Let her go di Clarent di Avalon (/viewuser.php?uid=489583)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let her go - Prologue ***
Capitolo 2: *** Let her go - Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Let her go - Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Let her go - Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Let her go - Final Chapter ***
Capitolo 6: *** Let her go - Epilogue ***
Capitolo 1 *** Let her go - Prologue ***
Dysclaimer! I personaggi utilizzati in questa fanfiction non mi appartengono, sono proprietà esclusiva di Hiro Mashima, la suddetta storia non ha scopi di lucro alcuno.
Let her go - Prologue
«Andiamo Natsu, mettilo tu a letto» Lucy prese
sotto braccio
il marito e con uno sguardo lo convinse ad alzarsi dalla comoda
poltrona dov’era
sprofondato qualche momento prima.
Non si poteva certo dire che la loro casa fosse grande,
anzi, proprio non lo era, poiché due stanze da letto in un
sottotetto vecchio
ma accogliente, un piccolo bagno, una cucina ed un’esile sala
non facevano una
reggia; ma quella casa bastava agli scopi della famiglia,
gl’era sempre
bastata.
Natsu guardò il figlio e poi si girò verso la
moglie, che
gli aveva dolcemente posto una guancia sulla spalla; il bambino si era
addormentato in una posizione piuttosto strana sul divano, tenendo una
manina
alta e l’altra bassa, con le gambe che seguivano
l’arco della schiena.
Tale padre tale figlio.
«Ci sei riuscita anche questa volta» Natsu diede
una bacio
sulla guancia di Lucy e solo dopo si alzò, con calma,
gustandosi ogni passo
verso il figlioletto; lo prese dolcemente sussurrando un appena
percettibile “ehi”
quando quello si sentì sollevare ed aprì gli
occhi assonnati.
Li aveva presi dalla madre, e quando non lo si vedeva stare
sui libri a leggere correva nel bosco in cerca d’avventura,
come il padre. L’unione
perfetta tra conoscenza ed avventura, lui; capelli rosa, come il padre,
lunghi
come la madre.
Lucy si compiacque alla vista di Natsu così affettuoso ed
alzandosi dalla poltrona andò verso la finestra per
abbassare la serranda; gli
parve di vedere un gatto nella penombra della lampada che teneva vicino
l’entrata
di casa, ma si convinse di non aver visto nulla. Quando si
girò vide Natsu che,
guardando il figlio con un sorriso, iniziava a salire le scale. Chissà stasera che gli racconta pensò
la
bionda.
Prima di posare il bambino nel letto, Natsu, si preoccupò di
adagiare le coperte in modo tale da poter coprire suo figlio quando lo
avesse
poggiato, istintivamente gli andò l’occhio verso
la finestra tonda che forniva
luce di giorno, e che in quel caso invece portava la notte. Si
ricordò di una
cosa, ma il bambino lo chiamò con fare innocente e questo lo
distolse dal
pensiero.
«Papà» disse il piccolo accarezzando
l’orecchio del padre, «questa
sera mi racconti di Happy?».
«Di nuovo?» Natsu enfatizzò il tono,
«te la racconto tutte
le sere quella storia».
«Ti prego» lo supplicò il piccolo,
sentendosi mettere sul
letto, e contemporaneamente sentendo il padre prendere la sedia; stava
per
iniziare a raccontargli la storia.
«Allora» la mente di Natsu andò di
natura al suo passato, a
quella seppur breve storia che tanto piaceva al figlio, a quel pezzo
della sua
infanzia che l’aveva fatto crescere, «era una
mattina piovosa quella. Il nonno
e la nonna stavano….
*
Natsu era sempre stato un bambino curioso, si divertiva a
scandagliare il bosco in cerca di qualcosa che nemmeno lui conosceva,
semplicemente cercava, senza mai trovare.
Quel giorno era venuto a trovarlo suo cugino di città, il
borioso e maleducato “pezzo grosso” della famiglia,
quello che solo perché
viveva in città si permetteva di trattarlo con sufficienza
ed irriverenza.
Quando arrivava nella sua “catapecchia”, come amava
definirla, subito
cominciava ad atteggiarsi, criticando
quello e questo senza lasciare in ombra il tale.
«Sembri proprio uno sfigato» esordì
Gajille dandogli un
pugno, amichevole, sulla spalla.
«Ok» rispose apatico Natsu; aveva escogitato quel
metodo per
non dover subire il cugino. Li ignorava fino a che non se ne andava e
solo
allora gli tornava il sorriso.
Si trovavano entrambi sulla panca bianca adagiata di fianco
all’entrata di casa, dove i genitori di entrambi conversavano
su cose che alle
loro orecchie erano estranee.
«Ehi, Natsu! Vuoi vedere una cosa?» Gajille si mise
una mano
nel cappotto imbottito che portava; rispetto alla giacca sporca e con
toppe di
Natsu quello era un capo di prima classe, e non solo per pensiero, ma
anche per
valore, lo era davvero.
«Cosa?» Natsu girò il capo controvoglia,
aprendo gli occhi
quando vide un pacchetto di sigarette ed un accendino. Fissò
il cugino
incredulo e lo costrinse ad una spiegazione.
«Bé che vuoi?» Gajille aprì
il pacchetto e prese una
sigaretta, fece anche per offrirne una a Natsu ma quello
rifiutò prontamente.
«Non dovresti fumare, non a questa età»
Natsu si tirò
indietro; conosceva come andavano a finire quel tipo di cose,
provenendo Gajille
dalla città i suoi avrebbero pensato, a meno che
già non lo facessero, che la
pietra dello scandalo fosse il rosato e dopo una strillata ed una
punizione l’avrebbero
spedito in camera, di corsa.
«Perché invece tu sei grande vero?»
Gajille si accese la
sigaretta e per poco non si strozzò, non era un asso ad
aspirare.
