la signora della segreteria che prendeva i fogli del rosso irlandese.
Davvero molto bene.
Some biscuit or tea?
Autrice
Eccoci in fretta pubblicato il secondo
capitolo. Non ho scritto molto, è unfintroduzione più dettagliata del
comportamento dei personaggi, della loro storia e di quello che vorrebbero
fare, più che altro. Le loro attitudini e cose di questo genere. A dirla tutta
mi sento molto vicina ad Alexander, ma non per i suoi atteggiamenti ma per il
fatto che si nasconda parecchio dietro ad una maschera di grezzagine
e azioni stupide non meditate. Insomma ci ho messo un pof del mio.
Per quanto riguarda Chris, rimane un segreto ecco. Dico solamente che lo adoro
profondamente, per tanti motivi.
Chissà come andrà la cosa tra i due, sta a voi, saperlo, continuando a leggere.
Spero lascerete qualche commento, il prossimo capitolo appena verrà ultimato,
presto, perché ho tante idee per questa cosa e non vorrei che prendessero il
volo malamente lasciandomi completamente la mente sgombra.
Capitolo 3 *** Some fish and chips&Something to eat ***
Five o'clock, tea time
Chapter
2. Some fish and chips?
ApenaLexuscì da quella segreteria, aveva un fogliettino
in mano, dove gli indicavano il campus di Westminster, dove cfera la facoltà di
Ingegneria. Ma chi diavolo voleva fare ingegneria. Lui voleva fare lfarchietetto. Beh almeno avrebbe fatto contento i suoi
genitori. Sapeva perfettamente che se fosse tornato a casa lo avrebbero
rispedito lì, a calci nel sedere, volente o nolente. Socchiude gli occhi mentre
si passa una mano sulla fronte, abbastanza irritato. Cominciava già a sentire i
sudori freddi contro la sua schiena e contro la sua fronte. Non si sentiva per
niente a suo agio in quel posto, e i suoi genitori che avevano avuto la geniale
idea di mandarlo lì prima dellfinizio delle lezioni. Ma cazzo, ma cosfavevano
nel cervello, tapioca?
Violento si spinge una mano sulla
faccia, lasciandosi il foglio piccolo attaccato alla fronte. Si, è un ragazzo
un pof strano, soprattutto se è perso nei suoi pensieri, fa cose che non
farebbe nessuno, almeno lì, in quella grigia città, con quelle grigie persone,
e lui, infatti, fu guardato male da un paio di vecchiette che passavano da
quella strada, mentre trovava un modo, una metro, un diavolo di autobus, che lo
portasse a Westminster.
Alzò piano lo sguardo trovando la
metropolitana. Fece il biglietto, molto semplicemente, e ci salì,
aspettando la sua fermata.
Quel viaggio fu la conferma che tuttaquella gente che lo circondava, tutta quella tipologia di persone, non
gli sarebbero mai andati a genio. Uomini tirati in tiro, ordinati anche nello
stare in piedi. La bocca sottile e gli occhi verdi erano leggermente sbarrati.
Ma vivevano con una mazza di scopa nel culo? Scosse leggermente la testa
ritornando al repertorio proposto dal suo i-pod, e,
per evitare di inventarsi nuovi insulti a gente che, secondo una logica comune
non si sarebbero dovuti meritare, si perse tra alcuni brani, quelli che adorava
suonare con la sua band nel Michigan. Quando gli mancava quella manica di
stronzi. Gli mancava da morire. Era via solamente da qualche ora, seriamente,
dalla sua adorata America.
Prese un lunghissimo respiro, per
calmare il cuore che sembrava esplodergli in petto, certo lui è totalmente
spaventato dalle situazioni nuove, odia i cambiamenti, gli piace invece vivere
nel quotidiano. Ama, follemente, vivere in una routine senza fine, la quale fu
bruscamente interrotta da quel viaggio per lfInghilterra.
Lentamente si premette una mano
sulla bocca, mentre usciva dalla metro, stringendo gli occhi. Maledizione, non
puoi permetterti di farti prendere la nostalgia di casa, così in mezzo alla
strada, si disse mentalmente Lex mentre cercava
qualche indicazione stradale per trovare il suo campus. Ma la sensazione era
troppo forte, troppo per essere contenuta dal suo cuore. Alexander è un grezzo
ragazzo americano c Con un cuore troppo grande, tanto da pesargli.
