Akatsuki, cercasi apprendisti

di calypso29
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Il Villaggio della Sabbia ***
Capitolo 3: *** L'accademia ***
Capitolo 4: *** Il sensei è ... ***
Capitolo 5: *** Convivenze difficili e verità ***
Capitolo 6: *** La missione ***
Capitolo 7: *** Il covo della serpe ***
Capitolo 8: *** Kaede vs Kohaku ***
Capitolo 9: *** Rivelazioni su Kaede ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Era una giornata piovosa, le saette squarciavano il cielo a intervalli irregolari.

Qualsiasi persona sana di mente si sarebbe rintanata in casa, magari davanti a un fuoco scoppiettante o alla televisione. Nel Paese delle Onde, un tempo del genere era all’ordine del giorno in quel periodo. Così, nessuno notò alcune figure sinistre che si muovevano per le strade buie.

“Ehi! Dite che questo posto va bene?”

A parlare era stato un uomo alto, con un’enorme spadone sulla schiena.

“Direi di sì, non è ne troppo vistoso ma neanche troppo poco, uhn.” commentò un tizio biondo dalla sessualità ambigua (scusate, non ho saputo resistere).

“Sbrigatevi, sapete che non mi piace aspettare …”

“…”

Gli ultimi due avevano il viso oscurato da un cappello di paglia.

“Calmati Danna, questo era l’ultimo, uhn.”

“Bene, allora direi che possiamo andarcene da questo schifo di villaggio.”

“E perché? Ti si arrugginiscono gli ingranaggi, uhn? Hahahahaha!!”

“Zitto, o ti tappo io quelle bocche.”

E dopo questo scambio di battute, i quattro si dileguarono nella nebbia che si stava alzando, accompagnati da un lieve scampanellio.

Sul muro della casa vicino a cui si erano fermati era appeso un manifesto. Piuttosto piccolo, nero, con scritte in corsivo a caratteri rossi.

Una attirava in particolar modo l’attenzione: “Akatsuki cercasi apprendisti”

Essendo il Paese delle Onde molto piccolo e isolato, nessuno aveva mai sentito nominare l’organizzazione.

Ma se lo avessero saputo …

Il giorno dopo, le nuvole erano sparite, lasciando posto al Sole.

Un ragazzo dai grandi occhi verdi e gli abiti smessi stava girovagando a caso per le vie, quando la sua attenzione venne attirata da un capannello di persone raccolte vicino a una vecchia casa.

Incuriosito, si fece avanti, tra le proteste delle persone che venivano superate.

“Akatsuki cercasi apprendisti, Villaggio della Sabbia, il 23 agosto … assicurarsi di portare attrezzatura ninja, corso valido solo per chi conosce le tecniche di base …” lesse alcuni pezzi tra le teste delle persone che gli stavano davanti.

Scoppiò a ridere, fregandosene del fatto che le persone che gli stavano attorno lo stessero fissando come per dire “ma questo è fuori come un abete in pieno inverno!”

Si allontanò col sorriso sulle labbra “Luna Rossa, ma che è ’sta roba? Sembra la pubblicità per uno shampoo … Comprate Akatsuki! A te piacerà Luna Rossa e a lui piacerai tu!” pensò. Si trattenne dal ridere ancora.

È piuttosto imbarazzante pensare qualcosa di divertente, scoppiare a ridere per poi accorgersi che tutti ti stanno guardando (parlo per esperienza).

“Però … seriamente, l’idea non è male. L’attrezzatura la posso rubare, e le tecniche base … potrei impararle lì di nascosto … è comunque sempre meglio che restare qui a morire si fame!”

Non si rendeva conto dell’impresa in cui si stava cacciando …

È notte, tutto tace, tutto è buio.

La porta di una catapecchia abbandonata sbatte, turbando il silenzio.

“Ma (censored)!!!” al ragazzo scappò un’imprecazione. Gatou non voleva nessuno in Giro dopo il tramonto, e i suoi uomini erano ovunque.

“Devo stare più attento, ora che ho un futuro più dignitoso a portata di mano, non posso farmi scoprire per colpa di una porta taroccata!”

Sì, un futuro migliore. Aveva sempre creduto che avrebbe continuato a fare il ladruncolo per le strade di quel piccolo paese. Era anche bravo, non è da tutti riuscire a procurarsi una manciata di kunai e shuriken di buona fattura, una katana e dei vestiti che sarebbero stati piuttosto costosi.

Perso in questi pensieri, non si accorse di un’ombra che si muoveva a qualche metro da lui fino a quando questa non spezzò accidentalmente un rametto.

Il ragazzo si voltò di scatto cogliendo un movimento con la coda dell’occhio e temendo il peggio.

La figura, però, si volatilizzò subito. Lui rimase senza fiato, gli era sembrato di sentire una parola …

Tuttavia non perse tempo e corse via. Il bosco di conifere che circondava la sua casa (casa, parola grossa …) era molto fitto e non si riusciva a vedere bene neppure di giorno. Voleva arrivare ad una spiaggia che conosceva solo lui e attraversare il mare per raggiungere la terraferma. Saltò diversi tronchi caduti coperti di muschio, arrivando in poco tempo su una spiaggetta selvaggia e prendendo una barca di legno che aveva costruito anni addietro. Essendo un ladruncolo, era molto abile con le mani e aveva un ingegno superiore a chi ha sempre avuto una vita agiata.

La spinse in acqua e cominciò a remare velocemente, allontanandosi dal suo villaggio e dal suo passato. Tuttavia, l’eco di quella parola continuava a riecheggiargli nelle orecchie: “Scusa”.

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Ok, ecco il primo capitolo della mia prima fiction. Ammetto che non è un granchè, ma è più che altro un capitolo di passaggio. Prometto che nei prossimi ci sarà più azione. Non so come verrà questa serie ne come andrà avanti, e il fatto che l’ispirazione mi sia venuta durante la verifica di geometria non è di buon auspicio (considerando anche il voto che poi ho preso).

Se volete potete lasciare un commento, ho disperato bisogno di consigli per migliorare!

CIAO

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Capitolo 2
*** Il Villaggio della Sabbia ***


È mezzogiorno. E’ agosto inoltrato. Nel mezzo del deserto. Con 40°C all’ombra.

Questo clima, già brutto di suo, diventa insopportabile per chi è abituato all’aria fresca e la brezza profumata di salsedine.

Un ragazzo di circa 13 anni camminava spaesato per la via principale del Villaggio della Sabbia, con indosso una maglietta mimetica a maniche corte, dei pantaloni neri, larghi e lunghi, una katana a tracolla e l’attrezzatura che un normale genin dovrebbe avere. Sembrerebbe normale, se non fosse per il fatto che lui non aveva mai toccato un kunai e non sapeva neppure le posizioni da fare con le mani per una banalissima tecnica di sostituzione.

“Questo villaggio è uno schifo! Se non trovo un posto dove sedermi all’ombra giuro che collasso.” mormorò attento a non farsi sentire da nessuno “E poi qui sono tutti pallidi come cadaveri, ma che protezione mettono … 80!?”

Dopo aver avvistato una panchina sotto i rami striminziti di un baobab (non credo che a Suna ce ne siano, ma non potevo farlo morire di caldo XD) vi si diresse con passo spedito, per poi bloccarsi di botto. Un paio di occhi chiarissimi lo stavano fissando, occhi appartenenti a un ragazzo dai capelli rossi e il kanji “amore” tatuato sulla fronte. Il suo sguardo, in sè, non sembrava minaccioso, ma era così inespressivo e piatto da mettere inquietudine.

“Meglio fare retro front”

Pensò il giovane con la katana, prima di imboccare una strada secondaria.

“E’ una mia impressione o qui tutti hanno un’incavolatura (per non usare termini volgari) perenne?”

