Ordinaria follia. - Memorie di una sedicenne morta.

di Baileys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO - Capitolo I: Papà dorme, si va al concerto! ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Se crepi tu crepo io, lo faremo insieme. ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Perché parli con un cadavere? ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: Il pazzo sono io che parlo con un cadavere. ***
Capitolo 5: *** Capitolo V: Live and let die. ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI: Sto meglio solo ora che sanguino. ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII: I'm loving angels instead. ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII: Puoi riuscirci se lo vuoi. ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX: You open your heart and then I open the door. ***
Capitolo 10: *** Capitolo X: Piacere, Connor Hayden Wilde. ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI: Why can't you believe you can be loved? ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII: You'll always be my dream came true. ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII: I swear I'll never leave you alone. ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV: Don't make it bad, take a sad song and make it better. ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV: When your words mean nothing I go la la la. ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI: Alive. ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII: In the end. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO - Capitolo I: Papà dorme, si va al concerto! ***


Ordinaria follia.

Memorie di una sedicenne morta.

PROLOGO.

Immagina, tuo padre ti proibisce di uscire proprio il giorno del concerto della tua band preferita. Tu e tuo fratello decidete di uscire di nascosto e andate a quel concerto. Durante questo, nel momento in cui il tuo chitarrista preferito lancia i plettri, tuo fratello riesce a prendertene uno, e riesci a toccare la mano del tuo idolo. È una serata perfetta, al ritorno cantate a squarciagola, sulla vostra canzone preferita, quando venite coinvolti in un terribile incidente automobilistico, batti la testa e tutto si fa nero.
Ti risvegli in ospedale, e dopo qualche giorno riesci ad alzarti e recarti in bagno da solo. Per la prima volta dopo l’incidente puoi guardarti allo specchio, e là, di fronte a te, sta un volto che non riconosci. Certo, ti assomiglia, ma non sei tu.
Poi esci dal bagno e guardi i tuoi genitori, i tuoi fratellini, piangono la morte di tuo fratello maggiore. E tu, tu non provi nessuna emozione.
Cosa faresti?
Arriveresti alla conclusione che tutto quello che stai vivendo è un’illusione: in realtà tu sei morto in qull’incidente, e ora ti trovi in un deprimente aldilà, fatto ad immagine del buon vecchio mondo, ma che non ti può convincere appieno. Dopo un po’ cominci a sentire il tuo corpo putrefarsi, ti sembra di non avere più gli organi interni, e allora a cosa serve mangiare? A cosa serve fare una qualsiasi delle cose che facevi prima, se sai intimamente di essere un morto che cammina?
Sono Hayden Aida Wilde, e soffro di sindrome di Cotard

Capitolo I: Papà dorme, si va al concerto!

«Aida muoviti o vai a scuola a piedi! » urlava mio fratello Dave dall’auto, come ogni mattina. Sorrideva mentre suonava il clacson a ripetizione, mentre io imprecavo uscendo di casa tenendo lo zaino su una spalla e una mela in bocca. Salii velocemente nel posto del passeggero, i miei due fratellini, Ian e Axel, erano nei posti dietro, come ogni mattina. Essere l’unica donna in una casa di soli uomini non era affatto semplice.
«Mettiti la cintura» rimproverai mio fratello Dave, mentre mi allacciavo la cintura di sicurezza. Lui sbuffò e mise la cintura. «Anche voi sgorbi» dissi senza voltarmi ai due gemellini di nove anni seduti dietro. Loro mi fecero il verso, allacciandosi la cintura. Odiavo fare la mamma, anche perché avevo solo sedici anni, ma quando i tuoi sono separati, e vivi con tuo padre, mentre tua madre è perennemente in giro per il mondo con il lavoro è inevitabile dover fare da ‘baby mamma’. Dave partì, io abbassai il finestrino e mi sporsi fuori, per sentire l’aria accarezzarmi il viso, e sorridere per quel contatto. Vidi sfrecciarmi sul capo infinite foglie degli alberi ai lati della strada. Amavo la strada da casa mia alla mia scuola. Vivevamo in una piccola casetta sulle rive di un piccolo fiume affluente del Tamigi, in mezzo a un bosco, nella periferia di Londra. C’era molta pace lì. 
Arrivammo davanti alla scuola elementare. Dave si fermò, facendo scendere Ian e Axel. «Vi viene a prendere papà, ci vediamo stasera» li salutai io con un sorriso. «Ciao sgorbi! »
«Ciao brutta, ciao Dave! » risposero loro a tono. Io e Dave ci mettemmo a ridere, mentre Dave rimise in moto. Io presi un CD e lo infilai nello stereo dell’auto, come facevo sempre subito dopo che Ian e Axel scendevano. Feci partire la nona traccia.
Dave si voltò verso di me e mi sorrise.
«I should be over all the butterflies but I’m into you! » ci mettemmo a cantare, fra una risata e l’altra.
«Stasera andiamo a sentirli! » esultai allegra.
«Certo che sì sorellina! » mi sorrise lui.
Dave per me era molto più che un fratello, era tutto ciò che di più caro avessi. Quando i nostri genitori si erano separati, un anno dopo la nascita di Ian e Axel, lui c’era stato per me. Avevamo solo due anni di differenza, e lui è stato l’unico che mi aveva consolato, che mi aveva stretta forte a sé. L’unico che mi disse ‘va tutto, bene, io ci sono, andrà tutto bene’.
Arrivammo davanti a scuola e scendemmo dall’auto. Io raggiunsi il mio gruppo di amici, mentre Dave andò verso i suoi di amici.
«Allora stasera vai al concerto dei Paramore? » mi chiese emozionata Helena.
«Ovvio che sì! » ci mettemmo ad urlare come bambine. Vedere i Paramore era il mio sogno, non riuscivo a credere che finalmente Dave lo avrebbe esaudito.
«Hayden Aida Wilde, sei ufficialmente la persona che invidio di più al mondo» continuò Helena.
«Ma perché non vieni anche tu? » le chiesi.
«Domani c’è scuola, i miei non mi ci lascerebbero mai andare, sei davvero fortunata ad avere un padre che ti manda anche se ci sarebbe scuola»
Helena vide la mia faccia perplessa. «Non glielo hai ancora detto a tuo padre, non è così? »
«Mh, no, ma dirà sicuramente sì, tanto c’è anche Dave, lui è maggiorenne» continuai io, non credendo neanche io a quello che dicevo. Gli occhi di Helena presero la forma di un cuore non appena nominai mio fratello. Sì perché la mia migliore amica Helena aveva una cotta secolare per Dave, fin da quando l’avevo portata a casa mia la prima volta.
«Se ti piace tanto vai da lui e chiedigli di uscire» dissi io iniziando ad entrare a scuola.
«Ma che sei scema? Pensa se non gli piaccio! » mi rispose lei. Io risi. «Se non gli piaci ti saresti levata il pensiero» scherzai io.
Adoravo Helena, era sempre allegra e sempre disponibile.
Dopo tre ore di Matematica, Chimica e Letteratura, ci furono due ‘simpatiche’ ore di educazione fisica.
Condividevamo la palestra e il giardino con la classe di mio fratello, la 5D. E ovviamente Lena era su di giri, mentre io ridevo per le sue reazioni. Mettemmo la tuta da ginnastica, maglia a mezze maniche con scollo a V bianca e pantaloncini corti blu della Errea. Ovviamente avevo ‘accidentalmente’ dimenticato le scarpe da ginnastica, così mi lasciai le converse bianche. Odiavo quelle cose altissime che ti costringevano ad indossare. Mi feci una coda disordinata e uscii in giardino con Lena, che era tutta agitata e faticava a stare ferma. Io risi, salutando mio fratello da lontano.
Iniziammo con due giri di campo, seguiti da dello stretching.
«Mi fai paura quando ti pieghi in quel modo» mi disse Lena, vedendomi totalmente sdraiata sulla gamba destra. Risi.
Successivamente ci distribuirono uno per corsia, ognuno su uno step. Quando ci diedero il via presi a correre veloce, ignorando ciò che mi circondava. Sentii mio fratello urlarmi qualcosa tipo ‘vai sorellina’, sorrisi d’istinto e arrivai per prima al traguardo. Con un nuovo record personale di 45 secondi ai 300 metri.
Lena si avvicinò battendomi il cinque, io la abbracciai. Sentimmo la voce del professore dire che potevamo fare quel che volevamo, così mi avvicinai a mio fratello, che provava i rigori.
«Allora fratellino, ti diverti? » chiesi con un sorriso, unendo le mie mani dietro la schiena e avvicinandomi saltellando. Lui rise. «Vuoi provare? »
«Non centrerei la porta neanche se non ci fosse il portiere» dissi scherzando. Lui rise con me. 
«Provaci» mi disse, passandomi il pallone col piede.
«Mi prendi in giro»
«No»
«Io dico di si»
«Invece no»
«Non lo so fare»
«Non hai mai provato»
«è impossibile»
«Solo se pensi che lo sia» terminò lui. Io presi un sospiro, tenendo la palla sotto al mio piede destro.
«Concentrati sul tiro, so che ce la puoi fare» sussurrò, prima di allontanarsi. Presi due respiri profondi, lo sentii scommettere con un suo amico che ce l’avrei fatta.
Dovevo farcela, per lui.
Mi allontanai, presi la rincorsa e calciai con tutta la forza che avevo quella palla, in alto alla destra della rete. Il portiere non riuscì a intercettarla, facendola passare.
Attorno a me sentii tutti esultare, vidi mio fratello prendermi in braccio e urlare di gioia. «Mia sorella è la migliore del mondo» urlò, prendendomi a sacco di patate e facendomi roteare, mentre io ridevo. 
 
 
«Papà siamo a casa! » urlai mentre Dave chiudeva la porta.
«Hayden papà ha fatto un macello con la cucina» mi accolse in casa Ian, mentre Axl rideva sotto i baffi. I due biondini mi avrebbero fatto impazzire, ma mai quanto mio padre. Entrai in cucina, c’era cioccolata sciolta ovunque, mista a panna e della farina sul tavolo. «Papà! » urlai furiosa.
«Oh, ciao tesoro, come è andata a scuola? » mi salutò mio padre.
«Papà ti ho detto mille volte di non fare dolci se non sono in casa» lo rimproverai ancora una volta.
«Lo so tesoro ma i gemelli.. »
«Se i gemelli vogliono la torta aspettano che torno, un paio di hot dog bastava che gli facevi! »
«Scusami» disse, guardando il basso e grattandosi dietro la nuca con la mano destra, con fare imbarazzato.
Io risi e lo abbracciai. «Ma il casino lo metti a posto tu! » affermai. Lui rise «Va bene tesoro»
 
Aveva appena finito di cenare. Era sul divano, mentre guardava la tv, grattandosi la pancia piena. Il momento della giornata preferito di mio padre, in cui era sempre felice. Qualsiasi cosa dovessi chiedergli potevi farlo solo in quel momento.
«Papà, io e Dave vorremmo chiederti una cosa» iniziai io, con voce mielosa. Ero la cocca di papà, non poteva dirmi di no.
«Avete fatto i compiti? » chiese.
«Certo! » esclamai.
«Vi ascolto»
«Vedi, stasera c’è il concerto della band preferita di Aida, in città. So che domani c’è scuola e siamo a maggio.. ma ci terremmo veramente ad andarci» continuò Dave.
Mio padre si grattò la pancia, aggrottando le sopracciglia. Per un istante, uno solo, pensai che acconsentisse.
«No»
«Ma papà! » urlai io.
«Se ti dicessimo che domani andiamo a scuola lo stesso? » continuò Dave, cercando di convincerlo.
«Non mi interessa della scuola, tua sorella ha sedici anni, non ci va a quel concerto»
«Smettila di trattarmi come una bambina! » urlai io.
«Tu sei una bambina! »
«Ah sì? Però quando vuoi sono io la donna di casa! »
«Solo perché non c’è tua madre»
«Non ti sopporto! Metto tutto a posto io, ti stiro tutto, cucino e aiuto i ragazzi a fare i compiti, per una sera che voglio uscire a divertirmi non me lo lasci fare»
«Ho detto che non puoi uscire, quindi non esci, capito? Non voglio sentire ragioni, a quel concerto non ci vai» io scossi la testa e mi misi a correre su per le scale, mi chiusi in camera mia. Guardai l’orario. Erano le 8. Il concerto sarebbe iniziato alle 11 di sera. Un concerto a cui non avrei potuto partecipare.
Mi misi a leggere un libro, Dear John, di Nicholas Sparks, con le cuffie alle orecchie, ascoltato note di una chitarra che non avrei sentito suonare quella sera, e mimando con le labbra parole che non avrei udito, non quella sera.
D’un tratto la porta di camera mia si aprì, saranno state le nove e mezza di sera.
Sentii la voce di mio fratello «Papà dorme, si va al concerto!»

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Capitolo 2
*** Capitolo II: Se crepi tu crepo io, lo faremo insieme. ***


Capitolo II: Se crepi tu crepo io, lo faremo insieme.

«Papà dorme, si va al concerto! » annunciò mio fratello sorridendo. Io mi tolsi le cuffie, gli sorrisi e mi alzai dal letto. Mi cambiai maglia, mettendomi quella con il simbolo dei Paramore, It Never Ends, poi presi la felpa termica blu ed uscii dalla mia camera, tenuta per mano da mio fratello. Stavamo per aprire la porta d’ingresso, quando qualcuno fermò i nostri piani.
«Dove credete di andare? » ci chiese Ian, con alla sua destra Axel, che rideva sotto i baffi. Io e Dave sbuffammo, quando quei due si mettevano in mezzo, sapevamo bene dove volevano andare a parare. Aprimmo i nostri portafogli e lasciammo 10 sterline a testa.
«Siete due creature malefiche» sbuffai io. Loro risero soddisfatto «Saremo muti come pesci»
«Lo spero, anche perché starete dormendo come ghiri» li rimproverai, e loro tornarono nella loro camera. Noi uscimmo di casa, Dave prese la sua macchina e partimmo.
«Se ci becca papà siamo finiti» commentai, a metà strada.
«Hey vedila così, se crepi tu crepo io, no? Lo faremo insieme» mi sorrise Dave. Io gli sorrisi «è una promessa? » dissi io, porgendogli il mignolo. Lui staccò la mano destra dal volante e mi strinse il mignolo «giuramento del lupetto» sussurrò, e ci mettemmo a ridere.
«Non hai paura che papà ci scopra? » gli chiesi.
«Paura? Papà ci scoprirà sicuramente» scherzò Dave. Io mi misi a ridere. «Sei sempre positivo tu eh»
«Sono realista, ma non mi importa se ci scopre, ti avevo promesso che ti avrei portato al concerto e lo farò, a costo di rimanere a casa tutta l’estate prima del college» prendemmo a ridere entrambi. Poi lo guardai, aveva un gran sorriso sulle labbra. Ce l’aveva sempre con me, sempre. «Ti voglio bene Dave, sei il fratello migliore del mondo» sussurrai. Lui sorrise «Non è vero, ma mi piace che tu me lo dica, ti voglio bene anche io»
 
 
«She lives in a fairytale somewhere too far for us to find» era lì. Il mio idolo. Hayley Williams era esattamente di fronte a me che cantava una delle mie canzoni preferite.
Io e mio fratello iniziammo a urlare a tempo «Hey! Hey! Hey! Hey! »
D’un tratto, in un momento di solo strumento, Hayley si avvicinò a noi e al microfono ci rispose «Hey! » sorridendo. Sentii mio fratello prendermi sulle spalle, ero molto più in alto così, Hayley tese la mano verso di me e io gliela toccai. Dopo un po’ Dave mi fece scendere, a fine canzone Taylor lanciò dei plettri omaggio. Provai a prenderne uno, ma non ci riuscii.
Alle 2 di notte il concertò terminò. Riuscimmo ad andare nel Backstage e a fare una foto con Hayley, Taylor e Jeremy.
Verso le 3 di notte tornammo dall’auto. «Allora Hay, divertita? » mi chiese Dave. Era raro che mi chiamasse col mio primo nome, solitamente mi chiamava col secondo, per darmi noia, visto che non lo sopportavo. Sì, era il fratello migliore del mondo, ma anche a lui piaceva torturarmi, con lotte, guerre di solletico, ‘caldi’ risvegli con le bottiglie d’acqua e soprattutto sporcarmi il pavimento che avevo appena pulito con delle briciole.
«è la serata più bella della mia vita! » esultai. «mi dispiace solo di non aver preso il plettro»
«A cosa servono i fratelli? » mi chiese, mostrandomi uno dei plettri che Taylor aveva lanciato. Io lo presi in mano e saltai al collo del mio fratellone, stritolandolo. Lui rise. Quando mi staccai lo presi per mano, e iniziai a saltellare trascinandolo verso l’auto, canticchiando allegramente «Never been happier, never been happier! » entrammo in auto, allacciammo le cinture e Dave mise in moto, poi continuammo a cantare, insieme. «No one, is as lucky as us, we’re not at the end but, we arleady won! Oh no, no one! Is as lucky as us, is as lucky as us!»
Stavamo ridendo come pazzi, guardandoci negli occhi, quando due luci bianche di fronte a noi ci abbagliarono la vista.
 
Ricordo solo un grande impatto, io che strinsi la mano di Dave, poi sbattei la testa e tutto intorno a me perse senso, oscurandosi, diventando tutto un’enorme massa omogenea nera.
 
Era notte. Stavo errando fra paludosi terreni, mi ero bevuta un drink, ma nulla di più. Vagavo, godendo della luce del chiaro di luna, ammirando le stelle in alto, ignara di una presenza al mio fianco che guardava ogni mia mossa. Sentendomi impaurita caddi in ginocchio, così qualcosa mi trascinò negli alberi. Mi portò in un posto spaventoso, e fu lì che caddi.
Mi proposero di unirmi a loro, alla danza della morte. Li seguii nel cerchio di fuoco, fui condotta nel mezzo. Come se il tempo si fosse fermato, ero stordita e impaurita, ma volevo comunque andare. E le fiamme del fuoco non mi ferivano, mentre camminavo sui carboni. Mi sentivo come se fossi in trance e il mio spirito fu separato da me.
Se solo qualcuno avesse avuto la possibilità di testimoniare cosa mi stesse succedendo.
E danzai. E mi rallegrai. E cantai con loro.
Tutto era morto nei loro occhi.
Figure senza vita, tutti loro erano non morti. Erano ascesi dall’inferno.
 
 
 
Quando mi svegliai ero in una piccola stanza composta solo da muri bianchi, e c’era altra gente oltre a me. Si guardavano intorno, si cercavano, parlavano bisbigliando, come se sapessero esattamente dove si trovavano.
Non guardarli strano, lascia che pensino che non c’è altro posto dove vorresti essere.
Guardai in alto, una luce abbagliante mi accecò, portandomi alla mente i fari abbaglianti di quella sera. Eppure non ero triste, non ero spaventata.
 
Passarono un po’ di giorni, prima che riuscii ad alzarmi e recarmi in bagno da sola. Non avevo ancora visto nessuno dei miei parenti, non li facevano entrare. Entrai in bagno e mi sciacquai la faccia, guardandomi poi allo specchio.
Vidi una ragazza, dai lineamenti tondeggianti, gli occhi marroni e lunghi capelli castani scuri, disordinati.
Non ero io.
Certo mi assomigliava.
Ma non ero io.
Non riuscivo a riconoscermi. Quella figura che si rifletteva non ero io. Ne ero fermamente convinta. Uscii dal bagno, asciugandomi il volto con un asciugamano.
«Signorina Wilde, ora possiamo farle vedere i suoi familiari» mi comunicò una dottoressa giovane e gentile, che mi era stata a fianco in questi giorni. Entrò da quella porta mio padre, i piccoli Ian e Axel, e anche.. mia madre? Sì. Mia madre Olive. Si era degnata di venirmi a trovare dunque. Ma dov’era Dave?
Avevano tutti le lacrime agli occhi, i due gemellini mi corsero incontro e mi strinsero la vita con le braccia, l’unico punto dove arrivavano.
«Mi sei mancata» continuavano a ripetere piangendo.
Eppure non provavo ne pena, ne compassione, ne gioia nel vederli.
«Lasciatela respirare» li rimproverò Olive, fredda come sempre, allontanandoli da me. Si avvicinò. «Figlia mia, tuo fratello.. » cominciò. Mio padre guardava il basso, senza dire una parola.
«morto»
Concluse. Nessuna lacrima. Nulla. Né compassione, né dolore. Solo un vuoto infinito. Non provavo alcuna emozione nel vedere i volti dei miei familiari. Un immenso vuoto.
Il mio volto era impassibile, spostavo gli occhi da una persona ad un'altra.
Cercavo un motivo, una ragione. Un perché non riuscivo a riconoscermi allo specchio. Un perché non riuscivo a provare nulla. Un immenso vuoto, che improvvisamente si espanse anche all’interno del mio corpo. Mi sentivo come se il mio cuore avesse smesso di battere, come se non avessi più uno stomaco o i polmoni.
Dovevo essere morta.
Non c’era altra alternativa.
Io ero morta nell’incidente, assieme a mio fratello, come ci eravamo promessi. Se moriva lui morivo io, lo avremmo fatto insieme. Era la nostra ultima promessa
Io ero morta, con lui, come promesso, quindi ora mi trovavo in un deprimente aldilà, fatto ad immagine del buon vecchio mondo, ma che non riusciva a convincermi appieno. Sì. Era così. Io ero morta.
«Dì qualcosa! » mi urlò fra le lacrime Olive.
La guardai negli occhi, impassibile. «Cosa dovrei dire? Anche io sono morta nell’incidente»

 


Hayden Aida Wilde.


Dave Wilde.


Ian e Axel Wilde.


Helena (Lena) Froste e Hayden Aida Wilde.

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Capitolo 3
*** Capitolo III: Perché parli con un cadavere? ***


Capitolo III:  Perché parli con un cadavere?

Ero seduta a gambe incrociate su una poltrona del grande edificio dove mia madre lavorava, la Modest. Scrivevo, tutta rannicchiata, su un foglio.
Avevo dormito dal 17 maggio, giorno del concerto, al 5 giugno. Il 9 giugno ero riuscita ad alzarmi da sola ed avevo scoperto di essere morta. Avevo saltato gli ultimi giorni di scuola, ma sarei stata promossa ugualmente. Cosa che importava più a mia madre che a me.
Dopo il mio risveglio fummo affidati, io e i miei fratelli ad Olive, ritenendo mio padre inopportuno a mantenerci.
L’unica cosa che mi intratteneva in quell’aldilà così deprimente era scrivere un diario.
 
Memorie di una sedicenne morta.
 
24 giorni, morte in diretta:
pensavo fosse diverso morire, che so, una luce ti porta dall’altra parte e ti presenta al Grande Capo.
 
Ognuno ha ruoli diversi nella mia famiglia.
Olive, la composta. È disperata, non vuole ammettere ch’io sia morta, ma non lo da a vedere, si finge forte e va avanti come se non fosse successo nulla.
Mio padre, il depresso. Io e Dave. I suoi primogeniti. Morti entrambi la stessa sera, durante il tragitto per un concerto a cui lui non voleva partecipassimo. Si  è chiuso in sé stesso, in una corazza inarcabile, per questo gli è stato tolto il nostro affidamento.
Ian, il debole. Spesso viene da me e mi chiede come sto, oppure un abbraccio. Io alzo le spalle e indifferente rispondo ‘perché abbracciare un cadavere?’. Triste, si allontana. Ed io non provo sensi di colpa nel trattarlo in quel modo, semplicemente perché noi morti non possiamo provare emozioni. O almeno così sembra.
Axel, il consolatore. È sempre pronto a consolare Ian quando sta male, ha smesso di chiedermi abbracci da un po’.
 
Ormai  è il terzo giorno che vengo in quest’edificio (e 26 che sono morta, contando quelli in cui non ero cosciente) assieme ai miei fratelli, che gironzolano per questo, mentre io me ne sto ferma, seduta su questa poltrona. Perché andare in giro? Non ha senso, tanto ormai sono morta!
 
Alzai lo sguardo dal foglio, vidi entrare cinque ragazzi, clienti della Modest, avranno avuto qualche anno più di me, non di più. Sembravano così amici, incontrai lo sguardo di uno di loro, riccio, con gli occhi verdi. Mi ammiccò, sorridendomi. Io, indifferente e apatica come sempre, tornai a guardare il mio diario e scrissi.
 
Gente strana, amici di una vita. Chissà dove sarà Lena.
 

Axel’s pov.

Era il quinto giorno che venivamo a lavoro con nostra madre. Infondo era divertente vagare per quel grande edificio, anche se avremmo preferito stare da nostro padre, invitare i nostri amici e divertirci come tutte le estati. Ian credo fosse quello che ne soffrisse di più, di tutta questa situazione. Era il più sensibile di tutti, e vedere che non aveva conforto da nessuno tranne che da me lo faceva star male.
 Stavamo vagando per  il primo piano.
«Axel andiamo a controllare Hay? » mi chiese Ian. Io lo guardai per un po’ «Ma sì, è un po’ che non andiamo a vedere che sta facendo » prendemmo l’ascensore e scendemmo al piano terra, nel grande salotto dove nostra sorella sedeva come Buddha, scrivendo su fogli di carta qualsiasi cosa le passasse per la testa. «Hayden? » la chiamai io. Non la vidi, non la sentii rispondere. Non c’era in salotto. La cercammo per tutto il piano terra, chiedendo a tutti se l’avevano vista.
Ci guardammo negli occhi. «Siamo nei guai» commentò Ian. «Fino al collo fratello» aggiunsi.
Sì perché quello era il nostro unico compito, tenere d’occhio nostra sorella.
Girammo nuovamente il primo piano, senza risultati.
«Chiediamo a qualcuno di aiutarci? » propose Ian. «Va bene, chiediamo a quei ragazzi! » affermai io, indicando cinque ragazzi seduti su un salotto che parlavano e scherzavano fra loro.
«Ciao! Potete aiutarci a trovare nostra sorella? » Chiesi io, facendomi vedere un duro.
«Hey piccolino» mi salutò uno di loro, dai capelli castani e gli occhi azzurri.
«Prova a chiamarmi di nuovo così e ti spezzo la gamba! » affermai irritato.
I ragazzi risero, lo stesso ragazzo che mi aveva affibbiato quel soprannome commentò «che caratterino! »
Ian si schiarì la voce, interrompendomi «Scusatelo, siamo i figli di Olive Wilde, nostra sorella è la mora che è sempre seduta nel salotto a piano terra»
«Ah sì, ho capito chi è» affermò il biondo.
Il castano dagli occhi marroni si strofinò le mani «Allora iniziamo? » disse entusiasta.
«Io devo restare qui, Paul mi vuole parlare» commentò il riccio.
«Ok Hazza, ci vediamo dopo» lo salutò il castano del soprannome, alzandosi in piedi.
«Prima i vostri nomi! » intervenne Ian.
«Hey tranquilli» disse ridendo sempre il castano. «Io sono Louis, il biondo è Niall» iniziò quello che doveva essere Louis.
«Piacere! » disse allegro Niall.
«Mentre io sono Liam e questo qui è Zayn» continuò l’altro castano, indicando un ragazzo dai capelli e gli occhi scuri e la pelle ambrata, che ci fece un cenno con la mano.
«Mentre il riccio combina guai è Harry, Hazza per noi» concluse Louis. Harry rise.
«Perfetto, noi siamo Axel e Ian» ci presentai io.
«Piacere, allora andiamo Ian! » disse Louis.
«Io sono Axel! » risposi indignato. Si misero tutti a ridere.
 

