Dimmi chi sei

di justbelieveindestiny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: 23 agosto ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: I tre moschettieri ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: 23 agosto ***


Harry era lì, davanti a quella persona. Finalmente aveva un nome, finalmente poteva toccarla. Lui l'aveva sempre sospettato, in fondo. E ora, alla luce di quella rivelazione, tutti gli avvenimenti delle settimane precedenti assunsero una forma nuova. Era tutto chiaro. I ricordi iniziarono ad attraversare la mente di Harry più veloci delle sue lacrime, che si palesarono lentamente scendendo dal suo viso. Erano lacrime di gioia o di tristezza? Neanche lui era certo di saperlo.

La campanella suonò normalmente quel giorno. Era un'altra, noiosa giornata scolastica. Harry Stilson correva per cercare di arrivare a scuola in tempo. L'entrata era a pochi passi da lui, e l'orologio segnava le 8:01: un minuto di ritardo non avrebbe fatto la differenza. Il ragazzo varcò la soglia della porta proprio mentre la seconda campanella suonava. Quel secondo suono non aveva uno scopo preciso, doveva servire solo a scopo intimidatorio, per far capire ai ritardatari come lui che ormai c'era poco da fare, dovevano entrare. Il cellulare continuava a vibrargli in tasca e così, esausto dal continuo ronzio, il ragazzo decise di estrarlo dalla tasca mentre saliva le scale che lo separavano dall'aula di scienze, così come dettava il suo orario scolastico. 
Twitter: 139 persone hanno iniziato a seguirti. "139?", pensò Harry sorpreso mentre continuava a salire i gradini. La felicità, però, lasciò posto alla tristezza: quelle persone erano curiose, l'avevano cercato perché avevano capito che era lui Harry, quello dello scandalo. Ormai credeva che la gente avesse dimenticato ciò che era successo, erano passati due mesi. Ma a quanto pareva, il ricordo che le persone avevano di ciò che gli era successo era più vivido che mai. Sarebbe mai riuscito a liberarsi di quella storia, e ad essere conosciuto dalla gente solo come "Harry il ragazzo normale"?

Luke Berry si era 
appena seduto al solito posto in attesa che iniziasse a lezione. Ultimamente i rapporti tra lui ed Harry si erano alquanto raffreddati, anche alla luce di ciò che era accaduto qualche mese prima. Ma Luke, diversamente da quanto tutti a scuola potessero pensare, ci teneva davvero a Harry, ed ecco perché quel giorno aveva deciso di sedersi, dopo tanto tempo, di nuovo accanto a lui nell'ora di scienze. "Stavo proprio pensando a te", gli disse quando questi arrivo, facendogli quasi cadere il cellulare da mano per lo spavento. Harry era sorpreso: "Luke, sicuro di esserti seduto al posto giusto?", il ragazzo sorrise annuendo. Quel gesto era bastato per scaldargli il cuore e fargli capire che forse le cose potevano tornare com'erano prima, prima di quell'orribile 23 agosto, quando la sua vita fu completamente stravolta. Tutti a scuola lo guardavano in modo strano, pensavano davvero che Harry, il ragazzo dell'ultimo anno sempre gentile e disponibile per tutti, avesse fatto una cosa del genere. Ma lui l'aveva fatto davvero? Erano solo in due a sapere con certezza la verità: lui, ovviamente, e quella persona che ormai non faceva più parte della sua vita, dopo ciò che era successo. La lezione iniziò regolarmente, Harry e Luke di tanto in tanto si scambiavano qualche parola e ridevano. Sembrava che tutto stesse tornando alla normalità. "Buongiorno", una voce maschile interruppe prepotentemente la lezione del prof. Pillsbury sui legami covalenti. "Siamo della centrale di Lima, vorremmo fare qualche domanda ad Harry Stilson, è qui?". Tutti gelarono. Uno di loro aveva raccontato tutto alla polizia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: I tre moschettieri ***


Harry continuava a guardarsi intorno: chi poteva mai essere stato a raccontare il suo segreto alla polizia? Gli agenti, tuttavia, gli fecero solo qualche domanda, e non ritennero necessario il fermo, anche perché il ragazzo aveva solo 17 anni.

Quella sera Harry si chiuse in camera da solo: la testa sprofondata sul cuscino e due pacchetti di Tempo per asciugare le lacrime che continuavano a scendergli dal viso. Il suo cervello continuava a rimuginare sugli avvenimenti passati: la paura che le persone provavano quando lo guardavano e tutti i suoi amici che lo abbandonavano. Harry era solo. Solo in tutto il suo dolore, come un innocente incarcerato ingiustamente, che continua a gridare invano al mondo di essere innocente. 

