I LOVE YOU YES I LOVE YOU NOT: tutti gli amori di Edith Norton

di NiNieL82
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Captolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Una bellissima porta nera giaietto, con tanto di battente a forma di leone in ottone lucido, era bagnata dalla calda luce del sole di primavera. Chiusa da tanto di quel tempo che un vicino un po' apprensivo avrebbe anche potuto chiamare la polizia per assicurarsi che non fosse successo all'interno della casa in uno dei bellissimi quartieri di Londra.

Ma nessuno sembrava poi così preoccupato e la vita continuava tranquilla per le strade di Mayfair. Un cab passò silenzioso, un signore passeggiava con il suo cane che si fermò ad annusare i primi tre gradini dell'abitazione chiusa e una nanny passeggiava con i bambini troppo piccoli per andare all'asilo. Una cosa stonata era un gruppo ben defintio di uomini che stazionava sotto l'ombra di un grosso albero, dall'altra parte della strada, guardando fissa la casa suddetta senza muovere il minimo muscolo, quasi fossero leoni che cercavano di cacciare una preda nell'immensa savana africana. Ma essendo Londra molto differente dalla savana, il gruppo molto folto occupava una gran fetta di suolo pubblico, lasciando che chi passeggiava in quella direzione fosse costretto a scendere dal marciapiedi e camminare per qualche secondo sull'asfalto variopinto, o cambiando marciapiedi e continuando indisturbati la passeggiata dall'altro lato della strada.

Gli uomini in attesa erano dei paparazzi. Alcuni freelance, altri mandati da alcune riviste, in silenzio, più o meno stanchi, aspettavano che la star in questione uscisse di casa al fine di fotografarla e sbatterla in prima pagina guadagnando un bel po' di soldi dopo aver venduto la foto migliore al SUN, o ad HELLO o a qualsiasi altra rivista capace di pagare abbastanza per qualche buon scatto. Questo bastava per affrontare una temperatura semi tropicale armati solo di acqua talmente calda da poterci cuocere la pasta e una sola fotocamera digitale, vera amica in quel gruppo disparato di nazionalità, odori personali inclusi. Tutti in silenzio aspettando che quella porta si aprisse.

E lo fece.

Da dietro apparve una donna molto bella, con dei lunghi capelli castano chiaro e qualche ciocca bionda qua e là. Occhiali a goccia e un giacchino in finto daino, di colore chiaro, intonato agli stivali dal tacco alto che arrivavano al ginocchio. Jeans scuri e una t-shirt che si intravedeva da sotto il giubbino, bianca e con sopra un disegno. Per mano teneva una bambina, sua figlia; in braccio l'altro figlio. La più grande sembrò quasi pietrificata quando vide tutto quel gruppo di persone così vasto e vario correrle incontro, scattando foto all'impazzata e gridando:

Eccola!”

Non fatevela scappare!”

La mamma dei bambini, rendendosi conto che la situazione stava degenerando, aumentò il passo e fece sedere la più grande nel sedile anteriore, dal lato passeggero, sistemando nel seggiolino dietro il più piccolo, mentre attorno, come le luci di un albero di Natale, i flash si accendevano e spegnevano, mentre dietro le gridavano:

Un sorriso, su!”

Dai! Sei stata dei nostri per tanto te, facci un sorriso! Lo sai quanto ci pagano una foto!”

La ragazza si rimise in piedi e sollevando un sopracciglio rispose:

Il giorno che sorriderò ad uno di voi per farvi fare soldi potete stare certi che l'inferno ghiaccerà!” e avvicinandosi al posto di guida entrò nell'abitacolo aiutando la figlia a sistemare la cintura di sicurezza. Stava per mettere in moto, ignorando i fotografi che stavano continuando a fotografare, quando sentì bussare al finestrino. Lo stesso dove era seduta sua figlia.

Reagì nella frazione di un attimo. Slacciò la cintura, scese dalla macchina, prese il tipo per la collottola, gli rubò la macchina fotografica e la scagliò per terra e puntandogli il dito contro lo minacciò dicendo:

E sappi che la prossima volta farò lo stesso alla tua faccia, stronzo. Lascia in pace miei figli!”e lo spinse facendolo inciampare a cadere. Senza nemmeno curarsi che si fosse fatto male, a passo di marcia si avvicinò alla macchina, sbatté forte la portiera e rimise la cintura, partendo e fregandosene dei paparazzi, mentre quello che aveva aggredito, zoppicando si chinò sulla sua macchina fotografica ormai in pezzi e disse:

Vecchia puttana! Mi hai distrutto la macchina fotografica Norton. Aspetta notizie dal mio avvocato!”





I love you yes I love you not

(Tutti gli amori di Edith Norton)


Capitolo 1: Non è colpa mia.


Rachel lasciò cadere il giornale sulle gambe e con un sorriso sornione disse:

Non sapevo che a Kendal avessi preso lezioni private da Van Damme. Complimenti!”

Edith la guardò con rimprovero e chiese allungando il collo:

Perché che hanno scritto?”

Lesioni gravi! Una macchina fotografica ultima generazione distrutta...” cominciò ad elencare con leggerezza Rachel.

Edith sbuffò infastidita e replicò con un telegrafico 'BALLE' al quale Rachel ribatté:

Dovresti evitare questi casini. Lo sai che la stampa non aspetta altro che un tuo crollo!”

stavolta Edith si voltò di scatto e rispose:

Prova tu a cercare di andare da qualsiasi parte e trovarti un'orda di fotografi che ti inseguono e non solo scattano foto a te, ma anche a tuoi figli!”

Nala! Datti una calmata. Sono mamma anche io!” rispose sarcastica Rachel tornando a guardare il giornale mentre Edith rispose, incrociando le braccia al petto:

Sì! Ma nessuno si mette a battere sul finestrino per richiamare l'attenzione di tua figlia e fotografarla senza pietà!”

Rachel si voltò di scatto e realmente stupita, esclamò:

No!”

Edith annuì e aggiunse stanca, lasciandosi andare contro la spalliera dell'enorme divano dell'amica:

Ormai è tutti i giorni che va così!”

E tu non hai chiamato la polizia e chiesto di fare qualche cosa?” domandò Rachel girandosi verso l'amica, passando dolcemente la mano sul pancione di sette mesi.

Edith annuì e rispose:

Una volta hanno mandato una pattuglia e si sono dispersi. Ma c'è crisi e il governo sta tagliando un po' dappertutto e non possono lasciarmi una volante fissa davanti casa”

E quindi?” chiese Rachel aggrottando la fronte.

Quindi...” rispose Edith allungando le gambe e poggiandosi di nuovo alla spalliera del divano: “Mi hanno detto che se voglio essere protetta devo chiamare un'agenzia di guardie del corpo. Ed io non voglio dei gorilla a casa. Comprometterebbero ancora di più la ormai inesistente tranquillità dei miei figli” e passando una mano sul viso concluse: “E penso che questa storia dovrà pur finire!”

Rachel fece una piccola smorfia, quasi impercettibile e poggiandosi anche lei alla spalliera del divano, disse:

Da Natale i paparazzi aspettano un segnale. È naturale che con quello che è successo ti stiano tutti addosso!”

Edith si voltò e arresa, guardando l'amica disse:

Sì! Ma stavolta non è colpa mia!”

E in effetti era vero.

Edith Norton era ormai una ex giornalista, l'ex direttrice di Vanity Fair UK e US e si era affermata in tutto il mondo come una scrittrice tra le più famose non solo per le sue doti eccellenti nella scrittura, ma anche per la sua turbolenta vita privata.

Era salita agli onori della cronaca come la fidanzata di Brian Stephensons, figlio di un nobile, grande magnate e padrone di moltissime cose in giro per il Regno Unito. Dopo aver rotto con lui era diventata la fidanzata di Orlando Bloom, attore conosciuto per la sua interpretazione nella trilogia de Il Signore Degli Anelli e Pirati dei Caraibi. Da lui aveva avuto una figlia ma dopo un tradimento lo aveva lasciato e aveva cominciato subito una relazione con Jude Law, amico del suo ex. Dopo vari tiri e molla degni della peggior soap opera di serie c con tanto di doppiaggio scadente, il triangolo divenne un quadrato grazie all'introduzione di Miranda Kerr, modella australiana, che senza volerlo prese parte a quel gioco al massacro. Fu proprio in quel periodo, quando Orlando conobbe Miranda, che Edith decise di sposare Jude. All'inizio poteva sembrare che tutto stesse andando finalmente per il verso giusto, fino a quando Edith stessa ebbe un incidente quasi mortale e si scoprì che il suo secondo figlio non era di suo marito Jude, ma bensì del suo ex Orlando, ormai padre di Flynn Bloom avuto dalla moglie Miranda. Distrutta da quelle vicende che le avevano succhiato via anche l'ultimo briciolo di spirito, si richiuse a Kendal dove scrisse il nuovo libro, Il segreto di Iris, da cui venne tratto un film in cui Orlando e Jude ebbero le parti da protagonisti. E fu grazie a quel film che Edith non solo riuscì a far pace con Orlando e Jude e con se stessa, ma riuscì anche a mettere in chiaro che non voleva decidere, di non essere pronta a fare questo passo. Ma da allora, dopo averli visti a braccetto alla premiere del film, tutti i giornali patinati avevano cercato la notizia che avrebbe fatto vendere giornali a palate, come non si faceva da quando il triangolo Diana-Carlo-Camilla teneva tutti incollati alle pagine a spremere quella situazione morbosamente fino all'ultima goccia.

L'occasione si era presentata qualche settimana prima quando una giornalista neozelandese chiese ad Orlando cosa ne pensasse della famiglia. Lui nominò i figli e quella subito partì per la diretta buttando i problemi di Orlando riguardo il suo matrimonio con Miranda. E porgendogli un foglio gli fece leggere un'ansa nella qual Miranda Kerr annunciava il divorzio da Orlando.

Orlando, stupito, lesse il foglio con tanto d'occhi, esterrefatto e schifato mano a mano che andava avanti.

A quanto pareva, Miranda, aveva scoperto un tradimento del marito avvenuto ai tempi in cui lui aveva girato 'I Tre Moschettieri' e aveva atteso che lui partisse in Nuova Zelanda per girare 'Lo Hobbit' per andarsene di casa e tornare dalla madre in Australia. Dopo questo, aveva contattato il suo avvocato e aveva chiesto il divorzio con quella lettera che era finita chissà come nelle mani della stampa, prima ancora che arrivasse a quelle dell'interessato. Orlando lesse tutto il contenuto in cui gli si dava tutto il carico dei problemi di coppia e della fine del matrimonio, poi, dopo un lunghissimo silenzio, con gli occhi ridotti a fessure, schiarendo la voce rispose:

Le cose tra me e Miranda non andavano bene da molto tempo, ormai. Non posso darle torto, in effetti. Ho sempre tenuto nascosto, piuttosto difficilmente, il mio amore per Edith Norton e questo l'ha sempre fatta soffrire...”

Quella fu la scintilla che fece scoppiare il putiferio.

Tutti i giornali cominciarono a cercare Edith accusata più o meno velatamente di essere l'artefice di quel travagliato addio.

Alcune sue vicine cominciarono a toglierle il saluto e a parlottare a bassa voce ogni volta che la vedevano passare. Aveva cominciato persino a detestare i posti pieni di persone per evitare di essere al centro degli sguardi tutti e di conseguenza delle loro chiacchiere. Per un attimo fugace pensò di tornare a Kendal, ma non ebbe cuore di farlo. Ella aveva cominciato le scuole elementari e subire un altro cambiamento l'avrebbe distrutta, specialmente perché non era la prima volta in quell'anno che era costretta a cambiare classe e compagni. E poi non voleva nascondersi di nuovo come aveva fatto dopo l'incidente, anche se alle volte ne sentiva il disperato bisogno.

Così, quando la pressione diventava troppa, andava a casa di Rachel, ormai incinta di sette mesi e gli raccontava tutti i suoi patemi, proprio come in quel momento.

La cosa bella è che non si fanno mancare nulla. Stanno cominciando a parlare anche di Jude e del suo ruolo in questa situazione. E per aggiungere carne sul fuoco, in questo articolo, hanno fatto notare con tanto di neretto che lui, legalmente, è ancora tuo marito!” disse Rachel continuando a sfogliare interessata il giornale che l'amica le aveva portato.

Che devo fare?” sospirò affranta Edith alzandosi e cominciando a misurare a lunghi passi il salotto della casa dell'amica.

Rachel chiuse il giornale e rilassata rispose:

Trovati un altro e dai un calcio nel sedere agli altri due. Da quando li conosci è tanto che tu non sia finita in qualche clinica psichiatrica. Nemmeno Brooke Logan riuscirebbe a sopportare questo carico di emozioni, sappilo. E lei è una che ha sposato tutti i Forrester disponibili, suoi figli inclusi!”

Edith sorrise, ma scuotendo la testa tornò seria. Rachel stava scherzando, ma di certo lei non aveva bisogno di un altro uomo da aggiungere a quel quadro abbastanza grottesco.

E ad alta voce replicò:

Non penso che un altro uomo sarebbe la soluzione migliore, non con tutti questi casini che stanno affiorando come funghi...”

Rachel, dopo quell'affermazione, sollevò un sopracciglio e rispose:

Stavo scherzando, Norton. Capisco i tuoi problemi, ma non penso che mettere da parte il senso dell'umorismo sia una delle scelte migliori che puoi fare!”

Edith si bloccò e sollevando a sua volta un sopracciglio aggiunse:

Vorrei solo che la gente cominciasse a capire che non sono una rovina famiglie. Non sapevo nulla del divorzio di Orlando e Miranda e sono una vittima molto più di quanto gli altri possano immaginare!”

Rachel annuì e disse:

Su questo hai tutto il mio appoggio. Anche se devo ammettere che avere un figlio da Orlando e non dirgli nulla non è stata una delle tue mosse più azzeccate” e sentenziando questo bevve un lunghissimo sorso di succo freddo.

Edith lasciò che l'amica finisse di bere, poi rimettendosi a sedere al bordo del divano, disse con aria avvilita:

Non so davvero cosa fare. Se chiamo Orlando sarò cattiva perché mi metterò in mezzo ad un dramma famigliare; se chiamo Jude sarò cattiva perché sembra quasi che lo tenga legato ad un filo...”

E da fuori è proprio quello che sembra!” esclamò Rachel poggiando il bicchiere sul tavolo e senza dare il tempo di replicare all'amica aggiunse: “Devi decidere Edith. Per quanto tu tenda a rimandare è arrivato il momento che tu prenda una decisione e capisca una volta per tutte che qualsiasi cosa tu farai sarai sempre la cattiva di turno!”

Ed era quello il problema principale. Edith lo aveva sempre saputo. Se sceglieva Orlando avrebbe fatto soffrire Jude e Miranda. Ma se avesse fatto il contrario cosa sarebbe successo? Il matrimonio di Miranda e di Orlando era finito e di certo non per colpa sua. Nonostante questo si rendeva conto che era arrivata a quel punto di non ritorno che aveva scansato a Natale con quel colpo di genio e di marketing che era stato il suo film. Aveva pensato davvero di poter rimandare quel momento per sempre, forse, cullandosi nell'illusione che Orlando e Jude non le avrebbero chiesto chi e quando avrebbe scelto. Aveva girato la testa quando aveva visto i primi problemi di coppia tra Orlando e Miranda. Ed ora si trovava nella spiacevole situazione di dover scegliere senza ancora aver deciso chi dei due uomini che avevano monopolizzato la sua vita fosse quello che doveva starle vicino forse per sempre.

John ha parlato con Orlando, qualche giorno fa. A quanto pare Orlando non solo non sapeva nulla della decisione di Miranda di divorziare, ma gli ha detto che molto probabilmente Robin ha dato la lettera alla giornalista senza dirgli nulla al fine di fare lo scoop e non fargli fare la figura dello sciupafemmine bastardo che tradisce la moglie, ma quella del ragazzo ferito e deluso dalla compagna di vita!”

Scherzi?” disse Edith con tanto d'occhi.

Rachel scosse la testa e rispose:

Edith... La loro relazione, il loro matrimonio, tutto quello che li riguarda, anche il figlio, sono stati sbattuti in prima pagina da Robin sin dal primo momento. Proprio come stava cercando di fare con te quando hai avuto Ella... Solo che a quanto pare Miranda non aveva le palle e non ha mai detto nulla in contrario. E ora anche la fine della loro relazione è su tutti i giornali...”

Edith scosse la testa. Stava cominciando a provare pena per Orlando, nonostante il casino in cui l'avesse ficcata. Sospirò e guardò fuori dalla finestra.

Ha detto che vuole parlare con te quando torna dalla Nuova Zelanda” concluse Rachel quasi in un soffio.

Edith trattenne un brivido. Passo dopo passo si stava avvicinando al momento cruciale sentendosi sempre più indifesa.

Amico dei mesi passati, un attacco di panico cominciò a farle tremare le mani, a mozzarle il respiro. Si sollevò di scatto dal divano e facendo un grosso respiro disse:

Devo uscire...”

Che ti prende?” chiese Rachel guardandola preoccupata.

Edith scosse la testa e prendendo la giacca che aveva abbandonato su di un bracciolo del divano, la indossò e afferrando la borsetta abbandonata poco lontano si chinò a baciare il volto dell'amica e rispose:

Nulla. Ho solo bisogno di prendere la macchina e guidare per un po'” e senza aggiungere altro uscì di corsa lasciando Rachel sorpresa e perplessa sul sofà, con il suo succo e con le sue riviste di cronaca rosa a farle compagnia.


Orlando scese dalla sua roulotte e bevve un lungo sorso di succo di frutta. Finalmente era finita un'altra giornata di riprese. Aveva tolto le orecchie a punta e aveva smesso le lenti colorate e ora si guardava intorno confuso.

Tornare su quel set per lui era stato davvero come tornare a casa. Solo che le cose erano cambiate. Non c'era più la Compagnia a rompergli le scatole se succedeva qualcosa. Non c'era Dom con il suo fare da giullare rompipalle, Billy che gli faceva da spalla, Sean ed Elijah che assieme agli altri due lo prendevano in giro. Non c'era Viggo e quello, ad essere onesti, era la cose che gli mancava di più.

Quindi, dopo la notizia della decisione di Miranda di chiedere il divorzio, Orlando cominciava a sentirsi solo anche su quel set che doveva essere familiare per lui.

Sospirò e si mise a sedere sui gradini in metallo della sua roulotte. Si guardò intorno e cercò qualche cosa che lo potesse distrarre e non fargli pensare a quello che lo aspettava una volta tornato in Gran Bretagna, perché se lo faceva si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo. Ancora adesso, mentre il sole tramontava mesto dietro le colline neozelandesi, Orlando si chiedeva cosa lo avesse spinto a mettere in mezzo Edith in quella faccenda.

'Conoscendola mi metterà le palle su un tagliere, me le taglierà e poi le cucinerà in umido...' pensò l'attore.

E a ragione. Conosceva Edith e conosceva il suo carattere vendicativo e poteva solo immaginare il ciclone che si era scatenato nella vita della sua ex quando lui aveva deciso di far mettere nero su bianco che l'amava ancora.

Che poi, ad essere sinceri, lui era davvero innamorato ancora di Edith. Del resto come si faceva a dimenticare tutto quello che c'era stato tra di loro? Come poteva cancellare dalla sua vita la prima donna che lo aveva reso padre, che lo aveva costretto a crescere e ad essere una persona migliore, almeno quando stavano assieme.

Non aveva mai smesso di maledire la sua stupidità che lo aveva portato a calarsi i pantaloni davanti a quella troietta che lavorava con lui e di cui nemmeno ricordava il nome. Se non avrebbe tradito Edith, lei non sarebbe caduta tra le braccia di Jude, si sarebbero sposati e probabilmente lei sarebbe stata con lui, in quel preciso istante, a decidere in quale ristorante di Wellington andare a mangiare. E lui non si sarebbe sentito così solo.

Scosse la testa ricacciando quei pensieri in un angolo della sua vita. Si era chiesto mille volte se le cose sarebbero state differenti se avessero seguito quel percorso e ogni volta si era risposto che Jude avrebbe giocato tutte le sue carte comunque e forse Edith lo avrebbe tradito comunque o lui stesso lo avrebbe fatto dal momento che da quando era nata Ella avevano un sacco di problemi.

Si guardò intorno e vide avvicinarsi Darla, una ragazza di vent'anni circa, che faceva l'aiuto costumista. Tutti l'avevano notata sul set per delle doti che con il suo lavoro poco avevano a che fare. E ora che lo sovrastava sorridendogli, Orlando le vedeva più che bene quelle due grandi doti.

Che ci fai qua da solo?”

Orlando sorrise e rispose avvilito:

Darla... Non fare la stupida. Lo sanno tutti che vado evitato come la peste in questi giorni...”

La ragazza annuì e mettendosi a sedere vicino a lui replicò:

Quindi stai ancora male per quella che ti ha mollato per mezzo comunicato stampa?”

Orlando si voltò con un sopracciglio sollevato e la guardò per un secondo. Tutto le si poteva dire, ma di una cosa Orlando era certo: Darla Malowe era una bomba sexy, consapevole di esserlo.

Sì! Sto male per lei!” rispose unendo le mani e notando la vera d'oro che metteva per abitudine.

Bastò quello per farlo sentire peggio.

Darla rimase a guardarlo in silenzio e poi, prendendogli una mano e tenendola stretta tra le sue, con un sospiro più sensuale che comprensivo, mormorò:

Ti capisco, sai? Da quando sono entrata a lavorare qua il mio ragazzo mi ha mollata su due piedi...”

Orlando le lanciò uno sguardo sarcastico che la ragazza non notò e aiutata dal silenzio dell'attore continuò:

So cosa sia la solitudine quando sei lontano da casa e so cosa vuol dire sentirsi un pesce fuor d'acqua e volevo solo dirti che...”

Volevo solo dirti che si è fatto tardi Darla e non mi sembra il caso che tu stia ancora in giro. Anche se hai una macchina non penso che sia il caso che una ragazza giri da sola per Wellington”

Era stata una terza persona a parlare. I due si voltarono e videro Peter Jackson ricambiare loro uno sguardo interessato, ma non divertito come suo solito.

Darla arrossì fino alla radice dei capelli e alzandosi come se fosse stata seduta su di una brace ardente, mormorò qualche cosa e corse via. Orlando la guardò allontanarsi e per qualche secondo lasciò che il regista gli rimanesse vicino, in silenzio a sua volta.

Peter, senza che Orlando glielo chiedesse, si mise a sedere vicino a lui. Ecco un'altra cosa che gli sembrava strana: Peter aveva perso tantissimo peso ed era completamente dall'omone che lo aveva assoldato per girare la trilogia qualche anno prima. Sospirò guardando l'orizzonte e stava per parlare quando Peter disse:

L'ultima cosa che ti consiglio di fare è quella di metterti ancora di più nei casini!”

Se parli di Darla sapevo come tenerla a bada...” replicò Orlando sempre perso a guardare l'orizzonte.

Darla è una che si sa calare bene nelle pene d'amore altrui. E una casinara ed è l'ultima cosa di cui hai bisogno!” lo interruppe Peter.

Orlando lo guardò e rispose:

Non voglio casini Pete! Voglio solo che tutto quello che è successo in questi ultimi giorni si potesse cancellare in qualche modo e che tutto tornasse come prima...”

Peter sospirò e mettendosi a guardare davanti a sé disse serio:

Lo sai che nulla sarà come prima. L'unica cosa che ti posso dire è che devi farti forza. E che se hai bisogno di qualche giorno per sistemare le cose con Miranda o con Edith... Basta chiedere e ti sarà dato. La famiglia è più importante di qualsiasi film!” e alzandosi dando una pacca all'attore aggiunse: “Vai a casa e fatti una dormita e domani fammi sapere che cosa vuoi fare!” e senza aspettare risposta si alzò e lasciò Orlando da solo a guardare le mani terribilmente bianche davanti alla luce del crepuscolo nel quale spiccava brillante la fede nuziale, ultimo segno di quel matrimonio fallito ancor prima di essere celebrato.


Mmmmh!”

La voce di una donna mormorò qualche cosa di incomprensibile.

Su di un letto due corpi stavano stretti, avvolti in un lenzuolo. Si muovevano lenti, assecondando i movimenti l'uno dell'altro. Stavano facendo sesso.

Sei fantastico. Non ricordavo il sesso con te così... Oddio!” disse la donna cominciando a sollevare la voce.

L'uomo cominciò a dare colpi di bacino sempre più veloci, facendo aumentare di qualche tono i sospiri e i gemiti della donna che cercava un appiglio sul letto quasi il mondo avesse cominciato a vorticare velocemente.

Fu lei a raggiungere l'orgasmo per prima. Lui la raggiunse poco dopo, silenzioso e si lasciò cadere di fianco e sfilò il preservativo, lasciandolo cadere sulla moquette linda dell'hotel e sospirando passò una mano sui capelli.

La bionda si avvicinò a lui e si poggiò sul suo petto, soddisfatta.

Devo dire che scopare con te è davvero appagante Jude!”

L'uomo sorrise e rispose:

Sempre pronto ad esaudire ogni suo desiderio, signorina Diaz!”

I due sorrisero e rimasero in silenzio a guardare il soffitto. Fu lei a dire:

Ora la stampa andrà a nozze con questa storia...”

E forse riusciremo a distogliere l'attenzione dalla mia storia con Edith...”

La Diaz sospirò e si lasciò andare dall'altro lato del letto. Scostò con un gesto stizzito il lenzuolo e nuda cercò la biancheria che aveva fatto cadere da qualche parte per la stanza. Jude la guarda aggrottando la fronte e stava per chiederle cosa fosse successo quando la stessa attrice americana sbottò dicendo:

Posso accettare che tu porti ancora la fede. Ci passo sopra, va bene! Non siamo una coppia e ci scopiamo quando ci pare. Non devo niente io a te, tanto meno tu devi qualcosa a me. Accetto che alle volte senta Edith al posto di Cameron. Ma essere quella che ti scopi per lasciare in pace la tipa che ti ha fatto il cuore a coriandoli... Beh non lo accetto. È già tutto troppo avvilente così, ma dopo questo posso dire che sta diventando davvero grottesco e stupido! E non capisco perché mi ostino ad uscire con te se poi finisce sempre che mi sento uno straccio”

Cameron tu sapevi che io ero ancora innamorato di mia moglie quando abbiamo cominciato ad uscire assieme!” rispose laconico Jude.

L'attrice, che aveva indossato il suo vestito Liù Jo si voltò di scatto e guardandolo con rimprovero, senza la minima traccia di risentimento nella voce, disse:

Non sto dicendo che mi aspettavo che tra di noi scoppiasse l'amore. Non ci siamo riusciti una volta e non penso che adesso le cose sarebbero differenti. E non voglio ripeterti che non mi aspetto nulla da quello che abbiamo appena cominciato. Ti sto solo dicendo che sono un essere umano e finché ci si diverte assieme questa... cosa, può anche continuare. Ma se mi usi come schermo per difendere la tua ex, allora non mi va bene!”

Jude passò una mano sulla faccia e rispose:

Non capisco, Cam... Davvero!”

La bionda scosse la testa e rispose:

Non pensavo che saresti riuscito a farlo. Spero solo che questa donna decida una volta per tutte se stare con te o con Orlando e non vi tenga ancora sulle spine. Perché è davvero da stupidi continuare ad elemosinare amore da chi non ce ne vuole dare...” e prendendo la giacca bianca uscì sbattendo la porta.

Jude guardò l'uscio per qualche secondo, poi con un sospiro cercò i vestiti.

Ci mancava solo il cazzettone da Cameron. Possibile che fosse caduto così in basso.

Seduto sulla sponda del letto passò una mano tra i capelli e notò di nuovo la fede brillare. Lentamente avvicinò l'anulare alla mano destra al fine di sfilare l'anello. Stava per farlo quando la rimise al suo posto. E scuotendo la testa, riprendendosi a vestire disse tra sé e sé:

Cam ha ragione. Devo fare un po' d'ordine nella mia vita o qua finisco con le pacche nell'acqua!” e dopo essersi rivestito lasciò la camera sconvolta dalla passaggio di quell'ora d'amore tra lui e Cameron Diaz.


Quando si chiuse la porta alle spalle avrebbe volentieri lasciato ogni briciolo di dignità e si sarebbe lasciata scivolare contro la porta e avrebbe pianto a singhiozzi come quando era un bambina e tutto il quartiere sapeva che stava piangendo.

Mantenne la calma e sospirando passò una mano tra i capelli. Si avvicinò al tavolo della sala e prese a smistare la posta. Fu allora che vide una lettera dall'aspetto ufficiale.

Con la fronte aggrottata l'aprì velocemente e ne lesse il contenuto.

Più andava avanti meno ci credeva. Non poteva essere vero.

Cercò il cellulare nella borsetta e quando lo trovò compose veloce il numero di Rachel. Attese la risposta e quando arrivò disse:

Rach... Mi ha contattato la direzione generale del Guardian... Vogliono che prenda il posto di Tom!”





Ecco il primo capitolo della seconda parte di Almost Famous. Spero che vi piaccia. Fatemi sapere.

Naturalmente i nomi degli attori qua utilizzati non mi appartengono e li ho citati con l'unico scopo di divertire chi sta leggendo. Un bacio.

Niniel82.







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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2: Tempo di scelte.


Ella sbadigliò senza mettere la mano davanti alla bocca. Edith, accanto a lei, le lanciò un'occhiataccia da far gelare l'equatore e la bambina, imbarazzata, mormorò:

Scusa mamma!”

La giornalista annuì e voltandosi verso Emma, sua sorella, continuò il discorso che aveva lasciato per un attimo sospeso:

Il problema non è che lui abbia detto quella cosa a tutti i giornali. Conosco Orlando abbastanza da capire che non solo è egocentrico, ma che detesta essere preso in giro. In tutti i modi in cui una persona può essere presa in giro!” e pulendo il muso di David aggiunse: “La cosa che mi fa imbestialire è che mi ha messo in mezzo a questo casino... E ora sono continuamente assediata dai paparazzi!”

Emma annuì e sistemando la coperta nel passeggino della figlia, disse:

Ti capisco. Ma il problema in questo momento, secondo me, è un altro e tu lo stai sviando. Vuoi diventare la nuova direttrice del Guardian?”

Edith sospirò. In un attimo sentì il peso di quella responsabilità calarle sulle spalle e pesare in maniera terribile, al punto che pensò di poter rimanere schiacciata perfino in quel momento. Il Guardian era quello che ogni giornalista inglese desiderava. Scrivere per uno dei giornali più importanti del Regno Unito era giù una vittoria. Dirigerlo a soli trentatré anni era quasi utopico.

Sospirando prese il bicchiere dal tavolo del tavolino bagnato dalla luce del sole primaverile e guardò le persone che giravano per Kensington senza nemmeno vederla e senza segno della minima emozione rispose:

Dovrei essere incazzata, lo so. A quanto pare Tom ha espressamente chiesto che prendessi il suo posto in quanto mi riteneva l'unica davvero capace di dirigere quel giornale senza anteporre i miei bisogni personali. Loro hanno ignorato la sua richiesta e hanno messo un fantoccio che amava leccare il sedere del Primo Ministro facendo perdere un po' di lettori, specialmente quando andava a lodare delle scelte politiche piuttosto opinabili!”

Ma lo hanno licenziato e adesso ti hanno chiamata!” rimbeccò Emma con entusiasmo.

Edith annuì, non celando il suo fastidio per quella chiamata. Come sempre nella sua vita era arrivata in un momento completamente sbagliato: stava uscendo dalla depressione e andava ancora da una psicologa; aveva due figli a cui badare ed era una mamma single; il suo matrimonio era naufragato miseramente e ancora non si era decisa a chiedere il divorzio; il suo ex, nonché padre dei suoi figli, aveva deciso di mandare al diavolo la sua attuale moglie mettendo in mezzo lei che nemmeno sapeva che i due avessero dei problemi.

Aggiungendo che per la produzione del suo quarto libro, di cui non si era ancora girato il film, doveva partire per due mesi ad Edimburgo in veste di sceneggiatrice, la situazione si faceva più complicata.

Lo so che stai pensando che devi andare a lavorare in Scozia. Ma non pensi che scappare di nuovo, in questo momento, sia la cosa sbagliata?” mormorò Emma seria.

Edith sospirò. Sua sorella aveva capito le sue vere intenzioni, cosa che la sua psicologa non aveva ancora fatto, al punto che la giornalista aveva cominciato a pensare che stesse fingendo per avere notizie di prima mano direttamente dalla fonte. Chinò la testa e giocherellò con il bordo della tovaglia di carta, poi, sospirando per l'ennesima volta, guardando la sorella negli occhi, rispose:

Il viaggio in Scozia era programmato da prima che Orlando decidesse di fare quella terribile uscita su quel giornale neozelandese. E penso che comunque, se mi vogliono davvero, quelli del Guardian non si metteranno certo problemi se per qualche mese dirigerò la redazione via Skype. È che stavo pensando ad un altra cosa... E riguarda il fatto che se accetto questo lavoro dovrò mettere radici a Londra. Non avrò tempo per miei figli, per i miei libri...” scosse la testa e aggiunse afflitta: “se fosse arrivato prima, forse, avrei accettato senza nemmeno pensarci. Ora, però, sembra tutto così difficile!”

Mettere radici ti spaventa?” domandò fingendo stupore Emma. “Ora che hai due figli, trovare una casa dove stare per sempre e crescerli ti spaventa?”

Non ho detto questo!” cercò di sviare Edith, ma Emma pronta ad una simile risposta ribatté:

Lo hai detto! È stata la prima cosa che hai detto. Tutti mettono radici nella vita, in un modo o nell'altro. Pensi che la tua vita cambierà se dovessi accettare un nuovo impiego. Quello che ti dico io, invece, è che tu hai solo paura di doverti fermare e di dover crescere. L'ha fatto Paul, lo sto facendo io. E sai quanto mi è costato. Nonostante questo ho lottato e ora con Clay sto costruendo quella famiglia di cui avevo bisogno. La base dove mettere radici e vivere una vita tranquilla, finalmente. Mi spiace Edith, ma devi crescere...”

Edith sospirò. Quello che aveva detto Emma era vero. C'era stato un periodo in cui tutti si stavano sposando tranne lei, in cui tutti vivevano felici tranne lei, e in quel periodo aveva deciso di sposare Jude. Lo aveva fatto con leggerezza, sapendo che nella sua vita c'era troppa carne sul fuoco, troppe cose che ancora non aveva concluso. Si era sempre detta di non amare Jude, ma aveva scoperto che non era così. Con lui aveva creato quella stessa dolcezza, quella stessa tranquillità che a lei e ad Orlando era stata negata troppo presto, che si erano giocati per orgoglio, per non ammettere nemmeno tra di loro che avevano dei problemi e che andavano risolti.

Dopo tutto quel tempo si trovava sola, spaventata dal fatto che i due uomini che sapeva di amare -anche se non riusciva a capire chi più dell'altro- bussassero alla sua porta e le chiedessero di scegliere.

Il tempo dei giochi era finito. Quello che stava vivendo era un tempo di scelte, che doveva fare, che le piacesse oppure no.



Le porte dell'ascensore si chiusero davanti a lei con un lieve scampanellio. Conosceva quel luogo come se fosse casa. Ogni piccolo angolo le era famigliare e le faceva venire il mal di stomaco.

Entrare nella sede del Guardian sapendo che Tom non avrebbe mai più occupato il suo posto la faceva stare malissimo.

Aveva sofferto parecchio per la morte del suo mentore e anche in quel momento, dentro di sé, Edith aveva la certezza che a distanza di quasi un anno non aveva ancora elaborato il lutto e ancora difficilmente parlava tranquillamente di Tom senza scoppiare a piangere.

Trattenendo a stento le lacrime guardò l'indicatore dei piani salire lento, tralasciando qualche piano perché la lampadina che lo illuminava si era miseramente bruciata.

Strinse forte i pugni cercando di cacciare dentro di lei ricordi e dolore, quando sentì il din che annunciava il suo piano e le porte si aprirono mostrandole un lungo corridoio lungo, arredato con eleganza e con tanti quadri appesi alle pareti.

Per quanto Edith ci provasse, non poté non ricordare con quanto orgoglio Tom parlava del fatto che il giornale non avesse padroni e fosse fuori da ogni gioco politico. E in effetti era proprio vero: alle pareti non c'erano mai state foto dei vecchi direttori e/o di proprietari come era successo nelle altre redazioni in cui Edith aveva lavorato (The Bite a parte).

Uscì dall'ascensore facendo un respiro profondo e con una lunga falcata si tirò fuori dall'ampio abitacolo e sentì il cupo rintoccare dei suoi passi sul parquet di legno scuro. Da dietro una porta apparve una donna che dall'aspetto non dimostrava più di cinquant'anni; le sorrise e incrociando le mani le disse:

Immagino che lei sia la signorina Norton, giusto?”

Edith annuì e non ebbe il tempo di dire una sola parola che la donna ricominciò:

Mi chiamo Bettie. Dirigo questo piano. I signori la stanno aspettando nella sala riunioni infondo al corridoio!”

Sollevando le sopracciglia, incapace di controbattere alla ossequiosa diligenza di Bettie, la dirigente del piano, Edith si lasciò guidare in silenzio lungo il corridoio, con il solo rumore del suo respiro e dei suoi passi che riempivano quel silenzio irreale. Che la facevano sentire a disagio in un luogo che per lei, qualche anno prima, era uno dei pochi posti che poteva chiamare casa.


Orlando sbarrò gli occhi nell'oscurità. Il dolore che sentiva alla schiena era troppo forte e insopportabile per ignorarlo ancora.

Si mise a sedere nel letto e si guardò intorno allungando subito un braccio per prendere i boxer e indossarli. Passò una mano sui ricci scuri e cercò di tenere dritta la schiena senza però far nulla per mascherare un lamento roco.

Qualcuno, accanto all'attore si mise a muoversi lentamente nel letto mentre l'attore di Canterbury accendeva la lampada del suo comodino.

Orly che succede?” chiese una voce femminile da sotto le lenzuola.

Orlando indossò i pantaloni della tuta sospirando infastidito e seccato rispose:

Non sopporto che mi si chiami Orly, ok?”

La ragazza mise un buffo broncio e rispose con un sorriso civettuolo:

Mi piace quando fai il difficile!”

Orlando sollevò un sopracciglio ed entrò in bagno, accendendo la luce del bagnetto e si mise a trafficare dentro cercando qualche cosa. Da fuori Darla sbadigliò piuttosto rumorosamente, mentre Orlando prendeva il nuovo flaconcino di pillole che dopo il suo brutto incidente era diventato uno dei suoi migliori amici. Ingoiò qualche pillola e riempì un bicchiere d'acqua dal lavandino per buttarle giù. Chiuse gli occhi sentendo il medicinale scendere lungo la faringe e poggiò le mani sul lavandino tenendo la testa china.

In quel momento una girandola ininterrotta di pensieri cominciò a vorticare velocemente: il comunicato stampa dove Miranda annunciava al mondo, prima di dirlo a lui stesso, di volerlo lasciare; Edith che era stata tirata in mezzo in quella storia e ancora non aveva detto nulla; John che gli aveva detto di mettere la testa a posto una volta per tutta e smetterla di fare il bambino. E forse a trentacinque anni doveva davvero cominciare a pensarci.

Sentì due mani passare sulla schiena e scendere lentamente fino all'orlo dei boxer dove due dita si insinuarono birichine dentro l'elastico. Orlando sospirò. Poteva, se davvero lo avesse voluto, lasciare di nuovo fuori tutti i suoi pensieri e concedersi di nuovo a quella passione che aveva consumato velocemente poche ore prima. Ma sapeva che si sarebbe sentito vuoto subito dopo l'orgasmo, terribilmente triste non appena avrebbe tolto il preservativo e si sarebbe rovesciato di fianco. Sollevò la testa di scatto e bloccò le mani di Darla.

Ahi!” fece lei cercando di togliere le dita dalla morsa dell'attore.

Orlando si voltò e lasciando la mano della giovane le disse:

Puoi andartene? Voglio restare da solo!”

Ma...?” cercò di ribattere lei ma lui la bloccò e rispose:

Non voglio nessuno tra i piedi. Se ci sono dei problemi il telefono e in soggiorno. Puoi chiamare un taxi. Te lo pago io!”

Darla, nuda e ferita si drizzò sulla schiena e socchiudendo gli occhi disse:

Vai a fare in culo, stronzo!” e senza aspettare risposta uscì dal bagno e andò in camera per vestirsi mentre Orlando, chinando la testa, sussurrò:

Grazie! Anche a te!”


Edith sospirò una volta arrivata davanti alla porta di quercia a doppia anta. Dietro c'era il suo destino, qualche cosa a cui nemmeno lei era sicura di voler andare incontro.

Bettie, vicino a lei sorrise rassicurante -infondo non era lei quella che doveva sostenere il più importante colloquio della sua vita- e le disse:

I signori l'aspettano dentro. Le auguro buona fortuna!”

Edith fece un profondo respiro e varcò la soglia. Si trovò dentro una stanza rivestita di pareti di legno scuro, proprio come il corridoio. Al centro c'era una lunga tavola di legno anch'essa, lucido, con tante sedie attorno, ognuna occupata da una persona. La ragazza lasciò che lo sgaurdo spaziasse lungo la tavolata e si fermò su ogni viso che in maniera amichevole a volte, impertinente altre, ricambiavano lo sguardo con altrettanto interesse, ma non con lo stesso nervosismo.

In quella stanza sembrava essere la più giovane, di sicuro, a parte un uomo che non poteva dimostrare più di quarantacinque anni: alto, slanciato, con folti capelli neri e ricci, sorrise e si mise in piedi, dal suo posto di capotavola e allargando le braccia disse:

Miss Edith Norton? O preferisce che la chiami ancora Miss Law?”

Edith sorrise e scuotendo la testa rispose:

No! Miss Norton andrà benissimo, grazie!”

L'uomo sorrise e fece un cenno con la testa per lasciar intendere di aver capito e sempre con la stessa aria gioviale disse:

La stavamo aspettando! Ma la prego, si sieda pure!”

Edith prese posto e poggiando le mani nel grembo, con il cuore che le usciva dal petto per il terrore, disse:

Pensavo che il colloquio fosse alle dieci e mezzo. Sono solo le dieci meno dieci!”

L'uomo sorrise ancora e unendo le mani, rimanendo ancora in piedi, quasi che quello bastasse per intimorire Edith -come se quella stanza antica, con quei volti antichi non fosse già abbastanza per le sue coronarie!- , rispose:

Ed è così. E siamo davvero felici che lei ci abbia deliziato con la sua inaspettata puntualità!”

Edith sollevò un sopracciglio. Quello era tutto meno che un complimento. Non era una novellina nonostante avesse appena trentatré anni e il suo curriculum parlava chiaro. Aveva gestito una delle più grandi riviste al mondo, Vanity Fair, e lo aveva fatto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Cosa pensavano, di trovarsi davanti ad una sprovveduta che non sa nemmeno come comportarsi ad un colloquio?

Edith cercò di mettere a tacere il suo innato sarcasmo e schiarendo la voce, facendo un sorriso tutt'altro che sincero, replicò:

Mi spiace solo averlo saputo così presto. Avrei fatto sicuramente prima!”

L'uomo sorrise ancora, anche se quel modo di sorridere, ad Edith, non piaceva affatto. Era come se fosse pieno di ogni cordialità ma celasse, al contrario, una recondita cattiveria, una calcolata cura nello studiarla. Ebbe la straordinaria sensazione che quell'uomo la stesse spogliano con gli occhi, ma la fede all'anulare sinistro e quella che a prima vista poteva sembrava una certa recidività in queste situazioni, fece distogliere Edith da quel pensiero.

Cercò di rispondere al sorriso, sentendo la sua determinazione venire sempre meno. Tenne la schiena dritta e le mani sempre più affondate nel grembo, mentre l'uomo, senza lasciare la sua inquietante espressione,continuò:

Signorina Norton, lasci che mi presenti. Sono Gregory Jefferson e sono il presidente del consiglio qua riunito. Siamo tutti qua perché dopo la nostra terribile esperienza con Douglas Taylor, il giornale di cui noi siamo diretti finanziatori è crollato verticalmente. Le vendite sono diminuite e gli articoli dei giornali sono diventati molto più frivoli e per nulla adatti ai canoni della nostra testata. Abbiamo quindi preso in considerazione di prendere atto del testamento morale di Tom Carlyle, dove il nostro compianto direttore la indicava come sua unica e degna erede...”

Tom è morto quasi un anno fa” intervenne Edith. “Voglio capire che cosa vi ha trattenuto dal farlo prima!”

Gregory Jefferson si schiarì la voce e chinando la testa e vacillando per la prima volta, disse:

Alcuni membri della nostra commissione volevano che lei prendesse il posto di Tom subito dopo la sua morte, ma diciamo che ci sono state delle discordanze in merito ad alcuni argomenti...”

Di che tipo?” chiese Edith sollevando un sopracciglio, anche se cominciava a capire dove stava andando a parare l'uomo dal sorriso inquietante.

L'uomo schiarì per l'ennesima volta la voce e cercando di piazzare di nuovo il suo sorriso rispose:

Tutti conoscono la sua vita privata. E tutti sanno che ha avuto qualche problema in questi ultimi mesi...”

Non riesco a capire come i miei problemi sentimentali possano in qualche modo interferire con una mia possibile carica?” chiese Edith che stava cominciando a infastidirsi e stava cominciando a non nascondere il suo fastidio né nel corpo e né nel tono della voce.

Diciamo che una donna giovane, con i suoi trascorsi sulla stampa rosa, per molto di noi non era un buon biglietto da visita!” replicò imbarazzato Jefferson.

Edith sospirò e replicò:

E cosa vi ha fatto cambiare idea?”

Jefferson sorrise, di nuovo con quel suo modo terribile di sorridere e rispose:

Il suo successo come scrittrice e soprattutto come direttrice di Vanity Uk e Us!”

Edith sorrise e scosse la testa. Lo fece in maniera impercettibile e nessuno, forse se ne rese conto davvero. Jefferson di sicuro non lo fece e continuò:

Vogliamo che sia lei a prendere le redini di questo giornale. Il suo stacanovismo è cosa nota a tutti. E lo è anche il fatto che Carlyle aveva una grande stima di lei. E vogliamo anche noi rimettere in lei la stessa fiducia. Vuole prendere le redini del nostro giornale?”

Tutto qui? Si aspettava domande e domande sul suo passato lavorativo, richieste di numeri di telefono per avere delle referenze sul suo conto. Niente di tutto ciò. Quel Jefferson aveva fatto qualche battuta sul suo passato salvo poi chiederle di diventare direttore di una delle più importanti testate della Gran Bretagna.

Edith, ritrovando una nuova fiducia in se stessa, incrociò le braccia al petto e sorrise trionfante.

La volevano. E lei, ora, aveva il coltello dalla parte del manico. Certo! Era molto meglio non tirare troppo la corda e perdere quell'occasione che avrebbe reso ghiotto ogni uomo e lei non voleva sciuparla.

E dopo aver sospirato, rispose:

Immagino che il fatto che io sia una scrittrice a tempo pieno e che debba partire per sei settimane in Scozia per voi non sia un problema” e sorridendo guardò uno per uno quei vecchi seduti al tavolo che le ricambiavano uno sguardo, stavolta, perplesso e un po' preoccupato.


Londra. 1998.


Orlando si asciugò il sudore dalla faccia passandoci sopra la sua maglietta che aveva deciso di togliere non appena il sole era diventato quasi incandescente.

John! Qua ci si può cucinare un uovo, lo sai vero?” si lamentò il ragazzo mettendo di nuovo la maglietta dentro l'elastico dei pantaloni della tuta.

John sollevò gli occhi al cielo e sospirando rispose:

Bloom, sei un cagacazzo, te lo ha mai detto nessuno?”

E tu sei uno sfruttatore!” rispose Orlando facendosi passare un attrezzo da Rob, un altro loro amico che aveva deciso di seguirli e di aggiustare il tetto della casa di John in quella calda mattina di fine maggio.

Una birra?” disse John porgendo un peroncino ghiacciato e ignorando volutamente l'ultima affermazione dell'amico.

Grazie!” disse Rob prendendo la birra e trangugiandone un lungo sorso.

Orlando guardò il peroncino con aria avida e John schioccò la lingua contro il palato e disse:

Scordatelo, OB! A malapena reggi l'odore di una Guinness. Non ti darei una birra nemmeno se non ci fosse un solo goccio d'acqua sulla terra!”

Cavolo, John! Vedo che stare con la spagnola ti sta rendendo meno umano di Torquemada. Ed è tutto dire!” rispose Orlando che stavolta passò un braccio sul viso che grondava sudore.

John sorrise e si avvicinò alla borsa frigo rigida e sbuffando disse:

Merda!”

Che succede?” chiese Rob.

Non c'è più acqua e nemmeno una coca cola. Mi tocca scendere da questo tetto e fare di nuovo rifornimento!” rispose John.

Vado io!” si propose Rob.

John lo guardò scettico e domandò:

Sei sicuro?”

Rob annuì e prendendo la scala scese dal tetto senza aggiungere altro.

John si mise a sedere e prese una bottiglia dal frigo e ne trangugiò un lungo sorso. Poi, facendo schioccare le labbra, disse:

Non voglio che nessuno parli di Rocio con nessuno!”

Ehi, John! Stavo scherzando...” cercò di scusarsi Orlando ma John lo bloccò e disse:

Non me ne frega un cazzo delle tue scuse. Rocio non è una con cui scopo e basta. E non voglio che tu parli di lei con un cazzone come Rob che non sa tenere un segreto nemmeno se a chiederglielo è la regina in persona!”

John io...” replicò Orlando davvero imbarazzato.

OB! Chiuso qua!” rispose John infastidito.

Ehy!” gridò qualcuno dal piano di sotto.

Orlando imbarazzato si alzò dal suo posto, ma lo fece troppo in fretta. Sentì la testa girare veloce e indietreggiò un po'. John socchiuse gli occhi e si alzò dicendo:

OB! Che cazzo hai?”

Orlando non rispose. Il caldo e la mancanza di zuccheri fece il resto. Cadde all'indietro, di schiena.


Gli occhi di Orlando si aprirono di nuovo nell'oscurità. Era solo un sogno. Era nel suo letto.

Sogno poi? Quello non era un sogno. Era il ricordo nitido del suo incidente, quello che gli aveva spezzato la schiena quando aveva appena ventuno anni.

Incubo che riempiva le sue notti da troppo tempo ormai. Si voltò e guardò verso la finestra. Il sole cominciava a sorgere dietro le tapparelle. Si mise a sedere sul letto e portò le mani tra i capelli. La schiena gli faceva ancora dannatamente male e le lastre sembravano quasi stessero lacerando tutti i muscoli e consumando le ossa che gli stavano attorno.

Quando stava male ed era ancora fidanzato con Edith, lei si metteva a sedere con lui, lo abbracciava e cominciava a parlare di cose stupide, senza senso. Quello era un modo come un altro per fargli capire che non doveva avere paura. Che lei era lì e lo avrebbe ascoltato e curato. Poi tutto era finito e Miranda non si era dimostrata altrettanto comprensiva nei suoi confronti.

Lei si lamentava del fatto che Orlando si svegliasse di notte e che non riusciva più a prendere sonno. Non si dimostrava mai comprensiva nei suoi confronti.

La sveglia cominciò a trillare forte. Colto di sorpresa, Orlando sollevò di scatto la testa e subito una smorfia di dolore gli fece storcere il viso.

Cercando di ignorare il dolore, Orlando si alzò, accese la luce del comodino e compose un numero dal telefono fisso dell'albergo.

Pronto?” disse una voce gioviale dall'altra parte.

Pronto Pete. Sono io, OB. Ti volevo dire che hai ragione, la famiglia è davvero più importante di ogni cosa sulla faccia della terra!”


Gli hai detto davvero così!”

Edith rise di gusto parlando al cellulare con Rachel. Era appena stata a casa di sua madre ed Ella e David erano rimasti dai nonni, per la gioia di Patrick, il nonno, un po' meno di Eloise, la nonna.

Ti ho detto di sì. Ed è tanto che non abbia reagito d'istinto e l'abbia mandato al diavolo quel deficiente. Ma chi si credono di essere. Non è detto che una che ha una vita privata -resa pubblica tra l'altro contro ogni sua richiesta- non sia idonea a dirigere un giornale come il The Guardian. Non stiamo parlando di Jordan o chissà chi altro!” rispose Edith riaccendendosi di nuovo. Il fatto che il colloquio fosse andato bene e che tutti avessero accettato la sua offerta di poter dirigere da subito il giornale anche a costo di utilizzare Skype, non aveva riscontrato nessun problema. Greg 'Viscidone' Jefferson ne era subito parso entusiasta.

Come sei indietro. Lo sai che non si fa più chiamare così. Ora si fa chiamare di nuovo Katie Price!” replicò Rachel fingendo delusione.

Il fatto che tu sappia che una modella con dubbi gusti nel vestire e nello scegliere i suoi compagni abbia ripreso il proprio nome di battesimo non ti fa onore, sai?” ribatté Edith divertita, avvicinando la sciarpa al mento con una mano. Era ancora in macchina, ma la temperatura era scesa di qualche grado; inoltre, finalmente dopo un mese di straordinaria assenza, il cielo si stava coprendo di nuvole minacciose, che avrebbero scaricato sulla capitale inglese litri e litri di acqua.

Guarda che sono una giornalista in maternità e non posso far altro che stare dietro a tre bambini assatanati, di cui una che sta cominciando a prendere coscienza del fatto di star diventando grande, e ho anche un marito che arriva a casa e sembra Atlante e che abbia il peso del mondo sulle sue spalle!” e dopo un attimo di silenzio, aggiunse: “E a me Peter Andre piaceva!”

Edith scoppiò a ridere ancora più forte e Rachel con lei. La sua migliore amica era felice che avesse deciso di prendere il posto al The Guardian. Significava che aveva smesso di fuggire e che forse avrebbe cominciato a mettere la testa a posto. O almeno rimetterla.

Ci sono paparazzi fuori casa tua?” chiese Rachel tornando seria.

Edith scosse la testa e rispose:

No! Serata tranquilla...” e guardando il suo orologio Bulgari con il piccolo quadrante rettangolare, disse: “Anzi! Penso che adesso vado a casa e mi faccio un bel bagno caldo!”

Rachel fece un verso di assenso e ribatté:

Riposati che domani ti attende una giornata piena, tra valigie tue e dei bambini da preparare!”

Edith sorrise e poggiando le mani sul volante disse:

Hai proprio ragione. Penso che me ne andrò a letto presto!” e dolcemente salutò l'amica raccomandandosi con lei di dare attenzione al bambino e di non compiere sforzi.

Chiuse la chiamata e guardò lo sfondo del suo IPhone che ritraeva Ella e David che sorridevano all'obbiettivo.

Tre mesi lontana da loro sarebbero stati duri, ma sapeva che con i suoi genitori i bambini non avrebbero avuto problemi di sorta. Sospirò, prese la borsetta dal lato del passeggero e scese dall'abitacolo. La strada era silenziosa e a questo, dopo la reazione di Orlando alla separazione con Miranda, per Edith era un piacevole ritorno alla normalità.

Stava ticchettando per la strada pulita e tranquilla vicino casa sua, quando sentì qualcuno dire:
“Era da un po' che ti stavo aspettando. Pensavo che stasera non saresti tornata”

Edith ebbe un tuffo al cuore. Si voltò di scatto e vide davanti a sé gli occhi azzurri di Jude. Era da un po' che non lo vedeva e come sempre quando gli stava vicino si sentiva come dentro una lavatrice: centrifugata, strizzata e sballottolata a destra e a sinistra.

Jude! Che ci fai qui?” chiese realmente sorpresa.

L'uomo sorrise e affondando le mani nelle tasche dei jeans, rispose:

Avevo voglia di vederti, ma soprattutto di parlarti a quattrocchi!”

Edith rimase per un attimo con la bocca spalancata, cercando dentro di sé un motivo vagamente valido per declinare quell'invito. E ne aveva parecchi se ben ci pensava: il giorno dopo sarebbe dovuta partire per la Scozia e quindi doveva non solo riposare, ma doveva anche preparare le valigie per lei e per i figli; doveva scrivere un capitolo importante del suo nuovo libro; doveva stare lontana da Jude e Orlando, specialmente.

Ma ogni scusa sembrava quasi un castello di carte pronto a crollare al minimo soffio di vento, quindi sorrise e indicando dietro di lei disse:

Abito qualche metro più avanti. Se mi vuoi seguire...”

Jude non rispose, ma fece come ordinato. Camminarono fianco a fianco in silenzio. Sembrava quasi che tutto quello che c'era stato tra di loro si fosse dissolto e fosse rimasto spazio solo per l'imbarazzo e il tragitto fino a casa sembrò molto più lungo di quei pochi metri poco prima auspicati da Edith.

Una volta davanti alla casa Jude sollevò lo sguardo, guardando la facciata di mattoni rossi e sorridendo disse:

Immagino che l'avrai pagata un botto!”

Edith scosse la testa, salendo assieme i pochi gradini che la separavano dall'ingresso e rispose:

Non molto se consideriamo che ho speso tutti i soldi che mi hai dato dopo aver venduto...” e mordendosi il labbro si bloccò.

Dopo il suo incidente e la sua partenza per Kendal, Jude aveva cercato in tutti i modi di mettersi in contatto con lei, ma la depressione e la paura di poter di nuovo finire in mezzo a quel vortice che era diventato quel triangolo, l'aveva fatta desistere da prendere una qualsiasi decisione sul suo futuro sentimentale e aveva lasciato che suo marito -quasi ex- decidesse per lei. E dopo pochi mesi, Jude aveva messo in vendita la loro casa e aveva consegnato nelle mani di uno sconosciuto tutti i bei ricordi racchiusi in quelle quattro mura.

Jude, rendendosi conto che Edith, in evidente imbarazzo, non aveva finito la frase, continuò per lei e concluse, sorridendo amaro:

... dopo aver venduto la casa dove abitavamo...” e tranquillo aggiunse: “Edith è successo. Non devi aver paura di dire le cose. Non è quello che mi ferisce, ma ben altro!”

Edith chinò di nuovo la testa, disarmata da quella situazione e cercando le chiavi dentro la borsa cercò in tutti i modi di temporeggiare. Ci mise qualche secondo, cercando dove sapeva di non averle messe e poi, aprendo la piccola cerniera di una tasca interna della borsa, fingendo di non saperlo, disse:

Le avevo messe qui!” ed evitò lo sguardo di Jude dandogli le spalle e macchinando con la serratura.

Quando questa schioccò e la porta si aprì, e con un gesto veloce Edith accese la luce.

Jude guardò la casa. Il parquet era scuro e i mobili moderni e di una tonalità chiare. Le pareti grige e vicino alla porta c'era una poltrona davanti ad una finestra a bovindo, con accanto un bellissimo tavolino e una lampada da lettura.