Natsu restò a guardare basito, era certo che Gajille non
fosse un bravo ragazzo, ma non si aspettava certo che fosse
così ribelle… la
cosa lo ammirava da una parte, perché non era capace di
concepire la mentalità
di città del cugino, e lo faceva arrabbiare
dall’altra, perché la colpa sarebbe
stata sua anche questa volta.
Come a voler dimostrare il suo pensiero subito si sentì un
rumore di sedie provenire da dentro l’abitazione;
«Dai qua!» Natsu prese la
sigaretta al cugino che cominciò a lagnarsi, non facendo
altro che far
accorrere i genitori di entrambi più velocemente.
«Natsu!» in coro i genitore, di tutti e due,
cominciarono a
protestare per la sigaretta nella mano del rosato, che non
riuscì a difendersi.
Vide appena la mano del padre calare sulla sua faccia…
L’ennesima volta. Gajille l’aveva messo in sacco di
nuovo.
«Non sono stato io!» gonfiò gli occhi,
strillando verso il
padre che stava caricando un nuovo schiaffo «ma tanto tu non
mi credi mai! Mai!
Ti odio!» iniziò a correre lasciando tutti di
stucco.
Corse lontano, corse veloce, corse più forte che
poteva… poi
lo vide; un gatto nero che al riflesso della luce pareva blu scuro
l’aveva
seguito.
*
«… ma te lo racconterò la prossima
volta» diede un bacio
sulle fronte del figlioletto che si era addormentato e rimise la sedia
vicino
la scrivania, fece per andarsene e vide Lucy che lo aspettava sulla
soglia
della porta, camicia da notte già addosso.
«Questa volta gliela racconti tutta?» la bionda gli
mise le
braccia intorno al collo e lo guardò a fondo.
«Qualcuno gli dovrà pur spiegare chi ci ha fatto
conoscere…
no?» Natsu la baciò; quella sarebbe stata una
notte bellissima.
NdA
Sinceramente parlando non so perché mi sia venuta in mente
una storia del genere.. una NaLu… io sono per la NaLi! Fino
alla fine… però bò
spero vi piaccia!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Let her go - Chapter 1 ***
Let her go - Chapter 1
- ...«Qualcuno gli
dovrà
pur spiegare chi ci ha fatto conoscere… no?» Natsu
la baciò; quella sarebbe
stata una notte bellissima.
- Natsu indicò con la testa la camera da letto che
condivideva
con la moglie, certo il suo essere malizioso aveva fatto sorridere
Lucy, ma per
“bellissima” lui intendeva altro…
- Si diressero insieme nella loro “tana”
e lui si sedette
senza lasciare la mano della moglie, che aveva preso mentre camminava
per il
corridoio che li separava dalla camera del bambino.
- «La prima volta che ti presi la
mano…» Natsu abbassò lo
sguardo cercando di nascondere le guance rosse ma fu presto rialzato
dalla mano
di Lucy, che portò il suo sguardo all’altezza
dello stomaco e con tono
amorevole gli disse di continuare, «… stavi
suonando al vento, mentre pioveva».
- «Lo ricordo bene» la bionda
buttò lo sguardo contro lo
specchio dell’armadio che si trovava poco distante dal letto;
vide Natsu che
sfumava il rosso sulle guancie sorridendo, tenendogli una mano sulla
pancia, e
vide sé stessa donna, madre di uno splendido bambino che le
riempiva la vita di
felicità.
- «Ti portavi sempre dietro quel gatto, o era la
prima volta
che lo vedevi?» chiese Lucy, in modo calmo, abbassando gli
occhi sui capelli
rosati di Natsu.
- «Cos’è hai voglia di
risentire la storia anche tu?» Natsu si
allungò sul letto, costringendo dolcemente Lucy a
stenderglisi sopra.
- «Un tuffo nel passato non fa mai male, no?
Immagina che io
sia nostro figlio e che stia per mettermi a letto… riprendi
da dove hai
cominciato» Lucy si posizionò sulla spalla di
Natsu e con una mano lo abbracciò
forte, poi gli sussurrò dolcemente all’orecchio di
cominciare.
- «E mi accorsi di aver visto quel gatto…
- *
- ...Corse lontano, corse
veloce, corse più forte che poteva… poi lo vide;
un gatto nero che al riflesso
della luce pareva blu scuro l’aveva seguito.
- Natsu si portò una mano sulla fronte e
scostò i capelli
bagnati, poi guardò il gatto che gli si stava avvicinando
lentamente alle
gambe, «E tu piccoletto? Sei scappato perché non
sai dove andare, o tutti
credono che sei quello che sbaglia sempre?».
- Il gatto passò in mezzo alle gambe di Natsu,
bagnandole col
pelo più di quanto già non lo fossero, e si
diresse in un punto imprecisato
della lunga distesa di alberi nella quale Natsu era scappato. Era certo
che i
suoi non l’avrebbero cercato, tanto a loro che importava, di
lui, quindi perché
non seguire quel gatto in mezzo al nulla? Sarebbe stato sicuramente
meglio con
lui che non parlava, non lo scherniva, non lo menava, ne tantomeno lo
metteva
nei guai.
- «Aspettami!» Natsu cominciò
a correre dietro al gatto che si
era già portato avanti e non lo perse di vista nemmeno
quando si addentrarono
in un campo di erbacce lunghe e secche; seguiva il suo colore e quando
non
poteva si orientava col suono.
- «Eccoti finalmente!» Natsu raggiunse il
gatto che si era
fermato, ancora sotto la pioggia, vicino una pietra che impediva di
vedere cosa
ci fosse dietro.
- «Bel posto» sussurrò il
ragazzo sedendosi per terra, tanto
oramai era fradicio, al massimo si sarebbe ammalato, ed era certo che
anche
questo non sarebbe importato ai suoi. Portò le mani dietro
la nuca e si distese
ad ascoltare la pioggia. Sembrava quasi che un violino solitario stesse
suonando senza accorgersi di niente, che una mano esperta facesse
scivolare
l’arco al ritmo della pioggia; una lunga e pensierosa melodia
che combatteva
con la furia roboante della tempesta. Solo allora Natsu si accorse di
star
sentendo davvero una melodia, di star ascoltando il suono della
pioggia. Vide
il gatto che si era arrampicato sulla pietra e decise di sporgersi per
vedere
anch’esso cosa vi si trovasse dietro.