Sentendo del chiasso proveniente dalla piazza vicina, decise di andare a dare un’occhiata. Si trovò di fronte a file e file di bancarelle, probabilmente era incappato nel mercato cittadino.

Fulminato da un’idea, decise di dare un’occhiata.

“Se ho un po’ di fortuna riuscirò a trovare una bancarella di libri di tecniche base ninja.”

Era riuscito a raccattare pochi soldi, rubandoli a passanti distratti, ma sicuramente bastavano per un libro.

Girò incuriosito tra banchi di cibi, stoffe e bigiotteria, lasciandosi incantare dai colori che prevalevano nel villaggio. Erano soprattutto caldi: le case dalle forme strane (no, seriamente, sembrano dei termitai) color sabbia, i panni stesi tra un’abitazione e l’altra erano di tutti i colori, i pochi alberi secchi di tute le sfumature del marrone …

Anche gli odori erano diversi: le spezie vendute sulle bancarelle, l’aria secca, sabbia, sole …

I suoni poi … il suo paese era silenzioso e si sentivano soltanto i lamenti degli affamati, lì invece era pieno di urla di bambini, richiami di mamme e risate. Ogni tanto uno strano scampanellio …

“Ehi, ragazzino! Dico a te, con quella faccia da ebete!”

“Sta parlando con me?”

“No, guarda … con tua sorella.”

“Altro appunto, qui il sarcasmo regna sovrano.” si appuntò mentalmente il ragazzo, rivolgendo poi la sua attenzione a un venditore dal viso completamente bendato.

“Lo vorresti questo bel kunai? Costa poco ed è di ottima fattura!”

“Ma sei cieco? Io ho già tutto non v …”

Ma ecco che qualcosa attirò la sua attenzione, un tomo da circa 850 pagine intitolato “Ninja: tecniche di base”.

“Lassù qualcuno mi ama! Quanto vuoi per quel “libretto”?”

“Sei appena entrato all’accademia, eh? Mi sento generoso e ti farò lo sconto del 50% perché mi stai simpatico.”

“Davvero, grazie signore! Sei è un mito!”

“Hahaha! Bravo ragazzo!”

Poco tempo dopo, il nostro eroe (per non dire sempre ragazzo) stava comodamente seduto su una panchina. Aveva tra le mani il cosiddetto “libretto” comprato con i suoi ultimi soldi. Un dubbio però continuava a tormentarlo.

Si trovava nel villaggio della Sabbia, il giorno prestabilito ed era pronto. Aveva pensato di trovare manifesti con indicazioni sul luogo e l’ora dell’incontro con questa benedetta Akatsuki, e invece niente. Nessun cartello, nessuna indicazione, niente.

Perso in questi pensieri, non si accorse della figura che stava alle sue spalle prima di sentire un dolore lancinante alla base del cranio.

Poi il buio …

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So che avevo promesso un capitolo più lungo e con più azione, ma non ho resistito. Mi piace concludere così, lasciare la suspance (si scrive così?). Vi prego, non odiatemi!

Avverto che probabilmente inserirò i nuovi capitoli di sabato.

CIAO!

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Capitolo 3
*** L'accademia ***


“Ehi … Ehi tu! Tutto bene? Svegliaaaaaa!!!”

Il ragazzo sentiva una voce lontana, una voce femminile e acuta.

Provò ad alzare la testa, ma una fitta lo costrinse a riabbassarla. Ad un tratto si sentì scrollare con forza, tanto che dalle labbra gli uscì un gemito e fu costretto ad aprire gli occhi.

Si trovava in una stanza spaziosa, illuminata dalla luce che entrava da delle porte-finestre, le quali coprivano tutta la parete a sinistra. In fondo all’aula c’erano una cattedra e una lavagna, probabilmente mai usate. Quattro file di banchi riempivano la stanza; solo la metà erano occupati.

C’erano molti ragazzi intenti a guardarsi attorno spaesati, alcuni cercavano di svegliarne altri che sembravano addormentati. Chi si limitava a scuotere leggermente il vicino di banco, chi lo faceva “leggermente” più forte, chi urlava nelle orecchie o, in alternativa, una secchiata d’acqua fredda in testa (metodo usato solo dalle ragazze che, si sa, riescono a far comparire dal nulla cose come martelli di gomma, ventagli, enciclopedie …).

Si voltò infastidito verso la ragazza che lo aveva svegliato (usando il secondo metodo sopracitato) e che in quel momento lo osservava curiosa. Aveva i capelli lunghi e ondulati, rosso acceso, grandi occhi marroni e un viso a cuore pieno di lentiggini.

“Certo che potevi usare un metodo più delicato per svegliarmi. In genere quando una persona riceve un trauma cranico non è molto consigliato sbatacchiarla come un pupazzo!”

“Scusami, ma non sono riuscita a svegliarti con le buone … caro il mio “bell’addormentato”!” gli rispose sorridendo solare.

Anche lui non poté fare a meno di sorriderle, quella ragazzina gli sembrava piuttosto simpatica.

“Comunque, io mi chiamo Airi: Ai come amore e Ri come gelsomino. Tu invece saresti …?

“Mi chiamo Hikaru, che vuol dire splendore.”

“Molto piacere, Hikaru!” gli porse una mano.

Lui la strinse, avvertendo un buon profumo di … gelsomino. Airi faceva onore al suo nome.

“Scusa, ma sai dove siamo?” le domandò pensieroso.

“No, ma tutti quelli che entrano sono svenuti o come minimo storditi … che modi …”

“Io ero venuto qui per fare un apprendistato per una certa Akatsuki, ma penso che ormai non potrò più andarci …” sospirò.

“Ma davvero? Anche io! Anzi, pare che tutti qui avessero in mente di andarci.”

Hikaru non fece in tempo a stupirsi, che qualcuno entrò nella stanza. Un uomo affascinante dai capelli rossi e lo sguardo annoiato e una ragazza dai capelli biondo oro e gli occhi (o, almeno, quello non coperto dal ciuffo) azzurri.

Entrambi indossavano un vestito lungo e nero con delle nuvolette rosse.

Tutti ammutolirono, quelle persone avevano qualcosa di minaccioso, nonostante l’aspetto normale.

“Salve a tutti!” esclamò la bionda “Io sono Deidara e lui è il mio compagno Sasori. Farò un riassunto, visto che non ho voglia di stare qui tre ore a spiegarvi tutto per filo e per segno. Questa è l’accademia per l’ingresso nell’Akatsuki, scusate il modo poco civile con cui vi abbiamo fatto entrare, ma questa è una base segreta e non potevamo permetterci di far scoprire a nessuno la strada per arrivarci. E’ pressoché una normale accademia ninja, fatta eccezione per alcune materie che abbiamo aggiunto. Vi daremo poi gli orari e le stanze del campus in cui potrete alloggiare. Ci sono domande?”

Tutti erano ancora sotto shock, e per qualche minuto ci fu un silenzio assoluto. Ad un tratto un ragazzo alzò una mano, con espressione strafottente sul viso.

“Le andrebbe di uscire?” domandò.

“C-come??” ora era la ragazza a essere sotto shock.

“Le ho proposto di uscire con me.” scandì bene il ragazzo (il classico fighetto)

“Sono un maschio.”

“…” se possibile il silenzio calò ancora più fitto.

“Ci sono domande più intelligenti?” chiese l’altro uomo, poi rivolto al ragazzo di prima “Tu ti sei appena giocato la promozione.”

Una ragazza dell’ultima fila alzò timidamente la mano.

“Dimmi.”

“Per caso dobbiamo superare qualche esame per entrare in accademia?”

“Buona domanda. A differenza delle normali scuole, qui c’è un esame pratico da superare.”

