Korvel, la sorella dimenticata

di Io_me stessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** terzo (e ultimo) capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***



Sogno….
Io e Lara siamo sedute sul promontorio a nord di Kandor, ad osservare i due soli di Krypton calare lentamente all’orizzonte. La morbida luce dorata si impiglia nei suoi capelli, facendo risaltare le ciocche bionde fra quelle più scure.  Il suo sguardo è perso, lontano, in chissà quale luogo e tempo. Non parliamo, ma fra noi non ce n'è bisogno, ci troviamo a nostro agio nel silenzio. Ad occhio e croce abbiamo ancora un paio d’ore prima che faccia buio.
“Lara” dico io all’improvviso. “Mamma” penso. Avrei dovuto dire “mamma”, perché non riesco a considerarla tale? Perché continuo a pensare di non meritarla?
“Perché hai sposata papà?” le chiedo senza averci riflettuto, lei si gira, mi sorride e mi guarda con aria interrogativa.
“Intendo dire; avevi tanti spasimanti, avresti potuto scegliere qualcuno di più bello, più giovane, più forte, più…” esito, non voglio ferirla “buono” dico infine. Lei sorride con dolcezza: “Ho scelto colui che aveva più bisogno di me, ho scelto un uomo crudele per poterli insegnare la pietà”.
Allora non capii quella frase, oggi, ora che vedo Jorel senza di lei, comincio a comprendere.

Due colpi bruschi alla porta e mi risveglio nell'orribile realtà. E’ lui. Mi alzo in piedi di scatto e corro ad aprire. Do un’occhiata all’orologio: quinto periodo lunare, non ho mai visto mio padre svegliarsi prima del decimo. “Quella cosa piange di nuovo” mi dice con aria scocciata.
“ Vado subito” mi affretto a rispondere e lui se ne torna in camera brontolando. “Quella cosa” è mio fratello, il fratello che, secondo Jorel, ha ucciso nostra madre. Lo odia. Un tempo, quando Lara era incinta, lo odiavo anch’io, non si parlava d’altro che del suo amato erede maschio. Poi, dopo che lei morì durante il parto, e mio fratello passò da “piccolo tesoro mio” a “quella cosa” (in realtà si chiama Kalel ma quel nome viene usato talmente di rado che a volte ho paura di dimenticarmene), noi due ci ritrovammo alleati contro un nemico comune.
Comincio a sentire i suoi vagiti solo arrivata in salotto, come ha fatto Jorel a udirli da sopra? Forse il mio orecchio sta peggiorando a furia di ascoltare le sue urla. Mi siedo accanto alla sua culla, lo sollevo dolcemente e subito smette di piangere. Ha gli occhi arrossati, un rivolo di bava dalla bocca e radi capelli neri sparati in aria.
“Lo sai che sei proprio brutto?” mi fissa del tutto inespressivo “brutto e stupido” completo. Osservo la culla per cercare di capire cosa originasse il pianto. Forse ha freddo. Recupero una coperta leggera dall’armadio e lo rimetto a dormire. Sto per andarmene quando lui mi prende il dito ridacchiando: “Eh, no, piccoletto” sussurro “non hai capito come funzionano le cose”. Libero il dito e mi avvio verso la porta. Ricomincia a piangere disperato. Mi lancio verso la culla e lo prendo nuovamente in braccio:
“Per carità, se svegli tuo padre due volte in una notte se la prenderà con me”. Rabbrividisco al pensiero. Kalel ha smesso di piangere. Tendo le orecchie ma non sento niente, fortunatamente non si è svegliato.
“E va bene piccoletto, resto qui, ma tu dormi” si accoccola fra le mie braccia e si addormenta. “Resto qui con te” sussurro prima di addormentarmi anch’io.

