Angelo o Demone, quale sarà il mio destino?

di Misery007
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Notte Scura… ***
Capitolo 2: *** 1° Capitolo. Dal passato… al presente. ***
Capitolo 3: *** Secondo capitolo: Primi incontri e primi scontri. ***
Capitolo 4: *** Terzo capitolo: Quarta C, ma dove sono capitata? ***



Capitolo 1
*** Prologo: Notte Scura… ***


Angelo o Demone, quale sarà il mio destino?


La notte era fredda e scura, per le strade non si muoveva un anima. I profili delle case ricordavano tante lapidi affiancate e le loro oscure ombre divoravano tutto ciò che li circondava. Il vento passando tra le foglie di alcuni alberi e i rami secchi di altri emetteva uno stridio lugubre e i corvi erano ovunque. Il cielo si stava scurendo sempre di più e le nubi si addensavano. Dal cimitero provenivano suoni sinistri, come se le anime si stessero lamentando dai loro giacigli eterni.
Quella notte ero sola e spaventata, quei rumori, quelle ombre e quello spaventoso cielo non facevano presagire nulla di buono, nell’aria si percepivano i fremiti di uno scontro epocale che da lì a poco si sarebbe avviato. Come se ciò non bastasse durante il pomeriggio avevo scoperto una verità troppo strana ed inquietante da poter essere anche solo lontanamente possibile o immaginabile. Sapevo di essere diversa, lo sapevo da sempre, ma non avrei mai immaginato da cosa dipendesse la mia diversità e a quali conseguenze mi avrebbe condotto.
Camminavo da sola in quelle buie strade e non so il perché, ma sentivo che più mi avvicinavo a quel luogo e più mi allontanavo da quella che fino ad allora consideravo realtà. Loro mi aspettavano, attendevano una mia decisione e forse, prima di allora, mi avevano controllato molte volte in attesa di un mio passo falso o di una mia debolezza, ma io solo ora sapevo chi ero, chi ero stata, anche se ancora non sapevo cosa avrei scelto di essere in futuro e da che parte avrei scelto di stare, solo allora sapevo che non era mai stato normale ciò che mi circondava.
La mia camminata non durò molto, infatti dopo pochi minuti ero lì, arrivata davanti alla mia destinazione, che avrei scelto? Cosa avrei fatto da quel momento in avanti? Mentre questi interrogativi mi tormentavano sentii la sua voce urlare…
???: “Vattene Misery è una trappola, scappa!”
Non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stava accadendo che qualcuno mi colpì alla testa e, mentre crollavo svenuta, mi prese tra le sue possenti braccia e disse…
???: “Non posso aspettare che tu scelga, tu verrai con me e sarai dalla mia parte. Non mi interessa cosa dirai, non posso lasciarti a lui, tu sei mia.”
Dopo queste parole la mia vista si oscurò ed io persi definitivamente conoscenza.

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Angolo dell'autrice

Volevo solo precisare che l'immagine è trovata in internet. Ho provato a disegnare la protagonista, ma questa foto è decisamente meglio. Ed ora buona lettura, spero che la mia storia vi piaccia e vi incuriosisca almeno un po'. 

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Capitolo 2
*** 1° Capitolo. Dal passato… al presente. ***


Dal passato… al presente.

Tutti sapevano che nel mondo c’era una netta distinzione tra il bene e il male, ma quello che pochi sapevano era che intorno a loro erano presenti angeli e demoni che, nascosti sotto le spoglie di esseri umani qualsiasi, vegliavano sull'umanità cercando di spingerla a comportarsi in base alla fazione a cui appartenevano.
Non era sempre stato così, in un tempo non molto lontano la gente comune, gli angeli e i demoni vivevano in una sorta di pace ed armonia sul pianeta e nessuno era costretto a nascondere i propri poteri o le proprie sembianze naturali.
I demoni con i loro poteri creavano scompiglio e tentavano gli esseri umani comuni con feste e bagordi, con promesse di potere e di immense ricchezze, mentre gli angeli usavano i propri poteri per aiutare la comunità e per risolvere i danni arrecati dai demoni, aiutavano il lavoro di madre natura e il naturale trascorrere della vita.
Anche a quel tempo le due fazioni si scontravano e combattevano continuamente, ma ciò non era mai degenerato in una grande guerra che dividesse definitivamente le due fazioni, perché entrambe seguivano delle regole precise che impedivano il crearsi di scontri tanto violenti da mettere a rischio la vita dei comuni esseri viventi.
Una di queste regole diceva: “È severamente vietato ad ogni angelo o demone di innamorarsi di un esponente della fazione avversaria.”
Ma l’amore non poteva sicuramente essere controllato perché ceco ed irrazionale sceglieva lui per te la persona d’amare.
Sfortuna voleva che Angy, una delle massime esponenti degli angeli, valorosa guerriera sempre pronta a dare se stessa per il bene dell’umanità e la sua permanenza dalla parte del bene, si innamorasse di Mortimer, uno dei massimi comandanti nobiliari dei demoni.
Inizialmente la loro storia cominciò come una normale battaglia tra due esponenti di diversa natura, dopo vari scontri però la loro unione era diventata sempre più forte, inizialmente era solo una forte amicizia tra due rivali, ma si sa il tempo è tiranno e tra amicizia e amore il passaggio fu veramente impossibile da evitare.
