Let her go

di Clarent di Avalon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Let her go - Prologue ***
Capitolo 2: *** Let her go - Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Let her go - Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Let her go - Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Let her go - Final Chapter ***
Capitolo 6: *** Let her go - Epilogue ***



Capitolo 1
*** Let her go - Prologue ***


Dysclaimer! I personaggi utilizzati in questa fanfiction non mi appartengono, sono proprietà esclusiva di Hiro Mashima, la suddetta storia non ha scopi di lucro alcuno.

 

Let her go - Prologue

 

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«Andiamo Natsu, mettilo tu a letto» Lucy prese sotto braccio il marito e con uno sguardo lo convinse ad alzarsi dalla comoda poltrona dov’era sprofondato qualche momento prima.
Non si poteva certo dire che la loro casa fosse grande, anzi, proprio non lo era, poiché due stanze da letto in un sottotetto vecchio ma accogliente, un piccolo bagno, una cucina ed un’esile sala non facevano una reggia; ma quella casa bastava agli scopi della famiglia, gl’era sempre bastata.
Natsu guardò il figlio e poi si girò verso la moglie, che gli aveva dolcemente posto una guancia sulla spalla; il bambino si era addormentato in una posizione piuttosto strana sul divano, tenendo una manina alta e l’altra bassa, con le gambe che seguivano l’arco della schiena.
Tale padre tale figlio.
«Ci sei riuscita anche questa volta» Natsu diede una bacio sulla guancia di Lucy e solo dopo si alzò, con calma, gustandosi ogni passo verso il figlioletto; lo prese dolcemente sussurrando un appena percettibile “ehi” quando quello si sentì sollevare ed aprì gli occhi assonnati.
Li aveva presi dalla madre, e quando non lo si vedeva stare sui libri a leggere correva nel bosco in cerca d’avventura, come il padre. L’unione perfetta tra conoscenza ed avventura, lui; capelli rosa, come il padre, lunghi come la madre.
Lucy si compiacque alla vista di Natsu così affettuoso ed alzandosi dalla poltrona andò verso la finestra per abbassare la serranda; gli parve di vedere un gatto nella penombra della lampada che teneva vicino l’entrata di casa, ma si convinse di non aver visto nulla. Quando si girò vide Natsu che, guardando il figlio con un sorriso, iniziava a salire le scale. Chissà stasera che gli racconta pensò la bionda.

Prima di posare il bambino nel letto, Natsu, si preoccupò di adagiare le coperte in modo tale da poter coprire suo figlio quando lo avesse poggiato, istintivamente gli andò l’occhio verso la finestra tonda che forniva luce di giorno, e che in quel caso invece portava la notte. Si ricordò di una cosa, ma il bambino lo chiamò con fare innocente e questo lo distolse dal pensiero.
«Papà» disse il piccolo accarezzando l’orecchio del padre, «questa sera mi racconti di Happy?».
«Di nuovo?» Natsu enfatizzò il tono, «te la racconto tutte le sere quella storia».
«Ti prego» lo supplicò il piccolo, sentendosi mettere sul letto, e contemporaneamente sentendo il padre prendere la sedia; stava per iniziare a raccontargli la storia.
«Allora» la mente di Natsu andò di natura al suo passato, a quella seppur breve storia che tanto piaceva al figlio, a quel pezzo della sua infanzia che l’aveva fatto crescere, «era una mattina piovosa quella. Il nonno e la nonna stavano….
 

*

Natsu era sempre stato un bambino curioso, si divertiva a scandagliare il bosco in cerca di qualcosa che nemmeno lui conosceva, semplicemente cercava, senza mai trovare.
Quel giorno era venuto a trovarlo suo cugino di città, il borioso e maleducato “pezzo grosso” della famiglia, quello che solo perché viveva in città si permetteva di trattarlo con sufficienza ed irriverenza. Quando arrivava nella sua “catapecchia”, come amava definirla,  subito cominciava ad atteggiarsi, criticando quello e questo senza lasciare in ombra il tale.
«Sembri proprio uno sfigato» esordì Gajille dandogli un pugno, amichevole, sulla spalla.
«Ok» rispose apatico Natsu; aveva escogitato quel metodo per non dover subire il cugino. Li ignorava fino a che non se ne andava e solo allora gli tornava il sorriso.
Si trovavano entrambi sulla panca bianca adagiata di fianco all’entrata di casa, dove i genitori di entrambi conversavano su cose che alle loro orecchie erano estranee.
«Ehi, Natsu! Vuoi vedere una cosa?» Gajille si mise una mano nel cappotto imbottito che portava; rispetto alla giacca sporca e con toppe di Natsu quello era un capo di prima classe, e non solo per pensiero, ma anche per valore, lo era davvero.
«Cosa?» Natsu girò il capo controvoglia, aprendo gli occhi quando vide un pacchetto di sigarette ed un accendino. Fissò il cugino incredulo e lo costrinse ad una spiegazione.
«Bé che vuoi?» Gajille aprì il pacchetto e prese una sigaretta, fece anche per offrirne una a Natsu ma quello rifiutò prontamente.
«Non dovresti fumare, non a questa età» Natsu si tirò indietro; conosceva come andavano a finire quel tipo di cose, provenendo Gajille dalla città i suoi avrebbero pensato, a meno che già non lo facessero, che la pietra dello scandalo fosse il rosato e dopo una strillata ed una punizione l’avrebbero spedito in camera, di corsa.
«Perché invece tu sei grande vero?» Gajille si accese la sigaretta e per poco non si strozzò, non era un asso ad aspirare.
Natsu restò a guardare basito, era certo che Gajille non fosse un bravo ragazzo, ma non si aspettava certo che fosse così ribelle… la cosa lo ammirava da una parte, perché non era capace di concepire la mentalità di città del cugino, e lo faceva arrabbiare dall’altra, perché la colpa sarebbe stata sua anche questa volta.
Come a voler dimostrare il suo pensiero subito si sentì un rumore di sedie provenire da dentro l’abitazione; «Dai qua!» Natsu prese la sigaretta al cugino che cominciò a lagnarsi, non facendo altro che far accorrere i genitori di entrambi più velocemente.
«Natsu!» in coro i genitore, di tutti e due, cominciarono a protestare per la sigaretta nella mano del rosato, che non riuscì a difendersi. Vide appena la mano del padre calare sulla sua faccia…
L’ennesima volta. Gajille l’aveva messo in sacco di nuovo.
«Non sono stato io!» gonfiò gli occhi, strillando verso il padre che stava caricando un nuovo schiaffo «ma tanto tu non mi credi mai! Mai! Ti odio!» iniziò a correre lasciando tutti di stucco.
Corse lontano, corse veloce, corse più forte che poteva… poi lo vide; un gatto nero che al riflesso della luce pareva blu scuro l’aveva seguito.