Angolo dell'autrice
Piaciuto il primo capitolo? Spero di sì :) In realtà questo poteva essere tranquillamente il prologo, anche se ho preferito metterlo come primo capitolo, infatti gli altri due sono ambientati un paio d'anni più tardi. Piccola osservazione: sono stata l'unica a notare che nel primo episodio, quando Clark arriva sulla Terra, non è proprio un neonato? Io ho stimato 2 anni, poi fate voi. E poi... boh! Penso di aver detto tutto, ci vediamo al prossimo cap., bella gente!

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


                                         


Un anno e mezzo più tardi
Lo osservo giocare nel prato. Sta cercando di prendere un pentaplo con le mani piccole e paffute, corre e cade ogni 10 metri, ma si rialza così in fretta che non faccio in tempo a preoccuparmi. A volte mi guarda e sorride. Ha gli occhi di Lara. Dalla mia tasca risuona un bip-bip sommesso ma non per questo ignorabile. Sospiro, è il mio turno di guardia. Da quanto Zod ha cominciato i suoi attacchi tutta la popolazione utile di Kandor è tenuta a pattugliare il confine a piccoli gruppi, sia di giorno che di notte. Un problema già piuttosto ovvio mi sorge alla mente: dove porto mio fratello? In genere non mi fido a lasciarlo solo con Jorel, quando non posso tenerlo io chiedo aiuto a Kara. Adesso, però, mia cugina è partita e non tornerà prima di una settimana. Decido che mio padre è in grado di badare a un bambino per qualche ora, di solito Kalel è tranquillo, ha già mangiato e fatto il riposino, bisogna solo stare attento che non si metta nei pasticci. “Ehi” lo chiamo “ti va di rimanere un po’ da papà?”. Lui si rabbuia all’istante “E’ il mio compleanno…volevo passarlo con te”. Mi stupisco nuovamente di come sappia già formulare frasi intere: “Facciamo così” li dico sollevandolo sulle mie ginocchia “se fai il bravo con papà, questo pomeriggio torno e festeggiamo insieme”. Mi guarda con aria sospettosa come a chiedersi dove stia il trucco, poi mi tende la mano “Affare fatto” dice “Affare fatto” rispondo. Lo accompagno sino a casa e volo fino alla torre di controllo. Lun è di turno con me, non è uno di molte parole, il che mi sta benissimo, visto che neanch’io sono particolarmente loquace. Ci salutiamo e parliamo del tempo per qualche minuto, poi rinunciamo del tutto ad avere una conversazione. Non sono per nulla preoccupata, oggi è il trentesimo giorno dell’anno, un giorno sacro, è vietato sferrare attacchi armati a civili o militari. Lo so, lo so cosa state pensando: in guerra non esistono leggi, ma questa non è MAI stata infranta nel corso della storia, è davvero un tabù, i superstiziosi dicono che porti un’immensa sfortuna. E’ stato perfino stabilito che, se non ci saranno attività anomale questa mattina, possiamo tutti tornare a casa al pomeriggio. E così faccio.
 Trovo Jorel in salotto, la testa abbandonata sul tavolo, una bottiglia piena di liquido rosso al suo fianco. Corro pensando che abbia bisogno di aiuto: è addormentato, ma ho riconosciuto la sostanza. Come ho potuto dimenticarlo! Esattamente come è il compleanno di Kalel, oggi è anche l’anniversario di morte di Lara!  Scuoto mio padre , lui si sveglia e ha già un’aria feroce, ma non mi fa paura; lo prendo per il bavero della camicia e porto il mio viso a un palmo dal suo: “Dov’è Kalel? Che ne hai fatto di lui, stupido ubriacone?”  Sputacchia  cercando di ritrovare il respiro, ma io non lo mollo, alla fine pronuncia qualcosa di simile a “cantina”, lo lascio andare disgustata. Mi precipito di sotto, apro la porta della cantina e vedo mio fratello rannicchiato in un angolo, tremando per il freddo e la paura. Non appena mi vede si avvicina e mi abbraccia forte, ed è allora che noto il grosso livido sulla guancia destra, un’onda d’ira mi travolge. Lo porto in camera sua, ancora tremante ”Io ho fatto il bravo, davvero” sussurra “Ne sono certa” li dico con le lacrime agli occhi. Torno in salotto e inchiodo mio padre al muro, vorrrei avere un’aria minacciosa, ma le mie parole suonano quasi supplichevoli: “Dimmi che è scivolato sulle scale…” La sua espressione nega quest’ipotesi “Come hai osato?” ormai grido “Hai reso la mia vita un inferno fin dal primo momento e ho sempre sopportato in silenzio, ma questo è troppo! Se lo tocchi di nuovo, anche solo per sbaglio, te ne farò amaramente pentire e quando avrò finito con te bisognerà inventare una nuova parola per descriverti!” Questo è troppo per lui “Non ti permetto di parlare così a tuo padre!” urla. Speravo fin dall’inizio che avrebbe detto una cosa del genere, questa è l’occasione giusta per sferrargli il colpo di grazia: riverso nelle prossime parole i dolori di tutta una vita, i tradimenti, le umiliazioni, tutto ciò che mi ha caricato sulle spalle sin da quando sono nata: ”Essere tua figlia è per me un’insopportabile vergogna” parlo con voce calma e controllata, ma scandendo ogni sillaba, per essere certa che capisca il messaggio “ti odio come non ho mai odiato nessun altro e da questo momento io ti disconosco, da questo istante tu non sei più mio padre.” Fa un passo all’indietro come se l’avesse colpito un pugno, stiamo in silenzio per qualche secondo. E poi suonano le sirene
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Capitolo 3
*** terzo (e ultimo) capitolo ***


