una ragazza dalle ombre della memoria

di meggy_isa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Foto ricordo ***
Capitolo 2: *** Colloquio di lavoro ***
Capitolo 3: *** Vecchie conoscenze, nuove sorprese ***
Capitolo 4: *** Un the per due ***
Capitolo 5: *** Chi la fa l’aspetti ***
Capitolo 6: *** Luce sulle ombre ***
Capitolo 7: *** Incertezze ***
Capitolo 8: *** Magica notte di Natale ***
Capitolo 9: *** Tra sogno e realtà ***
Capitolo 10: *** Il pensatoio di Piton ***
Capitolo 11: *** I casi della vita ***
Capitolo 12: *** pericolo mortale ***
Capitolo 13: *** Formula di sdoppiamento ***
Capitolo 14: *** The last breath ***



Capitolo 1
*** Foto ricordo ***


La metropolitana era affollatissima quel giorno

Capitolo 1 - Foto ricordo

 

La metropolitana era affollatissima quel giorno. Una ragazza dai capelli neri e lucenti riuscì ad uscire con molta fatica dalla folla di gente che le impediva il passaggio.

“Accidenti! Proprio oggi che non posso utilizzare la Passaporta! Io odio le metropolitane!” pensò la giovane strega senza nascondere una leggera irritazione nei confronti dei Babbani che non le lasciavano libero il passaggio. La ragazza, con gli occhi verdi nei quali si intravedeva una leggera sfumatura grigio perla, era vestita in un perfetto stile babbano: T-shirt rossa con un elaborato disegno di una fenice, jeans, scarpe da tennis e un enorme borsone che aveva attirato l’attenzione di molti passanti. La ragazza uscì in superficie e si incamminò verso un vecchio grande magazzino: Purge & Dowse. Si avvicinò ad un manichino e disse: - Buongiorno, sono Bianca Rose, guaritrice-

poi la strega entrò nella vetrina e corse per raggiungere al più presto il terzo piano, “avvelenamento da pozioni e piante”. Nel tentativo di correre e indossare una veste verde acido con l’aiuto della bacchetta travolse non poche persone, ma riuscì ad arrivare in tempo nel suo reparto per iniziare il suo turno di lavoro.

- Signorina Rose, è arrivata una donna con un orribile sfogo su tutto il corpo, vada a prestare i primi soccorsi!

- Subito madame Twintoll!

- E deve anche andare nella stanza 54: il signor McTroyan sta urlando come un dannato… dagli una tazza bella grande della Bevanda della Pace.

- Va bene madame! Devo fare altro?

Si udì un urlo agghiacciante lungo la corsia in cui le due streghe parlavano, ma queste non ci fecero caso.

- Portami un caffè molto forte… stanotte non ho chiuso occhio…

- Io non sono la sua cameriera!- sbottò Bianca imbronciata.

- Ma sono un tuo superiore, quindi…- rispose madame Twintoll

“Vecchia megera!” si disse Bianca, tuttavia corse in modo da svolgere i compiti che le erano stati assegnati.

La ragazza ebbe un attimo di pace solo durante la pausa pranzo, dove poté parlare con la sua cara amica Penelope.

- Ciao Bianca! Stamattina ti ho vista correre vestita come una Babbana! Come mai non sei venuta con la tua Passaporta?

- Perché si è frantumata mentre stavo lottando con un calderone impazzito… volevo fare un po’ di Felix Felicis, ma fare il guaritore non ti consente di impegnarti al massimo per una pozione così complicata...

- Utilizzare un vaso come Passaporta non è proprio una grande idea! A cosa ti sarebbe servita la Felix? Se volevi uccidere la Twintoll senza essere scoperta ti potevo aiutare!

Le due ragazze risero, ma Bianca era ritornata seria poco dopo, le doveva dire una cosa molto importante sulle sue ricerche

- Penelope, ti ricordi ciò che ti ho raccontato sul mio passato?

- Sì, come potrei dimenticarlo, mi dispiace per tua madre…

- Ma ciò che devo dirti riguarda mio padre… ho intenzione di cercarlo…

- Ti baserai sul tuo cognome?

- No, poiché ho ereditato il mio cognome da mia madre, Beatricis Rose.

- Ma allora come farai a cercarlo?

- I miei nonni materni hanno sempre detto che mio padre era morto, ma non ci ho mai creduto…lo devo trovare prima che sia troppo tardi.

Ci fu un lungo attimo di silenzio in cui le ragazze si guardarono: la sfumatura color grigio perla degli occhi di Bianca prevalse sul verde.

- Da quando V-Vold… il Signore Oscuro è ritornato, sento che mi è rimasto pochissimo tempo da trascorrere con mio padre. Sfogliando un vecchio album di foto di mia madre ho trovato questo…

Si frugò nelle tasche ed estrasse una vecchia foto animata, dove sorridevano una ragazza molto somigliante a Bianca, ad eccezione della folta chioma ambrata, ed un ragazzo dagli occhi neri come i capelli che portava lunghi fino alle spalle. Dietro la foto c’era una dedica: “Grazie per la tua amicizia Bea!”

Penelope sgranò gli occhi, lei conosceva quell’uomo…

- Santo cielo! Ma quello non è…

- Severus Piton, il nostro professore di pozioni. Probabilmente era amico di mia madre. Lo devo incontrare per parlare… forse conosceva anche mio padre…

- Ma come farai a parlare con lui! È davvero scontroso… e penso che con il tempo sia peggiorato…

- Andrò ad Hogwarts come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure! Avrò un intero anno per parlare con Piton e frugare tra gli archivi della scuola, nella speranza di trovare qualcosa che mi aiuti nella ricerca…

- TU SEI PAZZA! HAI GIA’ DIMENTICATO CHE QUELLA CATTEDRA E’ STREGATA!

- Abbassa la voce e stammi a sentire! Appena avrò finito le mie ricerche ritornerò qui. Oggi vado a parlare con la Twintoll e le spiego le cose come stanno, poi domani partirò per Hogwarts per richiedere la cattedra…

- Ma Bianca…- sussurrò Penelope, ma la sua amica era più che mai convinta a proseguire quella strada, che forse l’avrebbe portata da suo padre.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Colloquio di lavoro ***


Hogwarts era proprio come Bianca se la ricordava: grandissima, imponente e stupenda

Capitolo 2 - Colloquio di lavoro

 

Hogwarts era proprio come Bianca se la ricordava: grandissima, imponente e stupenda. Entrò con passo deciso nella Sala d’Ingresso ma si bloccò di colpo… lei non poteva entrare nell’ufficio di Silente, non sapeva la parola che permetteva l’ingresso nella stanza del preside…

- Buongiorno signorina! Posso esserle d’aiuto?- Bianca si girò di scatto e riconobbe subito la

 McGranitt, la sua insegnante preferita.

- Professoressa! Che bello rivederla!

- Rose! Che piacevole sorpresa! Cosa ci fai qui?

- Devo parlare con il professor Silente.

- Ti accompagno al suo ufficio!

“Ho una fortuna sfacciata!”pensò la ragazza con un sorriso.

Le due streghe parlarono durante tutto il tragitto delle esperienze che avevano vissuto da quando Bianca era andata via da Hogwarts. Arrivate davanti al gargoyle la McGranitt disse “Idromele barricato” e le due streghe entrarono nell’ufficio di Silente, dove il preside era in piedi, come se stesse aspettando qualcuno. La McGranitt si congedò con Bianca ed uscì dall’ufficio, lasciando la giovane strega dai lunghi capelli neri e l’anziano preside con una folta barba argentata da soli.

- Ciao Bianca, sono felice di rivederti dopo tanto tempo…

- Sono onorata anch’io di rivederla, professore!- rispose Bianca, meravigliandosi che il Preside si ricordasse il suo nome…era impossibile che ricordasse tutti i nomi dei suoi allievi…

Silente invitò Bianca a sedersi su di una sedia davanti alla sua scrivania; anche il preside si sedette e fece apparire con un elegante tocco di bacchetta varie bevande. Bianca si riempì un bicchiere di succo di vaniglia e dopo un sorso disse: - Professore, sono venuta qui perché sono interessata ad un posto di insegnante

- Quale materia vorresti insegnare, Bianca?

- Difesa contro le arti oscure.

- Mi dispiace ma quel posto è già stato assegnato…

- Cosa?- sussurrò Bianca in preda al panico. Lei aveva bisogno di quel posto per scoprire passato di sua madre, per parlare con Piton, per trovare suo padre…

- Se non ricordo male hai preso anche un M.A.G.O. in Aritmazia, giusto?- chiese Silente in tono leggero

- Sì, ho preso “Eccezionale”, è la mia materia preferita…- rispose Bianca, che rimase impressionata dal fatto che Silente ricordasse anche questo di lei (in fondo non avevano mai avuto uno stretto rapporto). Inoltre trovava quella domanda fuori luogo …. Perché le ha chiesto del suo M.A.G.O. in Aritmazia?

- La nostra professoressa di Aritmazia è molto anziana e da molto tempo desiderava andare in pensione… potresti prendere il suo posto.

- Sarebbe fantastico! Quando inizio?

- Il primo settembre, ma temo che dovrai alloggiare qui da ora per preparare i programmi scolastici.

- Per me va bene!

Bianca uscì felice dall’ufficio del preside e iniziò a sistemarsi nella sua stanza.

La strega riuscì a sistemarsi nel suo alloggio con molta fatica: si era portata dietro ben tre bauli, di cui uno colmo di libri sulla difesa contro le arti oscure. Appena riuscì ad aprire i suoi bagagli vide i libri.

“Questi di sicuro non mi serviranno”, pensò, poi prese la bacchetta e trasformò tutti i libri in volumi di Aritmazia. “Devo iniziare subito a fare i programmi, ma prima devo fare un'altra cosa…”

Bianca tirò fuori la vecchia foto che aveva mostrato a Penelope, la sfiorò con la bacchetta e due fiamme, una rossa e l’altra oro, circondarono l’immagine formando una cornice che posò con delicatezza su di un comodino.     

       

 

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Capitolo 3
*** Vecchie conoscenze, nuove sorprese ***


Vecchie conoscenze, nuove sorprese

Capitolo 3 - Vecchie conoscenze, nuove sorprese

 

Bianca rimase quasi sempre nella sua stanza e ne uscì solo per recarsi nella sua nuova aula e nel suo nuovo ufficio. Il mattino del primo settembre si svegliò di soprassalto. Era sicura che in quel giorno avrebbe incontrato Piton, e non sapeva se parlargli subito o aspettare un po’ di tempo. Decise di uscire dalla sua stanza e fare una passeggiata all’aperto, per schiarirsi le idee. Era davvero una bella giornata, nonostante ci fosse una leggera nebbia…

“Colpa dei Dissennatori” si disse Bianca sconsolata. Camminò fino a raggiungere una capanna vicino alla Foresta Proibita. Quando arrivò davanti alla porta bussò forte e urlò: - Hagrid!-

Hagrid aprì la porta e quando vide Bianca rimase leggermente sorpreso: non si aspettava che un’ex-alunna lo venisse a trovare.

- Ciao Bianca!- esclamò Hagrid rivolgendo alla strega un gran sorriso

- Ciao Hagrid! Sono felice di rivederti! Come stai?

- Bene! Entra dentro, mi devi raccontare un sacco di cose!

- Anche tu!

I due entrarono in casa e, dopo aver preparato due grandi tazze di the, Hagrid chiese a Bianca come mai aveva lasciato il posto di guaritore per prendere la cattedra di Aritmazia.

- Aritmazia è sempre stata la mia materia preferita- rispose Bianca – e inoltre sono affascinata dall’insegnamento- questa volta mentì spudoratamente, ma Hagrid non se ne accorse.

- Stasera al banchetto di inizio anno incontrerai un nuovo professore-

- Davvero?

- Sì! Si chiama Horace Lumacorno

“ Si chiama così il troll che mi ha soffiato il posto di difesa contro le arti oscure” pensò Bianca con una smorfia

- Cosa c’è? Lo conosci?

- Cosa? No, non lo conosco. Mi dispiace Hagrid, ma devo andare via, mi piacerebbe lavarmi i capelli…sono un po’ unti..

- Sciocchezze! I tuoi capelli sono bellissimi! Ma se devi andare… ci vediamo stasera!

- Ciao Hagrid!- disse Bianca con un sorriso mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

 

 

 

Bianca era seduta al tavolo degli insegnanti tra il professor Vitious e la professoressa McGranitt. Severus Piton non le aveva rivolto neanche un saluto, ma solo un’occhiata sprezzante… Bianca era una Grifondoro, quando frequentò la scuola…

Durante il banchetto cercò nel tavolo dei Grifondoro l’unico volto che le rimase impresso nella memoria… un ragazzino con gli occhiali e una cicatrice sulla fronte. A metà banchetto il professor Piton si alzò e uscì dalla Sala Grande, per ritornare un quarto d’ora dopo seguito da Harry Potter, che aveva il volto macchiato di sangue. “ Forse Piton lo ha picchiato…” pensò Bianca, e non riuscì a trattenere una risatina.

Nel preciso momento in cui la strega stava addentando un pezzo di torta alla melassa, il preside si alzò e richiamò tutti al silenzio. La povera ragazza, colta di sorpresa, ispirò violentemente e rischiò di soffocare. La McGranitt liberò immediatamente le sue vie respiratorie.

- Peccato, speravo che soffocasse. Sarà per un’altra volta- sibilò Piton, in modo da farsi sentire da Bianca, che divenne verde dalla rabbia. “Penelope aveva ragione: con il tempo è peggiorato!”

Silente intanto aveva già iniziato a parlare di Voldemort e della necessità di rimanere uniti. Poi iniziò a presentare i nuovi professori:- sono lieto di dare il benvenuto alla giovanissima Bianca Rose, nuova insegnante di Aritmazia- Bianca si alzò di scatto sbattendo contro il tavolo e salutò tutti gli alunni con un cenno della mano – e di presentarvi una mia vecchia conoscenza, il professor Lumacorno- un ometto grasso, basso e con due baffi da tricheco si alzò- nuovo insegnante di Pozioni-

“ Pozioni? Ma che storia è questa?” pensò Bianca. Gli stessi pensieri affollavano le menti di molti alunni.