*

«… ma te lo racconterò la prossima volta» diede un bacio sulle fronte del figlioletto che si era addormentato e rimise la sedia vicino la scrivania, fece per andarsene e vide Lucy che lo aspettava sulla soglia della porta, camicia da notte già addosso.
«Questa volta gliela racconti tutta?» la bionda gli mise le braccia intorno al collo e lo guardò a fondo.
«Qualcuno gli dovrà pur spiegare chi ci ha fatto conoscere… no?» Natsu la baciò; quella sarebbe stata una notte bellissima.
 
 

NdA
Sinceramente parlando non so perché mi sia venuta in mente una storia del genere.. una NaLu… io sono per la NaLi! Fino alla fine… però bò spero vi piaccia!

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Capitolo 2
*** Let her go - Chapter 1 ***


Let her go - Chapter 1

 

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...«Qualcuno gli dovrà pur spiegare chi ci ha fatto conoscere… no?» Natsu la baciò; quella sarebbe stata una notte bellissima.
Natsu indicò con la testa la camera da letto che condivideva con la moglie, certo il suo essere malizioso aveva fatto sorridere Lucy, ma per “bellissima” lui intendeva altro…
Si diressero insieme nella loro “tana” e lui si sedette senza lasciare la mano della moglie, che aveva preso mentre camminava per il corridoio che li separava dalla camera del bambino.
«La prima volta che ti presi la mano…» Natsu abbassò lo sguardo cercando di nascondere le guance rosse ma fu presto rialzato dalla mano di Lucy, che portò il suo sguardo all’altezza dello stomaco e con tono amorevole gli disse di continuare, «… stavi suonando al vento, mentre pioveva».
«Lo ricordo bene» la bionda buttò lo sguardo contro lo specchio dell’armadio che si trovava poco distante dal letto; vide Natsu che sfumava il rosso sulle guancie sorridendo, tenendogli una mano sulla pancia, e vide sé stessa donna, madre di uno splendido bambino che le riempiva la vita di felicità.
«Ti portavi sempre dietro quel gatto, o era la prima volta che lo vedevi?» chiese Lucy, in modo calmo, abbassando gli occhi sui capelli rosati di Natsu.
«Cos’è hai voglia di risentire la storia anche tu?» Natsu si allungò sul letto, costringendo dolcemente Lucy a stenderglisi sopra.
«Un tuffo nel passato non fa mai male, no? Immagina che io sia nostro figlio e che stia per mettermi a letto… riprendi da dove hai cominciato» Lucy si posizionò sulla spalla di Natsu e con una mano lo abbracciò forte, poi gli sussurrò dolcemente all’orecchio di cominciare.
«E mi accorsi di aver visto quel gatto…
*
...Corse lontano, corse veloce, corse più forte che poteva… poi lo vide; un gatto nero che al riflesso della luce pareva blu scuro l’aveva seguito.
Natsu si portò una mano sulla fronte e scostò i capelli bagnati, poi guardò il gatto che gli si stava avvicinando lentamente alle gambe, «E tu piccoletto? Sei scappato perché non sai dove andare, o tutti credono che sei quello che sbaglia sempre?».
Il gatto passò in mezzo alle gambe di Natsu, bagnandole col pelo più di quanto già non lo fossero, e si diresse in un punto imprecisato della lunga distesa di alberi nella quale Natsu era scappato. Era certo che i suoi non l’avrebbero cercato, tanto a loro che importava, di lui, quindi perché non seguire quel gatto in mezzo al nulla? Sarebbe stato sicuramente meglio con lui che non parlava, non lo scherniva, non lo menava, ne tantomeno lo metteva nei guai.
«Aspettami!» Natsu cominciò a correre dietro al gatto che si era già portato avanti e non lo perse di vista nemmeno quando si addentrarono in un campo di erbacce lunghe e secche; seguiva il suo colore e quando non poteva si orientava col suono.
«Eccoti finalmente!» Natsu raggiunse il gatto che si era fermato, ancora sotto la pioggia, vicino una pietra che impediva di vedere cosa ci fosse dietro.
«Bel posto» sussurrò il ragazzo sedendosi per terra, tanto oramai era fradicio, al massimo si sarebbe ammalato, ed era certo che anche questo non sarebbe importato ai suoi. Portò le mani dietro la nuca e si distese ad ascoltare la pioggia. Sembrava quasi che un violino solitario stesse suonando senza accorgersi di niente, che una mano esperta facesse scivolare l’arco al ritmo della pioggia; una lunga e pensierosa melodia che combatteva con la furia roboante della tempesta. Solo allora Natsu si accorse di star sentendo davvero una melodia, di star ascoltando il suono della pioggia. Vide il gatto che si era arrampicato sulla pietra e decise di sporgersi per vedere anch’esso cosa vi si trovasse dietro.