Harry’s pov.

I ragazzi scomparvero con quei due bambini, Ian e Axel, a cercare la loro sorella.
Come si fa a perdere una sorella?
Mi ritrovai a pensare, ridendo da solo. Paul uscì dal suo ufficio.
«Harry, dove sono gli altri? »  mi chiese.
«Sono andati a farsi un giro per la Modest» risposi.
«Capito, tanto devo parlare solo con te, entra»
Entrai nell’ufficio di Paul e mi sedetti scomposto sulla sedia di fronte alla scrivania di Paul.
«Allora Harry» iniziò Paul «Come sai girano parecchie voci sul fatto che sei un donnaiolo o addirittura omosessuale»
«Sinceramente Paul, poco mi importa di quel che pensano di me,  ho diciannove anni, ho tutto il tempo per trovarmi una ragazza seria, visto che tutto quelle che frequento o che mi costringete a frequentare voi non mi piacciono affatto. Mentre la storia che io e Louis siamo innamorati l’uno dell’altro non crollerebbe con nessuna relazione, neanche la più vera, neanche se mi sposassi. Ma è solo una loro convinzione, e come ho detto non mi importa quel che pensano di me»
«Lo so bene Harry che non ti importa, ma la signora Wilde mi ha chiesto di provare a farti uscire..»
«No» iniziai incredulo.
«nuovamente con»
«No, no» continuai scuotendomi la testa.
«Taylor Swift»
«No per carità! Tutto ma non la Swift! » mi ritrovai a pensare ad alta voce.
«Perché no? È una brava ragazza»
«Non fare questo, non fare quello, dove vai? Ci vediamo stasera? Che facevi ieri a mezzanotte? » feci un’imitazione della Swift. Era una brava ragazza, sì. Era simpatica, ma eravamo troppo diversi, senza contare che era tremendamente possessiva, in perenne convinzione che la tradissi.
«Beh, detta così sembra un mostro» si limitò a dire Paul.
«io con la Swift non ci torno» dissi deciso, poi mi alzai e uscii dall’ufficio di Paul.
I ragazzi non erano ancora tornati, così decisi di farmi un giro anche io per la Modest.
La mia idea iniziale era di cercarli, ma non avevo gran voglia di parlare, neanche con Louis.
Sapevo dove andare. Entrai nell’ascensore e premetti l’ultimo tasto.
Uscii all’ultimo piano, poi presi le scale e salii sul tetto.
Mi accorsi però, sul mio dispiacere, di non essere solo.
Una ragazza dai capelli scuri era girata di schiena, seduta sul muretto usato come ringhiera, con i piedi a penzoloni verso l’esterno. Mi avvicinai, riconoscendola.
«Figlia della Wilde? » chiesi, comparendole alla destra.
Lei annuì, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio.
Mi appoggiai al muretto.
«Stanca del via vai continuo del piano terra? »
«Perché parli con un cadavere? » mi chiese, senza rispondere, voltandosi verso di me, con uno sguardo agghiacciante.
Rimasi allibito nel sentire quella risposta. Mi aveva scosso, un cadavere? Cosa voleva dire?
«I tuoi fratelli ti stanno cercando, faresti meglio a scendere» dissi, ancora scosso, lei si limitò ad annuire e scese da quel muretto, seguendomi giù per le scale della Modest.
Al piano terra incontrammo i ragazzi e i suoi due fratellini, Ian e Axel.
«Hayden! » la salutò felice Axel. O forse era Ian?  Non li riconoscevo, cazzo erano identici!
Ian/Axel  la abbracciò, lei si limitò a circondargli il corpo con le braccia, inespressiva.
 
 
La sera eravamo tutti a casa mia e di Louis.
Zayn, Louis ed io eravamo in casa, aspettando Liam e Niall con le pizze da sporto.
Zayn stava fumando una sigaretta, eravamo seduti in cucina, Zayn e Louis parlavano di calcio.
Io non facevo che pensare a quella ragazza, la figlia della Wilde, Hayden doveva essere il suo nome.
Non capivo questa indifferenza nei confronti del fratello, lo aveva abbracciato apaticamente. Senza emozioni. E quella frase, perché parli con un cadavere? Mi lasciava ancora perplesso.
«Hey Harry, a cosa pensi? » mi chiese Louis, sorridendo. «Pensi a quel che ti ha detto Paul? » continuò Zayn.
«Nah, poco me ne frega, non ce la metto la firma per il contratto con la Swift, pensavo alla figlia della Wilde»
«Ooh, Harry ha una cotta? » scherzò Louis.
Io risi «No no, solo che mi sembra strana, hai visto com’è apatica? Poi quando l’ho trovata là sul tetto mi ha chiesto perché stessi parlando con un cadavere»
«Con un cadavere? » chiese Louis stupito.
«Sì, con un cadavere» conclusi io. Zayn finì la sigaretta e spense il mozzicone nel posacenere. «Bah, figlia strana, che poi la WIlde non l’ha mai portata alla Modest, prima di lunedì, né lei né Axel e Ian»
«Veramente strano» commentò Louis, pensieroso.
In quel momento Niall e Liam entrarono con le pizze. «Si mangiaaaa» urlò entusiasta Niall, infilandosi una fetta di pizza in bocca. «Allora, di che si parlava? » farfugliò Niall, con la bocca piena, mentre io e gli altri ragazzi tagliavamo ognuno uno spicchio dalla propria pizza.
«Della figlia della Wilde» rispose Louis.
«Louis ti ricordo che sei fidanzato con Eleanor! » lo rimproverò scherzando Niall. Si misero tutti a ridere.
«Parlavamo del fatto che è un’apatica e che quando Harry l’ha trovata sul tetto gli ha chiesto perché parlasse con un cadavere»  continuò Zayn.
«Non lo trovi strano? » continuò Louis.
«Secondo me ha qualche rotella fuori posto» aggiunsi io.
Liam e Niall si guardarono, seri, ingoiando il boccone che avevano in bocca.
«Soffre di sindrome di Cotard, è convinta di essere morta» parlò Liam.
Io, Louis e Zayn rimanemmo a bocca aperta, e ci guardammo fra di noi.
«E tu come lo sai? » chiese Louis.
«Ce lo ha detto Ian, tu e Zayn eravate con Axel, Ian dice che suo fratello è un tipo tosto, non ve lo avrebbe mai detto» continuò Niall.
Mi sentii come se il peso del mondo fosse sulle mie spalle, non sapevo perché, ma mi sentivo stupido. Non avevo fatto nulla per aiutarla.
Ma io cosa potevo fare?
Ero solo un ragazzo. Eppure mi sentivo in dovere di farlo. Io l’avevo trovata sul tetto, io dovevo aiutarla a guarire.
«Come è successo? » chiesi a Liam.
«Un incidente, suo fratello è morto e lei ha battuto la testa, provocando vari danni al cervello, che la portano a convincersi di essere morta» rispose «poi hanno passato l’affidamento di lei e i due gemelli da suo padre a sua madre, per questo vengono da poco alla Modest» io annuii.
Il resto della serata passò tranquillo, fra una risata e un’altra.
 
Non riuscivo a prendere sonno, continuavo a pensare a lei. Ad Hayden.
Non capivo perché, non riuscivo a realizzarlo.
Mi sentivo in dovere di aiutarla, o almeno di capire.
Mi alzai dal letto e accesi il computer. Aprii la schermata di Google e iniziai a digitare sulla tastiera.
 
Sindrome di Cotard.
 
La sindrome di Cotard è una sindrome psichiatrica caratterizzata dalla convinzione illusoria di essere "morti", di avere perso tutti gli organi vitali o tutto il proprio sangue.
Si suppone derivi da una interruzione patologica delle fibre nervose che connettono il centro delle emozioni alle aree sensoriali. In tal modo, nulla riesce più ad avere una qualche rilevanza emotiva per il paziente, al punto che l'unico modo per spiegare razionalmente questa totale assenza di emozioni rimane quello di credere di essere morto.
 
Rimasi impietrito nel leggere quella descrizione.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV: Il pazzo sono io che parlo con un cadavere. ***


Capitolo IV: Il pazzo sono io che parlo con un cadavere.

Hayden’s pov.
Giorno 6 alla Modest. 29 giorni morta.
Sento l’odore della mia carne che va in putrefazione. È persistente nel mio sistema olfattivo.
Sono tre giorni che non mangio, tanto lo stomaco non ce l’ho, a che serve mangiare?
 
Sono due ore ormai che ogni persona che passa mi fissa, sono già passati anche quei cinque ragazzi, quelli che hanno aiutato Ian e Axel a cercarmi ieri. Mi hanno salutata, ho risposto impassibile al loro saluto.
 
Alzai lo sguardo. I miei fratelli non c’erano, decisi così di andare, come il giorno precedente, sul tetto. Misi i miei fogli nello zaino e salii per le scale. Ero morta no? Di tempo ne avevo infinito, di forze anche. La gente che incontravo per le scale mi guardava come fossi un fantasma, non che m’importasse, tanto c’erano andati vicino, non c’è molta differenza fra cadaveri e fantasmi.
Arrivai all’ultimo piano, aprii la porta per il tetto e trovai una sorpresa ad aspettarmi. Nella stessa posizione in cui mi trovavo io ieri c’era un ragazzo, il riccio che mi aveva trovata il giorno prima. Poggiai lo zaino vicino al muretto e mi sedetti vicino a lui, con le gambe a penzoloni sul vuoto. Come il giorno prima. Sentii l’aria sfiorarmi la pelle. Ripensai a quando mi sporgevo dal finestrino mentre mio fratello Dave mi accompagnava a scuola, e mi sentivo piena di vita, libera.
«Com’è morire? » mi chiese improvvisamente il ragazzo. Io mi voltai a guardarlo, era impassibile, anche lui, che guardava il vuoto, così lo imitai.
«Ti ritrovi di notte a vagare fra paludosi terreni. Stai vagando, godendo della luce del chiaro di luna, ammirando le stelle in alto. Quando qualcosa ti trascina negli alberi. Ti propongono di unirti a loro, nella danza della morte. Li segui nel loro cerchio di fuoco, in mezzo. Le fiamme non ti feriscono, ti senti in trance e il tuo spirito viene separato da te. Poi ti svegli morto. Tutto qui. » era questa l’unica cosa che mi ricordavo della mia morte. Era avvenuto tutto durante il mio stato d’incoscienza.
Lui rise. «Tutto qui? » chiese in modo sarcastico. Mi porse la mano. «Harry» mi disse.
 Io gliela strinsi «Hayden» lui mi sorrise.
«Sei la prima persona che mi chiede com’è stato morire, molti mi danno della pazza credendo ch’io sia ancora viva» commentai. Lui sorrise. «Il pazzo sono io che parlo con un cadavere, no? » mi disse ridendo.
Mi scappò una lieve risata, anche a me.
Fu qualcosa di involontario, non lo feci a posta. Sentivo di doverlo fare. Lui mi fece un gran sorriso, mostrandomi due fossette ai lati della sua bocca.
«Wow, quindi voi morti sapete ridere» commentò, tornando a guardare il panorama.
«Evidentemente sì» commentai, ancora perplessa per quello che avevo appena fatto.
«Mi hanno detto che voi morti riuscite a mettere più di quindici patatine in bocca contemporaneamente» continuò lui.
«Beh questo non lo so, non l’ho mai provato» risposi.
«Proviamo ora! » disse lui allegro. Prese uno zaino alla sua destra e ne estrasse un pacchetto di patatine. Lo aprì e ne mise in bocca un paio.
«Prova! » mi incitò.
Io presi cinque patatine e me le infilai in bocca, poi altre cinque, e pian piano, una alla volta, arrivai a quindici. Lui mi applaudì, sorridendo.
Io masticai le patatine e le buttai giù in gola, e dovetti ammetterlo, mi sentii meglio.
«Ok, abbiamo constatato che puoi mettere in bocca ben sedici patatine» disse sorridendo.
Io risi, leggermente, di nuovo.
Quel ragazzo mi piaceva, se non altro perché riusciva a farmi scoprire cose sui morti che neanche io, già tale, sapevo.
Quindi noi morti potevamo ridere e mangiare ci faceva bene.
Buono a sapersi.
«Ora devo andare» annunciò, scendendo del muretto. «Che dici se ci vediamo domani? » mi propose. Io mi limitai ad annuire. Lui sorrise, mostrandomi ancora una volta le sue fossette. «Stesso posto, stessa ora, ciao Hay» mi salutò, scomparendo dietro la porta che conduceva alle scale per scendere. Presi il mio diario.
 
Posso ridere. Harry mi ha fatto ridere.
E mangiare mi ha fatto sentire bene.
 
Guardai il paesaggio, le mie labbra si schiusero, puntando verso l’altro gli angoli, e mi ritrovai a sussurrare un nome, senza volere.
Harry.
 
Harry’s pov.
«Hey Harry, dov’eri  finito? » mi chiese Liam vedendomi arrivare. Io sorrisi «ero con un’amica»
«Ah si chiamano così ora? » mi chiese Louis ammiccando. Io risi, scuotendo la testa. Entrammo nella sala prove.
Iniziammo con Moments.
Ero particolarmente felice quel giorno, avevo fatto ridere Hayden, e l’avevo fatta mangiare. Con l’inganno, ma l’avevo fatto. Mi impegnai al massimo in quel che stavo facendo, finite le prove uscimmo dalla sala.
«Complimenti Harry, ottime prove» si congratulò Simon.
Ringraziai, poi uscimmo dalla Modest. Mi voltai, prima di salire in auto, verso l’alto. Verso il tetto della Modest. Vidi delle gambe a penzoloni, sorrisi istintivamente, poi agitai la mano verso quelle gambe. La figura a cui appartenevano quegli arti mi rispose, agitando anche lei la mano.
«Chi saluti? » mi chiese Liam. Io feci le spallucce, sorridendo, entrando poi in auto.
 
Il giorno seguente non vidi Hayden alla Modest. Pensai che il motivo fosse che era domenica, il giorno libero di sua madre, ma iniziai a preoccuparmi quando non la vidi tutta la settimana successiva, mentre sua madre continuava a venire assieme ai due fratellini.
 
Era venerdì, non vedevo Hayden da sabato. Dovevo parlare con Paul, stavo aspettando nel salotto. Gli altri erano già andati via. Vidi Axel passare vicino ai divani. «Hey Axel! » lo salutai io. «Io sono Ian! » ribatté.
«Scusa, siete identici, vi continuo a confondere» lui fece le spallucce.
«Sto cercando Axel, l’hai visto? » mi chiese lui. Io scossi la testa, anche se lo avessi visto probabilmente avrei pensato fosse Ian.
«Ma tua sorella che fine ha fatto? » chiesi, d’impulso. Senza pensare che nessuno, neanche Louis, sapeva che m’interessava particolarmente Hayden.
«Ti piace? » mi chiese, col sorriso sulle labbra.
«No no era per dire.. » tentai di giustificarmi, ma quel ragazzino era riuscito a mettermi in imbarazzo.
«Comunque è a casa con nonna, se vuoi andarla a trovare non abitiamo lontano, questo è l’indirizzo» mi disse, prendendo un bigliettino e scrivendoci sopra un indirizzo. Poi me lo porse. «Ciao Harry, ci vediamo! » mi salutò Ian.
Rimasi perplesso, era davvero un ragazzino molto aperto. Guardai il bigliettino che mi aveva lasciato, poi il mio sguardo si spostò sulla porta dell’ufficio di Paul.
Avevo davvero voglia di sentirmi dire nuovamente da Paul che dovrei tornare con la Swift per fare pubblicità? Assolutamente no.
 
Così mi alzai e camminai via, verso le scale, velocemente, per non farmi vedere.
Uscii dalla Modest e salii in macchina. Poggiai le mani sul volante, volsi lo sguardo verso la Modest, ed uno verso il bigliettino. Sorrisi nel vedere il secondo, poi misi in moto.

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Capitolo 5
*** Capitolo V: Live and let die. ***


Capitolo V: Live and let die.

Hayden’s Pov.
35 giorni morta.
Non ho più riso da sabato scorso, ma i dottori dicono che sono migliorata sul cibo. Odio il mio nuovo psicologo, non fa che ripetermi che sono viva, è esattamente come mia madre.
 
 Sentii la porta della mia camera aprirsi, e vidi il volto di mia nonna Julie. Ci era venuta a trovare dall’Olanda, così al posto di stare alla Modest me ne rimanevo in casa con lei. Aveva ricci capelli bianchi, corti. Sembrava potesse morire da un momento all’altro. Era sempre dolce, e cucinava veramente bene. «Un ragazzo ti vuole vedere» disse. Rimasi perplessa. Non avevo molti amici maschi. Non avevo molti amici. E dopo la mia morte i miei vecchi amici di scuola non li avevo più visti. «fallo entrare» dissi, inespressiva. Poi tornai a guardare i fogli sulla mia scrivania.
 
Live and let die.
 
Scrissi la frase del tatuaggio che mi ero fatta fare di lì a poco. Perché nessuno viveva la sua vita e mi lasciava morire in pace?  
 
«è permesso? » sentii una voce roca provenire dalla porta. La riconobbi subito, mi voltai. «Ciao Harry» lo salutai inespressiva. Stavo per parlare, per chiedergli cosa ci faceva qui e come aveva il mio indirizzo, ma fui spenta sul nascere. «Tuo fratello Ian mi ha detto dove abitate, volevo vederti» disse, chiudendo la porta. Si sedette sul letto, appoggiando i gomiti alle gambe. Io lo fissai a lungo. Era davvero bello. I capelli ricci, tirati indietro leggermente col gel, e i suoi occhi, dio erano smeraldi.
«Come mai non sei più venuta alla Modest? » mi chiese. Guardandomi intensamente negli occhi.
«Avevo delle visite, credono io sia ancora viva» risposi, continuandolo a guardare.
Passammo alcuni minuti così, mi sembrava strano che non provasse imbarazzo nel guardarmi negli occhi per più  di pochi secondi. Quando ero ancora in vita non sostenevo lo sguardo di nessuno, se non quello di mio fratello.
Improvvisamente vidi due dolci fossette comparire ai lati della sua bocca. Io sorrisi nel vederle.
«Da quand’è che non sorridevi? » mi chiese.
«Da sabato» risposi.
«Per questo è così luminoso» rispose lui.
Io rimasi senza parole. Quel ragazzo era davvero incredibile, era l’unico che riusciva a farmi sorridere. Letteralmente.
«Allora, cos’hai fatto in questa settimana? » mi chiese, tirandosi su con la schiena.
«te l’ho detto, visite da strizzacervelli e un tatuaggio»
«Il tatuaggio non me lo avevi detto! » disse allegro. Io risi, mi levai la coperta dalle spalle, rimanendo in canottiera, mi girai di lato, alzando un lembo di canottiera e gli mostrai li mio nuovo tatuaggio.
«Vivi e lascia morire, carino» disse ridendo. Io sorrisi. «Qui nessuno mi lascia morire in pace e va avanti con la sua vita»
«Non è facile lasciar morire le persone»
«Mio fratello è morto, ed io non ho mai pianto»  risposi io, sicura di me.
«Perché tu sei morta assieme a lui» mi rispose lui, spiazzandomi.
«Non sai che dire eh? » mi chiese, col sorriso sulle labbra. Io scossi la testa.
«Ne hai altri di tatuaggi? » mi chiese. Io annuii, mostrai il cuore composto dalla chiave di basso e quella di violino sul polso.
Poi mi levai la canottiera, rimanendo in reggiseno, senza imbarazzo, mostrandogli il tatuaggio sotto al seno, a sinistra, perfettamente sopra ad una costola. Dave.
Lui annuì. Percepii il suo imbarazzo, così rimisi la canottiera, tornando a sedermi sulla sedia girevole della scrivania.  
Lui scosse la testa, riprendendosi «Come ti trovi con tua madre? Insomma, io e i ragazzi siamo i suoi clienti ed è una belva, con te invece? » mi chiese, sorprendendomi.
«Non mi sono mai trovata bene con Olive, quando ero in vita. Ed ora non sopporto il fatto che continua a credere ch’io sia viva e non perde mai occasione per ricordarmelo, ma sono morta, non mi importa più nulla» gli risposi, sicura di me.
Lui rise. «Beh allora è una questione di carattere l’essere insopportabile, coi tuoi fratelli com’è? »
«L’unica comunicazione che hanno è per ordinargli cosa devono o non devono fare» risposi.
Stavo davvero riflettendo su qualcosa che non fossi io, da quando ero morta. Ero stupefatta, dalla mia morte mi ero concentrata su me stessa, su quello che mi stava accadendo, senza pensare a ciò che c’era intorno a me.
Sentii improvvisamente una suoneria di un telefono, il suo telefono. Rispose. «Pronto? Sì lo so. No, mi sono sentito male. Domani va bene, sì, ciao» disse varie frasi sconnesse. Poi riattaccò e mi guardò. Io lo stavo fissando con un’espressione da ‘cosa è successo?’.
«Avevo una riunione con Paul ma non avevo particolarmente voglia di andare, così mi son finto malato e sono venuto da te» mi spiegò. Io sorrisi intensamente, mi si illuminarono gli occhi «Lo hai fatto per me? » gli chiesi. Lui annuì, mostrandomi le su fossette. «Ora però devo tornare a casa, verrai domani alla Modest? » mi chiese. «Certo» risposi. Lui si alzò, mi si avvicinò. Mi prese la testa fra le mani, lasciandomi un bacio leggero sulla fronte. Io chiusi gli occhi. «A domani» mi sussurrò, per poi uscire dalla mia camera.
Mi venne un’improvvisa voglia di seguirlo, di passare ancora del tempo con lui. Ma mi trattenni.
 
Il mattino seguente mi feci trovare già pronta, nel soggiorno della nostra casa.
«Hayden, pensavo volessi stare con la nonna anche oggi» disse sorpresa mia madre.
Io non risposi, ogni cosa poteva essere usata contro di me. Salii in silenzio in auto, vicino ai miei fratellini.
Quando arrivammo alla Modest mia madre corse subito a lavoro, io mi posizionai nella mia famosa postazione del piano terra, Axel andò al bar, mentre Ian rimase con me.
«Ieri Harry ti è venuto a trovare alla fine? » mi chiese.
«Sì Ian, ma non devi dare gli indirizzi di casa nostra a cani e porci» lo rimproverai.
«Non l’ho dato a cani e porci, l’ho dato ad Harry. Secondo me gli piaci» mi disse.
«Ciao Ian» dissi io, per allontanarlo da me. Non avevo una gran voglia di discutere. Lui afferrò al volo ciò che intendevo e raggiunse Axel.
Presi un nuovo foglio.
 
36 giorni morta.
Devo scrivere più in fretta prima che il tempo cancelli l'inchiostro partendo dalla prima lettera.
 
 Mi fermai, presi un pennarello nero, dal mio zaino. Alzai la manica del maglione di lana che indossavo, la mattina faceva davvero freddo, nonostante fossimo a fine giugno. Tolsi il tappo e scrissi sul mio braccio, in stampatello.
 
HAYDEN AIDA WILDE – 17 MAGGIO
 
Poi ripresi la penna e continuai la scritta sul foglio.
 
Riconosci il mio cadavere dal nome scritto sul braccio.
Una volta decomposto, il mio posto è fra i vermi.
 
Harry’s pov.
Arrivai alla Modest per dieci del mattino, i ragazzi sarebbero venuti solo nel pomeriggio per provare. Vidi Hayden seduta sulla poltrona, come sempre, non mi vide, stava scrivendo qualcosa sul foglio. Mi avvicinai a lei, le presi la testa fra le mani e la baciai sulla fronte, come avevo fatto il giorno precedente. Lei sorrise.
«Ho una riunione, appena ho finito ti vengo a prendere e andiamo sul tetto, ok? » le chiesi, avvicinando la sua testa al mio petto. Lei annuì.  «A dopo Hay» la salutai. E mi si spezzò il cuore nel lasciarla così.
Salii al primo piano. Dovevo parlare con Paul. Aprii la porta dell’ufficio. Dentro questo sedevano Paul, dietro la scrivania, e su tre sedie davanti a questa vi erano la Wilde, il manager della Swift e l’adorabile – si fa per dire – Taylor Swift.
«Finalmente ci hai degnati della tua presenza! » borbottò la Wilde, io le feci il verso. Mi chiedevo come da una madre così fosse venuta fuori una figlia come Hayden, suo padre doveva essere proprio un santo.
«Stavamo parlando con il menager della nostr.. »
«Non mi interessa» interruppi Paul ancora prima che terminasse la frase. «Ti ho già detto che non ho intenzione di tornare con Taylor, tantomeno per finta» dissi, sicuro di me.
«Senti, mio caro Styles, tutto quello che facciamo lo facciamo per il bene della band.. » iniziò la Wilde.
«Ora non se ne esca con questa storia, come faccio a crederle se non fa neanche il bene dei suoi figli? » mi lasciai sfuggire, ma ormai ero furioso, ero una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
«Tu cosa ne sai dei miei figli? » disse la Wilde, furiosa.
«Più di quel che crede. Sua figlia è convinta di essere morta, ha bisogno di affetto e di sostegno, per tornare a provare emozioni e sentimenti, ma lei non fa che ripeterle che è viva e che deve smetterla con questa storia. Ian sta male per la perdita di Dave e per la situazione di Hayden, ma l’unico che lo consola è il piccolo Axel. Come può insinuare di poter fare il meglio per cinque ragazzi a lei estranei, se non fa il meglio neanche per i suoi tre figli? »
Rimasero tutti a bocca aperta. Li guardai, uno per uno, poi girai i tacchi ed uscii dall’ufficio di Paul, una cosa che non osai fu guardarmi indietro. Scesi le scale, correndo. Hayden era in piedi, vicino al bar, che aveva appena finito un bicchiere di acqua. Io la presi di corsa per mano, e la condussi verso le scale. Lei si mise a ridere per la mia fretta, e sentirla ridere fece ridere anche me.



