Petra's mind ;

di Tully_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ali. ***
Capitolo 2: *** Pioggia. ***
Capitolo 3: *** Tramonto. ***
Capitolo 4: *** Sorriso. ***
Capitolo 5: *** Sangue. ***
Capitolo 6: *** Anello. ***



Capitolo 1
*** Ali. ***


Una bambina coi capelli rossi legati con un nastro di stoffa rosa in una codetta fa capolino da una porta socchiusa. Le piccole labbra rosee si schiudono, come se la deliziosa piccola volesse pronunciare qualcosa. Gli occhi giganti assomiglianti a un lago splendente sembrano infrangersi formando delle goccioline trasparenti che, alla fine, silenziosamente, le rigano due guance paffutelle.

« Papà … 
»

La voce è ormai rotta dal pianto incontrollato e dai singhiozzi estremamente rumorosi. L’uomo, preoccupato per la figlia, si alza dal letto precipitandosi verso di lei per poi prenderla in braccio. 

« Petra … che succede? »

Cerca di assumere un tono di voce calmo e dolce in modo da rasserenarla il prima possibile. Petra guarda il viso familiare e apprensivo del padre, che le sta mostrando un lieve sorriso di incoraggiamento intanto che la coccola. La sistema poi su una sedia e la piccola, ormai tranquillizzata, inizia a raccontare.

« Prima in giardino un bambino grande » e con enfasi indica l’altezza del ragazzino con le braccia, come può « mi si è avvicinato e ha detto che ci sono persone che vanno fuori … da quelle cose … »

« Petra, si chiamano mura … »

« ...ecco!, mura! Comunque dice che queste persone muoiono, papà! »

Petra ha appreso da poco cosa vuol dire morire, spiegato in maniera velata dal padre: vuol dire che “qualcuno sale in cielo e non sta più con noi e che si addormenta in modo perenne”. Però ha capito che da quello detto dal bambino, queste persone soffrono prima di andare in cielo proprio a causa della loro uscita dalle mura. Gli occhi della rossa tornano a farsi lucidi: che bambina sensibile. « Che c’è là fuori? Ho paura! » La voce si fa più acuta fino ad arrivare a uno strillo vero e proprio. « Ci sono i mostri cattivi che ci fanno del male? Quel bambino mi ha spaventato … »

Lo strillo arriva fino a un sussurro con le ultime parole e dopo essersi torturata le mani dal nervosismo si stringe forte al genitore, ricercando il suo calore inebriante e accogliente più dell’intera casa in cui risiedono. Il papà ha lo sguardo vacuo, rivolto altrove, in un punto imprecisato del muro della stanza, come incapace di guardare la figlia negli occhi. La verità è dolorosa da sapere e Petra l’ha conosciuta, sì, troppo precocemente, ma prima o poi doveva venirne a conoscenza. La bimba si stacca, cercando ora lo sguardo dell’altro.

« Esiste la libertà? »

Una domanda semplicissima quanto ingannevole, in cui non esistono mezze risposte o opzioni con doppi significati ambigui. Si può rispondere con un “sì” o con un “no”. Come fa una bambina piccola ad avere tali pensieri per la testa tanto da formulare queste domande? Che stia maturando troppo presto? L’infanta attende pazientemente la risposta, in silenzio tombale, come se fosse consapevole della difficoltà della domanda da lei posta. L’adulto apre la bocca, poi decide la risposta.

« No. »

La risposta chiara e coincisa non scuote più di tanto Petra, come se avesse semplicemente voluto confermare la propria ipotesi. Annuisce appena per poi rivolgergli un timido sorriso.

« Io lotterò per la libertà. »

Il papà strabuzza gli occhi, impietrito.

« Le ali di un volatile non possono essere incatenate per troppo tempo. Noi tutti abbiamo l’estremo bisogno di sentirci /liberi/, come un volatile che vuole librarsi nel cielo. »
Nonostante l’età, l’ideale più importante è stato capito.




Libertà.