“E cioè?”

“Verrete divisi in squadre, ognuna formata da quattro elementi. Per un po’ di tempo andrete a lezione normalmente, così conoscerete anche gli altri insegnanti. Poi affideremo a ogni gruppo una missione, se verrà superata, sarete subito promossi a genin.”

“Beh, se non ci sono domande direi che possiamo dire le squadre” aggiunse Deidara.

Tra i banchi corse un mormorio eccitato. Hikaru, invece, non trovava poi così esaltante il fatto di dover fare squadra con degli sconosciuti, infatti si mise a vagare soprappensiero con lo sguardo.

“Il Gruppo F è formato da … Hikaru Ota” il ragazzo si drizzò sulla sedia “Airi Uzumaki, Kohaku Murakami e Kaede Kamishiro.”

L’iniziale felicità di Hikaru per essere finito nello stesso gruppo di Airi si spense nel sentire il cognome dell’ultima ragazza, un cognome che purtroppo conosceva …

“Bene, ora tutti fate parte di un gruppo. Potete uscire per incontrare il vostro sensei.”

E detto questo, tutti si apprestarono a uscire dalla stanza.

 

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Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.

Volevo innanzitutto ringraziare Itachichan e Ryuzaki_Moon_TH per aver recensito il capitolo precedente, mi ha fatto davvero molto piacere, grazie! Ringrazio in anticipo chi recensirà in futuro (se ci sarà qualcuno).

Ma chi sarà il sensei di Hikaru? Tutto nel prossimo capitolo! (fa tanto anime, no?)

CIAO!

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Capitolo 4
*** Il sensei è ... ***


Hikaru si guardava attorno stupito. L’aula da cui era appena uscito in realtà era una duna di sabbia, l’unica cosa che lasciava intendere fosse un edificio erano le finestre. E non solo! Più distanti c’erano molte altre dune-edificio, probabilmente erano appartamenti e da qualche parte, forse, si trovava una palestra. Queste strutture erano collegate assieme da stradine di terra battuta, la vegetazione si riassumeva in qualche cactus e cespugli, intervallati da qualche rara oasi. Una cosa era certa: erano ben lontani dal Villaggio della Sabbia! Lì era deserto aperto …

Hikaru si concentrò sui suoi compagni di squadra: oltre ad Airi, c’era un ragazzo dai capelli nerissimi, leggermente spettinati, con un ciuffo che gli copriva tutta la metà destra del viso; la pelle chiarissima e gli occhi affilati, cerulei e dalle ciglia folte. Lui doveva essere Kohaku. L’altra era una ragazza dai capelli molto lunghi, lisci, biondo cenere e occhi marroni. Aveva le guance leggermente rosse tipiche della classica ragazza-timida-e-perennemente-imbarazzata. Kaede, la tipa del clan Kamishiro. Lui quel clan maledetto lo odiava. Kaede dovette accorgersi del suo sguardo minaccioso, perché si scostò leggermente da lui, abbassando lo sguardo.

Il Team F si stava spostando sotto indicazione di Sasori (da lui ribattezzato FF, cioè Freddo e Figo) verso un’oasi poco distante.

Nel frattempo …

In una stanza buia, l’unica luce proveniva da una specie di ologramma rappresentante un uomo. L’unica cosa che si distingueva erano gli occhi: completamente azzurri, a spirale.

L’uomo stava parlando con un’altra figura dal volto coperto da un cappello di paglia.

“E’ un gruppo interessante” stava spiegando occhi-a-girella “Tanto per cominciare abbiamo Airi Uzumaki, è risaputa la forza e la resistenza delle donne di quel clan. E poi quella ragazzina ha un’abilità innata molto curiosa, per non parlare di una forza sovrumana … L’altra, Kaede Kamishiro …”

“Pensavo che quel clan si fosse estinto.”

“E’ rimasto solo un membro, vedremo se sopravviverà. Kamishiro è soprannominato “clan della sfortuna”, in quanto tutti i membri sono morti in circostanze tragiche. Tuttavia, se questa ragazza ha ereditato sia le abilità innate della madre che quelle del padre, potrebbe essere una recluta interessante. E poi ci sono i due ragazzi, non so molto di loro, ma ho percepito un chakra pazzesco.

Conto su di te …”

“…”la figura non aggiunse altro e uscì dalla stanza.

Nel frattempo, i quattro ragazzi si trovavano in una graziosa oasi, vicino a una cascatella.

Hikaru era riuscito a disegnare la personalità di ognuno dei compagni: Airi era sempre allegra, sorridente e solare, era sicuro che in futuro sarebbero diventati buoni amici. Kaede era timidissima, introversa e bastava che qualcuno la guardasse perché diventasse bordò. Kohaku, il classico tipo misterioso, asociale e maledettamente figo (come in ogni storia che si rispetti).

Se con Airi era riuscito subito a fare amicizia, gli risultava difficile con Kohaku e impossibile con Kaede.

Il ragazzo, poi, continuava a fissarlo, cosa che gli dava piuttosto fastidio. Stava per intimargli di smettere, quando udì dei passi dietro di se.

Si voltò, per trovarsi faccia a faccia con un Akatsukiano (altro soprannome, dedicato a quei tipi con l’accappatoio a nuvole).

Calò un silenzio raggelante, che nessuno aveva il coraggio di infrangere, fino a quando …

“Salve Hikaru, Kohaku, Kaede, Airi …” salutò ogni membro con voce suadente, fredda e misteriosa.

Si tolse il cappello, rivelando un volto affascinante; due occhi neri, penetranti e misteriosi, un viso un po’ magro dai lineamenti eleganti; i capelli neri e lunghi raccolti in una coda bassa. L’unica pecca nella sua bellezza erano delle profonde occhiaie che gli davano un’aria leggermente stanca. Sul coprifronte portava il simbolo del Villaggio della Foglia.

I quattro ricambiarono il saluto, contemplandolo con aria riverenziale. Quell’uomo, per quando giovane, sembrava nascondere una grande potenza.

“In genere, a questo punto ci si presenta. Chi vuole iniziare?”

Venendo che nessuno dava cenni di vita, sospirò, indicando Airi.

“Io … mi chiamo Airi Uzumaki. Mi piace suonare il flauto e migliorare le mie capacità. Non odio nulla in particolare. Sono venuta qui perché … mia madre lavora da sola e non aveva abbastanza soldi per mantenere la famiglia e anche iscrivermi a un normale accademia … Ho l’abilità innata di …” ma non fece in tempo a finire la frase che l’uomo indicò Kohaku.

“Kohaku Murakami. Non mi piace il lavoro di squadra e anzi, trovo che affidare la propria vita agli altri sia una cosa davvero stupida. Non ho altro da aggiungere.”

Kaede, venendo indicata, arrossì istantaneamente “Ecco io … mi chiamo Kaede Kamishiro … non sono molto brava nelle arti marziali, ma me la cavo abbastanza in quelle magiche … credo …”

Infine toccò a Hikaru: “Sono Hikaru Ota, me la cavo sia in arti marziali che in arti magiche e illusorie (bugiardo). Mi piace aiutare le persone e se c’è una cosa che odio … è il clan Kamishiro.”

Kaede deglutì a vuoto.

“Di me basti sapere che mi chiamo … Itachi Uchiha.”

Per un po’ di tempo regnò il silenzio, il loro si prospettava un team taciturno.

“Avrei una domanda”

“Dimmi Hikaru.”

“Come avete fatto a capire, tra tutte le persone che c’erano, quelle che avevano intenzione di iscriversi a questa organizzazione?”