Davanti ad un bellissimo divano bianco ad elle, stava un cammino con sopra le foto di Edith e dei bambini. Non c'era traccia né di lui, né di Orlando.

Guardò le scale dello stesso materiale del parquet e lasciò che lo sguardo spaziasse per tutto l'open space molto ampio, dal quale si vedeva una bellissima cucina con tanto di penisola.

Vedo che ti sei sistemata bene” sorrise Jude.

Edith tolse la sciarpe e appese il cappotto all'attaccapanni e sorridendo disse:

Ho fatto del mio meglio!” poi indicando il divano aggiunse:”Prego! Accomodati!”

Jude fece come ordinato e non ebbe il tempo di dire una sola parola che Edith gli domandò subito:

Vuoi qualcosa da bere? Un tè, un caffè?”

Hai qualche cosa di forte?” domandò Jude.

Edith annuì e avvicinandosi ad un armadietto chiuso a chiave disse:

Ho del bourbon, del gin, qualche brandy. Un whisky doppio malto... Cosa vuoi?”

Un po' di brandy va più che bene!” sorrise Jude.

Edith trafficò dentro il piccolo mobile bar, ma stavolta non lo fece in silenzio:

Cosa ti porta qua, Jude?”

L'uomo sospirò e passando una mano sui jeans invecchiati ad arte, rispose:

Lo sai. Non penso che te lo debba dire io!”

Edith sospirò e voltandosi, con un passo lento, quasi stesse andando al patibolo e non stesse offrendo da bere ad uno dei due uomini che credeva di amare, rispose:

Se sei qua per quella storia di Orlando, sappi che ancora non l'ho sentito. Per quello che ne so è ancora in Nuova Zelanda a girare Lo Hobbit. Io domani devo anche partire per la Scozia e dopo comincerò a lavorare per il Guardian...”

Edith! Io voglio sapere cosa ne sarà di noi?” la bloccò Jude.

Edith lo guardò per un attimo stupita. E scuotendo la testa domandò:

In che senso?”

In che senso?” ripeté Jude fingendo stupore. “Nel senso che voglio capire se è arrivato il momento anche per noi per parlare di quello che siamo... O meglio, non siamo!”

Edith sospirò e passò una mano tra i capelli. Non aveva voglia di affrontare quel discorso. Non aveva voglia di affrontare Orlando, o Jude, o chi per loro.

Non ho voglia di parlare del nostro matrimonio, Jude...”

Un matrimonio prevede che due persone vivano nella stessa casa. Che condividano le cose, la vita. Noi non stiamo facendo niente di tutto questo... Il nostro non è più un matrimonio, Edith. Non lo è più da quando hai avuto quell'incidente e te ne sei scappata nella Regione dei Laghi perché non volevi affrontare il padre dei tuoi figli e me!” la interruppe Jude punto sul vivo.

Lo sai che per me non è così!” rispose Edith che cominciava a sentire la stessa angoscia di quando era depressa salire lenta, viscida e quasi dolorosa, spaventandola e facendole sudare le mani e la schiena.

Jude scosse la testa e bevve un lungo sorso di brandy e poggiando il bicchiere quasi del tutto vuoto sul tavolino di vetro, rispose:

Edith, se non è così, allora perché non torniamo assieme?”

Il cuore di Edith fece una capriola. Non ebbe la forza di rispondere e guardò Jude stordita.

Jude si mise in piedi e si avvicinò alla ragazza e guardandola negli occhi, aggiunse:

Ti amo, Edith. E lo sai. Non voglio perderti e non l'ho mai davvero voluto. Voglio solo che tu ti renda conto del fatto che io ho fatto di tutto per fartelo capire. Ho detto anche ad Orlando che David non era mio e non ho fatto nulla per costringerti a tornare... Voglio solo che tutto torni com'era prima di quella dannata mattina. Voglio davvero che tu torni ad essere mia moglie. Ma non posso volerlo solo io...”

Edith guardò Jude. Sentiva la mano calda, che lui aveva poggiato sul suo viso che sembrava quasi pulsare e faceva più male di uno schiaffo.

Scostò il viso e disse:

Voglio del tempo. Non posso decidere così!”

Jude rimase un attimo in silenzio. Poi scuotendo la testa disse:

Non aspetterò per sempre Edith. Questa situazione è ridicola. E io non voglio fare la parte del pagliaccio!” e senza aggiungere altro si avvicinò alla porta e uscì, sbattendola.


Edith non sapeva come aveva fatto ad arrivare sino a Caithness. Sapeva solo che se quella notte era rimasta sveglia nel suo letto di Londra, ora, mentre scendeva dalla sua macchina dopo aver percorso tutta Wick e aveva scoperto di dover arrivare al McNeil's Bed and Breakfast.

Una volta fuori l'aria salmastra la schiaffeggiò quasi, ma la rinvigorì. Si voltò e guardò il bel caseggiato dove l'edera si arrampicava silenziosa sulle pareti. Non era una casa, ma le metteva la stessa tranquillità. Stava per avvicinarsi al cancello quando sentì qualcuno fischiare.

Stupita, confusa e per niente divertita, Edith si voltò e guardò in direzione del rumore. Vide un uomo molto alto, molto prestante, con la barba lunga e gli occhi azzurri. I capelli corti portati in avanti erano castani e sembrava quasi stesse ridendo mentre la guardava.

Scusa!” disse lui avvicinandosi. “Non volevo spaventarti!”

Ci sei riuscito!” rispose Edith glaciale.

Il ragazzo si bloccò e sorridendo un po' meno calorosamente di quanto aveva fatto subito dopo il suo gesto un po' infantile, disse:

Come ho detto non volevo spaventarti...!” e indicando con un gesto della testa il cancello domandò: “Anche tu lavori per il film?”

Edith, con le braccia conserte e il sopracciglio destro sollevato, rispose:

Sono la scrittrice. Edith Norton!”

Ah!” fece il ragazzo divertito. “Edith Norton! Immaginavo una vecchietta con i capelli bianchi, non una... una...”

Ragazza? O stavi pensando a qualcos'altro di meno carino?” chiese stavolta Edith senza lasciare il suo tono per niente amichevole.

Volevo dire una donna così giovane!” replicò l'uomo che cominciava ad innervosirsi.

Edith annuì e allungando la mano, disse:

Bene. Devo andare. Mi stanno aspettando!” e senza aspettare risposta entrò nel cancello e non lo tenne nemmeno aperto per il ragazzotto che stava dietro di lei e che dopo alcune falcate, nonostante si tenesse ad una debita distanza, la stava seguendo. Edith si voltò senza dire nulla, lanciando uno sguardo dei suoi all'uomo che divertito, con le mani nelle tasche dei pantaloni militari, la stava seguendo.

Indispettita e un po' spaventata, Edith aumentò il passo mentre l'uomo, fischiettando, senza il minimo sforzo continuava a starle dietro anche mentre lei, ferma al bancone della reception si stava registrando. Era un po' come giocare al gatto e al topo, per Edith, che non sopportava di fare la parte del topo. Riprese a camminare mentre l'uomo, sempre più divertito, continuando a fischiettare quella che cominciava ad assomigliare ad una canzoncina sconcia, continuava a seguirla.

Cercò di lasciarlo perdere e una volta arrivata nella sala ristorante dove l'addetto della reception le aveva detto che stavano i produttori e il regista.

Entrò e vide qualcuno alzarsi. Sorrise riconoscendo il regista ma il sorriso le morì sulle labbra quando gli sentì dire:

Gerard Butler che ci fai qui? Non dirmi che vuoi di nuovo fare colazione?”








Colgo subito l'occasione per ringraziare

chiaretta78 e Scarl_Bloom94

per le recensioni che mi hanno lasciato.

Grazie! Grazie davvero!

Per chiunque è interessanto e vuole essere aggiornato di

ogni capitolo postato

può mettere un mi piace alla mia pagina FB

che trovate al nome

NINIEL82.

Ci sono solo io ^_^.

Comunque, ringrazio anche i lettori silenti e

quelli che hanno messo la mia

storia tra le preferite, seguite o ricordate.

I lettori silenti e tutto il resto.

Spero che il capitolo vi piaccia.

Fatemelo sapere.

Un bacio!!!!

Niniel82.


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3: Problemi .


Edith guardò il mare che si estendeva immenso davanti ai suoi piedi. Sapeva in quel momento che se anche, per sbaglio o per voglia stessa di Nessie, questa si fosse presentata davanti a lei, beh!, di sicuro non sarebbe rimasta poi così colpita come lo era in quel momento, mentre ascoltava il padre parlare dall'altro capo della cornetta.

"Edith! Ti dico che non sto impazzendo. È così. Tua madre non solo è cambiata, ma penso che mi stia tradendo con qualche altro uomo!" ricalò Patrick per l'ennesima volta, stanco di ripetere alla figlia la stessa cosa per quella che sembrava essere la milionesima volta.

Ok! questa era una notizia impossibile da gestire perfino per lei che aveva tenuto le redini di due redazioni importanti.

Camminando avanti e indietro sulla riva ghiaiosa del fiume Edith si chiedeva come era possibile che avesse semplicemente deciso di chiamare a casa per sapere come stavano i bambini e i genitori e, inaspettatamente, dall'alto era piovuta quella che Ella avrebbe chiamato una mera di pupù. E non solo! Stava anche facendo da terapista di coppia a suo padre, cercando di tranquillizzarlo proprio come faceva con i suoi due figli. Senza successo però.

Ma che voleva il creatore da lei? Possibile che si divertisse a farle vedere i sorci verdi ogni istante della sua esistenza?

Sospirò e cercò di rimanere calma. Si fermò, portò una mano alla fronte e replicò:

Papà! Stiamo parlando della mamma. La stessa donna che non vuole pulire un pollo perché ha paura di fargli del male...”

Tua madre è cambiata” la interruppe Patrick. “Me ne accorgo dai suoi atteggiamenti. Sono diversi. E te lo posso giurare. Siamo sposati da più di trent'anni, Edith!”

Papà! È naturale che sia cambiata. Anche lei ha subito un fortissimo stress l'anno scorso, dopo il tuo infarto. Ha persino cominciato a tenersi sotto controllo! Proprio lei che odia gli aghi. E poi ti è stata vicino ogni giorno. E sai che caratteraccio hai, alle volte. Come puoi pensare che ti possa tradire dopo tutto questo?”

Effettivamente come poteva, Patrick Norton, anche solo pensare che sua moglie Eloise lo tradisse? Edith conosceva sua madre e sapeva che tipo di donna era: una donna buona, mite, del tutto incapace di fare una cosa simile. Lei che non aveva mai lasciato suo marito nonostante tutti gli errori più o meno mastodontici che aveva commesso -e ne aveva fatti talmente tanti che Edith aveva anche perso il conto-; aveva sempre cercato di rimettere insieme i cocci della sua famiglia, senza scappare mai anzi, con la tenacia di una moderna Penelope, aveva tessuto una fitta trama di rapporti, cercando di mettere una pezza anche quando lo strappo era troppo grande. Ecco perché Edith non poteva immaginare che sua madre, proprio nel momento in cui tutto andava bene, volesse distruggere tutto, spontaneamente, proprio come una bambina capricciosa che distrugge un giocattolo solo perché i genitori non le vogliono comprare quello più bello che fanno vedere alla tv.

Era assurdo. Anche solo pensarlo.

Edith... Diciamocela tutta. Se tua madre mi vuole lasciare ha tutte le ragioni. Che razza di marito sono stato, eh? Per tutta la nostra vita insieme non ho fatto altro che causarle guai, vi ho allontanati, te specialmente. Lei ha retto... Ma ora...”

Patrick parlava con voce rotta e questo strinse il cuore ad Edith che cercando di sdrammatizzare, disse:

Ma che dici papà? Lo sai che non è vero!”

Edith!” replicò stanco Patrick. “Guardiamo in faccia la realtà. Sono un rottame. Tua madre è ancora una donna bella che deve vivere. Solo ora che ci penso non l'ho mai portata a ballare in tutti questi anni, nemmeno ad una cena fuori. Non sono solo un pessimo marito, sono anche una palla al piede...”

Edith sospirò e sorrise bonaria e usando lo stesso tono di voce dolce che usava con i figli quando facevano un brutto sogno, tranquillizzò il padre, dicendo:

Papà! Tra due settimane devo tornare a casa per sistemare delle cose in redazione. Passo quattro giorni a Londra. Ti prometto che appena sarò lì farò di tutto per capire cosa sta succedendo, ok?”

Il padre rimase per qualche secondo in silenzio. Edith quasi poteva immaginarlo seduto nella sua grande poltrona, al centro del salotto, con la fronte corrugata e l'espressione preoccupata, magari che si grattava il mento. Quasi poteva sentire il cervello del padre ponderare, macchinare, lavorare velocemente. Sorrise dolcemente immaginando suo padre e in silenzio attese la risposta. Che non tardò ad arrivare.

Ok! Ma voglio che tu mi prometta che qualunque cosa tu dovessi venire a scoprire, me la dirai subito, ok? Anche se ho avuto un infarto questo non significa che non preferisca un bel pugno in faccia che continuare ad essere preso in giro”

Edith annuì e sollevò la testa. Fu allora che vide davanti a sé Gerard che la guardava con un sopracciglio sollevato.

Repentinamente l'espressione dolce lasciò spazio ad una capace di gelare l'equatore e sciogliere i ghiacciai molto più in fretta di quanto ci stava riuscendo l'effetto serra. In quella settimana che aveva passato a Wick era riuscita a stringere amicizia con tutti. Tutti tranne lui.

C'era in quell'uomo qualche cosa che la faceva imbestialire a tal punto che Edith, nel profondo, ogni volta che se lo trovava di fronte, aveva la straordinaria voglia di piantarle le unghie dentro le orbite e fargli male. Tralasciando il fatto che solo la vista del sangue l'avrebbe fatta stare male e che aveva due figli da crescere, la giovane giornalista sapeva che ogni volta che pensava a questa opportunità l'odio viscerale che sentiva per quell'energumeno andava via scemando e la faceva calmare, anche se sapeva fin troppo bene che non sarebbe mai riuscita a mettere in atto il suo piano omicida.

Eppure c'era qualche cosa in quell'uomo che la faceva montare su tutte le furie. A parte che era un attore -e lei, con la categoria, aveva dei precedenti piuttosto clamorosi-, ma Edith sapeva che non era per quello. Forse era perché si era presentato a lei in quel modo volgare, forse perché l'aveva presa platealmente in giro davanti a tutti il suo primo giorno nel bed and breakfast...

Quello che Edith sapeva era che, in quel momento, guardandolo sorridere beffardo le faceva ribollire il sangue, soprattutto perché la giornalista non poteva sapere quanto quell'essere becero aveva sentito di lei, dei problemi dei suoi e della sua vita privata.

Sospirò e cercando di sembrare il più tranquilla possibile per non mettere in ansia il padre, disse:

"Papà, ora ti devo lasciare. Prometto che ci sentiamo appena mi libero!"

Patrick ebbe appena il tempo di salutarla che Edith chiuse la chiamata e mise il suo Iphone in tasca e si guardò intorno, cercando un modo elegante per andarsene senza attaccare ingiustamente -ingiustamente?- Gerard per essere rimasto a pochi metri da dove lei stava telefonando. Cercando quindi di essere una donna matura e non una zitella isterica, Edith si mise a camminare con passo spedito, quando lo stesso Gerard disse, guardando verso il mare:

Non volevo sentire e tanto meno spiarti. Me ne stavo qui tranquillo a riflettere quando tu hai cominciato a parlare talmente a voce alta che, anche se non volevo, non ho potuto fare a meno di sentire tutto quello che dicevi!”

Bastarono quelle parole affinché ogni singola parte del suo corpo si irrigidisse talmente tanto da farla sembrare una statua di cera.

Aveva sentito tutto. L'aveva deliberatamente spiata. Che le importava se lui era da lì prima di lei. Doveva alzarsi e andarsene da qualche altra parte a fare l'uomo di mare e non stare ad ascoltare quello che aveva da dire lei a suo padre.

Sospirò facendo training autogeno.

Breathe in. Breathe out.

Semplice no?

In un attimo le si palesò la faccia dell'attore davanti.

Si voltò e lo guardò con un sorriso tiratissimo.

Le sue unghie che affondavano dentro gli occhi azzurri dell'uomo.

Stava cercando la frase giusta da dire senza sembrare maleducata, ma rimase immobile a guardarlo.

Schizzi di sangue ovunque. Ma da quando aveva cominciato ad avere delle allucinazioni degne di Freddy Krueger?

Se pensi anche solo per un minuto che ti possa prendere per il culo su di una cosa simile, ti sbagli di grosso!” intervenne Gerard in quei turpi pensieri.

Edith lo guardò stupita, sentendo i muscoli sciogliersi lentamente. Non sembrava prenderla in giro. Anzi, era molto serio. Lo guardò prendere un sasso, sollevarsi dal posto in cui era seduto e lanciarlo verso il mare. Non riusciva a dire una sola parola. Fu di nuovo l'attore a parlare e disse:

Può sembrarti strano, ma ti capisco!”

Edith sollevò un sopracciglio e incrociando le braccia al petto, domandò:

Anche i tuoi si sono separati, per caso?”

Gerard annuì' e rispose:

Quando avevo due anni, circa. Non ricordo molto di quando si sono lasciati, so solo che dopo è stato molto difficile per me!”

Edith lo ascoltava, ma era come se la sua mente non riuscisse altro che a pensare che quell'uomo aveva sentito tutto e nonostante la rassicurazione che gli aveva fatto, sentiva che si stava prendendo ancora gioco di lei e che doveva in qualche modo difendersi. Magari cercando per la prima volta da quando era arrivata una lite con quell'uomo insopportabile. E senza ragionare disse:

Immagino quanto sia stato difficile. Doppio regalo a Natale, compagni della mamma e del papà che fanno a gara per conquistarti. E lasciami indovinare? Sei figlio unico, vero? Straviziato e stracoccolato per...” ma non finì la frase.

Edith si bloccò a guardare Gerard che teneva i pugni talmente stretti che le nocche erano bianche come i ciottoli che stavano per terra. Se fosse stata un uomo si sarebbe aspettata un bel gancio. A dire il vero se lo aspettava comunque.

Chiuse gli occhi aspettando il colpo, quando invece sentì la voce di Gerard, pregna di veleno, ben lontana dal tono gioviale che gli aveva sempre sentito quando parlava con la crew.

Con un sibilo che sole Edith poté udire disse:

Tu non sai un cazzo di me, Norton. Pensi che tutti abbiano avuto la tua fottutissima vita pian di Natali stupefacenti, con alberi di Natale comprati tutti insieme al mercato e l'amore di una mamma e di un papà? Ti sbagli. Non tutti hanno avuto la tua stessa fortuna, Norton!”

Se pensi che la mia vita sia stata perfetta, beh!, allora ti sbagli di grosso, Butler!” replicò Edith sentendosi punta sul vivo.

Che ne sapeva quello della sua vita? Che ne sapeva di tutte le sue vigilie di Natale da sola o a feste noiose organizzate da Brian, quando l'unica cosa che voleva era stara e a casa dei suoi ad aprire regali? Cosa ne sapeva del suo litigio con Patrick quello stronzetto pieno di sé?

Gli occhi azzurri dell'attore indugiarono per un attimo sul viso di Edith. Poi, ridendo, quasi fosse divertito da quella situazione che si era andata a creare, replicò:

Tu pensi davvero che a me interessi qualche cosa della tua dannatissima vita? Basta quello che fai per renderla pubblica e far capire a tutti che razza di persona sei. Non sono io che finisco sui giornali anche se il mio cane starnutisce!”

La mano di Edith si sollevò, pronta a schiaffeggiare Gerard. Le avrebbe insegnato lei a stare al suo posto a quello lì.

Ma l'attore fu più veloce e bloccandole la mano aggiunse:

Non giudicare se non ti piace essere giudicata” e lasciando andare la mano di Edith, lasciò la giornalista da sola, sulla spiaggia, davanti al mare.

Era confusa e spaventata. Nessuno prima di allora si era comportato così nei suoi confronti. Nessuno era arrivato a tanto.

Mai.


Orlando scese dal taxi e guardò la casa della madre. Canterbury era l'unico posto in quel momento che poteva dargli la forza per andare avanti, per scacciare tutti gli spettri del suo passato.

Che poi doveva ancora capire se quegli spettri voleva scacciarli oppure pranzarci assieme, dal momento che Edith era uno di quelli più grandi.

Il taxi ripartì subito dopo che ebbe scaricato i bagagli e aver ricevuto una lauta ricompensa. Orlando ebbe il tempo di guardare ancora una volta la facciata che la porta di casa si aprì e sull'uscio apparve Sonia, la madre di Orlando che aprendo le braccia corse incontro al figlio. Di una cosa Orlando era più che certo: l'unica ad essere felice per quella separazione era sua madre. Certo! Pe ogni mamma è sempre difficile vedere il proprio figlio spiccare il volo, prendere moglie e amare una donna differente da lei ma, e il giovane attore lo sapeva bene, Miranda a Sonia non era mai andata giù. Come non aveva mai visto di buon occhio la relazione del ragazzo con Edith, nonostante amasse i suoi due nipotini come se stessa.

Ad onor del vero Orlando era certo che Sonia avesse accettato solo ed esclusivamente la sua relazione con Kate, ma non perché le andasse a genio come ragazza -al contrario dal momento che la chiamava stupida yankee appena poteva- ma nutriva per la giovane uno strano rispetto che, Orlando sospettava, era dovuto all'ingombrante blasone della giovane. Sonia sognava già una vita da aristocratica, ma dovette lasciare i suoi sogni quando Orlando lasciò l'attrice -o meglio venne lasciato- dopo una relazione fatta di silenzi e di cose dette a mezza voce.

Sorridendo, una volta che Sonia lo ebbe raggiunto, Orlando lasciò che la madre lo abbracciasse e indicando la casa con un piccolo cenno della testa, le chiese:

I bambini sono da te?”

Sonia annuì. Era radiosa mentre guardava il figlio. Non aveva mai nascosto tutta la sua stima e il suo orgoglio per il figlio. Aveva sempre incoraggiato sia Samantha che Orlando a coltivare le loro doti artistiche, ma quello che davvero aveva sfondato e che aveva addirittura una pagina su Wikipedia era Orlando, non la figlia maggiore. E per quanto sia lui che Sam si volessero bene, Orlando doveva ammettere a malincuore che alle volte, per la sua sorellina maggiore, il suo successo diventava un'ingombrante spina nel fianco.

In silenzio, si incamminarono verso la casa e subito apparve una bambina coi capelli ricci e dello stesso identico colore di Orlando: Ella.

Orlando si stava rendendo dolorosamente conto di quanto la sua prima figlia stesse crescendo in fretta e di quanto la trovasse ogni volta diversa quando tornava a casa dopo un lungo periodo lontano. Lasciò il trolley e il borsone e accucciandosi accolse l'abbraccio della figlia che gli cinse il collo con le piccole braccia magre.

In un attimo il dolore di quei giorni, la notizia della fine del suo matrimonio ricevuta da un comunicato stampa e non da Miranda, il lavoro che non stava andando bene perché non riusciva a concentrarsi nemmeno sul pranzo, tutti i sentimenti repressi verso Edith riaffiorarono velocemente ed esplosero in una ridda di emozioni indistinte che Orlando riuscì a malapena a mantenere nascoste e strinse forte la figlia che disse:

Papà mi stai stritolando!”

Fu la vocina della figlia a farlo tornare in sé, a lasciare dietro le spalle dei problemi che sapeva dover affrontare ma non in quel momento. Sospirò, sistemò i capelli della bambina e sorridendo, guardandola negli occhi, disse:

Scusa! È che sono così felice di rivederti. Non hai idea di quanto mi sia mancata!”

Proprio in quel momento uscì Samantha con in braccio il piccolo David che sorrise e si nascose dietro la spalla della zia vedendo il padre davanti a lui.

Orlando quasi non ci credeva, ogni volta che guardava David. Se pensava che aveva davvero sperato che Edith lo perdesse quando aveva saputo che era rimasta incinta, quasi provava vergogna. Certo! Aveva la scusante, dalla sua, di non sapere che il bambino che la sua ex aspettava era il suo, ma nonostante questo quella vergogna bruciava ancora. Baciò quindi la guancia di Ella e prese in braccio il piccolo David che lo abbracciò e lo baciò a sua volta. Per quanto Ella era uguale a lui, David era identico ad Edith. Lo stesso colore degli occhi, gli stessi capelli lisci ma scuri. Orlando abbracciò anche l'altro figlio e guardò la sorella che incrociando le braccia gli chiese:

E allora? Che sta succedendo?”

Orlando sospirò e posò un baciò tra i capelli del figlio e poi, mettendolo giù, prendendo il trolley e il borsone che aveva con sé, serio disse:

Penso che sia meglio andare dentro. È una storia troppo lunga da raccontare”



Edith stava facendo la fila alla mensa. Amava quando venivano girati dei film. Le piaceva stare in mezzo alla crew e parlare con loro, mangiare con loro. La faceva ritornare con i piedi per terra. Non che lei si fosse mai montata la testa, ma quella tranquillità che poteva vivere solo nel set, quasi la faceva tornare ai tempi della scuola, quando era solo una ragazza con tanti sogni e niente più.

Stava cercando di scegliere cosa fosse meglio tra un invitante piatto di costine di maiale e un salmone affumicato quando sentì qualcuno dire:

Un penny per i tuoi pensieri!”

Si voltò e vide Ronda, la sua assistente. A differenza di Laura, Ronda aveva saputo tener testa ad Edith sin dal primo momento e si era messa allo stesso livello della sua superiore, creando in quei pochi giorni un buon legame di tipo lavorativo. Per quello personale, Edith lo sapeva, forse non ci sarebbe stato il tempo.

La giornalista sorrise e scegliendo le costine fumanti rispose:

Niente...”

Ronda schioccò la lingua contro il palato e replicò:

Non ci credo nemmeno se lo vedo, Norton! È da questa mattina che sei strana!”

Edith sospirò e pensò che in effetti era vero. Non mancavano solo i problemi con Orlando e Jude, ci si stava mettendo pure suo padre che sospettava di essere tradito e poi quel buzzurro di Gerard.

Scegliendo tra i problemi quello meno personale, Edith guardò Ronda e rispose:

Ho litigato con Butler!”

Ronda si fece servire il salmone e aggrottando le sopracciglia, rispose:

Effettivamente era un po' nervoso anche lui...” e guardando la giornalista le chiese: “Posso essere maleducata e chiederti cosa sia successo?”

Edith si morse la lingua. In un modo o nell'altro Ronda sarebbe venuta a sapere il motivo per cui aveva litigato con Gerard. Poteva essere una grande collega ma era davvero una pettegola. Prese un po' di verdura cotta per temporeggiare e poi, prendendo il vassoio rispose:

Gerard ha sentito una mia chiamata personale riguardo a dei problemi tra i miei genitori...”

Ah! Capisco!” la interruppe saccente Ronda.

Edith la guardò sollevando un sopracciglio e Ronda continuò:

I genitori di Gerard si sono separati quando lui era molto piccolo. Per quello che ha detto so che non ha saputo niente del padre sino a che non ha compiuto sedici anni. Poi è andato a cercarlo e per un po' è stato con lui...” e indicando un tavolo si misero a sedere e Ronda aggiunse: “Non sono rimasti molto assieme perché il padre di Gerard è morto quasi subito e per questo lui ne ha sofferto molto...”

A sentire le parole di Ronda lo stomaco di Edith si chiuse. Si sentiva una perfetta idiota. Aveva dato a Gerard del ragazzino viziato senza davvero conoscere la sua storia. Si sentiva un verme. Ronda cambiò presto discorso e la giornalista fece finta di ascoltarla. Ma di tanto in tanto si voltava verso l'attore e lo guardava. Anche lui era cupo e non era l'animo della mensa come suo solito. E questo fece sentire Edith, se possibile, ancora più in colpa. Lasciò parlare un'entusiasta Ronda pensa che, una volta finita la giornata lavorativa, avrebbe preso il coraggio a quattro mani e avrebbe chiesto scusa a Gerard. In un modo o in un altro.


E non dire che non te l'avevo detto. Quella è un'australiana. Ha sangue di galeotto nelle vene!” disse Sonia alzando il tono della voce.

Mamma!” intervenne scandalizzata Samantha.

Sonia rizzò la schiena e replicò:

Lo sai che non mi è mai piaciuta. Una del genere voleva i soldi di mio figlio e basta...”

Mamma... Lo dicevi anche di Edith!” replicò Orlando scuotendo la testa stanco.

Sonia lo guardò con rimprovero e rispose:

Non puoi negare che quando hai portato Edith a casa era appena rimasta incinta di Ella e avevo tutti i diritti di pensare male...”

Mamma! Tu pensi male di ogni donna che entra nel mio letto!” intervenne Orlando ormai stanco di quella discussione. Voleva parlare con Edith e continuare una lunga e inconcludente discussione con sua madre riguardo Miranda e il loro matrimonio segreto o delle mire della modella sul patrimonio di Orlando non era quello di cui aveva bisogno.

Io non penso male di tutte le donne...” stava per dire Sonia, ma venne bloccata da Orlando che disse a Samantha:

Devo parlare con Edith!”

Gli occhi della sorella dell'attore si illuminarono e un sorriso sincero si aprì lentamente sul viso della giovane donna. Sonia, invece, boccheggiò. Voleva dire qualche cosa ma fu Samantha a parlare per prima e a dire speranzosa:

Allora vuoi provare a stare di nuovo con lei?”

Orlando si grattò la testa e sorridendo imbarazzato ammise:

Non penso di aver mai smesso di volerlo...”

Si sentiva male solo ad ammetterlo. Aveva capito in un solo secondo che, sì, poteva voler bene a Miranda, ma non provava per lei lo stesso amore, lo stesso trasporto che provava invece per Edith.

Per lui la storia con Edith non era mai finita, semmai era rimasta in stasi, in sospeso ed entrambi aveva ancora troppe cose da dirsi.

Era tornato in Inghilterra per lei e per nessun altro. Esclusi suoi figli. Voleva riprendere da dove avevano lasciato, da quel matrimonio a Canterbury che entrambi volevano fosse maestoso, da fare invidia ai reali. Voleva un altro figlio da Edith e voleva esserci in sala parto con lei, al momento della nascita, visto che sia per Ella che per David non aveva avuto questa fortuna.

Voleva mettere fine al suo matrimonio con Miranda il prima possibile e tornare dalla donna che amava da ormai quasi dieci anni. Dalla sua migliore amica. Dalla sua peggior antagonista.

Non ti permetto di riallacciare alcunché con quella sgualdrinella, sai?”

Le parole di Sonia ruppero quel momento magico. Se non fosse stata sua madre, Orlando era certo, l'avrebbe pesantemente insultata. Trattenne quindi tutta la rabbia che aveva dentro -e per come stava in quel periodo era davvero un grandissimo sforzo- e guardando Samantha, le chiese:

Cosa ti ha detto quando ti ha portato i bambini?”

Samantha si guardò un attimo intorno, spaurita da quella domanda tanto inattesa eppure così normale. Orlando si rese conto che qualche cosa non andava e domandò ancora:

Devi dirmi qualcosa?”

Samantha non rispose, ma fu Sonia a farlo, dura e fredda come una pietra:

Edith non ci ha portato i bambini. Li ha portati il fratello perché lei è in Scozia per lavoro!”

Orlando portò una mano davanti agli occhi. Problemi solo problemi. Ecco cosa era costretto ad affrontare.

Si guardò intorno e serio disse:

Quanto ci metto se parto adesso?”

Ma sei appena arrivato!” si lamentò Sonia.

Orlando sorrise e toccando la mano della madre la tranquillizzò dicendole:

Mamma... Devo parlare con Edith. Mai come in questo momento ho capito cosa voglio veramente. Tornerò appena possibile. Anche io ho bisogno di stare con voi e con miei figli, più di quanto tu possa immaginare!”

Sonia sospirò e Samantha, mettendosi in piedi si avvicinò all'ingresso. Orlando la seguì e guardò con attenzione cosa stesse facendo la sorella. Quando finalmente si voltò verso di lui la vide che stringeva tra le dita un foglietto con qualche cosa scarabocchiato sopra. Riconobbe subito quella calligrafia: era quella di Edith. Ebbe un piccolo tuffo al cuore. Era la cosa più vicino a lei che avesse visto negli ultimi mesi, se escludeva i bambini.

Prima di partire mi ha lasciato questo foglietto con sopra il nome del suo bed&breakfast dove sta per tutto il periodo delle riprese...” disse lei con un sorriso.

Orlando notò che la sorella quasi si sentiva in colpa. Edith aveva creato da subito un bellissimo rapporto con Samantha e nonostante la fine della loro storia tra le due aveva continuato a scorrere buon sangue; Orlando immaginava quindi che la sorella si sentisse in qualche modo colpevole e dentro di sé si stesse scatenando una piccola guerra tra quello che era giusto fare e quello che non avrebbe fatto arrabbiare Edith.

Orlando prese quindi il biglietto e lesse il numero e il nome della pensione dove stava Edith e senza sollevare lo sguardo chiese:

Dove si trova?”

Wick. Caithness. Scozia. Altro non so dirti!” rispose Samantha pronta.

Orlando mise il bigliettino nella tasca e baciando la sorella su di una guancia disse:

Non smetterò mai di ringraziarti!” e correndo verso la porta prese delle chiavi e aggiunse: “Prendo la tua macchina!” e si richiuse l'uscio alle spalle senza che Samantha avesse la possibilità di obiettare.


La sera stava cominciando a calare. I profumi dell'estate invadevano la costa e nonostante il clima tutt'altro che mite della Scozia, qualche coraggioso grillo friniva allegro tra le fronde.

Edith, con una mug di tè fumante in mano, guardava incantata l'orizzonte.

La sua testa era in fermento. Negli ultimi giorni aveva ricominciato ad affrontare problemi su problemi e questo la spaventava dal momento che l'ultima volta che era successo si era volontariamente esiliata a Kendal. Sapeva che quella che stava vivendo era solo la quiete prima della tempesta e quello che Jude le aveva detto la sera prima che lei partisse ne era la prova.

Non poteva più tirare avanti quella situazione: o si sarebbe decisa e scegliere uno dei due, o avrebbe dovuto lasciarli andare via, entrambi, e ricostruirsi una nuova vita.

Poi c'erano anche i suoi genitori da mettere in conto. Edith non si era resa conto di nulla, troppo impegnata nella stesura del suo nuovo romanzo, ma Emma e Paul sì e le avevano detto che la mamma, effettivamente, in quell'ultimo periodo era cambiata. Sembrava quasi più fredda, più distaccata non solo nei confronti del padre, ma anche in quelle dei figli e dei nipoti.

Sospirando Edith socchiuse gli occhi e cercò di liberare il cervello, rimandando i pensieri alla settimana in cui sarebbe scesa a Londra, ma proprio in quel momento sentì il cancello dell'ostello aprirsi.

Si rizzò e guardò la figura che si stava allontanando. Era Gerard.

Rimase qualche secondo indecisa sul da farsi, poi prese il coraggio a quattro mani e lasciando la mug quasi piena sul tavolino, seguì l'attore.

Attese qualche secondo prima di chiamarlo, quel tanto che bastava per metterla a riparo da orecchie indiscrete. Poi, alzando la voce, disse:

Butler!”

Gerard continuò a camminare, in silenzio.

Edith sollevò un sopracciglio, indignata: non era abituata a chiamare qualcuno o dare ordini e non essere ascoltata.

A passo più veloce seguì l'uomo e di nuovo disse:

Ehi! Butler? Guarda che ti sto chiamando!”

Ancora niente. Edith provò di nuovo, alcune volte, senza ottenere mai il successo sperato. Stanca non solo di stare dietro a qualcuno che non l'ascoltava ma che aveva una falcata molto più lunga della sua, si bloccò e mettendo due dita in bocca fischiò con forza.

Gerard, forse non aspettandosi una reazione simile da Edith, si voltò sorpreso e guardandola perplesso disse:

Che diavolo vuoi, Norton?”

Edith si bloccò, con il fiatone, ma nonostante tutto non perse la calma e l'eleganza e incrociò le braccia al petto, sorridendo. Poi, come se non avesse corso per qualche miglio, si avvicinò con nonchalance a Gerard e guardando il cielo commentò:

Bella serata, non è vero? Si vede che sta per arrivare l'estate!”

Gerard la guardò in silenzio, in un misto tra il divertito e l'interdetto. Poi facendo un gesto come per mandarla via, disse:

Norton, ho bisogno di stare da solo!” e stava per riprendere a camminare quando Edith disse:

Ti seguirò comunque, Butler!”

Gerard sollevò la testa al cielo e sbuffò infastidito; poi, voltandosi verso Edith domandò:

Ma a te hanno mai insegnato che importunare la gente non solo è maleducazione ma è anche un reato?”

Edith sorrise e avvicinandosi di nuovo porse la mano all'attore.

Sorrideva serena e il gesto lasciò per un attimo interdetto Gerard che guardò prima la mano e poi Edith nel seguente ordine, per qualche secondo. Poi, per niente convinto, chiese:

Che significa?”

Edith quasi sorrise del tono diffidente dell'attore e rispose, cercando di sembrare il più seria possibile:

Sono venuta qua per un'offerta di pace”

Gerard la guardò ancora negli occhi, incrociando anche lui le braccia e sorridendo quasi divertito. Bastò quella mossa per far mandare alle ortiche tutti i buoni propositi di Edith, ma cercò in qualche modo di trattenersi e disse:

Non esiste persona che non abbia ricevuto le mie personali scuse ogni volta che mi sono resa conto di aver sbagliato. E so che con te, stamattina, l'ho fatto...”

Gerard rimase in silenzio ed Edith pensò che quello fosse un incentivo per continuare. E lo fece:

Sono stata una persona molto maleducata e indisponente nei tuoi confronti. E ora me ne pento. Però penso che chiederti scusa sia il modo migliore per ricominciare da zero e cercare di conoscerci meglio, magari senza litigare come abbiamo fatto dall'inizio...”

Gerard sollevò il mento e stavolta lasciò spiazzata Edith che si aspettava una qualsiasi reazione dall'uomo. Ma non ottenne altro che quel silenzio prolungato. Sospirò e lasciando cadere la mano, disse:

Se sei arrabbiato con me lo capisco, ma cerca di capirmi. Quella che hai sentito stamattina era una telefonata privata e quando ho scoperto che avevi sentito tutto, sono andata su tutte le furie. E se ti ho risposto male è perché tra di noi, sin dall'inizio, ci sono state delle incomprensioni che ci hanno un po' allontanati...”

Proprio non ci riesci, vero?” domandò Gerard divertito.

Edith sollevò la testa e replicò:

A cosa?”

Gerard lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e rispose:

A dire mi dispiace. È possibile che per te sia una parola così ostica?”

Edith drizzò la schiena, quasi cercando di torreggiare sull'uomo, senza riuscirci dal momento che era di qualche spanna più alto di lei. E seria disse:

Ti ho detto scusa. All'inizio!”

Gerard scosse la testa e avvicinandosi pericolosamente, ribatté:

No. Mi hai teso una mano e mi hai detto che venivi qua con un'offerta di pace, ma non mi hai detto scusa...”

Edith lo guardò socchiudendo gli occhi. Si stava cominciando a innervosire e la rabbia che aveva provato quella mattina stava montando di nuovo tutta, amplificata dal fatto che si era resa ridicola davanti a quell'idiota.

Io sono venuta qua per scusarmi. Se sei così ottuso da non capire, allora vai al diavolo” e lasciando la diplomazia alle spalle, girò i tacchi e si incamminò verso il bed&breakfast. O almeno ci provò. Infatti quasi subito, un fischio più forte del suo riecheggiò nei seni e nelle valli di quel posto di pace e sembrò zittire i grilli che fino a quel momento avevano quasi gridato.

Si voltò e guardò Gerard aggrottando la fronte e disse:

Ma sei pazzo?”

Gerard si avvicinò e tendendole la mano ribatté:

Offerta di scusa accettata!”

Edith spalancò gli occhi, incredula. Quell'uomo la faceva diventare scema se continuava a stargli dietro. Però, qualcosa dentro di lei, fece sollevare la mano di Edith e sorridendo sigillarono una silenziosa tregua tra i due.

Fu Gerard a dire:

Lo so che ti ho chiesto di lasciarmi da solo, ma mi farebbe davvero piacere se tu venissi con me!”

Edith annuì e senza dire altro si incamminò con Gerard verso la spiaggia.


Orlando parcheggiò la macchina e prese i fiori dal sedile posteriore. Entrò dentro l'ostello e si diresse alla reception dove una donna, prima sorridente, poi stupita lo guardò da capo a piedi.

Abituato a quelle scene, Orlando sorrise e disse:

Scusi se la disturbo, ma volevo parlare con Edith Norton. So che sta qua da voi!”

La donna annuì e si mise al telefono, senza dire una parola.

Orlando pensò che la stesse chiamando in camera. Una fitta allo stomaco dovuta all'emozione, lo fece tremare da capo a piedi. Si guardò intorno e sospirò, aspettando di vedere Edith spuntare da un momento all'altro, ma la ragazza della reception stroncò i suoi sogni quando gli comunicò:

La signora Norton non è in stanza. Se si vuole accomodare le faccio portare qualcosa!”

Orlando annuì e guardò una cameriera che sistemava un tavolino prendendo una mug e pulendolo con un panno umido.

Cosa le porto?”

Un caffè nero, bollente” e indicando fuori aggiunse: “Posso sedermi fuori ad aspettare?”

La receptionist sorrise e lasciò Orlando al suo destino.

L'attore di Canterbury si mise seduto nella poltrona del tavolino appena pulito. Strisciate umide luccicavano al riverbero del sole al tramonto, mentre Orlando guardava l'orizzonte.

Arrivò il caffè, ne trangugiò lentamente quasi il contenuto e poi vide due persone risalire la collina, a piedi. Vicine.

Si abbracciarono, sorrisero e ripresero a camminare.

Orlando deglutì a vuoto. La tensione divenne un doloroso senso di vuoto. Guardò la coppia avvicinarsi e solo quando la vide, bella e serena come sempre la ricordava, ebbe il tempo di dire:

Ciao Edith!” prima che lei entrasse dentro il bed&breakfast senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.



Chiedo immensamente scusa per il mio ritardo.

È stato un momento molto difficile e non riuscivo

nemmeno a scrivere la lista della

spesa.

Spero quindi che qualcuno di voi sia ancora qua

a leggere la mia storia.

Spero che via sia piaciuto questo capitolo che, devo

essere onesta

sembra di passaggio, ma non lo è.

Chiunque vuole mettersi in contatto con me

può farlo ora anche su FB. Esiste la

mia pagina, Niniel82. Penso di

esserci sempre e solo io con quel nickname.

Grazie ancora se siete arrivati/e fino a qui.

Grazie a

chiaretta78, LaNonnina, jodie_always e _Nina_

che mi hanno sempre chiesto e incoraggiato

per scrivere ancora.

Un bacio ai lettori silenti.

Alla prossima.

Niniel.









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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4: Si riparte da zero .


Ciao Edith!”

Sentendo quella voce, la schiena di Edith si drizzò come se qualcuno le avesse lanciato addosso una secchiata di acqua ghiacciata.

Uscì dalla porta che aveva appena valicato quando aveva sentito la voce in questione e si voltò nella sua direzione. Venne travolta dagli occhi marroni di Orlando che la guardavano seri, quasi con rimprovero. Rimprovero che tra l'altro Edith non riusciva a tollerare dal momento che, come sempre quando si trattava di scelte fatte dal suo ex, Orlando le si era presentato davanti senza nemmeno avvisarla del suo arrivo.

Ma lui non è...” disse Gerard sottovoce.

Edith annuì e sospirando, senza riuscire mai di smettere di guardare Orlando, rispose:

Mi sa che dovremo rimandare...” e sorridendo, aggiunse, voltandosi verso Gerard: “Ci vediamo domani!”

Gerard annuì comprensivo e poggiando una mano sulla spalla di Edith si allontanò, dirigendosi verso la mensa.

Edith sospirò e mettendosi davanti ad Orlando, con le braccia incrociate, gli disse:

Mi fa piacere che tu abbia deciso di venire a trovarmi senza nemmeno avvisarmi!”

Era una sorpresa!” borbottò Orlando senza lasciare la sua espressione ferita e per niente felice.

Edith sollevò gli occhi al cielo e lasciando cadere le braccia sui fianchi, sorridendo sarcastica, rispose:

Una sorpresa! Ma come ho potuto essere così stupida. Certo che è una sorpresa, Ob, dato che so che in questo momento stai lavorando in Nuova Zelanda e invece ti trovo nell'ostello poco lontano dal punto in cui lavoro io!”

Orlando aggrottò la fronte e spalancò la bocca in una perfetta O di sorpresa, non sapendo cosa rispondere ad Edith che, non vedendo alcuna reazione da parte dell'attore, aggiunse:

E cosa sei venuto a fare in questo posto dimenticato da Dio, Ob? Sei venuto a dirmi per quale assurdo motivo hai avuto la folgorante idea di dire quello che hai detto ai giornalisti facendomi vivere da assediata in casa?”

Assediata in casa?” chiese Orlando che non riusciva a capire quale nesso poteva esserci con il discorso che avevano appena iniziato.

Sì! Caro il mio Orlando Bloom. Io e tuoi figli siamo stati costretti a dover sopportare ogni santo giorno, ogni sacrosanta volta che mettevano il naso fuori di casa, l'assalto incontrollato di orde di paparazzi che hanno fatto di tutto per avere una nostra foto, persino molestare tua figlia!”

Gli occhi di Orlando si sbarrarono. Quello era davvero troppo. Si sollevò di scatto e si guardò intorno. Stranamente, nel salottino d'attesa all'interno del piccolo albergo, si era formata una piccola folla che, fingendosi disinvoltura, ascoltava di nascosto lui ed Edith parlare.

Senza pensarci prese le rose e prendendo Edith per un gomito, la spinse dentro e tra i denti, disse:

Adesso noi due parliamo. Una volta per tutte!” e sparì dentro il piccolo ascensore che salì sferragliando verso l'ultimo piano.


Edith aprì la porta e Orlando, che la seguiva nero come il mare in tempesta, entrando la chiuse sbattendola con fragore.

La giornalista sobbalzò stupita dallo scatto d'ira del ragazzo e voltandosi, riducendo gli occhi a due piccole fessure, disse:

No! Fai pure come se fossi a casa tua?”

Cosa c'è con Butler?” chiese Orlando sempre più fuori di sé.

Edith sollevò entrambe le sopracciglia e ridendo divertita, replicò:

Scusa? Non ho capito bene la tua domanda!”

Orlando sospirò frustrato e avvicinandosi pericolosamente domandò ancora:

Cosa c'è tra te e Butler!”

Forse fu la vicinanza o gli ormoni che rimbalzavano per tutta la stanza, o meglio la lunga astinenza sessuale, Edith trattenne il respiro intimorita, eccitata e attratta dalla vicinanza di Orlando e dalla sua aggressività come mai era stata in quegli ultimi mesi. Chiuse gli occhi cercando di riprendere la calma e allontanandosi, mettendo una mano sulla fronte, rispose:

Tu pensi che io sia così stupida da mettere in mezzo a questo triangolo un altro uomo?”

Orlando la guardò sollevando un sopracciglio, rispondendo silenziosamente alla domanda della donna. Edith di tutta risposta, lasciando il turbinio di emozioni che l'aveva stravolta e guardando Orlando fisso negli occhi, ferita disse:

Tu pensi che io, dopo aver avuto due bambini da te e aver sposato Jude possa davvero trascinare un altro uomo in questa terribile situazione? Ma sai cosa significa per me sapere che un giorno dovrò scegliere tra te e Jude? Sai cosa significa avervi sul collo che non fate altro che ricordarmelo? Per non parlare delle vostre fidanzate, scopamiche ed ex mogli o presunte tali, che non fanno altro che rincarare la dose...” e allontanandosi un po' da Orlando più per mettere a tacere quel turbinio di emozioni che provava guardandolo che altro, si avvicinò alla finestra, fissando il panorama che selvaggio si stendeva di fronte a lei. E pensare che fino a pochi minuti prima era con Gerard a parlare, dopo essersi scusata, di quello che piaceva ad entrambi e e su quello che volevano fare una volta finito il progetto in Scozia.

Orlando sospirò. Edith non poteva vederlo ma riusciva ad immaginare i suoi movimenti: si guardava intorno cercando un appiglio, quasi che i mobili potessero consigliargli cosa dire, poi con passo lento si metteva a sedere sul letto -e il cigolio delle molle ne fu la prova più evidente- e si prendeva la testa tra le mani, cercando di capire cosa avesse sbagliato.

Lo conosceva così bene che sapeva era completamente impossibile sbagliare ogni singola mossa che lui faceva. Sorrise dolcemente e senza smettere di guardare fuori dalla finestra disse:

Non c'è niente tra me e Gerard. E ti dico di più... Fino a questa mattina non facevamo altro che litigare...”

Orlando sollevò la testa di scatto e ammise:

Scusa ma sentirti dire questo non mi tranquillizza affatto. Anche quando hai conosciuto me non facevamo altro che litigare!”

Edith si voltò velocemente e guardando Orlando con tanto d'occhi, disse:

Dici sul serio?”

Si! Ti devo forse ricordare dell'intervista che mi hai fatto all'Hard Rock qualche anno fa? E di tutti gli schiaffi che ne sono seguiti dopo, prima che io e te capissimo di amarci?” replicò Orlando punto.

Edith scosse la testa, confusa dalla dichiarazione di Orlando. Amare Butler? Era assurdo anche solo pensarlo. Certo poco prima si erano chiariti e avevano fatto una bella chiacchierata, ma per lei non era successo altro. Come poteva pensare l'uomo che aveva condiviso con lei il letto per tanto tempo che potesse innamorarsi del primo arrivato solo perché non ci andava d'accordo?

Non è questo il punto!” sbottò forse un po' troppo risentita. “Come puoi pensare che possa anche solo finire tra le braccia di un altro solo ed esclusivamente perché mi comporto come mi sono comportata con te? È ridicolo!”

Orlando si mise in piedi e allargando le braccia rispose:

E perché non dovrei? Non sono stato io quello che ha cominciato una storia con un altro mentre stavamo ancora insieme!”

In un attimo tutte le sensazioni che aveva provato Edith evaporarono e lasciarono posto solo alla rabbia. Sapeva che con Orlando era così, che avrebbe litigato con lui ogni qualvolta che lui pensava di essere nel giusto, ma quella volta aveva esagerato. Darle la colpa della fine della loro relazione era davvero meschino. E avvicinandosi a lui a passo di marcia, disse:

Io ho fatto finire la nostra relazione? IO? Devo forse ricordarti che quello che si è calato per primo le brache per assenza di attenzioni sei stato tu, OB e non io? Devo forse ricordarti che venivi a letto con me ogni qualvolta non andava bene con Miranda e poi tornavi da lei come un cagnolino bastonato quando ti rendevi conto che quello che avevamo fatto era sbagliato?” e avvicinandosi ancora di più, troppo furibonda per pensare ad altro che alla sua rabbia, aggiunse: “Non sono stata solo io la causa della fine della nostra storia, Orlando. E tu lo sai! Come sai che se solo avessi avuto un po' più di palle e avessi lasciato da prima Miranda, forse -e dico forse perché i tuoi comportamenti alle volte mi hanno solo mostrato il contrario- quella mattina che sei venuto a casa mia non avrei sposato Jude...”

Lasciò quella frase in sospeso. Sapeva che se solo fosse andata un po' più avanti avrebbe preso una strada a senso unico e non sarebbe potuta tornare indietro nemmeno volendo. Eppure era vero: se quella mattina Orlando avesse detto che non gli importava nulla di Miranda, Edith avrebbe tolto il vestito da sposa e lo avrebbe seguito fino in capo al mondo. E non sarebbero stati lì a gridarsi contro, uno per rabbia, l'altro per gelosia.

Invece Orlando aveva lasciato che fosse lei a decidere, come aveva sempre fatto dopo che la loro relazione era finita, senza rendersi conto, in quel momento, che lei lo amava ancora e lo faceva in quella maniera follemente devota che si regala ad un poster, ad un amore che riconosciamo come impossibile sin dal primo giorno. Aveva lasciato che lei decidesse di sposare Jude e che quel sentimento di tenerezza che provava per l'uomo si trasformasse in uno più forte, diventando a sua volta amore.

E ora mentre lo guardava, con il fiato corto per aver parlato senza fermarsi mai una volta, sentiva tutta la rabbia di quegli ultimi mesi montare lenta dentro di lei. Se era arrivata a quella situazione la colpa non era solo sua, anche se lei per prima riconosceva di averne tanta. Se erano arrivati fin lì la colpa era anche di Orlando e continuava ad essere colpa sua se si trovava assediata dai paparazzi e se suoi figli avevano una vita stravolta dalle scelte sbagliate dei genitori.

Si allontanò di nuovo. I pensieri concupiscenti erano spariti: sopra la lunga astinenza sessuale si era messa su una rabbia cieca, piena di tutte le cose che non si erano detti e del nervosismo delle settimane successive alla geniale affermazione di Orlando via stampa su quello che provava per lei e sulla fine della relazione con Miranda. Si avvicinò alla finestra e cercando di respirare a fondo per tranquillizzarsi, mormorò:

Perché sei qui?”

Cosa?” chiese Orlando che non si aspettava quella risposta.

Edith si voltò e rimanendo vicino alla finestra, domandò ancora, con voce dura:

Perché sei qui, Orlando? Piombi sul posto in cui lavoro, sbraitando e facendomi fare la figura della stupida davanti a tutta la troupe, portandomi fiori e accusandomi di avere una tresca con uno degli attori del film. Per non parlare di quello che hai fatto prima facendomi diventare una reclusa dentro casa mia...”

Io non volevo...” la interruppe imbarazzato Orlando, ma Edith continuò, sorridendo sarcastica:

Non volevi, vero? In fondo a te tutto è permesso, non è così? Tu sei il grande attore, quello che si può permettere di essere lasciato tramite conferenza stampa da sua moglie, quello che per pura vendetta nei confronti di questa, mi mette in mezzo senza pensare cosa possa dire questo per la mia vita. Era questo che non volevi? Dimmelo perché sto cominciando a non capirci più nulla Orlando. E dimmi per favore, il motivo per cui sei qui!”

Orlando sbarrò gli occhi e si rimise a sedere nel letto prendendo di nuovo la testa tra le mani. La scosse lentamente e poi, guardando Edith, con lo stesso sguardo perso di un bambino spaventato disse:

Io non volevo. Davvero! Scusami per tutto. Scusami se sono troppo impulsivo, se ho reso la vita tua e dei nostri figli un inferno in questi ultimi mesi. Ma quello che ho detto è vero. Il rapporto tra me e Miranda era finito ancora prima che nascesse Flynn. Lei nemmeno lo voleva. Lei è una modella e con il suo corpo ci lavora. L'ho sposata di nascosto perché Robin ha voluto così e non sai nemmeno quello che è significato per me dover dire ai miei che aveva fatto tutto senza nemmeno il loro consenso, la loro presenza. Ho vissuto per un po' in questa parvenza di felicità: uniti davanti alle telecamere, facendoci a pezzi quando si chiudeva la porta di casa. Io tradivo lei, lei tradiva me...”

Uhm...” intervenne Edith scuotendo la testa e con sarcasmo aggiunse: “Anime gemelle!”

Orlando sollevò lo sguardo e la guardò contrito. Edith gli fece cenno di continuare e l'attore lo fece:

Io volevo di nuovo quella felicità che avevo con te. Volevo progettare con mia moglie un secondo figlio, ma con un angelo di Victoria Secrets è impossibile. E poi lei faceva cose stupide, che mi facevano dare di matto: ha posato nuda con il pancione, senza chiedermi nulla, ha fatto un servizio fotografico con il bambino senza di me, senza avvisarmi nemmeno quella volta. Ogni giorno era una lotta con lei. Alle volte pensavo che, beh, dovevo essere abituato dopo aver avuto te al mio fianco come amica e come compagna. Ma con te era differente. Tu non hai mai fatto nulla per ferirmi, almeno non di proposito. Lei invece lo faceva. E alle volte pensavo che lo facesse con cattiveria, che cercasse di ferirmi di proposito. Ho accettato tutto in silenzio, per il bene almeno di questo figlio che stava nascendo, per dare a lui quello che ho sempre voluto dare ad un famiglia, il giorno che ne avrei avuto una: la serenità. Con te, per colpa mia, per colpa dei nostri caratteri, non ci sono riuscito. Ma quella volta non volevo sbagliare, non volevo fallire. Poi c'è stato l''incidente. E ho scoperto che Dave non era il figlio di Jude, ma era figlio mio. L'ho detto anche a Miranda e tutto è crollato. Era come se avessi fatto un castello di sabbia e mentre ammiravo la mia opera un bambino capriccioso ci fosse passato sopra e lo avesse buttato giù. Miranda è diventata gelosa e diffidente. Non facevamo nemmeno l'amore...”

L'hai tradita?” chiese Edith che sapeva come sarebbe andata a finire quella storia perché era tale e quale a quella che lei aveva vissuto quando era nata Ella.

Orlando annuì. E tornando a guardare il pavimento, rispose:

Non c'era più nulla tra noi. E il tuo incidente le ha fatto capire che ti amavo ancora. Per lei è stato doloroso, ma lo è stato anche per me, specialmente perché ho capito che avevo fallito di nuovo e forse ti stavo per perdere per davvero, per sempre. Non ti facevi più vedere, non ti facevi più sentire. Né con me, né con Jude. Vivevo una storia che si sfaldava giorno per giorno, cercando di capire che cosa avevo perso lasciandoti andare, che cosa sarebbe potuto essere se fossi stato al tuo fianco. Poi dopo il film che hai fatto girare a me e a Jude, il lavoro è di nuovo decollato, ho ricevuto nuove offerte, stavo tornando ad essere il sex symbol di sempre...”

Perché ti ha lasciato?” domandò Edith che con passo lento si avvicinò al letto, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo contrito.

Orlando scosse la testa e mentre Edith si metteva a sedere accanto a lui, disse:

Non lo so. Non facevamo davvero più niente per nascondere i reciproci tradimenti. Forse lei ha trovato qualcuno che le piaceva davvero, forse si era solo stancata di tenere in piedi un rapporto solo di facciata. La cosa che mi da fastidio è che abbia deciso di lasciarmi per comunicato stampa. Poteva farlo faccia a faccia, sarebbe stato molto meno umiliante. Così ho cercato di farle ancora più del male e ho detto quello che pensavo. Che non l'amavo più e che per me la vera famiglia era il posto dove stavate tu e i miei tre figli...”

E perché sei venuto qua?” chiese Edith con un sospiro.

Orlando la guardò con occhi smarriti. Edith sorrise quasi intenerita da quello sguardo che conosceva bene, come tutto in quel ragazzino troppo cresciuto e passandogli una mano sui ricci domandò ancora:

Perché sei qui, Orlando?”

