Glitch

di TheCapo91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le origini del mito ***
Capitolo 2: *** Preludio del mito ***
Capitolo 3: *** In viaggio verso il mito ***
Capitolo 4: *** Caccia al mito ***
Capitolo 5: *** Uniti contro il mito ***
Capitolo 6: *** Il ritorno del mito ***
Capitolo 7: *** La fine del mito ***
Capitolo 8: *** Un nuovo mito? ***



Capitolo 1
*** Le origini del mito ***


Le origini del mito









Gli occhi di pietra degli Unown sembravano osservarlo dall'alto della grande porta di marmo mentre lui, immobile, aspettava. Scostò la visiera del cappellino rosso che indossava e cercò di decifrare il significato dei glifi, senza riuscirci. Era un luogo veramente adatto per l'avventura che lo attendeva.
La torre davanti a cui si trovava era al centro di una radura, situata nel cuore di una rigogliosa giungla; una delicata brezza notturna rinfrescava tutto l’ambiente. Quello era l'ultimo obiettivo della missione, il luogo dove tutto sarebbe finito. La Torre Oscura.
La missione che aveva intrapreso durava da mesi, mesi di inseguimenti, ricerche, viaggi e battaglie. La loro nemesi rispondeva al nome di Gilda delle Ombre, una setta che aveva fatto parlare di sé negli ultimi mesi tutte le forze dell’ordine: oltre a numerosi omicidi, la setta vantava una serie di malefatte come furto di apparecchiature sperimentali dai laboratori Silph SpA, sequestro di Pokèmon e crimini contro l’umanità. Il distaccamento di Ranger che gli dava la caccia aveva stanato Ixor, il capogilda, in un rifugio a Unima qualche settimana prima e anche l’allenatore aveva partecipato all’operazione. Con quell’ultimo blitz avevano sventato il grosso dell’organizzazione, ma Ixor e un pugno di fedelissimi erano riusciti a scappare portando con loro un Pokèmon e alcune attrezzature.
Negli ultimi giorni, una serie di catastrofi naturali aveva colpito la regione e i Ranger avevano seri sospetti che Ixor stesse manipolando il Pokèmon in questione, un Misdreavus, per sconvolgere la realtà e creare un mostro in grado di portare caos e distruzione nel mondo.
E ora era lì: si era spinto fino alla foresta più impenetrabile per porre fine alla minaccia che terrorizzava umani e Pokèmon di mezzo continente. Quella sfida stava finalmente per concludersi.

Un altro ragazzo arrivò dal sentiero dietro di lui e gli si accostò, alzando gli occhi sulla Torre. I capelli erano raccolti in una fascia bianca e anche gli abiti che indossava lo facevano sembrare originario di un paese lontano.
- Sei in ritrardo – osservò il primo.
- Sono stato trattenuto al centro Pokèmon. Il Professore pensa ancora che sia troppo pericoloso per noi due soli.
Un fruscio di cespugli dietro di loro tradì la presenza di una terza persona.
- E io non sono degna di considerazione?
- Tu ci guiderai all'interno della struttura con le tue apparecchiature elettroniche. Manterremo il contatto per tutto il tempo ma in qualsiasi caso non devi assolutamente entrare, mi hai capito?
La giovane ragazza sospirò e tornò ai suoi macchinari mimetizzati sul limitare del bosco.
Gli altri due alzarono gli occhi sull'immensa torre. Emanava un'aura scura e minacciosa.
- Perchè il tuo amichetto non è qui con noi? - chiese il primo allenatore al compagno - Ci servirà tutto l'aiuto possibile, lo sai...
- E' qui fin dall'inizio – sorrise l'altro – Basta giocare. Su, mostrati!
Con un piccolo bagliore, un Mew si materializzò fluttuando vicino alla sua testa, afferrandogli la bandana con fare giocoso. Il ragazzo sorrise e lo accarezzò.
Era comparso poco dopo il suo arrivo nella regione, quasi un anno prima, durante una missione di ricognizione e aveva iniziato a seguirlo ovunque andasse, di sua iniziativa. Il giovane allenatore non lo aveva mai catturato, ma lo considerava comunque un suo Pokèmon ed un prezioso amico; era evidente che il sentimento era reciproco.
Ma la cosa più stupefacente di quel Pokèmon era la sua capacità di comunicare con gli umani. Non erano pensieri molto comprensibili, ma Mew era riuscito a tradurre le sue onde cerebrali con alcuni termini umani che somigliavano all'inglese australiano: ne era uscito una sorta di miagolio che il ragazzo, non senza fatica, riusciva a capire. Tra i due c’era una forte intesa e nonostante il carattere giocoso del Pokèmon leggendario, l’allenatore aveva avuto modo di scoprirne gli straordinari poteri in diverse occasioni.
- Wan play Mew? - chiese Mew, volteggiando in aria.
- Non ora, piccolo - rispose l'allenatore, continuando ad accarezzargli il muso - Ora abbiamo un lavoro da fare.
L'altro ragazzo prese la visiera del cappellino e la girò.
- Sei pronto, Ignotus?
Ignotus ritirò la mano dal Pokèmon e si concentrò.
- Diamoci da fare, Red.

Dopo aver forzato la porta d’ingresso della torre, i due collegarono i rispettivi apparecchi di trasmissione e si misero l'auricolare. Mew, nel frattempo, nuotava allegramente in aria.
- Mi ricevete ragazzi? - chiese la ragazza, la voce leggermente metallica.
- Perfettamente, Blue.
- Il perimetro della torre è sicuro, ho piazzato rilevatori ovunque. Se qualcuno dovesse avvicinarsi lo saprò con un largo preavviso.
- Bene - approvò Red - Tienici aggiornati, noi entriamo.
L'interno della torre era piuttosto buio, la sola luce che riusciva ad insinuarsi all'interno arrivava dalle strette feritoie lungo i bordi.
Velocemente iniziarono a salire le scale, cercando di ridurre il suono dei loro passi il più possibile.
- Dunque il Misdreavus dovrebbe trovarsi in cima, giusto? - bisbigliò Ignotus.
- Esatto. Questa è l'ultima roccaforte dove la Gilda dell'Ombra sta cercando di riorganizzarsi. Ixor sta costringendo quel Pokèmon a concentrare un'enorme quantità di energia oscura attraverso i macchinari sottratti alla Silph SpA.
- Allora quello che ci hanno riferito le reclute che abbiamo catturato nel rifugio due mesi fa era vero. Vogliono creare un Pokèmon formato di sola tenebra!
Red annuì.
- E' la concentrazione di oscurità che sta causando l'ondata di tempeste magnetiche e gli altri fenomeni che sconvolgono la regione.
- Ma come può un solo Pokèmon fare tutto questo? - chiese Ignotus.
- Non lo so. I Misdreavus si nutrono di emozioni negative... Forse essere stato catturato dalla Gilda lo ha reso incontrollabile e potente... Quella gente venera il caos sopra qualsiasi altra cosa, non oso pensare a cosa gli abbiano potuto fare...
Ignotus pensò a come la malvagità di quella gente stesse rovinando la vita di così tanti esseri viventi e serrò i denti dalla rabbia. Mew lo guardò, preoccupato.

Red alzò una mano e Ignotus si arrestò. I gradini li avevano condotti al primo piano della torre. Circospetti, i tre avanzarono fino ad uno stretto corridoio, al termine del quale una coppia di reclute visibilmente annoiate faceva la guardia ad una stanza.
- Non c'è spazio per uno scontro diretto - ragionò Red a bassa voce - Dobbiamo pensare ad un'alternativa che non dia loro il tempo di dare l'allarme.
- Mew – sussurrò Ignotus – Pensi di poterli addormentare da qui?
- Can try Mew – miagolò il compagno.
Gli occhi del Pokèmon si illuminarono di luce e le guardie scivolarono lentamente lungo il muro a cui erano appoggiate, sbadigliando.
Silenziosi, i due ragazzi varcarono la soglia della porta.
Una volta entrati, capirono subito che c'era qualcosa che non andava. La stanza in cui si trovavano era immensa, non sarebbe mai potuta entrare nella torre dove si trovavano. Un tappeto di fitta nebbia sfocava i contorni dei muri e delle pareti, dando all'atmosfera un senso di irrealtà.
- Un'illusione... - mormorò Red
- Dobbiamo trovare il Pokèmon che la sta creando - disse Ignotus e Red annuì.
- Le illusioni di solito sono create da Pokèmon Psico o Ghiaccio. Ci servirebbe un Pokèmon Buio o Fuoco. Qualche idea?
- In effetti sì – sorrise Ignotus – Vai, Houndoom!
In un lampo, l'imponente creatura apparve, ringhiando.
- Houndoom, riesci a rintracciare altri Pokèmon in questa stanza?
Il compagno iniziò ad ispezionare l’ambiente alla ricerca di una pista e per alcuni istanti il suo fiutare fu l'unico suono percettibile. Poi drizzò le orecchie e scattò verso un angolo buio, latrando. Quando i due allenatori accorsero, dalla nebbia emerse un Jinx dai capelli fluttuanti e gli occhi luminosi, che si voltò verso di loro.
Per un istante nessuna delle due fazioni si mosse. Poi, con un urlo, il Pokèmon Psico aprì la bocca ed emise una scarica di affilati proiettili di ghiaccio. Ignotus si abbassò coprendosi la testa, mentre Red scattò di lato per evitarli.
- Houndoom, Fuocobomba!
Il cane demoniaco ruggì una stella infuocata contro l’avversario. Questi cercò di respingere l’attacco, ma il colpo esplose con un boato assordante e il Pokèmon Psico cadde pesantemente a terra. Di colpo l'ambiente si fece più definito e gli allenatori si guardarono attorno, individuando la rampa di scale che li avrebbe fatti proseguire ai piani successivi.
Il Jinx però sfruttò la momentanea distrazione dei due per calarsi in una botola apparsa dal nulla lì vicino. Houndoom si avventò su di lui, ma la fessura si richiuse senza lasciare alcuna traccia.
- Richiama Houndoom e preparati a correre – disse piano Red – Sanno che siamo qui.

Mentre continuavano a salire, ricevettero il segnale di chiamata dall’esterno e si collegarono.
- Davvero uno splendido lavoro, voi due. Siete dentro da dieci minuti e già le guardie stanno correndo verso la vostra posizione. Avete fatto esplodere una bomba o cosa?
- Una Fuocobomba, a dire il vero – rispose Ignotus – colpa mia.
- Sbrigatevi – incalzò la ragazza – la Torre Oscura ha cinque piani e voi siete solo all’inizio. Se continuate di questo passo le guardie vi intercetteranno tra il secondo e il terzo!
- Ci hai chiamato solo per rimproverarci o vuoi renderti utile in qualche modo? - sbottò Red.
- Vi ho chiamati per rimproverarvi E per dirvi che ho disabilitato qualsiasi frequenza radio all’infuori della nostra nel raggio di mezzo miglio. Non saranno in grado di comunicare tra loro o con i piani più bassi, quindi potrete ancora contare sull’effetto sorpresa se non fate tanto chiasso.
- Ricevuto. Grazie Blue. Ora lasciaci lavorare.
Ignorado lo sbuffo di impazienza della ragazza i due arrivarono alla porta del secondo piano. Red la socchiuse e, sbirciando dentro, capì che erano arrivati alle cucine: padelle, un tavolo, sedie e… due uomini in nero, almeno dalla sua visuale. Comunicò a gesti le informazioni al compagno e in pochi secondi elaborarono un piano, puntando su velocità e forza.

Con un calcio Ignotus spalancò la porta, mentre Red scagliò con forza una Pokèball verso i due uomini che erano scattati in piedi. Il Poliwrath che ne uscì menò un gran ceffone e quello più vicino crollò a terra, svenuto. Il secondo invece mandò in campo un Nidorino, che partì alla carica a testa bassa.
Poliwrath lo bloccò alzando le braccia e l’avversario si arrestò, con il corno che grondava una sinistra sostanza viola. Il Nidorino era tenace e un passo dopo l’altro tentava di sbilanciare il Pokèmon d’acqua, che dovette indietreggiare.
- Bollaraggio! – ordinò Red.
Dalla spirale sulla pancia Poliwrath emise un flutto di bolle, che centrarono il nemico spedendolo addosso al padrone.
Dall'altra parte della sala, Ignotus stava avendo la meglio con Houndoom sui due Raticate di un terzo uomo che era sbucato dietro la porta.
Durante il combattimento, però, l’allenatore si era spostato verso una stanza secondaria, da cui uscì un altro membro della Setta, gli occhi spalancati e un sorriso folle in volto.
- Bel lavoro, Houndoom – esclamò Ignotus quando il suo Pokèmon mise k.o. anche il secondo avversario – ora pensiamo a… AGH!
- Sai – sibilò piano l’uomo cingendogli il collo con il braccio destro - nessun Pokèmon mi ha mai ubbidito, fin da bambino. Non si lasciavano avvicinare da me, avevano paura... Ed è’ per questo che ho iniziato ad utilizzare metodi, ecco… più sottili.
Con la sinistra estrasse un coltello e lo posò sulla la gola del ragazzo, premendoglielo sulla carotide.
Houndoom ringhiò, soffiando fuoco dalle narici e fece un passo verso il criminale.
- Richiama la tua bestiaccia o ti sgozzo all’istante – intimò la recluta.
Ignotus premette la sfera sulla sua cintura e in un lampo rosso il Pokèmon scomparve.
- Ora – continuò, trascinando il ragazzo verso la porta – tu vieni con me fino all’uscita, mentre il tuo amichetto rimane qui, da bravo. Vuoi dirgli qualcosa, prima di andare?
- Sì… - annaspò il ragazzo – Psico-onda…
Un fascio di pura energia mentale apparve dal nulla e centrò l’uomo in pieno volto. Con una gomitata Ignotus si liberò e il membro della Setta svenne, con la testa ancora fra le mani.
Il ragazzo si avvicinò al compagno e lo guardò negli occhi, divertito.
- Dai, ammettilo che ti eri preoccupato.
- Sei un incosciente! Non sono intervenuto solo perché ho visto Mew svolazzare da quella parte, prima che si rendesse invisibile.
Il piccolo Pokèmon rosa riapparve e si posò sulla spalla di Ignotus, ridacchiando.
- Come farei senza di te, eh, piccoletto? – rise a sua volta l’allenatore, strizzandogli la guancia.

Ripartirono alla volta del quinto piano, ma si bloccarono quasi subito. La strada si biforcava e le scale proseguivano in due direzioni diverse. Imprecando, Red premette il pulsante di chiamata dell’auricolare.
- Blue, non ci avevi detto che c’erano più percorsi disponibili. Che strada prendiamo?
- I membri della Setta stanno scendendo dalle scale alla vostra sinistra - disse velocemente la ragazza – quindi immagino che il capo si trovi da quella parte.
- Lo scontro è inevitabile, allora. Prepariamoci.
- No. Li affronterò da solo – disse Red e Ignotus si voltò verso di lui
- Va bene che non sono granché come allenatori, ma sembrano decine. Perché non vuoi il mio aiuto?
- Perché non abbiamo tempo. Potrebbero volerci ore e stanno torturando quel Misdreavus da giorni. Non penso possa resistere ancora a lungo. Inoltre il capogilda potrebbe approfittare della confusione per sfuggirci di nuovo.
Un concitato rumore di passi si stava avvicinando sempre di più veloce e i due si scambiarono un cenno di intesa.
- Poliwrath, usa Geloraggio e poi Acquadisale! – comandò Red
- Perché Acquadisale e non Pistolacqua? – chiese Ignotus, mentre si nascondeva nella rampa di destra.
- Ho scoperto che il calcare di quella mossa rende il ghiaccio molto più scivoloso. Bello, no? – sogghignò il ragazzo.
I passi erano sempre più vicini.
- Buona fortuna, Red – pensò Ignotus mentre l’amico mandava in campo anche Pikachu e Venusaur, preparandosi allo scontro.

Ignotus si premette contro il muro mentre il folto drappello di seguaci e i loro rispettivi Pokèmon scivolavano sul pavimento insidioso inseguendo Red, che li attirava verso i piani bassi.
Quando anche l’ultimo barlume di elettricità fu sufficientemente lontano, sfrecciò fuori e salì di corsa le scale, sempre più su, verso l’ultimo piano.
- Ok, amico – disse a Mew, che faceva capriole in aria sopra la sua testa - ora è tutto nelle nostre mani.
Quando finalmente arrivò in cima si piegò a riprendere fiato e si concesse un secondo ad esaminare il largo portone dietro il quale si celava l’ultimo nemico.
Mentre il suo corpo si riposava, la mente tornava al giorno in cui tutto era cominciato, le stragi perpetrate da quel gruppo di folli, la paura costante, i compagni caduti, i riti raccapriccianti e le orrende mutilazioni che infliggevano a quelle povere creature…
Quelle immagini cruente presero il posto della stanchezza e gli donarono una calma glaciale. Poi, con una piccola rincorsa, diede una spallata all'imponente porta di legno ed entrò nell’ultima sala della Torre Oscura.
Per un attimo rimase senza fiato. L’intera area non era in pietra e legno come il resto della torre, ma di un metallo grigio e freddo. In fondo alla stanza, in una cella dalle sbarre fatte di energia, c’era il Misdreavus; il suo corpo d'ombra fluttuava a mezz'aria e teneva gli occhi chiusi, tremando dal dolore. Le sbarre della gabbia, oltre che imprigionarlo, sembravano emanare delle inquietanti onde che provocavano allo spettro un indicibile sofferenza.
Altre apparecchiature erano sparse all'interno della sala: strumenti altamente tecnologici, monitor, provette, bisturi e microscopi su tavoli lunghi e stretti. L'ultimo piano della torre non era altro che un grande laboratorio.
Ignotus cercò con lo sguardo tutte le potenziali minacce, ma l’unico pericolo era costituito proprio dal suo obiettivo principale. Ixor.

Lo scienziato gli dava le spalle, guardando con odio il Pokèmon spettro che si contorceva nella gabbia.
- No! – urlò battendo un pugno sul tavolo – No, no, no! Non basta!
Ignotus avanzò di un passo.
- Ixor! Allontanati da quel macchinario! Rilascia immediatamente quel Misdreavus e consegnati senza opporre resistenza.
Il capogilda battè con più forza il pugno sul tavolo e il rumore echeggiò nel laboratorio.
- Non basta ancora! Tutto questo dolore, tutta questa sofferenza e ancora nulla! Inutile creatura!
- Liberalo Ixor, o dovrò costringerti!
L’uomo non si degnò neanche di voltarsi: aveva occhi solo per il Pokèmon imprigionato e per il monitor ai pieni della gabbia.
- You... bad man!
Quello di Mew era una sorta di lamento miagolante, commovente come il pianto di un cucciolo ferito.
I due compagni avevano superato quasi la metà della distanza che li separava dal folle scienziato quando finalmente questi si decise a voltarsi.
- Voi – disse lentamente puntandogli il dito contro – voi non avete il diritto di interferire. È anche colpa vostra se non posso disporre di un’attrezzatura migliore per poter squarciare la barriera che ci separa da Lui…
Ignotus portò la mano alla cintura con le Pokèball.
- Lui chi?
- Il Caos! – ruggì Ixor e in un lampo lanciò una sfera Pokè, imitato subito dal ragazzo.
Dal lato dello scienziato si trovava un imponente Dusknoir, mentre su quello dell’allenatore compariva il fidato Houndoom.
- Dusknoir, fai pagare a questo ragazzino la sua insolenza! Palla Ombra!
L’imponente Pokèmon spettro galleggiò in aria tendendo il braccio e lanciò una nera sfera di energia oscura. Ma il suo bersaglio non era Houndoom.
Ignotus ebbe appena il tempo di chiudere le braccia in difesa quando venne colpito dall’attacco, che lo spedì a terra; l’esplosione fu tale da far saltare via parecchie lastre di metallo dal pavimento, spezzando diversi cavi elettrici e causando il black out di diversi monitor nella sala.
La prima cosa che il ragazzo sentì fu il latrato del suo Pokèmon che si avventava sull’avversario. La seconda fu il dolore sugli avambracci. Aveva come l’impressione di essere stato colpito da una pallonata incandescente e scosse con vigore le braccia per scacciare il dolore.
- In fondo non fa così male – pensò tra sé mentre si rialzava – ci vuole ben altro per fermarci.

