Febbre dei Kashmutri

di HisRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Rose si svegliò all’improvviso quando fu assalita da un dolore al petto. Si accorse di essere accaldata e di essere sudata, il respiro era affannato. Dopo un giramento di testa ebbe un conato. Era da poco meno di una settimana che aveva mostrato alcuni sintomi dell’influenza, ma non aveva detto niente al Dottore per non farlo preoccupare e soprattutto perché lui era l’uomo delle corse, correndo sempre da un’avventura a un’altra, senza mai fermarsi perciò Rose non aveva tempo di riposarsi, non voleva essergli di peso. Per questi motivi era stata molto brava a nascondere i suoi sintomi, ma quella notte erano peggio del solito. Rose si alzò per andare in bagno spinta dall’urgenza di vomitare, ma non appena lo fece le vennero le vertigini e dovette appoggiarsi al muro per sostegno, ma a metà percorso verso il bagno perse i sensi.
Il Dottore stava armeggiando con alcuni pezzi del TARDIS, quando un brivido gelido gli scese lungo la schiena. Era da poco meno di una settimana che ogni tanto gli succedeva, da quando Rose si era ammalata. Fu assalito dalla sensazione che qualcosa di orribile e terribilmente sbagliato fosse accaduto. E così era. Questa rigenerazione era la metà perfetta di Rose, rispondeva perfettamente ai movimenti della sua compagna e percepiva qualunque cosa non andasse con lei. Solo che tutto ciò veniva inconsciamente, cioè il Dottore non sapeva a cosa fossero dovute queste sensazioni, quindi ogni volta cercava di scacciarle via. Ma poi il TARDIS gli mandò un messaggio telepatico.
Il Dottore mollò quello che stava facendo e sembrava che stesse volando per quanto veloce stava correndo verso la sua umana.
“Rose!”, urlò in preda al panico e preoccupazione. Quando la vide lì, distesa per terra, i suoi due cuori smisero di battere per la paura. Improvvisamente si sentì come intrappolato in una campana. Corse al suo fianco e si inginocchiò accanto a lei, poggiandole la testa sulle sue gambe.
“Rose svegliati, ti prego, Rose svegliati!”, continuava a ripetere. Portò le labbra sulla fronte di lei per controllare la temperatura. Era bollente. Le mise una mano sotto la schiena e l’altra sotto le ginocchia prendendola in braccio per portarla in camera sua. La adagiò dolcemente sul letto. Il Dottore puntò il cacciavite sonico verso Rose e la scannerizzò. Febbre dei Kashmutri: se non curata in tempo avrebbe potuto portare alla morte.
“Non ho tempo di andare in infermeria, materializza i medicinali per la febbre dei Kashmutri”, disse telepaticamente al TARDIS e in meno di un secondo il suo ordine fu eseguito. Il Dottore iniettò il medicinale nel braccio di Rose. Se tutto era andato bene, se era riuscito a somministrare il medicinale in tempo avrebbe dovuto fare effetto dopo un paio d’ore. Ore che sarebbero state  interminabili per il Dottore. Quest’ultimo si sedette sul letto di Rose e la prese in braccio.
“Ti prego, ti prego, non morire. Io non ti ho ancora detto che… Rose Tyler io… tu sei la mia a… Io non… senza di te. Ti prego, ti scongiuro, non mi lasciare.”, le disse con le lacrime agli occhi, cullandola tra le sue braccia, lasciando una scia di baci disperati dal collo al viso.
Dopo due ore Rose si mosse fra le sue braccia. Gli scappò una risata nervosa e un respiro di sollievo, una lacrima che gli scorreva lungo la guancia. Al diavolo il tempo, al diavolo lo spazio, al diavolo il dolore che avrebbe provato un giorno che lui sperava sarebbe stato molto lontano. Lei era la sua metà, la sua umana rosa e gialla, la sua Rose, voleva farle sapere quanto fosse speciale per lui, voleva amarla e farla sentire amata. Dolcemente la adagiò sul letto per farla stare più comoda, per poi stendersi al suo fianco, non staccandole per un momento gli occhi di dosso. Rose si mosse nel sonno e si strinse a lui cingendolo con un braccio e intrecciando le sue gambe con quelle del Dottore, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo. Il Dottore ricambiò l’abbraccio con furore, adorando la sensazione di avere il respiro di Rose sul suo collo, perdendosi nel suo profumo. La paura di perderla gli aveva fatto abbassare tutte le barriere. Non gli importava che non sarebbe durata per sempre, il dolore futuro non superava la paura che aveva provato nel perderla. Quella sera aveva lasciato che la sua anima si unisse a quella di Rose e finalmente si sentiva completo. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dopo che Rose aprì lentamente gli occhi, cercò di schiarirsi le idee e di mettere a fuoco i ricordi di quello che era successo, ma il grande mal di testa glielo impediva.
