Soothe my soul

di hunterd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Up and down ***
Capitolo 2: *** Chapter one - See or not to see, this is the question ***
Capitolo 3: *** Chapter two - Departures and arrivals ***
Capitolo 4: *** Chapter Three - Desire ***
Capitolo 5: *** Chapter Four - First Times ***



Capitolo 1
*** Prologue - Up and down ***


Salve gente,
c'è questa canzone dei Depeche Mode che continua ad ispirarmi, smuovendomi dal girone delle autrici pigre ... così, faccio pure una pazzia e mi butto nel mondo dei lupi!
Non ho mai scritto nulla su di loro, chiedo già scusa se non saprò delinearli al meglio delle loro potenzialità.
Ho scelto Embry perchè mi ha incuriosito la sua storia, immaginandomelo qualche anno dopo la fine di Breaking Dawn, alle prese con un passato sempre scomodo per lui.
Sicuramente sarà una long... mini, niente progetti in grande, quindi!
Ovviamente sentire qualche parere mi farebbe piacere, dato che critiche, consigli e quant'altro sono sempre ben accetti, nonchè preziosi.
Buona lettura.
Laura



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I’m coming for you
I need to feel your skin
I’m coming for you
To stop this crawling

I’m taking my place
By your side
I’m not leaving
Until I’m satisfied

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




PROLOGUE - UP AND DOWN



La domenica è l'unico giorno della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in compagnia dei suoi amici.

C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Troppi rammolliti, come non manca mai di apostrofare il resto del branco con quel sorriso strafottente mentre si infila il casco, e che più volte gli è valso minacce esplicite di morte non appena farà ritorno.
Ma lui non sembra affatto preoccuparsene, inforca gli occhiali da sole e in sella alla sua moto schizza via, certo che per quando tornerà, i suoi amici si saranno già dimenticati di quelle minacce grazie a tutte le moine che avranno ricevuto dalle rispettive fidanzate.
"Rammolliti" pensa ancora mentre la striscia d'asfalto davanti a lui si estende infinita, come in un viaggio da cui prima o poi non farà più ritorno.
Sì, perchè Embry sente i confini della riserva sempre più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si fosse rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
"Amico, tu hai bisogno di farti più che una scopata occasionale".
Jacob... anzi, Jake, come ormai tutti lo chiamano perchè lei ha avuto il potere di cambiare anche questo, non fa altro che ripeterglielo.
 "Hai bisogno di una ragazza fissa, di equilibrio, di stabilità...".
"Stronzate", ribatte lui a quello che era il suo migliore amico negli anni A.R., ossia avanti Renesme. Perchè adesso, in quelli D.R., ossia dopo Renesme, è solo un ammasso di carne tremolante tenuto al guinzaglio da quella che è diventata la sua unica ragione di vita.
"Stronzate, solo stronzate".
Sembra essere l'unico ad aver capito che l'imprinting, o l'amore, o qualsiasi cosa sia non fortifica l'animo, ma anzi spappola anche quel poco di cervello sano che il lupo ha lasciato in ognuno di loro.
C'è da dire che è l'unico a pensare che essere diventato metà bestia e metà uomo non sia stata quella grande figata che sembra a tutti gli altri.
Sono iniziati così i suoi "problemi", quelli che sua madre fa finta di non vedere ancora adesso.
"Embry, ti prego, quante volte ancora te lo dovrò ripetere che non mi ricordo del tuo vero padre?  Quante volte ancora mi dovrai rinfacciare il mio errore?"
Lui allora la pianta di insistere, perchè gli occhi lucidi di sua madre sono comunque peggio di qualsiasi altra sua paranoia.
"I tuoi errori, ma', mi hanno fatto diventare un fottuto lupo grande quanto casa nostra! E dato che solo un discendente della stirpe Quileute può diventarlo, allora scusa se passo la maggior parte del mio tempo a sentirmi come uno che ha il marchio dell'infamia addosso!"
Vorrebbe gridarglielo con la rabbia che lo invade ogni volta che pensa a quanto l'amore gli abbia incasinato la vita!
Il Jacob A.R., ne parlava con lui di quel "suo problema", nonostante l'imbarazzo, nonostante la paura di arrivare a scoprire che fosse vero... che loro erano davvero quasi fratelli.
Il Jacob D.R., invece, filosofeggia sul fatto che ormai sono "veri fratelli comunque", quindi nessuno pensa più a quella storia e dovrebbe farlo anche lui, dovrebbe passare oltre e "cercarsi una ragazza seria".
Ma lui non vuole cercarsi una ragazza, a lui sta bene avere ancora quella parte di cervello funzionante, solo che così non riesce ad andare oltre quella storia.
Quando i pensieri arrivano a quel punto, di solito è gia abbastanza lontano dalla riserva per poter iniziare a fingere di essere un'altra persona. Cioè, è sempre Embry Call, non può mica diventare davvero un altro, però può fare finta che il lupo non esista.
E' quella parte, in fondo, che si tira dietro i casini della riserva, eliminata lei, eliminati i problemi.
Se lo chiede spesso, come sarebbe non tornare più a La Push e non trasformarsi più. Potrebbe persino farsi crescere ancora i capelli, una volta li portava lunghi quanto gli pareva.
Quante cazzo di cose ha dovuto sacrificare per quella storia?
Troppe per i suoi gusti, troppe per non essere davvero tentato di non tornare più.
Impreca contro il mondo, Embry, mentre accelera per superare una station wagon con all'interno la classica famigliola, l'icona di una vita che lui disprezza profondamente.
Intorno a lui non parlano che di quello... tutti che sognano di costruirsene una propria, per avere dei mocciosi a cui tramandare quella cazzo di maledizione.
Impreca più forte e corre come un pazzo tra il traffico che si fa più intenso essendo arrivato alla periferia di Seattle, la sua meta per quella domenica.
Un bagno di folla è quello che gli ci vuole per diventare solo un ragazzo anonimo fra tanti altri.
Taglia la strada a qualche automobilista che lo manda all'inferno, senza sapere che lui è già lì. E' stato così fortunato che gli è stato fornito un biglietto di sola andata non appena è nato: finirci era solo questione di tempo,  non di decidere se ci sarebbe voluto andare o meno.


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Perchè ci è salito su quell'ascensore lo sa bene, ma quando si ferma improvvisamente Embry non sa perchè sia stato così stupido da prenderlo davvero.

- Porca puttana, se non è sfiga questa!
E' claustrofobico, quattordici lettere per dire che ha una paura fottuta di rimanere chiuso dentro in posti troppo piccoli.
L'unica a sapere di questa sua fobia è sua madre, l'ha scoperto quando era ancora piccolo e in seguito gli è bastato minacciarlo di rinchiuderlo nello sgabuzzino per ottenere tutta la sua cieca obbedienza.
Il branco non lo sa, invece, perchè almeno vivere a La Push qualche pregio ce l'ha, ossia avere quasi sempre come tetto un cielo infinito e come pareti i confini d'aria della riserva.
Le case, quelle non gli mettono ansia, a meno che non gli chiudano le porte delle stanze alle spalle... e lui sta sempre ben attento a far sì che non succeda.
Quindi, ora, ha un grandissimo problema.
Sono una testa di cazzo.
Lo pensa, ma non lo dice ad alta voce solo perchè l'unica altra persona presente in ascensore è una ragazza.
- Mi scusi... non c'è nulla di cui preoccuparsi, ci sono dei generatori ausiliari che ci permetteranno di riprendere a salire entro breve.
La suddetta ragazza, ha appuntata alla divisa una targhetta che la qualifica come Samantha Preston - SN Staff.
Lo sta guardando incerta, ma anche se il panico sta strisciando dentro di lui inesorabilmente, Embry capisce che è preoccupata per la sua stessa incolumità, non per lui.
Sono una testa di cazzo.
Se lo ridice perchè si è reso conto di essersi catapultato verso le porte dell'ascensore nel momento in cui si è fermato, imprecando e cercando di infilare le dita nella piccola fessura per forzarle ad aprirsi. Uno spettacolo decisamente inquietante data la sua stazza e la faccia incazzosa che deve avere in quel momento.
- La prego... mantenga la calma. Ci sono sistemi di controllo avanzati su questi ascensori che li rendono più che sicuri. C'è anche la possibilità di contattare la centrale operativa, vede? Ci daranno presto notizie.
Il dito indice di Samantha Preston - SN Staff, gli sta appunto indicando una cornetta rossa che spicca vistosa nel panello di controllo accanto a lei.
Sono una testa di cazzo.
Potrebbe farlo diventare un mantra per riprendere il controllo, anzi, lo fa.
Se lo ripete una decina di volte di fila, mentre si costringe ad allontanarsi dalle porte e a riportare le braccia lungo i fianchi, rilassando le spalle.
Samantha, grandi occhi azzurri e lunghi capelli castani, è decisamente più spaventata da lui, che non dalla situazione.
- Scusa... credo di essermi... ehm... fatto prendere la mano.
Se la sta facendo sotto, ma nello stesso tempo gli piomba addosso anche l'imbarazzo di essersi mostrato debole davanti ad una ragazza.
Debole, lui?
In automatico si erge in tutto il suo metro e novantatre di muscoli ben modellati per dimostrare alla ragazza che è stato proprio un attimo di tilt , niente di più.
Che poi, in realtà vorrebbe piangere come un bambino, ecco... ma cercherà di controllarsi, ripetendosi il suo mantra segreto.
Sono una testa di cazzo.
Sì, perchè solo così si spiega come abbia fatto a pensare di sfruttare quel biglietto omaggio vinto al tiro a segno del luna park in cui è finito nel suo girovagare per Seattle.
"Un'opportunità unica: salire sullo Space Needle per un giro solitario e gratuito!"
Ecco perchè c'era un sacco di gente che ci provava a buttare giù tutti quei barattoli, mentre lui l'ha fatto più per fare colpo sulla tipa dai capelli rossi che gestiva la bancarella.
Ovviamente ha vinto il biglietto, ma ha anche rimediato un appuntamento con la rossa per quella sera stessa.
Poi, nell'attesa, gli è venuta la pessima idea di provare ad andare sotto la torre. Ha guardato su e ha pensato "bè, che cavolo, non sarà peggio che buttarsi dalla scogliera di La Push".
Una fottuta prova di coraggio... ecco, forse, cosa l'ha spinto su quel maledetto ascensore!
Sono una testa di cazzo.
- Molti si spaventano, sa? Quella di rimanere bloccati con l'ascensore è una paura molto diffusa.
Sulla parola" paura" Samantha ha avuto un'esitazione, quasi l'imbarazzo di associarla ad un tipo grande e grosso come lui.
Embry raddrizza ulteriormente le spalle, proprio non può suscitare imbarazzo in una ragazza! Piuttosto si farebbe mordere da un vampiro!
- Puoi anche darmi del tu.
"Ecco, così si fa! Bravo Embry! Hai le gambe che ti tremano, ma sfoderi lo stesso tutto il tuo fascino".
Forse lei stava per ribattere qualcosa, magari accecata dal suo miglior sorriso "strappamutande", ma il telefono rosso inizia ad emettere un trillo potente e la vede aggrottare la fronte mentre tira su la cornetta.
- Sì? Qui è Samantha Preston.
La sente sfoderare un tono efficiente e sicuro, peccato che dopo qualche secondo la sua faccia prenda un'altra direzione. Quando si accorge che la sta osservando attentamente, infatti, compie un mezzo giro su stessa per nascondersi alla sua vista.
Lui, quasi in automatico le guarda il sedere e lo trova ben messo. La gonna che indossa, anzichè nasconderlo lo modella, stuzzicando ancora di più la sua fantasia.
Tanga o perizoma?
Per un attimo Embry si dimentica dove si trova e cosa sta succedendo, solo che il ritorno alla realtà è brusco, molto, molto brusco.
- Ehm... allora, sembrerebbe che l'ascensore non si è fermato per  mancanza di corrente... pare che ci sia stato un malfunzionamento.
E' la fine per lui.
- Come "pare"? Non ci sono i più avanzati sistemi di controllo su questo cazzo di ascensore?
Anche lui è stato brusco, molto, molto brusco nel rivolgersi a lei.
E' la paura a farlo parlare così, diversamente non si sognerebbe mai di spaventare una ragazza come sta facendo con Samantha.
L'ascensore non è molto grande, quindi lei si è schiacciata contro la parete pur di indietreggiare un paio di passi.
Embry si accorge così di essere avanzato, arrivando ad incombere su di lei come se la ritenesse personalmente responsabile per quella pessima notizia.
- Sì... è così. Ma pare... pare che ci sia stato un malfuzionamento nel sofwtare che gestisce appunto la sicurezza dei sistemi di controllo. Questo ha provocato l'arresto dell'ascensore e adesso... adesso non riescono più a farlo ripartire.
- Cazzo, cazzo, cazzo!
E' sboccato, lo sa, sua madre glielo dice da sempre. Ma lui non è che ci faccia molto caso, alla riserva nessuno si lamenta. Alle ragazze di solito un pò piace, fa da contorno alla sua aria da "duro", quella che sfodera insieme al giubbotto di pelle e agli occhiali scuri.
Ora, però, è frutto del terrore.
Deve uscire da quella scatola al più presto! Si sente soffocare e non è l'unica cosa tremenda che potrebbe succedergli...
Oh, no, potrebbe succedere che il lupo prenda il sopravvento... allora sì che sarebbero guai seri!
- Dovresti... dovresti cercare di respirare profondamente e mantenere la calma. I tecnici stanno lavorando al sofwtare e sono sicura che entro breve tutto si sistemerà.
Samantha è sempre più spiaccicata contro la parete, quasi sembra volersi fondere nell'acciaio che ha alle spalle, perchè lui...
Già, perchè lui le sta ancora addosso. E' uno scricciolo in confronto a lui, e non deve essere piacevole pensare che qualcuno ti potrebbe stritolare con una mano sola.
Sono una testa di cazzo.
- Okay... okay!
Espira con forza e fa due passi indietro, uscendo dallo spazio vitale della ragazza. Che non si rilassa per niente, è ancora chiusa in un ascensore con un ragazzo che deve apparirgli grande come una montagna e che, per giunta, da l'idea di non saper gestire affatto la propria aggressività.
Espira ancora più profondamente e cerca di sorridere. Non è sicuro del risultato, però almeno ci prova.
Alza le mani nel classico gesto che sembra dire "ehi, sono buono come il pane, stai tranquilla..." e la guarda dritta negli occhi.
- Scusami. Ho reagito male. Mi sa che... che... che...
Cazzo! Proprio non gli viene di dirlo!
C'è un guizzo di comprensione in quegli occhi azzurri e lui vorrebbe piangere. Di vergogna, ovviamente.
- Soffri di claustrofobia!
L'ultima volta che ha pianto, ancora non sporgeva dal suo letto di quasi tutta la lunghezza del polpaccio, e lo ha fatto sempre per lo stesso motivo, ma poi ha giurato che non l'avrebbe fatto mai più.
Forse è stato un giuramento azzardato il suo.
- Perchè non me l'hai detto subito?
Embry è sconvolto, ma legge chiaramente dietro a quella domanda un'altra domanda "ma perchè allora sei salito su questo ascensore? Per rovinare questa giornata lavorativa proprio a me?"
Ha ragione di chiederselo; se lo chiede pure lui e la risposta è sempre la stessa.
Sono una testa di cazzo.
Per un attimo pensa al branco, quando si trasformerà e scopriranno quello che gli è successo...
Non può tornare a La Push, è meglio morire lì, in quell'ascensore!
- Posso sapere come ti chiami?
Il tono di voce della ragazza è cambiato ancora, ora ha una traccia di calda comprensione. Si è staccata dalla parete e lo guarda con meno preoccupazione.
Non dovrebbe, perchè lui è comunque molto pericoloso. Le sue emozioni sono un pò fuori controllo al momento.
- Embry... Call.
- Piacere Embry, io sono Samantha.
C'è una piccola mano tesa davanti a lui, ma presto scompare nella sua molto più grande.
- Piacere mio.
Un pò surreale quella presentazione, ma fare la conoscenza di una ragazza è sempre un bel momento comunque.
- Allora, Embry, posso darti qualche consiglio per gestire... ehm... la tua paura?
Si è sputtanato, non c'è speranza.
- E' così evidente?
Lei annuisce e gli sorride.
- Hai cercato di aprire le porte dell'ascensore... e poi ti sei arrabbiato quando mi hanno comunicato quello che è successo. Si diventa aggressivi anche quando si ha paura...
- Vi fanno dei corsi apposta per capirlo?
La domanda gli viene spontanea e pensa che sembrerà uno scemo totale.
- Più o meno. Io, però, sono anche una studentessa della facoltà di psicologia qui a Seattle, sono avvantaggiata.
Storce il naso in un modo buffo e gli sorride ancora.
Embry sente qualcosa rimescolarsi nello stomaco, o magari appena più sotto, comunque qualcosa si smuove.
Non è bella Samantha, nel senso non è una di quelle che avrebbe attirato la sua attenzione in altre circostanze, ma possiede uno sguardo ed un sorriso che lo incantano.
Lo incantano?
Davvero lo ha pensato?
- Lavoro qui solo nei week-end. Non ci crederai, ma è un ottimo punto di osservazione...
- Osservazione?
Evidentemente è diventato ebete, la paura gioca brutti scherzi.
- Sì, osservazione del comportamento umano.
- Allora ci usi come cavie?
Samantha ride e lui si incanta di nuovo.
- Più o meno... anche se detto così lo fai sembrare proprio brutto.
Lui non ride, perchè il rimescolamento nello stomaco prosegue.
- E tu? Cosa fai di bello?
"Lavoro come meccanico nell'officina del mio migliore amico e mi trasformo in un lupo gigantesco per difendere la riserva dove vivo  da un eventuale attacco dei nostri nemici naturali, i vampiri".
- Sono un meccanico, vivo a La Push, nella contea di Forks.
Però non è così fuori controllo da aggiungere anche la seconda parte della risposta che ha pensato.
- Allora sei solo in gita qui a Seattle.
- Sì.
Cerca di capire se sia dispiaciuta che non vive lì almeno quanto lo è lui.
Ma cosa cazzo sta pensando adesso?
- Una gita fortunata. Sai che ci sono sempre file chilometriche per salire sul Needle? E' un privilegio poterlo fare dopo l'orario di chiusura al pubblico.
Proprio un gran culo!
 Però qualcosa di buono gli ha portato, in effetti....
- Certo, questo piccolo incidente forse non ci voleva...
- Vero, però così ho avuto la possibilità di conoscerti.
L'ha detto sul serio? L'ha detto, Samantha è arrossita.
- Bè, grazie.
- Hai da fare quando scendiamo da qui?
Dritto al sodo, come è solito fare sempre con le ragazze. E' la sicurezza di chi poche volte si è sentito dire "no".
- Non so... dovrei studiare. Dopodomani ho un esame molto importante.
- Neanche il tempo per un caffè?
- ....
Lo squillo del telefono rosso si intromette e lei non risponde. Gli fa pensare che di solito succedono nei film queste cose, nella realtà no.
- Sì?
Samantha ha riacquistato il tono efficiente, ma le guance sono ancora arrossate.
- Oh, bene. Il mio passeggero sarà contento di saperlo.
La vede annuire e premere alcuni bottoni sul pannello di controllo.
- Sì, tutto a posto. Certo, dopo passo per compilare la mia parte di rapporto. Va bene, non mancherò di riferirlo al Sig. Call.
Sig. Call... lo fa sembrare qualcosa che non è. Lui è sempre stato solo Embry per tutti.
- Allora, Embry, pronto a ripartire?
- Sì, basta che mi riporti a terra.
La mano sulla chiave, Samantha sembra delusa.
- Oh... pensavo... insomma, da lassù la vista è magnifica e tu, dopotutto sei riuscito a gestire la tua paura, non te ne sei accorto?
No, se ne accorge solo ora che glielo sta dicendo.
- E' merito tuo. Mi sa che le usi bene le tue cavie...
Ride, e il suo stomaco è lì che si annoda come se fosse dotato di volontà proprio.
- Lo prendo come un complimento.
- E' un complimento. Hai saputo gestire un ragazzo in preda al terrore come se non avessi mai fatto altro nella vita...
Lei arrossisce ancora e lo guarda di sottecchi.
- Posso... posso chiederti quanti anni hai?
- Diciannove.
E' abituato alla reazione che ha anche Samantha: occhi e bocca spalancata.
- Solo... diciannove?
- Ah, ah. Mia mamma aveva paura che non crescessi.... così mi ha fatto mangiare molto.
Le strizza l'occhio, sfoderando la solita battuta trita e ritrita. Però lo fa sentire leggermente a disagio mentirle, e un pò lo fa incazzare la cosa.
Il telefono rosso squilla di nuovo e lei sussulta.
- Non siamo ripartiti...
In effetti quando risponde deve fornire la spiegazione che non sono ancora ripartiti perchè il suo passeggero è indeciso: non sa se salire o scendere. Sì, dice a chiunque stia parlando con lei, si è un pò spaventato.
Me la sono fatta sotto, poi però ti sei messa a parlare e mi sono dimenticato di tutto, anche che soffro di claustrofobia.
Ma come è stato possibile?
- Sì, ora gli dirò che deve decidere. A dopo, grazie.
Lo guarda e si schermisce stringendosi nelle spalle.
- Allora, Embry? Su o giù?
Gli piace come dice "Embry", la erre rotola in una maniera che gli accende strani brividi. Si appoggia alla parete trasparente dell'ascensore e le sorride a trentadue denti.
- Su, decisamente su.
Lei gira la chiave e gli sorride a sua volta.
Sei fottuto, Embry.
Ma non lo pensa il suo cervello, lo pensa il suo stomaco.
F-o-t-t-u-t-o.
Sette lettere per dire che forse tutte le sue teorie sull'imprinting, o sull'amore, o su qualsiasi cosa sia, sono appena crollate come un castello di sabbia davanti al paio d'occhi più incredibili che abbia mai incrociato in vita sua.