Non rimpianse quella scelta per tutta la vita.                                                              
Lei era lì, che ballava da sola sotto la pioggia, violino alla mano e capelli al vento; sembrava un angelo senza ali che risplendeva di luce divina, che rendeva invidioso chiunque… ma nessuno la stava guardando.
Si fermò a pensare a quello che faceva la ragazza e solo quando quella cadde a terra, aveva messo male un piede e la pioggia aveva reso il terreno umido, le andò in contro per aiutarla. Non se lo accorse, o forse non volle accorgersene, e le prese la mano cadendo a sua volta.
Il gatto andò in contro ai due ragazzi e si fermò poco lontano da entrambi, sedendosi nuovamente, stavolta però li guardava entrambi.
«Eh… io sono Natsu» disse il rosato, tirandosi subito a sedere, dando le spalle alla ragazza.
La ragazza si rialzò e controllò che il violino fosse ancora intero, poi guardò verso Natsu e sorrise «Io sono Lucy» lo stuzzicò con l’arco.
Ci fu un momento di silenzio nel quale Natsu si girò verso Lucy che lo guardava con le guance arruffate ed il colore del terreno tra i capelli; sembrava più vera di come l’aveva vista prima, decisamente più bella. Non esitò a simulare un “woha” con le labbra, e la cosa non passò inosservata alla ragazza che rise piano.
«E’ tuo il gatto?» chiese la bionda indicando con il mento l’animale che si stava pulendo una zampa.
«Gatto?» Natsu domandò incerto prima di ricordarsi chi l’aveva condotto lì, quel gatto. Si girò a guardarlo e lo vide strizzare al vento il pelo nero, certo faceva strano anche a lui aver seguito un gatto, ma aver trovato Lucy era forse la cosa più bella che gli fosse capitata quel giorno.
«Mi ha portato lui qui» spiegò il rosato; poi si girò verso Lucy e la vide cercare di accarezzare il gatto che si tirò indietro prontamente, quasi disgustando la mano della ragazza. Cominciò ad andare in mezzo all’erba, scomparendo nuovamente alla vista di Natsu, e questa volta anche a quella di Lucy.
Il ragazzo si passò una mano umida sul viso, cercando di togliersi dalla faccia il terriccio che vi si era posato quando era finito accidentalmente sopra la ragazza, e restò imbambolato quando Lucy prese l’iniziativa e disse «Fai fare a me, così posso vedere questo tuo bel faccino» in modo simpatico.
«G-grazie» sussurrò appena il rosato, poi gli venne in mente di proporre una cosa alla ragazza, evidentemente i motivi che l’avevano portata a ballare da sola sotto la pioggia dovevano essere molto vicini ai suoi, quindi perché non rischiare?
«Lucy…» titubò appena, «seguiamo il gatto?».
«Perché ci hai messo tanto a chiedermelo?»
*
«Mamma, papà… posso dormire con voi?» il bambino apparve sulla soglia della camera di Natsu e Lucy con la copertina in mano, e con voce assonnata si mise tra la madre il padre.
«Allora anche stasera si dorme tutti e tre nel lettone» Natsu accarezzò il viso della moglie mentre disfaceva le lenzuola e v’infilava, lasciò un spazio tra lui e Lucy per il figlio.
«Allora, amore… com’è che continuava?» Lucy si mise su un fianco e guardò Natsu che per poco non si strozzò.
Il rosato diede uno sguardo al bambino, anch’esso su un fianco e completamente premuto contro la madre, «Andammo dietro quel gatto…».
 
NdA
Non potete capire quanto mi abbia preso l’idea. Vi giuro, se non fosse stato per AngelWings_DwarfGigi4 e FairyLucy94 non sarei nemmeno mai sceso nei meandri della NaLu e probabilmente non ne avrei nemmeno mai scritta una. Diamine quanto mi piacciono ora, quei due insieme.
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto ^^ E colgo l’occasione per ringraziare osvalda88 che ha inserito la storia tra le preferite, ed anche per ringraziare coloro che hanno inserito la storia fra le seguite ^^ 
Ah! Mi son dimenticato di dirvi, l'altra volta, che questa è una short long, e nel giro di 7 capitoli, compresi i due già pubblicati, tutto finirà ^^
BeeGoblinwizard

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Capitolo 3
*** Let her go - Chapter 2 ***


Let her go - Chapter 2

 