Orlando sospirò e chinando la testa, guardando le mani giunte che stavano sul suo grembo, disse:

Perché voglio riprovarci, Edith. Lo voglio davvero!”

Il cuore di Edith perse un battito. Sapeva che quel discorso sarebbe andato a parare lì da quando era cominciato, eppure sentir dire quelle parole la terrorizzava. Erano le stesse parole che aveva detto Jude: ripartire da zero, lasciare alle spalle quello che era stato e scegliere di ricominciare una vita o con lui o con Orlando.

Come se fosse seduta su dei carboni ardenti si alzò di scatto da letto e si mise a camminare avanti e indietro per la stanza. Come tutte le volte che doveva scegliere si sentiva braccata, le mancava il respiro. Scosse la testa e disse:

Hai un posto dove stare stanotte?”

Orlando aggrottò la fronte e replicò:

Ma Edith...”

Hai un posto dove stare per stanotte?” ripeté Edith che cominciava a perdere la pazienza.

Sì!” disse Orlando. “Qua vicino c'è un altro bed and breakfast, ho preso una camera lì prima di venire da te...”

Edith annuì e passando una mano sul viso disse:

Scusa. Ma ho bisogno di stare da sola...”

Orlando aggrottò la fronte e stava per ribattere ma Edith riuscì a parlare per prima:

Tu non capisci cosa significa per me vederti qua, che parli di relazioni che vanno a monte, di quello che può esserci ora tra di noi. Ho bisogno davvero di stare un po' da sola e cercare di metabolizzare questo discorso, di capire cosa succederà adesso, di analizzare se sono pronta a ripartire da zero. Perché mi spiace che tu abbia sofferto per la fine della tua storia con Miranda, davvero, non sono parole fatte... Ma io non sono stata meglio dopo il mio incidente. Forse tu e Jude tendete a dimenticarlo, ma purtroppo ho avuto una brutta depressione che non mi permetteva nemmeno di prendermi cura di me stessa. E prima di prendere una qualsiasi decisione devo pensare a dove questa mi può portare. E non lo dico solo perché questo potrebbe causare danni a me, ma perché non voglio che nostri figli finiscano in mezzo ai nostri casini ora che stanno cominciando a crescere e a capire. Non voglio che un giorno mi incolpino di qualche cosa che non volevo fare e che ho lasciate che accedesse solo per accontentare o te, o Jude...”

Mi stai mandando via?” chiese stupito e un po' arrabbiato Orlando.

Edith scosse la testa e replicò:

No! Ti sto solo chiedendo del tempo. Per pensare e per capire. Domani parleremo, all'ora di pranzo. In città c'è un bellissimo locale, potremmo mangiare lì, se ti va!”

Orlando sospirò e annuì, arreso. E alzandosi biascicò appena:

Allora a domani!” e senza dire altro uscì come era entrato. Sbattendo la porta dietro di sé.


Edith stava seduta dentro il piccolo hotel, guardando le fronde sbattute dal vento contro le imposte in pvc. Tutti erano rientrati e nell'albergo vicino al mare c'era solo il silenzio.

Dietro il bancone la receptionist stava navigando su internet, sorridendo di tanto in tanto per quello che leggeva sullo schermo e che Edith non poteva vedere.

In quell'unico momento di intimità con se stessa, lontana dalla camera e dal suo soffocante silenzio, Edith si stava godendo un sorso ristoratore di bourbon, cercando di trovare un bandolo in quella matassa intrecciata che era la sua esistenza.

Problemi e solo problemi. E qualche cosa le diceva che sarebbe esplosa se non avesse trovato una soluzione: Jude e il divorzio; la relazione dei suoi genitori che stava andando alla deriva e non si capiva il motivo; Orlando che si stava separando e che voleva rimettere in piedi la loro relazione con uno schiocco di dita, senza pensare alle conseguenze.

Socchiuse gli occhi e lasciò che il fischio del vento la allontanasse da quei pensieri. Ci stava riuscendo quando sentì:

Posso sedermi?”

Edith trasalì e vide, aprendo i suoi, due occhi azzurri che ricambiavano uno sguardo divertito al suo terrorizzato.

Non volevo spaventarti, scusa!” si scusò Gerard che stringeva tra le mani un bicchiere di quello che sembrava whisky.

Edith si mise a sedere meglio e Gerard, prendendo la sedia, domandò:

Posso allora?”

Edith annuì senza parlare, guardandolo sospettosa. Pace o no, c'era sempre qualche cosa in quel quell'uomo che la metteva sul chi va là. Forse era per via della sua aria sorniona, che voleva -o almeno così sembrava- nascondere la vera personalità dello scozzese.

Gerard si mise a sedere e guardando Edith con un sorriso bevve un lungo sorso del liquido ambrato che stava nel suo bicchiere di vetro spesso.

Dopo aver bevuto fece schioccare le labbra e guardandola con malcelato divertimento, disse:

Ho saputo che la lite con il tuo ammiratore segreto è stata sentita da tutto l'albergo... Bel modo per tenere la propria vita privata fuori dal lavoro, complimenti!”

Edith piegò la testa di lato, per niente divertita da quello che aveva detto l'attore e tornando a guardare fuori dalla finestra, disse:

Lui non è il mio ammiratore segreto. È Orlando, il padre dei miei due figli!”

Ah! Quello da cui stai aspettando il divorzio?” chiese Gerard fingendo interesse.

No!” rispose secca Edith. “Quello che si sta divorziando da un'altra donna...”

Gerard bevve un altro lungo sorso e lasciò tintinnare il ghiaccio all'interno del bicchiere mentre lo poggiava sul tavolo di vetro davanti a lui.

Scusa ma non riesco a raccapezzarmi in mezzo a tutti questi matrimoni, figli e divorzi!” e guardando verso il banco della reception ammise: “Non sono abituato ad avere un pubblico non pagante!” e voltandosi verso Edith propose a bassa voce, dopo averle fatto cenno di avvicinarsi: “Che ne dici se andiamo nella veranda al coperto qua dietro. Alle volte ci faccio colazione e non ci viene quasi mai nessuno!”

Edith annuì e lasciò che Gerard, che si era alzato prima di lei dalla sedia, la guidasse.

Rimase in silenzio seguendolo, guardandolo mentre camminava per un lungo corridoio fiocamente illuminato, fischiettando sommessamente.

Durante quel tragitto la frase che Gerard le aveva detto sedendosi di fronte a lei rimbombò sinistra nella sua testa, quasi come se seguissero una melodia sinistra, come il suo delle campane a morto:

Ho saputo che la lite con il tuo ammiratore segreto è stata sentita da tutto l'albergo... Bel modo per tenere la propria vita privata fuori dal lavoro, complimenti!

Scosse la testa cercando di non pensare a quello che avrebbe fatto o detto il giorno dopo a lavoro. Ronda sarebbe stata di sicuro avida di informazioni ed Edith sapeva che avrebbe dovuto ricorrere a tutta la sua diplomazia per non mandarla al diavolo. E in quel momento non sapeva nemmeno se voleva non mandarcela visto quanto poteva essere esasperante alle volte.

Per non parlare di tutte le chiacchiere che avrebbero fatto tutti alle sue spalle. Eppure avrebbe dovuto essere abituata a queste cose dal momento che ci combatteva quotidianamente da quando si era messa assieme a Brian.

Stava pensando a tutti i suoi problemi che non si accorse che Gerard si era bloccato e ci andò a sbattere contro rovinosamente; l'attore si voltò e la guardò con entrambe le sopracciglia sollevate e indicando una porta in vetro disse:

Siamo arrivati!”

Edith si guardò attorno in silenzio. Stava in quel bed and breakfast da ormai una settimana e non aveva mai visto quella piccola veranda. In realtà era un pezzo di giardino, con i pavimenti e alcune panchine in pietra con bellissime piante; parte di questo era stato recintato con una veranda in legno a cui erano state aggiunte dei tavoli di ferro battuto e vetro e sedie anch'esse di ferro battuto con morbidi cuscini nella seduta.

Fuori, sbattuto dal vento, cigolava minaccioso un dondolo che era stato posizionato sotto un bellissimo salice piangente vicino al muro di cinta, anch'esso di pietra grigia e spessa sul quale, silenziosamente si arrampicava l'edera. Dei piccoli faretti illuminavano il viale e regalavano un'aura magica al punto che la giornalista pensava di vedere apparire da un momento all'altro qualche fata che rideva birichina, giocando con il vento e le foglie.

Quando sono un po' giù vengo qua!” sorrise Gerard guardando la faccia meravigliata di Edith che ammirava quel piccolo angolo di paradiso in silenzio.

La ragazza si voltò e sorrise:

Non lo avevo mai visto. È bellissimo!”

Gerard annuì contento e si avvicinò ad un tavolo, scostò una sedia e con un gesto galante invitò Edith a sedersi. Lei sorrise e prendendo la mano che l'attore le stava porgendo, con grazia si mise a sedere, continuando ad ammirare il panorama appena illuminato dalle luci fioche dei lampioni.

Gerard si mise a sedere a sua volta e mettendo le braccia conserte domandò:

Non voglio essere invadente e visto il tuo caratteraccio e meglio che metta le mani avanti...” e dicendo questo ignorò lo sguardo di fuoco che Edith le lanciò e che avrebbe incenerito all'istante un grattacielo di New York e aggiunse: “Stasera ho colto una parte di te che mi ha fatto capire che non sei la vipera che vuoi far credere e mi spiace vederti che stai male... Quindi... Qualsiasi cosa tu voglia dire... Spara. Io ti ascolto!”

Edith guardò in silenzio Gerard. In effetti la chiacchierata di quella sera era stata davvero illuminante anche per lei. Aveva rivalutato l'attore scoprendo che non era per nulla superficiale e parlando del padre che aveva perso quando aveva appena sedici anni. Avevano parlato dei rispettivi studi ed Edith aveva scoperto che Gerard si era laureato prima di diventare un attore e che aveva davvero fatto tanta gavetta prima di arrivare al successo. Avevano riso quando Edith aveva ammesso di non aver visto nemmeno uno dei suoi film e Gerard aveva ammesso di aver visto con interesse 'Il segreto di Iris' ed era per quel motivo che aveva accettato di far parte del cast di quel film non appena aveva sentito che la sceneggiatura era tratta da un suo libro.

Avrebbero continuato a parlare se Orlando non avesse fatto quella sorpresa. Ora, lontana da occhi e orecchie indiscrete, in quel piccolo angolo di pace e bellezza, Edith guardava in silenzio Gerard, chiedendosi quanto ancora si potesse fidare di una persona che non conosceva abbastanza. Dentro di lei qualche cosa la spingeva a dirgli di farsi i fatti suoi, ma una buona parte del suo buonsenso le suggerì di confidarsi e con un sospiro, ammise:

Orlando è tornato dalla Nuova Zelanda per me. Vuole che torniamo a stare assieme!”

Orlando è il padre dei tuoi figli, giusto?” chiese Gerard con una punta di sarcasmo.

Edith trattenne a stento un sorriso e rispose:

La vuoi piantare? È la prima volta che parlo con qualcuno che non sia una delle mie migliore amiche o della mia famiglia della mia situazione sentimentale...”

Una? Significa che sono il primo uomo con cui ne parli?” domandò Gerard cercando di fare il serio.

Edith sollevò gli occhi al cielo e rispose:

A parte mio fratello, nemmeno mio padre sa tutto. Quindi sì. Sei uno dei primi uomini che non sono coinvolti in questo triangolo a sapere qualche cosa...”

Gerard annuì e guardò fuori in silenzio. Edith lo osservò anche lei senza dire una sola parola, con un sopracciglio sollevato, indispettita dal fatto che l'attore non avesse nient'altro da dire e cominciando ad avere qualche riserva sulla sua idea di confidarsi con lo scozzese.

Rimase a guardarlo in silenzio per qualche istante poi il fastidio fu talmente tanto che non poté non dire:

Ehi! Guarda che sei stato tu a dirmi di confidarmi con te! Se volevi solo sapere i fatti come stavano bastava aspettare domattina e avresti saputo tutto da qualcuno della crew, senza fare tutta sta manfrina portandomi qua...”

Gerard la guardò arreso e sospirando replico:

Ecco la vipera che sta cominciando ad uscire fuori. Stavo cercando di riepilogare la situazione nella mia mente... Come ti ho già detto, la tua vita sentimentale è più intricata di quella di una telenovela... E ti giuro, mia mamma è una fan di telenovela e posso dirti di essere ferrato in materia...”

Edith sbuffò fingendo fastidio e Gerard continuò:

Comunque... Il padre di tuoi figli si è separato con la sua attuale moglie. Bene. Stava lavorando in Nuova Zelanda ed è tornato in Inghilterra solo per parlarti e chiederti di stare di nuovo assieme a lui. E il tuo attuale marito? Perché se non sbaglio tu sei legalmente sposata con un altro!”

Edith annuì e rispose:

Il mio attuale marito è venuto a casa mia poco prima che partissi per chiedermi di decidere una volta per tutte con chi dei due voglia stare...”

Gerard annuì e incrociando le braccia sul tavolo, avvicinandosi un po' di più ad Edith le disse:

Da uomo ti sto per dare un consiglio spassionato... non è detto che tu lo debba seguire, ma se ci vuoi pensare...”

Edith copiò i movimenti di Gerard e divertita disse:

Spara!”

Gerard non sorrise stavolta e disse:

Lasciali andare tutti e due e comincia una nuova vita!”

Edith drizzò la schiena e guardò Gerard per qualche secondo, persa nei suoi pensieri, pensieri che tra l'altro nemmeno lei riusciva a decifrare. Poi, sorridendo, pensando che Gerard stesse scherzando, disse:

E magari dovrei mettermi con te, vero?”

Gerard rise. E lo fece in un modo terribilmente chiassoso, che mise in imbarazzo Edith, non tanto per la risata in sé, ma per quello che aveva appena detto. Chinò la testa senza capire se fosse più arrabbiata o risentita, quando Gerard, serio disse:

Non voglio insultarti, ma sai con chi sto?”

Edith scosse la testa e Gerard aggiunse:

Si chiama Madalina e fa la modella. E ti giuro, per quanto tu possa essere bella e possa far girare la testa a tutto lo star-system... Sono davvero innamorato di lei e non la lascerei nemmeno se ti presentassi nuda davanti a me!”

Impreparata a quel rifiuto, Edith sollevò entrambe le sopracciglia e si pentì subito del suo gesto perché Gerard, con voce suadente, mettendosi sempre più vicino le disse:

Per caso ti spiace che io non sia caduto nella tua rete, missis Norton?”

Edith sorrise tirata e rispose:

Ti sarebbe piaciuto Butler!”

Gerard rise divertito e replicò, lasciandosi andare contro lo schienale:

Mi fai ridere, Norton. Tra di noi nascerà una bellissima amicizia!”


La mattina dopo Edith faticava a tenere gli occhi aperti. Dopo quella chiacchierata Gerard l'aveva portata al bar e l'aveva fatta bere talmente tanto che perfino per lei che reggeva l'alcool la quantità che aveva immesso nel suo corpo era davvero eccessiva.

Senza nemmeno ricordarsi come fosse arrivata alla camera, Edith si era lanciata sul letto e aveva dormito vestita, talmente profondamente che fu solo la seconda sveglia -quella in camera- a farla svegliare. Ed era già in ritardo mostruoso.

Si lavò in fretta e altrettanto in fretta scese le scale e optando per saltare la colazione, si trovò nell'ingresso dove Gerard, fresco come una rosa, quasi non avesse bevuto un'intera bottiglia di gin la notte prima, parlava con il regista dell'ordine del giorno.

Oh! Missis Law!” disse il regista salutandola.

Per quanto quello fosse ancora il suo cognome da sposata e nonostante lei non vivesse con Jude era comunque legalmente sua moglie, Edith odiava quando la chiamavano con il cognome dell'ex marito. Non perché lo odiasse. A dire il vero il suo stomaco faceva una buffa capriola ogni volta che lo sentiva solo pronunciare, ma sapeva, dentro di sé, che chiunque la chiamava così lo faceva per divertirsi in qualche stupido modo. Ed Edith lo sapeva, anche il regista la stava prendendo in giro.

Gerard si voltò e un guizzo malizioso balenò negli occhi azzurri dell'attore che sorridendo, disse:

La vedo un po' stanca, miss Norton! Per caso ha fatto le ore piccole?”

-Fottiti!- pensò Edith sorridendo di circostanza e guardando il regista disse:

Il tempo di prendere un caffè e sono dei vostri!”

Va bene, Edith. Ti aspettiamo al parcheggio...”

Edith annuì e guardò Gerard e gli altri della troupe lasciare chiassosamente il bed and breakfast. Si voltò per correre verso il bar quando sentì la receptionist chiamarla:

Missis Norton? Missis Norton?”

Edith si bloccò e sollevò gli occhi al cielo maledicendo tutta la categoria degli alberghieri rompiballe e voltandosi lentamente, cercando di sorridere dolcemente, disse:

Prego?”

La ragazza bionda alla reception sorrise mostrando una dentatura piccola e fitta e avvicinandosi a lei le porse un biglietto.

Il signor Bloom è passato stamattina presto. Ha detto che l'aspetta al bar...”

Il cuore di Edith perse un colpo. Orlando! Come aveva fatto a dimenticarsene?

Esasperata dalla piega che stava prendendo quella giornata, Edith sollevò per l'ennesima volta lo sguardo al cielo pregando stavolta Dio che arrivasse a metà mattinata senza aver commesso un omicidio. E cercando di prendere il controllo della situazione, disse:

Potrebbe farmi un favore. Può dire al signor Bloom che non posso fermarmi per colazione? Anzi... Ha una penna?”

La receptionist, solerte, prese una penna dal taschino e la porse ad Edith che veloce scrisse nel retro del biglietto e porgendolo alla ragazza con il sorriso da pesce disse:

Lo consegni al signor Bloom e gli spieghi che non posso restare con lui a colazione. E che è spiegato tutto nel bigliettino...” e senza aggiungere altro corse fuori, con una pazzesca voglia di caffè ma con la certezza che se fosse andata al bar la sua giornata non avrebbe fatto altro che peggiorare.


'Ci vediamo a pranzo. Scusa ma non potevo davvero fermarmi! Con affetto Edith!'

Orlando guardò il foglio in silenzio. Quella mattina avrebbe volentieri spaccato un po' di cristalleria e la faccia di quella receptionist che lo guardava con un sorrisetto indecifrabile. Poi aveva optato per una colazione schifosa offerta dal bed and breakfast e aveva deciso di farsi un giro. Aveva scoperto che le vicinanze non erano poi così male e aveva fatto delle foto, passeggiato per la spiaggia ciottolosa e lì si era seduto a pensare, in silenzio.

Era arrivata l'ora di pranzo, aveva atteso di nuovo l'arrivo di Edith. Ma anche quella volta dovette pranzare da solo, nella sala da pranzo del bed and breakfast. Arrivò il pomeriggio, tornò in città. Prese un caffè in un bar molto caratteristico, leggendo il giornale.

Passò un po' di tempo dandosi mentalmente dello stupido perché aspettava una donna che forse non lo voleva nemmeno più, per una donna che lo teneva appeso ad un filo e che non voleva lasciare il suo attuale marito e riprendere una vita assieme.

Si chiese cosa lo tenesse ancora in quel posto sperduto in culo al mondo, poi ricordò con un sorriso tutti i bei momenti che aveva passato assieme ad Edith e capì che era per quello che restava: perché amava Edith, nonostante tutto.

E forse era quello l'unico motivo che lo teneva ancorato ancora lì in un attesa infinita che arrivò, lentamente e inesorabilmente all'ora di cena.


Edith sentiva la testa esplodere. Durante le riprese aveva dovuto sistemare la sceneggiatura mille volte, aveva dovuto rileggere i passi successivi della scenografia e aveva passato tutta la giornata al computer, per non parlare di Gerard che non aveva fatto altro che renderle la vita impossibile per tutta la mattina.

Stava entrando nel bed and breakfast, cercando di evitare Gerard che la prendeva in giro, quando vide qualcuno seduto nelle poltrone all'entrata.

E si bloccò appena in tempo per non fare l'ennesima brutta figura davanti al padre dei suoi figli.


Orlando guardava Edith corrucciato.

OB! Ti giuro! Non l'ho fatto apposta. Oggi ho lavorato come un somaro tutto il santo giorno...”

Ti hanno insegnato che esistono i cellulari?” replicò Orlando sempre più arrabbiato.

Edith sospirò e si passò una mano sul viso. In quel momento arrivò quello che avevano ordinato: arbroath smokies per Orlando e il black pudding per Edith.

Orlando giocherellò con il cibo mentre Edith rimase in silenzio a guardarlo.

Quel silenzio, disturbato solo dal continuo acciottolio dei piatti e delle posate all'interno del piccolo ristorante, venne rotto da Orlando che ferito disse:

Io non sono venuto fin qui per essere preso in giro, Edith. Io sono venuto fin qui perché ho bisogno di parlare con la madre dei miei figli, perché voglio capire che cosa sarà della nostra vita ora che la mia è ad una svolta...”

OB... Io non...” cercò di intervenire Edith ma Orlando non le diede il tempo di controbattere e continuò:

Tu non cosa, Edith? Io sono qua tutto il giorno cercando di parlarti e tu non hai fatto altro che prendermi in giro!”

Io non ti ho preso in giro!” sbottò Edith arrabbiata. E incrociando le braccia la petto aggiunse: “La tua vita sarà pure ad una svolta e spero che sia positiva, ma non penso che facendo il solito ragazzino egocentrico che non fa altro che pensare a se stesso le cose tra me e te cambieranno. Sono anni che cerco di capire che cosa voglio veramente e né tu, né Jude avete rispettato i miei tempi. E mi sto cominciando a stufare. Avete sempre voluto sapere, capire, che cosa provavo per voi, ma non vi siete mai chiesti che cosa volesse dire per me estorcermi quelle informazioni senza il minimo tatto, reclamandole come vostri diritti? Ma sai che ti dico? Puoi essere arrivato anche dal punto più lontano dello spazio per parlarmi, ma questo non giustifica il tuo modo di fare infantile ed egoista, specialmente se io sono qua non per divertirmi ma per dare a tuoi figli una vita perfetta, lavorando come un mulo non solo sistemando le bozze della sceneggiatura come è successo oggi, ma visionando anche le bozze del giornale che dirigo tramite e-mail. Mi state assillando, tu e Jude, senza pensare altro che ai vostri io voglio, io ti amo. Sono stanca. Capito? E questo non vi da il permesso di venire a sindacare sulla mia vita anche in cose in cui voi non c'entrate proprio...” e senza aver toccato cibo si alzò e andò fuori.

Orlando sospirò imbarazzato, guardando la gente che osservava sbigottita verso il loro tavolo; poi riponendo il tovagliolo, si alzò e seguì Edith. La cercò in lungo e in largo, chiedendosi come potesse sparire una persona in un bed and breakfast. Poi, per puro caso, imboccò un corridoio e seguendolo a passo svelto si trovò nella veranda coperta che si affacciava sul giardino di pietra. E seduta su una delle sedie in ferro battuto vide Edith che piangeva in silenzio.

Sentì il cuore sprofondare e si diede mentalmente dello stupido per averla trattata male. Lentamente si avvicinò a lei e schiarendo la voce disse, insicuro:

Edith!”

La giornalista non si voltò e tenendo una mano vicino alla bocca, scossa dai singhiozzi, domandò:

Sei venuto per continuare a torturarmi? Perché se è così, puoi anche andartene, ci sei riuscito benissimo!”

Orlando storse la bocca, imbarazzato e grattando la testa rispose:

Non sono venuto qua per continuare a fare l'egoista e l'egocentrico. Volevo chiederti scusa se ho dato di matto e per farti capire che se mi sono arrabbiato così tanto è perché a te ci tengo davvero e vorrei davvero capire se per te è lo stesso, Edith!”

La giornalista si voltò e guardò Orlando con gli occhi sbarrati. E muovendosi a disagio sulla sedia rispose:

Lo sai che per me sei uno degli uomini più importanti della mia vita...”

Uno dei più importanti. Non il più importante, pensò Orlando rassegnato, unendo le mani e guardandole come se fossero un oggetto di grande interesse. Sapeva che avrebbe dovuto lottare ripartire da zero se voleva conquistare di nuovo il cuore di Edith. E sapeva che avrebbe dovuto fare ammenda e cercare di cancellare tutti i suoi errori passati, cancellare le brutture di quegli ultimi anni e ricominciare. Sembrava impossibile, ma Orlando sapeva di potercela fare.

Sollevò lo sguardo e trovò gli occhi di Edith che lo fissavano: dietro quell'espressione c'era una domanda tacita a cui Orlando non trovava risposta e c'era anche dolore e paura e lui lo poteva vedere.

Guardare Edith negli occhi era come spogliarla di ogni sua difesa, come azzerare le distanze e prendere il controllo, sapendo di andare a cavalcare un cavallo imbizzarrito.

Sollevò meccanicamente una mano e la passò sul viso della donna, ancora umido dalle lacrime. Le piegò la testa in direzione della mano e sospirò dolcemente, quasi cercando quel contatto, sfregando la guancia contro la mano di Orlando.

Poi i loro occhi si incrociarono di nuovo e una scossa elettrica riempì l'aria silenziosa intorno a loro. Erano vicini, straordinariamente vicini, forse come non lo erano mai stati negli ultimi mesi.

Quell'elettricità, la stessa che Edith aveva sentito in camera il giorno prima scosse il silenzio della veranda.

Erano vicini, quel tanto che bastava perché le loro fronti si sfiorassero. Entrambi tremavano.

Il respiro di Edith si spezzò e il cuore di Orlando cominciò a battere veloce, come quando da ragazzino aveva baciato per la prima volta la sua prima fidanzata.

Chiusero entrambi gli occhi per baciarsi e...

Il cellulare di Edith squillò.

Spaventati e stupiti, i due si staccarono ed Edith rispose alla chiamata, alzandosi dalla sedia.

Ciao papà!” disse cominciando a camminare in tondo. “Che è successo?”

Edith rimase in silenzio, mentre Orlando la guardava chiedendosi cosa sarebbe successo se solo si fossero baciati. Sospirò scacciando i soliti pensieri concupiscenti dalla testa e non ascoltò il resto della conversazione di Edith.

Fu solo quando lei chiuse il telefono che si rese conto che la ragazza era bianca in viso. Alzandosi si avvicinò e le chiese:

Che succede?”

Edith guardò Orlando e con le lacrime agli occhi rispose:

I miei hanno litigato e mia madre è uscita questa mattina...”

E allora?” domandò Orlando.

Edith sospirò e poggiando una mano su cuore disse:

Non è più tornata a casa e il suo cellulare è spento... Mia madre è sparita!”



Bene bene bene.

Ed eccoci al nuovo capitolo.

Un po' di passaggio anche questo, non c'è che dire,

ma state tranquille/i...

Il meglio deve ancora venire

(Luciano Ligabue docet).

Passiamo ai ringraziamenti:

ringrazio:

jodie_always

e

_Nina_

Ma in special modo voglio ringraziare Chiaretta78

la mia amica

augurandole un buon compleanno.

Spero che il capitolo ti sia gradito

e sia un bel regalo.

Naturalmente spero che piaccia a tutte voi

e che non mi vogliate lanciare

i coltelli o altri arnesi appuntiti o

contiundenti.

Grazie ancora per seguirmi.

A tutte/i.

Con affetto.

Niniel.








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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5: Rivelazioni .


Edith camminava avanti e indietro per la stanza, con il cuore in gola. Per tutta la notte non era riuscita a chiudere occhio e anche Orlando, suo malgrado, era stato vittima del suo stato di nervosismo trovandosi fuori dalla stanza della giornalista dopo averla cercata di calmare.

Edith sapeva che Orlando non aveva colpa e che era, soprattutto, in buona fede, ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno, sicuramente, era che qualcuno la riempisse di frasi fatte, di vuote rassicurazioni, parole inutili e asciutte e solo piene di retorica.

Sembrava quasi che quella strana scossa elettrica che aveva attraversato l'aria della veranda fosse sparita non appena il telefono aveva cominciato a squillare e dopo era solo rimasto il distacco di lei dettato dalla paura e quella risposta asciutta quando Orlando si era proposto che accompagnarla a Londra.

Ok! Se vuoi!” poi, dopo averlo salutato freddamente gli chiuse la porta in faccia, cominciando la sua maratona attorno al perimetro della stanza.

Per tutta la notte non sentì il minimo bisogno di dormire. I pensieri le invadevano la testa come l'acqua del mare fa su di una spiaggia quando c'è l'alta marea. Edith ricordava troppo bene la chiamata che aveva ricevuto da suo padre qualche giorno prima e non riusciva a non pensare che sua madre, presa da chissà quale tipo di sconforto o peggio avesse deciso di lasciare la casa dove abitava e di fare qualche follia. Anche se solo provava a pensare ad altro, immagini di sua madre stesa, sporca di terra e fango sotto un cavalcavia la torturavano e lei, per tenersi almeno fisicamente occupata riprendeva a camminare avanti e indietro per la stanza, contando le ore, i minuti, i secondi.

Quando i primi raggi di sole bagnarono caldi il copriletto bianco, Edith fece un sospiro di sollievo. Prese uno zaino dall'armadio, lo svuotò delle cose che aveva lasciato quando era arrivata e lo riempì con qualche cambio. La sua mente lavorava febbrilmente, elencando luoghi a Londra nel quale sua madre potesse trovarsi in quel momento; poi, prendendo il cellulare, compose veloce un numero e attese qualche secondo che la persona rispondesse. Il telefono squillò tre volte e poi la chiamata venne agganciata:

Pronto!” disse Orlando sbadigliando.

OB! Sono Edith. Io sono già pronta... Ti aspetto tra mezzora qua al bed and breakfast. Se non ti trovo prendo la mia macchina e parto comunque...”

Sentì Orlando sospirare dall'altra parte: Edith sapeva che lui non amava ricevere ordini e che un tempo le avrebbe detto di non trattarlo come uno dei suoi dipendenti alla redazione. Ma quella mattina l'attore di Canterbury non disse nulla e sospirando, dopo qualche secondo di silenzio, rispose:

Lasciami mangiare qualche cosa e sono da te!”

Edith annuì e aggiunse:

Il tempo di avvisare il regista e sono fuori dall'ostello!” e dopo un attimo di silenzio, concluse: “Orlando. Se non sarai qua, davvero! Parto da sola!”

Orlando sorrise e replicò:

Tranquilla. Il tempo di mettere qualche cosa sotto i denti e sono da te!” e chiuse la chiamata.

La giornalista ripose il cellulare nella borsetta, badando bene che la suoneria fosse al massimo, si voltò e si guardò intorno cercando di fare mente locale e ricordare se avesse dimenticato qualche cosa, poi prese la chiave e uscì dalla stanza avendo cura di chiudere la porta a doppia mandata.

Corse per i corridoi silenziosi. Nonostante fosse in un bed and breakfast, la maggior parte delle stanze, se non tutte, erano occupate da quelli della troupe e prima delle sette e mezzo nessuno avrebbe tolto il naso fuori dalla propria camera. Arrivò quindi indisturbata alla camera di Gordon, il regista e bussò delicatamente. Non ottenne risposta. Bussò di nuovo. Ancora niente. Replicò picchiando l'uscio con più vigore e ogni volta che nessuno le dava risposta aumentava di intensità, sentendo la disperazione crescere.

Fu quando cominciò a battere forte il palmo sulla porta bianca che una porta si aprì. Ma non quella che stava tempestando di pugni da qualche minuto, ormai: si aprì quella affianco. E venne fuori Gerard, stropicciato e spettinato con ancora il segno del cuscino sul viso e lo sguardo di uno che potrebbe uccidere chi aveva deciso di disturbare il suo giusto sonno alle cinque del mattino.

Norton! Ma che cazzo ti prende? È l'alba!” si lamentò giustamente l'attore scozzese.

Edith portò una mano alla fronte e con orrore si rese conto che tremava come una foglia. Voleva partire subito e aveva persino redarguito Orlando perché non tardasse e alla fine lei era bloccata come una stupida davanti alla porta della stanza, presumibilmente vuota, del suo regista.

Dov'è Gordon?” chiese senza nemmeno scusarsi.

Gerard aggrottò la fronte e rispose:

Tutte le mattine si alza all'alba e va a correre. Poi, dopo essersi fatto una doccia riguarda gli storyboard e i copioni per l'ordine del giorno!” rispose Gerard che confuso domandò a sua volta la donna: “Ma perché diavolo lo stai cercando? E perché sei così sconvolta?”

Edith scosse la testa e poggiando una mano sul braccio di Gerard, replicò concitata:

Non ho tempo per le spiegazioni. E non ho tempo per aspettare Gordon. Mi serve che tu gli dica, appena lo vedi, che sono dovuta tornare a Londra prima del previsto e che appena sarò lì lo chiamo e gli spiegherò tutto!”

Gerard aggrottò ancora di più la fronte, se possibile, e serio domandò:

Non è che per caso è colpa del damerino inglese di ieri?”

Edith scosse la testa e disse:

No! È successo un mezzo casino a casa!”

Tuoi figli stanno bene?” domandò stavolta preoccupato Gerard.

Edith sorrise grata vedendo che lo scozzese era davvero preoccupato per lei, però allo stesso tempo si sentì come inchiodata a quel corridoio e la paura, l'ansia le stavano togliendo il respiro. Doveva uscire da quel dannato bed and breakfast una volta per tutte.

Scosse la testa e ribadì:

Non ho davvero tempo, Gerard. Promettimi che avviserai Gordon e gli dirai che sono venuta fin qui per parlargli?”

Gerard annuì e allontanandosi di corsa, Edith lo salutò assaporando la gioia di partire, quando lui la bloccò di nuovo e le chiese:

Ma tornerai?”

Edith si bloccò e sentì l'impulso di correre ad abbracciare l'attore, impulso che non represse. E dopo aver stupito Gerard stringendolo forte, disse:

Tornerò!”

Gerard annuì e poi le fece cenno di aspettare. Riemerse con un pezzo di carta e una penna su cui aveva scarabocchiato sopra qualche cosa:

Questo è il mio numero!” disse lui sorridendo. “Per qualsiasi cosa chiamami. Anche per sfogarti se a casa ti è finito lo zucchero!”

Edith guardò il figlio con gli occhi lucidi e cercando di sorridere e non cedere al dolore che sentiva crescere dalla sera precedente sussurrò un grazie e salutando l'attore lasciò il corridoio voltandosi di tanto in tanto per sorridere a quell'uomo pieno di sorprese.


In macchina Edith non riusciva a distrarsi. Il panorama prima brullo e poi via via più ordinato mano a mano a che si avvicinavano a Londra non riusciva a tenere la mente di Edith occupata. E Orlando, per quanto ci provasse, non riusciva ad essere una buona compagnia. Edith sapeva che la colpa non era dell'attore, ma soltanto sua che non sopportava nulla, nemmeno che Orlando cercasse un canale di musica decente sull'autoradio.

Voleva solo stare lì, ferma e zitta, cercando di agganciare il cellulare ad una qualsiasi connessione visto che prima di arrivare a Londra, di zone d'ombra sembravano essercene parecchie e questo rendeva Edith, se possibile ancora più nervosa.

Hai già pensato ad un posto dove potresti trovarla?” chiese Orlando quando ormai i cartelli stradali indicavano le varie parti di Londra che si potevano raggiungere imboccando questa o quella strada.

Edith scosse la testa e portando una mano sulla fronte rispose:

Non lo so, OB! So solo che voglio andare a parlare con papà, prima di mettermi a cercarla e provare a capire che cosa le sia passato per la testa e perché abbia deciso di lasciare casa...”

Orlando annuì e serio disse:

Io, a dire il vero, avevo pensato che volessi andare al bar dove ti incontravi sempre con lei prima di fare pace con tuo padre...”

Edith si voltò di scatto e guardò Orlando per un po'. L'attore si rese conto dello sguardo della giornalista e cercò di nascondere la testa dentro le spalle per evitare la fitta tagliola che Edith gli stava preparando. Ma con sua grande sorpresa Edith sospirò e disse:

Come ho fatto a non pensarci prima!” e abbracciando l'attore, che dovette mantenere tutta la calma per non sbandare, aggiunse: “Ti da fastidio se andiamo direttamente lì?”


Edith si guardò intorno. Il pub non era cambiato in quegli anni, nonostante lei e sua madre non lo avessero più frequentato. I tavoli erano sempre gli stessi e così anche il resto dell'arredamento. E come quando si incontravano anni prima, Eloise stava seduta al tavolo vicino alla vetrina, in silenzio, bevendo una tazza di quello che Edith sapeva con certezza fosse del buonissimo earl grey. Orlando era rimasto un po' dietro di lei e quando vide la donna non disse nulla. Si mise a sedere ad un altro tavolo e visto che erano appena le dieci e lui era riuscito solo a mettere qualche cosa da poco sotto i denti, ordinò la sua seconda colazione.

Edith invece si avvicinò alla madre che seduta al tavolo guardava di sottecchi i movimenti dei due da quando erano entranti. Spostò lentamente la sedia e si mise a sedere e con delicatezza allungò le mani per prendere quelle della madre. La donna non oppose resistenza, anzi sollevò lo sguardo e sorridendo mormorò:

Sapevo che mi avresti trovata...”

Edith riuscì a stento a trattenere le lacrime. In realtà, se doveva essere sincera, sapeva che non era stata lei a trovarla ma Orlando, ma non era a quello che stava pensando. Edith era arrabbiata con sua madre. Non poteva fare quello che aveva fatto e pensare che tutto sarebbe andato bene appena si sarebbero viste.

Guardandola, però, si rese conto che qualcosa davvero non andava. E non parlava solo del suo aspetto che era logoro e un po' trasandato -e questo per Edith che conosceva bene sua madre era già un segno di pericolo- ma anche dello sguardo perso che la donna aveva. Eloise era sempre stata una donna forte, anche se nessuno se ne rendeva veramente conto. Eppure in quegli ultimi tempi sembrava quasi che il mondo le fosse crollato addosso ed Edith, per questo, si sentiva terribilmente in colpa. In parte si sentiva responsabile di quello che stava succedendo non solo alla sua, ma anche alla vita dei suoi genitori. L'infarto a suo padre era venuto perché gli aveva detto che David non era figlio di Jude ma di Orlando. Poi l'incidente e tutto il resto che aveva reso la sua vita un romanzo degno di Rosamunde Pilcher, o qualche cosa di più grottesco.

Guardando quindi sua madre e i solchi che anzi tempo avevano cominciato ad attraversare il suo volto, Edith sentiva che ogni ruga era una via che le lacrime avevano scavato nel volto bellissimo della madre e che molte, le più profonde, le aveva causate suo malgrado. Quindi, le bastava solo quel motivo per non avercela con lei.

Strinse più la mano della madre e cercando davvero di trattenere le lacrime con uno sforzo più che stoico, con voce rotta le chiese:

Mamma? Perché te ne sei andata?”

Eloise strinse le spalle e prendendo di nuovo la tazza tra due mani, disse:

Voglio tornare a casa adesso!” e sorrise guardando fuori.

Edith aggrottò la fronte e guardò le dita con la manicure rovinata e il sorriso spento che la madre rivolgeva alla strada che cominciava ad affollarsi. E questo le fece male. Una lacrima rotolò veloce giù sulla guancia della giornalista che cercando di sembrare tranquilla, senza riuscirci disse:

Se vuoi andare a casa ti accompagniamo noi...”

Noi?” chiese Eloise senza capire.

Edith annuì e voltandosi verso un tavolo poco lontano dal loro, cercando di asciugare il fretta gli occhi per nascondere le lacrime, rispose:

Orlando. È seduto a quel tavolo là!” e indicando l'attore sorrise e lo salutò con una mano.

Eloise lo guardò confusa e per un attimo rimase con la bocca socchiusa in quella che doveva essere un'espressione di sorpresa. Poi, poggiando la tazza sospirò e si mise a piangere, in silenzio. Edith la guardò interdetta e prendendole una mano di nuovo, sorrise e le disse:

Mamma! Perché piangi?”

Eloise si voltò e guardò Orlando e con imbarazzo rispose:

Sono stata così cattiva con quel ragazzo. Non penso di meritarmi nulla da lui!”

Edith rise di gusto, con gli occhi ancora umidi e fece cenno ad Orlando di avvicinarsi. L'attore fece come ordinato e sorridendo si avvicinò al tavolo dove con la sua galanteria ormai brevettata, si mise a sedere vicino ad Eloise e le disse:

Missis Norton è un piacere rivederla. E la trovo davvero bene!”

Eloise asciugò le lacrime di nascosto, proprio come aveva fatto la figlia pochi istanti prima e cercando di sorridere ad Orlando, sistemando i capelli con le mani replicò:

Sono terribile. Sono così in disordine!”

Orlando fece un sorriso sornione e replicò:

Missis Norton lei è sempre bellissima!”

Eloise arrossì imbarazzata e mormorò appena:

Sei un gran figlio di buona donna Bloom. So che non mi sopporti dopo che ti ho cacciato dall'ospedale quando mio marito stava male...”

Orlando scosse la testa e serio disse:

Non si preoccupi. So che io ed Edith abbiamo avuto qualche problema e che lei ha fatto di tutto per proteggere sua figlia. Avrei fatto lo stesso per Ella, Flynn e David, missis Norton. La capisco benissimo!”

Eloise guardò Orlando con gli occhi colmi di lacrime e stupendo persino la figlia, saltò al collo di Orlando e commossa disse:

Grazie! Sei un bravissimo ragazzo Orlando!”

Orlando rispose impacciato all'abbraccio e con dolcezza rispose:

Grazie a lei missis Norton per avermi perdonato!”

Edith guardò i due abbracciati e si commosse. Orlando poteva avere tanti difetti, ma se ci si metteva era davvero un ragazzo dal cuore d'oro.


La famiglia Norton stava seduta nel salottino. Orlando in mezzo a loro si sentiva un po' di troppo visto che anche se aveva fatto parte di quella famiglia per un lungo periodo -e suo malgrado ne faceva ancora parte-, quasi sentiva che in quel preciso momento lui non c'entrasse proprio nulla. E forse era davvero così.

Si mise in un angolino e a braccia conserte lasciò che i Norton si chiarissero tra di loro.

Eloise stava seduta nella poltrona preferita di Patrick che, in piedi, con le braccia abbandonate lungo i fianchi, guardava la moglie in religioso silenzio, con l'espressione di un bambino spaventato. Gli altri figli, intorno con le loro famiglie, stavano a guardare la madre con sospetto, paura. In tutti quegli anni Eloise non si era mai comportata così, nemmeno quando Patrick aveva mandato via la figlia, Edith, di casa o quando si era scoperto che Emma non solo aveva fatto sesso con il fidanzato della sorella, ma era un'anoressica tossicodipendente. Perché doveva cominciare adesso a dare segni di squilibrio? Cosa si era rotto? Cosa avrebbe dovuto affrontare, stavolta, la famiglia Norton?

Edith si avvicinò con una tazza di tè e latte, poi si mise a sedere sul bracciolo della poltrona, vicino alla madre. Rimasero tutti qualche secondo in silenzio, poi fu Patrick a prendere parola e dire:

Perché te ne sei andata?”

Eloise sospirò e trangugiò un lungo sorso di tè e si guardò intorno con un'espressione vacua, come quella di qualcuno che non sapeva come fosse capitata in quel posto. Tornò a bere il suo tè e poi, poggiando la mug nel tavolino, disse:

Patrick... Ieri ho pensato tanto. Davvero tanto. E sono arrivata ad una conclusione...”

Tutti la guardarono in silenzio. Era come se dentro la casa il silenzio avesse preso la stessa consistenza del piombo e gravasse con il suo peso sulle testa di tutti, persino di quella di Orlando, che era solo un membro aggiunto a quel nucleo.

Per quello che sembrò un periodo lunghissimo tutti trattennero il fiato e solo dopo qualche secondo, Eloise concluse:

Voglio il divorzio!”

Edith sbarrò gli occhi per la sorpresa: non era più una quattordicenne, non le importava che i suoi genitori si separassero oppure no, anche se onestamente, alla loro età, trovava la cosa ridicola. Quello che la stupì era che sua madre, senza un vero motivo, avesse deciso di mettere fine al suo matrimonio nonostante nella vita avesse superato prove ben peggiori di quella che stavano passando.

C-cosa?” balbettò terreo Patrick.

Eloise si sistemò nella poltrona e tenendo una posizione eretta ripeté:

Voglio il divorzio, Patrick!”

Ma... Ma perché?” domandò Patrick sull'orlo di una crisi di nervi.

Perché non ti amo più!” rispose candidamente Eloise.

Il silenzio che prima era pesante come il piombo divenne gelido come un ghiacciaio del polo.

Nessuno era pronto a quell'esternazione da parte della donna, Patrick per primo.

Infatti, cercando di avvicinarsi alla moglie, l'uomo sorrise bonario e provando ad allungare la mano per prendere quella di Eloise, disse:

Se è successo qualcosa, dimmelo. Sappi che ti perdono. Comunque vada... Se non mi ami più farò di tutto per riconquistarti... Può bastare anche il mio amore per tutti e due se solo tu lo vuoi davvero... Non distruggere il nostro matrimonio... Ti conosco da una vita, ti amo da prima... Non posso perderti. Non adesso che tutto sembrava andare così bene...”

Eloise scansò la mano del marito e mettendosi a braccia conserte rispose:

Patrick... Ormai è troppo tardi. Non posso più fingere che tutto vada bene quando so che non è così!”

Paul, con la fronte aggrottata, guardava la scena in silenzio. Sembrava sul punto di dover dire qualcosa, ma non ci riusciva; Emma era troppo scioccata per riuscire a proferire la benché minima parola; Edith ancora non riusciva a capire cosa fosse successo. Guardava la donna seduta accanto a lei come un'estranea, chiedendosi se quella che aveva vicino fosse solo una copia della madre mandata dagli alieni per studiare lei e la sua famiglia. Chissà se su Marte leggevano le riviste scandalistiche?

Patrick, invece, stava di fronte alla compagna di una vita in silenzio, senza riuscire a dire niente, solo guardarla con lo stesso sguardo che avrebbe rivolto a qualcuno che lo aveva preso a schiaffi.

Eloise sembrava, invece, imperturbabile. Sorrise guardandosi intorno e concluse:

Credo che comincerò ad impacchettare le mie cose non appena possibile. Mi ospita Maggie, mia sorella, per un po'. Da quando è morto Peter casa sua è vuota e non se la sente di stare da sola...” e alzandosi dalla poltrona salì al piano superiore, dove stava la camera da letto, senza aggiungere altro.

Tutti si guardarono perplessi, nessuno escluso. Patrick fece qualche passo verso la sua poltrona e si lasciò cadere sopra, sfinito come se avesse corso per chilometri e chilometri.

Tutto apposto papà?” chiese Edith preoccupata, guardando il padre con uno sguardo simile a quelli che rivolgeva ai figli quando cominciavano ad avere qualche lineetta di febbre.

Patrick la guardò con gli occhi vitrei e portando una mano al cuore rispose:

Il pacemaker sta andando. È quello che è rimasto di umano nel mio povero cuore che è andato in pezzi!” e nascondendo la faccia tra le mani pianse in silenzio.

Edith non fece nulla per farlo calmare. Abbracciò il padre e lasciò che in silenzio si sfogasse.


Orlando guidava silenzioso.

Pensava poco alla strada, ma a quello che aveva detto Patrick, il padre di Edith, alla moglie.

'Se è successo qualcosa, dimmelo. Sappi che ti perdono. Comunque vada... Se non mi ami più farò di tutto per riconquistarti... Può bastare anche il mio amore per tutti e due se solo tu lo vuoi davvero... Non distruggere il nostro matrimonio... Ti conosco da una vita, ti amo da prima... Non posso perderti. Non adesso che tutto sembrava andare così bene...'

Inevitabilmente si chiese se anche lui era disposto ad amare Edith o Miranda in quel modo. Era disposto ad amare talmente tanto una persona da colmare le lacune che distruggevano un rapporto?

Buttò un occhio verso Edith. Era seduta accanto a lui, con i capelli stretti in una coda alta, il ciuffo che copriva l'occhio sinistro e una mano a coprire le labbra, piegate da quando erano usciti dalla casa dei genitori di lei in un broncio triste.

Lasciò la leva del cambio e poggiò la mano su quella che Edith aveva lasciato sulle gambe. La giornalista si voltò e lo guardò per un attimo, nello stesso istante in cui Orlando staccò appena gli occhi per guardarla a sua volta.

Gli occhi di lei erano due pozze grige, profonde, piene del dolore e della sorpresa di tutte le rivelazioni di quella sera. Orlando conosceva quello sguardo, lo aveva visto altre volte dipinto nel viso di Edith e tutte quelle volte non era riuscito a fare nulla per farla sorridere.

Ti vedo scossa!” mormorò appena, sapendo di aver detto una cosa stupida ma cercando una scusa per rompere il ghiaccio.

Edith fece un verso di disappunto e voltandosi verso Orlando replicò:

Beh! A trentacinque anni tutti sognano di vedere i propri genitori che si lasciano senza un vero e proprio motivo. E che sia tua madre, quella che ha fatto di tutto per tenere la famiglia unita quando non lo era, a mettere fine all'idillio. E ti devo dire che in questo preciso momento della mia vita... Questa è l'ultima cosa di cui avevo bisogno!”

Orlando la guardò di sfuggita e prendendo una svolta differente dalla strada che stava seguendo cercò un parcheggio. E quando lo ebbe trovato, fermò la macchina e dopo aver tolto le chiavi dal quadrante e averle messe in tasca, disse:

Bene! Così dovresti stare buona almeno per un po'!” e mettendosi in modo da poter guardare Edith negli occhi continuò: “So quello che stai provando, anche se può sembrarti assurdo. In primis per quello che è successo alla mia famiglia e penso che tu conosca la storia dei miei genitori. E poi c'è il piccolo dettaglio per cui sono venuto in Scozia a cercarti. Sai? Il divorzio con una certa modella!”

Edith sbuffò infastidita, ma Orlando fece finta di nulla e continuò a parlare:

Edith! Io ti amo. Non posso negarlo e non posso nasconderlo. Sto più a pezzi per via della nostra storia che non va che per la fine del mio matrimonio. Ma se c'è una cosa che ho capito è che non devo metterti fretta. È solo che alle volte mi faccio prendere la mano, come ho fatto ieri, e faccio delle cazzate” e sospirando, passando una mano sugli occhi, aggiunse: “So che ora sei ancora più confusa e quello che sta succedendo nella tua vita passa in secondo piano. Però ti prometto che qualsiasi cosa... Io sono qua. Anche solo per piangere. Anche se mi vuoi picchiare!” sorrise Orlando all'ultima sua affermazione.

Edith riuscì a stento a trattenere un sorriso e si voltò e guardare il ragazzo.

Il tempo aveva cominciato a passare anche sul volto di Orlando e del ragazzino sempre sorridente rimaneva davvero poco.

Sentì lacrime pungerle gli occhi e passandogli una mano sul viso riuscì solo a dire:

Sei una delle persone migliori che abbia mai conosciuto, babe. Cazzate che fai di continuo a parte!”

Orlando sorrise e passò la guancia sulla mano di lei, baciandola subito dopo.

Fu allora che, con grande sorpresa dell'attore, Edith si allungò appena e lo baciò sulle labbra. Fu un bacio passionale, nonostante la sorpresa di Orlando all'inizio. Un baci carico di tutte quelle cose che non riuscivano a dirsi, di tutte quelle cose che avrebbero dovuto succedere quando stavano assieme, quando non c'era stata nessuna Violet, nessun Jude.

Fu Edith a bloccarsi e poggiando la fronte su quella di Orlando, sospirando e chiudendo gli occhi, mormorò affranta:

Cazzo! Non dovevo farlo!”

Orlando sorrise e schioccando un altro tenero bacio sulle labbra di Edith replicò a bassa voce:

Allora sono contento che tu lo abbia fatto...” e baciò di nuovo la ragazza che per qualche secondo lo lasciò fare, poi staccandosi disse agitata:

OB! So che posso sembrare una pazza -e forse lo sono- ma non voglio mettere altra carne sul fuoco. Oggi ho tante di quelle emozioni dentro che non riesco nemmeno io a districarle. E quello che potrei dire oggi, con il trasporto di tutte le emozioni che ho vissuto nelle ultime ventiquattro ore, potrebbe ritorcermisi contro e sono certa che ogni parola che proferirei oggi servirebbe solo ed esclusivamente a farmi pentire amaramente domattina...” e chinando la testa imbarazzata, concluse: “Ti prego. Abbi pazienza. Ho bisogno di pensare a noi e so che non posso più nascondermi dietro un dito e che non puoi essere solo tu quello che si mette in gioco più o meno positivamente. Oggi non sai quanto sei stato importante per me. Davvero. Ma non posso, OB! Non posso e non voglio dire qualche cosa che sono sicura di sentire e poi pentirmene il giorno dopo!”

Orlando annuì guardando avanti, poggiando una mano sul volante. Dovette fare forza su tutta la sua volontà per non mettersi a ridere e gridare come un pazzo. Edith aveva detto di amarlo, aveva ammesso che avrebbe potuto dire qualche cosa di cui si sarebbe potuta pentire subito dopo. Sospirò a fondo e cercando di essere serio e di non fare sempre la parte di quello che mette il carro davanti ai buoi, disse:

Ok! Come ti ho detto... Non voglio nient'altro che stare con te. Davvero. E lo voglio con tutto il cuore. Se hai bisogno di tempo te ne darò... Ma sappi che non ho nessuna intenzione di lasciarti andare con Jude o con qualcun altro. Stavolta lotterò contro tutti pur di averti accanto. Prometto!” e sorrise vedendo Edith sorridergli a sua volta.

Edith annuì e guardando la strada disse:

Ci vuole poco prima di arrivare a casa. Che ne dici se torno a piedi?”

Orlando scosse la testa e mettendosi a sedere meglio rispose:

Non ci pensare nemmeno, donna! Ti riaccompagno a casa, a costo di chiuderti a chiave dentro la macchina!” e lanciandole uno sguardo malizioso prese le chiavi dalla tasca e rimise in moto.

Edith sorrise sentendo una strana scossa nella zona del basso ventre. Conosceva quella sensazione di languore e sapeva che cosa voleva dire. Cercò di mettere a tacere i suoi ormoni e si mise a guardare la strada, sapendo che dopo il bacio che aveva dato ad Orlando, quella era di sicuro la scelta migliore che potesse fare.


Allora? Le hai parlato?”

Gerard era serio e nonostante fosse dall'altro capo non solo della cornetta ma anche dell'isola britannica, Edith lo riusciva quasi ad immaginare. E questo era davvero strano visto che si conoscevano, giorno in più giorno in meno, almeno un mese.

Ieri, come ti ho detto non ho avuto tempo. Dopo che ha detto che volevo divorziare con papà è andata in camera sua e non si è più fatta vedere, nemmeno quando ce ne siamo andati via tutti, o quasi... Penso che ci andrò stasera. Immagino che sia già a casa della zia Maggie”

Stava preparando la colazione. Aveva appena messo una bella tazza di caffè nero sul tavolo, quando sentì il campanello suonare.

Aggrottando la fronte disse:

Hanno suonato al campanello. Ti devo lasciare Gerard!”

L'attore fece un verso d'assenso e domandò:

E quando pensi di tornare? Qua mi annoio senza nessuno a cui rompere le scatole!”

Edith rise e rispose:

Sistemo questa storia con mia madre e domani passo in ufficio e dopodomani sono di nuovo da voi!” e dolcemente concluse: “Ti devo lasciare. Ci sentiamo presto!” e dopo essersi salutati, chiuse la conversazione e aprì la porta.

Ebbe appena il tempo di vedere chi fosse che una foto sua e di Orlando teneramente abbracciati davanti alla soglia di casa sua le venne piantata davanti.

E questo che significa!” chiese Jude arrabbiato come forse Edith non lo aveva mai visto.



Allora! Eccomi qua.

Stavolta non vi ho fatte aspettare per mesi.

Sono stata brava.

Ringrazio prima di tutto

Scarlett, chiaretta e jodie

per le recensioni.

Spero che in questo capitolo io e Orlando

abbiamo un po' recuperato ai vostri occhi.

Ed ora?

Che succederà?

Chi lo sa. O per lo meno io lo so

ma non ve lo dico.

Cattivaaaa!!!

Ringrazio anche i lettori silenzi e tutti

quelli che mi hanno aggiunto in

una delle liste tra le

preferite,

ricordate,

seguite.

Spero di leggervi ancora.

Un bacio e alla prossima...

Niniel.


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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6: Quello che meno ti aspetti.


E questo che significa!” chiese Jude arrabbiato come forse Edith non lo aveva mai visto.

Gli occhi della ragazza indugiarono sulla rivista e poi scrutarono la strada dove, a parte qualche passante distratto, sembrava non esserci nessuno. Aveva stupidamente pensato che dopo qualche tempo i paparazzi avessero smesso di stare appostati davanti a casa sua, si fossero stancati di darle la caccia, ma a quanto pareva si era sbagliata. E la foto su quel dannatissimo giornale ne erano la prova. Quegli sciacalli erano ancora lì, nascosti chissà dove e il giorno prima avevano ripreso il suo abbraccio -almeno quello era stato innocuo- con Orlando e dopo aver venduto le foto, quelli del giornale ci avevano cucito e ricamato, quanto bastava, una storia su.

Dovresti sapere che i giornalisti sono degli avvoltoi e che si inventano un sacco di cose...”
Jude scosse la testa e stringendo il giornale fortissimo sibilò:

Quella su questa foto sei tu. Non penso che nessuno possa inventarsi una foto, non trovi!”

Edith guardò di nuovo la strada. Sapeva che se continuavano quella discussione sulla porta il rischio di venire fotografati e trovarsi davanti Orlando furioso -come stava succedendo proprio in quel momento con Jude, tra l'altro- era davvero alto. Quindi, prendendo in mano la situazione -e il suo cipiglio da direttore di giornale-, Edith guardò con disappunto Jude e glaciale replicò:

Ti devo forse ricordare che hai quarantuno anni e non mi sembra il caso che ti comporti come un bambino isterico fuori dalla porta di casa mia?”

Jude rimase talmente interdetto che mollò una po' la presa del giornale che stringeva tra le mani lasciandolo un po' stropicciato.

Edith fece finta di niente e aggiunse:

Se la vuoi smettere di sbraitare, puoi farmi il grandissimo piacere di entrare in casa e di continuare la discussione nel mio salotto, lontani da orecchie e, soprattutto, occhi indiscreti?” e senza dire altro fece spazio all'attore per dargli la possibilità di entrare in casa. Poi, dando un'ultima occhiata al marciapiede, chiuse l'uscio dietro di sé.


Edith stava seduta sulla sua poltrona vicina alla finestra quella dove normalmente, quando Ella e David dormivano, sprofondava nella lettura e nel lavoro.

C'erano dei lati positivi nell'essere una mamma single e i momenti di pace erano di questi. Quegli istanti quando i bambini esausti crollavano e dormivano nei loro lettini e lei aveva la casa tutta per sé. Rachel diceva inoltre che aveva anche la possibilità di depilarsi come lei non riusciva più a fare da tanto tempo, visto che il numero dei suoi figli cresceva e John sembrava non volersi dare una calmata.