Lei si era innamorata della forza di lui e del rispetto che tutti gli altri demoni sembravano portargli, mentre lui si era innamorato della sua dolcezza e di quel bagliore di vita che le usciva da quegli splendidi occhi blu.
Infatti Angy era proprio la tipica angioletta, vestita con lunghi abiti bianchissimi sovrastati dalla sua armatura da guerriera in argento, due splendide e candide ali piumate, dolce, sensibile, affettuosa, con lunghi capelli biondi boccolosi e in più due grandi e splendidi occhi blu, la cui lucentezza faceva impallidire anche la più splendida delle stelle, mente Mortimer era un autoritario nobile esponente dei demoni vestito sempre di nero con un lungo mantello porpora, grandi e piumate ali nere che sembravano la versione ingigantita di quelle di un corvo, capelli corti, dritti e neri come la pece, lo sguardo autoritario era dato dai suoi occhi violacei che solo spostandosi su una persona erano in grado di terrorizzarla, ma non con Angy, lei non aveva paura di quello sguardo ed era l’unica in grado di tenere testa ad esso senza il minimo sforzo.
Tutto sommato però la loro relazione sarebbe potuta rimanere un segreto se solo da essa non ne fosse nata una bambina, la quale era legata sin dalla nascita ad un triste destino, vi era infatti una leggenda per entrambe le fazioni che parlava del giorno che avrebbe segnato un profondo cambiamento della vita per come tutti la conoscevano sino a quel momento, si diceva: “Un giorno nascerà una bambina figlia della rottura di una delle leggi originarie, il quale destino sarà quello di cambiare totalmente l’armonia dei poteri del bene e del male perché in essa saranno entrambi presenti nelle loro massime forme e dovrà possedere un immensa forza ed un immenso autocontrollo perché questi non la portino alla sua autodistruzione.
Quando lei nascerà noi tutti saremo costretti a nascondere il nostro vero io sotto la spoglia di comuni mortali perché per i mortali è impensabile l’esistenza di un essere simile e per la sua e la nostra stessa protezione noi non potremo mai più rivelarci con il nostro vero aspetto.” Appena la piccola nacque i gran sacerdoti sentirono che era il preciso istante in cui la leggenda diveniva realtà e il mondo doveva dimenticare chi erano gli angeli e chi i demoni per la loro stessa protezione. Avrebbero continuato a sfidarsi l’un l’altro, ma solamente angeli e demoni avrebbero potuto vedere e percepire gli scontri.
Dopo aver protetto l’incolumità di entrambe le fazioni, facendo in modo che i comuni mortali dal giorno successivo non ricordassero più tutto ciò che riguardava angeli, demoni e la loro esistenza; i grandi sacerdoti e i due capi delle casate massime di potere degli angeli, rappresentati dall'imperatore Argon angelo massimo, e dei demoni, rappresentati dall'imperatore Devillion demone massimo, si diressero dalla bimba appena nata per eliminarla prima che essa potesse diventare un problema, ma grazie all'unione dei loro poteri i genitori della piccola la protessero con altre due ulteriori maledizioni, unico modo per salvarle la vita. 
La prima maledizione le fu fatta dal padre e dichiarava: “Questa bimba crescerà e possiederà i migliori e più potenti poteri del bene e del male che scoprirà poco per volta nell'arco della sua esistenza da quando nascerà a quando giungerà il suo diciottesimo compleanno dove possiederà il suo completo potere e sarà in grado di scegliere il destino del mondo in base alla parte alla parte a cui deciderà lei stessa di appartenere.”
La seconda che dovette imporle la madre annunciava: “Tu sei figlia della gioia e del dolore e ogni decisione che farai sarà fatta col cuore, non conoscerai il tuo passato fino a che non otterrai i tuoi pieni poteri e non saprai dell’esistenza di angeli e demoni come qualsiasi altro mortale, ma in cuor tuo sentirai di essere diversa dagli altri, saprai di essere speciale ed unica e anche se ciò non ti renderà certo la vita facile tu vivrai sempre sorridendo ad essa cercando di non essere mai sopraffatta da te stessa.”
Detto ciò i due intonarono un antico incantesimo trasmesso da millenni e scomparvero, nello stesso momento davanti alla porta della casa di una donna con un figlio nato da poco più di un mese e il marito morto in guerra pochi mesi prima, apparve una cesta in cui vi era riposta una neonata dai capelli neri lunghi e lisci, gli occhi blu, un sorriso in volto e un biglietto scritto a mano che diceva: “Questa bimba ha un triste destino e ha bisogno di una donna forte in grado di pendersi cura di lei e di possedere un immensa pazienza per poterla confortare mano a mano che il suo destino si avvererà per il bene dell’umanità. Chiamatela Misery è una bimba speciale e merita una vita migliore a quella che avrebbe restando con noi, donatele questo ciondolo con la luna e ditele di non toglierlo mai e datele anche questa cintura con la stessa luna, sono le uniche cose che possiamo lasciarle per non metterla in pericolo. Ti vogliamo bene nostro piccolo dono del cielo e ti saremo sempre accanto. Con affetto Mamma e Papà.” La donna prese con sé la piccola che chiamò Misery crescendola come se fosse sua figlia senza però mai attribuirsi il titolo di madre.
 