“Dovete sapere che tra di voi non c’è nessuno che proviene da grandi villaggi, venite tutti da paesi minori. In genere lì non ci sono ninja perché non servono e di conseguenza i paesi sono anche molto poveri. Tuttavia si troverebbero anche persone con abilità interessanti, così abbiamo deciso di darvi la possibilità di iscrivervi ad un’accademia segreta gratis. Visto che è segreta, però, i villaggi maggiori non dovevano sapere niente. Questo è tutto quello che posso dirvi.”

“Ma non ha risposto alla mia domanda!”

“Diciamo che è stato piuttosto semplice: un mio compagno si è messo a vendere materiale che poteva servire a aspiranti genin. Visto che i nuovi iscritti dovevano venire da paesi minori, era probabile che mancasse loro del materiale, e quindi era facile individuarli. Tutto qui.”

A Hikaru scappò uno sbadiglio.

“Immagino sarete stanchi, ecco le chiavi della vostre stanze.

Mi raccomando, domani siate puntuali, dovete allenarvi se volete riuscire a superare la prova d’ingresso.”

E detto questo se ne andò, lasciano i quattro pieni di dubbi e domande alle quali, probabilmente, non avrebbero avuto risposta.

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Oggi ero particolarmente ispirata, allora sono riuscita a scrivere un altro capitolo. A dire il vero non è che sia un granché, ma l’incontro team/sensei andava fatto.

Ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di leggere.

BYE!

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Capitolo 5
*** Convivenze difficili e verità ***


Hikaru non aveva mai pensato che l’apprendistato per l’Akatsuki sarebbe stato facile, ma di certo non fino a quel punto.

Condivideva la stanza con Kohaku, quel tipo era insopportabile. Non parlava mai, era sempre serio e a volte inquietante. Il giorno prima lo aveva insultato mentalmente perché, nonostante lo tempestasse di domande, lui rispondeva a monosillabi o, direttamente, lo ignorava; Kohaku lo aveva fissato in maniera truce (Yamato-style) e gli aveva sibilato “Altrettanto”. Da quel momento in poi gli era stato il più lontano possibile.

Kaede lo evitava, complici i suoi sguardi agghiaccianti.

L’unica con cui andava d’accordo era Airi; quella ragazzina era troppo forte!

E poi gli aveva salvato la vita: il suo manuale di tecniche base ninja era sparito e, non avendo nessuno a cui rivolgersi, aveva chiesto aiuto a lei. Lo aveva aiutato di buon grado, insegnandogli sia arti magiche che illusorie di base e arti marziali. Doveva ammettere di essere piuttosto bravo.

L’accademia gli occupava gran parte della giornata: si alternavano lezioni teoriche a lezioni pratiche; ma gli esercizi superavano sicuramente il livello di genin, manco dovessero prepararsi per andare in guerra! E poi c’era Itachi Uchiha. Incontravano raramente il loro sensei perché era spesso in missione. Ma a lui non dispiaceva, Itachi era peggio di Kohaku. Tra l’altro avevano entrambi nomi di (censored): donnola e ambra. Ma i loro genitori cosa fumavano, peperoni?!

Neppure gli altri maestri erano del tutto normali:

-Hidan insegnava religione. A parte il fatto che religione non serve a un emerito cavolo per chi vuole diventare un ninja, il prof. aveva un modo di fare piuttosto singolare. Le sue frasi potevano essere riassunte con un lungo BIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIP! e la prima cosa che aveva detto entrando in classe era stata “Ce ne sono troppi, bisogna sopprimerne qualcuno.”*

-Kisame, insegnante di arti marziali. Un tonno incrociato con una sirena, e otterrete Kisame. Portava una spada grande più della metà di lui (arrivava ai due metri e mezzo circa). E poi ripeteva ogni dieci minuti: “La mia spada non taglia, raschia.”

-Deidara, Sasori e Konan si alternavano per le lezioni di arte, ma più che arte era disturbo alla quiete pubblica. Come si fa a considerare un’esplosione e dei fantocci di plastica arte?! Konan, poi, era l’unica insegnante donna, ma otteneva ancora più rispetto di tutti i suoi colleghi maschi.

-Itachi insegnava arti illusorie. Sarà stato bravissimo e tutto quello che vuoi, ma restava comunque un emo depresso.

-Kakuzu, insegnante di arti magiche. Era piuttosto inquietante, camuffato dalla testa ai piedi. Assomigliava incredibilmente a una delle marionette di Sasori.

-Zetsu, insegnava scienze, se poi si poteva considerare tale il fondersi col terreno e imparare a usarlo a proprio vantaggio in battaglia. Lui era un incrocio tra una pianta carnivora e un uomo dalla faccia pitturata. Il suo hobby, poi, era parlare da solo.

-Pain, il preside. Lui non era possibile insultarlo, visto che nessuno lo aveva mai visto.

-Tobi: date le scarse capacità mentali, era impossibile anche solo immaginarlo come prof.

In poche parole, l’Akatsuki era una banda di terroristi con seri problemi fisici e psichici e un gusto pessimo nel vestire. Chi mai andrebbe in giro con un accappatoio a nuvole?

Hikaru pensava a tutto questo mentre combatteva contro Airi. Si stavano allenando da molto tempo, ma lui cominciava ad annoiarsi. Ammetteva di esserle superiore per quanto riguardava le arti marziali. Si riscosse dai suoi pensieri, notando che la ragazza formava dei simboli con le mani.

“Cavallo, tigre … Tecnica della Palla di Fuoco Suprema!”

Hikaru venne colpito in pieno.

Airi smise di soffiare, preoccupata di aver esagerato.

Il suo amico era sparito, e al suo posto c’era … un tronco di legno bruciacchiato.

Cominciò a guardarsi attorno, Hikaru poteva colpirla da qualsiasi direzione. Ad un tratto si sentì afferrare la caviglia, mentre qualcuno mormorava:”Arte della Terra: Tecnica della Decapitazione Sotterranea.” Fortunatamente, Airi si liberò dalla presa con uno strattone, proprio mentre Hikaru riemergeva da sottoterra in un’esplosione di detriti. Si apprestò a colpirla con un kunai, ma restò sorpreso quando, per evitare di cadere, lei gli si aggrappò alla maglia. Mossa sbagliata, caddero entrambi rovinosamente a terra … lui sopra e lei sotto (classico -.-’).

Airi riaprì gli occhi, ritrovandosi il viso di Hikaru a pochi millimetri dal suo. Entrambi passarono da bianco al rosso in due nanosecondi.

“Se ti sposti sono più contenta …”

“Scusa …” il rossore sulle guance di Hikaru aumentò. Si sedette accanto a lei, immersi in un silenzio imbarazzato.

“Posso farti una domanda?” chiese ad un tratto la Uzumaki.

“Certo, dimmi pure.”

“Beh, non sentirti obbligato a rispondermi ma … perchè odi tanto Kaede? In fondo, è una buona amica …”

“Hikaru si irrigidì, indeciso se raccontare o no la verità ad Airi.

“E va bene, sapevo che prima o poi sarebbe giunto questo momento.

Devi sapere che il mio clan, gli Ota, erano il più famoso e numeroso di tutto il Paese delle Onde. Eravamo ricchi e misericordiosi e aiutavamo spesso i poveri. Devi sapere, infatti, che il mio villaggio, essendo un’isola, è sempre stato povero. In questi tempi stanno costruendo un ponte per collegarlo alla terraferma, ma i lavori procedono lenti. Comunque, noi Ota, non eravamo molto potenti e non avevamo abilità innate. Fu così che attirammo l’attenzione di un clan arrivato da poco dal villaggio. Era un clan immensamente potente, con delle abilità innate mostruose. Personalmente mi hanno sempre messo inquietudine: tanto per cominciare, si vestivano sempre di nero e colori scuri, erano inespressivi e misteriosi … E poi erano tutti uguali, stesso colore di occhi, stesso colore di capelli, stessa pelle difana … quel clan, erano i Kamishiro. Inizialmente li accogliemmo a braccia aperte, ma una notte …”

“Una notte?” lo incalzò la ragazza.