L’assalto di Houndoom era serrato. Alternava potenti fiammate a morsi micidiali e ben presto il Dusknoir fu messo alle strette.
- Houndoom, usa Finta!
Con un guizzo, il Pokèmon scomparve nell’ombra e ricomparve alle spalle dell’avversario.
- Dusknoir, dietro di te! – strepitò Ixor, troppo tardi.
Con una poderosa zampata, il Pokèmon Ombra spedì lo Spettro contro il muro.
- Usa Destinobbligato!
- NO! – urlò il ragazzo.
Una malevola ombra si allungò dalla sagoma di Dusknoir e avvolse Houndoom in una stretta letale: entrambi i combattenti si accasciarono gemendo e Ignotus richiamò il compagno, sfinito.
Ignorando il proprio Pokèmon a terra, Ixor mandò in campo un Electivire e Ignotus chiamò il suo secondo compagno, Vaporeon.

Mentre sulla cima della torre imperversava la battaglia, Red fronteggiava l’orda di adepti e reclute ai piani bassi. Li aveva attirati fin fuori la soglia della torre e non senza fatica ne aveva sconfitti la maggior parte. Quando anche il suo fidato Pikachu crollò sotto gli attacchi nemici, l’allenatore lo richiamò sorridendo.
- Grazie Pika, hai fatto un ottimo lavoro. Li abbiamo tenuti a bada a lungo, Ignotus ha guadagnato il tempo necessario a fermare Ixor e liberare il Misdreavus rapito.
Della piccola folla che lo aveva inseguito solo cinque reclute erano rimaste in piedi e lo incalzavano ad arretrare. Red si assicurò di raggiungere il limitare del bosco e poi spinse il trasmettitore che aveva all’orecchio.
- Blue, ora tocca a te!
In un attimo, da dietro i cespugli si gonfiò un’enorme palla rosa che subito si avventò verso di loro, rotolando a gran velocità. L’allenatore riuscì di un soffio a levarsi dalla traiettoria, mentre gli adepti vennero investiti in pieno e sbalzati via verso il fitto del bosco.
- Sei impazzita? – si lamentò quando la ragazza emerse dalla vegetazione – se avessi preso anche me adesso sarei una frittella!
- Jigglypuff non prende bene la mira quando usa Rotolamento con quelle dimensioni – sghignazzò Blue – ma tu sei troppo in gamba per lasciarti cogliere di sorpresa, no? – aggiunse facendogli l’occhiolino.
Prima che Red avesse il tempo di replicare, dall’ultimo piano della Torre Oscura arrivò il suono ovattato di un’esplosione ed entrambi volsero gli occhi verso la cima.
- Vai ad aiutarlo – continuò l’allenatrice, stavolta seria – se qualche altro adepto si fa vedere penserò io a fermarlo.

All’ultimo piano la battaglia infuriava. Il Vaporeon di Ignotus era snello e abile nello schivare gli attacchi dell’avversario. I suoi di attacchi, però, si rivelavano inefficaci contro il massiccio Electivire e la stanchezza iniziava a rallentarlo. Con una mossa a sorpresa, il Pokèmon elettro lo afferrò per la coda e lo scaraventò violentemente a terra. Ignotus sapeva che non poteva continuare così…
Poi il suo sguardo si posò sul pavimento danneggiato dalla lotta precedente e decise di tentare il tutto per tutto.
- Vaporeon, salta e poi usa Idropompa!
- Sciocco ragazzino! – rise lo scienziato, mentre il suo Pokèmon incassava il colpo senza battere ciglio – non penserai davvero che una mossa simile possa rappresentare una minaccia per…
Con una fragorosa esplosione, tutta la corrente della torre si incanalò dai cavi scoperti del pavimento lungo i rivoli d’acqua lasciati dall’attacco, investendo il pelo bagnato dell’Electivire con una scarica potentissima.
Lo scienziato venne scaraventato contro il muro alle sue spalle e anche l’allenatore rimase sbilanciato dalle vibrazioni.
Ritrovato l’equilibrio, il ragazzo bisbigliò un ordine e si incamminò verso il suo avversario, che si lamentava a terra con la testa fra le mani.
- Dimmi solo una cosa, Ixor – disse mentre gli si avvicinava - Perché? Da dove viene tanta crudeltà?
- Tu… - rantolò l’uomo – tu non puoi capire… Ero a un passo dallo scoprire l’origine di tutti i mali… Cosa è il dolore di qualche Pokèmon di fronte ad una scoperta simile? E invece una squadra di Ranger, proprio come te, irruppe nel mio laboratorio e distrusse la mia vita per sempre.
Per alcuni secondi, il brusio della corrente in corto circuito fu l’unico suono percettibile nel laboratorio
- Mi portarono via l’attrezzatura, il lavoro di una vita… Anni di esperimenti… E poi confiscarono tutti i miei Pokèmon.
La voce del capogilda stava diventando sempre più acuta, come se fosse sul punto di piangere.
- Tu sai cosa vuol dire essere separati dai tuoi compagni di vita? Le uniche creature che mi abbiano mai compreso e rispettato, portate via da me… Non l’ho accettato… Non lo accetterò mai!
L’uomo si era alzato in piedi e si trascinava nervosamente in giro, più folle che mai. Ignotus decise che ne aveva abbastanza dei suoi sproloqui e lo afferrò per una spalla.
- Ed è per questo che hai deciso di continuare a perpetrare la tua pazzia e le tue torture? Per questo hai sottratto e corrotto tutti quei Pokèmon perché ti obbedissero e assecondassero i tuoi folli progetti?
- Oh, sì… Riavrò finalmente le mie creature… Non appena l’esperimento sarà compiuto… E non sarai tu a impedirmelo, ragazzino!
Con uno scatto Ixor si divincolò dalla presa del ragazzo, estrasse dal camice una pistola e la puntò contro il ragazzo.
- Pensi davvero che mi sarei lasciato battere di nuovo dai Ranger? Avrò quello che mi spetta, finalmente, avrò la mia vendetta! Il mondo saprà chi è il grande Ixor e di come abbia creato una nuova specie di Pokèmon! I miei studi hanno dimostrato che il dolore concentrato e la pura sofferenza possono alterare i processi organici di ogni singolo Pokèmon...
Lo scienziato continuava a parlare sempre più in fretta e Ignotus pregò che il suo piano funzionasse.
- Nei miei primi esperimenti utilizzai resti fossili di un Kabutops e di un Aerodactyl. Oh sì… Erano perfetti… ma instabili… E sai cosa è successo dopo? Lo sai? Sono scomparsi! Puff!
La sua folle risata riempì il laboratorio.
- Allora ho provato su un Pokèmon Spettro, capisci? Su uno spettro andrebbe benissimo, ma è necessario rispettare alcuni valori, sai? Natura, comportamenti, variabili, non ne può capirne nulla una mente inferiore come la tua. Poi finalmente ho trovato l’esemplare giusto, nonostante voi Ranger abbiate nuovamente fatto di tutto per ostacolarmi. E adesso è lì, che si divincola nella sua agonizzante prigionia… Eppure non basta ancora, i fossili hanno reagito più in fretta di quanto abbia fatto lui fino ad ora… Ma è solo questione di tempo, tutti i progressi che…
Proprio in quel momento, dalla gabbia si levò un intenso fascio di luce e il Misdreavus aprì gli occhi. Le sbarre di energia erano diventate improvvisamente metalliche ed il Pokèmon ci passò tranquillamente attraverso.
Comparendo improvvisamente vicino il computer centrale, Mew agitò la coda e una delle finestre a est della sala si spalancò.
- Run Mew! – urlò telepaticamente e il Misdreavus scivolò riconoscente nella notte, finalmente libero.
L’azione si era svolta con una tale rapidità che il capogilda rimase paralizzato dallo stupore. Ignotus ne approfittò e corse verso il suo Pokèmon, lontano dal pericolo.
- Bravo Mew! - esclamò abbracciandolo - sapevo che ce l’avresti fatta!
Un urlo disumano risuonò in tutto il piano della Torre Oscura, mentre il capogilda cadeva in ginocchio, fissando con orrore la finestra aperta.
Ignotus fece un passo avanti.
- È finita, Ixor. Il tuo esperimento è fuggito e non puoi fare più nulla per impedirlo. Abbassa la pistola e seguimi.
Per alcuni istanti parve quasi che l’uomo non comprendesse la realtà che lo circondava. Poi il suo volto si trasfigurò in una maschera di collera e lo scienziato si mise in piedi.
- Tu, ignobile sgorbio! – strepitò puntando l’arma verso Mew – Ti pentirai di quello che hai fatto! Muori!

Red era appena giunto davanti alla porta dell’ultimo piano quando udì lo sparo. Ancora a corto di fiato la sfondò con una spallata e irruppe nel laboratorio, in tempo per vedere il corpo del suo amico crollare a terra. Nella stanza cadde un gelo agghiacciante.
Ignotus era caduto con le braccia spalancate, per proteggere il suo piccolo compagno. Dal foro che aveva sul petto iniziò a sgorgare il sangue, sempre più veloce: era stato colpito al cuore.
- Ignotus...
Mew volò vicino al suo allenatore e gli si posò in grembo, guardandolo con i suoi occhioni azzurri. Il ragazzo sorrise e aprì la bocca per parlare, senza emettere alcun suono. Poi gli occhi gli si riversarono all’indietro e smise di respirare.
Red era rimasto sulla soglia, incapace di muoversi. Il suo compagno di avventure, l’amico di mille battaglie, in quel momento non era più.
- Ignotus...- miagolò di nuovo il Pokèmon.
Il silenziò nel laboratorio era devastante.
Una lacrima silenziosa rotolò lungo la guancia rosa di Mew.
Poi una fortissima vibrazione rintoccò al centro della stanza e sia Ixor che Red puntarono gli occhi sul piccolo Pokèmon.
- I… miss… Ignotus…
Lentamente, Mew iniziò a levitare, fino a portarsi ad un metro da terra.
La sua voce telepatica cominciò a distorcersi e uno degli strumenti del laboratorio lampeggiò in modo preoccupante.
- I... miss... tsso... signot... I'm... sssig...
Ixor spalancò gli occhi e lasciò cadere la pistola a terra.
Anche la figura del Pokèmon stava iniziando a diventare sfocata e irregolare, come vista attraverso dell’acqua torbida: lentamente si accartocciò su se stessa, fino ad assumere vagamente la forma di un rettangolo, espandendosi sempre di più.
Diversi oggetti di vetro esplosero e i tavoli vicini improvvisamente si deformarono, come se sottoposti ad una pressione incontenibile.
- I m… mi… sign…otss.. I m… 
Colto da un panico primordiale, Red iniziò a correre più veloce di quanto non avesse mai pensato di poter fare e si precipitò giù per le scale, il cuore colmo di tristezza e rabbia, ma soprattutto paura.
Era successo qualcosa, in quel laboratorio, di profondamente sbagliato. Qualcosa contro natura, qualcosa di eccezionalmente grave. Un colossale errore.
Poi un urlo telepatico risuonò in tutta la Torre.
- I'M MISSINGNO.

Red raggiunse l’uscita appena in tempo. La Torre Oscura stava iniziando a sollevarsi e a oscillare, mentre una forza inesplicabile devastava l’interno.
Blue uscì dal suo nascondiglio di cespugli e affiancò il ragazzo, entrambi gli sguardi puntati verso la torre. Lentamente, l’intera struttura si contrasse senza spezzarsi, come se fosse stata fatta di gomma. Poi, improvvisamente, tutto l’ultimo piano cessò di esistere, sparendo nel nulla. Il resto della torre rovinò a terra, con un fragore assordante; entrambi i ragazzi vennero investiti dalla polvere sollevata dalle macerie e Blue si riparò gli occhi alzando il braccio; quando l'aria tornò respirabile, la ragazza si avvicinò ad esaminare quel che rimaneva della costruzione, ma non vide altro che detriti e rovine.
- Questo va oltre qualsiasi spiegazione logica – sussurrò, incredula.
Alcuni Pokèmon del bosco fecero capolino ad osservare il sinistro spettacolo, mentre il resto della polvere tornava a posarsi a terra.
La ragazza tornò dall’amico, con gli occhi spalancati dallo stupore.
- Red, cosa diavolo è successo là dentro? Dov’è Ignotus?
L’allenatore non rispose. Rimase lì, immobile, gli occhi vuoti e persi in lontananza.
Blue gli afferrò le spalle e lo scosse.
- Red, ascoltami! Che cos’è successo? Red! Rispondimi!
Ma Red non parve reagire e rimase in silenzio, inespressivo.
La ragazza era visibilmente preoccupata. Prese il Pokègear e per prima cosa informò il Professore della situazione, anche se era ovvio che ancora non riusciva a spiegarsi cosa fosse successo; poi si mise in contatto con la stazione di polizia più vicina.
- Portate anche un’ambulanza - aggiunse alla fine, sottovoce - credo che sia necessario un… Red! Dove stai andando?
Il ragazzo ancora una volta non rispose, ma continuò a camminare verso il sentiero nord. Quello che portava al Monte Argento...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokémon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
Il glitch di Missingno: Missingno è probabilmente il glitch più famoso. Ha l’aspetto di un rettangolo irregolare composto da pixel confusi. Può apparire quando il giocatore utilizza cheat o effettua particolari movimenti per ottenere Mew selvatici. I riferimenti ad Aerodactyl e Kabutops nascono dalle forme alternative che Missingno può assumere.

 

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Capitolo 2
*** Preludio del mito ***


Preludio del mito







L’aria era talmente immobile da sembrare materiale. In quel luogo non c’era nulla di armonioso, tutto era una distorsione continua. A quanto pare le leggi della fisica non vigevano in quel posto, poiché la maggior parte delle case avevano finestre infrante e muri interrotti, alcuni addirittura parzialmente sospesi in aria; eppure tutto era fermo ed eterno, come bloccato in una bizzarra fotografia.
In piedi, in mezzo a quell’assurdo spettacolo, si trovava un uomo. Ovviamente immobile anche lui. Eppure, se il resto della città sembrava bloccata nell’eternità di un unico momento, gli occhi di quell’uomo lampeggiavano come un incendio.
Davanti a lui si trovava quello che avrebbe dovuto essere un albero, ma dal tronco emergeva un materiale compatto, nero come la notte: simile ad una bizzarra variante di metallo, si curvava lungo tutta l’altezza della pianta e ne attraversava prepotentemente il fusto, formando un enorme “9”. L’immagine di quel numero era ipnotica e raccapricciante, come il ventre molle di qualche disgustoso insetto rivoltato sul dorso: imponente, emanava una sensazione di disagio, come se non appartenesse a questo o a qualsiasi altro mondo.
In condizioni normali l’uomo si sarebbe domandato il significato di quel simbolo o di quale strano materiale fosse composto, ma la situazione in cui si trovava non gli permetteva di porre simili interrogativi.
La sua libertà di movimento era praticamente nulla: ogni volta che muoveva un arto sembrava che lo spazio attorno a lui diventasse solido e appiccicoso. Solo con un notevole sforzo sarebbe riuscito a ritirare il braccio o la gamba, per ritrovarsi poi nella stessa posizione di prima.
L’uomo si guardò il camice. Era uno scienziato. Ma forse sarebbe più corretto dire che lo era stato. In quel momento non era neppure sicuro di potersi considerare un uomo. O forse neanche vivo. Aveva perso la cognizione del tempo da quando si era ritrovato lì, ma era sicuro che fossero passati diversi mesi. Mesi di movimenti a scatti, faticosi, che non portavano da nessuna parte. Immobile.
Ma a quanto pare nemmeno le leggi della natura venivano rispettate in quel luogo, perché, nonostante il tempo, non era morto di fame. I suoi capelli non erano cresciuti, i suoi muscoli non avevano ceduto alla stanchezza, ogni giorno si ripeteva praticamente uguale ogni volta.
Il suo sguardo si spostò sulle mani e ancora una volta notò che erano evanescenti e tremolanti, quasi irreali. Era come se tutto il suo corpo avesse perso consistenza: più solido di un fantasma, meno di qualsiasi essere vivente al mondo. A scatti, la sua intera figura veniva percossa da leggere vibrazioni, come se fosse uno scadente ologramma; eppure era incontestabilmente corporeo. Era diventato meno di un uomo, una patetica forma di vita lasciata ad aspettare per l’eternità.
Solo la sua mente aveva conservato la dinamicità di un tempo. Giorno dopo giorno a pensare, a torturare il suo cervello per trovare una soluzione, una via di fuga; la possibilità di arrendersi e accettare quel destino non era presa neanche in considerazione.
Doveva andarsene da lì, ma non solo per sottrarsi a quella logorante realtà; le sue motivazioni andavano di gran lunga oltre l’istinto di sopravvivenza. E il rumore dei suoi pensieri era l’unica cosa che lo preservava dalla pazzia totale.

Un movimento catturò il suo sguardo. Una figura stava planando nel cielo, incredibilmente vicina a lui, più di qualsiasi altro essere vivente su cui aveva mai potuto posare gli occhi durante quel periodo di prigionia.
Era certamente un Pokèmon Volante, le ali e la coda presentavano le caratteristiche piume, fluide ed eleganti. L’uomo attese, fino a quando non riconobbe uno splendido esemplare di Pidgeot selvatico, che volava proprio verso di lui.
Sembrava che la staticità di quel posto non influisse sui Pokèmon. Lo scienziato supplicò mentalmente il Pokèmon di avvicinarsi e protese istintivamente la mano; come di consueto, l’inspiegabile morsa gliela bloccò a metà e rimase così, uno splendido paradosso di movimento immobile.
Ma il gesto non venne ignorato dal Pidgeot: con una elegante virata, si avvicinò all’uomo e gli si appollaiò sul braccio. Per alcuni brevi secondi i suoi piccoli occhi scuri incontrarono quelli dell’uomo, lo sguardo incuriosito dell’uno che incontrava quello rovente dell’altro.
Ogni attimo era cruciale. Lo scienziato sapeva che una situazione simile non sarebbe più ricapitata e si concentrò come mai prima d’allora.
Non aveva ancora la capacità di muovere la mano e sentiva gli affilati artigli del rapace che gli incidevano la pelle del braccio. Un attimo. Ancora una frazione di secondo…
Poi, proprio mentre il Pokèmon gli voltava le spalle per spiccare di nuovo il volo, l’uomo lo afferrò per le zampe con l’altra mano, lanciando un muto urlo di vittoria.
Il povero Pidgeot si sentì intrappolato e cominciò freneticamente a battere le ali, sempre più forte.
L’uomo era magro e certamente non molto forte, ma la sua presa era ferrea, determinata come una ragione di vita.
- Andiamo! – urlò – Vola! Vola!
Anche la sua voce aveva un che di innaturale e di metallico, come se provenisse da qualcun altro accanto a lui.
Con un immenso sforzo l’uccello cercò di spiccare il volo con tutto il peso del carico ed i piedi dell’uomo si staccarono da terra.
Ancora una volta dimenò furiosamente le ali, nel tentativo di liberarsi.
- Avanti, usa Volo! E’ l’unico modo per poterti muovere anche con il mio peso! Usa Volo!
Finalmente, le potenti ali del Pidgeotto levarono un turbinio di polvere e il Pokèmon si alzò nel cielo, trascinandosi dietro lo scienziato. Mentre si libravano in alto, questi sentì la pressione che opprimeva il suo corpo affievolirsi, fino a scomparire del tutto e una sinistra, grottesca risata risuonò in tutta l’area circostante.
Guardò in basso e vide il suo luogo di prigionia dall’alto: un’immensa città fantasma, bloccata nel tempo. Era composta unicamente da piccoli specchi d’acqua e costruzioni diroccate; ma la cosa più inquietante erano quei giganteschi numeri neri dappertutto: sui muri, sui tetti e perfino a pelo d’acqua. Gigantesche cifre di quella materia indefinibile, che si sovrapponevano alla realtà e la distorcevano caoticamente.
Dall’alto, l’uomo assisteva a spettacoli davvero improbabili: lunghi rami di alberi che spuntavano dai muri, tetti con profondi acquitrini sopra, porte senza pareti attorno e colonne solitarie disposte a casaccio lungo le strade… Il tutto ricoperto da numeri. Riflettendoci, quelle cifre non avevano senso almeno quanto non lo aveva quel luogo stesso.