Avete presente quella sensazione
nel petto, quando sembra che un pacco di mattoni rossi vi sia caduto sul petto,
e quasi non vi fa respirare? Quando non sai veramente se trattenerti o meno,
quando le lacrime cominciano a scendere sul viso contro la tua volontà. Quando
ti manca talmente tanto una cosa, che vorresti urlarlo così forte da riempire
unfintera capitale? Urlare, sino a far sparire la propria voce, sentire come
lentamente colano i sentimenti nel proprio petto, sentimenti per cui una
persona non può farci assolutamente nulla, come la nostalgia di casa, e
lasciarsi crogiolare nel senso di solitudine.
Lex è fortunato per il semplice fatto che con sé
ha la sua fedele ed inseparabile compagna di avventure. La sua Fender. Amata, e
quanta roba che aveva dovuto vendere per poterla comprare. Semplicemente i suoi
genitori non lo credevano idoneo ad una cosa così impegnativa come la chitarra,
ed invece lo aveva salvato da una bruttissima depressione. I polsi sono ancora
segnati dal quel periodo, e non può usare la scusa dei gatti. Li odia,
mortalmente.
Il bigliettino, che aveva tra le
mani, non più sulla sua fronte, segnava un certo indirizzo in particolare, che
indicava lo Strand Campus, quello di Westminster.
Prende ancora un respiro, ingoiando lfamaro petrolio delle sue brutte
sensazioni e mandandolo in basso, sino ai piedi, che diventarono
improvvisamente pesanti. Secondo la logica di lex,
meglio i piedi pesanti che il cuore malato, no?
Con un sorriso smagliante, che spicca sulla sua pelle abbronzata da unfestate
trascorsa in California, si dirige verso il prefetto del dormitorio, un ragazzo
alto, dai capelli biondissimi, tanto da non sembrare nemmeno poi tanto
naturali, ma unfocchiata fugace alle punte, che sembrano quasi brizzolate, gli
confermò il fatto che quel biondo tanto chiaro ed accecante, quasi angelico,
fosse il suo colore naturale. Le labbra, rossissime, e gli occhi di un grigio
spaventoso. Il ragazzo, avrà avuto circa ventitré anni, allungò una mano, con
un piccolo sorriso, composto, quasi plastificato come quello delle bambole e
cominciò a parlare, sempre mantenendo quel tono pacato che sembrava essere
parte integrante della sua persona.
gCalTaylorhDisse pacatamente il ragazzo.
Lex, senza pensarci un pof troppo, stringe la
mano di gCalh, con parecchia energia. Nel linguaggio
dei segni stringere la mano in quel modo, energicamente, denota un gran piacere
della conoscenza del nuovo interlocutore con cui si viene a contatto. Insomma,
Alexander è felice di conoscere il suo prefetto, anche perché se non
cominciasse a leccare il culo, non pensava che avrebbe avuto possibilità di
sopravvivenza lì in mezzo.
Emise un bellissimo sorriso,
incorniciato dagli anni di agonizzanti sofferenze portate dallfapparecchietto dei denti che aveva portato per una cosa
come tre anni. Dire che il suo nomignolo più quotato fosse gSorriso dfargentoh
è veramente poco. Ma almeno, a dispetto dei suoi cugini inglesi, aveva una
bellissima dentatura da sfoggiare con grandissimo orgoglio.
gAlexander Cox.
Ah senti bello, una cosa, non chiamarmi Alex, mi ricorda il leone di
Madagascar, mi sta veramente sul cazzo, Lex, andrà
benissimoh la fine della frase fucoronata da una sonora pacca sulla spalla del compostissimo Cal, che sembrò traballare pericolosamente per la botta
sulla spalla. Alla scena Lex rise sotto i baffi,
possibile che quegli inglesini fossero anche così mingherli? Insomma non mangiavano roba ipercalorica per
colazione ogni mattina? Alzò le sopracciglia e con un cenno della mano, la
chitarra in spalla, si diresse verso il suo dormitorio, stanza numero 22,
secondo piano del dormitorio.
Quello sarebbe stato il numero
della sua nuova vita, grigia, ma lui lfavrebbe tanto riempita di colore che
avrebbero dovuto buttarci un pof di bianco per evitare che i colori emanati da Lex fossero così sgargianti da dar fastidio alla vista di
chi ci aveva a che fare.
Ed in un attimo, dopo una
velocissima rampa di scale, vi fu davanti, con le chiavi in mano, la mano
tremante. Ha paura dei cambiamenti. Ma che quello non avesse portato a qualcosa
di buono, ad una nuova vita, ad una bella compagnia, una storia dfamore? Non lo
avrebbe mai saputo se non avesse aperto quella porta. Lo fa, con uno scatto
veloce del polso ornato da un polsino da basket nero, in fibra. Aprì,
candidamente.
Puzza dfincenso.