- Il professor Piton invece insegnerà Difesa contro le Arti Oscure-

Bianca era sorpresa, anche se non eccessivamente. In fin dei conti, Piton aveva sempre desiderato quell’incarico. Ma perché Silente aveva deciso di dargli quell’impiego solo ora, dopo tanti anni? Dopo il discorso di Silente la strega dai capelli corvini si alzò per prima e prese una scorciatoia per arrivare alla sua stanza, dove si chiuse a chiave. Nel frattempo anche Piton ritornò nel suo alloggio ma non riusciva a chiudere occhio. “ Quella strega ha un’aria così familiare… assomiglia molto a qualcuno… ma a chi? Forse è solo una mia impressione…allora perché mi ricorda così tanto un’altra persona? Il suo viso e i suoi occhi si sono persi nei miei ricordi… chi sei in realtà, Bianca?”

                              

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Capitolo 4
*** Un the per due ***


Capitolo 4 - Un the per due

Capitolo 4 - Un the per due

 

Quella mattina Bianca aveva lezione con tre classi: quarto, sesto e settimo anno. Saltò la colazione (“ Mi rifarò a pranzo” si consolò) e corse nella sua aula a preparare banchi e test di verifica: prima di iniziare il programma vero e proprio voleva verificare la preparazione dei suoi alunni. I primi ragazzi che andarono a lezione di Aritmazia erano del sesto anno. Con suo grande rammarico solo una degli alunni era di Grifondoro: una ragazza dai capelli castani e crespi.

- Bene ragazzi!- esordì Bianca quando tutti furono seduti- oggi faremo un piccolo test!-

Alcuni imprecarono sottovoce, mentre la Grifondoro sembrava serena e rilassata. – E non metterò voti- Aggiunse infine Bianca dopo aver consegnato a tutti il compito. Si sedette dietro la cattedra e iniziò a leggere la Gazzetta del Profeta. Morti, sparizioni… quelle notizie fecero montare dentro Bianca una grande ira. Gettò a terra il giornale e lo incendiò con uno sguardo iracondo, senza l’aiuto della bacchetta. Quando alzò gli occhi vide che la Grifondoro non aveva neanche iniziato a scrivere, ma era seduta, con una mano alzata.

- Cosa c’è signorina…?

- Hermione Granger. Ho già fatto questa traduzione a casa, per esercitarmi.

- Non è possibile, non si trova sul vostro libro!

- Infatti si trova nel libro “ Esercizi di Aritmazia volume III”, a pagina 153.

- Aspetta…- disse Bianca mentre si dirigeva verso la libreria. Avrà pure indovinato il libro, ma non può ricordarsi anche la pagina! Sfogliò velocemente un libro e dopo un po’ lo richiuse, impallidita. La Granger aveva ragione! Si ricompose in tutta fretta e disse:- Non importa se l’hai già fatta! Scrivi la tua traduzione e quando hai finito riconsegnami il lavoro- Hermione parve soddisfatta e prese a scrivere come una furia e, dopo dieci minuti, depose il suo compito sulla cattedra. Bianca fu così sorpresa che rimase immobile per più di un minuto, come se fosse stata colpita da un Incantesimo Congelatore. Quella traduzione era davvero complicata e nessun ragazzo del sesto anno l’avrebbe completata tanto velocemente… pensò di affidarle una piccola commissione, visto che tutta la lezione era stata destinata al test e la ragazza aveva già finito.

- Grancher! Torna qui un momento… puoi consegnare questo al mio… collega?- Bianca sorrise e porse ad Hermione un biglietto.

- Ma a chi lo devo consegnare, professoressa? Non mi ha detto alcun nome…

-  Sta scritto sul biglietto

Hermione uscì dall’aula e lesse la scrittura leggera: “ Severus Piton”. Bianca incominciò a leggere il compito di Hermione e con enorme sorpresa vide che la sua traduzione era perfetta.

 

 

“Mi farebbe piacere una sua visita nel mio ufficio alle cinque di questo pomeriggio in compagnia di una tazza di the!             

                                           Prof.ssa Bianca Rose

    p.s.: odio la marmellata di ribes!”

 Piton stava per recarsi nell’ufficio di Bianca, portando con sé un enorme barattolo di marmellata di ribes nero: non aveva saputo resistere alla tentazione di fare un dispetto ad una Grifondoro! Arrivato davanti alla porta dell’ufficio della strega bussò ed una voce bassa ma udibile lo invitò ad entrare. La stanza era molto luminosa e le pareti erano di colore rosso, decorate da alcuni disegni dorati.

- Si accomodi professore!

- Ti ho portato un regalo… - disse Piton con un ghigno e posò il baratolo di vetro sulla scrivania, dove già erano pronte due tazze di the alla fragola.

- La ringrazio professore!- disse Bianca con un grande sorriso. “Con il tempo è proprio peggiorato…”

La strega aprì subito il barattolo e spalmò la marmellata sopra un biscotto, che inghiottì felice. Severus la guardò confuso e subito Bianca gli rivolse la parola.

- Qualcosa non va?

- Sì.

- Cosa?

- Tu odi la marmellata di ribes… lo hai scritto sul biglietto…

- Ops… mi sono dimenticata di scrivere che odio il ribes rosso… ma in compenso sono ghiotta di ribes nero!- disse Bianca con un sorriso di trionfo osservando Piton mentre serrava le labbra e riduceva i suoi occhi a fessure. I due iniziarono a sorseggiare dalle loro tazze, parlando e lanciandosi delle frecciatine. Ma la strega non era ancora riuscita a dire al cupo professore il vero motivo di quel piacevole incontro con la “bestia nera”.

Poi calò il silenzio. Bianca stava lottando con stessa.

“Gli parli chiaro adesso”

“No, devi aspettare”

Ma questa è un’ottima occasione!”

“Devi pazientare, non è ancora il momento”

“Non gli dico tutto oggi, solo alcune cose”

- Severus- esordì Bianca. Piton si irrigidì appena, ma il suo sguardo era di ghiaccio.- ho bisogno del tuo aiuto. Voglio scoprire il mio passato…- un lampo attraversò gli occhi neri di Piton: ebbe un fugace sospetto che scacciò subito via. “Non è possibile… lei è morta” riflettè il mago.

- Sono tornata a Hogwarts per scoprire qualcosa di più sulla mia famiglia… mi aiuterai?- il verde degli occhi di Bianca divenne più intenso.

- Perché io?- chiese impassibile Piton. Bianca si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo, ma subito dopo alzò il viso: dai suoi occhi era sparito ogni dubbio.

- Non posso dirtelo, non ora- disse con semplicità la ragazza. Piton e Bianca si guardarono fissi negli occhi, ma il mago non osò usare la Legilimanzia, anche perché sapeva che Bianca era una brava Occlumante.

- Puoi contare sul mio aiuto- sussurò Piton senza interrompere il contatto visivo. “Quegli occhi li ho già visti…”.

Dopo qualche secondo Piton fu il primo a parlare.

- C’è altro?

- No, solo una tazza di the caldo che desidera essere bevuta- la strega sorrise continuò a sorseggiare dalla sua tazza, soddisfatta. I due parlarono per quasi tutto il pomeriggio: Piton lanciava ogni tanto delle frecciatine sull’inettitudine di Bianca in Pozioni (nonostante avesse avuto eccellenti voti a tutti i G.U.F.O. e i M.A.G.O.). Infine Piton uscì portandosi dietro il barattolo di marmellata, con la scusa che anche lui adorava il ribes nero (anche se non era vero). Dopo che il mago uscì, Bianca si lasciò cadere sopra una poltrona. “È la persona più dispettosa che abbai mai conosciuto” pensò mentre rideva di gusto.

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Capitolo 5
*** Chi la fa l’aspetti ***


Chi la fa l’aspetti

Capitolo 5 - Chi la fa l’aspetti

 

Era appena uscita dalla biblioteca con un grande sorriso: Bianca aveva scoperto che sua madre era un’eccellente strega a scuola e che era stata un’allieva di Lumacorno. Ora poteva contare anche su Lumacorno: forse sua madre aveva incontrato suo padre proprio qui, a Hogwarts! Questa ipotesi avrebbe sicuramente facilitato le sue ricerche, ma era anche possibile che Bianca fosse figlia di un Babbano, e questo avrebbe complicato le cose, ma per ora non ci voleva pensare.

Le settimane trascorsero velocemente, e ogni volta di più si meravigliava della bravura di Hermione: era il suo orgoglio, e spesso le prestava libri per il potenziamento. Inoltre Bianca aveva notato che Hermione era amica di Harry e di un altro ragazzo con i capelli rossi (probabilmente si chiamava Ron, ma non ne era sicura) e che Piton sopportava a fatica la presenza di quel ragazzo con gli occhiali. Il professore di Difesa contro le Arti Oscure, nonostante avesse deciso di aiutare Bianca nelle sue ricerche, continuava a provocarla ogni volta che ne avesse l’occasione. Una mattina, verso metà settembre, Bianca andò nella Sala Grande per fare colazione: si diresse al suo posto, ma quando cercò di sedersi cadde a terra. La strega si alzò inviperita e tentò di nuovo di sedersi sulla sua sedia, ma si ritrovò di nuovo a terra e con i nervi a fior di pelle. “Qualcuno ha incantato la mia sedia” e si girò verso Piton, che stava trattenendo a fatica una risata. “Se guerra vuoi, guerra avrai!” pensò Bianca mentre spezzava l’incantesimo di Piton. E infatti la vendetta non tardò ad arrivare. Bianca, poco prima di pranzo, aveva posizionato una fune, all’altezza delle caviglie, all’ingresso della Sala Grande, poi l’aveva stregata in modo tale che solo Piton potesse inciamparci. Dopo si era messa vicino alla sua “trappola” per godersi meglio lo spettacolo. Severus non tardò ad arrivare e, con immenso divertimento di Bianca, si trovò disteso a terra insieme a due studenti del primo anno che aveva travolto.

- Professore, si è fatto male?- chiese la strega evidentemente divertita

 - Se fossi in te, temerei per la mia stessa vita- disse Piton in collera mentre si alzava: fu superato da tre studenti che stavano cercando di non ridere di quella scena.

- Devo dire che è caduto con stile!- aggiuse Bianca con gioia mentre insieme a Severus raggiungeva il tavolo degli insegnanti e si avvicinava al professor Lumacorno.

- Buongiorno professore! Buona giornata?

- Ottima- rispose Lumacorno con un sorriso, mentre Piton biascicava qualcosa come “ Parla per te”.

- Ne sono sicura! Il suo sorriso non lascia dubbi… che ne pensa se andassimo a fare una passeggiata all’aria aperta? Con questa bella giornata! Potrebbe venire anche il professor Pit

- Io non posso venire, ho molti impegni- disse acido Severus. Bianca lo guardò, con gli occhi ridotti a fessure, pensando ad una fattura da lanciargli addosso.

“Prima dice che posso contare su di lui, poi si rifiuta di venire con me… forse non ha capito che la passeggiata è una scusa per avere ulteriori informazioni sulla mia famiglia…”

- Credo che per oggi te la possa cavare anche da sola, signorina Rose- aggiunse Piton, con lo sguardo di chi vorrebbe scusarsi per non aver mantenuto un impegno

- Hai proprio ragione Bianca! Sarebbe un peccato non approfittare di questa giornata!- disse ilare Lumacorno- Ci incontriamo alle quattro davanti alla Sala d’Ingresso!

- D’accordo! Ci sarò- rispose Bianca soddisfatta.

 

 

 

Una strega con lunghi capelli neri e un mago con baffi da tricheco erano seduti vicino alle sponde del Lago Nero. Avevano camminato per mezz’ora, chiacchierando sugli anni in cui Bianca si trovava a Hogwarts e sulle sue esperienze al San Mungo. Stavano parlando, da quando si erano seduti, di una paziente che aveva ingerito una Pozione Delirante eseguita malamente.

-         Quella cretina ha assunto un cucchiaio di Pozione per “vedere se era uscita bene”, e dopo io ho dovuto lavorare per due giorni di fila per trovare un antidoto efficace!

-         Evidentemente non era una pozionista eccezionale come te!

-         Forse ho ereditato il mio talento da mia madre- disse Bianca maliziosamente.

-         Come si chiamava tua madre?

-         Beatricis Rose. Ho saputo che in passato era una sua allieva…

-         Come posso dimenticarmi di lei! E adesso che ci penso… tu le assomigli moltissimo! Solo i capelli sono diversi… mi dispiace per ciò che le è successo, era davvero brava…peccato che fosse una Grifondoro! Mi sarebbe piaciuto averla nella mia casa…

-         Quale casa?

-         Serpeverde.

-         Meglio Grifondoro…- disse Bianca. I due risero, poi la strega continuò.

-         Lei si ricorda le persone che erano amiche di mia madre? Mi piacerebbe parlare con loro!- chiese tutto d’un fiato, emozionata.

-         Sì, ma non ti conviene cercarli… sono quasi tutti morti per colpa di Tu-sai-chi…- disse con voce incrinata.

Era terribile. Forse tra di loro c’era anche mio padre… i suoi nonni forse avevano ragione…

Gli occhi di Bianca divennero all’improvviso totalmente grigi.

-         Ma sono sicuro che Beatricis avesse tenuto fino alla fine buoni rapporti con Severus…-

“Spero che stia parlando di un altro Severus

-         Piton- disse Lumacorno.