Mentre si lasciava la Città dei Numeri alle spalle, lo scienziato notò che la sua cavalcatura si stava dirigendo verso il mare aperto. Fu una lunga traversata e l'uomo perse di nuovo la cognizione del tempo. Poi vide la distesa d'acqua lasciare spazio ad una spiaggia e avvertì il Pokèmon che lo trasportava perdere quota. Calcolò la caduta, sperando che l'acqua ammortizzasse l'impatto e lasciò la presa; il Pidgeot lanciò un acuto urlo di trionfo per aver ritrovato la propria libertà. Ma non era il solo ad essere di nuovo libero.
Atterrando con un sonoro tuffo, l’uomo giunse alla riva nuotando e incespicando sulla sabbia, per poi lasciarsi cadere a terra, assaporando la sensazione di poter distendere le gambe e le braccia, finalmente padrone del proprio corpo, di nuovo.
Fitti stormi di Wingull stridevano sopra di lui, volteggiando in cerchio sopra quello strana figura sulla spiaggia.
Poi all’improvviso l’uomo si portò le mani alla testa e digrignò i denti, mentre il suo corpo cominciava a pulsare di un’inarrestabile energia nera e un sinistro alone oscuro iniziava a circondarlo.
I ricordi di chi lo aveva condannato a quell’eterna prigionia lo investirono come un tornado e subito scattò in piedi, marciando verso la città più vicina.
La sua mente poteva riassumersi in una sola parola: vendetta. Voleva vendicarsi del mondo, che non lo aveva mai accettato. Voleva vendicarsi dei suoi uomini, che non lo avevano aiutato. Voleva vendicarsi dei Ranger, che gli avevano dato la caccia per tutti quegli anni. Ma soprattutto, voleva vendicarsi di qualcuno che era già morto…


- E fu così che l’allenatrice mandò in campo la sua adorata Clefable, dopo che la terribile legione di Pokèmon Spettro dell’Antico Chateau aveva sopraffatto anche il suo coraggioso Butterfree…
I bambini si strinsero nelle loro coperte, mentre la capogruppo passeggiava lentamente tra i sacchi a pelo, a malapena illuminata dai raggi lunari.
- La Clefable si lanciò contro il Gengar più vicino usando Schianto, ma appena si avvicinò al fantasma questi scomparve nell’ombra e il colpo fracassò il mobile più vicino, rovesciando tutte le stoviglie al suo interno…
Aprì la mano con cui teneva le forchette che avevano usato per la cena, assicurandosi di farle cadere sui piatti di latta che stavano ancora sparsi attorno al fuoco. Il clangore metallico fu impressionante e i bimbi si scambiarono sguardi divertiti e terrorizzati allo stesso tempo, uniti dalla magia della paura.
- Tutte le mosse che Cleafable conosceva erano di tipo Normale, inefficaci contro gli Spettri! Ma anche loro non potevano colpirla con le loro oscure maledizioni. Quindi si voltarono verso l’allenatrice.
Era giunto il momento cruciale e la ragazza si concesse una pausa ad effetto, godendosi lo spettacolo dei bambini che pendevano dalle sue labbra, in attesa.
- La giovane arretrò in preda al panico, ma un tavolino alle sue spalle la fece inciampare e in un attimo tutti i Sableye e i Duskull le furono addosso, mentre un Dusklops teneva impegnata Clefable. La piccola fatina temeva per la vita della sua compagna e decise di tentare il tutto per tutto con la sua mossa peculiare: Metronomo! Nessuno sapeva cosa sarebbe uscito da quell'attacco e tutti i Pokèmon della stanza si voltarono ad osservare il suo piccolo ditino luminoso che oscillava, in attesa.
Mentre guardava il suo giovane pubblico, la ragazza faceva il segno del “no” con l’indice, a ritmo.
- All’improvviso, un grande chiodo di energia oscura si materializzò proprio davanti alla fatina e la trapassò da parte a parte!
Strofinò una forchetta contro il piatto metallico e lo stridio che ne uscì fece venire la pelle d’oca a tutti, lei compresa.
- L’attacco uscito era Maledizione. Ma c’era qualcosa di innaturale, quell’attacco ha un effetto differente su un Pokèmon normale. Ma al posto di aumentare attacco e difesa, la piccola Clefable cadde in ginocchio tremando, mentre un’aura oscura calò sopra i suoi nemici, paralizzandoli dal terrore.
La voce della ragazza era poco più di un sussurro.
- Sopraffatti dal terribile anatema, i fantasmi si dileguarono dell’oscurità e l’allenatrice si mise in piedi, guardando la sua eroina, che era di spalle. Le corse incontro chiamandola ma si bloccò di colpo. Perché dalla finestra lì vicino entrò un raggio di luna ad illuminare il suo Pokèmon: la metà sotto la luce era normale, ma quella in ombra… Aveva l’aspetto di un Gengar!
La capogruppo chiuse il libro con un gesto secco e tutti i bambini, dal primo all’ultimo, gemettero dalla paura.
- Nessuno sa cosa accadde realmente quella notte. C’è chi dice che l’allenatrice non uscì mai più da quel posto maledetto e che il suo spirito si sia unito a quello degli altri Pokèmon Spettro… Altri sostengono che la ragazza abbandonò nello chateau il suo Pokèmon, che da quel giorno vaga cercando la sua vera identità… Una sola cosa è certa: se vedete un Clefable che di notte guarda la luna mentre è seduto su una roccia che punta a est, non guardatelo negli occhi… Perché il suo sorriso potrebbe rivelarsi quello del malvagio Gengar che la possedeva…
La ragazza prese quel che rimaneva delle stoviglie e versò dell’acqua sulle braci del fuoco da campeggio, spegnendolo del tutto.
- Bene, bambini, ora è meglio che facciate una bella dormita. Domani vi dovete svegliare presto, il pullman per casa parte presto e non aspetta per nessuno!
I bimbi cercarono di darsi la buonanotte con la massima disinvoltura possibile, ma era chiaro che tutti erano ancora con la mente che vagava nelle oscure stanze dell’Antico Chateau…
- Mi raccomando, non fatevi mangiare i sogni dai Drowzee selvatici! – aggiunse la ragazza ridacchiando, e i bambini tremarono di nuovo, rannicchiandosi nei sacchi a pelo.

- Non pensi di aver esagerato, Blue? – le disse l’altra capogruppo del campeggio, quando la compagna la raggiunse nel camper – guarda che quella del Clefable posseduto è una storia che fa drizzare i capelli anche a me, sai…
- Oh, sciocchezze, si sono divertiti un sacco – sghignazzò lei, stirandosi le braccia – mi diverte sempre raccontare queste storielle di paura durante le gite…
Il suo Pokègear trillò e lei lo fissò stupita.
- Chi diavolo può essere a quest’ora…?
Un uomo dai capelli grigi e il volto severo apparve sul piccolo schermo del dispositivo.
- Buonasera Blue. Ti ho svegliata?
- Professor Oak! No, sto aiutando un’amica con il campeggio di una scuola… Che succede?
- Mi spiace interrompere le tue attività notturne, ma ho bisogno urgente di incontrare te e quel Ranger che mi hai fatto conoscere l’ultima volta. Sì, insomma, quello che ha rimpiazzato…
- Ho capito professore – lo interruppe la ragazza, con durezza – parto immediatamente.
- Ti ringrazio per la disponibilità. Ti prego di sbrigarti, Red sarà già in viaggio ormai…
Una convocazione urgente a notte fonda e il professore era riuscito addirittura a distogliere Red dal suo esilio sul Monte Argento... Doveva essere successo qualcosa di grave e la cosa non le piaceva affatto.
- Ma parti ora? Voglio dire, non aspetti neanche domani mattina? – cercò di ragionare l’altra ragazza, ma Blue aveva già afferrato il suo zaino e aveva un piede fuori dal camper.
- Mi spiace Annie, è davvero importante. Sono sicura che riuscirai a gestire i bambini anche senza di me.
- Oh beh, come se mi dessi alternativa… - sospirò la ragazza, mentre Blue saliva sopra il suo Jigglypuff, che si era gonfiato come una mongolfiera.
Annie rientrò nel camper, mentre i bambini guardavano terrorizzati dai loro sacchi a pelo il grande pallone rosa che planava nella notte, con Blue seduta sopra, verso la città.
Poco dopo la capogruppo sentì un timido bussare alla porta del camper ed aprì.
- Maestra Annie, stanotte è veramente tanto buio di fuori… Potresti dormire con noi?
Il gruppetto di bambini in pigiama si era tutto radunato attorno al camper e Annie sospirò, guardando in alto verso il Jigglypuff di Blue e dedicandole una muta lista di improperi, mentre quella si allontanava sempre di più…


- Ranger 26 del reparto 14B a rapporto, signore – scattò sull’attenti un giovane ragazzo dalla folta chioma arancione, mentre il suo superiore si alzava dalla poltrona della sua scrivania, rispondendo al saluto.
Dieci minuti dopo il giovane Ranger era già fuori di lì e correva verso la sua stanza, a prepararsi per la partenza. Gli era stata assegnata una nuova missione di altissimo livello e questo lo riempiva di orgoglio. Inoltre avrebbe avuto l’occasione di incontrare di nuovo quella tipetta tutto pepe che aveva conosciuto qualche mese prima. Come si chiamava, di nuovo…?
- Blurry? Blaineley? Bl… - borbottò, mentre assicurava lo styler di cattura al braccio, pensieroso.
Qualunque fosse il suo nome, la ragazza lo aveva colpito molto. Era rimasto affascinato dal suo entusiasmo e dalla malcelata malizia che usava in ogni situazione, anche se l’aveva conosciuta in un momento particolarmente buio per la Federazione dei Ranger.
Durante le missioni a cui aveva preso parte non gli era mai capitato di perdere un compagno e non osava immaginare come potesse averla presa l’altro ragazzo, Red, la leggenda, che lo conosceva da tanti anni…
- Sono un rimpiazzo, in fondo – concluse amaramente, mentre preparava il resto dell'attrezzatura – non si fideranno subito di me e cercheranno piuttosto di vedere Ignotus al loro fianco...
Già, Ignotus…
Né la ragazza né il Professor Oak erano stati in grado di dirgli esattamente quale triste fine avesse incontrato il suo collega, ma il Ranger si era preso un giorno di permesso per visitare le rovine di quella che una volta era la Torre Oscura.
Al suo arrivo aveva trovato una piccola stele di marmo con sopra una data e il simbolo dei Ranger, accanto ai resti della costruzione che venivano lentamente sopraffatti dal verde della natura. Quello era tutto ciò che restava di Ignotus.
Ricordava che la ragazza gli aveva accennato qualcosa a proposito dell’ultimo piano improvvisamente scomparso: per questo motivo non erano riusciti nemmeno a recuperarne il corpo.
Il distaccamento di cui faceva parte, sebbene seguisse i principi e le tecniche canoniche dei Ranger, permetteva ai suoi membri più esperti di allenare Pokèmon personali, rendendoli di fatto Allenatori. Assicurò quindi il cinturone con le Pokèball alla vita, controllando che tutti i suoi compagni fossero all'interno delle rispettive sfere, in salute e pronti al viaggio.
Finì dunque di stipare l'attrezzatura nello zaino e si infilò i guanti da Ranger, per poi precipitarsi fuori dalla stanza, andando quasi a sbattere contro altri due ragazzi.
- Guarda dove corri, Frost! – gli urlò uno – Dove accidenti stai andando così di fretta? Al bagno?
- Non ho tempo per chiacchierare, Gregorius. Missione di grado A, massima priorità – spiegò il Ranger ai compagni – penso che starò via per qualche giorno. Spero solo riusciate a farvi cacciare da qui tutti e due prima che rientri! – aggiunse sorridendo agli amici.
- Magari torni dentro un sacco nero! – gli augurarono loro, ridendo.
Frost alzò verso i due compagni il dito medio e, pochi passi dopo, fece un altro gesto scaramantico, non più elegante del primo.
Nelle missioni di grado S non era nemmeno così improbabile lasciarci la pelle e quella che lo aspettava rientrava perfettamente in quella categoria. Ma Frost sapeva che il comandante l’aveva marcata come livello A solo per poterlo lasciare andare: il regolamento, infatti, stabiliva che le missioni di grado S potessero essere affrontate solo da Ranger con almeno dieci anni di carriera, mentre lui era dentro solo da quattro. Ma il comandante conosceva bene l’abilità di Frost e sapeva anche che il ragazzo aveva già affiancato in precedenza gli altri componenti della squadra dopo la scomparsa di Ignotus e, su richiesta del giovane Ranger, aveva attuato un piccolo artificio burocratico.
Restava il fatto, però, che Ignotus nemmeno da morto era riuscito a tornarci, alla base…
Mentre saltava in groppa al suo fidato Staraptor e si lanciava nel cielo della notte, Frost considerò il fatto che l’unico a conoscenza di quel che era accaduto su quella maledetta torre era Red; ma il grande allenatore, campione della Lega Pokèmon, era sparito per mesi dopo quell’episodio e sembrava essere stato avvistato per l’ultima volta mentre si dirigeva al Monte Argento…


Monte Argento. Solo il suo nome ispirava rispetto e la maestosità della vetta scoraggiava anche il più spavaldo degli allenatori. Si diceva che fosse popolato dai Pokèmon più pericolosi: feroci Rydon abituati a provocare frane, Ursaring affamati e particolarmente gelosi del loro territorio e fitti stormi di Golbat assetati di sangue.
Ma nel punto più impervio della terribile montagna si stagliava la figura solitaria di un giovane allenatore che, incurante della neve che imperversava, sedeva a gambe incrociate, in meditazione. Davanti a lui, una serie di sei Pokèball erano disposte in fila, tutte equidistanti tra di loro.
In attesa, ascoltava il gocciolio regolare provenire dalla pietra alle sue spalle. Tic… Tic… Tic… Tic… Tic.
In un lampo, senza aprire gli occhi, Red afferrò l’ultima sfera a destra e la scagliò con precisione verso la punta di una stalagmite lì vicino. Contemporaneamente si alzò, raccolse un’altra sfera e ne colpì una terza con il tallone, proprio mentre il pulsante di rilascio della prima impattava contro la roccia. Nello stesso momento uscirono un Vaporeon e un Houndoom: il cane demoniaco eruttò un torrente di fiamme nere dalla bocca, mentre il Pokèmon sirena emise un flusso di aria congelante.
Quando i due attacchi impattarono, una fitta nebbia avvolse tutto l’ambiente, sfumando i contorni e riducendo la visibilità al minimo. Un attimo dopo l’impatto, il ragazzo girò il cappello e lanciò la terza sfera al centro dell’area di combattimento, e in un lampo soffocato dalla nebbia apparve il suo Venusaur. L’imponente Pokèmon Erba si guardò intorno e pestò la zampa a terra, cercando di percepire dalle vibrazioni del suolo la presenza del suo obiettivo: poi scagliò un tornado di foglie affilate alla sua sinistra. Il tintinnio del Foglielama sul liscio muro della parete decretò la fine della sessione di allenamento; il tutto era durato appena una manciata di secondi.
L’attacco doveva colpire Vaporeon, ma questi era riuscito a dissimulare la sua presenza sfruttando la sua proprietà unica di fondersi con l’acqua o, in quel caso, con la fitta nebbia prodotta dal vapore: Venusaur aveva solo colpito una sagoma inesistente.
Red si avvicinò al grande Pokèmon e lo accarezzò per rassicurarlo, mentre Houndoom si sdraiava vicino al fuoco e Vaporeon si leccava la zampa destra con sussiego.
Grazie alla tecnica di mimetizzazione che gli aveva insegnato, la già elevata difesa del Pokèmon Acqua poteva ora contare anche su un alto tasso di elusività.
Il ragazzo si ritenne soddisfatto della giornata di lavoro e richiamò i suoi compagni nelle loro Pokèball.
Vaporeon e Houndoom avevano preso molto male la scomparsa del loro allenatore, ma finalmente sembravano reagire. Red era riuscito a raccogliere le loro Pokèball, rotolate vicino alla porta quando Ignotus era caduto, un istante prima di scappare dalla Torre e le aveva portate con sé sulla montagna. Sapeva che non erano suoi ma erano soli e spaventati e Red sentiva il dovere di occuparsene di persona. Houndoom era nervoso e ringhiava contro qualsiasi cosa si muovesse; Vaporeon invece sembrava assente, con lo sguardo perso lontano. Ci erano voluti molti giorni prima che riuscissero a fidarsi di lui abbastanza da mangiare lo stesso cibo, ma alla fine la naturale intesa di Red con i Pokèmon li aveva portati a superare la diffidenza ogni giorno di più, fino ad allenarsi insieme, risanando in parte la loro ferita. Ma non quella di Red.
L’opprimente sensazione di rammarico di non essere riuscito a salvare il suo amico era una presenza costante nel suo cuore, alimentata dalla collera verso quel pazzo della Gilda delle Ombre e dalla profonda tristezza della perdita del suo amico di avventure. L’avvenimento lo aveva devastato a tal punto che non aveva più pronunciato una parola dalla tragedia.
I Pokèmon, si sa, sono creature molto empatiche e tutta la squadra partecipava con genuina commozione alla sofferenza del suo allenatore; ma la vicinanza dei suoi compagni in un momento così buio aveva solidificato i loro rapporti, permettendogli di impartire loro i comandi senza parlare. Non era vera telepatia, bensì una sorta di comunione di pensiero, uno scambio di emozioni e sensazioni primordiale che non necessitava il codice del linguaggio.
Il ragazzo si sedette su una roccia piatta e stava prendendo la borraccia dallo zaino da viaggio, quando notò che il suo Pokègear brillava. Non aveva avuto contatti con nessuno da quel terribile giorno, ma oltre tutte le chiamate perse era presente anche un messaggio del Professor Oak.
Dieci minuti dopo era in volo sul suo Aerodactyl, i denti serrati e gli occhi ridotti a due fessure fiammeggianti. Il Pokègear al polso mostrava ancora il messaggio del professore.
 “Torna prima possibile al Laboratorio di Biancavilla. Ixor è tornato.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokèmon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
La Città dei Numeri: è un errore del gioco che fa comparire diversi numeri casuali sullo schermo e stravolge la grafica del gioco, rendendo spesso impossibile muoversi. L'unico modo per uscirne è spegnere il gioco o usare volo con un Pokèmon in squadra: se si salva la partita senza avere un Pokèmon che conosce volo è impossibile andare avanti e dovrà essere iniziata una nuova partita.

