Amore bizzarro

di Rika Rini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Quando la luce del mattino mi illumina il viso apro finalmente gli occhi,mettendomi a sedere sul letto mi stropiccio gli occhi,mentre sbadiglio guardo in tralice la sveglia sul comodino,segna le sette e cinquanta …
Le sette e cinquanta … Le sette e cinquanta?!
Afferro la  sveglia con entrambe le mani,sbalordita,ed esclamo- Merda! Farò tardi!- la sera prima c’era stata una riunione per decidere come gestire le cattedre per quell’anno scolastico,ed era terminata a un’ora tarda,tutti i miei colleghi,nessuno escluso,a parte forse Jason mi avevano ascoltato solo perché erano obbligati,e non avevano preso neanche in considerazione per un secondo le mie idee. Perché dare ascolto a una ragazza di vent’anni? Senza contare che sicuramente sarei risultata più intelligente di chiunque in quella stanza,come potevo non esserlo? In fondo sono entrata al liceo a soli undici anni e all’età di quattordici avevo già terminato gli studi,ottenendo poi la laurea all’età di diciannove anni,e ora,meno di un anno dopo,avevo trovato lavoro come insegnante di lingue straniere nello stesso liceo che avevo frequentato.
Alzandomi dal letto afferro il completo preparato sulla sedia la sera prima,una semplice camicia bianca e una gonna nera al ginocchio,velocemente mi avvio verso il bagno,mi vesto in meno di cinque minuti,e mi trucco in ancor meno.
Mentre metto l’eye liner mi rendo conto,come ogni mattina,di quanto i miei occhi siano grandi,e di uno stupido color cenere,sul mio viso minuto mi danno un’aria da cerbiatta,fatto che mi fa imbestialire,somiglio troppo a quella persona. Mentre infilo le scarpe con il tacco basso raccolgo i capelli nocciola in una coda bassa,afferro la borsa rimasta sul divano ed esco di casa,l’orologio segna le otto e quattro.
 -Che bella figura che mi aspetta! Far tardi il primo giorno!-sbuffo scendendo le sei rampe di scale che mi separano dal garage seminterrato,appena arrivata mi fiondo letteralmente nell’auto e parto velocemente,fortunatamente la scuola è vicina,arriverò solo con qualche minuto di ritardo.
Quando l’orologio sul cruscotto segna le otto e quindici parcheggio l’auto e scendo,sorridendo soddisfatta,se fossi venuta a piedi probabilmente non sarei arrivata prima delle otto q quaranta.
Entrata nella sala docenti tutti si voltano verso di me,la maggior parte degli insegnanti sono uomini,e sono tutti sulla mezz’età,quindi non sono vista molto di buon occhio,ma gli sguardi che più preoccupano non sono quelli ostili,sono quelli lascivi,quei vecchi maniaci non mi tolgono un attimo gli occhi di dosso,però sorrido e dico-Buongiorno a tutti- in quel momento mi supera Alya,l’altra insegnante donna,coordinatrice della classe nera.
Come tutti i componenti della classe nera porta una maschera che le copre gran parte del viso,e ha il divieto di parlare con chiunque non ne porti una,per molti questo è molto strano,per me no,so il motivo della divisione delle tre classi,tra nera,grigia e bianca,ma non posso parlarne con nessuno,certo,a meno che non voglia essere presa per pazza e spedita da uno psicologo,e ne ho avuto abbastanza di psicologi per una vita intera.
Afferro il computer che serve come registro di classe e mi volto,per trovarmi davanti Jason,l’unico collega che si è mostrato educato e simpatico con me,forse perché la differenza d’età tra noi non è poi molta.
-Ciao-dico sorridendo-Ti va di fare la strada insieme?-lui annuisce e risponde-Te lo stavo per chiedere io!-il suo sorriso e il suo fisico lo rendono perfetto come esca per le donne,anch’io mi sento leggermente distratta accanto a lui.