*17 anni e qualche mese dopo.*
 
Una nuova città, un nuovo liceo e nuove compagne. Tutto da ricominciare, ancora una volta, un altro trasferimento, ormai ero stanca di questo continuo cambio di vita. Come ogni volta non ne ricordavo il motivo, ma sapevo che dall’età di sei anni succedeva qualcosa che io non riuscivo a ricordare e poi ci trasferivamo da un'altra parte, ma questa volta era diverso, ero tornata a casa o meglio eravamo tutti tornati alla nostra prima casa, casa che avevamo lasciato per motivi di salute del mio fratello adottivo Kentin quando io e lui avevamo solo due anni.  Non so chi siano i miei veri genitori so solo che la mia madre adottiva, o zietta come voleva che la chiamassi, aveva deciso di salvarmi da un situazione famigliare difficile quando ero appena nata e mi aveva cresciuta come una figlia. Gli unici ricordi dei miei veri genitori sono un ciondolo, che porto sempre, e una cintura entrambi con una luna argentata senza considerare il biglietto che la zietta aveva conservato per me. Non sapevo neppure i loro nomi, ma leggere quelle poche righe mi confortava.
Domani avrei cominciato a studiare al Dolce Amoris con il mio fratellino adottivo, dopo tre anni di lontananza. Anni nei quali lui era cambiato molto e io quasi non l’avevo riconosciuto quando siamo tornati a casa e l’abbiamo visto in salotto a fare flessioni mentre attendeva che rincasassimo per farci una sorpresa con il suo ritorno.
Certo che il campo militare l’aveva migliorato molto, aveva tolto quei fondi di bottiglia che chiamava occhiali e ora portava le lenti, aveva cambiato taglio e questo gli stava decisamente meglio rispetto a quella ciotola con cui girava pochi anni prima ed infine aveva scolpito il suo fisico una volta esile e fragilino.  Quando ero entrata in salotto e l’avevo visto mi ero spaventata a morte e gli avevo urlato contro.
May: “Chi sei tu e che ci fai in casa nostra? Vattene immediatamente e non entrare mai più in casa nostra se non sei stato prima invitato.”
Lui si era alzato e quando avevo visto i suoi occhi verdi mi ero resa conto subito del tremendo errore che avevo fatto, in quegli occhi vidi tutti i nostri ricordi e mi sentii più stupida che mai. Lui se ne accorse sorrise e mi canzono dicendo.
Ken: “È  questa l’accoglienza che spetta ad un fratellino che è stato lontano tanto tempo? Sarò tuo fratello adottivo, ma son pur sempre tuo fratello, non ti ricordi più di me?”
Finse un broncio ed io scoppiai in lacrime, ero felicissima di rivederlo mi era mancato tantissimo in questi tre anni così gli saltai al collo abbracciandolo, lui sciolse subito quel finto broncio sorridendomi e ricambiando l’abbraccio.
May: “Scemo, potevi anche avvertire che tornavi. Ho preso un colpo pensavo fossi un ladro. Mi sei mancato tantissimo e sei cambiato tanto, non sembri neanche tu.”
Ken: “Anche tu mi sei mancata sorellina, perché non sembro io? Non ti piaccio mica con questo nuovo stile? Torno ai fondi di bottiglia come li chiamavi tu?” Aggiunse ridendo.
May: “No, per carità. Così stai benissimo, sei molto meglio con le lenti fratellone.” Aggiunsi stringendolo più forte.
Ken: “Non sono l’unico ad essere cambiato, anche tu sei cresciuta e sei diventata ancora più bella di come ti ricordavo, ma vesti ancora di nero e hai ancora lo stesso delizioso profumo.”
May: “Ma che cavolo dici?” Aggiunsi rossa in viso. “e poi che c’è che non va col nero? In più ti ricordo che vesto anche bianco, azzurro e/o viola.” Mi guardò e mi sorrise.
Ken: “Hai ragione avevo dimenticato che la tua gamma di colori contiene solo quattro colori base.” Mi scompigliò i capelli e scoppio in una fragorosa risata.
May: “Tanto lo sai che non mi fai arrabbiare e poi dopo tutti questi anni mi mancavano un po’ le tue battutine.”
Mentre continuavamo a ridere arrivò sua madre, zia Agatha sapeva farsi riconoscere molto bene quando entrava in una stanza, era una giovane donna con lunghi capelli tinti di fuxia e fermati con un laccio turchese sul fondo e con una coroncina dorata che leggermente si adagiava sulla nuca, aveva due lucenti occhi magenta e da quando io e Ken avevamo solo 4 anni si vestiva sempre da fata turchina con quelle ali finte trasparenti che diceva la rendevano una persona magica. Ci guardò ridere e poi Ken la guardò dalla testa hai piedi prima di dirle.
Ken: “Mamma, ma in tre anni non hai ancora cambiato look? Per favore torna ad indossare i vestiti normali che portavi una volta? Erano eccessivamente sgargianti, ma almeno erano abiti normali.”
Zietta: “Ma se quando ho comprato questo vestito sei stato tu a chiedermi di non cambiare mai e di restare sempre la tua fata madrina.” Aggiunse sorridendo e scompigliandogli i capelli e abbracciandolo forte. “Mi sei mancato tanto piccolo mio.” Poi gli rivolse uno sguardo dolce dal quale si capiva quanto affetto provasse per il suo piccolo pargolo sorrise e concluse dicendo. “e ora smettila di lamentarti di come ci vestiamo altrimenti comincio a ridire io sul tuo di stile, sbrigatevi e venite a mangiare miei piccoli tesori.” Poi ci abraccio entrambi con la sua stretta portentosa e torno in cucina.
May: “Te la sei cercata. Sai come diventa quando si critica il suo “magico” stile.”
Ken: “Sì, hai ragione, ma è meglio se ci inviamo o torna a prenderci per le orecchie, sai che è in grado di farlo.”
Un ultima risata e poi ci siamo diretti in cucina a cenare, la serata volò via velocemente parlando del più e del meno e sistemando i documenti che avremmo portato a scuola l’indomani.