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Capitolo 3
*** In viaggio verso il mito ***


In viaggio verso il mito







Frost aspettò di essere a un paio di metri da terra prima di saltare giù dallo Staraptor che lo aveva trasportato fino a Biancavilla. Il Ranger fece schioccare le articolazioni delle gambe e del collo, mentre il Pokèmon si andava ad appollaiare su un albero vicino, stanco; era un bel viaggio da Unima a Jhoto e loro lo avevano compiuto senza soste, tre ore di volo ininterrotte.
Erano appena le sei di mattina, era improbabile che i suoi compagni fossero arrivati prima di lui, ma si diresse comunque verso il Laboratorio dove avevano appuntamento; era un po’ preoccupato per la missione che lo aspettava, ma almeno poteva contare nella sua squadra una ragazza molto carina e disinibita e un allenatore dalla fama leggendaria.
Quando bussò, gli venne aperta immediatamente la porta ed entrò; oltre al Professor Oak c’era Blue, di cui ancora non ricordava il nome, e un uomo dall’aria stravolta, assicurato con una robusta corda alla sedia su cui era seduto. Frost alzò un sopracciglio alla vista del prigioniero: portava la divisa della Gilda dell’Ombra.
- È mai possibile che questi individui sentano così tanto il bisogno di creare gruppi paramilitari per i loro piani? – ragionò fra sé – Prima i Rocket, poi i Magma e gli Idro, per non parlare dei Galassia e dei Plasma… Cosa si inventeranno ancora…?
Il Professor Oak si informò brevemente sul suo viaggio, scusandosi del poco preavviso che gli aveva dato, ma prima che potesse aggiungere altro, l’alto stridio di un Aerodactyl annunciò l’arrivo del terzo allenatore convocato.
Il Red che entrò nel Laboratorio di Biancavilla era irriconoscibile; il volto, prima sempre illuminato da un’aria irriverente e astuta, era ora freddo e concentrato, indurito dal dolore.
Scambiò uno sguardo di intesa con Blue e quando Frost gli porse la mano per salutarlo, la strinse senza dire una parola.
- Bene, ora che siamo tutti qui è inutile perdere altro tempo – esordì il Professore – anche perché sarà proprio la tempestività del vostro intervento a determinare il successo o il fallimento della vostra missione.
I ragazzi si scambiarono un’occhiata seria.
- Quest’uomo – il Professore indicò il prigioniero alle sue spalle – si è presentato alla mia porta un paio di giorni fa, per poi svenire sulla soglia. Ci sono volute più di ventiquattro ore per rianimarlo, ma come potete vedere da soli, i suoi vestiti indicano che apparteneva all’organizzazione “Gilda delle Ombre” o “Setta delle Ombre” come è anche nota. Prima di spedirlo all’Agente Jenny, però, voglio che ascoltiate attentamente quello che ha da dire, perché dalle sue informazioni possiamo ricavare la chiave per scongiurare una minaccia che credevamo aver sventato…

- La maggior parte delle reclute della Gilda delle Ombre non aveva più un posto dove vivere dopo la caduta del maestro - cominciò la recluta, ancora legata alla sedia su cui era seduto – Il distaccamento a cui ero assegnato decise di cercare riparo a Lavandonia, una piccola città a ovest di Kanto. Speravamo che mantenendo un profilo basso, lontano dai capopalestra e dai Ranger, col tempo la gente si sarebbe dimenticata di noi e saremmo potuti tornare alle nostre vite precedenti…
- Ah sì? – tuonò il Prof. Oak – E cosa ha impedito la realizzazione di questo meraviglioso proposito?
La recluta deglutì.
- Lui è tornato. Dopo mesi di assenza, il maestro Ixor comparve nel covo dove ci riunivamo la sera per dormire. Molti di noi hanno esultato nel vederlo – e qui Red gli lanciò un’occhiata fiammeggiante – Credevamo che la Gilda sarebbe tornata in azione. Ma lui non sembrava contento di vederci… Anzi, non sembrava proprio provare nulla. Uno degli ufficiali si era avvicinato per rendergli omaggio… Lui gli ha toccato il braccio... E…
L’uomo abbassò lo sguardo, provato.
- E...? – incalzò Blue
La recluta impallidì.
- E poi… numeri… tanti numeri dappertutto… Orribili, neri, vivi… l’intero corpo dell’ufficiale si è disgregato in un insieme di piccoli numeri… Poi ne sono comparsi altri nel rifugio, ed erano enormi… Apparivano dal nulla e distorcevano… tutto…
Per alcuni istanti l’uomo non riuscì a fare altro che boccheggiare.
- Chiunque abbia preso l’aspetto del maestro Ixor, non appartiene a questo mondo. Ha massacrato un intero reparto di reclute con il semplice tocco del suo dito. I numeri… i numeri erano dappertutto. Attraversavano oggetti, distorcevano…
- Va bene, abbiamo capito – lo interruppe il Professore – Ma perché sei venuto a Biancavilla, perché ti sei consegnato?
- Io… Ho avuto paura… Ho paura! Probabilmente sono l’unico sopravvissuto al massacro di Lavandonia… Mi ero unito alla Gilda perché ero stanco dell’ordine della società, stanco delle regole, stanco di tutto. Ma non ero preparato a nulla di simile… Se questo è il caos che ci aveva promesso il maestro, allora non voglio avere più nulla a che fare con la Setta, mai più. Fermatelo ora, perché vuole ancora più potere e ci riuscirà! I numeri…
- Quale altro potere? – chiese ancora il Prof. Oak.
- I numeri… I numeri…

Il Professore lasciò l’uomo a mormorare tra sé e si rivolse ai ragazzi.
- Questo è quanto. Sembra proprio che Ixor sia tornato, più folle e potente che mai. Non ero d’accordo a mandarvi in missione contro un nemico simile – e qui si rivolse in particolare a Red e Blue – ma sapevo anche che avreste voluto finire il lavoro, dopo quello che è successo alla Torre Oscura... Se non fossi completamente convinto che ce la possiate fare non vi avrei dato nessuna informazione al riguardo, quindi capite che ho la massima fiducia in voi. Siate prudenti. Il vostro è un avversario crudele e unico nel suo genere e vuole conquistare altro “potere”, qualsiasi cosa questo possa significare. Dovete fermarlo a tutti i costi.
Il Professor Oak fece una pausa e li guardò negli occhi.
- Buona fortuna ragazzi, conto su di voi.
Blue sorrise con grinta e Frost scattò sull’attenti. Red voltò semplicemente le spalle e si diresse fuori dal Laboratorio. Era ancora presto, ma l’aria notturna era già stemperata dal primo tepore del sole.
Nel cuore di ciascuno di loro si agitavano emozioni contrastanti; innanzi tutto la paura. Paura per sé e per i propri Pokèmon, paura di uscirne feriti, paura di non farcela proprio: il ricordo della morte di Ignotus non faceva che rammentare loro quale pericolo stessero correndo.
Poi c’era la grinta, la volontà di porre fine una volta per tutte a quella follia che era tornata nel loro mondo e ricacciarla nell’oblio cui apparteneva.
Infine, vi era la feroce determinazione di portare a compimento ciò che era giusto fare, di svolgere il proprio dovere al massimo delle loro capacità, dando prova che un male così fine a se stesso non avrebbe potuto resistere alle loro forze combinate. Senza perdere tempo, i tre ragazzi si misero in marcia, verso il loro obiettivo.


Quando le porte del Centro Pokèmon di Lavandonia si aprirono, l’infermiera Joy avvertì una folata di vento gelido entrare nella stanza e si ripromise di alzare il riscaldamento; non voleva certo che i Pokèmon prendessero un raffreddore. Poi però realizzò che era quasi estate e si voltò verso il banco di accoglienza.
Ixor era in piedi davanti a lei, evanescente, gli occhi rossi e il viso trasandato: la sua intera figura emanava una sensazione di freddo disagio ed era circondata da un’aura maligna.
- Benvenuto al Centro Pokèmon – squittì l’infermiera, terrorizzata – Desidera…?
Il momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli dell’inquietante avventore le sembrò durare un secolo e solo il contatto visivo la riempì di soggezione. Poi lo scienziato pronunciò una sola, secca parola.
- Pc.
L’infermiera abbassò il viso terrorizzata e puntò l’indice verso l’angolo della stanza alla sua sinistra, dove il computer centrale permetteva l’accesso ai box dei vari allenatori.
Ixor si avvicinò al computer e lo osservò con interesse. Digitò alcune password e lo schermo presentò una vasta gamma di Pokèmon, le cavie che la setta della Gilda delle Ombre aveva catturato per gli esperimenti. Con un sorriso perverso, ne selezionò uno, un Tyranitar, e ne spostò l’icona dal box in cui si trovava ad uno vuoto: quando il pc chiese la conferma dello spostamento, lo scienziato afferrò con entrambe le mani il monitor. Nel momento in cui lo toccò, lo schermo fu invaso da miriadi di piccoli numeri neri, mentre una serie di messaggi di errore si sovrapponevano l’un l’altro, fino a che il computer non andò in crash, riavviando il sistema.
Il respiro dell’uomo si faceva sempre più pesante, mentre il computer si ricollegava in rete.
Tornò quindi nel primo box e con un’occhiata individuò il Tyranitar che aveva spostato un attimo prima; quindi selezionò l’altro box. Continuava ad essere vuoto, salvo il piccolo sprite di un nuovo Pokèmon: un altro Tyranitar.
La risata folle di Ixor riempì tutto il centro Pokèmon e l’infermiera Joy lo guardò di nuovo, spaventata, senza il coraggio di fare domande.
Solo dopo diverse ore lo scienziato si ritenne soddisfatto. Senza una parola ritirò la moltitudine di Pokèmon così creati e infilò le Pokèball in una delle innummerevoli tasche del camice: nonostante fossero decine entravano tutte senza problemi, come se fossero state private del volume…
- Mi perdoni, signore, posso aiutarla? – intervenne alle sue spalle l’infermiera Joy, la voce talmente flebile da udirsi appena – Se ha bisogno di assistenza per ritirare uno dei suoi Pokèmon, posso…

Pochi minuti dopo il Centro Pokèmon collassava su se stesso, ricoperto da piccoli numeri neri, mentre Ixor si avviava verso il Tunnel Roccioso a nord della città.
- È tempo di nutrire le mie creature – sussurrò, estraendo una piccola caramella blu dalla sesta tasca del suo camice; anche questa sembrava essere senza fondo…
- Ma i miei nuovi Pokèmon dovranno essere speciali, degni di un così brillante genio… - aggiunse, osservando il dolcetto.
La Caramella Rara che aveva in mano si tinse lentamente di nero, fino a diventare scura come la pece. Con un ghigno di soddisfazione, Ixor estrasse una Pokèball con l’altra mano e la guardò intensamente.
- Mangiate e diventati forti, miei nuovi Pokèmon. Vi prometto che il vostro prossimo pasto sarà molto più succulento…


- Glalie, Geloraggio sull’acqua, per favore.
Mentre il Pokèmon eseguiva, Frost fece un grande sorriso a Blue.
- Perché bagnarsi usando Surf quando possiamo pattinare lungo il fiume?
La ragazza arricciò appena le labbra in un pallido tentativo di sorriso e il Ranger sospirò; sembrava un’altra dall’ultima volta che l’aveva incontrata alla Federazione. Per non parlare di Red.
Frost gli lanciò un’occhiata in tralice: per tutto il viaggio non aveva detto una parola. L’allenatore era già a metà del fiume congelato e camminava veloce e risoluto, come se avesse un’incredibile fretta di arrivare a destinazione.
Ma la sua marcia venne presto interrotta; dal letto del fiume saltò fuori un Tentacruel dall'aria agguerrita, seguito da diversi Tentacool. I Pokèmon medusa atterrarono sullo strato di ghiaccio, lanciando occhiate minacciose ai ragazzi.
- Con la passerella congelata che hai creato i Pokèmon selvatici non riescono a passare – osservò Blue – forse era meglio usare il Surf, dopotutto…
Il Tentacruel distese un lungo tentacolo verso gli allenatori e la massa di Tentacool si scagliò contro di loro.
Spazientito, il Ranger allungò la mano alla cintura, ma prima che potesse fare altro, Red aveva già lanciato in aria due sfere Pokè. Dalla prima uscì un imponente Snorlax, che atterrando sfondò la lastra di ghiaccio, riaprendo il passaggio; dall’altra apparve il fidato Venusaur, che con le liane spintonò il Tentacruel, facendolo tornare nell'acqua. Immediatamente, i Tentacool seguirono il capobranco e in breve tutti Pokèmon selvatici stavano di nuovo nuotando nel fiume, mentre l’allenatore si faceva trasportare a riva sulla schiena dello Snorlax.
Blue e Frost si scambiarono uno sguardo: Red aveva risolto la situazione senza impartire un singolo comando.
- Quindi è questa la tua abilità… – pensò Frost – Riesci a comunicare con i tuoi Pokèmon senza bisogno di ordini. Rapidità di pensiero, attitudine a risolvere la situazione senza scontro diretto… Cosa altro nascondi dietro il tuo silenzio, Red?
Blue aveva scelto il suo Blastoise e stava già seguendo la scia di Red, ma il Ranger era troppo orgoglioso per seguirli e decise di continuare sul ponte di ghiaccio che aveva creato. Con una piccola rincorsa saltò lo spazio che Snorlax aveva creato, ma atterrando il piede gli scivolò in avanti, facendolo atterrare malamente sul sedere.
- Sbrigati Frost! – gli urlò la ragazza, davanti – Non abbiamo tempo da perdere!
Lanciando imprecazioni sottovoce, il ragazzo si affrettò a raggiungere la riva opposta, mentre gli altri due avevano già ripreso il sentiero che li avrebbe condotti a Lavandonia…


Nel frattempo, in un piano dell’esistenza molto lontano dal nostro, si stava verificando un evento incredibile. Una contrazione dello spazio rivelò una figura fumosa e indefinita, simile a nebbia, che galleggiava nel mezzo del nulla assoluto .
- Io… dove mi trovo?
L’unica sensazione che riusciva a percepire era quella di stare fluttuando da qualche parte, in un luogo sereno e rassicurante, pieno di luci ed ombre.
Lo spirito, perché questo era, scivolava nell’aria, senza meta.
- Dove sono finito? Ero nel bel mezzo di…
Si interruppe.
Aveva avvertito improvvisamente la presenza di un’enorme potenza dai poteri inimmaginabili: era lì, nascosta dal nulla, vicina ed inarrivabile.
- Mostrati! – disse ad alta voce.
- Temo che non sia possibile, in questa dimensione.
Rimase allibito. La voce che gli rispondeva era profonda e antica, ma anche assolutamente diversa da qualsiasi altro suono avesse mai sentito. Vibrava nell’anima, ogni parola significava di più del mero concetto espresso. Era davanti ad una divinità.
- Chi sei?
- Ho molti nomi in ogni lingua. Ritengo che tu mi conosca come Arceus, l’Originale.
Certo che lo conosceva. Aveva davanti a sé la creatura che si diceva essere stata creatrice dell’intera razza Pokèmon. Ma c’era qualcosa che non andava.
- Sei noto come un dio nel mondo nei Pokèmon, ma io sono un umano. E il mio ultimo ricordo è della mia morte. Presiedi forse anche l’aldilà degli umani?
- Davvero sei morto? A me sembri ancora vivo.
Nello spazio davanti allo spirito era apparso il corpo di un giovane ragazzo, circondato da una teca di cristallo, apparentemente addormentato: sul petto era presente una larga macchia rossa, all’altezza del cuore. 
Lo spirito di Ignotus fissava allibito il corpo che aveva avuto in vita.

- Certo che sono morto! Io sono…
Si interruppe. All’improvviso tutta la gravità della situazione gli cadde addosso.
- Eccome, se sono morto. Sono molto morto! Accidenti, che diavolo…
- Voi umani chiamate vita la serie di funzioni biologiche che influenzano il vostro corpo. Ma la vita è altro.
L’immagine di un Mew con il viso bagnato di lacrime apparve accanto al corpo di Ignotus.
- Mew…
- La vita è amare la natura e tutti suoi figli, arrivando ad essere una sola cosa con essi. È essere padrone e servo delle sue creature ed un compagno fedele nei momenti di gioia e dolore.

Ignotus vacillò. L’immagine del suo fidato compagno gli straziava il cuore.
Poi la sagoma di un Misdreavus affiancò quella di Mew, ed il ragazzo riconobbe il Pokèmon che aveva liberato dalla Torre Oscura.
- Alcune specie di Pokèmon hanno un legame più diretto con le forze trascendentali di altre. La preghiera di questo Spettro ha richiamato la mia attenzione e attraverso i suoi occhi ho visto ciò che è accaduto in quella torre dove hai lasciato il corpo. E lì ho visto l’Errore.
Ignotus ebbe un tuffo al cuore, anche se era solo spirito.
- Cosa vuol dire?
- Un Errore è stato creato la notte in cui hai abbandonato il corpo. Un Errore capace di portare grandi cambiamenti e di sovvertire leggi universali. 