Scherzi a parte, Edith alle volte era davvero felice del suo eremo, ma quando i bambini andavano dai nonni o da Orlando, allora sentiva il cuore spezzarsi e la solitudine la sopraffaceva e sentiva il bisogno di avere qualcuno che dormisse accanto a lei, qualcuno con cui parlare quando la luce si spegneva, con cui fare colazione la mattina.

Poi succedevano cose quelle che erano successe con Orlando in Scozia, o in quel momento con Jude e la voglia di avere qualcuno vicino evaporava come l'acqua dentro una pentola in ebollizione.

Jude stava seduto di fronte a lei, con la testa tra le mani, ancora troppo arrabbiato per parlare o bere anche un solo sorso del tè che Edith gli aveva preparato. Edith invece, con le gambe rannicchiate sotto di lei, guardava Jude con un sopracciglio sollevato, convinta di non dover cedere un solo passo all'attore. Il silenzio teso parve protrarsi fino all'infinito, ed Edith dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non iniziare lei a sbraitare contro Jude e contro i suoi modi irruenti.

Fu, appunto, dopo quella che parve un'eternità, che Jude sollevò la testa e guardando Edith negli occhi disse:

Tu hai già scelto, è così?”

Edith sollevò gli occhi al cielo, sospirando infastidita, cosa che fece ribollire il sangue a Jude che fuori di sé disse:

Cosa credi che sia uno stupido? Orlando viene dalla Nuova Zelanda solo per parlarti e io devo pensare, dopo questa foto, che tra di voi non ci sia stato nulla?”

Edith lo guardò sollevando tutte e due le sopracciglia e seria disse:

A parte che quello che pensi non mi riguarda. E poi... Hai sbagliato Jude. Hai sbagliato di grosso! Sai perché sono qua? Sai perché ho abbracciato Orlando? Ti è così semplice credere che sia andata a letto con lui, invece di pensare che possa essere successo qualcos'altro?”

Jude punto sul vivo, alzandosi dal divano e mettendosi in piedi gridò:

Cristo, Edith! Ci hai fatto due figli con lui, uno dei quali lo hai concepito mentre stavi con me!”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Scattando in piedi Edith schiaffeggiò Jude che la guardò stupito, quasi inorridito. Non si aspettava quella reazione e soprattutto non si aspettava che gli occhi di Edith si riempissero di lacrime.

Sai perché sono tornata, Law?” disse Edith con la voce rotta: “Non per scoparmi Orlando, come credi tu, ma perché mia madre sta dando di matto ed è scappata di casa senza un motivo e nessuno dei miei riusciva a trovarla... Orlando è tornato dalla Nuova Zelanda per me, è vero, ma quando ha saputo quello che è successo, fregandosene perfino del jet lag, mi ha accompagnato a Londra e mi ha aiutato a ritrovare mia madre. Quell'abbraccio è perché lo stavo ringraziando. Non c'è stato altro!”

Jude la guardò disorientato e sospirò. I suoi nervi stavano cedendo. Lo sentiva. Era come camminare su di un pavimento fatto di ossa che scricchiolavano sinistre ad ogni suo passo. O peggio di vetri che bastava solo un passo perché lo ferissero profondamente.

Era piombato in casa di Edith come una furia basandosi su quello che c'era scritto su di un giornale, mettendo la sua gelosia prima di tutto. Per cosa poi? Per sentirsi dire che Orlando, sì, era arrivato in Scozia per parlare con Edith del suo divorzio con Miranda, ma si era trovato immischiato in tutt'altra faccenda e aveva aiutato Edith. E lui? Lui che aveva fatto?

Si lasciò cadere nel divano e portò la testa alle mani. E in un attimo tutto gli fu chiaro.

Aveva perso il contatto con la realtà, non si riconosceva nemmeno lui. Stava cercando di trovare un solo appiglio che lo tenesse ancora ancorato a quella situazione, ma non riusciva a trovarlo. Aveva giocato troppo a quel gioco e ne stava uscendo perdente.

E guardando il pavimento disse piano:

Sei libera!”

Edith aggrottò la fronte, incrociando le braccia al petto. Non riuscì a dire nulla perché Jude subito aggiunse:

Ti concedo il divorzio. E ti lascio libera!”

C-che vuoi dire?” balbettò Edith mettendosi a sedere vicino a lui sentendo il cuore perdere più di un battito.

Jude sollevò lo sguardo e sorridendo nonostante il suo volto esprimesse dolore, disse:

Se non la prendo io questa decisione, tu non la prenderai mai. Non voglio che questa storia si protragga all'infinito. Sono un uomo adulto e so quando è ora di farsi da parte. E penso che sia arrivato il mio momento, Edith. Tu non mi ami, ammettilo...”

Non è vero!” disse Edith con le lacrime agli occhi, scuotendo la testa per dare vigore a quello che diceva.

Jude le poggiò una mano su di una guancia e annuendo, invece, replicò:

Tu ami Orlando. Lo hai sempre amato, anche quando stavi con me. È inutile che continuiamo entrambi a nascondere la testa sotto la sabbia, Edith. Io mi sono messo in mezzo perché ti amavo. Non dovevo. Pensavo che il mio amore, all'inizio, sarebbe bastato a cancellare il tuo per Orlando, ma non è stato così. Lo sappiamo entrambi. Hai persino avuto un figlio di Orlando mentre stavi con me... E hai finto che fosse mio solo per non ferirmi, non per amore. Tu non mi ami. Mi vuoi bene. Di un bene diverso da quello che si può volere ad un amico, ad un fratello. Ma non lo stesso che si può volere ad un marito, ad un fidanzato!”

Edith non riusciva a tenere a freno le lacrime. Gli occhi verde giallo di lei si specchiavano in quelli azzurri di lui. E le parole erano bloccate tra lo stomaco e la gola e non volevano uscire.

E Jude continuò:

Ti ho detto che non volevo fare la parte del pagliaccio, ma mi sto rendendo conto che lo sono sempre stato. Sto tenendo in piedi un matrimonio che, come ti ho detto, non si basa su di una convivenza, uno scambio di esperienze, ma sta vivendo nell'assurda speranza che tu apra gli occhi e capisca che l'uomo che ami sono io... Ma non lo farai mai. Perché lo sai meglio di me, non sono io l'uomo che ami. E forse, per non ammetterlo nemmeno a te stessa, per difenderti, per paura di provare di nuovo lo stesso dolore che hai provato quando hai lasciato Orlando, fingerai di amare qualcun altro. E, ad essere onesto, non lo invidio affatto...” e alzandosi disse: “Ti farò avere le carte per il divorzio non appena sarà possibile, prometto!” e chinandosi appena, baciò dolcemente le labbra della donna.

Poi si alzò e senza dire niente uscì di casa.

Dopo che la porta si chiuse, Edith sentì un silenzio assordante. Era come se Jude avesse parlato attraverso un megafono davanti ad un microfono collegato a delle casse potentissime. E lei era lì davanti. Sentiva le orecchie ronzare come dopo un concerto e la testa esplodere.

Però, nonostante il cuore le fosse andato in pezzi, si sentiva sollevata. Certo, si vergognava di questa sensazione, ma era così. Jude se ne era andato perché lo aveva deciso lui, non perché lo aveva mandato via lei.

Dentro sapeva che sarebbe stato lo stesso se lo avesse fatto Orlando. Forse. Ma in quel momento non riusciva a non pensare che era stato Jude a dire quelle cose. Aveva deciso lui di mettere la parola fine, non lei. Era lui che aveva deciso che era meglio soffrire che stare una vita ad aspettare qualcosa che un tempo c'era parso perfetto e forse, invece, non lo era mai stato.

Si guardò intorno spersa, come quando si è sollevati da un grande onere, da una parte si è un po' più tranquilli, ma si ha comunque il bisogno di parlare con qualcuno.

Si sollevò e si avvicinò alla borsetta e prese il cellulare.

Solo una persona avrebbe davvero capito cosa stava succedendo. Solo una persona l'avrebbe consigliata nel bene o nel male.

Scorse velocemente la rubrica e poi passò il dito sul nome che aveva scelto.

Attese qualche minuto poi una voce chiara e allegra, dall'altra parte rispose:

Norton! Ti pare che torni a Londra e non avverti la tua migliore amica!”

Edith sorrise, voleva rispondere con qualcosa di allegro a sua volta, ma con voce rotta disse:

Rach! Sono a casa. Jude è appena stato qua. Mi ha detto che è finita!”

Finita in che senso?” chiese Rachel che non aveva capito.

Edith sospirò a fondo e replicò:

Finita, terminata, conclusa. Qualche altro sinonimo?”

Rachel rimase un attimo in silenzio e domandò ancora:

Ma è stato lui a decidere o tu?”

Edith passò una mano sugli occhi e affranta rispose:

Lui, Rachel, era troppo stanco per continuare questa storia...”

Il silenzio di Rachel si bissò di nuovo e solo dopo qualche istante, che per Edith sembrò un eternità, la donna rispose:

Ci vediamo a pranzo, ti va?”


Era stata una mattinata carica di impegni. Laura, che era stata assunta da Edith non appena aveva ottenuto la scrivania di direttore, aveva tenuto per bene le redini in mano, ma l'assenza di Edith, in alcune cose si stava cominciando a far sentire.

Nonostante questo, con la promessa di ritornare comunque due settimane dopo, come prefissato, Edith lasciò la redazione e corse a Bishopsgate, dove da Spianata&Co l'attendeva una sempre più incinta Rachel.

Quando la mora la vide arrivare si alzò dal tavolo e seria, come forse mai era stata, si avvicinò all'amica e le baciò una guancia dicendole sottovoce:

Come stai?”

Come stava?

Nemmeno Edith lo sapeva. Per tutta la mattinata si era sentita triste, sì, ma dentro di lei c'era una parte felice che fosse stato Jude a decidere. Forse quello che aveva detto l'attore era vero: lei non avrebbe mai avuto il coraggio di scegliere lui o Orlando e quindi era meglio che fosse uno dei due interessati a farlo.

Edith?” chiese Rachel preoccupata distogliendola dai suoi pensieri.

Edith guardò l'amica e disse:

Mi fa male, ma non come pensavo. Ci sono momenti in cui non mi importa. Momenti in cui mi rendo conto che quello che ha detto Jude, io, l'ho sempre saputo. E, ad essere onesta, è questo che mi fa male!”

Rachel sollevò un sopracciglio e facendo cenno di sedere ad Edith, rispose:

Edith... Non vorrei dirlo, ma penso che Jude abbia fatto la cosa giusta. E non solo perché non ho mai visto di buon occhio la vostra relazione, ma perché secondo me, tu sei innamorata di Orlando, anche se non lo vuoi ammettere perché sei più cocciuta di un mulo. E so che non riesci ancora a perdonarlo per tutte le immense cazzate che ha fatto...”

Edith, che si era messa seduta, guardava il tavolo in silenzio, ascoltando a tratti quello che diceva l'amica. Rachel parlò ancora, dicendo che Edith doveva pensare ai suoi due figli, che doveva pensare che Orlando adesso era libero e per quello che aveva detto John non aspettava altro che una risposta da lei.

Nel frattempo arrivò il cameriere, ordinò qualcosa meccanicamente e lasciò che Rachel continuasse il suo monologo senza dire nulla.

Si sentiva vuota. E la cosa che la spaventava era che non si era sentita vuota per quello che era successo con Jude, che era stato suo marito almeno fino a quella mattina; la cosa che la spaventava era che non riusciva a provare dolore, proprio come quando era depressa e passava le sue giornate nel grande letto nella sua stanza di Kendal.

Le parole di Rachel arrivavano attutite, come se le stesse ascoltando tenendo le mani premute sulle orecchie, ma non era così. Il mondo viveva, correva, rideva. Ma lei era lì, incapace di provare altro che sollievo per una cosa che invece l'avrebbe dovuta far soffrire e provando un terribile dolore ogni qualvolta soppesava questa sua tendenza ad elaborare quello che doveva essere un lutto grave della sua vita.

Era ancora persa nelle sue elucubrazioni, quando il cellulare squillò.

Squillò tre volte prima che Rachel -se possibile più preoccupata di quando Edith era arrivata- disse:

Edith! Vuoi rispondere? Ti stanno chiamando!”

Edith prese il cellulare dalla borsetta e con sua sorpresa lesse il nome di sua zia Maggie sul display.

Pronto?” rispose Edith titubante.

Edith, sono la zia. So che sei impegnata e che domani dovresti tornare in Scozia. Ma vorrei che venissi ora a casa e non più tardi. Penso che tu ed Eloise dobbiate parlare!”


Edith, da dentro il taxi, guardava la casa con i mattoni rossi che si avvicinava passo passo.

Quando era piccola, ogni volta che svoltavano la strada e da dietro la Ford di suo padre se ne rendeva contro sentiva il cuore in gola per la felicità. Edith amava la casa di sua zia Maggie. Amava il calore che sentiva ogni volta che entrava in quella casa con un piano rialzato, il viso felicissimo di sua zia che non riusciva a staccarsi da suo marito Peter. Sognava quella vita. Per Edith Norton, quando era una bambina, la felicità era una casa con i mattoncini rossi e una sala con un caminetto dove passare le serate d'inverno, stretta all'uomo che amava.

Quando il cab si fermò davanti alla casa, Edith pagò e salutò velocemente l'autista e scendendo chiuse la portiera e tornò a guardare la facciata della casa della zia.

Conosceva la storia di quella casa. Era stata comprata da sua zia dopo che, per quindici anni era stata sposata ad un uomo che non amava, che passava le sue giornate e bere e lavorare e a lamentarsi che di sua moglie. Un uomo che le aveva dato tre figli e che pensava che lei non avesse nessuna aspirazione, che preferiva vederla uscire per andare a fare la spesa piuttosto che portarla fuori a vedere un film, a mangiare qualcosa.

Maggie resistette per quindici anni, appunto, prima di lasciare quella che per lei, ormai, era una prigione. Partì di nascosto una mattina di fine autunno, quando le vetrine del centro di Londra cominciavano a riempirsi di luci e di addobbi di Natale. Trovò un lavoro come segretaria in uno studio di medici associati e comperò la casa dai mattoni rossi accendendo un mutuo che sapeva non le sarebbe bastata una vita per estinguerlo. Dovette superare il fatto che i figli non vollero più sapere nulla di lei, feriti dal fatto che le madre li avesse abbandonati senza un motivo apparente, almeno per loro.

Da quell'inverno di trentasei anni prima, Maggie imparò a lottare, a raggiungere la meta con le unghie e con i denti e per la prima volta in vita sua poté dire di essere diventata una donna matura, con i graffi nel cuore, ma comunque adulta.

L'amore con Peter arrivò quasi subito, mentre le pratiche per il divorzio con James, il primo marito, erano state affidate ad un tribunale. Lo conobbe nello studio, mentre portava scartoffie ad uno dei medici. Peter era un avvocato rampante, di successo, con una terribile ulcera dovuta al troppo lavoro. Fu un colpo di fulmine. Cominciarono ad uscire quasi subito e altrettanto in fretta Peter arrivò sull'uscio della casa di Maggie con tutte le sue cose e un architetto pronto a sistemare la casa e le carte in cui si prendeva l'onere di pagare il mutuo precedentemente acceso da Maggie.

In meno di un anno la casa con i mattoni rossi, che Maggie aveva comperato dopo la morte della vecchia proprietaria, piena di ricordi che l'avevano persino usurata, divenne una casa dal mobilio classico, calda e accogliente. Una casa che si riempì d'amore. Solo una cosa Maggie non volle cambiare: il portoncino scuro dell'ingresso. Lo stesso che Edith picchiò lievemente.


Jude stava seduto nel divano della casa del suo migliore amico, Ewan.

Era arrivato lì senza nemmeno sapere come, dato che dopo che aveva lasciato la casa di Edith aveva cominciato a girare con la macchina senza una meta precisa. Si era trovato davanti alla casa di Ewan per puro caso e aveva deciso di bussare per confidarsi, per parlare ad un amico di una decisione che non sapeva ancora se fosse quella giusta o quella sbagliata.

Ewan si avvicinò con una tazza di tè caldo fumante e mettendosi a sedere di fronte a lui, serio gli disse:

Che hai dude? Sembri sconvolto!”

Lo sono!” rispose Jude facendo girare la tazza tra le mani, senza guardare Ewan negli occhi.

Ewan corrugò la fronte e poggiando la schiena alla poltrona, disse:

C'entra Edith, non è così!”

Sentire il nome della giornalista, per Jude, fu come ricevere un pugno allo stomaco. Un pugno di una violenza inusitata che lo stava facendo contorcere dal dolore. Sentiva solo una voglia pazzesca di piangere, ma per quanto volesse bene al suo migliore amico, non pensava proprio che lo avrebbe fatto. E continuando a fissare con interesse la sua tazza di tè, replicò:

Sì”

Ewan si sistemò nella poltrona, sospirando e passando una mano sulla faccia, con voce stanca chiese:

Di grazia! Che cosa è successo stavolta?”

Jude sorrise e sollevando gli occhi su quelli dell'amico, con la voce che si stava pericolosamente incrinando, rispose:

L'ho lasciata andare, Ewan. Le ho detto che se non avesse deciso lei questa storia si sarebbe protratta per tutta la vita e io non voglio...”

Ewan sollevò un sopracciglio e confuso, visto che non si aspettava quell'esternazione, disse:

Mi stai dicendo che l'hai lasciata andare? Che hai preso tu la decisione per tutti e due?”

Jude non rispose, ma si limitò ad annuire con la testa. Per qualche secondo i due rimasero in silenzio poi Ewan, alzandosi dalla poltrona, si mise a sedere vicino all'amico e passandogli un braccio attorno alle spalle, scuotendolo, con un sorriso e un tono di voce dolce, disse:

Hai fatto la cosa giusta!”

Jude sollevò gli occhi sull'amico e lo guardò sorpreso. Ewan se ne accorse e rispose:

Jude... Lo sai cosa penso. Tu non ti dovevi mettere in mezzo dall'inizio. Te l'ho detto mille volte, quando tutto è cominciato, che non sarebbe successo niente di buono. Dovevi lasciar perdere e lasciare che quei due se la sbrigassero da soli. Ma Edith è Edith. È... Beh! È una bomba sexy e nessun uomo può rimanerle indifferente. E in quello non potevo darti torto. Ma visto che era andata male una volta... perché perseverare? Ma tu sei stato più duro del marmo. E hai cercato di riconquistarla. E ci sei riuscito. Te la sei sposato perfino. Poi... Tutto è crollato. So che le hai perdonato quella storia gravissima del bambino, ma non penso che sia stata la cosa giusta da fare. Dovevi lasciarla andare già da allora, Jude. Quando è uscita dal coma, dopo l'incidente, dovevi fare i bagagli e lasciarla andare. Quella che hai preso oggi è la decisione che avresti dovuto prendere tanto tempo fa. Tu con Edith non c'entri nulla. Lei era di un altro da prima che tu entrassi nella sua vita...”

Io la amo!” disse Jude con un filo di voce.

Ewan si mise a sedere meglio e lasciando scivolare il braccio, tendendosi in avanti e unendo le mani come se stesse pregando, disse:

Lo so. E penso che se anche lei ti ama davvero tornerà. Ma per il momento lasciala andare. Hai fatto la scelta giusta. Se il destino vorrà davvero che tra voi due ci sia di nuovo qualcosa... Accadrà, puoi stare tranquillo. Ma per il momento guardati intorno, Jude. Cerca di dimenticarla. È la cosa migliore da fare. Credimi amico!”

Jude sospirò e con un sorriso amaro tornò a guardare la tazza. Edith era volata via, l'aveva fatta volare lui. E come diceva Ewan, forse, un giorno l'avrebbe vista tornare da lui. Forse. Ma non era sicuro, dopo tutto quello che era successo, che sarebbe rimasto lì ad aspettarla. Anche se all'inizio avrebbe sofferto come un cane, da quel momento la vita di Jude prendeva una nuova piega. Un nuovo inizio.


Maggie aprì la porta subito dopo che Edith aveva bussato.

La ragazza guardò la donna che aveva di fronte: sua zia non era poi tanto differente da sua madre, solo che il tempo era passato su di lei con più velocità, specialmente dopo la morte del secondo marito. Nonostante questo il sorriso non l'aveva abbandonata. Al contrario. Nonostante l'unico uomo che aveva davvero amato l'avesse lasciata per sempre, lei diceva che quello era solo una parte del viaggio che lei doveva percorrere in solitaria prima di ricongiungersi con Peter.

Edith sorrise e abbracciò la donna con sincero affetto. Maggie era la sua zia preferita e trovarsi in quella casa in quel periodo della sua vita così delicato per lei significava davvero tanto. Era come un tonico per la sua anima in tempesta.

Mi sono liberata non appena mi hai detto di venire!” sussurrò Edith.

Maggie, che la teneva ancora stretta, annuì e con dolcezza disse:

Voglio che tu parli con Eloise. E non perché non voglio che lei rimanga qua, ma perché vorrei davvero che tu e tutti gli altri possiate sapere il vero motivo per cui ha messo su questa scena” ed entrando in casa, prendendo la giacca della nipote, aggiunse: “Vai in cucina. È là che ti aspetta!”

Edith entrò in cucina, passando il salotto dove il camino sembrava vuoto senza il fuoco che scoppiettava allegro dentro. Ma Edith non pensava a quello. Guardava la finestra sul lavabo che inondava di luce la cucina con il cuore in gola. Sapeva che se avrebbe varcato quella soglia avrebbe sentito qualche cosa che non le sarebbe piaciuto. Era una brutta sensazione che si propagava dallo stomaco alla schiena. Sentiva quasi la tensione gravarle sulle spalle come forse mai le era successo.

Varcò la soglia della cucina e sorridendo guardò sua madre, seduta sulla panca, con la schiena poggiata contro il muro.

Mamma!” disse con un filo di voce.

Gli occhi di Eloise, così simili a quelli di Edith, indugiarono per un attimo, terrorizzati, salvo poi illuminarsi una volta che incontrarono quelli della figlia maggiore. La donna non disse nulla, ma fece un cenno alla figlia di sedersi davanti a lei stringendo forte tra le mani una tazza di tè quasi fosse il suo unico appiglio, proprio come era successo la sera prima in quella che ormai era la sua vecchia casa.

Edith fece come ordinato, a sua volta in silenzio, guardando sua madre con uno sguardo ansioso.

Eloise giocherellò invece con la tazza e rimase per molto tempo in silenzio.

Poi, sollevando lo sguardo e cercando quello di Edith, trovandolo puntualmente, disse:

C'è un motivo se un paio di notti fa sono scappata senza dire dove andavo. E c'è un motivo se le cose tra me e tuo padre da un po' di tempo non vanno bene. Ed è per questo motivo che ho deciso di lasciarlo...”

Edith incrociò le braccia sopra il tavolo e non disse niente, lasciando che la madre potesse continuare a parlare. E la donna lo fece.

Quando tuo padre è stato male ho cominciato a controllarmi anche io. Io che avevo paura perfino di andare da un dottore per curarmi un raffreddore. Ho fatto dei controlli completi e da quelli è risultato che c'era qualche cosa che non andava. Ho cominciato a girare per vari ospedali, ho richiesto vari pareri. E tutti mi dicevano che dovevo fare altri controlli, altre analisi. Poi, un paio di settimane fa, il mio medico ha richiesto una TAC. L'ho fatta senza dire nulla a tuo padre, per non farlo preoccupare, ma quello che è stato il risultato ha preoccupato anche me...” e facendo una piccola pausa per prendere un po' di respiro concluse con la voce che le tremava: “Mi hanno diagnosticato un tumore maligno al cervello!”

S-sei... Sei sicura?” domandò Edith con la voce più alta di qualche tono.

Eloise annuì ed Edith, prendendole una mano come aveva fatto al bar quando l'aveva trovata la mattina precedente, disse:

Tranquilla. Andremo dai migliori dottori del Regno Unito. Farai la chemio, la radio, tutto quello che serve. Ci sono cure che riescono a bloccare il tumore e distruggerlo completamente...”

Edith! Edith... No! È inutile. Ho già parlato con il dottore. Ci sono delle metastasi a livello polmonare e a livello del fegato...”

Gli occhi di Edith si dilatarono per la sorpresa, sentì il cuore spezzarsi. Dentro di sé, dall'inizio, aveva capito che se sua madre si stava comportando in quel modo un vero motivo c'era. Ma non avrebbe mai pensato che fosse quello. Senza sapere come le lacrime cominciarono a scendere copiose, proprio come quando era una bambina e succedeva qualche cosa che lei riteneva troppo brutto o troppo grave per poterlo sistemare da sola. Ed era così che si sentiva: una bambina spaventata, messa all'angolo.

Pianse, senza vergogna, ed Eloise, sorridendo dolce, le accarezzo una guancia, cercando di calmarla, ma senza riuscirci.

Deve esserci un modo!” disse Edith con la voce spezzata dai singhiozzi.

Eloise scosse la testa e seria disse:

Sto lasciando tuo padre perché non voglio che mi veda spegnermi lentamente. Non voglio diventare un peso per lui. Sono venuta qua da Maggie perché dopo aver lavorato per anni in uno studio medico mi può mettere in contatto con persone che possono aiutarmi a superare questo brutto momento e arrivare alla fine senza soffrire...”

No” disse Edith cercando di scacciare quelle ultime parole.

Eloise annuì e prendendo entrambe le mani della figlia aggiunse:

Edith... Purtroppo è così. Non possiamo farci niente. Ho voluto che tu lo sapessi per prima perché sai che il rapporto che ci ha sempre legate è sempre stato un rapporto esclusivo. E perché so che tu sei la più forte dei tuoi fratelli e potrai aiutarli a superare questo momento... Ma non voglio che tu lo dica a tuo padre. So che farebbe di tutto per tornare da me e non voglio che mi veda distrutta, piegata dalla malattia. Voglio che mi ricordi come la donna che ha sposato e non come lo spettro che sto diventando...”

Questa è la cosa più egoista che abbia mai sentito dire!” protestò Edith indignata, nonostante le lacrime.

Eloise annuì con sguardo addolorato, ma con dolcezza, disse:

Lo so. Ma so anche che tu ami qualcuno in questo momento e la penseresti come me se fossi al mio posto. Ti prego Edith. Promettimelo. Promettimi che farai di tutto per non far sapere niente a tuo padre...”

Edith la guardò negli occhi e si stupì di trovarli asciutti. In un attimo si rese conto di essere lei quella spaventata, quella terrorizzata dall'idea di perdere la madre.

Chinò la testa e trattenendo le lacrime disse:

Lo prometto!”


STAZIONE DI WICK. RIPETO. STAZIONE DI WICK!

Edith scese dal treno e lasciò che l'aria più frizzante della cittadina scozzese le accarezzasse il viso. Si guardò intorno e alla piattaforma vide un viso conosciuto.

Era Gerard.

Quando le aveva detto che avrebbe fatto di tutto per venirla a prendere quasi aveva riso divertita, ma quando lo vide lì dovette far ricorso a tutta la sua forza di volontà per non scoppiare a piangere.

Si avvicinò all'attore e sorridendo, per quanto le ultime emozioni glielo permettessero, Edith disse:

Allora sei venuto?”

Gerard annuì e rispose:

Sono qua tutto per te” e indicando l'uscita della piccola stazione aggiunse: “La macchina ci aspetta qua fuori!”

Edith stava per prendere meglio la sua sacca, ma Gerard fu più veloce di lei e sfilandogliela dalla spalla e prendendola lui, disse:

Sono un gentiluomo, nonostante i miei avi abbiano mostrato le chiappe ai tuoi!”

Edith sorrise tirata e seguì l'attore senza aggiungere altro.

Gerard se ne accorse, ma attese di arrivare alla macchina, prima di chiedere qualche cosa.

E una volta dentro l'abitacolo, dopo aver percorso qualche chilometro, domandò:

Che è successo a Londra?”

Edith sospirò e subito tutto quello che era successo le precipitò addosso. Il bacio con Orlando, l'addio di Jude, la malattia di sua madre.

Scoppiò in lacrime senza riuscire nemmeno ad imporsi di non farlo, vergognandosi di farlo comunque davanti ad una persona che conosceva da poco.

Gerard fermò la macchina e subito la strinse.

Sssh! Piangi piccola. Deve essere successo un bel casino se ti ha distrutta così!”

Edith affondò la testa nel petto dell'attore scozzese e pianse.

Pianse forte, come forse non aveva mai fatto davanti a qualcuno. Pianse tutto il dolore, tutta la rabbia, tutta la paura che aveva provato in quei giorni.

E quando sembrò che le lacrime non dovessero più scendere rimase abbracciata a Gerard che sembrava quasi uno scoglio dove ripararsi dal mare in tempesta. Spigoloso, forse poco sicuro, ma un posto a cui aggrapparsi.



Ed eccolo finito.

E adesso voglio proprio vedere la vostra reazione.

Curiosona io.

Comunque, ringrazio:

spacobotilia,

Scarlett,

Chiaretta e

Jodie.

Grazie davvero e spero di non avervi deluse.

Ringrazio inoltre chiunque

legge la mia storia e basta,

a chi l'ha inserita tra le preferite,

le ricordate,

le seguite.

Nel frattempo, per domande

e tutte quelle cose che non si possono fare

tramite recensione per non andare in OT

potete contattarmi presso la pagina Facebook

Niniel82.

Ci sono solo io.

Un bacio.

Niniel.










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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7: La verità viene sempre a galla.


Edith tornò sul set il giorno dopo con il cuore infranto e la stesa piena: piena di tutto il dolore per la malattia della madre e di tutte le cose che avrebbe dovuto dire ai suoi fratelli per indorare loro la pillola e convincerli a tenere il segreto con il padre, anche se sapeva che era una battaglia persa in partenza; piena di tutte le cose che avrebbe voluto dire a Jude e che non era riuscita a dire e di quel senso di colpa che sentiva quando si rendeva conto di essere stata sollevata da una decisione troppo grande, da una scelta davvero spinosa; piena delle parole di Orlando che continuavano a frullare nella testa come se qualcuno avesse acceso un frullatore a tutta velocità.

Gli ultimi tre giorni, per lei, erano stati davvero snervanti al punto tale che quasi dubitava del fatto di voler tornare a casa qualche settimana dopo.

Cercò un modo per non pensare e lo trovò buttandosi nel lavoro e uscendo ogni sera con quelli della troupe, incluso Gerard, ubriacandosi quasi fino a svenire e svegliandosi la mattina con un mal di testa colossale che, però, non le permetteva di non lavorare. Anzi! Dopo tre caffè e una dose doppia di analgesico, tornava la stacanovista di sempre e la solita rompiscatole.

Per tutti era sempre la stessa, forse solo un po' più casinara, forse un po' più sciolta rispetto a MissCortinaDiFerroEdithNorton, ma solo una persona si rese davvero conto che qualcosa non andava: e questa persona era Gerard. E per quanto l'attore scozzese non la conoscesse da una vita, lui sapeva che se la giornalista stava male era perché a Londra era successo qualche cosa ed Edith non aveva la voglia, o meglio la forza, di raccontare a qualcuno.


C'è qualcosa di snervante nei rulli trasportatori degli aeroporti.

A dire il vero, Orlando pensava che ci fosse qualche cosa di snervante negli aeroporti e punto.

Doveva essersi ormai abituato a prendere l'aereo, a stare con il sedere per aria più di una volta al mese. Ed in effetti il callo lo aveva fatto, però...

Quando viaggiava solo si trovava alle volte per ore a dover affrontare se stesso. A dover affrontare i suoi fantasmi e i suoi tanti, troppi errori.

E quella volta, nel tragitto Londra-Wellington, ad ogni decollo, ad ogni atterraggio e ad ogni scalo aveva pregato Dio di resettare per un giorno la sua testa e lasciarlo in pace. Ma probabilmente l'Altissimo aveva ben altro da fare perché non lo aveva esaudito.

E dopo quasi ventiquattro ore di volo, diversi jet lag e la testa che sembrava centrifugata, Orlando aspettava il suo bagaglio con lo sguardo fisso sul macchinario che andava avanti e indietro, portando fuori valigie di sconosciuti che racchiudevano effetti personali e chissà che altro e aspettando la sua che sembrava non arrivare mai.

Rimase impalato come uno stoccafisso per qualche minuto, quando il cellulare squillò.

Era Miranda.

Sollevò gli occhi al cielo visto che non era per niente pronto ad affrontare anche quella chiamata, ma toccò con il pollice il tasto verde sullo schermo digitale del suo I-phone e rispose:

Dimmi!”

Un tempo avrebbe usato qualche vezzeggiativo, qualche parolina dolce. L'avrebbe fatta sentire importante solo con il tono della voce, ma in quel momento c'era solo rabbia. Aveva parlato con dei loro amici in comune e da quello che aveva scoperto Miranda, la dolce e cara mogliettina affranta che non sopportava l'idea di essere stata tradita da Orlando ripetutamente, non solo aveva incominciato una relazione con un altro uomo cagionando la fine del loro matrimonio, ma aveva mandato a monte anche quello di un'altra coppia, loro amica. A quanto pareva, infatti, aveva cominciato a frequentare un certo James Packer, multimiliardario proprietario di mega yacht e di moltissimi casinò in quel di Las Vegas. E a dirla tutta anche un po' bruttino. E per uno narcisista come Orlando quello era un colpo basso. Avrebbe accettato di essere lasciato per Robert Pattinson, per Brad Pitt, anche per il suo amico Leonardo Di Caprio, ma non per un grassone con la faccia da deficiente, quello non lo poteva proprio sopportare.

Miranda sospirò e disse:

So che stai tornando in Nuova Zelanda...”

Orlando annuì con un 'm-mh' sommesso e continuò a guardare il nastro trasportatore che faceva girare le valigie. La sua non era stata ancora scaricata.

Volevo dirti che io e James vorremmo fare un piccolo viaggio solo io e lui per una settimana ai Caraibi. Puoi tenermi Flynn?”

Il solo pensiero di vedere il figlio riempì di gioia il cuore dell'attore che sorridendo entusiasta rispose:

Non devi darmi spiegazioni se riguarda tenere nostro figlio. Lo sai che lo adoro e che l'unica cosa che voglio è passare un po' di tempo con lui!”

Miranda rise sarcastica e rispose:

Il problema non è il bambino ma la donna da cui lo hai avuto, vero?”

Orlando sollevò gli occhi al cielo. Negli ultimi tempi si era sentito fare quella domanda tante di quelle volte che ormai si sentiva stanco. Era stato cacciato dentro quella storia finita ancora prima che dicessero sì dalla sua manager e aveva anche fatto di tutto per tenerla in piedi perdendo Edith quasi per sempre. Ora che il matrimonio era finito e che lei si era mostrata per quello che era -una a caccia di soldi e di notorietà- non aveva intenzione di fargli nessuno sconto.

Almeno Edith non mi ha cercato per apparire su qualche copertina in più!”

Miranda accusò il colpo. Anni di silenzi e di litigi si sentivano gravare ogni volta che si vedevano, ogni volta che Orlando lasciava che tutta la sua rabbia e la sua frustrazione inesplosa prendesse il passo. E sibilando tra i denti rispose all'ex marito:

Sei uno stronzo se pensi questo della madre dei tuoi figli!”

Orlando rise divertito e guardandosi intorno, senza davvero vedere niente, disse:

Non sono io quello che si scopa un multimiliardario mentre mio marito lavora...”

Facile dare adesso tutte le colpe a me, Bloom, vero? Però quando te le portavi tu a letto le sgualdrinelle che ti giravano attorno andava tutto bene, vero?” esplose Miranda con la voce pericolosamente incrinata.

Orlando chiuse gli occhi, percorso da tante di quelle emozioni che le mani gli cominciarono a tremare. Aveva lasciato Kate, che era stato il suo primo grande amore; aveva lasciato Edith che era la madre di sua figlia e la donna che lo aveva messo in gioco. Ora, con questa ragazzina australiana, si trovava a dover combattere silenziosamente, a rinfacciarsi tutto quello che non si erano detti o urlati contro quando erano sposati. E a sentire Robin da quella storia si potevano cavare dei bei soldoni. Basta solo dire alla stampa che i rapporti tra lui e Miranda erano buoni per il bambino e che entrambi si stavano comportando da persone adulte, facendo passare lui per il cavaliere senza macchia e senza paura come Robin cercato di plasmare Orlando all'inizio della carriera.

Adulte un corno, visto che c'era molto più buonsenso in due adolescenti.

Non sono stato un gentiluomo, lo ammetto. Ma non puoi darmi le colpe di tutto ogni volta che ti metto davanti alle tue responsabilità!”

Responsabilità? Tu mi parli di responsabilità, Orlando? Che ipocrita! Proprio tu che non hai fatto che portarti a letto la tua ex alle mie spalle. Perché non ci hai pensato da allora? Perché non sei tornato da lei prima di mettermi incinta e di sposarmi? Ah! Vero? Lei ha preferito il tuo amico a te!” e senza aggiungere altro chiuse la chiamata lasciando Orlando appeso.

-Molto matura e controllata- pensò sarcastico Orlando guardando il cellulare con aria afflitta: -Angelo? Tu non sei un angelo Miranda. Non lo sei mai stata e mai lo sarai! A parte quando ti metti in mutande per quelle assurde sfilate da feticisti- e stringendo con forza il cellulare per metterlo in tasca si riavvicinò al nastro trasportatore. E con orrore si accorse che tra le ultime valigie rimaste la sua non c'era.


Voglio che stasera stessa, su Skipe, tu, io e Richard ci mettiamo in conferenza e parliamo della crisi mediorientale. E non mi importa se sei stanca e ti devi sposare tra meno di un mese Laura. Io quando mi sono sposata ho lavorato fino al giorno prima. Ed ero incinta!”

Il ricordo del giorno del matrimonio l'assalì come mai aveva fatto in quei giorni. E una fitta allo stomaco le fece piegare le gambe. Inaspettatamente il dolore per quello che era successo solo qualche giorno prima, quando Jude aveva deciso di lasciarla, sembrò piombarle addosso e le fece cedere i nervi. D'un tratto sentì l'aria mancarle e la terribile sensazione di avere le braccia pesanti, quasi le fosse impossibile muoverle.

Eccolo di nuovo, dopo qualche tempo, un attacco di panico.

Edith? Tutto ok?” chiese Laura con voce preoccupata dall'altro capo del telefono.

Edith socchiuse gli occhi e sospirando a fondo, rispose:

Laura scusa. Non posso stare ancora al telefono, mi stanno chiamando. Ci sentiamo più tardi e ti dico l'ora in cui ci possiamo connettere!” e senza aggiungere altro chiuse la comunicazione.

Spaventata e con il cuore che sembrava quasi volesse uscirle dal petto talmente batteva forte, Edith si mise a sedere su di una panchina e si guardò la punta dei piedi cercando di visualizzare un punto focale che la distraesse dal suo attacco di panico. Ma per quanto ci provasse la tachicardia aumentava e la testa, tra l'altro, aveva cominciato a girare pericolosamente.

Valutando se chiedere o no aiuto a qualcuno, Edith cominciò a respirare come le avevano consigliato al corso pre-parto: aveva speso duemila sterline per farsi insegnare da un guru come espirare ed inspirare, ma non le era servito poi al molto visto che di Ella le era stato praticato il taglio cesareo mentre di David, che aveva avuto naturalmente nonostante i dottori le avessero consigliato di stare attenta per via del primo cesareo, aveva pensato ad urlare e bestemmiare ma non a respirare. In compenso, però, dopo essere caduta in depressione, durante un attacco di panico, aveva scoperto che quello era un modo perfetto per far calmare le crisi d'ansia. Quindi le cose erano due: o quando si partorisce si è prese da continui attacchi di panico o il suo corpo funzionava in modo strano. E da sempre, Edith, propendeva per la seconda.

Ma in quel momento, per quanto si sforzasse ad espirare ed inspirare, il peso dell'ultima settimana le piombò addosso e la lasciò intontita e spaventata. Almeno fino a quando qualcuno, senza la minima discrezione, si mise davanti a lei oscurando il suo punto focale con un paio di Nike ultimissimo modello.

Solo una persona poteva portarle. E con voce infastidita senza nemmeno guardarlo Edith disse:

Gerard... Lasciami in pace!”

L'attore si mosse appena, ma non se ne andò e facendo schioccare la lingua contro il palato domandò:

Che hai?”

Gerard... Davvero... Non ho voglia di stare...” rispose Edith continuando a guardare la punta dei suoi piedi per non cedere all'attacco di panico, ma l'attore scozzese la bloccò e disse:

No! Non attacca. Torni da Londra in lacrime. Non ti ho chiesto niente allora perché pensavo che avessi bisogno di qualche giorno per mettere ordine nella tua testa. È passata quasi una settimana e ti vedo distrutta, a malapena mangi, parli con gli altri. Dimmi cosa ti è successo a Londra di così grave da farti stare così male!”

Non era una richiesta, era un'imposizione bella e buona, fatta tra l'altro con lo stesso tono severo che usava Patrick quando lei era una bambina e non voleva fare qualche cosa.

Sollevò gli occhi verso il viso di Gerard che la guardava risoluto. Voleva dirgliene quattro, ma per quanto ci provasse non ci riusciva: stava soccombendo all'attacco di panico.

Sospirò a fondo e tornando a guardare la punta dei piedi, quasi che vedendoli lì fermi, piantati per terra e saldi nonostante tutto fosse il suo unico appiglio al mondo, con un filo di voce disse:

Mio marito mi ha lasciata!”

Gerard si mosse appena sul posto e schiarendosi la voce domandò:

Il padre dei bambini?”

Edith sorrise e sollevando la testa, nonostante il capogiro, rispose:

Mi conosci un mese, Butler, e ancora non hai capito che il mio ormai ex marito non è lo stesso uomo da cui ho avuto due figli?”

Senti, Norton! Mi spiace, ma non sono uno che si appassiona di soap, non riesco a tenere il conto delle puntate precedenti!” replicò punto Gerard, incrociando le braccia al petto.

Edith chinò di nuovo la testa, stavolta per nascondere un sorriso. Poi con la punta del piede giocherellò con un sassolino che stava di fronte a lei e sottovoce disse:

Ricordi che è venuto un ragazzo, il giorno prima che io partissi per Londra?”

Gerard non rispose, ma si mise a sedere accanto alla giornalista che senza alzare lo sguardo da terra continuò:

Quello è Orlando, il padre dei miei figli. È venuto fino in Scozia per dirmi che ormai il suo matrimonio è finito e che vuole riallacciare una relazione con me. Per quello che hai capito -almeno spero- la mia vita sentimentale è stata un po' travagliata in questi ultimi anni e io non ho sposato Orlando, bensì Jude. Comunque... La sera prima che partissi, Orlando ed io eravamo in camera a parlare quando è squillato il mio cellulare. Ricordi che proprio il giorno prima avevo ricevuto una telefonata da mio padre?”

Certo che me la ricordo. Mi hai gridato contro tutto il tempo dopo!” s'intromise divertito Gerard.

Edith non sorrise stavolta ma continuò a parlare. Per lei fu come se solo quello bastasse a togliere un po' del veleno che aveva dentro. E come un fiume in piena raccontò ancora:

La sera che stavo cercando di chiarire con il padre dei miei figli ho ricevuto una chiamata di nuovo da mio padre. Era sconvolto. Mi ha raccontato che lui e la mamma avevano litigato quella mattina e subito dopo lei era uscita e da allora nessuno sapeva dov'era. Il giorno dopo, come hai visto, sono partita per cercarla. Avevo il cuore in gola. Sono arrivata a Londra senza nemmeno sapere da dove cominciare a cercare mia madre. È stato Orlando ad aiutarmi. Io e lui ci conosciamo dal 2005, all'incirca, e siamo stati assieme per un po'. È diventato parte della mia vita in maniera prepotente e mi conosce: conosce la mia storia, conosce i miei difetti, le mie paure. E sapeva che, quando i rapporti con mio padre non era poi così idilliaci, mia madre ed io andavamo in un pub al centro dove bevevamo il nostro tè sedute al tavolino davanti alla vetrata. È stato lui a consigliarmi di andare a cercarla lì. E l'ho trovata. L'ho riportata a casa e una volta che ci siamo tutti riuniti ci ha detto che aveva intenzione di lasciare mio padre...”

E questo cosa c'entra con il tuo matrimonio?” chiese giustamente Gerard.

Beh!” rispose Edith con un sospiro. “ Dopo la scoperta Orlando mi ha accompagnato a casa e per ringraziarlo l'ho abbracciato. C'era un paparazzo appostato e ci ha fotografato. Il giorno dopo la notizia era su tutti i giornali. In copertina tra l'altro. Hanno messo su un articolo dicendo che io ed Orlando ci stavamo baciando e che tra di noi era sbocciato di nuovo l'amore. E hanno condito il tutto aggiungendo tutto il resoconto della nostra storia, di quando ci siamo lasciati e di quando nelle nostre vite sono entrati i nostri rispettivi compagni! Il mio ex marito, arrivato allo stremo, ha creduto a quello che dicevano e me lo sono trovata davanti a casa, arrabbiatissimo. L'ho fatto entrare e gli ho spiegato tutto, ma a quanto pare non è servito. Giunto allo sfinimento ha detto che mi lasciava libera e mi concedeva il divorzio. E se n'è andato senza dire una parola. Ma non è finita qui!”

Perché? C'è dell'altro?” chiese ironico Gerard.

La sera, mia zia Maggie, che sta ospitando mia madre, mi ha chiamata dicendomi di andare il prima possibile a casa sua. Ho fatto come mi ha detto e mi sono trovata davanti a mia madre, che mi ha spiegato il motivo per cui ha deciso di lasciare mio padre...”

In un attimo tutte le emozioni piombarono addosso ad Edith che prima sentì gli occhi diventare lucidi e poi calde lacrime cominciarono a scendere copiose. E come irrefrenabili le parole uscirono dalla bocca di Edith, come se si fosse rotta una diga invisibile e non ci fosse nulla che potesse bloccarle, nemmeno il buon senso.

Mia madre mi ha detto di avere un cancro incurabile e mi sono trovata a dover affrontare anche questo oltre il fatto che la separazione con Jude mi sta lasciando così svuotata che non riesco nemmeno a provare emozioni...”

Se non ti fa effetto, cara, non hai pensato che forse non ti interessava più?”

Edith scosse la testa e continuando a piangere disse:

No. Mi interessa e sono sicura che dentro di me, anche se oscurato dal dolore per quello che sta succedendo a mia madre, c'è una parte di me completamente distrutta da quello che è successo con Jude. Solo che ho paura che le emozioni degli ultimi tempi mi stiano piombando addosso e che mi stia arrendendo alla depressione, una volta per tutte, di nuovo!”

Gerard annuì e rispose:

So cosa vuol dire sentire che uno dei tuoi genitori sta male. Mio padre è morto che avevo appena sedici anni. Credimi, so che cosa significa e non ti giudicherò! Ma per quello che riguarda il tuo ex marito... Non voglio essere petulante e ripetitivo, ma se sei arrivata al punto che ti ha svuotato così tanto, non pensi che sia meglio che tutto sia finito? Volevi arrivare al punto che ti saresti puntata una pistola in testa perché non sapevi più come uscirne?”

Edith lo guardò con gli occhi sbarrati e Gerard aggiunse:

Mettiamola così: tu hai sposato un uomo per pura ripicca, per quello che mi hai raccontato...”

Non è vero!” intervenne indignata Edith.

Non è vero?” domandò scettico e ironico allo stesso tempo Gerard. “Allora diciamo che tu non eri ancora innamorata del padre dei tuoi figli quando lo hai sposato e che il matrimonio è finito per abitudine dopo un anno, ok?”

Edith sbuffò infastidita e Gerard scuotendo la testa continuò:

Edith! Quando diamine toglierai la testa da sotto la sabbia? Quando deciderai di crescere? Hai trentaquattro anni. L'anno prossimo sarai una trentacinquenne che ancora non ha deciso se vuole essere felice oppure no. Pensa che quello che ti ha fatto il tuo ex, che ho il sentore anche di conoscere, sia l'ultimo regalo. Libera. Libera di scegliere senza nessuna imposizione, senza nessun vincolo. E se lo ami... Beh! Se è davvero amore, allora, nonostante lui ti abbia mandato via, tornerai e lo troverai. Ma adesso non è il vostro momento. Devi solo fare un po' di ordine nella tua vita e capire che è non propriamente terapeutico per una nel tuo stato attuale avere uomini che ti vengono a fare scenate di gelosia all'altro capo del mondo e mariti che ti chiedono di tornare assieme a loro quando non sai nemmeno tu dove vuoi stare... E lascia che ti dia un ultimo consiglio... Poi fai come vuoi. Vivi quello che ti è concesso con tua madre. Non fare nulla perché lei ti allontani. Stalle vicino. Anche se farà male! E quando sarà l'ora di dirle addio, ricordala per le belle cose e non per quelle brutte. Non ricordarla sofferente. Ricordala quando eri una bambina. So che è sarà difficile, ma ti aiuterà ad andare avanti quando il dolore sarà troppo forte. Lasciatelo dire da uno che c'è passato quando aveva appena sedici anni!”

Edith lo guardò per un attimo, poi senza nemmeno spiegarsi come, rifece lo stesso gesto che aveva fatto quando era tornata da Londra: abbracciò Gerard e pianse, liberando quel veleno che le ostruiva la gola e il cervello e che le impediva di respirare. Respingendo l'attacco di panico.

Guardando il mare in tempesta sopra quello scoglio spigoloso di nome Gerard.


Era sfinito. Non pensava che quel dannatissimo viaggio lo mettesse ko.

In più le riprese, visto che erano indietro con la tabella di marcia, erano diventate ancora più pesantie frenetiche. Doveva essere abituato, visto che anche per la trilogia de Il Signore degli Anelli era stato lo stesso, ma a quanto pareva del ragazzino entusiasta dei primi periodi era rimasto davvero poco. Orlando Bloom, diventato abbastanza famoso, si ritrovava ad essere un uomo stanco, che aveva già avuto una parabola discendente nella sua carriera, che aveva perso la donna che amava e che era stato tradito dalla moglie tante di quelle volte che quasi pensava di avere più corna che capelli in testa. Certo! Lui non era stato un santo, ma il tradimento di Miranda bruciava troppo, specialmente perché sembravano spuntare amanti da ogni parte, come funghi.

Stava uscendo dalla sua roulotte, quando sentì il cellulare squillare.

Frugò nelle tasche cercando il telefono e quando lo vide sorrise leggendo il nome che appariva sul display.

David! Ciao!”

Era da un po' che si concedeva quella libertà di salutare come se fossero vecchi amici anche persone appena conosciute più o meno importanti e nel caso di David Leveaux era lo stesso. Lo conosceva, sì, ma non così tanto da comportarsi come se stesse parlando di un vecchio amico.

Orlando. Sono felice di sentirti. Robin la tua manager mi ha dato il tuo numero. E appena l'ho avuto ho deciso di contattarti!”

Orlando non rispose ma ascoltò attentamente quello che il suo interlocutore aveva da dire.

So che sei in Nuova Zelanda. E so che tornerai a casa tra un paio di settimane. Ma volevo sapere se eri interessato per una serie di spettacoli a Broadway...”

Il teatro. Quando era nata Ella si era dedicato al teatro a Londra e gli era piaciuto da matti, perché era un po' come tornare ai tempi della scuola di recitazione. Era come riscoprirsi dopo anni e anni in cui non aveva fatto altro che recitare battute davanti ad una telecamera, dove se sbagliava poteva ripetere come e quando voleva la battuta. In teatro, invece, era differente. Era una sfida continua.

E di cosa si tratta?” domandò sentendo l'adrenalina scorrere.

Leveaux sorrise e disse:

Mi hanno detto che è un copione in cui sei molto ferrato. Si tratta di Romeo e Giulietta. E vorrei che tu fossi Romeo!”

Non si diede il tempo nemmeno per pensare. La bocca si aprì da sola e pronuncio quella sillaba senza che il cervello avesse mandato nessun impulso:

Sì!”

Leveaux sembrò spiazzato dal subitaneo assenso e domandò cauto:

Sei sicuro Orlando...?” ma l'attore lo interruppe e rispose:

Non sono mai stato più sicuro. Voglio farlo! Appena finisco a Wellington parto per New York e ne parliamo per bene! Ci stai?”

Leveaux non ci poteva credere. Aveva chiamato Orlando perché, dopo Lo Hobbit, migliaia di ragazzine avevano ricominciato a sbavargli dietro e questo avrebbe attirato un pubblico non solo vario, ma anche numeroso al teatro se lui avesse accettato. E non solo aveva detto sì, ma sembrava anche entusiasta, al punto che il regista quasi non credeva a tanta fortuna:

Per me va bene Orlando. Ci vediamo allora appena torni...” e dopo essersi salutati chiusero la comunicazione.

Orlando, euforico per la piega che stava prendendo quel periodo che dal lato emotivo sembrava andare a rotoli, mise il cellulare in tasca con un sorriso ebete stampato sulla faccia.

Non aveva percorso nemmeno dieci metri che il cellulare squillò di nuovo. Stavolta era Samantha, sua sorella.

Sollevando gli occhi al cielo e cominciando a chiedersi quando avrebbe avuto la possibilità di tornare a casa rispose al cellulare:

Pronto Sammy. Che succede?”

Samantha rimase qualche minuto in silenzio e rispose:

Edith e Jude si sono lasciati!”

Orlando sollevò entrambe le sopracciglia e sorridendo, con velato sarcasmo replicò:

All'incirca da un anno per quello che mi ricordo. Non mi stai dicendo niente di nuovo!”

No!” insistette Samantha. “Ho letto su di un giornale che Jude ha chiesto il divorzio ad Edith. Ormai non sono più marito e moglie...”

Orlando sentì come se un pugno di ferro gli stesse stritolando le budella.

Se un giornale aveva ottenuto quella notizia le cose erano due: o Jude o Edith si erano decisi di parlare; o qualcuno aveva fatto la spia. E per l'ultima opzione significava che la notizia non era poi così fresca, ma cominciava a puzzare come il pesce.

Sono stati loro a parlarne, Sam?” domandò Orlando che quasi aveva paura di sentire la risposta.

Samantha sospirò e dopo quella che sembrò un'eternità rispose:

Una talpa vicina alla coppia!”

Orlando rimase qualche secondo in silenzio. Era tornato a Wellington quattro giorni prima. E una settimana prima era con Edith. Questo significava che la sua ex aveva parlato con Jude nello stesso periodo in cui aveva visto anche lui.

In breve si trovò come oppresso dalle sue emozioni: sapeva che doveva essere felice perché, se Edith aveva davvero chiesto il divorzio, significava che forse si cominciava ad aprire uno spiraglio per la loro storia, ma c'era qualche cosa che guastava la sua felicità ed era il fatto che Edith non gli aveva detto nulla. Eppure lo aveva baciato. Eppure l'aveva sentita più vicina di quanto non l'avesse sentita negli ultimi mesi dentro quella dannata auto a Londra.

Lo posso trovare anche on-line?” chiese Orlando ormai troppo curioso e abbastanza arrabbiato da volerne sapere di più.

Samantha annuì con un verso e rispose:

Controlla su Hallo!”

Ok!” disse Orlando e prima di chiudere aggiunse con una certa urgenza nella voce: “Sam?”

Dimmi!” ribatté la sorella.

Orlando rimase zitto per qualche secondo. Non sapeva nemmeno come fare quella domanda. Gli faceva troppa paura.

OB?” domandò preoccupata Samantha.

Orlando si riscosse e con voce tremante chiese:

Devo prepararmi al peggio?”

Samantha sorrise e rispose:

Orlando. Non c'è niente di peggio della morte. Quello che c'è scritto su quel giornale può anche ferirti, ma tu devi essere forte. Per Ella, David e Flynn”

Orlando annuì e senza dire altro, salutò la sorella e chiuse la chiamata.

Salì in macchina, schivando chi gli chiedeva di andare a bere qualche cosa al bar lì vicino, guidò come un folle verso la casa dove stava nei mesi in cui doveva girare il film in Nuova Zelanda e dopo aver parcheggiato, aprì la porta e si piombò nella camera da letto dove pieno di polvere stava un notebook ultimo modello.

Per quanto fosse ancora un tecnofobo e fosse terrorizzato dall'idea di avere un pc, aveva dovuto soccombere e comperarne uno. Nonostante non riuscisse ad usarlo -e non per paura, ma perché le sue mani si rifiutavano di correre veloci sui tasto come quelle di tutte le persone sulla terra all'alba del Ventunesimo secolo (oltre al fatto che sembrava che il computer prendesse vita propria quando c'era lui davanti)- Orlando aveva imparato a gestirlo il tempo necessario per gli usi che doveva fare, tipo navigare o semplicemente chiamare su Skype Miranda e vedere il piccolo Flynn quando lei lo portava in giro per il mondo.

Attese qualche secondo che la schermata della Windows mostrasse tutti programmi del omonimo sistema operativo, scelse la visualizzazione classica cliccando dove gli aveva detto mille volte Samantha e cominciò a navigare.

In breve trovò l'articolo.

A caratteri cubitali diceva:

EDITH NORTON È STATA LASCIATA DA JUDE LAW.

Il titolo capeggiava a lettere cubitali sopra le foto di Jude ed Edith che camminavano in quella che sembrava a prima vista la stessa strada, ma che non lo era, dandosi rispettivamente le spalle. Il tutto condito con il segno di uno strappo aggiunto graficamente proprio al centro della foto.

Sotto l'articolo diceva:

Londra.

A quanto pare Jude ha deciso di lasciare Edith. Nonostante c'è chi dica che lei si sia buttata sul lavoro a capofitto, una fonte sicura dice che Jude è invece distrutto e non trova consolazione per la fine di questa storia. Anche se, la stessa gola profonda ammette che è stato Jude stesso a lasciare Edith, troppo scosso dal nuovo riavvicinamento della giornalista con l'attore Orlando Bloom, che dopo la separazione con la moglie e modella Miranda Kerr, è volato subito sino nel Regno Unito per parlare con Edith.

Edith che tra l'altro sta trovando la giusta consolazione tra le braccia di un suo nuovo amico. A quanto pare, infatti, la giornalista sta stringendo una tenera amicizia con l'attore scozzese, protagonista del film in uscita a breve nelle sale e ispirato da uno dei libri della Norton e che, quindi, da più di un mese sta a stretto contatto con la giornalista. C'è chi giura che già siano inseparabili. Ma anche se i due smentiscono il tutto ci sono prove fotografiche che dimostrano che Gerard ed Edith, in Scozia, fanno coppia fissa...

Orlando spostò lo sguardo sotto dove in due piccoli riquadri si vedevano le foto piuttosto sfuocate di Edith abbracciata a Gerard.

Socchiudendo gli occhi e cercando di controllare la rabbia, Orlando si maledì per non sapere come e cosa doveva toccare per far vedere un po' più grande quella foto. Smanettò talmente tanto che alla fine il computer quasi impazzì e fu costretto a spegnerlo forzatamente per non creare ulteriori danni.