Hikaru fece un sorriso amaro: “Una notte, i Kamishiro entrarono di nascosto nel nostro quartiere e ci uccisero tutti.”

Airi era rimasta shokkata.

“Ovviamente combattemmo con tutte le nostre forze per proteggere noi e le nostre famiglie, ma cosa sono la bontà e l’impegno contro abilità innate donate dal diavolo in persona? Ricordo ancora le grida, l’odore nauseante del sangue, le lame che si scontravano e le tecniche gridate a gran voce … Io ero ancora piccolo, i miei genitori mi hanno aiutato a scappare attraverso un vicolo secondario. Mi sono nascosto tra delle casse, trattenendo il respiro ogni volta che udivo qualcuno avvicinarsi.

Come puoi ben immaginare, del mio clan non è rimasto più nessuno; i Kamishiro sono saliti al potere e io sono andato a vivere per strada. Nessuno ricorda più gli Ota.

Sono contento che, alla fine, per qualche motivo i membri di quel clan maledetto siano tutti crepati, cioè … quasi tutti …”

Airi sembrava sconvolta, ma come darle torto?

Ad un tratto però, si riscosse, e fece per dire qualcosa, ma …

Un ragazzo entrò nel campo di allenamento. Era Deidara.

“Finalmente vi ho trovati, ho una cosa importante da dirvi.”

I due si misero in ascolto.

“Stiamo per assegnarvi la vostra missione.”

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Hey! Sono tornata con un nuovo capitolo, che ne pensate della storia di Hikaru? Vi prego, fatemi sapere! Non vorrei fosse troppo banale!

Comunque, nel prossimo numero si scoprirà la missione del Team F per diventare genin.

Non la indovinerete mai … XD

CIAO

*La mia prof. di tedesco dice sempre così durante le interrogazioni.

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Capitolo 6
*** La missione ***


Airi e Hikaru entrarono in una stanza buia. Alla luce soffusa di una lampada rossa c’erano quattro persone: Kohaku, Kaede, Itachi e, seduto alla scrivania, Pain. Airi squadrò Kaede, come per valutare quanto fosse pericolosa. La ragazza, sentendosi a disagio, abbassò lo sguardo. Come poteva una Kamishiro essere così insicura? Poi, però, Airi si aprì in un lieve sorriso; non era capace di serbare rancore per una persona.

“Finalmente ci siamo riuniti …” l’attenzione di tutti si spostò sul leader. Non si riusciva a capire il suo aspetto per la troppa oscurità e i suoi occhi erano chiusi.

“Devo ammettere che come gruppo non siete molto unito, ma non potevamo rimandare ancora la vostra missione. Vi avverto in anticipo che non sarà affatto semplice e non potrete contare su Itachi, lui non verrà.”

Tutti guardarono preoccupati il loro sensei (tranne Kohaku, lui è imperturbabile).

“Tanto per cominciare, vi dice qualcosa il nome Orochimaru?”

Silenzio. Ad un tratto Airi fece un passo avanti. “Se non erro … nella mitologia Orochi è il nome di un serpente con la lingua a otto punte che venne sconfitto dall’eroe Susanoo. Non so se centra …”

Itachi si irrigidì, come se fosse stato chiamato.

“Diciamo che centra un po’, seguitemi.” detto questo, il leader si alzò e aprì la porta, uscendo nel corridoio.

Itachi fece cenno di seguire Pain, lui invece rimase nella stanza.

I quattro scesero diverse rampe di scale, arrivando in quelle che sembravano delle segrete. Erano semplicemente un lungo corridoio dalle pareti di roccia umide. C’era un gocciolio persistente.

Nelle pareti erano state scavate delle grotte. Si fermarono davanti a una di esse, dentro la quale notarono quattro figure svenute. Un uomo molto grasso coi capelli arancione chiaro, un ragazzo dai capelli azzurri a caschetto … con due teste?! Una ragazza con un cappello di bende e un strana chioma rosa-arancio e un ragazzo dalla pelle scura e una coda nera … con sei braccia?!

“Vedete questi quattro tizi? Sono il Quartetto del Suono. Dovete sapere che Orochimaru è un criminale di rango S. Ha causato molti problemi in tutte le cinque terre, con la sua mania di immortalità e i suoi esperimenti umani.”

I ragazzi rabbrividirono.

“Diversi anni fa,ha fondato il Villaggio del Suono, lì si riuniscono tutte le persone dai poteri speciali che ha scovato durante i suoi viaggi. Spesso si assicura la loro fiducia aiutandoli e promettendo loro un futuro migliore, in cambio loro gli si offrono come cavie. Questi qui sono probabilmente i suoi servi più potenti, ci abbiamo messo un po’ a catturarli.”

“E noi che dovremo fare?”

“Dovrete prendere il posto del Quartetto del Suono.”

“EEEHHHHHHHHHHH!?!?!?”

“Abbiamo bisogno di nuove notizie su Orochimaru. Abbiamo qualche sospetto. Zetsu è riuscito a creare una tecnica superiore a quella della trasformazione con la quale dovrete sostituirvi ai quattro. Il vostro compito è carpire più informazioni possibili a Orochimaru e poi riferircele.”

La porta si aprì, facendo uscire Deidara, Tobi e il tipo ciccione.

“Mi sento ridicolo.” mormorò Hikaru, incrociandole braccia.

“Guarda che non stai così male.” lo consolò allegramente Airi.

“A te è andata di (censored)! Hai beccato l’unica ragazza normale! Anzi. È anche piuttosto bella.”

Airi lo guardò storto, poi voltò la testa con un movimento stizzito e si allontanò.

“Ma che ho detto?!”

“Allora, ricapitolando. Hikaru, da questo momento in poi ti chiamerai Jirobou. Kohaku, tu sei Sakon. Kaede, Kidomaru. Airi, tu ti chiami Tayuya e, mi raccomando, ricordati di dire almeno una bestemmia per frase.”

“Ma…”

“Non vorrai mica farti scoprire!”

“Deidara-senpai, posso farle una domanda?”

“No.”

“Perché proprio Airi deve fare Tayuya? Kaede è molto più femminile!”

“Tuuuuuuuu!!!!!!! Faccia di lecca-lecca!Come osiiiiiiiii!!!”Airi gridò, trattenuta da Kaede.

“Il motivo è semplice:Airi sa suonare il flauto, Tayuya lo usa per combattere.”

“Quindi neanche tu mi trovi molto femminile …”(l’autostima dell’Uzumaki ha subito gravi colpi).

“Prendete queste mappe, sopra ci sono le coordinate per il nascondiglio della serpe.”

E così, il finto Quartetto del Suono, corse via nell’oscurità.

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Allora? Non ve lo aspettavate, vero?

Vorrei ringraziare chi ha la pazienza di recensire i miei capitoli, chi ha messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. GRAZIE MILLE!!!

CIAO

 

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Capitolo 7
*** Il covo della serpe ***


Erano ore che correvano nella foresta a perdifiato. Il covo di Orochimaru si trovava, secondo le indicazioni, al centro di una foresta, vicino al Paese delle Risaie.

Non era facile orientarsi, vista la nebbia onnipresente nella zona.

Ad un tratto Kohaku, che guidava il gruppo, si bloccò, facendo cenno anche agli altri di fermarsi.

Si nascosero tra i cespugli, ai margini di una radura. Nell’oscurità si riusciva a distinguere una bassa struttura, probabilmente si sviluppava sottoterra.

“Direi che il covo è questo.” bisbigliò Kohaku.

