Ne varrà sempre la pena

di alyfa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'amore non basta ***
Capitolo 2: *** Le certezze crollano con uno sguardo ***



Capitolo 1
*** L'amore non basta ***


**LEGGETE LE NOTE…
 
Salve a tutte! Eccomi qui di nuovo..con una nuova storiella. La divido in due capitoli, perché uno risulterebbe troppo lungo..e forse perché rende meglio l’idea della diversità delle due visioni. Non voglio essere negativa, non voglio sembrare una di quelle autrici che non finiscono la propria storia e ne iniziano sempre una nuova…questa è una FF che nasce in un pomeriggio di follia pura. Di ritorno dal week end lungo appena trascorso, anche magnificamente (per spiegarvi che questa storia non è nata a seguito di litigi o discussioni con il mio ragazzo J )..Beh sono entrata in casa dei miei genitori ed ho capito che sento la necessità di essere indipendente, di avere un posto tutto mio da poter chiamare casa. Sento la voglia di tornare a casa dopo una giornata di lavoro, magari studiare per gli ultimi esami all’Università, e sentirmi ufficialmente grande abbastanza per poter prendere le mie decisioni, in solitaria.
Pensare, comunque, a questa mia nuova consapevolezza..mi ha fatto nascere una convinzione, che spero di rendervi bene all’interno del testo. Non sempre bastano dei sentimenti forti e apparentemente indissolubili per farti sentire a casa, a volte servono rassicurazioni, il sapere di trovare sempre un appoggio e non porte sbattute in faccia ad ogni errore.
Saltando la parte in cui vi scarico addosso la mia momentanea perdita di fiducia nel resto del mondo e delle persone che mi circondano, escludendo le uniche che ho amato avere vicine in questi giorni, questa storia vi esprime davvero tutto quello che penso.
Per fortuna..accanto a me ci sono persone stupende che riescono sempre a strapparmi un sorriso a farmi pensare ad altro, anche in momenti in cui vorrei scaraventare tutti i libri della libreria a terra e urlare dalla disperazione. Queste persone hanno fatto in modo che io mi sfogassi, indipendente dalla distanza tra di noi, dal modo particolare in cui la nostra amicizia è nata, senza pensare che forse è addirittura prematura un’amicizia così dopo poco tempo. Oltre a questo..hanno permesso alla mia mente di pensare ad altro, ogni giorno di questo ultimo periodo, mi hanno fatto ridere, mi hanno dato consigli, mi hanno sviato la mente..ed io volevo ringraziarle!
 
La scelta della canzone può sembrare azzardata, soprattutto per come svilupperò la FF, ma spero che l’ascoltiate prima di leggere quello che ho scritto, perché secondo me ha un testo che merita seriamente. Mi piace Emma Marrone, (non è il mio idolo ma mi piace molto), questa canzone invece..credo che continuerò ad ascoltarla all’infinito e non mi stancherà mai. Il ritmo mi prende (che quasi potrebbe essere la mia sveglia mattutina a mettermi di buon umore), le parole hanno un senso magnifico..che secondo me va interpretato al di là di quello che può venire dalla sua storia, o da quella di questa storia. Secondo me..indipendentemente da come finisce, vuol dire che bisogna avere il coraggio di prendere una decisione, che ci porterà indubbiamente a soffrire, ma che a lungo andare di sicuro ci renderà più felici. Sono quelle scelte che il nostro corpo, la nostra mente, il nostro cuore ha la necessità di prendere..una svolta di cui la vita ha bisogno, per non rischiare di restare incollati in una situazione scomoda. Qualunque essa sia.
 
Non ho intenzione di fare moralismi. Siete in molte a seguirmi, alcune di voi arrivano dalla mia prima storia, mi seguono chiedendo in cambio solo qualche capitolo di storie che nascono dalla mia psiche contorta e dal cuore un po’ ballerino e birichino, che ama sognare indipendentemente dal mondo che ci circonda. Siete qui a leggere FF per continuare a sognare come faccio ogni giorno io, per avere l’impressione che almeno qui, le cose siano facili. Vi voglio mettere in guardia. E’ una FF che nasce come OS molto lunga..e per niente semplice, probabilmente vi farà piangere, vi farà restare sospese con il fiato corto, vi farà pensare che sono psicopatica e che ho deciso di uccidervi tutte per malvagità..giuro che non è così! Per questo ho voluto inserire tutta questa premessa, per farvi capire lo stato d’animo che mi caratterizza in questo istante, mentre scrivo questa cosa (un po’ folle).
 
Il resto delle note ve le lascio per la fine. So che non l’ho mai fatto ma..ho deciso di prendere questa nuova abitudine, da adesso!
Vi auguro buona lettura..
Aly**

 

L’amore Non mi Basta

 
 
L’Amore non mi basta – Emma Marrone –
 
 
 
Se ci fossero istruzioni per spiegare il meccanismo
che mi ha spinto a presentarmi a casa tua con questo viso.
Con la scusa un po’ banale di riprendermi
vestiti, libri, un po’ della mia vita.

Quella vita che mi hai tolto,
quella di cui non mi pento,
essendo loro una corrente,
io tempesta e paravento, paravento.


Conta lento, molto lento e voltati, guarda in faccia chi ti lascia, scordami.

Oramai da troppo tempo io mi chiedo come stiamo,
eravamo il nostro eterno, il nostro pane quotidiano.
Ma farò la cosa giusta, perché sono disonesta.
Ma da troppo tempo sento che l’amore non mi basta.
L’amore non mi basta….se amarmi poi ti passa.

Che ne è stato delle frasi “Ci sarò comunque vada”?
A che servono gli incroci se poi ognuno ha la sua strada.
La mia strada era deserta, traversata da sconfitte
e con te quella promessa che le avrei evitate.


Conta lento, molto lento e voltami, sangue freddo se hai coraggio uccidimi.

Oramai da troppo tempo io mi chiedo come stiamo,
eravamo il nostro eterno, il nostro pane quotidiano.
Ma farò la cosa giusta, perchè sono un’egoista.
Ma da troppo tempo sento che l’amore non mi basta.
L’amore non mi basta…..se amarmi poi ti passa.

Forse è questo il senso del mio vivere.
Forse dal dolore si potrà pure guarire ma anche scrivere canzoni,
anche scrivere canzoni…

Oramai da troppo tempo io mi chiedo come stiamo,
eravamo il nostro eterno, il nostro pane quotidiano.
Ma farò la cosa giusta, perché sono disonesta.
Ma da troppo tempo sento che l’amore non mi basta.

L’amore non mi basta. Finiamo punto e basta.
 
 
Pov Edward
 
Mi guardo attorno, spaesato.
Questo non è il mio posto.
Non più.
Aprire gli occhi e rendermi conto di cosa è successo, di nuovo, è uno stritolamento di organi che mi lascia senza fiato.
E’ accaduto ancora.
L’ennesima volta senza importanza.
L’ennesima scopata che non porta altro che guai sopra guai.
 
Eppure, ero venuto qui per parlarti, per spiegarti cosa succede nella mia mente malata, nel mio cuore ormai martoriato. Avevo trovato il coraggio, ho lasciato convinto la casa dei miei genitori, quella in cui sono tornato a vivere da quando me ne sono andato dal tuo appartamento, che per qualche tempo è stato nostro.
Tutto..un’ulteriore volta.
Ci avevo già provato un’infinità di volte..ed ogni volta i tuoi occhi mi hanno incatenato, mi hanno trasportato nel mio Paradiso personale, che conosco da quando avevo quindici anni. Le tue mani hanno saputo rendermi schiavo, un’altra volta, del piacere che deriva dal sentirti mia, mia e di nessun altro. La tua bocca ha sussurrato parole che una volta mi avrebbero mandato all’altro mondo dalla felicità, ma che ora mi sembrano inutili e banali, seppure pronunciate da te.
 
Ti guardo, mentre dormi serena appoggiata con la testa sul cuscino morbido, coperta dalle lenzuola distrutte, risultato di questo pomeriggio di fuoco. Non dormi più appoggiata contro di me, dici che lo fai per me, perché sei troppo pesante e che rischieresti di farmi male..ma so che non è per questo. So che non dormi più su di me perché dopo tutti questi anni non provi più ciò che provavi quando avevi sedici anni.
A quell’età era tutto più semplice..dannatamente facile e felice.
Ti ricordi, quando ci siamo conosciuti?
Io si. Ricordo di quell’istante ogni minimo particolare, e non perché la mia memoria è infallibile, ma perché quel giorno eri di una bellezza disarmante, nella tua normalità acqua e sapone.
 
Flashback
Stavo passeggiando insieme a mio fratello Emmett, stavamo tornando dallo shopping pre-natalizio, alla ricerca dei regali per la nostra sorellina Alice e quello dei nostri genitori. Avevo un brick di caffè tra le mani, per cercare un po’ di calore in quel pomeriggio freddoloso di New York. Ad un tratto un tornado sbadato mi cade addosso, facendo finire il brick di caffè a terra. Per fortuna sembrava che non mi fossi fatto male, ma sul mio corpo giaceva quello di una ragazzina spaventata.
-Scusami.. – ha capito che non devo essere molto più grande di lei, e si limita a darmi del tu. I suoi occhi color cioccolato sono talmente profondi che non mi ricordo neppure come mi chiamo. I capelli ricadono a onde sulle sue spalle, in testa porta un cappellino di lana che con l’impatto si è spostato un po’, mostrandomi il sopracciglio tagliato sopra l’occhio destro e malamente curato. Le mani sul mio petto e delle labbra a forma di cuore.
-Non preoccuparti. Ti sei fatta male? – la gentilezza e l’educazione che mi hanno insegnato i miei genitori fatico a perderla, anche se sono un ragazzino vivace.
-No no..tu? – dice, rialzandosi lentamente e porgendomi le mani per farmi alzare a mia volta. Questa ragazza è stranissima.
-Sto benissimo, grazie.. – poi vedo il suo sguardo posarsi sul brick di caffè che prima tenevo tra le mani ed ora è riversato sul marciapiede.
-Scusami per il caffè..io..stavo correndo e non ti ho visto. Te lo ripago, vieni.. – fa per attraversare la strada, ma la fermo prima che possa dirigersi verso il baracchino dall’altro lato.
-Non fa niente..Non ti preoccupare del caffè! Hai l’aria sconvolta..sei sicura di stare bene? – lei si volta indietro, verso la parte da cui mi è volata addosso e io seguo il suo sguardo.
-Si..si..dovrei essere abbastanza lontana ora..si.. – non capisco cosa stia dicendo, ma per fortuna mio fratello ci interrompe.
-Ciao..ehm..io sono Emmett..lui è Edward, mio fratello! – lei tira via il guanto della mano destra e la porge prima a mio fratello e poi a me.
-Io sono Isabella, ma preferisco se mi chiamate Bella.. – la sua mano è ruvida, strano per una ragazza. La trattengo un attimo nella mia mano e mentre lei spiega a Emmett da dove arrivava io guardo la sua mano piena di graffi, finchè lei se ne accorge e tira via la mano in tutta fretta, ricoprendola con il guanto.
-Bella..sicura di stare bene? Ti sei ferita la mano cadendo? – provo, lanciando uno sguardo di comprensione a Edward.
-No, no..e comunque adesso vado a casa e la disinfetto..- a me sembravano graffi anche vecchiotti.
-Sicura che non vuoi andare al pronto soccorso? – propone mio fratello. Lei scuote velocemente la testa, e sorride leggermente.
-Non ti preoccupare Emmett, grazie ma non è niente, davvero..Io ades.. – non finisce di parlare perché una voce la fa sbiancare mentre la chiama. –Oh no, ancora! – e non so perché, ma in quel momento mi fa una tenerezza pazzesca. Il suo volto si abbassa sulle scarpe e lo sguardo diviene immediatamente lucido.
-Isa..dove diavolo eri finita? Non hai finito il tuo lavoro..torna indietro.. – a parlarle è un ragazzo che deve avere su per giù la nostra età. Lei non alza il volto dalle sue scarpe ed annuisce solo con un movimento della testa, posso notare una lacrima scendere dal suo occhio mentre si volta per seguirlo.
-Ehi..Ehi..fermati Isabella.. – il ragazzo mi fulmina, ma io non ho paura. C’è Emmett con me che essendo più grande di me di tre anni, ed avendo il fisico quanto quello di un pugile fa paura persino a me alle volte.
-E tu che vuoi? – la voce astiosa mi fa incazzare ancora di più.
-Parlare con Isabella..quello che stavamo facendo prima che arrivassi tu a rompere le palle! – Emmett sussulta alla mia volgarità. Non sono mai stato così spregevole con persone che neppure conosco, ma questo mi puzza di cosa cattiva.
-Isa non parlerà proprio con nessuno, se non con me..ed ora levati di torno.. – si volta di nuovo ma Emmett lo ferma tenendo una mano sulla spalla.
-Tu non hai capito. Il ragazzo qui ha detto che vuole parlare con Isabella..e tu non sei nessuno per impedirglielo, chiaro? Non mi risulta che lei sia di proprietà…o no? – a quelle parole cattive e sarcastiche Bella alza lo sguardo su di noi, non capisco cosa le passi all’interno degli occhi, se preoccupazione o semplice liberazione.
-E se lo fosse? – chiede il ragazzo.
-Sarebbe un vero peccato, perché dovrei proprio spaccarti la faccia! Le ragazzine non hanno proprietà se non quella dei genitori..e a quanto sembra tu non sei più grande di un ragazzino pulcioso e che puzza ancora di seghe..per cui ora sparisci e non farti più vedere..è chiaro il concetto? – Mi stampo sul volto il sorriso soddisfatto e sarcastico mentre lo vedo indietreggiare e lasciare Bella con noi.
-Grazie.. – sussurra lei.
-Ci vuoi spiegare che succede? Non ti conviene parlarne con i tuoi? – io sono bloccato ma Emmett sembra tranquillo mentre le chiede spiegazioni.
-E’ un mio compagno di classe, ricco e molto pigro, l’unica cosa che gli piace fare è ordinare alla gente di fare i suo compiti ed ogni errore le nostre mani vengono punite con dei bastoncini di legno..
Flashback
 