Pensando che il giorno dopo lo avrebbe fatto vedere a qualcuno un po' più esperto, scorato si mise a letto e guardò il soffitto. Una parte di lui voleva prendere la macchina ed uscire, bere fino a stare male e dimenticare almeno per quella notte quello che aveva letto. Un'altra voleva solo stare al buio, a smaltire la rabbia che provava.

Perché sì! In quel momento era davvero arrabbiatissimo. Come aveva potuto Edith tenerle nascosto il fatto che avesse lasciato -o meglio l'avesse lasciata- Jude? A cosa era servito volare per due giorni di fila se poi finiva sempre per essere lui quello che andava con le pacche nell'acqua?

Contò sulle dita i giorni che mancavano per finire le riprese. Ne aveva parlato con Peter e per quello che sapeva non sarebbero stati più di quindici giorni. Ancora due settimane e poi sarebbe andato a casa. Avrebbe visto anche Ella e David, che aveva potuto godersi per poco tempo quando era in Inghilterra visto che dopo era partito quasi subito. E magari, se Miranda voleva e se la prendeva nel verso giusto, avrebbe portato anche Flynn per farlo stare un po' con i fratelli. Ma soprattutto avrebbe chiesto spiegazioni. Spiegazioni ad Edith. Una volta per tutte voleva capire che cosa frullasse nella testa di quella donna. E voleva sapere che cosa voleva fare della loro storia.

Stava guardando il soffitto serio quando si ricordò di una cosa che dopo la rabbia di quel momento aveva come cancellato. E portando una mano sul viso tra i denti imprecò:

Merda! Leveaux!”

In mezzo a bagagli persi, articoli bomba ed ex mogli acide, Orlando si era dimenticato della proposta di lavoro più importante che avesse ricevuto negli ultimi tempi. E che faceva slittare tutto quello che aveva in testa di almeno qualche giorno.

Ma la domanda era: allora avrebbe ancora trovato Edith? E provando a dormire nonostante fosse ancora vestito di tutto punto, cercò di non pensare che l'ultima volta che Edith aveva stretto amicizia con un uomo c'era finita a letto e poi se l'aveva sposato.



Hola! Come va? Sono mancata qualche giorno proprio perché non sapevo come uscire da questo capitolo. Spero di aver spiegato un po' le emozioni di Edith.

Comunque... Ringrazio prima di tutto

scarlett,

chiaretta,

jodie

e blackrose


per le loro recensioni. Mi fa davvero piacere sapere il vostro punto di vista ragazze e vedo che ognuna dice la sua avvicinandosi un po' di più o un po' di meno alla realtà.

Ringrazio anche i lettori silenti che hanno messo la storia nelle liste dei preferiti, scelti e ricordati. E quelli che leggono e basta.

E ringrazio Margherita, la mia amica, che si è bevuta ALMOST FAMOUS e ora mi sta praticamente obbligando a scrivere questa fanfiction. Ti volgio bene anche io Marghe...

Scherzi a parte, grazie ancora. Spero di rileggervi.

Baci. Niniel.













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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8: Voglia di casa.


Me ne vado…”

Edith sospirò guardando Gordon. Teneva in mano un giornale con un articolo nel quale era raffigurata una di quelle immagini da giornaletto dozzinale con tanto di strappo in mezzo a lei e Jude e annunciava a lettere cubitali che il loro matrimonio era finito.

Te ne vai per questo?” disse lui indicando con un cenno del capo il giornale che Edith aveva tra le mani.

La giornalista annuì e sospirò di nuovo. Vedere quella rivista l’aveva sconvolta e lo aveva fatto profondamente dal momento che si era sentita quasi violentata da quello che era successo. Qualcuno si era intrufolato nella sua vita e aveva scattato delle foto a lei e Gerard cogliendo uno dei momenti più duri della sua vita, pari –forse- solo al momento in cui il padre aveva avuto un infarto.

Non posso accettare che la mia vita venga messa così in piazza per rendere meno opprimente la vita di una casalinga oppressa e insoddisfatta. Non posso accettarlo, Gordon. Non posso chiederti di aumentare la sorveglianza. Non posso chiederti di aumentare il numero di guardie al controllo del perimetro in cui viviamo perché so che sono momenti difficili e che anche il cinema sta risentendo di questa dannatissima crisi… Ma mettiti nei miei panni. Ho due figli a casa. Una dei due sa persino leggere e scrivere. Non sopporterei che venga a conoscenza di notizie, per di più fasulle, attraverso un giornale… Ecco perché me ne vado Gordon. Non avertene a male… Ma proprio non posso rimanere!”

Capisco!” disse Gordon annuendo. E sospirando guardando Edith dritto negli occhi le chiese:

E come farai per il lavoro. Non puoi lasciarci in alto mare… Non nel bel mezzo delle riprese!”

Edith annuì e rispose:

Ho già pensato a tutto. Lavorerò come ho fatto qua seguendo la redazione via Skype. Possiamo tenerci in contatto ogni momento. O al computer o per cellulare se vuoi. Compatibilmente ai miei impegni di lavoro. La vita di un direttore di giornale non è semplice come si pensa. Non scriviamo solo editoriali…”

Gordon sorrise tirato più per circostanza che perché si fosse divertito alla battuta di Edith.

Era preoccupato, la giornalista lo poteva vedere, e stava pensando ai suoi interessi e a quello che avrebbe significato non avere Edith lì con loro. E ritardi nella lavorazione era il primo allarme rosso che stava lampeggiando nella consolle dentro la sua testa.

Farò in modo che tutto vada bene. Non voglio che le cose precipitino e che possa passare per una diva antipatica, poco seria, inaffidabile e capricciosa senza sapere i veri motivi per cui ho detto addio…”

Gordon la guardò poco convinto ed Edith quasi si sentì in obbligo di precisare:

Se servirà verrò anche qui… stai tranquillo! Ma adesso devo andare. Sono una madre, anche, e questa lontananza da miei figli mi sta uccidendo!”

Gordon annuì e abbracciando Edith disse:

Mi spiace che sia successo tutto questo casino, Norton! Davvero!”

Edith annuì e con gli occhi lucidi si staccò dal regista e si congedò con una scusa un po’ stiracchiata. Si allontanò pensando se fare o no le valigie, quando il cellulare prese a squillare.

Lo prese dalla tasca e lesse il display.

Era Orlando.


Che diavolo significa tutto questo?” esordì l'attore di Canterbury.

Orlando si sentiva il cuore battere nelle orecchie. Aveva fatto i conti e aveva messo la sveglia per poter chiamare Edith e parlare con lei. E quando sentì la voce della ragazza il cuore gli salì un attimo in gola e la rabbia esplose come una diga distrutta dalla potenza dell’acqua.

Si sentiva preso in giro, di nuovo. E non lo poteva sopportare.

Dall’altra parte Edith sospirò. Orlando sapeva e capiva il perché di quel sospiro. Capiva perché e per un attimo si sentì perfino in colpa, ma era davvero troppo infuriato. Si era trovato in quella situazione altre volte e non aveva saputo gestirla. Ora non avrebbe fatto la parte del pagliaccio. Avrebbe agito e avrebbe riparato agli errori che aveva commesso in precedenza. Il suo matrimonio con Miranda era naufragato anche per quello: lo spettro di Edith e della sua relazione con Orlando era stato talmente presente che aveva rovinato tutto già dal primo momento il rapporto con Miranda. La modella si era da subito dimostrata gelosa di Edith. E Orlando doveva ammettere che Miranda aveva sempre avuto ragione. I continui tira e molla di Edith con Jude c’erano stati anche a causa dell'attore di Canterbury. Non era mai riuscito a mascherare il fastidio che provava quando vedeva una qualsiasi foto di Edith e Jude assieme e appena poteva faceva di tutto per mettersi in mezzo, senza mai però riuscire ad evitare l’inevitabile. Aveva cercato di bloccare le nozze tra i due andando a casa di Edith il giorno del matrimonio, chiedendole espressamente di lasciare Jude e di tornare con lui, ma tutto era stato inutile. L’aveva vista sposarsi con un altro uomo che aveva cresciuto suo figlio come se fosse suo.

Ora che quell’uomo se n’era andato non poteva accettare che un altro si mettesse in mezzo. Anche se Edith sosteneva che era solo un amico, Orlando non voleva rischiare di nuovo.

Che cosa, OB?” domandò stanca Edith.

La domanda della ragazza non aiutò Orlando che esplose di nuovo e gridò:

Cazzo Edith! Mi prendi in giro? Non dirmi che non hai visto quel giornale?”

Il peso del tradimento, l’ennesimo, anche se non fisico, gravava su Orlando e sul suo orgoglio talmente grande da riempire un palazzo ma ferito troppe volte da non sopportare di essere messo di nuovo alla berlina dal primo giornaletto scandalistico.

Non ti sta prendendo nessuno in giro, Orlando. Lo sai… Come sai che se non ti ho detto che mi sono separata è solo perché quando l’ho saputo eri già partito. E con quello che mi è successo, penso, qualsiasi essere umano sarebbe incappato nell’errore di dimenticare di avvisare il proprio o la propria ex di aver messo fine al proprio matrimonio…”

Ecco. Ora si sentiva uno stupido. Edith ci riusciva sempre con due parole lo faceva sembrare un bambino capriccioso, incapace di vedere oltre il proprio naso. Proprio come in quel momento. Mettendola in quell’ottica, Orlando, non sapeva se fosse poi così intelligente fare la parte del ragazzo ferito quando i problemi di Edith erano mille volte i suoi.

E perché ti hanno ripresa stretta a quell’energumeno?” domandò con un tono di voce più basso, ma comunque piccato.

Edith rimase un attimo zitta poi sorrise divertita e domandò a sua volta:

Non sarai mica geloso di Gerard?”

Quella domanda portò il sangue di Orlando a livelli di ebollizione che ancora non aveva toccato. Certo che era geloso. Cosa pensava? Che avrebbe fatto passare in cavalleria il fatto che un altro uomo si stava mettendo di nuovo in mezzo tra lei e lui?

Non farò la parte dello spettatore per l’ennesima volta, Norton. Con Jude ho lasciato correre per troppo tempo. Ed è finita come è finita. Stavolta farò di tutto perché le cose vadano come voglio io e non come vuole l’ultimo arrivato. Non farò di nuovo gli stessi errori!”

Edith rimase in silenzio e questo bastò per aumentare il senso di potere dell’attore che attaccò di nuovo, come una belva inferocita, nonostante tenesse un tono di voce molto basso.

“Adesso basta Edith! Sono stufo. Stufo di aspettare di stare appeso come un cretino a cercare di capire cosa provi per me. È arrivato il momento in cui tu prenda una volta per tutte una decisione perché voglio capire dove andrà a finire la nostra storia! Voglio sapere se per me e per te c’è di nuovo un futuro. Non posso seguire per sempre una donna che non fa altro che illudermi. Ho lasciato Miranda per te…”

Senti bello!” lo interruppe Edith con tono tutt’altro che conciliante. “Tu lo sai benissimo che non è colpa mia se tu e quella squinzia vi siete lasciati. Non sono io che m’infilavo nelle mutande di tutte le ragazzine con pretese da grandi dive del cinema. E non sono nemmeno io che facevo scene plateali con chiunque si calasse le brache davanti a tua moglie. Tu e Miranda avete sbagliato a mettervi insieme, punto e basta. Che tu lo voglia capire o no! Ma non mi dare la colpa per qualcosa che, una volta ogni tanto, non ho voluto io… puoi darmi le colpe di tante cose, ma non di questo. Per quello avete fatto benissimo da soli!”

Orlando rimase un attimo in silenzio. Edith aveva colpito e affondato.

Ho altri problemi per il momento, ben più gravi. E non penso che dirti se ti amo o no sia una delle mie più grandi priorità, almeno al momento. O ti devo ricordare quello per cui sono andata a Londra?”

Lo so il motivo per cui se andata a Londra qualche giorno fa, visto che c'ero anche io con te!” replicò Orlando piccato.

Bene! Ma forse non sai tutto dal momento che dopo che tu mi hai baciata, dopo che Jude mi ha lasciata, ho scoperto direttamente da mia madre che è malata di cancro. Di un cancro incurabile e non lo vuole dire a mio padre. E sono l'unica dei tre fratelli Norton a conoscenza di questo segreto!”

Orlando dall'altra parte si sentì definitivamente uno stupido. Non sapeva -non poteva sapere, in effetti- quello che era successo, ma egoisticamente aveva anteposto il suo ego ferito e non aveva chiesto niente, aveva aperto la bocca e sputato veleno contro Edith incapace di pensare, anche solo per un momento, che forse le cose fossero andate diversamente da come potevano apparire nelle foto.

Io... Io non sapevo... Non potevo sapere!” balbettò Orlando come scusa.

Appunto! Non potevi sapere. E non ti faccio una colpa di questo. Voglio solo che tu possa capire che in questo momento non ho voglia di pensare a nient'altro che a mia madre e alla mia famiglia. Non ho il tempo e la voglia di pensare a come rimettere insieme i cocci di una storia finita, immagina se ho le forze di pensare a stare con un altro uomo... Non voglio essere cattiva, Orlando, ma ho bisogno dei miei spazi, in questo momento più che mai!”

Orlando boccheggiò. Non gli aveva chiesto mai una cosa del genere. Aveva messo fine alla loro storia direttamente, senza mezze misure, senza pause di riflessione, oppure era scappata, lontano, senza farsi vedere né sentire per tanto tempo.

Questo significa che non vuoi più stare con me?” domandò intimorito Orlando.

Edith sospirò e rispose, con lo stesso tono che usava con i bambini per tranquillizzarli e che Orlando cominciava a sentire spesso rivolto nei suoi confronti-:

OB! Non ti ho detto che non voglio stare più con te. Ti ho solo detto che non ho la forza mentale di pensare a nient'altro... Puoi capire? Puoi aspettare che le cose si mettano al proprio posto?”

Orlando non rispose ed Edith prese quel silenzio come una risposta affermativa e continuò:

Comunque sto tornando a Londra. Se vuoi possiamo parlarne quando ci vediamo. Tu mi hai detto che stavi finendo le riprese in Nuova Zelanda...”

Devo partire a New York per fare una tournée con David Leveaux. Mi prenderà molto tempo e penso che mi trasferirò lì per un po'!” bisbigliò Orlando a mò di scusa.

Che bello!” esclamò Edith e Orlando non poté non notare che il tono della giornalista parecchio sollevato da quella notizia. E questo infastidì l'attore che cercò in tutti modi di far finta di non aver sentito e sorridendo rispose:
“Si! È una buona opportunità di lavoro. Mi aiuterà a mettermi di nuovo in luce!”

Edith fece un piccolo verso di approvazione e disse:

Allora ne riparliamo appena uno dei due potrà raggiungere l'altro. Te lo prometto!”

Orlando sospirò e disse:

Ok!”

Ora devo andare!” replicò Edith.

Orlando la salutò mestamente e mentre Edith stava per chiudere disse:

Edith!”

Sì?”

Orlando esitò qualche secondo e poi rispose:

Tra te e Butler non c'è niente, vero?”

Edith sorrise, stavolta divertita, come quando litigavano e lo prendeva in giro e dolcemente rispose:

Gerard è solo un amico. Puoi stare tranquillo!” e salutandolo di nuovo chiuse la chiamata.

Orlando rimase con il cellulare attaccato all'orecchio per qualche secondo, poi sospirando, si guardò intorno. Edith aveva la capacità di svuotarlo da ogni pretesa, di mettersi in vantaggio in ogni discussione. Aveva la capacità di farlo sentire un bambino stupido ogni volta che litigavano.

E anche in quel momento si sentì uno stupido, mentre qualcuno per strada passava con lo stereo a palla ascoltando 'With or without you' degli U2.


Allora è vero!”

Sì! L'ho sentito dire da Mark, il primo assistente di Gordon. Edith se ne va. Penso che sia per colpa di quelle foto che sono state pubblicate su Hallo qualche giorno fa!”

Le ho viste! Allora è vero che ha una relazione con Gerard Butler?”

Non lo so. Mark di quello non mi ha detto niente. Quello che so è che Edith non ce la fa più a reggere il peso di tutta questa attenzione sulla sua vita. Ha detto a Gordon che ha dei figli e che non vuole che sappiano quello che le capita attraverso un giornale scandalistico!”

Certo! Come se fosse colpa degli altri e non la sua. Che faccia tosta che hanno questi vip. Prima vanno a letto con chiunque, fanno figli con altri e poi danno la colpa ai giornali... Mi fanno solo ridere!”

Gerard era dietro alle due costumiste e dovette schiarire la voce per palesare la sua presenza e per far smettere quelle oche di sparlare di lui e di Edith come se niente fosse. Le due si voltarono e fecero un'espressione talmente buffa che l'attore si sarebbe messo volentieri a ridere se la situazione fosse stata differente. Invece guardò le due allontanarsi con la faccia che stava prendendo una leggera sfumatura color pulce e si guardò intorno.

Edith! La cercò con lo sguardo. Voleva sentire direttamente da lei se quello che avevano appena detto quelle due cretine fosse vero.

Si aggirò come un fantasma per il set, cercando la giovane, senza però trovarla. Andò in camera di lei. Non la trovò nemmeno lì. Solo alla fine ebbe un lampo di genio e andò al mare, dove per la prima volta avevano parlato, o meglio si erano urlati contro di tutto e di più.

E la trovò lì, con lo sguardo vuoto, le gambe strette vicino al petto e i capelli mossi dal vento.

Norton?”

Edith si voltò e lo guardò. Il suo era uno sguardo pieno di dolore e gli occhi erano carichi di lacrime. Gerard si avvicinò e mettendosi a sedere vicino a lei, chiese con voce seria:

È successo qualche cosa a tua madre?”

Edith lo guardò sedersi accanto a lei e quando l'attore formulò la domanda scosse la testa in risposta. Gerard la guardò di nuovo e a voce bassa, disse:

Ho sentito dire che te ne vai. È vero?”

Edith sospirò e avvicinò le gambe al petto, stringendole ancora più forte. Annuì e disse:

Ho voglia di casa in questo momento. Ho bisogno del mio salotto dove mi posso chiudere e riflettere senza essere disturbata da nessuno. Ho bisogno dei miei due figli. E ho bisogno di stare vicino a mia madre. E qua non ci riesco. Non posso proprio. Ecco perché ho chiesto a Gordon se potevo seguire il lavoro da Londra. Non ce la faccio più Gerard. Sono stanca... Voglio solo tornare a casa!” e dicendo quelle ultime parole scoppiò in un pianto dirotto, poggiando la testa sulla spalla dell'attore.

Gerard l'abbracciò e sospirò accarezzandole i capelli e poggiando la sua testa contro quella della giornalista. Si sentì come svuotato. Per quanto si beccassero sempre, Edith era stata per lui una guida, un appoggio in quei giorni in cui la lontananza da Madalina si faceva sentire. Era stata l'unica con cui si era confidato e la cosa era stata vicendevole. Aveva stretto una bellissima amicizia con Edith e sapere che non sarebbero stati a stretto contatto lo avviliva parecchio. Ma capiva che in quel momento quella era la scelta migliore che Edith potesse fare. C'era passato con suo padre quando si era ammalato e sapeva cosa voleva dire vivere senza avere la minima certezza del domani, il dover vivere ogni minuto come se fosse l'ultimo. Abbracciò Edith più forte e baciandole la fronte disse:

Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, anche solo stare al telefono senza parlare, a qualsiasi ora della notte e del giorno... Sappi che con me lo puoi fare. Davvero. Per qualsiasi cosa, a costo di mettermi in viaggio e raggiungerti a Londra, chiama. Io sarò lì per te. Promesso”

Edith annuì e si tranquillizzò, affondando un po' la testa nel golf di Gerard. E si perse nei pensieri e nel profumo dell'attore scozzese senza rendersi conto che in quel momento si stava cacciando in una ragnatela fitta come le trame di quel caldo indumento.


Jude stava trangugiando l'ennesimo sorso del suo drink, quando sentì qualcuno avvicinarsi e dire:

Per oggi può bastare dude. Alza il tuo culo floscio da questa dannatissima sedia e smettila di fare la vedova inconsolabile!”

Jude si voltò e vide l'ultima persona che si aspettava di vedere: la sua ex moglie Sadie Frost che lo guardava con rimprovero.

E tu come facevi a sapere che ero qua?”

Sadie sorrise e mettendosi a sedere disse:

Ubriacarsi in un pub di Mayfair non aiuta, caro Jude. Specialmente con una ex moglie che qualche tempo fa ha avuto qualche problemino con l'alcool.”

Jude scosse la testa e rispose serio:

Non è divertente!”

Non lo è? Invece penso proprio di sì. A parte il fatto che mi fa ridere che una ormai ex alcolista sia in uno dei suoi pub preferiti. E la cosa che mi diverte di più è che è stato proprio Jeff, il titolare a chiamarmi dopo che ti sei scolato la quarta Guinness senza battere ciglio. Mi fa anche ridere il fatto che intuisco il motivo per cui tu sia qua a bere come una spugna e che proprio io sia venuta a consolarti. Cosa non trovi ancora divertente?” replicò Sadie con sarcasmo, poggiando i gomiti sul tavolo mentre elencava le sue motivazioni.

Piantala Sadie!” replicò punto Jude.

La donna lo guardò sollevando un sopracciglio e disse:

Sei uno straccio Jude. E per quello che ha detto Ewan sei stato tu quello che se n'è andato sbattendo la porta, non lei...”

Lei se n'è andata sbattendo la porta dopo l'incidente. Dopo che ho detto ad Orlando che Dave era suo figlio e non il mio!”

Su quello conoscevi la mia posizione già allora. La colpa è solo la tua mister Law. Dovevi andartene quando potevi. A quest'ora non saresti in mezzo ad un divorzio ma ad una storia di sesso con qualche modella o attrice di dubbio gusto dieci/quindici anni più giovane di te!”

Quella delle storie di sesso sei tu. Non sono io che andavo a letto con Kate Moss qualche anno fa!”

Certo! E a te rode ancora che non ti abbiamo invitato nella nostra camera d'albergo quando lo hai espressamente richiesto...”

Jude sorrise per l'ultima affermazione della moglie e Sadie stessa rimase colpita dicendo:

Sbaglio o sono riuscita a fare una cosa che in tutti gli anni che siamo stati sposati non mi è mai riuscita? Stai sorridendo!”

Mi hai fatto ridere spesso, Sadie!”

Sadie schiocco la lingua e rispose sincera:

Ero io quella che si tagliava i polsi con le forbici a tempo perso, Jude. O te ne sei dimenticato?”

Sei sempre stata così diretta o lo sei diventata con la rehab?”

I due sorrisero e Sadie facendosi seria disse:

Andiamo Jude. Non puoi buttarti giù per una donna. Non tu che ti scopavi la nanny dei nostri figli mentre stavi con la donna che ha messo fine al nostro matrimonio!”

Jude scosse la testa e stava per ribattere quando Sadie disse:

Sì! Te lo rinfaccerò per sempre!” e sorridendo aggiunse: “Andiamo a casa che ti offro un bel caffè nero doppio!” e senza aspettare lasciò Jude al bancone che non poté far altro che pagare il suo conto e seguire la scia di profumo che la sua ex moglie lasciava dietro di sé.


Edith caricò la valigia in macchina e si voltò verso Gerard che la guardava serio con le braccia incrociate al petto.

Chiama quando arrivi!” disse lui abbracciandola non appena le fu vicino.

Edith annuì e dovette far leva su tutta la sua forza di volontà per non sciogliersi per l'ennesima volta in lacrime davanti all'amico.

E chiama quando stai facendo la lavatrice e la centrifuga è troppo lunga” sorrise baciandole la fronte.

Edith rise e si strinse più forte a Gerard. Si sentiva strana. Voleva tornare a casa, aveva voglia di stare con Ella e Dave, ma non capiva perché gli costasse tanta fatica dover salutare Gerard.

Si strinse ancora un po', aspirando forte il suo profumo, quando l'autista del taxi domandò:

Signora? Dobbiamo andare?”

Edith si voltò con l'impulso di schiaffeggiare quell'uomo invadente, ma la ragione la fece trattenere. Sorrise a Gerard e passando una mano sul viso disse:

Io parto Butler. Mi raccomando! Non importunare tutte le donne che ti capitano a tiro fischiettando canzoncine sconce”

I due risero e Gerard baciando la testa di Edith ammise sottovoce:

Mi mancherai Norton!”

Anche tu Butler!” rispose Edith mentre un nodo saliva alla gola. Si staccò e sospirando disse: “Le Highlands mi mancheranno!”

Gerard annuì e disse:

In bocca al lupo Norton. Almeno per il momento...”

E poi?” domandò con una punta di malizia Edith.

Poi ci sarò anche io. E per allora non ci sarà bisogno che nessuno ti porti in salvo!” spiegò serio Gerard.

Edith sorrise. Il nodo diventò sempre più difficile da buttare giù. Si doveva staccare da Gerard o non avrebbe trovato il coraggio di partire.

Lo fece suo malgrado ed entrando in macchina salutò con una mano l'attore che rispose sollevando il braccio sorridendole.

Le lacrime pungevano gli occhi e il dolore lasciò piano piano il posto ad un altro sentimento. La paura.

Paura di quello che poteva succedere una volta tornata a Londra. Paura di affrontare Orlando o la trafila giudiziaria e mediatica che avrebbe seguito inevitabilmente il suo divorzio con Jude. E stranamente la paura di stare lontana da Gerard. Per la prima volta si rese conto che Gerard era una presenza a cui non poteva rinunciare, quello che lei per prima aveva definito uno scoglio -seppur spigoloso- a cui aggrapparsi in quel mare in tempesta che era la sua vita. E ora che si stava staccando da lui, aveva quella strana sensazione di paura che l'attanagliava. E, se possibile, la spaventava ancora di più perché la metteva davanti ad un vaso di Pandora che se avesse malauguratamente aperto sarebbe inevitabilmente esploso rendendo la sua situazione attuale più difficile di quello che pensava.

E mentre guardava le colline verdi scorrere davanti a lei capì che quella tranquillità che stava lasciando un giorno l'avrebbe rimpianta.



Ed eccomi qua.

Lo so che sono mancata per tantissimo tempo e sono davvero imperdonabile.

È stato un momento molto difficile e

aggiungiamo che la tecnologia non mi ha aiutata ha fatto sì

che fossi latitante per più di un anno.

Ringrazio chiunque mi ha mando un messaggio privato chiedendomi di

continuare la mia storia.

Chi mi ha semplicemente messo mi piace sulla pagina FB

di Niniel82.

Spero che ci sia ancora qualcuno che segue la mia storia.

Prometto che da ora in poi cercherò di postare un po' di più.

Nel frattempo …

Alla prossima,

che prometto non sarà tra un anno.

Baci.

Niniel.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9: Il seme del dubbio


Quando la porta di casa si chiuse alle sue spalle, Edith lasciò andare la borsa sul pavimento e sospirò affranta. Era come se in quelle ultime settimane fosse invecchiata di mille anni e che tutto quello che le era successo fosse passato su di lei come un tir lanciato a folle velocità lasciandola con tutte le ossa rotte.

Per quel motivo aveva deciso di non andare subito a casa di suo padre a prendere Ella e David. Aveva bisogno di qualche ora per capire, per digerire un po' tutto, per cercare di fare ordine nelle sue cose e specialmente nella sua vita.

Si guardò intorno e una fitta le attanagliò lo stomaco. Era disagio più che dolore, mentre ricordava quello che Jude le aveva detto proprio in quel salotto qualche giorno prima.

Ti lascio libera!

Da cosa Edith non lo aveva ancora capito.

Sapeva dentro di sé che non sarebbe mai stata libera, che non sarebbe mai riuscita a mettere un po' d'ordine nella sua vita. Aveva fatto volontariamente e no troppi casini per poterci riuscire. In tutto questo, anche se sapeva di non poter raggiungere il Nirvana, voleva almeno provare a raggiungere una parvenza di felicità. Ma sempre dentro di lei una vocina maligna le suggeriva all'orecchio che non sarebbe stato poi così facile. Sapeva che qualche cosa stava cambiando, che era impossibile che la rottura definitiva con Jude non avesse avuto notevoli strascichi, che solo il pensiero di mettere le cose al proprio posto con Orlando le faceva venire un attacco di panico da manuale. E sentiva che l'unica persona che riusciva a capirla era Gerard. E questo la spaventava, perché era anche l'unica che le mancava davvero.

-Edith! Non ci pensare nemmeno a incasinarti la vita. Non un'altra volta- pensò tra sé e sé.

Eppure dentro di lei lo sapeva che lo stava già facendo. Per tutto il viaggio non aveva pensato una sola volta a tutto quello che l'aspettava una volta a Londra, ma alla persona che stava lasciando a Wick.

-Non posso crederci. Non posso essere così stupida!- pensò lasciandosi cadere sulla poltrona e guardando le sue décolleté a punta, lucide.

Nel silenzio della sua casa cercò di capire, di pensare a cosa le stesse succedendo. Il peso delle sue emozioni gravò sul suo cuore già dal primo minuto, schiacciandolo. Ma doveva farlo. Doveva capire perché non aveva fatto altro che cercare Gerard, che pensare a Gerard quando succedeva qualcosa di brutto.

-E pensare che lo odiavi all'inizio. Proprio come Orlando!-

Ecco! Appunto. Lo aveva odiato come Orlando. Come per il suo grande amore c'era stato uno scontro niente male all'inizio ed Edith aveva pensato più di una volta di prendere a calci quell'insolente di uno scozzese. Poi, come per Orlando, aveva capito che di Gerard si poteva fidare. Erano diventati l'uno la spalla dell'altra.

In un silenzio attonito, Edith cercò di non pensare che troppe cose somigliavano alla sua storia con Orlando. E in quel silenzio cercò di scacciare i ricordi di chi, anni prima, ogni volta che litigava con Orlando, ogni volta che succedeva qualche cosa che palesemente andava ben oltre l'amicizia, diceva loro che erano andati troppo avanti, che non potevano essere più definiti amici.

Prese il cellulare, spaventata e scorse la rubrica. Tra le ultime chiamate c'era Rachel. Guardò il contatto con il pollice sospeso, quasi pronto a chiamare. Non lo fece. Mise il blocca schermo e andò verso il bagno. Si spogliò come faceva nella sua vecchia casa di Piccadilly, lasciando un capo per terra ad ogni passo che faceva e dopo aver aperto i rubinetti e aver fatto scorrere l'acqua calda, sciolse i capelli e si gettò sotto il getto ristoratore, cercando -invano- di cacciare via i pensieri, ma senza riuscirci. Si sentiva combattuta, spaventata, confusa. Specialmente confusa.

Eseguì i riti della doccia senza dare la cura necessaria che metteva ogni volta. Asciugò i capelli e li piegò in una coda alta. Non si truccò e si vestii senza guardare realmente quello che stava indossando. Poi chiamò il padre.

Era pronta per tornare ad essere mamma a tempo pieno.


Quando Edith aprì la porta di casa diede un lungo e profondo respiro. Negli anni in cui lei e suo padre avevano litigato, quando le cose non le andavano bene aveva sempre sentito il bisogno di quella casa, di quello che per lei era stato un rifugio sicuro.

Per anni aveva lottato contro se stessa e il suo orgoglio per non tornare indietro, per non essere lei la prima a chiedere scusa, ma questo l'aveva usurata e solo quando grazie ad Orlando era riuscita a far pace con il padre, un po' di quella ruggine che si era depositata sul cuore era andata via come per magia. Da allora, sempre, quando succedeva qualcosa di grave, si rifugiava dai suoi genitori: era successo quando aveva lasciato Orlando, quando aveva cercato una casa per andarsene da Londra e rifugiarsi in un posto sicuro, lontano da Jude e Orlando.

Ora però, per quanto un po' di tranquillità l'avesse magicamente pervasa, Edith sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, che qualcosa era irrimediabilmente cambiato. Ed Edith sapeva che cos'era.

Sua madre non era lì, per la casa non si spandeva il profumo dei suoi buonissimi manicaretti o del suo profumo. Sembrava quasi che perfino la luce fosse diminuita nel grande salotto stipato di mobili semplici e con le pareti che nonostante fossero state ridipinte più e più volte non si erano mai allontanati dal color avorio.

Mamma!” gridò una vocina dalla cucina e subito seguita dallo scalpiccio di piccoli passi.

Edith sorrise e chinandosi allargò le braccia accogliendo prima Ella e la sua cascata di riccioli neri e David, che sì, aveva dei tratti che appartenevano ad Edith e alla sua famiglia, ma come per Ella, stava cominciando ad essere la copia sputata del padre.

Mamma! Sei tornata!” strillò Ella piena di gioia.

Edith annuì con gli occhi lucidi e David tese le braccia e con il suo inglese stentato, come quello di tutti i bambini di appena tre anni, disse:

Mamma. Mamma pappa!”

Edith rise e strinse tutti e due, sorridendo commossa, e sottovoce disse:

Dio mio! Come mi siete mancati!”

Stava ancora stringendo i figli quando vide un'ombra oscurare l'uscio. Sollevò lo sguardo verso quella direzione e vide il padre. O meglio lo spettro di quello che era suo padre.

Di Patrick Norton non era rimasto nulla. Dopo la separazione da Eloise, il dolore aveva lasciato segni probabilmente indelebili su di lui che aveva perso in pochissimo tempo molti chili e dava l'impressione di aver reso la sciatteria una sua prerogativa. Vederlo così rese Edith ancora più preoccupata: sapere che suo padre non stava bene la spaventava parecchio dal momento che ancora non riusciva a rendersi conto a pieno del fatto che stava irrimediabilmente perdendo sua madre.

Si avvicinò al padre e gli baciò la guancia, sospirando grata di trovare qualcuno in carne e in ossa piuttosto che un fantasma.

Come stai?” gli chiese con un filo di voce.

Patrick sospirò e gli occhi gli si fecero di nuovo lucidi. Guardo la casa, quasi questo gli bastasse per trovare Eloise come se non se ne fosse andata via ma si fosse nascosta dietro un mobile, pur sapendo che non era possibile.

Vado avanti. I bambini mi hanno aiutato parecchio in queste settimane... E anche Paul ed Emma... Mi sono stati vicini...”

Edith annuì e sistemando il colletto della camicia del padre, disse:

Tranquillo papà. Ci sono anche io con te adesso... Non ti lascio solo!”

Il padre la guardò negli occhi. Fisso, in silenzio. Edith conosceva lo sguardo di suo padre, sapeva che poteva sondare dentro la sua anima e vedere i suoi segreti più profondi. Era stato lui a rendersi conto anni prima, che Edith non amava esibirsi in pubblico e che il piano non era la sua strada. Ma allora aveva fatto finta di niente e aveva aspettato che fosse la figlia a fare la prima mossa, quella che li mise l'uno contro l'altro per tanto tempo.

In quel momento, invece, gli occhi di Patrick si puntarono su dentro quelli di Edith e sollevando il viso della figlia con una mano, le chiese serio:

Sai qualcosa che io non so Edith?”

Edith si maledì mentalmente. La sua sensazione di essere nuda davanti all'uomo che le aveva dato la vita non era poi così sbagliata. Suo padre la conosceva come se fosse un libro aperto.

Perchè?” chiese fingendo stupore.

Patrick la guardò e disse:

Hai la stessa espressione di quando i tuoi fratelli combinavano qualcosa e tu nascondevi le loro malefatte!”

Edith sorrise e cercando di nascondere tutto con un sorriso, disse:

Non so niente papà. Sono solo mille problemi. Mille. Orlando che non mi da tregua, Jude che se n'è andato via...”

Patrick annuì e poggiandole una mano sulla spalla, scusandosi le disse:

Scusami Edith! Scusami! È che da quando tua madre è andata via mi sento come se qualcosa non quadrasse, come se qualcosa mi venisse nascosto!”

Papà! Nessuno ti sta nascondendo niente. Davvero!” e baciandogli di nuovo la guancia aggiunse: “Mi hanno detto Emma e Paul che dovrebbero venire a pranzo. Che hai preparato?”

Patrick la guardò con terrore e la ragazza, ridendo, replicò:

Ok! Chiamiamo un'agenzia di catering. Almeno siamo sicuri che mangiamo qualcosa di buono!” e avvicinandosi al telefono cominciò a sfogliare l'agenda telefonica cercando il numero di qualche ristorante per ordinare qualcosa take away.


L'atmosfera in casa Norton era gioviale come non lo era da anni, ormai.

Non erano mai stati una famiglia dal passato semplice. Liti e distacchi dolorosi avevano reso la storia passata dei Norton un'epopea che avrebbe fatto un baffo perfino ai sovrani di Gran Bretagna. Con tutto il rispetto per la Regina, naturalmente.

Nonostante questo c'era qualcosa che stonava. Edith se ne rendeva conto. Per quanto ridessero, per quanto i bambini corressero da una parte all'altra animando la casa con le loro voci cristalline, Edith sapeva che ogni adulto portava un peso segnato indelebilmente dalla partenza di Eloise. E lei, Edith, che sapeva il vero motivo, si sentiva in colpa. Terribilmente in colpa. Sapeva, dentro di sé, che tenere nascosto a suo padre il vero motivo per cui la moglie se n'era andata era sbagliato, anche se capiva il desiderio di sua madre di non voler far vedere a suo marito il suo corpo straziato dal dolore, dai medicinali e, inevitabilmente dalla malattia e dalla morte. Nonostante questo si sentiva colpevole guardando Patrick. In quegli ultimi giorni gli aveva negato di passare con la moglie quelli che diventavano gli ultimi giorni per lei e quel tempo perso non glielo avrebbe dato nessuno indietro. Si guardò intorno e cercò i visi dei fratelli. Anche loro erano all'oscuro di tutto, ma stavolta un altro pensiero la opprimeva. Eloise le aveva dato il compito di dire loro che la loro madre stava morendo e che quello era il vero motivo per cui aveva messo fine al matrimonio.

In quel preciso momento sentì una furia cieca ma silenziosa montare dentro di lei. Come aveva potuto, sua madre, essere così egoista? Come aveva potuto chiederle di nascondere a suo padre una verità così ingombrante e al contempo chiederle di dire tutto ai suoi fratelli, senza pensare a quello che avrebbe voluto dire per lei, in quel preciso momento della sua vita, avere un peso del genere sulle spalle?

Tutto bene?”

Edith si voltò e guardò Emma, sua sorella. In lei qualcosa era cambiato: era sempre bellissima e sensuale come quando calcava le passerelle, ma nei suoi occhi c'era solo un'immensa tranquillità. Da quando Clay era entrato nella sua vita tutto era cambiato, lei era cambiata. Lo spettro dell'anoressia era diventato un lontano ricordo, aveva persino smesso di andare da uno psicologo. Aveva cominciato ad aver davvero fiducia in se stessa e non a mostrare una faccia diversa a seconda della collezione con cui sfilare. Di quella piccola figura esile che guardava Edith con arroganza su di una poltrona in un centro di recupero a New York era rimasto davvero poco. Davanti a lei c'era una donna e questo rendeva la giovane giornalista orgogliosa dei progressi e dei cambiamenti che aveva fatto sua sorella nella sua vita.

Posò una mano su quella di Emma e disse:

Mi dai una mano?”

Emma corrugò la fronte e senza domandare niente seguì la sorella, prendendo alcuni piatti vuoti dalla tavola. Edith fece lo stesso e si eclissarono in cucina.

Una volta poggiato tutto sul tavolo di legno al centro della cucina e aver socchiuso la porta, Edith si poggiò al muro e passando una mano sulla faccia, disse:

Non voglio fare troppi giri di parole. So perché la mamma se n'è andata dalla zia Mag!”

Emma corrugò la fronte proprio come aveva fatto a tavola qualche secondo prima. Aveva capito che qualche cosa non andava e sapeva che quella che stava seguendo era una confessione, o almeno l'inizio di quella che doveva essere una confessione.

Ho promesso alla mamma che vi avrei detto il vero motivo. Però non posso farlo adesso!”

Perchè?”

La voce di Emma nascondeva una nota di rimprovero: Edith sapeva che la sorella aveva capito e che era contraria.

La mamma non vuole che il papà sappia la verità!”

Dopo quell'affermazione Emma incrociò le braccia e sollevò un sopracciglio che annunciava tempesta. Mettendo quindi le mani avanti, Edith disse:

Emma... Lo so che ti può sembrare strano. E ho visto come sta papà. Davvero. So che la mamma sta sbagliando e sono davvero d'accordo con te sul fatto che anche papà debba sapere la verità...”

Che si scopa un altro?” domandò sputando veleno Emma.

NO!” esclamò Edith scioccata da quella domanda. Non si era mai resa conto che vista dal lato di chi non era a conoscenza della verità, quello era il primo pensiero che poteva venire in mente.

E allora cosa? Si è innamorata di qualcun altro?” continuò furibonda Emma.

La mamma sta morendo!” disse Edith in un soffio, senza nemmeno pensare a quello che stava dicendo.

Emma barcollò appena, sentendo quella frase. Le braccia caddero lunghe sui fianchi e l'aria di sfida che aveva preso quando la sorella maggiore le aveva confidato di essere a conoscenza del motivo per cui la madre aveva deciso di lasciare il padre aveva lasciato posto a quella di doloroso stupore che ora aleggiava per tutta la cucina.

Con orrore di Edith gli occhi di Emma si riempirono di lacrime.

Em! La mamma non vuole che papà lo sappia! Ti prego!”

Emma annuì e cercando di riprendere contegno riuscì solo a farfugliare:

Come? Quando te lo ha detto?”

Edith sospirò e si mise a sedere. E poggiando i gomiti sul tavolo disse, tenendo la testa tra le mani:

Il giorno dopo che io e Orlando l'abbiamo trovata, zia Maggie mi ha chiamata e mi ha detto di andare da lei, perché la mamma mi voleva parlare. Ho preso un taxi e mi sono catapultata, perché come te e Paul volevo delle spiegazioni, volevo capire il perché di quella decisione. Quando sono arrivata a casa della zia ho trovato la mamma in cucina. Mi ha detto che ha un tumore al cervello. Che ci sono già delle metastasi...”

Com'è possibile che non ci siamo accorti di niente!” intervenne disperata Emma.

Edith scosse la testa sentendo le lacrime pronte a scendere. Dovette far leva su tutta la sua forza di volontà per evitare di piangere dal momento che non solo non voleva farlo, ma sapeva che se avesse cominciato a piangere anche Emma avrebbe ceduto e sarebbe stato difficile tenere nascosto a Patrick il vero motivo di tutto quel dolore.

Non lo so. È stata davvero brava. Mi ha solo detto che ha cominciato a fare degli esami subito dopo che papà ha avuto l'infarto. Per precauzione. Pensava che non ci fosse niente ed invece le hanno fatto fare altri esami. E da lì si sono resi conto che aveva un tumore al cervello e che ormai c'erano delle metastasi in tutto il corpo!”

E perché non vuole che papà lo sappia?”

Edith sospirò. Era difficile capire e spiegare una richiesta del genere, dal momento che anche lei aveva ancora tante obiezioni sull'argomento.

Perchè vuole che se la ricordi sana, indipendente e non distrutta dalla malattia!” rispose con un'immensa tristezza nella voce.

Emma la guardò sconcertata. Stava per attaccare quando la porta della cucina si aprì. Per un attimo Edith ebbe paura di vedere Patrick entrare, ma per uno strano scherzo del destino vide Paul, che curioso chiese:

Che cosa state complottando voi due?” poi guardando le facce delle due sorelle, aggiunse serio: “Ok! Non mi sembra che sia il momento adatto per scherzare!”

Emma fece uno strano verso, un misto tra una risata e uno sbuffo e disse:

Certo che fai bene a non scherzare, dal momento che tua sorella sapeva perché nostra madre ha lasciato casa Norton e non ci ha detto niente!”

Paul guardò Edith sconcertato da quell'affermazione ed Edith riuscì solo ad annuire.

La mamma mi ha chiesto di riunirvi appena possibile. Ecco perché sono tornata a Londra”

Per caso è successo qualche cosa di grave?”

La voce di Paul era piena di paura, la stessa che Edith leggeva negli occhi di Emma.

Sì!” rispose Emma con voce rotta.

Paul tornò a guardare Edith che per la seconda volta, con la voce pari ad un soffio, disse:

La mamma ha un tumore al cervello. Sta morendo!”

Paul reagì peggio di Emma. Lui, il piccolo di casa, quello vezzeggiato, difeso da Eloise si stava trovando davanti ad un'ineluttabile verità: sua madre non era eterna e per di più la vita gliela stava portando via molto prima di quanto potesse immaginare, di quanto avesse programmato.

State scherzando, vero?”

Edith scosse la testa ed Emma chinò la sua incapace di reggere a lungo le lacrime. Lacrime che apparvero anche negli occhi di Paul.

E ha lasciato per questo papà?”

Non vuole che la veda soffrire!” rispose Edith che sentiva il peso di tutto quello che aveva significato anche per lei la malattia della madre.

Paul stava per rispondere quando la porta di cucina si aprì di nuovo, lentamente. Stavolta il destino non aveva aiutato Edith come aveva fatto prima lasciando che entrasse nella stessa stanza in cui si stava parlando del segreto della madre l'unica persona rimasta a cui davvero interessasse la verità. Stavolta dietro c'era Patrick, con gli occhi sgranati, che guardava scioccato i tre figli.

Edith sentì il cuore in gola e subito scattò in piedi.

Io lo sapevo. Lo sapevo che se mi stava lasciando un motivo doveva esserci!” mormorò Patrick con voce rotta mentre dietro di lui, nella sala da pranzo era ormai calato un silenzio irreale. Tutti erano in silenzio, ascoltando quello che stava succedendo.

Papà!” esclamò Emma preoccupata. “Siediti!”

Patrick scosse la testa e guardando Edith disse:

Io avevo capito che tu sapevi. Lo vedevo nei tuoi occhi. La stessa espressione di quando succedeva qualcosa e cercavi di nascondercelo a me e a tua madre...”

Papà! Non mi far preoccupare. Siediti, bevi un bicchiere d'acqua!” rincarò Edith, sollevandosi dalla sedia e guardando il padre preoccupata.

Patrick scosse la testa e stringendo i pugni chiese:

Come ha potuto? Come può volermi tenere fuori dalla sua vita proprio ora?”

Perché ti ama!” esclamò Edith con voce rotta. “E non vuole che tu possa soffrire per lei!”

Patrick guardò la figlia maggiore senza vederla davvero. Sorrise e per un folle attimo Edith pensò che fosse impazzito, poi si rese conto che una lacrima stava lentamente rigandogli una guancia e il cuore della giovane giornalista si spaccò. In quel preciso istante ebbe la certezza che suo padre non solo aveva capito che sua moglie lo amava come mai aveva amato qualcuno nella sua vita nonostante le sue continue mancanze, ma che per uno strano scherzo del destino, proprio quando capiva di essere la cosa più importante per Eloise, la vita gliela stava togliendo e lei nel gesto d'amore più grande che Patrick avesse mai visto, si era allontanata da lui per non farlo soffrire, per non renderlo partecipe del suo dolore.

Portami da lei!” disse guardando Paul.

Papà... La mamma non vuole che tu...” stava per dire Edith ma Patrick allungò la mano e disse:

Quando capirai e capirete tutti voi quello che ho capito io, allora ascolterò i vostri consigli. Per anni ho lasciato che mia moglie mi sopportasse, senza mai supportarla. Per anni ho dato per scontata la sua presenza, la sua devozione. Devo ammettere di aver anche pensato che, in cuor suo, vostra madre avesse smesso di amarmi per colpa di tutti i miei errori con voi. Ma non è stato così. Oggi ho capito che anche ora che aveva bisogno del mio supporto non l'ha cercato e non perché avesse paura di un mio rifiuto, perché sapeva che per una cosa del genere sarei stato accanto a lei, avrei combattuto accanto a lei... Eloise mi ha tenuto fuori dalla sua malattia per non farmi soffrire, come gesto estremo d'amore. E sapete perché?” e domandando questo guardò ognuno dei figli negli occhi, mentre i suoi colmi di lacrime cominciavano ad arrossarsi. “Lo ha fatto perché quando stavo male, subito dopo l'infarto, le ho detto che senza di lei non potevo vivere, che solo l'idea di perderla mi avrebbe ucciso... E lei mi ha tenuto nascosta la sua malattia per questo!”

Nella cucina e nel resto della casa regnava il silenzio. Persino i bambini non ridevano e giocavano più. Tutti erano davanti alla porta della cucina. In un angolo Emma piangeva, schiacciata da tutti quegli avvenimenti come Edith e Paul. Gli altri stavano in un silenzio attonito. Lo stesso silenzio di chi sa di essere davanti a qualcosa di definitivo, di troppo grande per essere digerito in fretta e da cui inevitabilmente verrà travolto.

Portatemi da lei, vi prego. Non voglio litigare, rispetterò qualsiasi sua decisione. Voglio solo che capisca che ci sono. Anche se non vorrà tornare qua. Io voglio davvero che starle vicino fino alla fine. E farò di tutto per riuscirci!”

Paul annuì e disse:

Ho la macchina in garage. La prendo e sono da te!”

Patrick stava per rispondere quando Edith disse:

Vengo anche io... Devo spiegarle che non è stata una cosa voluta!”

Allora vengo anche io!” protestò Emma.

Paul annuì e disse:

Penso che dobbiamo andare tutti noi. La famiglia Norton stasera deve parlare di qualcosa d'importante!” e dopo aver detto una cosa a Jessy, sua moglie, mentre usciva, s'incamminò verso l'ingresso.

Da quel momento in poi tutto fu molto frammentario per Edith, frastornata da quello che era successo. Sapeva solo che un attimo prima stava consolando David che piangeva disperato vedendola sulla porta, spaventato dall'idea che la madre potesse partire di nuovo, e poi era nel sedile posteriore, accanto ad Emma che singhiozzava silenziosamente, mentre la macchina scorreva silenziosa per le strade di Londra.

Arrivò a casa di sua zia Maggie che erano le otto di sera. Dalla finestra a bovindo del soggiorno si vedeva il televisore che trasmetteva un varietà trasmetto su ITV1.

Si avvicinarono alla porta in silenzio e fu Patrick a suonare. Per due volte pigiò il tasto del campanello che riecheggiò per la casa con il suo suono gentile.

Fu Margareth ad aprire. E quando vide Patrick, superato lo stupore, sorrise e disse:

Sono contento che tu sia qua!” e facendo spazio lasciò che i nipoti e il cognato entrassero nel salotto della sua casa dove, seduta sul divano Eloise guardava la tv.

Forse fu per il fatto che non la vedeva da una settimana e perché sapeva che sua madre era malata, ma Edith notò il viso più scavato della donna, le mani che stringevano con forza la sua tazza, quasi che quell'unico appiglio le potesse confermare il suo esserci, il suo essere ancora viva.

Patrick la guardò in silenzio, per qualche secondo. Come per Edith essere a conoscenza del fatto che la moglie fosse malata gliela fece vedere sotto occhi differenti: sembrava infatti cullarla con lo sguardo, implorandola silenziosamente di permettergli di avvicinarsi a lui.

Che ci fate qua tutti quanti?” chiese Eloise con voce roca.

Edith sospirò e rispose:

Mamma... Ti ricordi quella cosa che mi avevi chiesto? Beh! Le cose non sono andate come il previsto!”

Eloise rizzò la schiena risentita e disse:

Edith Isabel Norton sono davvero delusa dal tuo comportamento. Mi sembra di essere stata abbastanza chiara quando ti ho chiesto...”

Mamma è stata colpa mia!” ammise Emma. “L'ho costretta a dirmi la verità ed è stato un rapido susseguirsi di eventi...”

Voi non dovevate...” stava per dire Eloise ma Patrick si intromise e replicò:

Volevi davvero che non sapessi una cosa del genere? Pensavi che sarei stato così cieco da non rendermi conto di una cosa simile? Mi volevi nascondere la tua malattia fino alla fine? E cosa mi avrebbero raccontato tuoi figli una volta morta?”

Eloise strinse le labbra e rispose:

Ci avrei pensato quando sarebbe stato il momento!”

Patrick sorrise e disse:

Non sono arrabbiato con te, Eloise. Anzi, forse per la prima volta da quando siamo sposati mi rendo conto di che razza di marito io sia stato e di quanto sia disinteressata questa tua richiesta. Oggi ho scoperto che nonostante la persona terribile che sono stato, tu mi hai davvero amato e questa tua decisione ne è la prova. Hai pensato a me prima che al tuo dolore, al fatto che avevi palesemente bisogno di aiuto. E di questo non posso che esserti grato. Ma voglio, davvero, che tu affronti questa prova con me. So che non sarà semplice. E so che soffriremo entrambi, ma non ho paura di questo. O meglio, ho paura. Una paura fottuta. Ma se questo è il nostro destino, l'unica cosa che ti chiedo è di non chiudermi fuori. Non voglio. Non posso accettarlo. Io voglio starti vicino. Come ci siamo detti, nella buona e nella cattiva sorte. E affronteremo anche questa. E la sconfiggeremo!”

Eloise sorrise triste e replicò:

Tua figlia non ti ha detto che sto morendo!”

Sì! Me lo ha detto! Anche se non direttamente! Ma non è detto che non si possa porre rimedio a questa cosa...” disse Patrick avvicinandosi e prendendole le mani.

Ecco perché non volevo che lo sapessi...” rispose Eloise scuotendo la testa con un sorriso ormai rassegnato nel volto.

Se tu vuoi lottare, ce la faremo!” continuò Patrick.

NO! NON POSSO. STO MORENDO. NON C'È PIÙ NIENTE DA FARE PATRICK. È INUTILE!” disse Eloise togliendo le mani da quelle del marito. E con gli occhi lucidi disse: “Non volevo dirtelo perché non volevo che mi vedessi morire, ma non volevo vedere nemmeno la paura nei tuoi occhi. E non volevo nemmeno dirlo a nostri figli, proprio per questo motivo. La vostra paura per me è un veleno. E ogni volta che la vedrò nei vostri occhi un pezzo di me comincerà a morire. Lentamente, ma lo farà... E non voglio, non voglio che vediate ogni istante e lo viviate come una lenta agonia. Non volevo un lungo addio. Non lo voglio ancora!”

Patrick guardò la moglie in silenzio: sembrava che con quelle parole l'avessero travolto, come se Eloise l'avesse preso a schiaffi.

Edith ed Emma dietro di lui piangevano in silenzio, Paul a malapena tratteneva le lacrime.

Maggie, da una parte, ascoltava tutto a braccia conserte: conosceva il dolore della perdita e sapeva cosa stava provando ogni singolo membro della famiglia Norton, nonostante questo non disse una parola. Sapeva che in egual modo il suo essere cosciente di quel dolore l'avrebbe resa una maestrina esasperante e quella era l'ultima cosa che voleva.

Ci fu un attimo di silenzio, rotto dai singhiozzi delle due sorelle Norton, poi fu Patrick a parlare e dire:

Sarò più forte. Cercherò di accompagnarti in questo cammino, anche se saprò che sarà l'ultimo e lo farò con un sorriso. Ma ti prego. Torna da me. Non voglio perderti ora. Perché se ti perdo adesso non potrò far nulla, niente per rimediare al tempo perduto!”

Eloise lo guardò e sospirando disse:

No! Ho preso la mia decisione! Non voglio tornare a casa...” e mettendosi a sedere diede le spalle ai figli e al marito.

Patrick accusò il colpo stringendosi nelle spalle.

Chinò la testa e stringendo i pugni, disse:

Rispetto la tua scelta di non tornare a casa. Ma non mi puoi tenere fuori dalla tua vita. Ora più che mai. Che tu lo voglia o no farò io ne farò parte!” e senza dire altro uscì dalla casa.

Emma guardò il padre e la madre con sguardo perso, quasi sembrava comica la sua espressione ed Edith avrebbe riso in un altro caso, ma non allora. Era troppo scossa e anche arrabbiata con sua madre per rimanere a casa della zia. Si avvicinò alla sorella, le cinse le spalle sussurrandole 'Andiamo' e uscì salutando con un cenno Maggie, lasciando che Paul, in silenzio, la seguisse.

In quel momento c'era solo dolore dentro ogni fibra di Edith. Un dolore sordo che andava oltre la malattia della madre.

C'era delusione dentro di lei.

C'era l'impossibilità di capire un gesto d'amore così grande.

E la paura di vedere crollare suo padre solo per una scelta che aveva sempre ritenuto folle.


Si lasciò cadere con un sospiro sulla poltrona vicino alla finestra guardando il suo salotto in silenzio. I bambini dormivano nelle loro camere. Era stato difficile metterli a letto, ma una volta poggiata la testa sul cuscino erano crollati quasi subito.

Nel silenzio della sua casa Edith lasciò che tutto quello che era successo le piombasse addosso e in silenzio, con una mano premuta sulla bocca, pianse, a lungo, fino a che la testa non cominciò a farle male, fino a che non ebbe più lacrime da piangere.

Poi, stringendo le braccia al petto guardò l'ora. Erano appena le nove e mezza. Non aveva voglia di guardare la tv. Aveva voglia di sentire l'unica persona che sapeva l'avrebbe capita e prendendo il cellulare selezionò un numero dalla rubrica. Attese qualche minuto e poi quando dall'altro capo venne agganciata la chiamata disse:

Gerard! Ho bisogno di te...” e correggendo il tiro aggiunse: “Di parlare con te che sembri conoscermi come nessuno ha fatto mai!”



Bon!!!! Altro capitolo finito.

Sono stata abbastanza veloce stavolta.

Ringrazio la mia unica lettrice superstite

Chiaretta78 che

recensisce anche dopo

la mia lunghissima latitanza.

E la mia lettrice silente, Margherita, che mi ha minacciata di morte

quando sono stata troppo tempo senza

aggiornare.

Ringrazio i lettori silenti e quelli che hanno aggiunto

la storia nella lista delle

preferite,

ricordate e

seguite.

Grazie! Grazie davvero!!!

Per il momento vi lascio. Alla prossima.

E lasciate un vostro giudizio.

Positivo o negativo sarà sempre ben accetto.

Con affetto. Niniel82.

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Capitolo 10
*** Captolo 10 ***


Capitolo 10: Tornare alla vita di tutti i giorni.


Se c'era una cosa di cui Edith aveva davvero paura era tornare a lavoro.

Da quando era entrata a lavorare al 'The Guardian' aveva capito che ogni suo passo sarebbe stato seguito con molta più attenzione di quello di ogni altro direttore che aveva preso posto dietro quella scrivania. Ed era una donna, oltretutto una donna alla guida di uno dei giornali più potenti di tutto il Regno Unito. E soprattutto era Edith Norton, la stessa che aveva invaso le copertine patinate di mezzo mondo fino al giorno prima.

Da una parte, Edith stessa capiva questo accanimento verso il suo lavoro dal momento che lei per prima sarebbe stata diffidente nei confronti di un direttore non tanto per il suo sesso o per le persone con cui era andato a letto prima di lavorare nella sua stessa redazione, ma per il fatto che le sarebbe risultato difficile, se non impossibile, avere fiducia in qualcuno che aveva così poca esperienza ed era comunque arrivato in alto.