                                                                                                                                      
Fuori è il caos. I seguaci di Zod corrono con fiaccole in mano, dando fuoco ad ogni cosa che vedono, non sembrano intenzionati a fare prigionieri. Uomini, donne e bambini gridano terrorizzati. Gli edifici più colpiti sono le biblioteche, il sapere accumulato in millenni di storia, tutta la conoscenza del nostro popolo è racchiusa nelle biblioteche di Kandor. Andata. Finita. Irrecuperabile. Qualcuno cerca di reagire, l’esercito prova a riunirsi, ma siamo troppo impreparati. Un uomo mi ha vista sulla soglia di casa, deve avermi riconosciuta, mi punta contro l'arma. Sono impreparata come la mia gente, chiudo gli occhi aspettandomi dolore, ma il dolore non arriva. Qualcuno mi ha fatto scudo col suo corpo. E’ mio padre. Cade a terra trafitto dal proiettile, il sangue che sgorga copiosamente dalla spalla. Lo osservo impotente, non posso più far nulla. Fa un ultimo sforzo, sembra voler dire qualcosa, avvicino il mio orecchio alle sue labbra e lo sento sussurrare: ”Perdonami”. “Perdonami” a me lo dici? Alla figlia che ti ha da poco disconosciuto? Alla stessa a cui tu hai appena salvato la vita? Il senso di colpa è così forte da farmi male. Il suo assassino non ha sparato un secondo colpo, strano. Guardo verso di lui: è steso a terra in una pozza rossa,  scorgo Lun allontanarsi dietro di lui. Ormai Jorel ha messo di respirare, gli chiudo gli occhi e gli disegno un immaginario simbolo di Rao sulla fronte. Ricaccio indietro le lacrime, non c’è tempo per il lutto. So cosa devo fare; Lara, prima di morire, mi ha dato delle istruzioni (che comprendo solo adesso) se per caso fosse successa una cosa del genere. Prendo Kalel in braccio e gli sussurro all’orecchio: “Ascolta, è solo un brutto sogno, non sta succedendo niente, tu chiudi gli occhi e non riaprirli fino a che  non è tutto tranquillo, è solo un sogno, nessuno può farti del male”. Annuisce tremante e chiude gli occhi. Il tempo sembra fermarsi mentre attraverso la città per i vicoli stretti e laterali. Quando un proiettile mi colpisce la gamba, me ne accorgo appena. Raggiungo il luogo indicato da mia madre, una piccola collinetta su cui mi portava a giocare da bambina. Appoggio la mano sul versante e il computer analizza le mie impronte digitali, si apre una porta prima invisibile ed entro in un piccolo spazio sotterraneo. Dapprima e tutto buio, poi il generatore si attiva e delle deboli lampade al tirdon si illuminano, rivelando un corridoio scavato nel terriccio morbido. Sul fondo si trova una capsula di emergenza grande a sufficienza per ospitare un bambino. C’è ne sono di simili, poco lontane dalla città, ma Zod ha molte spie e ne conosce l’ubicazione, a quest’ora le avrà sicuramente già distrutte. Sembra che Lara sia stata l’unica a prevedere una simile eventualità. Forse