Ti abbiamo convinta dopo ore a raccontare tutto a tuo padre, troppo impegnato a lavorare ogni giorno per permetterti di indossare abiti decenti e muoverti con i mezzi pubblici anziché a piedi, perché non ve la passavate bene. Poi abbiamo fatto prendere paura al tuo compagno di classe, prima che tuo padre andasse a parlare con i suoi genitori. L’hanno iscritto in un’altra scuola, sotto minaccia di tuo padre di esporli alla pubblica gogna e ci hai ringraziati all’infinito.
Dopo quei giorni abbiamo passato qualche pomeriggio insieme perché io ed Emmett volevamo sapere come stavi. Una volta abbiamo passato un pomeriggio divertentissimo in un parco giochi per bambini, tu avevi voglia di andare sull’altalena, come una bimba piccola, come se avessimo Alice con noi, di nove anni.
Credo di aver capito di amarti quel giorno. Quando le tue guance si coloravano di rosso per il freddo e l’aria ti tagliava la pelle mentre Emmett ti spingeva sempre più in alto e tu ridevi come mai ti abbiamo vista. Eri semplice, bellissima, estremamente normale..e molto intelligente.
Emmett ha incontrato in quel periodo la sua Rosalie, e così di tanto in tanto continuavamo a vederci io e te. Scuole diverse ma compiti in comune, per poter apprezzare qualche pomeriggio di sana compagnia. E’ nata una bella amicizia..nonostante tutto. Finchè l’anno successivo tu ti sei stancata di tenermi nascosti i tuoi sentimenti..ed hai fatto il primo passo.
 
Flashback
Rispondo al telefono al quarto squillo, senza volerlo mi sono addormentato sul divano, guardando un cartone animato dopo aver pranzato.
-Pronto? – sento dall’altra parte una risata inconfondibile. –Bells? – avevo preso a chiamarti con quel nomignolo, che ti piaceva molto.
-Stavi dormendo Teddy? – questo era il mio diminutivo storpiato. Voleva assolutamente trovare un diminutivo al mio nome che piacesse anche a me, ma non ne ha trovati, perché li bocciavo tutti. Finchè un giorno ho fatto il ruggito di un orso e lei si è messa a ridere chiamandomi Eddy Teddy..sono riuscito a farmi affibbiare solo il secondo, per fortuna.
-Mi sono appisolato guardando i cartoni, quanto sono sfigato? – lei ride ancora. Potrei vivere solo di questo nell’ultimo periodo.
-Abbastanza, ma ti adoro per questo..per cui! – sorrido scuotendo la testa, alle volte mi fa impazzire con le sue frasi sospese! –Comunque..mi chiedevo ti va se stasera andiamo al cinema insieme? Ho bisogno di svagarmi un po’..oggi il compito di italiano non è andato bene.. – la sua voce sembra un po’ titubante e addirittura triste. Perché non mi ha chiamato prima? Nella sua scuola studiano tre lingue e lei ha optato per il francese, che reputa una lingua molto romantica, e l’italiano, la lingua di sua nonna materna.
-Perché non me l’hai detto prima? Sarei passato finito scuola.. – sapevo che odiava essere un peso, ma per me non lo era affatto.
-Non ti preoccupare, devo comunque studiare per il compito di storia di domani..allora, ti va il cinema stasera?
-Certo.. – ovviamente noi non avevamo mezzi per spostarci se non il mio semplicissimo scooter. –Passo a prenderti con il motorino verso le otto? – già un’idea mi è balenata nella testa.
-Anche più tardi..lo spettacolo è alle nove e mezzo..
-Che ne dici di un salto veloce da Mc Donald’s prima? – so che è una cosa a cui non può rinunciare, la prendo per la gola.
-E’ fatta! Ci vediamo alle otto..a dopo Teddy.. – sorrido e scuoto la testa.
-A dopo Bells! – decido in quel momento di fare qualcosa di più produttivo che dormire e prendo a fare i compiti per l’indomani, per fortuna non ne ho molti.
La cena a base di panini e patatine era stata come ogni volta divertente e assolutamente esilarante. Lei non se ne rendeva conto ma era di una simpatia unica, mi faceva morire dalle risate..forse perché provavo qualcosa in più, non lo so.
Quando eravamo a metà film, la sentii sospirare. Eppure era un film comico, non c’era nessuna scena brutta o romantica. Prima di voltarmi verso di lei, sentii la sua mano sulla mia, appoggiata sulla mia gamba.
-Edward, devo parlarti.. – mi sussurra per non disturbare gli altri, sporgendosi verso il mio orecchio. Le poltrone di questo cinema sono alte, ma la mia testa svetta comunque fuori dal sedile, mentre Bella è in una posizione strana, che non le permette di essere vista da dietro, appena più avanti nella poltrona e la schiena semi-inarcata. Probabilmente una posizione comoda per lei. Provo a mettermi come lei, al nostro fianco, nelle poltroncine laterali nessuno, ma poco più in la delle ragazze e una famiglia.
-Dimmi..- parlo piano anch’io.
-Io..ecco..penso di..provare qualcosa per te.. – dice a voce sempre bassa e gli occhi chiusi talmente forte da avere le rughette attorno agli occhi, che solitamente non ci sono.
Flashback
 
In quel momento non ci ho creduto. Sono stato zitto ed ho aspettato la fine del film, sperando di avere un po’ di tempo per riordinare le idee. Ma una volta finito il film tu sei scappata fuori, imbarazzata per il mio silenzio. Pensavi di aver detto qualcosa e rovinato tutto quanto, quando invece avevi solo arricchito la nostra amicizia di qualcosa di più. Ed è per questo che quando ti sono corso dietro, fregandomene di andare a sbattere contro la gente, ti ho preso il volto e ti ho baciato come mai nella mia vita. Quel momento è stato speciale, per entrambi. Questo lo so bene. Hai passato giorni a dirmelo, anni a farmelo capire.
La nostra prima volta l’abbiamo sognata molte volte, ne abbiamo parlato nei pomeriggi al parco, mentre ti accarezzavo la pancia sotto la maglietta e tu ti occupavi delle mie braccia. Ci siamo andati con i piedi di piombo perché era la prima volta per entrambi e la volevamo speciale ognuno per l’altro. E non potevo chiedere di meglio che spontaneità, sicurezza e magia. Non l’abbiamo cercata, è arrivata l’occasione, ci sentivamo pronti ed eravamo sicuri di quello che stavamo facendo..sei mesi dopo esserci messi insieme. Eravamo a casa da soli, i miei genitori erano partiti per un viaggio di lavoro di mia madre per qualche giorno e mio padre, avendo ferie arretrate, ne aveva approfittato. Emmett era ormai all’università e aveva preferito la stanza nel dormitorio. Mia sorella Alice per qualche giorno stava da un’amichetta ed io sarei dovuto restare da solo, ma verso le sette ti sei presentata da me con le borse piene di cibo cinese, sorridendomi. Abbiamo mangiato, scherzato e guardato la tv. Eravamo sdraiati sul divano mentre ti accarezzavo la pancia sotto la maglietta, come sempre facevo, ma in quel momento non avevi quello in mente e con la tua mano hai spostato la mia sopra il tuo seno, facendomi capire cosa volessi. Ti ho riempita di attenzioni e tu hai fatto lo stesso con me, nonostante fosse la prima volta. E’ stata magnifica..come ogni altra volta in seguito.
 
Sono stati anni pieni di gioie e nuove scoperte, di avventure e di amore profondo. Nessuno avrebbe scommesso un soldo sulla nostra storia, eppure..siamo qui, dopo undici anni ancora insieme. O quasi.
Abbiamo avuto i nostri momenti negativi, come in tutte le coppie. Abbiamo litigato fino ad urlarci addosso cose cattive..per poi stare lontani solo qualche ora. Non riuscivamo a smettere di parlarci. Quando abbiamo iniziato il college il tempo per vedersi era sempre meno, tanto che avevamo deciso di prenderci un appartamento insieme, per fare una nuova esperienza e per conciliare le due cose. Tuo padre era andato in pensione e in quegli anni era tornato a Forks, nella sua cittadina piovosa e poco affollata, per vivere in serenità e tranquillità la vecchiaia assieme ai suoi amici di vecchia data. Non era stato facile per lui prendere quella decisione, ma tu gli hai promesso che saresti andata a trovarlo ogni volta che potevi. Così hai fatto. Volavi da una parte all’altra dell’America ogni week end libero che avevi da lavoro e studi universitari, lasciandomi a casa a godere di un po’ di tranquillità, dicevi. Come se potevo stare tranquillo sapendoti a mille mila chilometri da me. Tu non l’hai mai capito, ed io ho urlato molte volte, cercando di farti capire che sarei voluto venire con te, che non dovevi escludermi ogni volta dalle tue cose.
 
Anni ed anni di convivenza, di belle parole, di sguardi dolci e carismatici, di uscite con amicizie sincere, di pranzi e cene con i parenti, illudendo tutti che il nostro amore sarebbe sopravvissuto, nonostante fossimo già al capolinea. E tu l’hai notato, è per questo che ti sei allontanata da me ancora di più, per rendermi meno difficile il distacco, per farmi capire che avevo libera scelta nel fare quello che più mi sentivo.
Abbiamo sofferto in silenzio, a volte nella stessa camera, nello stesso letto, divisi dalle parole cattive e dai gesti poco dolci e amorevoli di qualche momento prima, detti o fatti durante un litigio, l’ennesimo. Uniti dall’illusione di poter risolvere tutto, facendo l’amore. Ma..era sul serio fare l’amore o era già solo sesso?
Non ricordo più quando è stata l’ultima volta che mi hai detto “ti amo” sentendo davvero nel tuo cuore quelle due parole, che ormai per me non hanno più senso.
Non ricordo quando è stata l’ultima volta che ci siamo stesi sul divano, a guardare la tv come facevamo un tempo, con te tra le mie braccia e le mie mani ad accarezzarti il ventre dolcemente.
Ci sono cose che non ricordo perché la mia mente è d’accordo con il mio cuore per una volta, “non soffrire” è il loro motto. Eppure..sono qui in questo letto, completamente nudo e appagato nel fisico dopo aver fatto sesso con la donna che è stata mia fino a qualche tempo fa..e che ora non mi basta più.
 