[ angolo della scrittrice! ]

É la prima volta che scrivo per quest'opera e SnK lo conosco da relativamente poco tempo. Diciamo che Petra dapprima mi stava indifferente e anzi, non la consideravo sicuramente un personaggio così importante all'interno dell'opera— poi ho guardato varie fanart su Tumblr, l'ho analizzata all'interno del manga e nell'anime e mi sono decisamente innamorata-! Questi monologhi che pubblico su di lei sono anche scritti nel mio account di roleplay, visto che mi piace molto muovere Petra~ spero di essere seguita e recensite pure, non mangio c':

alla prossima!♥
- tully ;

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Capitolo 2
*** Pioggia. ***


Petra si morde il labbro inferiore, sfiorando con una mano il vetro della finestra mentre un sospiro incontrollato fuoriesce dalla sua bocca. I capelli lunghi e ramati sono legati da un’infantile codetta a lato e quest’ultima è impreziosita da un fiore di campo posto tra i capelli dandole l’aria di una bambina appena tornata dai giochi sui bei prati erbosi; tutto ciò è parzialmente vero. La preadolescente, ormai tredicenne, è stata tutto il pomeriggio sul prato, all’ombra di un albero a riflettere scrivendo tutto ciò che le passava per la testa in ricordo di avvenimenti passati oppure guardando ciò che succedeva attorno a sé.
Con il solito nervosismo la giovane si siede sul proprio letto, iniziando a leggere con avidità ciò che ha prodotto in questo pomeriggio.


“ Il cielo è plumbeo e le nuvole grigie simboleggiano l’arrivo della pioggia. Credo che il mutare del tempo influenzi anche noi. Per esempio a causa dell’arrivo imminente dell’acquazzone mi sento molto triste ma tutto ciò mi aiuta a riflettere sulle future decisioni che voglio prendere. I bambini giocano con la solita intensità di ieri e dell’altro giorno: dopotutto questo è un bene. Evidentemente non avvertono alcun pericolo e diciamo che gli infanti sono sempre i primi a scorgerne uno in arrivo, anche se apparentemente insignificante. Il firmamento ora mi sta mettendo davvero a disagio. Alzando la testa noto gli uccelli che non si librano più nell’aria giocosamente godendosi il bel sole pomeridiano, ma svolazzano disperati e alla ricerca di una tana per proteggersi durante la pioggia. Sento che tutta questa attesa, questa tensione per l’arrivo dell’acqua che scende violentemente dalle nuvole assomigli a quella che ho interiormente visto che so che /devo/ dire a mio padre del mio sogno. Non devo più celargli nulla. Oggi non voglio bruciare la mia occasione, perché /devo/ realizzare ciò che voglio fare. Sono sicura che non è irraggiungibile tanto meno utopico: la libertà ha quelle due caratteristiche. Nonostante io non sia ancora arrivata all’età dell’adolescenza, molto prima dei miei simili ho capito cosa voglio fare nella mia vita, assumendo la maturità e la responsabilità necessarie. “

Lo scritto termina così, in modo coinciso e diretto e dalla sola lettura si può capire ciò di cui la ragazzina vuole discutere col suo genitore. Si alza finalmente dal letto, sentendo le gambe che cedono come il burro. Con un’espressione stoica in viso bussa con delicatezza alla porta della camera del padre.

« Petra … ? »

Un sussurro mozzicato è quello che si sente al di là della porta, solamente qualche minuto dopo il bussare.

“ Magari stava dormendo … ora è tranquillo, non posso terrorizzarlo con ciò che ho da dirgli. ”

Poi rimembra che l’affermazione che deve pronunciare non serve a lui, ma a sé stessa.
Pensando questo con il coraggio ad armarla apre la porta, restando in piedi. Il padre, voltandosi verso di lei, capisce immediatamente che c’è qualcosa che non va, che c’è qualcosa che deve sapere: conosce la figlia come i palmi delle sue mani, alla fin fine. 
Un silenzio carico di tensione impregna la stanza, mentre uno scambio di sguardi è in azione. Petra apre la bocca, intenzionata a parlare prima lei. Sa che non deve bloccarsi, che non deve balbettare. Deve far uscire tutto ciò che deve dire come un fiume in piena, di getto.


