Sunrise

di Holkay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sunrise ***
Capitolo 2: *** 1.2 ***
Capitolo 3: *** 1.3 ***



Capitolo 1
*** Sunrise ***


“Lou io esco!” urlo a mio fratello che è dall'altra parte della casa.
Alzo da terra il mio zaino verde, lo infilo solo su una spalla ed esco dalla mia camera a testa bassa, con lo sguardo fisso sui miei anfibi neri.
Siamo soli io e lui in casa.
I miei genitori sono divorziati.
Mio padre è andato via da 5 anni ed ora ha una nuova famiglia, allegra, con tanto di figli con i quali vado d'accordo, per sua fortuna.
Mia madre, invece, ha aspettato qualche anno in più per trasferirsi a casa del suo fidanzato, ha voluto prima farmi compiere 18 anni e poi via, è scappata, lasciando i suoi due figli in una casa da soli.
Per nostra fortuna, io e Louis sappiamo gestire bene la situazione, ovviamente traendone il più possibile i vantaggi.
Sbatto contro qualcosa o meglio contro qualcuno, il caro fratellone.
“Lou metti qualcosa addosso per favore” gli dico colpendogli il petto nudo con una mano.
Lui ride, guardandomi dalla testa ai piedi.
Odio questo vizio che ha, gira mezzo nudo per casa ed io sono sempre obbligata a subirmi questo schifo.
“Dove vai?” mi domanda, appoggiandosi al muro e dando un sorso al suo caffè-latte.
Abbiamo le nostre abitudini di primo mattino, una di queste è la colazione separati, dato che io ho bisogno della mia dose di caffeina appena scendo dal letto e lui invece deve prima prendere conoscenza e poi si dirige in cucina.
“Louis so che ti è difficile assorbire questa informazione, ma io vado ancora a scuola pur avendo 19 anni” gli dico cercando il mio mazzo di chiavi di casa nel piatto dove sono tutte.
“Quasi 20 sorellina...” sottolinea e mi volto giusto in tempo per captare il ghigno sulle sue labbra.
“Infierisci pure tu” lo accuso colpendogli la spalla con un pugno.
“Vado, oppure farò tardi ancora una volta” continuo.
“Chi hai alla prima ora?” mi domanda mentre io gli sto baciando la guancia.
“La Fitz” rispondo avviandomi alla porta.
“Oh salutamela, sempre se si ricorda di me” parla ridendo ed io ormai sono fuori casa.
Maledetto lui e i suoi 23 anni, gli devo far passare anche la presa in giro, in fine la colpa è mia che mi sono fatta bocciare.
Percorro il vialetto di casa fino ad uscire sul marciapiede principale, girando a destra, in direzione scuola.
Struscio i piedi sull'asfalto, camminando lentamente, lo zaino è leggero sull'unica spalla sulla quale è appoggiato.
Il cielo su Manchester è grigio, storia di tutti i giorni.
Continuo a camminare lungo la strada; non mi sono mai fatta capace perché devo abitare così lontano dalla fermata del bus, se fosse per me ne mettere una davanti ogni casa così niente più pullman persi, niente più corse, niente più ritardi.
C'è molto traffico questa mattina, il solito esaurimento del lunedì; sembra che la gente invece di semplificarsi la vita, faccia l'esatto contrario ed inizi la settimana facendo già i salti mortali.
Io invece prendo la vita con tranquillità, forse troppa, ma ho sprecato molti anni a fare sacrifici per essere figlia, sorella e studentessa modello, ora basta.
Tiro su il cappuccio della felpa e stringo tra loro le due parti della giacca di pelle nera.
Non so mai come vestirmi a settembre; se esco di casa la mattina vestita pesante poi all'ora di pranzo ho un caldo bestiale oppure succede l'inverso.
Un rombo di moto mi arriva dritto alle orecchie, facendomi sobbalzare, ma in maniera positiva; sono sempre state una mia grande passione anche se nessuno mai nella mia vita ne ha posseduta una, nessuno fino ad ora.
I giri del motore si abbassarono proprio quando arriva accanto a me e io non resisto a non sorridere.
“Ehy” la sua voce è ovattata, colpa del casco integrale che indossa.
“Potevi farmi arrivare a scuola no?!” dico ironica afferrando il casco che mi sta già porgendo.
Spegne il motore, mettendo poi il cavalletto laterale alla moto, assicurandosi l'equilibrio.
Si sfila il casco e passa una mano nei lucidi capelli neri spettinandoli.
“Scusa, non volevo che ci vedesse Louis, vorrei evitare l'ennesima litigata con tuo fratello” dice tirandomi a se, cingendo il mio busto con un braccio.
Mi incastra nel suo sguardo morbido, caldo, con le iridi di un colore che non ho mai saputo descrivere, definirle marroni mi sembra troppo poco; hanno il colore della sabbia nel deserto misto al colore del miele o del caramello.
“Basta che sono qui ora, no?” chiede in modo retorico, con voce roca, soffiando le parole sulle mie labbra.
Sono inerme sotto al suo tocco, tutti i muscoli del mio corpo sono in balia del suo, come una bambola che aspetta di essere mossa.
Sfiora la mia bocca con la sua, lasciandomi un bacio troppo casto per i miei gusti, ma oggi avremo il tempo di recuperare.
Lui è il motivo dello zaino troppo leggero, lui è il motivo del cuore a mille ogni volta che esco di casa, lui è il motivo di tante litigate con mio fratello.
Da sabato sera so che stamattina non sarei andata a scuola per passare la mattinata con lui.
Zayn è il mio vicino di casa, praticamente da sempre o almeno da quando io ricordi.
È cresciuto insieme a Louis, hanno entrambi 23 anni ed hanno condiviso quasi tutti gli anni di scuola, fino a quando Zayn non ha deciso di ritirarsi.
Da piccoli andavano molto d'accordo, giocavano nel giardino dietro casa escludendomi sempre; non so cosa sia successo ma all'improvviso Louis ha iniziato ad odiarlo, gli dava fastidio anche solo sentire il suo nome oppure il rombo della moto.
Ogni occasione è buona per avere un battibecco con lui.
Ho domandato spesso a mio fratello spiegazioni ma non me ne ha mai volute dare.
Io, invece, per Zayn ero trasparente da piccola, pur non avendo troppi anni di differenza mi ignorava completamente; è andato avanti così fino all'anno dei miei 18 anni.
Una sera lo incontrai in un pub, io ero in compagnia delle mie migliori amiche e lui con alcuni suoi amici; quando mi vide si avvicinò al mio tavolo salutandomi con un sonoro bacio sulla guancia.
Avevo sempre avuto un debole per lui, o almeno da quando avevo iniziato a capire qualcosa di ragazzi lui era una delle mie cotte.
Da quel giorno parlammo spesso, ci vedevamo in giro per locali ma mai nulla di importante.
Una sera Louis si accorse che mi aveva accompagnata a casa Zayn ed uscì di corsa per andare a litigare con lui.
Fu una delle scene più brutte alla quale ho assistito nella mia vita.
Louis sferrava pugni allo stomaco di Zayn come a volersi liberare di tutto quello che aveva represso in quegli anni; sembrava che Zayn non volesse rispondere a quei colpi, si divincolava senza però colpire mio fratello, quasi essendo consapevole di meritarsi quel male.
Fui io a dover fermare l'ira di Louis, bloccandolo all'altezza delle spalle per evitare che continuasse a picchiare Zayn.
Mio fratello non mi parlò per giorni, l'unica frase che mi rivolse fu appena rientrammo in casa.
“Non farti vedere più in giro con quello” mi intimò e non avevo mai sentito tanta rabbia nella sua voce, i suoi occhi da verde acqua si erano quasi mutati in neri tanto il nervosismo che aveva in se.
Per i primi periodi evitai Zayn come mi aveva detto Louis ma sentivo la mancanza di quel ragazzo, pur non essendo il mio fidanzato, avevo un bisogno vitale di stare con lui; quindi iniziai a vederlo di nascosto.