- Non rimpianse quella scelta per
tutta la vita.
- Lei era lì, che ballava da sola sotto la
pioggia, violino
alla mano e capelli al vento; sembrava un angelo senza ali che
risplendeva di
luce divina, che rendeva invidioso chiunque… ma nessuno la
stava guardando.
- Si fermò a pensare a quello che faceva la
ragazza e solo
quando quella cadde a terra, aveva messo male un piede e la pioggia
aveva reso
il terreno umido, le andò in contro per aiutarla. Non se lo
accorse, o forse
non volle accorgersene, e le prese la mano cadendo a sua volta.
- Il gatto andò in contro ai due ragazzi e si
fermò poco
lontano da entrambi, sedendosi nuovamente, stavolta però li
guardava entrambi.
- «Eh… io sono Natsu» disse il
rosato, tirandosi subito a
sedere, dando le spalle alla ragazza.
- La ragazza si rialzò e controllò che
il violino fosse ancora
intero, poi guardò verso Natsu e sorrise «Io sono
Lucy» lo stuzzicò con l’arco.
- Ci fu un momento di silenzio nel quale Natsu si
girò verso
Lucy che lo guardava con le guance arruffate ed il colore del terreno
tra i
capelli; sembrava più vera di come l’aveva vista
prima, decisamente più bella.
Non esitò a simulare un “woha” con le
labbra, e la cosa non passò inosservata
alla ragazza che rise piano.
- «E’ tuo il gatto?» chiese la
bionda indicando con il mento
l’animale che si stava pulendo una zampa.
- «Gatto?» Natsu domandò
incerto prima di ricordarsi chi
l’aveva condotto lì, quel
gatto. Si
girò a guardarlo e lo vide strizzare al vento il pelo nero,
certo faceva strano
anche a lui aver seguito un gatto, ma aver trovato Lucy era forse la
cosa più
bella che gli fosse capitata quel giorno.
- «Mi ha portato lui qui»
spiegò il rosato; poi si girò verso
Lucy e la vide cercare di accarezzare il gatto che si tirò
indietro prontamente,
quasi disgustando la mano della ragazza. Cominciò ad andare
in mezzo all’erba,
scomparendo nuovamente alla vista di Natsu, e questa volta anche a
quella di
Lucy.
- Il ragazzo si passò una mano umida sul viso,
cercando di
togliersi dalla faccia il terriccio che vi si era posato quando era
finito
accidentalmente sopra la ragazza, e restò imbambolato quando
Lucy prese l’iniziativa
e disse «Fai fare a me, così posso vedere questo
tuo bel faccino» in modo
simpatico.
- «G-grazie» sussurrò appena
il rosato, poi gli venne in mente
di proporre una cosa alla ragazza, evidentemente i motivi che
l’avevano portata
a ballare da sola sotto la pioggia dovevano essere molto vicini ai
suoi, quindi
perché non rischiare?
- «Lucy…» titubò
appena, «seguiamo il gatto?».
- «Perché ci hai messo tanto a
chiedermelo?»
- *
- «Mamma, papà… posso dormire
con voi?» il bambino apparve
sulla soglia della camera di Natsu e Lucy con la copertina in mano, e
con voce
assonnata si mise tra la madre il padre.
- «Allora anche stasera si dorme tutti e tre nel
lettone»
Natsu accarezzò il viso della moglie mentre disfaceva le
lenzuola e v’infilava,
lasciò un spazio tra lui e Lucy per il figlio.
- «Allora, amore…
com’è che continuava?» Lucy si mise su
un
fianco e guardò Natsu che per poco non si strozzò.
- Il rosato diede uno sguardo al bambino, anch’esso
su un
fianco e completamente premuto contro la madre, «Andammo
dietro quel gatto…».
-
- NdA
- Non potete capire quanto mi abbia preso l’idea.
Vi giuro, se
non fosse stato per AngelWings_DwarfGigi4 e FairyLucy94 non sarei
nemmeno mai
sceso nei meandri della NaLu e probabilmente non ne avrei nemmeno mai
scritta
una. Diamine quanto mi piacciono ora, quei due insieme.
- Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^^ E
colgo l’occasione per ringraziare osvalda88 che ha inserito
la storia tra le
preferite, ed anche per ringraziare coloro che hanno inserito la storia
fra le
seguite ^^
- Ah! Mi son dimenticato di dirvi, l'altra volta, che questa
è una short long, e nel giro di 7 capitoli, compresi i due
già pubblicati, tutto finirà ^^
- BeeGoblinwizard
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Let her go - Chapter 2 ***
Let her go - Chapter 2
- Il rosato diede uno
sguardo al bambino, anch’esso su un fianco e completamente
premuto contro la
madre, «Andammo dietro quel gatto…».
- Certo faceva strano a Natsu ritrovarsi a fare il
cantastorie
della famiglia, ma a quanto pareva gli riusciva piuttosto bene, ed il
figlio
amava sentirlo raccontargli di Happy. Di solito si fermava a
raccontargli di
quando, andato dietro ad Happy insieme a Lucy, si erano romanticamente
baciati,
ed era nato lì il loro amore; quella sera era diverso,
però, da un momento all’altro
il bambino si sarebbe addormentato, ed avrebbe ripercorso quel momento
della
sua adolescenza solo con Lucy. Non era assolutamente andata
così, ma perché
rovinare il sonno al bambino?
- Si tirò a sedere e pose come schienale il
cuscino, guardò
Lucy e le fece l’occhiolino, facendole intendere quello che
stava per dire. La
bionda chiuse gli occhi a capirlo, mise un braccio intorno al bambino e
gli si
avvicinò al viso, sfiorandolo appena con i suoi capelli.
