Non sparirò di Siria Lilian Black (/viewuser.php?uid=147448)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 9: *** Nono capitolo ***
Capitolo 10: *** Decimo capitolo ***
Capitolo 11: *** Undicesimo capitolo ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo capitolo ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo capitolo ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo capitolo ***
Capitolo 1 *** Primo capitolo ***
Capitolo 01 [hanna's POV]
Non saprei dire come cominciò quella giornata
assurda, probabilmente mi ero alzata all'alba e avevo perso la
mattinata a guardare qualche film stupido, uno dei miei soliti assurdi
film polizieschi. Anche se pensandoci bene, quei film non erano poi
così assurdi se paragonati alla realtà che stavo
vivendo.
Vi capita mai di svegliarvi di soprassalto e desiderare di trovare
accanto a voi un'altra persona capace di farvi dimenticare l'incubo
fatto? Ecco la mia vita andava avanti così da mesi. Non che
ci fossero dei veri e propri risvegli, ma continuavo a chiedermi come
fosse possibile che a vent'anni ancora non fossi riuscita ad andar
oltre l'amicizia per paura di legarmi a qualcuno. Avevo paura di
offrire agli altri uno spunto per ferirmi ed ero finita per essere
sola, circondata da pochi amici, i quali di me sapevano il minimo
indispensabile. Così passavo da uno stato di sonno
catatonico nel quale tutto sembrava andare a meraviglia e dei momenti
di veglia nei quali mi sarei voluta trovare tra le braccia di lui.
No, non è come pensate. Non sono innamorata e non sono
nemmeno appena uscita da una storia importante. Parlo di un lui ideale,
nato dalla fusione di mille caratteri e personaggi famosi, insomma, un
uomo magico capace di far la cosa giusta al momento giusto nonostante i
mille difetti legati al suo essere umano. L'uomo perfetto, in poche
parole.
Era stato durante uno di quei risvegli che avevo deciso di uscire
nonostante il maltempo. L'uragano ci aveva colti quasi alla sprovvista.
Sapevamo che ci sarebbe stata una tormenta, ma nessuno avrebbe mai
immaginato che dietro quella tormenta si stesse nascondendo un vero e
proprio uragano.
Dopo aver sentito le sirene e gli autoparlanti annunciare la
catastrofe, cercai asilo in uno dei rifugi sotterranei della
città, il mio era lontano anni luce e non avevo la minima
speranza di raggiungerlo inzuppata com'ero dalla testa ai piedi.
Tremando come una foglia, entrai e vi trovai all'interno una ventina di
persone circa. Non mi curai di osservare i loro volti, mi limitai a
ringraziare la ragazza che mi porse una coperta all'ingresso. La
avvolsi attorno alle spalle, raggiunsi l'angolo più remoto
della stanza e mi sedetti a terra, cercando di scaldarmi.
Non c'è
un particolare perché per il quale ho deciso di scrivere
questa shot, c'è tuttavia un motivo per il quale ho deciso
di trasformarla in long... È un esperimento, spero vorrete
accompagnarmi fino alla fine di esso.
L'appuntamento è tra un'ora col prossimo capitolo.
Baci, Just.
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Capitolo 2 *** Secondo capitolo ***
Capitolo 02
[Jem's POV]
Tom mi aveva sconsigliato di uscire, ma come al mio solito avevo
preferito fare di testa mia. Dopo l'ennesima relazione finita a causa
della poca visibilità, avevo iniziato a chiedermi se mai
sarei riuscito a trovare qualcuno che volesse far parte della mia vita
per il puro gusto di farlo, non per la fama o i soldi. A quarant'anni
ormai stavo iniziando a perdere la speranza.
La tempesta mi colse impreparato, così, sotto un ombrello
ormai divenuto inutile, trovai rifugio in uno dei bunker nascosti agli
angoli della città. Ero lontano da casa, ma tornarvi non
avrebbe contribuito a farmi diventare più furbo quel giorno,
male che andava sarei stato sepolto, soppresso da una mandria di fans.
Erano in pochi in quel rifugio, eppure, non appena vi misi piede, tutti
gli sguardi vennero calamitati dal mio volto. Con essi iniziarono i
mormorii. Trattenni un sospiro stanco a quell'ovvia reazione,
nascondendolo dietro un sorriso cortese. Ringraziai i respobsabili del
rifugio e mi guardai attorno, cercando un luogo nel quale attendere la
fine della tormenta. Cercavo un posto tranquillo e quegli sguardi non
potevano essere definiti tali. Contemplai l'idea di restare in piedi
fino alla fine dell tormenta, fino a quando non notai una figura
nascosta in fondo alla stanza. Era l'unica persona che non aveva alzato
lo sguardo vedendomi entrare, l'unica a non sembrare minimamente
interessata alla mia presenza. Sembrava essere una ragazza, tremava ed
era completamente inzuppata. Non so quale delle due cose mi spinse a
raggiungerla, se fosse l'idea che non avesse idea di che ero o il fatto
che sembrasse così fragile e indifesa da aver bisogno di
qualcuno al suo fianco. In ogni caso la raggiunsi e con un sorriso
timido che contrastava apertamente con l'idea che il mondo aveva di me,
le chiesi: " Ti dispiace se mi siedo accanto a te?"
Senza nemmeno alzare lo sguardo, alzò le spalle e mi rispose
con un tono poco presente.
"Fai come credi."
Con un sospiro mi sedetti lì accanto, stupito dalla sua
apparente assenza. Era lì seduta accanto a me eppure
sembrava lontana anni luce. Quella sua apatia mi spiazzava e mi
incuriosiva al tempo stesso.Si stringeva le ginocchia tra le braccia,
tremando come una foglia, così lasciai scivolare dalle mie
spalle la coperta che mi avevano consegnato all'ingresso e gliela porsi.
"Tieni, sembri averne più bisogno di me.."
Ahahahaha, non ci
credo, arrivo in ritardo anche con la sveglia.
Vabbè, vi lascio alle voste elucubrazioni mentali e vi do
appuntamento tra un'ora!
Baci, Just.
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Capitolo 3 *** Terzo capitolo ***
Capitolo 03
[Hanna's POV]
Non aveva la minima importanza conoscere il nome e il volto della
persona che si era seduta accanto a me. Aveva un tono gentile ed era
sicuramente un ragazzo, ma non aveva importanza nonostante la sua
presenza mi tranquillizzasse. Non cercai il suo volto con lo sguardo,
ma vedendo quella coperta di fronte ai miei occhi non potei far a meno
di lanciare un'occhiata ai suoi pantaloni.
"Hai i pantaloni zuppi... Te l'hanno data per quello." Risposi.
Con un'esclamazione lievemente divertita, avvicinò ancora la
coperta verso di me.
"Stai tremando come una foglia, starò bene, fidati."
Continuò, cercando di convincermi.
Fu allora che mi resi conto del perchè quella voce mi
sembrasse così familiare. Alzando lo sguardo sul suo volto
restai quasi abbagliata dal suo sorriso e dai suoi occhi verdi,
così chiari da sembrare azzurri. Se sullo schermo del cinema
era sembrato meraviglioso, di persona, Jeremy Renner era l'uomo
più bello che avessi mai visto.