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Angolo dell'autrice 
 
Allora, lo so, questo capitolo è lungo e noioso, ma spero possa piacervi comunque in quanto è necessario ai fini della storia che giuro non sarà sempre così.
Dopo di che volevo ringraziare per l'unica recensione che ho ricevuto e anche per tutte coloro che hanno letto il mio lavoro a cui spero sia piaciuto.
Buona lettura spero che la mia umile e modesta fan fiction possa piacervi, se volete recensite pure mi farebbe molto piacere sapere che ne pensate. 
 
Un bacione la vostra 
 
Misery007

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Capitolo 3
*** Secondo capitolo: Primi incontri e primi scontri. ***


Primi incontri e primi scontri.

Quella mattina mi svegliai con una strana sensazione addosso, forse era la solita mancanza di volontà nel dover ricominciare da capo ancora una volta, forse era solo il pensiero che le vacanze erano finite e che quindi avrei avuto meno tempo per coltivare i miei interessi, insomma non so cosa fosse, ma quella sensazione era diversa da quella che provavo ogni anno prima di iniziare da capo in una nuova scuola era qualcosa di più forte che veniva da dentro, era come uno strano presentimento, ma ancora non sapevo se era buono o cattivo.
Zietta: “Tesori miei è ora di alzarsi il primo giorno vi attende.”
Come ogni mattina la voce della mia madre adottiva mi riportava alla realtà, mi alzai dal letto contro voglia, quella strana sensazione ormai stava opprimendo i miei pensieri, che cosa mi sarebbe successo? Questo non potevo saperlo, ma ero sicura che sarebbe successo qualcosa, era ormai scontato. Mi alzai e mi diressi in cucina prima che la cara e dolce Agatha preparasse una secchiata d’acqua gelida per svegliarmi, passando davanti alla camera di Ken però notai il letto perfetto, come se nessuno ci avesse dormito e questo mi sembrò strano dato che fino a soli tre anni fa svegliarsi per lui era un impresa e rifare il letto un vero e proprio supplizio.
May: “Buongiorno zietta” dissi dopo averle dato un bacio sulla guancia. “Ken è già sveglio? Ho visto che in camera sua il letto è stato rifatto e non mi pare fosse in camera.”
Zietta: “Davvero? Io non l’ho visto scendere, vado a vedere.”
May: “Ok, io intanto vado a farmi una doccia a dopo.”
Zietta: “A dopo tesoro.”
Mi avviai verso il bagno e una volta entrata mi svestii ed entrai in nella doccia, mi ero scordata di chiudere la porta, ma dopo tre anni sola in casa con Agatha avevo perso l’abitudine di chiudere a chiave per evitare che Ken entrasse mentre ero sotto il getto d’acqua bollente.
Mentre io ero tranquilla in doccia però Ken tornò a casa dalla sua abituale corsa mattutina e tutto sudato desiderava solo potersi rilassare con una doccia calda, ancora con le cuffiette nelle orecchie e la musica a palla che usciva dagli auricolari disse.
Ken: “Ciao mamma vado a farmi un doccia rapida poi scendo a fare colazione con te è May.”
Lei non fece in tempo a fermarlo che lui aveva già spalancato la porta del bagno sorprendendomi tutta bagnata sotto la doccia. Io ero di schiena che mi risciacquavo i lunghi capelli neri quando lui entrò mi spaventai voltandomi di scatto giusto in tempo per vederlo uscire di scatto gridandomi.
Ken: “Oddio, scusa May non era mia intenzione, non sapevo fossi sotto la doccia.”
Eravamo entrambi divampati violentemente in volto, non era comodissimo dividere un bagno in tre e questa scena imbarazzante fu il degno inizio di quella che non si preannunciava affatto una bella giornata.
Io sono uscita velocemente dalla doccia dopo essermi finita di risciacquare il corpo, avvolgendomi un asciugamano attorno al busto e preso un asciugamano con cui asciugarmi i lunghi capelli uscii dalla porta che Ken aveva tenuto chiusa da fuori fino ad allora.
May: “Potevi anche bussare, credevo avessi più buone maniere fratellone mio, ora il bagno è libero, vai.”
Ken: “Se tu avessi chiuso la porta a chiave non sarebbe successo nulla.” Aggiunse entrando poi in bagno. “comunque carino il tatoo che hai alla base della schiena”
A quelle parole io trasalii mentre lui si chiuse la porta del bagno alle spalle. Quello non era un tatuaggio, ma un disegno che avevo sulla pelle fin da quando era piccola, fin da quando era nata e che fino ad allora era sempre riuscita a nascondere anche al mare quando giravo in costume.
May: “KEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEN!”
Fu l’unica cosa che riuscii a dire, o meglio ad urlare prima di fiondarmi in camera sbattendo la porta. Per prima cosa mi misi la biancheria, poi indossai un paio di shorts, che aderivano molto bene alle mie curve, neri con sopra la cintura con la luna che mi avevano lasciato i miei veri genitori, una T-shirt viola con una spalla scoperta e una canotta nera sotto di essa, poi mi misi la collana a cinturino nero con il ciondolo a forma di luna che strinsi tra le mani sperando che la giornata non andasse peggio di come era cominciata, mi infilai un paio di orecchini d’argento con la luna che la zietta mi aveva regalato l’anno prima da abbinare al ciondolo che tanto adoravo, completai il mio look con delle decolté viola e poi presi la borsa a tracolla nera per controllarne il contenuto, vi trovai tutto, così la poggiai sul letto che avevo sistemato poco prima e mi pettinai ed asciugai i lunghi e splendidi capelli neri drittissimi, poi passai al trucco, non volevo esagerare per il primo giorno così optai per un filo di eyeliner, rimmel e matita ovviamente neri per accentuare i miei grandi e lucenti occhi blu.
Scesi in cucina dove fulminai con lo sguardo Ken che si era appena seduto a tavola, mi presi una tazza di cappuccino e mentre bevevo guardai disgustata la colazione del mio fratello adottivo che aveva di fronte un bicchiere d’acqua, uno di spremuta d’arancia, una tazza di latte coi cereali, una decina di biscotti e tre fette di pane tostato e imburrato con sopra la marmellata di pesche, ancora arrabbiata intimai al fratellone
May: “Con quello che mangi tu si potrebbe sfamare una decina di bambini che soffrono di fame.”
Ken: “Non è colpa mia” disse lui continuando ad ingozzarsi “se io ho fame e non desidero essere anoressico come una certa maniaca di mia conoscenza.”
May: “IO NON SONO ANORESSICA”
Dissi infuriata, odiavo quando commentava il mio aspetto fisico, ci avevo messo anni per raggiungere l’aspetto fisico che avevo ora, pur non essendo mai stata grassa non volevo sostituire il mio fisico coi rotolini di ciccia, in fondo la mia era diventa un dieta bilanciata e completa. La furia però fu sempre la causa che mi portava a combinare svariati generi di disastri, così decisi di usare alcuni poteri che negli anni avevo scoperto di avere, usai il controllo dell’acqua per buttargli addosso il contenuto del bicchiere d’acqua sul tavolo senza toccarlo e congelai il succo di frutta che stava bevendo con la sua lingua dentro. Lui rimase scioccato da ciò, soprattutto per la lingua bloccata nel bicchiere. Io risi tanto, poi mi avvicinai gli diedi un bacetto sul guancia e gli sussurrai.
May: “Buona abbuffata, fai pure con calma, mi sa che quella lingua prima di una decina di minuti non la tiri fuori dal bicchiere fratellone, vado a finire di prepararmi, tu sbrigati a finire la tua colazione senza limiti.”