“Dove andiamo?” chiedo al moro mentre prendo il mio posto dietro di lui.
“Dove ci porta lei” parla accarezzando il serbatoio della sua moto incastrato sotto le sue gambe.
Posiziono le miei mani proprio su di esso, Zayn mi ha insegnato il giusto modo di mantenermi senza aver paura di volare via.
Le sue dita sfiorano le mie, passando sull'anello che porto fisso all'anulare destro.
“Perdonami, lo dimentico sempre” mi scuso parlando a bassa voce vicino al suo orecchio.
“Quando mi graffierai la moto me la ripari tu” scherza prendendomi in giro.
Mi da il tempo di sistemarmi, si infila il casco e parte facendo sussultare il mio cuore al suono del suo motore.
Corre lungo le strade di Manchester, io resto incollata alla sua schiena.
Pur avendo un casco integrale il suo profumo mi invade le narici, un'altra cosa che non so spiegare; un misto tra tabacco e l'odore della sua pelle che per me è come profumo di primavera, oppure dell'aria che si respira nelle ultime ore di sole i primi giorni d'estate, mi lascia una sensazione di beatitudine, di tranquillità anche se Zayn è praticamente il contrario di tutto ciò.
Imbocca una strada che ho fatto poche volte e che non ricordo dove porti ma non ho paura, non ho fretta di arrivare da nessuna parte, ovunque decide di portarmi per me va bene.
Il sole si fa spazio tra le nuvole, colpendo i nostri corpi uniti sulla moto, rendendo questa mattinata ancora più gradevole, se mai fosse possibile.
Realizzo di essere su una strada di montagna quando Zayn continua a piegare la moto nelle curve, l'aria è più fresca ma  comunque piacevole.
Arriviamo alla nostra meta, o almeno a quella che si era prefissato Zayn.
Un grande lago si estende davanti a noi ed intorno c'è il nulla, solo alberi altissimi e lunghe stese di verde.
Zayn mi accarezza la gamba per farmi capire che posso scendere.
Resto in piedi accanto alla moto cercando di aprire il gancio del casco, ma in vano.
Zayn mi guarda divertito mentre blocca lo sterzo e toglie senza problemi il casco, appoggiandolo sulla sella.
“Sei proprio imbranata” mi prende in giro incastrando le parole in un sorriso.
“È il tuo casco ad essere idiota” ribatto.
Si avvicina a me e in pochi attimi mi libera da quella prigione, tirando su il casco.
Rimane lì a pochi centimetri da me, a guardami con i suoi lineamenti così marcati e sensuali.
Lentamente si avvicina a me, portandomi i capelli tutti da un lato.
“Ci vuole il giusto tocco” sussurra al mio orecchio, con voce basse, provocante.
Posa il mio casco nel sotto sella e torna accanto a me, cingendomi le spalle con un braccio.
“Andiamo a sederci vicino al lago” mi dice stringendomi a se e baciandomi poi la guancia.
Mi conduce ai piedi di un masso, contro il quale appoggia la schiena sedendosi a terra.
Io faccio per sedermi a canto a lui ma mi tira verso di se, facendomi sedere tra le sue gambe, così da avere il suo petto incollato alla schiena.
Ha tolto la giacca con le protezioni per la moto ed è rimasto a mezze maniche, il sole è ormai alto in cielo tanto da riscaldarci.
Le sue braccia ricoperte di tatuaggi mi circondano unendosi sotto al mio petto.
Segno i contorni di un disegno sul suo avambraccio e posso sentire chiaramente il suo cuore accelerare per colpa del mio tocco.
Mi stupisco come riesca ad avere questo effetto su di lui, ha avuto così tante ragazze e tutte migliori di me.
Non sono di certo tutta questa bellezza, una semplice ragazza con occhi castani e capelli di un biondo molto scuro; magari avessi ereditato gli occhi come quelli di Louis, almeno avrei un punto a mio favore.
“Se ti faccio una domanda, mi prometti di rispondere questa volta?” dico all'improvviso dopo qualche minuto di silenzio.
Lui annuisce nei miei capelli.
“Zayn perché io? Perché non qualcuna della tua età, con la quale puoi fare tutto alla luce del sole e senza avere problemi con un fratello psicopatico?” domando.
Gli ho chiesto questa cosa miliardi di volte e lui ogni volta mi azzittiva con un bacio, senza rispondere.
Sospira, come scocciato.
“Non mi sembra che con te non posso stare alla luce del sole” risponde ironico puntando il dito contro il cielo.
Rido, ma non è questa la risposta che mi aspettavo, mi dimeno dal suo abbraccio per girarmi verso di lui per poterlo guardare.
Mi vede smettere di ridere e diventa serio.
“Kat vuoi sapere perché tu?! Perché pur avendo quattro anni meno di me non hai niente da invidiare alle mie coetanee, anzi dovrebbero prendere spunto. Perché tu non hai mai avuto bisogno di qualcuno che ti proteggesse, perché tu non sei quel tipo di ragazze tutto trucco e tacchi, perché, ti sembrerà scontato, tu sei diversa e sei la diversità che cercavo da sempre” parla come un fiume in piena, travolgendomi con le sue parole, trascinandosi il mio cuore che fra poco esploderà.
Non è mai stato così sincero con me, così schietto; mi ha sempre tenuto lì, senza darmi spiegazioni, senza chiarire i suoi sentimenti o voler comprendere i miei.
Tira dalla tasca il pacchetto di sigarette e ne mette una in bocca.
Odio il suo essere timido che nasconde in questa maniera, mi ha quasi dichiarato il suo amore ed ora si comporta come se mi avesse detto la lista della spesa.
Strappo la sigaretta incastrata tra le sue labbra e mi avvicino repentinamente baciandolo.
Non sono io quella che fa questi gesti improvvisi, di solito è lui a stupirmi, ma non trovo le parole per ribattere a ciò che ha detto.
Restiamo attaccati uno all'altro per non so quanto tempo, ma per me è sempre poco.
Viverei di questo ragazzo, anzi io vivo di questo ragazzo.
“Kat e la vuoi sapere un'altra cosa...” bisbiglia tenendomi a pochi millimetri da lui.
Una mano sul mio collo e l'altra sulla guancia, mi guarda dritto negli occhi in un modo che non ha mai fatto ma che mi sta facendo venir meno pian piano.
“I-io...io credo di amarti...” tentenna nel parlare.
Sgrano gli occhi e posso sentirli brillare, vedendo soprattutto i suoi pieni di preoccupazione, di ansia e di timidezza.
Sembra che abbia paura di rivelarmi i suoi sentimenti, come se non fosse sicuro dei miei.
“Zayn lo credi o ne sei sicuro?” domando accarezzandogli la guancia, facendomi solleticare dalla sua barba che tanto amo.
“Io ti amo Kat” afferma sicuro finalmente per poi baciarmi come mai prima.