- «Quel gatto era decisamente strano»
cominciò a dire Natsu, «mi
aveva portato dalla mamma ed io nemmeno lo sapevo! Guarda che non
succede tutti
i giorni, eh? Mica un gatto ti viene vicino e ti accompagna, senza
ombrello,
dalla donna della tua vita» fece ridere il bambino.
- *
- «Perché ci
hai messo
tanto a chiedermelo?».
- Lucy si tirò in piedi e diede la mano a Natsu;
erano
entrambi grandi per comprendere quel gesto, niente di più
che una semplice
passeggiata dietro un gatto, come se all’improvviso fossero
ritornati bambini e
stessero giocando ad acchiapparello a coppie.
- Natsu arrossì leggermente sugli zigomi quando
toccò di nuovo
la mano della bionda, non sapeva cosa fare, se stringergliela e
mostrarsi forte
o più semplicemente sfiorargliela e mostrasi debole. Un
dilemma che aveva preso
i caratteri di un dramma, in quel frangente. Ovviò per la
seconda scelta e questo
parve non interessare la bionda che decisa prese a seguire il gatto.
- Il rosato sembrò infastidirsi alla cosa, si
sarebbe
aspettato qualunque, seppur minima, reazione dalla ragazza, ed invece
niente.
Data l’inconsistenza della stretta di mano il ragazzo la
sciolse quasi immediatamente.
Anche questo sembro non dare fastidio a Lucy, che piegò per
poco gli angoli
della bocca, ma fece di tutto per non farsi vedere; in fondo conosceva
quel
ragazzo da poco più di qualche minuto, perché
rattristarsi di una stretta di
mano mancata? Forse i suoi lineamenti gli ricordavano vagamente
l’unico motivo
del suo dispiacere, ma il suo atteggiamento contraddiceva il
pensiero…
- Lucy scosse la testa; non poteva esserci nessuno uguale a lui, la persona che tanto la faceva
soffrire, che la costringeva a scappare e suonare di nascosto per il
peccato di
possesso che lo attanagliava. Tentò di sviare i pensieri con
un corsa dietro il
gatto che sembrava scomparso nel folto delle erbacce.
- Sta fuggendo da me Natsu
si vergognò per non averle stretto forte la mano e le
andò dietro con titubanza,
tenendosi come riserva il fatto che magari quella Lucy si fosse offesa.
Fu una camminata
infinita, tra i fruscii dei
cespugli che s’incastravano ai vestiti e il passo dolce e
flebile di Lucy.
Natsu la vedeva da lontano. La sentiva lontana. Era strano come qualche
momento
prima si trovassero così vicini ed ora così
lontani.
- Lucy si fermò all’improvviso, facendo
sbattere Natsu
involontariamente. Entrambi cedettero di qualche passo quando il
ragazzo le
andò addosso ed ancora una volta si ritrovarono mano nella
mano, e l’uno sopra
l’altra. Lucy teneva il violino stretto al petto e sopra
quello si trovava il
viso di Natsu. Mano nella mano.
- Il ragazzo fece presto a rialzarsi, ma non volle mollare la
mano di Lucy, e con dolcezza, anche se teneva la presa sulla mano in
maniera
più decisa, l’aiutò a rialzarsi. Mentre
lei si rialzava e riprendeva il violino
Natsu cercò il gatto con lo sguardo e lo trovò
vicino un albero caduco, stava
fissando il panorama.
- Quella era l’unica cosa che né Natsu
né Lucy avevano ancora
preso in considerazione; l’orizzonte davanti a loro.
- Sembrava quasi che il piccolo mondo di Natsu, ristretto
alla
dominazione del padre sui suoi affetti e sulla sua cultura si fosse
finalmente aperto
ad un mondo inesplorato. Il rosato aprì la bocca e
lasciò che i suoi occhi seguissero
l’arcobaleno appena formato dalla pioggia, che aveva
lentamente smesso di
battere il terreno. Involontariamente si portò Lucy vicina,
e questa volta la
ragazza non indietreggiò.
- La bionda aveva posato il violino sotto l’albero
e si era piano
accoccolata sulla spalla di Natsu, tenendogli la mano. Quella visione
era il
paradiso, e perché sporcarla con il ricordo di una
sofferenza interna che
sarebbe presto tornata? Voleva cogliere l’attimo, sentire
cosa si provava a
vivere l’amore. Si girò a guardare verso Natsu e
solo allora notò quanto i suoi
lineamenti risultassero attraenti. Gli zigomi alti gli conferivano
l’aria da
ragazzo perbene, serio, ed i suoi occhi… i suoi occhi erano
la tentazione
incarnata, la pecca nascosta di una perfetta realtà.
- Natsu si accorse che Lucy la stava fissando e si
girò a sua
volta abbandonando quello scenario che gli aveva aperto il mondo per
concentrarsi su un piccolo microcosmo d’intesa personale,
seppur appena
iniziata. Non riuscì a dire niente, si ritrovò
solo con una mano bloccata in
qualcosa che non riusciva a comprendere.
«Cos…» accennò a dire
qualcosa ma gli
occhi di Lucy lo tirarono verso di lei e non riuscì a dire
niente; le si faceva
sempre più vicino, pericolosamente vicino…
- *
- «Andiamo papà!» il bambino
si nascose le mani con la faccia
e diventò rosso, sorridendo ingenuamente. Ciò
fece ridere Lucy che invece si
ricordava perfettamente quelle sensazioni, e fece rinvenire Natsu che
si era
talmente assorto nella descrizione che stava mimando la scena con
l’aria.
- «Giusto, a te interessa sapere di
Happy!» disse ridendo
tornando a raccontare la storia.