Ringraziai infinitamente il freddo che stavo avvertendo,
perché il mio volto non cambiò di una virgola, su
di esso spuntò solamente un lieve sorriso.
"Ok, ma se ti prendi un raffreddore non mi sentirò
responsabile..." Mi arresi, lasciando che mi aiutasse ad avvolgere la
sottile coperta di lana attorno alle spalle.
"Non preoccuparti, non ti riterrò responsabile" Mi disse con
ironia.
Abbassai lo sguardo rimanendo in silenzio per qualche attimo. Gli avevo
risposto con un sorriso e adesso fissavo il pavimento con aria assente.
Non tremavo più e non riuscivo a realizzare di trovarmi
realmente seduta accanto a lui. Era assurdo. Quella città
era immensa e ci trovavamo nella stessa stanza senza una ragione
apparente. Mi stava osservando, avvertivo il suo sguardo e la cosa mi
metteva un po' a disagio. Alla fine, grazie al calore della coperta, mi
costrinsi a dire quella parola.
"Grazie..."
E il terzo capitolo
è online, in orario 'sta volta.
Un abbraccio gli unici individui che la stanno leggendo...
Just.
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Capitolo 4 *** Quarto capitolo ***
Capitolo 04
[Jem's POV]
Mi era già capitato di sentirmi legato ad una persona prima
di allora, ma mai mi era capitato di restare spiazzato di fronte
all'orgoglio di una figura in apparenza così fragile. Avrei
voluto dire di conoscerla per poterla abbracciarla e allontanare da lei
brividi di freddo che la scuotevano. Era stupidità, la mia,
forse, ma sembrava averne bisogno.
La coperta almeno sembrò servire a qualcosa e lei smise
finalmente di tremare. Rimasi ad osservarla fissare il pavimento,
cercando di comprendere cosa le stesse passando per la mente, fino a
quando non sentii quel grazie pronunciato con poca sicurezza. Quella
parola pronunciata con un tono così fragile mi
scaldò il cuore. Non so dire il perché, ma
sorrisi sincero, vedendola alzare ancora lo sguardo sul mio volto.
"Jeremy" Mi presentai, allungando la mano sinistra verso la sua.
La vidi rispondere con malcelato stupore.
"So chi sei..."
Mi strinse la mano, mostrando un'espressione colpevole, in risposta al
mio sguardo confuso.
"Mi chiamo Annabelle." Aggiunse qualche istante dopo, lasciando la mia
mano con imbarazzo.
Sapeva chi ero e sarebbe stato più che logico pensarlo. Non
aveva fatto una piega vedendomi entrare, ma probabilmente occupat
com'era ad asciugarsi, non mi aveva visto. La sua espressione non era
cambiata nemmeno di una virgola riconoscendomi, anche se non era poi
così illogico pensare che semplicemente non fosse
interessata a conoscermi.
"È curioso trovarti qui." Continuò lei con
imbarazzo, riportando lo sguardo sul pavimento. "Non abiti dall'altra
parte della città?"
Il suo tono era stupito e a giudicare dal suo imbarazzo, la sua
curiosità era innocente, non voleva conoscere il mio
indirizzo (probabilmente già lo conosceva), semplicemente
sapere perché mi trovavo così lontano da casa in
una giornata come quella.
"Avevo voglia di fare una passeggiata." Risposi, per quanto la
realtà potesse sembrare assurda. "Tu piuttosto, posso sapere
dove hai lasciato l'ombrello?"
A quelle parole vidi il suo volto illuminarsi dal divertimento e le sue
guance recuperare un pizzico di colore.
"Mi prenderai per una pazza..." Mi rispose scostandosi con imbarazzo i
capelli umidi dalla fronte.
"E che sarà mai?"
"Io odio gli ombrelli."
Non aggiunse altro a quell'affermazione. Non potei farne a meno,
scoppiai a ridere osservando il suo volto velarsi di imbarazzo.
Vorrei sapere chi
sono i sette geni che hanno letto il terzo capitolo, ma non il secondo
xD
VI do appuntamento al quinto capitolo che sarà online tra
un'ora!
A prestissimo, Just.
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Capitolo 5 *** Quinto capitolo ***
Capitolo 05
[Hanna's POV]
La sua risata mi svegliò dal torpore che mi aveva avvolta
negli ultimi anni.
Era spontanea, cristallina e incredibilmente colma di dolcezza, ma la
cosa che mi colpì di più fu leggere il
divertimento anche nei suoi occhi. Non vi era un angolo del suo volto
che non esprimesse felicità e un pizzico di ironia
e la sua risata era il suono più bello che avessi mai
sentito. Mi colpì l'idea di averlo fatto ridere rivelandogli
un particolare di me che mi aveva sempre messo in imbarazzo.
Non mi accorsi di aver sorriso con dolcezza e gratitudine, mentre
osservavo anche i suoi occhi ridere di gusto, né della
consapevolezza farsi strada in essi attimo dopo attimo fino a quando
sul suo volto non rimase solamente un sorriso. Aveva appena smesso di
ridere quando mi accorsi di averlo fissato stupidamente per tutto il
tempo.
Voltai il capo per evitare il suo sguardo, più imbarazzata
che mai.
"Scusami..." Mormorai.
[Jem's
POV]
Il suo sorriso mi aveva colpito. Ammirazione, incredulità,
felicità e follia erano alcune delle emozioni che mi sarei
aspettato di trovare nel suo sorriso, ma mai avrei immaginato di
potervi scorgere della dolcezza. Nonostante i suoi occhi fossero
rimasti nei miei per molto tempo, non mi aveva messo a disagio nemmeno
per un momento e se avevo smesso di ridere era semplicemente
perché volevo fissare nella memoria quel suo insolito
sorriso. Sembra sciocco detto così, ma da quando avevo
iniziato a recitare erano stati pochi i sorrisi sinceri che avevo
incontrato.
Così sentendo le sue scuse nascosi un sorriso, cambiando
discorso.
"Cosa ti hanno fatto di male gli ombrelli?"
[Hanna's
POV]
Ero un'idiota.
Quell'uomo era circondato da occhiate assatanate tutto il giorno e cosa
mi veniva in mente di fare? Fissarlo. Fissarlo in una situazione come
quella, dopo che mi aveva offerto la sua coperta. Mi diedi dell'idiota
ancor prima di poter ideare un modo ottenere il suo perdono. Sentire
quella domanda mi spiazzò. Il suo tono era leggero, sembrava
non essersela presa affatto per il mio sguardo, perciò alzai
le spalle prima di rispondergli.
"Niente... Solo mi da fastidio tenerli e poi mi piace sentire le gocce
gelate scivolare sulla pelle. È poetico il fatto che se
volessi potrei tranquillamente piangere sotto la pioggia, nessuno se ne
accorgerebbe."
Non rispose, così alzai lo sguardo sul suo volto. Mi
osservava colpito, perso nei suoi pensieri.
"Wow..." Mormorò qualche istante dopo. "Non sei pazza,
questo è poco ma sicuro."