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Samantha non è tanto convinta che quella domenica sia stata una buona giornata.
E' convinta che sia stata una giornata... meravigliosa!
Ha conosciuto Embry.
Lui è... lui è... bè, è qualcosa di assolutamente imprevisto. Proprio così, è la variante impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino adesso la sua vita.
Studia sui libri dei più grandi psicologi passati e contemporanei, ha seguito diversi seminari extra-corso, non può davvero credere, perciò, di essere stata vittima di un colpo di fulmine!
Scientificamente viene spiegato cosa succede nel corpo di una persona quando si usa quell'espressione così romantica.
"E' il risultato del rilascio di sostanze chimiche come la dopamina, l'ossitocina, la vasopressina e l'adrenalina. E quindi il colpo di fulmine incendierebbe il cervello, più che il cuore".
Ma lei è stata vicino ad Embry per non più di un'ora e mezza! Oltretutto, all'inizio, ha quasi avuto paura di lui...
Certo, dopo hanno preso quel caffè insieme, ma alla macchinetta della centrale operativa dello Space Needle, tra le chiacchiere degli ultimi colleghi che stavano per smontare come lei.
Si sono limitati a qualche altro scambio di informazioni, niente di così personale o trascendentale!
Eppure... ha sfiorato ancora una volta la mano di Embry, quando gli ha passato il bastoncino per il caffè, sentendo di nuovo la sua pelle bruciare a quel contatto.
E' stato allora, che si è persa nei suoi occhi scuri, risucchiata in un'altra dimensione. Le è sembrato che si agitasse qualcosa in quello sguardo, come delle ombre pericolose ma anche seducenti.
Cristo Santo, deve essere impazzita!
Le sue compagne di stanza la chiamano Samantha-piediperterra-Preston. Non ha mai fatto voli di fantasia, anzi, argomenta qualsiasi opinione con una maniacale ricerca di basi solidi.
E adesso?
Si ritrova come una scema a fissare quel pezzo di carta su cui ha annotato il numero di Embry.
Sam, quel ragazzo ha solo diciannove anni!
E lei ventitrè, praticamente una vecchia al suo confronto, dal momento che le donne possono vantare una maturità sentimentale più avanzata già in caso di età paritetica. Lo diceva già persino Freud, che dello studio sui rapporti uomo-donna è stato un vero precursore.
Sentimentale?
Non ha pensato maturità sessuale, ma sentimentale.
E' in guai grossi.
Si è prefissata di non cadere nella trappola di una relazione seria prima della laurea, e praticamente c'è quasi. Ancora due esami e poi discuterà la tesi. Non può permettersi distrazioni proprio ora.
Solo che quel pezzo di carta scotta come se ci fosse ancora la grande mano di Embry a stringere la sua.
Dovrebbe buttarlo, lui non le ha chiesto il suo di numero, forse troppo sicuro che lei lo richiamerà.
Dovrebbe arrabbiarsi, i tipi arroganti e pieni di sè non sono il suo genere, ma Embry...
Bè, deve ammettere che fa parte di quel fascino che l'ha fatta arrossire più volte, facendo sentire lei una ragazzina!
Non lo è di certo, ha già avuto altre storie, eppure...
Eppure c'è qualcosa che le fa battere forte il cuore quando pensa a lui. Cristo Santo, se ne è andato solo da mezz'ora e lei già sente la sua mancanza!
Samantha si decide a riporre la divisa nell'armadietto, poi prende la sacca con i libri e si dirige verso l'uscita.
Andrà nella sua stanza, come da programma pre-Embry, e studierà fino a che non cadrà addormentata sui libri.
Basta con i voli di fantasia sui colpi di fulmine!
Oggi ha conosciuto un gran bel pezzo di ragazzo, diciannovenne per giunta, con una dose di testosterone così alta da aver mandato momentaneamente in tilt i suoi ormoni.
Tutto lì, niente di più, niente di meno.
Se lo ripete più volte mentre lascia il Needle Space, dirigendosi verso la fermata dell'autobus. Peccato che davanti al marciapiede, a pochi passi da lei, stazioni una moto di grossa cilindrata.
Il suo proprietario ha il viso parzialmente nascosto da un paio di occhiali da sole neri, però sfoggia un sorriso che è in grado di spedirle il cuore in gola. Ha le braccia incrociate sul casco e sembra proprio uno che ha a disposizione tutto il tempo del mondo.
Le gambe le tremano, sembrano diventate della stessa consistenza della gelatina mentre gli si avvicina.
- Ciao, Samantha.
Ha la gola secca, ma riesce lo stesso ad articolare delle parole sensate.
- Ciao, Embry. Cosa ci fai ancora qua?
Piega leggermente la testa di lato, e a lei sembra che il sorriso gli illumini ancora di più il viso.
- Potrei dirti un sacco di balle... ma credo che questa volta dirò la pura verità: non ho nessuna voglia di aspettare che mi richiami.
Il cuore le batte così forte che non potrà non sentirlo anche lui, nonostante il rumore del traffico incessante.
- Lo so che mi hai detto che devi studiare...
Le sembra che adesso abbia perso un pò di quella sicurezza che ha sfoggiato dopo "l'incidente" in ascensore, ma non gli impedisce comunque di andare avanti.
- Quindi, non voglio distoglierti dai tuoi impegni, solo... ecco, potresti magari pensare di studiare in un posto dove io potrei rimanere comunque in tua compagnia?
Che cosa? Ha capito bene? Vuole rimanere a guardarla mentre lei studia?
Dovrebbe già pensare di chiamare la polizia, denunciando che un pazzo la sta importunando.
Ma Embry è lì, a cavallo della sua moto, si è anche sfilato gli occhiali. Può vedere quegli occhi così misteriosi e insieme così rassicuranti.
Samantha non sa che le prende, cosa la spinga verso di lui in quella maniera assurda, lo conosce da appena un paio d'ore!
- C'è una tavola calda... vicino al campus dell'università. La domenica sera è semivuota, a volte vado lì a studiare quando una delle mie compagne di stanza... ehm... ecco... ha bisogno di privacy.
Lui è tornato a sorriderle in quella maniera mozzafiato, è come un raggio di sole che sbuca da dietro una coltre di nuvole, abbagliandola.
- Perfetto, ora abbiamo un posto dove andare!
Le tende il casco che ha in mano, invitandola così ad avvicinarsi a quel bolide che le incute un certo timore.
Non è un'amante della velocità, veramente nemmeno del rischio, eppure ha appena deciso che seguirà quel ragazzo.
E' impazzita.
Nonostante lei sia in piedi e lui seduto sulla moto, la supera di molto in altezza.
Embry è un gigante, inizialmente quando è salito in ascensore si è sentita minacciata dalla sua prestanza fisica. Non ha potuto verificarlo davvero, ma immagina che sotto quei vestiti ci siano muscoli solidi e...
Arrossisce paurosamente mentre lui l'aiuta ad allacciarsi il casco che si è infilata per interrompere quel flusso di pensieri inopportunamente eccitanti.
Deve sedersi dietro di lui tra qualche secondo e stringerlo tra le sue gambe!
Neanche fosse una verginella alla sua prima esperienza!
Ma che le prende?
Se lo domanda ancora una volta, mentre Embry le sorride... felice.
E' quella la parola che le è balzata in mente per definire l'espressione che ha ora il suo viso dai tratti marcatamente indigeni.
- Pronta?
Annuisce, il cuore che le batte a mille all'ora.
- Sei mai salita su una moto?
Scuote la testa.
- Posso dire che sono contento, allora, che la tua prima volta sia con me?
Samantha non si arrabbia, non si indigna, non lo manda a quel paese. Non lo sa perchè, ma è sicura che Embry non abbia voluto dare nessun doppio senso a quella frase.
Il suo sorriso è sincero, come l'espressione gioiosa dei suoi occhi.
- Ho come l'impressione che ti piaccia la velocità...
Lui ride, e il raggio di sole diventa una luce accecante.
- Beccato. Ma giuro che stavolta vado piano.
Stavolta.
La prima volta di tante volte, intende questo?
Lo guarda negli occhi e trova la risposta: sì, ci saranno altre volte.
Ha un tuffo al cuore e deve fare qualcosa per riprendere il controllo delle sue emozioni.
- Okay, allora che faccio adesso?
- Metti un piede lì, su quel sostegno, e sali. Dall'altra parte c'è n'è uno uguale. I piedi li appoggi lì, e poi ti tieni a me. E' più sicuro che non attacarsi alla maniglia dietro di te.
Le ha fornito rassicurazioni sul fatto che non sta approfittando della situazione, ma lei non ci ha nemmeno pensato... anzi...
Lo terrà tra le sue gambe...
Prima che la veda arrossire di nuovo, nonostante il casco, fa quello che le ha detto. In un attimo è dietro di lui, il suo corpo massiccio sorregge la moto e lei insieme.
Non sembra fare il minimo sforzo, d'altronde ora che lo ha abbracciato, le sembra di essere aggrappata ad una solida roccia.
Emana un calore incredibile, tanto piacevole da farla rabbrividire.
- Che stupido, scusami. Prendi il mio giubbotto!
Samantha capisce che l'ha sentita tremare, ma siccome non vuole fargli sapere il perchè, accetta la sua gentile offerta.
Infila il giubbotto di morbida pelle nera sopra il suo di jeans. Ci è cascata praticamente dentro, quasi non riesce a tirare fuori le mani!
Poi si rende conto che però ora è lui ad indossare una semplice t-shirt. E' vero che sono appena i primi di settembre, è vero che lui sembra scottare come una stufa, ma andranno pur sempre in moto.
- Aspetta, adesso sei tu quello che avrà freddo. E sei pure senza casco.
Ma che fine ha fatto fare a Samantha-piediperterra-Preston?
Ma lui scuote le spalle, mentre con una semplice pressione del dito avvia il motore, emettendo un rombo talmente potente da attirare le occhiate curiose di alcuni passanti.
- Tranquilla, Samantha, ho la pelle più dura di quanto sembri...
Lo dice con una certa ironia, ma lei non ci fa caso più di tanto, ora è un pò preoccupata per quello che sta facendo.
Se la vedessero i suoi genitori? In ventitrè anni non ha mai azzardato nulla di così irrazionale, come accettare di andare in moto con un perfetto sconosciuto.
Ma sotto le mani sente battere il cuore di Embry. E' un pulsare ritmico, lento e ipnotizzante.
Qualcosa le si smuove dentro e non sa bene cosa sia.
Se fosse costretta a definire per forza la sensazione che prova, direbbe che è come se quel battere esercitasse un richiamo potente su di lei.
- Pronta?
La voce un pò roca di Embry la riporta al presente.
- Sì.
- Bene, reggiti forte, si parte.
Samantha lo fa, si stringe a quei muscoli solidi, sotto cui batte quel cuore forte.
Si sente come se stesse partendo per un viaggio imprevisto, ma desiderato.
Decide allora di smettere di pensare, per godersi quel momento di assoluta follia, ovunque la porterà.



 

 







 











 

 

 






 


 

 
 

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Capitolo 2
*** Chapter one - See or not to see, this is the question ***


Salve gente,
eccomi con il secondo capitolo.
Non voglio rompere con lunghe introduzioni, quindi vi chiedo gentilmente di leggere le note finali giusto per dirvi un paio di cose a cui tengo (inerenti anche al capitolo stesso).
Buona lettura.
Laura.




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I’m coming for you
When the sun goes down
I’m coming for you
When there’s no one around

I come to your house
Break down the door
Girl I’m shaking
I need more

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




CHAPTER ONE - SEE OR NOT TO SEE, THIS IS THE QUESTION




Quel lunedì, Embry arriva in officina con mezz'ora di ritardo.

Non capita spesso, quindi Jacob gli riserva al massimo qualche battuta sagace e la finta minaccia che si cercherà un nuovo socio più puntuale. Poi, mentre si beve un caffè nero e bollente, gli chiede come è andata la domenica alla riserva, dopo è lui a raccontargli della sua passata sempre in posti diversi. Nel frattempo hanno iniziato ognuno a lavorare sulla macchina o moto che hanno per le mani, accompagnati dall'idea che quella routine, dopotutto, non è poi così malvagia.
Solo che quella mattina, lui sa già che le cose andranno diversamente e per la prima volta, dopo tanto tempo, è nervoso all'idea di dover parlare con il suo migliore amico.
- Sei in ritardo, socio.
La voce di Jacob arriva da sotto una Camaro blu-argento del 75, un gioiello che il direttore della banca di Forks ha acquistato per regalarla al figlio che si sta per laureare e che ha chiesto a loro di revisionare.
Quando l'hanno vista, entrambi ci hanno sbavato sopra per due ore buone, immaginando come sarebbe stato averla sotto il sedere e lanciarla alla sua massima velocità.
Gli sembra un momento lontano, mentre è successo solo quattro giorni prima.
- C'era traffico.
Non si dirige al bollitore come avrebbe fatto di solito, ma si piazza vicino ai piedi che spuntano da sotto la Camaro.
- Jacob, ti devo parlare.
Forse passa solo un secondo, poi sta già fissando un paio d'occhi in cui si è specchiato tante volte, ritrovando spesso le stesse paure e gioie. Sono cresciuti insieme, lui e Jacob, si conoscono meglio di chiunque altro alla riserva.
Certe volte, Embry ha la sensazione di poter leggere nella sua mente anche quando non sono lupi. Il problema è che anche l'altro sembra farlo con lui, quindi ora lo sguardo del suo amico è già consapevole che è roba seria quella che stanno per affrontare.
- Ti ascolto.
Sapeva che non sarebbe stato facile, cazzo se lo sapeva, ma non si aspettava che gli sarebbero mancate le parole sin da subito. Si ritrova a passarsi le mani nei capelli, abbassando momentaneamente lo sguardo.
Il lupo, dentro di lui, in quegli altri occhi scuri ci vede il suo Alpha, qualcosa che va al di là dell' umana comprensione... qualcosa che non puoi far finta che non esista.
- Stai bene?
Cazzo, se fa così gli rende tutto ancora più difficile. Perchè deve sempre preoccuparsi per lui?
- La risposta è sì e no insieme.
Sono alti uguali, hanno la stessa età, si somigliano nei tratti indigeni, hanno capelli e occhi scuri, forse lui è un pò meno massiccio, ma non meno forte e veloce. Se le sono date sempre per gioco, sin da bambini, ma non sono mai andati oltre.
Embry sa per certo che qualsiasi cosa dovesse accadere, non arriverebbero mai a scontrarsi sul serio. Non ha mai neanche pensato che possa accadere, quindi sta cercando le giuste parole per spiegare al suo migliore amico, nonchè Alpha, che per un pò ha bisogno di sganciarsi da quella che è stata la sua vita sinora.
Non sta pensando di abbandonare il branco, nè la riserva... solo che ha bisogno di una pausa dal suo alter ego peloso.
- Il fatto è... che ho bisogno di spazio.
Jacob ha la faccia di chi si aspettava che sarebbe accaduto, più prima che poi, perciò sa che non ci saranno giri di parole inutili tra di loro.
- Potrei chiederti perchè hai deciso di dirmelo proprio ora, che cosa è cambiato da una settimana fa, per esempio, ma ho come l'impressione che non me lo dirai, giusto?
Lui annuisce, sentendosi come qualcuno che sta facendo un'enorme cazzata, ma che però è anche consapevole di doverla fare comunque, perchè è più forte il bisogno di fare chiarezza dentro di lui.
- Giusto. Ora non me la sento, amico. Le cose non funzionavano già da un pò... e tu l'hai capito meglio di chiunque altro. Ma questo non vuol dire che...
- Che ci stai scaricando.
Annuisce ancora Embry, ma non è sollevato dal fatto che Jacob sembra davvero capire, anzi. Vorrebbe potersi già rimangiare quello che ha appena detto, perchè si sente spaccato a metà e non è affatto una bella sensazione.
Tiene duro, però, perchè spera possa esserci una ricompensa adeguata per l'enorme sacrificio che sta compiendo.
- Sì, è così. Ho solo bisogno di capire alcune cose... da solo.
Stavolta è Jacob ad annuire, mentre i suoi occhi per un attimo si incupiscono. Embry sa che è tornato indietro nel tempo, a quando è stato lui a lasciare il branco per combattere i suoi demoni, per cercare di tornare più forte di prima.
- Okay, Embry. Parlerò io agli altri, gli dirò che è un momento no per te e che quindi ci risparmieremo di stare male tutti inutilmente un'altra volta. Mi sembra che in passato il branco abbia già subito abbastanza paranoie per colpa mia e di Leah.
Adesso ghigna Jacob, nascondendo dietro a quella battuta il dispiacere e l' amarezza che comunque sta provando. Lo ha sicuramente ferito chiedendogli di capirlo senza però dargli la possibilità di aiutarlo.
Vorrebbe abbracciarlo e dirgli che senza di lui il suo mondo sarebbe sicuramente un posto peggiore, ma forse non ne ha bisogno, perchè riceve uno spintone bello forte insieme ad una minaccia che ha il sapore di quella fratellanza che cerca sempre di superare ogni ostacolo posto sul loro cammino.
- Vedi di non piantarmi qui da solo troppo spesso, però, perchè allora sì che mi incazzo sul serio, capito?
Sente che gli sbuca fuori un sorriso cazzuto e ricambia lo spintone.
- Allora lo sai che valgo molto più di te come meccanico!
- Se, continua pure a raccontarti questa favola da solo.
Glielo dice mentre si rituffa con il carrellino sotto la Camaro, lasciando in vista nuovamente solo i piedi. Riprende a trafficare con la trasmissione, dandogli l'impressione che stia iniziando una settimana come tante altre.
Ma Embry sa che aver ricevuto quel momentaneo benestare da Jacob non gli renderà le cose più semplici, perchè porsi al di fuori del branco è comunque qualcosa che spezzerà degli equilibri ormai consolidati, costringendo tutti loro a ricercarne di nuovi.
Non ha potuto fare diversamente, però. L'inquietudine crescente dell'ultimo anno, ieri è esplosa nella maniera più... impensabile per lui.
Samantha.
In quel nome è racchiuso il mistero di quello che gli sta succedendo.
Si infila la tuta da lavoro, controlla di avere tutti gli attrezzi necessari e comincia a smontare il carburatore di quella moto su cui sta lavorando da sabato mattina.
Anche quello gli sembra un tempo lontanissimo, perchè di mezzo c'è sempre lei, Samantha.
Dopo che si sono salutati, non è tornato alla riserva, si è fermato lungo la strada panoramica ed è rimasto in ascolto di se stesso come non aveva mai fatto prima.
E' giunto alla conclusione di essere quasi certo che non possa essere stato il suo imprinting, perchè non ha sentito cambiare la forza di gravità che lo tiene ancorato al suolo, nè è stato intrappolato da funi d'acciaio, nè attirato da  calamite giganti quanto uno dei due poli.
Però.... non è riuscito nemmeno ad aspettare di vedere se lei lo avrebbe richiamato o meno. Anzi, non può mentire a se stesso, si è accontentato di restare a guardarla studiare pur di racimolare una specie di primo appuntamento immediato.
Ha passato quattro ore seduto ad un tavolo piccolo e scomodo, sorseggiando caffè annacquato in religioso silenzio.
Eppure è stata la cosa più naturale del mondo, non si è mai sentito meglio di così, in contemplazione di una ragazza conosciuta solo qualche ora prima.
La cosa pazzesca è che anche lei ha dato segno di provare la stessa cosa, di sentirsi completamente a suo agio sotto il suo sguardo, come se fossero stati abituati da sempre a condividere il loro tempo così.
Come una coppia affiatata e collaudata.
Gli scappa di mano la chiave con cui sta stringendo dei bulloni, tagliandosi, e impreca come uno scaricatore di porto a cui è appena stata revocata una licenza. Jacob attacca a recitare una specie di preghiera facendo finta di intercedere per lui con gli spiriti dei loro antenati, e ad Embry pare che nulla sia cambiato.
E' su un'altalena impazzita, su delle montagne russe fuori controllo, un attimo prima è tra le nuvole, l'attimo dopo con i piedi per terra.
Che cazzo gli sta succedendo?
Deve capire, è per quello che ha deciso di prendersi del tempo, di allontanarsi dal lupo. Spera che non trasformandosi possa capire meglio cosa si agita in lui.
Sono gli istinti del lupo? E' un cazzo di imprinting anomalo quello che ha avuto ieri in quell'ascensore?
O è lui, Embry, che in circostanze particolari ha preso una botta da paura per una tipa che diversamente non avrebbe nemmeno guardato per più di due secondi?
E' incasinato da morire, ma non pensa minimamente di volerlo far sapere a qualcuno.
Nemmeno a Jacob, perchè sa che potrebbe aiutarlo a fare chiarezza, ma nello stesso tempo non gli risparmierebbe la trafila da cui sono passati anche gli altri. La condivisione del branco è totale, tutti avrebbero accesso ai suoi dubbi, ma anche a quelle emozioni che gli fanno attorcigliare lo stomaco nel momento in cui pensa a Samantha.
Merda, l'ha guardata mordicchiare quella matita per tutta la sera, ma non ha pensato per una volta di voler prendere il suo posto tra quelle labbra... no, cazzo, lui ha pensato che sarebbe potuto rimanere per sempre a guardarla mentre lo faceva!
E non può pensare di farlo sapere agli altri, proprio non può.
Non è questione di reputazione, nè di altre cazzate da macho... è che mette in discussione tutto ciò da cui ha sempre voluto prendere le distanze. Perchè l'amore è solo una grande fregatura: è come camminare sul filo del rasoio, sapendo che sarà qualcun'altro a poter decidere di farti a pezzi.
Lui è cresciuto con gli occhi sempre troppo tristi di sua madre, con i suoi silenzi pieni di parole assordanti, con il suo ammazzarsi di fatica perchè il suo errore non poteva essere lì a darle una mano per crescere suo figlio.
E non vuole finire così, non può pensare di dare ad un'altra persona così tanto potere su di lui. Ma non vuole nemmeno arrivare ad averne lui, non vuole assumersi il rischio di illudere una ragazza.
Non una ragazza... Samantha.
Embry continua a pensare che non avere il controllo sulle proprie emozioni sia terribile, per questo ha una paura tremenda che quella... cosa con lei possa portare entrambi alla rovina.
Deve mettere dei paletti sin da subito, non deve farlo diventare un gioco al massacro.
Quella mattina lavora e pensa quasi nella stessa maniera, con foga e in maniera sconclusionata. In tre ore ha montato e rimontato quel carburatore almeno quattro volte, senza mai raggiungere la soluzione del problema.
Poi il cellulare gli vibra e lui si precipita ad estrarlo, quasi strappa la cerniera della tuta per raggiungere la tasca dei jeans.
"Ci ho pensato. A lungo. Posso offrirti un'altra serata come quella di ieri. Caffè pessimo e io che studio. L'esame di domani è molto importante per me. Fammi sapere per tempo. Ciao, Sam".
Gli esplode un fuoco d'artificio in testa nel leggere quel messaggio. Ne ha ricevuti altri molto più bollenti ed invitanti, ma nessuno gli ha fatto quell'effetto immediato.
Non va affatto bene
Lo sa, se lo ripete altre mille volte, ma non riesce a smettere di pensare che potrebbe rivederla già quella sera.
Rilegge il messaggio e gli sembra di sentire la stessa preoccupazione, la sua stessa incertezza, nel modo in cui Sam ha composto quel messaggio. Tra le righe sembra quasi chiedergli "ma che cosa mi hai fatto?".
Non hanno avuto il coraggio di dirsi niente, ma hanno capito tutti e due che tra di loro potrebbero essere scintille. Anzi un incendio, no un'esplosione nucleare... di più, la fine del mondo!
Che cazzo deve fare, adesso?
- Embry, verresti qua sotto? Questa cosa la devi vedere! E' l'apoteosi della meccanica applicata...
La voce di Jacob lo strappa da quel caos di pensieri che gli stanno mandando in acqua il cervello e ne è sollevato.
- Stringo un paio di bulloni e arrivo.
Così ripone il cellulare in tasca e rimanda a dopo qualsiasi decisione.