- *
- Pericolosamente vicino…
- Si avvicinò piano alle labbra della ragazza,
indietreggiando
una volta, quasi volendo evitare quell’attimo di
felicità… ma alla fine non
poté resistere. Abbassò piano la testa su quella
della donna e posò con grazia
le sue labbra su quelle di Lucy. In quel bacio si mischiarono i sapori
diversi
dei due mondi dei ragazzi; uno troppo grande per vivere ancora nella
sua misera
condizione famigliare e l’altra troppo debole per rifiutare i
dolori di un’adolescenza
infame.
- In quel bacio si unirono, ed ancora non si separano, le
promesse
d’amore di un rosato e di una bionda, di un ragazzo ed una
ragazza, di un
giovane contadino costretto alla miseria e di una giovane violinista
che
rincorreva il successo scappando da un’ombra di dolore che la
sopraffaceva.
- D’improvviso il gatto cominciò a
soffiare, rizzando le
orecchie e scotendo velocemente la coda; questo non impedì
ai due di staccarsi,
oramai non era più un semplice bacio, ma un connubio di
emozioni del momento
che sarebbero faticate a tornare. Lui stava facendo piano forza nella
bocca di
lei con la lingua, esplorando con essa ogni parte, lei stava
semplicemente
seguendo il ragazzo, abbandonandosi a quel bacio con tutta
sé stessa, facendo
cadere la muraglia di rancore e sofferenza che le impediva di scoprirsi
al sole…
anche da bagnata…
- I soffi del gatto si fecero più forti, ma ancora
i due non
si separarono, e solo quando una pietra sfiorò il pelo
dell’animale Natsu si
allarmò. Si staccò piano da Lucy, che
sembrò non capire… non avrebbe voluto
capire, più tardi.
- «Sfigato!» la voce di Gajelle
arrivò alle orecchie di Natsu
e quelle di Lucy, e quest’ultima non avrebbe voluto sentire
per niente quella
voce.. non la sua…
- *
- Lucy si portò un dito alle labbra ed
indicò il bambino che
aveva ripreso a dormire, si spostò con dolcezza e gli diede
un bacio sulla
guancia prima di scendere dal letto e salire dalla parte di Natsu; gli
si
sedette addosso e lo baciò prima di guardarlo negli occhi e
dire «Sono passati
otto anni da quando…» non poté finire
la frase che Natsu la bloccò, «Prima devo
finire la storia» sorrise tristemente, riprendendo a parlare.
-
-
- NdA!
- Ed eccoci arrivati al primo momento d’intesa,
intima, tra
Natsu e Lucy. Spero di aver descritto bene le scene e le situazioni, e
che la
lettura sia risultata scorrevole. Questa storia mi sta prendendo
troppo,
seriamente. Il Natsu collabora eccome, la Lucy pure! E sapesse cosa
succede nel
prossimo capitolo!
- Comunque volevo dire dure cose prima di lasciarvi: a
leggere
la recensione che mi ha lasciato FairyLucy94 ieri mi son commosso ed ho
pensato
che senza di lei probabilmente avrei lasciato EFP già da un
pezzo. Poi volevo
fare gli auguri ad AngelWings_DwarfGigi4, perché ogni
compleanno è unico.
- Vorrei anche ringraziare chi ha messo la storia tra le
seguite e le preferite, mi fate felice ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Let her go - Chapter 3 ***
Let her go - Chapter 3
- Lucy si portò un dito
alle labbra ed indicò il bambino che aveva ripreso a
dormire, si spostò con
dolcezza e gli diede un bacio sulla guancia prima di scendere dal letto
e
salire dalla parte di Natsu; gli si sedette addosso e lo
baciò prima di
guardarlo negli occhi e dire «Sono passati otto anni da
quando…» non poté
finire la frase che Natsu la bloccò, «Prima devo
finire la storia» sorrise
tristemente, riprendendo a parlare.
- Natsu fece adagiare dolcemente Lucy sul suo corpo, e la
prese con il braccio sinistro, stringendola forte a sé, come
a non volerla
perdere per la storia che si apprestava a finire.
- «Il bacio ci era stato appena interrotto da
Gajille che…»
- *
- «Sfigato!» la
voce di
Gajelle arrivò alle orecchie di Natsu e quelle di Lucy, e
quest’ultima non
avrebbe voluto sentire per niente quella voce.. non la sua…
- «Gajille» sibilò Natsu
mettendosi davanti a Lucy e dando uno
sguardo al gatto, che stava sull’attenti. Sentì la
ragazza tenergli forte la
mano, più forte di come gliela aveva tenuta prima,
sentì il suo respiro farsi
mozzo e pregò che il buonsenso del cugino non si limitasse
solo alle tette di
Lucy.
- «Allora sfigato? Scappi di casa come un
femminuccia perché
tuo padre, il caro zione, ti tira uno schiaffo e ti ritrovi con tuoi
simili?
Con altre ragazze?» Gajille schernì il cugino
facendo mosse femminee, poi diede
uno sguardo a Lucy ed aprì un ampio sorriso, «E
poi, i tuoi alti valori di
famiglia dove sono finiti? Non sai che hai baciato la MIA
ragazza?».
- La mano di Natsu non riuscì a sopportare la
forza di quella
di Lucy e divenne floscia, come un contenitore senza niente, utile a
dar
fastidio ed a sopportare nulla. Si voltò verso la ragazza
con sguardo ambiguo,
facendo svanire dalla sua mente i vaghi ricordi del bacio di poco
prima,
calcando la terra con il piede.
- In tutto ciò il gatto continuava a soffiare, e
gli ultimi
soffi nascondevano una vena di rancore e di tristezza che forse solo
Natsu in
quel momento poteva capire. Il ragazzo lo guardò, e quello
sembrò calmarsi, in
quello sguardo si fissarono nella mente di ognuno scene
d’amore e di odio, mari
di immenso e di polvere, scatole di pensieri e frasi dette da poco o
dimenticate dal tempo. In quello sguardo Natsu capì cosa
realmente il gatto
voleva da lui, e perché l’aveva condotto proprio
da Lucy, proprio da lei.