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Capitolo 6
*** Capitolo VI: Sto meglio solo ora che sanguino. ***


Capitolo VI:Sto meglio solo ora che sanguino.

«Ti va di parlarmi di Dave? » le chiesi, una volta sul tetto, seduti vicini, gambe a penzoloni, com’era nostro solito, ma il mio braccio era attorno alle sue spalle e la sua testa sul mio petto.
«Era un bravo fratello» mi rispose, fredda.
«Tutto qui? » le chiesi.
«Il migliore del mondo» continuò.
«Sei mai andata a trovarlo sulla sua tomba? » le chiesi.
«No. Non sono ancora neanche andata a trovare mio padre» mi confessò.
«Come mai? » chiesi.
Lei alzò le spalle. «Non lo so, non credo di esser pronta»
«Per cosa? »
«Non lo so»
«Quindi la morte non porta alla conoscenza totale» sorrisi io.
«Evidentemente no» rispose lei, ridendo. «Cosa volevano Paul e Olive? » mi chiese.
«Vogliono che torni per finta con la Swift» dissi, con un velo di tristezza.
«La cantante? »
«Sì perché? »
Lei rimase a guardare il paesaggio, seria «Taylor Allison T889 Swift, Area 51, 13 dicembre millenovecentonovantaquindici»
«Ma che cazzo..? » chiesi ridendo.
«Cantante country ma anche un cyborg creato con pezzi di una Suzuki Swift – da cui prende il cognome – da un’organizzazione americo-vaticana per combattere i problemi che peggio affliggono il pianeta, la fame, l’effetto serra e il sesso prematrimoniale» disse lei con voce grave. Io risi ancora più forte.
«Nel 2006, quando la cantante inizia la sua carriera, si registrano già i primi decessi per troppo zucchero nelle canzoni d'amore» Non riuscivo a trattenermi dalle risate, lei, seppur si sforzasse di rimanere seria, non ci riusciva. «Sei fuori di testa» scherzai io. Lei rise. «E dal repertorio citazioni famose della pop star: “Perché sono uscita con Taylor Lautner? Sapete, volevo stare con uno con il mio stesso nome senza dover diventare lesbica” »
«Sei il cadavere con meno rotelle in testa ch’io abbia mai conosciuto» scherzai. Lei rise.
«Sono un cadavere, non un cyborg come la tua futura fidanzata» scherzò lei.
«Ok, allora credo che tu sia il cadavere con meno cervello ch’io conosca, magari sei uno zombie»
«Ci sta» rispose lei, ridendo «Ma quindi cos’hai intenzione di fare con il cyborg? » mi chiese, io risi per il soprannome che aveva affibbiato alla Swift.
«Non lo so» risposi, sincero «Tu eri fidanzata prima di morire? » le chiesi.
«Mi ha lasciato tre giorni prima che morissi» mi rispose lei.
«Wow, e tu come stavi?» dissi io.
«Ero al settimo cielo! Non lo sopportavo più» mi rispose ridendo.  Io risi.
«Sei assurda» dissi. Lei rise. «Da me voleva solo quella» disse lei.
«E tu? » gli chiesi.
«Mi stai chiedendo se sono vergine? » mi chiese.
Stavo cercando le parole adatte per rispondere, ma mi uscirono solo vaghi balbettii. Lei rise «Sì, sono vergine» io rimasi in silenzio, non riuscivo ancora a trovare le parole da dire.
«No, non funziona il cyborg T889, semplicemente aspettavo  il ragazzo giusto, e Jason non era quel ragazzo» continuò, notando il mio imbarazzo. Io risi per il riferimento alla Swift.
Lei si alzò le maniche del maglione, e vidi una scritta sul suo braccio sinistro.
 
HAYDEN AIDA WILDE – 17 MAGGIO
 
«cos’è quella scritta? » le chiesi.
«Oh, nulla, è per far riconoscere il mio cadavere» mi rispose.
«Così la signorina ha un secondo nome eh? » dissi scherzando. Lei rise.
«Mio fratello Dave mi chiamava Aida, per darmi noia» mi disse.
«Mi piace Aida» dissi io. Lei sorrise.
Il mio telefono vibrò, avevo un nuovo messaggio.
 
Da: numero sconosciuto, 22 giugno, 11.28
Harry sono Taylor, possiamo parlare solo io e te? Senza manager?

 
«Chi è? » mi chiese Hayden.
«Il cyborg» risposi, ci mettemmo a ridere. Salvai il numero della Swift, poi risposi.
 
A: Cyborg T889, 22 giugno, 11.32
Come ti pare

 
Inviai, freddo.
 
Da: Cyborg T889, 22 giugno, 11. 35
Dove sei? Ti raggiungo.

 
«Cosa vuole ancora? » mi chiese Hayden. Sembrava.. irritata. E non le davo torto, quelli insieme sul tetto erano i nostri momenti. Ci piaceva passarli così, solo noi due, senza pensare che ci fossero altre sette miliardi di persone al mondo. «Parlarmi» risposi. Ma non avevo intenzione di far venire la Swift sul tetto con me e Hayden.
 
A: Cyborg T889, 22 giugno, 11.38
Non ci pensare neanche, vengo io più tardi

 
Da: Cyborg T889, 22 giugno, 11.40
No, ora

 
Sbuffai «devo scendere» dissi. Lei si staccò da me, era tornata la fredda Hayden che scriveva sui fogli inespressiva. «Ci vediamo domani? » le chiesi.
«è il giorno libero di mia madre, non ci sono» mi rispose.
«Vengo da te» dissi io. Deciso.
«Non molli la presa eh? » mi chiese, sorridendomi.
«No» risposi. Mi prese il telefono, scrivendomi un numero. «è il mio numero, chiamami domani» mi disse. Io annuii. «Ciao Hay, ci vediamo domani» le sussurrai, per poi baciarle la guancia. Poi mi alzai e scesi dal tetto.
 
Raggiunsi Taylor nel piano terra. Era seduta nel salotto, su un divano. Mi incitò a sedermi vicino a lei, ma io andai oltre e mi sedetti nel posto di Hayden. Lei si avvicinò.
«Harry» iniziò.
«Ti ascolto» dissi, inespressivo.
«So che l’ultima volta non è finita bene.. ammetto di essere stata troppo possessiva. Ma ti costa così tanto provare di nuovo? » mi chiese.
Mi costava così tanto?
Forse. Avrei perso del tempo importante da dedicare ai ragazzi e a Hayden.
«Beh.. » iniziai io, ma lei m’interruppe. «Harry non ho mai smesso di pensarti, puoi darmi un’altra opportunità? » la guardai un po’ negli occhi.
Tutti meritano una seconda opportunità, no?
Io mi sdraiai sullo schienale della poltrona, poi annuii. Vidi il volto di Taylor rallegrarsi.
Si sedette a cavalcioni su di me, per poi iniziare a baciarmi con passione. Io trattenni gli occhi aperti, e grazie a questi vidi Hayden scendere dalle scale. Ci vide, si fermò a guardarci, inespressiva.
Io mi staccai da Taylor, spingendola giù dalle mie gambe.  «Che fai? » mi chiese lei con voce stridula. Mi alzai anche io dalla poltrona, senza risponderle.  Guardai Hayden e le feci segno di potersi sedere sulla poltrona. Lei acconsentì, fredda e tornò a sedersi sulla sua poltrona preferita. Io presi Taylor per mano e la portai fuori dalla Modest.
«Chi era quella? » mi chiese lei, con un filo di acidità.
«è la figlia della Wilde, quella dov’ero io è la sua poltrona preferita»
«Ti piace? » chiese.
«No, non rompere Swift» dissi io, per poi andarmene.
 
 Hayden’s pov.
Eccoli lì. I miei mostri. Volti trascurati, sporchi di sangue ai lati della bocca. Pelle secca e occhi profondi come pozzi sotto il chiaro di luna.
«Unisciti a noi, alla danza della morte, ancora una volta e non lasciare che succeda come l’ultima volta»
«Cos’è successo l’ultima volta? » chiesi, non ricordando davvero cosa fosse successo.
«Sei riuscita a scappare, c’è stata una scazzottata e tu sei andata via» mi rispose uno di loro, avvicinandosi vertiginosamente a me.
«Non ricordo tutto questo, io sono morta, io sono una di voi! » cercai di dire. Quelli presero a ridere.
«Tu non sei morta» mi dissero.
«Non ho sangue, non ho cuore, non posso provare sentimenti, io sono morta! »
«Se fossi morta non potresti camminare, non saresti in questo mondo» mi disse uno.
«Mettila così, sei il perfetto equilibrio fra un morto e un uomo» continuò un altro, una donna, dai lunghi capelli rovinati e gli occhi infossati.
«Ma non si può rimanere a metà, no? » continuò un altro ancora.
«Io.. io» farfugliavo.
«Tu cosa? » mi chiese ridendo uno di loro.
«Unisciti a noi, tesoro» mi incitava la donna.
Io, con la testa fra le mani, corsi via, in bagno.
 
Padre, nelle tue mani affido il mio spirito.
Padre, nelle tue mani.. perché mi hai abbandonato?
Nei tuoi occhi, mi hai abbandonato,
nei tuoi pensieri, mi hai abbandonato,
nel tuo cuore, mi hai abbandonato.

 
Presi a scrivere con foga, mentre i miei mostri mi seguivano, dicendo quelle parole anche con la mia voce, fra lacrime.
Riuscii ad alzarmi dal pavimento del mio bagno. Mi guardai allo specchio. Non riuscivo ancora a riconoscermi.  Aprii la confezione di antipsicotici e ne assimilai uno.
Ci misero un po’ prima di fare effetto, nel frattempo mi risedetti, rintanata in un angolo del mio bagno. E quei mostri, piano piano, sparirono. Quando non li vidi più, mi alzai, presi il mio coltellino svizzero, lo aprii, iniziai a fare segni, in alto, sullo specchio.
 
DAVE              AIDA
17 MAGGIO
 
Per sbaglio il coltello mi scivolò dalla mano, graffiandomi il dorso della mano sinistra.
Esaminai attentamente la ferita, non mi faceva male. Non poteva farmi male. Dopotutto ero morta.
Presi nuovamente in mano la penna e i fogli.
 
Scrivere i nostri nomi sugli specchi, farlo con la punta dei coltelli per sentirci importanti.
 
Una goccia di sangue bagnò il foglio. Scorreva dalla ferita appena aperta. Lo guardai, a lungo, un colore rossastro che emanava un odore di ferro. Presi nuovamente il coltello e mi feci vari tagli ovunque. Non sulle vene. Non sui polsi. Ovunque. Per sentire il sangue, che credevo scomparso. Per vederlo fuoriuscire dal mio corpo. Presi un pennarello e mi scrissi sul braccio.
 
STO MEGLIO SOLO ORA CHE SANGUINO.
 
Mi sentii improvvisamente male, mi avvicinai al bagno e iniziai a vomitare, sputando sangue, non sapevo cos'avevo, sentivo solo un profondo bisogno di farlo. Non appena svuotai il mio stomaco mi pulii la bocca col dorso della mano e ripresi a scrivere sui fogli.

Sono nel cesso, sbocco, sputo sangue, sperando che Dio m'ascolti. Padre, perché mi hai abbandonato?



Premesso che non devo dare spiegazioni, la parte su Taylor Swift non è stata fatta per insultare nessuno. Era solo per ridere, onde evitare recensioni tipo 'non offendere il mio idolo' o cose simili. Pace e amore a tutti quanti.

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Capitolo 7
*** Capitolo VII: I'm loving angels instead. ***


Capitolo VII: I’m loving angels instead.

Ian’s pov.
«Ian, Axel, io esco con Troy, non torno per cena, non svegliate vostra sorella si è finalmente addormentata» ci ordinò Olive, prima di uscire con il suo nuovo fidanzato. Odioso forse più di lei.
Stavamo guardando la tv, erano le 3 del pomeriggio, quando sentimmo della musica. When We Stand Togheter, riconobbi la suoneria di mia sorella, così mi alzai e presi il suo telefono, rimasto sul tavolo della cucina dal giorno precedente. Vidi una chiamata da un numero che non aveva salvato, decisi di accettare comunque.
«Pronto Hayden? » disse la voce dall’altra parte del telefono.
«Sono suo fratello Ian, con chi parlo? »
«Ah ciao Ian, sono Harry, mi passi tua sorella? »
«Sta dormendo, si è sentita male tutta la notte»
«Cos’ha avuto? »
«Nausea e allucinazioni»
«Ed ora come sta? »
«Meglio»
«Mi fa piacere»
«Vuoi venire da noi? Credo le farebbe piacere»
«C’è la signora Wilde? »
«No è uscita con il suo fidanzato»
«Dieci minuti e sono da voi»
Io riattaccai la telefonata. «Sta venendo Harry! » annunciai.
«Perché gli hai chiesto di venire? » mi rimproverò Axel.
«Perché così lui si prende cura di nostra sorella, si innamorano e la fa guarire. E intanto noi andiamo al parco con la nonna» annunciai il mio piano, allegro.
«Ma smettila, Hayden non può provare emozioni»
«Harry è il ragazzo che è venuto anche l’altro ieri? » chiese la nonna, comparendo dietro al divano.
«Sì nonna» dissi allegro.
Lei aggrottò le sopracciglia.
«10 sterline che entro una settimana si innamoreranno l’uno dell’altro» scommise la nonna, con Axel.
«Ci sto! » rispose Axel.
Axel amava risparmiare soldi. Da un po’ teneva da parte i soldi per comprarsi la nuova  xBox.
 
Dopo dieci minuti precisi Harry bussò alla porta.
«Ciao Harry! Allora tu stai qui con Hayden mentre io e Axel andiamo al parco con la nonna! » dissi, aprendo la porta, per poi uscire seguito da Axel e la nonna.
«Ciao Harry» lo salutò Axel.
«Sai dov’è la camera, se vomita di nuovo non dargli nulla, se la senti delirare ci sono gli antipsicotici e gli antidepressivi nel mobiletto del bagno, buona fortuna!» lo ammonì la nonna.
Harry rimase un po’ perplesso, poi si mise a ridere ed entrò in casa.
 
Hayden’s pov.
Il mio spirito libero rideva e urlava verso di me. Sotto il mio corpo non morto danzava nel cerchio dei morti.
Fino a che il tempo non venne per riunirci tutti, il mio spirito torno giù da me.
O ero l’aria oppure ero morta.

 
Mi svegliai col fiato corto, e il suo fiato sul collo.
«Harry? » chiesi, riconoscendolo.
«Buongiorno» mi sorrise. Mi misi a sedere sul letto. Lui era seduto per terra, vicino a questo.
«Che ci fai qui? » chiesi.
«Ian e Axel volevano andare al parco, così ecco l’infermiersitter Styles» scherzò lui. «L’hai capita? Infermiersitter, ho unito infermiere e baby sitter» continuò lui, sorridendo, cercando di farmi ridere.
Io lo ignorai, sentivo una gran fitta allo stomaco. Mi alzai di scatto dal letto ed entrai di corsa in bagno, vomitando nuovamente l’anima, se solo l’avessi avuta.
Lo sentii accucciarsi vicino a me, tenendomi i capelli.
Quando finii di vomitare appoggiai la schiena contro il muro, respirando affannosamente. Avevo tutti gli occhi arrossati, contornati da profonde occhiaie violacee. Stavo lacrimando, non sapevo perché. Lo facevo sempre quando vomitavo. Ero inguardabile, lo ammisi da sola.
Harry tirò lo scarico. Prese un asciugamano e la bagnò, poi si accucciò, di fronte a me e iniziò a passarmela sulla faccia, asciugando le lacrime e pulendomi il volto.
«Grazie» mi limitai a sussurrare.
«Ho visto il lavoretto allo specchio» disse, sorridendo.
Dio perché doveva sempre sorridere?
Era tremendamente bello quando lo faceva.
«Hai tutto il maglione sporco, te ne porto un altro» mi disse, alzandosi, uscendo dal bagno. Rientrò con un nuovo maglione di lana.
«Ce la fai a levartelo da sola? » mi chiese, evidentemente imbarazzato. Io scossi la testa in segno di negazione. Lui prese un respiro, poi prese i lembi del maglione che indossavo e me lo sfilò.
Stava per infilarmi quello che aveva appena preso, quando vide i tagli che avevo su tutto il corpo, cicatrici ancora fresche. Vide la scritta non lavata sul mio braccio.
 
STO MEGLIO SOLO ORA CHE SANGUINO.
 
Il suo volto si incupì. «Perché? » mi chiese, io non risposi.
 
Mi prese la mano sinistra, baciandomi delicatamente sulla ferita.
«Non farti più del male, non voglio che tu te ne faccia»
Poi mi prese il volto fra le mani e mi baciò le palpebre chiuse.
«Non piangere più, mai più» sussurrò.
 
Fu come se il mondo si fosse fermato per un secondo. Mi infilò il nuovo maglione di lana, a righe nere e grige. Sentii le sue braccia sollevarmi da terra, spostandomi dal bagno, trascinandomi in camera mia. Si sedette sul letto, continuando a tenermi in braccio. Io mi rannicchiai su di lui.
«Conosco la sensazione» sussurrò. «Lasciati dire che non è mai così terribile. Fattelo dire da qualcuno che è stato dove sei tu. Che se n'è stato disteso sul pavimento a lungo. Smettila di pensare alla via di uscita più semplice, ti prego, lascia che ti porti fuori dall’oscurità, alla luce» le sue parole mi toccarono nel profondo. «Chiudi gli occhi, prova a riposare, ora, ma non farti più del male, per favore» mi disse.
«Non posso addormentarmi, mi vengono a trovare prima di dormire» tentai di giustificarmi.
«Chi ti viene a trovare, Hay? »
«I miei mostri, mi chiedono di unirmi a loro nella danza della morte, dicono che sono morta a metà, dicono che devo raggiungerli» iniziai a lacrimare, non capendo prima io il perché.
«Sh, non piangere Hay. Io ho fede in te, che riuscirai a passare un altra notte.. Non lasciarti convincere da loro, sei decisamente troppo giovane e il meglio deve ancora arrivare. C’è un motivo per cui sei morta a metà, è la tua seconda opportunità Hay» Provai a chiudere gli occhi, ma le immagini della sera precedente invasero la mia mente, e, involontariamente, strinsi forte la maglia di Harry, stropicciandola. «Hey, piccola, tranquilla,ci sono io. Non lascerò che ti prendano, te lo giuro, ma ora chiudi gli occhi» Io feci come mi aveva detto. Mi cullò dolcemente, cantandomi una canzone.
Angels, di Robbie Williams.
 
I sit and wait
Does an angel contemplate my fate
And do they know
The places where we go
When we're grey and old
'cos I have been told
That salvation lets their wings unfold
So when I'm lying in my bed
Thoughts running through my head
And I feel that love is dead
I'm loving angels instead

 
Credeva mi fossi addormentata, così smise di cantare. Ma  continuai io, al posto suo, colpendolo di sorpresa.

And through it all he offers me protection
A lot of love and affection
Whether I'm right or wrong
And down the waterfall
Wherever it may take me
I know that life won't break me
When I come to call he won't forsake me
I'm loving angels instead


Lui sorrise, poi continuò a cantare lui, riflettei sul fatto che le sentivo davvero le parole che avevo cantato. Forse non ero sicura riguardo l’ultimo verso, infondo ero morta, non potevo amare. Non sapevo cos’era ma ero legata a lui, ad Harry, da qualcosa. Forse lui era davvero il mio angelo custode.
Mi addormentai, col sorriso sulle labbra, fra le sue braccia. 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII: Puoi riuscirci se lo vuoi. ***


Capitolo VIII: Puoi riuscirci se lo vuoi.

Mi svegliò per le sette di sera.
«Io devo andare, tua nonna, Ian e Axel sono tornati» mi sussurrò. Io annuii, e mi spostai dalle sue braccia.
Si alzò dal letto e io mi misi a sedere, a gambe incrociate, il volto rivolto verso di lui.
«Ciao angelo» mi salutò, baciandomi  sulla fronte, come faceva sempre. Per poi uscire veloce dalla mia camera.
Ebbi nuovamente un’improvvisa voglia di seguirlo, di stare ancora un po’ con lui. Ma questa volta non mi trattenni.
Presi i primi pantaloncini di Jeans che trovai e la maglia della Harley Davidson. Misi le converse basse bianche e mi affacciai alla finestra, mi appesi all’albero e iniziai a scendere, utilizzando ramo per ramo. Non mi sarei fatta male, nonostante avevo i pantaloncini corti, ero morta, no?
Riuscii ad arrivare a terra senza farmi nulla. Giusto in tempo, mentre Harry usciva dal cancello del giardino della mia casa, non mi aveva vista. Lo raggiunsi, stava per aprire la portiera dell’auto.
«Harry» lo chiamai, calma. Lui si voltò, mi sorrise.
«Non riesci a starmi lontana? » scherzò. Io risi.
«Sali, dai» mi disse, indicando con la testa un’auto. Una Range Rover nera.
Stavo per salire nei posti sul retro.
«Che stai facendo? » mi chiese.
«Mi siedo in auto? » chiesi retoricamente.
«Siediti davanti, no? »
No. Non mi sedevo davanti dal 17 maggio. Inconsciamente non mi ci ero seduta per tutto questo tempo.
Lui osservò il mio volto, avevo gli occhi sbarrati. Mi si avvicinò, prendendomi per mano. «non succederà niente, promesso» mi sussurrò. Io annuii, mi feci trascinare verso la portiera del posto del passeggero davanti. Salii, mi allacciai velocemente la cintura, mentre Harry si sedeva nel posto del guidatore. Mi strinsi nelle spalle.
Sentivo una sensazione strana allo stomaco. Lui mise in moto e partimmo. Conficcai le unghie nel sedile. Harry sembrava non essersi accorto di nulla.
Arrivammo davanti ad una grande villa. Harry fermò l’auto e scese.
Mi aprì la portiera, io scesi, guardando a bocca aperta quella grande villa. «Vivi qui? » chiesi. Lui annuì, sorridendo. Mi prese per mano e mi condusse all’entrata. Aprì con le chiavi ed entrammo in casa. Era ancora più bella all’interno. Seguii Harry verso  una stanza, la cucina. Sentii delle voci provenire da questa.
«Attenzione gente Harry ci ha degnato della sua presenza! » sentii esultare dall’interno della cucina. Sentii Harry ridere, trascinandomi dentro.
«Chi si ricorda di Hayden? » chiese.
«Hey, come stanno Ian e Axel? » mi chiese uno di loro, dai capelli castani e gli occhi azzurri.
«Bene» risposi, fredda. Non sorrisi: loro non erano Harry.
«Hay, loro sono i miei amici, nonché colleghi, Louis» il castano che aveva appena parlato «Niall» il biondo «Zayn» il moro che fumava «e Liam» l’altro castano.
«Anche io fumavo» ammisi, senza pensarci, guardando Zayn.
«Ah sì, ne vuoi una? » mi chiese Zayn, porgendomi un pacchetto.
«A che serve? Tanto sono morta» risposi, seria.
«Giusto» rispose lui, perplesso. Harry mi prese per la vita «venite in salotto? » chiese ai suoi amici, loro annuirono, così ci spostammo in salotto, ben più spazioso della cucina. Stavo per sedermi su una poltrona, in disparte, quando Harry mi trascinò, facendomi sedere vicino a lui, sul divano, mettendo le mie gambe sulle sue, tenendomi ancora la vita con un braccio. I ragazzi presero a parlare del più e del meno, finché non arrivarono all’argomento calcio.
«Tanto si sa che il migliore a giocare a calcio sono io» si vantò Zayn.
«Ma smettila che non riesci a segnare neanche a porta scoperta! » scherzò Harry.
«Veramente è Niall che non riesce a segnare neanche a porta scoperta» rispose Zayn.
«Hey non è vero! » ribatté lui.
«Niall, sai che ti voglio bene ma ha ragione Zayn» disse ridendo Liam.
«Scommetto che perfino Hayden riuscirebbe a segnare con il portiere» si intromise Louis.
«Non esageriamo, è pur sempre una ragazza! » commentò Zayn.
«E quindi? » mi intromisi. Tutti si ammutolirono. Non avevo parlato fino a quel momento.
«Datemi una palla» dissi, alzandomi. Tutti si alzarono con me, Louis andò a prendere la palla, mentre noi ci avviammo fuori in giardino, dove c’era una porta da calcio. Louis arrivò con la palla, lasciandola per terra. Io la presi con il piede destro.
Liam andò in porta. Gli altri mi guardavano, dietro di me, a braccia incrociate. Io presi un respiro, chiudendo gli occhi.
Puoi riuscirci se lo vuoi. Pensai.
«Liam è il migliore in porta, è impossibile» sentii parlare dietro di me Zayn.
Solo se pensi che lo sia. Pensai, ricordando le parole di mio fratello. Aprii gli occhi, presi la rincorsa e calciai più forte che potei la palla, in alto, alla destra della porta. Come quel giorno a scuola. Come l’ultimo giorno.
Vidi la palla entrare in rete, e Liam incredulo alzarsi dall’erba. Mi voltai, guardando i ragazzi.
«è impossibile.. » farfugliava incredulo Zayn.
«Solo se pensi che lo sia» risposi. Harry mi sorrideva. Io gli sorrisi, a trentadue denti.
 