Un tuo movimento mi riporta con i piedi a terra. I tuoi occhi si aprono e osservano il mio volto scuro. Sai anche tu che adesso sarà tutto diverso. Sai anche tu che le parole dette ieri sera sono solo l’inizio di un litigio che finirà in grande stile, con me che sbatto la porta, questa volta senza voltarmi indietro.
-Ciao.. – sussurri. La tua voce ancora impastata dal sonno mi fa tremare. No. Non è il mio posto. Non è il mio posto perché sto solo soffrendo inutilmente. Non è il mio posto perché questo letto è fatto di pietre, che stanno martoriando il mio corpo, assieme al freddo che sento da un po’ di tempo tra di noi.
-Ciao.. – ti rispondo con la voce dura. Non dovrei essere così cattivo, infondo le cose sono andate in questo modo, tu non hai colpe, io neppure. Forse.
-Ti va un caffè? – proponi, cercando di toglierci dall’imbarazzo che entrambi proviamo. Annuisco solamente. Tu afferri la maglietta ai piedi del letto, quella con cui mi hai accolto poche ore fa, che ti copre fino a metà coscia. Mi lasci in camera tua, in quella camera in cui abbiamo fatto l’amore un’infinità di volte, quella camera che è stata testimone di amore, fedeltà, sincerità, pazienza ed errori come quello di qualche ora fa. Mi alzo spazientito e frustrato, vestendomi velocemente. Non ho neppure voglia di farmi la doccia. Mi laverò una volta tornato a casa, poco mi importa dell’igiene in questo momento, per un attimo voglio avere ancora la sensazione del tuo profumo sulla pelle..per l’ultima volta. Raccolgo da sotto il letto la valigia che era rimasta qui quando me ne sono andato e la apro, mettendoci dentro il resto delle cose che non ho portato via nelle altre volte in cui sono venuto qui.
E tu torni proprio nel momento in cui infilo nel mio bagaglio l’ultimo paio di jeans che si trovavano ancora dentro l’armadio.
-Che fai? – sussurri spaventata. Terrorizzata è meglio.
-Porto via le mie cose.. – mi volto, non riesco a guardarti in faccia. Sei appoggiata alla porta con le spalle, le braccia incrociate e lo sguardo disperato. Prendo dal comodino le mie cose e le infilo nella valigia senza guardarti.
-Sei proprio deciso..allora? – sbuffo, infastidito, frustrato e disperato.
-Si..sono deciso.
-Possiamo parlarne? – la tua aria da mediatrice mi fa sorridere.
-Come tutte le altre volte? Perché se vuoi ti dico come andrà a finire, ogni volta che tentiamo di parlarNE! Finiamo per fare sesso e non ne parliamo più..per cui..risparmiamoci.. – un ghigno sarcastico mi colora la faccia e tu scuoti la testa.
-Noi non facciamo sesso. Noi facciamo l’amore..è diverso.
-Dove sta la differenza? – chiedo allargando le braccia –Spiegamela perché non la vedo proprio! In questi ultimi tempi è come se fossimo distanti anni luce ed ogni volta che stiamo nella stessa stanza o litighiamo o finiamo a letto, o sul divano, o sul tavolo della cucina. Una relazione non si può basare solo su questo!
-Non ti va di farlo? Basta dirlo..nessuno ti costringe..eppure sembra che ogni volta non ti tiri mai indietro! – ora quella infastidita sei tu. Che avevo detto? Finiremo per litigare..come ogni altra volta.
Ma questa è l’ultima.
-Senti Bella..ormai sono stanco, okay? Non ho voglia di alzare la voce anche questa volta, ho solo voglia di andarmene e non tornare più qui dentro.. – le ultime parole le sussurro. So quanto posso farti male e nonostante tutto, non voglio ferirti.
-Bene allora..raccogli le tue cose e vattene. – mi dai le spalle e torni in cucina.
Questa volta sei stata tu a cacciarmi, non come la volta in cui me ne sono tornato dai miei genitori.
 
Flashback
-Bells? – chiedo entrando in cucina dopo una giornata di lavoro. Lei è lì, mangia un bicchiere di gelato e osserva una rivista.
-Ciao Edward.. – per fortuna negli anni aveva evitato i nomignoli.
-Ce la fai a prepararti in mezzora? Andiamo a cena fuori con Emmett e Rose e poi un film al cinema? – piano stavo cercando di riprendere la normalità e provare a vedere se si poteva recuperare qualcosa.
-Non mi va, perché invece non stiamo a casa e ci divertiamo io e te? – solito discorso.
-Non mi va.. – incrocio le braccia al petto e mi appoggio al muro di fianco al frigo. –Mi dici che ti prende in questo periodo? Non usciamo, non cuciniamo assieme, non guardiamo la tv..facciamo solo sesso e nient’altro. Neppure parliamo più.
-E’ solo un momento..passerà! – mi aveva risposto scrollando le spalle. Era l’ennesima frase che mi diceva in questo modo, come se di noi due non le importasse niente. Ed ero stufo dei suoi giochetti. Mi sembrava di essere un bambolotto.
-Beh..quando ti sarà passata fammelo sapere. Intanto vado a stare dai miei..questa situazione non la tollero più! – mi aveva guardato sgranando gli occhi e pregato all’infinito di restare con lei mentre raggruppavo alcune cose nel piccolo trolley e la lasciavo da sola in camera, andandomene. Non ero più tornato, se non per prendere alcune cose, per provare a parlarle. Siamo finiti a fare sesso in ogni angolo della casa, ma niente di più.
Flashback
 
Scuoto la testa, cacciando dalla memoria quei momenti. Il cuore sanguina ancora e per chissà quanto continuerà a farlo. Controllo di aver preso tutto e sbuffo, guardando al letto disfatto.
-Fa un certo effetto guardarlo vuoto, eh? – la tua voce dietro di me mi fa sussultare. Non ti avvicini ma la tua presenza la percepisco, ti appoggi alla porta con la spalla, mentre l’odore del caffè inonda la camera. –Io lo vedo così ogni giorno, ogni dannatissima mattina mi sveglio da sola..e mi chiedo dove abbiamo sbagliato.. – a modo tuo, ne stavamo parlando, seriamente questa volta.
-Forse ciò che proviamo non è più forte come un tempo.. – dico a bassa voce, con le mani impegnate a tenere il manico del mio trolley. Con lo sguardo fisso verso le lenzuola scure disordinate. Vedo di fronte ai miei occhi posizionarsi una tazza, la prendo tra le mani e sorseggio il caffè. Anche questo ha un sapore diverso, è amaro e brucia la gola come mai nella vita.
-Forse abbiamo affrettato le cose, siamo stati stupidi a convivere a vent’anni, a vivere in simbiosi da quando abbiamo sedici anni. Forse..ci siamo stancati uno dell’altra.. – mi dici e mi volto appena, per poterti guardare con la coda dell’occhio. Anche tu punti al letto.
-Ti sei stancata di me? È per questo che in questi ultimi tempi eri così fredda, distante, scontrosa..come se fossimo amici o scopamici e niente più? – dovevo sapere, anche se faceva un male cane.
-E tu, ti sei stancato di me?
-Non si risponde a una domanda con- non finisco la frase perché tu continui per me.
-Con una domanda, lo so.. – ti sento sorridere appena. –Ma sei stato tu ad andartene da questa casa per primo..
-Sono stato anche il primo a cercarti, indipendentemente da quello che ti avevo detto in quella cucina quel giorno.
-Vero.. – sussurri ed io sbuffo.
-Vuoi rispondermi o no?
-Io..non mi sono stancata di te Edward..ma credo ci sia qualcosa che non va in noi..peccato non avere avuto il coraggio di parlarne prima di rovinare ogni cosa, magari è qualcosa che si poteva risolvere, prima.. – mi trovo a darti ragione, anche io sono stato freddo e lontano come te, e non ho fatto molto per provare a parlarne.
-Come abbiamo fatto a ridurci in questo stato? Noi due, proprio noi? – sussurro disperato, quasi. Questa situazione mi sta uccidendo.
-Credo che la routine, la forza della quotidianità abbia annientato ciò che abbiamo costruito negli anni. Credo che la nostra vita si sia agiata su un letto di rametti comodi, che appena hanno avuto troppo peso hanno ceduto.. – la tua verve da intellettuale e letterata si vede quando utilizzi queste parole. Hai il potere di usare le frasi come lame, come lenzuola che ti accolgono calde, o come vasi rotti in testa. Tu sei brava, per quello ti hanno affidato un ruolo importante nella redazione di un giornale, racconti storie vere con nomi inventati, sui problemi quotidiani, cercando di mostrare la morale di quel fatto. Ascolti i problemi della gente, leggi le lettere che ti arrivano in redazione e poi componi una storia di qualche pagina, che le tue lettrici seguono ogni settimana. E’ una cosa particolare, che non si trova in ogni giornale, ma fai bene il tuo lavoro e ti piace.
-Perché non abbiamo messo su una struttura più forte e resistente? – continuare su metafore forse fa bene ad entrambi.
-Probabilmente perché non eravamo ancora pronti a fare questo passo..forse perché non ne siamo capaci..forse perché non abbiamo collaborato realmente. – il tuo tono deluso mi fa capire che ormai non c’è davvero più niente da fare. La vedo, lì davanti a me, la parola fine. Fine di una storia durata undici anni, una storia infinita, che ci ha regalato tantissimo, che ci ha portato all’esasperazione, che ci ha fatto capire cos’è l’amore.
-Tutti..credevano in noi, il matrimonio, i figli..eppure..nessuno ha saputo vedere dietro i nostri sguardi di scena che l’amore è passato.. – ti sento sussultare, nonostante sei silenziosa.
-L’amore non è passato Edward..può essere scordato momentaneamente, poco illuminato, addirittura nascosto in un cassetto..ma difficilmente l’amore passa..
-Beh..questo amore..questo amore non mi basta più. – sono io a pronunciare quelle parole, sono io a decidere per entrambi, perché queste parole non avranno conseguenze semplici.
-Già..penso anch’io..l’amore non TI basta più. Non il mio, almeno.. – ma che dici? Mi volto di scatto. La tazza dimenticata sul comò all’ingresso della camera.
-Che cazzo stai dicendo? Ti rendi conto delle parole che pronunci? Ti arrivano al cervello prima di sputarle fuori? Dopo tutti questi anni mi stai accusando di volere un’altra donna? – il tuo sguardo è impaurito, come il nostro primo incontro, ma ormai sono un fiume in piena, impossibile da fermare o domare. –Stai dicendo un mare di cazzate, come hai fatto negli ultimi tempi..cosa vuoi che basti l’amore se sono solo parole sputate al vento? Ti sembra che io creda al “ti amo” sussurrato dopo una scopata? Perché è quello che abbiamo continuato a fare negli ultimi due anni dannazione! Non è un amore sincero, non più! E smettiamola di tirare avanti questa stronzata fino al punto di non ritorno, okay? – la mano va a tirare i capelli, frustrato. Sono incazzato, con te, con il mondo..ma soprattutto con me stesso, per aver messo nei tuoi occhi quello sguardo terrorizzato.
-Io non sto dicendo cazzate Edward..mi stai accusando di essere frivola e monotona, mi hai addirittura detto che la nostra storia è una stronzata..quello che dice cazzate sei tu. Io li conosco i miei sentimenti..se ti dico “ti amo” è perché lo penso..non perché sono felice dopo essermi fatta sbattere da uno che ultimamente pensa più a se stesso che alla sua compagna! – ti chiudi la bocca con le mani e chiudi anche gli occhi, stretti talmente tanto che ti vedo le pieghe accanto agli occhi.
-Che..? – sono completamente attonito. Io penso più a me stesso?
-Niente..lascia stare! Dimentica ciò che ho detto..
-NO CHE NON LO DIMENTICO! – urlo spaventandoti –Dimmi che cazzo volevi dire! –io non sono così..eppure nell’ultimo periodo ti ho solo urlato addosso.
-Niente Edward..per favore..ti prego dimenticalo.. – sei affaticata, ti tieni alla porta con più forza, per non crollare.
-Smettila! Dimmi cosa volevi dire..sono egoista? E’ per quello che ti sei allontanata così? E’ perché ti ho dato modo di credere che non mi interessi più? Che mi occupo solo di me stesso? –  non rispondi, guardi il letto, dietro di me e il tuo sguardo è pentito e deluso. Forse ti sei fatta scappare qualcosa che non volevi assolutamente farmi sapere. –Spiegami dannazione! Spiegami cosa ho fatto di sbagliato..proviamo a cercare una spiegazione a tutta questa merda, perché sono stanco Bella. Sono stanco di guardare nei tuoi occhi e non capire che cazzo pensi..sono stanco di abbracciare un pezzo di legno, di fare sesso con la mia presunta ragazza che assomiglia più a un pezzo di plastica che non prova più emozioni..dimmi..parlami..non lo fai più da troppo tempo. – disperato. Cazzo. Sono disperato.
-Non ti racconto più le mie cose perché prima ci sei sempre tu..tu e la scuola, tu e i tuoi colleghi, tu e i tuoi alunni, tu e il pianoforte che ha qualche cosa che non va, tu e la chitarra che ha la corda rotta..tu ed Alice che avete litigato perché lei ha un nuovo ragazzo che non ti va a genio, tu ed Emmett che programmate cene per la partita in tv, tu e James che vi volete bere una birra senza sentire le vostre donne parlare. Ci sei sempre tu prima di tutto! E poi posso finalmente parlare io. – mi dici d’un fiato. Ed io ti guardo spaesato e confuso. Io, non mi ero reso conto di niente. –Ti alzavi la mattina, mi dicevi buongiorno e poi iniziavi a spiegarmi cosa avresti dovuto fare a lezione quel giorno, ora che riuscivo ad aprire bocca per dirti che avresti fatto del tuo meglio mi dicevi che eri in ritardo, correvi in bagno a prepararti e uscivi in gran fretta, un bacio a stampo e via..nella pausa pranzo mi raccontavi per filo e per segno la tua lezione, o il battibecco con il collega, o l’alunna che ci prova con te, quando finalmente potevo parlare io era il momento di chiudere perché dovevi tornare in classe..quando tornavi a casa pensavo di avere del tempo per raccontarti una cazzo sola di cosa di quella giornata, ma passavi le ore al telefono con Alice, con Emmett, con James, con Esme..l’unico modo di stare insieme era fare l’amore, che non era più neanche quello forse hai ragione. Potevo gemere, quello si..ma quando provavo a dire qualcosa al di fuori di quel momento mi dicevi “shhh, dopo!”..mi scopavi come se fossi una puttana e forse qualche volta mi andava anche bene, ma dopo un po’ non lo sopportavo più. Mi dicevo che la volta dopo sarebbe stata diversa e invece no. Non ti occupavi più di me come un tempo..ho iniziato a comportarmi così anch’io, cercando di farti capire che ti eri allontanato..ma tu niente. Hai pensato a incolpare me. E ci scommetto quello che vuoi che avrai persino pensato che ci fosse un altro!
 