- Stava ancora guardando il gatto quando quello storse il
viso
in una posizione innaturale e cadde a terra, apparentemente morto, un
rivolo di
sangue usciva dal mezzo della fronte dell’animale.
- Lucy si portò una mano alla bocca e fece per
lasciare la
stretta di Natsu, ma quello la fermò, mantenendo salda la
sua mano e ridando lo
sguardo a Gajille.
- «Sei un bastardo» disse, coprendo
completamente Lucy.
- Entrambi erano sul ciglio di un vallata poco profonda, non
molto ripida, ma pregna di rocce aguzze; rischiavano di cadere nel
paradiso che
fino ad un momento prima avevano adorato.
- «Ohh adesso il bravo cuginetto caccia gli
artigli, non è
vero?» Gajille andò davanti a Natsu e lo
imitò, sporgendo la mano per riavere
Lucy, ghignando.
- «No Natsu…» Lucy gemette
piano, tirandosi alla giacca di
Natsu per non essere costretta ad andare da Gajille.
- «Tu non vai da nessuna parte» Natsu
buttò un occhio sulla
mano del cugino e fu tentato di sputarci sopra, ma evitò il
tutto e tornò a
sfidarlo con lo sguardo.
- «Tu non vai da nessuna parte» fece
Gajille sputando per
terra, «Significa che ti dovrò prendere io, come
sempre» ringhiò tirando su col
naso.
- Fu rapido e Natsu di certo non si aspettò tanto,
ma il pugno
che lo prese in faccia, facendolo cadere a terra, lo convinse della
malafede
nella quale il cugino sguazzava ormai da troppo tempo. Il rosato scosse
la
testa per rimettere a fuoco la scena, vedeva le sue mani perse nella
terra
bagnata, e sentiva che qualcuno gli stava tirando i capelli; non era
tanto il
dolore ad infastidirlo, ma la consapevolezza di non poter fare niente.
Gli
venne spontaneo dare uno sguardo al gatto, che respirava affannosamente
e
teneva ancora gli occhi chiusi; il sangue aveva imbrattato il suo pelo
ma non sembrava
provenire da una ferita profonda.
- «No Gajille no!» Lucy fu costretta a
lasciare Natsu e si
tirò indietro strillando spaventata, tanto non
l’avrebbe comunque sentita
nessuno lì, no?
- «Quello buono della famiglia, eh
Natsu?» Gajille gli tirò un
nuovo pugno che lo voltò e lo costrinse a guardare, seppure
ancora in modo
sfocato, il cugino tanto odiato, «Quello povero! Quello che
va bene a scuola!
Quello che aiuta il padre a lavorare! Quello che aiuta la madre a
cucinare!
Quello che apparecchia la tavola! Mi fai schifo! Sei uno sfigato! Un
perdente!»
ogni parole era un pugno sul viso di Natsu, ogni parola era un insulto
alla sua
buona fede, ogni parole era gridata e riversata con odio sul rosato.
- «Basta Gajille fermati! Fermati!» il
viso di Natsu cominciava
a gonfiarsi e Lucy non poteva sopportare quella scena, cercò
di tirare in
dietro Gajille ma ottenne solo di essere spinta verso il gatto che
ansimava a
fatica e rimase scandalizzata per la scena. Si portò di
nuovo una mano alla
bocca e sfiorò con le dite il pelo dell’animale,
riuscendo a toccarlo questa
volta. Era caldo, il suo cuore batteva, era vivo…
- «Combatti Natsu! Sei uno sfigato!»
Gajille si alzò da Natsu
e vide Lucy che toccava il gatto, prese una pietra e cercò
di colpire di nuovo
l’animale, ma questa volta venne fermato dalla mano della
ragazza, che si ferì
al posto di quello.
- «Oh la principessina vuole fare la forte? Sei una
cagna in
calore e basta! E sei la mia ragazza!» Gajille
andò furioso verso Lucy e nel
mentre prese l’arco del violino, calpestando in maniera goffa
lo stesso
strumento, facendo iniziare a singhiozzare Lucy, «Alzati e
vieni via! Prima che…»
non riuscì a finire la frase che Natsu gli saltò
dietro, facendolo barcollare
verso l’estremità della vallata.
- Non ci furono esclusioni di colpi, così
com’era iniziata
doveva finire: nel dolore.
- Lucy rimase immobile a guardare la scena, sperando con
tutta
sé stessa nella caduta di Gajille, ma presto si rese conto
che la sua era,
appunto, solo una speranza. Vide Natsu cadere dalla schiena di Gajille
proprio
nella vallata, e s’immaginò che il suo corpo
venisse graffiato dalla rocce tutt’intorno
ad esso; sarebbe sicuramente morto. Girò la testa verso il
gatto e si sorprese
di non vederlo lì accanto a lei, com’era stato
fino ad allora. S’immaginò, forse,
di vederlo scendere insieme a Natsu, in fondo quello era il suo gatto.
- «Sfig… Natsu!» Gajille
guardò il corpo del cugino rotolare
nella vallata e si spaventò; all’improvviso la sua
aria da duro era del tutto
scomparsa, caduta insieme a Natsu nel mezzo della vallata. Si
girò bianco in
volto verso Lucy e corse verso la ragazza che stava versando lacrime
sul
terreno, la prese per la spalla e l’obbligo a seguirla.
- «Devi stare zitta! Zitta! Darò la
colpa a te, sarai stata tu
la sua carnefice… si farò
così» ragionò ad alta voce il ragazzo,
guardando Lucy
e capendo che non poteva rispondere.
- Si sarebbe salvato anche quella volta.
- *
- Lucy accarezzò il viso di Natsu e disse
«Ho creduto di
averti perso davvero, per un momento».
- «Eri già innamorata di me, ma ti ho
voluto stupire una volta
di più» rise il rosato, lasciandosi accarezzare.