XXXXXXXXXXXXXX



- Saaaammm! Puoi venire un attimo?

L'urlo arriva dal bagno, dove July, una delle due ragazze con cui condivide la stanza, si sta asciugando i capelli. La distrae dall'esame minuzioso che sta compiendo sul suo stesso viso, a caccia di un segnale, uno qualsiasi, che l'aiuti a capire se sta impazzendo veramente.
Raggiunge il bagno e si ferma sulla soglia.
- Che c'è?
L'amica spegne il phon e si volta verso di lei. Nel momento in cui le sue sopracciglia formano due archi, Sam sa che i prossimi cinque minuti saranno spesi nel tentativo di dissimulare la sua agitazione.
Non dovrebbe esserle difficile, dal momento che lei studia psicologia e July economia, emozioni e numeri viaggiano su due binari ben distinti, ma la ragazza di fronte a lei ha un sesto senso che la renderà sicuramente ricca una volta laureata.
- Ah, allora esci anche stasera!
- Mi hai chiamato per questo? Volevi sapere i miei programmi per la serata?
Le sembra già di giocare in difesa, non va affatto bene.
- No, volevo chiederti di darmi una mano, poi ho visto che ti sei cambiata e allora...
Nel frattempo lei l'ha raggiunta e si è fatta passare spazzola e phon. E' attraverso lo specchio che si guardano ora, o meglio che lei cerca di apparire "normale" agli occhi curiosi che incrocia.
- Non esco, vado a studiare come ieri sera da Benny.
- Solo tu riesci a studiare in quel posto, c'è una puzza di fritto... e poi le cameriere sono due vecchie arpie! 
Ieri le ha notate meno del solito, il suo campo visivo era ristretto su di un unico soggetto... Embry.
Sam vede riflesso nello specchio l'effetto che le fa solo pensare a lui, ed è qualcosa che non le piace proprio per niente.
Non ha dormito nemmeno un minuto, stanotte, e poi ha passato una mattinata anche peggiore. Non ha fatto altro che rincorrere pensieri caotici, invece di studiare.
Poi si è arresa è ha mandato quel messaggio che le ha inflitto una pugnalata ad ogni parola scritta. Solo così è riuscita a reimpossesarsi delle sue facoltà intellettive e ad aprire finalmente il libro di neuropsicologia.
- Ahia! Qualsiasi sia il tuo problema, puoi evitare di farlo scontare ai miei capelli?
Brava, Sam, continua così e nel giro di due minuti ti ritrovi a spiattellarle tutto!
- Scusami, sai che prima di un esame sono sempre nervosa.
July la soppesa con lo sguardo, ma lei ha ripreso a pettinarla, abbassando il suo.
- Non è che tuo fratello si è fatto vivo di nuovo? Me lo diresti, Sam, vero?
Come sempre c'è quella fitta dolorosa che la colpisce a tradimento, perchè ogni volta pensa che non dovrebbe più soffrire così. Peter viaggia ormai da troppo tempo su una strada diversa dalla sua, eppure non riesce a farsene una ragione.
Il corso di laurea che ha intrapreso ne è la prova più lampante, lo ha scelto per cercare delle risposte che potessero aiutarla a convivere con le scelte fatte da entrambi.
- No... cioè sì, te lo direi, ma no, non si è fatto vivo.
L'amica le sorride in una maniera che la fa sentire a disagio, perchè non vorrebbe avere segreti con lei. Però non vuole parlarle di Embry, è qualcosa che ancora non sa nemmeno lei che cos'è. 
Sa solo che non riesce a smettere di pensarci.
- Domani, allora, festeggiamo come sempre dopo il tuo esame?
Le sue mani viaggiano in automatico, arrotolando e poi stirando i lunghi capelli biondi dell'amica, mentre i suoi pensieri rincorrono un paio di profondi occhi scuri.
C'era qualcosa in quello sguardo...
Non ha più una testa da pettinare, July si è voltata verso di lei, sicuramente con il suo sesto senso in modalità amplificata.
- Sam, mi dici che cos'hai? Così mi fai preoccupare. Davvero, di solito stai così solo quando...
Non finisce la frase perchè non c'è n'è bisogno. Sono diventate amiche nello stesso momento in cui hanno cercato di ottenere lo stesso posto in quella stanza, l'ultimo rimasto libero nel campus. Così hanno unito le forze, e hanno convinto Pauline, l'altra loro amica, che stringendosi un pò ci sarebbe stato un terzo letto.
- Ieri mi è successa una cosa... strana.
Si arrende, lasciandosi cadere sullo sgabello vicino alla doccia, impugnando il phon e la spazzola come se fosse una guerriera domestica pronta a respingere qualche nemico.
- Strana?
L'eco dei suoi pensieri si riversa nel tono di voce perplesso della sua migliore amica.
- Ho conosciuto un ragazzo.
Vede l'amica tirare un sospiro di sollievo, ma prima che possa dire qualcosa, prosegue lei.
- Si chiama Embry e ha diciannove anni.
- Porca puttana! Diciannove?
Sam annuisce e arrossisce, non ne può fare a meno.
- Lo so, lo so, è pazzesco.
July ha un anno più di lei e tende a farsi delle paranoie se già il ragazzo ha la sua stessa età... sono d'accordo anche su quello, mai ragazzi più giovani di loro!
- Ci sei andata a letto?
A quella domanda, Sam balza in piedi.
- No, certo che no!
Ma non perchè non ci abbia pensato, anzi, ma proprio perchè è... Embry!
Certo, ha capito benissimo che tra di loro potrebbero essere scintille, e anche di più, ma non è quello che ha pensato di volere da lui... almeno, non prima di aver avuto ben altro.
Baci appassionati, lunghe passeggiate mano nella mano, fughe in motocicletta in luoghi sconosciuti...
Si risiede sullo sgabello, incredula per quello che ha pensato.
- E allora, cosa ti ha fatto per ridurti in questo stato?
Guarda July, che la riguarda un pò incuriosita e un pò maliziosa.
- Pur di restare in mia compagnia... è rimasto a guardarmi studiare per quasi quattro ore filate... da Benny, ieri sera...
- Oh, porca puttana! Ma che cos'è una specie di stalker in erba?
Sam scuote la testa davanti all'espressione un pò più preoccupata dell'amica.
- No, non hai capito. Me lo ha chiesto e io ho accettato.
- Tu hai accettato? Sam, ma che ti dice il cervello? A me non sembra una roba normale...
Lo sapeva che sarebbe finita così. Non c'è un modo per spiegare quello che è successo ieri, almeno non un modo comprensibile agli altri.
Non trova le parole per dire alla sua amica che stare lì da Benny, sentire lo sguardo di Embry su di lei... bè le è sembrato... naturale! Come... come se lo avessero sempre fatto!
Ha sentito ogni secondo la sua presenza avvolgerla come una coperta calda in una giornata di gelido inverno.
Cristo Santo, deve essere impazzita, non c'è altra spiegazione!
- E stasera, allora, ripetete... l'esperienza?
Il tono di voce di July ora è scettico, brusco.
Potrebbe negare, ma conoscendola se la vedrebbe piombare da Benny per controllare, ed è l'ultima cosa che vuole.
- Sì. Ma stasera penso che ci parleremo anche.
Cerca di farla sembrare una battuta, ma non ottiene l'effetto desiderato.
- Sam, non è da te una cosa del genere.
Che lei non lo sa? E' sempre stata a suo agio nel nomignolo Samantha-piediperterra-Preston. La razionalità è l'unica cosa che l'aiuta ad arginare il passato, quel buco profondo in cui Peter potrebbe trascinarla di nuovo.
Per una che studia la mente e i comportamenti umani, dovrebbe essere un gioco da ragazzi capire cosa le sta succedendo. Peccato, che come dice sempre il loro professore di sociologia, nessuno può essere paziente di se stesso.
- So anche questo, July. Potresti dirmi, invece, qualcosa che non so?
La vede incrociare le braccia e assumere un'aria truce.
- Devi lasciar perdere, subito. Da quando ti conosco, quella faccia non te l'ho mai vista per nessuno, nemmeno per David, il che è tutto dire. E poi, il mio sesto senso mi dice che la parola "disastro" campeggia su questa storia come un cartellone luminoso nel centro di New York.
Sa anche questo, in realtà, lo sta solo ignorando, spinta dalla stessa forza che l'ha fatta salire sulla moto di Embry. Però è scocciata di sentirselo sbattere in faccia così dalla sua amica.
- Okay. Vado e glielo dico di persona. "E' stato bello conoscerti, ma non se ne fa niente. Sei troppo giovane per me, baby!"
Si alza, ma due mani decise la respingono giù.
- Sam, stammi a sentire. Probabilmente stiamo dando a questa conversazione più importanza di quanta ne dovrebbe avere, ma tu hai davvero una faccia che io non ti ho mai visto. Sembri una che si è svegliata dopo un'esplosione nucleare, scoprendo che il mondo non è più lo stesso di prima! Forse l'hai avuta in passato, ma io non c'ero a vederla, quindi mi fa preoccupare per come ti conosco. Dammi pure della paranoica, mi sta bene.  Mi prendi sempre in giro sul mio sesto senso, dicendomi che per una che studia economia è un dono sprecato, però quante volte ci ho azzeccato?
Hanno tutte e tre un soprannome, nato dalla sbronza di un dopo-esame e che poi è rimasto come un marchio di fabbrica. Quello della ragazza bionda che la fissa è July-viprediceilfuturo-Stuart. Poi c'è Pauline-testatralenuvole-Deverton. Un trio davvero ben assortito il loro.
- Abbastanza volte da rendere giusto come ti chiamiamo.
La lascia andare, prendendole di mano spazzola e phon.
- Okay, Samantha-piediperterra-Preston ora mi sento di aver fatto il mio dovere di amica che si preoccupa per te, fino in fondo. Portati il cellulare, perchè vale la regola che esci con uno sconosciuto da sola, quindi mandami un paio di messaggi giusto per tranquillizzarmi. Grazie e buona serata.
July è fatta così, rapida, decisa, ma non indolore. D'altronde l'amicizia è dirsi anche cose scomode, e loro si ritengono migliori amiche, quindi sono molto "grandi" a volte le cose scomode che si dicono e che si sono dette anche in passato.
- Va bene, capo.
Le fa un saluto militare che strappa un sorriso a tutte e due, stemperando un pò la serietà di quel momento.
Sam torna di là, a guardarsi nello specchio, ma questa volta lo fa per capire se è in ordine, ormai è arrivato il momento di uscire. Con Embry si sono dati appuntamento verso le sette e non vuole arrivare in ritardo.
Si dice che lo fa perchè la puntualità fa parte di lei, ma sa che è l'ennesima bugia.
Non vede l'ora di scoprire se rivederlo le farà lo stesso effetto di ieri.