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Il rosato diede uno sguardo al bambino, anch’esso su un fianco e completamente premuto contro la madre, «Andammo dietro quel gatto…».
Certo faceva strano a Natsu ritrovarsi a fare il cantastorie della famiglia, ma a quanto pareva gli riusciva piuttosto bene, ed il figlio amava sentirlo raccontargli di Happy. Di solito si fermava a raccontargli di quando, andato dietro ad Happy insieme a Lucy, si erano romanticamente baciati, ed era nato lì il loro amore; quella sera era diverso, però, da un momento all’altro il bambino si sarebbe addormentato, ed avrebbe ripercorso quel momento della sua adolescenza solo con Lucy. Non era assolutamente andata così, ma perché rovinare il sonno al bambino?
Si tirò a sedere e pose come schienale il cuscino, guardò Lucy e le fece l’occhiolino, facendole intendere quello che stava per dire. La bionda chiuse gli occhi a capirlo, mise un braccio intorno al bambino e gli si avvicinò al viso, sfiorandolo appena con i suoi capelli.
«Quel gatto era decisamente strano» cominciò a dire Natsu, «mi aveva portato dalla mamma ed io nemmeno lo sapevo! Guarda che non succede tutti i giorni, eh? Mica un gatto ti viene vicino e ti accompagna, senza ombrello, dalla donna della tua vita» fece ridere il bambino.
*
«Perché ci hai messo tanto a chiedermelo?».
Lucy si tirò in piedi e diede la mano a Natsu; erano entrambi grandi per comprendere quel gesto, niente di più che una semplice passeggiata dietro un gatto, come se all’improvviso fossero ritornati bambini e stessero giocando ad acchiapparello a coppie.
Natsu arrossì leggermente sugli zigomi quando toccò di nuovo la mano della bionda, non sapeva cosa fare, se stringergliela e mostrarsi forte o più semplicemente sfiorargliela e mostrasi debole. Un dilemma che aveva preso i caratteri di un dramma, in quel frangente. Ovviò per la seconda scelta e questo parve non interessare la bionda che decisa prese a seguire il gatto.
Il rosato sembrò infastidirsi alla cosa, si sarebbe aspettato qualunque, seppur minima, reazione dalla ragazza, ed invece niente. Data l’inconsistenza della stretta di mano il ragazzo la sciolse quasi immediatamente. Anche questo sembro non dare fastidio a Lucy, che piegò per poco gli angoli della bocca, ma fece di tutto per non farsi vedere; in fondo conosceva quel ragazzo da poco più di qualche minuto, perché rattristarsi di una stretta di mano mancata? Forse i suoi lineamenti gli ricordavano vagamente l’unico motivo del suo dispiacere, ma il suo atteggiamento contraddiceva il pensiero…
Lucy scosse la testa; non poteva esserci nessuno uguale a lui, la persona che tanto la faceva soffrire, che la costringeva a scappare e suonare di nascosto per il peccato di possesso che lo attanagliava. Tentò di sviare i pensieri con un corsa dietro il gatto che sembrava scomparso nel folto delle erbacce.
Sta fuggendo da me Natsu si vergognò per non averle stretto forte la mano e le andò dietro con titubanza, tenendosi come riserva il fatto che magari quella Lucy si fosse offesa.  Fu una camminata infinita, tra i fruscii dei cespugli che s’incastravano ai vestiti e il passo dolce e flebile di Lucy. Natsu la vedeva da lontano. La sentiva lontana. Era strano come qualche momento prima si trovassero così vicini ed ora così lontani.
Lucy si fermò all’improvviso, facendo sbattere Natsu involontariamente. Entrambi cedettero di qualche passo quando il ragazzo le andò addosso ed ancora una volta si ritrovarono mano nella mano, e l’uno sopra l’altra. Lucy teneva il violino stretto al petto e sopra quello si trovava il viso di Natsu. Mano nella mano.
Il ragazzo fece presto a rialzarsi, ma non volle mollare la mano di Lucy, e con dolcezza, anche se teneva la presa sulla mano in maniera più decisa, l’aiutò a rialzarsi. Mentre lei si rialzava e riprendeva il violino Natsu cercò il gatto con lo sguardo e lo trovò vicino un albero caduco, stava fissando il panorama.
Quella era l’unica cosa che né Natsu né Lucy avevano ancora preso in considerazione; l’orizzonte davanti a loro.
Sembrava quasi che il piccolo mondo di Natsu, ristretto alla dominazione del padre sui suoi affetti e sulla sua cultura si fosse finalmente aperto ad un mondo inesplorato. Il rosato aprì la bocca e lasciò che i suoi occhi seguissero l’arcobaleno appena formato dalla pioggia, che aveva lentamente smesso di battere il terreno. Involontariamente si portò Lucy vicina, e questa volta la ragazza non indietreggiò.
La bionda aveva posato il violino sotto l’albero e si era piano accoccolata sulla spalla di Natsu, tenendogli la mano. Quella visione era il paradiso, e perché sporcarla con il ricordo di una sofferenza interna che sarebbe presto tornata? Voleva cogliere l’attimo, sentire cosa si provava a vivere l’amore. Si girò a guardare verso Natsu e solo allora notò quanto i suoi lineamenti risultassero attraenti. Gli zigomi alti gli conferivano l’aria da ragazzo perbene, serio, ed i suoi occhi… i suoi occhi erano la tentazione incarnata, la pecca nascosta di una perfetta realtà.
Natsu si accorse che Lucy la stava fissando e si girò a sua volta abbandonando quello scenario che gli aveva aperto il mondo per concentrarsi su un piccolo microcosmo d’intesa personale, seppur appena iniziata. Non riuscì a dire niente, si ritrovò solo con una mano bloccata in qualcosa che non riusciva a comprendere. «Cos…» accennò a dire qualcosa ma gli occhi di Lucy lo tirarono verso di lei e non riuscì a dire niente; le si faceva sempre più vicino, pericolosamente vicino…
*
«Andiamo papà!» il bambino si nascose le mani con la faccia e diventò rosso, sorridendo ingenuamente. Ciò fece ridere Lucy che invece si ricordava perfettamente quelle sensazioni, e fece rinvenire Natsu che si era talmente assorto nella descrizione che stava mimando la scena con l’aria.
«Giusto, a te interessa sapere di Happy!» disse ridendo tornando a raccontare la storia.
*
Pericolosamente vicino…
Si avvicinò piano alle labbra della ragazza, indietreggiando una volta, quasi volendo evitare quell’attimo di felicità… ma alla fine non poté resistere. Abbassò piano la testa su quella della donna e posò con grazia le sue labbra su quelle di Lucy. In quel bacio si mischiarono i sapori diversi dei due mondi dei ragazzi; uno troppo grande per vivere ancora nella sua misera condizione famigliare e l’altra troppo debole per rifiutare i dolori di un’adolescenza infame.
In quel bacio si unirono, ed ancora non si separano, le promesse d’amore di un rosato e di una bionda, di un ragazzo ed una ragazza, di un giovane contadino costretto alla miseria e di una giovane violinista che rincorreva il successo scappando da un’ombra di dolore che la sopraffaceva.
D’improvviso il gatto cominciò a soffiare, rizzando le orecchie e scotendo velocemente la coda; questo non impedì ai due di staccarsi, oramai non era più un semplice bacio, ma un connubio di emozioni del momento che sarebbero faticate a tornare. Lui stava facendo piano forza nella bocca di lei con la lingua, esplorando con essa ogni parte, lei stava semplicemente seguendo il ragazzo, abbandonandosi a quel bacio con tutta sé stessa, facendo cadere la muraglia di rancore e sofferenza che le impediva di scoprirsi al sole… anche da bagnata…
I soffi del gatto si fecero più forti, ma ancora i due non si separarono, e solo quando una pietra sfiorò il pelo dell’animale Natsu si allarmò. Si staccò piano da Lucy, che sembrò non capire… non avrebbe voluto capire, più tardi.
«Sfigato!» la voce di Gajelle arrivò alle orecchie di Natsu e quelle di Lucy, e quest’ultima non avrebbe voluto sentire per niente quella voce.. non la sua…
*
Lucy si portò un dito alle labbra ed indicò il bambino che aveva ripreso a dormire, si spostò con dolcezza e gli diede un bacio sulla guancia prima di scendere dal letto e salire dalla parte di Natsu; gli si sedette addosso e lo baciò prima di guardarlo negli occhi e dire «Sono passati otto anni da quando…» non poté finire la frase che Natsu la bloccò, «Prima devo finire la storia» sorrise tristemente, riprendendo a parlare.
 