Sorrisi con riconoscenza, spiazzata da quell'affermazione.
Quinto capitolo...
Just.
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Capitolo 6 *** Sesto capitolo ***
Capitolo 06
[Jem's POV]
Mi affascinava l'idea che aveva della pioggia, eppure mi rattristava.
Il suo tono lasciava intendere che avrebbe voluto piangere se solo la
pioggia si fosse curata di mantenere il suo segreto. Lessi quella
consapevolezza nel suo sguardo e ignorai quella voce nel profondo del
cuore che mi spingeva ad abbracciarla.
"Com'è essere famosi?" Mi chiese.
Si strinse ancora le gambe al petto, poggiando il mento sulle
ginocchia. Fissava un punto imprecisato di fronte a sé.
Piegai un ginocchio e vi poggiai il gomito sinistro, lasciando vagare
lo sguardo lungo la stanza senza guardare niente in particolare.
"È strabiliante e terribile al tempo stesso. Vedi le tue
foto ovunque e puoi fare tutto ciò che desideri se hai il
talento per farle. Puoi realizzare i tuoi sogni, in poche parole, ma
tutto questo ha un prezzo. La tua privacy è inesistente. E
non sarebbe un problema se i giornalisti si limitassero a fare il loro
lavoro e i fans non impazzissero. Certi dimenticano cosa sia il
rispetto e ti ritrovi seguito ovunque... Vogliono sapere chi sono i
tuoi migliori amici, dove vivi, cosa fai ogni secondo di ogni giorno
della tua vita, ti ritengono il loro migliore amico e si sentono in
diritto di ignorare le normali regole di convivenza civile. Sono
convinti che l'amica alla quale offri un caffè sia la tua
nuova fiamma, si sentono in diritto di chiederti nei modi
più spicci dettagli della tua vita privata e osano
offendersi se ti rifiuti di rispondere. Per loro sei una grana, una
sfida se non sventoli la tua vita privata ai quattro venti. Ma la cosa
più terribile è non sapere se le persone con le
quali esci, quelle alle quali lasci il tuo numero di telefono, le
ragazze che ti invitano ad uscire sono interessati a te e non solo al
tuo portafoglio o alla fama. Mi ritrovo sempre a domandarmi quale dei
miei amici tiene realmente a me..."
In quel momento avevo dimenticato di trovarmi qualche metro sotto
terra, seduto accanto a una ragazzina che non conoscevo a parlare della
mia vita. Mi sentivo ancora seduto sul divano del salotto a parlare con
Tom dopo l'ennesima storia finita con un 'Di te non me ne frega niente'.
Tornai in quella stanza quando avvertii delle dita gelate stringermi la
mano con delicatezza. Voltai il capo e trovai il suo sguardo
dispiaciuto ad attendermi.
"Sembra terribile... mi dispiace." Mi disse in un sussurro.
"Alla fine ti ci abitui." Risposi alzando lievemente le spalle con un
sorriso appena accennato sul volto.
"Può essere, ma non è giusto. Sarete anche
famosi, ma siete esseri umani, a nessuno piace essere seguiti
ovunque, aver a che fare con gente irrispettosa o santirsi insultare
senza motivo alcuno. Insomma desiderare una foto o un autografo
è normale, ma non vi pagano per questo, non è un
obbligo, soprattutto se per ottenerlo i cosiddetti fans vi strattonano
o ve lo impongono. È disgustoso. Nessuno ha il diritto di
trattarvi come oggetti!"
Sorrisi con affetto, ricambiando la stretta della sua mano.
"Non dovresti aver paura di innamorarti all'idea di poter vedere la tua
vita privata sbattuta in prima pagina o di poter trovare
un'approfittatrice."
"Sarebbe meraviglioso se la pensassero tutti come te... Ti ringrazio,
Annabelle."
La vidi sorridere imabarazzata e abbassare anvora lo sguardo. I suoi
vestiti si erano asciugati e non tremava più nonostante il
suo volto fosse piuttosto pallido.
"Ho letto cose sul web che... un fan dovrebbe desiderare la
felicità della persona che ammira, non insultare tutte le
persone alle quali tiene..."
Vidi una lacrima scivolare lungo la sua guancia e non potei evitare di
asciugarla con la punta delle dita. Sembrava essere realmente turbata
dalla mancanza di tranquillità delle persone nella mia
situazione. La cosa mi faceva piacere anche se in quel momento non
riuscivo a comprenderne il motivo.
Sesto capitolo.
Just.
P.s. se stai leggendo questo messaggio sappi che ti adoro
sconfinatamente.
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Capitolo 7 *** Settimo capitolo ***
Capitolo 07
[Hanna's POV]
Rabbrividii per lo stupore sentendo le sue dita sulla mia pelle. Come
poteva essere una persona così gentile essere detestato o
importunato senza motivo? Mi irritava l'idea.
"Com'è essere una persona normale?" Mi domandò
con leggerezza e dolcezza.
Sorrisi timidamente, alzando lo sguardo sul suo volto.
"Dannatamente ordinario. Amici qualunque, sia falsi, sia sinceri. Amori
impossibili o interessati solamente alla parte fisica delle relazioni.
Eterni problemi nel realizzare i propri sogni. Siamo individui
eternamente combattuti tra il desiderio di essere qualcuno e la
consapevolezza di esserlo già."
Rise ancora a quelle parole, scuotendo appena il capo. Probabilmente
avrebbe barattato volentieri qualche giorno di vita ordinaria per un
po' di privacy almeno quanto avrei voluto barattare i miei per qualche
giorno sul set per vivere una parte del mio sogno.
"E sentiamo, qual è il sogno nel cassetto di una persona
ordinaria?" Mi chiese osservandomi con un sogghigno.
"Ho sempre amato scrivere, immedesimarmi nei personaggi e analizzare il
loro modo di essere. Mi piace ignorare il mondo e immaginare situazioni
assurde per indagare a fondo il loro carattere. Mi dicono sempre che i
caratteri che descrivo sono perfettamente coerenti, eppure quando mi
domandano come faccio a descriverli così profondamente non
riescono a credere che semplicemente chiudo gli occhi e divento loro.
Mi sono sempre chiesta quanto questa mia caratteristica potrebbe
avvicinarmi ad una carriera da attrice. Mi piacerebbe sapere se
questa... cosa esiste solo nella mia mente o se sono realmente in grado
di diventare il mio personaggio."
Mi accorsi solamente il quel momento di avere ancora la mano stretta
nella sua, abbassai lo sguardo e mi resi conto del perché me
n'ero ricordata solo in quel momento. Mi stava accarezzando il dorso
della mano col pollice. Si accorse del mio sguardo e imbarazzato
sciolse la stretta allontanando la sua mano dalla mia e scusandosi. La
cosa mi aveva stupita, ma non mi era dispiaciuta. Insomma, avevo una
cotta per lui dall'età della pietra... Ciò
nonostante non dissi niente, se non un semplice: "Non preoccuparti."
Accompagnato da uno sguardo tranquillo.
"Come mai eri in giro con un tempo come questo? Se posso chiederlo." Mi
domandò dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio.