E ridendo tornai nella mia camera, mi misi un lucidalabbra trasparente, controllai il riflesso allo specchio per vedere il risultato finale, grazie all'aiuto del controllo dell’aria feci in modo che la tracolla arrivasse da me da sola e mi riavviai verso la cucina.
Non ero mai stata in grado di spiegarmi perché ero in grado di fare certe cose e solitamente non le facevo di fronte agli altri, ma con Ken e Agatha non mi facevo problemi, sapevo che loro mi comprendevano e non si facevano problemi per le mie particolari qualità.
Arrivata in cucina mi sedetti al mio posto e dissi.
May: “Allora buona la spremuta?” Poi mi misi a ridere.
Ken: “Hahaha! Bello scherzo. Comunque ho capito questa volta ho esagerato. Scusami sorellina, puoi perdonarmi?”
May: “Certo, ma sbrigati o non ti aspetto e vado a scuola da sola.”
Ken: “Mi dai il tempo di prendere lo zaino?”
May: “No.”
Ken: “Perché?”
May: “Perché è lo zaino che è venuto da te.”
Gli sorrido lanciandogli lo zaino che avevo raccolto prima di scendere in cucina.
May: “Ciao zietta noi andiamo.” Dissi abbracciandola prima di uscire.
Ken: “Ciao mamma andiamo altrimenti May si arrabbia, non le va di fare tardi.”
May: “Non è colpa mia se, contrariamente a qualcun altro, a me piace essere puntuale.”
Zietta: “Ciao ragazzi e vedete di smetterla di punzecchiarvi, non vorrete che vi mandino a casa già il primo giorno, comunque buona scuola amori miei.”
Detto ciò chiuse la porta alle nostre spalle. Io e Ken ci avviamo, la città era bellissima, ero troppo piccola quando l’avevo lasciata per ricordarmela, però nell'aria sentivo qualcosa di strano e ciò alimentava quello strano presentimento che provavo, ma cosa voleva dire tutto ciò?
Camminammo in silenzio per una ventina di minuti e poi ci fermammo di fronte ad un grande cancello in ferro battuto con un cigolio sinistro con su scritto benvenuti al Dolce Amoris, che strano nome.
Una volta aperto quel sinistro cancello lo scenario però era totalmente diverso, c'erano cespugli e alberi in fiore un po’ ovunque. Dal cortile si vedevano molto chiaramente una palestra e una serra che si trovavano ai lati dell’edificio principale di colore rosa nel quale noi ci stavamo addentrando. Con i nostri documenti d‘iscrizione io e mio fratello ci dirigemmo alla sala delegati, a furia di cambiare liceo conoscevamo a memoria le procedure d’iscrizione ed eravamo ben preparati con fototessere e documenti sufficienti a far impallidire un ufficio contabile. Dopo pochi minuti eravamo davanti a quella porta azzurra incastonata alle pareti rosa con la targhetta dorata con scritto Sala delegati, ma mentre stavamo entrando un ragazzo dai capelli rossi usci sbattendo la porta e venendomi addosso, io caddi al suolo e lui per tutta risposta senza neanche voltarsi aggiunse acido.
???: “Lavati dalle scatole novellina.”
Non avevo mai visto quel ragazzo e non sapevo se l’avrei mai rivisto, ma quando mi aveva urtata avevo provato qualcosa di strano, come se percepissi che in lui c’era più di quello che si vedeva con gli occhi.
Ken: “sorellina tutto bene? Ti sei fatta male?”
La voce di mio fratello mi riportò alla realtà e così rialzandomi e sfoggiando uno dei mie soliti sorrisi gli risposi.
May: “Sì, tutto bene, non sarà certo una piccola caduta a rovinarmi la giornata.”
Ken: “Sicura, hai fatto quella cosa strana con gli occhi, sicura che vada tutto bene?”
May: “Quale cosa strana? Io sto bene, non preoccuparti.”
Lui mi abbracciò e mi sussurrò.
Ken: “Hai cambiato il colore delle tue iridi, sono diventate color ametista, controllati, qui non sanno che sei speciale, gli altri potrebbero spaventarsi.”
Quelle parole mi pietrificarono, avevo cambiato colore degli occhi, ma come, non mi ricordavo mi fosse mai successo prima, ma Ken sembrava convinto che non fosse la prima volta, intanto lui si era staccato e prendendomi per mano aveva chiesto.
Ken: “Andiamo?”
May: “Sì, ma lascia parlare me, tu combini solo guai.”
Entrammo insieme nella sala delegati, io presi un respiro e dissi
May: “Scusate il disturbo, è permesso?”
???: “Certo, accomodatevi ed entrate pure, piacere sono Nathaniel il segretario delgato.”
Aggiunse il ragazzo allungando la mano in segno di cortesia io l’afferrai, e non appena strinsi quella mano un nuovo presentimento si impadronì di me, era simile a quello che avevo provato poco fa con il rosso, ma allo stesso tempo era diverso, qualcosa di nuovo e di positivo.
Nath: “Hey tutto bene? È tutto ok? Vi serviva qualcosa?”
La voce del ragazzo mi riportò alla realtà ancora una volta, ma che cavolo mi stava succedendo? Lo stavo fissando dritto negli occhi, aveva due stupendi occhi color ambra e dei capelli che sembravano fili di grano, uno sguardo dolce e un sorriso affettuoso, indossava una camicia bianca, una cravatta turchese e un paio di pantaloni beige con scarpe sportive nere.
May:  “Sì, è tutto ok. Piacere io Mi chiamo Misery e lui è mio fratello Kenthin” aggiunsi indicando il ragazzo al mio fianco. “Siamo qui per l’iscrizione, ci siamo trasferiti qui da poco e vorremo frequentare questo liceo.”
Nath: “Il piacere è mio, prego seguitemi alla mia scrivania, è raro trovare una ragazza tanto cortese ed educata, ma allo stesso tempo tanto dolce e tanto bella, sono lieto di averla conosciuta.” A quelle parole io arrossii e anche lui fece lo stesso.
Ken: “Hey! Attento a quello che dici. Lei è mia sorella.”
May: “Ken. Lui cercava solo di essere gentile e di fare un complimento, non serve essere acidi.”
Ken: “Scusami May se volevo proteggerti, questo tizio non lo conosci nemmeno magari è un pervertito.”
May: “KEN!” Dissi arrossendo violentemente in volto. “Ti prego scusalo Nathaniel, alle volte parla senza pensare a ciò che dice.”
Nath: “Ti prego chiamami Nath. Comunque lo capisco, anche io ha una sorella e capisco il suo punto di vista, comunque posso assicurarti che non ho cattive intenzioni, prego sedetevi.” Aggiunse una volta arrivati alla sua scrivania spostando lievemente la sedia per farmi accomodare da vero gentil uomo ed io mi sedetti provando nuovamente quella sensazione solo sfiorandolo. “Dunque.” Aggiunse sedendosi dall'altra parte della scrivania. “avete detto che siete qui per l’iscrizione, allora ho bisogno dei vostri moduli, una fototessera e 25$ ciascuno.”
May: “Eccoli, comunque puoi chiamarmi May se ti fa piacere.”
Aggiunsi porgendogli i miei moduli e quelli di Ken con le nostre rispettive foto e i 50$.
Nath: “Perfetto, i moduli sono perfetti May e anche quelli i tuoi Ken, ora vi accompagno dalla direttrice per presentarvi e per porgerle i vostri documenti e successivamente vi accompagnerò alle vostre classi, tu Ken sei nella quarta sezione A mentre tu Misery sei in quarta C, che…” aggiunse arrossente lievemente. “… sarebbe anche la mia classe.”
Ken: “Biondino sappi che ti tengo d’occhio.”
May: “Ma per favore Ken, sono felice che siamo in classe insieme, almeno conoscerò qualcuno.” Aggiunsi sorridendo.
Nath: “Mi fa piacere sapere che ne sei felice, venite vi porto dalla direttrice.”
Si alzò, si avvicinò e mi porse la mano guardandomi dritto negli occhi con quei suoi occhi magnetici e lucenti. Ci portò dalla direttrice, una donna di mezz'età con i capelli grigi raccolti e un completo rosa antico. Le consegnammo i fascicoli e i soldi e lei ci congedò con un enorme sorriso. Dopo di che Nathaniel accompagnò Ken alla sua classe e poi ci avviammo verso la nostra, la quarta C.