 
NdA!
Ed eccoci arrivati al primo momento d’intesa, intima, tra Natsu e Lucy. Spero di aver descritto bene le scene e le situazioni, e che la lettura sia risultata scorrevole. Questa storia mi sta prendendo troppo, seriamente. Il Natsu collabora eccome, la Lucy pure! E sapesse cosa succede nel prossimo capitolo!
Comunque volevo dire dure cose prima di lasciarvi: a leggere la recensione che mi ha lasciato FairyLucy94 ieri mi son commosso ed ho pensato che senza di lei probabilmente avrei lasciato EFP già da un pezzo. Poi volevo fare gli auguri ad AngelWings_DwarfGigi4, perché ogni compleanno è unico.
Vorrei anche ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite, mi fate felice ^^

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Capitolo 4
*** Let her go - Chapter 3 ***


Let her go - Chapter 3

 

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Lucy si portò un dito alle labbra ed indicò il bambino che aveva ripreso a dormire, si spostò con dolcezza e gli diede un bacio sulla guancia prima di scendere dal letto e salire dalla parte di Natsu; gli si sedette addosso e lo baciò prima di guardarlo negli occhi e dire «Sono passati otto anni da quando…» non poté finire la frase che Natsu la bloccò, «Prima devo finire la storia» sorrise tristemente, riprendendo a parlare.
Natsu fece adagiare dolcemente Lucy sul suo corpo, e la prese con il braccio sinistro, stringendola forte a sé, come a non volerla perdere per la storia che si apprestava a finire.
«Il bacio ci era stato appena interrotto da Gajille che…»
*
«Sfigato!» la voce di Gajelle arrivò alle orecchie di Natsu e quelle di Lucy, e quest’ultima non avrebbe voluto sentire per niente quella voce.. non la sua…
«Gajille» sibilò Natsu mettendosi davanti a Lucy e dando uno sguardo al gatto, che stava sull’attenti. Sentì la ragazza tenergli forte la mano, più forte di come gliela aveva tenuta prima, sentì il suo respiro farsi mozzo e pregò che il buonsenso del cugino non si limitasse solo alle tette di Lucy.
«Allora sfigato? Scappi di casa come un femminuccia perché tuo padre, il caro zione, ti tira uno schiaffo e ti ritrovi con tuoi simili? Con altre ragazze?» Gajille schernì il cugino facendo mosse femminee, poi diede uno sguardo a Lucy ed aprì un ampio sorriso, «E poi, i tuoi alti valori di famiglia dove sono finiti? Non sai che hai baciato la MIA ragazza?».
La mano di Natsu non riuscì a sopportare la forza di quella di Lucy e divenne floscia, come un contenitore senza niente, utile a dar fastidio ed a sopportare nulla. Si voltò verso la ragazza con sguardo ambiguo, facendo svanire dalla sua mente i vaghi ricordi del bacio di poco prima, calcando la terra con il piede.
In tutto ciò il gatto continuava a soffiare, e gli ultimi soffi nascondevano una vena di rancore e di tristezza che forse solo Natsu in quel momento poteva capire. Il ragazzo lo guardò, e quello sembrò calmarsi, in quello sguardo si fissarono nella mente di ognuno scene d’amore e di odio, mari di immenso e di polvere, scatole di pensieri e frasi dette da poco o dimenticate dal tempo. In quello sguardo Natsu capì cosa realmente il gatto voleva da lui, e perché l’aveva condotto proprio da Lucy, proprio da lei.
Stava ancora guardando il gatto quando quello storse il viso in una posizione innaturale e cadde a terra, apparentemente morto, un rivolo di sangue usciva dal mezzo della fronte dell’animale.
Lucy si portò una mano alla bocca e fece per lasciare la stretta di Natsu, ma quello la fermò, mantenendo salda la sua mano e ridando lo sguardo a Gajille.
«Sei un bastardo» disse, coprendo completamente Lucy.
Entrambi erano sul ciglio di un vallata poco profonda, non molto ripida, ma pregna di rocce aguzze; rischiavano di cadere nel paradiso che fino ad un momento prima avevano adorato.
«Ohh adesso il bravo cuginetto caccia gli artigli, non è vero?» Gajille andò davanti a Natsu e lo imitò, sporgendo la mano per riavere Lucy, ghignando.
«No Natsu…» Lucy gemette piano, tirandosi alla giacca di Natsu per non essere costretta ad andare da Gajille.