Inoltre la sua fedele spalla, Laura, che la seguiva dai tempi di Vanity Fair, l'aveva tenuta aggiornata sulle chiacchiere di corridoio che circolavano nei suoi confronti: da chi aveva giurato di averla vista avere scambi di liquidi corporei con attori di vario tipo e genere -e persino età!- ad altri che giuravano che tra lei e il vecchio Tom Carlyle ci fosse del tenero e che per questo motivo, l'ormai compianto direttore, l'avesse scelta come sua erede alla guida della testata.

Per quanto avesse raggiunto un livello di maturazione ben diverso da quello della ragazza che sbraitava contro tutti senza paura solo perché il suo capo le aveva chiesto di intervistare Orlando Bloom e non uno dei politici più in voga di quel momento, avvalendosi inoltre del fatto che nel frattempo avesse messo su un paio di spalle da fare invidia anche ad un giocatore di football, Edith si sentiva comunque pungere da quelle cattiverie.

Era stanca di avere il dito di tutti puntato contro. Era stanca di essere sempre su di un banco di prova.

Era stanca, punto. E nessuno faceva niente per aiutarla.

Nessuno a parte Gerard che la sera prima era riuscito persino a farla ridere.

Stava ripensando alla chiamata con l'attore scozzese con un sorriso beota dipinto sul viso, quando sentì lo scampanellio delle porte dell'ascensore ed uscì sul grande atrio che altro non era che l'ingresso della redazione.

Sentì da subito gli sguardi di tutti puntati addosso e i saluti untuosi che qualcuno le faceva di tanto in tanto e a cui rispondeva con un piccolo cenno del capo.

Arrivò alla porta del suo ufficio dopo quella che le parve un'eternità e mettendosi a sedere dietro la scrivania, mentre riordinava le carte, qualcuno bussò alla porta.

Avanti!” ordinò perentoria.

Doveva far capire da subito chi comandava lì dentro.

Entrò Laura.

Anche lei aveva subito una trasformazione. Prima era una ragazza intimidita da Edith, che sopportava in silenzio le angherie di Edith e le sue bizze. Poi, dopo che Edith stessa aveva deciso di assumerla come assistente quando prese la direzione di Vanity Uk, Laura era cambiata. Era diventata più sicura, più cazzuta come diceva Jude scherzosamente quando parlavano di lei. E di questo Edith era davvero fiera. Sapeva infatti che una gran parte del cambiamento avvenuto nella ragazza era dovuto anche a lei e vedere che i suoi insegnamenti non erano andati perduti la rendeva orgogliosa.

Edith! Nessuna nuova sul fronte occidentale. Solo qualche notizia di qualche possibile protesta in Turchia contro Erdogan...” disse Laura porgendole dei fogli.

Edith li prese e leggendoli con attenzione li poggiò sulla scrivania e disse:

Mettimi in contatto con il nostro corrispondente in Turchia. Voglio essere la prima a sapere se ci saranno degli scontri com'è successo in Egitto, Siria e Libia”

Pensi ci sarà una nuova primavera araba?” domandò Laura prendendo nota.

Edith fece spallucce continuando a scrivere sulla sua agenda e rispose:

Non so. Però penso che la situazione turca sia da tenere sotto controllo. Potrebbe succedere di tutto e non voglio che qualcuno possa dire che il Guardian non sia stato all'altezza!”

Laura annuì e disse:

Ci sono delle voci che dicono che alla redazione americana abbiano tra le mani un pezzo bomba sulla storia della sicurezza e sul fatto che siamo spiati!”

Edith sollevò la testa. Dopo l'11 settembre tutti avevano cominciato ad aver paura per la propria privacy, tutti avevano cominciato a pretendere di essere più liberi. La possibilità che il Guardian US stesse cavalcando quell'onda per vendere qualche copia in più era più che probabile.

Aspettiamo ancora qualche giorno e fammi sapere se hai qualche nuova notizia. Se quello che dicono è vero ci sarà qualcuno che ha parlato. E quel qualcuno deve essere immischiato come minimo nella sicurezza nazionale o in cose simili. E non credo che rischierebbero uno scoop -o la vita di chi sta facendo far loro uno scoop- per mettere in giro delle voci!”

Laura annuì e prese nota. Poi, da sotto l'agenda tolse un piccolo plico di lettere e porgendole ad Edith disse:

La tua posta giornaliera!”

Edith la prese e senza nemmeno salutarla lasciò che Laura uscisse dalla stanza. Sapeva che avrebbe di nuovo varcato la soglia dell'ufficio prima dell'ora di pranzo.

Cominciò a smistare la posta con poco interesse. La maggior parte erano lettere di complimenti per la carica da lei raggiunta, una delle quali scritta anche dal suo ex direttore di Vanity Uk. Di lui Edith sapeva poco. Dopo essere stato licenziato da Vanity era praticamente finito in disgrazia: a quanto pareva nel mondo della carta stampata non piacevano le persone servili e senza palle come era stato Ronson quando aveva diretto Vanity Uk.

Cestinò la lettera dell'ex capo senza nemmeno aprirla quando tra le sue mani capitò una lettera che non immaginava mai avrebbe ricevuto e quindi letto.

Sopra la carta da lettere c'era un nome, scritto a mano, che diceva: Brian Stephensons.

Edith rigirò la lettera alcune volte tra le mani, cercando di capire se fosse vera, ma bastava guardare la grafia per non avere dubbi. Era stata con Brian due anni e conosceva la sua grafia più che bene, anche dopo tutto quel tempo.

Rigirò la lettera tra le mani soppesando l'idea che per vendetta l'ormai ex rampollo di casa Stephensons le avesse inviato una missiva contaminata da antrace, ma allontanando quel pensiero, prese il tagliacarte davanti a lei e aprì la busta tagliandola in tutta la sua lunghezza.

Estrasse la lettera e aprendola la lesse con attenzione, curiosa più di sapere che cosa ci fosse scritto, che per la vera e propria necessità di farlo.


Ciao Edith.

Ho letto che sei diventata direttrice del Guardian.

Non sono stupito. Non posso esserlo di qualche cosa che sapevo si sarebbe avverata in qualche modo. Sei sempre stata una bravissima giornalista e ho sempre creduto in te... So che ora starai pensando che sia un ipocrita e che ho fatto di tutto per tarparti le ali. E me ne vergogno, perché so che è vero. Ti ho costretta all'esilio perché non accettavo che tu potessi mettermi davanti all'uomo meschino che ero diventato. E soprattutto che non mi amassi quanto ti amavo io.

So che sarà inappropriato, dopo tutto questo tempo, chiederti di vederci, specialmente perché ho saputo che sei diventata mamma di due bellissimi bambini e immagino che unire la carriera e la famiglia sia una cosa molto difficile. Però devo farlo.

Non è una richiesta egoistica, ma quella di un uomo che sta cercando con difficoltà di rinascere. Dopo la morte di mio padre le cose per me non sono state poi così semplici. Ho perso tutto, mia madre a malapena mi parlava. E il vizio della cocaina è diventato una dipendenza. Sono caduto in una spirale autodistruttiva che mi ha spinto ancora più in basso.

Ho capito che dovevo cercare di risalire in qualsiasi modo quando Vanessa mi ha proibito di vedere nostro figlio. In quel momento ho capito che cosa ero diventato. E ho cominciato un lunghissimo percorso che mi ha portato a disintossicarmi e a ricominciare.

Ed è stato durante la mia rehab che ho capito i miei errori e che il mio terapeuta mi ha consigliato di chiederti scusa per il male che ti ho fatto. Me lo ha consigliato perché una nuova vita non può ripartire senza il perdono. Ed io voglio davvero vederti e scusarmi di tutto.

Chi lo avrebbe detto, eh?

In ogni caso... Capirò comunque se non vorrai parlarmi. Sono stato davvero meschino nei tuoi confronti e se vuoi chiudere così con me... Lo capirò.

Nel frattempo aspetto una tua risposta. Quando vorrai chiamami. Il mio numero è nel biglietto da visita che ho lasciato nella busta.

Spero in una tua risposta positiva.

Con affetto e con tutta la mia stima...

Brian.


Edith guardò la lettera scioccata.

In tutti quegli anni il pensiero di Brian non era stato un pensiero lieto.

Era vero quello che aveva scritto: lui aveva cercato di metterle i bastoni tra le ruote e se non fosse stato per il suo essere un impenitente dongiovanni, molto probabilmente non sarebbe ancora potuta ritornare in Gran Bretagna e non sarebbe stata alla guida del Guardian.

E dicendola tutta, Edith pensava davvero che Brian fosse un ipocrita. E con la 'i' maiuscola tra l'altro. Ipocrita e anche egoista per essere completi.

Però qualche cosa la spingeva a chiamare. Qualcosa di atavico che non era collegato con la ragazza che si era innamorata di Brian, no; era qualcosa di meno nobile, molto più vicino al rancore che all'affetto provato un tempo. E analizzandosi Edith capì con suo sommo orrore che quello che provava era un semplice sentimento di rivalsa. Incontrare Brian le avrebbe dato la possibilità di guardare negli occhi l'uomo che l'aveva costretta a scappare e magari divertirsi della sua disgrazia.

Guardò il biglietto da visita e lo rigirò tra le dita.

Poi, prendendo il telefono, compose un codice e dopo aver aspettato qualche secondo compose il numero di Brian.

Non attese più di tre squilli. Al terzo infatti Brian agganciò la chiamata e incerto chiese:

Pronto!”

Brian?” rispose Edith con distacco.

In quel momento si sentì quasi in colpa. Come poteva essere così fredda con un uomo che con lei aveva anche condiviso momenti meravigliosi? Come poteva non sentire nulla verso l'uomo che le aveva veramente insegnato cos'era l'amore fisico, che le aveva fatto scoprire il suo corpo e la sua bellezza anche nella loro intimità? Come poteva aver dimenticato le fughe d'amore che Brian organizzava almeno una volta al mese a Parigi?

Cercò dentro di sé un po' di affetto verso quella voce che aveva sentito dall'altra parte del ricevitore, ma non la trovò.

E-Edith!” balbettò lui incerto, con la voce un po' rotta dell'emozione.

Edith non rimase colpita nemmeno da questo e seria, quasi pratica, disse:

Ho ricevuto la tua lettera solo oggi...”

Sapevo che avresti risposto, sai?” intervenne lui.

La sua voce non era più incerta, ma suonò sicura in quel frangente. La stessa spavalda sicurezza che lo aveva portato più volte a mentirle e a prenderla in giro, mentre si portava a letto Emma e la faceva cadere in una spirale autodistruttiva dalla quale Edith e tutta la sua famiglia, con l'aiuto di Orlando, erano riusciti a farla uscire con difficoltà.

Socchiudendo gli occhi e trattenendo l'impulso di sbattergli il telefono in faccia, Edith prese un lungo respiro e disse:

Hai scritto una lettera dove mi chiedevi perdono per come ti sei comportato al fine di cominciare una nuova vita... Non potevo negarti questo. Non ad una persona che per me è stata importante, nonostante tutto quello che ha fatto!”

Brian trattenne il respiro. Edith sorrise. Quella era una sua piccola vittoria alla faccia di quel bellimbusto.

Lo so quello che ho fatto. Ed è per questo motivo che sapevo che mi avresti chiamato. Non sei una persona cattiva. Alle volte sei un po' stronza, quello sì, ma non cattiva!” ammise mesto Brian.

Edith sospirò e chiese:

Basta questa chiamata o dobbiamo per forza incontrarci?”

Lo disse in modo sprezzante, quasi -o meglio perché- le costasse davvero tanto fare solo quella chiamata e l'idea di vederlo le facesse venire l'orticaria.

Vorrei vederti!” pigolò Brian.

Edith chiuse gli occhi e soppesò la richiesta.

Ricordava troppo bene l'ultima volta che aveva parlato con Brian. Ricordava lo schiaffo che lui le aveva dato quando lei aveva cominciato a sputargli contro tutto il veleno che aveva dentro dopo aver scoperto che era stato lui stesso a macchinare tutto con Ralph Felton. E ricominciarono di nuovo a ritornare, dopo pochi secondi che l'avevano abbandonata, i ricordi di quello che era costato a lei rompere definitivamente con Brian.

Aveva mille ragioni per dire di no. Aveva altre mille ragioni per chiudere il telefono in faccia a quel cretino senza nemmeno dargli una spiegazione.

Poi ricordò Emma seduta in una poltrona che sembrava quasi ingoiarla talmente era piccola e magra, la lettera che le aveva scritto durante la riabilitazione a New York qualche anno prima e tutto l'odio che le aveva sputato contro per le sue mancanze da sorella maggiore. Scosse la testa pensando che non aveva abbandonato Emma nonostante anche lei le avesse fatto del male. E per quanto nessuno ci credesse, riallacciando il loro rapporto, era riuscita a salvarla ed ora, dopo anni, era diventata una stilista affermata, aveva sposato un uomo fantastico e aveva una bambina meravigliosa.

Perché non poteva fare lo stesso con Brian?

Sospirò di nuovo e domandò:

Sei a Londra?”

Sì!” rispose Brian con una certa urgenza nella voce. In quel momento Edith pensò che forse nemmeno lui osasse sperare in così tanto.

A pranzo ho un buco. Puoi avvicinarti nei pressi della redazione del Guardian?” propose Edith con un tono di voce che in ogni sillaba evidenziava quanto veramente le costasse dover vedere di nuovo Brian.

Certo!” rispose entusiasta.

Allora alle 12 davanti alla Biblioteca Saint Pancras. C'è qualche ristorante lì, potremo parlare di fronte ad un bel piatto fumante di spaghetti alla bolognese!” concluse pratica Edith con lo stesso tono che usava con i suoi dipendenti.

Brian non parve notarlo e sorridendo replicò:

Grazie Edith. Grazie davvero!”

Niente Brian!” bisbigliò infastidita Edith e chiuse la chiamata con uno sterile a dopo.

Poi, lasciandosi andare con la schiena contro lo schienale della sua poltrona, sospirò portando una mano sugli occhi.

Doveva smetterla di essere così disponibile. Nel minore dei mali le davano della puttana; nel peggiore doveva affrontare tutti i demoni del suo passato come in quel momento.


Orlando spense la sua sigaretta in uno dei cestini con annessi portacenere in mezzo a Central Park. Aveva davvero bisogno di una boccata d'aria. O meglio di scaricare tutta la tensione di quegli ultimi giorni con una sigaretta.

Riflettendo riguardo la sua ultima chiamata con Edith aveva capito che aveva solo sbagliato con lei: si era dimostrato troppo frettoloso, quasi un bambino viziato.

Che fine aveva fatto il ragazzo che si era innamorato di quella ragazzina con pretese da gran donna che era Edith?

Sorrise pensando a come si erano conosciuti. A come si erano odiati.

Possibile che non potesse tornare quel periodo? Possibile che tutto quello che era stato tra di loro si fosse cancellato in un solo attimo?

Un attimo? Una notte di sesso con una troietta in cerca di notorietà!

Orlando ascoltò con disappunto la vocina che parlava dentro di lui. Era vero. Lui aveva fatto mille problemi, mille storie quando Edith aveva partorito: la mancanza del sesso, i litigi per colpa di Robin, la ricerca di privacy che lui non poteva rispettare. Tutto era culminato con l'intromissione di Violet che aveva persino detto di aspettare un bambino da lui, cosa per niente vera tra l'altro, ma che gli era costata la sua relazione con Edith e una fortuna da pagare alla wedding planner quando i due avevano disdetto le loro nozze da favola a Canterbury.

Certo! Anche Edith ci aveva messo del suo.

Lei era stata a letto con Jude proprio quando loro due erano in crisi.

Scosse la testa cacciando quel ricordo: per quanto avesse fatto pace con il suo vecchio amico, quella ferita bruciava ancora. Ricordava fin troppo bene quando Edith, poco prima di Natale lo aveva lasciato perché aveva bisogno dei suoi spazi e subito dopo aveva cominciato la sua relazione con Jude.

Era da lì che erano cominciati i problemi, da lì che lui aveva cominciato a dare di matto, a comportarsi come una bambino, a piangere quando non riusciva a convincere Edith. Era arrivato persino a seguire come un'automa quello che gli diceva Robin e a rendere quella che doveva essere una relazione per riempire i buchi, quella con Miranda, una storia d'amore travagliata che fruttava scatti non proprio rubati ai due in quelli che sembravano attimi di intimità e che Orlando usava per far ingelosire Edith. Ma non era servito a nulla.

Ogni volta che sembrava che lei si stesse avvicinando di nuovo, qualcosa, qualcuno la portava di nuovo via da lui: Jude, Miranda, il loro reciproco orgoglio.

Sam, sua sorella, scherzosamente gli aveva detto di andare in terapia, che gli sarebbe stato utile per capire meglio quello che voleva. Orlando ci aveva scherzato su, ma quando era solo quel pensiero gli frullava per la testa. Aveva un ottimo psicoterapeuta, il suo diario, ma quello non poteva dirgli niente, se non accogliere i suoi ricordi e custodirli gelosamente finché qualcuno non li avrebbe buttati nel fuoco o dentro il cestino della carta usata.

Uno psicologo, invece, avrebbe in qualche modo sviscerato la situazione, lo avrebbe messo a nudo e avrebbe magari messo fine a quella lunga agonia, trovando il modo per uscire da quella situazione di impasse riprendendosi Edith o lasciandola andare via per sempre.

Lo sai che è impossibile che tu la lasci andare via per sempre. Hai due figli con lei.

Quella fastidiosa vocina dentro Orlando lo stava facendo uscire di testa. Come se non avesse provato a rendere più semplici le cose con Miranda per lasciarsi alle spalle Edith. Come se non avesse fatto di tutto per riprendersela anche quando era a Kendall.

Ma per quanto avesse provato in tutti i modi a riprendersela, per gli altri era sempre lui quello che sbagliava. Tutti notavano i suoi errori e alle volte lui per primo si dava del cretino -per essere gentili- come quando aveva detto di amare ancora Edith nel momento in cui una giornalista le aveva dato la notizia che Miranda aveva deciso di lasciarlo. Per questo e per altri motivi tutti puntavano il dito contro di lui ma non si rendevano conto che Edith aveva sposato un altro uomo aspettando suo figlio, fingendo che quello stesso bambino non fosse di Orlando bensì di Jude. E se non fosse stato per Jude, Orlando si era chiesto mille volte, a che punto sarebbe arrivata quella dannatissima farsa?

Edith aveva sbagliato, solo che riusciva a coglierlo in fallo mille e una volta e far sembrare lui quello che sbagliava.

Nervoso accese un'altra sigaretta. Se lo avesse visto sua madre avrebbe cominciato a fargli una ramanzina sul fatto che non era giusto fumare in quel modo, che aveva tre figli e che doveva pensare alla sua salute per preservare a loro un buon futuro.

Aspirò la prima boccata quando sentì il cellulare vibrare nelle tasca.

Era John.

Per quanto lo dicesse scherzando, Orlando pensava che nemmeno quando era stato con Kate aveva avuto qualcuno di così appiccicoso.

John lo chiamava almeno due volte al giorno, solo per chiedergli se tutto fosse a posto, finendo poi con raccomandazioni materne sul mangiare almeno a pranzo e a cena e di fare sesso protetto ogni volta finiva nel letto di qualche ragazza compiacente.

Sputò una grossa nube di fumo e sorridendo, rispondendo al cellulare, Orlando disse:

Johnny boy! Che succede? Ti mancavo già?”

Brutto stronzetto, sappi che non ti chiamo più!” si lamentò scherzosamente John dall'altro capo della cornetta e del mondo.

Sarebbe una benedizione divina, Johnny boy, lo sai?” continuò a prenderlo in giro Orlando.

Senti Bloom, non mi rompere tanto i coglioni. Mi basta mia moglie alle ultime settimane di gravidanza per quello!” replicò John.

Ancora non ha scodellato l'erede?” domandò sorpreso Orlando.

Che poeta!” puntualizzò con sarcasmo John. “Davvero un poeta. Da quando in qua le donne 'scodellano' eredi? Lo hanno fatto anche Edith e Miranda per caso?”

No. Loro hanno messo al mondo la perfezione!” scherzò Orlando.

Prendere in giro John, il suo migliore amico, nonché confidente fidato e unico capace di dargli notizie fresche su Edith era l'unico modo per tornare ad essere il ragazzo spensierato che era stato un tempo.

Se! Comunque ti stavo chiamando per chiederti...” stava per dire John quando Orlando lo interruppe e disse:

Ho mangiato Johnny boy. E ho anche bevuto due litri d'acqua ieri. E non mi sto ubriacando. Per quanto riguarda il sesso, invece, non mi sto dando così da fare. Con le prove teatrali è davvero tanto se riesco ad arrivare a casa e mettermi a letto!”

John rimase qualche secondo in silenzio e poi replicò:

Non era quello che ti stavo per dire ma sono davvero contento che tu mi tenga informato sulla tua vita, compresa la ginnastica da camera che mi fa pensare che tu sia ancora un membro dell'associazione no profit F.I.G.A., ma quello che volevo dirti era altro. E riguarda una certa giornalista che conosciamo entrambi!”

Orlando drizzò la schiena e guardò davanti a sé, serio.

Cosa ha fatto Edith?” domandò subito.

John prese qualche secondo e poi disse:

Chi ha detto niente di Edith?”

Orlando sollevò gli occhi al cielo esasperato. Alle volte parlare con John era davvero una tortura, specialmente quando cominciava a fare il deficiente come in quel momento.

Mi parli di Rachel e delle sue voglie ogni sacrosanta volta che mi chiami. Non penso che se mi devi parlare di una certa giornalista che conosciamo sia riferito ad Edith e non a tua moglie!”

John ridacchio divertito e Orlando prese mentalmente nota che la prossima volta che lo avrebbe avuto tra le mani lo avrebbe sicuramente conciato per le feste.

Smettila di fare il coglione e dimmi quello che sai!” continuò Orlando che ormai era troppo sulle spine per continuare a scherzare con il suo amico.

John, capita l'antifona, prese un grosso respiro e disse:

Edith è tornata a Londra. Rachel l'ha sentita stamattina mentre stava uscendo per andare a lavoro. Era un po' nervosa. A quanto ho capito ieri sera, mentre era a pranzo con i suoi è successo un mezzo casino per la storia della madre. Per quello che ha raccontato Rach il vecchio Patrick sa tutto della malattia di Eloise”

Orlando passò una mano sugli occhi: sapeva che quello doveva essere stato un durissimo colpo per Edith, almeno per quello che aveva detto al telefono qualche giorno prima.

E come l'ha presa lei?” chiese Orlando spegnendo l'ennesima sigaretta.

Come vuoi che l'abbia presa? Non bene. Dice che era solo questa la ciliegina sulla torta che mancava!”

Orlando si sentì stranamente impotente. Al diavolo le prove teatrali. Avrebbe preso il primo volo per Londra e avrebbe aiutato Edith, gli sarebbe stato vicino.

A quanto pare però c'è dell'altro!”

In un attimo il cuore di Orlando perse un battito.

Cosa?” chiese quasi avendo paura della risposta.

A quanto pare Edith ha ammesso di aver parlato con un suo nuovo amico, qualcuno che sembra capirla come forse solo tu hai fatto al tempo in cui lei si stava lasciando con Brian!” replicò John serio.

A quella frase il cuore di Orlando non perse un battito ma si bloccò e si spezzò in tanti piccoli pezzi. E quasi avendo paura di quello che stava dicendo, domandò:

Per caso si chiama Gerard questo suo amico?”

Bravo!” ammise John. “Rachel non mi ha detto altro, però -per quello che ho capito- vuole parlare con Edith. Dice che ci manca solo che si incasini di più la vita in questo preciso momento!”

Sentire che Rachel non approvava questa amicizia rendeva Orlando un po' più tranquillo, ma al contempo lo innervosiva ancora di più: se anche Rachel pensava che ci fosse qualche cosa di più con quel Butler le cose non andavano per niente bene. Infondo non era Rachel quella che non aveva mai visto di buon occhio l'amicizia tra Edith e Jude quando era cominciata?

John notando che l'amico non le rispondeva, aggiunse:

Ob. Lo so che la tua storia con Edith è un'epopea che nemmeno Via col Vento. E ti giuro, hai palle se vuoi ancora portarla avanti visto che io avrei fatto di tutto per mettere fine a questo supplizio e mettere più chilometri possibili tra me e lei. Ma se vuoi un consiglio... Non fiatarle sul collo. Per quanto può sembrare strano... Più metti da parte una donna, più quella ti viene dietro. E non lo dico solo io. Lo dice qualsiasi uomo...”

Cosa vorresti dirmi?” domandò Orlando per niente convinto dal fatto che Edith fosse una simile a tutte le altre e che bastassero questi mezzucci perché lei tornasse a stare con lui.

John prese un lungo respiro e disse:

Quello che ti sto dicendo. Prendi in mano la tua vita e smettila di fare la vedova inconsolabile. Sembri un cretino. Sei l'unico VIP che conosco che ha lasciato la moglie e non si è dato a del sano e rigenerante sesso. Anche Jude Law, per quello che ne so, da quando ha concesso il divorzio ad Edith non è stato propriamente un santo, anzi, per quello che so sta saltando da un letto ad un altro come una cavalletta affamata!”

Mi stai dicendo di darmi alla più sfrenata lussuria per far sì che la donna che mi ha lasciato proprio perché l'ho tradita torni da me?” replicò non proprio convinto Orlando.

Non ti ho detto di fare il mandrillo in calore!” spiegò John. “Quello che voglio dirti è che forse sarebbe ora che cominciassi a flirtare con qualcuna, far credere che ci stai assieme. Anche per finta. Sbaglio o la tua agente era quella che ti mandava i fotografi in bagno quando andavi di corpo dopo un lungo periodo di stitichezza? Puoi benissimo mettere in scena una relazione tra te e una presunta attricetta, modella, starlette del cinema che non solo ci guadagnerebbe sull'immagine, ma potrebbe persino andare a dire in giro che è venuta a letto con te...” e prendendo fiato concluse: “Basta che non fai come l'ultima volta che per fare un dispetto ad Edith hai messo incinta Miranda e te la sei dovuta sposare!”

Orlando soppesò quella possibilità. In effetti era vero. Le cose tra lui ed Edith, prima che si mettessero assieme, erano cambiate quando lei lo aveva visto a letto con una di cui non ricordava nemmeno il nome. Certo, lei era andata a letto con Jude Law prima, ma questo dettaglio era trascurabile dal momento che Orlando si stava rendendo conto solo in quel momento che era bastato quell'unico episodio per scatenare la gelosia di Edith.

Tu pensi davvero che se mi mettessi a fare il cretino con un'altra... Edith tornerebbe da me strisciando?”

John fece un verso d'assenso e Orlando guardò intorno con un sorriso.

In effetti che gli interessava a lui di Gerard Butler. Quello non poteva competere con lui. O almeno con la sua storia con Edith.


Edith stava seduta su di una panchina davanti alla biblioteca St. Pancras quando vide una sagoma a lei conosciuta avvicinarsi lentamente.

Non ci volle molto per capire chi fosse. Edith si sollevò e aspettò che l'uomo si avvicinasse e quando lo fece quello che vide non le piacque per niente.

Di Brian, o almeno del Brian che lei conosceva, era rimasto davvero poco: i capelli biondi erano diventati radi e gli occhi azzurri sembravano quasi spenti, privi del lampo malizioso che Edith aveva colto la prima volta che lo aveva visto. Il cappotto era un vecchio modello che cadeva male sulle spalle magre e completamente sformato, probabilmente risalente ai giorni di fasto della Stephensons Inc., quando Brian e suo padre fatturavano miliardi comprando e vendendo aziende. La mascella un tempo volitiva era nascosta da una sparuta barba che presentava qualche ciuffo bianco e la pelle aveva un colorito malato, molto più simile al giallo che al colore roseo che Edith ricordava.

Ogni singolo aspetto del nuovo Brian fece stringere appena il cuore di Edith. Una parte di lei provò pena per quel ragazzotto che camminava con la testa un po' china e gli occhi spenti; ma la parte più razionale di lei mantenne il controllo e il giusto distacco dall'uomo che aveva cercato di rovinarla irrimediabilmente.

Norton! È un piacere vederti!” e si avvicinò baciando la guancia di Edith che al solo contatto provò una scossa percorrerle la schiena.

Non era gioia o emozione. No. Era fastidio e disgusto.

La giornalista lo guardò e cercando di sorridere chiese, cercando di rompere il ghiaccio visto che non trovava niente di sensato da dire:

Sei venuto a piedi?”

Brian annuì e rispose:

Chi lo avrebbe mai detto che Brian Stephensons un giorno avrebbe preso la metro. E che avrebbe saputo la differenza tra linea gialla e linea verde...”

Probabilmente non ne conoscevi nemmeno l'esistenza!” ironizzò Edith non riuscendo a trasmettere la stessa allegria alla voce.

Dove andiamo di bello?” domandò Brian guardandosi intorno.

Edith indicò un ristorante poco lontano e rispose:

Qua vicino c'è un ristorante molto carino, che dici se andiamo lì?”

Brian si strinse nelle spalle e con un sorriso un po' preoccupato, guardandosi intorno, disse:

Se proprio vuoi...” e seguì Edith che non disse niente fino a che non raggiunsero l'ingresso del ristorante da lei scelto.


Mangiarono l'auspicato piatto di spaghetti alla bolognese e quando finirono Edith guardò il suo Bulgari con impazienza. Mancava un'ora al suo prossimo appuntamento, poi avrebbe sistemato alcune cose e sarebbe finalmente tornata a casa dove l'attendevano Ella, David e Gordon -lui in video chiamata per sistemare alcune cose del copione di cui avevano parlato per email quella mattina- e Posh che cominciava a risentire degli anni che passavano.

Hai ancora quel Bulgari?” domandò stupito Brian.

Edith rigirò il braccio, guardando l'orologio: in effetti era vero, non aveva mai cambiato quell'orologio. Lo aveva comperato con il suo primo stipendio e lo aveva pagato una fortuna e da quel momento lo aveva tenuto con la stessa cura con cui aveva tenuto i suoi due figli.

Le cose care, normalmente, si tengono vicine e con cura” rispose lei.

Aveva scelto quella frase con l'intento di ferire Brian. Non trovava niente di produttivo in quell'incontro, anzi, sentiva che aveva sprecato un'ora della sua vita al tavolo con una persona che per lei era sterile come un terreno in mezzo al deserto, lontano da ogni oasi e sul quale non pioveva da chissà quanto tempo.

Brian colse la cattiveria in quelle parole e sospirando, disse:

Lo so che ce l'hai con me, Norton...”

Non dovrei? Hai quasi portato alla morte Emma, dopo averci divise per anni; hai cercato di mettermi i bastoni tra le ruote e hai fatto in modo che non potessi lavorare per nessun giornale inglese costringendomi ad un esilio forzato...”

Ma grazie a me hai conosciuto ed amato Orlando...”

Quella frase di Brian aveva bloccato l'elenco altrimenti lunghissimo delle mancanze dell'uomo e aveva spiazzato Edith che puntò gli occhi quel giorno verdi verso il suo ex senza dire altro. E Brian incoraggiato da quel silenzio disse:

Ammettilo Edith... Hai amato Orlando dal primo momento che lo hai visto. L'ho capito alla festa in tuo onore e a cui anche lui e Kate furono invitati. Lui ti guardava già in quel modo... E tu eri così tagliente con lui. Apertamente lo detestavi perché sapevi che dentro di te qualche cosa stava cambiando, che quel ragazzo di campagna stava smuovendo i tuoi sentimenti!”

Edith deglutì. Al ricordo di quei giorni il cuore le salì in gola. Quel periodo era stato difficile per lei, ma indubbiamente aveva preceduto uno dei momenti più belli della sua vita. E Brian non aveva tutti i torti quando diceva che se aveva cominciato una storia con Orlando era anche merito di lui.

Quando stavo con te, io ed Orlando eravamo solo amici!” rispose secca Edith poggiando la schiena contro lo schienale della sedia.

Non lo metto in dubbio. La Edith che ho conosciuto era una donna leale e penso che tu non abbia avuto nessun rapporto con Orlando fino a che non ci siamo lasciati. Ma quello che mi ha portato a comportarmi come mi sono comportato è da ricollegare alla mia folle gelosia. Non mi rendevo conto che ti stavo perdendo da prima che tu conoscessi Orlando e che lui era solo una scusa per nascondere le mie mancanze. Preferì vedere il marcio nella vostra relazione e distruggevi, o almeno distruggere lui che sapevo ti stava lentamente portando via da me... Ma le cose sono andate diversamente, come ben sai...”

Karma!” replicò Edith con una punta di cattiveria, per niente intenerita dall'espressione mesta di Brian mentre spiegava le sue ragioni.

Brian, si chiama karma e colpisce chi fa del male. E tu ne hai fatto. Non solo a me, ma anche ad Orlando, a Kate, a mia sorella... Lo hai fatto per tuo tornaconto, senza pensare alle conseguenze, solo per vendetta...” continuò Edith, ma Brian la interruppe e disse:

Sono una persona differente adesso, davvero. Voglio solo riprendere a lavorare, vivere con dignità e poter stare con mio figlio. Ed è per questo che sono qui. Voglio cominciare una nuova vita chiedendo scusa a te per prima. Solo se mi perdonerai potrò cominciare il mio lungo cammino...”

Edith lo guardò corrugando la fronte e incuriosita domandò:

Sia chiaro che la mia è solo una constatazione, niente di più, ma puoi spiegarmi perché vuoi chiedere scusa solo a me e non lo fai anche con tutte le persone che hai ferito... E sono tante, lo sai, vero?”

Brian deglutì e giocherellando con il bordo del tovagliolo ammise:

Ho deciso di chiederti scusa perché solo ora, ora che ho passato l'inferno, ora che sono meno di un impiegato fallito in una banca e poco più di un barbone, ho capito che tu sei stata l'unica donna davvero importante per me. Sei stata l'unica a cui ho chiesto di sposarmi e sei stata l'unica che ha avuto le palle di fronteggiarmi, in un modo o in un altro...”

Edith trattenne il respiro. Brian non era un tipo da smancerie dirette. Era uno a cui piaceva stupire, che si compiaceva ogni qualvolta la vedeva sorpresa e felice come una bambina. Ma mai aveva esternato così apertamente i suoi sentimenti.

La giornalista chinò la testa e deglutendo disse:

Mi spiace che tu sia stato male. Ma quello che hai fatto è stato tremendo... Per quanto mi fosse sembrato facile al telefono, giuro, solo ora mi rendo conto di quanto invece sia difficile averti qui e convincermi che perdonarti sia la scelta migliore...”

Che significa?” chiese Brian serio.

Edith sospirò e disse:

Penso che il mio perdono non ti serva. Che la forza tu la possa trovare dentro di te, senza che io ti perdoni o no. Un tempo forse avrei detto, ok!, lo posso perdonare. Ma non ora, no! Non ci riuscirei e se lo facessi non riuscirei a guardarmi allo specchio. È vero che la nostra separazione è coincisa con uno dei miei momenti personali più belli, visto che prima ho vissuto la storia d'amore più bella e coinvolgente della mia vita e quasi subito dopo sono diventata mamma di Ella, ma non penso, davvero, che dopo tutto quello che mi hai fatto io possa perdonarti... Mi spiace Brian!”

L'uomo sbiancò e chinò la testa. Edith sapeva che era troppo orgoglioso per piangere e non si stupì quando, rialzando lo sguardo verso di lei, gli occhi dell'uomo erano del tutto asciutti.

Immaginavo che lo avresti detto. Ero pronto anche a questo...”

Mi spiace Brian... Ma penso che sia anche ora di mettere fine al nostro incontro!” ammise con amarezza Edith.

Brian annuì e serio disse:

Lo penso anche io!” e alzando il braccio chiamò un cameriere che solerte si avvicinò e obbedì all'ordine di portare il conto.

Quando arrivò il conto e Brian aprì il libricino nel quale era contenuto, leggendolo deglutì qualche volta e frugò nella tasca. Mise la carta all'interno e la porse al giovane. Edith attese qualche secondo poi vide tornare il giovane che con aria dispiaciuta disse:

Mi spiace signor Stephensons. Ma la sua carta è stata rifiutata!”

Edith emise un lungo respiro. Se era davvero il karma che stava agendo, allora si stava comportando da vero bastardo e forse stava anche esagerando.

Com'è possibile...” brontolò Brian e porgendo un'altra carta disse: “Provi con questa!”

Il ragazzo si allontanò e dopo qualche secondo con la stessa aria contrita, disse:

Mi spiace ma anche questa carta è stata rifiutata!”

Gli occhi di Brian si dilatarono. Forse per la prima volta dall'inizio di quell'incontro si gonfiarono di lacrime. Edith aprì la borsa e disse:

Tranquillo. Pago io” e porgendo la carta al cameriere sorrise senza guardare Brian.

Mai avrebbe immaginato che avrebbe umiliato la sua nemesi in quel modo. Mai avrebbe immaginato che per lui avrebbe provato tutta quella pena.

Il cameriere tornò con il conto pagato ed Edith sistemò la carta all'interno del portafoglio a non guardare Brian. Cominciava a sentirsi davvero in imbarazzo a stare seduta allo stesso tavolo di quell'uomo.

Salutarono i camerieri e uscirono in silenzio.

Fu quando si trovarono in mezzo alla strada che l'urgenza di non lasciare per sempre Brian con un semplice ciao, portò Edith a dire:

Non è vero che c'è stato solo del male. Non potrò perdonarti, questo è vero. Ma penso che se quello che hai detto è vero, se davvero mi hai amata così tanto, ti basterà il ricordo di tutti i momenti belli per poterti rimboccare le maniche e ricominciare da zero. E magari costruire un amore più sano con una donna che ti amerà per la persona che diventerai!” e sollevandosi sulla punta dei piedi, baciandogli una guancia, riuscì solo a mormorare: “Buona fortuna!” prima di allontanarsi appena.

Attese di aver svoltato l'angolo prima di girarsi e spiare Brian da quella posizione nascosta. E guardando quell'uomo che non era altro che l'ombra del ragazzo arrogante e senza scrupoli che aveva amato e odiato, pensò che non riusciva a provare altro che pena per Brian e che questo la riempiva ancora più di tristezza dal momento che se si è davvero amato qualcuno non bisognerebbe mai pensare una cosa simile. E mentre a passo svelto metteva una certa distanza da Brian, sentiva il cuore alleggerirsi, come quando si è scampato un grosso pericolo. Ad ogni passo che l'allontanava da quel ristorante, da quella strada e dall'uomo che per lei era solo una zavorra da buttare giù per volare più in alto, Edith sorrideva un po' di più, conscia del fatto di aver fatto la scelta giusta.


Mamma!”

La voce di David riempì l'ingresso e subito venne travolta dal piccolo che allargando le braccine saltò al collo di Edith e le baciò una guancia.

La ragazza mise a posto i capelli che con il tempo si erano scuriti ancora di più e scrutò gli occhioni del suo colore ma della forma inequivocabile di quella di Orlando.

Piccolo! Lo sai che mi sei mancato!” sorrise Edith baciando il figlio di nuovo sulla guancia.

Il piccolo la strinse e tutto il gelo provato quel giorno cominciò a sciogliersi. Era vero quando Rachel diceva che la maternità l'aveva ammorbidita e lei non era poi la vecchia stronza che aveva finto di essere per anni.

June, la baby sitter sorrise e avvicinandosi ad Edith fece il resoconto della giornata e attese che Edith le desse il permesso per andarsene. Permesso che le venne accordato dopo che la giornalista informò la giovane del fatto che l'avrebbe pagata ad ogni fine mese e che poteva scegliere se farlo tramite bonifico o per assegno.

Finita anche quell'incombenza, lasciò che tutti e due i suoi figli le saltassero al collo e giocò con loro fino all'ora di cena quando scongelò qualche manicaretto al microonde e li fece cenare.

Era stata una giornata faticosa e per quello, nonostante le proteste dei bambini, decise di mandarli a letto presto, troppo stanca per sentire litigi o storie assurde di litigate con compagni ingrati.

Si mise a sedere nella poltrona e accese il computer. Si collegò via Skype e chiamò Gordon per sistemare alcune cose del copione come accordato quella mattina, nonostante la testa le stesse scoppiando.

Fu un'altra rogna per Edith che davvero faticò a tenere gli occhi aperti per tutta la durata della video chiamata. Poi, quando finì, guardò il tavolino e il plico della posta privata che l'attendeva.

E nonostante una parte di lei protestasse perché voleva che andasse a letto e si mettesse a dormire, Edith allungò la mano e prese le buste.

La maggior parte erano offerte pubblicitarie. Solo una attirò davvero la sua attenzione. Era una busta dall'aspetto formale e portava il nome e il simbolo delle Corte Inglese.

L'aprì con le dita che tremavano e quando lesse il contenuto una lacrima solcò veloce il viso.

Il testo diceva:

'All'attenzione della Signora Edith Isabel Law, nata Norton.

Con la presente la informiamo che il giorno giovedì 20 Giugno 2013 alle ore 10,30 dovrà presentarsi presso il Tribunale Civile sito ad Aldgate per formalizzare la sentenza di divorzio richiesta da David Jude Law.

La preghiamo di presentarsi con un suo legale...'

Il resto della lettera Edith non lo lesse.

Era sconvolta, per quanto se lo aspettasse. Jude aveva detto che l'avrebbe lasciata libera però Edith non aveva immaginato che sarebbe successo tutto così in fretta.

Guardò la lettera e un pensiero la fece raggelare: non voleva che un giorno, incontrando Jude o Orlando per strada potesse succedere quello che era successo con Brian.

Perché, anche se la sua vita si era incasinata da quando li aveva conosciuti, aveva amato troppo entrambi per finire a parlare con loro come se fossero dei perfetti sconosciuti, come se fossero un obbligo fastidioso da espletare prima di finire la giornata.

E guardando la lettera compose veloce un numero.

Stavolta non fu Gerard a rispondere ma Rachel.

E non sembrava affatto tranquilla. Al contrario ansimava.

Edith in un attimo dimenticò la lettera. Sapeva che cosa stava succedendo e ne ebbe conferma quando Rachel, trattenendo a stento un grido di dolore disse:

Stavo proprio per chiamarti io, Norton!” e cercando di essere disinvolta per quanto le contrazioni glielo permettessero aggiunse: “Non è che potresti tenermi i bambini... Sai... Sto per partorire!”



Ringrazio di cuore chiaretta e scarl che mi hanno recensita.

E Margherita, la mia amica extra EFP che

legge la storia e mi sprona a scrivere.

Se avete dei nuovi capitoli lo dovete a lei.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Un po' di passaggio. Prometto che al prossimo ci

saranno dei colpi di scena.

Con affetto a tutti quelli che

mi recensiscono o

mi introducono in una delle tre liste

seguiti,

preferiti e

ricordati...

Nella speranza di non deludervi e annoiarvi.

Alla prossima.

Niniel82.









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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11: Benvenuti.


Qualche giorno prima...


Orlando stava ridendo assieme a Condola Rashad, sua coprotagonista nell'adattamento di Romeo e Giulietta a cui Orlando aveva deciso di prendere parte.

Con lui aveva deciso di portare anche Cheryl, la modella che Robin gli aveva presentato non senza qualche remora. Infatti la sua manager non capiva come Orlando, prima vedovo inconsolabile, abbandonato da tutte le donne che amava, volesse conoscere altre ragazze. L'attore di Canterbury si era giustificato dicendo che voleva cambiare un po' i suoi orizzonti e che voleva dare un po' di brio alla sua immagine. Incuriosita, Robin accettò e portò ad Orlando la giovane e di belle speranze Cheryl, molto più simile a Kate e a molti dei suoi primi flirt che ad Edith o Miranda, donne che avevano in qualche modo manipolato la vita dell'attore negli ultimi anni.

Nonostante Orlando, sin dall'inizio, avesse detto a Cheryl che tra loro due non voleva ci fosse niente, la ragazza aveva cominciato a diventare insistente, a volere qualche cosa di più: fingere di essere la fidanzata di Orlando Bloom era un ottima pubblicità, sì, ma perché non prendere anche i benefici di questa condizione approfondendo la sua relazione con uno degli uomini più sensuali dello star system?

Ma cosa ci fai con quella, OB?” chiese Condola bevendo un sorso del suo margarita e indicando con lo sguardo Cheryl che rideva, evidentemente brilla, assieme ad un altro degli attori della crew.

Orlando guardò la modella e sospirando si rese conto che per quanto fosse desiderabile -e quella comparsa, effettivamente, se la stava mangiando con gli occhi- lui non aveva mai provato il ben che minimo impulso verso Cheryl. Sapeva che la stava usando e che anche lei lo stava facendo con lui. Stop!

Quando avrai una manager come la mia alle costole allora capirai Condola!” rispose Orlando bevendo un lungo sorso dal suo bicchiere che conteneva un liquido ambrato.

Condola lo guardò sollevando un sopracciglio e domandò:

E tu vai a letto con quelle che ti presenta la tua manager solo per farla contenta?”

C'era un po' di disprezzo nella voce della giovane attrice di colore, che guardava Orlando come se fosse un alieno, incapace di capire il vero significato di quello che aveva detto.

Orlando passò la lingua sulle labbra e sorridendo dolcemente disse:

Non è proprio così...”

E allora com'è?” chiese mostrando un sarcastico interesse Condola, mentre sgranocchiava noccioline.

L'attore di Canterbury cominciava a sentirsi spalle al muro: quella non era una chiacchierata, quello era un interrogatorio.

Condola... Quando si diventa famosi si deve scendere a compromessi...” tentò di spiegare Orlando ma la giovane lo bloccò e disse:

E scendere a compromessi significa scambiarsi liquidi corporei con ragazze che non ami?”

Orlando sorrise malizioso e cercando di sviare la discussione, più perché lo stava davvero imbarazzando che per altro, domandò con voce suadente:

Non è che ti piaccio, Condola?”

L'attrice sollevò gli occhi al cielo e scuotendo la testa rispose, bevendo un lunghissimo sorso dal suo bicchiere:

Orlando... Ora ti dirò una grande verità che ti cambierà per sempre la vita: noi donne non corriamo dietro ogni pene che vediamo. E ti dirò di più: ci da fastidio chi ci usa più o meno palesemente o lo fa con qualcuna che è donna come noi... Anche se si parla di Cheryl che nel cervello ha la stessa probabilità di trovare qualche forma di vita che c'è su Marte!”

Stavo scherzando!” pigolò Orlando.

OB! Scherza quanto vuoi! A me non importa!” sorrise dolcemente Condola. “Quello che ti voglio dire è che sono un'attrice anche io e non permetterei a nessuno, né a mia madre e men che meno alla mia agente di decidere con chi devo stare. Se tu, che sei un attore affermato devi vivere così, allora preferisco non diventare famosa. Capisco accettare alcune cose, ma non posso scendere a patti con nessuno, almeno non per quello che riguarda la mia vita privata!” e alzandosi dallo sgabello concluse: “Non te la prendere Orlando... Ma non penso che stare con qualcuno che non ami sia una buona scelta!” e si allontanò con il bicchiere in mano avvicinandosi a qualcuno di non meglio identificato che la stava chiamando.

Orlando rimase fermo qualche secondo. Guardò il contenuto ambrato del suo bicchiere, rigirandolo tra le mani e fissando senza vederli davvero i riflessi sul bancone.

Aveva seguito il consiglio di John, aveva cercato qualcuna che potesse sembrare la sua ragazza, e solo ora si rendeva conto che forse non era la cosa giusta da fare.

Si guardò intorno e sospirò cercando Cheryl.

Non fu difficile trovarla. Stava parlando con una ragazza che sembrava per niente convinta da quello che stava dicendo la modella.

Sollevando gli occhi al cielo chiamò il barista e tolse qualche dollaro da tasca per pagare le consumazioni sue e della modella e avvicinandosi, toccandole una spalla, le sussurrò:

Oggi mettiamo fine a questa messa in scena!” e prendendola per mano la portò fuori dal locale.

Sapeva che cosa stava facendo: c'erano paparazzi là fuori puntati come avvoltoi su di una preda e uscire per mano con Cheryl significava farsi fotografare in sua compagnia.

Ma dopo quello che aveva detto Condola si sentiva quasi sporco, come se quello che stava facendo gli stesse in qualche modo contaminando l'anima.

Uscì dal locale. Il cielo terso dell'estate newyorkese permetteva di vedere la luce del sole anche alle sette di sera. Con una morsa al cuore Orlando ricordò una sera, a Canterbury, d'estate, quando Edith incinta e stretta a lui, rideva, mentre il sole, nonostante fossero ancora le nove, si rifletteva con riflessi magenta, rossi e oro nel cielo sereno.

Orlando! Orlando!” chiamò qualcuno.

Amo l'estate!” risuonò in un angolo della sua memoria la voce di Edith.

La tua nuova fidanzata?” chiese qualcuno lì vicino.

Amo stare nei posti dove sei cresciuto. Mi fa capire che ragazzo eri prima di incontrarmi, prima di diventare lo stronzetto famoso che sei diventato!” e il sorriso divertito di Edith riecheggiò nella testa di Orlando spezzandogli il cuore.

Ciao!” trillò la voce di Cheryl accanto ad Orlando.

In quel momento in cui passato e presente si fondevano nella testa di Orlando, in cui i colori di un tramonto nella campagna inglese si confondevano con quelli dell'estate newyorkese, Orlando si avvicinò ad un taxi e, come era successo su di un dondolo che cigolava placido sotto il peso suo e di Edith, le labbra di Orlando si incollarono su quelle di una donna. Solo che il bacio con Edith rimase solo un ricordo. Quello con Cheryl era una trista realtà condita dall'incessante scattare delle macchine fotografiche che stavano attorno.

E in quel momento Orlando ebbe solo una certezza, triste, ma comunque una certezza: avrebbe scaricato Cheryl.

Infondo aveva ottenuto quello che voleva.


Per quanto stesse crollando dal sonno, quella notte Edith non chiuse occhio. Charlotte, Kevin ed Elizabeth erano tutti a casa sua, stipati alla bene e meglio tra la camera degli ospiti e quella di Ella e David, in attesa di notizie della madre e del nuovo fratellino.

Notizie che non arrivarono fino alle sei del mattino, quando John, distrutto ma felice annunciò che Mark Gary Withman era nato alle 5:45, aveva pesato due chili e novecento grammi ed era lungo cinquanta centimetri.

Edith accolse la notizia con gli occhi pieni di lacrime e attese la prima foto di Rachel con il piccolo Mark che John le avrebbe spedito via Whatsapp.

Dopo la chiamata preparò il caffè e si mise ad armeggiare con fruste e il preparato dei pancake per preparare la colazione per i ragazzi. Decise di esagerare con le porzioni, in quanto -da quando aveva cominciato ad abitare in quella casa- non c'erano mai state così tante persone a sedere alla tavola di casa di Edith.

Ed effettivamente, un'ora dopo, mentre nella sala da pranzo di casa Norton si scatenava una guerra, Edith si maledì mentalmente mentre cucinava altri pancake che si andarono ad aggiungere alla lunghissima fila di quelli che aveva già preparato e che si stavano cominciando a raffreddare.

Nonostante questo la presenza di tutti quei bambini -anche se Charlotte cominciasse ad avviarsi inesorabilmente verso l'adolescenza- diede la possibilità ad Edith di non pensare. Non le fece ricordare che aveva un sacco di problemi da sistemare, dalla sua relazione con Orlando alla separazione con Jude. E alla sua amicizia con Gerard.

Stava impilando l'ennesimo pancake sulla lunga fila di quelli già cotti e soppesando l'idea di riutilizzarli per la cena di quella notte quando Charlotte, mettendosi a sedere sul top di granito scuro della cucina, prendendo uno dei dolci appena fatti e addentandolo, disse:

Stamattina, mentre ti guardavo fare i pancake mi sono ricordata di quando venivo a casa tua e dello zio Orlando a dormire, quando mamma e papà me lo permettevano”

Edith si bloccò un attimo e sorrise appena.

Anche lei ebbe un lampo, un ricordo legato al settimo compleanno di Charlie, quando Rachel lasciò la figlia a casa Bloom per preparare al meglio la festa che aveva organizzato.


Era una mattina fredda di metà dicembre. Edith era incinta di cinque mesi e con Orlando aveva deciso di passare le vacanze di Natale a Londra, vicini ai parenti.

Rachel, impegnata con i preparativi del matrimonio e oberata dal lavoro si sentiva in colpa verso Charlotte che cominciava a sentirsi messa da parte. Con John aveva quindi deciso di preparare per lei una bellissima festa di compleanno al quale avrebbe invitato tutti i suoi amici. Nel frattempo tutti dovevano comportarsi normalmente, magari fingendo che quella sera sarebbero andati a casa della nonna di John, che Charlotte detestava, per mangiare una fetta di torta al limone preparata dalla mamma di Rachel.

Edith era ai fornelli e leggeva attentamente le istruzioni su come preparare la miscela per i pancake, mentre Orlando, divertito, la guardava seduto al tavolo.

Unire un bicchiere di latte al resto dell'impasto e cominciare a lavorarlo con le fruste...” lesse Edith assorta.

Ti serve una mano?” domandò Orlando, anche se conosceva già la risposta.

Edith si voltò e guardandolo con sguardo di sfida disse:

Senti, Bloom... Ho intervistato il Dalai Lama. Non sarà certo il preparato dei pancake a spaventarmi, non trovi?”

Orlando strinse le labbra per non ridere e facendo cenno alla giornalista di continuare, disse:

Siamo nelle tue mani!”

Edith annuì e prendendo un bicchiere dalla credenza aggiunse il latte e prendendo le fruste le accese prima di infilarle dentro l'impasto.

Orlando sbarrò gli occhi e si sollevò dicendo:

No! Edith non ora!” ma fu comunque troppo tardi.

L'impasto cominciò a schizzare ovunque e sia Edith che Orlando si trovarono con i capelli e i vestiti pieni di preparato per i pancake e latte scremato.

Si guardarono negli occhi e cominciarono a ridere come dei bambini, mentre Orlando, togliendo un po' di sporco da un ciuffo di Edith, divertito disse:

Non mi spaventa niente a me, ho intervistato anche il Dalai Lama io... Sarai anche una bravissima giornalista amore... Ma come cuoca sei pessima!” e le baciò dolcemente le labbra.

Edith rispose al bacio sorridendo sulle labbra dell'attore di Canterbury e senza staccarsi da lui, in sua difesa, disse:

Io ho sempre detto che non sono brava a fare nemmeno un uovo strapazzato!”

Orlando troppo impegnato a baciarle le labbra non rispose alla provocazione ma continuò a baciarla sussurrando solo a fior di labbra con voce roca:

Da quando sei incinta hai un profumo meraviglioso!”

Edith sorrise di nuovo e staccandosi appena replicò:

Non è la gravidanza è questo preparato che tra l'altro ha la stessa consistenza del cemento a presa rapida dopo di un po'!”

Orlando non rispose di nuovo e prendendo Edith per i fianchi la mise a sedere sul top e le baciò il collo, con passione.

Ob!” cerò di protestare senza essere troppo convincente Edith. “La cucina e un disastro!”

Ma Orlando non sembrava interessarsi a questo. Stava ancora titillando la pelle di Edith con baci, carezze e piccoli e delicati morsi quando si sentì:

Zia Edith! Zio Orlando! Ma cos'è questo disastro?”

I due si guardarono in faccia per un attimo ed Edith riuscì solo a dire:

Mettimi giù!”

Orlando fece come ordinato e sistemandosi alla bene e meglio i due sorrisero a Charlie che con le mani nei fianchi disse:

Questo significa che non c'è niente per colazione?”

Edith guardò Orlando con imbarazzo e poi rivolgendo lo stesso sguardo alla bambina, annuì.

Charlotte sollevò gli occhi al cielo e stava per replicare quando Orlando disse, avvicinandosi e prendendola in braccio:

Buon compleanno, piccola. Io e la zia Edith volevamo farti una sorpresa, ma lo sai che la zia in cucina è una frana... Quindi adesso ci andiamo tutti a lavare a andiamo a Dunkin' Donuts a Strand e ci mangiamo un casino di ciambelle. Che ne dici?”

Gli occhi di Charlotte si illuminarono e abbracciando forte Orlando, entusiasta disse:

Zio! Promettimi che se non ti sposi la zia Edith, quando sono grande, sposi me!”

Orlando rise e baciando la guancia della bambina rispose:

Vediamo!” e rivolgendo ad Edith un sorriso sarcastico aggiunse: “Sette anni in Tibet... Io e Charlie stiamo andando a prepararci. Che ne dici di mettere a posto questo casino e di raggiungerci appena puoi?”

Edith strabuzzò gli occhi e con le mani sui fianchi guardò Orlando allontanarsi senza dire niente. In quel momento riusciva solo a pensare a due cose: che Orlando sarebbe stato il padre migliore del mondo; e che aveva davvero voglia di un paio di ciambelle da Dunkin' Donuts.


Edith sorrise a quel preciso ricordo.

E guardando Charlotte disse:

Ricordo anche io!”

Charlotte prese l'ennesimo pancake e addentandolo disse:

Io invece vedo che mancano due cose...”

Edith si voltò a guardarla e Charlotte continuò:

Primo lo zio... Da quando lo hai lasciato non sei più la stessa. Con lui era diversa. Ti sorridevano gli occhi, eri meno acida... Lo dice anche la mamma...” e guardando il pancake aggiunse: “E lo sciroppo d'acero, zia. Manca lo sciroppo d'acero!” e scendendo dal top guardò il cellulare che aveva annunciato l'arrivo di un nuovo messaggio e mentre lo apriva, senza guardare Edith negli occhi concluse:

E ricorda zia Edith. Se non lo sposi tu lo zio Orlando, lo sposo io. E ci mancano solo cinque anni perché diventi maggiorenne!” e togliendo la lingua fuori fece un sorriso e strizzò l'occhio ad Edith che la guardò allontanarsi perplessa.

Da quando Charlotte era diventata così intraprendente?

E da quando ricordare un evento con Orlando la faceva stare così male?


Quella mattina volò veloce al lavoro ed Edith, giocando d'anticipo e mettendo tutti gli appuntamenti prima di mezzogiorno, si trovò con il pomeriggio libero.

Dopo un pasto veloce andò immediatamente all'ospedale dove Rachel era ricoverata.

Le cose erano andate bene e sia che il bambino che la mamma stavano bene, nonostante questo e le regole degli ospedali inglesi che permettevano ad una puerpera di lasciare la struttura anche ad una manciata di ore dal parto, Rachel e il piccolo Mark vennero trattenuti fino alla mattina, per scongiurare eventuali problemi.

Quando Edith entrò nella stanza la sua migliore amica dormiva.

John, che non aveva dormito tutta la notte, aveva approfittato dell'ora di pranzo per tornare a casa al fine di farsi una doccia, mangiare un boccone e magari riposare un po'.