“Accidenti! Sono al punto di partenza…”

Per quel giorno aveva già saputo abbastanza: rientrò insieme a Lumacorno nel castello e si chiuse nella sua stanza, senza neanche cenare. “Forse Piton sa che fine ha fatto mio padre. Magari mi può dire se è ancora vivo. Spero che sia vivo…” 

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Capitolo 6
*** Luce sulle ombre ***


Il tempo trascorreva velocemente, ed arrivò anche la prima visita ad Hogsmead

Capitolo 6 - Luce sulle ombre

 

Il tempo trascorreva velocemente, ed arrivò anche la prima visita ad Hogsmead. Bianca aveva deciso di non uscire dal castello. Fuori faceva freddo, e inoltre voleva rimare tranquilla nel suo ufficio. Ma gli eventi di quel giorno non diedero modo alla giovane strega di riposarsi. Infatti dovette correre in infermeria dopo aver ricevuto il Patronus della McGranitt, che l’aveva informata del grave infortunio di un’allieva. Arrivata in infermeria vide una ragazza che urlava per il dolore e una collana che Piton aveva in mano, protetta da una sciarpa.

- Per la barba di Merlino…- disse Bianca guardando la collana

- Sai già come evitare che la fattura di questa collana si espanda?- chiese Piton alla strega

- Certo che lo so!- rispose Bianca offesa. Era pur sempre una guaritrice…

- Bene, allora non perdiamo altro tempo, mettiamoci al lavoro!- disse spiccio il mago.

I due si misero ai lati del letto dove era stesa la ragazza urlante, l’uno di fronte all’altro. Puntarono le bacchette contro la ragazza e iniziarono a sussurrare un incantesimo all’unisono. Quel lavoro fu molto lungo e duro. Quella fattura era davvero potente…i due erano in evidente difficoltà. Piton sudava copiosamente, mentre Bianca sentiva le sue gambe indebolirsi, ma nonostante tutto mostravano una tenacia unica…la dovevano salvare… a costo di sacrificare anche l’ultima goccia di magia che avevano in corpo… Bianca e Severus si specchiavano l’uno negli occhi dell’altro, lei per cercare nei suoi occhi neri la sicurezza che solo la notte riesce a darle, lui per trovare nel suo sguardo la forza del mare.

-Dobbiamo resistere! Se ci arrendiamo la ragazza muore!- si dicevano reciprocamente per evitare di farsi sopraffare dalla stanchezza. Mezz’ora dopo la strega e il mago erano riusciti a bloccare l’espansione della fattura. Bianca si sistemò il mantello e andò al San Mungo con la metropolvere per far portare via la studentessa. Tornò dopo cinque minuti seguita da tre maghi con una veste verde acido, che portarono via la ragazza, che ormai aveva smesso di urlare.

- Severus…-

- Katie Bell. Secondo la sua amica, ha trovato un pacchetto con quella collana nel bagno delle donne, ai Tre Manici di Scopa… probabilmente la collana ha sfiorato una piccolissima parte di epidermide… se l’avesse toccata a mani nude sarebbe morta- disse Piton prevedendo ciò che Bianca gli avrebbe chiesto.

- Lo so benissimo che sarebbe morta! Ma chi diavolo può aver dato ad una studentessa un oggetto così pericoloso?

- Se lo sapessi starei qui a parlare con te?- sbottò Piton, in piedi davanti a lei, evidentemente stremato.

- Non c’era bisogno di rispondere così…- sussurrò Bianca, triste.

- Lo so, e mi dispiace. Scusa.

- Niente scuse, tanto non le sai dire…- gli disse Bianca con un gran sorriso. Piton rimase spiazzato. Sapeva che quel sorriso era così simile a quello di un’altra donna. Una donna avvolta dalle ombre della sua memoria, che inesorabili lo stavano avvolgendo, insieme ai suoi ricordi più felici. Bianca parlò di nuovo, distogliendo Piton dai suoi pensieri.

- Lumacorno mi ha detto che gli amici di mia madre sono quasi tutti morti, uccisi da Tu-sai-chi

- E gli amici di tuo padre?- chiese Piton

- Non so neanche chi sia mio padre… da quando è morta mia madre sono cresciuta con i miei nonni, e loro non mi hanno mai raccontato nulla di lui… ma forse tu lo conosci! Mi puoi dire se è ancora vivo e se vale ancora la pena di cercarlo!- Bianca guardava il mago con i suoi grandi occhi, che diventavano sempre più verdi e colmi di speranza.

- Come posso sapere chi è tuo padre se non conosco nemmeno tua madre!- sbottò Piton

- Sono sicura che la conosci! Ho una foto che vi ritrae insieme!- disse Bianca infervorata, mentre con la bacchetta faceva apparire la cornice rossa e dorata davanti agli occhi di Piton.

Il mago rimase immobile e in silenzio. Quegli occhi, quel sorriso… era lei la donna avvolta dalle ombre, il più dolce ricordo, la sua luce nel buio, la sua più cara amica e…

- Beatricis- disse dopo un po’ il mago.

- Tu sei la figlia di Beatricis Rose!- esclamò Piton. Finalmente sapeva perché Bianca le era così familiare…

- Visto che la conoscevi!- disse Bianca

- E’ ancora vivo

- Chi?

- Ma come chi? Tuo padre!- disse Piton con lo sguardo fisso sulle sue scarpe.

- Davvero? Ma chi è? Dove lo posso trovare?- chiese la strega emozionata

- Ti dirò tutto a tempo debito

- Perché non ora?

- Non è il momento- concluse Piton con un tono che non ammetteva repliche. Poi lentamente si alzò e uscì dall’infermeria. Dopo aver girato l’angolo si appoggiò contro il muro e si lasciò scivolare a terra, con lo sguardo fisso nel vuoto. Quella giornata lo aveva davvero affaticato

Bianca invece era felice e confusa: sapeva che suo padre era  vivo, ma non capiva la reazione di Piton. Che cosa le nascondeva? Perché non le ha detto il nome di suo padre?    

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Capitolo 7
*** Incertezze ***


Capitolo 7- Incertezze

Capitolo 7- Incertezze

 

 

La notizia dell’incidente di Katie Bell si diffuse a macchia d’olio: era terribilmente difficile tenere un segreto ad Hogwarts! Inoltre Lumacorno iniziò ad invitare Bianca alle sue “festicciole del Lumaclub”. Ma Bianca non adorava quelle feste e spesso cercava una scusa per andare via subito, portandosi dietro Hermione: anche lei non amava quegli incontri a cui era puntualmente invitata. Qualche volta le due streghe si incontravano per parlare nell’ufficio di Bianca: ogni volta che le due desideravano declinare un invito di Lumacorno si riunivano e bevevano qualcosa insieme, discutendo di tutto. Bianca trovava Hermione molto intelligente, oltre che simpatica e sensibile, e per lei era sempre un piacere averla ospite nel suo ufficio.

Un pomeriggio Hermione stava bevendo del succo di zucca e parlava insieme a Bianca.

-Professoressa…- esordì la ragazza

-Quando sei ospite nel mio ufficio mi puoi, anzi, mi devi chiamare Bianca!

-Va bene profess…Bianca! Ti posso riferire una cosa che ho visto?

-Certo, perché no?- le disse di rimando la strega, leggermente insospettita dall’atteggiamento della sua allieva.

-Perché riguarda un professore… e tu mi ripeti in continuazione che non ti piace parlare degli altri quando sono assenti…- rispose Hermione giustificandosi per la sua stessa reticenza nel parlare.

-Di quale professore si tratta?- chiese Bianca incuriosita

-Si tratta del professor Piton

“Piton? Chissà che cosa mi vuole dire Hermione!”

-Che cosa hai visto? Raccontami!- Bianca stava cercando di nascondere la sua curiosità. 

-Stavo passeggiando lungo le rive del Lago Nero per andare a sedermi sul mio solito posto,un tronco di quercia: solitamente vado al Lago quando non riesco a studiare nella Sala Comune. Ma quella volta trovai seduto sul legno il professor  Piton… era molto strano, non sembrava la persona di sempre… si guardava le scarpe e dopo fissava l’orizzonte, per poi tornare a guardarsi i piedi…-

Bianca ascoltava con attenzione, cercando di scorgere nelle parole di Hermione altri lati della personalità di quell’uomo a lei ancora ignoti .

-…sembrava pensieroso… io rimasi ad osservarlo: non lo avevo mai visto così… era come se Piton si fosse trasformato da freddo professore spietato a essere umano…-

La ragazza bevve un sorso dal suo bicchiere, poi ricominciò a parlare.

- Gli andai incontro, e si accorse della mia presenza solo quando mi sedetti accanto a lui; lo salutai e mi rispose con un solo cenno del capo. Presi il mio libro e iniziai a leggerlo, mentre egli rimase seduto a fissare il lago.

-È rimasto molto tempo insieme a te?

-Non molto. Se ne andò molto prima di me, togliendo cinque punti a Grifondoro.

-Perché?!

- Perché ero spettinata e si stava annoiando- disse Hermione con veemenza.

   

                                                          * * *

 

Un mago dai capelli neri era seduto davanti una scrivania piena di foto animate. Era intento a fissarne una, dove una ragazza con i capelli ambrati e gli occhi verdi con sfumature grigio perla gli sorrideva e lo salutava con la mano.

“Nonostante tu sia morta continui a tormentarmi… io non potrò mai dare sicurezza a tua bambina, anzi, la metterei in pericolo…”

Il silenzio fu rotto da alcuni colpi sulla porta.

-Avanti- disse Piton, mentre faceva sparire le foto.

Entrò un ragazzino, che timoroso gli consegnò un messaggio.

-È da parte di Silente- gli riferì con voce tremula. Piton prese il biglietto tra le sue mani e iniziò ad aprirlo.

-Puoi andare signor Barrow- il ragazzo si voltò e si diresse verso la porta.

-Barrow! Torna qui un secondo- gli disse Piton facendolo girare- il tuo ultimo compito era…agghiacciante- Piton sottolineò l’ultima parola guardando il ragazzo, che appariva ogni istante di più impaurito. –Se il prossimo compito sarà al livello di quest’ultimo, ti bandisco dalle mie lezioni…- detto questo lo congedò con un cenno del capo e iniziò a leggere il messaggio.

 

                                                                 * * *   

Silente si alzò dalla sua scrivania e guardò fuori dalla finestra: era sera, e le stelle splendevano fredde e silenziose nella volta celeste. Fanny, la sua fenice, era appollaiata sul suo trespolo,  pulendosi pigramente le piume.

Sentì dei passi salire lungo le scale; si voltò e vide entrare Piton.

-Buonasera Severus!- lo salutò cordialmente Silente

-Buonasera professore- rispose Severus. Il Preside lo invitò a sedersi e a bere qualcosa, mentre lui stesso si sedeva dietro la scrivania. Dopo aver riempito due bicchieri di idromele Silente parlò:

-Vedo che hai accettato il mio invito!- disse Silente con un sorriso

-Proprio così- rispose Piton con meno entusiasmo. –Perché mi hai chiamato? Mi devi riferire delle novità?-

-In realtà volevo solo fare quattro chiacchiere con te…- Silente continuò a sorridere, e questo non piaceva a Piton… “Spero che non siano rogne…”

-Non potevamo fare quattro chiacchiere in giardino?

-Fa troppo freddo, non trovi?

Piton alzò gli occhi al cielo; forse aveva capito il tipo di “chiacchiere” che avrebbe fatto con il Preside. Silente ricominciò a parlare:

-Innanzitutto volevo sapere come stai.

-Come sto? A quest’ora di sera?

-Esiste un’ora precisa per chiedere ad una persona come sta?- ribattè Silente. Piton, che sembrava sempre più scocciato, sbuffò e rispose, -Sto bene, grazie per l’interessamento- poi prese il suo bicchiere e iniziò a bere.

-Sei sicuro di stare bene?- gli chiese Silente. Piton strabuzzò gli occhi e iniziò a tossire violentemente; gli era appena andato di traverso l’idromele. Silente guardò divertito la scena, prendendo la bacchetta e aiutando Severus ed evitando che soffocasse.

-Sto benissimo- rispose infine Piton tossendo ancora. Silente lo guardò con i suoi limpidi occhi azzurri, che incrociarono per un solo attimo quelli neri e profondi di Piton; la fenice, alle spalle di Albus, emise un flebile suono, mentre ritornava a pulirsi le piume delle ali.

-E Bianca? Lei come sta?

-Oserei dire che la signorina Rose stia benissimo- rispose. I due maghi rimasero in silenzio: gli occhi azzurri di Silente scrutavano attentamente Piton, che iniziò a guardarsi intorno nel tentativo di trovare un modo per cambiare argomento.

-Non hai altro da dirmi di Bianca?

-No. Dalla finestra si vede benissimo la costellazione di Orione! Chissà se si riesce a vedere anche l’Orsa maggiore!

-Severus…- Silente osservava sorridendo l’inutile tentativo di Piton di non parlare di Bianca

- Ho appena visto la stella polare!- continuò Piton, come se nessuno avesse parlato. Silente si voltò verso la finestra e contemplò lo straccio di cielo che era visibile.

-Mi sono sempre chiesto una cosa…- disse il vecchio Preside -… come ti comporteresti se il passato tornasse a bussare alla tua porta?-

-Perché dovrebbe tornare proprio da me?

-Non saprei… forse hai lasciato qualcosa in sospeso…

-Il passato è passato, ora vivo nel presente, devo vivere nel presente…

-Ma non puoi cancellare tutto ciò che è stato, anche perché devi fare ancora i conti con Bianca…

-Che cosa c’entra Bianca adesso?- Piton aveva la stessa faccia di un bambino che è appena stato sorpreso a rubare delle caramelle.

-So che c’è una persona che vi lega. Dovresti parlare con lei…per il suo bene…

-Per il suo bene!! L’unica cosa che potrei fare per il suo bene  è sparire dalla faccia della Terra!!- gli disse Piton esasperato. Silente non lo contraddisse e rimase in silenzio.

-Ho mal di testa. E sono stanco. La nostra chiacchierata finisce qui- disse Piton alzandosi e voltandosi verso l’uscita.