Si erano fatte le 22:30, e per tutta la serata non aveva fatto altro che piangere nella solitudine della sua camera. Ad un tratto qualcuno bussò alla sua porta: delle nocche picchiettarono tre volte contro la sua porta di legno di faggio. 'Entra'. Harry già sapeva chi era. «Tesoro...», Terry Stilson avanzò lentamente fino ad arrivare al letto di suo figlio per poi sedersi accanto a lui. «...stai ancora piangendo? Vuoi davvero darla vinta a tutti quelli che non ti credono? Io so che tu sei innocente, ti credo e ti crederò sempre. Ma devi reagire e farlo capire anche agli altri, devi riprenderti la tua vita».
Quelle parole così amorevoli e sincere riuscirono a toccare il cuore di Harry, che istintivamente si girò e si alzò dal letto, stringendo la madre in un caldo abbraccio. Finalmente era certo che almeno una persona era dalla sua parte. «Mamma, io...», tentò di parlare venendo sovrastato dalla voce della donna «...Emma e Luke sono in salotto, volevano vedere come stavi dopo ciò che è successo stamattina. Li faccio entrare, d'accordo?». Harry sorrise, e Terry si allontanò lentamente fino ad uscire dalla camera e dal suo campo visivo.

È strano non vedere la propria migliore amica per quasi due mesi, eppure erano quasi due mesi che Harry non vedeva Emma. L'ultima volta che si erano visti erano gli ultimi giorni di Agosto, e lo scandalo si era diffuso da pochissimo. «Vorrei tanto crederti, Harry, ma non ci riesco», furono le ultime parole che la ragazza gli disse, prima di andarsene lasciandolo in lacrime in camera sua. E proprio in camera sua i due si sarebbero rivisti: dopo Luke, ora anche lei sembrava volersi riavvicinare. Ma non sarebbe stato così facile, Harry ne era sicuro. Quei due mesi da solo gli avevano fatto capire che non avrebbe più permesso a tutti di entrare e uscire dalla sua vita così facilmente. La sua fiducia adesso avrebbero dovuto meritarsela.

Il ragazzo continuava ad asciugarsi le lacrime in attesa che i ragazzi entrassero, non voleva farsi vedere in quello stato pietoso. «È permesso?», chiese retoricamente Emma mentre bussava nonostante la  porta fosse aperta.
«Ragazzi, entrate», disse Harry cercando di rimanere impassibile. I due avanzarono lentamente, Luke dietro ed Emma avanti, Harry era seduto sul suo letto di fronte a loro.
 
Emma Morris avrebbe tanto voluto credere a Harry fin dall'inizio, in fondo i due erano migliori amici da 10 anni. C'erano sempre stati l'uno per l'altra: Emma fu la prima persona alla quale, il 24 agosto, Harry raccontò ciò che era successo il giorno precedente. Il loro rapporto da allora, anche grazie alle voci che iniziarono a circolare a Lima, iniziò a deteriorarsi fino a quel fatidico 30 settembre. «Emma, tu... tu mi credi?»,  le chiese Harry. No. Emma non gli aveva mai creduto, e ciò era alquanto strano. Neanche lei riusciva a spiegarsi il perché, ma appena lo scandalo iniziò a diffondersi, lei fu tra le prime a convincersi che tutte quelle voci erano vere. Ma ora non le importava, quei due mesi senza di lui erano troppi da sopportare. Innocente o colpevole, Harry era l'altra metà della sua mela, e aveva bisogno di lui per andare avanti. E così Luke. 
Tra lei e quest'ultimo c'era un ottimo rapporto, ormai si conoscevano da 3 anni. Si erano incontrati nei corridoi della scuola, e tra una chiacchiera e l'altra avevano scoperto di avere un amico in comune: Harry, che frequentava insieme al ragazzo alcuni corsi scolastici. Da allora i tre iniziarono a stare sempre insieme, diventarono i tre moschettieri, come amavano chiamarsi. E adesso entrambi avevano bisogno di Harry, quella che entrambi consideravano la persona migliore del mondo. Eppure, entrambi credevano davvero che fosse stato capace di fare ciò di cui tutti lo accusavano.
«Siamo qui perchè...», Emma ingoiò la saliva «...ci manchi, abbiamo bisogno del nostro HerMan...» Emma e Luke parlarono, parlarono per tanto tempo. Harry li ascoltava attento, senza mai alzarsi dal letto o interromperli. 'Ci manchi' e 'ci dispiace' furono le parole più ripetute durante quel discorso.

Dopo diciassette minuti finalmente chiesero il suo parere. «Allora, tutto come prima?». Harry non rispose. Continuava a fissarli, immobile. «Harry?», Emma si avvicinò a lui e gli toccò la spalla dolcemente, ma abbastanza da farlo spostare dalla spalliera del letto alla quale era appoggiato. Harry cadde sul letto a peso morto, gli occhi chiusi e il viso pallido.

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