«Tu non vai da nessuna parte» Natsu buttò un occhio sulla mano del cugino e fu tentato di sputarci sopra, ma evitò il tutto e tornò a sfidarlo con lo sguardo.
«Tu non vai da nessuna parte» fece Gajille sputando per terra, «Significa che ti dovrò prendere io, come sempre» ringhiò tirando su col naso.
Fu rapido e Natsu di certo non si aspettò tanto, ma il pugno che lo prese in faccia, facendolo cadere a terra, lo convinse della malafede nella quale il cugino sguazzava ormai da troppo tempo. Il rosato scosse la testa per rimettere a fuoco la scena, vedeva le sue mani perse nella terra bagnata, e sentiva che qualcuno gli stava tirando i capelli; non era tanto il dolore ad infastidirlo, ma la consapevolezza di non poter fare niente. Gli venne spontaneo dare uno sguardo al gatto, che respirava affannosamente e teneva ancora gli occhi chiusi; il sangue aveva imbrattato il suo pelo ma non sembrava provenire da una ferita profonda.
«No Gajille no!» Lucy fu costretta a lasciare Natsu e si tirò indietro strillando spaventata, tanto non l’avrebbe comunque sentita nessuno lì, no?
«Quello buono della famiglia, eh Natsu?» Gajille gli tirò un nuovo pugno che lo voltò e lo costrinse a guardare, seppure ancora in modo sfocato, il cugino tanto odiato, «Quello povero! Quello che va bene a scuola! Quello che aiuta il padre a lavorare! Quello che aiuta la madre a cucinare! Quello che apparecchia la tavola! Mi fai schifo! Sei uno sfigato! Un perdente!» ogni parole era un pugno sul viso di Natsu, ogni parola era un insulto alla sua buona fede, ogni parole era gridata e riversata con odio sul rosato.
«Basta Gajille fermati! Fermati!» il viso di Natsu cominciava a gonfiarsi e Lucy non poteva sopportare quella scena, cercò di tirare in dietro Gajille ma ottenne solo di essere spinta verso il gatto che ansimava a fatica e rimase scandalizzata per la scena. Si portò di nuovo una mano alla bocca e sfiorò con le dite il pelo dell’animale, riuscendo a toccarlo questa volta. Era caldo, il suo cuore batteva, era vivo…
«Combatti Natsu! Sei uno sfigato!» Gajille si alzò da Natsu e vide Lucy che toccava il gatto, prese una pietra e cercò di colpire di nuovo l’animale, ma questa volta venne fermato dalla mano della ragazza, che si ferì al posto di quello.
«Oh la principessina vuole fare la forte? Sei una cagna in calore e basta! E sei la mia ragazza!» Gajille andò furioso verso Lucy e nel mentre prese l’arco del violino, calpestando in maniera goffa lo stesso strumento, facendo iniziare a singhiozzare Lucy, «Alzati e vieni via! Prima che…» non riuscì a finire la frase che Natsu gli saltò dietro, facendolo barcollare verso l’estremità della vallata.
Non ci furono esclusioni di colpi, così com’era iniziata doveva finire: nel dolore.
Lucy rimase immobile a guardare la scena, sperando con tutta sé stessa nella caduta di Gajille, ma presto si rese conto che la sua era, appunto, solo una speranza. Vide Natsu cadere dalla schiena di Gajille proprio nella vallata, e s’immaginò che il suo corpo venisse graffiato dalla rocce tutt’intorno ad esso; sarebbe sicuramente morto. Girò la testa verso il gatto e si sorprese di non vederlo lì accanto a lei, com’era stato fino ad allora. S’immaginò, forse, di vederlo scendere insieme a Natsu, in fondo quello era il suo gatto.
«Sfig… Natsu!» Gajille guardò il corpo del cugino rotolare nella vallata e si spaventò; all’improvviso la sua aria da duro era del tutto scomparsa, caduta insieme a Natsu nel mezzo della vallata. Si girò bianco in volto verso Lucy e corse verso la ragazza che stava versando lacrime sul terreno, la prese per la spalla e l’obbligo a seguirla.
«Devi stare zitta! Zitta! Darò la colpa a te, sarai stata tu la sua carnefice… si farò così» ragionò ad alta voce il ragazzo, guardando Lucy e capendo che non poteva rispondere.
Si sarebbe salvato anche quella volta.
*
Lucy accarezzò il viso di Natsu e disse «Ho creduto di averti perso davvero, per un momento».
«Eri già innamorata di me, ma ti ho voluto stupire una volta di più» rise il rosato, lasciandosi accarezzare.
 