"Cercavo qualcuno..." Mormorai in risposta. Curioso il fatto che lo
ammettessi tranquillamente di fronte a lui ma che non avessi osato
ammetterlo a mé stessa quel pomeriggio.
"Il fidanzato?" Domandò con un pizzico di malizia.
"No... Io con un fidanzato? Sarebbe lo scoop del secolo." Risposi con
ironia e malcelata rassegnazione.
"Mi stai prendendo in giro?"
Il suo tono era sinceramente stupito, sembrava non crederci sul serio.
"Le persone come me finiscono per innamorarsi delle persone sbagliate,
inseguono gli amori impossibili o finiscono per essere usate dal primo
idiota che passa."
"Che idioti..." Lo sentii esclamare indignato.
"Che vorresti dire?" Domandai incuriosita dalla sua reazione.
" Che solo un idiota non vorrebbe uscire con una ragazza come te. E lo
dico io che ti conosco da qualche ora soltanto!"
Nascondendo l'imbarazzo provocato dalle sue parole scossi il capo.
"Appunto... Chi mi conosce da una vita sa quello che evita."
"No, chi ti conosce da una vita non capisce niente. Non ti importa
quale sia il nome della persona che hai di fronte, a te interessa
solamente comprenderla e esserle d'aiuto. Credi negli altri anche se
questi non hanno fiducia in te perché sai che al loro posto
avresti bisogno di un po' di supporto. Sei dolce, gentile e un po'
orgogliosa e la cosa è terribilmente attraente quando sei in
imbarazzo e non vuoi ammetterlo, perché le tue guance si
colorano di rosso e inizi a morderti il labbro. Preferisci ascoltare
gli altri anziché parlare, la cosa ti mette a disagio. Offri
una mano a tutti, ma ti vergogni a chiederla a tua volta. A te piace
ascoltare, a me osservare gli altri e se le persone che ti conoscono da
una vita non capiscono tutto questo, beh... non ti conoscono affatto."
Abbassai il capo con un sorriso sulle labbra e le gote in fiamme. Non
cercai il suo sguardo per paura che potesse leggervi la
felicità che avevo provato sentendolo pronunciare quelle
parole. Era meraviglioso che fosse stato lui il primo a pronunciarle.
Non sapevo cosa rispondere alle sue parole, come avrei potuto
ringraziarlo per ciò che aveva detto, senza arrossire
terribilmente ed evitare il suo sguardo?
"Perdonami, forse non avrei dovuto, dopotutto non ti conosco affatto..."
Il suo tono colpevole mi fece scuotere il capo e alzare lo sguardo sul
suo volto.
"No, Jem... Sono le parole più dolci che abbia mai sentito
pronunciare da anni e sei... dannatamente gentile e carino, mi hai solo
spiazzata, ecco tutto." Risposi.
Sfortunatamente ero arrossita leggendo quelle parole nel suo sguardo.
Non mi aveva mentito, quelle parole erano state pronunciate con
sincerità e se non avessi avuto un minimo di
dignità, dopo essere arrossita per bene, avrei saltellato
per ore sulla punta del naso.
"Grazie..." Aggiunsi ringraziando il cielo di poter avere l'occasione
di specchiarmi nei suoi occhi. Erano veri e profondi come l'oceano e
avrei tanto voluto avere il permesso di perdermici.
Ma il secondo e il
quarto capitolo vi fan schifo? xD
Just.
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Capitolo 8 *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 08
[Jem's POV]
Grazie a me? Quella ragazza era a dir poco fuori di testa. O forse ero
io ad esserlo. Vedere il suo sguardo emozionato e un sorriso illuminare
il suo volto mi faceva sentire bene. Iniziavo a realizzare che
stupidamente avrei rinunciato a tutto pur di essere la ragione di quel
sorriso e la cosa mi terrorizzava. La conoscevo da poco meno di quattro
ore e già iniziavo a pensare al futuro, insomma non avevo la
benché minima idea di chi fosse. Poteva essere una
giornalista o un'attrice pagata da chiunque. Oppure può
semplicemente essere la ragazza che dice di essere, pensai ricambiando
il suo sorriso e accarezzandole il viso.
"Per cosa? Ho detto solamente la verità."
Il mio sorriso si illuminò quando la vidi abbassare lo
sguardo e arrossire ancora a quella carezza. Le donne di Hollywood non
reggevano il paragone con lei, certe erano bellissime, sul serio, ma
chiunque sarebbe parso angelico con una montangna di trucco e lei...
Lei era perfetta così com'era.
Non aveva senso e ne ero consapevole, ma non potevo fare a meno di
chiedermi cosa sarebbe successo se quel pomeriggio avessi dato retta a
Tom. L'avrei incontrata prima o poi se non fossi uscito? Se
quell'uragano avesse ignorato lo stato?
Fu la sua voce a riportarmi ancora una volta in quella stanza.
"A cosa stai pensando?"
Sorrisi rendendomi conto di aver stretto le sue mani tra le mie mentre
ero perso nei miei pensieri.
"A quanto sia felice che tu non abbia incontrato chi stavi cercando."
[Hanna's
POV]
Il tono sfacciato col quale pronunciò quelle parole mi fece
ridere.
"E chi ti dice che non l'abbia incontrato?" Ribattei con un tono simile
ricambiando la stretta delle sue mani.
Mi bastava chiudere gli occhi per avvertire il suo tocco e convincermi
di non essere scivolata nell'ennesimo sogno. Aveva realmente
pronunciato quelle parole, mi aveva accarezzato il volto e i suoi occhi
erano realmente colmi di felicità e in quel momento non
aveva importanza il fatto che fosse famoso in tutto il mondo o che
milioni di ragazze avrebbero fatto di tutto per trovarsi al mio posto.
L'unica cosa che aveva importanza era che almeno in parte ero la
ragione del suo sorriso.
Non mi ero posta il problema che mai uno come lui avrebbe mai potuto
pensare a me, la situazione era così assurda che non sarebbe
potuto essere altrimenti. Cercavo una persona accanto alla quale
svegliarmi al mattino, una persona che avrebbe saputo capire il mio
mondo, una persona interessata a me non all'idea di avermi, una persona
gentile accanto alla quale addormentarmi la sera e l'avevo trovata. Era
assuro, ma non era altro che la realtà dei fatti.
Le voci della radio ci costrinsero a dimenticare il nostro mondo per un
momento.
Le
autorità ci informano che per la sicurezza sarà
necessario attendere l'alba di domattina prima di poter ritornare alle
proprie abitazioni. Consigliamo caldamente a tutti di non lasciare i
rifugi e attendere ulteriori comunicazioni ufficiali.
Il resto della trasmissione venne coperta dai
mormorii della gente che occupava la stanza. Quel rifugio non era
attrezzato per la notte, così a parte due divani e quattro
poltrone restava il pavimento per dormire. La cosa non mi preoccupava
affatto, ma sembrava toccare nel profondo molti dei nostri coinquilini.
Per ignorare i loro mormorii tornai a rivolgermi a Jeremy, domandando:
"Hai veramente attraversato la città a piedi per fare una
passeggiata?"
Lui scosse il capo, voltandosi verso di me.