Angolo autrice:
Non chiedetemi da dove esce perché non lo so,
non chiedetemi chiarimenti perché non ne ho,
ho solo bisogno di scrivere di Zayn e l'ho fatto.
Spero che almeno vi piaccia :3
Much Love!!


Holkay xx

 

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Capitolo 2
*** 1.2 ***





 

Sono ricurva sul mio raccoglitore, compilando l'ennesimo questionario di francese.
Louis dopo la bocciatura mi ha fatto promettere che avrei studiato il minimo per poter superare l'anno oppure nostra madre ci avrebbe tolto la casa e ci avrebbe costretti a vivere con lei ed il suo tonico super fidanzato.
Non ho mai capito perché ho scelto francese come terza lingua, non serve a molto, la parlano solo in Francia e in qualche paesino sparso per il mondo; che poi anche quando sono arrabbiati i francesi non si nota, sempre con la loro erre strana e quell'aria da snob.
Sull'onda di questi stupidi pensieri compilo l'ultima domanda del primo foglio, me ne mancano altri due.
Dovrei farle rispondere al mio caro fratello dato che ama tanto la Francia, la ama al punto di aver regalato una vacanza romantica a Parigi alla sua fidanzatina di qualche anno fa.
Volto la pagina deprimendomi nel vedere quante domande abbiano potuto inserire in un solo foglio.
Tiro un grande respiro, mettendomi la penna in bocca, mordicchiandone il tappo ed inizio a leggere la prima.
L'abbaiare di un cane mi fa sussultare, non dovrei farmi distrarre così facilmente.
Potrebbe non essere il suo cane ad aver abbaiato in strada.
Il mio corpo non segue il mio cervello e in automatico scatto in piedi fiondandomi alla finestra.
Avevo ragione, il mio istinto non sbaglia mai.
Lui, scarpette lucide nere, jeans aderenti ma sempre troppo larghi per le sue magre gambe con dei piccoli strappi sulle ginocchia, una maglietta grigia a fasciargli il busto si intravede sotto alla sua solita giacca di pelle.
Stretta tra le dita della mano sinistra una sigaretta consumata già per metà e nell'altra avvolto intorno al dorso il guinzaglio del suo amato pitbull.
La barba più lunga e fitta del solito è in contrasto con il taglio corto di capelli sulle tempie.
Il sole è alto nel cielo, colpisce la sua pelle olivastra, lo fa apparire come l'ho sempre visto nei miei sogni, un angelo nero.
Il mio angelo nero.
Lo osservo abbassarsi ad accarezzare il suo fidato amico e poi fare un tiro alla sigaretta, non è ancora in corrispondenza della mia casa quindi posso guardarlo anche in volto.
Resto incantata, incatenata minuti interminabili ai suoi occhi fissi nel vuoto fino a quando come se stessi urlando il suo nome gira il viso nella mia direzione, scoprendomi dietro ai vetri.
Le mie guance prendono fuoco in pochi attimi, come se stessi facendo qualcosa di male ed il largo sorriso che gli si apre sul volto fa aumentare questa sensazione ritrovandomi il cuore che va a mille.
Fa un cenno con la mano, come a voler lasciare quel segreto per noi due, non volendo far vedere alle altre persone in strada che mi sta salutando.
Io ho tutta l'aria di una bimba il giorno del suo compleanno, lo saluto muovendo energicamente la mano.
È il mio ragazzo ormai, segreto, ma è pur sempre il mio ragazzo e non riesco lo stesso ad evitare queste reazioni ridicole.
Resto a guardarlo mentre cerca di fare il vago, anche se è perfettamente cosciente che sono ancora lì, tra il vetro e la tenda.
All'improvviso sento un rumore in casa, dei passi, Lou è qui e non è intelligente farmi trovare a sbavare sul suo acerrimo nemico da dietro una finestra.
Faccio uno scatto e torno a sedermi, impugnando la penna e  guardando un punto indecifrato del foglio.
Louis un attimo dopo apre la porta, proprio come avevo immaginato.
“Kat io esco” parla infilandosi la giacca in jeans.
Io alzando lo sguardo dal foglio, cerco di fare la parte di quella distratta dallo studio.
“Come Lou?! scusa, non ti stavo sentendo” ridacchio tentando di convincere mio fratello della mia troppa concentrazione sui compiti.
“Ho detto che sto uscendo e starò fuori anche per cena quindi arrangiati” ripete con il suo solito essere acido.
Secondo me è bipolare, passa giorni a farmi scherzi e giorni a trattarmi male.