-Vai pure Severus, ma ti voglio dare un consiglio: prima sarai onesto con te stesso e con Bianca, prima sarai tranquillo.-

-Tranquillo… facile a dirsi…- biascicò Piton uscendo dall’ufficio del Preside. Silente rimase seduto, sorridendo. Si era aspettato una reazione simile e in cuor suo sperò che Severus trovasse un po’ di pace. Se la merita…

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Magica notte di Natale ***


Capitolo 8- Magica notte di Natale

Capitolo 8- Magica notte di Natale

 

Bianca sorrideva mentre guardava gli alberi addobbati nella Sala Grande. Scintillavano ed emanavano luci di tutti i colori, inoltre le fate che svolazzavano tra i rami rendevano tutto più… magico! Bianca adorava il Natale: era una notte incantata, in cui tutto poteva accadere… “Forse la notte di natale potrò abbracciare mio padre!” pensò mentre i suoi occhi verdi e limpidi brillavano alla luce degli alberi.

-Se rimani ancora un po’ qui incantata ti addobbo!- disse una voce alle spalle della strega.

-È impossibile non rimanere estasiati da queste decorazioni!- disse Bianca voltandosi verso Piton, sorridendo. Era così simile a sua madre, in tutto…

-Io non le trovo così meravigliose…- affermò il professore.

-Io adoro il Natale…- continuò Bianca senza aver dato segno di aver sentito Piton. Aveva un caratteraccio, ma ci si era abituata.

-Anche tua madre amava questa festa… e le piaceva guardare le decorazioni di Hogwarts. Una volta, mentre era ferma a guardare un albero, le ho infilato una ghirlanda in testa… e non se la tolse per tutto il giorno- disse Piton sorridendo a quel ricordo, e rivedendo il viso di Beatricis che ridendo gli diceva “Ho un cerchio alla testa!”. Bianca guardava il nero professore: era la prima volta che le raccontava qualcosa di sua madre; vedeva attraverso i suoi occhi neri tanta dolcezza e nostalgia per i momenti che aveva trascorso con la sua cara amica Bea… doveva averle voluto molto bene, e aveva sicuramente sofferto tantissimo per la sua morte…

-Sei stata invitata alla festa di Lumacorno?- chiese Severus senza guardare Bianca negli occhi, che era troppo simili a quelli della madre.

-Ovviamente! Tu verrai?

-Sì anche se non mi entusiasma l’idea…- le rispose  Piton, allontanandosi. Bianca rise mentre lo guardava andar via: non cambierà mai!

 

                                                                      ***

L’ufficio di Lumacorno era davvero pieno di persone. Una ragazza avanzava rapida tra al folla, fino a quando non  travolse una giovane strega dai lunghi capelli corvini.

-Hermione!- esclamò Bianca dopo aver subito il colpo.

-Scusami! Non ti avevo vista…hey! Ma sei bellissima!- disse la ragazza mentre osservava il vestito della strega: era completamente bianco, sbracciato e con il collo alto; inoltre Bianca indossava un paio di guanti, anch’essi bianchi, che le coprivano le braccia.

-Non cambiare discorso! Perché mi sei venuta addosso?

-Sto cercando di sfuggire ad un ragazzo… non fa altro che parlare di Quidditch!

-Allora ti consiglio di non andare a lavorare al San Mungo: i guaritori parlano solo di quello durante le pause!-

Le due streghe andarono a prendere qualcosa da bere e continuarono a parlare:

-Era faticoso fare la guaritrice?

-Solo un po’… dovevo studiare continuamente nuovi incantesimi e nuove pozioni per potermi occupare di più casi clinici possibili… soprattutto se i pazienti erano vittime di incantesimi oscuri… a proposito, hai per caso visto il professor Piton?

-No, ed è meglio così…

-Ma perché tu e i tuoi amici odiate Piton?

-Noi non lo odiamo…è lui che odia noi!

-Perché!?

-Odia i Grifondoro per principio…- disse Hermione sconsolata.

-Lo so che a volte la sua presenza è insopportabile, però mi sono affezionata a lui… non sarebbe più Severus Piton se iniziasse a regalare caramelle ai bambini! Al massimo potrebbe regalare caramelle ai ragazzini Grifondoro…- disse Bianca sorridendo. Effettivamente Bianca aveva stretto un legame con quell’uomo, un legame molto più forte di quanto la ragazza potesse immaginare: non era in grado di spiegarsi perché, me lei voleva istintivamente bene a Piton. La sua presenza la faceva sentire sicura e protetta, anche quando era studentessa: per lei era un sostegno dove poteva sempre aggrapparsi. Sempre.

-Io vado a cercare Harry! Sai dove si trova?

-Probabilmente starà scappando da Lumacorno!- le rispose la strega strappando un sorriso a Hermione, che si stava inoltrando tra la folla. Intanto Bianca continuava ad addentrarsi tra le persone nel tentativo di trovare Piton. Allungò il collo il più possibile cercando di trovarlo, e vide una macchia nera tra la gente. “Si è vestito per un funerale, non per una festa!” la ragazza si diresse nella direzione in cui aveva visto Piton, ma la sua avanzata fu fermata da un signore, molto pallido ma attraente, che le porgeva un bicchiere colmo di un liquido vermiglio.

- Posso avere l’onore di offrirle qualcosa?- chiese l’uomo, che si passò la mano libera tra i capelli neri e morbidi. Bianca si bloccò, lo guardò bene in faccia e disse a bruciapelo,-Sei un vampiro, nessun umano ha le iridi gialle…-, poi gli prese il bicchiere dalle mani, si scolò tutto il suo contenuto e andò via, lasciando il vampiro che, attonito, esclamò “Che tipo!”

“Per fortuna che quello che ho trangugiato era vino e non sangue!” pensò Bianca mentre continuava a cercare Piton. Ma dove è andato?! Proseguì a camminare nell’ufficio di Lumacorno, fino a quando non vide la professoressa McGranitt; la salutò, e quando si avvicinò vide che la McGranitt era in compagnia della professoressa Cooman e il professor Vitious, i quali stavano discutendo animatamente:

-… l’arte divinatoria è nata molto prima degli Egiziani, Sibilla!

-Ma noi dobbiamo tutto a loro se abbiamo le prime testimonianze che riguardano la Divinazione! Furono i maghi egiziani che iniziarono lo studio sistematico di questa materia!

-Questo non significa assolutamente niente! Per esempio l’abilità di leggere le sfere di cristallo è antichissima, ma gli Egiziani non sono mai riusciti a capirne i segreti!

-Si potrebbe andare indietro fino all’inizio del mondo se ragioni in questo modo… tanto vale discutere chiedendoci se è nata prima la fiamma o la fenice!

I due erano talmente concentrati in quella discussione, la quale non aveva né capo né coda, che non si accorsero di Bianca. La McGranitt le prese il braccio e le disse in un sussurro:-Ti prego, portami via!-

La ragazza la guidò via da Vitious e dalla Cooman, che non notarono nulla, e condusse la McGranitt verso alcune sedie, dove si sedettero.

-Grazie mille Rose! Quei due hanno iniziato a discutere mezzo secolo fa, e non avevano intenzione di smettere!

-Perché non se n’è andata prima? Non aveva il coraggio?- le disse Bianca facendole l’occhiolino. La strega le sorrise e le chiese se si stava divertendo.

-Abbastanza,- rispose Bianca- è proprio una piacevole festa… sa che è stato invitato anche un vampiro?- e le raccontò del suo incontro precedente.

-Perché hai bevuto tutto d’un fiato quel bicchiere di vino?!- le domandò la professoressa

-Avevo sete… e poi me lo aveva offerto lui… era da maleducati rifiutare…-

La McGranitt rise alla giovane ragazza sentendo quelle motivazioni; poi Bianca le chiese se aveva visto Piton.

-Penso di averlo visto uscire…- le disse in risposta la professoressa. Bianca colse l’occasione al volo… forse Severus si trovava nel suo ufficio…

-Forse è meglio che vada via anche io…-

-Se vuoi ti accompagno!

-Ehm… meglio di no… grazie mille!- le disse infine Bianca, augurandole buona notte e buon Natale. Si alzò e si diresse verso la porta. Appena uscita cercò di dirigersi verso la sua stanza, ma si scontrò violentemente con un’altra persona e cadde a terra.

-Devo dedurre dal tuo equilibrio precario che hai alzato il gomito- disse Piton, con il volto seminascosto dall’oscurità.

-E io devo dedurre che non guardi dove metti i piedi! Aiutami ad alzarmi!-sbottò Bianca. La ragazza si sarebbe aspettata un’altra rispostaccia, ma il professore la stupì e prendendola per le mani la aiutò a rimettersi in piedi.

-Ehm… g-grazie!

-Di niente, Bianca- le rispose Piton guardandola negli occhi. Non poteva fare a meno di pensare a Beatricis ogni volta che la osservava: sua figlia aveva ereditato da lei tutti i suoi pregi…

Bianca scrutò l’uomo e decise che quello era il momento più adatto per fargli quella domanda che gli voleva porgere da tanto tempo…

-Severus… io… insomma… volevo… volevo…- sembrava restia a parlare... l’emozione fa brutti scherzi…

Il professore la guardò ancora, e per un attimo gli sembrò di vedere una chioma ambrata al posto dei lunghi capelli corvini. Bianca trasse un lungo respiro: le tremavano le gambe, ma non riusciva a capirne il motivo, o forse non voleva capirlo…

-Volevo sapere chi è mio padre- concluse con enorme sforzo la strega. Piton parve tornare in sé: inarcò un sopracciglio e le disse,-Lo vuoi sapere così, su due piedi, in mezzo al corridoio?-

Si udivano ancora i rumori della festa nel corridoio deserto.

-Desidero saperlo adesso

-Non credi che sia meglio aspettare…

-Ho aspettato fin troppo! Quando pensi di dirmelo!? Il prossimo millennio!?

-Meglio che te lo dica domani.- ribattè Piton gelido.

-DOMANI!? Tanto vale che me ne parli adesso!- disse Bianca, adirata per la freddezza del professore… sembrava che non gli importasse niente del caos che si stava agitando dentro di lei e del suo progetto di ricostruire la sua vera famiglia…

-Puoi venire domani nel mio ufficio domani mattina, così possiamo discuterne con calma

-CON CALMA!? Ma non capisci che non ho tempo da perdere!? Io devo cercare mio padre prima che sia troppo tardi! Quanto tempo avrò ancora? Siamo tutti in pericolo!

-Ti aspetto domani- disse Piton come se non avesse sentito una parola di ciò che la ragazza aveva detto. Poi le voltò le spalle e si incamminò per tornare nel suo ufficio.

Bianca non sapeva cosa pensare: quel mistero le pesava, come un macigno sul cuore. Non sopportava che le persone le tenessero qualcosa nascosto, soprattutto se la riguardava. Bianca voleva sapere. Doveva sapere. Prese la bacchetta e la puntò alle spalle di Piton.

-Legilimens!- urlò. Non riuscì a scoprire niente, perché cadde a terra, priva di sensi.

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Capitolo 9
*** Tra sogno e realtà ***


Tra sogno e realtà

Capitolo 9 – Tra sogno e realtà

 

Nella stanza di Piton regnava l’oscurità: le pesanti tende grigie non permettevano ai deboli raggi del sole di entrare per illuminare l’ambiente. Bianca era distesa sul letto del professore, coperta con un piumone scuro: indossava ancora il vestito bianco e respirava profondamente, ancora svenuta. Piton era seduto accanto a lei, sopra il letto. Era rimasto sveglio tutta la notte, non aveva osato nemmeno chiudere gli occhi. Le accarezzò il viso, titubante, come se avesse paura di farle male. Osservava con attenzione ogni particolare del suo viso, perfettamente identico a quello di sua madre; ogni suo sguardo sul volto di Bianca lo lacerava: la perdita di Bea era ancora una ferita sanguinante, che non era in grado di rimarginare. Se non avesse fatto quello che ha fatto, adesso lei sarebbe ancora viva…

Sfiorò i capelli corvini della ragazza, poi prese tra le dita e osservò una ciocca dei suoi, neri come i suoi occhi. Strinse le sue spalle e sorrise alla strega, che non era ancora in grado di vederlo: egli aveva il volto stanco e segnato dalla fatica e dal dolore. Ricordava come se fosse ieri gli anni che la giovane strega aveva passato a Hogwarts: nonostante a quel tempo non si fosse reso ancora conto che Bianca fosse figlia di Beatricis, aveva sempre stimato e protetto quella ragazza, la quale non immaginava nemmeno che lui la ammirasse così tanto. Le aveva istintivamente voluto bene, anche prima di sapere chi fosse realmente quella strega.

Avrebbe desiderato che non riaprisse più gli occhi, per evitare di raccontarle una verità che le avrebbe sicuramente lacerato il cuore. Ma sapeva che prima o poi si sarebbe svegliata, e fino ad allora cercava di godersi ogni attimo insieme a Bianca, tra le ombre della sua stanza.

La ragazza fece una piccola smorfia e aprì lentamente gli occhi, sbattè le palpebre un paio di volte e la prima cosa che riuscì a vedere chiaramente fu la faccia di Piton. Lo guardò con attenzione negli occhi, che erano leggermente arrossati. Poi si guardò intorno, ma non riuscì a capire in quale luogo si trovasse. “Probabilmente sto sognando…” pensò Bianca ancora intontita. Si voltò di nuovo verso Piton, che iniziò a parlare.

-Quando hai cercato di invadere la mia mente, ti ho lanciato un Animo Defectus. Poi ti ho portato qui, nel mio ufficio-

“Allora questo non è un sogno!” Prima che Bianca potesse urlargli in faccia qualche maledizione, Piton la zittì:-Ti prego, non mi interrompere. Come ti ho promesso ieri sera, ti dirò tutto ciò che vuoi sapere-

Il professore smise di parlare, in attesa che la ragazza gli facesse di nuovo la domanda che gli aveva posto in quel corridoio. Però Bianca gli pose, sorprendendolo, un’altra domanda:-Quando è iniziata l’amicizia tra te e mia madre?