 
NdA
Eheh! Ed eccoci arrivati al fatidico quasi finale della storia! Per delle ragioni a me ancora sconosciute ho ridotti i capitoli da sette a sei, quindi dopo queste ce ne saranno altri e due e basta.
Come sempre spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo ^^ Continuate a farmi felici, sia per le visualizzazioni della storia che per le recensioni che per la messa della stessa fra le seguite, le preferite e le ricordate, vi voglio tanto bene lettori ^^

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Capitolo 5
*** Let her go - Final Chapter ***


Let her go - Final Chapter

 

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«Eri già innamorata di me, ma ti ho voluto stupire una volta di più» rise il rosato, lasciandosi accarezzare.
Con un rapido movimento mirato a capovolgere i ruoli, Natsu si portò sopra Lucy e la fissò a lungo, imprimendosi nella mente una volta di più quei suoi splendidi occhi che per tanto tempo erano stati tristi ed avevano partorito lacrime.
«C’è il bambino» sussurrò Lucy indicando con la testa il figlio che stava tranquillamente dormendo proprio vicino loro due.
«Ci sono anch’io» sorrise Natsu, tirandosi indietro piano e stendendosi con grazia sul ventre di Lucy, quella posizione gli piaceva particolarmente.
«Allora? Come continua la storia?» Lucy prese a passare il modo spensierato la sua mano sui capelli di Natsu, sorridendogli appena quando lui ricominciò a parlare.
*
«Devi stare zitta! Zitta! Darò la colpa a te, sarai stata tu la sua carnefice… si farò così» ragionò ad alta voce il ragazzo, guardando Lucy e capendo che non poteva rispondere.
Si sarebbe salvato anche quella volta.
Natsu si sentiva debole, aveva una gamba in fiamme e non sentiva più la spalla destra, probabilmente quella era la sua pena all’Inferno per non essere riuscito a salvare Lucy.
Non riusciva ad aprire gli occhi e teneva in bocca il sapore del bacio della bionda con distacco e freddezza, tanto non avrebbe più potuto baciarla… Non provò nemmeno ad alzarsi, tanto si sentiva debole, e gli parve da lontano di rivivere, proprio in quella vallata, un avvenimento accaduto da poco.
Immaginò una serena famiglia di gatti che stava giocando in maniera allegra; la madre era completamente bianca, era ritta sulla schiena a sentinella dei figli, piccoli gattini striati da venature bianche e nere, il padre era lo stesso gatto che l’aveva condotto da Lucy, il bellissimo gatto nero dai riflessi blu. Piccoli gattini, poi, si rotolavano tutt’intorno a loro mordendosi affettuosamente e cercando di scalare i piccoli arbusti che si vedevano nella rada vallata. Un bellissimo quadro di famiglia animale, quasi simile ad una famiglia umana, se si escludeva l’uso della parola. Ma la bellezza di quei gatti stava proprio nel sapersi capire a gesti e senza parole, con occhiate fugaci e semplici zampate. “Zampate”, che brutta parola. Erano più dolci carezze d’amore che la madre rivolgeva ai piccoli.
Il rumore di un sasso.
Il padre si mise sull’attenti e cominciò a soffiare quando un secondo sasso fece spostare la madre, non senza ferirla alla gamba. La gatta bianca arrancò per qualche metro, cercando di riunire i piccoli tutt’intorno a lei con miagoli soffusi, trovando riparo, all’apparenza all’ombra di un cespuglio sul quale c’era uno dei gattini, che era impossibilitato a scendere per la paura.
Un pioggia di sassi.
Il gattino cadde a terra sopra la madre, che rimase sopra quello per difenderlo anche sapendo di non poter più fare nulla. La lunga risata che si prolungò dopo quel colpo a segno fece da preludio ad una nuova pioggia di sassi, che scardinò il pelo della madre alzandolo in più punti.
Solo allora il gatto nero si decise a prendere per il colletto gli altri e due gattini ed a scappare, correva veloce, si doveva salvare.
Natsu si sentì bagnato da lingue ruvide su tutta la faccia, fece solo in tempo ad aprire gli occhi ed aguzzare le orecchie che sentì Lucy piangere in totale possesso di Gajille, che delirava su quanto potesse essere salvo dopo quel fatto.
Davanti agli occhi gli si prospettò il paradiso che precedentemente aveva corniciato il suo bacio con Lucy, e prima ancora che potesse dire qualcosa un simpatico gattino macchiato di nero gli si piazzò davanti, seguito da un altro.
Non si era sognato tutto, allora… pensò Natsu, facendo forza sulla gamba sana ed accogliendo in grembo i due piccoli mici, che cominciarono a giocare. Poco lontano da loro c’era il gatto nero, quello che l’aveva portato a Natsu. Solo allora il rosato capì.
«Mi hai portato qui… perché qui è successo? Non è vero?» si guardò intorno, riconoscendo la carcassa della gatta bianca che stava sopra quella del piccolo micio; il gatto nero sembrò capire, si avvicinò a Natsu e gli si strusciò sulla spalla insensibile. Non poteva sentire il dolore, tanto era messa male, quindi sorrise pensando che il gatto stesse solamente dimostrando affetto. Non comprese a fondo il gesto del gatto, non fino a quando non capì cosa stava realmente facendo; gli stava lentamente rialzando il braccio, anche con la ferita alla testa che sanguinava ancora, e voleva indicargli la macchia di bosco dove Lucy era appena scomparsa seguita da Gajille.
Si guardarono un momento, ancora, e Natsu si sforzò di alzare la mano per accarezzarlo sulle orecchie, scompigliandogli piano il pelo vicino le orecchie; il gatto l’aveva scelto, ora doveva solamente seguirlo.
Si rialzarono insieme, guardati dai gattini che si misero a mo di statua, storcendo appena la testa quando sentirono il padre toccarli lentamente e profondamente.
Natsu aspettò che il gatto finisse l’addio ai suoi piccoli, e comprese che da quel momento sarebbe stato lui a prendersi cura di loro, sapeva dove trovarli, quindi non avrebbe esitato a portarli con sé.
«Andiamo» si abbassò vicino il gatto, che mollò una corsa sostenuta, forse consapevole della gamba di Natsu, e lo seguì senza indugiare.
Non ci misero molto a risalire il costone di pietre, il gatto conosceva esattamente dove posarsi, e si ritrovarono di fronte Gajille e Lucy che deliravano entrambi.
«Non.. non sei morto?» riuscì a dire appena Gajille lasciando Lucy, tornando roseo in volto.
«Dammi Lucy» Natsu fece fatica ad alzare la mano, ma la bionda non si fece fermare, questa volta, da Gajille, e si portò alla destra di Natsu senza indugio.
«Sfigato! Hai rischiato di morire per una ragazza! Il mondo ne è pieno! Ma forse questa ti era facile, vero? Tanto io l’avevo già avviata… ahh!» il gatto saltò il faccia a Gajille che ricominciava a parlare in modo facile di Lucy e del cugino.
Non ci misero molto a finire nello stesso punto dov’era finito Natsu in precedenza; Gajille ed il gatto.
Natsu sapeva cos’era successo, se lo aspettava, ma Lucy… Lucy restò incredibilmente fredda a quella scena, preferendo mille volte di più il braccio rotto di Natsu che la visione di Gajille sulle rocce. Si sporse, dopo aver appoggiato Natsu ad un albero, per vedere che fine avesse fatto il gatto, ma di lui non c’era ombra.
*
«Ed è così che finisce la storia» Natsu si portò le mani alla testa e si alzò, sempre in modo calmo, baciando sulla guancia il figlio, e dando uno sguardo alla moglie.
«Che ne è stato poi dei due gattini?» la bionda lo chiese spontaneamente, conoscendo già la risposta.
«Uno dorme sotto il letto e l’altro è in cucina, poco ma sicuro!» Natsu si girò e sorrise, schioccando le dita vicino il bordo che il lenzuolo creava con la coperta, chiamando il suo gatto, «Questa è Charla, la bellissima gatta rassomigliante alla madre» disse prendendola in braccio.
«E quello è Lily, l’insaziabile mangione» indicò Lucy; sulla soglia della porta era apparso un gatto completamente nero, con una macchia bianca sull’occhio.
«E questo è per te» Natsu spostò Charla vicino il figlio e diede un lungo bacio a Lucy.
 