XXXXXXXXXXXXXX



Quando parcheggia la moto, lo sguardo vola alla vetrina dall'altra parte della strada, sopra la quale campeggia la scritta "da Benny" tutta illuminata di rosso, tranne la e, che lampeggia solo ogni tanto.
Si sfila il casco e per un attimo rimane così, come uno che non sa se andare o restare.
Non riesce a vedere il tavolo che vorrebbe, perchè è nella parte di locale che è nascosta dietro l'alto bancone. Gli ha spiegato che si mette sempre lì perchè la vista della strada la distrae, si perderebbe ad osservare i passanti, cercando di indovinare il loro stato d'animo cogliendo solo pochi particolari.
E' una sua mania quella di osservare la gente, gliel'ha detto arrossendo, e lui ha pensato che scoprire tutto di lei potrebbe diventare la sua.
Dopo qualche altro scambio di battute ha tirato fuori i suoi libri, un bel pò a dire il vero, e si è messa a consultarli prendendo appunti.
Lui all'inizio ha tirato fuori il cellulare, un pò ha giocato, un pò ha visitato i siti di moto che frequenta di solito, poi si è arreso e ha cominciato a fissarla spudoratamente.
Era quella l'unica cosa che aveva voglia di fare, e l'aveva fatta. Senza "se" e senza "ma".
Oggi, non ha fatto altro che pensare ai "se" e ai "ma"...
E se non gli farà lo stesso effetto rivederla?
E se non si presenterà all'appuntamento?
E se a lui farà lo stesso effetto rivederla, ma a lei no?
Una catena infinita, un bombardamento che lo ha quasi sfinito, rendendolo silenzioso e cupo. Jacob lo ha lasciato nel suo brodo, anche se Embry ha sentito il suo sguardo sondarlo a più riprese, costringendolo a volte a distogliere il suo.
Alla fine scende dalla moto, da un'ultima occhiata lungo la strada semideserta e poi la attraversa deciso.
Il campanello sulla porta emette un suono stridulo, attirando subito l'attenzione della cameriera che sta passando lo straccio sul bancone. Gli sembra che lo riconosca, perchè accenna un breve saluto con la testa.
C'è una coppia seduta alla sua destra, lei lo guarda un pò indecisa, il ragazzo invece guarda fuori dalla vetrina, probabilmente per capire che tipo di motociclista sia.
Molti lo fanno un tipo da Harley, magari anche in cerca di guai, mentre a lui piacciono le moto da strada, veloci e scattanti. Jacob ha provato più volte a convertirlo alle HD, ma lui non ci sente.
Supera la coppia, e nonostante il locale non sia così grande, gli sembra di non arrivare mai al punto in cui potrà vedere quel benedetto tavolo.
Il campanello alle sue spalle suona ancora, qualcuno è entrato subito dopo di lui. Non ha bisogno di chiedersi chi sia, perchè gli si accappona la pelle della nuca, proprio come quando è un lupo gli si rizza il pelo.
Ma non è in pericolo... almeno, non ancora.
Si volta e lei è lì, un paio di jeans, un maglioncino bianco, scarpe da tennis e la sacca dei libri a tracolla. Ha i capelli legati, il viso privo di trucco, un sorriso appena accennato.
E poi ci sono gli occhi... cazzo, quelli gli annodano le budella come se fossero corde elastiche.
Adesso è in pericolo.
- Ciao... pensavo di essere in ritardo... ma vedo che sei appena arrivato anche tu.
Adesso che ha parlato si accorge del suo lieve affanno, e gli occhi viaggiano da soli più in basso, per sfiorare momentaneamente una parte ben specifica del corpo minuto che ha davanti, seguendo il su è giù di quell'invitante rigonfiamento.
Poi si risollevano e si perdono nuovamente in quell'azzurro che a lui pare di una sfumatura mai vista prima.
Cazzo, sembra la brutta copia del protagonista di uno di quei romanzi rosa che sua madre abbandona ancora in bagno e che lui ha sbirciato a caccia di indizi quando ha smesso di pensare che l'unica cosa  buona che potevi fare con le bambine era tirargli le trecce.
- Sì, c'era abbastanza traffico.
C'è traffico anche nei suoi pensieri, uno sbattere di "cazzo quanto è bella", "devo stare calmo", "deve essere solo mia" e tanti altri che lo spaventano sempre di più.
- Seattle di lunedì è ben diversa dalla domenica, in effetti.
Lei invece è identica, come è identico l'effetto che gli fa.
Fottutamente, fottuto.
- Tu no, invece. Sei bella uguale.
Non c'è nessun filtro tra il suo cervello e la sua bocca, non quando lei è nel raggio di qualche metro da lui, deve iniziare a farci i conti con questa cosa. La fa arrossire, e pensa che una ragazza a ventitrè anni non può essere certo così innocente, ma poi pensa che anche lui non dovrebbe avere le budella attorcigliate in quel modo, quindi sono pari.
- Ci sediamo?
Sì, ecco una cosa intelligente da dire, così si fa da parte e la lascia passare. Non è cavalleria la sua, ma solo la scusa per guardarle il culo. Anche fasciato dai jeans è uno spettacolo che lo fa deglutire a vuoto.
Ora si riconosce e si rilassa un pò, mentre compie qualche piccola contorsione per infilarsi tra il tavolo e il sedile. Samantha, invece, scivola ovviamente senza problemi su quello opposto.
- Ti capita spesso?
Il rossore è scomparso dalle sue guance, lasciando il posto ad un'espressione più divertita. Certo, le sue manovre non sono passate inosservate.
- Se ne vanno ore di prove con questa tua affermazione, lo sai?
Le strappa una risata sincera e per non farle vedere quanto è compiaciuto della cosa, si tuffa nella lettura del menù trovato sul tavolo.
- Scusa, non volevo prenderti in giro. Anzi, ad essere sincera, la gestisci molto bene la tua altezza. Ci sono ragazzi che sono molto più goffi ed impacciati. Può diventare un vero complesso, a volte.
Lui tira fuori solo gli occhi dal menù e la guarda.
- Sono tornato ad essere una cavia?
Scuote la testa e ride ancora.
- No, stasera solo teoria.
Batte una mano sulla sacca appoggiata di fianco a lei, e lui vorrebbe averla ancora tra le sue, piccola e morbida come l'ha sentita quando gliel'ha stretta.
- Ragazzi. Cosa vi porto?
La cameriera si è avvicinata, ma lui non se ne è nemmeno reso conto.
- Salve. Io prendo un tramezzino al tonno e una bottiglietta d'acqua naturale.
Lui un pò si vergogna, ma stasera ha la fame dei giorni lavorativi, quindi...
- Salve, a me porta un maxi doppiochesburger con del bacon a parte e delle patatine. Da bere della coca. Dopo, mi porta anche una fetta della torta del giorno.
La cameriera ha annotato tutto diligentemente e sta per andarsene.
- Mi scusi... mentre aspettiamo, potrebbe portare dei nachos con formaggio? Grazie.
Un grugnito di assenso è tutto quello che ottiene in cambio, ma tanto non è che gliene importi molto, non è certo lì per il servizio che offre il locale.
- Vedo che sei a dieta.
Lui si sta giusto togliendo il giubbotto e lo sguardo di lei passa dal divertito all'imbarazzato... ovviamente con una buona dose anche di apprezzamento.
- Non credo di dovermene preoccupare, tu che dici?
Flirtare è un gioco che lui sa condurre molto bene, si sente su un terreno più saldo.
- Direi che è innegabile.
Non è preparato a ritrovarsi quegli occhi piantati nei suoi, sinceri e sicuri nell'esprimere quel complimento. Forse è un gioco che lei sa condurre meglio, tra rossori e sguardi diretti. Un'alternanza che lo proietta verso di lei, anche fisicamente dal momento che si è sporto sul tavolo.
- Tu, invece, perchè mangi così poco?
- Perchè le ragazze non si abbuffano, almeno non fuori casa ... preferiscono ammazzarsi di schifezze nella loro stanza, dove nessuno le può vedere e criticare!
La risposta è divertente, ma qualcosa stona nei suoi occhi. Embry lo coglie distintamente, come se avesse un radar puntato solo sulle sue frequenze.
- Che genere di schifezze?
- Oh, bè... pop-corn, marshmallow, cioccolato, patatine... ma anche fette di pizza con doppia mozzarella e peperoni o pancakes annaffiati con sciroppo d'acero... credo di aver reso abbastanza l'idea.
Scuote le spalle e si ravvia una ciocca di capelli che non c'è, forse compiendo un gesto che le è abituale quando li ha sciolti.
- Il cibo ti rende nervosa?
Lei piega la testa di lato e sfodera una smorfia ironica.
- Ehi, guarda che sono io la psicologa qui!
Lui ride, ma non la molla con lo sguardo. Vorrebbe già conoscere tutto di lei, non vorrebbe dover attendere le sue risposte per capire cosa sia quell'ombra che è passata nei suoi occhi.
- Scusa, sono troppo diretto, mia madre me lo dice sempre.
- La mia dice che sono troppo grassa, invece.
Cerca di non reagire al lampo di dolore che ha accompagnato quella risposta, perchè altrimenti si ritroverebbe a saltare il tavolo per sedersi al suo fianco ed abbracciarla.
- Non per i miei gusti.
Eccola che torna ad arrossire, spostando lo sguardo sul bancone.
- Bè, magari allora potrei mangiare anch'io una fetta di quella torta...
- Ottima idea, le cose più belle si fanno sempre in compagnia.
Samantha torna a guardarlo e lui immagina una serie di "cose" da fare in ordine sparso, perchè tanto con lei vorrebbe provarle tutte.
Per esempio... intingere dei biscotti in una tazza di latte freddo, a letto completamente nudi e dopo aver fatto l'amore per tutta la notte.
- Ma come ci riesci?
Questa volta non capisce subito che cosa intenda e la cosa lo irrita, anzi si incazza con se stesso perchè non può lasciarle già così tanto spazio nelle sue emozioni.
- A fare che cosa?
- A farmi l'effetto che mi fai ogni volta che mi guardi e che mi parli.
Per un attimo si ritrova a trattenere il fiato, poi lo butta fuori insieme alla verità.
- Avevo in mente di chiederti la stessa cosa, stavo solo cercando di fare un pò di conversazione prima, più che altro per non dover ammettere che mia madre ha ragione su di me.
Nel successivo minuto si fissano in silenzio, c'è la reciproca convinzione di essersi scoperti troppo, ma rimangiarsi le parole è impossibile. Sono saliti di un altro gradino ancora in quella storia, volenti o nolenti.
Un oggetto che plana sul tavolo con un colpo secco li riporta al presente e alla cameriera dai modi bruschi. Dopo il piatto con i nachos, scarica il bere, poi i bicchieri e per ultimo un portatovaglioli.
- Il resto arriva tra un pò.
Non fanno in tempo a dire niente, che lei si è già smaterializzata.
- Finirò con l' innamorarmi di lei.
E' lui a spezzare il silenzio con quella battuta, seguito da lei che scoppia a ridere.
Esorcizzano così la paura che hanno provato dopo essersi scambiati quella verità scomoda ed inopportuna.
- Io lo sono già, è per questo che vengo sempre qui.
Si rilassano con quella ridarella scema, poi cercano di recuperare argomenti più neutri, fingendo che non ci sia stata la parentesi "confidenze" di poco prima.
- Allora, sei pronta per l'esame di domani?
Lui attacca a mangiare i nachos, lei si serve dell'acqua.
- Direi di sì. Ancora qualche ora di ripasso e domani A+ non me lo toglie nessuno.
- A+? Sei una secchiona, allora!
- Sì, lo ammetto. Il voto peggiore che ho preso è una B+, ma solo perchè ho dato l'esame con quasi trentanove di febbre.
- Io con trentanove di febbre minimo ci attaccavo due settimane d'assenza...
Lo osserva, sembra tentennare, poi si lancia.
- A dire il vero sembra che tu abbia un febbrone perenne... la tua pelle scotta, sul serio.
Annuisce, come a sottolineare che è vero, non sta esagerando.
Lui cerca di non irrigidirsi, sa che prima o poi deve rispondere anche di quello... così scuote le spalle e intinge un altro nachos nel formaggio fuso.
- Roba da indiani, dovrei raccontarti di alcune nostre leggende... ma così ti esporrei all'ira dei nostri spiriti guerrieri, sai loro sono ancora un pò incazzati con voi visi pallidi.
E' una mezza verità che la fa ridere ancora, anche se capisce dal suo sguardo che si accontenta di quella battuta solo momentaneamente, l'argomento tornerà fuori in futuro.
In futuro.
Un'altra parola che inizia con la "f" e che va di pari passo con fottuto.
Essere lì con lei, sa già che domani gli costerà caro con gli altri.
Hai trovato quella che sta per metterti il guinzaglio, eh, Embry?
Il tuo momento "no" è perchè hai trovato quella che vuole la fede al dito "prima" di aprire le gambe e non dopo?
L'imprinting è sempre un momento no, specie quando sei stato così coglione da dichiarare che è roba da "rammolliti"!
Non gli verrà risparmiato nulla, perchè in fondo è giusto così.
Se c'è una lezione che lui ha imparato bene, perchè ha avuto una buona insegnante, è che gli errori si pagano, sempre.
E lui, quindi, può permettersi di coinvolgere qualcuno nella sua incasinatissima vita?
In un futuro che non è mai riuscito ad immaginare, perchè ancora troppo legato alle ombre del suo passato?
Ma poi guarda negli occhi Samantha e si sente annegare in quell'azzurro, dove potrebbe dimenticarsi di tutto, tranne che di lei.


XXXXXXXXXXXXXX


Samantha ormai non ha più un indumento asciutto, ma la cosa non la scalfisce minimamente, non sente più nemmeno cadere la pioggia.
C'è un fuoco tutto intorno a lei, un calore che penetra in ogni sua fibra, incendiandola.
Ha perso la cognizione del tempo, come dello spazio... almeno di quello posto al di fuori delle braccia di Embry che la stringono a lui come se li volesse fondere in un corpo solo.
Non sa il momento esatto in cui è successo, l'attimo in cui entrambi hanno capito che non c'era più nulla da fare, nè da dire per impedire che le loro labbra si scontrassero in un cozzare di denti tanta è stata l'irruenza con cui lo hanno fatto.
Sa solo che quello è il suo primo, vero bacio, perchè tutti quelli che ci sono stati prima sono sbiaditi come le immagini di una vecchia fotografia.
E' tutto perfetto, l'incastro dei loro corpi, il modo in cui Embry le sostiene la testa preoccupandosi della loro differente altezza, come l'altra mano le stia accarezzando il fianco proprio nel punto dove lei è più sensibile, provocandole dei brividi di piacere che la fanno gemere e la spingono a ricercare un contatto ancora più profondo con lui.
Quando è successo l'irreparabile, lei è solo riuscita a trascinarlo nell'angolo più buio offerto dalla strada in cui si trova l'edificio dove abita all'interno del campus universitario, sperando che l'ora tarda potesse fare il resto in fatto di privacy.
Poi è stato come se fosse entrata in un'altra dimensione, dove l'unica cosa che contava era soddisfare il bisogno di sentirlo con tutti i suoi cinque sensi: tatto, gusto, olfatto, vista e udito.
Muscoli solidi, sapore di cioccolato, profumo di erba, occhi scuri, gemiti rochi.
Embry è tutto questo e ancora di più.
E' un incendio che divampa, minacciando di lasciare dietro di sè solo terra bruciata.
Ne è cosciente Samantha, ma la ragione non ha nulla a che fare con quel bacio, viaggia ad un livello più inconscio, tocca quelle che vengono chiamate "corde profonde".
Solo adesso è convinta di poter capire appieno quel modo di dire, ora che c'è qualcosa dentro di lei che vibra all'unisono con il cuore del ragazzo che la sta baciando come se non potesse farlo mai più.
Pensarlo è come pensare di non vedere più la luce di una nuova alba, e Samantha ne è terrorizzata.
Lo abbraccia ancora più forte, rendendosi conto che sta facendo la stessa cosa, lo bacia come se sapesse che non potrà farlo mai più.
Il suo passato non ha mai smesso di incombere sul suo futuro, proprio come se fosse un guardiano silenzioso ma sempre presente.
No, mentre assapora la fine di quel lunghissimo bacio, Samantha sa che Embry non si merita di essere trascinato nella sua vita.
E' solo un ragazzino.
Anche se a volte c'è qualcosa di antico che fa capolino nel suo sguardo, come se avesse dentro di sè una saggezza che prima o poi diventerà vera consapevolezza, e allora lo renderà lo splendido uomo che lei si immagina potrà essere.
Domani...
domani glielo dirà, troverà le parole giuste e lo farà, metterà fine a quella storia che non può portare ad altro, se non ad un disastro certo.






Note Autrice


Se avete la fortuna di avere una migliore amica degna di questa definizione, sapete che non potete nasconderle nulla, come lei a te. Inoltre, se ti capita qualcosa di eclatante e non vuoi proprio farglielo sapere, non devi nè sentirla nè vederla, altrimenti capisce che qualcosa non va anche solo per come le hai detto "ciao". Il problema è che se passa un giorno e non le hai detto nemmeno ciao (anche solo via sms), allora lo capisce lo stesso che qualcosa non va (ne approfitto, CIAO PATTY!).
Per questo, a mio avviso, Samantha e July possono avere la conversazione che avete letto sopra senza essere dotate di poteri paranormali! XD
Angst: un pò non guasta, a chilate non lo so gestire, quindi scelgo la via di mezzo e come vedete i due protagonisti sanno anche ridere, non devono sempre e per forza camminare sui carboni ardenti (bè, in teoria Embry potrebbe... XD).
Trama: scontata? Può essere, spero però di riuscire a personalizzarla, rendendo comunque interessante la lettura.
Recensioni: che me ne lasciate anche una piccola piccola?
Insicura? Bè, sì, l'approcio con i lupi prosegue, i danni non sono ancora scongiurati! XD

Se dovevo aggiungere qualcos'altro adesso l'ho dimenticato, al massimo ve lo dirò la prossima volta!
A presto.
Laura

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Capitolo 3
*** Chapter two - Departures and arrivals ***


Salve gente,
eccovi un altro aggiornamento. Forse un pò breve, ma spero piacevole.
Buona lettura.
Laura





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I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming for you
Like a junkie

I can’t stop
The desire in me
I’m not waiting
Patiently

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




CHAPTER TWO - DEPARTURES AND ARRIVALS




La volontà di Embry cede di schianto un giovedì mattina.