« Papà, voglio entrare nella Legione Esplorativa. »

Dalla finestra si vede un fulmine scendere dal cielo e poi la pioggia impetuosa.

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Capitolo 3
*** Tramonto. ***


« Basta, prendo le decisioni che voglio! »

« No, Petra, è pericoloso! »

« Lo so, ma voglio affrontarlo lo stesso; devo mettere a prova il mio coraggio! Ti ricordi il discorso che abbiamo fatto sulle ali che non possono essere incatenate per troppo tempo? Tu stai cercando di bloccarmi, papà, in un flusso che non puoi arrestare! »

La discussione termina così, con lo sguardo dell’adolescente pieno di astio, con gli occhi ambrati che paiono di fuoco, talmente bruciano di collera. Le labbra sono serrate anche se tremanti per l’ira che continua a incrementarsi in lei. Dopo un’ultima occhiata tagliente, con passo marcato e pesante (pestando volontariamente i piedi sul pavimento, quasi fosse una bambina viziata e capricciosa) esce alla stanza sbattendo la porta. Petra è diventata, in quest’ultimo periodo, irriconoscibile. E’ passata dalla piccola curiosa, simpatica e col sorriso perenne sulle sue belle labbra quasi mai contratte in una smorfia, a una giovane taciturna e che risponde male soprattutto al padre. La rossa si ritira nella propria camera, chiudendola a chiave (non vuole disturbi) per poi osservarsi i capelli lunghi e lisci che le arrivano sino al fondoschiena.

“Sembro ancora nell’età dell’infanzia. Da questo giorno in poi tutto cambierà: /tutto/. E serve un gesto significativo per dimostrare il passaggio.”

Gironzola per la stanza, con la faccia scura e smorta, con un pallore che non è solito sul suo viso, sempre adornato da deliziose gote del colore di una splendida mela rossa. Si avvicina al vecchio astuccio di scuola, prelevando le forbici. Dopo aver emesso un breve sospiro, tenendo stretto l’arnese nella mano, si avvicina al grande specchio in un angolo della stanza, squadrandosi attentamente ancora una volta, un’ultima volta. Cerca di proiettarsi l’immagine di sé coi capelli lunghi nella mente in modo indelebile, per non dimenticarsela più. Un gesto meccanico. Ciocche di capelli che cadono con un rumore ovattato, poco percettibile, a terra. Il rumore delicato del taglio fa male, sente che le sta danneggiando e lacerando il cuore. Ma dopotutto è un gesto importante per lei, come una sorta di staccamento perpetuo dalla dipendenza verso il padre, che la amava tanto coi capelli lunghi. Finito il lavoro si rimira allo specchio, cercando di sorridere. Getta le forbici sul pavimento, racimolando poi tutto ciò che trova necessario per la sopravvivenza in una grossa borsa, caricandosela in spalla. Osserva la stanza e soprattutto i capelli a terra. I suoi /vecchi/ capelli. La sua /vecchia/ vita. 


“Petra, è arrivata la rinascita.”

Lascerà tutto lì, in modo che il padre capisca. Con passo leggero, per non farsi notare, esce dalla casa, con le lacrime pronte a uscire che pungolano gli angoli degli occhi. La nostalgia inizia già a farsi sentire, perché sa che quella non è una delle sue solite uscite pomeridiane in cui tornerà dopo il tramonto per cenare, no no, qua tutto diverso. Si tratta di un addio silenzioso.
Rimira la casa che custodisce intatta la sua infanzia ancora per un po’, prima di girarsi definitivamente guardando in avanti, non indietro. Il padre la osserva dalla finestra,consapevole del gesto quasi sconsiderato della figlia ma si ritira sconsolato nella propria camera, solo coi propri pensieri e i propri rimorsi.


“Petra, la tua vita inizia adesso.”

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Capitolo 4
*** Sorriso. ***


Il fuoco scoppietta allegramente nel caminetto, dando tepore alla minuscola famiglia lì riunita.

"Petra."  

Il papà si gira verso la bambina, fissandola seriamente e intensamente. La piccola annuisce sentendo il richiamo, rannicchiandosi attorno al suo braccio con indosso la mantellina viola che le riscalda le spalle.