Chapter
2.5 Somethingtoeat?
Arrivare a Westminster non era
stato più facile per Chris. Certo per una persona che si è altamente
documentata su dove andare e cosa fare, di certo non si era fatto cogliere
impreparato da una cosa come trovare lfubicazione esatta del dormitorio e di
dove era stato collocato per i suoi studi medici eh. Il prefetto già lo
conosceva. Si era messo in contatto con Cal tempo
addietro, per ricevere appunto queste informazioni che gli servivano, per il
regolamento, gli orari di ritirata, le feste in cui tornare a casa.
Insomma se a qualcuno interessa
quello che deve fare si premunisce su tutti i fronti per non trovarsi in
difficoltà. Non è minimamente spaventato da tutta quella novità, anzi non
aspettava altro che andarsene da Cork, da quella cittadina nel nord
dellfIrlanda dove la maggior parte dei ragazzi pensano a bere e non al proprio
futuro, a cosa vorrebbero fare da grandi.
PerChris era sempre stata una cosa
assolutamente chiara. Fare il medico era la sua massima ispirazione, e questo
lo ha portato tanto duramente a mettersi alla prova, e soprattutto a lavorare,
in base alla possibilità economiche della sua famiglia, per poter entrare in una
delle migliori università. Dovrebbe essere un comportamento degno di nota nelle
nostre nuove generazioni, dove, solitamente, per tipi come lui, si manifesta la
cosiddetta gFuga dei cervellih. Perché rimanere in un posto che non ha niente
da offrirti se non le migliori pinte di birra e la miglior erba che si possa
trovare?
No, non sono cose che interessano
a Chris. I libri sono il suo modo più grande di esprimere la sua anima ed il
suo vero essere, come nessun modo al mondo potrebbe se non la lettura stessa.
Testi lunghi, complicati. Lui non si definiva una persona cervellona, secchiona
e tutti questi appellativi che avrebbero usato tipacci come quel ragazzo
americano incontrato nella segreteria, ma si definiva una persona assolutamente
curiosa, curiosa di sapere e conoscere, magari di conoscere anche se stesso
nella lettura di libri che non dovevano essere prettamente scolastici, ma
qualcosa di più impegnativo e profondo. Senza contare che ama anche scrivere.
Lo definisce gla cura migliore per lfanimah e così era per lui, sotto certi
aspetti.
Dopo essersi presentato di
persona a Cal Taylor, una persona amabilissima,
secondo il parere di Chris, prese le sue valige, tutto quello che si era
portato da casa, valigioni su valigioni,
senza contare che stando li avrebbe potuto comprare tutto quello che voleva, se
avesse ripreso anche a Londra a lavorare. Insomma. Non cfera solo lo studio per
lui, cfera anche il lavoro che gNobilita lfuomoh, no? Possiamo carpire da certi
ideali che Chris sia una persona dai sani principi, che è nato fatto, si suol dire, ma nella sua fattezza già prenatale, cfè un
piccolo ragazzo fragile, non timoroso di quello che si trova davanti, ma ha
paura delle persone, ha paura che possano deluderlo, ha paura che possa
soffrire per loro. Che possano mentirgli. E per lui, sarebbe come uccidere una
persona. Non gli piace minimamente essere preso in giro, soprattutto da persone
a cui tiene, quelle poche che sono, con cui si trova davvero bene, dove passa i
suoi pomeriggi a leggere, magari buttare giù qualche disegno. Ed ecco, che
anche a lui, un pof di nostalgia salì. Ma su. Chris,
a breve, ci sono le vacanze di Natale, tra qualche mese, e saresti tornato a
casa, meditò tra sé e sé rigirandosi la chiave della camera, numero 22 secondo
piano del dormitorio, prima di aprirla con un lento scatto.
Era praticamente un bilocale in
piena regola.
Due stanche, comunicanti, una
cucina, piccola ma accogliente ed insieme anche era un piccolo salottino, con
una televisione con i canali via cavo, quelli abbastanza costosi.
Chris sorrise, andando a prendere la stanza che sembrava essergli più
congeniale. Ben illuminata. La stanza che si trovava sulla sinistra sembrava
andargli più che a genio, insomma. Poggiò la valigetta col portatile, perché a
lui non interessava granché avere un computer assolutamente costoso, allfultima
gmodah, bastava che fosse assolutamente funzionale per le sue funzioni, per i
lavori che doveva svolgere. Era una persona molto semplice, si dai sani
principi, fragile, ma dai sani principi. Non ha mai avuto tanti problemi a
scuola, nemmeno con i bulletti, erano tutti suoi amici perché li aiutava con i
compiti a casa ed in classe.
Si è sempre fatto furbo come
persona, sempre e comunque.