-
-
- NdA
- Eheh! Ed eccoci arrivati al fatidico quasi finale della
storia! Per delle ragioni a me ancora sconosciute ho ridotti i capitoli
da
sette a sei, quindi dopo queste ce ne saranno altri e due e basta.
- Come sempre spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo
^^ Continuate a farmi felici, sia per le visualizzazioni della storia
che per
le recensioni che per la messa della stessa fra le seguite, le
preferite e le
ricordate, vi voglio tanto bene lettori ^^
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Let her go - Final Chapter ***
Let her go - Final Chapter
- «Eri già
innamorata di
me, ma ti ho voluto stupire una volta di più» rise
il rosato, lasciandosi
accarezzare.
- Con un rapido movimento mirato a capovolgere i ruoli, Natsu
si portò sopra Lucy e la fissò a lungo,
imprimendosi nella mente una volta di
più quei suoi splendidi occhi che per tanto tempo erano
stati tristi ed avevano
partorito lacrime.
- «C’è il bambino»
sussurrò Lucy indicando con la testa il
figlio che stava tranquillamente dormendo proprio vicino loro due.
- «Ci sono anch’io» sorrise
Natsu, tirandosi indietro piano e
stendendosi con grazia sul ventre di Lucy, quella posizione gli piaceva
particolarmente.
- «Allora? Come continua la storia?» Lucy
prese a passare il
modo spensierato la sua mano sui capelli di Natsu, sorridendogli appena
quando
lui ricominciò a parlare.
- *
- «Devi stare zitta!
Zitta! Darò la colpa a te, sarai stata tu la sua
carnefice… si farò così»
ragionò ad alta voce il ragazzo, guardando Lucy e capendo
che non poteva
rispondere.
- Si sarebbe salvato
anche quella volta.
- Natsu si sentiva debole, aveva una gamba in fiamme e non
sentiva più la spalla destra, probabilmente quella era la
sua pena all’Inferno
per non essere riuscito a salvare Lucy.
- Non riusciva ad aprire gli occhi e teneva in bocca il
sapore
del bacio della bionda con distacco e freddezza, tanto non avrebbe
più potuto
baciarla… Non provò nemmeno ad alzarsi, tanto si
sentiva debole, e gli parve da
lontano di rivivere, proprio in quella vallata, un avvenimento accaduto
da
poco.
- Immaginò una serena
famiglia di gatti che stava giocando in maniera allegra; la madre era
completamente bianca, era ritta sulla schiena a sentinella dei figli,
piccoli
gattini striati da venature bianche e nere, il padre era lo stesso
gatto che l’aveva
condotto da Lucy, il bellissimo gatto nero dai riflessi blu. Piccoli
gattini,
poi, si rotolavano tutt’intorno a loro mordendosi
affettuosamente e cercando di
scalare i piccoli arbusti che si vedevano nella rada vallata. Un
bellissimo
quadro di famiglia animale, quasi simile ad una famiglia umana, se si
escludeva
l’uso della parola. Ma la bellezza di quei gatti stava
proprio nel sapersi
capire a gesti e senza parole, con occhiate fugaci e semplici zampate.
“Zampate”,
che brutta parola. Erano più dolci carezze d’amore
che la madre rivolgeva ai
piccoli.
- Il rumore di un sasso.
- Il padre si mise
sull’attenti
e cominciò a soffiare quando un secondo sasso fece spostare
la madre, non senza
ferirla alla gamba. La gatta bianca arrancò per qualche
metro, cercando di
riunire i piccoli tutt’intorno a lei con miagoli soffusi,
trovando riparo, all’apparenza
all’ombra di un cespuglio sul quale c’era uno dei
gattini, che era
impossibilitato a scendere per la paura.
- Un pioggia di sassi.
- Il gattino cadde a
terra sopra la madre, che rimase sopra quello per difenderlo anche
sapendo di
non poter più fare nulla. La lunga risata che si
prolungò dopo quel colpo a
segno fece da preludio ad una nuova pioggia di sassi, che
scardinò il pelo
della madre alzandolo in più punti.
- Solo allora il gatto
nero si decise a prendere per il colletto gli altri e due gattini ed a
scappare,
correva veloce, si doveva salvare.
- Natsu si sentì bagnato da lingue ruvide su tutta
la faccia,
fece solo in tempo ad aprire gli occhi ed aguzzare le orecchie che
sentì Lucy
piangere in totale possesso di Gajille, che delirava su quanto potesse
essere
salvo dopo quel fatto.
- Davanti agli occhi gli si prospettò il paradiso
che
precedentemente aveva corniciato il suo bacio con Lucy, e prima ancora
che
potesse dire qualcosa un simpatico gattino macchiato di nero gli si
piazzò
davanti, seguito da un altro.
- Non si era sognato tutto, allora…
pensò Natsu, facendo forza
sulla gamba sana ed accogliendo in grembo i due piccoli mici, che
cominciarono
a giocare. Poco lontano da loro c’era il gatto nero, quello
che l’aveva portato
a Natsu. Solo allora il rosato capì.
- «Mi hai portato qui… perché
qui è successo? Non è vero?» si
guardò intorno, riconoscendo la carcassa della gatta bianca
che stava sopra
quella del piccolo micio; il gatto nero sembrò capire, si
avvicinò a Natsu e
gli si strusciò sulla spalla insensibile. Non poteva sentire
il dolore, tanto
era messa male, quindi sorrise pensando che il gatto stesse solamente
dimostrando affetto. Non comprese a fondo il gesto del gatto, non fino
a quando
non capì cosa stava realmente facendo; gli stava lentamente
rialzando il
braccio, anche con la ferita alla testa che sanguinava ancora, e voleva
indicargli la macchia di bosco dove Lucy era appena scomparsa seguita
da
Gajille.
- Si guardarono un momento, ancora, e Natsu si
sforzò di alzare
la mano per accarezzarlo sulle orecchie, scompigliandogli piano il pelo
vicino
le orecchie; il gatto l’aveva scelto, ora doveva solamente
seguirlo.