Abbasso lo sguardo, colpevole. Le tue parole pesano come meteoriti sulle spalle. Era colpa mia. Era tutta colpa mia.
 
-L’avevo capito che l’amore non ti bastava più Edward..ho provato ad andare avanti nonostante tutto. Ma quando te ne sei andato da qui, ho capito che probabilmente non tutto sarebbe tornato a posto, per cui ho lasciato scorrere..non perché non provo più nulla per te. Ma perché volevo che ti rendessi conto dei tuoi sentimenti..ed ora sei qui a dirmi che non ti basta l’amore. Cosa vuoi da me? Dimmi cosa vuoi.. – gli occhi sono lucidi, quelli di entrambi. Le nostre vite sono appese a questo filo invisibile che ci avvicina e ci allontana, ci urla addosso, ci fa fremere, ci fa piangere e ci fa sperare. Scuoto la testa.
-Non lo so neppure io che cosa voglio Bella..perchè..perchè non me ne hai parlato prima? Avremmo potuto risolvere le cose..
-Ho pensato che fosse un periodo, era normale infondo..sei sempre stato con me da quando avevamo sedici anni..sei venuto a vivere con me troppo presto. Ho pensato ti servisse una pausa. Ho voluto lasciarti il tempo per passare questo momento. Ma il tempo passava e tu restavi lì, incatenato a quel cambiamento. Pensavo anche che forse volevi un’altra…
-Scherzi spero! – ero alterato.
-No..ho pensato di perdonarti se fosse capitato. Infondo ti vedevo così distante che credevo avessi bisogno di..provare altro.
-Tu sei pazza! – le parole mi escono di getto, senza passare prima dal cervello e la vedo indietreggiare con gli occhi furenti.
-Non sono pazza Edward! Sono innamorata! Ti amo, ti amo come il primo giorno! E mentre tu te ne stavi a rimuginare su cosa fare per mettere fine a questo disastro io ero qui a cercare di capire cosa avevo sbagliato! Cosa avevo da darti ancora..perchè non ho più niente Edward..ti ho dato ogni singola cosa di me.. – la sincerità e il dolore nei tuoi occhi mi fanno indietreggiare. Una volta avrei dato tutto quello che potevo per venire da te ad abbracciarti. Ora ho paura.
 
-Ho..bisogno di avere del tempo per..riflettere..su questo..- ti scappa un ghigno sarcastico.
-Non avevo dubbi.. – scuoto la testa.
-Credevo che non mi amassi più..che non avessi il coraggio di finire questa storia..non..non ho visto quello che mi hai appena fatto notare..sono..confuso.
-Non ti sto mentendo se è quello che ti chiedi..puoi parlarne anche con tuo fratello, a lui ho raccontato tutto.. – scuoti la testa mormorando “stupida che sono!”
-Mio fratello? Tu hai parlato con Emmett..e non con me? – sbuffi.
-Si..perchè quando tu hai ben pensato di andartene da casa senza spiegare niente a nessuno, Emmett si è presentato chiedendo spiegazioni..ero talmente stufa che mi sono sfogata..
 
Adesso mi spiego il motivo per cui mio fratello era strano con me e cercava di mandarmi occhiatacce poco comprensibili. Lui sapeva e voleva farmi ragionare. Con i suoi sproloqui cercava di indirizzarmi sul problema. Ed io sono sempre stato convinto che fossi tu il problema, che tu non mi amassi..che tu ti fossi stufata di me. E invece..tu avevi solo cercato di farmi capire come ti sentivi con me. Avevo sbagliato tutto..ed ora ero confuso. Avevo davvero bisogno di respirare aria pura e pensare..riflettere su queste nuove considerazioni.
 
-Devo..andare.. – sussurro tirando la valigia verso l’entrata. Mi fermi con un braccio delicato sul braccio.
-Aspetta..devo dirti..altre due cose..
-Ti ascolto.. – le tue dita passano attraverso i capelli setosi a sistemarli e spostarli dal volto.
-Ho capito cosa provi ora..so che sei confuso. Pensi di avere la colpa di tutto e..ti conosco, ti colpevolizzerai. Non farlo. Prenditi il tempo che vuoi per capire e riflettere ma..non ti colpevolizzare Edward. In questi anni siamo stati sempre io e te, non abbiamo provato nessun’altra esperienza e, credimi, a me va bene così..ma forse tu desideravi inconsciamente altro e..quel periodo è derivato da questo stato d’animo..oppure..ti sentivi oppresso..non lo so. Non voglio una giustificazione..vorrei solo che..trovassi il te stesso di qualche anno fa e che..la smetti di annientarti con questo problema.. – prendi fiato e ti guardo strabiliato. Hai ancora il potere di leggermi dentro, nonostante tutto. –Io..non so se per noi potrà esserci un futuro, ma ti aspetterò..aspetterò finchè non tornerai a darmi una risposta. Ma..volevo che sapessi che per me non è stato solo sesso, mai…anche se alle volte te l’ho fatto credere o in un momento di rabbia te l’ho anche detto..io ho sempre fatto l’amore con l’uomo che amo.
 
Il tuo discorso era lungo, ma calmo. Sembrava che soppesassi le parole prima di farle uscire. Io ero completamente fuori dal mondo, di fronte a me c’era una ragazza completamente diversa da quella degli ultimi tempi, più simile all’impaurita Bella del primo giorno.
 
-L’ho..l’ho capito.. – balbetto insicuro. Le mie certezze erano crollate come un castello di sabbia asciutta. –Che altro..devi dirmi?
-Vado via..per qualche tempo. – e questa è una doccia gelida che sveglia tutto il mio essere dallo stato di intorpidimento.
-Cosa vuol dire? – ad un tratto mi sento ad un punto morto della mia vita, un punto in cui non sai se andare avanti, tornare indietro o cambiare strada. Non mi rendo conto di nulla, non capisco neppure dove sono talmente sono confuso.
-La redazione mi ha offerto l’opportunità di lavorare presso un’organizzazione che si trova nella Costa d’Avorio. Non è la solita storia che viene stampata di settimana in settimana è la possibilità di scrivere addirittura un libro, con tanto di sponsor, editori, pubblicità..Gli serve una persona che sappia rendere bene le emozioni alla gente.. – mi sento sfinito. Le gambe non mi reggono e la testa vortica. Perché me lo dici ora?
-Quando l’hai saputo?
-Qualche mese fa.. – sussurri, guardando a terra.
-E ovviamente hai pensato bene di non farmelo sapere… - sono crudele.
-Ci ho provato, lo giuro. Poi..ho pensato che non te ne importasse nulla ed ho lasciato perdere..
-Certo! Perché a me non importa nulla di te..vero? Cosa ne è stato del patto “Ci diremo sempre tutto, comunque vada” o delle cavolate tipo “Ci sarò sempre per te”? quelle promesse dove sono? – ero furioso, perché avevo paura. Paura di perderti, di trovarti cambiata quando tornerai, paura che tu capisca di non amarmi abbastanza, che non ne vale la pena. Ecco le mie paure, ora, quando ho capito che l’amore non mi basta. Un controsenso vivente..ecco quello che sono.
-Edward..per favore..calmati..ho..bisogno di spiegarti.. – sembri davvero preoccupata dal mio continuo cambio d’umore.
-E quello di cui ho bisogno io? A quello non ci pensi? – abbassi la testa e la scuoti.
-Mi dispiace Edward..forse..è il caso che vai.. – ecco. L’ho rifatto. Ho pensato a me stesso, non a quello di cui ha bisogno tu.
-Scusami..Io..Ho bisogno di prendere una boccata d’aria e..riflettere su certe cose. Ho davvero voglia di ascoltarti..quando parti?
-Dopodomani.. – ti guardo sbigottito. Così presto?
-Possiamo vederci domani per pranzo? – ti propongo sperando che accetti. Ti guardi un po’ attorno, cercando qualcosa con gli occhi e poi scuoti la testa.
-Non..non mi ricordo se domani a pranzo ho un impegno. Quando controllo ti faccio sapere, nel caso..ti va bene anche domani a cena? – annuisco silenzioso. –Mi dispiace ma non mi ricordo proprio..
-Non importa..fammi sapere.. – ti do le spalle, troppo scosso per continuare a restare lì dentro. Apro la porta e il rumore assordante della serratura che si apre mi aggiunge una pietra sulle spalle e qualche chilo in più sul macigno sullo stomaco.
-Ci vediamo Edward..
-Ciao Bella. – non mi volto o potrei restare lì troppo a lungo e il mio cuore non resisterebbe più. Scendo velocemente le scale che mi separano al portone d’entrata e una volta fuori sospiro pesantemente. –Che giornata di merda! – impreco avviandomi alla macchina. Mi rendo conto solamente mentre appoggio le mani sul volante che sto tremando. Ho davvero bisogno di riflettere.
 