In fondo è veramente un bell’uomo,alto un metro e novantacinque fa apparire me,con il mio metro e settanta scarso una bambina,la pelle dorata fa risaltare i suoi occhi versi,mentre i capelli mossi e marroni scuro sono lucenti,ma anche il suo carattere aiuta,probabilmente se fosse stato un tipo taciturno e sulle sue non gli avrei neanche provato a parlare,invece è una persona molto espansiva.
-Pronto ai prossimi mesi di tortura mattutina?-scherzo io ridendo,lui ride a sua volta e risponde- Ormai so come sopravvivere! Mentre te? Hai elaborato una tua strategia?-
-Io?Certo che si! Però forse un bel caffè mi aiuterebbe- dico,proprio in quel momento il mio stomaco decide di lamentarsi-Non hai fatto colazione?-mi chiede.
-Mi sono svegliata tardi- rispondo io arrossendo per l’imbarazzo.
-Beata gioventù!-scherza lui entrando nella sua classe,quella bianca,per iniziare la lezione,mentre passo davanti alla porta scorgo due visi familiari … la ragazza dai capelli corti arancioni e grandi occhi grigi,contornati da profonde occhiaie e il ragazzo dai capelli verdi,con occhiali spessi,forse per nascondere la sfumatura rossa dei suoi occhi … guardo un attimo di troppo la spessa catena che unisce i loro colli,ma poi scuotendo la testa mi dico: Sveva,lascia stare,non è affar tuo!
Così arrivo davanti alla porta della classe grigia,prendo un bel respiro ed entro,gli studenti si voltano tutti verso di me,per poi andare diligentemente ai propri posti,perfetto,accendo il computer e faccio l’appello,non che ne abbia veramente bisogno,ho già letto i loro fascicoli,e so già tutto quello che c’è da sapere su di loro,probabilmente non avrei dovuto farlo,ma dopo aver letto le cose una volta le ricordo immediatamente …
-Piacere di conoscervi,io sono la vostra nuova professoressa di lingue straniere,mi chiamo Sveva McKensey,spero che andremo d’accordo. Ora se non vi dispiace mi farebbe piacere se vi presentasse anche voi,quindi,avanti-
Così trascorrono i primi venti minuti,tutti sono riusciti a presentarsi,quando mi rendo conto che manca una persona,non la vedo neanche tra le persone presenti,in ritardo il primo giorno? Certo,stiamo parlando di Miina,un’attrice appena debuttata,però …
-Qualcuno sa qualcosa di Miina?-chiedo,leggermente preoccupata,una delle sue migliori amiche,Marzia sta per
Rispondere,quando la porta si apre facendo una gran confusione e Miina entra nella stanza.
-Mi scusi! Ho perso l’autobus!-urla ancora prima di guardarmi veramente,io mi alzo dalla sedia e sorridendo chiudo la porta-Non preoccuparti,non è stata colpa tua,spero solo che non si ripeta mai più. Comunque piacere di conoscerti,io sono la nuova insegnante di lingue straniere,mi chiamo Sveva. Se per favore prendi posto inizieremo la lezione-
Miina,una ragazza di diciassette anni,dai grandi occhi marroni e lunghi capelli biondi mi guarda per un attimo stupita,poi annuisce e prende posto,così possiamo iniziare la lezione.
Quando la campanella suona per l’intervallo saluto i ragazzi,durante la lezione alcuni mi sono sembrati leggermente presi da una discussione di cui non sono riuscita a cogliere il nocciolo,speriamo non fosse niente di grave.