Piton abbassò lo sguardo e rispose:-Non so risponderti con precisione… posso dirti che abbiamo iniziato a vederci più spesso dopo le lezioni durante il nostro terzo anno a Hogwarts; dapprima ci incontravamo per studiare insieme Pozioni, infatti tua madre aveva preso una grave insufficienza e voleva recuperarla. C’era grande sintonia tra noi.

Bianca rimase in silenzio, osservando con attenzione Piton

-È stata così importante la mamma nella tua vita?

-Tantissimo. Sarei un uomo solo a metà se non l’avessi mai incontrata…

Ormai sembrava chiarissima a Bianca la risposta a quella domanda… ma non riusciva ancora a capire una cosa…

-Perché sei diventato un Mangiamorte?- gli chiese la ragazza, cercando di riordinare le idee.

-Per stupidità ed egoismo

-Perché hai fatto questa idiozia!? Perché mia madre non ti ha fermato!?

-Non ha potuto fare niente.

-Ma non era tua amica? Doveva fare tutto il possibile per farti cambiare idea!

-Lei non era mia amica… era qualcosa di più…

Calò tra i due uno strano silenzio… si erano già capiti, ma entrambi aspettavano che qualcuno lo dicesse a voce alta, per spazzare via ogni dubbio.

-Sei venuta da me per poter iniziare la ricerca di tuo padre, senza sapere che l’avresti conclusa proprio adesso.

Bianca spalancò gli occhi e guardò Piton come se avesse appena parlato in Marino. Poi si voltò e si rimise sotto le coperte. Il professore la guardò allibito: si sarebbe aspettato di tutto, tranne quella reazione.

-Ma… cosa… stai… facendo?- le domandò strappando dalla gola ogni parola.

-Cerco di addormentarmi…

-Perché!?- era leggermente divertito e irritato per quella situazione.

-Perché quello che mi hai detto non può essere vero…

-Ma Bianca…- sussurrò il professore rendendosi conto dell’amarezza della voce della strega.

-Si può sapere perché ti dovrei credere?- continuò Bianca girandosi di scatto verso di lui

-Si può sapere dove sei stato? E perché non mi hai cercato? Ho passato sette anni a Hogwarts e non ti sei mai degnato di dirmi come stavano le cose! Ogni notte, quando ero bambina piangevo… e sai perché? Perché desideravo avere una madre e un padre che mi leggessero le favole, mi portassero a fare lunghe passeggiate e mi amassero, proprio come gli altri bambini… ho vissuto invece con i miei nonni, e adesso sono morti anche loro… e solo ora tu mi dici che ho ancora un padre! Perché solo adesso!- le lacrime rigavano il volto di Bianca, che si sentiva proprio come una bambina. Ogni sua lacrima era una tortura per Piton, che non riusciva a perdonare se stesso per i suoi errori… è per colpa loro che lei soffriva e aveva sofferto così tanto

-Io volevo cercarti! Ma i tuoi nonni mi hanno detto che eri morta insieme a Bea! Tu non hai idea di quanto sia stato male anch’io: non mi hanno mai rivelato dove si trovasse la sua tomba… non ho avuto nemmeno la possibilità di piangere sulla sua lapide e portarle dei fiori…

È per questo che non ti ho mai parlato durante i tuoi anni a Hogwarts! Pensavo che fossi scomparsa! Ogni notte immaginavo come sarebbe stata la mia vita che te e Bea…-

Piton non riusciva più a proferir parola e con uno slancio improvviso abbracciò Bianca, per poterle comunicare tutto quello che la voce non riusciva ad esprimere; sembrava tutto un sogno…

-Non mi abbandonare più…- Bianca lo abbracciò di rimando-…papà-

Un’immensa felicità attraversò Piton. La stessa che prova ogni padre quando stringe a sé per la prima volta i suoi figli. Non voleva più lasciarla andare via, temendo che scomparisse improvvisamente. Voleva assaporare al meglio il dono più grande che Bea gli avesse lasciato in questo mondo: una figlia da amare e proteggere. Ma sarà in grado di evitarle altri dolori? E lei riuscirà a sopportare il peso di un padre Mangiamorte? Sarà così paziente da non ostacolarlo nella sua missione? Non era in grado di rispondere a questi dilemmi; in quel momento si voleva solo godere ciò che non ha mai potuto avere fino a quel momento.

L’amore della propria figlia.

  

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Capitolo 10
*** Il pensatoio di Piton ***


Capitolo 10 - Il Pensatoio di Piton

Capitolo 10 - Il Pensatoio di Piton

 

Quello fu il Natale più bello che Bianca avesse mai vissuto. Trascorse le festività natalizie a Hogwarts: non potevano uscire dal castello senza correre alcun rischio, perciò passarono il tempo raccontandosi tutto ciò che avevano vissuto prima che Bianca venisse al castello. La ragazza era molto più loquace di suo padre: Severus non amava parlare del suo passato, ma desiderava sapere tutto ciò che si era perso di sua figlia.

I due si vedevano di frequente anche dopo le vacanze. Un giorno Bianca invitò Piton nel suo ufficio per bere qualcosa insieme, ma il professore non si presentò. La ragazza, temendo che fosse successo qualcosa a Severus, andò nel suo ufficio, nei sotterranei. Strinse la maniglia della porta e la girò, ma l’ingresso era chiuso.-Alohomora- sussurrò, ma la porta rimase ostinatamente chiusa. Scocciata decise utilizzare un altro incantesimo, più potente ma estremamente più complicato: alzò la bacchetta e, tracciando un ampio cerchio, sussurrò una formula runica. La serratura diventò luminosa e dopo alcuni istanti scattò. Bianca rimase un attimo davanti alla porta, titubante: aveva paura di trovare Severus ferito oppure svenuto. Tuttavia scacciò i suoi timori e spalancò la porta. Entrò, ma non vide nessuno all’interno della stanza avvolta nell’oscurità. L’unica fonte di luce era un Pensatoio posto sulla scrivania.  La ragazza si avvicinò al bacile di pietra e si sporse per vedere cosa ci fosse dentro. “Forse non dovrei guardare… se entrasse Piton mi trasformerebbe in un topo!”, ma la tentazione fu troppo forte… in fondo lei era sua figlia… poteva tranquillamente guardare…

Con la bacchetta sfiorò la superficie dei ricordi di Piton, e subito apparve il volto di Silente, teso e preoccupato…

-In fondo al mio cuore ho sempre saputo che Voldemort sarebbe ritornato per minacciare la nostra serenità… purtroppo la guerra non è ancora conclusa, anzi, è appena ricominciata. Sono nuovamente costretto a richiamare l’Ordine della Fenice…- dette queste parole l’immagine di Silente sparì, per ritornare nel turbinio di ricordi. “L’Ordine della Fenice? Che cos’è?”

 

                                                                                     ***

 

“Maledizione! Non potevano scegliere un altro giorno per la riunione dell’Ordine! E per giunta così all’improvviso! Perché nessuno mi ha avvisato?! E adesso cosa racconto a Bianca? Che sono andato a fare una passeggiata? Non le posso dire dell’Ordine, altrimenti anche lei vorrà unirsi…” Piton si stava dirigendo a grandi passi nel suo ufficio. Guardò oltre le finestre e vide che ormai il era scomparso dietro l’orizzonte, lasciando dietro di sé una linea infuocata sotto il cielo violetto. Scese fino ai sotterranei e arrivò davanti alla porta. Era stanco e non voleva vedere nessuno. Aprendo la porta, Piton si accorse che non era chiusa a chiave. Sfoderò la bacchetta ed entrò lentamente. Sussurrò “Lumos” e vide Bianca seduta sulla poltrona vicino alla libreria, intenta a leggere un libro.

-Dove sei stato fino ad ora?

-E tu cosa ci fai qui dentro?

-Evita di rispondermi con un’altra domanda- disse Bianca seria, i suoi lineamenti divennero all’improvviso duri come quelli del padre.

-Non è molto importante sapere dove sono stato- rispose Piton gelido

-È sicuramente più importante di tua figlia- disse Bianca abbassando lo sguardo, evidentemente delusa. Guardandola, Severus ebbe la tentazione di raccontarle tutto, e dovette richiamare tutta la sua volontà per evitare di parlare. Prese una sedia e si sedette davanti alla strega; dopo qualche momento di silenzio Bianca ricominciò a parlare:- se vuoi puoi anche non dirmi dove sei stato, però mi devi dire cos’è l’Ordine della Fenice-

-È un ricatto?- chiese Piton guardandola storto. Tra i due cadde un teso silenzio… come faceva sua figlia a sapere dell’Ordine? Si girò verso l’unica fonte di luce della stanza oltre le bacchette, e subito capì la fonte di informazioni di Bianca.

-Hai guardato nel mio Pensatoio!

-Non è vero!

-Bugiarda! Cosa hai visto?- le disse il mago irritato

-Non ho visto niente di particolare, solo Silente che riconvocava l’Ordine della Fenice!- disse Bianca, che si era pentita di aver sbirciato in quel ricordo.

Piton la guardò, e fu assalito dalla rabbia e dalla delusione per il comportamento di sua figlia; non avrebbe mai pensato che lei potesse guardare con tanta leggerezza i suoi ricordi: se avesse visto altri ricordi, molto più importanti e personali, sarebbe finita in un mare di guai.

-Non hai la più pallida idea della sciocchezza che hai fatto…- disse Piton, chiudendo gli occhi nel tentativo di calmarsi. –Secondo te perché devo usare un Pensatoio? È per proteggere me stesso, Silente e te! Ti sei già dimenticata che sono un Mangiamorte?!- disse scattando in piedi. La sedia su cui era seduto cadde fragorosamente a terra.

-Ma non ho visto nient’altro!- rispose Bianca alzandosi a sua volta, nel tentativo di difendersi.

-Tu non puoi nemmeno immaginare il pericolo che corri stando vicino a me… tutto ciò che tu sai di me ti può danneggiare… più mi conosci, più rischi di farti male…-

-Se non avessi voluto correre rischi, non sarei mai venuta a cercarti… l’ho sempre saputo che eri un Mangiamorte, ma non mi import…

-IMPORTA A ME!- urlò Piton con tale forza che la ragazza lo guardò esterrefatta

-NON VOGLIO PERDERE TE COME HO PERSO TUA MADRE!!

-Ma…- sussurrò Bianca, ancora turbata dalle urla di suo padre.

-Ti prego, vai via- disse Piton con una mano sul viso stanco e pallido. La strega cercò di abbracciarlo, per dargli un po’ di conforto, ma il mago si voltò di spalle e disse in un soffio- Lasciami solo, per favore-

La ragazza lo guardò, poi si girò e uscì, chiudendo la porta dietro di sé. Severus si sedette alla scrivania, poggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi il volto tra le mani, e iniziò a fissare i ricordi fluttanti nel bacile di pietra, che vorticavano come i suoi pensieri.

 

                                                                                     ***

 

Bianca risalì lentamente le scale dei sotterranei, con lo sguardo fisso a terra. “Non riesco a capire perché si è arrabbiato così tanto… è vero che non avevo il diritto di spiare i suoi ricordi, ma la sua reazione è stata eccessiva… e non capisco perché non mi ha mai parlato dell’Ordine della Fenice… non posso chiedere informazioni a Severus, altrimenti mi sgozza…” Si fermò all’improvviso come se fosse stata Congelata… forse Silente poteva risponderle! In fondo aveva visto proprio lui parlare nel Pensatoio! Iniziò a correre per raggiungere lo studio al più presto, ma quando si trovò a qualche metro dal gargoyle che sorvegliava l’ingresso dello studio del Preside si fermò. “Forse lo disturbo, in fondo non è un orario molto adatto per le visite…”

-Buonasera signorina Rose! Cosa stai facendo qui?

Bianca sobbalzò e si girò di scatto.

-Ah, buonasera professor Silente! Volevo parlarle, posso?- chiese titubante la ragazza, cercando di capire se il preside fosse troppo stanco per ricevere ospiti.

-Certo che puoi! Entriamo prima nel mio ufficio- e facendo strada alla giovane strega il mago entrò nel suo ufficio, si sedette e fece accomodare la ragazza su una sedia davanti alla scrivania.

-Di cosa volevi parlarmi?- chiese Silente appoggiando allo schienale della poltrona su cui era seduto.

-Ehm… volevo farle una domanda…posso?

-Certamente!- rispose il Preside con un sorriso

-Non si arrabbia, vero?

Il mago inarcò un sopracciglio. –Perché dovrei arrabbiarmi?

-Non lo so…- disse Bianca, ripensando alla sfuriata di Piton e sperando si non ripetere la stessa scena con Silente.

-Volevo chiederle che cos’è l’Ordine della Fenice…

Silente la guardò da sopra gli occhiali a mezzaluna, forse si aspettava una domanda di quel genere…

-Perché lo vuoi sapere?

-Sono curiosa.

-Solo per questo?- chiese il Preside fissando Bianca con i suoi limpidi occhi azzurri.

-Veramente ho visto un ricordo del professor Piton in cui Lei parlava della ricostituzione dell’Ordine… ho pensato che fosse collegato con lui… per questo ne voglio sapere di più-

Silente congiunse le dita sottili e rifletté un attimo; poi si rivolse alla ragazza: -Se vuoi ti dirò in cosa consiste l’Ordine, ma devi giurarmi che non entrerai mai a farne parte-

-Perché?- chiese la strega, confusa. È così pericoloso?

-Lo devi fare per Severus: lui tiene molto a te, ed entrare nell’Ordine ancora più in pericolo di quanto non siano gli altri.-

-Ma io…

-Devi giurare di non entrare nell’Ordine!

-Ma…

-Giuralo!- disse Silente con calma e fermezza. La ragazza sbuffò, ma poi acconsentì e tese la mano verso il Preside. Silente la guardò e disse:-Puoi ritirare la mano.