"Bambina mia, promettimi una cosa." 

"Cosa, papà? Cercherò, nel possibile, di soddisfare la tua richiesta."

"Sorridi."

Petra lo fa, con disinvoltura: gli occhi grandi vengono ravvivati, oltre che dalla luce del fuoco, anche da un calore interiore. La bocca si arcua lentamente verso l'alto, arrivando a uno di quei suoi tipici sorrisi dolci, infantili e prettamente innocenti, che non trapelano altro che profonda sincerità. L'uomo riprende a parlare.

"Ricordati di mostrare quel tuo stesso sorriso sempre. Anche quando ti va male qualcosa o forse tutto, sorridi. Quando non hai più nulla o hai perso tutto sorridi. Quando sei a un passo dalla morte che ti avvolge nelle sue spire, sorridi."

La rossa è contrariata: vuole spiegazioni e motivi di questo assurdo gesto. Perché? Perché celare il dolore dietro un fasullo e fittizio sorriso?

"Lo so che non sei d'accordo con me, figliola. Ma devi comprendere che il sorriso è la miglior arma da sfruttare. Stai tranquilla che con esso puoi superare tutto, pure la famigerata morte. Ovviamente chi ti conosce o ti ama capirà subito il significato del tuo gesto e cosa quest'ultimo nasconde. Sii forte. Te lo ripeterò sempre."

E la piccola non sente le ultime parole, essendo ormai nel mondo dei sogni.


— — — —



Non ha il coraggio di girarsi ancora una volta verso la culla della sua infanzia. Lo trova degradante, visto che è /lei/ che si è ribellata e ha preso una precisa decisione. Stringe i denti.

"Sorridi."

Ripete, tra sé e sé.

"Stai seguendo la strada giusta."

Lo stai facendo solo per sentirti meno in colpa, vero? Per sentire un dolore minore al petto, corrispondente al macigno nella tua coscienza?

"Continua così, non farti abbattere."

Ma nonostante si ripeta all'infinito quelle parole, il peso dei ricordi di un passato provato a esser bruciato si tramuta in gocce trasparenti che infrangono gli occhi di Petra, come il vetro distrutto da un martello in tanti frammenti taglienti.

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Capitolo 5
*** Sangue. ***


Sangue. 


Sangue sul volto dei feriti, sangue sul volto senza espressione di persone riverse a terra. E’ un liquido rosso scarlatto, di quel colore che simboleggia la vita.

Caldo, forte, fremente.

Ma quando si trovano pozzanghere di sangue con un uomo con gli occhi aperti, spalancati, vacui, la bocca digrignata, quasi implorante un aiuto silenzioso, mentre aleggia un silenzio di tomba, si capisce c
he la morte è arrivata, serpeggiando tra le varie reclute della Legione Esplorativa in partenza per la loro prima missione. Per molti sarà anche l’ultima. Almeno vivranno gli ultimi momenti della loro vita in libertà, appena fuori le mura, sul cavallo che veloce scalpita mentre il vento sferza sui visi di giovani con un’intensa voglia di vivere. Petra, ansiosa ed emozionata, è lì. Si stringe nelle spalle, alla ricerca di un leggero calore che le invada anche flebilmente le ossa del corpo, in modo da donarle sufficiente energia per affrontare la sua prima missione. Sarà anche l’ultima oppure la prima della sua lunga carriera? Lei ancora non lo sa, ma spera vivamente di sopravvivere. Magari … magari … sarà talmente brava da uccidere almeno un titan— no, che sogno è mai questo, no, non ci riuscirebbe mai.

“ Se sopravvivo ho già raggiunto un obiettivo. Non voglio nemmeno deludere mio padre. ” Petra, da quanto non gli scrivi una lettera? Gli hai soltanto mandato un bigliettino di auguri per il compleanno, lo scorso mese, senza manco ricevere risposta. Non ti pare un gesto meschino e soprattutto immorale? “ Voglio renderlo fiero e soddisfatto di me. Questa è la mia occasione. ”  Contrae con forza la mascella, mentre i corti capelli rossicci mossi dal vento vanno da tutte le parti, rendendo la sua chioma spettinata rossiccia come una criniera di un leone. Sì, Petra vuole sentirsi un leone. Vuole avere il suo coraggio, la sua forza.