Rimasi a cenare da Harry, assieme agli altri.
«Sono le nove, Harry mi puoi riaccompagnare a casa? Mia madre torna alle dieci» dissi.
«Va bene, accompagno lei e torno, lasciatemi una fetta di pizza» li ammonì Harry, ridendo. Loro risposero con un ‘sta tranquillo’ di cui non mi sarei mai fidata, al posto suo. Poi mi accompagnò fuori dalla villa, nella sua auto, tenendomi sempre per la vita con il braccio destro. Mi fece sedere nuovamente davanti. Io mi finsi calma. Salì anche lui in auto e mise in moto.
Chiusi gli occhi, cercando di calmarmi. Non capivo cosa avevo. Ero morta no? Non potevo provare emozioni.
«Cos’hai? » mi chiese Harry.
«Nulla» mentii, cercando di aprire gli occhi. Vidi quelle luci abbaglianti dei fanali, infilai nuovamente le unghie nel sedile, cercando di scaricare qualcosa, non sapevo cosa, ma quella cosa che avevo.
Numerose luci mi passavano davanti ed io mi sentivo sempre peggio.
«Harry fermati» sussurrai.
«Cosa? » mi chiese, non capendo.
«Fermati! » urlai. Harry mise l frecce e deviò, fermandosi in un parcheggio.
Scesi correndo dall’auto, le mie gambe cedettero e mi ritrovai per terra, in ginocchio, sul marciapiede.
«Cos’ho cazzo? Cos’ho che non va? » mi misi ad urlare. Non riuscivo a capire. Sentii qualcuno stringermi le spalle, abbracciarmi da dietro. «Non hai assolutamente nulla che non  va, hai solo paura» un sussurro, la voce di Harry. Mi voltai a guardarlo. «Non posso avere paura, io sono morta»
«E se anche i morti avessero paura? » mi chiese. Rimasi spiazzata.
«Un morto di annegamento magari ha paura dell’acqua. Un morto di fame ha paura di rimanere a stomaco vuoto. Tu sei morta in un incidente» continuò lui. Io lo fermai, non servivano le parole. Mi abbracciò, io lo strinsi forte a me. «Grazie mio angelo» sussurrai. Lui mi baciò i capelli.
 
Salimmo nuovamente in auto, ma mi sedetti nei posti di dietro, rannicchiata, ad occhi chiusi, cercando di non guardare la strada, mentre Harry mi intratteneva con battute stupide e aneddoti della sua vita.
 
Harry’s pov.
«Harry? » mi chiamò lei, rannicchiata sotto le coperte, prima che uscissi dalla camera.
«Dimmi Hay» dissi, voltandomi.
«Puoi farmi compagnia, finché non mi addormento? » mi chiese, aveva il volto di un bambino spaventato, convinto che dentro al suo armadio vivessero mostri brutali pronti a prenderla non appena fosse rimasta sola.
Ma lei non li immaginava, lei li vedeva sul serio.
Io le sorrisi, mi avvicinai al letto, mi tolsi le scarpe e mi infilai sotto le coperte, con lei. Hayden si strinse forte a me. Io ridacchiai. «Perché ridi? » mi chiese lei, con tono più giocoso.
«Sei la mia bambina» le sussurrai, baciandole i capelli.

Non ci volle molto prima che prendesse sonno, erano si e no le dieci e mezza di sera.
Mi si spezzò il cuore nel dovermi allontanare da lei, ma i ragazzi mi aspettavano a casa, inoltre se mi avesse visto la big Wilde sarei finito sotto un camion o giù per qualche dirupo. Scesi dall’albero fuori dalla finestra, presi l’auto, parcheggiata un po’ distante da casa Wilde e tornai a casa.
 
Quando arrivai a casa trovai una sorpresa non molto bella ad aspettarmi.
«Ciao Harry! Finalmente sei tornato! Dov’eri? » la sua voce stridula e mielosa mi dava i nervi.
«Ciao Taylor» risposi solamente, sedendomi sul divano. Lei si alzò dal suo posto e si sedette sulle mie gambe, senza ch’io le chiedessi nulla.
«Dove sono i ragazzi? » chiesi.
«Gli ho chiesto se potevano tornare a casa, Louis invece è uscito con Eleanor. Io ti aspettavo» disse, iniziando a baciarmi il collo con passione. passando poi alle labbra. Mi prese la mano e mi trascinò verso la mia camera. Iniziò a levarsi i vestiti, togliendoli anche a me.
 
Credo che quello che successe dopo lo volesse più lei che io. No, non credo, ne sono certo.
 
Avevo una Yoko Ono nel letto, come l’avevano già etichettata la prima volta che avevo avuto una relazione con lei. Il suo braccio era sul mio petto, quasi a stringermi in una gabbia.
Già perché la Swift, era una gabbia d’oro per me. Ma era pur sempre una gabbia.
 
Mi alzai dal letto, cercando di non svegliare la belva, mi rimisi i boxer e uscii dalla mia camera.
Entrai in cucina e presi un bicchiere d’acqua.
«Hey campione, nottata di fuoco? » mi chiese Louis, entrando anche lui in cucina.
«Che ci fai sveglio a quest’ora?» gli chiesi.
«Il tuo amore russa» rispose. Io risi.
«Allora, voglio sapere di Hayden, me lo devi» disse, sedendosi sul tavolo.
«è incredibile, è simpaticissima, dovresti sapere cosa dice della Swift» dissi, ripensai al giorno prima, quando ero sul tetto con Hayden, che mi raccontava la sua versione della vita della Swift, e mi scappò una risata.
«Del tipo? » mi chiese Louis.
«Che si chiama Taylor Allison T889 Swift, che è nata nell’area 51 il 13 dicembre millenovecentonovantaquindici e che è un cyborg programmato per risolvere i problemi che più affliggono il nostro mondo, la fame, l’effetto serra e il sesso prematrimoniale! » dissi, imitando la voce grave di Hayden.
«è fuori di testa» rise Louis.
«Già» risi anche io.
«Non avrei mai pensato di vederti innamorato» disse Louis.
«Chi ti dice che lo sono? » chiesi.
«Quale ragazzo aiuterebbe un estraneo qualunque a guarire da una malattia che lo fa credere morto e apatico? »
«Beh.. » farfugliai io, ma non trovai le parole giuste per continuare.
 «Esatto. Perché stai con la Swift? »
«Perché tanto Hayden non può amarmi, neanche se lo volesse»
«Insegnaglielo tu! Come gli hai insegnato a ridere»
«Ma ridere è istintivo, mi è bastato fare qualche battuta»
«Harry, so che ce la puoi fare. Si può guarire dalla sindrome di Cotard, e sembra che abbia fatto più tu con il tuo amore che gli psicologi e i farmaci che deve prendere» abbracciai il mio amico Louis, c’era sempre per me, e sapeva sempre cosa doveva dire al momento giusto. Era un fratello per me, il migliore del mondo.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX: You open your heart and then I open the door. ***


Capitolo IX: You open your heart and then I open the door.

Hayden’s pov.
38 giorni morta.
Stranamente oggi mi mancano le parole, non so descrivere questo senso di morte.
Sono cadute parecchie delle mie convinzioni.
  1. Posso ridere.
  2. Ho uno stomaco,visto che mangiare mi fa bene. 
  3. Anche io vomito.
  4. Ho ancora il sangue.
  5. Posso provare paura.
  6. Vorrei poter scoprire di poter ancora amare, essere felice e triste. Vorrei poter scoprire che il mio cuore batte ancora, nonostante sia morta, perché sentire il suono del cuore di Harry mi ha fatto provare nostalgia del mio.
 
Mi arrivò un nuovo messaggio da un numero non salvato.
 
Da: numero sconosciuto, 25 giugno, 13.58
Ciao angelo, sono Harry,  scusa se non sono passato stamattina alla Modest c’è stato un imprevisto con T889, passo oggi pomeriggio, ci vediamo sul tetto alle 7 di sera, ho riunioni fino a quell’ora, a dopo ❤

 
A: Hazza (angelo) ❤, 25 giugno,  14.05
Tranquillo non ci sono ancora neanche io alla Modest, a dopo

 
‘Tu volevi..’ un pensiero mi stava entrando nella mente.
Presi la spazzola e me la passai fra i capelli, cercando di interrompere quel pensiero.
‘Tu volevi..’  pensai di nuovo.
Mi misi un velo di trucco, quasi invisibile, per coprire le occhiaie.
‘Tu volevi..’
Nascosi le mie cicatrici sotto un maglione a maniche lunghe per far sparire l’agitazione.
‘Tu volevi..’
«Crearti un'altra favola» dissi allo specchio. Poi ripresi la penna e il foglio.
 
Ma la sua principessa lui già ce l’ha, e a lei batte il cuore, e può respirare.
Questa è la sua unica fortuna.
Ma tanto sono tutti solo di passaggio, al destino non sfugge nessuno, chi prima o chi dopo.
 
 
 
 
Cos’è questo?
 
Mi ritrovai a scrivere.
Già. Cos’era quel sentimento?
Dolore? Gelosia?
Ma non li posso provare!
 
E se invece potessi?
 
Scrissi, senza volere.
 
Certo che posso, ho paura, rido e mangio.
Sono gelosa di Taylor Swift.
 
 
Arrivai alla Modest alle tre. Ero già sul tetto, e alle sette, come promesso, un ricciolino tutto contento aprì la porta che conduceva al tetto, sedendosi vicino a me, mettendomi un braccio attorno alle spalle, come sempre.
«Mi sei mancata» mi sussurrò. Io sorrisi.
Con la mano destra, libera, prese la mia sinistra, iniziando a giocare coi polpastrelli e con le dita.
«Nonostante hai scoperto di poter provare paura ti ostini a sederti in questo modo sul tetto di un palazzo» scherzò lui. Io risi. «Ho paura, sì, ma tanto sono già morta» risposi, sicura.
«Non del tutto, sei mezza morta, una specie di zombie» scherzo lui.
«Giusto» dissi io ridendo. «Ho fatto una lista delle convinzioni che sei riuscito a farmi crollare» continuai io.
«Ah sì? »
«mh mh» annuii io.
«Quanti punti? »
«5» dissi, escludendo quello delle cose che non avevo ancora scoperto e che volevo scoprire.
«Se provo a fartene crollare un’altra prometti che non ti arrabbi? » mi chiese, quasi con imbarazzo.
«Lo giuro» dissi io.
Lui lasciò la mia mano, spostando la sua sul mio collo, tirandomi a sé, posando le sue labbra sulle mie.
Quel contatto fece formicolare ogni parte del mio corpo, tanto che fui io a trasformare quel contatto in un bacio, casto, ma pur sempre il miglior bacio che diedi mai.
Quello che stavo provando era un sentimento nuovo, anche per quanto riguardava la mia vita mortale, un sentimento che volevo esplorare. Mi staccai per un secondo dalle labbra di Harry, per guardarlo negli occhi.
Illuminati dalla luce del tramonto, mi resi conto di essermi come risvegliata, per la prima vera volta alla luce del Sole, ed era perfino meglio di com’era prima di morire, Harry mi aveva aperto il suo cuore, ed io avevo aperto la porta.
Sì. Noi morti possiamo amare.
«Harry» sussurrai, a un filo dalle sue labbra.
«Scus..» non riuscì a finire la parola che lo zittii con le mie di parole.
«Ti amo» sussurrai, come fosse un segreto. Come se l’unico che potesse conoscere questa mia capacità fosse Harry. Lui sorrise esageratamente «davvero? » io annuii. Cambiammo entrambi posizione su quel muretto, mettendoci a cavalcioni su questo, uno di fronte all’altro, e tornai a baciarlo, con più passione, lui ricambiò quel mio bacio, chiedendo insistentemente l’accesso, che gli concessi.
Quel bacio non aveva nulla a che vedere con quelli che avevo dato prima di morire. Era due volte più bello, due volte più sincero, due volte più vero.
Lui si staccò dalle mie labbra, sotto il mio sguardo confuso, avrei voluto non separarmi più da quelle morbide labbra che mi avevano riaperto una porta che credevo sigillata.
«Dalla felicità mi sono dimenticato di dirti una cosa» mi disse, imbarazzato.
«Cosa? » chiesi, sorridendo ai suoi modi di fare, faceva tenerezza così imbarazzato.
«Ti amo anche io» una nuova emozione si fece spazio dentro di me. Felicità.
«Credo cancellerò la lista delle mie convinzioni crollate e la riscriverò»
«Cosa scriverai? » mi chiese, sorridendo.
«Non c’è assolutamente nulla di diverso fra morti e vivi. Solo un cuore che batte. Non c’è nessuna cosa che non valga la pena fare. La morte è solo un’altra possibilità» conclusi. Lui sorrise.
«Sistemerò ogni cosa con la Swift, io e te staremo insieme, te lo giuro» mi disse, per poi tornare a baciarmi.
 
Harry’s pov.
Verso le otto di sera Hayden dovette tornare a casa con sua madre, ed io tornai a casa mia.
«Bentornato Harry! » mi accolsero i ragazzi.
«Eri con la Swift, vero porcellino? » scherzò Zayn. Io guardai Louis, e gli sorrisi.
«Oh mio dio» iniziò Louis.
«Cosa? » chiesero gli altri.
«Ce l’hai fatta? » mi chiese, emozionato, ignorando gli altri.
Io annuii.
«Non ci credo! Ci hai messo un solo giorno cazzo! » rise Louis.
«Ma che cosa sta succedendo? » chiese Liam, evidentemente irritato perché nessuno gli spiegava nulla.
«Il nostro caro Harry ha guarito Hayden! » disse allegro Louis.
«Guarito, parola grossa, crede ancora di esser morta, ma è tornata a provare emozioni e sentimenti e.. »
«E ti ama! » urlò esaltato Louis.
«Harry, cos’è che ci siamo persi in questa ultima settimana? » mi chiesero i ragazzi.
Io risi. «Beh, fatta breve ho iniziato a passare un po’ di tempo con Hayden e.. »
«E se ne è innamorato! » continuò Louis.
«E Taylor? » mi chiese Niall.
«Cyborg T889 può andare a farsi fottere allegramente da i suoi ex» risposi, sorridendo, buttandomi a peso morto sul divano.
«Cyborg T889? » mi chiese Zayn confuso.
«La teoria di Hayden sulla Swift che secondo lei è nata nell’area 51 ed è un cyborg» spiegai io. Loro si misero a ridere.
«Beh, con la Swift come farai? » mi chiese Liam.
«Domani parlerò con Paul e gli spiegherò la situazione» dissi convinto. 

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Capitolo 10
*** Capitolo X: Piacere, Connor Hayden Wilde. ***


Capitolo X: Piacere, Connor Hayden Wilde.

Arrivai alla Modest di mattino presto, Hayden ancora non c’era.
Salii al primo piano. Mi ritrovai davanti alla porta dell’ufficio di Paul, a pensare cosa potessi dire.
Amo la figlia della Wilde, si quella che si crede morta.
Troppo diretto.
Non sopporto quel cyborg.
Ci ho provato, ma la Swift proprio non mi piace.
Sono un ragazzo di diciannove anni, la Swift non mi piace, io amo già un’altra ragazza magnifica.
Mentre ancora pensavo a cosa dire la porta dell’ufficio di Paul si aprì.
«oh Harry, volevi parlarmi? »
Io annuii.
«Stavo andando a prendere il caffè, vieni, parleremo al bar»
Io annuii ancora, poi seguii Paul al piano terra. Ordinammo due caffè al bar e ci sedemmo a berli sui divani.
«Allora, Harry, di cosa mi dovevi parlare? »
«Di Taylor»
«Dimmi tutto, tutti i giornali hanno già pubblicato il vostro ritorno come coppia..» iniziò Paul.
«Vedi Paul.. io ci sto provando, davvero, ma Taylor proprio non mi piace»
«Ah no? Ultimamente mi sembravi così innamorato, sei sempre così allegro e Simon mi ha riferito che alle prove vai benissimo»
«è vero sono innamorato, ma non di Taylor»
«Ah no? »
Scossi la testa. «Conosce la mora che siede sempre su quella poltrona, scrivendo? » chiesi, indicando con la testa la poltrona ancora vuota.
«Hayden? » mi chiese, confuso.
Io annuii.
«è di lei che sei innamorato? »
Annuii ancora.
«Beh, ma Hayden non può amarti, sai, soffre di.. »
«Sindrome di Cotard. È convinta di essere morta, lo so bene, quando sparisco per tanto tempo dalla Modest è perché passo del tempo con lei, ma se ti dicessi che sta guarendo, che ieri ha detto di amarmi? »
«Beh mi sembrerebbe strano, è difficile guarire da quella sindrome»
«Ma lei lo sta facendo, ed io voglio stare con lei, non con T889! »
«T889? »
«Taylor» dissi, correggendomi. «Non voglio stare con Taylor»
«Harry, capiscimi, io ti farei lasciare anche ora dalla Swift, perché non piace neanche a me, ma la stampa si è già buttata a pesce sulla notizia, passeresti nuovamente per il Don Giovanni di turno, inoltre non possiamo dire che il motivo è che stai con Hayden Wilde, primo perché se lo scoprisse la big Wilde ti ucciderebbe, secondo lei soffre appunto di sindrome di Cotard, non la lascerebbero in pace un secondo e ha bisogno di parecchia tranquillità nella situazione in cui si trova»
«quindi secondo te cosa posso fare? »
«Non lo so, davvero Harry, per ora lascia le cose come stanno, cercherò una soluzione e ti farò sapere»
Io annuii «Grazie Paul»
«Figurati Harry» mi rispose, sorridendo.
Io mi alzai e mi avviai verso le scale, avendo in mente di salire sul tetto, quando mi arrivò un messaggio.
 
Da: Hay (angelo) ❤, 26 giugno, 8.25
Ciao Hazza, ho voglia di fare una cosa, e voglio farla con te, passami a prendere
Ps. Oggi non vengo alla Modest

 
Non  capii cosa volesse dire quel messaggio, ma feci comunque dietrofront e tornai giù per le scale, giusto in tempo per vedere Olive Wilde, o meglio, la Big Wilde entrare alla Modest, seguita dalla Swift.
«Harry! » mi salutò la Swift, saltandomi al collo.
«Ciao» dissi, inespressivo.
«Che dici se facciamo un giro per Londra, dobbiamo farci vedere in giro, ormai siamo una coppia! » disse allegra lei.
«Magari domani, ho da fare oggi» risposi, freddo. Andando avanti.
«Dove stai andando Styles? » mi rimproverò la big Wilde.
«A farmi i cazzi miei! » urlai, acido, per poi uscire dalla Modest.
Presi l’auto e misi velocemente in moto. Arrivai davanti a casa di Hayden.
«Pronto Hay? » la chiamai al telefono.
«Hazza! »
«Sono fuori da casa tua»
«Perfetto, spero tu abbia un’auto piuttosto grande» disse lei allegra.
Io scesi dall’auto e mi appoggiai alla portiera, infilando gli occhiali da sole. Pochi minuti dopo la vidi uscire da casa sua, salutando sua nonna, seguita da Axel e Ian.
«Buongiorno» mi salutò lei, allegra. Dio era stupendo vederla così felice, pensare che fino a pochi giorni era così apatica. Io mi avvicinai e la baciai sulle labbra. Sorridemmo entrambi a quel contatto. Finché una voce ci interruppe.
«Bleah, che schifo l’amore» sentimmo dire da Axel.
«Lasciali stare Axel» lo rimproverò Ian.
Io e Hayden ci staccammo e ci mettemmo a ridere.
«Allora Harry, sei disposto a portarci in un posto speciale? » mi chiese Hayden.
«Ti porterei anche in Cina pur di farti felice»
Axel si infilò due dita in bocca, in segno di disgusto, io e Hayden tornammo a ridere.
Hayden salì davanti, sorprendendomi.
«Non hai paura? » le chiesi.
«No, ci sei tu con me» mi rispose. Io sorrisi.
«Finirò per vomitare tutta la colazione» commentò Axel, dai posti dietro.
Misi  in moto, e seguendo accuratamente le indicazioni di Hayden  arrivammo a destinazione dopo venti minuti.
Un’ampia casa rivestita di legno, vicino ad un piccolo fiume, a fianco una stalla e un campetto da calcio.
«Benvenuto in casa Wilde» mi disse lei, scendendo dall’auto. Io scesi assieme a lei. Axel e Ian scesero allegri, pronti ad entrare in casa.
Lei mi prese per mano e andammo a bussare alla porta della sua vecchia casa.
Un uomo, da vivide occhiaie e rughe solcate ci aprì.
«Papà! » urlarono insieme Ian ed Axel. Lui li abbracciò, inespressivo. Mi sembrava di vedere nuovamente la Hayden inespressiva del primo giorno che ci eravamo parlati.
«Ian, Axel, perché non lasciate respirare papà e voi andate al campetto? »
Axel e Ian annuirono, per poi sparire fuori dalla porta.
Hayden tornò a guardare suo padre. «Ciao papà» lo salutò.
Lui si limitò a fare un cenno con la testa. Ci fece sedere sul divano, Hayden mi teneva ancora la mano, mentre lui si sedette sulla poltrona, guardando la tv spenta.
«Papà» iniziò lei. «Lui è Harry» mi presentò. Suo padre si voltò a guardarmi.
«è uno dei clienti di Olive, l’ho conosciuto alla Modest e mi è sempre stato vicino» mi strinse più forte la mano. «Grazie a lui ho capito che non importa se sono morta, non c’è nulla che non valga la pena continuare a fare»
Suo padre ci continuava a fissare, inespressivo.
«Grazie a lui sono tornata a provare sentimenti ed emozioni papà, e mi sento più viva anche di quanto fossi prima di morire. Papà, io lo amo. Io sto tornando a vivere, seppur senza cuore» si fermò. Mi emozionai quando sentii quelle parole. Io lo amo. «Puoi provarci anche tu? » concluse.
Vidi gli occhi di suo padre illuminarsi, lo vidi muovere su e giù la testa, stava annuendo, con le lacrime agli occhi. Hayden mi lasciò la mano e corse ad abbracciarlo.
Era una scena commovente.
Rimasi fermo, a guardarli, col sorriso sulle labbra.
Hayden e suo padre si alzarono dalla poltrona. Suo padre si avvicinò a me, porgendomi la mano «Connor Hayden Wilde, è un piacere conoscerti, Harry» mi disse, presentandosi, io gli strinsi la mano «il piacere è tutto mio»
«Non sarai così felice di avermi conosciuto, se farai soffrire la mia piccola» mi disse, Hayden rise. «Ascolterò il suo consiglio» dissi.
«Quanto rimarrete qui? » ci chiese.
«Harry non lo so, magari ha da fare, sai è un cantante famoso»
«Fin quando resterà sua figlia» interruppi io Hayden. Lei mi guardò, sorridendomi. «Beh, allora fino a stasera, pensavo di andare a salutare Lena.. » continuò lei.
«Mi farebbe piacere» disse Connor. Io sorrisi.
Sentimmo improvvisamente delle urla provenire dal giardino. Ci affacciammo alla finestra: Axel e Ian erano assieme ad altri tre ragazzi a giocare a calcio. Hayden e Connor risero. «Guarda i tuoi figli, manco arrivati e già invitano tutti» disse scherzosa Hayden.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI: Why can't you believe you can be loved? ***


Capitolo XI: Why can't you believe you can be loved?

Hayden’s pov.
Mentre mio padre era uscito a salutare i gemelli ‘decentemente’, io avevo preso Harry per mano e lo avevo portato a fare il giro della casa, saltando, ovviamente, la camera di Dave.
«E questa era camera mia» dissi io, entrando nella mia vecchia camera. Era esattamente come l’avevo lasciata quella sera. Il libro sul letto, le cuffie grosse collegate all’mp3. Il disordine dei compiti sulla scrivania, il letto disfatto. La tastiera a lato, le mie due chitarre sull’angolo. La libreria in disordine e costantemente impolverata. Sorrisi nel vedere tutto quel disordine, la mia camera della casa a Londra era perfettamente ordinata dato che Olive odiava il disordine, e mi metteva a disagio.
«Mi piace casa tua» disse Harry, sorridendomi. Io mi avvicinai a lui, baciandolo leggermente sulle labbra.
 
Dopo pranzo uscimmo di casa, lasciammo i gemellini da mio padre, mentre io ed Harry prendemmo l’auto per andare da Lena.
«Lena non ci crederà» dissi io allegra.
«A cosa? » mi chiese.
«Che gli sto portando un quinto dei One Direction in casa» dissi io. Lui rise.
«Eccola è questa casa sua! » dissi, indicando una casa, un po’ più in città rispetto alla mia così sperduta.
Scendemmo dall’auto e io andai a bussare, Harry si nascose. Dopo poco una bionda aprì la porta.
«Hayden? » chiese stupita.
«Lena! » urlai io saltandole al collo. Lei si mise a ridere, e mi abbracciò forte.
«Pensavo che non ti avrei più vista! Ti sono venuta a trovare in ospedale ma non mi hanno voluto farmi entrare! » cominciò lei.
«Non importa» dissi io, troppo felice. Poi mi staccai da lei.
«Dio ti sei fatta bionda» dissi io, toccandole i capelli.
«Già» disse lei ridendo.
«Beh, ho un po’ di cose da raccontarti» dissi io.
«Anche io! Lo sai che il ricciolino dei One Direction è tornato con T889? » mi chiese lei, che come al solito, non mi faceva mai finire di parlare.
«Lena ti ricordo che mia madre lavora alla Modest, e no, non è del tutto vero, in realtà sta con una figlia di un’impiegata della Modest» dissi io.
«Ah sì? Chi è? »
Io guardai Harry, che mi sorrise, uscendo allo scoperto. «Sono io» dissi, sorridendo. Lena rimase a bocca aperta, per poi iniziare ad urlare dalla gioia, entrando in casa, io ed Harry ci mettemmo a ridere, seguendola e chiudendo la porta «Scusala, è fatta così» dissi ad Harry.
«La mia migliore amica sta con Harry Styles! » si mise ad urlare. «Fai silenzio scema, non lo sa nessuno» dissi io. «Ok» disse lei, tornando seria. Per poi riprendere ad urlare di gioia. Io risi e la abbracciai. «Sei sempre la solita»
Improvvisamente il telefono di Harry prese a squillare.
«Pronto Louis? » rispose. «No, non sono alla Modest.. lunga storia.. » Harry abbassò un attimo il telefono. «Va bene se vengono anche gli altri? » ci chiese «E lo chiedi anche!? » chiese allegra Lena. Io  e Harry ci mettemmo a ridere, poi tornò a parlare al telefono, dando le indicazioni a Louis per venire qui.
 