La sagoma squadrata di Missingno apparve accanto alle altre, minacciosa.
- Esso è in costante ricerca di perfezione, poiché durante la sua creazione è stato interrotto e diviso. Quando tornerà ad essere uno, l’Errore si risolverà e non sarà più.
La mente di Ignotus lavorava febbrile per accettare tutte le informazioni che riceveva.
- Ho fatto tutto ciò che era in mio potere per evitare che accadesse… - mormorò, sconsolato.
- Il destino dell’Errore è collegato al tuo, poiché anche tu hai dato luogo alla sua creazione. Di conseguenza ho preso la decisione più adeguata alla situazione.
Ignotus fremette.
Le immagini del suo corpo, di Misdreavus, di Mew e di Missingno si sovrapposero con una luce accecante, e la sua percezione di quella strana realtà venne meno.
- Torna nel tuo mondo, Ignotus, e vivi tramite coloro cui hai donato la salvezza. La tua missione non è ancora giunta al termine, un’ultima avventura ti attende prima del grande passo…

Accecato dalla luce, Ignotus ci mise un po’ per aprire di nuovo gli occhi. Quando ci riuscì, realizzò di essere al centro di un fitto bosco, nella parte più remota della giungla in cui si era addentrato per arrivare alla Torre Oscura. La notte avvolgeva quel posto nella più totale oscurità, eppure tutto quel buio lo metteva stranamente a suo agio, come fosse il suo habitat naturale.
Provò a muoversi, ma invece di alzare le gambe, l’impulso di movimento lo fece fluttuare in avanti. Stupefatto, guardò il suo corpo: era fatto di pura ombra.
Mentre cercava una superficie in cui specchiarsi, avvertì una sorta di richiamo nella mente, un pensiero estraneo eppure in qualche modo familiare. Troppo preso dall’assurdità del momento non vi fece caso e finalmente trovò un piccolo laghetto. Quando arrivò alla sponda, non riuscì a credere ai propri occhi: alla luce della luna, il riflesso sull’acqua era quello di un Misdreavus.
Di nuovo avvertì una presenza all’interno della sua coscienza e finalmente decise di ascoltare; con un fascio di puri pensieri, il Misdreavus che aveva liberato dalla Torre Oscura gli trasmise la sua infinita riconoscenza per averlo salvato dalle torture dell’uomo malvagio e gli offrì in dono il proprio corpo d’ombra per tutto il tempo in cui si sarebbe fermato in quel mondo. Prima che il ragazzo potesse in qualche modo replicare, la coscienza dello spettro si ritirò sempre di più, fino a diventare quasi impercettibile, un piccolo angolino pulsante nella sua mente.
Ignotus chiuse gli occhi: era diventato un Pokèmon.
Un sorriso selvaggio si disegnò sul volto del piccolo fantasma e il suo acuto urlo di gioia echeggiò in tutta la foresta: per tutta la vita si era domandato cosa si provasse ad essere un Pokémon e ora finalmente aveva l’opportunità di viverlo davvero.
Ridendo, concentrò le sue energie e creò una sfera oscura che lanciò contro il lago, creando una serie di piccole onde concentriche; un attacco Palla Ombra in piena regola.
Svolazzò a lungo, felice come non lo era mai stato, sentendosi libero e parte integrante nel mondo: poi però ricordò le parole del Pokèmon Originale e decise di mettersi in viaggio immediatamente. In qualche modo Ixor era riuscito nel suo intento di creare un Pokèmon in grado di sovvertire l’ordine e portare il caos; era suo dovere intervenire.
- E con questi poteri – sorrise tra sé – sono proprio curioso di vedere la faccia di Red quando mi vedrà!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokèmon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
La clonazione Pokèmon: è un altro famoso glitch, che permette di ottenere un Pokèmon identico ad un altro di cui si è già in possesso. Le modalità cambiano da gioco a gioco, in questo capitolo mi sono ispirato a quella di Oro/Argento.
Oggetti infiniti: quando Ixor estrae la Caramella Rara, la prende dalla “sesta tasca del suo camice”. Questo perché dopo aver incontrato Missingno nel gioco, l’oggetto in sesta posizione nel vostro zaino aumenterà x99 volte o addirittura all’infinito. Spesso i giocatori decidono di spostare oggetti rari (come Master Ball o Caramella Rara, appunto) in quella posizione per approfittare del beneficio del glitch.

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Capitolo 4
*** Caccia al mito ***


Caccia al mito







Erano passati diversi giorni da quando il trio di allenatori era partito da Biancavilla: anche quel pomeriggio il cielo era limpido e privo di nuvole, ma la fresca aria autunnale stava lentamente cedendo il posto a quella più rigida dell’inverno. Un sole pallido e freddo illuminava i tre compagni, ancora in marcia verso Lavandonia.
I ragazzi procedevano veloci e risoluti, ma i loro rapporti sfioravano l’astio: Frost era stato accolto con freddezza dagli altri due, come se la sua sola presenza fosse in qualche modo una mancanza di rispetto alla memoria del loro compagno caduto; il Ranger si era preparato a questa eventualità, ma ogni volta che parlava o prendeva in mano la situazione si sentiva perennemente sotto giudizio, come se i suoi compagni non vedessero l’ora che commettesse un passo falso per poter rimpiangere ancora una volta la mancanza Ignotus.
Blue, d’altro canto, era l’unica ragazza del gruppo e viaggiare continuamente con due maschi le seccava: irritabile e scontrosa, non era abituata a percorrere così tanta strada a piedi, men che meno così in fretta, ma non voleva fare la parte della bambina lamentosa e nascondeva la stanchezza dietro risposte acide.
Infine, Red continuava ad essere lapidariamente silenzioso; le sue uniche relazioni con il mondo esterno erano gli allenamenti con i Pokémon durante la pausa dopo cena, a cui non rinunciava mai: sembrava che riuscisse a condividere il suo dolore solo con loro, ed anche questi erano meno vitali e allegri che mai.
Frost era intimamente convinto che quella di Red fosse una semplice richiesta di aiuto e le prime volte che aveva cercato di infrangere quel silenzio lo aveva fatto con gentilezza e garbo: ma l’ostinato rifiuto di parlare da parte dell’allenatore aveva alla fine convinto il Ranger che quello del mutismo fosse un semplice mezzuccio per darsi un tono. Il grande Red che giocava al vendicatore silenzioso… Una gran delusione.
Il pomeriggio volgeva alla fine e Frost era davvero di pessimo umore; man mano che si avvicinavano a Lavandonia il clima si faceva più freddo e secco e l’intera area appariva sempre più grigia e priva di vita. Alberi spogli, rami affilati, perfino il terreno sembrava sbriciolarsi sotto le loro scarpe; l’inospitalità del paesaggio lo rendeva nervoso.
Tutta quella desolazione si rifletteva anche sulla fauna locale; non era raro che il trio dovesse fare attenzione folti branchi di Sandshrew irsuti che si spostavano in massa, o evitare i piccoli e feroci Nidoran, di entrambi i sessi, che si lanciavano in fulminei attacchi a sorpresa, per poi sparire nella boscaglia.
Era davvero insolito trovare Pokémon selvatici così aggressivi in un luogo così lontano da insediamenti umani…
Di colpo, un possente Nidoqueen sbarrò loro la strada, pestando con rabbia la coda sul terreno; Frost si guardò rapidamente attorno e notò che non vi erano altri Pokémon nelle vicinanze. Era improbabile che avessero varcato il suo territorio di caccia, in una zona così arida.
- Avanti, Nidoqueen, da brava – iniziò cauta Blue, avvicinandosi lentamente – non siamo qui per combattere… Ora ci muoviamo e cerchiamo un…
Con un possente ruggito, il Pokémon selvatico agitò di nuovo la coda e caricò.
Con un urlo, Blue si gettò fuori traiettoria, finendo fuori dal sentiero, mentre i ragazzi riuscirono ad evitarla con più prontezza.
- Lascio l’incombenza a te, Red – trillò la ragazza, sollevandosi in aria col suo Jigglypuff – Sistema questa gentile signora e proseguiamo.
Il ragazzo fece un passo avanti, ma Frost lo afferrò per una spalla.
- No. Stavolta tocca a me!

Con sufficienza, Red gli lanciò un’occhiata e si fece da parte, mentre la Nidoqueen pestava furiosamente le zampe a terra, delusa di non aver colpito il bersaglio.
- Vieni fuori, Illusion! – comandò il Ranger e dalla Pokèball che aveva scelto apparve un Glaceon.
- Fa vedere a questo Nidoqueen come si esegue un Geloraggio!
Il getto di energia congelante colpì il Pokémon selvatico in pieno, ma questi se ne liberò con una scrollata di spalle e iniziò una nuova carica.
- Geloscheggia!
Schivando la seconda carica, il Glaceon di Frost colpì la schiena corazzata dell’avversaria con una raffica di ghiaccioli affilati, che pure non sortirono effetto.
Il ragazzo ringhiò dalla rabbia. Aveva portato a segno due attacchi inutili e aveva la fastidiosa sensazione che i suoi compagni lo stessero considerando un incapace; decise allora di elaborare una tattica più complessa del semplice attacco frontale.
- Dagli una mano, Elusion! – urlò scagliando una seconda Pokèball.
Il tempo di chiamare il suo secondo Pokémon fu sufficiente al Nidoqueen per assestare un potente colpo di coda ad Illusion, che venne scaraventato a diversi metri di distanza, senza fiato.
Il manto scuro dell’Umbreon che uscì dalla sfera Pokè brillò ai raggi del tramonto, elegante, quando atterrò con grazia sul campo.
- Un Umbreon? – chiese Blue dall’alto – Non è un Pokémon Ghiaccio! Voglio dire…
- Cosa?
- Beh, sai, prima Glalie, poi Glaceon… e dato il tuo nome, pensavo… oh, lascia perdere…
- Ho anche uno Staraptor! – sbottò Frost – Se il nome dell’allenatore influenzasse i Pokémon che utilizza, tu e Red dovreste usare solo Pokémon monocromatici!
- Smettila di dire idiozie e concentrati sulla lotta!
La Nidoqueen si era avventata su Illusion ruggendo e la sua coda era diventata viola e irta di aculei. Se quel Velenocoda fosse andato a segno, la sua strategia sarebbe stata rovinata irrimediabilmente.
- Elusion, fermalo con Ombra Notturna!
Sfruttando le ombre degli alberi che si allungavano all’approssimarsi della notte, l’Umbreon estese una lunga proiezione oscura verso la Nidoqueen; quando la raggiunse, la sua coda perse potere ed il Pokèmon arrestò la sua carica, come in preda ad una asfissiante stanchezza. Questo permise ad Illusion di portarsi nuovamente a distanza di sicurezza e affiancare il compagno.
- Molto bene – disse Frost, mentre Nidoqueen iniziava a caricare un potente Iperraggio – Formazione Sigma 7, a medio-corto raggio. Forza!
In un batter d’occhio, Illusion saltò roteando su sé stesso e usò l’attacco Nebbia, facendo calare sul campo una fitta nube di vapore acqueo.
Il Pokémon selvatico interruppe momentaneamente l’attacco cercando il bersaglio e alla sua sinistra intravide la sagoma evanescente di Umbreon, immobile. Continuò quindi a caricare l’energia nella bocca, sempre di più, quando di colpo l’immagine svanì per ricondensarsi a pochi centimetri dal suo volto; con un elegante balzo, Elusion atterrò sul muso dell’avversaria, graffiandolo e colpendole la mascella con una delle zampe posteriori. L’energia dell’Iperraggio esplose quindi all’interno della bocca di Nidoqueen e il Pokémon Veleno la indirizzò automaticamente verso l’alto, esponendo l’addome. All’unisono, Illusion ed Elusion lanciarono rispettivamente una Palla Gelo e una Palla Ombra, che impattarono il ventre scoperto del Pokémon selvatico.
Questi emise un ruggito di dolore, prima di cadere al suolo, esausto.
- La vittoria è nostra! – annunciò Frost e i suoi due Pokémon gli corsero incontro, festeggiando.

Mentre il Ranger si complimentava con i suoi Pokémon per la riuscita della formazione d’attacco, Blue scese dal suo Jigglypuff e affiancò Red.
- Non è male come allenatore, in fondo – disse a mezza voce – anche se il suo stile è terribile non si può negare che… Ehi, dove vai?
Red si era avvicinato al Nidoqueen esausto e lo stava esaminando con attenzione.
- Non avrai intenzione di catturarlo, vero?
Red scosse la testa e prese tra le mani la coda inerte del Pokémon. Sulla punta luccicava qualcosa di intermittente…
- Che roba è? - fece la ragazza - Sembra un… 4? No, aspetta… 9… e adesso 2! Che razza di roba è questa?
Red scosse di nuovo la testa e prese dal suo zaino una fialetta di Pozione e la spruzzò sul numero. Per qualche secondo parve funzionare: poi, come se nulla fosse, ricominciò ad apparire e scomparire, in sequenza del tutto casuale.
- Numeri… I numeri… - mormorò Blue – è come ci ha detto la recluta al Laboratorio…
- Che cosa state facendo?
Frost si era avvicinato ai compagni e li guardava con rinnovato orgoglio, fiero della sua vittoria.
- Il Pokémon che hai affrontato è stato in qualche modo coinvolto nei piani del nostro obiettivo. Non deve mancare molto a Lavandonia…
- Beh, se questo è il massimo che sa fare, non sarà un problema per noi!
Blue lo guardò severa.
- Questo esemplare presenta sulla punta della coda un piccolo numero intermittente e tu hai impiegato quasi un quarto d’ora per affrontarlo. Con due Pokémon, tra l’altro. L’adepto ha parlato di tanti numeri, dappertutto ed enormi; se, come penso, questo Pokémon è stato contagiato da… qualunque cosa Ixor abbia creato, ne ha contratto una minima parte, probabilmente per caso. Non sarà così facile come pensi…
Red si alzò dalla Nidoqueen, le lasciò una Baccacedro accanto e si incamminò di nuovo sul sentiero, senza commentare.
Blue lo seguì e Frost rimase di nuovo da solo, ruminando dalla rabbia.
Aveva affrontato un potente esemplare di Nidoqueen nel suo habitat naturale e lo aveva messo al tappeto; era una vittoria innegabile, conseguita senza neanche danni particolari da parte dei suoi Pokémon. Se Blue era tanto brava che facesse da sola, la prossima volta!
Ormai era chiaro che quei due non lo avrebbero mai potuto vedere come un alleato e si ripromise di non averci più nulla a che fare, una volta terminata la missione.
Scuro in volto, li seguì lungo il sentiero, che si diramava verso nord, mentre gli ultimi raggi del sole morivano all’orizzonte, annunciando la sera.



Mentre l’oscurità calava su Kanto, Ignotus prese di nuovo coscienza di sé e fluttuò nel corpo di Misdraevus che aveva ricevuto, prendendo ogni giorno sempre più confidenza con le sue nuove abilità. A quanto pareva, i Pokémon Spettro si rendevano invisibili durante il giorno ed entravano in una sorta di trance simile al sonno, fino a che i raggi solari non si affievolivano abbastanza.
La coscienza del vero Misdraevus gli teneva compagnia per tutto il tempo, dandogli suggerimenti istintivi per quanto riguardava le mosse apprese, l’alimentazione e le altre cose basilari della vita di un Pokémon.
Il ragazzo capì quanto quelle creature tenevano in considerazione la libertà e quale profondo legame significava per loro unirsi ad un allenatore; naturalmente ignorava ancora molto dell’argomento e avrebbe tanto voluto chiedere al suo ospite cosa si provasse a stare dentro una Pokèball o lottare contro altri Pokémon in una palestra, ma poi ricordò che Misdraevus era ancora allo stadio selvatico e l’unica interazione con gli umani era stata tutt’altro che piacevole: preferì dunque non fare domande e godersi il viaggio in quella dimensione così diversa…
Sentiva dentro di sé una specie di richiamo, con il quale percepiva vagamente il bisogno di dirigersi verso nord-ovest; immaginava che fosse il suo “senso-Pokémon” a fargli da bussola. Ma fino ad allora non aveva incontrato ancora traccia del folle scienziato…
Giunto nelle gallerie sotterranee ad Azzurropoli, però, Ignotus percepì una sensazione diversa e sgradevole e decise di indagare; i Pokémon notturni che si aggiravano in quei posti provavano lo stesso e gli riferirono che la fonte di questo disturbo si trovava ancora più a nord, oltre i gli acquitrini…
Man mano che si avvicinava, i Pokémon selvatici che incontrava si dimostravano più ostili e meno propensi ad aprirsi o a rispondere alle domande, anche quando offriva loro le Bacche che raccoglieva.
Da alcuni Tangela loquaci (ed estremamente golosi) apprese che una potente entità maligna era comparsa non lontano da lì.
Poi il membro anziano dello stormo di Golbat “Dente di veleno”, che aveva incrociato nei pressi di una grotta, gli rivelò che questo oscuro personaggio si aggirava nella città umana dove sorgeva la costruzione che accoglieva le spoglie mortali dei Pokémon. Quel riferimento fece capire a Ignotus che Ixor si trovava a Lavandonia, dove era situata la Torre Pokémon, il più grande cimitero della regione: quale posto migliore per il suo ritorno?
Ricompensò lo stormo con le ultime Bacche che aveva e continuò il suo viaggio, per affrontar il suo assassino, ancora una volta…


- Spiegatemi di nuovo perché non siamo arrivati a Lavandonia volando – ringhiò Blue mentre superavano la zona paludosa nei pressi del Percorso 12.
- Perché magari daremmo nell’occhio? Sai, tre persone che cavalcano Pokémon dirette verso una cittadina sperduta nelle montagne… – le rispose bieco Frost – Tu in particolare, con quel Jigglypuff rosa…
- Va bene, va bene, ho capito…
Piccoli Yanma si libravano a pelo d’acqua, il corpo immobile e le ali talmente veloci da risultare quasi invisibili: Frost ne guardò uno muoversi con precisi scatti rettilinei, apparentemente senza meta: nelle zone non coperte dalle ninfee poteva addirittura scorgere piccoli Poliwag che sguazzavano sottacqua, insieme ai Mudkip ed altri Pokémon acquatici.
Red cercava di seguire il passaggio più asciutto, ma spesso il terreno scivoloso diventava talmente impraticabile da costringerli a camminare nel fango, con grande disappunto di Blue.
- Almeno non abbiamo incontrato altri Pokémon impazziti – osservò il Ranger – Siamo sicuri che stiamo procedendo nella direzione giusta? – aggiunse rivolto a Red.
Ancora una volta, la domanda non ricevette risposta e Frost sbuffò, dando un calcio ad un ciottolo, che atterrò nello stagno sottostante con un fangoso “plop”.
- Non dovrebbe mancare molto, comunque – fece Blue qualche minuto dopo – So che le zone degli acquitrini si trovano immediatamente sotto Lavandonia.
Passò ancora qualche ora, mentre il fango sul terreno diventava sempre più secco e stabile mano a mano che i ragazzi si allontanavano dalla palude.
E poi Blue la vide.
- Laggiù! – indicò – Non è la Torre Pokémon?
I ragazzi aguzzarono la vista attraverso i rami degli alberi; la maestosa torre era circondata da un sottile strato di nebbia che ne sfumava i lineamenti, ma era sicuramente vicina. Ci vollero ancora parecchi minuti di lunga salita, ma finalmente il trio giunse sopra la collina che dominava Lavandonia.
Lo spettacolo che avevano davanti rasentava la follia.

L’intera città era impregnata di un’aura di irrealtà: la foschia che circondava la Torre Pokémon sembrava pervadere anche tutto il resto della cittadina, insinuandosi tra i muri delle case e nei vicoli più remoti e dandogli un aspetto spettrale.
Nessuno dei tre era mai stato in quel luogo prima, eppure erano certi che c’era qualcosa che non andava.
Il cartello che recitava “Lavandonia: nobile città viola” era parzialmente strappato e lacerato in diversi punti.
- Avevo sentito che questo posto era noto come Città dell’eleganza. Devono avere un bel senso dell’umorismo…
- Inoltre – aggiunse Frost – non vi sembra che manchi qualcosa? Dov’è il Centro Pokémon?
La città era davvero piccola e il tetto rosso che caratterizzava l’edificio sarebbe dovuto essere facilmente individuabile dall’altezza su cui si trovavano; ma non ve ne era traccia.
I tre scesero dalla collina verso l’entrata principale: ad accoglierli vi fu solo il cigolio del cartello di benvenuto.
- Più che altro mi chiedo… Dove sono gli abitanti?
Le strade erano deserte e le case con le finestre non sprangare sembravano non ospitare nessuno da giorni.
A Frost venne voglia di urlare “C’è qualcuno?” in mezzo alla strada, ma questo avrebbe vanificato lo sforzo che avevano fatto fino ad allora per passare inosservati. Anche se il solo fatto di essere vivi sembrava una nota stonata in un simile paesaggio.
- Qui dice che il Centro Pokémon si trova poco lontano dall’entrata principale dove siamo – disse Blue, consultando la mappa – Da quella parte…
Circospetti, superarono le file di case che li separavano dal punto indicato dalla ragazza, per poi bloccarsi di colpo; là dove sarebbe dovuto sorgere il Centro non vi era assolutamente nulla, solo terra smossa e bruciata.
- Che Ixor abbia fatto esplodere una bomba all’interno? Ma perché? – domandò Frost.
Red si limitò a scuotere il capo.
Poi un movimento rapido catturò il loro sguardo: una sagoma nera si muoveva a gran velocità dietro le case abbandonate, immediatamente dietro la zona devastata. Fino ad ora era l’unica cosa viva che avevano incontrato dal loro arrivo in città e di comune accordo decisero di seguirla.
Con profonda sorpresa di Frost, le tracce non li portarono alla Torre Pokémon, ma ad una piazzetta a nord della città; mentre seguivano la strada principale, scorsero nuovamente la figura nera attraversare la strada e precederli alla piazza.
I tre ragazzi raggelarono: era un Raticate, nero come la notte. Ma la cosa spaventosa risiedeva nel fatto che quel colore era dato dal sovrapporsi di numeri lungo tutto il pelo e su tutto il corpo, lasciando scoperti solo gli occhi e le zanne, entrambi bianchi come la neve.
Il Pokémon si fermò per guardarli con la coda dell’occhio; poi soffiò rabbioso e diede loro nuovamente le spalle, sgusciando velocemente verso la piazza.
- A quanto pare… Ci siamo.
- Dovremmo almeno elaborare una strategia per affrontare quell’affare – disse Frost – Dobbiamo anche considerare l’ipotesi che ce ne siano altri. Se ci dividiamo, Red li può attaccare frontalmente e io intanto li aggiro da dietro…
Ma Red non ascoltava. Al centro della piazza aveva scorto una figura alta e spettrale, con un camice bianco; il Raticate gli si era avvicinato e si strusciava tra le sue gambe, mentre altre figure nere come la notte emergevano dietro di lui.
Red avvertì distintamente una forte fitta allo stomaco e per un attimo abbassò lo sguardo; poi portò la mano alla visiera del cappellino e lo girò. Davanti a lui aveva la ragione di quel lungo viaggio e la causa di tutte le sofferenze che aveva patito negli ultimi mesi. Aveva davanti l’assassino di Ignotus.
- IXOR! – ruggì Red, lanciandosi contro il nemico.