“Va bene” rispondo con un cenno di testa.
Lui richiude la porta dietro di se, ma un secondo dopo rientra.
“Kat, è vero che ti ho detto che devi metterti sotto con lo studio quest'anno, ma prendi anche un po' d'aria, trovati un fidanzato. Non voglio mica tenerti tra i piedi tutta la vita” ride e va via definitivamente.
È totalmente bipolare mio fratello!
Io scoppio a ridere a quelle sue parole.
“L'ho già trovato il fidanzato caro fratellone e non lo accetterai per nulla al mondo” bisbiglio ghignando.
Continuo a far finta di fare questo maledetto questionario di francese fino a quando non sento lo scatto della serratura, Louis è fuori.
Mi avvicino di nuovo alla finestra, vedo Zayn alla fine della strada, ha acceso un'altra sigaretta e sembra stia perdendo tempo giocando con il cane.
Mio fratello invece è appena entrato in auto e sta uscendo dal vialetto di casa, percorrerà la strada opposta a dov'è il mio ragazzo e tutto questo sembra calcolato.
Nel momento in cui la macchina di Louis sparisce dalla mia visuale, afferro il telefono dalla scrivania e invio la chiamata all'ultimo numero della lista.
Lo guardo tirare fuori dalla tasca il cellulare e sorrido pensando al nostro amore segreto.
“So leggere il labiale, potevi anche evitare la telefonata” la sua risata mi invade l'orecchio e mi manda in estasi.
Rido con lui.
“Ti va di entrare?” mormoro.
“Porto anche lui?!” domanda ironico indicando il cane al suo fianco.
Zayn oggi è in uno di quei giorni buoni, quei giorni che mi devo godere fino all'ultimo minuto perché non so quando torneranno, quando il buon umore farà di nuovo capolino nell'animo duro del mio ragazzo.
“Sì, porto lui a casa e sono da te” continua senza aspettare una mia risposta.
“Ti aspetto” sorrido guardandolo avviarsi verso casa sua e chiudo la telefonata.
Sistemo tutti i miei libri e chiudo il pc, senza quello non avrei mai saputo rispondere alle domande di francese.
Mi guardo allo specchio ed il mio aspetto da studentessa è proprio orrido.
Esco da camera mia dirigendomi in bagno, sciolgo i capelli lasciandoli cadere sulle spalle.
La felpa con un normale pantalone di tuta va più che bene.
Poso gli occhiali che uso solo per studiare sulla mensola in camera e sfilo i calzini di lana che sono totalmente anti-sesso.
Il campanello suona giusto in tempo, tiro un respiro scendendo ad aprire la porta.
Zayn entra avvolgendomi il busto con un braccio e attaccando le labbra alle sue.
“Mi sei mancata” sussurra su di esse facendomi pervadere dai brividi.
“Peccato hai tolto gli occhiali, eri così sexy” ridacchia allontanandosi un po' da me.
Arrossisco, mi ha visto ovviamente ed ha notato che li ho tolti.
“Li uso solo per studi...” spiego fino a quando non mi azzittisce con un altro bacio.
Scioglie l'intreccio dei nostri corpi superandomi e dirigendosi chissà dove, la conosce meglio di me la casa e questa cosa mi mette a mio agio, non devo fare i soliti convenevoli con lui.
Arrivato al centro del salone si volta verso di me, incastrandomi tra i suoi occhi.
Non potrò mai smettere di ammettere quanto siano belli, altro che occhi celesti o verdi, lui li ha marroni ma sono la cosa più bella al mondo.
Il mio sguardo però viene attirato dalle sue labbra, screpolate dal freddo, ma di una tonalità calda che fa venire voglia di baciarle fino a consumarle e poi contornate dalla barba folta e nera sembrano ancora più soffici.
Con due passi lo raggiungo soddisfacendo la mia voglia e incrociando le mani dietro al suo collo, lo bacio fino a rimanere senza respiro.
“Ehyyy” sussurra ghignando leggermente lui sulla mia bocca.
“Avevo voglia delle tue labbra” soffio le parole su di esse appoggiando la fronte contro la sua.
Zayn mi afferra le gambe togliendomi l'appoggio al terreno, prendendomi in braccio.
Le intreccio intorno al suo bacino mentre attacca le labbra al mio collo, stringendo delicatamente tra i denti un lembo di pelle.
Accarezzo le spalle ancora coperte dalla giacca di pelle, inclinando la testa all'indietro.
Continuando a tenermi in braccio, senza nessuno sforzo cammina verso le scale, salendo al piano superiore.
Entra in camera mia aprendo con il piede la porta socchiusa e mi distende sul letto.