“Ma ora che facciamo, entriamo come se nulla fosse?” chiese preoccupata Airi.

Hikaru si guardava attorno sospettoso, scrutando la nebbia in cerca di qualche movimento sospetto.

Forse avrebbero potuto usare l’entrata principale, in fondo ora loro erano il Quartetto del Suono. Fece per esporre l’idea ai suoi compagni …

“E voi che ci fate qui?” una voce li fece voltare di scatto.Un uomo li stava scrutando sospettoso.

Aveva i capelli di uno strano grigio raccolti in una coda, un paio di occhi neri e circospetti che li fissavano attraverso degli occhiali dello stesso colore.

Si alzarono in simultanea, non era normale che degli uomini che erano stati da sempre al servizio di Orochimaru si nascondessero da lui. Airi prese la parola, calandosi anche troppo nel suo personaggio.

“Secondo te cosa facciamo, contiamo le foglie dei cespugli? Siamo appena arrivati, idiota!”

“Allora la missione è andata bene?” si informò l’uomo, evidentemente abituato al modo di fare poco femminile di Tayuya.

“Si, certo.” rispose Jirobou (alias Hikaru).

“Sono soddisfatto, quell’Arashi era proprio un ninja potente, ma a quanto pare siete riusciti a farlo fuori …”

Annuirono, fortunatamente non era stato difficile inventarsi un bluf per la missione.

“Seguitemi, il Signor Orochimaru ha qualcosa di importante da dirvi.” l’uomo si avviò verso la struttura, facendo cenno di seguirlo.

Arrivato davanti al portone d’ingresso, il ragazzo armeggiò con alcune piastrelle che si trovavano sul muro. Alcune lingue di fuoco serpeggiarono a pochi metri da loro, facendo fare un piccolo balzo

di sorpresa a Kaede. Hikaru si maledisse per non aver preso in considerazione l’idea che ci fossero delle trappole.

Seguirono quello strano tizio all’interno di un corridoio che sembrava infinito, il quale si addentrava in profondità nella terra. Era impossibile ricordare tutte le svolte che avevano fatto e le strade che avevano imboccato.

Dopo una buona mezz’ora, arrivarono davanti a una porta di legno con sopra inciso un serpente.

L’uomo bussò, “Sono Kabuto, mio signore.” e aprì la porta, facendo entrare i quattro.

La stanza era spoglia e oscura, conteneva solo un tavolo con sopra una cartina delle Cinque grandi Terre spiegata e alcune sedie.

“Toh, già di ritorno? Avete fatto presto.” a parlare era stato un uomo da poco entrato nel loro campo visivo. Tutti lo guardarono straniti.

Aveva dei capelli neri, lunghi e lisci, la pelle così bianca da sembrare azzurrina, un viso scarno e serpentino. Ma la cosa che più impressionava erano gli occhi: bordati di viola, affilati, color giallo dorato, con le pupille verticali e sottili.

“Vedo che la missione è stata compiuta con successo, bene … Kabuto, per ora puoi andare.”

Il ragazzo chinò leggermente la testa in segno di saluto e uscì.

“Allora, so che siete appena tornati, ma vi darò un’altra missione.

Come ben sapete, fra qualche settimana cominceranno gli esami di selezione dei Chunin, nel Villaggio della Foglia. Vi ho già parlato di quel ragazzo, Sasuke Uchiha, vero?

Ebbene, intendo introdurmi nell’esame per testare le sue capacità.

Il vostro compito verrà dopo. Sono infatti riuscito a stringere un accordo con il Kazekage del Villaggio della Sabbia. Abbiamo deciso di invadere Konoha durante l’ultima prova. Ho bisogno del vostro aiuto per uccidere il vecchio Sarutobi, l’Hokage di Konoha. Per ninja del vostro livello non dovrebbe essere complicato, no?”

I quattro assentirono, probabilmente il vero Quartetto del Suono lo avrebbe fatto.

“Potete andare.”

Fuori dalla stanza, però, si presentò un altro problema: dove erano le loro stanze?

Non era sicuramente il caso di mettersi a girare per il covo, sia perché si sarebbero sicuramente persi, sia perché il vero Quartetto sapeva di certo dove erano le loro stanze.

Fortunatamente, a salvare la situazione arrivò Kabuto , che stupì tutti dicendo “Stavo per dimenticarlo, abbiamo cambiato da poco il covo, quindi voi non sapete dove sono le vostre stanze. Girate l’angolo, curvate a destra, andate dritti fino a quando non trovate quattro porte. Quelle sono le vostre nuove stanze.”

Appena Kabuto scomparve dalla loro vista, Kaede bisbigliò preoccupata.

“Che si fa?”sembrava molto agitata.

“Non preoccuparti, per ora non facciamo niente. Cerchiamo solo di accumulare più informazioni possibili e di comportarci come farebbero questi tizi.” la tranquillizzò Kohaku,

“L’informazione di prima è molto importante, non basta?” chiese Airi.

“No. È la nostra prima missione, dobbiamo dare il massimo!” esclamò Hikaru.

Airi annuì emozionata, Kaede sembrò ancora più preoccupata, Kohaku inespressivo

Così ognuno entrò nella propria stanza.

Intanto …

“Kabuto …”

“Mi dica, Orochimaru.”

“Tienili d’occhio, quei quattro non mi convincono …”

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Ok, vedo che ci sono nuove persone che recensiscono, come sono felice!

Non l’avrei mai immaginato … :)

Ehm … non so mai cosa scrivere qui …

Quindi non mi resta che salutare tutti quelli che leggono e recensiscono!

Baci!

 

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Capitolo 8
*** Kaede vs Kohaku ***


Il giorno dopo, i quattro si svegliarono di buon’ora, o almeno chi era riuscito a dormire. Tra le pareti del covo rimbombavano continuamente urla raccapriccianti. Nessuno aveva osato mettere piede fuori dalle stanze, neppure Hikaru, che aveva un impellente bisogno del bagno. Non appena si furono cambiati, uscirono sul corridoio. La domanda che tutti avevano in mente era: cosa facciamo?

L’idea di passare il resto della giornata in un covo sinistro e maleodorante, insieme a individui geneticamente modificati non era affatto allettante. Alla fine decisero di uscire e allenarsi, stando però attenti a non farsi pedinare. Sarebbe stata una catastrofe, se qualcuno avesse visto che le tecniche usate non erano le solite. Kohaku evocò un pipistrello e seguendolo, si avviarono verso l’uscita del labirinto.

“Scusate, ma quanto tempo dovremo trascorrere ancora qui? E’ asfissiante …”bisbigliò Airi.

“Io direi ancora qualche giorno, è meglio avvertire l’Akatsuki dell’imminente assalto a Konoha, ma qualche informazione in più non guasterebbe.” consigliò Kohaku.

“Beh, non credo che reggerò ancora molto nel corpo di questo bue obeso.” ringhiò Hikaru, squadrandosi schifato il resto del corpo.

“Io non ho ancora avuto il coraggio di farmi una doccia.”confessò Kaede, diventando cianotica. Tutti la fissarono e ci fu un minuto di silenzio, con tanto di palla di fieno secca che rotola per il corridoio sospinta dal vento. (Non so come faccia a esserci del vento in un corridoio chiuso, ma nei manga tutto è possibile, anche se qui siamo in una fic). In effetti lei era quella messa peggio, visto che le era capitato il corpo di un ragazzo.

“Beh … basta che mentre fai la doccia non ti guardi proprio lì.” le suggerì Airi.

“Ma tanto prima o poi dovrà farlo, quindi tanto vale …”

“Hikaru, vorrei proprio vedere te nel corpo di Tayuya!” lo rimbeccò Airi.

“In effetti non mi dispiacerebbe.” il ragazzo ghignò.