per mancanza di tempo o di mezzi, ma ha predisposto una sola via d’uscita, per il suo figlio prediletto, per quello di cui l’universo ha più bisogno. Non provo rabbia nei suoi confronti, ha fatto ciò che più era giusto. Poso Kalel nell’abitacolo e gli allaccio la cintura. “Non mi lasciare” dice, deve aver intuito quello che sta succedendo “Tranquillo, ci rivedremo” mento io. Digito le coordinate della terra e poi quelle che i suoi abitanti chiamano latitudine longitudine. Mi viene chiesto un nome, questa dev’essere una modifica di Lara. Esito per un istante “Martha e Jonathan Kent” scrivo infine. Premo subito il bottone rosso del lancio, prima di ripensarci. Mi allontano e cerco di sorridere rassicurante a mio fratello: non sembra molto rassicurato. La capsula parte e io la osservo forare il soffitto per diventare un puntino sempre anche più piccolo in lontananza. Troppo tardi mi chiedo se fosse davvero necessario mandarlo su un altro pianeta, in fin dei conti solo la nostra città è stata attaccata… forse sarebbe bastata una destinazione più vicina, magari con possibilità di ritorno… no, mi sto illudendo, non si tratta solo di un attacco armato; lungo la strada ho notato delle enormi crepe nel terreno, fulmini a ciel sereno e una gran quantità di incendi appiccati naturalmente. Il patto del giorn senz'armi è antico quanto il nostro pianeta. Infrangerlo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.Krypton sta morendo. E io morirò con lui. La ferita alla gamba che ho ignorato finora mi ha fatto perdere troppo sangue. Kalel non avrà ricordi della sua famiglia d’origine, né della sua gente, né della sua lingua. Dimenticherà anche me. In nessun luogo dell’universo resteranno tracce della mia esistenza, sarò ora e per sempre la sorella dimenticata. Ma non m’importa, che lo sappia o meno, io veglierò su di lui. Mi trascino fuori al sole perché non voglio morire sotto terra. I colori si fanno sempre più spenti. E poi è buio.  



Angolo dell'autrice

Ciao! Spero vi sia piaciuta, è triste ma non si poteva fare altrimenti. Se state leggendo quest'avviso è perchè vi siete sbattuti a leggere 3 capitoli, a questo punto recensite! xD No, seriamente, accetto tranquillamente anche critiche negativa, ma vorrei la vostra opinione, così posso migliorare. A me è sempre piaciuta l'idea che qualcuno si fosse preso cura di Clark prima dei Kent. So che  tutto diverso dalla serie tv, ma mi sono prese un bel po' di libertà :D Povero Jorel, l'ho fatto passare per uno stronzo (o no? Decidete voi). Piccolo appunto per alcune parole inesistenti che ho usato. Inutile che cerchiate sul dizionario, non esistono nè il pentaplo nè il rinton,ma si tratta di un altro pianeta! Non potevo scrivere coccinella e neon xDD vi prego, vi le rogo, vi prego fatemi qualche recensione, anche piccola, anche critica, anche minuscola!

 


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