Mi sono appena alzata per andarmene,quando una mano sbatte violentemente sulla lavagna dietro di me,e un ragazzo,di nome Julian mi inchioda sul posto,bloccandomi con il proprio corpo,ha solo un anno meno di me però è molto più alto. Ha un bel viso e i capelli biondi e gli occhi azzurri lo fanno sembrare un angelo,ma non la penso affatto così. –Cosa c’è Julian?-chiedo guardandolo negli occhi,lui sorride,e mi chiede-Prof. Che ne dice di uscire con me?-
-Assolutamente no-rispondo io sorridendo radiosa-Dovresti trovare una ragazza più adatta a te-
Lui sembrò congelare,ma lasciò cadere il braccio,dandomi la possibilità di fuggire al suo “abbraccio”,intanto si sentivano delle risate divertite,Mila,una ragazza di quindici anni,abbastanza formosa,dai capelli rossi e gli occhi verdi,sembrava trovare la situazione molto divertente -Ma prof. Lei non è molto più vecchia di lui! Quindi potreste benissimo frequentarvi!-
Io sorrisi e le risposi-Non credo proprio- sapevo di dover stare attenta a quella ragazza,era il capo in seconda della banda femminile di quartiere,mi guardai un attimo intorno,ad un banco in fondo alla classe c’erano Veronica e Say,intenti a bere quello che sembrava succo di pomodoro,mentre parlavano amorevolmente,e qui,proprio davanti a me,insieme a Mila e Miina c’era Marzia,decisi di tentare.
-Che ne dite di parlare un po’?Sono appena arrivata in città e ho già sentito delle strane storie! Come qualcosa sull’avvistamento di vampiri!Voi cosa ne pensate?-chiedo,forse con un po’ troppa enfasi,infatti i due ragazzi sul fondo mi guardano stupiti.
Mila ci pensa su un attimo,ma prima che possa rispondere Marzia urla-I vampiri sono degli esseri immondi! Non dovrebbero neanche esistere!E lei,non dovrebbe fare queste domande,vuole forse attirare la sfortuna!?Andiamocene!-conclude,Miina e Mila mi guardano per un attimo confuse,poi seguono l’amica fuori dalla classe,così rimango sola con Vera e Say -Mi dispiace … non volevo …-
-Non preoccuparti,piccola Sveva … so che non volevi fare nulla di male …- sussurra Vera,guardando a terra.
* Quella sera *
-Oggi ho fatto solo casini-sospiro seccata,mentre torno a casa dopo aver fatto la spesa-Si può essere così stupidi?!-esclamo a nessuno in particolare,la strada era deserta,come ogni volta la sera,non era poi così prudente uscire,ma ne avevo disperato bisogno,a meno di non voler rimanere a digiuno anche quella sera.
Portavo vestiti più anonimi possibile,ma mi sentivo ugualmente abbastanza insicura,però forse non sarebbe successo nulla,pensavo …
In quel momento una mano cala sulla mia bocca,e un’altra mi punta un coltello alla gola,mentre una voce mi intima- Stai ferma o ti ammazzo-inizio a piangere,quanto posso essere stupida? Tremando come una foglia tento di liberarmi,ma l’uomo è troppo forte,e riesce a trascinarmi facilmente in un vicolo.
Mi afferra i polsi con una sola mano,per farlo lascia cadere il coltello. Mi spinge a terra e con le ginocchia mi divarica le gambe,quando toglie la mano dalla mia bocca urlo,ma lui mi afferra per i capelli e mi sbatte la testa sul lastricato,lasciandomi intontita.
-Stai buona …- dice.
Aiuto,aiuto,aiuto.
Mi toglie la maglia,tento di graffiarlo,ma sono troppo debole,le sue mani arrivano sui miei seni e stringono.
Aiuto,aiuto,aiuto.
Tira giù i propri pantaloni,poi toglie i miei,tento ancora di togliermelo di dosso. Non ci riesco.
Mi prende di nuovo per i capelli,sento una nuova fitta di dolore dietro la nuca e svengo.
Per questo non mi rendo conto di essere salvata.