Arrivo a casa solamente mezzora dopo, il traffico sembrava sparito o forse non me ne sono accorto troppo impegnato a pensare alle parole di Bella.
E’ stata colpa mia, l’inizio di tutto. Il lento declino è dovuto dal senso di abbandono che ha sentito per il mio comportamento egoista.
Non mi sono mai fermato veramente a chiedermi cosa succedeva a me, perché mi sono comportato così con lei..e credo che nessuno possa darmi una spiegazione sensata, se non io stesso. Non posso di certo pretenderla da lei.
L’amo..l’amavo e l’amerò sempre..anche se l’amore non mi basta più. Ho bisogno di qualcosa di più. Qualcosa di più forte, qualcosa di tangibile, qualcosa di reale. Quello che abbiamo condiviso negli ultimi anni non era reale, era qualcosa di estremamente anestetizzato e camuffato sotto una coltre di bugie, prevaricazioni, illusioni, fraintendimenti. Abbiamo sprecato tutto questo tempo, senza mai interrogarci prima, senza provare ad alimentare il nostro rapporto di qualcosa di diverso..ed ora ci troviamo qui, con l’acqua che tocca il culo, estremamente frustrati, impauriti, affaticati da questo ultimo periodo di distanza, che ci ha resi irascibili e insicuri.
Non ho cenato questa sera, non ho neppure voglia di incontrare la mia famiglia. Sanno il brutto periodo che sto passando, sanno che quando mi chiudo in camera e ascolto Claire de Lune è solo perché voglio restare solo. Ultimamente è così da molti giorni, settimane intere. Neppure Alice con la sua aria frizzantina e spensierata da ragazza apparentemente frivola e senza problemi mi fa star bene. Neppure mio fratello con la sua solita battuta pronta riesce a farmi scappare un sorriso.
Nella testa solo lei.
Nel cuore solo lei.
Un unico nome, un unico viso, unici occhi che mi guardano tristi e preoccupati e disperati e terrorizzati.
“Io ho sempre fatto l’amore con l’uomo che amo!” mi ha detto oggi. A ripensarci mi sento male solo per aver creduto che lei non mi amasse. Era così vera e sincera mentre me lo diceva, che mi sento una merda solo per averlo pensato. Lei mi ama, me l’ha dimostrato in ogni modo mentre facevamo l’amore in camera sua..ed io non l’ho colto, troppo impegnato in cosa? In me stesso. Ecco qui. L’egoismo!
 
Cosa mi manca? Cosa mi manca per essere felice? Cosa mi serve per sentire ancora il suo amore entrarmi sotto la pelle? Forse ho solo bisogno di starle vicino e riprendere da dove abbiamo interrotto..peccato che ora lei parta.
Costa d’Avorio.
 
Mi alzo dal letto e prendo il portatile, portandolo con me, stendendomi di nuovo. Il letto sta diventando il mio posto preferito, sotto c’è troppa gente e la mia camera mi sembra un bunker in cui posso starmene da solo con i miei pensieri.
Digito sul motore di ricerca “Costa D’Avorio” e mi appare l’enciclopedia online che mi spiega tutta la storia, non ho bisogno di sapere quella. Voglio vedere la cartina.
Indicazioni stradali. Da New York, Stati Uniti a Yamoussoukro, la capitale. Niente. Continua a dirmi “Impossibile calcolare il percorso!” Per forza. Voglio vedere il pazzo che si mette a percorrerlo in macchina.
Sono così scemo che neppure mi sono reso conto che non c’è l’opportunità di cliccare il pulsantino con l’aereo.
Apro allora lo stesso motore di ricerca per cercare un volo. Ovviamente l’aeroporto non si trova a Yamoussoukro ma ad Abidjan e mi indicano circa quindici ore di volo, se tutto va bene.
Quando qui sarà mezzanotte, da lei saranno le cinque del mattino. La sua giornata inizierà quando io ancora sarò steso a letto, a crogiolarmi nel sonno.
Chiudo lo schermo del pc e guardo il soffitto. Che situazione impossibile.
 
Non faccio in tempo a formulare altri pensieri, che il telefono segna un messaggio: Bells
“Domani a pranzo sono libera, ci vediamo da Joe..buonanotte. B”
 
Non rispondo, lei non ha fatto una domanda. Sa che ci sarò. Chiudo gli occhi e sospiro pesantemente. Domani sarà una giornata faticosa e non voglio urlarle contro. Infondo non se lo merita.
Ha sbagliato, come ho sbagliato io, non abbiamo parlato, abbiamo agito in modo errato e perdendo di vista il punto focale di tutto questo. Noi. La nostra storia. Io per primo.
Le immagini, intanto, nella mia mente si sovrastano.
 
>>Lei che esce dalla doccia con solo un asciugamano legato al corpo, i capelli semi-bagnati sulle spalle, i piedi nudi e un sorriso meraviglioso. “Amore, ho finito la doccia, puoi andare tu se vuoi!” sorride maliziosa, sa già cosa l’aspetta. Ogni volta che finisce la doccia solitamente si veste in bagno, per non tentarmi, sa che non resisto sapendola nuda sotto quel micro pezzo di spugna. E se è uscita in quel modo è solo perché vuole provocarmi. Mi alzo dal divano e la imprigiono contro la porta del bagno, che ha chiuso. “Penso che ti porterò con me, sotto la doccia!”
 
>>Apro gli occhi piano, mentre sento un peso schiacciarmi il braccio e parte del petto. Bella è completamente addossata a me, fa passare un braccio attorno alla vita, una gamba sopra le mie, la testa sul petto, il seno che poggia sul mio braccio. E’ una visione ed è mia.
 
Il suo sorriso, il suo profumo, le sue gambe lunghe, il suo corpo perfetto. Voglio scordarmi di tutto questo per un po’, voglio cercare di concentrarmi sulle cose sbagliate, per rimediare ai miei errori. Non so come faccio ad addormentarmi, forse ero davvero sfinito. La mattina dopo quando mi sveglio la radio è spenta e sono coperto. Un biglietto sul comodino affianco a me spiega tutto: “Ero passata a vedere come stavi e se avevi bisogno di parlare, ma ho preferito lasciarti dormire, so che ne hai bisogno. Ho detto a mamma che avevi un brutto mal di testa dovuto alla lezione della mattina. Ti voglio bene. Al”
 
Con una sorella e un fratello a volte, non c’è bisogno di dire nulla. Per fortuna oggi è il mio giorno libero, perché quando osservo l’ora sulla sveglia mi accorgo che sono già le dieci. Ho il tempo di fare una veloce doccia e neppure mangio a colazione, bevo solo una grande tazza di caffè. I miei genitori questa mattina si danno all’antiquariato, vanno per mercatini e negozietti a ricercare qualcosa di antico da comprare. Nuova passione comune e sono felice per loro.
Il tempo di partire per arrivare da Joe è arrivato in un lampo. Raccolgo le chiavi della macchina e di casa e mi avvio. Quando arrivo lei ancora non c’è. Non entro all’interno del locale, l’aspetto appoggiato al cofano della mia auto e quando arriva di corsa, dieci minuti dopo, con tante borse sulle braccia e imbalza su se stessa sorrido scuotendo la testa. Mi avvicino veloce, aiutandola a rimettersi in piedi.
-Sei sempre la solita sbadata! – le dico sorridendo e aiutandola a raccogliere le buste.
-Scusami, sono in ritardo! Giuro non volevo..le mie colleghe mi hanno trattenuta più del dovuto, hanno organizzato una festicciola per me e insomma..ho fatto tardi. Scusa! – sbotta frustrata passandosi una mano tra i capelli e disordinandoli ancora di più. E’ bellissima. Un paio di ballerine nere di pelle, con una placchetta d’oro davanti, un jeans scuro stretto e una camiciola verde che le copre appena la cinta del jeans. Il volto affaticato, gli occhi grandi e attenti, le labbra ornate del lucidalabbra. Semplice ma perfetta. E’ la Bella che ricordo, da sempre. Mi chiedo solo cosa sta succedendo al mio cuore.
-Andiamo dentro? – le chiedo, ancora con le borse in mano. Ad un suo segno affermativo la affianco ed entriamo. Un tavolo per due, possibilmente appartato. E’ un posto in cui spesso venivamo a mangiare un tempo, perché vicino alla sua redazione, ecco perché i camerieri ci riconoscono. –E’ stata una buona mattinata? – domando, iniziando a fare conversazione.
-Si abbastanza. Ho dovuto ultimare le ultime cose e scrivere un pezzo che Monique, la redattrice, farà stampare nel prossimo numero, per salutare temporaneamente le mie lettrici..
-Faticoso? – sbuffa e sposta i capelli da un lato, permettendomi di visionare il suo collo.
-Il pezzo no. Stare in ufficio si! – ride appena. –Non vedevo l’ora fosse il momento del pranzo.. – mi guarda negli occhi sorridente e mi trovo a sorridere anch’io. –Mi sembra che tu sia più disposto ad ascoltare oggi…e più tranquillo. Ieri eri..una belva. – ammette sincera. Sono io quello a torturare i capelli ora, imbarazzato.
-Tu lo sai che io non sono così..mi conosci bene. Ho..dato di matto. Mi dispiace. Ieri..insomma ultimamente non sono in me…tutto questo..mi sta frustrando più del dovuto.. – annuisce silenziosa.
-Credo che sia..normale. Tu sei così..io non mangio più. Equilibriamo le due cose.. – cerca di farmi un sorriso, anche se mi sono accorto che è sempre più magra.
-Dovresti mangiare, sai bene che non è salutare saltare i pasti.. – mi fa la linguaccia, come ogni volta che un tempo le dicevo qualcosa sulla sua salute.
-Lo so bene Edward, e ci pensa già Charlie, Emmett, Rosalie, Alice, Monique, Tanya, addirittura Irina, la ragazza delle fotocopie del secondo piano, a dirmi che devo mangiare. Ma ho lo stomaco chiuso. – non seguo molto il discorso, mi fermo a Alice. Lei? Che ne sa lei?
-Mia sorella? – sono confuso.
-Tuo fratello non sa tenere la boccaccia chiusa e quando gli ho spiegato cosa è successo l’ha detto a Rosalie, e poi a tua sorella, che l’ha detto a Esme e Carlisle.. – loro sanno, e non hanno mai fatto pressione per niente, non hanno mai cercato di parlarmi approfonditamente del problema, perché?
-Loro, ti hanno chiamata?- scuote la testa.
-Sono venuti direttamente a casa.. – scoppia a ridere nervosa. Io sono allibito. –Immaginavo che non lo sapessi, io..ho spiegato loro come sono andate le cose dal mio punto di vista, che è quello che ho detto a te ieri. Ovviamente però sono i tuoi genitori, hanno detto che ti hanno visto strano e che comunque non avrebbero insistito per parlartene. Comunque..non possono capire come sei diventato così concentrato su te stesso. Ed io..beh..forse ieri ho capito cosa c’è che non va.. – ammette abbassando lo sguardo. Il cameriere decide di arrivare in quel momento a prendere le ordinazioni, e noto che realmente Bella si sforza a mangiare, ordinando una porzione di ravioli ai funghi, i suoi preferiti.
-E…? – chiedo allora quando il cameriere si è dileguato.
-Credo che sia tu che io abbiamo visto nell’altro una certezza, che ci appartiene, che non ci può sfuggire. Qualcosa di scontato che non si deve coltivare e alimentare piano piano. Ci siamo adagiati. Entrambi. Vivendo insieme e stando sempre insieme abbiamo creato un circolo che ci ha fatti cadere nella banalità. E tu per primo ne hai subito gli effetti..ed io ti ho seguito.. – il suo ragionamento non fa una piega. E purtroppo, mi tocca darle ragione. –Ora..bisogna solo capire se l’amore che proviamo è davvero forte per superare ogni cosa o..se è il caso di accantonare questa bellissima e consistente parte della nostra vita e ricominciare a camminare da soli..
 