-Ma come? Non mi fa giurare sotto l’incanto Arcanus*?

-Non ho bisogno di incantesimo per essere sicuro che manterrai la parola data.- Bianca guardò il preside: tutta quella fiducia nei suoi confronti da parte di Silente l’aveva spiazzata. Il mago continuò a parlare:- Ho fondato io stesso l?ordine della Fenice, molti anni fa. Il suo scopo è di sconfiggere Voldemart, o almeno di evitare che agisca indisturbato. Sono molti i membri dell’Ordine che hanno perso la vita, eliminate da Voldemort stesso o dai Mangiamorte.-

Bianca sentì i brividi salirle lungo la schiena e l’orrore invaderla: forse anche Severus aveva ucciso alcuni dei membri dell’Ordine… era impossibile, non ne sarebbe capace… ma se è stato capace di farsi tatuare il braccio, sicuramente era capace anche di uccidere…

Bianca abbassò il capo, cercando di non piangere. Quando rialzò lo sguardo, i suoi occhi erano penti e totalmente grigi.

-Severus svolge un ruolo molto importante come spia nell’Ordine: grazie a lui sono stato informato, due anni fa, che Voldemort stava riacquistando potere…-

Piton è una spia? Non l’avrebbe mai immaginato… quante cose non sapeva di lui…

-Professor Silente, io posso essere utile all’Ordine, in fondo sono una Guaritrice!

-Non c’è bisogno di un altro membro, ma se vuoi puoi sempre offrire il tuo aiuto nel caso in cui ci sia bisogno di un Guaritore, senza però entrare nell’Ordine

“Mi sento inutile…” la ragazza sbuffo. –Va bene, sono sempre a sua disposizione- disse con un sorriso, con cui cercava di nascondere i pensieri che le vorticavano nella mente.

 

 

 

*Questo incantesimo me lo sono inventato: arcanus significa “segreto”

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Capitolo 11
*** I casi della vita ***


Capitolo 11 – I casi della vita

 Capitolo 11 – I casi della vita

 

Piton iniziò a trattare Bianca con una freddezza che la strega non si sarebbe mai aspettata da lui: non le rivolgeva la parola, né lo sguardo. Bianca ne soffriva molto, soprattutto perché non era in grado di capire i sentimenti del padre; ogni volta che cercava di parlargli lui faceva finta di non sentire oppure scappava via. Quella situazione continuò fino alla fine di febbraio. L’ultimo giorno del mese Lumacorno invitò Bianca nel suo ufficio, ma la ragazza rifiutò l’invito.

-Perché non vuoi venire domani?- le chiese il professore camminando lungo il corridoio affollato insieme alla strega.

-Ho molto da fare: domani non posso proprio venire- rispose la ragazza, che mentì con disinvoltura.

-Ti prego vieni! Ti voglio far bere dell’ottimo idromele! Offerto da Madame Rosmerta! In teoria è un regalo per Silente… dovrò comprargli un’altra bottiglia…

-La ringrazio, ma non posso e mi dispiace moltissimo…- disse Bianca, ringraziando il cielo che Lumacorno non riuscisse a sentire i suoi veri pensieri…

Il professore continuò ad insistere, e Bianca alla fine dovette arrendersi e accettare l’invito. Poi, dopo aver congedato Lumacorno, andò nella sua stanza, pensando a come potersi chiarire con Piton. “Maledizione! Ho provato di tutto! Aspettarlo fuori dall’aula, andare nel suo ufficio, incrociarlo lungo i corridoi, chiuderlo nella serra! Se pensa di liberarsi di me si sbaglia di grosso! Giuro che domani vado da Severus alle sei di mattina! E non me ne importa niente che domani è sabato!”

E così il giorno dopo, il primo marzo, alle sei di mattina, Bianca si trovava davanti all’ingresso dell’ufficio di Piton, cercando di abbattere la porta a pugni. Severus venne svegliato da sua figlia, che stava ormai urlando e tirando calci alla porta, ma decise di non aprirle (tanto avrebbe presto buttato giù quello che resta della povera porta…).

-SEVERUS! APRI QUESTA STRAMALEDETTA PORTA! LO SO CHE SEI LI’ DENTRO! APRI O LA FACCIO ESPLODERE! SONO STANCA DI QUESTA SITUAZIONE! PERCHE’ NON MI DAI LA POSSIBILITA’ DI FARMI PERDONARE!

Bianca tirò un ultimo pugno alla porta, poi rimase davanti l’uscio, con i pugni chiusi, lo sguardo basso e le nocche arrossate. –Severus… ti prego… apri la porta…

Improvvisamente un bagliore argenteo la fece voltare, e vide un gatto luminoso che parlò con la voce della McGrannit: -Vieni immediatamente in infermeria, un ragazzo è stato avvelenato-.

Subito dopo aver riferito il messaggio, il gatto si dissolse come nebbia. Bianca lasciò stare Piton e corse con tutto il fiato che aveva verso l’infermeria: il suo dovere di Guaritrice la chiamava. Severus, che aveva ascoltato il messaggio della McGranitt, decise di seguire la figlia, per poterne sapere di più dell’accaduto. Si vestì velocemente e si diresse anch’egli verso l’infermeria. Non riusciva a credere che ci fosse stato un altro incidente… desiderava solo che non fosse successo niente di irreparabile…

Quando arrivò, vide Bianca che stava visitando un ragazzo con i capelli rosso fuoco steso sul letto, privo di sensi. Nella stanza c’erano solo la McGrannit, Lumacorno ed Harry, che guardava il suo amico con apprensione.

-Allora?- chiese la professoressa preoccupata

-Se non gli avessero ficcato un bezoar in gola, ora dovremmo piangere un morto… un altro…- rispose mestamente la ragazza, -Harry, gli hai salvato la vita…

Il ragazzo arrossì impercettibilmente. –Non ho fatto niente di speciale… ho solo…

-… avuto sangue freddo in un momento critico- concluse Bianca. -È terribilmente difficile ragionare lucidamente quando le persone che ami sono in pericolo… ti faccio i miei complimenti- disse infine rivolgendogli un dolce sorriso. Harry avvampò e abbassò lo sguardo, imbarazzato da quelle parole.

-Deve stare a riposo per una settimana, e deve prendere essenza di Ruta… si riprenderà…- disse guardando il ragazzo svenuto con immensa tristezza, pensando che forse ciò si poteva evitare… sentì delle mani stringergli con delicatezza le spalle: si girò e vide Piton, che intanto era entrato. –Non potevi fare nulla per evitarlo- le sussurrò Piton, come se avesse ascoltato i suoi pensieri

-Meno male che non è successo niente di tragico!- esclamò Lumacorno, pallido come un lenzuolo

-Andiamo via, hai finito il tuo lavoro- disse Piton a Bianca dopo averle tolto le mani dalle spalle. La strega uscì dall’infermeria insieme al mago, lasciandosi alle spalle la McGranitt, Lumacorno, Harry e Ron. Camminarono per i corridoi deserti del castello, entrambi senza una meta, entrambi assorti nei propri pensieri. Piton si voltò verso sua figlia, deciso a spiegarle il motivo del comportamento freddo e distaccato che aveva avuto, ma si accorse subito che Bianca stava piangendo: da quanto tempo le lacrime le stavano rigando il volto? Severus si fermò. –Cosa ti sta succedendo?- le chiese guardandola in faccia. Bianca rispose, con lo sguardo basso e la voce rotta dal pianto: -Se io… il veleno… io dovevo essere avvelenata…. 

-So che avresti voluto evitare questo incidente, ma non credo che se fossi stata avvelenata al posto di Weasley avresti risolto qualcosa…- disse Piton, impotente davanti a quelle lacrime.

-Non hai capito… se quei ragazzi non fossero andati nell’ufficio di Lumacorno, quel veleno l’avrei bevuto io! Lumacorno voleva farmi assaggiare l’idromele avvelenato!-

Calò il gelo nel cuore di Piton: per un attimo pensò che ci fossero dei Dissennatori alle sue spalle. Non riusciva a credere che se Weasley non fosse stato avvelenato sua figlia sarebbe morta… senza contare il fatto che erano passati tantissimi giorni da quando avevano discusso per la questione del Pensatoio; aveva rischiato di perderla… la stava guardando piangere e stringersi le spalle con le braccia. I suoi occhi erano spenti e le uniche cose che riusciva a vedere erano solo paura e sconforto… non era giusto che sua figlia soffrisse per colpa di suo padre e dei guai in cui si era cacciato… Il mago strinse a sé Bianca, voleva dirle qualcosa per confortarla ma non ci riuscì, le parole gli morivano in gola…sentiva la sua bocca secca e amara: perché non poteva vivere tranquillamente con sua figlia e la sua amata Beatricis? Perché riusciva solo a causare morte e dolore? Che senso aveva lottare ancora? Piton non sapeva con chi prendersela, se non con se stesso. Strinse Bianca ancora più forte; aveva bisogno di sentirla viva tra le sue braccia. Quando riuscì a riprendere il controllo di sé, Severus parlò: -Ti voglio bene, troppo bene. Niente e nessuno ti faranno del male, fino a quando sarò vivo-

Bianca alzò lo sguardo e vide in suo padre una sicurezza e un calore che non aveva mai ricevuto da nessuno. Riuscì a sorridere tra le lacrime, e il suo sguardo divenne di nuovo verde e limpido come il mare. Piton guardò il volto ormai sereno di sua figlia e si sentì invaso da una sensazione unica: lentamente un dolce tepore lo invase, insieme al sollievo, alla felicità e un piacevole senso di leggerezza. Sorrise anche lui, ormai caricato di nuova energia e motivazione: avrebbe lottato, mentito, addirittura ucciso solo per lei. Per Bianca. Per la sua unica figlia. Per il frutto dell’amore di Beatricis.

Severus accompagnò la strega davanti al suo ufficio, dove le disse: -Mi farebbe piacere, quando questa guerra sarà finita, andare a posare un fiore sulla tomba di tua madre, insieme a te-

-Perché non possiamo andarci adesso?

-Adesso? Ma è quasi mattina! È troppo pericoloso!

-Non c’è problema! Possiamo sempre Trasfigurarci!- disse la ragazza tirando fuori la sua bacchetta; la passò sopra i suoi capelli, che divennero rossi e ricci. Allo stesso modo trasformò il suo mento rotondo in uno appuntito e il naso sottile in uno largo e schiacciato. Quando si avvicinò a Piton per “camuffarlo”, il professore si scansò subito. –Non possiamo andare!

-Ti prego! Lo so che vuoi andarci anche tu!

-Ma…- protestò debolmente Piton, che alla fine si fece Trasfigurare: in fondo anche lui desiderava vedere dove riposava Beatricis. Dopo avergli trasformato la chioma nera in una bionda e avergli schiacciato il naso sul viso, Bianca disse: -Siamo pronti! Possiamo partire!

 

 

                                                                                   ***

 

I raggi del sole non potevano ancora  illuminare la città dormiente. Quasi tutte le strade erano deserte: solo alcune vie erano attraversate da qualche persona, tra cui Hallow Street. Quella via periferica era colma di case, fatte di mattoni rossi, tutte uguali: un piccolo cortile recintato era situato davanti alla porta, color noce, di ogni abitazione, c’erano anche quattro finestrelle quadrate; inoltre avevano tutte solo due piani. Nel complesso era un quartiere ben curato, in cui non sarebbe stato tanto spiacevole viverci. Dei netturbini, intenti a pulire i marciapiedi, non si accorsero delle due figure avvolte nei mantelli neri che camminavano velocemente.

-Dove ci troviamo?- chiese Piton

-In un quartiere periferico di Londra, Hallow Street- rispose Bianca girando bruscamente a sinistra, in un viottolo sporco e buio.

-Siamo arrivati- sospirò Bianca guardando il muro che aveva di fronte a sé. Avanzò e posò una mano sulla superficie irregolare dei mattoni rossi, poi la tolse. Inizialmente non successe niente, ma dopo alcuni istanti il muro si dissolse davanti ai loro occhi, mostrando un semplice cancello di ferro spalancato. Sopra l’entrata c’era un’insegna bronzea, su cui era inciso “Cimitero magico di Hallow Street”.

-Non sapevo dell’esistenza di questo cimitero…- disse Piton entrando insieme a sua figlia.

-In effetti è stato costruito di recente… meno di trenta anni fa…- disse la ragazza voltandosi verso un uomo stempiato vicino al cancello, avvolto in un grigio e logoro mantello.

-Dovresti dare una pulita a quel vialetto…- gli disse la strega

-Subito sua maestà!- le rispose ironico il mago, che non aveva la minima intenzione di fare le pulizie.

Piton e Bianca avanzarono lungo il viale ciottolato: a destra e a sinistra si potevano vedere le prime lapidi, fatte in granito, marmo, quarzo, giada… queste, ormai rischiarate dalla luce dell’alba, erano tutte ben tenute, ornate di fiori di ogni colore e varietà e dal delicato profumo. Il mago e la strega svoltarono al primo incrocio a destra, e continuarono a camminare, fino a quando la ragazza non si bloccò. –Eccola- sussurrò la strega inginocchiandosi davanti ad una croce di ametista. Piton fece la stessa cosa: abbassò lo sguardo e vide una lastra di granito nero, su cui era scritto con lettere dorate leggermente impolverate:

                                             Beatricis Rose, nata il 5 luglio 1960, morta il 6 dicembre 1980

                                                

                                                                 Ascolta il vento, sarà la mia voce

                                                                     Osserva il mare, sarà i miei occhi

                                                                        Sfiora le rose, saranno la mia pelle

                                                             Guarda il cielo, che sarà il nido della mia anima

 

Piton passò l’indice sopra le lettere, rileggendo le frasi scritte sul granito.