"Cercavo qualcuno..." Rispose con un pizzico di ironia, citando le mie
parole.
"E l'hai trovato?"
"Spero proprio di sì..."
Il semplice sorriso che giunse accompagnando quelle parole e
l'espressione pensierosa che assunse osservandomi lasciavano intendere
che ci fosse dell'altro nascosto in quell'affermazione.
Rabbrividii starnutendo improvvisamente. Mi ero asciugata, ma ero
ancora un cubetto di ghiaccio ed evidentemente mi stavo prendendo un
raffreddore.
"Vieni qui..."
Alzai lo sguardo convinta di aver capito male, ma le sue braccia mi
avvolsero le spalle attirandomi verso di lui. Impiegai qualche attimo a
realizzare di aver poggiato la guancia sul suo petto e di avere le sue
braccia attorno al corpo. Con un lieve sorriso ricambiai il gesto,
stringendomi a lui. Iniziò a frizionarmi per allontanare il
freddo e a poco a poco sentii la realtà allontanarsi.
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Capitolo 9 *** Nono capitolo ***
Capitolo 09
[Jem's POV]
No, Annabelle era l'essere umano più idiota che avessi mai
incontrato e lo affermavo con tutta la dolcezza del caso. I giornali
annunciavano un tormenta e lei usciva senza ombrello e col maglione.
Almeno io avevo avuto la brillante idea di mettere un giubotto in
pelle. Era gelata e non volevo che si prendesse un malanno. Cercai di
fare il possibile per riscaldarla e a poco a poco sentii il suo respiro
farsi leggero e irregolare. Sorrisi perché la sua stretta si
fece attimo dopo attimo più leggera... Si era addormentata.
Attorno a noi la gente iniziava a prepararsi per affrontare la notte.
Ormai avevano digerito il fatto che fossi lì con loro e
vedendo Annabelle addormentata tra le mie braccia cercarono di non
disurbarci, limitandosi a sorridermi ogni tanto. La loro attenzione mi
lusingava, ma in quei momenti non potevo fare a meno di pensare alla
ragazza che si era addormentata sul mio petto. Era la stessa figura
orgogliosa e fragile che avevo visto entrando in quel rifugio. Mi
faceva tenerezza quella sua fragilità. Mi aveva accolto con
uno sguardo distante ed era riuscita a guadagnarsi la mia fiducia con
un sorriso soltanto.
Nonostante la posizione scomoda, rimasi ad osservarla accarezzandole il
capo mentre gli altri iniziavano ad addormentarsi.
[Hanna's
POV]
Mi accorsi di essermi addormentata qualche ora più tardi. La
gamba sinistra aveva iniziato a formicolare e in quello stato di
dormiveglia a cavallo tra la coscienza e l'incoscienza mi ero resa
conto di quanto fosse strano sentire il battito di un cuore con
l'orecchio poggiato su un cuscino. Poi ricordai tutto, la pioggia, il
freddo e lui. Aprii gli occhi dopo qualche minuto passato ad ascoltare
quel lieve e tranquillo battito del cuore. Mi stava ancora accarezzando
la schiena e doveva aver poggiato il mento sulla mia testa
perché riuscivo ad avvertire il suo respiro tra i capelli.
Alzai il capo, allontanandomi appena dal suo corpo.
"Dormito bene?" Mi chiese regalandomi uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
"Meravigliosamente..." Risposi arrossendo.
Non so chi dei due sciolse l'abbraccio ma con ancora le gote infuocate,
mi allontanai un poco e mi guardai attorno. Si erano addormentati
tutti, dovevo aver dormito per molto tempo.
"Che ore sono?" Chiesi con aria assonnata.
"Le due, minuto più minuto meno..." Rispose dando
un'occhiata all'orologio digitale del telefono.
"Quindi oltre ad averti usato come cuscino non ti ho nemmeno fatto
mangiare... Che idiota." Conclusi in un mormorio con aria colpevole.
Nel momento esatto nel quale iniziai a insultarmi mentalmente, lui
indicò delle buste accartocciate accanto a lui. Erano
confezioni di stuzzichini salati e dolciumi vari. Non poteva essere
definita un cena per essere precisi, ma con me tra le braccia come
avrebbe potuto mangiare qualcosa di sano?
"Tu piuttosto, sarai affamata"
Arrossii ancora per l'imbarazzo a quelle parole.
"No... Ehm... In realtà mi serve un bagno." Risposi con un
tono misto di ironia e imbarazzo.
Mi indicò una porta con un sorriso divertito e io non
registrai le parole che aveva pronunciato mentre mi allontanavo.
Al mio ritorno le cartacce erano sparite e lui era seduto a gambe
incrociate con una decina di pacchi di dolci e patatine di fronte a
sé.
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Capitolo 10 *** Decimo capitolo ***
Capitolo 10
[Jem's POV]
Mi sentivo più stupido
ogni attimo che passava. Insomma, come potevo sentirmi legato a lei in
quel modo senza nemmeno poter dire di averla conosciuta. Sciogliere
l'abbraccio era stato un passo obbligato e anche se non sapevo o non
volevo ammettere il perché, la cosa mi era dispiaciuta. Al
tempo stesso, però, ero stato felice di vederla arrossire
ancora e di constatare per la milionesima volta quanto fosse buffo il
suo modo di nascondere l'imbarazzo.
Preparare un pasto decente senza svegliare nessuno sarebbe stato
impossibile, così approfittando della sua 'pausa bagno'
recuperai da uno degli scaffali posti a lato della stanza, quante
più confezioni di dolciumi e schifezze varie potei
raccogliere e tornai a sedermi in fondo alla stanza.
Al suo ritorno, a meno di due centimetri dalla porta del bagno, mi
osservò piegando il capo verso destra con un'espressione
corrucciata.
"Ho capito, per vendicarti vuoi farmi diventare una balena."
Commentò.
Mi raggiunse sedendosi nuovamente accanto a me, mentre rischiando due o
tre costole, stavo cercando di trattenere le risate.
"Mangia, va'..." Risposi una volta recuperato il respiro.
Sgranocchiò qualche dolcetto in silenzio, lanciandomi
qualche occhiata ogni tanto. Era ovvio che fosse persa in pensieri
tutti suoi e preferii non disturbarla.
Qualche minuto più tardi, il suo sguardo mutò
appena. Sembrava più presente, consapevole di ciò
che le stava attorno. Fino a quel momento, nonostante avesse riso,
parlato, scherzato, mi era sembrata distante anni luce, ma in quel
momento era realmente in quella stanza seduta accanto a me.
"Perdonami..." Mi disse. "Solitamente non sono inzuppata dalla testa ai
piedi e non uso persone che ho appena conosciuto come cuscini..."
Il fatto che stessimo sussurrando per non svegliare i presenti,
contribuiva a renderla più vicina che mai.
"Normalmente non faccio il cuscino e non mangio dolcetti e patatine per
cena, capita..." Risposi facendole l'occhiolino.
Quello che ne seguì fu il sorriso più sincero che
avessi mai visto.