“Questa felpa diventerà mia lo sai?” sussurra insinuando le mani sotto al caldo tessuto.
“Solo in cambio di questo” rispondo ammiccante sfilandogli la giacca di pelle e appoggiandola delicatamente a terra.
So quanto ci tiene e non credo ceda così facilmente.
“Nemmeno per sogno Kat” risponde con tono poco più duro, ma i suoi occhi hanno quella luce dolce che non mi intimorisce.
“Ti sei risposto da solo, caro Malik”.
Il ghigno che si forma sul suo volto gli da un'espressione molto furba, come a dire che me l'avrebbe fatta pagare questa risposta che gli si era riversata contro.
Pochi attimi dopo, con la stessa espressione in volto, mi sfila la felpa attaccando le labbra al mio seno coperto ormai solo la reggiseno.
Le sue mani sono ovunque su di me, sono totalmente in balia di lui e gli lascio fare ciò che vuole.
Mi ritrovo nuda tra le sue braccia e non so come lo è anche lui, mi ha talmente incantato che non mi sono nemmeno accorta di averlo spogliato.
Facciamo l'amore, tra sospiri, nomi sussurrati e dichiarazioni gridate in silenzio.
Rimane, alla fine, disteso su di me, cercando di riprendere fiato e togliendone a me con i suoi baci infiniti.
Mi accarezza i capelli, le guance, guardandomi con quello sguardo che, ormai, riserva solo a me.
Mi coccola, come se fossi una bambina.
Lui non mi vede così, me lo ha detto, non mi vede più piccola di lui, ma ha quel senso di protezione nei miei confronti che a me piace troppo.
Contorna ogni mio lineamento, ogni muscolo che si intravede, con la punta delle dita, divertendosi nel vedere la reazione della mia pelle che viene pervasa dai brividi sotto il suo tocco.
“Zay posso farti una domanda?” ricomincio con la mia solita richiesta.
Il mio è proprio un brutto vizio, dovrei sparare il quesito lì senza preamboli, cogliendolo all'improvviso e invece ogni volta glielo chiedo, come a volerlo preparare.
“Ti ho già detto la settimana scorsa perché ho scelto te e ti ho detto che ti amo, cos'altro vuoi sapere?!” risponde sghignazzando, prendendomi in giro.
A me rimane impressa solo quella parte “e ti ho detto che ti amo” annullandomi completamente il cervello.
È sempre la miglior melodia quella frase pronunciata da lui.
Scuoto la testa ordinando i pensieri.
“Perché hai litigato con Louis?” chiedo finalmente.
Il suo volto cambia, un velo di tristezza misto a nervosismo gli copre gli occhi e fa abbassare leggermente gli angoli della sua bocca.
“Perché ti interessa così tanto?” domanda a sua volta.
“Tengo tanto ad entrambi e vorrei sapere cosa ha turbato la vostra pace” rispondo anche se non avessi dovuto.
È lui quello che doveva rispondere, non io.
“Kat è una storia lunga” inizia distendendosi sul fianco accanto a me ed avvolgendomi il corpo con le braccia.
“Abbiamo tutta la serata” ribatto furba.
Lui mi fa un sorriso sghembo e sospira, come a volersi preparare ad un lungo discorso.
Un rumore di auto, però, rompe il nostro silenzio.
Sgrano gli occhi guardando Zayn, cerco in lui una risposta ai miei dubbi.
“È Louis, so riconoscere il rumore della sua auto” risponde non volendo ai miei pensieri.
Scatto in piedi afferrando la t-shirt, che ho indossato la mattina, poggiata sulla sedia e mi avvicino alla finestra.
È proprio mio fratello ed è fin troppo vicino a casa mia.
Recupero gli altri indumenti da terra senza proferire parola, intravedendo con la coda dell'occhio Zayn che emula i miei movimenti.
Mi manca solo una cosa da indossare ed ovviamente quando alzo lo sguardo la trovo addosso a Zayn.
Ha la mia felpa a coprirgli il busto, mi lascia un bacio volante sulle labbra e scende di corsa le scale.
Lo seguo fino alla porta sul retro, quella che da sul giardino che è praticamente comunicante con il suo.
Lo afferro per un braccio, tirandolo per la mia felpa e gli rubo l'ennesimo bacio.
“Abiti accanto a me Kat, posso riprendermela quando voglio” sussurra sorridendo sulle mie labbra.
Ha lasciato la sua giacca di pelle sul pavimento della mia camera.
“Ho comunque vinto io Malik” sorrido facendo aderire ancora le nostre labbra e poi lascio andare la presa, osservandolo mentre scavalca con facilità la bassa staccionata in legno.