Le ore passano. Ormai sono arrivati al limite di una foresta, con un titano anomalo dietro di loro che non fa altro che seguirli, muovendosi in modo circospetto, bizzarro, cogliendo alla sprovvista i poveri soldati sfracellati dalle enormi mani dell’essere. La ragazza fissa tutto ciò disgustata, sempre più inorridita e soprattutto /spaventata/. Gira di nuovo la testa in avanti, cercando di ignorare volutamente le urla di dolore e strazio delle persone dietro di lei ma soprattutto di non piangere. Perché fare la bambina mostrandosi debole in un momento di pericolo così serio? Improvvisamente si fa coraggio. Devia la strada, si allontana dagli altri, addentrandosi nella foresta, per poi tornare indietro, al fianco del titano. Il cuore le batte ormai a mille, mentre salta dal cavallo e tramite la manovra tridimensionale passa da un albero all’altro, seguendo con lo sguardo il mostro che cammina imperterrito uccidendo, nella sua scia portatrice di morte, altri poveri innocenti. Portandosi ormai dietro ad esso prepara le lame e gli sferra il taglio perfetto alla collottola. Distanza giusta, profondità eccellente. Il titano cade violentemente sul suolo, ormai morto, poi lentamente si dissolve nell’aria fredda mattutina. Le grida strazianti degli uomini che sopraggiungono all’agonia le lacerano il cuore in mille pezzi, facendole ancora più male. Il sangue che ha sul viso, il sangue del titano, lentamente evapora, ma non le interessa: osserva con sibillino interesse il liquido rosso scarlatto proveniente dai corpi inermi non lontani da lei che impregna l’erba di quel bel verde speranza rendendola di un color rubino. Tutto ciò è così crudele e macabro che Petra non riesce più a sopportarlo. 
Cammina, a passo svelto, senza manco un pensiero per la testa (quest’ultima è vuota, immacolata) verso il proprio cavallo, saltando sulla sella, alla ricerca degli altri. Non spiccica parola, ma anzi, rimane con lo sguardo vacuo ma ineffabile, mentre stringe appena le redini; solo dopo averli trovati viene a sapere che è stata ordinata la ritirata. L’ennesima. Ritirata. E’ una sconfitta, ancora? Perché non si riesce a fare un minuscolo, seppur quasi impercettibile e insignificante, passo avanti? La moltitudine di soldati morta per loro è stata solo inutile e sofferta? Tutti sanno già e si imprimeranno nella mente le espressioni dei visi dei cari dei defunti, che non reggeranno la tragica notizia. Tornano indietro, verso le alte mura che svettano in lontananza, come una macchia grigia tra il cielo turchese dove compaiono fluttuanti e di una consistenza soffice ovviamente astratta le nuvole bianche, seppur non tante, che sembrano quasi dipinte da un pittore impressionista nel firmamento e l’erba riscaldata dal tenue sole del giorno. Il silenzio si appropria dello spazio in cui le reclute sopravvissute cavalcano. Neppure una sillaba viene proferita, neppure un sospiro fuoriesce dalle labbra pallide e viola dal freddo dei giovanotti alle prime armi. La ragazza si stringe nel suo mantello pulito, come alla ricerca di un tepore.

Quale tepore?

Quello dell’illusoria speranza o della vittoria mancata? Si vuole forse consolare con fittizi pensieri di gloria? Lei è servita, anche se poco, a qualcosa o i suoi gesti e i sacrifici di tutti sono stati vani?