 






(Per favore,se possibile potreste dirmi se è interessante,così decido se continuarla oppure no)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-Che noia!-esclamo in silenzio,la strada è completamente deserta,senza considerare qualche passante dall’aria sparuta –Ho freddo con questi cavolo di vestiti!-esclamo ancora mentre afferro l’orlo dell’ampia gonna,solo quella mattina era ricominciata la scuola,o come l’avevo ribattezzata: “Centro di tortura psicologica a pagamento per gli animali da macello chiamati adolescenti” E come se non bastasse quel giorno era arrivata anche una nuova professoressa! Di lingue addirittura! La materia più odiosa … in aggiunta la professoressa era una ragazza giovane,perfino carina … però,aveva offeso Marzia,poi gli altri studenti appena l’avevano vista avevano colto l’occasione di dimostrare quanto siano infantili,insomma … Sedurla per poi farle una foto senza veli?! Ma cosa siamo dei selvaggi? Mi guardo attorno,i capelli biondi che mi coprono gli occhi. Quanto mi davano fastidio i capelli lunghi! Non stavano mail al loro posto! In quel momento noto qualcosa di strano,la prof.-come si chiamava? Sveva?-era dall’altra parte della strada,teneva una busta,segno che aveva appena finito di fare la spesa,quando all’improvviso arriva un uomo che la trascina in un vicolo. Rimango per un attimo immobile,cosa dovrei fare? La mia testa e i miei piedi mi dicono di andare a salvarla,invece c’è quella stupida parte di me che dice:” Cosa diavolo stai pensando? Ricordi “chi sei”,vero? Se lo ricordi allora volta la testa e prosegui! “Tu” sei una ragazza!”. Faccio qualche passo,come per andarmene,ma mi fermo,mordendomi le labbra mi volto,so che non dovrei farlo,ma non posso evitarlo,con i pugni stretti corro verso il vicolo. La professoressa … no,che dico,la ragazza è tenuta a terra dall’uomo,tenta di graffiarlo,di toglierselo di dosso,ma non ci riesce,quando lui le afferra la testa e la sbatte violentemente a terra inizio a correre. Quando sono ormai alle sue spalle gli do un calcio sulla nuca con tutta la mia forza,l’uomo si sbilancia e cade verso destra,prima di cadere a terra però si para con l’altra mano,voltandosi verso di me dice-Cosa? Una ragazzina?-si alza in piedi,guardandosi intorno,probabilmente in cerca del taglierino accanto al mio piede. I suoi abiti sudici e il suo aspetto malaticcio mi suggeriscono che sia un senzatetto,ma questo non lo scusa da ciò che stava tentando di fare. Veloce afferro il taglierino e glielo punto alla gola,lui deglutisce,sorridendo per la soddisfazione sussurro-Cosa c’è? Non avrai paura di una ragazzina?- Alza un pugno per colpirmi,ma prevedendo le sue mosse faccio in modo che il taglierino gli trapassi lo spazio tra due dita,a quel punto si tira indietro urlando,allora,approfittando del suo attimo di distrazione gli do un calcio in mezzo alle gambe,a quel punto lui si accascia a terra. Mi avvicino alla ragazza,come probabilmente avrei dovuto sospettare è esposta,arrossisco,ma ignoro i miei pensieri e le aggiusto i vestiti,cercando il più possibile di non guardare. Dopo averle sistemato i vestiti le giro la testa delicatamente,per fortuna non sembra che si sia fatta troppo male. Mi alzo,riflettendo,cosa posso fare? Sospiro per la stanchezza,la prendo sulle spalle e inizio a camminare verso casa. Prima di uscire dal vicolo mi volto per un’ultima volta e dico-Ehi,figlio di puttana,non osare mai più toccare una donna indifesa,altrimenti mi farai rimpiangere di non essere riuscito a farti più male!- Quando apro gli occhi urlo,tirandomi su di scatto,porto le mani alla testa e mi rannicchio. Non fatemi del male … ve ne prego … ve ne prego … -Ehi,stai … bene?-mi chiede una voce gentile,calde lacrime mi scendono lungo le guance,lentamente esco dal mio bozzolo e guardo la persona che mi sta accanto,riconosco quei capelli biondi e quegli occhi marroni,è Miina. -Dove sono?