La osservo, mentre lei guarda le sue dita che giocano tra loro. Sono un dannato bastardo.
-Non sono qui per parlare di noi..ma per ascoltare del tuo viaggio, della tua opportunità..sono qui per ascoltarti. – ecco qui, come giro attorno ai problemi quando si fanno seri.
-Monique ha ricevuto una proposta dall’organizzazione che si occupa della gestione delle donne africane. E’ un’organizzazione nata poco tempo fa, che costruisce piccoli istituti di fortuna per dare appoggio alle donne senza famiglia, alle bambine, alle donne maltrattate, schiavizzate. Vogliono una scrittrice nuova, giovane, che sappia fare bene il suo mestiere, che si emozioni e che queste sensazioni le riporti alla gente..
-E chi meglio di te alla redazione? – le dico orgoglioso. Si orgoglioso. Mi sento fiero di lei. Lei, che non è più mia. Lei che mi è sfuggita sotto il peso della quotidianità. Sorride.
-Quando me l’hanno proposto, noi stavamo avendo il periodo più buio di tutti, qualche settimana prima che te ne andassi da casa. Ho cercato di dirtelo, sapevo che come notizia non sarebbe stata delle migliori in quel periodo, per cui ho cercato un momento adatto. Che non è mai arrivato. Volevo discuterne con te prima di accettare, per quanto la nostra situazione era instabile e appesa a un filo sottilissimo, per quanto fosse un’occasione meravigliosa…si tratta comunque di sei mesi, lontana da qui.
-Ed io ovviamente non ti ho dato modo di dirmelo.. – scuoto la testa, portandomi le mani di fronte agli occhi in segno di esasperazione, verso me stesso.
-Ho pensato di non accettare, dopo che te ne sei andato. Credevo che restando avessimo più occasioni di recuperare il tutto. Ma ogni giorno che passava era sempre peggio. Tu eri distante ed anche se provavamo ad essere civili difficilmente ci riuscivamo. Sentivo la necessità di allontanarmi, di capire cosa mi servisse nella vita per stare bene.. – le mie stesse domande. Eravamo arrivati al capolinea.
-Ed hai accettato.. – non è una domanda ma lei risponde ugualmente.
-Si..ho accettato e..sono contenta Edward. So che probabilmente non ti sembra il momento adatto per la mia partenza ma..ogni giorno vivere in casa è un’agonia… - non finisce subito la frase perché il cameriere ci serve, guardandoci curioso, ma fatti i fattacci tuoi! Impiccione! –Anche bere il caffè la mattina sta diventando un’impresa titanica. Non ti dico dormire nel letto, è quasi più il tempo che passo sul divano che sul letto. Ogni dannatissimo angolo della casa mi ricorda te, ogni istante passato insieme. Quelli belli, quelli felici, quelli brutti e incazzosi. Sono..convinta che sia il momento ideale per me per allontanarmi. Perché ho bisogno di riprendere le redini della mia vita e fare qualcosa di importante per me..
 
La osservo, mentre gira un raviolo quattro o cinque volte, tagliandolo a metà e portandoselo poi alla bocca. E’ un gesto erotico, maledettamente sensuale, e lei non se ne accorge neppure. Continua a rigirare i ravioli nel suo piatto, senza mangiarli. L’appetito non le tornerà mai così.
-Facciamo un gioco? – le propongo. Lei mi guarda allibita. –Lo so, è un argomento serio, ma giuro non voglio assolutamente, spostare l’attenzione su di me.
-Avanti..dimmi! – incrocia le braccia al petto e mi guarda dubbiosa.
-Non ho molta fame neppure io..per cui, siccome io tengo alla tua salute, e credo tu tenga alla mia..ora..ci diremo delle cose, uno sull’altra o su noi stessi e..se non ce lo aspettavamo, mangeremo una forchettata…d’accordo? – scoppia a ridere.
-Hai fatto troppo il baby-sitter a Seth! – scuote la testa ma fa ridere anche me. Seth è il fratellino di Jacob, un vecchio amico del college.
-Accetti o no? – lei annuisce. Bene. Inizio io. –Credo che questo sia il momento migliore per te, per partire.. – lei mi guarda stralunata e prende un raviolo, mangiando.
-Tocca a me ora? – annuisco –Ho pensato spesso, in questo periodo, che tu avessi un’altra, una tua collega a scuola.. – arrossisce ed io inforco qualche penna e la porto alla bocca. Come diavolo ha potuto pensarlo?
-Ho pensato che facessi sesso con me perché non avevi altra scelta.. – era vero, lo pensavo. Ma quello che mi rincuora è che lei mangia altri due ravioli e poi scoppia a ridere.
-Tu sei tutto scemo!
-Non mangio perché lo so!
-Era una costatazione, non la mia frase.. – afferma piccata –Ho pensato molte volte di pedinarti.. – mangio ancora. Ma questa volta mi soffermo un po’ di più a pensare lei sta davvero prendendo sul serio questo gioco e sta mettendo in tavola cose che probabilmente non direbbe mai. E queste cose, mi fanno capire come ha sofferto.
-Sono stato così male, che ho pianto ogni secondo di una settimana intera, quando me ne sono andato da casa.. – affermo, guardandola ma lei non mangia e mi sorride tenera.
-Lo sapevo..me l’ha detto Alice.. – mangio. E lei scoppia a ridere scuotendo la testa. –Mi sei mancato..tanto.. –mangio ancora.
-Non credevo di poterti mancare, credevo che ti fossi finalmente liberata di me..credevo che non ce la facessi più ad avermi attorno.. – mangia lei.
-Quando sei andato via, ho lasciato le lenzuola sporche per due settimane, perché avevo paura scomparisse il tuo odore..-mangio io. Finchè mi accorgo che nei piatti, non c’è più niente da mangiare ma il gioco continua lo stesso.
-Ci sono stati giorni che ho pensato a quanto ho perso in questi anni, stando con te.. – abbasso lo sguardo e lei scuote la testa, un po’ delusa.
-Io pensavo che tu pensassi questo..e piangevo tutta la notte. Pensavo anche, come una stupida, che ti pentissi di tutto..
-Erano giorni in cui ero arrabbiato, ma poi..mi veniva in mente il tuo volto e tutto spariva. Sapevo di aver scelto bene, che eri la scelta giusta.
-Edward..
 
Sussurra dolcemente, allungando una mano sulle mie. Non c’è bisogno di altro in questo momento, che solo silenzio. Abbiamo detto tante cose, non tutte. Abbiamo iniziato un gioco pericoloso, che ci ha portati a esprimere qualcosa di importante. La guardo, i suoi occhi lucidi, non riuscirà a resistere a lungo, la conosco bene. E’ stata troppo forte ieri, per non crollare oggi. Il suo labbro trema leggermente e capisco quanto davvero sia ancora innamorata di me, dopo tutto questo tempo.
-Ho solo bisogno di un po’ di tempo Bella..so che tu mi basti. So che tu sei il mio essenziale, la mia sicurezza, la mia roccia..devo solo..tornare quello di prima e ritrovare me stesso. Non so cosa mi sia successo..
-E’ un errore di entrambi..non fartene una colpa personale. Io ho sbagliato molte altre cose..potevo parlartene, ma non l’ho fatto.
-Non importa ora..devo solo..avere del tempo per…
-Riflettere e trovare te stesso! – sorride lei, mi regala un sorriso, uno di quelli dolci.
-Già…
-Hai sei mesi di tempo..quando tornerò…parleremo di nuovo, se vorrai. Se avrai capito che non sono io quella che cerchi, se vuoi un rapporto diverso, se vuoi tornare al rapporto di prima..saprai darmi una risposta..sei mesi..ti bastano? – mi parla a bassa voce, emozionata.
-Sono anche troppi, probabilmente.. – ammetto deluso e triste. Sei mesi lontano da lei. Sarà faticoso. Lei sorride e scuote la testa. –Posso..scriverti mail ogni tanto? Giusto per sapere come stai.. – gli occhi le si inondano di lacrime e annuisce, trattenendo il labbro con i denti. –Ehi..non piangere per favore..
-Lo so ma..per un attimo..lascia stare.. – scuote la testa.
-No, no ti prego..dimmelo.. – DISPERATO! Sono disperato!
-Mi sei sembrato, per un attimo, il mio Teddy… - sorrido accarezzandole il dorso della mano con le mie dita.
-Tornerò quello di un tempo Bells..promesso! – lei sorride ed annuisce. Ci alziamo dopo qualche altro momento e andiamo a saldare il conto, le offro il pranzo, come regalo per la sua partenza, se no non avrei altro motivo per vincere con lei. Una volta fuori, all’aria aperta siamo pronti a prendere due direzioni diverse. –Vuoi un passaggio fino a casa? – le domando.
-No grazie, preferisco fare due passi a piedi.. – sorride e le consegno le buste con i suoi regali delle colleghe.
-Allora..ci vediamo fra sei mesi? – lei annuisce, mordendosi il labbro, gli occhi di nuovo lucidi.
-Ci vediamo fra sei mesi! – la sua voce trema ed è debole. Mi avvicino a darle un bacio sulla guancia, indugiando un po’ con le labbra sulla sua pelle morbida. Mi mancherà da impazzire. L’ho già detto che sono un controsenso vivente?
-Fa buon viaggio e..per favore, avvisami solo quando arrivi non..non ti chiedo altro.. – le dico piano.
-Lo farò e tu..beh..tu considerati libero in questi sei mesi..fai fuoco e fiamme, ma pensa a cosa farne di noi due. Abbiamo messo un punto voglio sapere se continuare la frase o andare a capo.. – le sue parole sono lame ghiacciate.
-Che cazzo vuol dire che sono libero? E che vuol dire che abbiamo messo un punto? – non so cosa le trasmette il mio sguardo di fuoco, ma sembra comunque tranquilla.
-Non vorrai mica stare sei mesi ad aspettare una ragazza che non sai neppure se ci vuoi continuare una storia no? Magari conoscere altre donne ti fa capire effettivamente cosa vuoi.. – Non.Posso.Crederci.
-Sorvolo, perché direi cattiverie che non voglio siano ricordate prima della tua partenza – uno sguardo davvero cattivo a trafiggerla –Spiegami la cosa del punto ora.. – incrocio le braccia al petto.
-La nostra storia si è conclusa Edward. Devi solo decidere se andare avanti con me ancora, o se cercare altrove. – le sue parole mi fanno male. “La nostra storie si è conclusa” –Abbiamo messo la parola fine molto tempo fa, solo che non abbiamo mai ufficializzato la cosa. Lo faccio io, prima di partire..per essere libera, per farti essere libero. –mi trovo spiazzato e completamente senza parole.
-D’accordo ora..ora devo andare…fai..fai buon viaggio.. – dico a bassa voce, andando veloce verso la macchina. Mi blocco e mi volto quando mi chiama.
-Edward.. – un ampio sorriso sul volto –So che non ci sarà nessun’altra e sai che non ci sarà nessun altro ma..nel caso in cui dovesse..non sentirti in colpa. Hai fatto tutto quello che era possibile fare, per salvare il salvabile…evidentemente la nostra storia non è tra i salvabili.. – non so come faccia a dirmi queste cose sorridendo, poi alzo lo sguardo ed osservo i suoi occhi. Sono spenti, completamente lucidi e spenti. Indossa una maschera di indifferenza che non le si addice.
-Varrà sempre la pena di salvare noi due Bells..ti ricordi il patto del college? – lei sorride ed annuisce. –Varrà sempre la pena per noi due Bells. Sempre. – mi volto e corro alla macchina, prima di tornare indietro un’altra volta e baciarla. Ha ragione lei..ho bisogno di riflettere perché sono confuso.
 
Sorrido, pensando che dopo tutti questi anni, ancora si ricorda del patto fatto quel giorno, di tanto tempo fa.
 