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Capitolo 6
*** Anello. ***


Caro diario,
sono Petra Ral e ho quindici anni, quasi sedici! Sono entrata da pochissimo tempo nella Legione Esplorativa e ne sono orgogliosa; la mia prima spedizione l’ho conseguita con successo, anche se ho avuto grande timore di non tornare a casa.
Non mi voglio descrivere fisicamente perché ciò risulterebbe altamente superfluo: ti dico solo una delle mie caratteristiche. Ho i capelli fulvi e lunghi sino alla nuca perennemente spettinati e scombinati; posseggo ciocche che al sole si tramutano in filamenti aurei gradevoli al tatto e alla vista. I miei compagni di squadra mi denominano “leoncina” per via della mia somiglianza fisica e morale a quell’animale scomparso da tempo ma con il diminutivo in quanto mi presento bassottina. Però non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, sia chiaro! Sai, ho pure trovato tre persone che posso tranquillamente appellare come amici, visto che tengono molto a me. Non avevo individui simili accanto dai tempi della mia infanzia. Te li descrivo: sono Erd, Gunther e Auruo.
Erd è stato il primo con cui ho parlato tra loro: all’inizio pareva un po’ timido e taciturno, tuttavia col tempo mi ci sono affezionata. E’ gentile e disponibile, con un bel sorriso rassicurante.
Gunther è sempre stato introverso, ma lo considero un buon amico. E’ davvero un asso con la manovra tridimensionale, quanto lo invidio!
L’ultimo ma non meno importante è Auruo; ho faticato a divenire sua amica perché, a mio parere, è un ragazzo complicato. Abbiamo discusso diverse volte per opinioni contrastanti ma in altre ci siamo mostrati agli occhi di tutti come una squadra molto unita.
E’ bello, caro diario, avere compagni con cui rapportarsi e che mi assomigliano! A volte li stringo in un caloroso abbraccio: sono come una seconda famiglia e spero di essere considerata da loro come una persona per cui vale la pena sacrificarsi. Spesso sdrammatizziamo la tensione che si crea ogni notte per via delle nostre riflessioni sulla vita che trascorriamo con qualche bella risata genuina, che non fa mai male. Nella nostra prima spedizione loro stavano al mio fianco, con un sorriso sghembo sulle labbra, un po’ tremanti per il freddo e l’ovvio terrore. Non sapevamo se saremmo tornati a casa, ma ce la siamo cavata. Ora, mentre la luce fioca della luna piena e lattea ti scrivo, sto pensando a qualcosa di bambinesco ma che ritengo intenso nella sua semplicità: vorrei fabbricare quattro piccoli anellini di corda resistente; ce li metteremo al mignolo con un duplice scopo. Il primo, rappresentato dal materiale adoperato, è quello di una solida amicizia che non può essere disintegrata da nessuno se non da forze maggiori, mentre il secondo, riguardante la posizione dell’anello sulle dita della mano, spiega tramite la promessa del mignolo un patto tra noi quattro durante fino alla morte. Sai, diario, cosa desidero? Se proprio devo morire giovane voglio perire con loro. Tutti e tre hanno rubato un pezzetto del mio cuore e della mia anima e saremo legati indissolubilmente fino alla fine. Spero che quest’idea degli anelli balenata nella mia mente qualche attimo fa venga gradita. So riconoscere i loro pensieri dagli occhi.
Quelli grigiastri-marroni di Erd sono piccoli ma molto espressivi; mi scrutano con fallace diffidenza, come se volessero analizzarmi in ogni dettaglio.
Quelli neri di Gunther mi affascinano in quanto ci si può perdere dentro, come se fossero un’enorme voragine profonda e senza termine. Non è uno che sorride sempre, ma comprendo le sue emozioni osservando la luce sfavillante che traspare nelle iridi carbone.
Gli occhi di Auruo vagano sprezzanti verso la mia figura, ma so che è un suo modo di essere e che, in fondo, tiene davvero tanto a me. Non ho certamente non notato alcuni suoi sguardi “strani”, che ha provato a nascondere con palese imbarazzo.
Io ho gli occhi color miele; mi dicono che sono molto grandi, lucidi e adoranti: tuttavia possono diventare taglienti e ridotti a due fessure quando l’ira incombe sul mio piccolo corpo all’apparenza fragile e gracile.
Sono sicura che loro non mi abbandoneranno e mi staranno accanto nel giorno del giudizio.
Diario, io ho terminato: mi sono in parte sfogata su carta e non può che farmi molto bene, vero?
Provo tanta speranza.

Petra Ral.


 

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