“Sentite, siamo a un corso di educazione sessuale o a una missione segreta?!” Kohaku stroncò sul nascere un discorso imbarazzante.

Nel frattempo erano usciti e decisero di entrare nel bosco, per essere abbastanza lontani dal covo.

Non si accorsero di essere seguiti …

Hikaru era seduto accanto ad Airi e cercava di non imprecare. L’amica era davvero straordinaria nelle arti magiche e lo aveva messo KO in pochi minuti. Cercò di distrarsi, guardando lo scontro tra Kohaku e Kaede.

“Speriamo che si ammazzino a vicenda …”

Kohaku fece dei simboli con le mani, scagliando contro la compagna un drago di fuoco. La ragazza si difese alzando un muro d’acqua il quale, allo sciogliersi della tecnica di Kohaku, si ghiacciò, prendendo la forma di cinque lance. Kaede ne prese una in mano, lanciandola con più forza possibile verso il compagno. Lui la schivò con facilità e la lancia si distrusse in un mare di schegge contro una roccia. La ragazza fece per impugnarne un’altra, ma Kohaku soffiò dalla bocca del fumo.

“E’ veloce nel formare le tecniche.”

Kaede fece un balzo in dietro, atterrando sull’acqua del lago lì vicino e facendo cadere la lancia che aveva in mano. Nel frattempo il fumo aveva preso fuoco, facendo sciogliere le lance di ghiaccio. La Kamishiro si guardava attorno, il fumo le bloccava la visuale e non sapeva da dove Kohaku sarebbe potuto uscire.

Sentì un filo d’aria alle sue spalle e fece in tempo a scorgere il ragazzo che le stava per saltare addosso, il kunai sguainato. Per schivarlo, Kaede sciolse il flusso di chakra, finendo in acqua. Kohaku atterrò sulla superficie, ora era lui a non poter vedere il suo nemico.

Ad un tratto, con la coda dell’occhio, vide un movimento sotto il velo trasparente. Kaede sgusciò fuori in un’infinità di spruzzi e con un kunai di ghiaccio in mano.Kohaku trovò strano che la ragazza lo attaccasse direttamente, aveva notato che prediligeva il combattimento a media e lunga distanza. Con un gesto fulmineo, il ragazzo bloccò con entrambe le mani l’arma che l’amica gli puntava alla gola. Un sorriso gli apparve sulle labbra.

“Direi che ho vinto io, cara Kaede.”

La ragazza si irrigidì e spalancò gli occhi, avvertendo qualcosa di freddo e appuntito sulla schiena. Kohaku si era duplicato, e ora le puntava contro un kunai. Ma il sorriso si gelò sulle labbra del moro, quando vide un’altra Kaede comparire alle spalle del secondo Kohaku.

“Una copia?” sibilò.

L’attimo di distrazione costò caro al ragazzo; Kaede aumentò d’un tratto la forza e il kunai passò attraverso le mani, conficcandosi nella gola del giovane, che scomparve in una nuvola di fumo. Nello stesso istante, il Kohaku “superstite” spinse in avanti la sua arma, Kaede si sciolse in una pozza d’acqua. Ma la ragazza era comunque in vantaggio: infatti in quel momento teneva una spada sottile contro la schiena del ragazzo.

“No, io.” e sorrise, mentre le sue guance si arrossavano leggermente. Il moro non sopportava l’idea di essere battuto da una principiante e, in un lampo, posizionò le mani. Comparve un’altra copia, alle spalle di Kaede, che fece per trafiggerla con la lancia che la ragazza aveva fatto cadere nel lago poco prima. Si sentì un forte schianto, poi il rumore di qualcosa che si spezza.

L’arma si sbriciolò tra le mani del ragazzo, che sgranò gli occhi impressionato. Dalla schiena della ragazza erano spuntate delle ossa. Si, ossa. Bianche, lunghe, affusolate (simili a delle costole) e incredibilmente dure. Mentre si ritraevano, la ragazza fece un veloce gesto con le mani e Kohaku si ritrovò all’interno di una prigione d’acqua. Provò a muoversi, ma le sue braccia erano bloccate, così come il resto del corpo. Da lì a poco sarebbe mancata l’aria. Kaede, spirito benevolo, sciolse in pochi secondi la tecnica, non volendo far soffrire il compagno. Lui atterrò sulla superficie dell’acqua, squadrandola come se la vedesse per la prima volta. Lei arrossì di rimando (ma dai, non l’avrei mai detto -.-’)

“Mi hai sorpreso, questo lo devo ammettere.” concluse, dopo pochi secondi di silenzio.

“Em … Grazie?” era un complimento, quello?

“Wow, Miss Non-mi-fido-a-guardare-lì a fatto fuori Mr Freddo-e-impassibile-Kohaku.”

“Hikaru, forse Kaede è più forte di quanto possiamo immaginare.” sussurrò Airi.

“Ovvio.”

“E tu come fa saperlo?”

“Hai presente la tecnica di prima?”

“Quella per cui ho quasi vomitato?”

“Non dovrebbe avercela.”

Airi fece per chiedere spiegazioni, ma in quel momento vennero raggiunti da Kaede e Kohaku.

“Torniamo al covo.”

Si avviarono, incuranti del fatto di essere stati osservati per tutto il tempo …

Diverse ore dopo, tutti erano nella stanza di Kohaku.

“Kaede, ti sei fatta la doccia?”

“Hikaru piantala!!” Airi gli tirò un ceffone che gli fece ruotare la testa a 180°.

“Allora” Kohaku fece finta di nulla e cominciò a spiegare il piano d’azione “questa notte cercheremo delle informazioni sui piani di Orochimaru. Ecco cosa faremo …”

E mentre il buio calava sempre più fitto, i quattro cominciarono a progettare un colpo a spese della serpe.

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*Si mette in ginocchio* Chiedo perdonoooooooooooo sono in ritardo pazzescoooooooooo!!!!

Ma purtroppo la mia fantasia era andata in vacanza in Alabama e doveva stare proprio bene, perché è stata via un bel po’ di tempo. Em, comunque …

Mentre la mia fantasia oziava, la fiction ha superato le 10 recensioni!! Addio numeri a una cifra!! *balla* (non c’è molto da gioire, certe fic superano i 70 commenti al decimo capitolo.ndHikaru) (insensibile ç.ç ndMe)

Allora, vorrei ringraziare chi ha scritto delle recensioni:

Itachichan, _Deidara_, alinasasusaku02, chicca12lovestory e pink sweet.

Chi ha messo la storia tra le preferite:

Alinasasusaku02, chicca12lovestory, nnaaddiiaa, terry5 e _Deidara_.

L’unica tra le ricordate:

Hinata Uchiha Arclight (cognome preso da Yu-Gi-Oh?)

Chi l’ha messa tra le seguite:

Chicca12lovestory, Itanuno e TheLadyVampire97.

E ovviamente anche chi ha solo letto!

GRAZIE DI CUOREEEEEEEEEEEEEE!!! <3

PS: ci terrei particolarmente se recensiste questo capitolo, è la prima volta che scrivo una lotta.

Baci!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Rivelazioni su Kaede ***


C’era un gocciolio persistente e irritante, ma perlomeno avrebbe coperto ogni eventuale rumore. Quattro ragazzi si muovevano silenziosamente tra i cunicoli, circondati da un’ oscurità palpabile. Avevano tutti l’aria di chi sta per svenire dalla tensione, cosa che a Kaede era quasi successa. Fortunatamente, grazie ad Airi che l’aveva sorretta, era riuscita ad evitare la gaffe. Avevano deciso di partecipare a quella missione con i loro veri aspetti, così per loro sarebbe stato più facile muoversi. E poi, alla lunga, quella tecnica consumava troppo chakra. Kohaku era in testa al gruppo e si muoveva come se conoscesse quei cunicoli a memoria, mentre gli altri lo seguivano come dei pulcini. Ad un tratto si bloccò e gli altri gli andarono a sbattere contro, facendogli fare uno scivolone in avanti. Li fulminò con lo sguardo, mentre si girava.