“D-dottore?”, la sua voce appena un sussurro per via del mal di gola. Si sentiva come se un camion le fosse passato addosso, se non peggio.
“Sono qui, Rose”, disse lui con una dolcezza tale da sorprenderla e se non si fosse sentita così male, probabilmente sarebbe arrossita. Girò la testa per guardarlo e solo allora si accorse del panno bagnato che delicatamente il Dottore le stava premendo contro la fronte. Sapendo che le era accanto si sentiva più rilassata.
“Dove…?”, iniziò a dire Rose, ma fu interrotta da un nodo che le si venne a creare in gola, le faceva troppo male ed era troppo secca. Il Dottore, come se le avesse letto nella mente, le portò un bicchiere d’acqua alle labbra, mentre con l’altra mano le alzò la testa. A Rose l’acqua non era mai sembrata tanto buona, ne aveva così bisogno che avrebbe voluto finirsi quel bicchiere in un sorso solo. “Hey, piano, piano”, le sussurrò il Dottore posando di nuovo il bicchiere sul comodino.
“Sei in camera tua”, disse rispondendo alla domanda precedentemente postagli. Rose lo guardò confusa, mentre alcuni ricordi iniziavano a riaffiorare. “Stavo andando in bagno”, il Dottore annuì e continuò: “Hai perso i sensi. Ti ho portato io in camera”, le spiegò. Ci fu qualche momento di silenzio, interrotto infine dal Dottore. “Perché non mi hai detto che stavi male, Rose?”, chiese addolorato scostandole una ciocca di capelli dalla fronte sudata. “Non volevo farti preoccupare”, rispose in un sussurro, “e perché noi viaggiamo sempre, non c’era tempo per riposarmi”, a queste parole il Dottore si sentì in colpa, era davvero così egoista da aver fatto credere a Rose che se lei gli avesse chiesto di fermarsi per un po’ perché non si sentiva bene, lui l’avrebbe negato questa semplice richiesta? La sua corrente di pensieri fu interrotta quando Rose proseguì: “E poi era una stupida influenza, sapevo che mi sarebbe passata”.
“È qui che ti sbagli Rose. Non è una semplice influenza, è la febbre dei Kashmutri, che se non curata in tempo può portare alla morte”, le spiegò il Dottore, un leggero tono di ammonimento si poteva scorgere nella sua voce. Lacrime iniziarono a bagnare le guance di Rose. Voleva darsi un contegno, non voleva che il Dottore la vedesse in questo stato, voleva smetterla, ma non ci riusciva. Era troppo stanca e troppo dolorante e le lacrime erano una forma di sfogo anche per la preoccupazione che provava nel sapere che sarebbe potuta morire. “No, Rose, no. Shhh, non piangere”, le disse asciugandole le lacrime con i pollici, per poi lasciare le sue mani sulle guance di lei. “Non volevo spaventarti, scusami. Sei fuori pericolo, ti ho curata in tempo, qualche altra iniezione e tornerai come nuova”, disse accennando un leggero sorriso, iniziando a carezzarle i capelli, “Volevo solo farti capire che non mi devi nascondere le cose, io voglio sapere tutto quello che ti succede. Voglio che tu sappia che i viaggi non sono più importanti della tua salute. Oh Rose, ma non capisci? Avrei potuto perderti”, disse cercando di nascondere la disperazione nel suo tono che invece si rifletteva benissimo nel suo sguardo. Rose riprese a piangere, mentre un misto di emozioni la assalivano: gioia per la confessione del Dottore, rabbia verso se stessa per averlo fatto preoccupare, dolore provocato dalla febbre e stanchezza. Tutto in quel momento sembrava semplicemente troppo per lei, si sentiva sopraffatta e sembrava che le lacrime  fossero l’unico modo per scacciare tutto fuori e sentirsi almeno un pochino meglio, ma più piangeva e più lacrime sembravano non volersi fermare. “Oh, Rose”, sussurrò il Dottore provando dolore nel vederla così. La prese in braccio e iniziò a cullarla, accarezzandole dolcemente la schiena. In quel momento Rose pensò di star delirando, a parte per gli abbracci e quando si tenevano per mano, i due non erano mai stati così intimi, di solito il Dottore tendeva a evitare qualunque tipo di contatto e lei aveva supposto sempre che lo facesse perché lei non gli piaceva. Era un’intimità che aveva sempre bramato di avere con il Dottore. E le braccia che la circondavano, il petto contro cui era poggiata, il profumo che stava inspirando la fecero sentire protetta e improvvisamente meglio, non benissimo, ma decisamente meglio. Le lacrime smisero di scorrere, mentre una nuova pace si faceva strada in Rose. Con la mano destra afferrò la camicia del Dottore e la strinse forte fra le dita, mentre nascose il viso nell’incavo del suo collo. “Dormi”, le sussurrò, per poi portare l’indice della mano sulla tempia di Rose, facendola cadere in un sonno profondo. 

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