Cominciai a rendermi conto di essere attratto da lei in quel preciso
istante. Se avessi dovuto descrivere l'aspetto della mia donna ideale,
lei sarebbe stata l'esatto opposto, ma i suoi occhi e il suo sorriso mi
stavano stregando e con loro il suo modo di essere. Mi conosceva,
certo, ma non si era interessata alla mia vita pubblica, anzi i suoi
occhi sembravano chiedermi il contrario. Probabilmente ero fuori strada
e in ogni caso comprenderla dopo così poco tempo sarebbe
stato impossibile. Ma il problema principale era, quanti anni potevano
avere quegli occhi? Diciassette? Massimo.
La sola idea mi metteva a disagio.
"A cosa stai pensando?"
Il tono incuriosito con il quale mi aveva posto quella domanda mi
ricordò che avevo passato i secondi precedenti a fissare i
suoi occhi. Scossi il capo prendendo un pacchetto di cioccolatini
qualunque.
"Niente di importante." Risposi con un tono leggero addentandone uno.
"I tuoi occhi non sono d'accordo." Mormorò lei, con
un'espressione quasi offesa. "Ma non sono affari miei, in effetti."
Aggiunse rubando uno dei cioccolatini con aria divertita.
"Oltre a rubarmi la coperta e usarmi come cuscino mi rubi anche il
cibo?"
Alzo un sopracciglio così tanto che per qualche istante
credetti davvero che volesse strozzarmi.
"Ringrazia il cielo che non ti ho strappato i vestiti di dosso per
ottenere una foto e un autografo, eh!" La sentii rispondere con l'aria
di chi si era sforzato per mantenere un comportamento civile.
"Ma sentila..."
Cercò nuovamente di appropriarsi di un cioccolatino e quando
allontanai il pacchetto giuato in tempo per evitarlo, mi rivolse una
finta occhiata ferita, con tanto di espressione da cucciolo, che mi
fece sorridere.
"Dimmi che non stai cercando di convincermi a darti un altro
cioccolatino con un'espressione da cucciolo, ti prego."
La risposta che ottenni fu un misto di tenerezza e idiozia.
"Shi!" Mormorò.
Al ché scoppiai a ridere cercando di fare meno rumore
possibile. Le porsi il pacchetto di cioccolatini una volta smesso di
ridere.
"Diciamo che te li sei meritati."
"Bravo bambino..." Ribatté lei, con aria vagamente
sorrisfatta.
Non replicai, rimasi ad osservarla con divertimento e un velo di
stupore. Ero contento di essere uscito quel pomeriggio.
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Capitolo 11 *** Undicesimo capitolo ***
Capitolo 11
[Hanna's POV]
Mangiavo quei cioccolatini e nel
mentre pensavo a quanto assurda fosse quella situazione. Nonostante
tutto, il freddo, il raffreddore che avrei dovuto sopportare nei giorni
seguenti, il fatto che molto probabilmente il mattino dopo sarebbe
sparito, non c'era altro posto nel quale avrei voluto trovarmi quella
notte.
"Non mi hai ancora detto a cosa stavi pensando"
Anche in quel momento sembrava essere perso nei suoi pensieri, difatti
dopo avegli visto alzare un sopracciglio con un'espressione
interrogativa dovetti ripetere ogni parola.
"Niente di importante..." Mi rispose con aria un po' assente.
"Sai, è difficile mandare avanti una diacussione se una
delle due parti è intrappolata nella sua mente..."
L'ironia lo scosse, ma il suo volto era cambiato anche se di poco. Non
sbrava divertito, piuttosto preoccupato.
"Pensavo che tutta questa storia è assurda. L'uragano, Il
bunker, tu e io... Insomma, sto mangiando dei cioccolatini con una
perfetta sconosciuta e non mi preoccupa minimamente il fatto che tutto
ciò che ti ho detto in queste ore possa finire stampato
sulla prima pagina di un giornale di gossip."
"Non sono più una sconosciuta, non da quando ti ho detto il
mio nome e ho dormito tra le tue braccia. E poi sai benissimo che non
farei mai una cosa del genere."
"Lo so! Ed è questa la cosa più assurda. Ti
conosco da quanto? Nove ore? Tre delle quali li hai passate dormendo...
Potresti essere chiunque e non riesco a non fidarmi di te. Potrei anche
lasciarti il pin della carta di credito ora come ora."
"Quello lo terrei per me se fossi in te..."
"Sai cosa intendo. E non capisco... Non riesco a capire il
perché..."
A quelle parole sbuffai con aria stanca.
"Forse perché per me il tuo conto in banca conta meno di
zero. Forse perché voglio sapere se la persona che dimostri
di essere davanti alle telecamere sei tu o solo un personaggio
costruito a regola d'arte. Forse perché l'unica cosa che
voglio é conoscerti e basta. Forse perché ti ho
fatto pena, inzuppata dalla testa ai piedi e perché
nonostante abbia vent'anni ne dimostri a mala pena diciassette. Forse
perché potrei anche iniziare a saltellare sulla punta del
naso anche solo per averti seduto al mio fianco, ma non lo faccio
semplicemente perche la dignità è una delle poche
cose che mi restano e immagino quanto debba essere irritante essere
circondato ventiquattrore al giorno da fans assatanati. O forse
semplicemente perché questo pomeriggio abbiamo affrontato la
pioggia per lo stesso motivo."
Non so dire dove trovai il coraggio di dire esattamente ciò
che avevo nel cuore, né la ragione per la quale successe
quello che successe pochi istanti dopo, ma credo valga la pena dire che
per la prima volta nella vita avevo fatto la cosa giusta al momento
giusto.
Tenevo ancora la confezione dei cioccolatini tra le dita quando sentii
le sue labbra posarsi sulle mie per qualche istante. Bastò
un battito di ciglia soltanto. Mi avevano raggiunta con delicatezza,
quasi avesse il timore di fare la cosa sbagliata e rovinare un momento
così strano e familiare al tempo stesso. Come se un suo
bacio potesse mai essere sbagliato.
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Capitolo 12 *** Dodicesimo capitolo ***
Tipologia
Capitolo 12
[Jem's POV]
Avevo smesso di pensare dopo aver
sentito le sue parole e l'avevo baciata. Il perché? Ancora
non lo so.
Avevo cercato a lungo una persona che non fosse interessata al mio
personaggio che, nonostante tutto, non avevo potuto fare a meno di
tirare un sospiro di sollievo sapendo di averla trovata. Tom mi avrebbe
dato dell'idiota per quel bacio e Robert semplicemente si sarebbe messo
a ridere dandomi una pacca sulla spalla ed esclamando con il suo solito
tono malandino 'Così si fa, amico!'.
Ma la cosa non aveva importanza. In quel momento l'unica cosa alla
quale riuscivo a pensare era il timore di vederla alzarsi e darmi un
ceffone.
Fu quasi un sollievo vederla sorridere con stupore e dolcezza.
Arrossì un poco, sfiorandomi il volto con le dita. Fu in
quel momento che capii il senso delle commedie romantiche, con quello
stesso sorriso sul volto si avvicinò al mio e mi
baciò.