Flashback
Abbiamo litigato ancora una volta. Questo è un periodo che voglio dimenticare assolutamente. Non è possibile studiare per gli esami, avere una sorellina a cui badare e dovere pure litigare con una ragazza capricciosa. So che Bella non lo è di solito ma ultimamente si comporta come se lo fosse, e mi fa impazzire di rabbia. Ha ragione, non passiamo molto tempo insieme ma..cosa posso fare io se non ho il tempo neppure per respirare?! Provo a chiamarla un’ulteriore volta, per vedere se finalmente risponde. Esulto quando risponde con la voce arrabbiata.
-Bella..possiamo parlare per favore? – cerco di stare calmo.
-Non so se ne ho voglia ora..magari più tardi. – sbuffo, mordendomi il pugno.
-Ti prego..non voglio che litighiamo ancora, per una cosa che può essere risolta solo parlandone.. – con il tempo ero riuscito a moderare la mia impulsività, prima sarebbe uscito “non voglio litigare per delle stronzate!” cosa che avrebbe fatto incazzare parecchio la mia ragazza, perché quelle che io vedo come stronzate, per lei sono problemi interplanetari.
-Va bene..dopo cena possiamo vederci..se non hai niente di meglio da fare.. – sempre con questa acidità e battutine molto simpatiche devo dire.
-Passo da te per le nove e mezzo, ti porto in un posto..
-D’accordo a dopo.
-A dopo Bells, ti amo – la comunicazione si chiude, prima che lei possa ridirmelo. Ecco, questa è la “stronzata” che mi fa incazzare come una belva. Non puoi non dirmi “ti amo” solo perché sei incazzata. Sbuffo cercando di mantenere la calma. Qualche ora e poi mi farò perdonare, per qualsiasi minchiata io abbia combinato questa volta.
L’orario dell’incontro arriva in fretta, per fortuna, anche perché ho davvero voglia di passare con lei una serata. Ora che gli esami stanno giungendo al termine e che per fortuna mia madre ha capito che non può affidarmi Alice ogni santo giorno, ho davvero voglia di stare con Bella.
Quando passo a prenderla è già in strada, con l’immancabile cappuccio calcato sulla testa e la sigaretta tra le labbra. Ho cercato di farla smettere, ma il risultato è che fumo anch’io, qualche volta.
-Ciao Bells.. – le sorrido e mi avvicino per baciarla. Lei si scosta. Sbuffo e le apro lo sportello dell’auto, salendo poi sul sedile del guidatore.
-Dove andiamo? – non la guardo, perché so che mi incazzerei, avrà di sicuro appoggiato i piedi sul mio cruscotto pulito.
-Non te lo dico e ..per favore Bells..tira giù quei piedi! – sbuffa e sento le scarpe toccare il tappetino.
-Sei palloso, lo sai?
-E tu sei irritante quando sei arrabbiata. Non ti sopporto davvero! – sbotto e non dovrei farlo ora e così, dovrei dirle le cose con calma, abbracciandola e baciandola per renderle la pillola più dolce e invece sono un cretino. –Non mi dici “ti amo”, non mi mandi messaggi e se lo fai sono monosillabici, non saluti quando arrivo e non vuoi baci..ci sarà un giorno in cui ti pentirai di aver perso tutte queste occasioni!
-Bene..grazie della splendida serata Edward. Ora puoi riportarmi a casa! – incrocia le braccia al petto e guarda fuori dal finestrino.
-Tu puoi dirmi ogni cosa, mentre io non posso farti un’osservazione?
-Puoi, puoi..l’hai appena fatto!
-Appunto, ma io devo reagire bene, tu invece ti incazzi! Spiegami qual è la differenza..
-Che tu non trovi il modo adatto per dirlo..io si. – la guardo con la coda dell’occhio, crede veramente a quello che ha detto.
-Va bene, ti chiedo scusa..possiamo ora discutere di quello che è successo?! – propongo e lei sbuffa.
-Perché? Tanto non ti ricorderai neppure il motivo per cui abbiamo litigato. – preso in pieno. Ma come diavolo fa a sapere sempre quello che penso?!
-Va bene, lo ammetto…puoi solo..rinfrescarmi la memoria? – lo fa ovviamente sbuffando.
-Stavi studiando, come il resto delle ore degli ultimi giorni degli ultimi mesi. Cerco di non disturbarti mai e passo sempre in secondo piano. Oggi ti ho chiesto cinque minuti di tempo perché dovevo dirti una cosa importante, cinque dannatissimi minuti in cui ti dovevo parlare dell’appartamento che ho visto da sola quattro giorni fa e che non ho mai avuto il tempo di spiegarti, oggi scadeva il termine per la caparra. Mi hai concesso i cinque minuti sbuffando ma in quel tempo hai fatto solo finta di ascoltarmi perché in realtà messaggiavi con Jacob. Al che ti ho detto che potevi anche farmi un fischio quando avevi finito. Tu mi hai detto che sono sempre la solita ragazzina capricciosa che non capisce le tue necessità e da lì sono volate quelle parole. – ecco. Ora mi ricordo. Cazzo, ha ragione a prendersela. Non è proprio una stronzatina. Lei doveva dirmi una cosa seria e io non l’ho ascoltata minimamente.
-Come posso rimediare? – sono davvero dispiaciuto. E per fortuna riesco a parcheggiare in un posto lasciato libero.
-Uh wow…mi hai portato al cinema! Che originalità. Un altro posto in cui bisogna far silenzio e star concentrati in altro che non sia noi! Bella serata Edward…grazie! – scende dalla macchina ancora più infuriata. La seguo in un secondo.
-Non ti ho portata al cinema.. – la volto dall’altra parte, in corrispondenza a una insegna che indica una pasticceria. –Me l’ha consigliata Jacob questo pomeriggio, ha detto che sua sorella ha preso un dolce stratosferico al cioccolato..ed io ho pensato di portartici, visto che resta aperto fino a tardi e fa cioccolate calde di tutti i tipi.. – le sorrido, abbracciandola stretta. Per fortuna non mi allontana. Ho davvero bisogno di respirare il suo profumo.
-Davvero? – sussurra ed io le bacio la testa.
-Si..
-Saremo io e te, per una sera, tutti soli? – sorrido e la ribacio.
-Si..
-Oddio, che meraviglia! Ci manca solo la neve! – esclama felice e anche se è una battuta ironica riferita al Natale la tiro verso di me per baciarla come si deve. –Ho pensato che pensassi che non valeva la pena perdere tempo con me.. – sussurra quando ci stacchiamo. Mi intenerisco.
-Bells..facciamo un patto. Voglio che non pensi mai più una cosa del genere..Non sono bravo a far conciliare le cose, college, Alice, famiglia, amici e te..ma tu..sei importantissima per me e ti amo immensamente. Non pensare che non ne vali la pena okay? Varrà sempre la pena per noi due. Se ti sembra che mi sto allontanando troppo, tirami verso di te e fammi capire che non andava bene..aiutami..ed io ti prometto che cercherò di metterti, d’ora in poi, come priorità. Perché varrà sempre la pena per noi..
Flashback
 
A distanza di tutto questo tempo, mi accorgo che quel patto è saltato molto tempo fa. Voglio riprenderlo, stipularlo di nuovo e seguirlo..per sempre. Ma se penso questo..perchè mi salgono i dubbi? Cosa mi manca?
Quando sono arrivato a casa ho parlato con Alice, chiedendole cosa lei sapesse di tutta questa storia, abbiamo passato diverse ore a parlare, poi è andata a prepararsi, per una festicciola. Quando ho visto anche i miei genitori vestiti di tutto punto mi sono posto qualche domanda.
-Dove andate? – loro mi osservano confusi.
-Non lo sai? – scuoto la testa. –Oh tesoro..Rosalie ed Emmett hanno organizzato una piccola festa a sorpresa per Bella, ci sarà anche Charlie..sai per salutarla prima della partenza..
-Voi..voi lo sapete..da quanto? – orami non dovevo stupirmi di nulla ma ci riuscivano.
-Da una settimana quasi..Bella ce lo ha detto la settimana scorsa, a casa di Emmett. – loro continuano ad avere la stessa vita di sempre, anche se lei..ormai è un punto. Una storia chiusa. Scuoto la testa, con le lacrime agli occhi. Nessuno mi ha invitato, come normale. Mi sento triste, depresso, disperato..lasciato in disparte. Ho perso il mio punto di riferimento. E non so neppure perché.
-Perché non ti prepari e non vieni con noi? Sono sicura che a Bella farà piacere.. – guardo i miei piedi e poi sospiro.
-Non lo so a dire la verità..io..ci penserò.. – Alice per fortuna mi salva, scendendo vestita di tutto punto. –Andate adesso o farete tardi.. – dico a voce bassa. Mia sorella si avvicina, mentre i miei escono di casa.
-Edward..io so che sono troppo piccola per capire certe cose ma..se io fossi Bella..stasera vorrei vedere anche te, tra la mia famiglia…lei ti ama, e qualche ora insieme, in più..non vi faranno male. Non la vedrai per sei mesi..sei proprio sicuro di voler restare a casa? – mi chiede accarezzandomi il braccio.
-Nessuno mi ha invitato.. – sibilo.
-Lo faccio io, ora. Ora che sono sicura avrete una speranza..solo..non farmene pentire..Emmett è molto protettivo con Bella ultimamente.. – annuisco. –Ti lascio dieci minuti per cambiarti. Mamma e papà andranno con la loro macchina, noi con la tua..ti aspetto fuori.
 
Salgo le scale velocemente e scelgo un paio di jeans e una maglia scura, a maniche lunghe non troppo aderente. La doccia l’ho fatta stamattina, deodorante, profumo, denti, inutile provare a pettinare i miei capelli. Indosso velocemente gli abiti e le scarpe e prendendo le chiavi della macchina volo fuori, dove Alice mi attende appoggiata al cofano dell’auto. Un’altra serata con il fiato sospeso.
Quando arriviamo sotto casa di Emmett sospiro pesantemente.
-Andrà tutto bene. Vi conoscete da una vita..sarà più facile starle vicino che lontano. – mi sorride e poi scende dalla macchina, precedendomi dentro il palazzo. Quando saluto, tutti quanti si voltano verso di me. Emmett con lo sguardo scuro in volto, quasi incazzato e Rosalie invece è sorpresa. Ma non mi soffermo su di loro, cerco due occhi che conosco bene e che mi sono mancati in poche ore. Quando li trovo, rilasso i muscoli e sorrido appena. Non sembra per niente infastidita di vedermi. Ma prima di avvicinarmi a lei devo pur sempre salutare mio fratello.
-Ciao Emmett, ciao Rose! – abbraccio mia cognata e cerco di regalarle un sorriso.
-Sei venuto qui per rovinare la festa a tutti? No perché se è per questo puoi anche andartene!
-Sono solo venuto a salutare..non posso? – ammetto che vorrei tanto abbassare lo sguardo ora, mi sento uno schifo.
-Proprio stasera? Guarda che caso.. Rose tu che dici, secondo te è scortese metterlo alla porta? – tutti guardano mio fratello sorpresi, sua moglie compresa. Mi distraggo da quel momento di silenzio solo quando sento una mano delicata posarsi sul mio braccio e lo sguardo di Emmett sgranarsi.
-Emm, lascialo in pace..non farà del male a nessuno averlo qui stasera..è pur sempre tuo fratello.. – cerca di sorridere dolcemente ma capisco che sotto sotto, c’è qualcosa.
-Sei sicura di stare bene?
-Abbiamo parlato ieri, ed oggi a pranzo, non ho avuto il tempo di dirtelo..per cui..si sto bene. Ora però..smettiamola di dare spettacolo okay? Mi fa piacere che Edward sia qui.. – sussurra dolcemente, non so se vuole solo che lo senta io..ma Emmett lo sente e se ne convince, anche se mi guarda torvo. Rose la chiama, per farsi aiutare ed io vengo intrattenuto da Charlie che non sembra contento di vedermi lì.
Non so con quale maestria riesco a liberarmene, per quando si mangia, dopo avergli raccontato per filo e per segno le nostre discussioni. Mi siedo lontano da Bella, di fianco a mia madre e a Rosalie che ha fatto posizionare Bella a capo tavola, dal lato opposto al mio. L’ho spesso trovata a fissarmi di tanto in tanto, forse esattamente come faccio io. Siamo due cretini. Ecco cosa siamo. Abbiamo buttato via tutto questo tempo per niente.
Per fortuna la cena finisce presto. Ho bisogno assoluto di una sigaretta. Quando tutti si accomodano sul divano, vado sul terrazzino di Rose e prendo il pacchetto che ho sempre nelle tasche, accendendone una.
-E’ una bella serata, non fa per niente freddo..me ne offri una? – chiede sorridendo. Le porgo il pacchetto e l’accendino –Come mai sei qui stasera?
-Alice mi ha detto..che se lei fosse stata te..sarebbe stata contenta di avermi stasera..mi sono lasciato convincere.. – ammetto incapace di mentire ora.
-Ha ragione. Sono felice che tu sia qui..nonostante tutto quello che è successo..tu sei sempre Edward, ti conosco da una vita ed ho paura di perderti.. – ammette, prendendo una boccata di nicotina.
-Non lo faremo accadere.. – sospiro e poi riprendo a parlare –Ti ricordi il patto del college? Quello in cui ci siamo promessi.. – mi interrompe con una mano sul braccio.
-Ricordo quel patto e sono sicura di sapere cosa vorrai dire..e so quanto sarebbe semplice mandare a fanculo tutti e tutti e correre verso il mio appartamento, dimenticarci di tutto, cedere alla passione e convincerci che sia tutto passato.. So che lo vorresti, che lo hai pensato più volte stasera.. – ma come cazzo fa? –Ma non è giusto Edward. Noi non lo supereremmo così, aggiungeremmo invece benzina al fuoco, credendo entrambi che l’altro non ha capito nulla..per cui..non voglio parlare di noi anche stasera. Fra sei mesi..l’abbiamo detto oggi. Stasera voglio solo stare bene e..vorrei vederti sorridere, è ancora l’unico modo per farmi sognare un po’.. – ammette con lo sguardo dolce.
 