Angolo autrice:
Non voglio farla diventare una storia,
ho solamente deciso di farla diventare una raccolta di OS
dato che mi piace come ho impostato i personaggi e la trama.
Ora so dove posso scrivere di Malik
Much Love!!


Holkay xx

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Capitolo 3
*** 1.3 ***






“Louis sto uscendo” dico a mio fratello mentre infilo velocemente la sua giacca di jeans che ormai ho fatto di mia proprietà, scendendo le scale che portano nel nostro salone.
Il mio fratellone è seduto lì, petto nudo, anche se fuori ci saranno poco più di dieci gradi ed una tuta grigia gli copre le gambe stese sul tavolino basso, sistemato al centro tra i divani.

“Dove te ne vai gattina?” sporge la testa all'indietro sulla testiera del divano per potermi guardare.
<> un soprannome che mi aveva affibbiato nei primi anni di adolescenza, si rifaceva al mio nome, Kat, ed io lo odiavo così tanto, soprattutto perché Louis lo usava anche davanti a Zayn ed i loro amici.

“Hai la mia giacca, maledetta” tira un leggero pugno sul cuscino accanto a se, non è realmente arrabbiato, deve solo fare la parte del “genitore cattivo”.
“Esco con Zayn” abbozzo una risposta alla sua prima domanda mentre controllo di avere tutto ciò che mi serve nella borsa a tracolla in pelle nera.
Un mugolio gutturale è l'unica risposta che ottengo, la partita del Manchester United ha attirato di nuovo l'attenzione di mio fratello maggiore.
In questo momento potrei anche fare le peggiori cose davanti ai suoi occhi ma lui non se ne accorgerebbe, troppo incantato da degli uomini che si divertono a tirar calci ad una palla.
Louis si era arreso, per la situazione tra me e Zayn.
Ci aveva scoperto rincasare insieme una sera e grazie a Dio non fece scenate eclatanti.
Mi gridò contro, ma quando gli spiegai come si fossero messe le cose tra me ed il suo ex migliore amico sembrò placarsi.
Ci teneva d'occhio costantemente ed ovviamente preferiva quando passavamo le serata a casa nostra, poteva controllarci ancora meglio.
Nessuno dei due mi aveva voluto spiegare il motivo del loro litigio e così decisi di lasciar stare.

“Stai attenta se uscite con la moto e non fare tardi” mi ripete come un vecchio registratore rotto.
Da quando sto con Zayn si è trasformato in un anziano padre di famiglia, quando poi lui è il primo a combinar guai in giro.
“No papà, ciao” rido mentre lo saluto e gli stampo un bacio sulla guancia sporgendomi verso di lui al disopra della spalliera.
Esco di casa raggiungendo quella di Zayn stretta nella mia giacca, è tardo pomeriggio ma il cielo su Manchester è già abbastanza scuro.
Non so cosa abbia in testa di fare il mio ragazzo, è sempre così imprevedibile.

Premo il dito sul campanello e resto ad attendere qualche attimo prima che mi venga aperta la porta da Zayn a torso nudo.

Faccio scorrere lo sguardo lungo il busto magro ma delineato da muscoli, non mi sono ancora abituata a vedere tutto ciò.
“Kat?” il moro schiocca le dita davanti al mio viso con un ghigno malizioso sulle labbra.
Scuoto la testa ed accenno una risata, leggermente imbarazzata da questa situazione.
“Zayn sei ancora così, muoviti” premo una mano contro il suo pettorale, cercando di portare l'attenzione su altro.
Lui ride e si lascia spingere fino al centro dell'entrata finendo con la schiena contro il corrimano in legno delle scale che portano al piano superiore.
Avvolge la mano con la sua e mi tira a se facendomi scontrare contro la sua figura snella e nuda.
Passa una mano sotto i capelli sciolti, andando ad avvolgere parte del collo e mi stampa un passionale bacio sulle labbra.
Sorrido, adoro quando ha questi scatti.
“Non dovevamo uscire?” domando staccandomi contro voglia dalle sue labbra premendo la fronte contro la sua.

“Sì, devo solo mettere la maglia” mi risponde inclinando subito dopo il viso verso destra per potermi baciare di nuovo le labbra.
Intreccia le nostre dita e mi trascina gentilmente dietro di lui fino alla sua camera.
Lo osservo scavare nell'armadio, è così disordinato che la maggior parte dei vestiti sono sparsi sul letto sopra al quale sono seduta.