Io, Harry e Lena eravamo a casa mia, sulle rive del fiume. Quando due auto si fermarono nel parcheggio. Harry si voltò e fece un cenno con la mano.
«Stai calma Lena» dissi io. Lei rise. «Va bene, dopo lo shock che tu e Harry state insieme non posso più emozionarmi di nulla» disse lei.
I quattro ragazzi ci raggiunsero, assieme a loro c’erano anche Eleanor, Danielle e Perrie, le rispettive fidanzate di Louis, Liam e Zayn.
«Harry dove diavolo vai a passare il pomeriggio? » disse Louis, ridendo.
«Benvenuto a casa del big Wilde, quello maschio però» dissi io, ridendo. Mi tirai in piedi «Lei è Lena» dissi, presentando la mia migliore amica ai ragazzi.
«Ciao! » disse allegro Niall, forse un po’ troppo, perché tutti lo notarono e presero a ridere. Le guance di Niall presero un leggero rossore.
«Beh, cosa si fa per divertirsi qui? » chiese Zayn.
«Solitamente giocavamo a calcio, ma il campetto è occupato dai gemelli e i loro amici, quindi faremo dell’altro» dissi allegra, prendendo per mano Harry e iniziando a camminare, seguita da quella massa di gente. Arrivammo davanti alla stalla. «Spero che sappiate cavalcare» dissi io.
«Spero che sappiate che cosa? » chiese spaventato Niall. Io risi «tranquillo ho solo cinque cavalli e Lena sa cavalcare, ti metterai in coppia con lei» Niall diventò nuovamente rosso di vergogna.
 Arrivammo nella stalla, contenente tre stalloni e due giumente.
«Ciao Hotah! » dissi allegra, salutando il mio stallone nero, mi era mancato.
«Lena tu prendi Chepi con Niall» dissi alla mia amica, lei annuì. Chepi era il suo preferito, era una giumenta marrone, con una macchia bianca sul muso. «Louis, Eleanor, prendete Kitchi» un altro stallone, marrone scuro. «Zayn, Perrie, questa è Kai» dissi, presentandogli una giumenta bianca dalle macchie arancioni. «Liam, Danielle, a voi vi lascio Len» dissi, indicandogli lo stallone marrone chiaro. Avevo già preparato tutte le selle prima.
«Finite le presentazioni, è ora di andare» dissi, allegra, prendendo per le redini Hotah, e uscendo dalla stalla e incitando gli altri a fare lo stesso. Distribuii i caschi, poi salii su Hotah, tendendo la mano ad Harry. Lui salì e si mise dietro di me, tenendomi per la vita.
Lena fece lo stesso con Niall, e Niall diventò tutto rosso, quando vedendo che rischiava di cadere dovette tenersi stretto a Lena. Io risi nel vedere quella scena.
«Allora, andiamo? » chiesi sorridendo. Vidi tutti un po’ in difficoltà, seduti sulle selle nella posizione inversa di me ed Harry, ossia la ragazza davanti e il ragazzo dietro. Io strattonai Hotah e lo feci camminare verso un sentiero, lo stesso fecero gli altri coi loro cavalli.
 
«Allora, come mai questi strani nomi? » mi chiese Louis a metà strada, apparendo alla mia sinistra. Io risi «Sono nomi degli indiani d’America»
«Che vogliono dire? » mi chiese Perrie, apparendo con Zayn alla mia destra, dividendomi da Lena e Niall.
«Beh, Hotah ironicamente vuol dire bianco, è Sioux. Mentre Chepi, quella di Niall e Lena è algonchino e vuol dire fata. Quella tua e di Zayn, Kai è Navajo, vuol dire albero di salice. Louis ed Eleanor hanno Kitchi, algonchino, vuol dire coraggioso. Invece Len, l’ultimo rimasto, di Liam e Danielle vuol dire flauto, è Hopi»
«Nomi strani, però mi piacciono» disse Zayn. Io risi. Harry mi baciò la guancia, ed io sorrisi d’istinto.
«Ecco, siamo arrivati! » dissi allegra, notando il paesaggio. Spronai Hotah e lo feci correre veloce attraverso al sentiero, oltrepassando una fitta boscaglia, fino a vedere una piccola cascata che terminava in un laghetto, di piccole dimensioni. Quando vidi che gli altri ci avevano raggiunti scesi da Hotah, facendo scendere anche Harry e lo legai ad un albero. Vidi gli altri guardare quel paesaggio a bocca aperta.
«è bellissimo.. » disse Niall, guardando a bocca aperta.
Legarono anche gli altri i cavalli, poi ci sedemmo sull’erba, tutti insieme, levandoci le scarpe.
«Mi piace questo posto» commentò Eleanor «non ha niente a che vedere con tutto quel caos della città»
Io sorrisi, mentre guardavo tutte quelle coppiette baciarsi, tranne ovviamente Lena e Niall, che si tenevano a debita distanza perché troppo imbarazzati.
«Harry, aiuta un po’ quei due» gli sussurrai, nell’orecchio.
«E tu che fai? »
«Io devo fare una cosa, vai tranquillo, ma non ce la faccio a vederli così» ci mettemmo a ridere.
«Torno subito» mi disse, baciandomi il naso, per poi raggiungere Niall e Lena.
Io aprii lo zaino, tirando fuori i miei fogli e la mia penna.
Avevo bisogno di scrivere, come fosse una dipendenza da nicotina.
 
La vita è una cascata, noi siamo una cosa unica nel fiume e un’unica cosa di nuovo dopo la caduta.
Nuotando del vortice, perdiamo noi stessi, ma ci ritroviamo del tutto?
 
Quando perdi la tua chiusura mentale ti sentirai libero.
 
«Le pagine del tuo famoso diario» disse Harry, avvicinandosi a me. Io mi voltai a guardarlo e sorrisi.
«Come va coi due timidoni? » chiesi.
«Dimmelo tu» mi disse, io mi girai. Niall e Lena stavano parlando, sorridendo esageratamente. Io risi.
«Ottimo lavoro! » affermai, baciando Harry sulla guancia, rinfilando le pagine nello zaino.
«Allora» iniziò, mettendomi un braccio attorno alle spalle «Potrò mai leggere qualche pagina? » mi chiese.
«Forse, non ora però»
«Perché no? »
«Perché no»
«Perché no non è una risposta»
«Perché si»
«Perché si? »
«Perché boh»
Scoppiammo entrambi a ridere.
In un attimo mi ritrovai fra le braccia di Harry, sospesa sul laghetto.
«Se non mi dici perché ti butto in acqua» mi minacciava lui, ridendo.
«No Harry! » urlavo io, ridendo.
«E allora dimmi perché»
«No»
«Allora ti butto in acqua»
«Non ne saresti capace»
«E chi te lo dice? » detto questo, mi ritrovai in aria e poi in acqua, quando riemersi Harry rideva sulla riva del fiume, assieme agli altri ragazzi che si erano accorti delle urla mie e di Harry.
«Non metterti contro un cadavere, sciocco! » urlai, ridendo, lo presi per il braccio e cercai di trascinarlo nell’acqua, senza ottimi risultati, mentre lui rideva. Mi appesi con le braccia al suo collo, prendendolo di sorpresa, e intrecciai le mie gambe dietro alla sua schiena, facendogli così perdere l’equilibrio e farlo cadere assieme a me in acqua. «Così impari! » urlai, ridendo, una volta uscita.
Vidi Louis girarsi verso Zayn e spingerlo in acqua, colpendolo di sorpresa.
«Hey, è divertente! » affermò Louis, non appena Zayn finì nel laghetto. Io ed Harry prendemmo a ridere.
«Louis William Tomlinson, io ti ammazzo» disse Zayn uscendo dall’acqua. Prendendo per il polso Louis, e trascinandolo nell’acqua, che prontamente trascinò con sé anche Eleanor.
«Beh a sti punti» disse Perrie, per poi tuffarsi, seguita da Danielle e Liam, poi Niall e Lena.
Iniziammo a schizzarci l’un l’altro, ridendo.
Non so chi, ma qualcuno mi spinse sotto la cascata, così mi ritrovai dietro. C’era una piccola grotta sotterranea che mi ricordavo bene, un vicolo ceco, le pareti pietrose ricoperte da edera. Era uno di quei posti magici, rari da vedere.  Qualcuno mi prese per i fianchi.
«Carino qui» mi sussurrò. Io mi appoggiai alla suo torso e sorrisi.
«Ci venivo sempre con Dave» dissi, sorridendo.
«Sarà il nostro posto speciale» io mi voltai e gli diedi un leggero bacio sulle labbra. Poi lo presi per mano, trascinandolo all’asciutto, nella grotta. Ci sedemmo su uno scoglio, per terra.
«Harry» lo chiamai, come in un sussurro.
«Dimmi Hayden»
«Ho paura che tutto questo non sia reale» confessai.
«Che intendi per ‘tutto questo’ »
«Tu, io, la nostra storia, mi sembra tutto una grande favola.. ma in quale favola il protagonista si innamora di un morto? »
«Nella sposa cadavere» rispose prontamente lui.
«No, è lei follemente innamorata di lui, ma lui ama un’altra. Più bella, con candide guance e un bel sorriso, e un cuore che batte»
«Ma io sono innamorato di te, Hay» tentò di dirmi.
«Il mio cuore è fermo da  39 giorni. Io non sono più nulla, io sono un cadavere che cammina, mentre lei è viva»
«Hayden io non provo assolutamente nulla per Taylor, smettila di pensare a cosa tu non hai in confronto a lei e pensa a ciò che hai più di lei»
«Ossia? »
«Tu hai un sorriso vero, non come il suo, quando sorridi è perché senti di farlo, non perché sei costretta. Tu non provi imbarazzo per le cose stupide, tu riesci a farmi ridere, tu fai quello che senti di dover fare, tu sai giocare a calcio, tu non hai paura di stare con le gambe a penzoloni nel vuoto, tu sei bellissima. E tu hai me, tu hai il mio amore. Sei potessi, giuro, lo farei: ti donerei il mio cuore, per non vedere più quelle lacrime sul tuo viso. Perché non riesci a credere che puoi essere amata?» mi disse, asciugandomi una goccia d’acqua salata caduta prontamente dal mio occhio destro.
Gli saltai al collo stringendolo forte a me.
«Se tutto questo finirà, sappi che sono felice anche solo che sia accaduto.» gli sussurrai.
«Ti amo Hayden, smettila di farti mille paranoie, tu sei perfetta, per me»
«Hey piccioncini, ecco dov’eravate finiti, vi state perdendo una magnifica lotta» disse allegro Louis, comparendo da dietro alla cascata.
Io ed Harry, prendemmo a ridere, alzandoci e raggiungendo gli altri, per poi continuare a schizzarci l’un l’altro.
Dopo forse mezzora di divertimento acquatico uscimmo dal laghetto, totalmente bagnati.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo XII: You'll always be my dream came true. ***


Leggete lo spazio autrice infondo, è tanto importante ♥ 


Capitolo XII: You'll always be my dream came true.

Eravamo seduti sul prato, strizzandoci gli indumenti ormai zuppi d’acqua.
«è stata una bella nuotata» scherzò Harry.
«Vaffanculo» gli risposi, ridendo, strizzando ancora una volta i capelli bagnati. Harry rise.
Era ormai sera tardi quando ci decidemmo a prendere i cavalli per tornare a casa Wilde.
«è stata una giornata magnifica» mi disse Harry, mentre camminavamo mano nella mano verso la sua macchina.
Io sorrisi.
«Avanti, madame» mi incitò a salire in auto Harry, una volta davanti alla portiera.
«Oh, no, torno domani sera, voglio stare un po’ con mio padre.. » dissi, fortemente imbarazzata.
«Ah.. quindi domani non ti vedrò alla Modest? »
«Temo di no»
«Mi lasci solo col cyborg? » mi chiese, prendendomi le mie piccole mani fra le sue grosse. Io risi. «Sarò da te in men che non si dica, te lo prometto» sussurrai, per poi alzarmi sulle punte per annullare l’altezza e baciarlo.
«Bleah» sentimmo Axel farci il verso come sempre, e Ian sgridarlo. Prendemmo a ridere.
«Ciao Hazza» lo salutai io.
«Ciao angelo» mi baciò dolcemente, per poi entrare in auto e partire assieme ai suoi amici per Londra.
Rimasi ferma, immobile, a guardarlo scomparire in lontananza. Subito dopo rientrai correndo in casa, per preparare, come ai vecchi tempi, una succulenta cenetta per tutta la famiglia, che in meno di venti minuti era già sul tavolo pronta.
«Allora, come sta Olive? » chiese nostro padre.
«A novanta con Troy» risposi, infilandomi poi un pezzo di cotoletta in bocca.
«Hayden queste parole! » mi rimproverò mio padre, ma non riuscendomi a tenere il broncio prendemmo a ridere insieme.
«Papà che vuol dire? » chiese Axel.
«Niente Axel, non si dice» risposi ridendo.
«Stasera guardiamo il wrestling insieme? » mi chiese mio padre.
«Assolutamente sì! » risposi, allegra.
Subito dopo cena mio padre andò a sedersi sul divano assieme ad Ian ed Axel, mentre io mi fermai a lavare i piatti in cucina. Il mio telefono vibrò, così mi asciugai le mani e lo presi in mano. Non mi ero accorta che non era la prima volta che vibrava, anzi,avevo un messaggio di Lena, uno di Harry e una cinquantina su un gruppo di whatsapp a cui mi avevano appena aggiunta. Guardai il gruppo, comprendeva i ragazzi e le loro fidanzate, inoltre anche Lena era stata aggiunta. Parlavano e scherzavano, sembravano tutti così felici.
Decisi di non rispondere, non avevo tempo, il mio papino mi aspettava per il wrestling. Passai al messaggio di Harry.
 
Da: Hazza (angelo) ♥, 26 giugno,19.43
Spero che il futuro sia esattamente così.
Mi dici ti amo senza pronunciare parola.
Ti dico che vivrei per un tuo sorriso e darei la vita per un tuo bacio.

 
Rimasi a bocca aperta nel leggere quelle parole.
Sembravano così sincere, lo erano.
 
A: Hazza (angelo) ♥, 26 giugno,20.05
Sarai sempre il mio sogno diventato realtà.

 
Una lacrima di emozione mi scese, la asciugai prontamente, poi lessi il messaggio di Lena.
 
Da: Lena♥, 26 giugno, 19.58
Mia dolce migliore amica, domani pomeriggio ti vengo a prendere con la macchina e ce ne andiamo al capannone con la vecchia compagnia, non dire di no, dobbiamo recuperare il tempo perso.
Sorrisi.

 
A: Lena♥, 26 giugno,20.07
Mia dolce migliore amica, va bene.

 
Risposto ai messaggi andai in soggiorno e mi sedetti a gambe incrociate e con la coperta addosso, a guardare il programma appena iniziato.
«Vai menalo! » urlava mio padre.
«Combatti come una femminuccia! » continuavo ad urlare io, e anche i gemelli urlavano come dei pazzi insultando i combattenti. Questa, signori, è la normale famiglia Wilde.
 


La mattina dopo fui felice di svegliarmi nel mio vecchio letto, caldo, morbido, perennemente sfatto. Presi i fogli dallo zaino poggiato vicino al letto e mi misi immediatamente a scrivere.
 
40 giorni semi-morta.
Mi sono svegliata al suono della pioggia che scroscia, il vento sussurra ed io penso a te. E tutte le lacrime che ho versato chiamano il tuo nome: quando avevo bisogno tu venivi.
Quando per me l’amore diventò cieco tu volesti farmi vedere. Vorrei poter stare tutta la vita con te, così che possa sapere che tu sei qui per me. Sei continuamente qui per me.
Ricordo ieri, camminavamo mano nella mano, ricordo tutte le notti insonni e i giorni con te senza fine.
Mi ricorderò sempre di te, Harry.
 
Sorrisi compiaciuta di quella ‘lettera’. Forse un giorno gliel’avrei lasciata leggere. La infilai dentro al mio quaderno ad anelli che ormai conteneva 40 giorni di morte. Mi misi a rileggere tutte quelle vecchie pagine, così apatiche, in cui Harry non significava niente per me.
Cinque giorni.
Solamente cinque giorni ci ha messo, Harry, per diventare la mia nuova ‘vita’.
Com’era possibile che solo cinque giorni ci sono voluti, per rendermi conto di amarlo?
Un messaggio interruppe i miei pensieri.
 
Da: Hazza (angelo) ♥, 27 giugno,08.03
Buongiorno mio angelo, ti ho sognata tutta la notte, ti giuro, ti amo.

 
A: Hazza (angelo) ♥, 27 giugno,08.07
Buongiorno mio angelo, sei il primo pensiero che mi ha svegliato, stamattina, ti amo.

 
Decisi di alzarmi e di andare a preparare la colazione ai gemelli, probabilmente già svegli.
«Buongiorno famiglia! » urlai allegra scendendo dalle scale.
«Hayden la colazione ai gemelli» mi disse mio padre.
«Certo» risposi, iniziando a preparare una buona colazione di pancarré e nutella.
In quell’istante, due assonnati gemellini entrarono in cucina.
«Buongiorno sgorbi» li salutai.
Il volto di Ian si illuminò: era da tanto che non li chiamavo così.
«Come ci hai chiamato? »
«Sgorbi! » risposi.
Loro si avvicinarono correndo e mi abbracciarono, felici.
«Ci sei mancata Hay! » dissero all’unisono. Io li abbracciai forte, stringendoli a me. Ero ancora la loro baby-mamma.
 
La mattina passò in fretta, giocai a scacchi con mio padre e vinsi tre volte di fila, tornai a suonare il piano e finii finalmente di leggere Dear John.
Il pomeriggio, come promesso, Lena mi venne a prendere e andammo insieme al capannone, un vecchio edificio che doveva diventare una palestra, ma poi interruppero la costruzione, così, da tempo, è ormai il luogo di ritrovo di noi giovani squilibrati che amano stare al coperto dalla pioggia.
«Ragazzi, indovinate chi è tornata? » urlò allegra Lena entrando al capannone. Io entrai di seguito e tutti i miei vecchi amici mi guardarono a lungo, per poi iniziare a urlare dalla gioia e venire ad abbracciarmi.
Michael, Maya, Alisa, James, Fran, Diego.. e Jason.
«Ciao Jason» sussurrai, non avvicinandomi. Fu lui ad avvicinarmi e stringermi forte a sé.
«Ho avuto tanta paura che tu potessi essere morta, Hayden» sussurrò James.
«Ma io sono morta» risposi, sicura. Lui si staccò e mi guardò. «Tu.. tu sei viva, sei qui con me»
«No, io sono morta nell’incidente, assieme a mio fratello, ce lo siamo promessi, se crepava lui crepavo io, lo avremmo fatto insieme. » continuai. Lui scuoteva ripetutamente la testa, Lena si precipitò da lui e lo prese per il braccio, portandolo lontano da me.
Giocammo a calcio dentro quel grande spazio vuoto, io, Michael, James, Fran e Diego.
Non avevo affatto perso la mano, riuscivo ancora a fare tanti goal.
Eppure uno solo era il mio pensiero: Harry.
Non poter stare con lui mi metteva a disagio, mi metteva ansia.
Era come se avessi una voragine nel petto, come se qualcosa stesse mettendo radici per crescervi dentro.
«Fran, mi dai una cicca? » chiesi. Lui mi offrì il pacchetto di Pall Mall blu, io ne presi una, per poi andare sull’uscio della porta a guardare la pioggia scrosciare mentre assimilavo dentro di me quel fumo.
Lena mi seguì. Non so dove, non so come, ma riuscii a trovare il coraggio di chiederglielo.
«Come è stato, sapere che Dave era morto? Ti è sempre piaciuto» lei mi guardò.
«Terribile, l’ho amato dall’età di otto anni, l’ho amato per nove anni. Avrei solo voluto che lui lo sapesse»
«Avrei dovuto dirglielo molto tempo fa» risposi, prendendo un nuovo tiro.
«E con Niall, ora? »
Lei arrossì pesantemente. «è dolcissimo, sai che è sempre stato il mio preferito dei cinque.. »
«Certo che lo so, altrimenti non avrei mandato Hazza a convincervi a farvi parlare, al lago. » Lei rise.
«Potrai mai dimenticare Dave? » continuai io.
«No Aida. Dave sarà sempre il mio primo amore e tu lo sai. Fin da quando a quello stupido gioco di obbligo o verità ci siamo baciati, all’età di 11 anni. Aida, non dimenticherò mai tuo fratello, sarà sempre una parte fondamentale di me. Ma questo non vuol dire ch’io non possa amare Niall»
«Potresti? »
«Potrei» sorridemmo.
«E allora vedi di farlo, perché Niall non fa che chiedere ad Harry di chiedere a me di te» risposi. Ci mettemmo a ridere. In quel momento Jason comparì alla mia destra. «Posso parlarti? » mi chiese.
«Vi lascio soli» disse Lena non appena arrivò, senza lasciare ch’io dicessi ‘No. Non ci parlo con te, stronzo.’
«Scusa per prima» mi sussurrò.
«Fa nulla, non tutti mi capiscono» risposi, mentendo per il ‘fa nulla’.
«Beh, insomma il fatto che tu soffra di sindrome di Cotard è qualcosa di assurdo»
«Non soffro di alcuna sindrome, sono morta» risposi, seria.
«No, tu sei viva, è solo la tua illusione a farti credere morta»
Eccone un altro, identico a Olive e al mio psicologo, buttai la sigaretta ormai finita all’esterno.
«Ma comunque.. quando ho saputo dell’incidente, Hay, io mi sono reso conto di aver sbagliato. Non mi ero accorto tu non volessi fare sesso con me, sono stato egoista e lo so bene, e vorrei poter rimediare» disse avvicinandosi pericolosamente a me e prendendomi il volto fra le mani, e provando a baciarmi. Io poggiai le mie mani sul suo petto e lo spinsi via, tirandogli poi uno schiaffo. «Non ci tornerò mai più con te, Jason. Tu non mi capisci, tu credi di conoscermi, ma non è così. Io non ti amo Jason e mai lo farò» sbraitai, per poi tornare da Lena. Ma dopo due passi mi fermai, e mi girai. «E un’altra cosa, il mio ragazzo mi ama per quel che sono, nonostante sia morta, non lo lascerò mai, MAI per te»


 
Hey, oh! (Let's go) ehm-ehm, sì, ok. 
Buonsalve, partiamo con i ringraziamenti tanto dolci a quelli che mi seguono e recensiscono i miei capitoli.
57 recensioni! MA QUANTO VI POSSO AMARE? 
Comunque sia, dopo un pomeriggio passato a dormire, eccomi qua col dodicesimo capitolo! 
Siamo agli sgoccioli, circa cinque capitoli e addio follia. (sono più triste di voi, giuro)
Mi sto applicando tantissimo per completare questa e la mia altra storia (per chi piacciono i fantasy, il titolo è La Setta delle Tenebre), poiché dato che sono una testa di carota mi piace tanto pensare a tante belle nuove storie, mentre ne scrivo altre, e ne ho una in serbo per voi (totalmente nella mia mente, e il primo capitolo su computer).
Quiindi, dolcini miei, volevo chiedervi un'opinione.
In questa nuova storia (che pubblicherò non appena finirò o questa o l'altra storia), vedremo il nostro Harry sotto i panni di un insicuro 'secchione' con tanto di occhiali quadrati, gel e golfini di lana anche con 35 gradi all'ombra, una aspirante avvocatessa che si innamorerà di lui, Miranda White, matura e perfezionista, e una piccola ribelle, Eileen Horan, sorellastra di Niall.
Il titolo sarà 'La legge dei colori complementari.'
E questa 'dovrebbe' essere l'introduzione.

«Sta lontano da Eileen, quella ragazza è fuori di testa»
-
«Cosa dovrei fare secondo te? » mi chiese Harry.
Quel ragazzo aveva totalmente perso il senno a venir da me a chiedere aiuto, così mi strinsi nelle spalle e risposi, calma «Io sono Eileen Horan»
«Grazie cara, questo lo so»
«E ti par poco? »
-
«È qualcosa di semplice come la legge dei colori complementari. Quello che ci manca ci attira. Nessuno ama la luce come il cieco. Il nano adora il tamburo maggiore. Il rospo fissa sempre gli occhi al cielo; perché? Per veder volare l'uccello» cercò di spiegarmi Hazza.
«Non riesco a capire»
«Sono innamorato di te perché tu sei irrazionale, tu non pensi, fai ciò che senti di fare. Ma tu sei innamorata di lui, perché lui è la calma, la calma che cerchi dentro di te.  Non c’è via d’uscita da qui, Leen, non per me»


A presto dolcini ♥

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII: I swear I'll never leave you alone. ***


Capitolo XIII: I swear I'll never leave you alone.

Harry’s pov.
«Là ci sono dei paparazzi, vieni che ci facciamo vedere insieme! » questa era la frase che avevo sentito di più quel pomeriggio passato con quel simpaticissimo cyborg biondo.
Ero finalmente a casa, sdraiato sul letto, con la testa fra le mani che guardavo il soffitto.
Avevo una voglia matta di lei. Di Hayden.
Dopo cinque giorni di fila insieme non vederla era stato come non aver trascorso affatto questa giornata, come se fosse tutto un incubo, e quando mi sarei svegliato lei era lì, sul tetto della Modest, con le gambe a penzoloni, che mi sorrideva.
Guardai il mio telefono per la prima volta dopo cinque ore, dato che la Swift me lo aveva fatto spegnere per manie di possessione. Vidi due chiamate perse, da Hayden.
Mi tirai subito a sedere sul letto e la richiamai, senza aspettare un secondo di più.
Dopo due squilli una voce dolce, che amavo, mi rispose.
«Hazza? »
«Hayden scusa mi dispiace davvero avevo il telefono scarico e.. »
«Hey tranquillo» rise lei. Un sorriso spuntò sulle mie labbra.
«Volevo solo dirti che resto a dormire qui anche stanotte, domani andremo a firmare le carte.. Torno da mio papà Harry»
«Come? Non ti vedrò più alla Modest! »
«Lo so, mi dispiace, ma non riesco a vivere con mia madre, domani vengo per l’ultimo giorno, poi prendo le mie cose  e torniamo tutti da papà»
«Hayden.. »
«Hey, stai tranquillo, mio padre ti adora, mi porterà da te ogni volta vorrò e Lena vuole vedere Niall quindi verrò anche con lei» Hayden dall’altro capo del telefono era allegra, felice, calma. E la capiva, dopo un mese con sua madre non vedeva l’ora di andarsene, solo che speravo rimanesse, per me.
«Verrò a trovarti anch’io, tutti i giorni»
«Spara meno stronzate scemo» scherzò lei «Non puoi venire tutti i giorni hai da lavorare, ti ricordo che sei una pop star famosissima in tutto il mondo » risi nel sentire la sua voce scherzosa.
«Ti amo piccola»             
«Anche io, angelo, ma ora devo andare, la famiglia mi reclama, ciao Hazza» disse, e riattaccò immediatamente, con un sottofondo dei gemelli che urlavano ‘HAYDEN LA PIZZAAA’. Risi, amavo la sua strana famiglia, quasi quanto amavo lei.
 