Sull'uscio, la giornalista, picchiò leggermente la porta con le dita, sorridendo. Rachel, a fatica, aprì gli occhi e quando vide l'amica disse:

Norton. Menomale che sei qui!”

Edith entrò sorridendo e mettendosi a sedere nella poltrona vicina al letto di Rachel, disse:

E perché?”

John non capisce le mie lamentele sul fatto che, nonostante questo sia il quarto figlio per me, non trovo normale che per ricucirmi abbiano dovuto quasi praticarmi un'infibulazione!” si lamentò Rachel cercando di mettersi di fianco per parlare meglio con l'amica.

Quanti punti ti hanno messo?” chiese Edith aiutandola, con una smorfia di sincero dolore dipinta sul volto.

I dottori hanno detto dieci. E li ho sentiti tutti. Ecco perché posso giurare che sono molti di più!” replicò Rachel con una smorfia di dolore vero, stavolta, che difficilmente riusciva a celare.

Edith sorrise sistemandole le coperte e indicando dietro di lei, verso la culla, chiese:

Posso?”

Certo!” esclamò Rachel, che sarcastica aggiunse: “E visto quanto piange volevo anche proporti di adottarlo! E non solo per quello...”

Edith sorrise e avvicinandosi al piccolo Mark rispose:

E John è d'accordo?”

Le bastò affacciarsi alla culla per vedere il visino del piccolo. Per quanto non fosse il primo bambino che vedeva ne rimase alquanto delusa: Mark era piccolo e quasi sembrava rachitico; i capelli erano tutti dritti, soffici e neri e il viso corrucciato sembrava quello di Gollum. E lei che era stata la compagna di Orlando Bloom era davvero ferrata in materia.

Lo so cosa stai pensando, Norton!” disse Rachel senza voltarsi. “Mark è orribile, vero?”

Edith spalancò la bocca cercando qualcosa di carino da dire, ma non la trovò e il silenzio prolungato dell'amica indusse Rachel a pensare che anche Edith pensava la stessa cosa che lei aveva capito quando aveva visto il piccolo poggiato sul suo petto, appena nato.

Non è così male! È simpatico!” replicò Edith cercando di convincere anche se stessa. “Diciamo che è un tipo!” concluse.

Un tipo alieno, Edith!” rispose Rachel afflitta. “Non ho mai partorito un essere così immondo!”

Rachel! È tuo figlio!” rispose scandalizzata Edith tornando a sedersi nella poltrona per poter guardare Rachel in viso.

L'amica sollevò un sopracciglio e rispose:

Sappi che chiederò l'esame del DNA, perché non sono sicura che questo bambino sia mio...”

Ha i capelli del tuo stesso colore” notò Edith con attenzione.

Quel bambino non mi somiglia nemmeno un po'. Lo sai a chi somiglia invece? Alla nonna di John. A quella vecchia megera. Ha i suoi stessi capelli dritti e indomabili. Solo che quelli di Mark sono neri, lei nemmeno li tinge più per non correre il rischio di ossigenare troppo il cervello!”

Alla battuta di Rachel, Edith dovette davvero far leva su tutto il suo autocontrollo per non scoppiare in una fragorosa risata si piegò in avanti e rise a lungo in silenzio, mentre l'amica stesa supina la guardava con un sopracciglio sollevato, divertita a sua volta.

Dopo qualche secondo Edith riuscì a riprendere il controllo e guardando Rachel la rassicurò:

Tranquilla. Molti bambini appena nati sono orribili e poi crescendo diventano bellissimi!”

Rachel mosse la testa in un segno d'assenso per niente convinto e poi, guardando seria Edith le disse:

Ieri mattina, molto prima che le doglie mi cogliessero, mi hai parlato di un certo Gerard... Non è che per caso ti stavi riferendo a Gerard Butler, vero?”

Edith guardò l'amica con aria di sfida e incrociando le braccia e accavallando le gambe, con la schiena poggiata sullo schienale, reclinando appena la testa a sinistra disse:

Perché me lo chiedi Brown? Non penso che sia importante, ora che sei diventata mamma, sapere se la persona con il quale mi confido sia o no un attore famoso...”

Rachel si sistemò nel letto e rispose:

Lo diventa dal momento che in questo caso specifico gli attori famosi diventerebbero tre o ti sei dimenticata di Orlando e di Jude?” e puntellandosi su di un gomito, senza nascondere una smorfia di dolore, l'ennesima, aggiunse: “E non mi è per niente piaciuto il tono con cui ne parlavi!”

Edith aggrottò le sopracciglia e sorridendo, incuriosita, disse:

E cosa ci sarebbe di così strano nel mio tono di voce quando parlo di Gerard, scusa?”

Rachel la guardò seria e con lo stesso tono replicò:

Si vede e si sente lontano un miglio che ti piace!”

Edith boccheggiò a quell'affermazione. Ma infondo aveva di fronte Rachel. Da quanto si conoscevano? Quasi vent'anni? Come poteva la sua migliore amica, che in tutti quegli anni aveva visto passare l'amore per Brian, Orlando e Jude dando solo consigli più o meno saggi, non rendersi conto che Edith si stava innamorando di qualcun altro.

Quando ti ho detto che magari ti serviva un terzo uomo non ero seria. Non sono mai seria quando dico cazzate simili!” continuò Rachel con un tono che non ammetteva repliche.

Edith sospirò e disse:

Gerard mi capisce. Ecco tutto. Sa quello che voglio senza che io parli. Mi è stato vicino più lui in queste settimane che Orlando e Jude da quando sono finita sotto quella macchina!”

Edith... Ma ti rendi conto che Orlando da quando l'hai lasciato è completamente uscito di testa. Sembra regredito mille anni perché non sa come comportarsi, peggio di un adolescente alle prime armi. E Jude... Per quanto mi costi ammetterlo... Stavolta ha fatto la scelta giusta. Tu e lui non vi dovevate sposare. Punto. Tu amavi e ami Orlando e mettere un altro in mezzo, per l'ennesima volta tra di voi, mi sembra meschino e sadico!”

Edith guardò Rachel con tanto d'occhi e disse:

Tu non capisci. Quando l'ho conosciuto l'ho odiato con tutto il cuore. Era irriverente, spocchioso, alle volte perfino cafone. Abbiamo litigato e quando poi ho cominciato a capire che persona era il nostro rapporto è cambiato... Siamo diventati molto più amici... Ed io... Io non lo so cosa mi sta prendendo, ma credo che dopo tutto il livore che ho provato nei suoi confronti... Mi sto innamorando di lui!”

Rachel sollevò gli occhi al cielo e disse:

Ti rendi conto che quella che mi hai appena descritto e paro paro la tua storia con Orlando. Odio senza frontiere all'inizio, attrazione fatale poi e per finire amore senza fine... Edith tu non ami Gerard. Tu ami il fatto che Gerard ti ricorda Orlando. E questo significa solo una cosa. Tu ami il padre dei tuoi figli!”

Rachel... Non sto scherzando...” stava per dire Edith ma l'amica la bloccò e disse:

Nemmeno io! Non sono mai stata più seria in tutta la mia vita. E te lo dico perché sono stufa di vederti raccogliere te e la tua anima a cucchiaini ogni volta che una storia finisce. Sono stanca del fatto che tu non capisca che hai lasciato Orlando solo per ferirlo come lui aveva ferito te e che quando potevate rimettervi assieme, sempre per orgoglio hai sposato Jude, nonostante aspettassi un figlio di Orlando!”

Jude per me è stato un uomo importante!” si giustificò Edith.

Talmente importante che non hai provato niente quando ti ha lasciato?” notò con una punta di cattiveria Rachel.

Sto passando uno dei momenti più duri della mia vita!” replicò Edith stupita che la sua amica usasse quella scusa per giustificare le sue idee.

Non dire stronzate, Norton!” disse Rachel divertita, con un tono pregno di sarcasmo: “Se John mi lasciasse e nello stesso giorno scoprissi che mia madre è malata, beh! Sappi che cadrei a pezzi. In mille piccoli pezzi pieni del dolore per la perdita futura di mia madre e per quella immediata di mio marito!”

Tu non sai cosa vuol dire perdere un genitore!” bisbigliò Edith.

Nemmeno tu fino a prova contraria!” fece notare all'amica, Rachel. “E questo non vuol dire che tu debba usare la scusa della malattia di Eloise, la tua debolezza passeggera per mettere quel poveretto in mezzo!”

E se lui mi ricambiasse?” replicò Edith con rabbia.

Rachel la guardò sollevando un sopracciglio e divertita disse:

Se è lo stesso Gerard Butler quello di cui stiamo parlando, allora penso che sia fidanzatissimo con una che, scusa la sincerità, ma è cento volte più bella di te. Madalina Ghenea è una bellissima donna. O sbaglio?”

Edith accusò il colpo stoicamente: Gerard gli aveva fatto vedere una foto di Madalina ed lei non aveva potuto far altro che constatare che fosse davvero bellissima.

Sarà un'arrampicatrice sociale. Tutte le modelle lo sono...” replicò Edith con fare disinvolto.

Fino a poco fa avevi tu addosso quell'etichetta e non penso che ti facesse piacere sentirtelo dire, visto come reagivi ogni volta!” disse Rachel con semplicità.

Effettivamente Edith ricordava i momenti in cui tutti l'additavano come un'arrampicatrice sociale solo perché era la fidanzata di Brian Stephensons e ricordava anche che si era giurata mille volte che non avrebbe mai detto a qualcuno la stessa cosa.

Chinò la testa e sospirò e disse:

A me lui piace...”

Lo disse con un tono di voce simile a quello di una bambina ferita e Rachel, con un sorriso dolce le spiegò:

A te non piace. Tu non lo vuoi. Stai solo copiando l'immagine di Orlando su di lui perché non vuoi ammettere con nessuno che sei ancora innamorata di lui!” e sistemandosi, reprimendo una smorfia di dolore, aggiunse: “Quanto ti ci vuole ad ammetterlo, Edith? Tu sei innamorata di Orlando e tutto quello che hai fatto dopo che vi siete lasciati lo hai fatto solo per fargli male, per fargli un dispetto. Se io non amo un uomo non aspetto che mi scopi contro un muro mentre sto per sposare il mio mito!”

Io ho sposato...” stava per dire Edith ma venne interrotta da Rachel:

... Jude per amore!” e dopo aver concluso la frase per lei, disse: “Sai quante volte me l'hai detta questa cosa, Edith? Mille. Sono anche stanca di sentire queste cazzate! Tu ami Orlando. Lo hai amato da quando avete fatto quella stupida intervista nel 2005 e in questi, quasi, dieci anni non avete altro che strapparci le palle prima con il vostro 'ma siamo solo amici' e poi, dopo che vi siete lasciati con il 'sono troppo orgogliosa-barra-orgoglioso per perdonarlo-barra-perdonarla! Per il bene dei nervi miei, di John, di Fred e Jen e per quelli di tutto l'emisfero boreale... Vi prego... Mettetevi d'accordo e smettetela di romperci le scatole, una volta per tutte!”

Edith sentì l'improvviso impulso di scoppiare a ridere. E infatti rise di gusto e non si trattenne, svegliando anche il piccolo Mark e costringendo Rachel ad alzarsi dal letto e cercare di calmare il bambino. Ma non gli importava.

In quel momento, ridere, l'aiutava a togliere il peso di tutto quello che stava succedendo.

In quel momento, ridere, era l'unica cosa che le permetteva di non pensare a tutto quello che stava succedendo in quel momento delicato delle sua vita.


Dopo giorni dalla nascita di Mark, Edith, seduta nella penisola della sua cucina, stava ancora mangiando i pancake che aveva preparato in quantità industriale la mattina che i figli di Rachel avevano fatto colazione da lei.

E lo stava facendo di sera mentre lavorava alla ristesura di una parte del copione che Gordon le aveva mandato per email. Stava pulendo la tastiera del pc, poggiato affianco a lei, dalle briciole, quando il suo cellulare squillò.

Aggrottò la fronte e prendendo il cellulare guardò il display che si era illuminato e annunciava che qualcuno la stava chiamando. E quando lo vide il cuore perse un battito. Era sua zia Marge.

Trattenendo il respiro Edith rispose:

Pronto!”

La zia dall'altra parte replicò con voce allarmata. E questo spaventò di più Edith che mai, da quando la conosceva, aveva sentito sua zia in quelle condizioni.

Edith! Ti prego. Corri al Royal London Hospital a Whitechapel... Tua madre è stata male e l'hanno portata lì!”

La voce concitata di sua zia fece venire la pelle d'oca ad Edith: in un attimo la malattia di sua madre le crollò addosso come non era mai successo fino a quel momento. Tutta la sua essenza si era tesa fino a quel momento, fino al giorno in cui tutto sarebbe diventato inevitabile: il lento degenerare della malattia di sua madre.

Si mise d'accordo con la zia, chiedendole indicazioni accurate sul piano in cui era ricoverata e poi, come un'automa, cominciò ad organizzarsi: svegliò suo figli, che piagnucolarono spaventati e lasciarono che la madre li vestisse e li sistemasse sul divano dove ad intervalli alterni ricaddero in un sonno profondo, poi chiamò Rachel chiedendole se poteva ricambiare il favore che aveva fatto il giorno che era nato Mark e di tenere Ella e David.

Rachel non chiese spiegazioni, ma accettò senza protestare. E di questo Edith le fu grata dal momento che qualsiasi domanda le avrebbe causato una crisi di pianto.

Dopo aver chiuso la comunicazione con l'amica scorse veloce la rubrica e chiamò Emma e Paul e poi suo padre. Fatto questo si vestì in fretta.

Si rese conto in quel momento di quanto, in momenti concitati o difficili, le cose più importanti tendessero a sparire. E le chiavi della sua macchina erano un esempio. Nervosa cominciò ad inveire contro tutti soprattutto contro se stessa, mentre i figli la guardavano spaventati. Quando le trovò, riguardando per quella che le sembrava la milionesima volta dentro al borsa, prese in braccio David e per mano Ella e li caricò sulla macchina.

Guidò come una matta.

Arrivò a casa di Rachel in metà del tempo che ci avrebbe messo normalmente e poi corse all'ospedale. Lì trovò i suoi fratelli, suo padre e sua zia che parlavano fitti, con aria preoccupata.

Come sta la mamma?” chiese entrando, lasciando che Emma l'abbracciasse.

Marge sospirò e rispose:

Abbiamo parlato con il dottore... E non ci ha dato buone notizie. Ha detto che il tumore sta avanzando. Ci sono metastasi in tutto il corpo... Ha parlato di stadio quattro...”

E che significa?” domandò Edith che era completamente scevra in medicina e si sentiva come quando una professoressa la interrogava su di una materia che non aveva studiato.

Paul sospirò e disse:

Lo stadio finale, Edith... Ci hanno detto di prepararci perché da un momento all'altro la mamma ci può lasciare”

A quelle parole le gambe di Edith cedettero. Emma l'aiutò a sedersi e la giornalista rimase con lo sguardo perso nel vuoto.

Metastasi. Stadio finale della malattia. Tenersi pronti a tutto.

E non possono far niente per bloccarlo, per regalarle qualche mese in più?” domandò sentendosi stupida.

Sapeva dentro di sé che era inutile anche pensarlo. Tom era morto di tumore e non si era potuto fare nulla quando la malattia aveva cominciato ad avanzare lenta e inesorabile.

Sua madre stava cominciando ad andarsene. E lei non poteva far niente per trattenerla.

Si prese la testa tra le mani e cominciò a piangere.

In silenzio.




Ringrazio prima di tutto chiaretta

che ha recensito e

Margherita che

ha riletto due volte il capitolo in

attesa di un aggiornamento.

E ringrazio i lettori silenti.

Ricordandovi che ho una pagina facebook

che si chiama

Niniel82

-vedi tu l'originalità-

mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto

e spero che lascerete un vostro commento

per farmi sapere

se la storia vi piace.

Ripeto.

Qualunque critica costruttiva

è ben accetta.

Alla prossima.

Niniel82.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12: Bentornati.


C'è qualche cosa di tranquillizzante nell'alba. Forse il silenzio che segue la notte, lo stiracchiarsi sonnacchioso di ogni finestra che si sveglia per vivere un nuovo giorno.

Quell'alba, per Edith, segnava l'inizio di una nuova giornata, difficile, ma comunque un nuovo giorno ancora da vivere con sua madre.

Camminando per le strade silenziose, Edith, teneva il bavero della giacca, mentre una silenziosa Liverpool Street cominciava a riempirsi di pendolari, uomini d'affari e gente di ogni tipo che si apprestava ad iniziare una nuova giornata lavorativa. Entrò in uno dei tanti coffee shop che stavano aprendo e prese un caffè nero bollente. Si mise a sedere su di un tavolo e si guardò intorno con aria persa, pensando a tutto e non pensando realmente a niente.

Quella notte era stata lunghissima. Sua madre era stata molto male e i dottori erano stati altrettanto realistici: non le rimaneva molto da vivere. Alternandosi al suo capezzale, tutti e tre figli e il marito avevano vegliato su di lei, che ignara dormiva beata. E nei momenti di silenzio, quando Edith rimase a guardare la madre, sciupata, coperta dal lenzuolo bianco sentì dentro di sé aprirsi un baratro che la stava separando dal resto del mondo e che aveva creato un muro invisibile che la divideva anche da quelle persone che consumavano allegre la loro colazione in quel momento che era lontana dal reparto di oncologia dove sua madre era ricoverata.

Si stava guardando attorno, chiedendosi se fosse il caso di chiamare o no Rachel quando la sua attenzione venne attirata da una rivista patinata, con sopra una foto di Orlando che stava stretto ad una ragazza slavata, che sembrava una piccola Barbie Malibù. Ci volle qualche secondo perché riuscisse a capire quello che gli occhi le stavano proponendo. La sua testa cercò di formulare pensieri riguardanti il fatto che fossero appena le sette del mattino, che lei non avesse dormito abbastanza, che la stanchezza le stesse giocando brutti scherzi, prima che la rabbia prendesse il sopravvento, ma fu inutile: l'immagine rimase dov'era e la rabbia stava cominciando a salire lentamente, strisciante come una serpe.

Guardò, cercando di non essere troppo invadente, il giornale dell'avventore sconosciuto e dovette arrendersi all'evidenza: Orlando stava con un'altra. Un'altra molto alta, molto bella e molto simile a Kate, tra l'altro, molto più di quanto lo erano state lei e Miranda.

Sentì l'aria mancarle, la testa girare e le mani tremare.

Cosa le stava succedendo?

Boccheggiando si sollevò in piedi, di scatto -facendo voltare alcuni avventori che le riservarono uno sguardo risentito- e uscì dal locale a passo svelto, tenendo tra le mani il suo caffè che inerte non poteva far altro che sciaguattare contro le pareti della tazza di plastica ad ogni passo della sua incauta padrona.

Non sapeva cosa fare. Sapeva che i suoi piedi la stavano guidando contro la sua volontà e la sua testa stava frullando pensieri non proprio carini su Orlando e sulla sua nuova compagna. Si sentiva tradita, senza capire perché.

Si sentiva ferita. E questo la spaventava.

Entrò nel primo off licence disponibile senza nemmeno sapere come ci fosse arrivata e si tuffò tra i giornali, cercando la conferma di quello che aveva visto solo qualche istante prima. Ci volle poco perché si rendesse conto, con suo grande stupore, che un po' tutti avevano in prima pagina quella dannatissima foto.

Ne agguantò un paio e si mise a sfogliarli con forza, cercando gli articoli. Voleva sapere il nome di quella donna. Voleva sapere come e perché Orlando si fosse dimenticato di avvisarla di questo piccolo dettaglio.

Stava cercando su di un articolo il nome della bionda quando una zaffata di curry e di chissà Dio cos'altro la investì e chiudendo gli occhi disgustata si voltò e guardò un uomo che divertito la guardava masticando solo lui sapeva cosa.

Tu legge, tu compra!”

Edith sollevò un sopracciglio e l'uomo, pensando che non l'avesse capita, ripeté più lentamente:

Tu legge mie giornali. Tu compra mie giornali!”

Edith si trattenne dal gridare a quel perfetto sconosciuto quanto fosse idiota e prendendo un grosso respiro disse, porgendole i giornali:

Li prendo tutti” e dirigendosi alla cassa prese il borsellino e pagò l'importo chiedendo una busta dove infilare tutte quelle riviste.

Quando uscì dall'off licence, Edith si sentì un'idiota.

Erano anni, secoli che non comprava una rivista patinata. L'ultima l'aveva comperata per vedere la faccia di Joanna Kelly, la ragazza di Mark Owen dei Take That. E dopo aver notato che non era butterata e che non presentava niente di terribile ed al contrario era bella e sembrava pure simpatica, Edith buttò sconsolata nella spazzatura la rivista assieme al suo sogno di diventare la signora Owen.

Comperare quindi una di quelle riviste e cercare la foto dell'uomo che non solo aveva condiviso con lei il letto, la casa e la vita per tanto tempo, ma era anche il padre dei suoi figli la faceva sentire una perfetta deficiente, oltre che una pazza stalker senza speranze che spiava il suo idolo tra una pagina e l'altra di qualche rotocalco.

Camminò a passo spedito verso l'ospedale. Entrò e prese quasi subito l'ascensore. Il caffè dentro la sua tazza di plastica si era ormai raffreddato, ma ad Edith non importava. Voleva solo ed esclusivamente vedere quelle dannatissime foto.

Lasciò che le porte si aprissero davanti a lei. Saltò fuori dall'ascensore senza nemmeno guardare chi della sua famiglia, preoccupato nel vederla in quelle condizioni, si era avvicinato a lei chiedendole perché fosse così sconvolta, Edith si mise a sedere in un angolo e lesse l'articolo della prima rivista che le era capitata tra le mani.


ORLANDO BLOOM E LA SUA NUOVA FIDANZATA NELLA BELLISSIMA ESTATE NEWYORKESE.

NEW YORK: A quanto pare Orlando ci ha messo davvero poco a mettere in archivio il suo divorzio con Miranda Kerr e i continui rifiuti della sua ex Edith Norton. E lo fa alla luce del sole di una calda estate newyorkese.

L'attore, che sta lavorando nella Grande Mela alla preparazione dello spettacolo di Broadway che lo vede vestire i panni di Romeo nell'adattamento teatrale della celebre opera di Shakespeare, a quanto pare non ha perso tempo per mettersi il cuore in pace. E lo ha fatto con una ragazza di cui ancora non si conosce il nome.

Il tutto alla luce del sole e di molti riflettori.

Orlando ha sofferto molto. Prima la separazione con Edith. Poi quella con Miranda. Penso che abbia davvero bisogno di un po' di tranquillità!” dice una persona molto vicina all'attore di Canterbury.

Con lei Orlando sta trovando la pace che merita. Spero davvero che questa sia la donna giusta!”

A quanto pare Orlando pensa lo stesso visto che ha deciso di non nascondersi più...


Edith sbuffò infastidita. Era una giornalista e sapeva quando un articolo era montato ad arte su delle foto compromettenti. Non era successo lo stesso quando Brian e Felton avevano messo su un teatrino mica male inventandosi chissà quale storia di tradimenti e di sesso quando lei e Orlando erano usciti assieme solo come amici?

Sentendosi ancora di più una stupida, Edith prese un'altra rivista e non notò alcuna differenza con la precedente, a parte qualche riquadro dove era ritrattata lei che camminava da sola e sotto qualche didascalia di cattivo gusto che la dava triste ed affranta per la nuova relazione di Orlando.

Ma il peggio lo si toccò con l'ultima rivista che oltre quella incriminata aveva deciso di mettere in campo un po' tutte le foto che avevano costellato gli ultimi mesi di vita di Edith e di Orlando, annessi e concessi tutti gli altri protagonisti consapevoli e no di quel rondò.


I LOVE YOU YES. I LOVE YOU NOT. TUTTI GLI AMORI DI EDITH NORTON.

LONDRA: La giornalista stroncacarriere, Edith Norton, ora direttrice del Guardian UK, non se la passa affatto bene. A quanto pare Orlando Bloom (foto 1,4,6), ex della Norton, nonostante abbia divorziato da pochissimo con Miranda Kerr (foto 6 e 9), rivale della bionda ed eterea giornalista, non ha esitato a rimpiazzare la giovane giornalista con una donna più giovane e decisamente più hot.

Orlando ama molto Cheryl. Si sono conosciuti quando lui è arrivato a New York qualche tempo fa e d'allora fanno coppia fissa!” dice una persona molto amica della coppia.

Ma le cose per la Norton sembrano peggiorare sempre più. Jude Law (foto 2,5,7) ha chiesto il divorzio dalla giornalista e non sembra averla presa poi tanto male. Al contrario si sta dando alla bella vita: esce ogni sera e frequenta una donna differente almeno ogni settimana. Chi lo conosce dice di non averlo mai visto più felice e tranquillo in vita sua.

Edith ha ferito parecchio Jude. È stata molto meschina nei suoi confronti. E il motivo lo sapete tutti!” dice un grande amico dell'attore.

Il motivo di sicuro è da ricongiungere alla nascita di David Bloom (foto 10, assieme alla sorella Ella Bloom, anche lei figlia dell'attore Orlando Bloom), già Law, che l'attore aveva riconosciuto come suo nonostante fosse figlio del suo rivale Orlando.

Una storia degna da romanzo di appendice visto che a complicare le cose si è messo il terzo incomodo: Gerard Butler (foto 3,8). Gerard, che ha lavorato con Edith prima che lei decidesse di tornare a Londra per seguire meglio la redazione del Guardian, a detta di molti è diventato un grandissimo amico di Edith. Talmente tanto che si pensa siano diventati qualcosa di più che semplici amici.

Ma a quanto pare, anche l'amore con Butler sembra destinato a risolversi in un nulla di fatto. Infatti, la gelosissima e bellissima fidanzata dell'attore scozzese, Madalina Ghenea, ha deciso di raggiungere il bel Gerard sul set e come attestano le foto del prossimo articolo, sono innamorati più che mai.

C'è chi parla addirittura di matrimonio imminente!


Stanca di leggere altro, Edith chiuse il giornale e poggiò la testa al muro, sospirando e chiudendo gli occhi. Si sentiva stanca e frustrata: non bastava quello che stava succedendo a sua madre, ci voleva anche quella dannatissima foto.

Orlando, Jude e Gerard avevano tutto il diritto di vivere la loro vita come e con chi volevano, ma i giornali non potevano stravolgere la sua. Bastava quello che faceva lei da autodidatta a renderla più dura di quello che doveva essere.

Sentì qualcuno sedersi vicino a lei e aprendo gli occhi vide suo padre.

Era stanco e sotto gli occhi aveva due profonde occhiaie scure. Edith non lo aveva mai visto così.

Sei entrata come una furia poco fa, che è successo?”

Edith sospirò e indicò con lo sguardo le riviste che stavano sulle sue gambe. Il padre ne prese una e osservandola con attenzione, disse:

Ti ho sempre detto che non dovevi lasciare Jude. Quello è un bravo ragazzo!”

Edith sorrise sarcastica e sistemandosi nella sedia, disse:

Credi? Apri a pagina 4!”

Il padre fece come ordinato e guardò in silenzio le foto. E ridando il giornale alla figlia disse:

Ma per quale motivo non ti sei sposata con Martin McFly?”

Edith si voltò verso il padre e sollevando un sopracciglio rispose:

A parte che il suo nome mi ricordava il protagonista di 'Ritorno al Futuro'...”

Ma tu lo adoravi!” intervenne il padre.

Il film, indubbiamente!” precisò Edith. “Ma non amavo la faccia del tuo prediletto. Sembrava un quadro di Picasso, papà!”

I due risero. E Patrick, sistemandosi nella sedia, guardò la figlia e le domandò:

Cosa ti ha ferita?”

Edith sollevò le sopracciglia ripetendosi mentalmente quella stessa domanda.

Cosa l'aveva ferita?

Le foto di Jude che viveva la sua vita come se lei e la loro storia non fossero mai esistite?

No.

Le foto di Gerard che abbracciava Madalina mostrando al mondo il suo amore?

No.

Le foto di Orlando che aveva trovato un'altra donna?

Uno strano fastidio alla bocca dello stomaco fece salire alla bocca una strana sensazione di amaro e improvvisamente gli occhi cominciarono a prudere pericolosamente ai lati.

Sì! Le dava fastidio quello.

Se ami Orlando... O Jude... O qualcun altro... Ti do un consiglio. Poi vedi tu se seguirlo o no. Ok?” disse Patrick bloccando il flusso di pensieri della giornalista.

Edith non disse niente e Patrick continuò:

Se ami qualcuno diglielo. Non aspettare. Non fare il mio stesso errore che mi trovo fuori da una stanza di ospedale aspettando che tua madre mi dica di entrare. Aspettando che quel poco che le rimane da vivere lei lo voglia vivere con me... Se ami un uomo faglielo capire. Bacialo quando meno se lo aspetta. Fagli capire che per te è la cosa più importante!”

E se quella persona mi dovesse respingere?” domandò Edith seria.

Se ti ama davvero non lo farà. Chi ti respinge non ti ama o non prova il tuo stesso sentimento! Quando succederà saprai che è arrivato il momento di andare avanti!”rispose Patrick con dolcezza.

Edith sospirò e pensò a tutto quello che era successo. Aveva voglia di chiudersi in casa e piangere. Tanto. Abbandonata nel divano buttare fuori tutto quel dolore, quel disprezzo, quella rabbia che sentiva contro il mondo, contro Orlando, contro Jude e contro se stessa.

Se poi la persona che ti respinge lo fa per altri motivi... Lotta. Come sto lottando io con tua madre!”

Edith sorrise e abbracciò il padre.

Aveva gli occhi pericolosamente lucidi, ma in quel momento sapeva che l'unica cosa che davvero voleva era stare tra le braccia dell'unico uomo che per tutta la sua infanzia l'aveva protetta. E anche se alle volte non si erano capiti, si erano gridati contro, alla fine si erano sempre ritrovati e suo padre era tornato ad essere l'unico capace di capirla come mai nessuno era riuscito a fare.

E dentro quell'abbraccio, per la prima volta da tanto tempo, Edith si sentì finalmente protetta.

A casa.


Robin sbuffò infastidita guardando Orlando torva.

Quando volevi dirmi che tu e questa gallina senza cervello state assieme?”

Orlando sbuffò passando una mano tra i capelli e rispose, stringendosi nelle spalle:

Non ti ho detto niente perché io e quella gallina senza cervello non stiamo assieme, ecco tutto!”

Robin annuì e mostrando il giornale che aveva tra le mani, disse:

E questo? Cos'è?”

Orlando guardò la foto che c'era sul giornale e disse:

Ti farai venire un'emorragia nasale se continui così!”

Gli occhi di Robin si dilatarono e sollevando il giornale per mostrare meglio la foto, disse:

Tu lo sai che non mi frega un cazzo di chi usi o chi non usi per svuotarti le palle, Orlando. Quello che io devo fare è proteggere la tua immagine e se fai cazzate simili io non posso far altro che prenderne atto e dirti che se lo rifai il nostro rapporto lavorativo si conclude così!”

Orlando la guardò e lo fece con uno sguardo speranzoso. Sapeva che se Robin non ci fosse stata nella sua vita molti dei casini che si erano venuti a creare non si sarebbero presentati. Robin aveva la capacità di mettere in discussione ogni sua decisione e di scombinare ogni suo lavoro. Era stata lei quella che aveva architettato tutto quel teatrino sul matrimonio ai Caraibi, segreto e senza foto. Perfino John, il suo migliore amico, si era davvero arrabbiato quando aveva scoperto quello che aveva fatto.

Ma si trattenne perché lavorare ad Hollywood senza un agente era davvero una pazzia.

Robin... Non dire cazzate!” replicò fingendosi risentito Orlando.

Allora fammi il grosso piacere di non farne tu di stronzate, OB! Sono stanca di correre da una parte all'altra mettendo a posto i casini che combini!” sentenziò Robin seria.

Orlando guardò da un'altra parte. Se si voleva parlare di casini, Orlando stava cercando disperatamente di mettere a posto quelli che aveva fatto lei.

OB! Io capisco che stai passando un brutto periodo!” continuò Robin con fare materno, anche se Orlando non poteva pensare che fosse sempre più simile ad un rapace: “Io voglio davvero che tu sia felice, ma non puoi esserlo se continui a comportarti così!”

Orlando la guardò sollevando entrambe le sopracciglia e Robin continuò:

So cosa è stato per te la separazione con Miranda. E so cosa vuol dire per te avere tre figli e non poterne crescere nemmeno uno. Ma sai quanto potresti guadagnarci da questa storia?”

Robin ti ho detto mille volte di tenere fuori miei figli dai tuoi piani!” replicò Orlando con la voce talmente bassa e minacciosa che lui stesso si chiese come Robin non stesse scappando a gambe levate.

Invece servirebbe. Un bel serivizio fotografico con Ella, Flynn e David, mettendo in risalto la storia del secondo figlio che hai avuto con la Norton. Sai come ne guadagnerebbe la tua immagine? Tradito dalle donne che ami! Con un figlio che ancora fatichi a sentire tuo...”

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Orlando puntò un dito contro Robin e alzando la voce, facendosi pericolosamente vicino, disse:

Non ti permetterai mai, mai e ripeto, mai, di mettere mio figlio David o gli altri due su di una copertina di un giornale per farmi e farti pubblicità. Loro non c'entrano niente e non voglio, davvero che tu li metta in mezzo. Ho già problemi a guardarmi allo specchio la mattina per quello che mi hai costretto a fare, non penso che ci voglia anche questa a peggiorare la situazione!”

Robin guardò Orlando stupita. Ma lo stupore durò solo qualche secondo. Sorrise spostando i capelli dietro l'orecchio e seria disse:

Cerco di toglierti dalle scatole quella gallinella bionda!” e allontanandosi aggiunse: “E mi raccomando. Cerca di non fare casini mentre io non ci sono!” e lasciò Orlando che ancora tremava di rabbia guardandola allontanarsi.


Edith stava seduta nella corsia dell'ospedale.

Si era fatto molto tardi e Paul, Emma e suo padre erano andati a casa: chi per passare un po' di tempo con i propri figli, chi perché troppo stanco.

Da quello che avevano detto i dottori, Eloise doveva stare sotto osservazione ancora per tutta la notte e poi l'avrebbero rimandata a casa il giorno dopo.

Si sentiva stanca.

Dentro di sé qualche cosa si era irrimediabilmente spezzato e la malattia della madre era la causa principale di quella rottura.

Da quella mattina le foto di Orlando che si baciava con un'altra si erano come ridimensionate e la rabbia era diventata un fastidio persistente piazzato come una spina nel cuore, ma non doloroso come vedere sua madre sdraiata su di un letto, inerme, piccola e bianca, più magra e sciupata di quanto la ricordava.

In quel momento si rese conto che sua madre era la cosa più importante in quel momento. Lei e il tempo da vivere con lei.

Seduta su di una sedia nel corridoio, con la testa poggiata contro il muro, Edith stava guardando una luce a neon che lampeggiava con un leggero ronzio, quando sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si voltò e vide sua zia Maggie che la guardava con un sorriso dolce.

Sei distrutta!” le disse piano.

Edith annuì passò una mano sul viso e Maggie le chiese:

Non pensi che sia ora di andare a casa?”

Volevo stare ancora un po' con la mamma!” replicò Edith con un sospiro.

Maggie annuì e disse:

Lo so che adesso il tuo corpo è pronto ad affrontare qualsiasi cosa e immagino che tu voglia passare con tua madre tutto il tempo che puoi. Ma ti devo dare un consiglio. Non esagerare. Perché quando sarà il momento in cui la tua presenza sarà essenziale dovrai davvero essere in forma. E se vuoi esserlo non devi fiaccarti già da adesso!”

Edith guardò la zia e sentì un moto di gratitudine nei confronti della donna. L'abbracciò grata e prima di alzarsi, sistemando la borsetta, disse:

Mi chiamerai se ci sarà bisogno?”

Certo!” disse Maggie con un sorriso dolce.

Edith annuì.

Solo in quel momento si rese conto che aveva davvero bisogno di casa sua, di una doccia, di qualcosa di caldo e forte e del suo letto. E in quell'ordine. E aveva un disperato bisogno di piangere e liberarsi dal peso di quella giornata.

Grazie!” sussurrò prima di andare.

Maggie sorrise e indicando la camera replicò:

Vai a salutare tua madre, corri!”


C'è un silenzio raccolto in alcune corsie.

In silenzio che sembra quasi il preambolo di quello che deve accadere.

Edith sentiva piombarle addosso troppe cose in quella corsia d'ospedale: l'odore della malattia che si mischiava ai medicinali e quel silenzio che le faceva ronzare le orecchie, le faceva scoppiare il cuore.

Entrò nella stanza di sua madre in un silenzio raccolto, socchiudendo appena la porta e intrufolandosi come un ospite che inatteso arriva all'ultimo momento e cerca di non far rumore per non disturbare.

Eloise, che sveglia guardava fuori dalla finestra si voltò e puntò gli occhi dentro quelli della figlia. Lo stesso colore contro lo stesso colore. La stessa forma contro la stessa forma.

Edith sentì il cuore perdere un battito guardando la madre stesa sul letto.

Quello che era successo le era caduto addosso con la pesantezza di un macigno già ore prima. Ormai si stava lentamente arrendendo all'inevitabile ma nonostante questo la consapevolezza non era meno dolorosa. Dentro di lei qualche meccanismo si era rotto e perdeva riempendole il cuore di una tristezza che non aveva mai provato: una tristezza fatta di rassegnazione e di incapacità, quella di reagire. Sapeva che stava perdendo sua madre, sapeva di non poter far niente, che doveva rassegnarsi in qualche modo a quello che stava succedendo, prepararsi al peggio insomma, proprio come aveva detto sua zia Maggie, ma non ci riusciva. Quella tristezza, come il cancro che aveva colpito Eloise, si stava diffondendo silenziosamente e non lasciava una sola fibra del suo corpo libera.

Ciao” sussurrò Eloise con un sorriso tirato.

Edith trattenne a stento le lacrime e sorridendo con voce rotta rispose:

Ciao guerriera!”

Eloise sorrise ancora. Edith sapeva che anche quello per lei era un sforzo immane e voleva gridarle di non farlo, ma sapeva che se lo avesse detto Eloise avrebbe cominciato a spegnersi lentamente e nello stesso modo se ne sarebbe andata via, con il solo dolore come compagno.

Eloise sospirò e scuotendo la testa, con quel debole stiracchiato sorriso stampato sulle labbra, disse:

Edith Isabel Norton... Ti conosco da quando sei nata e so che stai cercando di fare la donna forte. Lo hai sempre fatto...” e battendo la mano sul letto con la voce ridotta ad un soffio aggiunse: “Vieni qua. Vicino alla mamma” e fece un po' di spazio.

Edith fece come ordinato e si mise nel letto con lei.

Le due si abbracciarono. E in un attimo la mente di Edith volò e mille ricordi la pervasero: quante volte aveva fatto lo stesso nel grande letto king size di casa Norton? Quante volte la mamma l'aveva rassicurata quando il buio sembrava solo un covo pieno di mostri assassini?

Lente e silenziose le lacrime cominciarono a scendere uno dopo l'altra, scivolando come biglie senza l'anima colorata sul viso di Edith, andando a morire sul cuscino bianco e privo di consistenza dell'ospedale.

Eloise allungò la mano dove avevano messo l'ago cannula e accarezzò i capelli della figlia. Sospirò appena e disse:

Ti ricordi quando eri piccola e mi chiamavi in camera tua perché avevi fatto un brutto sogno?”

Edith tirò su col naso e annuì senza aggiungere altro ed Eloise continuò:

Ricordi che mi chiedevi sempre di cantarti la tua ninna nanna!”

Edith annuì trattenendo un grido di dolore che si era piantato tra lo sterno e la gola.

Eloise fece finta di non rendersi conto delle lacrime di Edith che scendevano più veloci. Cercò di non pensare alla paura, al dolore e sospirando di nuovo, dolcemente intonò:

Twinkle, twinkle, little star

twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

Edith sentì il cuore spezzarsi sotto il peso di quelle parole. Poteva la stessa ninna nanna che cantava ai suoi due figli farle così male?

Up above the world so high,

like a diamond in the sky.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

Eppure era ferma lì, le membra come la pietra che non riuscivano a muoversi, la gola chiusa, serrata da quel grido di dolore, le mani che tremavano impercettibilmente. E la voce roca di sua madre, ma così dolorosamente dolce, che continuava a canticchiare.

When the blazing sun is gone,

when he nothing shines upon,

then you show your little light,

twinkle, twinkle, all the night.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

Gli occhi di Edith si riempirono di lacrime e senza sapere perché cantò il resto della canzone con la madre, stringendola forte:

Then the traveler in the dark

thanks you for your tiny spark;

he could not see which way to go,

if you did not twinkle so.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!

In the dark blue sky you keep,

and often through my curtains peep,

for you never shut your eye

till the sun is in the sky.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!

As your bright and tiny spark

lights the traveler in the dark,

though I know not what you are,

twinkle, twinkle, little star.

Twinkle, twinkle, little star,

how I wonder what you are!”

In quel momento tutto divenne doloroso, come quando dopo la pioggia si apre il cielo dietro le nuvole e uno spicchio di sole invade le strade, riscalda le piante che ancora gocciolano fradice e fa male agli occhi, così quel dolore la lasciò attonita e stringendosi forte alla madre, come quando era bambina e succedeva qualche cosa che la faceva soffrire, Edith pianse forte, ripetendo in quello che prima era un sussurro e poi divenne una grido soffocato:

Mamma!”

Eloise strinse forte la figlia. Non versò una lacrima, lasciò che la figlia si sfogasse e quando i singhiozzi cominciarono ad attenuarsi, con un sospiro disse:

Non lottare se non vuoi. Metti le armi a posto e aspetta di rimetterti in sesto prima di scendere di nuovo in campo. Anche la vita ci da delle tregue. E tu approfittane quando lo fa!” e sollevando il mento della figlia, asciugandole gli occhi aggiunse:

Non aver paura di essere quella che sei. Sei così cambiata da quando sei diventata mamma, Edith! Tu non lo vedi ma il tuo carattere si è così ammorbidito che persino io che conosco ogni tua sfumatura ne sono rimasta piacevolmente colpita...” e spostandole i capelli, baciandole la fronte concluse: “Non voglio che quando me ne andrò via, per colpa del dolore, tu rimetta su quella scorza dura e inespugnabile. Voglio che tu reagisca e che faccia la cosa che tu sai fare meglio di tutte. E non sto parlando del tuo lavoro o di suonare il piano. Sto parlando di essere mamma! Voglio che tu renda il dolore gioia. Voglio che tu possa superare questo momento con i tuoi due figli. Perché non c'è niente di meglio del sorriso di un bambino quando qualcuno che ami se ne va via per sempre...”

Edith guardò la madre negli occhi e si domandò silenziosamente come poteva chiederle una cosa simile. Come poteva pensare che avrebbe fatto finta di nulla quando sarebbe stato il momento? Come non poteva capire che solo l'idea di perderla la stava distruggendo già in quel momento?

E quando succederà... Voglio che tu vada nel nostro bar, nel nostro posto e con Ella continui a a fare quello che facevamo noi due, assieme. E parla con lei, tienila vicino fino a che potrai, fino a quando non sarà troppo grande per stare dentro il nido, fino a quando non deciderà di volare da sola nel cielo!”

Edith si strinse alla mamma e piangendo sussurrò tra le lacrime quella che era una preghiera, una richiesta che lei per prima sapeva essere stupida ma che in quel momento era l'unica cosa sensata che riusciva a dire:

Non te ne andare. Resta con me!”

Eloise sorrise e passando una mano sui capelli della figlia disse:

Non me ne sto ancora andando, piccola. Sono ancora qui con te. A guardare il tuo cammino fino a che potrò!” e baciandole la testa ancora una volta lasciò che Edith sfogasse quel dolore stringendola in un silente abbraccio.


John guardò l'orario mentre il cellulare squillava.

La tempestività della stampa aveva voluto che proprio quel giorno venisse pubblicato l'articolo di Orlando che seguiva il consiglio che lui stesso gli aveva dato e che ora gli sembrava solo una grande cavolata.

OB!” disse prendendo il giornale.

Ho fatto come mi hai detto. Da voi è già uscito qualche cosa?!” domandò Orlando dall'altro capo.

John si schiarì la voce e disse:

Non si parla d'altro”

Orlando rimase qualche secondo in silenzio e poi, incerto chiese:

Come mai questa voce da funerale? È successo qualche cosa che devo sapere?”

John guardò Rachel che allattava il piccolo Mark. Una morsa allo stomaco lo attanagliò un attimo sapendo la bomba che stava per sganciare.

Sì. In effetti tuo figli sono a casa nostra da ieri notte. Eloise sta morendo!”

Ci fu l'ennesimo secondo di silenzio. John attese la risposta che non tardò ad arrivare.


Edith aveva chiesto a Rachel il favore di tenere Ella e David ancora per quella notte. Le fu davvero grata di non aver fatto un solo riferimento a quello che era uscito nei giornali quel giorno e per averle chiesto solo come stava sua madre.

Era salita in macchina e aveva guidato. Le strade di Londra cominciavano a svuotarsi lentamente. Solo gli autobus coloravano le strade vicino a casa sua, qualcuno pronto ad andare in deposito, qualcuno invece, facendo l'ennesima fermata prima che la lunga notte finisse.

Nella testa risuonava come un monito quella ninna nanna che prima Eloise aveva intonato e ogni volta che un nuovo verso, una nuova strofa si aggiungeva nel mare dei ricordi Edith sentiva il cuore fare un'altra crepa, spezzarsi ancora un po' di più.

Parcheggiò la macchina vicino casa e chiuse mettendo l'antifurto che scattò facendo illuminare i fari e producendo quel simpatico suono metallico che fanno tutte le macchine quando le si chiude con la chiusura centralizzata.

Nel silenzio della sua strada bene Edith si guardò intorno aspettandosi qualche paparazzo spuntare dal nulla, dopo l'articolo di quella mattina. Ma a quanto pareva anche per la stampa era mezzanotte e nessuno l'attendeva come l'ultima volta, quando Orlando aveva lasciato Miranda e aveva detto di essere ancora innamorato di lei.

Prese le chiavi dalla borsetta, sentendo solo il rumore dei suoi tacchi rimbombare per la strada, come unico compagno.

Quella era la prima volta che aveva davvero bisogno di qualcuno.

Avrebbe voluto chiudersi in casa, sedersi su di una poltrona, aspettare che qualcuno di sdraiasse accanto a lei e la stringesse, senza dire niente.

Arrivò all'ingresso di casa sua, salì i tre gradini e dopo aver fatto scattare la serratura, scivolò dentro il suo appartamento, accendendo la lampada vicino alla finestra e guardandosi intorno.

Quando qualcuno che ami si ammala, ed Edith questo lo aveva capito in quel momento, non vuoi il silenzio.

In un attimo si pentì di non aver lasciato l'ospedale prima e di non aver preso con sé Ella e David. Sapeva dentro di sé che se ci fossero stati loro in quel momento con lei avrebbe affrontato diversamente quel momento. E forse quel nodo alla gola che difficilmente voleva andare giù si sarebbe sciolto.

Invece, nel silenzio della casa, si lasciò cadere sulla poltrona e invece di avere qualcuno che stringesse lei, Edith si accucciò portando su le gambe e stringendo al petto il cuscino in tinta che le era costato un occhio delle testa dal tappezziere e che adesso stava inondando di lacrime.

Stava piangendo con tutta la forza che le rimaneva dopo quella giornata sfibrante quando il campanello suonò facendola trasalire.


Orlando sentì il terreno mancarle sotto i piedi.

Quando era morto suo padre putativo era troppo piccolo e davvero ricordava poco di quello che era successo. Ricordava solo un dolore sordo che grazie a Dio non aveva più provato.

Poteva solo immaginare, quindi, cosa potesse passare in quel momento Edith. E si sentì terribilmente in colpa per non essere lì con lei.

John! Dimmi che stai scherzando ti prego!” disse Orlando serio.

John schiarì di nuovo la voce e disse:

Non sto scherzando! È stata male ieri notte. E quei dannatissimi giornali sono usciti oggi...”

Per l'ennesima volta da quando aveva chiamato l'amico, Orlando sentì la terra mancargli da sotto i piedi. Solo in quel momento si rese conto dell'immensa cazzata che aveva fatto dando retta a John.

Lo so cosa stai pensando!” disse John quasi fosse riuscito a leggergli nella mente: “Lo so OB! È tutta colpa mia e se vuoi venire a Londra solo per prendermi a pugni, sappi che ti darei ragione io per primo!”

Orlando scosse la testa e serio disse:

Scusa Johnny boy ma questa è l'ultima cosa che sto pensando. Voglio tornare a Londra. Domani parlo con la produzione e chiedo qualche giorno. E non lo faccio per mettere a tacere la coscienza. Lo faccio per miei figli e per Edith. Hanno più bisogno di me a Londra che qui a New York dove non posso fare niente!”


Edith si voltò e guardò l'ora nel grande orologio appeso alla parete.

Era mezzanotte meno cinque.

Chi diavolo suonava a quell'ora.

Con il cuore in gola, pensando subito al peggio corse ad aprire la porta senza nemmeno chiedere chi fosse.

E quando vide chi c'era dall'altra parte sentì il cuore farsi leggero come una piuma.

Se ami un uomo faglielo capire. Bacialo quando meno se lo aspetta. Fagli capire che per te è la cosa più importante!

E senza pensarci saltò al collo del nuovo venuto senza nemmeno dirgli 'Bentornato'.

Lo abbracciò e infilando le dita tra i capelli, spingendolo dentro, chiuse la porta con un calcio e lo baciò. E lo fece con passione.

Perché lo voleva.

Perché in quel momento sentì che era la cosa e la persona giusta con cui farlo.

Perché da quando l'aveva conosciuto era l'unica cosa che aveva davvero desiderato.

Baciare il suo migliore amico.

Baciare Gerard Butler.



Ringrazio chiaretta, nonnina e Scarlett per le recensioni e per le persone che silenziosamente hanno letto la mia storia e non hanno lasciato un segno. La critica costruttiva è il modo per migliorarsi che tutti noi abbiamo.

Alla prossima. Un bacio.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13:Cambiamenti di rotta.



Niente.

Per quanto avesse atteso quel momento non sentiva niente.

Né un brivido, né una scossa.

Niente.

Le farfalle avevano appena solleticato le pareti dello stomaco e poi erano morte soffocate dai succhi gastrici.

Aveva atteso quel bacio. Aveva vissuto in funzione di quel momento e adesso che stava succedendo quel senso di apatia la stava facendo quasi imbestialire.

Forse era per quello che stava passando. Forse era tutto il dolore che aveva provato nelle ultime ventiquattro ore, tutti i tumulti che aveva dovuto affrontare che la facevano stare ferma immobile sulla porta che dal purgatorio l'avrebbe portata al paradiso. Ferma senza la volontà di fare un solo passo avanti.

Lo baciò per quella che sembrò un'eternità, pur sapendo che erano pochi secondi, stretta in quella lotta silenziosa tra la sua e la lingua di Gerard.

Si stava chiedendo a cosa avrebbe portato quel bacio quando le mani di lui si poggiarono sui suoi fianchi e la scostarono.

Gli occhi di Gerard la guardarono stupiti.

In quel momento Edith capì di aver sbagliato.

Lo vedeva dallo sguardo stupito e -possibile che lo stesse solo immaginando?- risentito di Gerard. Che le aveva detto la testa? Perché lo aveva baciato?

Edith! Che ti prende?”

Edith guardò qualche secondo negli occhi l'amico e poi, chinando la testa riuscì solo a mormorare:

Scusami. Non volevo!”

Gerard annuì e rimase a fissarla per qualche secondo. Edith non seppe mai se lo avesse fatto con rimprovero o con comprensione perché rimase per quell'interminabile frazione di tempo con la testa china, troppo interessata a guardare la punta delle sue scarpe per puntare gli occhi su quelli dell'amico.

Posso rimanere senza rischiare di essere violentato?”

Edith sollevò lo sguardo. C'era una nota divertita nella voce di Gerard. Non era arrabbiato. E questo bastò per far tornare un po' di buon umore alla giovane giornalista che abbracciando Gerard disse:

Non so come scusarmi!”

Gerard la strinse forte e disse:

So quello che è successo. E so come ci si sente. Quando le cose non vanno come dovrebbero avere una reazione come la tua è il minimo, credimi!”

Edith annuì e indicando la casa disse:

Se vuoi sederti? Posso offrirti qualche cosa da bere?”

Gerard si mise a sedere sul divano e guardandosi intorno disse:

Dimmi che hai dello scotch e giuro che stavolta sarò io a baciarti!”

Edith rise e si rese conto che se lo avesse detto prima che avesse l'avventata idea di baciare Gerard, molto probabilmente si sarebbe sentita svenire per l'eccitazione.

Ho dello scotch...” e indicando la cucina chiese: “Con ghiaccio o senza?”

Gerard parve pensarci qualche secondo e rispose:

Con ghiaccio, grazie!”

Edith si allontanò un attimo in cucina. Le serviva mettere qualche metro tra lei e Gerard. Anche se lui aveva riso di quello che era successo sapeva che quella sera stessa o, al più tardi, il mattino dopo avrebbero dovuto parlarne.

Sistemò i capelli con una mano e attivò il display mettendo un piccolo contenitore sotto il dispenser ad incastro del frigo ultra moderno. Il rumore del ghiaccio che sbatteva contro la plastica le fece pensare che quello che stava succedendo era davvero strano.

Si può desiderare così tanto una cosa e poi rendersi conto di non volerla affatto?

A te non piace. Tu non lo vuoi. Stai solo copiando l'immagine di Orlando su di lui perché non vuoi ammettere con nessuno che sei ancora innamorata di lui!

Le parole di Rachel risuonarono come un monito nella testa di Edith. L'amica glielo aveva detto chiaramente il giorno dopo che Mark era nato: lei non amava Gerard, amava il fatto che tutto era cominciato in maniera analoga alla sua storia con Orlando. Amava quello che le faceva provare Gerard mettendola in discussione, proprio come faceva Orlando all'inizio, quando le sputava in faccia quello che pensava di lei, del suo essere terribilmente antipatica, del suo essere terribilmente saccente.

-Tu non ami Gerard. Tu ami Orlando.-

La vocina dentro di lei tornò cattiva e sferzante, mentre cercava una pinza per prendere il ghiaccio dentro un cassetto nella grande e attrezzata cucina ultramoderna.

Che non amasse Gerard lo aveva appurato qualche secondo prima con quella che molto probabilmente era la peggior figura di tutta la sua vita.

Ma Orlando? Che cos'era Orlando per lei?

Scosse la testa e prendendo il secchiello tra le mani mise a tacere la vocina dentro di lei prima che rispondesse a quelle domande senza che nessuno glielo avesse chiesto, pensando che di lì a poco avrebbe dovuto affrontare argomenti ancora più spinosi.

Tipo sapere cosa avrebbe detto Gerard una volta che avrebbe cominciato a sorseggiare il suo scotch.

Quando uscì nel soggiorno Gerard era piegato in avanti e per quello che Edith poteva vedere era profondamente concentrato a guardare la punta delle sue dita.

La giornalista sapeva che avrebbe dovuto affrontare quello che era successo. Che non avrebbe potuto far cadere il tutto con un nulla di fatto. Preferì decidere lei come e quando parlarne. E lo fece porgendo lo scotch a Gerard che ricambiando con uno sguardo interrogativo a quello determinato di Edith domandò:

Per caso è successo qualche cosa?”

Edith sospirò e mettendosi a sedere vicino a lui sollevò un sopracciglio quasi per dire: fai tu!

Gerard sospirò e ridendo, scuotendo la testa replicò:

No. Non starai ancora pensando a quel bacio, spero?”

Edith sbarrò gli occhi stupita da quell'affermazione e rispose:

Certo che ci sto pensando!” e abbassando la voce aggiunse:

Mi sento una stupida. Non dovevo baciarti. E non voglio perdere la tua amicizia per quello che ho fatto. È che questo è un momentaccio per me. Mia mamma sta peggiorando e poi quel dannatissimo articolo...”

Ho visto qualche cosa quando ero in stazione!” disse Gerard serio.

Edith annuì e rispose:

Sono a terra e quando ti ho visto mi è venuto spontaneo baciarti. Non lo so nemmeno io. L'ho fatto rispondendo ad un impulso. E ho sbagliato... Perché non ho sentito niente e solo adesso mi rendo conto di quanto io possa essere stata ridicola...”

Gerard poggiò il bicchiere e strinse Edith, con un sospiro sollevato.

Tu non sai quanto mi rende felice sapere che per te questo bacio non ha significato nulla. Se fosse stato il contrario, giuro, avrei avuto qualche problema!”

Edith sospirò a sua volta. Sapere che Gerard non era arrabbiato con lei la faceva sentire più sollevata. Sapeva di aver sbagliato da quando aveva poggiato le labbra su quelle dell'amico e che aveva messo a repentaglio molto più di quello che pensava con un gesto così comune.

Gerard la guardò fisso negli occhi e le domandò:

A che stai pensando?”

Edith lo guardò e disse:

Mi vergogno talmente tanto!”

Gerard sorrise malizioso e disse:

Non dovresti! Non baci poi così male!”

Edith ci mise qualche secondo per registrare la risposta; poi sbarrò gli occhi e prendendo un cuscino, cominciò a tirarlo contro il suo amico che cercando di ripararsi come meglio poteva, disse, tra una cuscinata e l'altra:

Guarda che era un complimento! Ahi! Piantala Norton! Peso quasi un quintale e sono alto il doppio di te... Piantala Ahi!!”


Orlando prese la valigia -tirando mentalmente un sospiro di sollievo- e lasciò la sala del ritiro bagagli per tuffarsi in mezzo alla ressa.

Non lo riconobbero in molti, solo qualcuno lo chiamò e lo salutò con la mano e una ragazzina con aria impaurita gli chiese di fare una foto assieme.

Stava per uscire dall'aeroporto quando il cellulare squillò:

Va bene che sei una superstar, ma non mi sembra il caso che non ti renda conto che tua sorella è venuta all'aeroporto a prenderti!”

Orlando sbarrò gli occhi e si voltò. Vide sua sorella sorridergli. I lunghi capelli neri avevano qualche piccola striatura di bianco ma era sempre la sua bella sorella maggiore.

Sam!” disse Orlando correndo verso la sorella e abbracciandola forte.

Samantha l'abbracciò a sua volta sorridendo dolcemente.

Dov'è quella peste di Flynn?”

Miranda me lo porta la prossima settimana. Non vedo l'ora di vederlo!” rispose Orlando cingendole le spalle con un braccio.

Ed Ella e David? Quando ce li porti a casa, a Canterbury?”

Orlando sospirò e rispose:

Penso che per i giorni che starò qua saremo anche stufi di vederli!”

Perché?” domandò confusa Samantha.

Non ti ho detto perché sono tornato a Londra perché riguarda una cosa molto privata della vita di Edith!” replicò Orlando serio.