Riemerge con la testa dal caos totale senza però aver trovato ciò che cerca.
Si volta verso di me e con un passo mi raggiunge, la sua camera è piccola, giusta per una persona come lui.
Si allunga sopra di me ed approfittando della vicinanza mi bacia e nel frattempo, con una mano, tira una maglietta incastrata tra me e la mia borsa.
Così tutta stropicciata la infila sulla testa, scompigliando i lucidi e dritti capelli neri, che ordina subito passandosi le dita in mezzo.
“Fatto, andiamo” dice allungando una mano verso di me.
Recupera le chiavi dell'auto e la sua amata giacca di pelle, premendo una mano dietro la mia schiena facendomi così uscire di casa.
Una volta entrati in macchina l'atmosfera viene ravvivata dalla musica passata alla radio ed io non mi limito, dando il meglio di me in una performance canora.
Zayn sorride e mi osserva quando il traffico glielo permette. Ogni tanto si allunga verso di me per schioccare le labbra sul collo scoperto.
Il tragitto è più lungo del solito, ha farfugliato qualcosa del tipo “è un posto nel quale mi rifugio” per spiegarmi dove mi stesse portando ed io non ho chiesto maggiori informazioni.
Approfitto dei semafori rossi per stare appoggiata contro la mia mano ed osservare il suo profilo perfetto, illuminato da un sole ormai sparito dietro le nuvole che chiazzano il cielo sopra di noi.
Una mano stretta intorno al volante, l'altra sotto al mento a giocare con la barba lunga.
Le labbra disegnate schiuse per far passare un minimo di aria e gli occhi fissi sulla strada davanti a noi.
Non mi riesce nient'altro che sorridere.
Attraversiamo la zona più rinomata di Manchester ed il traffico sembra affievolirsi, ma quando poi Zayn volta verso la periferia, ci ritroviamo in una lunga coda di macchine rumorose.
Quasi arreso all'attesa, il mio ragazzo si gira verso di me e mi accarezza il ginocchio con un tocco dolce. Poso la tempia sulla sua spalla e sento le sue labbra baciarmi la fronte.
“Ci vuole ancora molto?” domando con fare da bambina.
Non che non mi piacesse passare del tempo con lui in auto, ma sono solo curiosa di scoprire questo suo posto segreto.
“Alla prossima dobbiamo girare e siamo arrivati” mi spiega con un tono di voce molto profondo e vibrante che mi fa percorrere la schiena da brividi, in modo piacevole.
Indica la strada ed io in modo istintivo allungo la mia mano per afferrare la sua, portandola così alla bocca, baciando la rondine inchiostrata sul dorso di questa.
Sulle sue labbra si piega un sorriso, facendo così sorridere anche me.
Quando noto che il traffico si sta muovendo, mi siedo di nuovo composta dandogli la possibilità di ripartire.
Percorre la strada che mi aveva indicato, parcheggiando poi in un grande spiazzale.
“Dobbiamo fare un tratto a piedi” dice aspettandomi mentre faccio il giro della macchina per raggiungerlo.
Intreccia le nostre dita ed iniziamo a camminare intanto che il cielo si fa sempre più scuro.
Camminiamo l'uno accanto all'altro attraversando la lunga distesa di asfalto, passiamo dall'altro lato della strada ed io sono persa a guardare il paesaggio.
Ci sono molti palazzi in questa zona, molte abitazioni vicine, palazzi alti pieni di finestre che sembrano troppo piccole e tutti questi fabbricati sono intervallati da giardini, con alberi spogli a causa della stagione fredda.
Qualche altalena cigola a causa del vento ed un lampione fa riflettere l'alluminio non più così lucido di uno scivolo.
Quasi non mi accorgo che Zayn mi ha fatto cambiare direzione e pian piano il cielo su di noi viene coperto dal cemento.
Mi guardo intorno, ci sono vari gruppi di persone, lontani tra di loro.
Le voci rimbombano in questo sotto passaggio e quando lo squittio di qualche animale indecifrabile arriva alle mie orecchie, stringo la mano del mio ragazzo.
Lui mi guarda per un attimo ed sorridendomi appena, accelera il passo.
Sembra che questo tunnel non abbia una fine vicina, schiamazzi di ragazzi palesemente ubriachi mi fanno rabbrividire.
Il buio è pezzato da bagliori che provengono da piccoli focolai accesi, l'aria si fa più pesante a causa dei fumi emanati dal legno che brucia.
Un grande gruppo fermo al centro del passaggio ci ostruisce il continuo del cammino e così Zayn è obbligato a deviare verso destra.
Passando tra un ragazzone ed il muro, la fiamma ardente di un fuoco, mi da la, non tanto piacevole, possibilità di vedere una ragazza della mia età infilarsi un ago nel braccio.
Mi soffermo sul suo viso che da una smorfia di dolore lentamente si distende fino a sembrare sereno.
Senza accorgermene, nel momento in cui osservo la scena, stringo sempre di più il braccio di Zayn che decide quindi di avvolgermi le spalle e tenermi ancora più vicina a se.
Accelera il passo, quasi facendomi faticare a stargli accanto, fino ad arrivare all'uscita del sotto passaggio.
“Scusa piccola, sapevo fosse una zona poco tranquilla ma non volevo turbarti così” si giustifica continuando a camminare, finalmente di nuovo all'aria aperta.
Mi bacia la fronte coperta da qualche ciocca di capelli e mi conduce fino al suo luogo segreto.
Il cielo è ormai buio ma i colori sulle mura intorno a noi sembrano farlo illuminare a giorno.
Qualche ragazzo lontano da noi sta completando la sua opera sul suo pezzo di parete.
Zayn si volta verso di me sorridendo.
“Hai scoperto il mio nascondiglio” sorride accarezzandomi il viso, premendo poi le labbra sulle mie.
Ha allentato la presa, lo sento più sicuro qui, sa chi frequenta questa zona sicuramente.
Osservo disegni che creano un arte astratta, alcuni sono solo semplici scritte, altri invece sono elaborati nei minimi dettagli.