Hayden’ s pov.
Da: Lena♥, 27 giugno, 20.30
Guarda su internet le foto di oggi di Harry.
 

Non appena finii di cenare mi catapultai nella mia camera, accendendo velocemente il portatile.
«Hayden io porto i gemelli da Olive, ci vediamo dopo! » urlò mio padre dal piano di sotto.
«Sì papà! » risposi, urlando per farmi sentire. Nel frattempo il computer si era acceso, aprii la finestra di internet e cercai le foto del 27 giugno di Harry Styles.
Ce n’erano una decina, e in tutte era con lei.
Taylor Swift, la povera smorfiosa col cuore che batteva.
Poi eccone una, si stavano baciando.
«Cos’ha quella povera smorfiosa che a te manca? » una voce, un volto che comparve alla mia destra. Un volto che riconoscevo.
«Un cuore che batte, e può respirare! » rispose una voce, alla mia sinistra.
«Bentornati, miei mostri» li salutai io, cercando di rimanere calma.
«Cerchi di convincere te stessa che non gli importi, ma in cuor tuo sai che si stancherà del tuo cuore fermo»
«No! » urlai.
«Smettila di mentirci tesoro, noi siamo qui per aiutarti» apparve la donna.
«Un paio di medicine prese a caso»
«Un po’ di sangue perso»
«Un salto dalla rupe in alto fino a piombare nel lago» rabbrividii a quel pensiero. No. Non la rupe, la rupe di cui avevo sempre avuto paura. La rupe che stava per portarmi via mio fratello alle’età di dodici anni. Tutto, ma non quella rupe.
«NO! » urlai, ancora più forte. «Non quella rupe, no! » dissi, scuotendomi la testa.
«Andiamo, si sa che al destino non sfugge mai nessuno, sei già a metà strada, la via per arrivare a noi è così breve da percorrere.
«Non si può tornare indietro, tesoro» continuò la donna.
Mi sedetti con la testa fra le mani e la schiena contro al muro. «No, posso stare ferma.. posso.. »
«Tu non puoi rimanere a metà, o avanti o indietro, ma indietro non si va»
Presi il telefono in fretta e digitai il suo numero, lui era l’unico in grado di proteggermi da loro, i miei mostri.
«Hayden dimmi sono al pub con i ragazzi » rispose Harry, con una voce strana, aveva bevuto, ne era certa.
«Harry! » urlai, con un filo di voce, un urlo strozzato, disperato.
«Hayden che succede? »
«Harry loro sono qui» urlai ancora, fra le lacrime.
«Non ti rendi conto che così lo allontani da te? »
«Stai rovinando una sua allegra bevuta con i suoi amici»
Avevano ragione. Lo sapevo. Riattaccai immediatamente, sentendo Harry urlare dall’altra parte del telefono parole incomprensibili.
«Lasciatemi stare, per favore! » urlai.
«Mai» risero.
 
Harry’s pov.

Ero sulla strada per casa di Hayden, ero ubriaco marcio e andavo ai 90 orari in una strada di città. Altro che multa, avrei perso la patente se mi avessero preso, ma non mi importava.
Hayden aveva bisogno di me. Erano tornati, i suoi mostri.
Solitamente aveva allucinazioni ogni volta era particolarmente turbata o stressata. Avevo pensato a lungo, e l’unico motivo per tale stress poteva solo essere quello: aveva visto le mie foto con Taylor.
Sapevo bene quanto fosse insicura e gelosa, ma non pensavo potesse rimanere così turbata.
Dovevo raggiungerla il prima possibile, dovevo chiarire, dovevo proteggerla, da me, da Taylor, dai suoi mostri, da sé stessa.
Arrivai in un tempo record di otto minuti. Ben dodici in meno rispetto al normale tragitto. Corsi alla porta, era chiusa. «Dannazione! » sbraitai. Sentivo Hayden urlare dalla finestra di camera sua. Mi arrampicai prontamente sull’edera che cresceva copiosa sulla rete attaccata al muro. Aprii la finestra ed entrai, Hayden era spalle al muro, dall’altra parte della camera.
«Harry? » mi riconobbe. Le corsi incontro e lo stesso fece lei. La strinsi forte a me, accarezzandole i capelli.
«Non ti faranno del male, Hay, te lo prometto. Non succederà, io sono qui, sono qui per te» sussurrai.
Lei piangeva, piangeva e piangeva interrottamente. «Non piangere Hayden, per favore, non posso vederti così! » sussurrai ancora.
Lei si staccò. «Scusa Harry, non dovevo chiamarti, eri coi tuoi amici e io mi intrometto sempre e lo so che prima o poi ti stancherai di me e del mio cuore ormai fermo» piagnucolò lei.
«Mai Hayden. Non dirlo mai più. Non lo farò Hayden. » sussurrai. Prendendole la testa fra le mani e facendole appoggiare il volto sul suo petto. Lei chiuse gli occhi, lo vedevo bene che stava lottando per non ascoltare le voci che le giravano intorno, e mi dannai perché per la fretta avevo dimenticato di prenderle gli antipsicotici (che lei non aveva portato da suo padre la mattina precedente, convinta non le sarebbero serviti). Lei si staccò e prese qualcosa dal suo zaino. La guardai con fare interrogativo, finché non tirò fuori il suo diario. Me lo porse.
«Leggi l’ultimo giorno, per favore» mi implorò, asciugandosi delle lacrime.
Lo presi in mano, confuso, non aveva mai voluto lo leggessi. «Per favore! » urlò lei, implorante.
Vederla in quello stato era bruttissimo, mi si spezzava il cuore. E la cosa che più mi frustrava era che quelle voci, quei mostri erano le sue più infime insicurezze, e non potendo sentirle non potevo aiutarla, non potevo dirle ciò che voleva sentirsi dire.
Presi fra le mie mani quel quadernone e presi l’ultima pagina.

40 giorni semi-morta. 
Mi sono svegliata al suono della pioggia che scroscia, il vento sussurra ed io penso a te. E tutte le lacrime che ho versato chiamano il tuo nome: quando avevo bisogno tu venivi.
Quando per me l’amore diventò cieco tu volesti farmi vedere. Vorrei poter stare tutta la vita con te, così che possa sapere che tu sei qui per me. Sei continuamente qui per me.
Ricordo ieri, camminavamo mano nella mano, ricordo tutte le notti insonni e i giorni con te senza fine. 
Mi ricorderò sempre di te, Harry. 
 
La guardai, cercava invano di asciugarsi le lacrime. Buttai il quadernone sul letto e la baciai, con tutto l’amore possibile, con tutto l’affetto che provavo per lei.
Sentii i suoi respiri farsi più calmi.
«sono ancora qui? » le chiesi, staccandomi da quelle morbide labbra. Lei scosse la testa. «Dall’altra parte del mondo, non mi importa, sarò da te in due minuti ogni qualvolta mi chiamerai. Ricordatelo sempre Hayden» lei mi guardò a lungo negli occhi, poi sorrise «Lo so» rispose.
Le sorrisi, e le lasciai un leggero bacio sulle labbra.
«Ricordami di prendere gli antipscotici, però» disse, ridendo.
Io risi «lo farò, ma ora vai a dormire»
«E tu? » mi chiese.
«Dormirò al tuo fianco tutta la notte, così che i mostri non tornino più» risposi.
Lei si avvicinò a me, alzandosi sulle punte «ti ho mai detto che ti amo? » mi chiese, a fior di labbra. «Credo di sì» risposi, ridendo. Per poi baciarla.
 
Ci infilammo entrambi sotto il suo letto, e cantando Angels Hayden si addormentò.
Sdraiato vicino a lei, sentivo il suo cuore battere, anche se lei non lo sapeva ancora.
Presi un foglio dal suo quadernone e scrissi delle righe, poiché al suo risveglio io non ci sarei stato.
 
Cara Aida,
Potrei stare sveglio tutta la notte, solo per sentirti respirare, guardarti sorridere mentre dormi, quando sei via nei sogni. Potrei trascorrere la mia vita in questa dolce arresa, potrei stare perso in questo momento per sempre.
Perché ogni momento che trascorro con te è un momento che tengo caro.
Sdraiato al tuo fianco, mi chiedo cosa sogni, se sono io ciò che vedi.
 
La guardai a lungo, per poi baciarle gli occhi, e ringraziare Dio per avervi mandato un angelo come lei, lo ringraziai perché ero con lei.
 
E io voglio stare con te, in questo momento e per sempre, per sempre e sempre.
Non voglio chiudere gli occhi, non voglio addormentarmi, perché mi mancheresti e non voglio perdermi nulla. Perché anche se ti sognassi, il sogno più dolce non ti basterebbe, mi mancheresti lo stesso, e non voglio perdermi nulla.
Non voglio perdermi neanche un sorriso, neanche un sorriso, voglio solo stare con te, proprio qui, così. Voglio stringerti forte e sentirti così vicino a me, e stare qui, perso in questo momento per il resto della mia vita. Giuro che non ti lascerò mai sola, vivrei per un tuo sorriso e morirei per un tuo bacio.
Al tuo risveglio non ci sarò più, ma ci vedremo presto, lo giuro.
                                                                                                                           Per sempre tuo, Harry.
 
 
 
 
Hey oh (here she goes (?) )
Come va? Io bene. Perché? 68 RECENSIONI.
Vi amo tutti.
Comunque siaa, partiamo col dire che man mano che scrivo i capitoli mi deprimo sempre di più perché ci avviciniamo alla fine.
Non vi dirò non piangete, perché non tutte le lacrime sono un male(?).
 
Non piangete? Oddio ma chi mi credo di essere..
 
Tornando a noi! Dato che ho visto che la storia vi piace tanto, ho deciso che una volta terminata questa, in contemporanea (o in seguito) a ‘La legge dei colori complementari.’ – per chi non sa cosa sia, è la nuova storia che pubblicherò una volta finita questa di cui ho accennato qualcosa nello spazio autrice del capitolo precedente – creerò il sequel di questa storia! (sì, lo so, i sequel non sono mai belli come il primo)
Il titolo pensò sarà ‘I wanna hear you say «I remember you»’ o l’equivalente italiano ‘Voglio sentirti dire «Mi ricordo di te»’, sarà un po’ avanti con gli anni, ma non vi anticipo nulla (se no vi anticiperei il finale di questa). Spero fermamente che la leggerete tutti.
 
Detto questo, vorrei consigliarvi alcune storie, di mia spontanea volontà e no, non è un metodo per ottenere pubblicità in cambio, non la voglio, voglio solo sottolineare quanto sono brave queste autrici.
 
Mi sono innamorata di quello che pensavo fosse mio fratello.
Lei: Lottie Tomlinson
Studentessa | Sedicenne | Innamorata
Lui: Louis Tomlinson
Popstar | Idolo di milioni di teenager | Ventiduenne | Innamorato
Lui, fratello maggiore di lei.
Lei, sorella minore di lui. 
Lui, le vuole un gran bene.
Lei, lo ama immensamente.
Lui, un giorno lo scopre.
Lei, un giorno, scopre che i suoi genitori le hanno mentito. 
Lottie scoprirà la verità.
Una verità che le cambierà la vita.
Una verità tanto brutta quanto bella.

Nemesis.

Vista così la mia vita sembra perfetta, no? Una semplice diciottenne che ha un ragazzo fantastico, una bella casa, una bella famiglia e una bella scuola. Ma invece c’è qualcosa sotto tutto questo. Una nemesi, una persona capace di cambiarmi l’umore solo guardandomi, una persona capace di farmi terrore solo pronunciando una parola, una persona che mi perseguita da anni.
Lui è la mia nemesi, la mia paura, lui è Niall James Horan.

 
H2
“Io mi sto innamorando di te.” Le disse il riccio naufragando dolcemente nei suoi occhi chiari.
Lei non risposte, ma agì. Baciò con lentezza il viso del cantante. Si soffermò sul naso, sulla mandibola, sulle palpebre, sulla fronte, per poi fermarsi a un millimetro dalla bocca.
 
“Sta succedendo anche a me, Harry.” La rossa non diede tempo di gioire al ragazzo: subito unì le loro labbra. 
Incerta, assaporò il suo sapore. Quando le mani di lui scivolarono lungo la sua schiena, Harmonie sentì l'adrenalina aumentare. Prendendo consapevolezza, ricordando cosa si provasse a baciare, lambì le labbra del ragazzo con più forza. Lui intanto non riusciva a muoversi: nessuna lo aveva trattato con così tanto amore. 

Harmonie sa perfettamente cosa siano l'abbandono e la tristezza. 
Proprio quando tutto sembra crollare per sempre, Harry la fa tornare a vivere davvero, facendola entrare in un "mondo" che in fondo, le appartiene. 
Nella Fanfic sono presenti parenti e amici dei ragazzi, famosi e non. 
[LittleMix, EdSheeran, TaylorSwift, 5Sos, collaboratori principali della band.]

“Ragazzi, salutate gli H²!” Disse Niall divertito.
“Acca alla seconda?!” La rossa lo fissò allibita.

 
Demons.
Cherry Miles è la tipica ragazza casa e chiesa: voti perfetti, fidanzato perfetto, vita perfetta.
Ma non tutto è come sembra, e Cherry potrebbe rivelarsi più interessante di ciò che sembra.
Soprattutto se Harry Styles si mette in testa di tornare nella sua vita, insieme ai demoni del suo passato
.
 
The Challenge.
In un futuro dove cinque ragazzi che hanno segnato la storia del talent show più famoso del Regno Unito passano di moda dopo qualche anno, i One Direction siedono accanto a Simon Cowell al tavolo dei giudici di xFactor.
Amber Light, una ventiduenne che viene da Londra con il fratello, partecipa alle audizioni a causa di una scommessa con Alexis Light, e, incredibilmente, passa con cinque sì e un no.
Quel no è da parte di Niall Horan.
Il biondo, infatti, farà di tutto per non far vincere Amber, che diventa ogni settimana più determinata ad arrivare fino alla fine, ma verrà ostacolato dal talento della ragazza e dall'aiuto nei suoi confronti da parte di Harry Styles, altro componente della giuria.
Riuscirà Amber a combattere e vincere contro tutti i no di Niall Horan?
Capirà perché Niall continua a volerla ostacolare?
E gli altri ragazzi si faranno influenzare dai ragionamenti contorti di quest'ultimo?
Ed Harry? Perché si dimostra tanto affezionato alla protagonista?
Ma soprattutto, Amber riuscirà a realizzare il suo sogno?

Detto questo, ciao dolcine

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV: Don't make it bad, take a sad song and make it better. ***


Capitolo XIV: Don't make it bad, take a sad song and make it better.

Hayden’s pov.
Quando mi svegliai, quella mattina, Harry non c’era più. Trovai una foglio sul comodino, lo presi in mano.
 
Cara Aida, 
Potrei stare sveglio tutta la notte, solo per sentirti respirare, guardarti sorridere mentre dormi, quando sei via nei sogni. Potrei trascorrere la mia vita in questa dolce arresa, potrei stare perso in questo momento per sempre. 
Perché ogni momento che trascorro con te è un momento che tengo caro. 
Sdraiato al tuo fianco, mi chiedo cosa sogni, se sono io ciò che vedi.
E io voglio stare con te, in questo momento e per sempre, per sempre e sempre. 
Non voglio chiudere gli occhi, non voglio addormentarmi, perché mi mancheresti e non voglio perdermi nulla. Perché anche se ti sognassi, il sogno più dolce non basterebbe, mi mancheresti lo stesso, e non voglio perdermi nulla.
Non voglio perdermi neanche un sorriso, neanche un bacio, voglio solo stare con te, proprio qui, così. Voglio stringerti forte e sentirti così vicino a me, e stare qui, perso in questo momento per il resto della mia vita. Giuro che non ti lascerò mai sola, vivrei per un tuo sorriso e morirei per un tuo bacio. 
Al tuo risveglio non ci sarò più, ma ci vedremo presto, lo giuro.
 
                                                                                                    Per sempre tuo, Harry. 
 Quel ‘per sempre’ mi percorse come un brivido lungo la schiena.
«Per sempre» ripetei, con le labbra, sorridendo.
Mio padre entrò in camera «Hayden, vieni, dobbiamo andare» mi richiamò.
 
 
Era ormai ora di pranzo, tutte le pratiche per l’affidamento mio e dei gemelli erano state svolte, la sera stessa saremmo tornati da papà. Harry mi stava venendo a prendere fuori dall’ufficio dell’avvocato, sarei andata a mangiare da lui.
Finalmente vidi la sua Range Rover nera comparire nel viale, si fermò, salii e mi voltai a guardare quegli occhi verdi che tanto amavo. Lui sostenne il mio sguardo, finché un sorriso imbarazzato non comparve sulle sue labbra. «Perché mi guardi così? » mi chiese.
«Pensavo»
«A cosa? »
«Che la cosa peggiore che mi possa capitare sia morire, del tutto, e sapere di averti guardato negli occhi una volta soltanto» risposi, calma, impassibile.
Lui si allungò verso di me, lasciandomi un lieve bacio a fior di labbra, poi mise in moto e partimmo.
Arrivammo a casa sua esattamente per l’ora di pranzo.
A grande sorpresa di Harry, però, il suo ‘tanto caro’ coinquilino Louis aveva invitato il resto della banda, mandando così a puttane l’idea di un pranzetto romantico solo io e lui.
«Ciao Hay! » mi salutarono tutti. «Ciao» risposi, sorridendo.
Pranzammo con del cibo da sporto preso da Nando’s e iniziammo a parlare del più e del meno.
«Suoni qualcosa? » mi chiese Niall.
«Piano, chitarra e flauto traverso» risposi.
«Wow» commentò Louis.
«Ci fai sentire qualcosa, carotina? » mi chiese Louis. «Beh.. » farfugliai. Harry rise, mi prese per mano, conducendomi in una sala che non avevo mai visto. C’erano innumerevoli strumenti, chitarre di ogni tipo, due batterie, qualche tamburello, poi eccolo. Un bellissimo piano a coda.
 
Harry’s pov.
«è bellissimo» disse Hayden accarezzando i tasti «Posso? » mi chiese, come stesse dicendo qualcosa di sbagliato. Io annuii, ci sedemmo vicini, sulla piccola panca al centro.
Lei posizionò le mani e iniziò a suonare qualche accordo.
«Hey Jude? » chiesi, riconoscendo la canzone. Lei annuì, sorridendo.
«Cantala» dissi, serio, con un tono che non ammetteva obbiezioni, ma con un accenno di dolcezza.
Lei si fermò.
 
Hey Jude
 
Riprese a suonare.
 
don't make it bad,
Take a sad song and make it better.
Remember to let her into your heart,
Then you can start to make it better. 
 
Si fermò. Niall prese la chitarra e iniziò a suonare con lei.
 
Hey Jude
 
Continuai io a cantare, facendole intendere che le mie labbra dicevano Jude, ma il mio cuore cantava il suo nome.
 
don't be afraid,
You were made to go out and get her.
The minute you let her under your skin,
Then you begin to make it better.
 
Liam ci raggiunse, continuando a cantare al posto mio, mentre Den faceva il coro.
 
And any time you feel the pain,
Hey Jude, refrain,
Don't carry the world upon your shoulders.
For now you know that it's a fool
Who plays it cool by making his world a little colder.
 
Louis e Zayn si unirono, e cantammo tutti insieme.
 
Da da da da da da da da da da
 
Zayn cantò il verso successivo, mentre Louis suonava a tempo il tamburello.
 
Hey Jude, don't let me down,
You have found her, now go and get her.
Remember to let her into your heart,
Then you can start to make it better.
 
Cantammo tutti insieme il ritornello.
 
So let it out and let it in,
Hey Jude, begin,
You're waiting for someone to perform with,
And don't you know that it's just you,
Hey Jude, you'll do.
The movement you need is on your shoulder.
Da da da da da da da da da da
 
Il verso finale lo cantammo solo io ed Hayden.
 
Hey Jude, don't make it bad
Take a sad song and make it better
Remember, to let her under your skin
Then you'll begin to make it better
 
Alla fine applaudimmo tutti insieme. Hayden aveva le lacrime agli occhi e mi abbracciò.
 
Uscimmo da casa mia alle tre del pomeriggio, volevo portarla a vedere il London Eye, una giornatina romantica solo io e lei, prima che partisse per tornare a vivere da suo padre.
«Allora, mi vuoi dire dove andiamo? » mi chiese, ancora una volta.
«No» risposi, con sorriso beffardo.
Quando finalmente la nostra meta le fu chiara si portò una mano a coprire la bocca. «Ommioddio Harry! » mi saltò al collo non appena scendemmo dall’auto. Io mi misi a ridere, sostenendo le sue gambe che aveva aggrappato dietro la mia schiena, lei avvicinò le sue labbra alle mie e mi baciò, con passione, facendo roteare, scontrare, giocare le nostre lingue. Dio se ci sapeva fare.
 
Pagai il biglietto il doppio per lasciarci soli in una navetta.
Entrammo e quando la ruota panoramica partì lei si strinse forte a me.
«Hai paura? » le chiesi.
«No, perché ci vuole una scusa per stringerti a me? » mi chiese. Io risi «No, mai» le sussurrai, per poi baciarle le labbra.
«Guarda che bel paesaggio! » mi disse, indicando l’esterno e appoggiandosi a un finestrino.
«Già» dissi, cingendole la vita con le mie braccia, iniziando a baciarle le spalle, poi il collo. La sentii gemere quando iniziai a morderle la pelle, succhiando. Quando completai il mio lavoretto, si toccò il punto rosso sul collo. «Sei una grandissima testa di cazzo» mi disse, poi prese a ridere, ed io con lei.
Si avvicinò a me e mi riservò lo stesso trattamento, almeno io credevo, finché non mi morse la pelle.
«Ahia! » urlai.
«Così impari, stronzo! » mi rispose. Guardai i segni rossi dei suoi denti infilati nella mia pelle.
«Stronzo a chi? » chiesi, prendendola in braccio, a mo’ di sacco di patate, e facendola roteare per quella navetta. «Harry fammi scendere! » urlava, fra le risate.
«No se non mi chiedi scusa! » risposi.
«Va bene, scusa! » urlò, così io mi fermai e la feci scendere da quella giostra improvvisata.
«Ti odio» mi disse.
«Come siamo bugiardi» le risposi. Lei si mise a ridere, per poi baciarmi passionalmente sulle labbra.
 
La corsa finì e uscimmo dalla navetta, le diedi degli occhiali da sole, dei Rayban neri scuri, gli stessi che indossavo io.
Rientrammo in auto e la accompagnai a casa Wilde per prendere la sua roba.
«Ci vediamo, domani? » le chiesi.
«Certo Hazza» mi rispose, baciandomi sulle labbra, per poi scendere dall’auto.
 
Hayden’s pov.
Presi le chiavi di casa e aprii silenziosamente la porta, probabilmente la nonna stava dormendo sul divano, non volevo svegliarla. Così era, infatti, però c’era qualcun altro, in casa. Sentii la voce di Olive dalla cucina, stava parlando al telefono.
«Sì, non vivranno più qui, menomale, poi Hayden mi sta dando i nervi, non la sopporto più, fa tutto di testa sua e continua a dire di esser morta, vorrei tanto che fosse davvero morta assieme a Dave»
Sentii una grande fitta allo stomaco, come poteva dire queste parole? Lei era mia madre!
«Non posso crederci» affermai, entrando in cucina.
Lei si girò «Oh Dio Hayden da quanto tempo sei qui? » mi chiese.
«Da abbastanza, sei una troia, io ti odio, vorrei che tu e papà non vi foste mai conosciuti, tu non sei mia madre! » le urlai. Per poi uscire di casa, correndo, svegliando anche mia nonna.
«Torna indietro brutta puttana! » mi urlò Olive, io non la ascoltai e continuai a correre, presi il telefono.
«Harry»
«Già ti mancavo? » mi rispose, allegro.
«Puoi tornare indietro? Ho bisogno di te»
Dopo pochi minuti Harry era di nuovo davanti a casa mia, salii in auto e lo abbracciai.
«Piccola che è successo? » mi chiese.
«Quella puttana di mia madre, ha detto che avrebbe preferito che fossi morta anche io del tutto! » urlai io, fra le lacrime.
«Sh sh, non piangere» mi sussurrò, accarezzandomi i capelli. «Adesso vieni da me, ti calmi e quando ti sentirai pronta tornerai a casa, prenderai le tue cose e tornerai a vivere da tuo padre, e mai più vedrai quella vipera, te lo giuro» mi sussurrò. Io annuii.
Lui mise in moto e ripartimmo. Aveva una mano sul volante ed una sulle marce. Si voltò a guardarmi, ero tutta raggomitolata su me stessa. Lui mi prese un mano, io gliela strinsi forte e lui mi sorrise.
«Perché sorridi? » gli chiesi.
«Non sai quanto amo queste piccole cose che fai, mi dici ti amo senza una parola, e non potresti rendermi più felice» mi rispose. Io sorrisi, provai a chiudere gli occhi, ma la suoneria del mio telefono interruppe i miei pensieri.
«Pronto, Lena? » risposi.
«Guarda su internet le foto di oggi di Harry» mi disse, velocemente, per poi riattaccare. Io non capii, ma entrai su internet e col telefono cercai le immagini di Harry di questo pomeriggio.
«Porca di quella puttana troia inculata da un toro inferocito» urlai.
«Cosa c’è, Hay? » mi chiese Harry. «Cosa c’è? Le nostre foto Harry, ci sono nostre foto su internet! »





Heeeeey brothers (?)
no, si ok. Alzi la mano chi non vede l'ora di sentire la scenata della Swift nel prossimo capitolo!
No aspetta, le mani non le posso vedere.. 
Recensisca chi non vede l'ora di sentire la scenata della Swift nel prossimo capitolo!
Non vedo l'ora muahahah
Tre capitoli, miei cari. Tre capitoli ci separano dalla fine, ma non temete, perché i primi tre capitoli di 'I wanna hear you say "I remember you"/Voglio sentirti dire "mi ricordo di te" ' sono già pronti! (per chi non lo sa, è il titolo del sequel, anzi mi fareste un gran favore a dirmi la vostra opinione su quale dei due sia più carino)
Non vedo l'ora di pubblicarla, davvero:')
Vedremo tanti bei nuovi personaggi, chi simpatici e chi no, e il rapporto fra Hayden e i gemelli sarà molto più forte (soprattutto con Axel) che è in assoluto una delle cose che preferisco del sequel. 
In contemporanea con l'ultimo capitolo vi lascerò l'introduzione, beh, ed ora passiamo alle mie tenere e dolci storie preferite delle mie autrici preferite (♥):

Mi sono innamorata di quello che pensavo fosse mio fratello.
Lei: Lottie Tomlinson
Studentessa | Sedicenne | Innamorata
Lui: Louis Tomlinson
Popstar | Idolo di milioni di teenager | Ventiduenne | Innamorato
Lui, fratello maggiore di lei.
Lei, sorella minore di lui. 
Lui, le vuole un gran bene.
Lei, lo ama immensamente.
Lui, un giorno lo scopre.
Lei, un giorno, scopre che i suoi genitori le hanno mentito. 
Lottie scoprirà la verità.
Una verità che le cambierà la vita.
Una verità tanto brutta quanto bella.