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Angolo dell'autrice

Eccomi qua col secondo capitolo, spero vi piaccia.

Ringrazio chi ha visitato la mia umile storia, chi l'ha messa tra le preferite, seguite o tra le storie da ricordare e ringrazio immensamente le 2 persone che hanno recensito il precedente capitolo, spero di non avervi deluso con questa schifezuola di capitolo. 

Sono curiosa di leggere i vostri commenti e sapere che ne pensate.

Mi scuso per gli errori che so sono più qui che nei precedenti capitoli, ma abbiate pietà l'ho scritto con la febbre e la vista ogni tanto mia ha giocato butti scherzi.

Vi saluto con affetto e sopratutto mando un grande bacio ad IleWriters(Ti adoro cucciola) e a devil_angel_vampire (ti sono infinitamente grata per il fatto che continui a seguire il mio umile lavoro.) che continuano a recensire, vi voglio bene.

Un bacio la vostra

Misery007 

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Capitolo 4
*** Terzo capitolo: Quarta C, ma dove sono capitata? ***


Quarta C, ma dove sono capitata?
 
Stavamo camminando per i corridoi per raggiungere la nastra classe e notai che Nath continuava a fissarmi, ero un po’ imbarazzata da tutto ciò e quando lui se ne accorse distolse lo sguardo. Non so perché, ma sembrava stessimo camminando da ore. Quanto cazzo manca ancora per arrivare in classe? C’era uno strano silenzio tra noi e la cosa era un po’ imbarazzante, ma io non avevo la più pallida idea su cosa chiedergli.
Nath: “Scusami May posso chiederti una cosa?”
May:  “Certo, che vuoi sapere?” Aggiunsi sorridendogli. “Chiedi pure, non mordo.”
Nath: “Come fai a fare quella cosa?”
May: “Scusami, ma quale cosa?” Cosa caspita ho combinato? Stupida, stupida, stupida. Non feci altro che ripetermelo mentre ripercorrevo i momenti trascorsi con lui quella mattina, come in una sorta di film proiettato dall’ultima scena alle prima. Lui mi fissava intensamente dritto negli occhi. Ero nuovamente entrata nella trans dei miei pensieri.
Nath: “Questo, quello che hai fatto anche in questo momento, come fai a cambiare colore degli occhi?”
May: “Cosa? Gli occhi? Che ho fatto? Non ho fatto nulla, forse è un effetto della luce.”
Nath: “Non so, non credo che le luci del liceo facciano strani effetti sugli occhi, comunque…” Aggiunse arrossendo lievemente. “…ecco volevo dirti che…” Arrossì ancora più violentemente. “… Volevo dirti che è una cosa interessante, che a me piace molto. Ti rende veramente stupenda.”
May: “G-g-g-g-grazie.” Quella che era divampata a quel punto ero io. Cazzo un pomodoro sarebbe stato più pallido di me, ne sono certa. “Sei molto gentile, è la prima volta che mi fanno un complimento simile.”
Camminammo un altro po’ senza più dire nulla, io ero ancora imbarazzata e mi sentivo strana con tutte quelle attenzioni e quei complimenti riferiti a me. Ma che caspita sta succedendo? Nessuno si è mai interessato tanto a me.
Nath: “Eccoci, questa è la nostra classe.”
Le sue parole riecheggiarono nella mia mente interrompendo il mio pensare.
May: “bene, entriamo.”
Gli ho sorriso e siamo entrati, ma non mi sarei mai immaginata di trovare una scena simile, la classe era come divisa a metà. Da una parte c’erano studenti e studentesse operose e dall’altra invece c’erano studenti chiassosi e svogliati accompagnati da studentesse vanitose e dispettose, al centro di fronte alla classe, che ormai era governata dalla seconda metà capitanata dal ragazzo coi capelli rossi che mi aveva urtata poco prima, c'era la professoressa impietrita e spaesata. Quel ragazzo non sembrava minimamente interessato alla mia presenza e credevo che questo non sarebbe cambiato, ma mi sbagliavo. Nathaniel andò a sedersi al suo posto e la professoressa mi chiese di presentarmi e inspiegabilmente tutta la classe ammutolì non appena io ho aperto bocca. Ma che cavolo significa tutto questo silenzio?
May: “Il mio nome è Misery…”
Continuai la mia presentazione standard che ormai avevo memorizzato e perfezionato negli anni e fu proprio durante questa mia presentazione che il rosso sembrò interessarsi a me, ma il vero interesse avvenne quando la professoressa chiese chi mi voleva come compagna di banco e Nathaniel alzo la mano. Mentre stavo per dirigermi vicino a lui il rosso si alza in piedi, mi prende per un braccio e aggiunge.
???: “Professoressa lei si siederà con me. Non so perché ma sento che deve assolutamente stare da questa parte della classe.”
Ma perché aveva messo tanta enfasi nel dire questa parte? E perché adesso lui aveva tanto interesse per me? Lui continua a stringermi il braccio che cominciava a farmi male e a quel punto mi vidi costretta a dimenarmi e a tentare di liberarmi dalla sua forte e prepotente presa.
May: “Lasciami andare, nessuno ti ha chiesto niente. Io non ti conosco e non ho nessuna intenzione di sedermi accanto a te, per nessun motivo mi farei mettere i piedi in testa da un prepotente manesco che non ha nemmeno l’educazione di presentarsi.”
Lui rimase sconvolto dal fatto che io mi ribellassi e per un attimo mollò la presa dal mio braccio, io ne approfittai per liberarmi, voltarmi e tirargli un ceffone che riecheggiò nel silenzio che era improvvisamente ripiombato in classe e la professoressa mi guardava pietrificata. Ma è possibile che in questa classe non ci sia nessuno in grado di tener testa a un prepotente? Non sarò stata mica l’unica a rispondere per le rime al quel gradasso? A quel punto Nathaniel si avvicinò a me appoggiandomi una mano sulla spalla, io mi voltai e solamente guardandolo negli occhi ritrovai immediatamente la calma interiore, lui mi sorrise è poi voltandosi verso il rosso aggiunse…
Nath: “Come puoi vedere Castiel lei ha scelto di stare dalla mia parte della classe” Ancora quell’enfasi su parte, insomma che succede in questa classe? Perché sembra quasi che tra questi due volino fulmini e saette? “Signorina credo quindi che sia chiaro che Misery si siederà al mio fianco, ci sono problemi a riguardo?”
Prof: “Certo che no. Fate pure come meglio credete.” Rispose lei alquanto impaurita dagli sguardi di quei due ragazzi l’uno contro l’altro.
Nath: “Grazie mille signorina. Siediti pure Misery, il braccio ti fa male?”
Non feci in tempo a rispondergli che Castiel intervenne al posto mio.
Cass: “Non è finita, io e te dobbiamo regolare questa questione segretariuccio da quattro soldi e tu lady braccia di burro non dirmi che sei così fragile da farti male per così poco.”
May: “Non sono io quella dalle braccia di burro, ma tu quello che non misura la forza e comunque sappi che la prepotenza è soltanto un modo di nascondere la paura o l’inadeguatezza e tu sei anche troppo prepotente per i miei gusti.” Dissi mentre seduta al mio posto tiravo fuori dallo zaino il necessario per seguire la lezione.