Semplicemente succede che non ce la fa più a sopportare quel male che lo sta divorando vivo, che l'ha costretto a diventare un'ombra nella sua stessa vita.
Non parla, non mangia, non dorme, non pensa... sta diventando un guscio vuoto.
Così sistema gli attrezzi che stava usando, si toglie la tuta da lavoro e pronuncia le fatidiche parole.
- Mi dispiace, Jacob. Io devo andare.
All'amico gli basta guardarlo in faccia per capire che niente al mondo potrebbe fermarlo in quel momento. Forse è successo così anche a lui, un giorno di qualche anno prima, ha iniziato a correre e non si è più fermato.
Sinceramente in quel momento non gli interessa, è già proiettato fuori da quell'officina, fuori dalla riserva, via da La Push. Non è lì che potrà trovare la cura per il suo male, si è solo illuso per tutto quel tempo.
Sono passate poco più di tre settimane da quando Samantha lo ha chiamato per dirgli che quella cosa tra di loro non poteva andare avanti. E' stato ad ascoltarla per più di dieci minuti, l'ha sentita argomentare le sue ragioni con lucidità, logica e determinazione, dopodichè ha ribattuto che gli poteva stare bene, anche lui non era pronto per quella cosa tra di loro.
Il succo della questione, per lei, è che sono un ragazzino ed una ragazza che si sono incontrati al momento sbagliato in una vita, forse, giusta. Ma il destino non fa sconti a nessuno, quindi, può darsi che si rincontrino al momento giusto... oppure mai.
Stronzate.
Arriva a casa e si guarda in giro come se non fosse stato lì in quelle settimane, non riconosce quell'ordine che c'è nella sua stanza. Come se rivedesse un film, le immagini di lui che la sistema ogni sacrosanta sera, anche se non c'è più niente da fare in realtà, scorrono fotogramma dopo fotogramma.
Ha fatto anche quello pur di non pensare.
Poi ci sono state le cene con sua madre, poche chiacchiere ma lei era contenta lo stesso. Da quanto non le concedeva così tanto del suo tempo?
Prende una sacca e ci butta dentro qualche cambio di vestiti, il libro di leggende indiane che ha da quando era bambino, una foto di lui insieme ai suoi amici, e infine la scatola di latta dentro cui ha iniziato a metterci dei soldi in previsione che quel momento potesse arrivare.
Poi va in cucina e butta giù due righe frettolose su un pezzo di carta che appunta al frigorifero.
"Ciao, mà, devo andare via per roba di lavoro. Non ti devi preoccupare. Per qualsiasi cosa sai che puoi contare su Jacob. Ti voglio bene. Embry"
Starà male lo stesso, come ha fatto ogni volta in quegli ultimi anni, quando l'ha visto uscire ad ogni ora del giorno e della notte senza sapere dove andasse. Ma non farà storie, farà finta di credere a quello che gli ha scritto nel biglietto, sarà meno indolore per tutti.
Sa anche che Jacob porterà avanti le stesse bugie con lei, sarà al branco che dirà la verità. Forse ne parlerà anche con Billy... chissà...
Non gli importa neanche di quello, davvero, ora sente solo il bisogno di inseguire i suoi desideri sino in fondo.
Esce, si guarda intorno e respira a fondo l'aria che profuma di foresta, di terra, di lupi. Gli sembra di sentire degli ululati in lontananza, ma poi capisce che sono solo nella sua testa.
Saranno sempre lì, e ci resteranno nonostante qualsiasi cosa deciderà di fare in futuro.
Anche il suo lupo si agita furiosamente, vibra sotto pelle cercando di prendere il sopravvento, ma lo respinge concentrandosi su ciò che vuole davvero.
Poi sale in moto, guarda casa sua, si infila il casco e molla gli ormeggi.
Tornerà, forse, ma lo farà con i suoi tempi e i suoi modi. Come è stato fino adesso gli ha portato solo dolore, e lui è stanco di soffrire.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Samantha scende dall'autobus e si sgranchisce le gambe, è letteralmente a pezzi. Fisicamente e moralmente.
Sta viaggiando da più di sette ore su un pulman della Greyhound che la sta portando da sua zia Beth, in California.
E' stata una scelta obbligata la sua, quando ha pensato ad un posto dove potersi rifugiare per ritrovare un pò di pace, è la casa sul mare delle sue vacanze estive che gli è venuta in mente.
Quella dove lei e Peter hanno trascorso giornate allegre e serene, in compagnia dell'unica parente disposta ad ospitarli insieme.
A quel punto si impone di non pensare più, non vuole piangere proprio lì, in quella stazione di servizio piena di gente. Così si dirige verso il bar, con l'idea di prendersi qualcosa da bere e da mangiare in previsione dell'altra parte di viaggio che l'aspetta.
Entra e una ventata di aria viziata l'investe. Prima andrà in bagno, poi comprerà uno di quei panini poco invitanti, ma che sono l'unica cosa commestibile esposta in vetrina.
Entra nella parte che ospita i bagni e come spesso succede ci trova una bella fila. I capricci di una bambina stanno facendo impazzire una giovane donna e lei si ritrova ad osservarle per ingannare l'attesa.
"Allora ci usi come cavie".
Non solo ricorda perfettamente le parole, ma anche il modo in cui la voce leggermente roca le ha pronunciate. Di colpo non è più lì, è da Benny, seduta al suo solito tavolo in compagnia di Embry e tutto è perfetto.
Vorrebbe uscire da quella visione, ma un'altra si sovrappone ancora più ferocemente.
Loro due che si baciano sotto la pioggia.
Deve appoggiarsi al muro, si sente mancare, mentre da lontano una voce le sta chiedendo se va tutto bene.
No, va tutto male.
Vorrebbe rispondere, ma le manca il fiato. Deve riprendere il controllo della sua mente che ha deciso di bombardarla con ricordi che ha cercato di seppellire sotto chili di forzato buon senso.
Solo che il prezzo da pagare stava diventando troppo alto, ed ecco perchè sta andando in California, per cercare di riprendersi la sua vita di prima.
- Ti senti male?
E' proprio la giovane donna che glielo sta chiedendo, allora si sforza di sorriderle.
- No, sono solo affamata. Forse era meglio se prima mangiavo e poi venivo qui.
Ora sorride anche l'altra.
- Praticamente la stessa cosa che mi ha detto mia figlia. Meno male che è venuto mia marito a prenderla. Gli uomini non sanno nemmeno cos'è la coda ai bagni.
Sono chiacchiere semplici, luoghi comuni, quelli che scambia nei cinque minuti successivi con lei, il tempo che le ci vuole per riuscire finalmente ad andare in bagno.
Quando esce la giovane mamma è già sparita e anche lei torna al bar. Si ritrova indecisa tra un panino con tonno e insalata, oppure uno con formaggio e hamburger.
Non hanno una bell'aria nessuno dei due, così alla fine decide per il tonno. Sta pagando quello e l'acqua, quando una figura entra nella sua vista periferica. Quasi le scappa la roba di mano, mentre il cuore le balza in gola.
Un giubbotto di pelle nera, jeans sbiaditi... ma il ragazzo di spalle non è alto abbastanza, non ha capelli scuri... non è Embry.
Sam, smettila di sognare!
Vorrebbe ignorare la voce della ragione, quella che l'ha accompagnata in quella lunga telefonata e che l'ha fatta parlare con cognizione di causa, ma sa che dice il vero.
Sta sognando, qualcosa che ha fatto incessamente per più di tre settimane. Ha sognato di tornare indietro e rifare tutto daccapo.
Arriva a quella telefonata e... lui non le da ragione, non le augura buona fortuna prima di andare ognuno per la propria strada!
Ha tenuto duro, dopo. Ha dato il suo esame, ha preso A+, è uscita con Pauline e July a festeggiare. E il giorno dopo ha ripreso le sue giornate di sempre, senza però riuscire a viverle davvero.
Un guscio vuoto.
Ecco quello che si sente. Ha bisogno di tornare ad essere veramente Samantha-piediperterra-Preston. E da zia Beth potrà farlo, in quella casa che ricorda piena di luce e di calore. La zia non ci sarà, è vero, però ci saranno tutte le sue cose a circondarla, se lo farà bastare.
Finalmente arriva il suo turno di pagare, poi esce.
Decide di andare a sedersi ad uno dei tavoli che c'è nella zona adibita a pic-nic. E' vero che l'aria fuori è più fresca, però è anche più pulita, l'aiuterà a schiarirsi le idee.
Si siede e inspira profondamente.
Profumo di erba...
- Ciao, Sam.
Embry.
Solleva lo sguardo e lo vede.
E' lì, davanti a lei, ritrova gli occhi scuri che l'hanno saputa comprendere come se la conoscesse da sempre
- Finalmente ti ho raggiunta.
E poi quelle labbra che ha sognato quasi tutte le notti, si distendono in un sorriso che vale più di mille parole.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Un viaggio come metafora per raccontare la vita.
Se quella frase sia di qualcuno famoso, Embry non lo sa, però gli sembra azzeccata per quello che sta pensando in quel momento.
Ha viaggiato per un numero imprecisato di ore e lo ha fatto per inseguire una persona a cui non è ancora disposto a rinunciare.
Mentre spegne la moto e la mette sul cavalletto, ripensa a come ha infranto ogni precedente record per coprire la distanza tra La Push e Seattle. Per poi scoprire che lei se ne era andata. Non è riuscito a strappare nessuna informazione alla sua compagna di stanza, una che francamente gli sembrava uscita da un cartone animato, in compenso ha quasi rischiato di essere denunciato per stalker dall'altra, quella che sapeva esattamente chi fosse lui, non appena si sono visti.
Non lo sa, alla fine, cosa ha detto o fatto di giusto tra le mille cose che ha tentato con lei, ma ad un certo punto ha ceduto e gli ha dato indicazione su come poterla raggiungere.
Ha ripreso il viaggio, tritando chilometri ad una velocità folle, mosso solo dal pensiero di dover fare in fretta. Aveva già sprecato tre settimane, non voleva perdere un'altra ora più del dovuto.
Ha rimandato al momento giusto ogni dubbio o paura, prima tra tutte quella di ricevere un altro rifiuto secco, e ha pensato solo a guidare.
Può dire di aver fatto la scelta giusta, ora che sente la ragazza dietro di lui stringerlo ancora un attimo, prima di lasciarlo andare per scendere dalla moto.
- Mi sembra ancora... impossibile. Essere qui, con te.
Si è sfilata il casco, lui pure e i loro occhi sono quasi alla stessa altezza.
- Capisco bene la sensazione.
Lei sorride, ma nei suoi occhi rimane un'ombra di disagio.
- Sei pentita della tua decisione?
Non può fare a meno di chiederglielo, perchè sa che non le imporrà mai la sua presenza, per nessun motivo.
Scuote la testa, guardandolo dritto negli occhi.
- Posso sempre cercarmi un'altra sistemazione.
Scuote ancora la testa.
- Ci sono due camere per gli ospiti, non c'è problema.
Non ha smesso di guardarlo e vede l'azzurro delle sue iridi incupirsi.
- Dobbiamo parlare, però, Embry.
Hanno tre settimane di silenzio da riempire, avranno da parlare un bel pò, ne è convinto anche lui.
- Lo so, però prima ho bisogno di fare un'altra cosa.
Gli basta allungare un braccio e farlo scivolare intorno alla sua vita. La attira verso di lui e lei non oppone resistenza, anzi gli posa un braccio sulle spalle.
Non la bacia subito, prima strofina il naso contro la pelle delicata del collo. Vuole riempirsi del suo profumo, vuole capire se i suoi ricordi sono precisi anche su quello.
Sì, è proprio come lo ricordava.
Le provoca un brivido, perchè la sente tremare contro di sè, allora la sfiora anche con le labbra.
Il sapore della sua pelle, anche quello è come lo ricordava.
- Embry...
E' un sospiro, o forse una preghiera, o forse entrambi, ma lui ha già posato le labbra sulle sue, ritrovandosi a non capire più niente.
Come ha potuto pensare di non baciarla mai più? E' stato un pazzo a crederlo.
Non ha mai sentito delle labbra così morbide e gustose sotto le sue. La stringe di più, perchè prova subito la sensazione di non volerla in un altro posto che non preveda di essere spalmata addosso a lui.
E' possesso il suo?
Sì? E allora se ne frega, se così è, così sarà fino a quando Samantha lo vorrà.
Fino a quando....
E' un rischio con cui dovrà farci i conti, e non solo con quello, lo sa bene, ma non ci vuole pensare adesso. Non ora che l'ha appena ritrovata.
Poi la sente sorridere sulle sue labbra, allora allenta un attimo la presa per poterla guardare negli occhi, senza però allontanarsi troppo dal suo viso.
- Non so tu, ma io ogni tanto ho bisogno di respirare...
Giusto. Deve prendere anche in considerazione il fatto che lui... bè, fisicamente ha sicuramente qualche marcia in più rispetto a lei.
- Giusto. Ma devi considerare che sono state molto lunghe queste tre settimane.
- Lo so. Ero dall'altra parte della barricata.
Ora è lui a sorridere, o meglio, a mascherare così la fitta che lo ha colpito.
- Ah, allora eravamo in guerra.
- Forse era più una tregua.
Così gli piace di più.
- Cosa dici, entriamo? Ti faccio vedere la casa.
E' arrivato il momento di fare un altro passo avanti in quella loro storia.
- Tua zia non c'è, giusto?
- No, è via con delle amiche per un torneo di enigmistica. Un pò strano, ma lei ne è una patita.
L'azzurro dei suoi occhi torna ad incupirsi, e ormai sa che sta per arrivare qualcosa di scomodo da sentire.
- Ma se sapesse che sto per far entrare in casa sua un perfetto sconosciuto... credo che mi ucciderebbe prima lei.
E' vero sono praticamente due sconosciuti, che però non riescono a stare lontani l'uno dall'altro.
- Non ti farei mai del male, Sam.
Lei per un attimo non lo guarda negli occhi, gira la faccia verso il giardino della casa.
- Sam?
Sente anche lui la sua voce tremare e non è niente in confronto al cataclisma che gli scoppia dentro. Non può concepire che lei abbia paura di lui, non farebbe mai niente per...
- E' proprio di questo che ho paura, Embry.
I suoi occhi sembrano diventati immensi nel volto leggermente pallido, ora che lo fissano di nuovo.
- Del fatto che so con certezza che non mi faresti mai del male. Sei un perfetto sconosciuto, eppure non c'è persona che desideri più vicina a me in questo momento!
Sembra quasi arrabbiata ora. Con lui, ovviamente.
- Embry, porca miseria.... tu hai... diciannove anni! E io, Cristo Santo... io tra un mese e mezzo ne compio ventiquattro!
Sa che l'argomento va affrontato, ma non sa ancora bene cosa le dirà per farglielo apparire meno drammatico di quanto pensi.
- Penso che dovrò iniziare a pensare che regalo farti, allora.
Sceglie la strada della battuta, sfoderando quello che spera possa rivelarsi un sorriso accattivante. Una volta, qualcuna gli ha detto che con quel sorriso avrebbe potuto sciogliere anche un iceberg.
Non vuole darle l'impressione di prenderla in giro, cerca solo di alleggerire la situazione. Di prendere la cosa da un'angolazione che non li veda subito impegnati in uno scontro.
- Forse una crema contro le rughe potrebbe essere azzeccata...
La risposta è sarcastica, certo, però nel frattempo lo prende per mano, invitandolo così a scendere dalla moto per avviarsi verso il cancelletto in legno bianco che permette l'accesso al piccolo giardino ben curato.
Il cottage si trova in una bella posizione, su un basso promontorio che domina una piccola baia. Ci sono altre due costruzioni simili, ma sono ad una distanza tale che permette di godere di una certa privacy.
Gli ricorda vagamente La Push, solo che lì la spiaggia è molto più ampia e il promontorio molto più alto.
Allontana immediatamente il pensiero, chiudendo fuori tutto ciò che non ha a che fare con la ragazza che adesso sembra impaziente di entrare in casa, tanto che lo sta trascinando.
- Aiutami a cercare la chiave, dovrebbe essere qui in qualche vaso.
Sulla piccola veranda ci saranno almeno una ventina di vasi, tutti contenenti fiori e piante diverse.
- Una divertente caccia al tesoro.
Sbuffa, mentre inizia a cercare nel vaso più vicino a lei.
- Non parlare e cerca, non vedo l'ora di farmi una doccia... il viaggio è stato lungo.
Non pensa che sia stato solo il viaggio a lasciarle quelle ombre scure intorno agli occhi, in ogni caso è deciso a cancellarle il più presto possibile.
Gli sembra un segno del destino che lei stesse proprio andando in un posto del genere, dove potranno godere di una certa tranquillità per capire cosa fare di loro stessi e del fatto che non sono stati capaci di riprendere le loro vite come se non si fossero mai incontrati.
- Quando ho deciso che ti avrei rapito, era in un posto simile che avevo in mente di portarti.
Sta cercando anche lui la chiave, sporcandosi le dita di terra. Un brivido gli corre lungo la schiena, perchè ha un flash di zampe che artigliano il terreno con forza.
- Rapito? Era questo che avevi in mente se mi avessi trovato a Seattle?
La voce un pò stupita di Samantha ha la forza di scacciare quella sensazione appena provata, come acqua limpida che lava via tutto, anche la mancanza dei suoi fratelli.
- Sì... ma solo nel caso che tutto il resto non avesse funzionato per convincerti a venire via con me.
La sente per un attimo trattenere il fiato, per poi rilasciarlo con una mezza risatina.
- Ah, e cosa avresti fatto per convincermi?
Lui passa ad un altro vaso, lei pure. Sono due figure dai contorni più sfocati, ora che sta calando il buio della sera.
- Parlare, spiegare, chiedere, pregare... supplicare. Tutto il reperterio, insomma.
Ha trovato la chiave, ma per qualche motivo non lo dice ancora. Gli piace quel momento tra di loro, così come lo stanno vivendo.
- Saresti arrivato a supplicarmi?
Scrolla le spalle, forse un minimo di dignità sarebbe meglio conservarla.
- Non credo che sarei dovuto arrivare a tanto, penso che al chiedere ti avrei convinto, dopotutto avevo delle buone argomentazioni per farti partire con me.
Lei è passata ad un altro vaso ancora, lui ha fatto finta.
- Sentiamo, dimmene qualcuna. Sono proprio curiosa.
Quanto ha intenzione di esporsi con lei?
Poi si dice che non potrebbe esporsi più di quanto abbia già fatto raggiungendola in quella stazione di servizio, quindi è inutile girarci intorno.
- Non riesco a restare senza di te.
La sente imprecare, una sfilza di parolacce belle grosse rispetto a lei che sembra così delicata. Subito dopo scoppia a piangere con singhiozzi violenti che gli penetrano nella carne come degli uncini affilati.
- Samantha...
Non fa in tempo ad aggiungere niente, perchè viene investito con una forza che non credeva le fosse possibile visto il suo fisico minuto. Si è buttata su di lui, abbracciandolo e sprofondando il viso nel suo giubbotto, mandandolo a sbattere contro la balconata della veranda.
- Maledetto, e maledetta me che non riesco più nemmeno io a restare senza di te.
Embry ci mette un attimo a capire che non è stato aggredito, ma abbracciato. Ci mette molto meno, però, a farlo a sua volta, lasciando che quel fiume di lacrime si esaurisca da solo prima di scostarla da sè e guardarla negli occhi arrossati, ma lo stesso incredibilmente azzurri.
- Non posso prometterti che sarà l'ultima volta che ti farò piangere, posso solo prometterti che ci proverò.
Vede sbucare un mezzo sorriso tra le ultime lacrime che gli provoca una stretta allo stomaco.
- Ti faccio la stessa promessa, perchè so per certo che anche voi maschietti siete capaci di piangere.
L'ha già fatto per lei, nel buio della sua stanza, inchiodato al letto e con la faccia sprofondata nel cuscino per non farsi sentire da sua madre.
Ma adesso non si sente di parlargliene, perchè finirebbe col rivelarle il perchè di quelle lacrime e ancora non può affrontare con lei quella parte della sua vita che si è lasciato alle spalle.
-  Non so se ti conviene farmi piangere, divento ancora più brutto.
C'è un gorgogliare che è a metà tra il riso ed il pianto di poco prima, mentre un cazzotto lo colpisce sul torace.
- Questo è perchè sei falso ed arrogante. Sei pienamente consapevole della tua bellezza e non ti fai scrupolo di usarla a tuo favore. Cosa credi, che  all'università ci vada solo per scaldare il banco? Ti ho inquadrato sin dall'inizio, Embry Call!
Scherzare tra di loro, è già diventato un modo consolidato per uscire da un momento che nessuno dei due è ancora pronto ad affrontare.
Cazzo, eppure arriverà, ed è proprio come vedere una tempesta che si addensa all'orizzonte, sempre più cupa e minacciosa.
- Io a scuola ci andavo davvero per scaldare il banco. Forse è per quello che sono diventato tutto muscoli e niente cervello!
Si becca un altro cazzotto, che su di lui ha l'effetto di una carezza solo appena più accentuata.
- Niente cervello, eh? Dopo questa, mi rimetto a cercare quella benedetta chiave.
Come un vero prestigiatore, le fa apparire la chiave davanti al naso. Altro cazzotto, ma questa volta finge di aver provato dolore.
- Ahi, ma sei una tipa violenta!
- E tu insopportabile.
Gli prende la chiave e lo fulmina con un'occhiata che non riesce ad essere seria come vorrebbe. Poi si volta e apre la porta del cottage, invitandolo ad entrare.
- Prego, Mr. Call, benvenuto a Little River e nella mia umile dimora.
Little River, piccolo paesino della California, a più di mille chilometri da La Push, quella terra a cui sente che una parte di lui apparterrà sempre.




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Samantha, ad un livello più inconscio, è ancora spettatrice incredula di tutto quello che è successo da quando ha alzato la testa in quella stazione di servizio e si è trovata davanti Embry.

Dopo quel momento è stato un susseguirsi di emozioni che ancora adesso si agitano dentro di lei senza un senso logico.
Mentre cerca nella dispensa di Zia Beth qualcosa che possa diventare una parvenza di cena, la sua mente continua a viaggiare tra sprazzi di lucidità e di follia.
"Finalmente ti ho raggiunta".
Il modo in cui glielo ha detto, come la guardava, la fa sentire come se fosse parte di un viaggio che lui sta facendo dentro se stesso, la fine e insieme l'inizio di qualcosa di cui ovviamente non ha la minima idea di cosa possa essere.
E' una psicologa, ormai può pensarlo di sè stessa, le manca solo la formalità di un ultimo esame e la discussione della tesi, perciò sa che a volte nelle parole delle persone si nascondono significati più profondi, qualcosa che spesso sarà lei a dover cercare di far emergere dall'inconscio di chi avrà di fronte. 
Solo che la ragione, in quella storia tra lei ed Embry, non c'è ancora entrata nemmeno una volta.
E' come se tutto il suo apparato cognitivo fosse andato in tilt, e lei potesse percepirlo solo attraverso gli istinti e i bisogni che la sua presenza gli provoca.
"Sam, prenderesti in considerazione l'idea di scappare insieme a me in un posto qualsiasi?"
Glielo ha detto subito dopo, e lei non ha dovuto pensare per rispondere, perchè il bisogno di dirgli di sì è stato istintivo.
"Little River, stavo andando lì. Mia zia ha un cottage sul mare. Lei non ci sarà per una decina di giorni, saremo soli".
Spontaneo, naturale, facile come respirare.
E' così che gli appare tutto ciò che ruota intorno a lui, quando dovrebbe essere solo pura follia.
Di Embry sa solamente che ha diciannove anni, che possiede una moto di grossa cilindrita, che vive a La Push con sua madre e che fa il meccanico.
Se poi è vero quello che le ha detto.
Ma lei sa che è vero. Ecco quello che la spaventa, ha una fiducia cieca in lui, come se lo conoscesse da sempre.
Lo ha portato lì, a Little River, dove conserva gli unici ricordi sereni in compagnia di Peter, tanto da considerarla la sua vera casa.
- Posso darti una mano?
Le scappa di mano la scatoletta di mais di cui stava controllando la data di scadenza e le finisce sul piede nudo.
- Ahia... potresti essere meno silenzioso quando arrivi?
Se la prende con lui, quando sa bene che sono i pensieri fatti sinora ad averla nuovamente agitata.
- In effetti di solito sbatto da tutte le parti, ma stasera volevo fare bella figura, cercando di non fare già dei danni.
Non riesce, proprio non ce la fa a non pentirsene subito dopo, specie quando lui dissimula un certo dispiacere dietro a quelle battute scherzose.
- Scusami.
Lui scrolla le spalle e si avvicina. Se è possibile, le sembra ancora più bello.
- Ti sei fatta male?
Scuote la testa mentre lui abbassa lo sguardo verso i suoi piedi nudi. Anche lui è scalzo, solo che i suoi sono enormi.
- I tuoi piedi sono giganteschi. 
- Sono proporzionati a tutto il resto.
Lei si sente andare a fuoco la faccia, perchè lui non è stato proprio malizioso, ma di certo nemmeno serio. Però quando tornano a guardarsi negli occhi, le diventa naturale essere lì con lui, a flirtare come se fosse la sua prima cotta.
- Sai cosa dicono di chi ha l'alluce molto più grande delle altre dita?
- Sentiamo.
- Che sono persone pratiche, razionali e amanti della natura.
C'è un luccichio strano nei suoi occhi scuri, ma è troppo veloce per capire cosa sia.
- Lo dicono i tuoi libri?
- No, lo dice Vanity Fair, è una rivista femminile a cui è abbonata Pauline.
Lui torna a guardarle i piedi e poi sorride leggermente. La sua voglia di baciarlo sta raggiungendo livelli insostenibili, non crede che riuscirà a trattenersi ancora per molto.
- E sai cosa dicono dei piedi piccoli, invece?
- Sentiamo.
- Che stanno in scarpe piccole.
Praticamente attaccano a ridere in simultanea, un vero e proprio scoppio di ilarità che la fa sentire di nuovo la bambina spensierata che è stata in quella stessa cucina.
Ha un altro motivo, così, per volerlo baciare e agisce per la prima volta pienamente cosciente di quello che sta per fare. Colma con un passo la poca distanza tra loro e lo afferra per la maglietta, costringendolo ad abbassarsi verso di lei, altrimenti non ce la farà mai ad arrivare al suo viso.
Poi posa le labbra sulle sue, chiudendo gli occhi e spegnendo il cervello.