Nemesis.

Vista così la mia vita sembra perfetta, no? Una semplice diciottenne che ha un ragazzo fantastico, una bella casa, una bella famiglia e una bella scuola. Ma invece c’è qualcosa sotto tutto questo. Una nemesi, una persona capace di cambiarmi l’umore solo guardandomi, una persona capace di farmi terrore solo pronunciando una parola, una persona che mi perseguita da anni.
Lui è la mia nemesi, la mia paura, lui è Niall James Horan.

 
H2
“Io mi sto innamorando di te.” Le disse il riccio naufragando dolcemente nei suoi occhi chiari.
Lei non risposte, ma agì. Baciò con lentezza il viso del cantante. Si soffermò sul naso, sulla mandibola, sulle palpebre, sulla fronte, per poi fermarsi a un millimetro dalla bocca.
 
“Sta succedendo anche a me, Harry.” La rossa non diede tempo di gioire al ragazzo: subito unì le loro labbra. 
Incerta, assaporò il suo sapore. Quando le mani di lui scivolarono lungo la sua schiena, Harmonie sentì l'adrenalina aumentare. Prendendo consapevolezza, ricordando cosa si provasse a baciare, lambì le labbra del ragazzo con più forza. Lui intanto non riusciva a muoversi: nessuna lo aveva trattato con così tanto amore. 

Harmonie sa perfettamente cosa siano l'abbandono e la tristezza. 
Proprio quando tutto sembra crollare per sempre, Harry la fa tornare a vivere davvero, facendola entrare in un "mondo" che in fondo, le appartiene. 
Nella Fanfic sono presenti parenti e amici dei ragazzi, famosi e non. 
[LittleMix, EdSheeran, TaylorSwift, 5Sos, collaboratori principali della band.]

“Ragazzi, salutate gli H²!” Disse Niall divertito.
“Acca alla seconda?!” La rossa lo fissò allibita.

 
Demons.
Cherry Miles è la tipica ragazza casa e chiesa: voti perfetti, fidanzato perfetto, vita perfetta.
Ma non tutto è come sembra, e Cherry potrebbe rivelarsi più interessante di ciò che sembra.
Soprattutto se Harry Styles si mette in testa di tornare nella sua vita, insieme ai demoni del suo passato
.
 
The Challenge.
In un futuro dove cinque ragazzi che hanno segnato la storia del talent show più famoso del Regno Unito passano di moda dopo qualche anno, i One Direction siedono accanto a Simon Cowell al tavolo dei giudici di xFactor.
Amber Light, una ventiduenne che viene da Londra con il fratello, partecipa alle audizioni a causa di una scommessa con Alexis Light, e, incredibilmente, passa con cinque sì e un no.
Quel no è da parte di Niall Horan.
Il biondo, infatti, farà di tutto per non far vincere Amber, che diventa ogni settimana più determinata ad arrivare fino alla fine, ma verrà ostacolato dal talento della ragazza e dall'aiuto nei suoi confronti da parte di Harry Styles, altro componente della giuria.
Riuscirà Amber a combattere e vincere contro tutti i no di Niall Horan?
Capirà perché Niall continua a volerla ostacolare?
E gli altri ragazzi si faranno influenzare dai ragionamenti contorti di quest'ultimo?
Ed Harry? Perché si dimostra tanto affezionato alla protagonista?
Ma soprattutto, Amber riuscirà a realizzare il suo sogno?

Ciao dolcine

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Capitolo 15
*** Capitolo XV: When your words mean nothing I go la la la. ***


Capitolo XV: When your words mean nothing I go la la la.

«Da questo pomeriggio girano foto del leader della band internazionale One Direction, Harry Styles, con una ragazza che NON è la sua fidanzata ufficiale. Dopo qualche ricerca si è venuti a sapere l’identità della misteriosa mora con cui Styles ha passato il pomeriggio: è Hayden Wilde, figlia di un collaboratore della Modest. Che sia una nuova trovata per fare pubblicità? E la fidanzata ufficiale di Styles, Taylor Swift, cosa ne pensa? »
In quell’istante ricevetti una chiamata da Olive.
Decisi di rispondere.
«Brutta puttana che non sei altro, prima scappi e poi questo? Hai intenzione di rovinarmi il lavoro e la vita? »
«Sì» risposi, fredda, per poi riattaccare. Ero sul divano della casa di Harry, con noi c’erano tutti i ragazzi, Harry mi abbracciava, era un pessimo momento, per entrambi.
«è tutta colpa mia, avremmo dovuto essere più cauti.. » iniziai io.
«No, tranquilla, non è colpa tua, sono io che ho sbagliato.. » tentava di calmarmi Harry, stringendomi a sé.
Una nuova telefonata, da Lena.
«Lena? » risposi.
«Hayden come stai? Ho appena visto la tv.. »
«Sono stata decisamente meglio»
«La Swift con tutte le sue Swiftie sono su di giri, vi stanno insultando su twitter manco aveste ucciso la regina»
«Lo so.. » risposi, triste.
«Dove sei? Ti raggiungo»
«Sono a casa di Harry » staccai il telefono dall’orecchio. «Può venire Lena? » chiesi.
«La vado a prendere» annunciò Niall, alzandosi.
«Ti sta venendo a prendere Niall, ci vediamo dopo Lena» riattaccai io.
Ci fu silenzio fra noi, non appena Niall uscì. Nessuno sapeva che dire, eravamo in una situazione di merda. Io stavo di merda. A nessuno piacerebbe esser chiamata puttana, tanto più dalla propria madre.
«Hayden? » mi chiamò qualcuno, alzai lo sguardo dal pavimento e vidi che quella voce proveniva da Louis.
«Sì? »
«Stai tranquilla, carotina, ok? » mi disse. Io annuii, cercando di seguire il suo consiglio.
Harry continuava a buttare giù a Taylor, che lo chiamava in continuazione.
«Chiamo Paul» disse Liam, prendendo il telefono e digitando il numero di Paul, per poi mettere il vivavoce.
«Liam Harry è lì con te? » disse Paul dopo neanche due squilli.
«Sono qui Paul» disse Harry»
«Harry hai fatto un gran casino»
«Lo so Paul, mi dispiace, dovevo stare più attento.. » tentò di giustificarsi Harry.
«Paul sono Hayden, non prendertela con Harry, è tutta colpa mia, mi assumo tutte le responsabilità, sono io che l’ho baciato in pubblico, è tutta colpa mia, non di Harry» dissi, tutto d’un fiato.
«Hayden stai tranquilla, non ce l’ho con nessuno di voi» rispose Paul, calmo «l’unica cosa che mi preoccupa è tua madre»
«Lei non è mia madre» risposi io.
«Beh, Olive è furiosa, con entrambi e anche con me, dovete venire immediatamente alla Modest, Harry, domani mattina hai un intervista con il resto della band, devi chiarire tutto, e buona fortuna con Taylor» disse Paul, per poi riattaccare.
«Chiama Niall, digli di raggiungerci alla Modest» disse  Harry, per poi prendere la giacca. Ci alzammo tutti insieme, poi salimmo in macchina. Harry mi stringeva forte la mano, forse per farsi forza.
Davanti alla Modest c’erano decine di paparazzi impazziti. Scendemmo dall’auto e Paul ci fece spazio fra questi, assieme a due bodyguard.
Entrammo dentro la Modest e c’era un gran trambusto.
«Harry! » sentimmo urlare una vocina isterica e irritante. O merda, il cyborg.
«Avevi detto che non c’era niente tra te e Hayden eh? È soltanto una ragazzina! Ma ti rendi conto di cosa hai combinato? Ora tutti penseranno che sono solo una stupida cornuta! E di te che sei un puttaniere! Bravo, complimenti, sei riuscito a rovinare tutto di nuovo, sei uno stupido, un’incapace, sei solo un bambino viziato che deve sempre avere tutto e subito! Se l’amavi tanto potevi aspettare almeno di chiudere con me prima di metterti con quella! »
Taylor continuava ad urlare e Harry era troppo triste per rispondere a tono, troppo pentito, troppo colmo di sensi di colpa. Le sembrava un bambino che si era appena sporcato col fango assieme alla sua migliore amica ed era andato incontro alla madre, e questa non capiva che non sarebbe servito urlargli contro ma lasciarlo sbagliare.
 
«Dave ha smesso di piovere! » urlai, dalla finestra in soggiorno. Dave non perse tempo e si mise a correre giù per le scale, mettemmo l’impermeabile e uscimmo fuori, in giardino, a giocare a calcio nel campetto.
«E Wilde segnaa» urlai io correndo per tutto il campo, essendo riuscita a tirare in porta, finché non scivolai in una pozzanghera e per tenermi mi aggrappai alla manica di Dave, facendo cadere così anche lui.
Ci mettemmo a ridere come pazzi e a sporcarci l’un l’altro la faccia. «Sei tutto sporco! » dissi. «Anche tu! » rispose.
«Brutte pesti! Mi toccherà lavarvi di nuovo i vestiti! Chi vi ha detto di uscire a giocare!? » urlava Olive, uscendo dalla porta di casa, infuriata.
«Olive, sono solo bambini, è normale che giochino così» ci giustificò papà.
«Tu stai zitto! » gli urlò contro.
Avevo otto anni. Dave ne aveva dieci. Un mese dopo i nostri genitori si separarono.
 
«Taylor.. basta» sussurrai. Lei si fermò e mi guardò come se stesse guardando un cadavere. Aspetta, lo sono!
«Insultare Harry non migliorerà le cose, non vedi come sta male, la colpa è mia Taylor, se te la devi prendere con qualcuno prenditela con me… » dissi, con un filo di voce.
Lei mi fissò a lungo. Sembrava essersi calmata. «posso parlarti in privato? » mi chiese. Io annuii, per poi seguirla.
«Come credi mi senta, io? » mi chiese, con le lacrime agli occhi.
«Ed io? Quella che dovrebbe essere mia madre mi ha appena dato della puttana, tutti pensano io sia la zoccola con cui Harry ti ha spezzato il cuore, siamo andati a fondo tutti, in questa situazione, e litigare fra di noi non ci solleverà» lei rimase in silenzio.
«So che è più facile, quando c’è qualcuno da incolpare, ma non puoi incolpare Harry perché mi ama, non puoi incolparmi perché mi sono innamorata di lui, Taylor non sempre c’è qualcuno da incolpare»
«Ma io lo amo Harry! Non te ne rendi conto? » mi urlò, in lacrime.
Feci qualcosa che mai avrei pensato di fare, MAI in tutta la mia vita. La abbracciai, mentre lei mi piangeva sulla spalla.
«Non troverò mai qualcuno come lui, mai» piangeva lei.
«Shh, non dire così, Taylor, parli così perché hai il cuore spezzato, ma l’amore troverà il modo di tornare da te, te lo prometto»  
«Grazie Hayden, sei troppo buona»
Sì, sì lo so.
 
Eravamo chiusi dentro a quell’edificio, Olive urlava come una pazza mentre i paparazzi accerchiavano la Modest. Paul tentava inutilmente di calmarla, Harry mi stringeva forte, mentre Taylor si torturava le mani togliendosi lo smalto dalle unghie con le unghie dell’altra mano. Louis mangiava una carota dopo l’altra, la stessa cosa faceva Niall, appena arrivato con Lena, ma a differenza di Louis mangiava di tutto. Lena era intenta a tenere sotto controllo Twitter, le Swiftie e le Directioner, Liam parlava al telefono con Danielle, cercando di spiegarle il motivo dell’annullamento del loro appuntamento, mentre Zayn messaggiava con la sua Perrie, che in quel momento si preparava ad un concerto a Liverpool assieme al resto delle Little Mix.
«è tutta colpa tua, sei stata solo un errore, un preservativo rotto, ecco cosa sei! » mi urlava Olive, io ero impassibile, non piangevo, la guardavo con sguardo apatico. Le sue parole diventavano soffuse, quasi inudibili, chiusi gli occhi.  
«I’m covering my ears like a kid.. » canticchiai, a basso volume, lentamente, scandendo ogni parola.
«When your words mean nothing, I go la la la.. » continuai, aprendo gli occhi, vidi Olive confusa.
« I’m turning off the volume when you speak!» mi alzai in piedi, guardandola negli occhi.
«Cause if my heart can’t stop it, I find a way to block it I go» feci dei passi verso di lei, mentre Olive indietreggiava, quasi spaventata.
«Lala, la la la la la lalala lala! » urlai.
«Taci, non parlare, quando sputi il tuo veleno, tieni la bocca chiusa. Odio quando sibili e parli, non riesco a trovare il tuo lato positivo. Non intendo giudicare, ma quando cerchi di gestire la mia vita è stancante. Quando è troppo è troppo» tutti rimasero a bocca aperta. Nessuno si era mai azzardato a parlarle così, nessuno in tutta la sua vita. «Non sei mai stata  una buona moglie, non sei mai stata una buona madre, non sei una brava manager, se un giorno ci sarà qualcosa, qualsiasi cosa che riuscirai mai a far bene, allora sarei felice di non sapere cosa sia» terminai, per poi uscire dalla Modest, fra gli sguardi di tutti. D’un tratto sentii la presenza di qualcuno alla mia destra, mi girai. La bionda era al mio fianco, mi stava sorridendo, mi prese la mano e mi accompagnò fuori dalla Modest, fra quel mucchio di paparazzi che aspettavano solo una nostra parola.
«Hayden, giusto? » non feci in tempo ad annuire che quel paparazzo fu spinto via da una giornalista «Allora, Hayden, cosa è successo tre te, Harry e Taylor? »
«Hayden è una persona magnifica» rispose Taylor. «E ama Harry tanto quanto lui ama lei, io ero quella di troppo, non lei» fui sorpresa da quelle parole, la guardai a lungo, per poi sorriderle. Lei mi sorrise esageratamente, per poi accompagnarmi fuori da quella massa di gente. Non volevo stare con Harry, ne con i ragazzi, ne con Lena. Volevo stare un po’ con Taylor, perché dopo averla odiata per tutto quel tempo, ora mi sembrava di conoscerla da una vita.
Mi accompagnò in auto in casa mia, presi la mia roba e uscii, poi mi accompagnò fino a casa di mio padre.
«Sei diversa, da come ti credevo»
Lei rise «Spero in senso positivo»
Io sorrisi «è molto positivo»
«Solitamente appaio per quello che non sono, e molti mi giudicano male, anche se sì, ammetto di essere parecchio gelosa dei miei fidanzati»
Prendemmo a ridere. «Succede, anche io sono gelosa di Harry» risposi. Arrivammo a casa mia.
«Ciao Tay, e grazie del passaggio» la salutai.
«Buonanotte Hay» mi salutò lei, sorridendomi, per poi ripartire per Londra. Io entrai in casa.
«Hayden! » mi salutò mio padre, correndomi incontro. Con lui mi corsero incontro anche i gemelli. «Hey va tutto bene» dissi, sorridendo.
«Vado di sopra, notte! » lo salutai io. Era incredibile come l’aria fosse improvvisamente cambiata, mi sembrava tutto più allegro, più felice, nonostante tutto. Presi un foglio e iniziai a scrivere.
 
41 giorni semi-morta.
Taci, non parlare, quando sputi il tuo veleno, tieni la bocca chiusa. Odio quando sibili e parli, non riesco a trovare il tuo lato positivo. Non intendo giudicare, ma quando cerchi di gestire la mia vita è stancante. Quando è troppo è troppo.
Mi sto tappando le orecchie come un bambino, quando le tue parole non significano nulla faccio la la la.
Tolgo il volume quando parli perchè se il mio cuore non riesce a fermarti, trovo un modo di bloccarti, faccio la la la.
 
 
La gente è strana, prima si odia e poi si ama. ~T.


 
Heeeey sister, do you still believe in love I wonder? 
Apparte il mio classico schizzo. 
L'avrei immaginata più brutale la Swift incazzata, però mi sono sentita in colpa, nessuno può essere odiato più di Olive. NESSUNO - non sto parlando del sequel, si signore e signori, ci sarà qualcuno di più odiabile di Olive! - 
Cooomunque, eh sì, la Swift passa dalla parte dei buoni. 
Odio odio odio odio la big Wilde. Sì, lo so, è un personaggio inventato da me, MA MI LASCIATE IL LIBERO DIRITTO DI ODIARLA?

Comunque sia, preferite leggere prima 'La legge dei colori complementari.' o 'Voglio sentirti dire "Mi ricordo di te"'?
Non so quale pubblicare primaaaa. 
Non rispondete 'insieme!' perché non riuscirei a gestirle tutte e due. 
Quiiindi, a voi la scelta, per me è indifferente, il primo capitolo di entrambe è già pronto. 

Non ho nulla da aggiungere, come sempre, vi lascio le mie storie preferite delle mie autrici preferite, ciao dolcine


Mi sono innamorata di quello che pensavo fosse mio fratello.
Lei: Lottie Tomlinson
Studentessa | Sedicenne | Innamorata
Lui: Louis Tomlinson
Popstar | Idolo di milioni di teenager | Ventiduenne | Innamorato
Lui, fratello maggiore di lei.
Lei, sorella minore di lui. 
Lui, le vuole un gran bene.
Lei, lo ama immensamente.
Lui, un giorno lo scopre.
Lei, un giorno, scopre che i suoi genitori le hanno mentito. 
Lottie scoprirà la verità.
Una verità che le cambierà la vita.
Una verità tanto brutta quanto bella.

Nemesis.

Vista così la mia vita sembra perfetta, no? Una semplice diciottenne che ha un ragazzo fantastico, una bella casa, una bella famiglia e una bella scuola. Ma invece c’è qualcosa sotto tutto questo. Una nemesi, una persona capace di cambiarmi l’umore solo guardandomi, una persona capace di farmi terrore solo pronunciando una parola, una persona che mi perseguita da anni.
Lui è la mia nemesi, la mia paura, lui è Niall James Horan.

 
H2
“Io mi sto innamorando di te.” Le disse il riccio naufragando dolcemente nei suoi occhi chiari.
Lei non risposte, ma agì. Baciò con lentezza il viso del cantante. Si soffermò sul naso, sulla mandibola, sulle palpebre, sulla fronte, per poi fermarsi a un millimetro dalla bocca.
 
“Sta succedendo anche a me, Harry.” La rossa non diede tempo di gioire al ragazzo: subito unì le loro labbra. 
Incerta, assaporò il suo sapore. Quando le mani di lui scivolarono lungo la sua schiena, Harmonie sentì l'adrenalina aumentare. Prendendo consapevolezza, ricordando cosa si provasse a baciare, lambì le labbra del ragazzo con più forza. Lui intanto non riusciva a muoversi: nessuna lo aveva trattato con così tanto amore. 

Harmonie sa perfettamente cosa siano l'abbandono e la tristezza. 
Proprio quando tutto sembra crollare per sempre, Harry la fa tornare a vivere davvero, facendola entrare in un "mondo" che in fondo, le appartiene. 
Nella Fanfic sono presenti parenti e amici dei ragazzi, famosi e non. 
[LittleMix, EdSheeran, TaylorSwift, 5Sos, collaboratori principali della band.]

“Ragazzi, salutate gli H²!” Disse Niall divertito.
“Acca alla seconda?!” La rossa lo fissò allibita.

 
Demons.
Cherry Miles è la tipica ragazza casa e chiesa: voti perfetti, fidanzato perfetto, vita perfetta.
Ma non tutto è come sembra, e Cherry potrebbe rivelarsi più interessante di ciò che sembra.
Soprattutto se Harry Styles si mette in testa di tornare nella sua vita, insieme ai demoni del suo passato
.
 
The Challenge.
In un futuro dove cinque ragazzi che hanno segnato la storia del talent show più famoso del Regno Unito passano di moda dopo qualche anno, i One Direction siedono accanto a Simon Cowell al tavolo dei giudici di xFactor.
Amber Light, una ventiduenne che viene da Londra con il fratello, partecipa alle audizioni a causa di una scommessa con Alexis Light, e, incredibilmente, passa con cinque sì e un no.
Quel no è da parte di Niall Horan.
Il biondo, infatti, farà di tutto per non far vincere Amber, che diventa ogni settimana più determinata ad arrivare fino alla fine, ma verrà ostacolato dal talento della ragazza e dall'aiuto nei suoi confronti da parte di Harry Styles, altro componente della giuria.
Riuscirà Amber a combattere e vincere contro tutti i no di Niall Horan?
Capirà perché Niall continua a volerla ostacolare?
E gli altri ragazzi si faranno influenzare dai ragionamenti contorti di quest'ultimo?
Ed Harry? Perché si dimostra tanto affezionato alla protagonista?
Ma soprattutto, Amber riuscirà a realizzare il suo sogno?

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI: Alive. ***


Capitolo XVI: Alive.

La mattina mi svegliai tardi, mi girai a sinistra, e vidi il mio telefono, provai a sbloccarlo, ma era spento. Mi alzai di scatto, non lo avevo più acceso dopo averlo spento a casa di Harry il giorno prima. Lo accesi velocemente, il tempo di caricare e sul displayer mi apparvero 17 chiamate perse da Harry, 1 da Lena (brava lei, sa bene che se ho il telefono spento è perché non ho voglia di parlare), 3 da Louis, 2 da Liam, 1 da Zayn, 1 da Perrie,  3 da Niall. Poi lessi i messaggi. 22 da Harry: Dove sei, rispondi, Hayden rispondi, mi sto preoccupando e stronzate varie. Lena non me ne aveva inviati, brava lei. Poi ne vidi uno da un numero sconosciuto.
 
Da: numero sconosciuto, 28 giugno, 10.22
Hayden sono Taylor, fatti trovare pronta alle 11, ti vengo a prendere, c’è  l’intervista dei ragazzi alle undici e mezza.
 
Guardai l’orologio, le 10.54. «PORCA DI QUELLA TROTTOLA GIRATA DA UN BEBE’» urlai, presi i primi pantaloni corti che trovai, una maglia bianca lunga con scollo a V e infilai le mie amate Converse bianche, per poi correre al piano di sotto con lo spazzolino fra i denti, giusto in tempo per vedere Taylor entrare in casa mia, fatta accomodare da mio padre.
«gniao tay» la salutai, farfugliando qualcosa per lo spazzolino fra i denti. Sputai nel lavandino della cucina bevvi un bicchiere d’acqua e lo sputai. «Pronta! » urlai, guardai il telefono: 11.02.
«TEMPO RECORD DI OTTO MINUTIIIII » urlai correndo per casa, prendendo di corsa Taylor per un braccio e correndo fuori da casa mia, mentre col telefono chiamavo Lena.
«Pronto Hayden? » rispose.
«Sei già all’intervista? »
«No sono a casa»
«Ok, Tay andiamo a prendere Lena! » dissi, riattaccando. Salimmo in macchina.
«Sei assurda» si mise a ridere Taylor, mettendo in moto, per poi partire.
Passammo a prendere Lena a casa sua.
«Muoviti! » urlai dal finestrino.
«Arrivo! » urlò, salendo in macchina. Guardai per la prima volta il vestito rosa pastello di Taylor. Aveva un ben visibile rossetto rosso, degli occhiali da sole e una bandana legata attorno ai capelli legati con una coda. Aprii la mia borsa e presi i miei occhiali da sole, rotondi, alla John Lennon, e porsi i Raybam a Lena.
Arrivammo in ritardo all’intervista, a causa del traffico, prendemmo a correre per lo studio dove l’intervista si stava svolgendo, entrammo nella sala e ci andammo a sedere
«Questa ragazza, Hayden,  ha fatto un gran casino, sia con le Swiftie che con le Directioner» vidi un’Harry confuso parlare col giornalista e non sapere cosa dire, e inutile risultava per i ragazzi cercare di aiutarlo.
Presi in fretta un foglio dal mio quaderno e preso un pennarello grosso indelebile scrissi sopra, per poi alzarlo e mostrarglielo dal pubblico.
 
REMEMBER
I LOVE YOU
ANYWAY.

Lui guardò verso il cartellone, mi vide, I suoi occhi si persero nei miei, ed ecco che le sue fossette comparvero, e con esse la risposta giusta.
«Io la amo comunque»
 
 
«Harry! » gli saltai addosso non appena fummo dietro le quinte. «Scusa se non ho risposto, non avevo voglia di parlare con nessuno e ho lasciato il telefono spento.. » cominciai.
«Hey, tranquilla, non fa niente» mi sussurrò, per poi baciarmi dolcemente le labbra.
Uscimmo nel parcheggio.
«Con chi sei venuta? » mi chiese Harry.
«Con Taylor» risposi, lui mi guardò a lungo, sorpreso.
«Hey, non è male! » mi giustificai, abbracciando la mia nuova amica, che si mise a ridere, ricambiando l’abbraccio.
«Mi dispiace però dire che dopodomani partirò per l’America, e non tornerò per un po’»
«Che peccato, proprio ora.. » commentai. Lei sorrise «Tranquilla, ci sentiremo»
«Foto ricordo? » chiese Lena, scattando una foto a me e Taylor. Io mi misi a ridere.
 