Durante la mattinata non successe niente altro di stravagante o di strano fortunatamente e finalmente le lezioni erano finite e mi stavo preparando ad andare a casa con mio fratello quando mi arriva un suo messaggio che mi dice…
- Sorellina io torno a casa più tardi, ho trovato un mio amico dell’accademia militare e abbiamo deciso di tornare a casa assieme dopo una sessione di allenamento, dillo tu alla mamma. Baci Ken. –
Nath: “Misery ti va di fare un giro della scuola?” Mi chiese Nath sorridendomi e facendomi distogliere l’attenzione che avevo rivolto al mio cellulare e al messaggio di mio fratello. Tipico di Ken cambiare i piani così su piedi. Ma forse è meglio così.
May: “Certo mi farebbe molto piacere, anche perché Ken è ad allenarsi con un suo amico.”
Nath: “Bene, andiamo allora.”
May: “Arrivo. ” Dissi sorridendogli.
Nath: “Allora andiamo.”
Mi sorrise e cominciammo a fare il giro della scuola. Per prima cosa mi portò in giardino e mi fece visitare il club di giardinaggio e la serra, anche se lui restò parecchio distante da ogni pianta in fiore e mi spiegò che era allergico al polline e che quindi non si avvicinava mai ai fiori, poi mi portò all’auditorium dove si svolgeva il club di teatro, poi visitammo la mensa, l’aula di musica, altri club e per finire mi portò nella biblioteca della scuola un posto a dir poco meraviglioso dove perdersi tra le pagine di romanzi di ogni genere.
May: “Cavoli questo posto è meraviglioso, è la prima scuola che frequento a possedere una così ben fornita libraria.” Dissi scorrendo le dita sulle svariate mensole ricolme di libri.
Nath: “Anche a te piace leggere? Sai più parlo con te più scopro cose di te che mi piacciono e mi interessano” Aggiunge arrossendo lievemente sorridendomi e io stessa arrossisco come un pomodoro alla sua rivelazione, ripiombando nuovamente in un silenzio imbarazzante. “Senti ti va se ti riaccompagno a casa?” Chiede lievemente imbarazzato.
May: “Certo, mi farebbe davvero molto piacere” Gli sorrisi ancora rossa in volto.
Nath: “D’accordo, allora posso avere l’onore di accompagnarla?” Aggiunge porgendomi la mano e sorridendomi, io gli sorrido a mia volta e gli stringo la mano.
May: “Certamente, mio cavaliere andiamo pure.”
Nath: “Allora mi segua melady.”
Detto ciò entrambi scoppiamo in una fragorosa risata e mano nella mano ci avviamo verso l’uscita dell’edificio. Stavo bene in sua compagnia e stranamente mi sentivo accolta e apprezzata, insomma per una volta non mi sentivo quella sola ed emarginata, una volta ogni tanto non sembravo quella strana che tutti detestavano e questa nuova sensazione era davvero piacevole.
Nath: “Sai è bello trascorrere il tempo in tua compagnia.” Disse dolcemente sorridendomi.
May: “Mi fa piacere, anche perché per me è lo stesso.” Aggiunsi lievemente imbarazzata. “Ti ringrazio per aver preso le mie difese contro quel gradasso questa mattina.”
Nath: “Figurati, anche se veramente non ho fatto nulla, ti sei difesa benissimo anche da sola, sai non avevo mai visto nessuna ragazza tener testa a quel bruto.”
May: “Ho per caso fatto qualcosa di proibito e di ingiusto? Mi sono sempre dovuta difendere da tutto e tutti, quindi non riesco a sopportare che qualcuno creda di potermi mettere i piedi in testa.”
Nath: “No, non hai fatto nulla di male, la tua forza ti fa onore.”
May: “Grazie.” Dissi arrossendo. “Comunque quando siamo arrivati alla biblioteca prima hai detto che era la tua stanza preferita di tutto il liceo. Quindi presumo ti piaccia leggere.”
Nath: “Io amo leggere, la mia passione sono i romanzi gialli, ma amo la lettura in generale. Credo che la letteratura sia il rifugio dell’anima, perché leggendo ognuno di noi entra in un mondo nuovo e meraviglioso. Dato che ti piace leggere presumo che lo creda anche tu, mi sbaglio forse?”
May: “Niente affatto, concordo pienamente. Tante volte i libri sono stati i miei unici amici.”
Nath: “I tuoi genitori devono essere orgogliosi di questa tua passione.”
May: “Io non conosco i miei genitori.” Aggiunsi abbassando lo sguardo e stringendo tra le mani il ciondolo che mi hanno lasciato. “Non li ho mai incontrati, non so chi erano ne come si chiamavano. Zia Agatha mi ha detto di avermi adottata quando ero neonata e della mia vera famiglia io ho solo questo ciondolo che stringo tra le mani e poco altro.” Mentre parlavo cominciai a piangere, non so perché mi sfogavo con lui, di solito ero molto più controllata, ma in quel momento sentivo solo di voler piangere. Lui mi si avvicinò e mi strinse forte in un abbraccio così dolce, spontaneo e amorevole che mi fece quasi sciogliere.
Nath: “Scusami, sono stato indelicato. Non avrei dovuto chiedertelo. Perdonami ti prego non ne avevo idea, il legame tra te e Ken era così forte che credevo foste veramente fratelli.”
Sembra strano, ma dopo quell’abbraccio mi sentii immediatamente meglio e nella mia testa una voce mi disse “ricorda che devi ridere, ridere sempre.” così mi asciugai le lacrime e gli sorrisi.
May: “Non preoccuparti, non è colpa tua, non potevi saperlo. Comunque la mia vita mi piace così com’è. La mia famiglia è diversa, ma è speciale e non avrei potuto sperare in meglio. Ti ringrazio per l’abbraccio ne avevo bisogno, sei stato dolce.”
Istintivamente gli diedi un bacio sulla guancia. Non so perché, ma il cuore batteva così forte che sembrava quasi volesse uscirmi dal petto mentre il suo volto arrossiva per quel mio gesto spontaneo ed incontrollato.
Nath: “G-g-g-g-grazie, io ho fatto solo ciò che credevo giusto fare. Sai sei veramente una ragazza speciale. Senti ti…” balbettò “…ti andrebbe di… insomma ti piacerebbe se… se io ti invitassi a cena sabato sera?” Chiese distogliendo lo sguardo con il volto rivolto verso la direzione opposta per nascondere il suo imbarazzo. Alla domanda anche io divampai in volto e sorridendogli gli risposi.
May: “Mi farebbe davvero molto piacere, sta sera chiederò il permesso alla zia e poi domani ti darò una risposta certa.”
Nath: “Davvero? Ne sono felice, spero che lei ti dia il consenso, comunque posso farti una domanda?”
May: “Certo, chiedimi pure tutto ciò che vuoi.” Risposta un po’ avventata, mi ha appena chiesto un appuntamento, che altro potrebbe chiedermi? Sono una scema, a volte dovrei pensare prima di parlare.
Nath: “Mi chiedevo perché chiami la tua matrigna zia o zietta? Hai detto che ti ha adottato allora perché non la chiami semplicemente mamma?”
May: “Semplicemente perché lei non lo ritiene giusto, lei è convinta che i miei genitori siano da qualche parte e quindi non ritiene giusto attribuirsi un compito non suo, così ha deciso che dovevo chiamarla zia o meglio zietta. Comunque siamo arrivati io abito qui. Ti ringrazio per avermi accompagnata fino all’uscio di casa.” Aggiunsi sorridendo.
Nath: “Davvero tu abiti in questa casetta deliziosa? Guarda i casi della vita io abito proprio da queste parti.”
May: “Stupendo. Allora ci vedremo molto spesso. Ciao.”