 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: nessun nuovo glitch è stato inserito in questo capitolo. Ma se volete davvero capire le emozioni di Red nel momento in cui si accorge della presenza di Ixor, vi lascio una traccia.
https://www.youtube.com/watch?v=buifCKc9RNU

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Capitolo 5
*** Uniti contro il mito ***


Uniti contro il mito




 
 

Mentre correva, Red estrasse una Pokéball e la scagliò in aria; l’Aerodactyl che ne uscì fece una rapida piroetta e lo afferrò da sotto le braccia, facendogli acquistare velocità. L’allenatore quindi tirò verso Ixor la sfera di Snorlax, che, sfruttando l’impeto del lancio, effettuò un colossale attacco Rotolamento.
Lo scienziato aveva osservato l’attacco con sufficienza; all’ultimo momento, si fece da parte con uno scatto fulmineo, mentre il suo Raticate, che era rimasto fermo, veniva investito dall’imponente mole del Pokémon avversario; con uno squittio sofferente, il Pokémon ratto perse i sensi, mentre Red continuava il suo assalto.
Blue e Frost si precipitarono verso la piazza, nel tentativo di raggiungere il loro compagno, ma erano ancora troppo distanti per poter intervenire. La ragazza era visibilmente scioccata.
- C’è qualcosa che non va, Frost – disse – Red non sta bene…
- A me sembra in splendida forma – ribattè il Ranger, sarcastico – se Snorlax lo avesse centrato, a quest’ora Ixor…
Si bloccò.
In effetti, un Rotolamento di quelle proporzioni e a quella velocità avrebbe potuto rivelarsi devastante. Fin troppo.
- Non l’ho mai visto così fuori di sé - sussurrò Blue, sconvolta - Red sta combattendo per uccidere.

Ixor, invece, manteneva una calma glaciale, mentre le sagome oscure dei suoi Pokémon corrotti scalpitavano dietro di lui. Lo scienziato guardò distrattamente il corpo del Raticate disfarsi fino scomparire, mentre i numeri che aveva sul corpo evaporavano lentamente.
Mentre Snorlax tornava dal proprio allenatore rotolando, l’uomo puntò il dito contro Red.
- Tu – disse, la voce più metallica che mai – Eri nella Torre Oscura, quando sono stato scaraventato nella Città dei Numeri. Ti ho visto subito dopo…
- Subito dopo aver ucciso Ignotus! – urlò l’allenatore.
Le fauci dell’Aerodactyl schioccarono a pochi centimetri dalla gola dello scienziato, mentre questi si abbassava per evitare l’attacco a sorpresa dall’alto.
- Oh sì, il piccolo Allenatore coraggioso – continuò senza scomporsi - Sacrificarsi così per proteggere il suo Pokémon… Davvero patetico…
- Non osare! – ruggì Red.
Entrambi i suoi Pokémon scagliarono un potente Iperraggio contro lo scienziato ma questi non mosse un dito. Ne seguì una violenta esplosione e quando la polvere si depositò, altri due Raticate giacevano a terra e, come il primo, si dissolsero nel nulla.
Red imprecò.
- Cosa diavolo sono quelli? Quale abominio hai creato stavolta, Ixor?
- Loro?
L’uomo si voltò leggermente, sorridendo all’orda di Pokémon oscuri alle sue spalle, come un padre fiero davanti alla sua numerosa prole.
- Ma loro sono i miei Pokémon, naturalmente! Non li trovi magnifici? Li ho clonati personalmente uno ad uno...
- Impossibile! – replicò Red - L’unica persona in grado di clonare Pokémon è morta anni fa, uccisa da Mewtwo. E anche se fosse, non avresti avuto i mezzi o il tempo per poterne creare così tanti! Niente patetiche menzogne con me, Ixor!
Snorlax si avventò di nuovo contro lo scienziato, ma il suo Megapugno venne intercettato da un possente Tyranitar, che lo parò senza difficoltà.
- Sei un ragazzino impertinente. Uguale al tuo amichetto, davvero. Sei così determinato, eppure parli di cose che non sai: i miei metodi di clonazione sono possibili solo grazie ai miei eccezionali poteri. Niente provette o macchinari. Mi bastano questi – e indicò i numeri che coprivano il Tyranitar in campo – e posso copiare e perfezionare qualsiasi Pokémon, ottenendo la loro lealtà incondizionata.
Tyranitar e Snorlax erano impegnati in un feroce corpo a corpo, in una prova di forza tra giganti: entrambi cercavano di sbilanciare l’avversario, stretti in un abbraccio mortale.
- Balle! – sibilò Red – nessun Pokémon potrebbe essere leale ad una persona corrotta come te! Non sembri neppure più un essere umano…
- Infatti sono molto di più – rispose piano Ixor – mi sono elevato al di sopra di qualsiasi legge naturale, oltre gli schemi imposti dalla realtà. Il mio potere è immenso… Ma te ne accorgerai troppo tardi!
Con una violenta spallata, il Tyranitar nero respinse Snorlax e lo atterrò con un colpo di coda. Il possente Pokémon ruggì con ferocia e la moltitudine di numeri sul suo corpo brillarono di una luce oscura, rendendolo ancora più spaventoso.
- Questi non sono Pokémon. Hai creato mostri da laboratorio, servi fatti apposta per assecondarti e portare distruzione. Ti mostrerò cosa vuol dire avere dei veri Pokémon!
Con un gesto, la sua intera squadra comparve sul campo di battaglia: Pikachu, Venusaur, Espeon e Poliwrath affiancarono Snorlax e Aerodactyl e tutti insieme si prepararono allo scontro.


Proprio in quel momento gli altri due ragazzi raggiunsero il luogo dello scontro.
- Statene fuori! – intimò loro Red – se la dovrà vedere con me!
- Red, aspetta! – lo supplicò Blue – Non puoi combattere in queste condizioni! Dobbiamo cercare una soluzione insieme…
La ragazza fece un passo verso di lui, ma ad un cenno dell’allenatore, Pikachu usò Sostituto e una copia del Pokémon le apparve davanti, soffiandole contro con aria minacciosa.
- Non costringermi, Blue – disse Red, – è una faccenda personale. Deve pagare per ciò che ha fatto.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
- E’ fuori di sé…
- Quasi quasi lo preferivo quando era muto – pensò Frost, preoccupato – Se non interveniamo, alla fine di questa battaglia ci scapperà il morto…
Mentre Red tornava a concentrarsi sulla battaglia, il Ranger mise una mano sulla spalla della compagna e la fece indietreggiare.
- Non possiamo fare niente per fermarlo – disse grave.
- Ma non possiamo lasciarlo combattere così! Farà male a sé e ai suoi Pokémon!
- Non sta a noi decidere per lui.
- Mi stai dicendo che dobbiamo rimanere qui a guardare?
- No. Aiuteremo Red, te lo prometto. Ma non direttamente: seguimi.
Frost corse via e Blue esitò, guardando l’allenatore e Ixor prepararsi per la battaglia; poi lo seguì, e il Sostituto di Pikachu svanì in una nuvoletta di fumo.


- Poli, Geloraggio! Saur, Foglielama! – comandò Red e un tornado di foglie congelate si abbattè sul Tyranitar, senza provocargli alcun danno notevole.
- Inutile! – rise Ixor, mentre il suo Pokémon incassava il colpo – I tuoi attacchi non hanno significato per i miei Pokémon numero! Le loro prestazioni sono ottimizzate dai miei poteri e qualunque trucco tu possa escogitare si rivelerà inefficace! Tyranitar, usa Terremoto!
Red barcollò mentre una potente scossa sismica mandava a gambe all’aria tutta la sua squadra.
- Il tuo amico mi ha giocato una volta, le vostre diaboliche tecniche non mi coglieranno più di sorpresa! A cosa serve una strategia elaborata, quando puoi disporre di una potenza simile?
L’allenatore vacillò: aveva davanti a sé un avversario dalla potenza inaudita, apparentemente invincibile, che non poteva eludere o sfuggire…
Poi il pensiero di Ignotus tornò prepotente e la rabbia prese il sopravvento.
- Megapugno! – comandò – Psicoraggio, Fulmine, Solarraggio, Idropompa, Iperraggio… Abbattetelo!
I Pokémon caricarono le loro mosse più potenti e colpirono tutti insieme, con veemenza. Il Tyranitar si chiuse in difesa e parò per primo il colpo di Snorlax; un attimo dopo tutti i fasci di energia multicolore raggiunsero simultaneamente il bersaglio, causando una seconda, violenta esplosione.
Incredulo, Red osservò il suo Snorlax accasciarsi a terra; parte degli attacchi che aveva ordinato lo avevano colpito mentre era vicino all’avversario. Nel linguaggio tecnico degli allenatori quel genere di danni era chiamato “fuoco amico”, un errore da principiante; la frenesia di colpire gli aveva fatto dimenticare i basilari della lotta e aveva finito per danneggiare i suoi stessi compagni. Senza contare che, accecato dall’ira, aveva perso l’abilità di comunicare con loro.
Ringhiando dalla frustrazione, richiamò Snorlax nella Pokéball e poi rivolse lo sguardo verso l’avversario. Il terreno nelle immediate vicinanze era stato bruciato dalla potenza dell’esplosione, ma la sagoma del Tyranitar era ancora in piedi: in quel momento, l’allenatore pensò seriamente che non ci fossero più speranze.
Poi Red sgranò gli occhi terrorizzato, mentre il Pokémon coperto di numeri lanciava un acuto grido di dolore: la zampa sinistra e la maggior parte del torace erano stati tranciati via dall'esplosione, lasciandolo orribilmente mutilato.
Le urla del Pokémon crebbero di intensità, un lamento di sofferenza sempre più alto, fino a che non rovinò a terra, consumandosi fino a diventare fumo nero.
Ixor osservava la scena compiaciuto.
- Complimenti, piccolo allenatore, sei riuscito ad abbattere uno dei miei Tyranitar. Ora me ne rimane solo qualche altra dozzina…
La sua folle risata si propagò per tutta la città e Red si sentì mancare.
Guardando i suoi Pokémon, capì che il combattimento aveva turbato i loro cuori al pari del suo, non solo per aver usato gran parte delle loro energie, ma soprattutto per aver eliminato in maniera così brutale un altro Pokémon, benché corrotto e controllato dal terribile scienziato.


- Dove mi stai portando? – sbottò Blue, mentre Frost continuava a correre a nord – non ho intenzione di perdere tempo mentre Red combatte contro quell’essere…
- No. – rispose Frost e per un momento l’autorità della sua voce spiazzò la ragazza – Devi venire con me, se vuoi veramente aiutare il tuo amico.
Già, perché ormai si trattava del suo amico. Il Ranger aveva rinunciato a intraprendere qualsiasi relazione con quella ragazza o con Red; era stato uno stupido a lasciarsi distrarre dalle emozioni e aveva messo in pericolo l’intero esito dell’operazione con il suo comportamento bonario e superficiale. Rabbrividì al pensiero di cosa avrebbe detto il comandante se avesse saputo della condotta che aveva tenuto durante il viaggio. Lui era un Ranger, uno dei migliori: era tempo di dimostrare che poteva fare la differenza.
Poco più a nord il paesaggio iniziava a diventare aspro e montano. I soffici prati si trasformavano gradualmente in lunghi sentieri ghiaiosi e le prime rocce calcaree cominciavano a spuntare dal terreno. Frost era già stato in quel posto durante l’addestramento all’accademia dei Ranger e in breve individuò l’entrata del Tunnel Roccioso.
Blue osservò la grotta, stupita.
- E’ buio pesto, lì dentro – disse, mentre Frost si inoltrava nelle profondità della caverna – non hai Pokémon che conoscano Flash?
- Non ne ho bisogno. Ho passato diversi mesi in questo luogo quando ero ancora un apprendista. Stammi vicina e non ti succederà nulla.
La ragazza esitò, ma poi notò la disinvoltura del Ranger nell’aggirarsi nell’intrico dei cunicoli, immersi nella più completa oscurità; per la prima volta da quando si erano conosciuti, sentì di potersi fidare di lui.


Red era a pezzi. Non aveva mai sostenuto uno scontro impegnativo come quello: non era la prima volta che avversari più potenti di lui lo avevano messo con le spalle al muro, ma aveva sempre potuto contare sui suoi Pokémon e sui suoi amici.
Eppure, guardandosi intorno, vide che il suo orgoglio e la sua cieca rabbia lo avevano lasciato da solo, a combattere una battaglia che avrebbe perso.
- Qualcuno si è appena reso conto di non avere possibilità di vincere? – rise lo scienziato – Non è una bella sensazione vedere sfumare le tue possibilità di vittoria, vero? Ora sai cosa ho provato, per ben due volte nella mia vita, a vedere infranti sogni e speranze, abbandonato da tutti. Ora lo sai!
Ancora una volta, Ixor si abbandonò alla sua folle risata e Red abbassò il capo, sconfitto.
- È divertente – continuò l’uomo – in queste situazioni il cattivo dovrebbe spiegarti il suo piano malvagio e offrirti la possibilità di unire le tue forze alle sue. Ma sai, ragazzino, questa è la vita vera. Credevi di essere in uno di quei cartoni animati dove i cattivi perdono e i buoni vincono sempre? È così? Non esiste bene o male. Esiste solo forza e debolezza. Il forte sopravvive e il debole soccombe. È ora che ti insegni questa lezione come l’ho imparata io, tanto tempo fa...
Tre giganteschi Aggron, coperti di numeri, fecero un passo in avanti e puntarono le corna aguzze contro l’allenatore.
- Iperraggio! – ordinò Ixor.
Red guardò l’energia dell’attacco caricarsi sulla punta delle loro corna unirsi in un'unica, luminosa sfera: era bella e terribile, multicolore e brillante come una stella. Rimase immobile, aspettando l’inevitabile, senza cercare nemmeno di difendersi.
Poi il raggio partì e il ragazzo chiuse gli occhi.
Il nero delle sue palpebre si tinse di mille colori e il boato che ne seguì gli trapassò i timpani.
Eppure non avvertì nessun dolore.
Quando riaprì gli occhi, vide davanti a sé il suo Espeon, circondato dall’evanescente aura di Schermoluce, in piedi davanti a lui.
- Vee… - mormorò Red.
Tutti gli altri suoi Pokémon gli si avvicinarono e si disposero a semicerchio davanti a lui, in posizione di attacco. Nei loro occhi Red vide brillare l’incrollabile determinazione di chi non si sarebbe mai arreso, nonostante sapesse di combattere una battaglia persa.
L’allenatore sorrise: era esattamente quello che aveva insegnato loro. Non arrendersi mai. E se valeva per loro…
- Vale anche per me! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo – Aero, Supersuono! Saur, prepara Solarraggio! Vee, Pika e Poli, coprite Saur e respingete quelle creature! Possiamo farcela!


- Qui dovrebbe essere profondo abbastanza. – dichiarò Frost e si fermò.
- Abbastanza per cosa?
- Ho bisogno della tua attrezzatura, Blue. Devi disporre delle casse di amplificazione in questa stanza, in modo che la musica si risuoni in tutta la caverna.
- Quale musica? – chiese di nuovo la ragazza, mentre tirava fuori i cavi necessari dal suo zaino.
- Il Pokègear in dotazione ai Ranger ha anche una radio. Ascolti mai Pokémon Music?
La ragazza ultimò i preparativi e tornò da lui, sempre più perplessa.
- Non ne ho mai sentito parlare, non ascolto la radio…
- Beh, io sì. E ho notato che anche i Pokémon selvatici apprezzano certe melodie e accorrono in massa quando le sentono.
- Aspetta – disse Blue, allarmata – Non vorrai mica…
Frost sintonizzò il suo Pokègear sulla frequenza giusta e attaccò lo spinotto alle casse di amplificazione.
L’intero Tunnel Roccioso venne scosso dalle vibrazioni sonore della Marcia Pokémon, proiettata nell’aria a massimo volume e i due ragazzi si coprirono istintivamente le orecchie.
- Che diavolo ti dice il cervello? – strepitò Blue, gridando sopra il frastuono – Questa musica farà accorrere tutti i Pokémon della grotta! Verremo sommersi da centinaia di Zubat e Geodude!
- No – rispose Frost, urlando anche lui – non fino a che disponiamo di questo!
Ed estrasse lo styler di cattura.
- Dovrai aiutarmi a individuare ed isolare i Golbat e i Graveler man mano che arriveranno. Sei pronta?
La ragazza era stata presa alla sprovvista dal folle piano del Ranger, ma decise che ne ormai non aveva più senso tirarsi indietro. Un attimo prima che il primo stormo di Zubat si abbattesse su di loro, chiamò in campo il suo Blastoise e i due cominciarono a lottare fianco a fianco, in perfetta sincronia.