- Si rialzarono insieme, guardati dai gattini che si misero a
mo di statua, storcendo appena la testa quando sentirono il padre
toccarli
lentamente e profondamente.
- Natsu aspettò che il gatto finisse
l’addio ai suoi piccoli,
e comprese che da quel momento sarebbe stato lui a prendersi cura di
loro,
sapeva dove trovarli, quindi non avrebbe esitato a portarli con
sé.
- «Andiamo» si abbassò vicino
il gatto, che mollò una corsa
sostenuta, forse consapevole della gamba di Natsu, e lo
seguì senza indugiare.
- Non ci misero molto a risalire il costone di pietre, il
gatto conosceva esattamente dove posarsi, e si ritrovarono di fronte
Gajille e
Lucy che deliravano entrambi.
- «Non.. non sei morto?»
riuscì a dire appena Gajille
lasciando Lucy, tornando roseo in volto.
- «Dammi Lucy» Natsu fece fatica ad
alzare la mano, ma la
bionda non si fece fermare, questa volta, da Gajille, e si
portò alla destra di
Natsu senza indugio.
- «Sfigato! Hai rischiato di morire per una
ragazza! Il mondo
ne è pieno! Ma forse questa ti era facile, vero? Tanto io
l’avevo già avviata…
ahh!» il gatto saltò il faccia a Gajille che
ricominciava a parlare in modo
facile di Lucy e del cugino.
- Non ci misero molto a finire nello stesso punto
dov’era
finito Natsu in precedenza; Gajille ed il gatto.
- Natsu sapeva cos’era successo, se lo aspettava,
ma Lucy…
Lucy restò incredibilmente fredda a quella scena, preferendo
mille volte di più
il braccio rotto di Natsu che la visione di Gajille sulle rocce. Si
sporse,
dopo aver appoggiato Natsu ad un albero, per vedere che fine avesse
fatto il
gatto, ma di lui non c’era ombra.
- *
- «Ed è così che finisce la
storia» Natsu si portò le mani
alla testa e si alzò, sempre in modo calmo, baciando sulla
guancia il figlio, e
dando uno sguardo alla moglie.
- «Che ne è stato poi dei due
gattini?» la bionda lo chiese
spontaneamente, conoscendo già la risposta.
- «Uno dorme sotto il letto e l’altro
è in cucina, poco ma
sicuro!» Natsu si girò e sorrise, schioccando le
dita vicino il bordo che il
lenzuolo creava con la coperta, chiamando il suo gatto,
«Questa è Charla, la
bellissima gatta rassomigliante alla madre» disse prendendola
in braccio.
- «E quello è Lily,
l’insaziabile mangione» indicò Lucy;
sulla
soglia della porta era apparso un gatto completamente nero, con una
macchia
bianca sull’occhio.
- «E questo è per te» Natsu
spostò Charla vicino il figlio e
diede un lungo bacio a Lucy.
-
-
- NdA
- Ecco qui! L’ultimo capitolo della storia ^^ Spero
vi sia
piaciuto, ovviamente ci sarà l’epilogo, che sono
intenzionato a postare domani,
ma conoscete già come va a finire, no? Spero vivamente che
vi sia piaciuta, e
che vi abbia coinvolto un minimo.
- Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le
preferite: echelongleek, FairyLucy94, natsu_fullmetalalchemist,
osvalda88,
Otani_Risa
- Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le
seguite: AngelWings_DwarfGigi4, NillaLollyPop, Haruka_99, ilCiccio,
Kitsuna_dark, Levy_McGarden_10, marta_uzumaki86, Memole91, NaruKi92,
natsu_fullmetalalchemist, SanaeEric, Sol_chan, thailaen, yohohoho_3000,
_Michiko_
- Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia fra le
ricordate: pit12, oO Reiko Oo
- Mi avete fatto FELICE :D
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Let her go - Epilogue ***
Let her go - Epilogue
«Uhm…»
dei brividi presero la spalla di Lucy, «Non smettere
mai di farlo» sussurrò la bionda.
«Mai» il rosato
diede un nuovo bacio alla bionda e fece per
dirigersi verso la camera del figlio, quel letto per tre persone erano
troppo
piccolo, ed anche se il bambino occupava un’esigua parte del
tutto i due gatti
si erano già posati in trono, e Natsu sapeva che non sarebbe
riuscito a
smuoverli.
«Natsu» Lucy si
toccò la pancia e sorrise; avrebbe voluto
aspettare qualche giorno di più per dare a Natsu quella
notizia, ma l’atmosfera
che si era creata quella sera era l’essenziale per farlo.
Il rosato si girò in modo
calmo, senza affrettare l’espressione
del suo volto quando capì cosa voleva dirgli Lucy.
«L…
Lucy?» riuscì appena a pronunciare prima che il
volto
della donna annuisse con il sorriso.
«Sono incinta,
Natsu» Lucy si toccò nuovamente la pancia e
sorrise al rosato che le andò in contro felicissimo; quella
notizia l’aveva
fatto tornare attivo, ed il sonno che fino ad un momento prima aveva
provato
era scomparso così com’era venuto.
Baciò la moglie ancora più a lungo di prima.
«Chissà come la
prenderà lui» Lucy indicò il bambino
che le
dormiva affianco e fece spallucce; suo figlio non sarebbe mai rimasto
solo, non
avrebbe mai sofferto. Se l’erano promesso lei e Natsu:
sarebbe stato felice.
NdA
Anzitutto voglio scusarmi per aver
aggiornato oggi e non
ieri, ma mi sono ammalato e solo questa mattina ho raccolto qualche
briciolo di
forza per scrivere. Risponderò alle recensione quando
starò meglio ^^
Colgo l’occasione per
ringraziare di nuovo tutti, i
recensori, i lettori e coloro che hanno aggiunto la storia alle
preferite,
seguite, ricordate, ed anche a chi ha semplicemente letto e basta.
Spero proprio che la storia vi sia
piaciuta ^^
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2254432
|