[Hanna's
POV]
Lo stavo baciando. Non era un sogno, le sue labbra erano veramente
sulle mie. Gli presi il volto tra le mani quando ancora stavo cercando
di elaborare il fatto e in pochi istanti quel bacio
oltrepassò il confine dell'innocenza. Ma fu solo quando le
sue labbra si furono allontanate dalle mie che riuscii a capire fino in
fondo cosa era successo. I suoi occhi avevano un'altra luce e il suo
sorriso era uno dei più sinceri che avessi mai visto fino a
quella sera. I nostri volti erano ancora così vicini che
potevo avvertire il suo respiro sulla pelle.
Ancora non sapevo se ciò che si agitava nella mia mente
potesse essere amore, ma sapevo di provare qualcosa di più
per lui. L'avevo sempre saputo, ma fino a quel giorno avevo potuto
affermare solamente di avere a cuore il suo personaggio, in quel
momento, invece, dopo aver letto la sincerità nei suoi
occhi, potevo dire di conoscere una piccola parte di lui. Ed era
proprio quella piccola parte che avevo a cuore.
[Jem's
POV]
Cercavo nei suoi occhi la prova di essermi sbagliato, più
per timore di essere ferito che per mancanza di fiducia nei suoi
confronti. Volevo rischiare con lei e al tempo stesso sentivo la
ragione strillare di non escludere la solita ipotesi. Cercavo in lei un
qualcosa che non riuscii a trovare in quegli attimi.
I suoi occhi brillavano di una felicità pura, semplice e il
suo sorriso emozionato ma ancora imbarazzato era l'apoteosi della
dolcezza. Credevo nell'amore a prima vista, in via ipotetica, ma non
avrei mai pensato di poterlo sperimentare, sempre che tutto
quell'agitarsi di sentimenti e sensazioni potesse essere classificato
come amore. Non la conoscevo abbastanza per poter affermare di essermi
innamorato di lei.
Mi accarezzò il volto senza dire una parola e io la strinsi
in un abbraccio, con un velo di incredulità. Se avessi
dovuto definire quella giornata con una parola, assurda sarebbe stata
quella giusta.
Ed eccomi qui con il
dodicesimo capitolo e qualche ringraziamento.
Una statua sorgerà nel mezzo di Roma per Draculetta che ha
recensito ogni singolo capitolo. Ti adoro e mi hai fatto spanciare
dalle risate, quasi quasi la faccio sul serio una versione comica della
long.
Un abbraccione a Fat e Giada per aver letto i capitoli e la storia.
E un bacio a te che sei arrivato fin qui, mancano solamente tre
capitoli, tieni duro!
Just.
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Capitolo 13 *** Tredicesimo capitolo ***
Tipologia
Capitolo 13
[Hanna's POV]
Lasciai scivolare le braccia attorno al suo corpo e con incredula
meraviglia ricambiai il suo abbraccio chiudendo involontariamente gli
occhi. Potevo avvertire il suo petto muoversi a ritmo del respiro e
avvertire il mio iniziare a seguire il suo. Non c'era un mondo fuori da
quella stanza, le nostre vite, in quel momento, non avevano un peso.
Erano leggere come l'aria che stavamo respirando, lontane, ma reali
quanto la stretta che ci stava legando. Avrei definito il tutto poetico
se solo avessi avuto la presenza di spirito di definire quel momento,
ma in quegli attimi, stretta tra le sue braccia, non riuscivo a pensare
ad altro se non al suo respiro, a quanto leggero e tranquillo fosse. Mi
tranquillizzava e allontanava il passato più di quanto non
avesse fatto la mia voglia di andare avanti.
Non so realmente per quanto saremmo rimasti così, persi in
quel mondo fatto di istinto e assenza di pensieri, se lui non avesse
sbadigliato.
Fu quasi automatico scoppiare a ridere, nonostante sapessi che era
stato costretto a restare sveglio a causa mia.
"Oddio, perdonami..." Esclamò sbadigliando ancora, dopo
esser stato costretto a sciogliere l'abbraccio.
"Qualcosa mi dice che hai bisogno di dormire almeno qualche ora..."
Risposi con sarcasmo.
"Mi sarebbe piaciuto farlo se non avessi dovuto fare il cuscino..."
"Sì, certo... ok."
"Come sarebbe a dire: Sì, certo... ok?"
"Vuol dire che adesso ricambierò il favore... "
"Uh?"
"Di tenerti in braccio non se ne parla, sarebbe imbarazzante per te e
controproducente per me, ma se fai il bravo bimbo le mie gambe ti
faranno da cuscino." Spiegai, con aria pretica e un pizzico di
innocente ironia.
"Ma che gentile! Comunque rifiuto l'offerta." Ribattè lui,
strizzandomi una guancia.
Sarebbe parso credibile se non avesse sbadigliato tre volte di seguito
due secondi dopo.
[Jem's POV]
Impiegò un po', ma alla fine mi lasciai
convincere. Non per il fatto che volessi vendicarmi in qualche modo,
quando per la stanchezza che avevo accumulato in quella giornata. Ero
stanco, dannatamente stanco. Mi straiai di fianco a terra, accompagnato
dai suoi sghignazzamenti e con un ghigno degno di una faccia da
schiaffi poggiai il capo sulle sue cosce.
"Comode... L'avevo detto che c'era qualche chilo di troppo."
"Guarda il lato positivo, non sto commentando quella...
cos'è, trippa?" Domandò osservando la piega che
aveva fatto la sua felpa a livello della vita.
Mentre borbottavo una risposta, la vidi recuperare una delle coperte
che aveva usato, oramai asciutta, e mi coprmi con un sorriso sul volto.
"Cavolate a parte, dormi che ne hai bisogno."
"Come se ti interessasse la cosa." Mentii con ironia.
"Hai ragione, la cosa non mi interessa, ma mi serve silenzio. Ho
bisogno di pensare, dormi." Decretò con altrettanta ironia,
regalandomi una gentilissima patta sulla spalla.
La osservai in silenzio per qualche istante e lei mi
accarezzò il volto sorridendo con dolcezza. Presi quella
mano nella mia e prima di chiudere gli occhi mormorai: "Non sparire..."
Perdonatemi, ma devo
scappare, gli ultimi due capitoli arriveranno questa sera...
Just
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Capitolo 14 *** Quattordicesimo capitolo ***
Tipologia
Capitolo 14
[Hanna's POV]
Come avrei potuto lasciarlo? Con che coraggio sarei potuta
sparire dopo aver letto la fragilità di quello sguardo?
Sussurrai la risposta nella mia mente, stringendo la sua mano tra le
dita, mentre lo osservavo perdersi attimo dopo attimo nel mondo dei
sogni. La sua stretta perse d'intensità in pochi minuti. Non
aveva mentito quando, in intervista, aveva confessato di riuscire ad
addormentarsi in ogni luogo, in ogni momento. Il suo volto perse ogni
tensione e la sua espressione si rilassò in pochi istanti.
Tra poche ore sarebbe stata l'alba e saremmo stati liberi di andarcene.
Cosa sarebbe successo a quel punto? Avrebbe dimenticato quegli attimi,
quegli sguardi, quell'unico bacio? Sarebbe sparito com'era logico
pensare o sarebbe rimasto, come avevo letto nel suo sguardo?