-Li ha scritti mia madre- disse Bianca indicando col mento i versi che Piton, a furia di leggere, stava imparando a memoria. Padre e figlia rimasero poi in silenzio… finalmente la loro famiglia poteva considerarsi unita, anche se Beatricis non poteva né vederli né gioire per quella visita…

Severus, con un gesto automatico, tolse la polvere dalle lettere e fece apparire una rosa rossa; la posò sul freddo granito e con una mano impedì ad una lacrima di scendere sulla sua guancia: solo in quel momento, mentre vedeva quella croce e quella gelida lastra, si rese conto definitivamente che l’aveva persa per sempre, che era morta, che non gli avrebbe più sorriso… e non riusciva ancora a farsene una ragione…

Bianca osservava suo padre, e decise di alzarsi e di scansarsi leggermente, per non intromettersi tra lui e il dolore a cui non aveva mai dato pienamente sfogo. Affianco alla tomba di sua madre, Bianca vide cinque lapidi identiche: erano di un colore rosso acceso, forse di rubino, e riportavano lo stesso cognome, “Burnet”. Non era la prima volta che la strega le notava, ma quel giorno vide un giovane, dai capelli blu notte con splendidi riflessi azzurri, che posava orchidee bianche su ognuna di esse. Il ragazzo premeva davanti ad ogni lapide rossa le dita sulle labbra, nella speranza che quel debole bacio giungesse ai suoi cari; poi si voltò e incrociò il suo sguardo con quello di Bianca: sembrava che nei suoi occhi color indaco ardesse un fiamma… una fiamma di vita e passione… che nascondeva però un’irrequietezza che Bianca non si riusciva a spiegare…

La ragazza distolse lo sguardo… era da maleducati fissare le persone!

Il ragazzo la sorpassò e andò via.

Piton era rimasto ancora inginocchiato, e Bianca decise di ritornare al castello da sola: suo padre doveva rimanere da solo con sua madre… ne aveva il diritto… e ne aveva troppo bisogno…

 

 

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Capitolo 12
*** pericolo mortale ***


Capitolo 12 – Formula di Sdoppiamento

Capitolo 12 – Pericolo mortale

 

Il legame di affetto che legava Bianca e Severus divenne, col passare dei mesi, sempre più forte. Piton cercava di passare più tempo possibile con sua figlia, e lo stesso faceva la ragazza, forse per paura di non avere più molto tempo a disposizione…

Quando non riuscivano a vedersi il giorno, facevano lunghe passeggiate per Hogwarts la notte: una cosa che accomunava i due era la loro passione per l’oscurità.

-Perché ti piace così tanto il buio?- le chiese Piton camminando nella notte insieme alla strega sul prato davanti al castello.

-Perché adoro guardare le stelle…- rispose sdraiandosi sull’erba; il professore rimase in piedi al suo fianco

-Solo per questo?- le domandò, sedendosi a sua volta

-In realtà c’è un altro motivo… quando ero bambina, la sera non riuscivo a prendere sonno… allora per addormentarmi immaginavo che l’oscurità intorno a me mi abbracciasse e mi cullasse, proprio come avrebbe fatto mia madre… la notte riesce a darmi ciò che e ho sempre desiderato e che non ho mai avuto…-

Piton guardò Bianca… quanto avrebbe voluto cullarla lui stesso da bambina!

-Invece perché tu ami la notte?

-È un segreto- le rispose Piton

-Sei proprio antipatico!- esclamò Bianca voltandosi verso suo padre, che le sorrideva.

Passarono diverse serate così: parlando, ridendo e osservando il cielo.

Una calda sera di maggio Bianca decise di uscire da sola per osservare il plenilunio. Si era seduta sotto un porticato, da dove si poteva osservare benissimo la luna: il suo pallore era stupendo… da bambina la considerava la regina della notte. Lasciò che i suoi pensieri la invadessero… le sarebbe piaciuto guardare quel meraviglioso spettacolo con un uomo vicino…la ricerca di una famiglia l’aveva distratta dalla ricerca dell’amore… ma ora che aveva trovato suo padre, poteva permettersi anche di trovare un fidanzato! Le sfuggì un sorriso ripensando a come tutto stava andando per il verso giusto…

Improvvisamente Bianca sentì un boato: la strega si girò di scatto, con i muscoli tesi e il volto irrigidito. “Forse è solo la mia immaginazione” cercò di dirsi per calmarsi. Dopo alcuni secondi sentì un secondo boato. La strega estrasse la bacchetta, sempre più preoccupata. “Forse ho fatto indigestione…” continuò a consolarsi, anche se in fondo al cuore sapeva chi poteva rompere la tranquillità di Hogwarts…

Udì un urlo:-MANGIAMORTE!

“Maledizione! Questa non è la mia immaginazione!” Bianca schizzò nella direzione da cui proveniva il frastuono. Entrò nel corridoio e vide un gruppo di ombre nere incappucciate, guidate da un ragazzo biondo. La ragazza si trovava proprio di fronte ai Mangiamorte, completamente sola. “Maledizione!! Che guaio!”

Si buttò appena in tempo a terra quando tre lampi di luce verde le passarono sopra la testa. –Uno contro tutti non è leale!- urlò la strega, rialzandosi e tramortendo due Mangiamorte. –Draco! Corri via! Ti copriamo noi!- urlò una delle persone incappucciate. Il ragazzo biondo continuò ad andare dritto, mentre altri due Mangiamorte cercavano di colpire la ragazza con altre maledizioni. Con un colpo di frusta Bianca rispedì ai mittenti gli attacchi, ma uno di loro le saltò addosso e la fece cadere all’indietro. –È uccidere questa bella morettina senza aver provato il sapore del suo sangue- le sibilò il suo aggressore, che si trovava proprio sopra di lei. Bianca riconobbe subito con orrore il volto di Fenrir Greyback. Cercò di Schiantarlo, ma con una manata Fenrir la disarmò e le bloccò i polsi, digrignò i denti mostrando macchie di sangue sullo smalto. La ragazza si irrigidì. Il cuore le martellava nel petto. Bianca chiuse gli occhi e le apparve vivido il volto di Severus: -Addio…- sussurrò.

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Capitolo 13
*** Formula di sdoppiamento ***


Capitolo 13 – Formula di sdoppiamento

Capitolo 13 – Formula di sdoppiamento

 

Greyback stava per dilaniarla, quando venne colpito alle costole da uno Schiantesimo. La ragazza dai capelli corvini si voltò verso la sua salvatrice, ma ebbe tempo solo per rimettersi in piedi e afferrare la sua bacchetta, poiché dovette abbassarsi per schivare altre due maledizioni.

-Hermione!- urlò Bianca paralizzando un Mangiamorte che la stava attaccando alle spalle.

-Grazie Bianca!

-Sono io che ti devo ringraziare… mi hai salvato la vita- rispose mentre arrivavano altri ragazzi affannati.

-Professoressa! Sono troppi!- gridò istericamente Ron, che era appena giunto sul campo di battaglia.

-Posso tenerli a bada io, ma non per molto! Dividetevi in gruppi e chiamate gli altri professori e Silente!

-Silente non c’è!- le riferì Hermione

-SILENTE NON C’E’!? CHE PRESIDE SNATURATO!- sbraitò Bianca, troppo nervosa e impaurita per tenere a freno la lingua.

-Allora correte a chiamare gli altri! Compreso Piton!- ordinò la strega, esasperata per quell’assurda situazione… dove cavolo era Silente?

Hermione corse via insieme ad alcuni ragazzi: con la professoressa rimasero solo Ron e un altro ragazzo paffuto, Neville.

-Tre Grifondoro contro una decina di Mangiamorte: che bella sfida!- esclamò sarcastica Bianca.

-Pensi di essere simpatica, ragazzina?!- ruggì Greyback tentando un nuovo assalto frontale. La strega lanciò un raggio violetto che stordì l’uomo. Intanto Ron e Neville erano impegnati in un duello contro altre due figure incappucciate, che non riuscivano a sovrastare i ragazzi. “Wow! Che destrezza!” li osservò stupita Bianca, che cercava di evitare la fuga del nemico. I Mangiamorte che erano ancora in piedi la circondarono e si prepararono a sferrare maledizioni all’unisono. La ragazza tracciò tre volte con la bacchetta un cerchio sulla sua testa, e immediatamente apparvero una quindicina di marionette turchesi, grandi quanto una persona, che formarono una barriera intorno alla strega. “Sono troppi! Devo per forza Sdoppiarmi!” Bianca battè la bacchetta varie volte sul capo, sussurrando a occhi chiusi: -Alter sol, altera luna, alterum corpus, unum cor[1]-

Dal suo corpo, leggermente illuminato, si alzò in volo una leggera polvere luminescente, che si condensò fino a formare una copia identica di Bianca. –Tu vai da quella parte! E cerca di non farti colpire!-

Lo scudo di marionette e le due Bianca distrassero alcuni Mangiamorte: ciò facilitò l’offensiva della strega, che insieme alla sua copia Schiantò due persone. L’alter ego di Bianca aveva la capacità di effettuare incantesimi semplici usando l’indice della mano destra proprio come una bacchetta.

-Da dove diavolo è uscita quell’altra?- chiese Greyback, che si stava riprendendo.

-Dobbiamo raggiungere Draco!- esclamò una donna, che cercava di sfuggire dal combattimento. Bianca, che era troppo impegnata a non farsi uccidere da tre uomini, urlò: -Ehi! STA SCAPPANDO! PRENDILA!

La copia della strega corse verso la donne incappucciata e la paralizzò, ma un altro Mangiamorte cercò di ucciderla colpendola con delle frecce che aveva appena evocato. La sosia non riuscì ad evitarne una, che le si conficcò nella spalla. Si tolse la freccia dalla carne, ma dalla ferita non uscì nemmeno una goccia di sangue. Nello stesso istante Bianca urlò di dolore e si toccò la spalla, su cui c’era un profondo taglio, che sanguinava copiosamente. Con molta fatica richiamò le poche marionette ancora integre e le scaraventò contro i tre uomini. La ragazza non riusciva più a contrattaccare efficacemente, e richiamò a sé la sua copia per poter fermare l’emorragia alla spalla. Bianca si inginocchiò e appena bloccò il flusso di sangue sentì una fitta al fianco sinistro. Si voltò verso il suo alter ego e notò che era stato nuovamente colpito. Vide inoltre che alcuni Mangiamorte stavano correndo lungo il corridoio, lontano dalla battaglia. –FERMALI!- strillò Bianca alla sua copia, che non si mosse dal suo posto: capì al volo che non aveva più energia sufficiente per inseguire i fuggitivi. Tracciando una X con la bacchetta, la copia si trasformò in fumo bianco che cadde sulla strega, il cui corpo brillò per pochi attimi. Si sentì leggermente meno stanca, e lanciò una barriera di fuoco per impedire la fuga della figure nere. Tre di loro cercarono di colpirla, ma la strega le Schiantò. Provò a Schiantarne un’altra, ma questa rinviò l’incantesimo a Bianca, che venne colpita allo stomaco con tale violenza che cadde a terra e sputò sangue, imbrattandosi il mantello. La strega non si diede per vinta e, nonostante le fitte alla spalla e allo stomaco, si rialzò e cercò di mettere fuori combattimento più Mangiamorte possibile. Non aveva mai sostenuto una lotta così estenuante, ma decise di non arrendersi. La vista le si stava annebbiando e un Mangiamorte gridò, con la bacchetta puntata sulla ragazza: -Avada K…-

Bianca chiuse gli occhi, ma la maledizione non la colpì. Aprì gli occhi e vide il Mangiamorte che stava per ucciderla steso a terra, privo di sensi.

-Rose, stai bene?- chiese la McGranitt preoccupata, dopo aver Schiantato quel Mangiamorte.

-Beh… sono viva, meglio di così non mi poteva andare!- disse Bianca tentando di sorridere, ma le riuscì malissimo. Nel frattempo anche gli altri ragazzi arrivarono insieme ad altri maghi e streghe.

-E loro chi sono? Auror del Ministero?

-Non proprio…- rispose reticente la professoressa McGranitt

-Sono quelli dell’Ordine della Fenice?- chiese speranzosa la ragazza.

-Sì, ma come…

-Glielo spiego dopo-tagliò corto la giovane strega, che cercava di inseguire i Mangiamorte che stavano scappando.

-Dove diavolo stanno andando?- sbottò l’anziana professoressa

-Non lo so! L’importante è che non ci vadano!- urlò Bianca, che stava lanciando fatture a destra e a manca. Correndo, la ragazza si rese conto che si stavano dirigendo verso la Torre di Astronomia.

Fortunatamente Bianca dovette lottare con meno Mangiamorte contemporaneamente, ma non riusciva insieme agli altri maghi a fermare l’avanzata delle ombre nere. La ragazza sperava nell’arrivo di suo padre: la sua presenza le avrebbe sicuramente dato quel coraggio e quella determinazione che le avrebbe permesso di combattere ancora, proprio come quando trovò nei suoi occhi neri la forza per bloccare la fattura inflitta a Katie Bell. Bianca ripensò al calore che quell’uomo le aveva donato, e si sentì invasa da una nuova ondata di energia… doveva resistere e lottare… per fermare i Mangiamorte… per proteggere Hogwarts… per Severus

 

 

                                                                  ***

 

Piton camminava velocemente lungo i corridoi del castello, ma aveva la sensazione che il tempo si stesse dilatando ad ogni suo passo. Aveva la bacchetta stretta in mano: la sentiva vibrare e tremare; la strinse più forte, fino a far diventare bianche le nocche. La sua mente era occupata interamente dal pensiero di due persone: Silente e Bianca. Quella sera poteva salvare solo uno dei due: se la scelta ricadesse su Silente, Bianca sarebbe ancora in pericolo, mentre il contrario accadrebbe se scegliesse Bianca. Non poteva basare la sua decisione sull’affetto che provava per l’uno o l’altro: non desiderava perdere nessuno dei due. Silente era il fondatore dell’Ordine della Fenice, il capo della resistenza e l’unica persona davvero temuta dal Signore Oscuro, inoltre gli era infinitamente grato…

mentre Bianca era solo una Guaritrice, anche se particolarmente dotata per la sua età… però era anche sua figlia, l’unica traccia di Bea al mondo, l’unica fonte di luce e speranza che gli ha permesso di continuare quest’assurda guerra…

Ormai era quasi arrivato alla Torre di Astronomia; la lotta era ancora feroce, e i Mangiamorte erano riusciti a raggiungere la cima dell’edificio. Salì lungo le scale e nessuno fermò la sua avanzata, né Mangiamorte né membri dell’Ordine. Voleva essere ucciso, in quel preciso istante, per evitare di fare una scelta che nessuno vorrebbe mai fare… ma nessuno lo colpì, anzi, sembrava che tutti si scansassero al suo arrivo… camminava adagio, in preda alla confusione più totale, divincolandosi  nelle ombre della sua mente.