 
Harry venne a pranzare da me, e come al solito fu ben accetto a mio padre e ai due gemelli, con cui si divertì a giocare alla lotta nel soggiorno subito dopo pranzo. Sfortunatamente per i gemelli, si concluse con loro a testa in giù tenuti per i piedi da Harry, che intanto se la rideva.
«Harry non torturare i miei gemelli» lo rimproverai, ridendo. «Giuro che non lotterò mai più contro il tuo ragazzo» commentò Ian.
«Io invece sì, avrò la mia rivincita Styles! » affermò Axel. Io e Harry prendemmo a ridere, per poi uscire da casa mia, prendere Hotah e correre veloci verso il laghetto.
Lui sorrise, baciandomi la spalla.
Scendemmo da Hotah e lo legammo ad un albero.
«Allora, questa volta che vuoi fare? » mi chiese.
«Questo! Urlai io, per poi togliermi le scarpe e arrampicarmi sopra alle rocce da cui l’acqua cadeva copiosa.
Chiusi gli occhi. La vita è una cascata, noi siamo un’unica cosa nel fiume.
Saltai con un tuffo elegante a capriola nel lago.
Ed una cosa sola dopo la caduta.
Sentii l’acqua avvolgere la mia pelle e oscurare  i miei sensi.
Nuotando nel vortice, perdiamo noi stessi, ma ci ritroviamo del tutto?
Riemersi dall’acqua e guardai Harry, che applaudiva sorridendo.
«Complimenti, un bel 10+ » disse.
«Lo so di essere una brava tuffatrice» dissi, scherzando.
«Ma quale brava tuffatrice, il 10+ è per avermi fatto preoccupare cretina» disse. Io mi misi a ridere.
«Se il signor Styles ha intenzione di tuffarsi mi farebbe un gran favore» continuai io. Lui rise, per poi togliersi le scarpe e mettersi a correre verso il lago, tuffandosi a bomba.
«Pessimo tuffatore» constatai quando riemerse.
«Va a farti fottere» disse lui, ridendo.
«Da te» continuai. Lo vidi mezzo perplesso, forse quelle parole, che avevo detto per scherzo, senza pensare, lo avevano turbato. «Dai, vieni dietro scemo» sdrammatizzai io, facendogli segno di seguirmi. Mi immersi e sotto l’acqua arrivai dall’altra parte della cascata, dentro la grotta.
Dopo poco vidi Harry emergere dall’acqua, dietro di me. Mi sedetti sulla sabbia vicino all’acqua, per poi sdraiarmi, per riprendere fiato. Lui si sdraiò alla mia destra.
«Allora, pensi che ora i giornalisti ci lasceranno in pace? » chiesi.
«Che ci importa? » mi rispose, si girò su un fianco, tenendosi sollevato con un gomito. «Finché tu sarai al mio fianco, sarò disposto ad andare contro il mondo intero» sorrisi, per poi allungare il mio collo fino a far sfiorare le nostre labbra, passai la lingua innumerevoli volte sul labbro superiore di Harry, per chiedergli l’accesso, che mi concesse. Legai le mie braccia attorno al suo collo, lui si mise a cavalcioni su di me, sostenendo il suo peso sui gomiti, continuando a baciarmi.
Mi staccai dalle sue labbra, continuando a guardarlo negli occhi.
«Non sono il tipo che va pazzo per qualcuno, custodisco il mio cuore come un anello di diamanti, ma tu, tesoro, hai cambiato tutto» sussurrai.
Mi sorrise. «Sono tua, Harry» conclusi, tornando a baciarlo.
Mi sfilò la maglia bagnata, ed io feci lo stesso con la sua. Iniziai a baciarlo sul collo, mentre lui mi sfilava i pantaloncini di Jeans.
Gli tirai giù i pantaloni, sentendo la sua erezione sfiorarmi la coscia. Harry mi liberò dal reggiseno e dagli slip, iniziando a leccare con foga il mio intimo. Io gemetti. Sfilai i suoi boxer, e mi penetrò. Aspettò qualche secondo, per farmi abituare alla sua presenza, cambiai velocemente posizione, mettendomi sopra di lui, e muovendo il bacino per permettere al sesso di Harry di penetrarmi più a fondo.
Venni prima di lui, poi quando sentii che anche Harry stava per venire, prontamente mi levai, facendomi venire in bocca. Mi sdraiai al suo fianco e una piccola lacrima mi uscì dall’occhio destro.
«Perché piangi Hay? » mi chiese, seriamente preoccupato.
«Ti amo come le stelle del cielo, Harry, ti amerò finché morirò»
 
Ero sdraiata sul petto di Harry, sentivo il suo cuore battere forte. Aveva gli occhi chiusi e le labbra schiuse,stava dormendo.
Io invece non ci riuscivo, non riuscivo a dormire, non volevo farlo. Volevo guardarlo dormire, ammirare il suo petto nudo alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Volevo ripensare a ciò che era appena successo. Mi ero concessa per la prima volta al ragazzo che amavo. E lo sapevo che lo amavo, lo sentivo, in quel preciso momento, lo stavo guardando, e giuro, era bellissimo, mi batteva forte il cuore e non facevo che sorridere.
Un momento.
Mi batteva forte il cuore.
Batteva.
Cuore.
Batteva.
Cuore.
Il.
Mio.
Cuore.
Che.
Batte.
Il mio cuore stava battendo.
«Harry! Harry svegliati! » lo strattonai. Harry fece uno strano verso «Che c’è? » mi chiese, con voce impastata.
«Harry il mio cuore sta battendo! Senti! » gli urlai, emozionata, prendendogli una mano e mettendomela sul petto, all’altezza del cuore. Lui nel sentirlo mi sorrise.
«Harry sono viva! Io sono viva! » urlai, colma di gioia.
«Sì, Hayden, lo sei sempre stata» mi sussurrò.  
 

 
Sigh, ciao a tutti, sono particolarmente triste perché questo è il penultimo capitolo *si asciuga la lacrimuccia*
Come farò senza di voi che mi sostenete sempre, ditemelo?
Poi si sa che i sequel non sono mai belli come l’originale, oddio che depressione.
Comunque sia, finalmente Hayden ha scoperto di esser viva! Dopo ben sedici capitoli!
Ma quanto è cretina questa? Bah.
Un momento, ma è un personaggio creato da me..
Oddio, sto impazzendo, aiutatemi. 
Coooooomunque! 
Tornando a me! 
Dopo diciassette (contando il prossimo capitolo, che ho già scritto) capitoli sulla storia di Hayden, vorrei una piccola pausa, così, ho deciso di pubblicare prima 'La legge dei colori complementari.' nonostante in molti vogliono subito il sequel, ma come si dice, l'attesa del piacere è essa stessa il piacere, no?
No, voglio sfruttarvi finché mi vorrete ancora bene (perché voi mi volete bene, vero?) poiché dopo il primo capitolo del sequel mi odierete, lo so. 
Quiiindi, ricapitolandolo. 
Più tardi pubblicherò 'La legge dei colori complementari.' e se voi, mie care lettrici, che mi seguite (chi da subito, chi da dopo, ma non importa, vi amo tutti allo stesso modo) avreste intenzione di leggere mi renderete tanto felice, e se mi renderete tanto felice sarà più probabile che scriva bei capitoli. 
Non ho niente da aggiungere, ciao amori:* 

 

Mi sono innamorata di quello che pensavo fosse mio fratello.
Lei: Lottie Tomlinson
Studentessa | Sedicenne | Innamorata
Lui: Louis Tomlinson
Popstar | Idolo di milioni di teenager | Ventiduenne | Innamorato
Lui, fratello maggiore di lei.
Lei, sorella minore di lui. 
Lui, le vuole un gran bene.
Lei, lo ama immensamente.
Lui, un giorno lo scopre.
Lei, un giorno, scopre che i suoi genitori le hanno mentito. 
Lottie scoprirà la verità.
Una verità che le cambierà la vita.
Una verità tanto brutta quanto bella.

Nemesis.

Vista così la mia vita sembra perfetta, no? Una semplice diciottenne che ha un ragazzo fantastico, una bella casa, una bella famiglia e una bella scuola. Ma invece c’è qualcosa sotto tutto questo. Una nemesi, una persona capace di cambiarmi l’umore solo guardandomi, una persona capace di farmi terrore solo pronunciando una parola, una persona che mi perseguita da anni.
Lui è la mia nemesi, la mia paura, lui è Niall James Horan.

 
H2
“Io mi sto innamorando di te.” Le disse il riccio naufragando dolcemente nei suoi occhi chiari.
Lei non risposte, ma agì. Baciò con lentezza il viso del cantante. Si soffermò sul naso, sulla mandibola, sulle palpebre, sulla fronte, per poi fermarsi a un millimetro dalla bocca.
 
“Sta succedendo anche a me, Harry.” La rossa non diede tempo di gioire al ragazzo: subito unì le loro labbra. 
Incerta, assaporò il suo sapore. Quando le mani di lui scivolarono lungo la sua schiena, Harmonie sentì l'adrenalina aumentare. Prendendo consapevolezza, ricordando cosa si provasse a baciare, lambì le labbra del ragazzo con più forza. Lui intanto non riusciva a muoversi: nessuna lo aveva trattato con così tanto amore. 

Harmonie sa perfettamente cosa siano l'abbandono e la tristezza. 
Proprio quando tutto sembra crollare per sempre, Harry la fa tornare a vivere davvero, facendola entrare in un "mondo" che in fondo, le appartiene. 
Nella Fanfic sono presenti parenti e amici dei ragazzi, famosi e non. 
[LittleMix, EdSheeran, TaylorSwift, 5Sos, collaboratori principali della band.]

“Ragazzi, salutate gli H²!” Disse Niall divertito.
“Acca alla seconda?!” La rossa lo fissò allibita.

 
Demons.
Cherry Miles è la tipica ragazza casa e chiesa: voti perfetti, fidanzato perfetto, vita perfetta.
Ma non tutto è come sembra, e Cherry potrebbe rivelarsi più interessante di ciò che sembra.
Soprattutto se Harry Styles si mette in testa di tornare nella sua vita, insieme ai demoni del suo passato
.
 
The Challenge.
In un futuro dove cinque ragazzi che hanno segnato la storia del talent show più famoso del Regno Unito passano di moda dopo qualche anno, i One Direction siedono accanto a Simon Cowell al tavolo dei giudici di xFactor.
Amber Light, una ventiduenne che viene da Londra con il fratello, partecipa alle audizioni a causa di una scommessa con Alexis Light, e, incredibilmente, passa con cinque sì e un no.
Quel no è da parte di Niall Horan.
Il biondo, infatti, farà di tutto per non far vincere Amber, che diventa ogni settimana più determinata ad arrivare fino alla fine, ma verrà ostacolato dal talento della ragazza e dall'aiuto nei suoi confronti da parte di Harry Styles, altro componente della giuria.
Riuscirà Amber a combattere e vincere contro tutti i no di Niall Horan?
Capirà perché Niall continua a volerla ostacolare?
E gli altri ragazzi si faranno influenzare dai ragionamenti contorti di quest'ultimo?
Ed Harry? Perché si dimostra tanto affezionato alla protagonista?
Ma soprattutto, Amber riuscirà a realizzare il suo sogno?

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII: In the end. ***


Capitolo XVII: In the end.

Non ci eravamo ancora asciugati del tutto, ma correvamo via svelti, su Hotah.
Appena arrivammo davanti a casa mia io scesi dal mio stallone, che affidai ad Harry. Mi misi a correre verso il pianerottolo che precedeva la porta di casa mia, bussai più volte, finché mio padre non comparve da dietro la soglia.
Presi un respiro «Io sono viva» affermai. Lui serrò gli occhi.
«Che hai detto? » chiese, con stupore.
«Io sono viva! » urlai, sorridendo. Sul suo volto comparve un sorriso a trentadue denti, poi m abbracciò, urlando dalla felicità.
«Che succede papà? » chiese il piccolo Ian scendendo dalle scale seguito da Axel.
«Tua sorella è viva! » urlava felice Connor.
«Come? » chiese Axel.
«Io sono viva! » urlai, sorridendo. I gemelli mi corsero incontro, abbracciandomi, stringendomi forte. Mio padre mi superò,  dirigendosi verso le stalle.
«Tu! » urlò, verso Harry. Lui guardò spaventato mio padre, chiedendosi chissà cosa.
«Hai guarito mia figlia! » urlò, abbracciandolo. Io mi misi a ridere, vedendo quella scena.
«Domani sera grande festa, tutti invitati! » urlò mio padre.
 
Trascinai Harry in casa, mi misi dei pantaloncini corti e il maglione di lana che usava mio padre quando andava a tagliare la legna coi vicini. Andai in bagno e mi asciugai i lunghi capelli scuri, per poi asciugare anche quelli di Harry. La scena di io che – a detta di Harry – glieli asciugavo male, rovinandogli i riccioli era esilarante. Successivamente lo trascinai in camera di Dave, poiché portavano la stessa taglia, avevano lo stesso stile e i vestiti di Harry erano ancora bagnati. Era la prima volta che entravo lì dentro dopo più di un mese. Era tutto a soqquadro, come sempre, spartiti sparsi per la scrivania, libri che leggeva, decine di CD e decine di vinili, il registratore di cassette e quello per i vinili.
Presi dall’armadio la maglia dei Pink Floyd e dei pantaloni neri stretti, lanciandoli ad Harry. «Provati questi» dissi. Lui mi sorrise «Agli ordini capo! » disse, per poi uscire nella direzione bagno. Io rimasi in quella camera, a contemplare i vari vinili, quando la vidi.
Corsi verso il letto e la raccolsi dal cuscino.
Era una busta, sopra c’era scritto ‘per Aida’.
Rimasi a fissarla a lungo.
«Come sto? » mi chiese Harry, rientrando in camera con un sorriso. Io non lo ascoltai, persa nei miei pensieri.
Cosa poteva contenere quella busta?
«Cos’è? » mi chiese. Io lo ignorai ancora. Decisi di aprirla, ne uscì una cassetta ed una foto.
Era una foto mia e di Dave, l’avevamo scattata il 30 aprile, il giorno del suo compleanno. Eravamo andati in montagna assieme ai nostri amici. Era buffo vederlo con  quella massa di capelli che dopo qualche giorno aveva tagliato.
Gettai tutto sul letto e tentai di uscire da quella camera, immersa nei ricordi.
Harry mi fermò, prendendomi il polso.
«Hay dove vai? » mi chiese.
«Avrei voluto rimanere morta, così non potrei provare dolore! » urlai.
«Ma non potresti neanche essere felice.
Lo guardai a lungo.
Poi tornai indietro, presi la foto e la cassetta fra le mani, infilai la cassetta nel registratore e girai fra le mie mani la foto. Dietro vi era scritto qualcosa. Dalla cassetta uscì una voce che riconoscevo. Era il mio Dave. Stava dicendo ciò che c’era scritto sul retro della foto.
 
18 maggio
Cara Aida,
sono sdraiato nel letto accanto al tuo, non ti sei ancora svegliata.
Non doveva finire così la nostra serata perfetta, non avrei dovuto distrarmi in auto.
Ed ora sei qui, e l’unica cosa che vorrei fare è alzarmi dal letto, strattonarti, svegliarti e implorare il tuo perdono, se da qualche parte nel tuo cuore potrai mai farlo. Invece sono qui, che detto queste mie ultime parole a Connor, gli ho chiesto di non consegnarti questa mia lettera, ti conosco, so che la leggerai quando ti sentirai pronta ad affrontare quello che ormai tu definirai ‘passato’, poiché so che non supererò la notte. Ma non voglio che tu pianga, bambina, ti voglio sempre bene, c’è un paradiso sopra di te.
Ho sentito che hai riportato vari danni al cervello, ma tu sei Aida. Sai il significato del tuo nome? Che ritorna. Qualsiasi cosa perderai prima o poi tornerà. So che tornerai a sorridere.
Mi dispiace di aver rotto la nostra promessa e di essere morto da solo.
Credimi se ti dico che avrei voluto essere lì quando saresti cresciuta, quando avresti trovato il ragazzo giusto, avrei tanto voluto minacciarlo di picchiarlo se solo ti avesse fatto soffrire. Avrei voluto essere lì il giorno del tuo diploma. Avrei voluto essere lì quando saresti diventata la scrittrice che volevi diventare. Avrei voluto accompagnarti all’altare. Ma non posso.
In queste mie ultime ore di vita mi stavo domandando chi ci sarà lì a prendere il mio posto, quando non ci sarò più avrai bisogno di affetto, di amore, per illuminare le ombre sul tuo volto.
Mi chiedo se un’onda si infrangerà a riva, ci colpirà tutti, fra sabbia e scogli, potresti farcela da sola?
Sei sempre la mia bambina.
Forse scoprirò un modo per tornare indietro, un giorno, e guidarti nei tuoi giorni più bui. Se mi sarà possibile allora lo farò, andrò ovunque andrai.
Ma fino a quel momento, nel tuo cuore, nella tua mente, starò con te per tutto il temo.
Ti voglio bene sorellina.
Tuo, Dave.
Ps. Dì a Lena che l’amavo.
 
Sorrisi, Harry mi stava stringendo forte.
Ti vorrò sempre bene Dave, promessa mantenuta o meno.
 


Ero seduta a gambe incrociate, vicino a quella lastra di pietra. Faceva freddo, il cimitero era situato sopra una collina. Mi strinsi nella mia giacca blu scuro con risvolto classico.
«Ciao Dave» sussurrai «avrei voluto scriverti una lettera, ma poi ho pensato che non avrebbe resistito alle intemperie, quindi ho deciso di dirti a voce ciò che provo.. »
Presi un respiro profondo «Mi manchi, tanto, anche se riesco ancora a sorridere. Vorrei tu fossi qui, siamo sempre stati due anime sperdute che nuotavano in una boccia di pesci, anno dopo anno. Correvamo sulla stessa vecchia strada, trovando sempre solamente le solite vecchie paure. Ma voglio dirti che sto bene, che ho conosciuto Harry.. » respirai profondamente e l’aria fredda mi fece bruciare le narici.
«Sono morta Dave, ho sofferto fino a ieri di Sindrome di Cotard, ma Harry mi ha guarita.. lui è quello giusto. E fidati è meglio che tu non ci sia perché a giudicare dai suoi muscoli credo che se lo avessi minacciato non ti sarebbe finita bene» scherzai. «Spero tu stia bene, ovunque tu sia» sussurrai.
«Nel tuo cuore, nella tua mente, starò con te per tutto il tempo» una voce, un’altra delle mie allucinazioni. Ma questa era bella, era il mio Dave.
«Sarai per sempre il mio fratellone» sussurrai.
«E tu la mia sorellina» mi sussurrò, baciandomi la fronte. Per poi scomparire. mNon so cosa sia stato, ma sentii un contatto.
«Ah e un’altra cosa» continuai «Anche Lena ti amava»
 
La sera era calata e mio padre aveva acceso le luci in giardino, servito il buffet, alzato la musica al massimo volume e gli ospiti stavano arrivando.
C’erano tutti, i vicini di casa, i parenti, perfino la nonna che stava riscuotendo la vincita della sua scommessa con Axel. C’erano i One Direction al completo e le Little Mix, venute con Perrie. C’erano Eleanor e Danielle. C’era Taylor, con il suo migliore amico, Ed Sheeran. C’era Lena e i suoi genitori. C’erano Anne e Gemma, la madre e la sorella di Harry. C’era perfino Paul. Mancava solo Olive – non che la cosa mi dispiacesse, sia chiaro. –
Abbracciai i One Direction, uno per uno.
«Sono felice per te carotina» mi sussurrò Louis, forse quello con cui avevo legato di più. Abbracciai Eleanor e Danielle, salutai per l’ultima volta Taylor prima che partisse per l’America. Conobbi Anne e Gemma, felicissime di conoscermi. Abbracciai tutte le Little Mix e Paul. D’un tratto non vidi più Lena e cercandola mi allontanai un po’ dal trambusto della festa. Poi eccola lì, sulle rive del lago che sorrideva come una stupida, parlando con Niall, per poi unire le loro labbra in un tenero bacio. E vicino a loro, la mia allucinazione preferita che sorrideva, guardandoli, per poi voltarsi e dedicarmi uno dei suoi più bei sorrisi. Alzai la mano, e lo salutai, mimando con le labbra un ‘Addio, Dave’, per poi vederlo scomparire nel buio.
 
Un altro capitolo nel libro, non puoi tornare indietro , ma puoi rileggere ciò che è stato scritto.
Ormai il passato se ne è andato, dobbiamo andare avanti.
E ti sono così grata per i momenti

Ogni giorno che abbiamo avuto, tutto il buono, tutto il cattivo, me lo porterò dentro
Tutti i momenti che abbiamo condiviso, ogni posto, ovunque hai toccato la mia vita.

Li terrò nel mio cuore per sempre.
Ti terrò nel mio cuore per sempre.
Ti ricorderò per sempre.

 
Harry mi prese la vita, io sorrisi. Ormai riconoscevo il suo tocco,ormai era come se fosse parte del mio stesso corpo. Tornammo alla festa, e facendoci spazio tra la folla che ballava sulle note di Crazier, Harry mi chiese, con fare ottocentesco «Mi concedi questo ballo? » io presi a ridere «Molto volentieri, altezza» dissi, inchinandomi, per poi legare le mie braccia dietro al suo collo.
Era tutto perfetto, Louis ed Eleanor, Zayn e Perrie, Liam e Danielle, Lena e Niall – che nel frattempo erano tornati –, mio padre con Amaya, una sua amica dl liceo, Taylor con Ed.
«Spero che il futuro sia esattamente così» sussurrai.
«Anche io» mi rispose, baciandomi dolcemente.
 
 
Era notte. Stavo errando fra paludosi terreni, mi ero bevuta un drink, ma nulla di più. Vagavo, godendo della luce del chiaro di luna, ammirando le stelle in alto, ignara di una presenza al mio fianco che guardava ogni mia mossa. Sentendomi impaurita caddi in ginocchio, così qualcosa mi trascinò negli alberi. Mi portò in un posto spaventoso, e fu lì che caddi.
Mi proposero di unirmi a loro, alla danza della morte. Li seguii nel cerchio di fuoco, fui condotta nel mezzo. Come se il tempo si fosse fermato, ero stordita e impaurita, ma volevo comunque andare. E le fiamme del fuoco non mi ferivano, mentre camminavo sui carboni. Mi sentivo come se fossi in trance e il mio spirito fu separato da me.
Se solo qualcuno avesse avuto la possibilità di testimoniare cosa mi stesse succedendo.
E danzai. E mi rallegrai. E cantai con loro.
Tutto era morto nei loro occhi.
Figure senza vita, tutti loro erano non morti. Erano ascesi dall’inferno.
Il mio spirito libero rideva e urlava verso di me. Sotto il mio corpo non morto danzava nel cerchio dei morti.
Fino a che il tempo non venne per riunirci tutti, il mio spirito torno giù da me.
O ero l’aria oppure ero morta.

Fortunatamente iniziò una scaramuccia, che distolse l’attenzione da me. Qualcuno mi prese per mano, Harry, e quando tutti smisero di guardarmi, quello fu il momento di scappare.
Mi trascinò via, corremmo sfrenatamente, più veloci del vento, via da quell’inferno. Guardai solo davanti a me, una cosa che non osai fu guardarmi indietro.
 
Mi svegliai, calma. Finalmente sapevo come era andata a finire quella volta.
Quando saprò che il mio momento è arrivato, so che dovrò essere preparata per ciò. Dirò addio a miei cari, berrò e dirò una preghiera.
Fino ad oggi suppongo di non sapere ancora perché mi lasciarono andare, ma d’ora in avanti vivrò ogni giorno fino in fondo, finché non danzerò ancora con i morti.
Fine.

 
Depressione totale nello scrivere la parola fine.
Ma vabbé, voi come state?
103 recensioni. mi volete far morire vero?
VI AMO TUTTI.
Volevo ringraziarvi tutti, per avermi sostenuta.
Non farò nomi, ma un grazie particolare va a:
-La ragazza che stamattina mi ha scritto dicendomi che stanotte si è sognata la mia storia.
-La ragazza che ha le mie frasi sul telefono e sul diario.
-Tutte quelle che mi hanno seguito fin da l'inizio, che mi hanno spinto a continuare.
Grazie davvero a tutti.

Come promesso, ecco l'introduzione del sequel di questa storia (che spero leggerete tutti, in attesa di questo, passate da 'La legge dei colori complementari.' se vi va)



 
Voglio sentirti dire "Mi ricordo di te".
Cosa succede quando si scappa via?
Cosa succede quando si dimentica il passato e si rinizia tutto d'accapo?
Cosa succede quando una volta che non vivi più coi tuoi, che cambi città, capisci  che una persona era la parte mancante di te, l'esatta metà del tuo cuore, che hai cercato di allontanare per tutto questo tempo?
Cosa succede quando ti trovi costretta a tornare in quella che per diciotto anni hai chiamato casa?
Cosa succede quando conservi paure private, quando i mostri tornano a trovarti?
Quei mostri che all'età di sedici anni ti chiamavano, ti cercavano, ti venivano a prendere per portarti a ballare con loro la danza della morte, e lui era l'unico in grado di cacciarli via.
Cosa succede quando ti illudi di poterli affrontare da sola, ma non è così?
Potresti perdonarlo per essere stato lontano così a lungo?
Potresti essere perdonata, per essere stata lontana così a lungo?

-

«Vivere con te mi ha quasi ucciso, di nuovo»
-
«Rimarrai? »
Si fermò, ma non si voltò a guardarmi.
«Rimarrai via per sempre? »




Ve piasa?
Fatemi sapere!
Il primo che indovina cosa succede gli voglio bene(?)
Wow che belle ricompense.
Ci vediamo, addio a tutti dolcini♥

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