La piazzetta di Lavandonia era sconvolta da continue esplosioni e raggi di luce; Red aveva ripreso il controllo della situazione, ma i Pokémon dello scienziato erano più agguerriti che mai e resistevano ben oltre il loro limite massimo, per poi scomparire in piccole volute di fumo.
Ixor comandava loro di attaccare senza sosta, sicuro della sua superiorità numerica, senza curarsi della loro sorte.
Ogni assalto sembrava dover essere l’ultimo per Red, ma ogni volta il ragazzo riusciva ad elaborare velocemente una controffensiva e a respingere l’avversario di turno: per la maggior parte erano Raticate, ma spesso arrivavano più impegnativi Forretress, Weezing, Rhydon… Sembrava che l’esercito nemico non avesse mai fine e ad ogni colpo portato a segno, i numeri che coprivano i loro corpi brillavano, rendendoli ancora più spaventosi.
La mente di Red lavorava su due fronti. Sapeva di doversi concentrare sulla lotta, ma era necessario anche trovare in fretta una soluzione a quella situazione o sarebbe stata la fine. Poi ricordò le parole della recluta catturata al laboratorio. “Fermatelo ora, perché vuole ancora più potere”…
- Ixor! – urlò – tutto questo non ha senso. Non hai radunato tutti questi cloni solo per dare battaglia a me! Qual è il tuo vero obiettivo?
Lo scienziato inclinò la testa, divertito.
- E per quale motivo dovrei raccontare a te dei miei obiettivi? Chi ti credi di essere, ragazzino?
Uno dei suoi Graveler usò Frana e i Pokémon di Red vennero investiti da una pioggia di pietre. Pikachu fu il primo a cadere, e Aerodactyl lo seguì poco dopo; con un sospiro, entrambi si accasciarono a terra, esausti.
- Pika, Aero, no!
- Oh, sì – sussurrò Ixor, mentre i numeri sul corpo dei suoi Pokémon brillavano più intensamente che mai – sento che sta per arrivare…
Quando crollò anche Espeon, abbattuto dal Neropulsar di uno dei Mightyena nemici, Red avvertì una stretta al cuore e una vaga sensazione di freddo che non aveva niente a che fare con il clima; la stessa che aveva provato molto tempo prima, in una torre al centro della foresta…
Tutti i Pokémon, corrotti e non, smisero immediatamente di combattere e restarono immobili, in attesa.
Un inspiegabile senso di aspettativa permeava l’aria, l’attesa di un evento terribile ed inequivocabile.
Poi, apparentemente uscita da una contrazione dimensionale, una forma squadrata e irregolare irruppe al centro del campo di battaglia. Sfocata e distorta, era costituita di una materia indefinibile, pulsante e viva. Proprio come i numeri presenti sui Pokémon di Ixor.
- Sì! – esultò lo scienziato, alzando le mani al cielo – Missingno è tornato!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokémon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
Sparizione di Pokémon clonati: il nome è la spiegazione stessa del glitch. Capita a volte che i Pokémon ottenuti tramite clonazione spariscano. Nella storia avviene quando il Pokémon viene messo k.o..
Il Dr. Fuji (da non confondere con Mr. Fuji!) è lo scienziato che ha creato Mewtwo per conto del Team Rocket. Muore nell’esplosione del laboratorio, causata dallo stesso Mewtwo, nel primo film.

 

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Capitolo 6
*** Il ritorno del mito ***


Il ritorno del mito


 




Ignotus galleggiava in aria, cercando di trovare la strada. Il Tunnel Roccioso era più complicato di quanto non si fosse aspettato e quella era la terza volta che si ritrovava la strada sbarrata dalle rocce. La sua capacità di attraversare le pareti si estendeva fino ad un determinato punto, questo Misdreavus glielo aveva spiegato molto bene: doveva individuare al più presto l’uscita senza l’ausilio di scorciatoie.
Poi gli parve di sentire qualcosa in lontananza, che assomigliava ad una melodia allegra e vivace e il suo istinto Pokémon ne fu irresistibilmente attratto. Seguì un folto drappello di Geodude che facevano la sua stessa strada e arrivò in una ampia stanza, dove ai quattro angoli pulsavano le casse acustiche da cui proveniva la musica. Per un attimo si beò di quella sensazione e chiuse gli occhi, in preda ad un intimo brivido di appagamento: quella melodia metteva una gran voglia di ballare e attorno a lui vide Zubat volteggiare in cerchio a tempo di musica e Geodude dondolare sul posto, ammaliati dalle note…
Poi però considerò la presenza di tecnologie umane in una grotta così profonda e decise di seguire le impronte che portavano a quel posto a ritroso. Non aveva visto esseri umani nella grotta, quindi con ogni probabilità quella traccia lo avrebbe condotto all’esterno. Ben presto si accorse di non aver bisogno neppure di seguire la pista; tutti i Pokémon della grotta sembravano dirigersi nella stessa direzione e Ignotus capì che stavano convergendo in massa, verso l’uscita.
Poi all'improvviso sussultò, in preda ad acuto attacco di nausea: era come se il suo stomaco fosse in preda ad una scarica di contrazioni e i suoi pensieri per un attimo si offuscarono. Si fermò a riposare in una cavità laterale del tunnel che stava percorrendo e, dopo pochi minuti, il malessere si attenuò. Ignotus aveva il terribile presentimento che fosse successo qualcosa di spaventoso non molto lontano da lì, ed era sicuro che quel qualcosa fosse il motivo del suo viaggio. Con il cuore in gola, si costrinse a riprendere il cammino e il suo corpo d’ombra fluttuò in avanti, seguendo la scia di Pokémon selvatici…


Immobile e terribile, Missingno era comparso al centro della piazza, tra lo scienziato e l’allenatore; leggermente sospeso a mezz’aria, riluceva della stessa sostanza indefinibile dei numeri dei Pokémon corrotti, nero e scintillante.
La sua sola presenza significava per Red dolore e morte; come il suo sguardo si posò su quella creatura, l’allenatore rivisse ancora una volta la scena che lo aveva tormentato nel sonno per tutto quel tempo. Gli scalini infiniti, la pesantezza della porta, il volto di Ignotus… E poi lo sparo.
Indietreggiò, sconvolto: anche Poliwrath e Venusaur, i suoi due ultimi Pokémon ancora in grado di combattere, sembravano annientati dalla sua comparsa.
- Finalmente! Dopo tutto questo tempo, avrò il potere!
L’urlo di Ixor spezzò il silenzio che era calato su Lavandonia e risuonò più folle che mai.
- Mi hai chiesto quale fosse il mio obiettivo, ragazzino? Beh, eccolo qui! – esultò lo scienziato, indicando Missingno con un lungo dito tremolante.
- I numeri che vedi sul corpo dei miei Pokémon non sono altro che la semplice emanazione dello stesso potere di Missingno. Il simile conosce il simile. Ero certo che se avessi raccolto in un unico punto una fonte di disperazione e dolore sufficiente, i numeri avrebbero richiamato lui, l’essenza stessa del Caos!
- Dopo essere stato scaraventato in quella città infernale, ho compreso che il mio grande sogno, il più audace dei miei esperimenti aveva avuto successo! Il Pokémon del tuo compagno ha generato un dolore e una tempesta energetica talmente eccezionali da riuscire a infrangere la soglia del Caos!
Red gli rivolse uno sguardo indecifrabile.
- Se solo avessi avuto le apparecchiature in grado di trattenere e asservire i suoi poteri, a quest’ora starei plasmando un nuovo mondo… E questo ritardo lo devo solo a voi due ficcanaso!
Il volto di Ixor si tramutò in una maschera di fredda gioia.
- Ma ora… Ora che ho questi numeri… Nulla mi impedirà di farlo!
Dalla schiera alle sue spalle emersero un Primeape e un Feraligatr, entrambi neri come la pece.
- È ora che compia il mio destino… Andate, mie creature, eliminate la loro futile resistenza!
Venusaur e Poliwrath volsero lo sguardo sul loro allenatore, in attesa di ordini, ma la sua espressione gelò loro il sangue.
Il volto di Red era stravolto, ma accennava ad un sorriso. Un sorriso orribile, simile a quello di Ixor nei suoi folli momenti di ilarità.
In ciascuna mano teneva una Pokèball: appena gli avversari si mossero verso lui scattò in avanti, lanciandole.
- Pagherai per tutto questo, Ixor! Oggi avremo la nostra vendetta!

Il Vaporeon e l’Houndoom appartenuti ad Ignotus balzarono fuori dalle sfere, i denti scintillanti e gli artigli snudati e, con un ruggito sanguinario, si lanciarono in una carica spericolata.
Houndoom fu il primo a raggiungere il suo obiettivo e azzannò brutalmente il braccio destro del Primeape: nonostante il vantaggio del tipo e la potenza fornita dai numeri, il Pokémon corrotto non riusciva a scrollarselo di dosso e Houndoom emise una vampata di fuoco nero, senza lasciare la presa; le fiamme velenose che uscirono dalla sua bocca ustionarono anche il suo stesso muso, ma il Pokémon non vi badò, cercando solo di infliggere quanti più danni possibili all’avversario.
Nel frattempo Vaporeon insidiava il Feraligatr nemico con fulminei balzi e unghiate letali all’addome: il Pokémon alligatore cercò più volte di contrattaccare con uno dei suoi micidiali morsi, ma il suo avversario portava a segno un assalto dietro l’altro senza sosta, incurante del pericolo.
Red stesso era partito alla carica contro Ixor, cercando in tutti i modi di tenerlo alla larga da Missingno, che continuava a restare immobile centro della piazza.
Lo scienziato sorrise davanti alla ferocia del suo avversario ed evitò con facilità ogni suo colpo.
- Piccolo sgorbio – sibilò schivando il pugno di Red – sei patetico!
L’uomo parò il calcio traverso dell’allenatore e gli assestò una violenta ginocchiata allo stomaco, facendolo cadere ai suoi piedi.
Senza sforzo, lo sollevò per il colletto e avvicinò il viso al suo.
- I tuoi occhi – sibilò Ixor – i tuoi occhi sono pieni di determinazione… Ma noto anche qualcos’altro… E’ un qualcosa di familiare...
Sogghignando, lo allontanò con una spinta e il ragazzo atterrò malamente di schiena.
Anche i Pokémon di Ignotus, dopo l’impeto iniziale, cominciavano ad accusare i primi colpi; il Primeape nero si era liberato e aveva costretto Houndoom a terra, tenendolo ben fermo con le massicce zampe, mentre la coda di Vaporeon era stata catturata dalle potenti mandibole di Feraligatr, che la bloccavano in una stretta tremenda.
- E’ come ti ho detto prima – disse Ixor guardando Red, che era ancora steso a terra – il forte trionfa, il debole soccombe.
Si volse quindi verso Missingno e Red rimase lì, impotente. Soltanto un miracolo dal cielo poteva impedire allo scienziato pazzo di raggiungere il suo obiettivo…

Ixor era a pochi metri da Missingno, quando dal cielo effettivamente cadde qualcosa.
L’uomo fece un balzo indietro e nell’esatto punto dove prima poggiava i piedi, ora vi era un piccolo macigno dalle braccia muscolose.
- GEODUDE! – urlò il Pokémon, vibrando leggermente.
L’uomo scattò di lato, ma non fu abbastanza agile e venne investito in pieno dall’attacco Esplosione del Pokémon Roccia.
Rotolò sulla strada ghiaiosa per diversi metri e cercò di rialzarsi, ma proprio in quel momento calò su di lui una fitta nube di Zubat, che lo centrò in pieno petto gettandolo nuovamente nella polvere.
- Bel colpo! – trillò Blue, dall’alto del suo Jigglypuff – preso in pieno! Chi è il prossimo?
Scelse un altro dei Geodude che aveva portato a bordo e lo lanciò verso un Weezing coperto di numeri, abbattendolo.
Red cercò di rimettersi in piedi e trattenne il fiato.
Davanti a lui, tutta la valle a nord di Lavandonia brulicava di Pokémon selvatici. Geodude e Graveler a perdita d’occhio rotolavano a gran velocità verso le creature corrotte di Ixor, disperdendole, mentre innummerevoli Golbat guidavano frenetici stormi di Zubat in devastanti attacchi aerei.
Red scorse Frost in piedi sul suo Staraptor, più in alto di tutti, che coordinava gli attacchi e quasi non lo riconobbe: il Ranger era serio e concentrato e impartiva con fermezza gli ordini tramite il suo Styler di cattura, coordinando i Graveler e i Golbat che presiedevano i vari gruppi di Pokémon selvatici. Con una notevole capacità strategica, Frost li indirizzava verso i punti tattici necessari ad accerchiare le forze nemiche, attaccandole da ogni lato.
- Non permetterò che quel mostro l’abbia vinta a causa del tuo orgoglio, Red! – gli urlò dal cielo – Che ti piaccia o no, ti aiuteremo a sconfiggerlo!

Gli ultimi raggi del sole illuminavano uno spettacolo incredibile: sembrava che la montagna stessa si stesse ribellando, inviando i suoi figli a cacciare quelle creature abominevoli, a ristabilire l’ordine naturale. 
L’esercito di Ixor era caduto nel panico e i Pokémon corrotti venivano schiacciati dalla soverchiante superiorità numerica di quelli selvatici, uno dietro l’altro.
- È quello il Pokémon creato da Ixor? – mormorò Blue, volando sopra Missingno – Solo guardarlo mi dà i brividi… Non posso lasciare che quel pazzo gli si avvicini… Indietro!
Lo scienziato cercava disperatamente di avvicinarsi alla creatura, ma ogni volta la ragazza gli scagliava contro un Geodude, costringendolo ad arretrare.
- No… Non finirà così! Non di nuovo! – strepitò lo scienziato – sono troppo vicino per arrendermi adesso!
Ixor era pazzo, ma non stupido. Alzò gli occhi al cielo e notò Frost che indicava la via ai Pokémon man mano che arrivavano dal Tunnel Roccioso. Senza dubbio era il ragazzino sullo Staraptor a dirigere l’attacco…
L’uomo corse verso gli ultimi suoi Pokémon scampati all’assalto e afferrò rudemente il primo che gli capitò a tiro, un Exeggutor.
- Abbatti quell’uccello! – urlò indicandolo – inventati quello che vuoi, ma abbattilo!
Gli occhi del Pokémon oscuro si illuminarono e un bieco fascio di energia viola scaturì dalla testa centrale; lo Staraptor, già affaticato dal carico che portava, inclinò leggermente le ali e schivò di un soffio lo Psicoshock nemico.
Imperterrito, l’Exeggutor cominciò a ruotare sul posto come una trottola, lanciando Semitraglia da tutte e tre le sue bocche, mentre i numeri sul suo corpo brillavano di una malevola luce oscura.
L’attacco che ne derivò non era particolarmente potente, ma risultò impossibile da schivare allo già stremato Pokémon Volante. Uno dei semi colpì lo Styler sul braccio di Frost e all’improvviso tutti i Pokémon selvatici smisero di lottare.
- Maledizione! – imprecò fra sé Frost, mentre quelli tornavano lentamente al Tunnel Roccioso – non riesco più a comunicare con loro e Staraptor non regge più la stanchezza. Sarà meglio atterrare…
Mentre il Ranger perdeva quota, lo scienziato si voltò verso Missingno, ancora sotto la protezione di Blue.
- È ora di libersi della piccola rompiscatole sul palloncino rosa. Usa Mazzuolegno!
L’Exeggutor, sebbene fosse ancora stordito dalla veloce rotazione dell’attacco precedente, si scagliò con tutte le sue forze sul Jigglypuff della ragazza, colpendolo in pieno: immediatamente dopo l’impatto, però, il suo corpo si trasformò in vapore nero e scomparve nell’aria notturna.
L’urto, comunque, aveva sbilanciato Blue che cadde a terra con un grido.

Durante l’assalto, Red era riuscito a recuperare le forze sufficienti ad alzarsi: con fatica, si trascinò vicino a Missingno, costringendosi a sopportarne la vista. Era quella la causa di tutto il disastro, la causa della follia di Ixor, la causa della morte del suo amico…
Esattamente dall’altro lato, Ixor si avvicinava lentamente, stravolto dalla battaglia almeno quanto lui. I due si ritrovarono così, separati solo da quella creatura così ambigua e terribile, senza Pokémon di cui poter disporre.
- Non ti arrendi mai, non è vero? – provocò lo scienziato – Ho sconfitto i tuoi Pokémon e respinto l’agguato dei tuoi amici… Ho provato indiscutibilmente la mia superiorità su ciascuno di voi… Ma tu sei ancora qui, a mettermi i bastoni fra le ruote, a impedire la realizzazione del mio destino… Perché fai tutto questo, ragazzino?
Red lo guardò negli occhi e il dolore gli esplose nel petto.
- Perché io ti odio! – gridò con tutta la forza che aveva.

Il silenzio cadde ancora una volta nella città di Lavandonia e la fragorosa risata di Ixor risultò empia in un momento così solenne.
- Tu mi odi? – disse Ixor – Tu mi odi? Ma questo è eccezionale! Davvero straordinario!
Red non capì e lo scienziato gli puntò contro l’indice.
- L’ho visto nei tuoi occhi, un attimo prima che quei ragazzini interferissero… Era odio. Oh, sì che lo era… Ma come puoi pensare che il tuo odio possa vincere su di me? L’odio è una fonte di potere incredibile, lo sai? Da dove pensi che derivi il mio potere? Ma io ho saputo odiare molto più di te, ragazzino.
Ixor allargò le braccia.
- Ho odiato i Pokémon e gli uomini attorno a me, ho odiato il mondo e tutti i suoi abitanti, ho odiato me stesso perché non riuscivo a raggiungere il mio obiettivo! E’ l’odio che mi ha spinto a questo, l’odio che mi scorre nelle vene mi ha spinto a cercare la soluzione a tutti i problemi, e la soluzione si trova proprio davanti a noi!
La materia oscura di cui era composto Missingno risplendette più vivida che mai.
- Non potrai sconfiggermi con così poco potere, ragazzino. È proprio nell’odio che risiede la mia vera forza e tu non puoi contrastarla…
- No.