 
NdA
Ecco qui! L’ultimo capitolo della storia ^^ Spero vi sia piaciuto, ovviamente ci sarà l’epilogo, che sono intenzionato a postare domani, ma conoscete già come va a finire, no? Spero vivamente che vi sia piaciuta, e che vi abbia coinvolto un minimo.
Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite: echelongleek, FairyLucy94, natsu_fullmetalalchemist, osvalda88, Otani_Risa
Ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite: AngelWings_DwarfGigi4, NillaLollyPop, Haruka_99, ilCiccio, Kitsuna_dark, Levy_McGarden_10, marta_uzumaki86, Memole91, NaruKi92, natsu_fullmetalalchemist, SanaeEric, Sol_chan, thailaen, yohohoho_3000, _Michiko_
Ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia fra le ricordate: pit12, oO Reiko Oo
Mi avete fatto FELICE :D

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Capitolo 6
*** Let her go - Epilogue ***


Let her go - Epilogue

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«Uhm…» dei brividi presero la spalla di Lucy, «Non smettere mai di farlo» sussurrò la bionda.

«Mai» il rosato diede un nuovo bacio alla bionda e fece per dirigersi verso la camera del figlio, quel letto per tre persone erano troppo piccolo, ed anche se il bambino occupava un’esigua parte del tutto i due gatti si erano già posati in trono, e Natsu sapeva che non sarebbe riuscito a smuoverli.

«Natsu» Lucy si toccò la pancia e sorrise; avrebbe voluto aspettare qualche giorno di più per dare a Natsu quella notizia, ma l’atmosfera che si era creata quella sera era l’essenziale per farlo.

Il rosato si girò in modo calmo, senza affrettare l’espressione del suo volto quando capì cosa voleva dirgli Lucy.

«L… Lucy?» riuscì appena a pronunciare prima che il volto della donna annuisse con il sorriso.

«Sono incinta, Natsu» Lucy si toccò nuovamente la pancia e sorrise al rosato che le andò in contro felicissimo; quella notizia l’aveva fatto tornare attivo, ed il sonno che fino ad un momento prima aveva provato era scomparso così com’era venuto. Baciò la moglie ancora più a lungo di prima.

«Chissà come la prenderà lui» Lucy indicò il bambino che le dormiva affianco e fece spallucce; suo figlio non sarebbe mai rimasto solo, non avrebbe mai sofferto. Se l’erano promesso lei e Natsu: sarebbe stato felice.

 

NdA

Anzitutto voglio scusarmi per aver aggiornato oggi e non ieri, ma mi sono ammalato e solo questa mattina ho raccolto qualche briciolo di forza per scrivere. Risponderò alle recensione quando starò meglio ^^

Colgo l’occasione per ringraziare di nuovo tutti, i recensori, i lettori e coloro che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite, ricordate, ed anche a chi ha semplicemente letto e basta.

Spero proprio che la storia vi sia piaciuta ^^

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