Note Autrice

Metto i ringraziamenti in fondo, perchè credo che chi arriverà a leggerli, sia anche il giusto destinatario.
Grazie, quindi, a chi ha messo questa storia tra le preferite/seguite/ricordate. 
Ovviamente un grazie anche a chi magari legge sempre, senza però lasciarne traccia in nessuna maniera.
A presto.
Laura

  

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Capitolo 4
*** Chapter Three - Desire ***


Salve!
Doveva essere più lungo questo capitolo, ma poi mi sono trovata davanti ad un problema che vi spiego meglio nelle note finali perchè avrò bisogno di voi per decidere che soluzione adottare per il prossimo.
Buona lettura.
Laura




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I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming for you
Like a junkie

I can’t stop
The desire in me
I’m not waiting
Patiently

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




CHAPTER THREE - DESIRE







- Peter! Peter! La zia ha detto di sì! 
Due occhi azzurri identici ai suoi la guardano contenti.
- Principessa, questa è una bellissima notizia. Allora dai, muoviti e vieni a darmi una mano, dobbiamo finire di montare la tenda. Poi ci sono ancora una sacco di cose da fare: dobbiamo gonfiare i materassini, prendere delle coperte e portare anche qualcosa da mangiare. Mi è venuta un'idea: faremo una specie di festa!
Lei gli sta saltellando intorno, troppo entusiasta all'idea di vivere quell'avventura con lui. Potranno fare finta di essere dei pirati, o dei naufraghi o qualsiasi altra cosa vorranno.
Quella vacanza è la cosa migliore che le sia capitata in quell'anno così brutto. Ringrazia ancora Dio per averle dato una zia così diversa dalla mamma. Non che lei non voglia bene alla sua mamma, però ultimamente l'ha fatta parecchio soffrire impedendole di stare insieme a Peter come hanno sempre fatto da quando se lo ricorda.
- Anzi, sai che facciamo? Festeggiamo in anticipo il tuo compleanno!
- Ma Peter mancano ancora tre mesi! 
Lo sguardo che ha adesso suo fratello non le piace, è lo stesso che ha visto troppo spesso negli ultimi mesi anche nei suoi genitori, specie dopo che sono stati chiusi tutti e tre insieme in cucina.
Anche se cercano di avere dei segreti, lei ha capito lo stesso che qualcosa non va. Pensa che c'entri il fatto che ogni tanto Peter è strano, sembra quasi un altro, anche se non è che diventa veramente un altro, solo è diverso, meno allegro e più arrabbiato.
Ma le vuole comunque bene, quindi non capisce perchè la mamma si preoccupa tanto se loro due devono rimanere da soli a casa.
- Samantha, mi sa che è arrivato il momento di dirti una cosa che non ti piacerà tanto.
Non vorrebbe vederlo così triste, perchè quella giornata sta andando così bene! C'è il sole, il mare è perfetto per fare il bagno e la zia le ha appena dato il permesso di dormire in spiaggia con lui!
- Peter, non essere triste.
Glielo dice, mentre si getta su di lui per abbracciarlo. E' cresciuto il suo fratellone, ora che ha diciassette anni lei gli arriva a malapena a metà torace e quando la abbraccia, lei si sente nel posto più sicuro del mondo.
Come può dire la mamma che Peter potrebbe farle del male? L'ha sentita dirlo a papà una sera che li ha spiati fuori dalla loro stanza e piangeva con le lacrime vere, proprio come succede anche a lei quando si fa male.
Non riusciva a dormire e se non glielo avessero proibito già da un pò, sarebbe sgattaiolata nella stanza di suo fratello, chiedendogli di rimanere lì con lui.
- Mi sa che lo sarò per un pò di tempo, Sam. Quando torniamo a casa, io dovrò andarmene per frequentare una scuola nuova che è molto lontana da dove abitiamo.
Lei lo stringe più forte, seppellendo la faccia nella maglietta che zia Beth ha comperato uguale per tutte e due. C'è la scritta "sono stato a Little River" sopra uno smile che fa l'occhiolino. A lui non è che piaccia tanto, ma siccome a lei sì, allora la indossa comunque.
- No! Perchè? Cosa c'è che non va nella tua scuola? Perchè te ne devi andare così lontano?
Sente che le viene da piangere, e stringe forte gli occhi, perchè ha un pò paura che possa saltare fuori l'altro Peter, quello che le dice che se lo farà si arrabbierà tantissimo.
La stringe forte anche lui e per un pò sta zitto. Poi quando parla, ha la voce tremolante come quella che viene anche a lei prima di piangere.
- Io non vorrei andarmene, ma papà e mamma hanno deciso così. Sai che ultimamente li ho fatti un pò preoccupare... non sono stato molto bene e dicono che quella scuola mi potrà aiutare.
Sam adesso piange, perchè tutta la felicità che ha provato sino a dieci minuti fa è stata inghiottita dall'idea che Peter se ne andrà lontano.
Come farà senza di lui? Lei lo sa quanto è fortunata ad avere proprio lui come fratello e non uno come quello della sua amica Emily, che non vuole mai stare con lei e che le dice sempre che è una palla al piede!
- Peter, ti prego, non te ne andare.
Solleva la testa per guardarlo e vede che sta piangendo anche lui. Allora capisce che la cosa è veramente grave e forse inizia anche a capire perchè i loro genitori hanno dato il permesso a zia Beth di tenerli lì insieme, perchè poi non si vedranno per un bel pò di tempo...

Un breve trillo strappa Samantha da quei ricordi così dolorosi e insieme dolci.
Dopo quell'estate la sua vita è cambiata radicalmente, ma adesso si impone di non pensarci. Prende il cellulare e guarda il messaggio che le è appena arrivato.
"Sei una grandissima stronza. Io e Pauline non abbiamo chiuso occhio, aspettandoci da un momento all'altro di ricevere una telefonata della polizia. Adesso sono le cinque del mattino, se non ci rispondi entro dieci minuti, la chiamiamo noi!
E' di July e le strappa un sorriso perchè dietro quel "grandissima stronza" c'è tutto il bene che le vogliono entrambe e quindi la preoccupazione che devono provare per lei.
Hanno ragione ad esserlo, lo sarebbe anche lei se una delle due si trovasse a più di mille chilometri e in compagnia di un perfetto sconosciuto. 
Embry.
Non appena quel nome le risuona in testa, qualcosa dentro di lei vibra. E' spaventata, ma nello stesso tempo affascinata da quello che le sta succedendo.
Il cellulare trilla ancora, è di nuovo July.
"Ora mancano 9 minuti."
Con le dita inizia a comporre un messaggio di risposta, poi lo cancella e ricomincia. Lo cancella ancora e sbuffa. Perchè sa cosa deve scrivere, ma non le vengono le parole.
"Sto bene e se vi può consolare non ho dormito nemmeno io. E non per quello che stanno pensando adesso le vostre menti melate. Ho passato la notte a pensare, DA SOLA nella mia stanza. Vi prometto che mi farò sentire spesso, non preoccupatevi, starò bene."
Decide di inviarlo, anche se dice tutto e niente. Si aspetta, quindi, un trillo a breve.
E infatti...
"Siamo più preoccupate per quando non starai più DA SOLA nella tua stanza... comunque, per il momento ti lasciamo alle tue riflessioni, basta che ti fai sentire regolarmente! Un bacio. J+P".
Quell'ultimo messaggio le provoca dei brividi... e non sono di paura. Sono brividi bollenti come quelli che ha provato per tutto il tempo in cui si sono baciati ieri sera, quasi senza riuscire a staccarsi nemmeno per respirare, figurarsi per mangiare.
E se non sono andati oltre, è solo perchè il Sig. Tompson li ha interrotti. Al momento non ne è stata felice, ma con il senno di poi deve ringraziare l'anziano signore, che facendo il suo dovere di buon vicino ospitale, l'ha riportata con i piedi per terra.
Non può finire a letto con Embry senza nemmeno aver messo prima qualche punto fermo.
Perchè, hai in mente qualche punto fermo?
La voce della sua coscienza è fastidiosamente lucida. Sottolinea subito come lei non sia minimamente vicina ad avere nessuna idea chiara, se non proprio quella che finirà invece a letto con quel ragazzo appena diciannovenne perchè loro due sembrano essere come un magnete con la propria calamita, cioè inevitabilmente destinati a stare insieme.
- Buongiorno.
Sam sobbalza violentemente al suono di quella voce che risulta ancora più roca del solito e che appartiene ad un Embry che le appare come se fosse l'ultimo elemento mancante per rendere quel momento la scena perfetta di un film d'amore.
C'è lei, la ragazza di turno che sorseggia caffè sulla piccola veranda in legno bianco che si affaccia sul mare; c'è lui, un magnifico ragazzo con indosso soltanto un paio di jeans sbiaditi che le sorride come se fosse l'unica persona che conta nella sua vita; c'è una bellissima alba che sta colorando di rosa-rosso tutto ciò che li circonda.
- Lo hai fatto di nuovo! Mi hai spaventata!
Peccato che lei abbia un tono acido che non è molto in linea con quella scena, ma d'altronde si deve difendere in qualche maniera dalla visione di quel torace scolpito, di quei lineamenti perfetti e di quegli occhi, soprattutto loro, che le fanno tremare le gambe anche da seduta!
- Scusami. Mi fai un pò di spazio lì vicino a te?
Se quella è la sua risposta, vuol dire che lei è fregata in partenza. Non solo non ha fatto una piega davanti al suo tono e all'occhiata severa, ma si è fatto spazio da solo sul divanetto praticamente quasi spalmandosi addosso a lei.
Bastano pochi secondi e dove i loro corpi combaciano lei si sente andare a fuoco...
- Prego, fai pure. Vuoi anche il mio caffè?
C'è un lampo veloce nei suoi occhi, forse è divertimento, poi ha già le labbra sulle sue. Dovrebbe reagire, perchè le sembra un tantino arrogante come modo di metterla a tacere, il problema è che le piace da morire come gliele sta mordicchiando. Sembra un bambino alle prese con delle caramelle gustose da assaporare.
Così si ritrova ad affondare le mani nei suoi capelli, tirandolo verso di sè e approfondendo quel bacio inaspettato.
Deve ricordarsi che il gusto del caffè si sposa meravigliosamente bene con quello della sua bocca.
Le sue mani si sono intanto insinuate tra il divanetto e la sua schiena, prendendo ad accarezzargliela. Nei successivi cinque minuti ci sono solo gemiti rochi e respiri affannosi.
Come faranno a parlare se riescono solo a baciarsi come due adolescenti dagli ormoni in subbuglio?
Quel pensiero le provoca una battuta d'arresto.
Con le mani scivola dal collo verso le spalle, passando per i bicipiti e arrivando ai suoi pettorali, dove spinge per allontanarlo e interrompere quel bacio intossicante.
Cerca di non pensare a come quei muscoli sodi si siano contratti al passaggio delle sue mani, facendole desiderare di non smettere mai di accarezzarlo.
Ma sembra che lui non sia deciso a permetterglielo, perchè le prende una mano e se la appoggia sul cuore, facendola scomparire sotto la sua.
- Il problema è che mi fai questo effetto e non è per niente facile gestirlo.
Il battito accelerato che sente sotto il palmo è la replica esatta di quello che c'è anche dentro di lei. La questione è che non sa nemmeno lei come fare, e allora sfila la mano, incrociando poi le braccia per essere sicura di tenerle lontano da lui.
- Idem.
Non vuole, anzi non riesce, a mentirgli.
- Forse dovremmo...
Lei che sta cercando di non abbassare lo sguardo sui suoi addominali, per non immaginare come sarebbe seguire quelle linee ben definite fino a scendere oltre la cintura dei jeans, lo interrompe bruscamente.
- Parlare.
Lui fa una smorfia semiseria, mentre assume la sua stessa posizione, cioè con le braccia conserte.
Ecco, adesso deve anche sforzarsi di non guardare come si siano gonfiati i suoi bicipiti o come i suoi avambracci appaiano tremendamenti sexy con quelle vene in rilievo.
- Stavo per dire proprio quello, se avessi pensato ad altro, credo che nessuno dei due avrebbe passato la notte in bianco nei rispettivi letti.
Si sente avvampare le guance, ma non di imbarazzo.
- Ah, quindi eri sveglio anche tu?
Lui annuisce, lo sguardo puntato sul disco rosso che sta emergendo sempre più luminoso dal mare.
- Ho sentito ogni respiro che hai fatto.
E' una frase da libro, peggio da romanzetto rosa, eppure il modo in cui l'ha pronunciata e lo sguardo che le ha lanciato, la fanno sembrare terribilmente vera.
- Non è normale quello che ci sta succedendo.
Non si aspetta la reazione che quella frase scatena nel ragazzo accanto a lei, quindi le sembra anche più esagerata.
- Perchè dici una cosa del genere?
L'ha presa per le spalle, scrollandola leggermente e scrutandola nel timore di trovare chissà che cosa nei suoi occhi.
- Perchè a te sembra normale quello che sta succedendo? E' stato così con ogni ragazza che hai conosciuto? Bè, sappi che per me non lo è affatto, e la cosa, se permetti, mi manda un attimo in tilt.
Ecco, ora si sente un pò meglio, perchè adesso è lui ad essere arrossito. Non lo avrebbe creduto possibile, vista la sua aria da "duro", eppure quello è proprio un mix tra imbarazzo e incertezza.
- E lasciami, mi stai facendo male.
Arrossisce ancora di più, mentre molla subito la presa.
- Scusami, non so che mi è preso.
Sta mentendo.
Per la prima volta Sam avverte una fitta di disagio in sua presenza.
- Non mentire, Embry.
Lui sussulta e fra tante cose che può fare, sceglie la peggiore: si alza in piedi e le da le spalle. 
- Sì, hai ragione. E' il concetto di"normale" che non sopporto. Io... lo odio. Mi ha già abbastanza rovinato la vita, senza che si metta anche tra di noi.
Vorrebbe alzarsi e correre ad abbracciarlo, perchè lo vede per un attimo assolutamente inerme ed indifeso, lì in piedi con le braccia abbandonate lungo i fianchi.
E' assurdo, perchè è una montagna di muscoli che rimanda ad un'idea di forza e di invincibilità, eppure in quel momento sembra potersi sgretolare davanti ai suoi occhi.
- Sam, io...
Si interrompe, passandosi una mano tra i capelli e inspirando profondamente. Il suo torace sembra gonfiarsi sino ad esplodere, prima che butti fuori il fiato con un lungo sospiro.
- Ecco... io... insomma, mi sono sempre sentito abbastanza fuori posto nella mia vita.
Si sente sciogliere sotto il calore di quegli occhi neri. Hanno troppo potere su di lei, ma non ci può fare niente.
- Ma da quando sei arrivata tu, è come se tutto quello che c'era di sbagliato in me si fosse raddrizzato. Lo so che ci conosciamo appena, che può sembrare pazzesco. Ma del resto dove sta scritto che non possa funzionare comunque tra di noi?
Ora raddrizza le spalle e il suo sguardo riacquista sicurezza.
- E poi sai cos'altro c'è?
Si avvicina, la prende per mano e la strattona gentilmente, facendola alzare. Le prende il viso tra le mani e si abbassa per fare sì che i loro visi siano a pochi centimetri. Si sente piccola ed indifesa davanti a lui, ma non in pericolo, ritrovandosi ancora una volta a domandarsi perchè ne sia così certa
- Un giorno, un mese, un anno... me ne frego del tempo, Sam. Io so solo che quello che sento per te è così bello da non volerci rinunciare. Perciò, ti prego, se anche tu provi la stessa cosa, metti da parte "giusto o sbagliato", "normale o no" e stai insieme a me.
Come è possibile che abbia solo diciannove anni?
Lo pensa per un attimo, mentre già sente che le parole di Embry si sono ritagliate un posto nel suo animo e scacciarle da lì non sarà affatto facile.
- Mi stai chiedendo, quindi, di essere ufficialmente la tua "ragazza"?
L'emozione che prova, la maschera dietro quella domanda semiseria che gli rivolge. L'espressione tesa del volto che ha di fronte si scioglie in un bellissimo sorriso e lei quasi si dimentica di respirare.
- Sì. Anche se l'ultima volta che l'ho chiesto in quella maniera frequentavo ancora le scuole medie.
Lei appoggia le mani sulle sue e accorcia la distanza tra i loro visi, i nasi quasi si sfiorano. Le labbra anche.
- Cioè l'altro ieri...
- Stai divagando, Sam. Rispondi alla mia domanda.
Le ha quasi parlato sulle labbra e per rispondergli non deve nemmeno sprecare fiato.
Lo bacia e basta.



XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




Non ricorda un altro momento in cui si sia sentito meglio di come sta ora.
Tutto quello che desidera è lì accanto a lui, in quella ragazza intenta a studiare su uno dei suoi libri.
Sono in spiaggia da più di un'ora, in perfetto silenzio, eppure ancora non si è riempito abbastanza gli occhi di lei, del suo profilo, delle sue piccole mani che sfogliano le pagine, delle sue gambe lasciate in bella mostra dai pantaloncini corti, dei suoi piedi con le dita che ogni tanto si arricciano.
E' lo stesso tipo di amore che ha visto nei pensieri dei suoi fratelli?
Non può fare a meno di domandarselo, anche se vorrebbe solo vivere quello che gli sta succedendo senza farsi tante paranoie.
Lo ha detto anche a lei, di stare semplicemente insieme, poi è lui il primo che non riesce a smettere di pensare.
Si aggiusta meglio gli occhiali da sole e il movimento attira lo sguardo di quegli occhi che in quel momento hanno lo stesso colore del cielo sopra di loro.
- Stufo?
- No.
- Io sì.
Ridacchia e posa il libro sull'asciugamano. Poi si stiracchia e la maglietta si tende sul seno, inducendolo a riportare lo sguardo sul suo viso.
Ha voglia di fare l'amore con lei.
Questo lo preoccupa molto.
Non è voglia di sesso, è proprio voglia di fare l'amore. Lentamente e profondamente.
- Ti va di fare un bagno?
Potrebbe essere una buona idea quella di Sam, specie per spegnere il fuoco che gli si è acceso dentro, ma potrebbe anche essere cattiva perchè vorrebbe dire avere la piena visione di quel corpo che desidera così tanto.
- Non ho il costume.
Dice la prima cosa che gli viene in mente e lei scoppia a ridere. Lui, intanto, sta cercando di combattere contro l'erezione più dolorosa che abbia mai avuto dentro ad un paio di jeans.
- Non mi sembravi tipo da farti certi problemi... avrei detto che saresti rimasto in mutande due secondi dopo avertelo chiesto.
Infatti il problema non è lui che rimane in mutande, ma lei in costume!
- E se non le portassi?
La prende in giro, cercando di riprendersi da quella specie di trance che gli provoca la sua vicinanza.
- Ah, questa è una risposta già più in linea con il tuo personaggio.
- Personaggio?
Fare il finto tonto gli riesce bene, specie se è per flirtare con lei.
- Quello da "uomo che non deve chiedere mai". Se c'è una cosa certa, è che sei pienamente consapevole del tuo fascino. E lo usi con estrema disinvoltura, propria di chi è abituato a non sentirsi dire...
Si interrompe, mordendosi le labbra perchè sa di essersi fregata da sola.
- Di no.
Conclude lui la frase, segnando decisamente un punto a suo favore. Non riesce a trattenere un ghigno e Sam lo fulmina con un'occhiataccia.
- Sei insopportabilmente pieno di te.
- Non è una buona cosa l'autostima?
Lei sbuffa, alzandosi in piedi.
- Questa è arroganza.
Intanto si toglie la maglietta senza alcuna incertezza, rimanendo solo con il pezzo sopra di un bikini rosso ciliegia.
Perchè ha pensato proprio alle ciliegie?  Perchè forse immagina possano avere lo stesso gusto dolce i capezzoli turgidi che sono comparsi sotto la stoffa...
Si ritrova a deglutire più volte, colto da una irrefrenabile voglia di accarezzare ogni centimetro di quella pelle che gli appare liscia ed invitante.
- Così mi ferisci.
La guarda dal basso perchè non può alzarsi. Non vuole mostrarle l'effetto devastante che ha su di lui.
Non che non abbia già avvertito quanto la desideri, si sono baciati a lungo anche prima di venire in spiaggia, ma così... senza nemmeno sfiorarla, sembra una roba da maniaco quell'erezione mostruosa che gli ha provocato.
Da quando si fa tutti questi problemi?
Da quando ha voglia di fare l'amore, non semplicemente del buon sesso. Cristo Santo, è maledettamente perso per lei!
- Seee, ferirti. Hai più muscoli tu che un lottatore di wrestiling. Ma quante ore passi in palestra?
Lo sta osservando con le mani sui fianchi e in quella posa le appare ancora più desiderabile.
Cazzo, basta, datti una calmata!
- Non vado in palestra.
Lei si mostra scettica.
- Farai qualche altro sport.
No, il segreto è che mi trasformo in un lupo gigantesco e corro per centinaia di miglia a caccia di vampiri.
Ecco, quel pensiero tremendo ha il potere di sgonfiare l'erezione dolorosa dentro i suoi jeans. Si alza in piedi e adesso è lei a doverlo guardare dal basso.
- Corro e stringo bulloni in officina.
Se la cava con quella risposta, trovandola un giusto surrogato di quella verità a cui adesso non vuole pensare.
- Bè, allora ne avete di lavoro tu e il tuo socio.
Jacob.
Sente una fitta allo stomaco, ma cerca di ignorarla.
- Abbastanza, ma non dovevamo fare il bagno?
Getta via gli occhiali e la guarda negli occhi, mentre inizia a slacciarsi i bottoni.
Ah, allora non è l'unico ad essere in difficoltà...
Dopo il primo, lei ha abbassato di scatto la testa, improvvisamente concentrata nello sciogliere il cordoncino che tiene su i suoi pantaloncini.
Quella reazione gli sta provocando una nuova erezione e siccome non ha nessuna intenzione di saltarle addosso in spiaggia come se fosse una bestia in calore che deve sfogare i suoi istinti - come un lupo? - , decide che devono entrare in acqua nel giro di qualche secondo.
Praticamente la prende in braccio che ha ancora i pantaloncini in mano, facendola gridare per la sorpresa.
- Embry! No!
Ma lui sta già correndo verso la riva, quasi non avvertendo nemmeno il peso della ragazza che si agita per cercare di sfuggirgli.
Dio, il contatto con il suo corpo è cento volte più bello di quello che si era immaginato!
- Non osare buttarmi dentro! Giuro che trovo il modo di fartela pagare!
Prova a minacciarlo, anche se nella sua voce lui sente una sfumatura che non c'entra niente con il gioco che stanno facendo.
- Correrò il rischio.
Ha già l'acqua a metà polpaccio e lei si aggrappa, gettandogli le braccia intorno al collo.
- No, dai, ti prego!
Sente i suoi seni premuti sul torace e non c'è supplizio peggiore!
Oh, sì, dovrà pregarlo ancora, ma sarà per ottenere una pausa tra un orgasmo e l'altro...
- Sam, chiudi la bocca.
- Ahhhhhh!
La resistenza che oppone è inutile, la lancia in acqua e resta in attesa di vederla riemergere sicuramente in cerca di vendetta.
Infatti passano pochi secondi, poi sbuca fuori, passandosi le mani sulla faccia.
- Me lo dovevo aspettare da un ragazzino come te.
Ha calcato sulla parola ragazzino, anche se in una maniera ben diversa dalla prima volta che glielo ha detto al telefono, tre settimane prima.
Ora lo sta solo provocando e ci sta riuscendo anche molto bene con quell'espressione di sfida che ha negli occhi.
Sembra una sirena sbucata apposta dal mare per indurlo in tentazione.
Non doveva trovare sollievo buttandosi in acqua? Perchè allora c'è una parte di lui ancora così... tesa?
- Strano che tu non mi abbia anche chiesto secchiello e paletta.
Sa di correre un serio pericolo, perchè lo sfotte mentre fa qualche passo indietro, portandosi più vicina alla riva.
- Dovresti ringraziarmi, invece, così torni giovane anche tu.
- Che stronzo!
Comincia a schizzarlo con una certa foga, ridendo e minacciandolo di non avvicinarsi, perchè lui sta avanzando nonostante il muro d'acqua che cerca di mettere tra di loro.
- Arrenditi ora e la mia vendetta sarà meno tremenda, Sam.
- Embry, ma ti senti? Sembri proprio lo stereotipo del macho man!
Gli ultimi schizzi lo colpiscono, poi la vede voltarsi e correre fuori, ridendo di lui.
Cazzo, ora muoio!
Lui è rimasto impalato, gli occhi puntati sul sedere di Sam, che è praticamente un'opera d'arte tanto è perfetto.
Immagina le sue mani che lo stringono, mentre la sollevano per penetrarla.
Sta rischiando di venire solo pensandoci.
- Ehi, macho man, hai finito la carica?
La sua fortuna è che l'acqua gli arriva alla vita, se no lei avrebbe una piena visione di quanto la sua carica si sia concentrata tutta nei suoi boxer.
- No, ti ho solo lasciato un certo vantaggio.
Non ha mai pensato di voler possedere una ragazza nella maniera in cui vuole lei.
Deve essere sua e di nessun'altro.
- Oh, oh, siamo proprio passati alla fiera delle frasi fatte! Allora, io credo di dover controbattere con qualcosa tipo "sei un illuso se pensi che mi prenderai!".
Oh, ma lui la prenderà eccome... davanti, dietro, in piedi, sul letto, sul tavolo, di notte, di giorno. Non le lascerà tregua sino a quando non sarà arrivato a fare l'amore anche con la sua anima.
Si ritrova quasi a ringhiare - come un lupo? - correndo fuori dall'acqua, deciso a catturarla proprio come se fosse una preda che sta da troppo tempo inseguendo.
- Embry!
Vede comparire sul suo viso una smorfia a metà tra il divertimento e lo stupore, prima di iniziare a correre per tentare di sfuggirgli.
Oh, cazzo, la farà correre giusto ancora un pò per godersi quella visione paradisiaca!
Non è certo perchè non riesce a raggiungerla che lei è avanti di qualche metro, ma solo per poter guardare il suo lato b che ondeggia sensualmente, quasi sfiorato dai lunghi capelli bagnati.
Non è perfetto nel vero senso della parola, perchè i suoi occhi vedono i difetti, solo che qualcosa dentro di lui rielabora l'immagine ad un livello più profondo, trasformandolo nell'oggetto dei suoi desideri più sfrenati.
E' l'imprinting quella cosa che gli sta rimescolando le budella all'idea che qualcun'altro lo abbia già posseduto?
- Ehi, mica sei tu quello che corre?
Si è girata un attimo, giusto per fargli cogliere un mezzo sorriso e uno scorcio di azzurro, poi aumenta la velocità quasi sfiorando il bagnasciuga.
E' uno spirito libero ancora per poco, quando l'avrà presa - in ogni senso - non lo sarà più.
Ora prende a correre sul serio, inseguendo la scia del suo profumo - come un lupo? - e la distanza tra loro si annulla in un battito di ciglia. Quelle di Sam, che troppo sorpresa, ha aperto e chiuso gli occhi per capire se è finita davvero lunga distesa sulla sabbia con lui a cavalcioni.
I suoi polsi sono prigionieri nelle sue mani e glieli sta tenenendo incrociati in grembo.
- Presa.
E non ha nessuna intenzione di lasciarla andare tanto presto...
Gli occhi continuano a cadergli sul seno che si abbassa e si alza in cerca di aria dopo quella lunga corsa.
- Adesso sei mia prigioniera, piccola donna bianca.
Lei ride, mentre cerca di scrollarselo di dosso.
- Guarda che mi stai schiacciando, Toro Seduto!
Lui sa che non è possibile, perchè ci sta attento, come lo è stato nel placcarla per non farle male.
- No Toro Seduto, io Embry.
Gioca a fare l'indiano, così con una mano le tiene i polsi e con l'altra si punta un dito sul petto.
- Tu prova a dire...
Lei continua a ridere, anche se nei suoi occhi inizia a non esserci più solo divertimento. Anche sulle sue guance sta iniziando a comparire un certo rossore, e non è fatica perchè sino a qualche attimo primo non c'era.
- Embry.
Lo dice con la voce ancora un pò affannata, ma quella erre gli fa sempre lo stesso, devastante, effetto.
- Ancora.
- Embry.
Cazzo, gli scivola addosso proprio come una carezza.
- Ancora.
Un pò ride, un pò sbuffa, un pò si agita.
- Dillo.
Si stupisce lui per primo di quel tono un pò imperioso, ma del resto sa bene da dove arriva: dal bisogno di farlo diventare l'unico nome che vorrà pronunciare.
- Embry, Embry, Embry... Embry!
Si è sollevato in piedi con uno scatto improvviso e ha fatto lo stesso con lei, tenendola per mano ed iniziando a trascinarla verso casa.
- Ehi, Toro Seduto, forse sei entrato un pò troppo nella parte! 
No, non è più un gioco e quando si volta un attimo a guardarla lo capisce anche lei. Arrossisce ancora di più e incespica nei suoi piedi.
Lui è svelto a sorreggerla, passandole un braccio intorno alla vita e prendendola poi in braccio.
- Sam, se non lo desideri anche tu come lo voglio io, hai esattamente il tempo che ci metterò a portarti in casa per fermarmi.
La sente trattenere il fiato, portandosi una mano alla gola.
Lì c'è quella carne tenera che lui vorrebbe marchiare per far sapere a tutto il resto del mondo che lei è sua.
Cristo Santo, quella è roba da lupi!
La stringe più forte, tenendo gli occhi puntati sulla casa che sta raggiungendo a grandi passi.
Non fermarmi, Sam. Non avere paura. Ho bisogno di te.
Sono questi i pensieri che gli affollano la mente, che gli fanno battere il cuore più forte mentre la sente tremare tra le sue braccia.
- Embry?
Lo chiama e lui per un attimo ha la tentazione di ignorarla, di andare avanti comunque.
Ma non è così che funziona, lo sa troppo bene. Deve avere una risposta certa, quindi abbassa lo sguardo su di lei, su quegli occhi che gli fanno fermare e poi schizzare il cuore in gola per quello che già dicono.
- Non fermarti, corri.
E' tutta la vita che corre per scappare da un passato che lo ha ferito, umiliato, isolato, trasformato.
Il lupo vibra nella sua carne, lungo i muscoli, nei nervi che si tendono.
Ma per la prima volta, Embry è contento di sentirlo così vivo dentro di lui.
E' lui che lo ha portato da Sam.
E lei potrebbe diventare il mezzo per fare pace con il suo alter ego, tra quel passato che rappresenta e il futuro che invece vorrebbe.
Dovrà solo trovare il coraggio di lasciarsi andare e amarla con tutto se stesso.







Note Autrice


Chi ci tiene che questa storia non diventi a rating rosso, perchè non potrebbe più leggerla, batta un colpo.
Ovviamente, in mancanza di segnalazioni, cambierò il rating e basta.
Diversamente, potrei creare un capitolo extra-rosso e qui proseguire con l'arancio.
Aspetterò qualche giorno, poi vedrò come procedere.
Grazie, come sempre, per essere arrivate sino a qui!
A presto.
Laura


 

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Capitolo 5
*** Chapter Four - First Times ***


Salve gente!
Un pò in ritardo, scusate.
Risponderò a breve alle vostre recensioni, scusatemi anche per questo ritardo!
Buona lettura.
Laura








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I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming for you
Like a junkie

I can’t stop
The desire in me
I’m not waiting
Patiently

There’s only one way to soothe my soul
There’s only one way to soothe my soul

Soothe my soul - Depeche Mode




CHAPTER FOUR - FIRST TIMES




Embry è così impaziente di entrare in casa che arriva quasi a scardinare la porta tanta è l'irruenza con cui la apre.