Sia Red che Ixor sobbalzarono, guardandosi attorno. La voce che aveva appena parlato era diversa da qualsiasi altra che avessero mai udito prima. Distinta e allo stesso tempo lontana, si era propagata in tutto l’ambiente con una chiarezza che le parole umane non avrebbero mai potuto avere. Era una voce telepatica.
Red vide un Pokémon Spettro fluttuare nel cielo notturno e avvicinarsi lentamente, fino ad arrivargli esattamente davanti agli occhi.
- Ciao, Red. È da un pezzo che non ci si vede…
Il Misdreavus lo guardò intensamente per alcuni secondi, gli occhi rossi che rilucevano al chiarore della luna.
E poi Red riconobbe quella voce. Non appena ci riuscì, i lunghi capelli del Misdreavus si illuminarono di luce e dal Pokémon emerse la sagoma evanescente di un ragazzo, con i capelli raccolti in una larga fascia bianca.
- Impossibile – sussurrò Red - Ignotus…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: Anche questo capitolo non presenta nuovi glitch. Voglio però lasciarvi con il sottofondo di Lavandonia remixato epicamente, per dare la giusta atmosfera alla situazione.
http://www.youtube.com/watch?v=LWLdhVxsz0o

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Capitolo 7
*** La fine del mito ***


La fine del mito









- Ignotus… Come…?
- Non posso dirti quello che non so, Red. E comunque non è questo il momento adatto. Ora è tempo di finire ciò che abbiamo iniziato…
L’allenatore non riusciva a credere ai suoi occhi; l’immagine del suo amico era sospesa sopra il Misdraevus, circondato da una tenue luce che risplendeva sul corpo d’ombra del Pokémon.
Red si voltò di nuovo verso il loro avversario, ma ancora non si capacitava di quel che era successo. Il suo vecchio compagno di avventure, caduto sul campo di battaglia, ucciso davanti ai suoi stessi occhi ora era lì, a combattere di nuovo al suo fianco…
- NO!
L’urlo di Ixor echeggiò in tutta la città deserta, diffondendosi tra i muri e gli alberi tutti intorno. Uno stormo di Pidgey selvatici prese il volo, infastidito dal rumore.
- No, no, no! Tu sei morto! Io ti ho ucciso e tu sei morto! – strepitò lo scienziato, illogico.
Ignotus sorrise.
- Qualcuno più in alto di me ha detto che la vita è ben altro che la serie di funzioni biologiche che influenzano il nostro corpo…
- Idiozie! Tu sei tornato dall’oltretomba per fermarmi di nuovo! Come se ne fossi in grado… Guarda di cosa sono stato capace!
Ixor allargò le braccia.
- Ho trasformato questa insulsa città nel luogo della mia rinascita, ho plasmato nuovi Pokémon dai poteri eccezionali e posso crearne a volontà, a mio piacimento! Nessuno può fermarmi, nessuno! Nemmeno te, ragazzino!
Gli occhi di Red fiammeggiarono e si preparò a raccogliere la sfida; stava per gettarsi ancora una volta sullo scienziato quando incontrò il luminoso sguardo dell’amico.
- Non farlo, Red.
- Ma lui deve pagare! Pagare per tutto il male che ha fatto… Che ti ha fatto… Che ci ha fatto…
Cadde in ginocchio, gli occhi improvvisamente colmi di lacrime.
- Io… Non ho mai sopportato di… Di non essere arrivato... Prima…
- Red…
- Tu non capisci! Se fossi intervenuto forse tu non…
- Red, ascoltami! È ora di finire tutto questo. Ma per farlo avrò bisogno del tuo aiuto.
Lo spirito di Ignotus si distaccò completamente dal Misdraevus, che si dileguò nell’ombra alle sue spalle; lentamente, fluttuò verso Missingno.
- No, non lo farai!
Ixor si era scagliato a sua volta verso l’Errore, ma rimbalzò contro una solida barriera di energia trasparente e cadde a terra.
La presenza di Ignotus sembrava suscitare un devastante conflitto interiore all’interno della creatura: il suo corpo si contraeva e pulsava, mentre tutta la sua figura si distorceva progressivamente man mano che il ragazzo si avvicinava.
Non appena la sua mano arrivò a toccare la superficie di quell’essere, apparve un’altra barriera, grigia e affilata come il dolore, che lo ricoprì completamente, nascondendolo.
- Non devi aver paura, Mew. Sono io, Ignotus. Sono tornato per te.
Sia Red che Ixor strabuzzarono gli occhi. Davanti al loro sguardo stupefatto, la mano di Ignotus attraversò la materia oscura di Missingno, come se fosse vetro fuso.
- So che sei spaventato, ma sono proprio io, Mew. Abbandona il tuo dolore e vieni da me…
Ormai tutto il braccio di Ignotus era avvolto da quell’involucro di forze contrastanti, mentre il ragazzo raggiungeva il nucleo più profondo nel corpo dell’Errore.
Red perse la cognizione del tempo: forse erano passati pochi attimi, o forse giorni interi. Ma poi, improvvisamente, Ignotus sorrise e ritirò lentamente il braccio.
Nella sua mano stringeva affettuosamente una zampa rosa, morbida e calda, cui seguì una testolina dai lineamenti felini e un corpo affusolato. Quando anche la coda emerse dal groviglio di Missingno, Mew aprì gli occhi e il suo primo sguardo fu per Ignotus.
- You back Mew?
- Sì, piccoletto – sussurrò il ragazzo tra le lacrime – sono tornato.

- Impossibile…
Blue e Frost erano a pochi passi dalla scena, pieni di stupore. Istintivamente si erano abbracciati, senza distogliere gli occhi.
- Ignotus è tornato in vita e ha tirato fuori Mew da quella creatura immonda. – disse Blue, con voce piatta.
- Ignotus è una forza. – rispose Frost allo stesso modo.
- E’ uno spirito?
- Sembra un fantasma.
- Forse lo è.
- Non lo so…
Inebetiti, scivolarono piano piano a terra, gli occhi fissi sul loro amico redivivo.

Lo scheletro di Missingno non sembrò risentire della mancanza del suo creatore all’interno. Più oscuro che mai, continuò a rimanere sospeso a mezz’aria, attraversato da scariche di interferenza che lo facevano vibrare minacciosamente.
Ignotus strinse Mew in un affettuoso abbraccio per qualche momento, poi lo mise sulla spalla destra, come aveva sempre fatto.
- È ora di risolvere questa faccenda una volta per tutte.
- Non so come fare – disse Red, più a se stesso che non all’amico – non ho più Pokèmon per affrontare Ixor e nemmeno gli altri…
Lo spirito scosse la testa.
- Il vero nemico è dentro di te. A causa sua non sei riuscito a vincere Ixor ed è il motivo per cui Missingno non potrà essere sconfitto in questo momento.
Red lo guardò di nuovo, perplesso.
- La notte in cui l’Errore è stato generato, era estremamente instabile. Al culmine della sua potenza, tre dei suoi frammenti sono stati strappati via e si sono depositati nell’anima degli esseri viventi nelle sue immediate vicinanze: tu, Mew e Ixor. Non hai avvertito la distorsione che portavi dentro per tutto questo tempo, amico mio?
D’un tratto, Red realizzò che non aveva mai passato un periodo più buio di quello. Da quel terribile giorno, le sue giornate si consumavano cupe e logoranti, con l’unico proposito della vendetta: un sentimento che non aveva provato verso nessuno, mai…
- Cosa devo fare?
- Fino a che sarà parte di te, il frammento di Missingno che hai nel cuore non gli permetterà di ricomporsi e quindi di risolversi.
Perdona te stesso, Red. Perdona te stesso di non essere arrivato in tempo per aiutarmi e liberati dal dolore che opprime la tua anima.

Le guance di Red si bagnarono ancora di lacrime. Aveva passato giorni a maledirsi per la sorte del suo amico, a rimproverarsi di non essere con lui nel momento cruciale.
Con uno sforzo immenso, circoscrisse quell’emozione angosciante e provò l’impulso di liberarsene, con la determinazione che lo aveva sempre caratterizzato.
E in quel momento, il miracolo accadde; sul petto del ragazzo si disegnò una piccola fenditura scintillante e Red emise un urlo di rifiuto. Una scaglia di materia oscura emerse dalla ferita, nera ed affilata come un vetro rotto. Al centro della piazza, Missingno emise un bagliore e la scheggia di caos ne venne attirata come un magnete, fondendosi con la massa principale.
In quello stesso momento, il volto di Red si distese e riprese colore, mentre una forte sensazione di sollievo permeava ogni fibra del suo essere.
Di colpo, si rese conto dell’aria che gli riempiva i polmoni, della leggera brezza che gli rinfrescava il volto e dell’odore della notte. Sorpreso e felice, sentì che anche la sua mente si era liberata da un peso asfissiante: finalmente era tornato ad essere se stesso.

- Mew – continuò Ignotus – Il gesto che ho compiuto è stato sincero, ma anche avventato. Ho dato la mia vita per salvarti, perché sei stato per me il Pokèmon più leale che abbia mai conosciuto e so che avresti fatto lo stesso per me. Non volevo che la mia perdita ti causasse tutto quel dolore. Quindi accetta le mie scuse, come io accetto le tue.
- Me sorry Mew – miagolò il Pokèmon chiudendo gli occhi e un’altra concentrazione di energia oscura prese forma davanti a lui; al pari di quella di Red, si diresse verso Missingno e venne assimilata dall’entità, che continuava ad apparire sempre più instabile.
- Balle!
Ixor era di nuovo in piedi, ansante.
- È l’odio che muove ogni cosa, l’odio è la fonte di potenza più forte. Ed è con l’odio che io vi annienterò!
L’uomo battè i pugni sul campo di forza, ma la barriera protettiva innalzata da Missingno gli impediva di avanzare in qualsiasi direzione, tenendolo a distanza.
- Questo potere non appartiene agli uomini Ixor. Le tue convinzioni sono errate. Non farlo…
Ma lo scienziato era fuori di sé. In un raptus di rabbia portò la mano in una tasca interna del camice ed estrasse una Pokéball.
- Se non posso avvicinarmi abbastanza, vorrà dire che lo catturerò!

Sia Red che Ignotus protesero il braccio per fermarlo, ma Ixor fu più rapido: la sfera sibilò in aria, colpendo Missingno in pieno.
I ragazzi sussultarono, aspettandosi qualche incredibile reazione. Eppure non accadde nulla di eccezionale.
Missingno venne risucchiato dalla Pokèball come un qualsiasi Pokèmon, e la sfera iniziò ad oscillare.
Il respiro dello scienziato era affannoso e spezzato, l’intero suo essere concentrato in quel lasso di tempo… E poi arrivò il tipico suono della sfera, che annunciava la cattura completata.
Di nuovo, la folle risata dell’uomo risuonò per tutta Lavandonia, mentre raccoglieva la sua conquista.
- Questo – annunciò ai suoi nemici alzando la Pokèball – Questo è l’inizio e la fine di tutto. Con il potere di Missingno e dei numeri, nulla può più fermarmi ormai. Avete perso, Ranger! La vittoria è mia!
Red guardò il volto di Ignotus e gli parve di scorgere un barlume di tristezza che gli fece temere il peggio. Poi però provò l’inspiegabile sensazione che non sarebbe accaduto nulla di grave a lui o ai suoi amici e tornò a fissare lo scienziato.
- La tua avidità è la tua rovina, Ixor. Non hai sentito cosa ho detto prima? Uno dei frammenti di Missingno è ancora dentro di te.
- Ma certo! Pensavi che non lo sapessi, ragazzino? È il potere che mi dà la possibilità di disporre dei numeri!
- Ma prima anche altri frammenti dell’Errore erano sigillati nell’anima di altre creature, umane e Pokèmon. Ora che sono tornati, Missingno è più completo che mai. Gli rimane solo un componente per poter risolvere l’Errore che rappresenta e tornare al nulla…
- Idiozie! Se non sono riuscito a ucciderti con una pistola, questo sicuramente metterà fine alla tua esistenza! – urlò l’uomo, lanciando in aria la Pokèball.
- Non capisci. – disse Ignotus piano, mentre dalla sfera usciva Missingno, più minaccioso che mai – Ora che lo hai catturato, hai superato anche la sua ultima difesa, ti sei legato a lui come se fosse un vero Pokèmon. Ma non hai mai compreso il valore che ha catturarne uno, vero? È una promessa di avventura e di crescita, uno scambio reciproco. Vuol dire essere tutt’uno con lui, Ixor. Vuol dire far parte di lui…
La sagoma di Missingno fluttuò in aria e si volse verso lo scienziato, analizzandolo; poi, con un guizzo improvviso, si scagliò su di lui, attirandolo a sé come un enorme buco nero.
- Non me, loro! – strillò Ixor, agitando i pugni - Attacca loro! Distruggili! DISTR…

Red chiuse gli occhi al momento dell’impatto e una forte vibrazione investì tutta la città. Quando ebbe il coraggio di guardare di nuovo, il ragazzo vide che il corpo di Ixor era intersecato a quello di Missingno, fusi in una sola, mostruosa entità.
Poi le braccia, le gambe e il volto dello scienziato iniziarono progressivamente a coprirsi di numeri, piccoli e neri. Ben presto nemmeno un lembo di pelle ne rimase libera e gli occhi dello scienziato divennero completamente bianchi.
La bocca dell’uomo si aprì e ne sgorgò un’ultima risata, distorta in modo grottesco, irriconoscibile.
Poi una potenza senza nome travolse quell’abominio con una forza inaudita e il corpo di Ixor si disintegrò, risucchiato da una potente voragine oscura.
L’aria tornò immobile e Red si guardò attorno: davanti a lui vi era solo il terribile vuoto di un cratere dai bordi anneriti, proprio al centro della piazza.
Sospeso sopra quella desolazione, si stagliava netta contro il cielo ormai prossimo all’alba la sagoma di Missingno, ora finalmente completo. Una pallida luce circondava la sua intera figura e, sotto gli occhi attoniti dei presenti, svanì lentamente in una lunga sequenza di codici numerici.
- L’Errore si è risolto. – mormorò Ignotus – Ora è davvero finita…


Un sole trionfante stava risalendo la montagna dietro al Tunnel Roccioso, mentre Frost, Blue e Red si avvicinavano allo spirito del loro amico.
Ignotus li guardò uno per uno, riempiendosi gli occhi del loro sguardo.
- Beh, credo proprio che questo sia l’addio che non ho avuto il tempo di darvi l’ultima volta…
Frost abbassò il capo e Blue si portò una mano alla bocca, in preda alla commozione. Red sostenne il suo sguardo, seppur con uno sforzo incredibile.
- È stato bello rivederti, Ignotus. Davvero.
Frost tirò su col naso.
- Posso chiederti cosa c’è… dopo?
- Non lo so. Ero in una dimensione parallela a questa, ma ho la certezza che non fosse la meta finale...
La sagoma luminosa cominciò a sbiadirsi e Red fece un passo avanti.
- Aspetta! Non può essere già arrivata l’ora…
- Il sole sta sorgendo, Red. Il nuovo giorno inizierà senza di me.
- Non è giusto! Cosa racconterò a Houndoom e a Vaporeon?
- Dirai loro che sono partito per la più grande avventura di sempre…
Red soffocò una risata velata di lacrime.
- Fai sembrare la morte una cosa positiva... E se non ci fosse niente dall’altra parte?
Ignotus sorrise di nuovo.
- In quel caso non avrò il tempo di pentirmene. E poi che avventura sarebbe senza un po’ di rischio?
Un raggio di sole si fece strada tra le rocce della montagna e bagnò con una dolce luce dorata i tre ragazzi in piedi al centro della piazza, mentre fissavano il vuoto davanti a loro.
- Addio, Ignotus...

Frost portò l’indice e il medio alla tempia, salutando il suo compagno alla maniera dei Ranger, e poi si voltò. Ricacciando indietro le lacrime, decise di occupare la mente con il programma della giornata: avrebbe dovuto aspettare che Staraptor riprendesse energie e con un po’ di fortuna sarebbe riuscito a tornare alla base per fare rapporto prima dell’ora di cena…
- Frost! – lo chiamò Red e il ragazzo si voltò.
I due erano uno di fronte all’altro e l’allenatore scelse con cura le parole da dire, guardandolo negli occhi.
- Quella combinazione di attacchi aria-terra con i Pokèmon selvatici... È stata davvero notevole. Non avrei mai pensato di poter riunire una simile quantità di forze in così breve tempo. È stata la chiave della vittoria.
Frost si irrigidì, preso alla sprovvista. Poi sorrise.
- Detto dal più grande Allenatore della regione di Kanto significa davvero molto.
I due si strinsero la mano con forza, fieri del rispetto reciproco.
Poi Red si fece da parte e Blue si avvicinò al Ranger, indispettita.
- Non capisco perchè non ha pensato che l’idea fosse stata mia. In fondo senza di me non saresti riuscito a fare un bel niente…
- Non te la prendere, Blue. Sono sicuro che hai tutte le carte in regola per diventare brava come me, un giorno...
La ragazza si fece rossa di rabbia e alzò il braccio per mollargli un ceffone, ma lui le afferrò il polso, bloccandola.
- Posso offrirti la colazione? – disse Frost, attirandola a sé – c’è un piccolo paesino non molto lontano da qui, hanno un Latte Mumu di prima qualità…
La ragazza sorrise maliziosa.
- Potrei anche pensarci su – sussurrò – ma ora lasciami il polso…
Mew emise un basso miagolio che richiamò la loro attenzione. Poi si rese invisibile, sgusciando via tra le costruzioni in rovina di Lavandonia, e i ragazzi non lo videro più.
- Pensi che stia bene? - domandò il Ranger, preoccupato - Voglio dire, non è che creerà un altro disastro apocalittico o...
- Sciocchezze! - lo zittì lei - Ora ha solo bisogno di tempo per abituarsi alla nuova situazione. Credo che Lavandonia avrà un nuovo Pokèmon tra le sue mura, per un pò...
I due si voltarono e videro Red seduto vicino l’entrata principale della città, con Vaporeon e Houndoom davanti a lui.
- Ed è per questo che vorrei che tornaste al Monte Argento con me – stava dicendo loro – Non sono Ignotus e non potrò mai sostituirlo... Ma insieme possiamo migliorare e diventare più forti di quanto non avessimo mai immaginato. Che ne pensate?
I due Pokèmon guairono, posando la zampa sulle loro Pokèball e Red sorrise.
Un nuovo viaggio iniziava…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokémon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
Il glitch di Missingno (2): una delle caratteristiche peculiari di Missingno è il fatto che, almeno tecnicamente, è un Pokèmon e come tale può anche essere catturato. Non appena viene mandato in campo contro un altro Pokèmon, comunque, il gioco si blocca e spesso i dati dell’ultimo salvataggio vengono corrotti.

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Capitolo 8
*** Un nuovo mito? ***


Un nuovo mito





 

- E dai, Lumia, vieni via di lì! Se cadi poi mamma sgrida me! – urlò Brasen alla sorellina che si era inginocchiata ai piedi del crepaccio.
- C’è qualcosa là sotto! – disse la bimba, risoluta – Brilla…
Il bambino si fece attento. Magari era un tesoro di inestimabile valore: tutte le storie che aveva letto parlavano di favolose pietre preziose e oggetti magici nascosti nelle città fantasma: e Lavandonia certamente era una di quelle.
- E va bene – decise – però ci vado io e tu rimani su. Non dovremmo neanche essere qui, papà ci ha sempre detto di non entrare mai nella città maledetta...
Con attenzione, Brasen si calò nella fessura, aggrappandosi alle affilate pareti rocciose, mentre la sorellina lo guardava dall’alto, preoccupata.
Con la coda dell'occhio, la bimba scorse un movimento nell'aria, come se una presenza invisibile li stesse osservando, e gli parve di distinguere una forma felina, dalla lunga coda, fluttuare poco sopra di loro. Poi, veloce com'era apparsa, la sagoma evanescente svanì e Lumia si disse che l'emozione doveva averla tratta in inganno.
Nel frattempo, il ragazzino aveva raggiunto la parte più profonda del crepaccio e aguzzò la vista, vedendo il luccichio poco più sotto, vicino al suo piede. A fatica, riuscì ad allungare il braccio, il volto premuto contro la parete rocciosa e toccò qualcosa di duro. Quando finalmente riuscì ad afferrarlo, risalì in superficie e lo osservò controluce, incuriosito.
- Che cos’è, Brasen? – domandò Lumia.
- Non saprei... Sembra un uovo Pokèmon, eppure è diverso da qualsiasi altro che abbia mai visto alla fattoria...
- Lo terrò io! – esclamò la bambina, mettendolo nella tasca del grembiule – così quando si schiuderà sarà il mio primo Pokèmon!
Il ragazzino ci pensò su. Come fratello maggiore aveva già in custodia il Growlithe domestico e la sorellina avrebbe scatenato un finimondo se lui avesse preteso di tenersi anche l’uovo.
- E va bene – sospirò – cerca solo di non romperlo, d’accordo?
La piccola squittì di gioia e i due si affrettarono verso l’uscita est di Lavandonia, emozionati dalla loro piccola avventura.
Mentre tornavano a casa, nel buio della tasca, l’uovo brillò di nuovo e sul guscio apparve un piccolo numero, nero e cangiante...
 
 
 


 
 
                                                                                                                                    Fine
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autore: non tutti sono a conoscenza dei numerosi glitch nella serie di Pokémon, quindi ho deciso di dare un piccolo supplemento a fine capitolo elencandoli.
In questo capitolo è presente:
Uovo Peste: è un glitch minore, presente dalla terza generazione. Le Uova Peste si schiudono raramente, ma se lo fanno possono cancellare i dati del gioco. Tendono a moltiplicarsi e ad occupare spazio, ma possono essere lasciate nei box, dove sono innocue.

 

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