Riconosco alcuni schizzi che avevo visto nella camera del mio ragazzo e glielo faccio notare, lui rimane felicemente sorpreso che io mi sia accorta di ciò e si avvicina ad uno di questi colorato per metà.
“Ti dispiace se lo finisco?” mi domanda dolcemente.
Io annuisco per fargli capire che può tranquillamente farlo.
“Mi siedo qui a guardarti” indico il bordo di una rampa per skaters.
Questo luogo sembra che sia un punto di ritrovo per chi pratica lo skate ed i writers.
Fin da piccola vedevo Zayn disegnare su ogni superficie pulita e la puzza di vernice sulle sue magliette mi aveva fatto intendere che facesse ciò, ma non gli ho mai chiesto nulla.
Non voglio essere invadente con lui, mi piace che sia lui a svelarmi un pezzo di se alla volta, quando è pronto.

Prendo il posto che ho detto avrei occupato mentre Zayn recupera delle bombolette ed una maschera che gli copre metà viso.
Inizia a colorare la parte più ampia del disegno ed io seguo i movimenti netti e precisi della sua mano, sa come muoversi anche in questo campo.
Mi stringo nelle spalle a causa del vento che si alza in pochi attimi, portando un po' di vernice verso il mio viso, facendomi così tossire.
Zayn mi sente e si volta verso di me, dandomi una rapida occhiata, io gli sorrido per fargli capire che sto bene e lui torna a “sporcare” la parete grigia.

Dopo un po' elimina la maschera protettiva, lasciando libero il suo perfetto profilo.
Non riesco a staccargli gli occhi di dosso.
Ha tolto anche la felpa, rimanendo così con una semplice canottiera addosso, non so con quale coraggio dato che il freddo qui a Manchester è secco e ben presente.

Lo guardo passare la lingua tra le labbra, incastrando poi quello inferiore tra i denti, sintomo della concentrazione che sta ponendo al disegno.
Passo la borsa sulle gambe e la sento leggermente più pesante.
Un sorriso mi nasce spontaneo, curvando così le mie labbra verso l'insù.
Ho la mia macchina fotografica in borsa e mi congratulo mentalmente con me stessa per non toglierla mai da lì.
La tiro fuori ed accostandola all'occhio destro scatto una foto al mio ragazzo, immortalando le sue larghe spalle in contrasto con il rosa pallido che ha usato per colorare.
“Che fai?” domanda dopo aver sentito varie volte il rumore dello scatto dietro di se.
“Ti fotografo” sussurro quasi, non volendo distrarlo mentre crea la sua opera.
Mi avvicino a lui con lentezza, arrivandogli accanto, riuscendo così a fotografare la sua mano stretta intorno alla bomboletta, la pelle è scossa da tanti piccoli brividi ed i nervi sono tesi per permettere al colore di uscire.
Faccio vari scatti, sorridendo poi nel rivederli sul piccolo schermo della macchina fotografica.
Torno a sedermi sull'orlo della pista giusto qualche attimo prima che Zayn posi la bomboletta a terra, allontanandosi per controllare l'opera creata.
Arriva a passo lento accanto a me che sono ancora ricurva nel rivedere gli scatti appena fatti e mi bussa la spalla.
Mi giro piano verso di lui e lo trovo a tendermi la mano.
L'afferro senza esitare e mi faccio aiutare a tirarmi su in piedi.
Nel silenzio più totale Zayn mi porta al di là della pista, facendomi allontanare dal muro.
Quando realizzo cosa stava disegnando, resto incredula di ciò che ha fatto.
Schiudo le labbra, ma non riesco a proferire parola, mi limito ad guardare fisso il muro, con gli occhi che fanno quasi male a causa dell'assenza del battito delle ciglia.
“Ti ricorda qualcuno?” mormora Zayn abbracciandomi da dietro.
Io sorrido, ovviamente e gli sfioro le mani intrecciate sul mio ventre.
“Sembro io” bisbiglio timorosa di sbagliare risposta.
Effettivamente ciò che ha ritratto Zayn è il volto di una ragazza, dipinto a tre quarti.
I capelli castano chiaro, la belle rosea ed il taglio stretto degli occhi riportano a me, chiunque mi abbia visto almeno una volta direbbe che quella dipinta sono io.
“Non è che sembri, sei tu quella ragazza lì”. Zayn parla con la testa appoggiata alla mia spalla, stringendomi forte contro il proprio petto.
Posso sentire i nostri cuori battere all'unisono ed è la migliore melodia che possa fare da sottofondo ad una storia d'amore.





Angolo autrice:
Sì, sono tornata con Malik...nel senso ho scritto ancora di lui.
Spero vi piaccia, ogni tanto continuo la piccola trama di questa serie di OS.
Lasciatemi il vostro parere, se volete.
Much Love!!


Holkay xx

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