Poi deposita a terra Samantha e  le prende il viso tra le mani, piegandolo all'insù e posando le labbra sulle sue. Le dita gli scivolano tra i capelli bagnati, mentre la bacia quasi divorandole le labbra.
Non smetterebbe mai, solo che ad un certo punto si rende conto che lei deve anche respirare, così si sforza di allontanarla quel tanto che basta per guardarla, cercando di memorizzarla così come la vede: gli occhi languidi, le gote arrossate e la bocca gonfia per i suoi baci.
Allora le fa scivolare una mano intorno alla nuca e le sfiora il labbro inferiore con il pollice, per poi premerlo e costringerla ad aprirsi ancora per lui.
Sta perdendo il controllo, e se ne rende conto, ma non può evitare lo stesso che le sue mani viaggino sul corpo di Sam stringendole il seno, accarezzandole la schiena fino a scendere sulle sue natiche, per stringerla con forza contro di lui.
Il desiderio che prova per lei gli brucia dentro come un fuoco inestinguibile.
Si impone lo stesso di rallentare, fa risalire le mani sulla sua vita, smette di baciarla e inspira profondamente per calmare il battito impazzito del suo cuore.
Quello che non può prevedere, però, è che sia lei a non lasciargli più di qualche secondo prima di sollevarsi verso di lui e posare le labbra sulle sue.
A quel punto il suo autocontrollo si spezza irrimediabilmente.
Si impossessa di nuovo della sua bocca, baciandola profondamente, mentre le sue mani volano sul nodo che chiude il reggiseno del costume, slacciandolo. Poi fa lo stesso con l'altro, lasciando che il pezzo di stoffa cada a terra.
La spinge verso il divano che si trova alle sue spalle, fino a quando ci cade sopra. Lui rimane in piedi, lo sguardo puntato sul seno che si alza e si abbassa sotto l'affanno del suo respiro.
Quando alza lo sguardo e incontra quegli occhi così maledettamente azzurri, ci vede un timore che gli fa capire come le debba apparire seducente e minaccioso nello stesso momento.
- Non lo fare!
Lo sa anche lui di essere stato troppo brusco nel rivolgerle quella preghiera, ma quello che gli si è agitato dentro nel vederla alzare un braccio verso il seno per coprirsi alla sua vista, è un istinto troppo forte per riuscire a reprimerlo.
Lei è sua, non ha alcun dubbio che sia così.
Si china su di lei e nei suoi occhi continua ad esserci timore misto a passione. Vorrebbe dirle un'infinità di parole rassicuranti, ma l'unica cosa che riesce a fare è baciarla e stringerla a sè, in modo da poter sentire i suoi seni morbidi premuti contro di lui.
E' incredibile quello che sente dentro, è un'esplosione... forse è la fine e l'inizio del mondo tutto insieme.
Ma le mani di Sam ora premono contro il suo torace, un gesto che ha subito il potere di farlo sollevare e fissarla con la preoccupazione di chi è cosciente di aver sbagliato.
- Embry... io... tu...
Non gli serve altro per capire di aver fatto un gran casino, così si alza di scatto e si allontana, imprecando contro se stesso.
- Scusami... quello che ho fatto è... è imperdonabile!
Lei lo sta guardando in una maniera che lui non riesce bene a capire.
- Imperdonabile?
- Sì, certo. Avevo giurato a me stesso che non ti avrei forzato e invece...
- Forzato?
Cristo Santo, ma quanto è stato stronzo? L'ha completamente mandata in tilt, saltandole addosso come un animale in calore. Forse dovrebbe gettarsi in ginocchio e implorare il suo perdono, invece di darle le spalle come il peggiore dei codardi.
- Embry... forse non hai capito... non volevo che... smettessi... solo che... ecco che rallentassi!
Si volta e lei è ancora lì, quasi nuda e bellissima. Le guarda il seno, il ventre morbido, l'intimità ancora coperta dal costume e si sente caldo, affamato.
Però si impone di pensare a quello che lei gli ha appena detto.  Così aspetta ancora un attimo per lasciare che le sue pulsazioni tornino entro una soglia accettabile prima di riavvicinarsi e sedersi di nuovo vicino a lei.  Cerca anche di ammorbidire lo sguardo e il tono di voce, perchè l'ultima cosa che vuole è spaventarla ancora.
- Scusami.
Lei arrossisce e per lui è come essere colpito da un pugno nello stomaco.
- Io non sono... cioè... ho avuto altri ragazzi... eppure... non so, con te mi sembra quasi che... ecco... che sia come se fosse la mia prima volta.
Arrossisce ancora di più ed è un altro diretto nello stomaco.
Lui ha provato la stessa cosa, reagendo però con l'istinto predatorio del lupo: possedere e marchiare.
- Ti desidero così tanto, Samantha. Anch'io non ho mai provato per nessun'altra quello che sento per te.
Alza una mano e gliela passa lentamente tra i capelli, scostandoglieli dalla spalla.
- Penso che molti abbiano desiderato farlo.
Lei lo guarda perplessa.
- Fare che cosa?
- Passare le mani tra i tuoi capelli. E' una delle prime cose che ho sognato di poter fare.
E' con le parole che adesso cerca di mostrarle cosa sente, ignorando il bisogno che ha di entrare subito dentro di lei e renderla certa che non ci sarà mai nessun'altro in grado di amarla come saprà fare lui.
Non sarà stato il primo, ma farà il possibile per diventare l'unico a poterlo fare.
Non può concepire che lei possa tornare ad essere di altri.
- Mi sono anche chiesto che sapore avrebbero avuto le tue labbra... e se la tua pelle sarebbe stata morbida come mi sembrava solo guardandola.
La sente trattenere leggermente il fiato, mentre lui le sfiora una guancia delicatamente.
- Lo è, morbida e profumata... e la tua bocca.... Dio, la tua bocca ha un sapore fantastico.
Non riesce a trattenere la mano, che scivola lungo la sua gola, sopra le spalle, e poi più giù, a coprirle un seno.
- E il tuo seno è stupendo.
Il suo pollice si sta muovendo avanti e indietro sul capezzolo che sta diventando sempre più turgido.
- Sto morendo dalla voglia di toccarlo e baciarlo.
L'azzurro di quegli occhi che non ha smesso di fissare si incupisce e allora lui osa sfiorarle le labbra con la lingua.
- Sei così dolce, Sam.
Lo sussurra appena, sperando di spazzare via la paura di entrambi per quelle sensazioni troppo forti e inaspettate.
- Lasciati amare, ti prego.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Non ha più nessuna paura, non quando negli occhi di Embry c'è quell'emozione intensa e dannatamente sincera.
Con un gemito soffocato, gli passa una mano dietro la nuca, tra i capelli, attirandolo con forza sulla sua bocca.
Lo bacia con tutta la forza della passione che cresce dentro di lei, mentre la bocca di Embry si apre alla sua. Si trova ben presto lei ad intensificare quel bacio, perchè vuole tornare ad accendere in lui quel desiderio che all'inizio l'aveva spaventata.
Capisce di esserci riuscita, quando lui con un gemito roco la fa sdraiare, baciandola con urgenza, quasi rudemente. Sente la sua bocca scivolarle sul seno e le mani sulla vita, sulla schiena, sulle natiche.
Poi con la bocca torna sulla sua, passandole le dita tra i capelli e imprigionandola.
- Guardami, Sam.
Lei lo fa, e vede l'effetto che ha su di lui: una vena gli pulsa veloce sulla tempia, lo sguardo si è fatto cupo, quasi fosco, la mascella è contratta in una linea dura.
Allora alza una mano e fa scivolare le dita lungo la sua guancia , sulla mascella, sul collo, sulle spalle e poi più giù, lungo il torace. Quando si sporge per baciarglielo, sente i muscoli contrarsi di riflesso. Allora azzarda di più, gli sfiora i capezzoli e gli lascia una scia di baci che vanno sempre più in basso.
A Embry sfugge un gemito più alto mentre l'afferra per la vita, obbligandola a ritornare su, per poterla baciare ancora. La intrappola sotto di lui, insinuandosi tra le sue gambe.
Non c'è un punto dove non desideri essere toccata, accarezzata, baciata da lui.
E' così persa in quel fuoco che le brucia dentro, da non accorgersi della mano che è scesa tra le sue cosce, finchè non sente le dita di Embry esplorarla intimamente.
Allora chiude gli occhi con forza e si lascia andare all'intenso piacere che quelle dita esperte stanno suscitando dentro di lei. Si sente calda e bagnata come non lo è mai stata, arrivando ben presto sull'orlo dell'orgasmo.
- Embry, ti prego...
Per un attimo teme di aver fatto un errore, perchè non avverte più il calore del suo corpo sulla pelle, ma è solo perchè lui si è alzato per strappare gli ultimi due indumenti che li separavano.
Ora è di nuovo tra le sue cosce, i fianchi incastrati con i suoi, l'erezione che inizia a farsi strada dentro di lei.
- Samantha ...
Sta solo pronunciando il suo nome, eppure il tono basso e arrochito con cui lo fa vale più di qualsiasi potente afrodisiaco.
Gli circonda i fianchi con le gambe, attirandolo ancora più in profondità, perchè sente di volergli fare spazio dentro di sè sino in fondo all'anima.
Lui reagisce sollevandole i fianchi ancora più in alto, mentre la bacia ancora una volta come se le volesse divorare la bocca.
La sta penetrando lentamente, roteando il bacino per sfregarlo contro la sua eccitazione e riportarla così sull'orlo dell'orgasmo.
Sente di essere molto vicina e lo avvolge ancora più stretto, circondandogli anche le spalle con le braccia. Arriva persino a morderlo sul collo, in un impeto di passione che spaventa persino lei.
Il sesso le è sempre piaciuto, ma prima di lui è come se avesse provato solo una tiepida eccitazione.
Embry affonda dentro di lei con più violenza, lo sente dentro il suo ventre ma anche più sù, dentro il cervello.
Sì, la sta possedendo anima e corpo. Non c'è spazio per altro che non sia lui e quello che le sta facendo provare.
La bacia ancora adesso, o è lei a farlo, non la sa bene perchè ormai l'orgasmo le è esploso dentro, riducendola ad un fascio di terminazioni nervose percorse da una corrente elettrica.
Potrebbe morire in quel momento e non accorgersene.
Ma non è ancora finita, perchè c'è un'ultima sensazione a portarla definitivamente in un'altra dimensione ed è l'orgasmo di Embry.
Sentire il suo seme riversarsi dentro di lei, vedergli i lineamenti stravolti da un'espressione di puro piacere, percepire il suo cuore battere furiosamente, la fa sentire completamente appagata.
E' questo l'amore vero?
Non può non domandarselo, mentre lui le crolla addosso e lei arriva a trovare bello anche quello, essere intrappolata sotto di lui.
Si sente protetta dalla sua forza, non minacciata.
Le viene quasi da piangere, perchè è bello e terribile nello stesso momento quello che sta provando.
- Scusa...
Succedono tre cose contemporaneamente dopo quella parola pronunciata da Embry: si distende sul fianco per non pesarle più addosso, continuando però a tenerla stretta contro di lui; la guarda negli occhi e le accarezza una guancia quasi come ad assicurarsi che lei non sia un sogno pronto a svanire.
Quei tre gesti l'hanno resa certa che quelle scuse non la feriranno in alcun modo, anzi.
Così riesce a guardarlo a sua volta negli occhi, trovandoci un calore che ha il potere di sciogliere tutti i suoi pensieri come neve al sole.
- Perchè?
Nei suoi occhi scuri si agita qualcosa che lei ha già visto, ma non riesce a capire cosa sia.
- Perchè sono stato un fottuto egoista, oltre che un assoluto coglione.
La sua coscienza sta lottando per emergere, ma ancora non riesce a capire cosa stia cercando di dirle Embry.
Forse perchè la sua voce è dispiaciuta, ma i suoi occhi non riescono ad esserlo totalmente.
C'è una sicurezza nel suo sguardo che le fa battere forte il cuore, nonostante ormai le sensazioni travolgenti dell'orgasmo si stiano placando, lasciandole solo un piacevole languore in tutto il corpo.
- Non avrei dovuto approfittarmi così di te... liberamente.
Finalmente riesce ad afferrare cosa sta cercando di dirle, e contemporaneamente i suoi occhi sembrano svelarle il loro segreto.
E' troppo presto e troppo... semplicemente troppo di tutto!
- Prendo la pillola e sei il primo a cui non ho chiesto di indossare il preservativo. Puoi stare tranquillo.
La voce le esce dura, più di quanto lei stessa voglia, perchè in realtà è spaventata da quello che ha appena scoperto.
- Sam... Sam... ti prego, non fare così.
Non si rende conto di quello che sta facendo, sino a quando le mani di Embry non le impediscono con più forza di districarsi da lui.
- Volevo solo rassicurarti sul fatto che sono sempre stato attento anch'io e che se questa volta...
- Non lo dire!
E' arrabbiata, anzi no, è decisamente terrrorizzata perchè il suo sguardo si è fatto ancora più sicuro e determinato nell'esprimerle ciò che prova per lei.
Cazzo, no! Non vuole che glielo dica!
- Sam... Sam... ascoltami.
La sua presa è forte, ma gentile. E lei lo odia anche per questo, perchè sa che se solo insistesse un pochino di più, lui la lascerebbe andare, facendola sentire ancora peggio.
- Se vuoi non lo dico, ma ti prego, non scappare da me.
E' una supplica, quella di Embry,  a cui tutto il suo essere risponde con un trasporto immediato e totale, forzandola a rimanere lì dov'è, tra le sue braccia.
Come può avere un tale potere su di lei, quando nemmeno lei riesce ad averlo su stessa?
- Che cosa mi hai fatto, Embry? Maledizione, non riesco più nemmeno a respirare se tu non mi sei intorno!
Lo sguardo che le rivolge è talmente intenso, da provocarle un lungo brivido gelato lungo la schiena.
- Anzi no, non lo voglio sapere.
E' di nuovo a pezzi.
Non potrebbe essere diversamente, non dopo aver acquisito la piena consapevolezza che potrebbe di nuovo essere distrutta dall'amore.
Sam è convinta che questa volta non potrebbe sopravvivere, non dopo aver già attraversato l'inferno di perdere quello di suo fratello Peter.
Lui era tutta la sua vita, e per continuare senza di lui ha dovuto rinunciare ad una parte importante di sè.
Ora pensa che se dovesse perdere Embry, cos'altro rimarrebbe di lei?
Eppure non può pensare di allontanarlo. E' come se una forza invisibile la legasse a lui.
- Sam? Mi guarderesti un attimo?
Lo ha chiuso fuori dal suo mondo in quella maniera infantile, "non lo vedo allora non può esistere", e le viene quasi da ridere, perchè sta per completare un ciclo di studi che avrebbero dovuto renderla immune a negazioni di quel tipo.
Apre gli occhi e lo guarda.
- Non ti chiederò niente di più di quello che sarai disposta a concedermi. Un giorno, un mese, un anno... quando ti stancherai di me, io mi farò da parte. Ma sino ad allora, lascia che io...
Gli ha letteralmente chiuso la bocca con la mano, sentendo il suo fiato caldo solleticarle il palmo.
- E se fossi prima tu, a stancarti di me? Ci hai pensato? Abbiamo cinque anni di differenza, Embry. Sembri di certo molto più maturo della tua età ma questo non vuol dire che...
Si ritrova anche lei con la bocca chiusa, e decisamente meglio dal momento che la mano di lui copre una superficie più ampia.
Se qualcuno potesse vedere la scena dal di fuori, forse gli apparirebbe anche comica: due ragazzi nudi sul divano, dopo aver appena fatto l'amore in maniera travolgente, a tapparsi rispettivamente la bocca per non dare voce a quel sentimento che comunque è scritto nei loro occhi.
La conversazione, infatti, non è cessata tra loro, si è spostata solo ad un livello più profondo. A parole si può anche mentire, ma con le emozioni è già più difficile farlo.
E se guarda negli occhi di Embry, le è impossibile credere che arriverà il giorno in cui si potrà stancare di lei.
E allora cosa deve fare?
Rischiare di vedere se succederà, quando magari sarà anche più innamorata di lui?
Oddio, allora è vero.
E' proprio innamorata... persa tra l'altro.
Non può nemmeno pensare di allontanarlo, perchè ci ha già provato e questo l'ha riportata dritta dritta da lui, e poi dritta dritta su quel divano, dove ha fatto l'amore con lui senza nemmeno preoccuparsi di usare qualche precauzione.
Maledizione, con lui il pensiero non l'ha nemmeno sfiorata.
Non c'è niente da fare, se non arrendersi definitivamente al fatto che non può fingere qualcosa che non è.
E deve averla scritta in faccia quella resa, perchè improvvisamente gli occhi scuri che sta ancora fissando, si illuminano dello stesso sorriso che sente fiorire sotto il palmo della sua mano.
Non è il sorriso vittorioso di chi ha vinto la guerra, ma è quello di chi è felice di essergli sopravvissuto.
E' un punto di partenza, non un punto di arrivo quel sorriso meraviglioso.





XXXXXXXXXXXXXXXX



Hanno fatto di nuovo l'amore, con più calma, esplorando i loro corpi alla ricerca di quei punti sensibili e ricettivi.
Ha scoperto così che adora essere baciata sotto la mandibola, ma non vicino all'orecchio, perchè lì diventa solo solletico; che le piace una presa più decisa quando le tocca il seno, meno quando lo sfiora solo con delle carezze. Non sopporta, invece, che le tocchi l'ombelico, ma se lo bacia soltanto allora può anche lasciarglielo fare.
Gli ha guidato la mano tra le pieghe del suo sesso, mostrandogli esattamente il punto in cui voleva sentire il suo tocco, stupendosi poi di come lui le abbia fatto scoprire che essere contemporaneamente stimolata da un'altra parte lo rendesse ancora più eccitante.
Infatti, quando ha fatto scivolare le dita nella fessura tra le sue natiche, c'è stata una resistenza iniziale, subito superata dal piacere della scoperta che con lui non era stato sgradevole come con altri.
Questa confessione gli ha fatto provare una tale sensazione di reciproca appartenenza e possesso, che l'ha quasi portato sull'orlo dell'orgasmo.
Ha tracciato nuove rotte sul corpo di Samantha, inesplorate e del tutto sue.
Si è nuovamente tuffato nel suo calore, assaporandola in ogni sfumatura, sino a quando non ha avuto solo il suo sapore in bocca.
E poi ne avrebbe voluto ancora, ma è stata lei ad obbligarlo a darle di più, scoprendola così capace di prendersi ciò che vuole.
Si è ritrovato con lei sopra, senza respiro e senza la forza di fare altro, se non assecondare quella sottomissione così erotica e coinvolgente.
Ha scoperto anche che dopo l'amore, Samantha è ancora più bella.
Saranno due ore buone che la guarda dormire, eppure ancora non è stufo. Certo, anche lui si è addormentato ad un certo punto, però si è svegliato prima di lei e non è più riuscito a chiudere gli occhi.
E' innamorato perso.
E' inutile girarci intorno, che sia imprinting o amore vero, lui è fottuto lo stesso.
Ma contrariamente a quanto si aspettava, non è incazzato, o triste, o l'insieme delle due cose. Non si sta spaccando la testa sulla questione.
No, è soltanto felice.
Ma se si sente così bene, ha senso combattere questa cosa, allora? Cioè, vuol dire che dopo tutte le paranoie che si è sempre fatto, si deve arrendere anche lui a diventare l'ombra di qualcun'altro?
Perchè se il sole sparisse, morirebbe anche lui.
Già che pensa queste cose, come se fosse uno dei libri di sua madre, gli fa capire quanto sia andato oltre.
Allora Jacob aveva ragione e lui torto?
Bastava trovare l'altra metà, perchè tutto l'universo prendesse la giusta piega?
Si domanda allora come si senta rispetto alle questioni che si è lasciato alle spalle: il lupo, il branco, sua madre... suo padre. Quello vero, ovviamente.
Già, cosa pensa adesso se si guarda indietro?
Chissenefrega?
No, non è proprio così. E' un "chissenefrega" se Sam non lo molla. Se Sam lo aiuta a vedere le cose anche attraverso i suoi occhi. Se Sam lo prende per mano e lo accompagna in quel passato che lo ha ferito così nel profondo.
Ma c'è la questione del lupo.
E lui non è mica tanto convinto che lei la prenderà bene. Già ha fatto fatica ad accettare lui così com'è, figurarsi se dovesse mostrarle il suo alter ego.
Eppure... eppure lui è così grazie anche al lupo.
Cioè, lui è l'insieme delle due cose.
Ma se ne accorge solo adesso, cazzo?
- Se hai un segreto, Embry, questo è il momento di dirmelo.
La voce di Samantha lo fa letteralmente sobbalzare, perchè si deve essere perso nei suoi ragionamenti, senza accorgersi che adesso è sveglia anche lei.
- Perchè dici cosi?
Intanto non ha resistito dall'afferarla per la vita e trascinarla verso di lui. Mentire e ingannare è una specie di seconda pelle per lui.
Per quanti anni ha detto "tranquillo, Jacob, va tutto bene", "tranquilla ma', va tutto bene", "tranquilli, amici, va tutto bene"?
Praticamente da sempre.
- Avevi la faccia di uno che stava litigando con se stesso. E non su cosa mangiare stasera, giusto per farti capire.
Lui sorride, anche se dentro trema.
- Questa mi sembra psicologia spicciola, veramente.
Anche lei sorride, ma sa di non averla ingannata.
- La psicologia è roba spicciola, solo che la gente ha bisogno di credere che non lo sia. Quindi paga fior di soldi per farsi dire quello che in realtà già conosce.
Le sfiora le labbra con un bacio, mentre le aggancia anche una gamba tra le sue.
Una cosa che piace a lui è il modo in cui il corpo minuto di Sam si avvinghia al suo.
- Più o meno è il concetto che esprime anche Julia Robert a Richard Gere in Pretty Woman. La tua è solo una conferma, quindi.
Lei scoppia a ridere, questa volta sinceramente.
- Ti prego! Conosci Pretty Woman! Ma è un film vecchio e stravecchio! Tra l'altro è roba da maratona romantica per una serata tra ragazze!
Lui si sente già meglio e solo perchè lei sta ridendo.
- Guarda che è così che sono arrivato a capire le donne. Studiandole nel loro punto debole: i film romantici!
Lei ride più forte adesso, la faccia nascosta nell'incavo del suo collo.
Ecco, adesso si sente anche meglio con lei così vicina. Può inspirare il suo profumo, un misto di salsedine, sesso e lui.
- Embry, ti giuro, se lo hai fatto sei un mito!
Lui la stringe, mentre sente un primo accenno di desiderio risvegliarsi.
- Certo che l'ho fatto. Dove credi che abbia scoperto i trucchi migliori?
Lei gli rifila una specie di cazzotto, dando segno di stare al suo gioco.
- E io che pensavo fosse tutta farina del tuo sacco. Mi sembrava troppo bello che tu fossi carino, giovane e anche così capace.
Lui non si fa sfuggire l'occasione.
- Bè, che sono "capace" mi sembra di avertelo dimostrato già più volte... per la precisione tre. Ma sono già pronto per la quarta ...
Lei lo caccia via, ridendo e avvolgendosi nel lenzuolo come in uno scudo protettivo.
- Eh, no! Sono io che non sono pronta. I cinque anni di differenza si fanno sentire, ragazzino! Mi spiace, devo recuperare le forze!
Si è gettata giù dal letto, sfuggendogli per un soffio. Si allontana di qualche passo e lo minaccia con una finta espressione truce.
- Se vuoi la quarta, come minimo prima mi devi portare a cena fuori. E prima mi devo fare anche una doccia...
Lui è già pronto a seguirla, con l'idea di insaponarla e ...
- Non ci provare! Docce separate!
Lo minaccia ancora, facendo due passi indietro.
- Devo anche schiarirmi le idee, e con te vicino non è di certo possibile.
Se doveva arrivare una nota dolente, eccola.
Vuole riflettere.
Su che cosa? Sul fatto che ha capito davvero che le nasconde qualcosa di serio? O sul fatto che è innamorato di lei? O sul fatto che anche lei è persa di lui? 
Perchè la discussione dopo la loro prima volta sa che non è dimenticata, ma solo accantonata. Anche lui deve chiederle qualcosa, perchè dietro alle sue paure gli sembra ci sia anche dell'altro, non solo il fatto che lui è giovane o che tra loro tutto è successo così rapidamente.
- Va bene, ma se vedo che rifletti troppo, ti vengo a prendere, okay?
Mette su anche lui un'espressione più minacciosa, ma ottiene solo di farla ridacchiare ancora.
- Non sei credibile. Non mi fai paura nemmeno un pò.
Per un attimo si immagina di trasformarsi davanti ai suoi occhi, e quello che vede lo terrorizza.
- Embry? Che c'è, stai male?
Il tono allarmato di Samantha scaccia via quell'immagine terribile, facendogli scuotere la testa per liberarsi anche dell'ultimo brandello di angoscia provata.
- No, tranquilla. Mi sa che ho bisogno di nuove energie anch'io! Giovane o non giovane, sono state tre volte anche per me...
Lei non è pienamente convinta di quella risposta, ma dal momento che lui si è alzato in tutto il suo metro e novantatrè di nudità, tra l'altro non proprio così a riposo, decide di non rischiare.
Forse pensa che è stato un trucco per farla riavvicinare, e lui alimenta il suo dubbio per distrarla.
- Però, forse, dopotutto...
Le rivolge uno sguardo languido, perchè comunque lei è bella da morire così scarmigliata e drappeggiata nel lenzuolo stropicciato.
- Traditore... ma se poi stai male veramente e io non ti soccorro, prenditela solo con te stesso!
Dato che lui ha fatto qualche altro passo in avanti, non le lascia altra scelta se non quella di correre a rifugiarsi in bagno, sbattendosi la porta alle spalle.
- Vedi di farti trovare pronto quando esco!
Lui si appoggia alla porta, meditando per un attimo di aprirla comunque. La tentazione di fare la doccia con lei è altissima, nonostante tutto.
- In che senso?
- Nel senso che se non sei vestito, ti lascio qui a morire di fame!
Sente che ha già aperto l'acqua, e una parte di lui è di nuovo pronta per lei.
- Donna crudele.
La sente ridere.
- Puoi dirlo forte. E adesso vattene, sul serio.
- Va bene. Per questa volta cedo... ma non ti abituare, piccola donna.
- Okay, Toro Seduto. Lo terrò a mente.
Lo congeda con un'ultima risata, un bel suono che su di lui continua ad avere un effetto devastante.
Andrà a farsi una doccia anche lui, ovviamente fredda e poi cercherà di capire come dovrà fare con lei.
Perchè in qualche maniera dovrà trovare il modo di dirle il suo segreto, sa bene che non potrà rimanere per sempre lontano dal branco, da sua madre e da La Push.



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