“E voi dovreste essere ninja … Mia nonna sarebbe più agile, e lei è morta da otto anni.” a quanto pare il nervosismo di Kohaku aveva come ripercussione un’ironia spuntata da chissà dove.

“Em … ops?”

“Comunque, la stanza in cui Orochimaru ci ha convocato all’inizio si trova a circa cento metri da qui e-”

“Scusa, ma come fai a saperlo?” Airi non aveva saputo trattenersi. Kohaku la guardò male, ma rispose.

“Ho evocato alcuni pipistrelli, sai che riescono ad orientarsi al buio, con gli ultrasuoni che emettono riescono a comunicarmi le vie. E si, riesco a sentirli.” rispose alla domanda che Airi probabilmente gli avrebbe posto. Un pipistrello andò, proprio in quel momento, a posarsi sul braccio del giovane. Hikaru lo guardò schifato: odiava i pipistrelli, sembravano dei grossi topi con le ali.

“A quanto pare ci sono due entrate per il laboratorio. Queste due stradine a destra e sinistra portano lì, se si va sempre dritti”

“Quindi ci dividiamo?”

“Direi che è la cosa migliore.”

Hikaru prese Airi per mano e fece per avviarsi verso la strada di destra. La ragazza rabbrividì, non sapeva se fosse per la mano calda di Hikaru a contatto con la sua gelida, o per altro. Però era piacevole, oltre ad essere tiepida era anche così morbida … Il suo amico doveva essere un maestro nelle carezze e … Airi arrossì di botto, riscuotendosi da strani pensieri. Tuttavia il loro percorso venne bloccato dalla mano tesa di Kohaku.

“Ota, tu vieni con me.”

“Che caz … perché?”

“Da quella parte c’è la stanza di Kabuto, noi siamo più bravi nelle arti marziali e abbiamo più possibilità di batterlo, nel caso ci scoprisse.”

“Ehi! Guarda che io sono un maestro quando si tratta di prendere a pugni qualcuno!” la rossa pareva punta sul vivo.

“Qui non si tratta esattamente di “prendere a pugni”. Devo dare ragione a Murakami questa volta, cara.” Hikaru lasciò andare la mano di Airi (con sommo dispiacere della ragazza) e la sospinse verso una rossissima Kaede. Le fece un cenno con la testa, per poi seguire il moro nel tunnel.

Le due ragazze camminavano lentamente, con le orecchie tese allo spasimo. Seguendo le indicazioni di Kohaku, avevano camminato senza mai svoltare. Ancora pochi minuti e sarebbero arrivate. Kaede sembrava assorta nei suoi pensieri e aveva un’espressione vacua, lo sguardo perso nel vuoto, come Airi l’aveva vista spesso. Quella ragazza era un mistero, non parlava mai e di lei sapeva solo cosa le aveva rivelato Hikaru. E non erano cose molto positive. Avrebbe voluto chiederle spiegazioni: era vero quello che le aveva detto Hikaru? E che genere di abilità innate aveva? Ad Airi sarebbe piaciuto conoscerla meglio, in fondo non le sembrava una cattiva ragazza. Anzi …

“Kaede, posso farti una domanda?”

“Dimmi pure.” la ragazza le sorrise incoraggiante.

“Hikaru mi ha raccontato …” e ora cosa avrebbe dovuto dirle? In fondo si conoscevano a malapena e gli argomenti che voleva affrontare erano piuttosto delicati. Forse sarebbe stato meglio buttarsi sull’abilità innata. “… che hai delle abilità innate incredibili e che quella che hai usato prima non la dovresti avere. Mi spieghi meglio?”

La bionda esitò e per un attimo Airi temette di aver toccato un tasto dolente, ma poi Kaede alzò lo sguardo e le rispose.

“Se voglio cominciare ad avere qualche amico è meglio che smetta di tenerle nascoste. Si, ho delle abilità innate abbastanza … particolari. E quella di prima diciamo che non mi appartiene.” Allo sguardo stranito di Airi la Kamishiro si arrese, anche se non le piaceva parlare, soprattutto di sé. “In realtà, io posseggo una sola abilità innata. Il mio clan se la tramanda da secoli ed è tra le più potenti mai esistite. O almeno così dicono. La mia abilità innata consente di … copiare alla perfezione tutte le abilità innate dei ninja che mi si avvicinano nell’arco di cento metri.” ad Airi cadde la mandibola “Quindi, riesco ad avere tutte le tecniche che voglio, se la attivo. Una volta tutti i membri della mia casata viaggiavano per il mondo, accumulando tecniche potenti di ogni genere, per poi farle copiare agli altri membri. Eravamo in possesso di tutte le tecniche più potenti che siano esistite.” la ragazza, tuttavia, non sembrava molto contenta.

“Non mi sembri molto felice.”

“Non ho mai amato molto il mio clan, erano tutti troppo assetati di potere. E poi guarda, nonostante la forza che ostentavano, sono comunque morti tutti.” mentre pronunciava queste parole, però un’ombra di dolore le passò sul viso.

“Quindi tu possiedi un’infinità di abilità innate.” Airi cercò di cambiare discorso.

“No, copio solo quelle che mi interessano, ma non ti dico quali sono.” dicendo questo le sorrise.

“Quindi quella che hai usato contro Kohaku …”

“Esatto, l’ho copiata da un ragazzo che si trova in questo covo.” Per un po’ nessuna delle due fiatò, continuarono a camminare verso una porta che si cominciava a vedere attraverso il buio.

“Ma il dominio dell’acqua da chi l’hai copiato?” chiese improvvisamente Airi. Aveva notato la facilità con cui Kaede manovrava quell’elemento.

“Non l’ho copiata, l’ho ereditata da mio padre. Lui faceva parte del clan Yuki.” Kaede la superò, avvicinandosi alla porta. Airi fissò la sua schiena, a occhi spalancati. Come faceva tutta quella forza a essere racchiusa in una persona come Kaede?

Le due ragazze si accostarono alla porta e sbirciarono da una crepa del legno. Un trucco infantile, ma a loro non era venuto in mente nulla di meglio. La stanza sembrava deserta, non sembrava ci fossero rumori provenienti dall’interno. Airi si fece coraggio e, tentando di fare tutto il più silenziosamente possibile, aprì la porta. Si trovarono nella stanza spoglia che li aveva accolti all’inizio, questa volta senza l’inquietante uomo-serpente.

Tuttavia, le ragazze fecero solo in tempo a chiedersi che fine avevano fatto Kohaku e Hikaru, prima che la porta si chiudesse con un tonfo alle loro spalle. Si voltarono di scatto, facendo un saltino di sorpresa. Le loro espressioni, da stupite, divennero inorridite.

“S-Sakon?”

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*Si guarda attorno*

Salve … vi ricordate di me? Sono Caly-chan!

Mi dispiace immensamente per il ritardo, ma sto facendo un po’ fatica a collegare i fatti di questa fic. Questo è uno dei pezzi che più mi hanno dato problemi e durerà ancora per qualche capitolo, poi credo che riuscirò ad aggiornare più regolarmente, visto che ho le idee più chiare. Sappiate dunque che intendo continuare e finire questa fic!!

Beh, che dire?

Ringrazio come al solito chi ha la pazienza di recensire, chi ha il buon cuore di metterla tra le preferite e le seguite e chi ha il coraggio di leggerla.

Baci!

 

 

 

 

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