Non avrei potuto dirlo in quel momento, potevo solamente osservarlo
dormire e accarezzargli il volto con delicatezza per non svegliarlo.
Più cercavo di convincermi del fatto che fosse
lì, addormentato con la guancia poggiata sulle mie gambe,
più non riuscivo a togliermi dalla mente l'idea che si
trattasse di uno dei miei soliti sogni, troppo assurdi per essere veri.
Lasciai vagare lo sguardo per la stanza, a quanto potevo constatare ero
l'unico individuo sveglio nella stanza. Sospirai, chiudendo gli occhi.
Speravo sul serio che quello non fosse l'ennesimo scherzo regalatomi
dalla mia mente. Il tempo sembrò volare via. Non so dire se
mi addormentai o se semplicemente persi il senso del tempo, occupata
com'ero a cercare di convincermi di star vivendo una vera e propria
realtà, in ogni caso l'alba giunse accompagnata da un
annuncio della protezione civile.
La minaccia era cessata ed eravamo tutti liberi di tornare alle nostre
abitazioni.
Disturbati dalle parole gracchianti della voce riprodotta dalla radio,
vidi i presenti riaprire gli occhi e riabbracciare il giorno. Abbassai
lo sguardo e vidi gli occhi assonnati di Jeremy aprirsi e cercare i
miei.
"Buongiorno, peso piuma..." Mormorai celando la dolcezza nell'ironia.
Sorrise con divertimento, sfregandosi gli occhi con le dita prima di
tirarsi su. Ripiegare le gambe, emozione a parte fu un vero sollievo.
"Non risponderò a questa provocazione, sappilo, dopotutto
non sei per niente comoda."
"Difatti non hai chiuso occhio, vero?" Scherzai, vedendolo alzarsi e
raggiungere il bagno.
"E' il mio turno 'sta volta" Disse sparendo dietro la porta chiusa del
bagno.
Mi alzai e ripiegai le coperte in sua assenza. Le resi a uno
dei responsabili del rifugio e lo ringraziai ancora per la
disponibilità.
[Jem's
POV]
Quando uscii dal bagno la vidi in piedi, occupata a scambiare due
chiacchiere con uno dei ragazzi responsabili del rifugio. La osservai
con un sorriso per qualche attim prima di raggiungerla. Non sapeva che
l'avevo osservata per una manciata di minuti prima di addormentarmi.
Non aveva idea di quanto poco volessi lasciare quel luogo,
perché allontanarmi da esso avrebbe significato tornare in
un mondo nel quale io non ero altro che un'attrazione, un semplice
personaggio, non più un individuo agli occhi del mondo. Era
piuttosto infantile il desiderio che mi aveva assalito pochi istanti
prima di addormentarmi, ero tornato il ragazzino timido e impacciato di
una volta, quello che aveva avuto il terrore di mettersi in mostra e
che attimo dopo attimo si era trovato a suo agio in ogni ruolo, quello
stesso uomo che aveva sussurrato delle parole così stupide
prima di chiudere gli occhi e ritirarsi nel mondo dei sogni. Volevo
davvero, con tutto me stesso che lei non sparisse.
"Beh, direi che possiamo andare a casa."
Il ragazzo venne chiamato da una coppia di anziani e noi rimanemmo
più o meno in solitudine.
"Così pare..." Mi rispose, replicando il mio tono distante.
"Non sparirai?" Aggiunse in una domanda appena udibile.
"Non ci penso nemmeno." Replicai con un tono leggero, dietro al quale
celai la serietà e tutti i miei pensieri. La presi per mano
con un sorriso e aggiunsi: "Ahimé verrai con me."
In risposta ottenni un sorriso divertito e colmo di dolcezza.
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Capitolo 15 *** Quindicesimo capitolo ***
Tipologia
Capitolo 15
[Hanna's POV]
Mano nella mano risalimmo le scale, ma raggiunto il piccolo
corridoio che ci avrebbe portati all'uscita, mi fermai. Lui si
voltò con un'epressione interrogativa.
"Che succede?" Mi chiese quando lasciai la sua mano.
"Probabilmente non hai mai incontrato una ragazza così
idiota, ma non mi sembra il caso di regalare una prima pagina ai
giornalisti dopo il discorso di ieri sera..."
"Cosa vorresti dire?"
"Che uscire da qui mano nella mano senza sapere cosa ci aspetta
è da idioti e io non sono un'idiota."
Condii il tutto con ironia. Non volevo vedere la mia faccia in prima
pagina, cioè, lo desideravo, ma non perché
qualcuno aveva avuto la bella idea di piazzarmici come nuova fiamma di
Jeremy.
Capì il senso delle mie parole a giudicare dal suo sorriso.
"Forse hai ragione, non sei così idiota." Replicò
ironico, per poi aggiungere: "Quindi che facciamo?"
Allungai un mano verso di lui.
"Il tuo telefono."Chiesi, ricevendo uno sguardo interrogativo in
risposta.
"Che ci devi fare?"
"Tu dammelo e basta" Replicai con aria divertita.
Una volta avuto il telefono, salvai in rubica il mio numero e con
un'espressione divertita glielo mostrai.
"Senti, non so quanto quello che è successo là
dentro abbia un senso per te. Per me ne ha un sacco, ma lascio a te la
scelta... Non so cosa succederà oggi o cosa
succederà domani, ma sono felice di averti conosciuto e...
beh, almeno saprai come trovarmi, se vorrai." Spiegai con un sorriso.
Dette quelle parole, mi avvicinai a lui e gli diedi un lieve bacio
sulle labbra.
"Non sparire..." Gli dissi in un sussurro prima di uscire dal rifugio.
[Jem's
POV]
Doveva essere pazza. Non c'era altra spiegazione, ma quella pazza aveva
pienamente ragione. Non sapevamo quante persone ci sarebbero state per
la strada quel giorno e l'idea di vedere i nostri volti su un giornale
di gossip era l'ultima cosa che desideravo. La osservai andare via con
un sorriso, fino a quando non a vidi sparire dietro l'angolo, solo
allora tornai ad osservare il suo contatto. Non mi aveva chiesto di
lasciarle il mio, aveva lasciato a me la scelta se continuare o meno
quel qualcosa. 'Quel qualcosa' perché ancora non riuscivo a
comprendere cosa fosse quel legame che ci univa.
Non eravamo amici, ma non eravamo nemmeno amanti, eravamo un qualcosa
di strano, ma quel qualcosa era meraviglioso.
Uscendo dal rifugio le inviai due parole soltanto.
Non sparirò, diceva il messaggio.
E siamo arrivati
alla fine. Che dire, non so se ci sarà un seguito, lo spero
con tutto il cuore, ma dipende esclusivamente da Jeremy e Annabelle. Vi
ringrazio per aver letto ogni capitolo.
Ringrazio Diavoletta e tutti coloro i quali recensiranno e inseriranno
la storia in una qualunque delle liste, come ha fatto lei e... vi do
appuntamento alla prossima fanfiction.
Baci, Just.
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