Sorrisi e salutandolo con la mano mi avviai verso la porta di casa, una volta entrata e chiusa la porta alle mie spalle mi voltai per vedere dallo spioncino della porta se lui fosse ancora lì, ma lui era già sparito. In un attimo si era come volatilizzato, appoggiai la tracolla sulla base delle scale e andai in cucina da dove sentivo la zietta ai fornelli. Speriamo non bruci tutto come suo solito.
May: “Zietta sono tornata. Che cucini di buono? Comunque Ken mi ha detto di avvisarti che sarebbe arrivato più tardi perché si fermava con un suo amico in palestra.”
Zietta: “E tu sei tornata a casa da sola? Se è così come mai sei così in ritardo?”
May: “Zia sono grande e non ho bisogno di guardie del corpo. Comunque no, mi ha riaccompagnato a casa un ragazzo, prima però mi ha fatto fare un giro del liceo dato che sono la ragazza nuova e…”
Zietta: “Quindi hai fatto nuove amicizie? Ne sono felice e dimmi com’è la scuola? E la classe?”
May: “La classe tutto sommato non è male e la scuola è fantastica, ma zia io volevo chiederti se posso uscire sabato sera?” Ti prego zia dimmi di si. Incrocio le dita.
Zietta: “Certo, tu e Ken dove volete andare di bello?” Tipico, mai che ci arrivi subito.
May: “No, veramente non è con Ken che devo uscire zietta.”
Zietta: “An, capisco. E dimmi con chi allora?” disse sminuzzando più rabbiosamente e rapidamente le verdure sul tagliere di fronte a lui.
May: “Ecco… vedi… il ragazzo che mi ha riaccompagnata a casa e che mi ha fatto fare il giro della scuola, che oltretutto è il mio compagno di banco non che segretario delegato della scuola, mi trova carina e mi ha chiesto se mi andrebbe di uscire con lui sabato. Allora Zia posso? Ti prego.” Chiesi con occhioni dolci.
Zietta: “Sono felice che tu abbia fatto colpo, però non so se posso fidarmi di quel tipo, infondo io non l’ho mai visto.”
May: “Ma zia.”
Zietta: “Niente ma. Quando è no è no.”
May: “Ma… ma… ma… Ti odio zia, non ti ho mai chiesto nulla e l’unica volta che ti chiedo il permesso per fare qualcosa tu mi rispondi di no, mentre a Ken è sempre tutto concesso. Sei ingiusta, TI ODIO ZIA.”
Le urlai contro piangendo e correndo fuori casa sbattendo la porta in preda alla rabbia. Ma perché non posso mai fare nulla? Continuavo a ripetere a me stessa mentre correvo senza meta con le lacrime agli occhi, corsi senza meta fino ad un parco, mi ero persa e non avevo la più pallida idea di dove mi trovavo. Mi sedetti sulla prima panchina che trovai e mi asciugai le lacrime. Ora che faccio? Dove sono? Da che parte vado? Mi gira la testata. Mi scoppia la testa. Pensai portandomi le mani alle tempie, contemporaneamente una strana nube nerastra si spostò sopra la mia testa, ma non sembrava una nube piovosa era qualcosa di strano, mai visto prima. E ora? Che succede? Alzai la testa e avvicinandomi un po’ di più al suolo sotto il centro di quella nube vidi qualcosa di strano, inizialmente vidi due enormi ali bianche piumate e di fronte ad esse due enormi ali piumate nere come quelle di un corvo, vedevo questi che sembravano due enormi uccelli scagliarsi l’uno contro l’altro, poi rallentarono lievemente e riuscii a distinguere due teste, sembravano due ragazzi. Uno coi capelli rossi e uno dai capelli dorati, ma i volti erano coperta dalle fiamme che lanciava il rosso e dalle sfere d’acqua unite alle schegge di ghiaccio che lanciava il biondo. Restai la sotto ferma per un pezzo a seguire quella che aveva tutta l’aria di essere una battaglia fin che ad un certo punto quelle due figure cominciarono a parlare e le loro due voci mi sembravano così famigliari, ma ancora non riuscivo a riconoscerle. Chi sono? Che stanno facendo?
“Lasciala in pace, lei è una ragazza comune, non hai nessun diritto di darle la caccia.” Disse il biondo.
“Ma piantala, l’hai capito anche tu benissimo che in lei c’è qualcosa di più di quello che si vede o addirittura più di quello che lei stessa sa.” Ribatté il rosso.
“Ha un carattere diverso dalle ragazze che abbiamo conosciuto fino ad ora. Ciò non vuol dire che sia una di noi o una di voi. Semplicemente è unica.”
“Smettila, io sono certo che lei sia una di noi e tu credi lo stesso dato che stai facendo di tutto pur di portarla dalla tua parte, vi ho seguito oggi e ho visto che stai facendo di tutto per portarla dalla tua parte. Sai per essere un angelo stai giocando sporco.”
“Solo voi demoni ricorrete a questi futili sotterfugi e a inutili trucchetti, quello che ho fatto io l’ho fatto seguendo semplicemente il mio cuore, a me lei piace veramente. Fino a che non me l’hai fatto notare tu non mi ero nemmeno accorto delle vibrazioni magiche che emanava, anche se ammetto che comunque hai ragione.”
“FALSO!! Sei un regal angel, sei figlio del più potente degli angeli, è impossibile che tu non ti sia accorto di nulla. E comunque non smetterò mai di darle la caccia, io sono un regal demon e, in quanto figlio del più potente dei demoni, se mi prefiggo una preda io non mi arrendo fino a che non la ottengo.” aggiunge sogghignando. "Ora lei è la mia preda e io non mi arrenderò finche non sarà mia."
“NON TI PERMETTERO' DI TORCERLE UN CAPELLO. SONO STATO CHIARO?”
Urlò il biondo sbattendo violentemente le ali e diradando la nube che li circondava mostrandoli alla luce della luna che ormai brillava alta nel cielo e non avrei mai creduto in ciò che mi mostravano i miei occhi.
May: “Nathaniel. Castiel. Ma questo non è possibile.”
Nath: “Misery?” Aggiunse lui allarmato voltandosì verso di me dopo aver sentito la mia voce.
Cass: “Tu guarda parli del diavolo e spuntano le corna." disse soggnignando nuovamente mentre guardava nella mia direzione. "Vediamo se ciò che credevo è vero o meno.” Detto ciò prese le sue mani e creò delle sfere di fuoco che mi lanciò contro. Ora che faccio? Sta volta che cosa mi invento? Come mi sono cacciata in una situazione simile?
Tutto accadde in pochi secondi e poi il fumo era tutto ciò che si vedeva, soltanto una grande nube di fumo e nient'altro.

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Angolo dell'autrice

Rieccomi qua, scusate immensamente la prolungata attesa ed eccovi finalemente il nuovo capitolo. >.<

Spero veramente che vi piaccia il capitolo e buona lettura.

Ringrazzio veramente tutti coloro che recensiscono, seguono o che semplicemente perdono tempo a leggere il mio umile lavoro.

Un grazie speciale a tutti coloro che hanno lasciato una recensione, (a quanto pare più aspetto a pubblicare più gente mi chiede di pubblicare il seguito, fatemi sapere se volete sapere come prosegue.) ma sopratutto un grazie speciale a IleWriters (Sei stupenda amica mia, e grazie per la pazienza che hai.) che continua a seguirmi e recensire questa mia umile (e a mio parere schifosa) Fanfiction. 

Un bacione enorme e chiunque legga. Con affetto la vostra

Misery007!

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