Per caso è successo qualche cosa di grave?” chiese ancora Samantha, ormai preoccupata.

Orlando annuì e abbassando la voce disse:

Ricordi Eloise Norton, la madre di Edith?”

Samantha annuì e Orlando continuò:

Sta molto male!”

Che le è successo?” disse Samantha guardandolo preoccupata.

Ha il cancro. E sta molto male. A quanto pare le rimane molto poco da vivere!”

Samantha portò una mano alla bocca. Quel gesto bastò ad Orlando per fargli sentire ancora di più il peso di quella situazione. Da quando aveva saputo come stavano le cose non c'era stato un solo momento in cui non si era sentito in colpa: dover stare a New York per il primo vero lavoro dopo mesi gli costava molto di più di quello che aveva pensato, specialmente ora che sapeva quanto Edith avesse bisogno di lui a casa.

Anche se non tutti la pensavano così.

Leveaux era stato comprensivo e aveva accettato subito che Orlando partisse per l'Inghilterra anche perché in quel momento stavano solo provando e non ci sarebbero stati chissà quale danni.

Ricordava, invece, come aveva reagito Robin quando gli aveva detto che avrebbe dovuto lasciare per un po' le prove. Aveva gridato come una pazza, chiedendogli cosa gli stesse passando per la testa in quel momento.

Provò disgusto per Robin, con la quale i rapporti si stavano talmente lacerando in quel periodo che ancora si chiedeva quando avrebbe deciso una volta per tutte di mettere fine al loro rapporto lavorativo.

Samantha parve leggere nei suoi pensieri e gli domandò:

L'hai sentita?”

No!” rispose onesto. “Ho fatto tutto in fretta e adesso penso che andrò al Guardian per vedere se è lì!”

Samantha lo guardo perplessa. Mentre camminavano avevano raggiunto il posto doveva aveva parcheggiato la sua macchina. Aprì il bagagliaio e aiutando il fratello a sistemare la valigia disse, prima di entrare nel lato destro, al posto di guida:

Lo sai che quando hai fatto delle sorprese ad Edith non è mai finita bene, vero?”

Orlando non poté non pensare che la sorella avesse ragione.

Ogni volta che aveva provato a fare qualche sorpresa ad Edith era finita sempre male. L'esempio più eclatante non era forse quando avevano fatto il viaggio ai Caraibi e Violet aveva detto di aspettare un figlio da lui. Era finita che avevano mandato a monte il loro matrimonio e dopo poco si erano lasciati.

Appena arriviamo a casa la chiamo!” disse Orlando salendo in macchina.

Samantha si mise al posto di guida e allacciando la cintura, mettendo le chiavi nel quadro, disse:

Dovevi chiamare prima di partire da New York, OB, ma non sei mai stato ferrato in materia...”

Orlando fece finta di non aver sentito.

In quel momento non aveva voglia di beccarsi con sua sorella. Sentiva, invece, uno strano fastidio alla bocca dello stomaco e stava cominciando a pensare che sua sorella non avesse sbagliato a fargli notare questo piccolo dettaglio.


Edith aveva lasciato Gerard davanti ad un hotel super lusso vicino casa sua.

Si erano messi d'accordo che quella sera si sarebbero visti avrebbero cenato con i bambini a casa di Edith. Da quando lo aveva conosciuto, Edith aveva davvero desiderato presentarlo ad Ella e David. Specialmente ora che sapeva che lui sarebbe stato una presenza fissa, lontana da ogni altro coinvolgimento come invece era stato per Jude. E se proprio doveva essere sincera, Edith sapeva che Ella più di David aveva sofferto per la loro separazione.

Stava sistemando delle carte e delle bozze da correggere, quando il telefono prese a squillare.

Prendendo la cornetta, con il suo solito tono pratico, disse:

Che succede di tanto importante per rompermi le scatole mentre sto lavorando al numero di domani?”

Laura sghignazzò dall'altra parte e rispose:

Non ti avrei disturbata se non mi avesse chiamato il tuo avvocato!”

Edith aggrottò la fronte e domandò:

Come scusa?”

Il tuo avvocato, Norton!” rispose Laura divertita.

Edith rimase qualche secondo in silenzio. Poi tornando al suo tono deciso, disse:

Passamelo. Non ho tempo da perdere!”

Laura non disse nulla e lasciò che Edith se la sbrigasse con il suo avvocato.

Ed Edith, nei pochi secondi di attesa in cui la chiamata venisse agganciata alla sua linea, si chiese mentalmente il motivo per cui il suo avvocato la stesse chiamando.

Non ebbe il tempo di cercare la risposta che dall'altro capo qualcuno rispose:

Pronto, signora Norton! Sono Jason Donald. La stavo chiamando perché tra un paio di giorni ci sarà la sua sentenza di divorzio e noi non abbiamo ancora deciso la nostra linea difensiva. E visto la fine burrascosa del suo matrimonio non vorrei che ci trovassero impreparati!”

In un attimo Edith ebbe chiaro il motivo per cui il suo avvocato aveva deciso di chiamare. E una strana morsa allo stomaco la fece sentire a disagio.

Doveva andare in tribunale e rivedere suo marito. O meglio, quello che si apprestava a diventare tale.

Penso che non ci sia bisogno di nessuna tattica giudiziaria. Jude non mi farebbe mai una cosa simile... Lo conosco!” replicò Edith seccata.

Mi permetta di dissentire, Miss Norton. Tutti conoscono la sua storia e io conosco l'avvocato di suo marito e so che potrebbe usare questa storia contro di lei per guadagnarci qualche cosa!”

Edith si morse il labbro. Non aveva mai pensato che Jude potesse usare il loro passato per farle del male. Aveva sempre creduto ciecamente nel fatto che lui l'amasse troppo per poter anche solo pensare di farle del male. Ma per come la stava mettendo il suo avvocato il quadro era davvero molto chiaro. Jude era un uomo che era stato ferito. E lo aveva ferito lei.

E quando qualcuno è ferito tramuta il suo amore in odio.

Nonostante questo Edith non voleva a priori darla vinta al suo avvocato e rispose:

Penso che potremo usare il fatto che sia stato lui a lasciarmi e non io, ma solo nel caso in cui usi i nostri trascorsi per, come dice lei, guadagnarci qualche soldo!”

L'avvocato dall'altro capo rimase zitto. Edith sapeva che non era contento del fatto che Edith non stesse correndo ai ripari, ma non poté far altro che prendere atto di quello che la sua cliente le aveva detto e con voce impostata e con un tono untuoso rispose:

Va bene signora Law!” e il modo in cui disse il suo cognome da sposata fece sollevare gli occhi al cielo alla giornalista che non lo interruppe mentre senza lasciare il suo tono l'avvocato aggiunse, concludendo: “Ci vediamo il venti in aula, allora!” e salutando chiuse la comunicazione.

Edith si lasciò andare nella poltrona. Era stanca. Quel periodo la stava logorando lentamente. Rifare l'elenco di quello che le stava succedendo le poteva solo fare del male e per di più, ogni volta che lo faceva, sembrava quasi che il destino, il fato, il karma o chi per lui aggiungesse qualche cosa alla lunga lista delle cose che andavano male.

Guardò fuori dalla finestra. Sospirò pensando che qualche anno prima dentro quello stesso ufficio, quando ancora alla poltrona che lei occupava insieme a tutti i suoi problemi, c'era Tom, era svenuta davanti all'ineluttabile verità: non avrebbe potuto più lavorare in Inghilterra finché Brian non avrebbe deciso il contrario.

A quel tempo, quando nessuna redazione avrebbe aperto nemmeno la porta di uno stanzino per lei, le cose non erano così difficili. Tutto si stava sgretolando, in quel momento. E tutto sembrava impossibile, anche mettere due uova a friggere nello stesso tegamino.

Si allungò verso il ricevitore e prendendolo attese che Laura rispondesse:

Laura. Io sto uscendo un attimo. Se qualcuno ti chiede di me, almeno che non stia scoppiando la Terza Guerra Mondiale, dì che sono occupata nella correzione delle bozze per il prossimo numero!”

Laura non rispose e lasciò che Edith chiudesse la comunicazione senza aggiungere altro.

Edith si alzò dalla sedia e sistemando la giacca del suo completo uscì dall'ufficio con un plico di fianco. Stava davvero correggendo le bozze ma aveva bisogno di farlo fuori da quell'ufficio. Aveva bisogno che ci fosse qualche cosa più alto della volta bianca del suo ufficio. Aveva bisogno del cielo, quel giorno di un bel celeste, e dell'aria fresca che tirava leggera. Aveva bisogno di sentirsi libera e di lasciare un po' della sua zavorra sopra quella sedia.


Orlando prese il cellulare e compose il numero di Edith.

Ricordava che quando lavorava a Vanity, Edith all'ora di pranzo lasciava l'ufficio e si concedeva un po' di tranquillità e pranzava da sola in qualche parco o in qualche coffee shop.

Sperando che avesse tenuto queste abitudini, attese che il telefono squillasse e che Edith gli rispondesse.

Alla fine aveva ceduto. Aveva seguito il consiglio di sua sorella e aveva optato per chiamare Edith prima di andare a casa sua. Di una cosa era certo: se qualche cosa doveva andare male ci sarebbe stata una cornetta di mezzo.

Attese qualche secondo e il telefono cominciò a squillare: una volta, due volte, tre volte...

Fino a che il fischio che annunciava la fine della chiamata non mise fine all'attesa, Orlando non chiuse la comunicazione, lasciò che fosse il telefono a farlo automaticamente.

Poi guardò il suo Iphone con sguardo triste.

Tutto immaginava meno che Edith non rispondesse. Era troppo abituato a sentire la sua voce dall'altro capo ogni volta che la chiamava che il solo fatto che non lo avesse fatto, lo faceva entrare in paranoia.

Era successo qualche cosa?

Che quelle foto l'avessero talmente sconvolta da non volergli nemmeno rispondere?

Guardò in silenzio il cellulare dove ancora si vedeva la finestra con su scritto il nome e il numero di Edith. Voleva richiamare ma qualche cosa lo bloccava. Non sapeva nemmeno lui che cosa. Ma sentiva che se lo avesse fatto la situazione non sarebbe cambiata e lui sarebbe stato ancora con il patema. Sospirò e rimise il cellulare in tasca. Si guardò intorno e cercò di pensare a che cosa potesse fare. E vedendo la macchina nel vialetto agì d'impulso, come solo lui sapeva fare.

Salì sul veicolo e prima che Samantha potesse uscire fuori di casa e cercare di fermarlo, Orlando era già partito alla volta di Londra.

Anche se aveva paura e avrebbe davvero preferito affrontare la madre dei suoi figli prima per telefono, visto che piega stavano prendendo le cose, l'avrebbe raggiunta. E avrebbe cercato di sbrogliare quella situazione in cui si era trovato.


Edith dalla cucina stava preparando la cena, canticchiando una canzoncina per bambini, divertita come non era più da tanto tempo. Gerard, contro ogni aspettativa aveva deciso di farle una sorpresa e si era presentato alla redazione del Guardian e l'aveva portata via, dicendo che aveva anche lavorato abbastanza e che doveva assolutamente riposare un po' con i suoi due figli.

Edith aveva accettato che l'amico si mettesse alla guida della sua macchina, che facesse amicizia con i suoi figli e che una volta arrivati a casa mettesse a soqquadro il soggiorno di casa sua giocando con Ella e David.

Gerry! Gerry!” gridò David che non riuscendo a dire bene Gerard aveva deciso di chiamare l'attore con quel nomignolo.

Edith sorrise sentendo Gerard fare un verso sfinito. Sapeva quanto energici potessero suoi figli e quanto potessero sfinirti solo parlando.

Dimmi piccolo!” disse Gerard.

Mi fai volare di nuovo?” domandò il più piccolo senza riuscire a nascondere l'eccitazione nella voce.

Anche a me! Anche a me!” gridò Ella.

Prima a me!” disse David con la vocina delusa.

Sentendo inevitabilmente la tragedia avvicinarsi e una sfuriata da parte dei due figli, Edith uscì fuori, portando un piatto con qualche cosa da mangiare mentre Gerard cercava di spiegare che non poteva prendere tutti e due assieme.

Basta ora!” disse con tono perentorio.

Sentendo la voce della mamma i due bambini si bloccarono e con il broncio dissero assieme:

Sì mamma!”

Mettetevi a sedere che mangiamo! E state attenti a non sporcarvi!” continuò con tono severo Edith poggiando sul tavolino il piatto da portata pieno di sandwich.

I bambini fecero come ordinato e attesero che la madre porgesse loro un panino, poi cominciarono a mangiare di gusto.

Gerard guardò divertito e quando Edith si voltò verso di lui scattò sull'attenti facendo ridere di gusto i due bambini.

Mi dica capitano!” fece con lo stesso tono di un militare che aspetta un ordine.

Edith scosse la testa e ridendo disse:

Come sei scemo!”

Giusto signor capitano!” continuò la sua pantomima Gerard.

Dietro Ella e David ridevano come due matti. Gerard, con il mento in alto, si tratteneva dal ridere a sua volta, mentre Edith, addentando un sandwich disse:

Hai smesso di fare il cretino?”

Gerard sorrise e abbassando il mento disse:

Se dai un sandwich anche a me la smetto con piacere!”

Edith scosse al testa e diede il panino all'amico che addentandolo fece un verso di piacere e mostrando il panino disse:

Una cena sana!” e si mise a sedere sul divano.

Taci Butler!” protestò Edith con un boccone ancora in bocca. “Non sono brava a cucinare! Se vuoi mangiare meglio c'è un ristorante qualche isolato più avanti!”

Gerard scosse la testa e rispose:

Non mi sto lamentando. Stavo solo notando che sei una mamma atipica!”

Ella annuì e rispose:

Certo! La mamma migliore del mondo!”

Edith sorrise e stava per rispondere quando qualcuno suonò il campanello. La giornalista e l'attore si guardarono aggrottando la fronte. Poi, veloce, Edith si alzò e andò alla porta.

E quando aprì vide Orlando, sorridente, che la guardava sorridendo dolcemente.

Rimasero in silenzio a guardarsi in silenzio. E lo fecero sicuramente a lungo perché Gerard dal salotto disse:

Edith? Tutto apposto?”

Bastò quella parola e il sorriso di Orlando si spense.

Ho provato a chiamarti! Ma non hai risposto!” cercò di dire Orlando con voce insicura.

Edith socchiuse gli occhi e si morse il labbro. Il cellulare lo aveva lasciato in ufficio e quando era arrivata non aveva avuto nemmeno il tempo di guardare chi l'avesse cercata che Gerard era piombato in ufficio e l'aveva portata via.

OB! Posso spiegarti tutto!”

Gli occhi di Orlando la fissarono con durezza. E in quel momento, Edith, sentì il cuore spezzarsi. In quel momento capì cosa aveva provato Orlando, tante volte, quando stava nella sua stessa condizione.

E non le piaceva per niente.




Prima di tutto, anche se in ritardo, auguri di Buon Natale.

E grazie a chiunque legge la mia storia. E soprattutto a chiaretta che continua a recensirmi.

Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate. Una recensione costa poco.

Un bacio e alla prossima. Che spero sia molto prima. Un bacio a tutti.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14:Ultimatum.



Correva.

Con il cuore in gola correva per la strada deserta.

Se non fosse stata così allenata avrebbe sicuramente risentito di quella corsa. Ma Orlando era comunque un uomo. Più alto e più grosso di lei. E allenato a sua volta.

Decise quindi di fare l'unica cosa giusta. E prendendo fiato, sentendo una fitta al fianco, gridò con tutte le forze che le rimanevano:

Orlando! Fermati!”

Lo fece con disperazione, quasi fosse la sua ultima spiaggia. E quella disperazione arrivò all'attore di Canterbury che lentamente si fermò e come aveva fatto prima di scappare via dalla soglia di casa sua, troppo sconvolto anche per salutare i figli, si voltò e la guardò.

Era ferito.

Ed Edith si rese conto solo in quel momento che troppe volte aveva visto quello sguardo negli occhi scuri di Orlando. E viceversa, lui lo aveva visto nei suoi.

Sapeva che tra di loro le cose non potevano essere più le stesse. Avevano distrutto la loro amicizia. Lo avevano fatto perché si erano amati davvero. E per quanto provassero a negarlo, sia lei che lui, si ferivano così perché tra di loro c'era qualche cosa di più forte, qualcosa che andava ben oltre i rapporti civili tra adulti che hanno condiviso l'amore, la vita e la casa e hanno avuto dei figli assieme.

Solo in quel momento, Edith si rese conto che non erano stati loro a decidere di lasciarsi. Erano stati altri a mettersi in mezzo tra loro, con menzogne, confondendoli. E loro avevano lasciato che gli altri e il destino decidessero per loro, assistendo alla fine di una relazione -che solo in quel momento Edith si rese davvero conto- non era mai finita.

Con il fiato corto raggiunse Orlando.

Lo guardò negli occhi e notò lo sguardo ferito del ragazzo. E senza ragionare gli domandò:

Perché sei scappato? Ella e David non meritano questo!”

Orlando curvo la schiena e mise le mani nelle tasche: c'era caldo e la fronte era imperlata di sudore. Anche Edith sentiva l'aria calda bruciarle la pelle.

Intorno a loro il silenzio. E quella dolorosa sensazione che li attorniava. Qualche cosa stava inevitabilmente cambiando. E loro, stavolta, dovevano essere i protagonisti attivi di quel cambiamento. Dovevano prendere una decisione. E per quanto potesse sembrare strano, era tutto meno che scontata.

Non immaginavo di trovarti in dolce compagnia. Ecco tutto!” rispose Orlando con voce ferita. “Ho reagito d'impulso come sempre. Ma non volevo ferire nostri figli!”

Se non li vuoi ferire, come dici tu, allora torna indietro e vai da loro. È già straziante di suo questa situazione, senza che ci mettiamo in mezzo i nostri problemi di coppia!” replicò Edith.

Orlando sollevò lo sguardo.

Edith sentì l'aria calda diventare elettrica. Quello era il primo segno che la loro era una storia che non aveva avuto una conclusione vera e propria. Ed era la prima volta in vita sua che le succedeva: aveva lasciato ed era stata lasciata e mai, rivedendo un suo ex, aveva sentito le stesse sensazioni rivedendolo. E la prova l'aveva avuta dopo aver incontrato Brian qualche giorno prima. Gli occhi di Orlando avevano su di lei un potere che mai nessuno aveva avuto prima.

Orlando la poteva far infuriare. La poteva far impazzire e anche far sentire in colpa proprio come in quel momento. E ogni volta, davanti a quegli occhi avrebbe sentito il cuore sciogliersi come stava succedendo.

Io e Gerard siamo solo amici Orlando!” disse lei a voce bassa.

Come eravate solo amici tu e Jude?” domandò con una punta di irriverente sarcasmo Orlando.

Colpita e affondata. Infondo Orlando aveva ragione: non era forse quando era incinta di Ella che aveva cominciato a frequentare Jude e aveva detto ad Orlando la stessa identica cosa? Come dar torto al suo ex se ora non le credeva?

Ma in quel caso, in quel preciso momento, Edith sapeva con certezza che tra lei e Gerard non poteva esserci altro. Lei era troppo incasinata e lui troppo innamorato della sua attuale fidanzata per poter anche solo pensare che potesse esserci qualche cosa di più.

E poi, il bacio che gli aveva dato il giorno prima era stata la prova del nove che aveva fatto capire sia a lei che a lui che non poteva esserci niente tra di loro.

Stavolta è diverso!” disse Edith chinando la testa.

Bastò quel gesto per scoprirsi. Si conoscevano da quasi dieci anni e ogni gesto era una dichiarazione scritta, sia per lui che per lei.

Ti si legge in faccia che qualche cosa è successo! L'ho capito da quando hai aperto la porta di casa, da come mi hai guardato. E adesso ne ho la conferma! Ci sei stata a letto, vero?”

Stavolta lo sguardo di Orlando divenne duro e questo riuscì a far ribollire il sangue ad Edith. Proprio lui parlava? Proprio lui che aveva baciato una perfetta Barbie Malibù a New York qualche giorno prima?

E diventando dura a sua volta, rispose:

Tu mi chiedi cosa è successo tra me e Gerard? E cosa è successo tra te e quella sciacquetta con cui ti hanno ritratto tutti i giornali qualche giorno fa?”

Non cambiare discorso, Norton!” ribatté Orlando facendosi pericolosamente vicino.

Oh! Lo cambio eccome!” replicò Edith puntandogli e sbattendogli l'indice contro il petto.

Quella l'ho baciata solo una volta. L'ho usata per farti ingelosire perché me lo ha detto John!” disse tutto di un fiato Orlando, con il respiro affannato e l'aria sempre più ferita.

Edith strabuzzò gli occhi stupita da quella dichiarazione e Orlando continuò:

Mi ha detto che quando eravamo solo amici eri andata su tutte le furie quando ho fatto sesso con Nikki. Ed in effetti è successo davvero...”

Solo perché lo avete fatto davanti a me, porca miseria!” replicò stizzita Edith. “A quei tempi non stavamo nemmeno assieme! Che diritti potevo rivendicare su di te!” puntualizzò.

Orlando colse la palla al balzo e replicò:

Non è vero! Tu mi amavi già. E anche io. Siamo nella stessa identica situazione!”

Come possiamo essere nella stessa situazione? Dopo tutto quello che è successo!” ribatté ferita Edith. “Ed io non mi porto a letto la gente per farti dispetto!”

Non ci sono andato, Cristo Santo!” buttò con tutta la rabbia che aveva in corpo Orlando.

E nemmeno io con Gerard! L'ho baciato ma ho capito che non provo niente per lui!” sbottò Edith alzando la voce.

Oh! E cosa te lo ha fatto capire? Ti ha respinta?” attaccò Orlando che aveva il cuore in gola, rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva appena detto.

Edith sentì le mani formicolare. Lo voleva schiaffeggiare ma non lo fece e con voce bassa e rotta, rispose:

Perché non ho provato quello che ho sentito quando ho baciato te!”

Orlando si bloccò e guardò Edith a bocca aperta. Poi sorridendo scosse la testa e disse:

Tu non puoi dirmi questo!”

Lo sai che è la verità!” rispose Edith imbarazzata che mai prima di allora aveva detto a nessuno una cosa simile.

Lo so. Ed infatti tu non puoi dirmi questo senza pensare che io non ti baci!”

Edith sbarrò gli occhi vedendo Orlando farsi sempre più vicino. Pericolosamente vicino.

In un attimo Edith sentì il cuore rimbombare nelle orecchie. Le farfalle nello stomaco cominciarono a sbattere forte contro le pareti dello stomaco e il cervello si spense.

Tutto intorno a lei sparì. La strada. Le luci delle macchine che passavano veloci. C'erano solo Orlando e i suoi occhi.

E quando le loro labbra si poggiarono una contro l'altra, Edith si strinse al ragazzo, perché se non lo avesse fatto sarebbe caduta.

Si baciarono. A lungo. E tutte le emozioni che non aveva provato il giorno prima baciando Gerard le provò in quel momento.

E capì.

Capì che non poteva scappare da se stessa, dai suoi sentimenti, da quello che era un passato aperto sul futuro suo e dei suoi figli.

Lasciò che il tempo si fermasse, che Orlando decidesse per loro. E fu beato oblio.

E quando si staccarono Edith non riuscì a distogliere lo sguardo da Orlando, fissando gli occhi scuri di lui. Aveva visto quello sguardo e ringraziava Dio che fossero in mezzo ad una strada e che a casa sua ci fosse Gerard, perché avrebbe potuto fare qualche cosa che avrebbe solo ed esclusivamente complicato la situazione.

Io sono stanco di aspettare. Adesso dobbiamo mettere la parola fine una volta per tutte a questa situazione...”

OB! Tu non sai quello che sto passando in questo momento...” lo interruppe Edith, ma l'attore, intromettendosi a sua volta, disse:

Sono qua proprio perché so quello che sta succedendo. So di tua madre e so che non stai passando un bel momento! E solo ora mi rendo conto della cazzata enorme che ho fatto baciando quella ragazza. Ma se l'ho fatto è perché non posso aspettare in eterno. Volevo che tu capissi, volevo smuovere qualche cosa. E se ti ho ferito ti chiedo scusa. Sono solo un cretino! Un cretino che non ce la fa più ad aspettare però...”

Edith deglutì mentre Orlando le prendeva le mani e le baciava con dolcezza.

Aspetterò che questa burrasca passi. E per quello che potrò ti starò vicino. Ma non voglio fare la figura del pagliaccio. Voglio che tu prenda una decisione. E voglio anche che tu sappia che lotterò per averti vicino e che se vorrai chiedermi qualche cosa, qualsiasi cosa, lo potrai fare. Ma alla fine... Dovrai fare una scelta. Perché non possiamo, Edith, stare ancora un anno così. E non voglio che ci siano altri uomini, altre donne che si mettano tra noi due per una stupida ripicca, per orgoglio. Abbiamo già rovinato la vita di Miranda e Jude, non voglio rovinare quella di qualcun altro solo perché non abbiamo il coraggio di ammettere quello che proviamo!” e schioccandole un tenero bacio sulla bocca, sospirando e poggiando la fronte contro quella di Edith ammise: “Ho voglia di fare l'amore con te. Tanto...”

Edith trattenne il respiro e sentì i lombi contrarsi con violenza. Da quanto non faceva l'amore con un uomo? Sapeva che era passato anche troppo tempo, ma la cosa che la spaventava era che sapeva di non poter dir di no a quello che gli stava di fronte visto che ogni cellula del suo corpo gridava la stessa identica voglia.

Ma non lo farò Edith. Non voglio incasinarti di più. E non voglio che domattina tu mi possa odiare per quello che ho fatto!” e stringendola, sospirando disse: “Voglio che tu possa decidere serenamente, senza che mi ci metta anche io a complicare di più le cose... Ma stavolta, pretendo che tu prenda una decisione Edith. Positiva o negativa, sono stanco di rimanere appeso!” e stringendola la baciò di nuovo.

Edith lo lasciò fare.

E si rese conto che Orlando aveva ragione. Doveva decidere. Doveva capire cosa era giusto per lei e per suoi figli. E anche se in quel momento la sua scelta persino per lei sembrava scontata, voleva aspettare che tutta quella burrasca si placasse e capire cosa voleva fare davvero.

E mentre pensava a questo, Orlando smise di baciarla e sorrise. E prendendole la mano, disse:

Devo rimediare al mio comportamento immaturo!” e indicando con un cenno del capo verso casa di Edith aggiunse: “Dobbiamo andare a casa da nostri figli!”e sorridendo, mano nella mano camminò con Edith in silenzio, in una strada deserta dell'elegante quartiere di Mayfair a Londra.


Edith il giorno dopo aveva due profonde occhiaie scure che nemmeno il suo correttore della Mac era riuscito a nascondere.

'Con tutto quello che l'ho pagato, almeno il suo lavoro potrebbe farlo bene! Accidenti!' pensò Edith specchiandosi nel grande specchio dell'ascensore.

Era stata una notte difficile quella appena passata. Il bacio con Orlando; la tensione di vederlo vicino a Gerard; parlare con Orlando dei problemi di sua madre e scoprire che John gli aveva raccontato tutto e provare un moto di gratitudine nei confronti del marito della sua migliore amica. Il non dover spiegare di nuovo la situazione rivivendo ancora una volta il dolore e l'angoscia di quelle ultime settimane le era stato d'aiuto e per questo era davvero grata a John.

Poi, quando sia Gerard che Orlando se n'erano andati ed Ella e David erano andati a dormire, Edith si era trovata al buio, a fissare il soffitto in silenzio. E come succedeva sempre, i pensieri cominciarono ad accavallarsi l'uno con l'altro. Nel buio corsero veloci l'immagini degli ultimi tempi tenendola sveglia e con un nodo che difficilmente riuscì a buttare giù.

La mattina quando si svegliò aveva un cerchio bestiale alla testa e molto, troppo sonno.

Le campanelle dell'ascensore squillarono annunciando l'ingresso al piano.

Laura appena vide Edith sorrise e porgendole il solito plico e gli appunti sulle mail che aveva ricevuto le disse:

Buongiorno capo. Caffè doppio stamattina?”

Edith annuì prendendo il plico e guardandolo con poco interesse e Laura aggiunse:

In ufficio c'è una persona che ti aspetta”

Di già?” domandò Edith stupita.

Laura annuì e rispose:

L'ho trovato appena sono arrivata. Credevo avesse dormito qua stanotte” sorrise con dolcezza.

Edith aggrottò la fronte e con passo svelto si avvicinò al suo ufficio. Aprì la porta e di spalle vide suo padre che guardava alla finestra oltre la scrivania.

Papà?”

L'uomo si voltò e sorrise. La spiacevole sensazione che suo padre stese anzitempo invecchiando pervase Edith che con uno scatto, corse verso l'uomo e l'abbracciò:

Potevi chiamarmi!” disse Edith affondando la testa nella spalla del padre.

Volevo vederti di persona. Quello che ti devo dire è molto importante!”

Edith si staccò e lo guardò preoccupata e con un filo di voce chiese:

Per caso è successo qualche cosa alla mamma?”

L'uomo scosse la testa sorridendo e rispose:

No! Almeno non che io sappia. Ma c'entra lei!”

Edith aggrottò la fronte e indicando la sedia al padre, disse:

Siediti e raccontami tutto!”

Patrick Norton fece come le aveva detto la figlia. Attese che la figlia si sistemasse dietro la scrivania e quando lo fece, sedendosi meglio, disse:

Ho cominciato a pensarci quando tua madre è stata madre. Mi sono tanto lamentato di non essere stato un marito attento e che questo era il vero motivo per cui tua madre aveva deciso di lasciarmi. Poi quando ho capito il vero motivo per cui tua madre aveva deciso di lasciarmi ho deciso che se volevo riprendermela dovevo fare qualche cosa che la stupisse. Ed ho pensato ad una cosa...”

Edith ascoltò con interesse il padre che vedendo che la figlia non lo bloccava, continuò:

Ho pensato di chiedere a tua madre di sposarmi!”

Edith aggrottò la fronte e Patrick spiegò:

Hai capito bene. Voglio sposare tua madre. E voglio rendere ogni suo giorno felice. Perché non sopporto di doverla lasciare andare senza rendere ogni suo giorno con noi un giorno migliore su questa terra. E voglio ricominciare portandola di nuovo all'altare”

Edith ascoltò il padre con gli occhi lucidi. Non aveva mai visto una prova d'amore così grande. E questo le scaldava il cuore.

Allungò la mano sulla scrivania e prese quella del padre. E con i lucciconi agli occhi domandò:

Che devo fare?”

Patrick sorrise e rispose:

Sapevo che potevo contare su di te!”


Rachel mise a dormire Mark e tornò in salotto dove Orlando stava parlando con John.

Quel Butler non mi piace!” disse Orlando guardando John che stava seduto davanti a lui.

L'amico si sistemò nel divano e sorridendo domandò:

E forse tu non stai simpatico a lui!”

Beh! Penso di avergli rotto le uova nel paniere ieri notte!” replicò seccato Orlando e Rachel, mettendosi a sedere, disse:

Sei sicuro che Edith e Gerard stessero facendo qualche cosa di diverso dal cenare con Ella e David?”

Orlando la guardò e rispose:

Tu credi che un uomo, etero, conosciuto per essere un gran puttaniere, davanti ad una donna come Edith stia solo a mangiare un cazzo di sandwich!”

Non essere volgare!” replicò John divertito.

Non sono volgare. Sono realista! Edith Norton è una bella donna. Lo sappiamo tutti. E sappiamo che molti uomini giocherebbero carte false pur di entrargli nelle mutande!” esclamò Orlando.

Gerard è fidanzato con una donna che è ancora più bella di Edith!” fece notare Rachel sistemandosi nel divano e poggiando la testa sulla spalla del marito. “Può anche essere che siano solo amici!”

E tu credi davvero che un uomo e una donna adulti possano essere solo amici?” domandò sarcastico Orlando.

John sollevò le sopracciglia e Rachel, mettendosi dritta, rispose seccata:

Edith è stata amica di molti uomini nella sua vita...”

Orlando la guardò con aria di uno che la sa lunga e rispose:

Beh! In effetti è vero! Infatti anche io e lei eravamo amici. E anche con Jude era solo un'amicizia innocua! Quanto tempo c'è voluto perché me la soffiasse da sotto il naso?”

Rachel stavolta si mosse sul divano in imbarazzo. In effetti, quando Edith e Orlando avevano appena avuto Ella e l'attore di Canterbury andava a casa loro lamentandosi dell'amicizia di Edith con Jude Law, spesso sia lei che John lo aveva calmato dicendo che quella era una semplice amicizia tra due persone che hanno condiviso un brevissimo tratto di strada assieme ed ora cercavano di conoscersi meglio.

Inoltre, per quello che Edith aveva detto, Rachel non poteva certo dire ad Orlando che aveva torto. Anzi! Sapeva fin troppo bene che quando l'amica si metteva qualche cosa in testa era difficile distoglierla dal suo fine. Sapere quindi che quella sera era a casa, da sola, con Gerard, di certo le apriva degli scenari tutt'altro che casti.

Trattenendosi dal dire tutto quello che aveva confidato ad Orlando, Rachel lasciò che il marito parlasse:

Mi hai detto che ti ha confidato di aver baciato Gerard!” disse John mettendo un braccio dietro Rachel che lo guardò stupita da quella rivelazione.

Orlando annuì e rispose:

Credo che sia successo la sera prima del mio arrivo. Non aveva avuto nemmeno il tempo di assimilare bene la cosa. Mi ha detto che ha capito di non provare niente per Gerard dopo quel bacio, ma non penso che questo mi debba far star tranquillo!”

Se Edith dice una cosa difficilmente è diversa da quella che farà!” rispose John serio.

Rachel annuì, fissando Orlando con il suo peggior sguardo assassino.

Orlando parve non notarlo e continuò:

Ti devo ripetere il nome di Jude?”

Jude lo ha sposato perché tu non ti decidevi a lasciare Miranda!” sbottò Rachel.

Orlando strabuzzò gli occhi e Rachel, ricordando un periodo che anche per lei era stato tutto meno che lieto, aggiunse:

Sì! È venuta a letto con te mentre stava già con lui, questo non ti basta? Ti ha lasciato per ferirti, solo che -forse per affetto, forse per riconoscenza o, peggio, per abitudine- Edith si è abituata a Jude ed ha accettato di sposarlo. E tu non hai fatto altro, per tutto quel periodo, che buttarla sempre più tra le sua braccia!”

Orlando guardò Rachel con tanto d'occhi e anche John. In effetti, da quando stavano assieme, quella era la prima volta che la donna parlava così apertamente di Edith. E soprattutto davanti ad Orlando.

Come una diga Rachel guardò fisso Orlando e aggiunse:

Voi uomini siete proprio dei cretini. Non vi rendete conto che se ci comportiamo in un determinato modo alle volte lo facciamo solo per attirare la vostra attenzione. Ed Edith lo ha fatto con te dal giorno in cui ti ha lasciato. Voleva metterti alla prova. E te lo dico perché la conosco e so che nemmeno lei si è veramente resa conto di quello che ha fatto!”

Dici?” domandò sarcastico Orlando.

Conosco Edith Norton da molto prima di te. Pensi che non mi renda conto di quando fa o no una cosa con cognizione di causa? Tu l'hai tradita. Hai fatto una delle cose che più le hanno fatto male quando stava con Brian. E non l'hai fatto per divertirti, ma perché non le hai detto chiaramente che avevi dei problemi con lei. Hai tenuto le tue paure e le tue ansie per te e sei andato a letto con la prima venuta... E quando Jude le ha teso la mano lei l'ha presa, ma non perché lo volesse veramente fare, ma solo perché voleva darti lo stesso dolore, lo stesso dispiacere. Fino a che tutto non le è scappato di mano!”

E per scappato di mano intendi quando ha cominciato ad andarci a letto nell'orario di lavoro?” precisò Orlando con una punta di risentimento malcelata.

Appunto!” replicò Rachel che aggiunse: “Lo stesso motivo per cui ha acconsentito a sposarlo quando ti ha visto con Miranda, quando non facevi altro che piangere disperato e quando andavi a New York per farle una sfuriata un giorno sì e l'altro pure...” e allungandosi, prendendo la mano dell'attore, disse: “OB! Lei ti ama. E tu la ami. Stiamo ripetendovi la stessa cosa da anni, ormai. E da anni non facciamo altro che spiegarvi che dovete smettere di mettere in mezzo altri. Non si scherza con i sentimenti. Non è giusto e vi fa finire nei casini!”

Orlando sospirò e guardò la mano di Rachel, in silenzio.

Quello che aveva detto era vero. Per anni lui ed Edith si erano rincorsi e non si erano mai presi. Si erano scontrati, avevano persino procreato un figlio insieme e avevano messo in atto un gioco allo sfinimento, uno stillicidio che non aveva previsto ma aveva comunque messo in atto il coinvolgimento di Miranda e Jude, vittime di quella lotta infinita.

Quando torni a New York?” gli chiese Rachel intromettendosi nei suoi pensieri.

Orlando sollevò lo sguardo sugli occhi nocciola della donna e rispose:

Tra due giorni ho l'aereo. Perché?”

Rachel sospirò e poggiandosi sullo schienale rispose:

Perché meglio che tu non faccia stupidaggini, Ob. Di nessun genere. Fai vedere che ti fidi di lei. Non mettere in mezzo donne che non ami” e mentre lo diceva lanciò un'occhiataccia a John che si sistemò sul divano nervoso e tornando a guardare Orlando, concluse: “E sappi che se ti ha detto che non prova niente per Gerard... Allora è vero. Non aver paura. Quello che le hai detto, anche se sono contraria agli ultimatum, l'aiuterà a riflettere e a prendere una volta per tutte una decisione. E ne avete bisogno non solo voi, ma anche vostri figli!”

Orlando annuì.

Edith aveva bisogno di tempo. Glielo avrebbe concesso.

Ma non avrebbe aspettato che qualcun altro si prendesse di nuovo il suo posto.


Edith sorrise sistemando la giacca a Gerard che chinò la testa imbarazzato da quel gesto.

La giornalista se ne rese conto e ritraendo le mani disse:

Non volevo metterti a disagio. Scusa!”

Gerard scosse la testa e rispose:

Non sono in imbarazzo per il tuo gesto. Non preoccuparti... Solo che non sono abituato a questo tipo di tenerezze da mamma diciamo!”

Edith sorrise e rispose:

Diciamo che da quando ho avuto i miei due figli sono parecchio cambiata e non mi rendo conto che alle volte faccio la mamma con tutti!”

Gerard sorrise e abbracciandola, tenendola stretta, disse:

Grazie per questi giorni assieme. Sono stati 'intensi' diciamo, ma molto istruttivi!”

Edith sorrise e con gli occhi lucidi, scherzando rispose:

Ogni riferimento a baci o altro è puramente casuale!”

I due risero e Gerard concluse:

Io stasera prendo un treno, ma questo non significa che se hai un qualsiasi problema non devi esitare a chiamarmi...”

Lo farò!” promise Edith sorridente.

Specialmente se qualche bellimbusto del Sud ti rompe le scatole?” puntualizzò Gerard.

Ti riferisci ad Orlando?” domandò divertita Edith.

Gerard annuì e rispose:

Non voglio che tu abbia più casini di quelli che già hai!” e abbracciandola di nuovo aggiunse: “E ricordati. Quando sarà il momento... Spero il più tardi possibile... Io sono qua! Capito?”

Edith ebbe un tuffo al cuore e annuì con gli occhi pericolosamente lucidi.

Grazie a te di tutto Gerard. Non sapevo di aver bisogno di un amico in questo preciso momento della mia vita!”

Gerard sorrise e abbracciandola e baciandole la fronte, mentre una voce metallica annunciava la partenza del suo treno, disse:

Io sono contento di aver incontrato te...” e salendo sul treno che cominciava a fischiare scaldando i motori, salutandola disse: “Sappi che non ti libererai di me tanto facilmente!”

E tu non ci provare a farlo!” sorrise Edith salutandolo a sua volta.

Il treno cominciò a muoversi ed Edith guardò Gerard prendere posto e salutarla dal suo vagone.

Per lei quella partenza fu un piccolo lutto. Ma sapere di avere un amico pronto a tutto pur di aiutarla, in quel preciso momento della sua vita, la tranquillizzava.


Eloise stava seduta nella poltrona guardando in silenzio la tv. Di una cosa era contenta. L'essere arrivata troppo tardi non richiedeva che dovesse fare chemioterapia e se ne sarebbe andata con tutti i suoi capelli e non con una parrucca da appuntare meglio una volta che il suo corpo sarebbe rimasto dentro una bara.

Sorrise di quella tetra soddisfazione immaginando la faccia di suo figlio se avesse esternato quel pensiero ad alta voce, quando il campanello squillò.

Sua sorella Maggie andò ad aprire e sistemandosi, Eloise continuò a guardare l'episodio di Downtown Abbey che stavano trasmettendo.

Ellie!” disse Maggie con voce dolce avvicinandosi alla porta. “Ci sono Edith ed Emma qua per te!”

Eloise si voltò e vide i visi sorridenti di sue figlie che sulla porta la guardavano.

Eloise non potevano notare che tenevano tra le mani una grossa busta e che in un'altra, più piccola, avevano quelli che potevano sembrare dei trucchi.

Aggrottò la fronte e guardando ognuna delle sue due figlie, domandò loro:

Conosco quelle espressioni. Che avete in mente?”

Edith entrò e baciando la guancia della madre, disse:

Niente di che. Volevamo solo fare una bella cenetta con nostra madre!”

E abbiamo pensato che, visto che non puoi uscire, possiamo metterti un bel vestito e truccarti un po' e fare tutto qua!” aggiunse Emma salutando anche lei la madre con un bacio.

Eloise le guardò in silenzio, soppesando la loro decisione. Sapeva di essere troppo debole e che non poteva lasciare casa di sua sorella per un'uscita mondana. Nonostante questo sentiva che dietro la proposta delle figlie c'era qualche cos'altro sotto.

E dove mangeremo?”

In salotto!” rispose pronta Maggie, dietro di lei.

Eloise socchiuse gli occhi ancora di più e seria disse:

Se ne state pensando una delle vostre sappiate che sono sempre vostra madre e posso darvele ancora. E tante!”

Edith ed Emma risero e aiutando la mamma ad alzarsi dalla poltrona dissero in coro:

Piantala!” ed Emma aggiunse: “Vogliamo solo che questa sia una bella serata. E vogliamo che tutto vada per il verso giusto!” e accompagnarono assieme la madre verso la sua camera da letto.

Ci misero un'ora per sistemarla. E quando la misero davanti allo specchio Eloise Norton trattene a stento le lacrime. Erano anni che non si vedeva così bella. Sembrava quasi che la malattia non stesse minando il suo corpo in quell'elegantissimo abito champagne che indossava.

Si voltò verso le figlie e abbracciandole disse:

Grazie!”

Sia Edith che Emma sorrisero commosse e prendendo la mano della madre la condussero fuori dalla camera.

E voi?” chiese Eloise guardando le figlie ancora vestite casual.

Edith trattenne una risatina divertita e rispose:

C'è un cavaliere che ti sta aspettando giù!”

Scesero le scale e il cuore di Eloise fece una capriola.

Patrick Norton l'aspettava in piedi, sorridendo, con le mani giunte e lo sguardo fiero.

Patrick?” balbettò Eloise.

L'uomo si avvicinò all'ultimo gradino e tese il braccio verso la moglie e sorridendo le mormorò:

Sei bellissima!”

Eloise guardò Patrick negli occhi e sorrise commossa e l'uomo disse:

Posso invitarti a cena?”

Eloise lasciò che il marito la guidasse verso il tavolo e lasciò che l'aiutasse a sedere.

Fu allora che Emma ed Edith con Maggie si chiusero in cucina e lasciarono da soli Patrick ed Eloise.

Quella era una sera piena di speranze.

Ed Edith ci credeva davvero.


Era stata una serata tranquilla, pensò Edith guidando verso casa, con gli occhi ancora gonfi.

Era da tanto che non le succedeva di emozionarsi così tanto.

Ricordava ancora bene, suo padre e sua madre che si tenevano per mano e che annunciavano che avrebbero rinnovato le loro promesse appena avrebbero trovato un pastore che avesse accettato di farlo in tempi ragionevoli.

E ricordava gli occhi di Patrick quando Eloise accettò di tornare a stare da lui una volta che la cerimonia fosse avvenuta.

Parcheggiò con il cuore leggero e vide la luce del soggiorno ancora accesa.

Temendo di trovare la casa distrutta -memore più che altro dei racconti di Ella e David quando tornavano da un week end con il padre- Edith aprì la porta con delicatezza.

Dalla televisione arrivava un brusio indistinto da un programma per bambini, probabile replica di quelli della mattina mandata in onda prima che i programmi venissero interrotti per la notte.

Nel divano, uno vicino all'altro stavano Orlando, Ella e David, con un contenitore di plastica pieno di patatine.

Sorrise guardandoli con dolcezza, allungandosi per sistemare la coperta su tutte e tre, quando Orlando si svegliò. I capelli ricci e corti erano scomposti. Probabilmente aveva giocato tutta la sera con i figlie e nonostante il gel -che come Edith ben sapeva Orlando consumava in quantità industriali- non era servito a molto.

Con sguardo sorpreso osservò per qualche secondo la giornalista e poi sorrise.

Sei a casa? Ti stavamo aspettando ma penso che al decimo episodio di Peppa Pig sia miseramente crollato!” e mettendosi a sedere guardò i bambini che continuavano a dormire.

Edith sorrise e comprensiva replicò:

Alle volte Peppa fa quell'effetto anche a me!”

I due risero sommessamente e Orlando, guardando i figli, domandò:

Ti do una mano?”

Edith annuì e rispose:

Sì! Grazie!” e prendendo David con delicatezza, guardando Orlando sorridendo divertita, aggiunse: “Io prendo lui perché so che tu sei più forte e non hai problemi a sollevare Ella!”

Orlando la guardò sollevando un sopracciglio e scuotendo la testa prese la figlia di sette anni in braccio e seguì Edith.

In silenzio la giornalista salì le scale, mentre dietro, Orlando, baciava la testa della figlia più grande.

Molto spesso si era trovata a chiedersi quanto fosse profondo il rapporto tra i due. Non perché fosse sua figlia, ma tra Ella e Orlando c'era sempre stato un rapporto di complicità che l'attore non aveva instaurato con gli altri suoi due figli. Lei era innamorata di lui. Lui era protettivo oltre ogni limite con lei. E terribilmente geloso.

Si voltò quando arrivò sul pianerottolo e indicando la stanza di Ella disse:

Lei dorme qui!”

Orlando entrò. Da quando aveva preso casa a Londra quella era la prima volta che l'attore metteva piede in camera della figlia e questo la fece sentire terribilmente in colpa. Si rese conto che tutti e tre stavano perdendo tanto, troppo della vita dell'altro e capì che questo avrebbe in qualche modo segnato la loro vita.

Osservò l'attore spostare le lenzuola e mettere la figlia a letto e poi, dopo averle accarezzato la testa e baciato la fronte -augurandole sottovoce la buonanotte- guardò Edith e mettendosi in piedi la seguì.

Edith aprì la porta della camera vicino e si avvicinò alla culla di David. Lo sistemò e guardò Orlando seguire ogni sua mossa con i gomiti poggiati sulla traversa della culla.

Per quello che riguardava il figlio il rapporto tra lui ed Orlando era strano. Edith sapeva che era colpa sua, principalmente, ma si stava rendendo conto che tra di loro le cose stavano cambiando. David, emulando la sorella, aveva cominciato ad adorare il padre e Orlando, nonostante fosse abituato ad essere al centro dell'attenzione, rimaneva piacevolmente colpito da quell'affetto incondizionato e spesso, quando vedeva David, nonostante avesse un rapporto intenso e profondo con Ella, abbracciava prima il figlio e parlava con lui a lungo.

Coprendo il piccolo, che come la sorella maggiore era diventato la fotocopia del padre, disse:

Ti va di stare qua stanotte?”

Orlando la guardò sbarrando gli occhi e poco convinto, grattandosi la testa ammise:

Edith... Tu lo sai quello che provo. E sai quanto è difficile per me...”

Se vuoi puoi dormire nella stanza degli ospiti. Ma voglio che domani, visto che è l'ultimo giorno che starai con loro, tu sia qui quando si sveglieranno. Ne sarebbero davvero felici!”

Orlando guardò Edith. Come poteva non accettare? Era così bella che solo guardarla gli faceva male.

Sospirò ed Edith aggiunse subito:

Ob! Ti prego!”

Gli occhi di Edith guardarono imploranti Orlando. E l'attore sospirando rispose:

Va bene!” e prendendole la mano propose: “Che ne dici se andiamo giù e ci beviamo qualche cosa di caldo prima di andare a letto?”

Edith annuì e stringendo di più la mano dell'attore lo seguì giù per e scale.

In quel momento quel contatto la tranquillizzò. Sapere che con lei, quella sera, c'era Orlando, la faceva sentire più tranquilla. Si lasciò guidare e si mise a sedere, lasciando che Orlando mettesse l'acqua a bollire e preparasse un earl grey canticchiando sommessamente.

Edith attese che Orlando tornasse in salotto con le due tazze di tè e quando lo fece, si spostò appena per fargli posto accanto a lei.

Cominciarono a sorseggiare la bevanda calda in silenzio, con calma.

Quel momento di tranquillità riscaldò ad entrambi il cuore ed Edith, senza nemmeno sapere come e quando avesse deciso di farlo disse:

Sono felice che tu sia qui Orlando. E sono felice che tu non stia con quella bionda!”

Orlando la guardò stupito da quell'affermazione. Poi, guardando la tazza di tè annuì ad un pensiero indefinito che gli passava per la testa e lentamente l'appoggiò al tavolino. Si voltò e prendendo quella di Edith fece lo stesso e voltandosi a guardarla le passò una mano sulla guancia. E sorridendo, avvicinandosi lentamente le sussurrò:

Sono anni che te lo dico. Che io per te ci sono. Che attraverserei l'oceano a nuoto se tu avessi bisogno di me...” e continuando ad accarezzarle una guancia con il pollice aggiunse: “Io voglio far parte della tua vita Norton. E tu?”

Edith guardò le labbra di Orlando e poggiando una mano su quella che lui aveva antecedentemente posato sul suo viso, disse:

Io voglio che tu faccia parte della mia!” e lo guardò intensamente, protendendosi verso di l'attore di Canterbury, in attesa di un bacio.

Ma con un profondo respiro Orlando si staccò e disse:

Penso che sia molto meglio che vada a dormire...”

Edith annuì e senza dire niente lasciò che Orlando liberasse tutto e baciandola sulla testa si congedasse con un tenero buonanotte.


Una settimana dopo.


Edith camminava velocemente verso la stanza del giudice Morgan, dove si sarebbe tenuta la sua causa di divorzio.

Il primo passo per arrivare al divorzio vero e proprio era che le due parti si incontrassero e cominciassero a fare le loro richieste. Se tutto fosse andato secondo le regole, allora con un'udienza di convalida sarebbe avvenuta la separazione definitiva. Altrimenti si sarebbe andato a combattere in aula.

Quando arrivò davanti alla porta trovò il suo avvocato e poco lontano, vicino ad un uomo alto e distinto che teneva una valigetta in mano, vide Jude. Aveva una barba incolta e i capelli sistemati con un po' di gelatina.

Quando la vide sorrise e il cuore di Edith perse un battito.

Sentì il bisogno di avvicinarsi e di abbracciare l'uomo con cui aveva condiviso il suo cammino per un periodo rilevante della sua vita, l'unico che aveva avuto il coraggio di sposare. Ma il suo legale la tenne per un braccio e disse:

Il signor Law e il suo avvocato parlano fitto da un paio di minuti. So che lei non vuole mettere in atto nessuna rappresaglia, ma devo chiederle di fare una controproposta nel caso il suo ex marito facesse qualche richiesta pericolosa”

Edith guardò Jude. Non la stava più guardando e al contrario di quello che pensava il suo avvocato stava discutendo animatamente con il suo legale, per niente tranquillo.

Stava per rispondere quando arrivò il giudice, un uomo sulla sessantina, che teneva in mano una cartella piena di fogli.

Sorrise salutando tutti con un cenno di mano ed entrò nella stanza.

Per galateo fu Edith ad entrare per prima, gli altri al seguirono in silenzio.

Ebbero il tempo di sistemarsi che già Edith sentiva il cuore in gola.

Morgan guardò il foglio e disse, leggendo ad alta voce:

Causa di divorzio 1982. Law contro Law” e togliendosi gli occhiali disse: “Bene! Penso che cominciare dalla parte che ha richiesto la separazione sia il minimo, anche se a malincuore devo dare la parola ad un uomo prima di una donna!”

Tutti sorrisero tranne il legale di Jude che, mettendosi meglio sulla sedia, rispose:

Il mio assistito non ha richieste da fare. Vuole solo che la situazione si risolva nel miglior modo possibile!”

Edith si voltò di scatto e guardò Jude che non ricambiò il suo sguardo ma lo tenne fisso sul giudice che, guardando il legale della giornalista disse:

E voi?”

Il legale guardò Edith che gli fece un cenno con il capo e con voce risentita, tanto quanto quella del suo collega disse:

Anche la mia assistita concorda con la linea presa dal suo ex marito!”

Morgan annuì e rimettendo gli occhiali, con un sorriso rispose:

Bene! Fossero tutti così facili i divorzi!” e prendendo un'agenda, concluse: “La causa di divorzio è fissata tra un mese esatto, stessa ora, in questo stesso tribunale” e porgendo la mano a tutto, partendo prima da Edith disse: “Spero di trovare lo stesso clima tra un mese!” e sorrise rimettendo apposto i suoi fogli e accompagnando alla porta Jude, Edith e i loro due avvocati.

Per quanto il suo legale le parlasse, lamentandosi di quello che aveva appena fatto, la giornalista non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Jude. E con un tuffo al cuore si rese conto che anche lui aveva fatto lo stesso.

Voltò lo sguardo annuendo all'ennesima lamentela del suo legale, quando il cellulare l'avvisò di una notifica WhatsApp.

Prese il cellulare e lesse il messaggio.

Era di Jude.

Quando questi due succhiasoldi a tradimento ci avranno lasciato in pace, che ne dici se ci vediamo nel bar qua vicino?”

Edith guardò Jude e sorrise. Lui annuì. Era bastato quel gesto per capirsi.


Seduta ad un Costa, poco lontano dal tribunale, Edith attendeva Jude con ansia. E assieme all'ansia si sentiva terribilmente in colpa.

Qualche giorno prima Orlando l'aveva salutata, sulla porta di casa sua, promettendo di aspettarla e chiedendole di andare a New York non appena le sarebbe stato possibile. Lei aveva accettato e lo aveva baciato dolcemente sulle labbra.

In quel momento era forte della sua decisione, consapevole che i suoi sentimenti verso Orlando erano immutati e che lei stava solo aspettando che le acque si calmassero un po' prima di lasciare che tutto tornasse ad essere come prima.

Ora, invece, sentiva una strana agitazione, quasi come quella di una ragazzina al suo primo appuntamento, che in ogni modo cerca di non farsi scoprire dai suoi genitori.

Attese in silenzio che Jude entrasse nel locale e quando lo vide, sentì il cuore perdere di nuovo un battito e lo stomaco fare una piccola capriola, proprio come succedeva ad Harry Potter nel terzo libro guardando Cho Chang.

Si sollevò e lasciò che l'attore posasse una mano sul suo braccio e le baciasse teneramente una guancia.

Cercò di celare le sue emozioni più nascoste e sorrise rimettendosi a sedere.

L'attore prese posto davanti a lei e ordinarono qualche cosa di veloce da mangiare.

In un attimo Edith si rese conto che non era servito a niente non vedersi per tanto tempo: le cose tra di loro erano sempre uguali. Parlavano e ridevano come quando stavano assieme e si ritagliavano uno dei loro momenti di intimità andando a mangiare fuori senza i bambini.

Parlarono di Rafferty, Iris e Rudy. Ed Edith domandò persino di Sophia all'attore che ammise con una punta di rammarico di non vederla quanto voleva.

Edith raccontò degli ultimi avvenimenti che l'avevano coinvolta: della malattia di sua madre e del fatto che la donna aveva acconsentito a rinnovare con il marito le loro promesse di matrimonio e ritornare ad essere una coppia felice proprio come i primi periodi che si erano sposati.

Jude ascoltò attento e subito disse che sarebbe stato vicino alla ragazza in ogni modo.

Parlarono di tutto, tranne che di Orlando o di qualsiasi altra storia avesse in qualche modo coinvolto lei o lui in quelle settimane che non si erano visti.

Poi, quando i piatti si svuotarono e non ebbero altri motivi per rimanere seduti a quel tavolo senza attirare l'attenzione di occhi indiscreti, Jude poggiò le mani sul tavolo e disse:

Bene! Penso che sia ora di pagare il conto!” e stava per prendere la sua carta di credito quando Edith lo bloccò dicendo:

Facciamo a metà!”

Jude scosse la testa e rispose:

Non ci provare Norton! Lo sai che non sopporto che una donna paghi il conto quando esce con me, anche se vuole fare a metà!” e non ammettendo repliche chiamò un cameriere e gli porse la carta.

Edith lo guardò pagare in silenzio e quando si alzò lui l'aiutò a mettere la giacca poggiando le mani sulle sue spalle. Quel piccolo contatto bastò per farle sentire una scossa elettrica che l'attraversava da capo a piedi. Sospirò e chiudendo gli occhi si voltò verso Jude che disse:

Non dirmi niente. Non voglio sapere se quello che dicono i giornali su te e Gerard Butler è vero. E non voglio nemmeno sapere se tu ed Orlando, ora che il nostro matrimonio è giunto al capolinea state coronando il vostro sogno d'amore!” e sorridendo sollevandole il viso poggiandole due dita sotto il mento disse: “Lascia solo che mi goda questo momento!” e baciandole la fronte sussurrò: “Per me è sempre un piacere passare il mio tempo con te Edith!” e stava per uscire quando la giornalista lo raggiunse e disse:

Grazie! So che avresti potuto rovinarmi oggi... Ma non l'hai fatto. Te ne sono grata davvero!”

Jude sorrise e rispose, poggiandole una mano sulla guancia:

Ti amo troppo per volerti rovinare!” e baciandole dolcemente le labbra sussurrò: “A presto, Norton!” e senza aggiungere altro lasciò Edith, da sola, dentro il Costa, a guardarlo allontanarsi, confusa e con mille domande che le correvano per la testa.



Bene! Ho postato molto prima di quello che credevo, complici le vacanze di Natale.

Comunque. Voglio ringraziare chiaretta e la nonnina che mi recensiscono. E Margherita che con pazienza aspetta ogni capitolo.

E chiunque legge in silenzio questa storia. Fatemi sapere anche voi cosa ne pensate, ci tengo davvero.

Auguri di buon anno. Spero di riuscire a scrivere qualche altro capitolo prima dell'Epifania.

A rileggerci. Niniel82.






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