Lentamente poggia la prima delle
sue tre valige sul letto, e vi ci siede lentamente, stanco come mai in vita
sua. Sorrise e poi, stiracchiandosi allungò una mano verso una delle sue borse
ed aprendole, appena, e tirando fuori un libricino e dellfincenso. Per quella
volta avrebbe anche potuto passare per il tea, era davvero troppo stanco per
prepararlo. Lo accese e si stese sul letto, con i piedi sulla sua valigia,
avrebbe sistemato tranquillamente dopo, cfera tutto il tempo del mondo, aveva
tre anni per aggiustare quella stanza secondo il proprio gusto ecco.
Il profumo dellfincenso, un
delicatissimo dolore fruttato, si espandeva per tutta la stanza. La porta della
camera da letto era aperta, ed evidentemente la fragranza si era sparsa per
tutto il circondario. Ma a lui non importava in quel momento. Esistevano solo
lui e i suoi letterati russi che tanto adorava. Socchiuse gli occhi,
sprimacciando appena il cuscino, e lasciando che le sue caldissime braccia lo
avvolgessero, portandolo in un tenue e caldo piccolo mondo fatto di parole e di
un delicatissimo profumo che gli coccolava la mente.
La chiave, nellfaltra stanza,
allfingresso, scattò di nuovo. Un commento sgraziato con un accetto altrettanto
sgraziato. Poteva essere ancora quel ragazzo che aveva incontrato nella
didattica mentre si immatricolavano. Si alzò lentamente affacciandosi, timido,
dalla porta, lasciando che qualche ciuffo fiammeggiante dei suoi capelli, gli
cadesse sul viso imperlato di qualche lentiggine che timida spiccava sul suo
naso e sulle gote. Lo osserva con i suoi occhi verdissimi e sorrise appena.
gChe puzza è, bello?h Chiese
appena Lex posando malamente le sue cose per terra,
niente di pesante, tranne la cosa più importante che era la sua chitarra.
Storse malamente il naso continuando ad annusare ed aggiungendo poi gPuzza come
lfarmadio di mia nonnah
Chris strinse le spalle e rientrò
dentro la sua camera. Si era capitato col peggior buzzurro che si potesse
incontrare, ma questo non lo avrebbe certamente fermato dal essere il migliore
lì dentro. Ma non per un fatto dforgoglio, per una questione personale, perché
sentiva che non avrebbe deluso i suoi genitori, la sua famiglia che tanto era
stata male nel vederlo partire. Si rimise a letto tranquillamente. Il ragazzo
americano si affacciò alla porta con un grugno abbastanza nervoso.
gBello, voi inglesi che nemmeno
vi presentate ehh
Ah, Chris, che maleducato. Il
pensiero di tornare alla tua lettura non si ha fatto nemmeno presentare con
quel buzzurro americano. Per rimediare, subito, si alza in piedi e gli porge la
mano, la stretta non è molto convinta.
gChristopher Turnerh Disse
solamente il rosso irlandese
Insomma deve pure rivelarsi
gentile con quel grezzo che ha definito il suo amatissimo incenso una gPuzzah?
Sospirò dolcemente poi girando i tacchi e riprendendo il suo libro, come se
avesse dovuto scacciare una fastidiosissima mosca.
Però, con la coda dei suoi occhi
verdi, vide che quel ragazzo, Alexander, non decideva ad andarsene, perché poi,
perché continuare ad insistere con una persona, come Chris, che evidentemente
non vuole avere confidenza con una persona di tale basso rango culturale come
il suo, purtroppo, coinquilino. Chris non si sarebbe mai abbassato a certe
cose, non si sarebbe mai abbassato a fart baldoria
con gente del campus, era contro producente per i
propri studi, e soprattutto se si trovava uno di questi ganimali da festah in
camera, non ne voleva assolutamente sapere.
gSpero di divertirmi con tehDisse lentamente, Alexander con un mezzo
sorriso, che parve più un ghigno di quelli che non promettono assolutamente
niente di buono, agli occhi di Chris. Ah beh, insomma, non poteva chiedere di
meglio che un coinquilino scalmanato, alcolizzato e magari anche un fattone
assurdo. Bene, fantastico. Partiamo alla grande.
Povero me, penso lfirlandese
buttandosi con la testa contro il cuscino, lasciandosi inebriare dal profumo
del suo candido e morbido incenso, che era come la carezza di cento petali di
fiori sotto al naso.
Autrice
Okay siamo arrivati al secondo effettivo
capitolo di questa piccola storiella. Spero che i due personaggi vi piacciano,
sono molto legata a loro, soprattutto emotivamente c:
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Al prossimo
un bacio
Fue