-chiedo in un sussurro,lei si guarda un attimo intorno,fra le mani tiene dei cerotti-Beh … questa è casa mia. Prima ti ho aiutato contro quel …. Beh,hai capito- -Ah … - con delicatezza porto la mano alla nuca,e sento una fitta di dolore,che mi fa sfuggire un lamento dalle labbra,Miina mi guarda angosciata e dice-Se vuoi posso darti qualche medicinale…- -No,grazie …-rispondo io,guardando i miei piedi,quando nella mia mente si fa largo un pensiero -Come hai fatto ad aiutarmi? E poi a portami fin qui?- Miina accenna un sorriso e arrossendo risponde -Sono più forte di quanto sembro! Per il momento stia pure qui,più tardi l’accompagnerò a casa- Aveva ricominciato a darmi del lei … forse la mettevo a disagio. -Grazie mille per avermi salvata-mi guardai attorno,l’appartamento era molto piccolo e malridotto,io ero seduta sul letto,che occupava buona parte della stanza,poi c’era un tavolo con delle sedie e una piccola tv nell’angolo opposto,due porte si aprivano una sul bagno e una sulla minuscola cucina. -Però questa casa ... –inizio io,la Miina mi interrompe sorridente- È bellissima,non ci sono altre parole per descriverla- -Ok- rispondo io,divertita -Ehm-l’orologio segna le venti e quaranta -Se vuoi posso preparare qualcosa da mangiare- propongo,la ragazza si volta verso di me euforica e mi chiede -Lo farebbe davvero?- -Certo,in fondo tu mi hai salvato-rispondo sorridendo,mentre mi alzo per andare verso la cucina,lei rimane per un attimo in silenzio,poi chiede- Non le dispiace se io nel mentre vado a fare la doccia,vero?- Mi volto verso di lei ridendo-Questa è casa tua! Non dovresti chiedermi il permesso!- Miina arrossì per l’imbarazzo,ma sorrise,e annuì. Si avvicinò ad un cassettone e prese i vestiti che le servivano,poi mi dice-Non ci metterò molto,dopo la cena l’accompagnerò a casa-detto questo se e andò in bagno. Rimango per un attimo immobile sulla soglia della cucina,ben salda sulle mie gambe,però all’improvviso sento di nuovo le lacrime arrivare,così mi appoggio allo stipite della porta e mi mordo la mano per non far sentire i miei singhiozzi,dopo qualche minuto ritrovo la calma e decido di mettermi a cucinare. Taglia,cuoci,gira,gira. Il ritmo della cucina mi prende nel suo vortice,spero solo di riuscire a cucinare un piatto delizioso,non sono molto brava e di solito le persone non trovano le parole per descrivere ciò che cucino,perché l’unica parola che gli viene in mente è banale. Quando finisco prendo dei piatti e preparo la tavola,sento ancora il rumore dell’acqua in bagno,quindi le ci vorrà ancora un po’,mi siedo sul letto e mi guardo ancora attorno,stupita che la casa di un’attrice,seppur debuttante sia così misera,poi sorge un interrogativo … e i suoi genitori? Non credo di poterle chiedere una cosa personale come questa. In quel momento l’acqua si chiede,e Miina esce dalla porta del bagno,i capelli ancora umidi. Porta una lunga camicia da notte ampia sui fianchi,scettica mi chiedo come faccia a stare comoda con indosso una cosa del genere,però mi riscuoto dai miei pensieri e mi rendo conto che la temperatura si sta abbassando. -Non dovresti restare con i capelli bagnati!-esclamo furiosa- Rischi di ammalarti!- Lei mi guarda con gli occhi spalancati,preoccupata per la mia reazione,e come non potrebbe? Quando mi arrabbio divento un’altra persona-Vieni subito qui!-esclamo indicando il letto,le obbediente si siede,e in silenzio aspetta che io torni con l’asciugacapelli,lo attacco alla spina e mi siedo dietro di lei per asciugarli. -Allora-dico,per fare un po’ di conversazione- Com’è questa città?-Come se non la conoscessi … Miina inizia a parlare,ma smetto di ascoltarla quasi subito,confusa dalla sostanza dei capelli che tenevo fra le dita,per un momento afferro con un po’ troppa forza una ciocca,penso che lei protesti perché le ho fatto male,invece insieme alla ciocca viene via tutta la parrucca,rivelando una chioma di corti capelli neri. Resto un attimo in silenzio,allibita. Poi dico-Capelli …- Lei … cioè lui si volta verso di me,sul viso ha dipinta la domanda: “E adesso?”

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