 

Cosa devo fare? Cosa devo fare?” si chiedeva, senza trovare risposta.

 

Bianca, che ormai era arrivata sulla scalinata della Torre, lo vide di spalle e gridò.

-SEVERUS!!!

L’uomo si voltò, con lentezza infinita, e incrociò gli occhi di sua figlia: la ragazza quasi non riconobbe in lui suo padre, il suo sguardo era spento e torbido, il suo cuore scosso da una violenta bufera di neve. Tuttavia la strega riuscì a sorridergli: la bufera si placò, però rimase una fitta nebbia di dubbi e incertezze. Piton guardò ancora il volto sfinito ma sorridente di Bianca, trasse un lungo respiro e si girò, proseguendo lungo le scale.

-SEVERUS! DOVE STAI ANDANDO? VENGO ANCH’IO!!- urlò Bianca inseguendolo, ma cozzò violentemente contro un muro invisibile che Piton era riuscito a oltrepassare.

-TI PREGO SEVERUS! NON ANDARE SOLO! TORNA INDIETRO! TI PREGO TORNA INDIETRO!!!- la ragazza cercò di abbattere la barriera con tutti gli incantesimi che conosceva… doveva andare da suo padre… per aiutarlo… Bianca continuava a colpire l’ostacolo insieme agli altri dell’Ordine, ma senza alcun risultato. Era stanchissima, infatti lo Sdoppiamento le aveva tolto le forze, ma non aveva intenzione di arrendersi. Non avrebbe mai immaginato che Hogwarts sarebbe stata attaccata dai Mangiamorte; aveva sempre pensato alla scuola come una fortezza, ma si sbagliava.

Piton scese dopo alcuni minuti seguito dallo stesso ragazzo biondo che Bianca aveva visto a capo della schiera di Mangiamorte. Severus le prese il braccio: -Vieni via di qua!

-Dove andiamo?

-Il più lontano possibile!- le disse di rimando, continuando a correre trascinandosi dietro la ragazza

-Perché stiamo correndo via? Cos’è successo?

-Te lo dico dopo, pensa a correre!

-Cosa sta succedendo?!

Questa volta Piton non disse niente.

-Cosa succede?

Nessuna risposta.

-Severus…- disse infine Bianca.

Piton si voltò verso sua figlia: -E’ finita- 

 

 

 

[1]Non mi è venuto in mente niente di meglio L: tradotto significa più o meno “un altro sole, un’altra luna, un altro corpo, un solo cuore”     

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Capitolo 14
*** The last breath ***


Capitolo 14 – The last breath

Capitolo 14 – The last breath

 

Piton, Bianca e il ragazzo biondo correvano ancora lungo i corridoi di Hogwarts. Svoltarono e uscirono all’aperto; ormai era notte fonda: le stelle brillavano indifferenti di fronte alla battaglia che stava giungendo al termine. La strega si voltò e vide Harry che li inseguiva. La ragazza si bloccò e urlò: -Piton!-

Il mago si girò e incrociò lo sguardo irato e pieno di odio del ragazzo. Harry corse ancora più velocemente, mentre Piton gridò: -Bianca! Draco! Correte via!

-Io non ti lascio qui!- protestò la strega mentre Draco correva verso i cancelli del castello.

-Non fare la stupida! Vattene!- Piton la guardò e lei non ebbe il coraggio di contraddirlo: sembrava invecchiato di tanti anni in pochi secondi. Si girò e corse fuori dal castello insieme a Draco, che immediatamente si Smaterializzò. Bianca invece rimase davanti al cancello, con le spalle rivolte a Hogwarts e le mani fra i lunghi capelli neri. Non voleva andare via, voleva solo parlare con suo padre: che cosa stava succedendo? Che cosa significa “è finita”? Che cosa era finito? E perché stavano scappando via?

Desiderava che tutto finisse al più presto: aveva fitte lancinanti alla spalla e al fianco, era esausta e in pena per gli altri che ancora lottavano. Non poteva tornare ad aiutarli: doveva parlare con Piton e fargli tutte quelle domande che le salivano in gola non trovavano risposta.

Udì delle urla. Le urla di suo padre. Bianca si girò e vide un Ippogrifo attaccarlo con i suoi artigli.

-NO! Incarceramus!- strillò la ragazza immobilizzando l’animale. Piton corse fino ad afferrare il braccio di Bianca e si Smaterializzò insieme a lei. Qualche istante più tardi si ritrovarono tutti e due distesi sopra il terriccio: dopo qualche secondo la ragazza realizzò che si erano Materializzati in un parco nei pressi di York; conosceva quel posto perché ci andò qualche anno prima con Penelope per fare un pic-nic. In quel luogo vi erano soprattutto querce alte e frondose, e attraverso i rami filtrava debolmente la luce bianca della luna.

Piton si rimise subito in piedi, mentre Bianca rimase sdraiata: prese la bacchetta e si medicò le ferite che ancora le dolevano; poi si alzò e si voltò verso il professore, che le dava le spalle.

-Vuoi degnarti di darmi qualche spiegazione?

L’uomo non aprì bocca, e continuò a rimanere voltato. Bianca lo guardò ancora, in attesa di risposta. Tra loro c’era solo un innaturale silenzio, interrotto ogni tanto dal fruscio del vento tra le foglie degli alberi. Bianca desiderava con tutte le sue forze che parlasse.

 

 

E non si rendeva conto che quel silenzio le stava rispondendo.

 

 

Quel silenzio urlava nelle sue orecchie.

 

 

E lei non voleva ascoltarlo.

 

 

-Ho ucciso Silente- disse, ancora girato di spalle, dopo quello che le sembrò un secolo

Bianca non riuscì a pronunciare nemmeno una parola: l’aria le si ghiacciò nei polmoni

 

 

Il silenzio continuava a massacrarle i timpani.

 

 

-Ho ucciso Silente. Hai capito quello che ti ho detto? L’ho ucciso, ammazzato come una mosca- ribadì voltandosi e mostrando un ghigno belluino sul viso cinereo.

Bianca smise di respirare. Il volto di suo padre la fece tremare: non voleva crederci, ma era la verità, nuda e cruda, fredda e crudele come lo sguardo di quell’uomo. Non poteva essere suo padre… non poteva essere la figlia di quel mostro… perché era questo che era: un mostro assetato di sangue, privo di scrupoli, falso e meschino.

-Che ne dici, andiamo a festeggiare?- chiese ironico, con il sorriso che si allargava maligno sul viso. Aveva superato ogni limite…

-BESTIA!- il suo grido echeggiò fra le querce. Ormai era guidata dalla cieca collera: strinse più forte la bacchetta che aveva ancora in mano e lo Schiantò. L’incantesimo lo colpì in pieno petto, e l’uomo cadde a terra, ma non aveva intenzione di difendersi. Bianca corse verso di lui, la bacchetta fremeva nella sua mano: la puntò contro Piton e diversi tagli apparvero sui suoi vestiti, che si tinsero di vermiglio sangue.

Voleva farlo soffrire, proprio come egli aveva fatto soffrire lei. L’aveva presa in giro… non gli importava assolutamente niente di lei, era solo la fiera marionetta di Voldemort, e non aveva alcuna intenzione di proteggere il mondo magico… lo voleva solo soggiogare… adesso capiva che cosa lo aveva spinto, e cosa lo spinge ad essere un Mangiamorte.

Fama…

Gloria…

Potere…

Sentiva l’odio bruciarle dentro come fuoco: si era sporcato di nuovo le mani di sangue, fregandosene delle conseguenze.

Fregandosene di sua figlia.

Si trovava in piedi di fronte a Piton, che nonostante i tagli non emise nemmeno un flebile lamento.

 

 

Il silenzio la tormentava…

 

 

Voleva che urlasse di dolore, che spezzasse quel silenzio, proprio come aveva fatto con la vita di Silente…

…Silente… rivide il suo volto sereno e sorridente, i capelli e la barba argentati, gli occhi azzurri e limpidi, che non guarderanno più nulla…

Per colpa di quella sudicia bestia, che rimaneva lì, distesa e muta, sanguinante ma sorridente… voleva strappargli quel ghigno dalla faccia…

-CRUCIO!- urlò Bianca. Piton si irrigidì e assunse una posizione innaturale: la schiena si inarcò, mentre braccia e gambe erano spinte all’indietro, come se qualcuno le stesse ripiegando verso la colonna vertebrale. Bianca rimase paralizzata e bloccò subito la maledizione… era disgustata da ciò che aveva fatto, però ciò non placò la sua ira, che aumentava in proporzione alla gioia che era dipinta sul volto di Piton.

L’uomo rise, la guardò e la schernì: -Cosa pensavi di fare? Cosa volevi ottenere? Volevi farmi male?- la sua risata echeggiò tra gli alberi –STUPIDA STREGA DA QUATTRO FALCI!- urlò infine Schiantandola. Bianca riuscì solo ad attutire il colpo, che la fece indietreggiare.

-Posso farti urlare di dolore anche senza la Cruciatus!- le puntò la bacchetta e gridò: -Suplicium!-

La ragazza non fece in tempo a difendersi da quell’attacco fulmineo, e dovette subire gli effetti dell’incantesimo: la vista le si oscurò e dopo qualche secondo Piton e il parco sparirono, per far posto a orrende visioni. C’era sangue fresco e rappreso da tutte le parti… occhi vitrei fissati su di lei… corpi orrendamente mutilati… persone che piangevano e urlavano, straziate dal dolore…

Bianca strinse i suoi capelli tra le mani e cadde in ginocchio. Piangeva e urlava… non voleva guardare, e desiderava che quelle visioni sparissero… provava una sofferenza mai provata prima; una sofferenza cupa, nera, terribile e infinita…

Piton sorrideva compiaciuto: stava andando tutto secondo i piani…

Interruppe l’incanto e la ragazza si gettò distesa a terra, scossa dai singhiozzi: con quella maledizione si poteva torturare la mente…

Con molta fatica la strega si rimise in piedi: doveva strappare quello schifoso ghigno dalla faccia di Piton, a costo di rimetterci la pelle…

Con una rapidità che il professore non si aspettava da una ragazza così malridotta, Bianca scagliò un raggio azzurro contro il suo avversario. Piton si piegò, reggendosi il torace; gli sembrò di aver ricevuto una decina di coltellate in pieno petto… l’uomo tossì, e parecchie gocce di sangue caddero sul campo di battaglia.

-Questo incantesimo ti stritola gli organi interni fino a quando non avrai più la forza di respirare- disse Bianca, guardando l’orrore negli occhi di Piton e gioendo selvaggiamente per il suo dolore. Si preparò a scagliare il colpo finale, ma il professore respinse l’attacco. I due continuarono a duellare senza tregua.

Padre contro figlia. Gocce dello stesso mare, lacrime dello stesso pianto, stelle dello stesso cielo che si dilaniavano a vicenda come due fiere.

Il buio era ormai lacerato dai lampi di luce. Il silenzio era ormai frantumato dal frastuono dell’odio, del rancore e della guerra.

Lottavano ancora, e avrebbero lottato fino all’ultimo respiro, fino a consumare le ultime energie, fino a quando uno solo sarebbe rimasto in piedi.

Piton infine scagliò una potente fattura contro Bianca, ormai al limite delle forze. Il raggio magenta la colpì in pieno, con una furia tale da farla volare per qualche metro prima di toccare terra. La ragazza cadde con un tonfo sordo, inerte e immobile. Il professore rimase al suo posto, raggelato, osservando il corpo di Bianca. Con passi lenti e pesanti andò verso sua figlia. La guardò ancora, si abbassò il cappuccio del nero mantello sul capo e si chinò per prendere tra le braccia la sua bambina. Le sistemò la bacchetta in una tasca del mantello e la sollevò. Quando si rialzò in piedi la testa di Bianca ciondolò all’indietro. La sistemò meglio tra le braccia, per evitare di spezzarle l’osso del collo; poi si Smaterializzò. Il parco sparì, per far posto ad una via periferica di Londra, illuminata fiocamente da alcuni lampioni. Camminò nella notte sulla strada deserta; svoltò in un viottolo sporco e particolarmente buio e poi posò una mano sul muro che gli si era presentato davanti. L’ostacolo si dissolse e al suo posto vide il cancello spalancato del cimitero di Hallow Street. Quella sera non c’era nessuno all’entrata: Piton avanzò sul terreno ciottolato, fra le lapidi rischiarate dalla pallida luce della luna. Si fermò di fronte ad una croce di ametista. Piton posò Bianca davanti alla lapide di sua madre. Le accarezzò il viso e rimase qualche attimo a contemplare sua figlia… era andato tutto secondo i piani…

-Spero di aver fatto la cosa giusta per te- sussurrò Piton, che si allontanò a passi svelti dal cimitero.

 

 

                                                          FINE(?)

 

 

Tutti i personaggi che sono apparsi nella storia sono stati ideati da J. K. Rowling, Bianca Rose e altri personaggi o luoghi che non sono presenti nei libri di Harry Potter sono di mia invenzione. Desidero ringraziare coloro che hanno letto il mio racconto! Spero di non avervi annoiato!

Inoltre volevo dire che la mia storia non è ancora completamente conclusa…J

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