Mi avvicino di più a lei, con la coda dell’occhio osservo all’interno del salotto. Alice ci sta guardando, Rose e mia madre anche..a dire la verità sono tutti lì che ci guardano. È una cosa imbarazzante e anche Bella se ne accorge, scoppiando a ridere! Non posso fare altro che fare lo stesso, dopo averle dato un bacio sulla guancia.
-Possibile che noi diamo sempre spettacolo?! – mi chiede ancora ridendo, e voltando le spalle alle nostre famiglie. La imito avvicinandomi un pochino di più.
-Non saremmo noi se no, giusto?
-Giusto! – rido ancora e anche lei.
-A che ora parti domattina?
-Stanotte vorrai dire.. – sbuffa pesantemente –Alle cinque e mezzo ho il volo..ciò vuol dire che alle due dovrò fare il check-in…alle due, ti rendi conto? – scoppio a ridere.
-Chi ti ha prenotato i biglietti non conosceva il tuo amore per il letto evidentemente! – lei ride con me. –Farai la nottata e poi dritta in aeroporto? – le chiedo sorridente.
-Credo di si..Rosalie, Emmett ed Alice si sono proposti per farmi stare sveglia tutto il tempo, hanno in serbo alcuni giochini divertenti, dicono..non credo mi piacerà!
-Avrai quasi quindici ore per dormire.. – lei mi guarda sorpresa.
-Ti sei informato! – sorrido e le lancio un’occhiata.
-Credevi che non mi importasse?  - scuoto la testa –Non me lo dire..io..mi importa di te Bella..voglio che tu sappia almeno questo..ed hai ragione, sono molto confuso e stare insieme stanotte, credendo che sia tutto passato sarebbe un errore perché sarei comunque confuso.
-Sono felice, della tua sincerità..sei leale, come un tempo. – sorride ancora e mi lascia un bacio sulla guancia –Resta con noi stasera..accompagnami in aeroporto. Stanotte.. – la osservo. E’ seria in volto e capisco che lo vuole davvero, dal suo sguardo determinato e dolce.
-Va bene.. – mi sorride e torna dentro, lasciandomi lì. Ho bisogno di riflettere ancora di più. Cosa diavolo mi sta succedendo in questo periodo?
 
Le ore passano veloci, per fortuna e quando Bella dice che sarò io ad accompagnarla in aeroporto tutti mi guardano straniti.
-Che c’è..non vado bene neppure come autista adesso? – alla fine si erano fermati tutti fino a tardi, ma lei aveva voluto che fossi l’unico ad accompagnarla. Chissà perché. L’abbracciano calorosamente, facendola sentire parte di una grande famiglia, la nostra, prima di essere sola in questo viaggio. Quando siamo in macchina toglie le scarpe e appoggia i piedi sul sedile, raccogliendo le ginocchia.
-Sei stanco? – mi domanda dolcemente.
-Un pochino.. – ammetto sbadigliando –Ma non volevo deluderti, ancora una volta.. – sussurro, guardando la strada. New York è ancora molto trafficata.
-Chissà quante volte io ti ho deluso, e non mi sono mai posta il problema.. – dice con dolcezza e tristezza allo stesso tempo.
-Abbiamo sbagliato Bella..solo..d’ora in poi io non voglio più farlo..
-Neppure io.. ma ti prego..prenditi questi sei mesi per riflettere perché..non voglio tornare indietro Edward. Sono stata male in questo periodo e..voglio solo stare bene. – la guardo con la coda dell’occhio, ha la testa appoggiata alle ginocchia.
-Promesso. Rifletterò con calma e quando tornerai..ti darò tutte le risposte che cerchi..
-Mi fido di te! – mi dice, facendo regnare il silenzio per un po’ finchè non riesco a trattenermi.
-Perché hai voluto che fossi io ad accompagnarti?
-Perché sarai la persona che mi mancherà di più e quella con cui ho passato meno tempo in questo ultimo periodo, voglio godere di ogni momento possibile, per essere pronta a qualsiasi eventualità. – la sua sincerità mi spiazza.
-Se..se non fossi venuto stasera..cosa avresti fatto?
-Probabilmente mi sarei disperata con Rose ed Alice in bagno, chiedendomi cosa c’è che non va in me, per il tuo comportamento.. – non credo sia mai stata più sincera di così.
-Non hai nulla che non va Bella.. è col…sono io che sono stato stupido ma rimedierò..
-Non farmi sperare in qualcosa di quasi certo Edward. Quando tornerò potrei non avere la forza di spezzare di nuovo un’illusione.
 
Ringrazio il cielo che siamo arrivati e che ho parcheggiato. Mi volto verso di lei, ma è già scesa e prende dal bagagliaio i suoi borsoni. Mentre io prendo il resto lei si avvia dentro, probabilmente imbarazzata per quello che ha detto. Una volta fatto il check-in ed aver imbarcato i borsoni è il momento dei saluti.
-E’ tempo che vada.. – mi dice, davanti alla porta dei metal detector. Sbuffo, prendendole il volto tra le mani.
-Non spezzerai un’illusione, non cadrai rovinosamente per terra dopo un viaggio sulle nuvole. Bella..io ti amo. Lo sai. E’ solo che non capisco cos’ho..prometto di trovare il problema, di aggiustarlo..di tornare come nuovo. Solo..non perdere le speranze in noi..non farlo mai, ti prego. – al momento, mi interessa davvero che lei non smetta di crederci. Ho il bisogno di sapere che non lo farà.
-Ti amo anch’io Edward e spero..spero davvero che al mio ritorno sarai lo stesso Edward del quale mi sono innamorata, tanti anni fa..
-Non preoccuparti di nulla, solo fa il tuo lavoro..non avrò nessuna nel frattempo e non – non termino la frase perché lei mi blocca.
-Non puoi non avere nessuna Edward, non sei legato a me.. – scuoto la testa sbuffando sonoramente.
-Non avrò nessuna nel frattempo..e non dovrai essere gelosa, te lo giuro Bella..e sono legato a te, perché non capisco dove cazzo finisca il mio cuore ogni tanto.. – sorrido avvicinandomi e lasciandole un bacio sulla fronte –Fa attenzione..
-Perché non mi sembra una buona idea, partire ora? – scoppio a ridere alzandole il volto verso il mio.
-Perché sono maledettamente dolce ora, e non lo sono stato per gli ultimi anni, e tu vuoi disperatamente che questo momento non termini mai..per cui..ora devi prendere quell’aereo e darmi il tempo di tornare me stesso.. mi sono perso per strada. Ritroverò i pezzi e li unirò. Perché varrà sempre la pena per noi.. – le sussurro dolcemente all’orecchio, per poi tornare a guardarla negli occhi, ormai lucidi. Mi abbraccia di slancio. So che deve andare.
-Mi mancherai Edward..mi mancherai come l’aria. Ti prego io..non dimenticarti di me.. – la scosto per guardarla negli occhi e mi abbasso fino ad essere in linea con i suoi occhi.
-Dimenticarmi di te Bella? Sei pazza forse? Non sarà possibile..assolutamente. Ormai tu sei dentro di me, non te ne andrai mai via, mai, mai. Quando tornerai..riapriremo la frase, che è stata solo messa in sospensione..con un punto e virgola. Decideremo insieme cosa farne di noi. Solo..ricorda che ti amo. In qualunque momento tu voglia pensarci.
-Se ti mando qualche mail..risponderai? – sorrido avvicinandomi di più.
-Assolutamente si..ora è tardi Bells..devi andare.. – annuisce e si rituffa nel mio abbraccio. La stringo più forte e gli occhi lucidi mi appannano la vista, li chiudo mandando indietro le lacrime, dannazione non adesso!
-Vado.. – si stacca da me, ma non posso lasciarla andare così, le prendo il volto di nuovo fra le mie mani e le bacio dolcemente le labbra. Un bacio semplice, di attesa, di speranza, di un amore che c’è ma che sembra non bastare più. –Edward… - sussurra quando mi stacco da lei.
-E’ un modo per farti capire che ci penserò, perché per me sei importante..e che mi mancherai, perché sei parte di me..e che ti amo, perché non posso fare altro. Vai adesso, prima che mandiamo a puttane il tuo meraviglioso progetto. – lei si allontana sorridendo con gli occhi lucidi e portando la sua borsa grandissima come bagaglio personale. Passa il metal detector e si volta appena a guardarmi, alza una mano per salutarmi e nel suo palmo scopro una scritta “ti amo, per sempre”. Le lacrime solcano il mio viso, gemelle delle sue.
Non so quanto tempo stiamo così, ma ad un certo punto lei si volta e scappa via, lontana da me, lontana dai miei occhi. Quando esco dall’aeroporto, accanto alla mia macchina quella di Emmett, con lui e mia sorella a bordo. Inspiro forte dal naso e mi asciugo le lacrime prima che mi vedano.
-E’ partita? – mi domanda Emmett, con le braccia incrociate sopra lo sportello aperto.
-Ha passato da poco le porte del metal detector.. – ammetto, appoggiandomi alla mia macchina.
-Come stava? – sorrido scuotendo la testa. –Che cazzo le hai fatto? – ecco il suo lato protettivo.
-Emm piantala! Non lo vedi che ha pianto?! – mia sorella è sempre stata più sensibile di lui.
-Ti ho chiesto come stava..
-Credo bene..non lo so in realtà..questi sei mesi saranno difficili.. – sussurro alla fine.
-Cos’è successo? – racconto a grandi linee dalla partenza in macchina e trovo mio fratello piacevolmente sorpreso. –Sarà il caso che ti metti di impegno a capire cosa diavolo ti è successo, se le fai ancora del male giuro che ti castro e poi ti faccio a pezzetti! Decidi tu cosa è meglio per te!
Scuoto la testa salendo in auto e aspettando Alice.
Guardo il cielo prima di partire e poi di nuovo verso l’aeroporto.
Caccio il telefono dalla tasca e compongo un messaggio per Bella: “E’ la tua occasione, sarai magnifica e sono orgoglioso di te. Sempre. E”
Mi mancherai Bells..come l’aria.

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Capitolo 2
*** Le certezze crollano con uno sguardo ***


Le certezze crollano con uno sguardo

Sei mesi e un giorno dopo..
 
Bella è arrivata ieri sera. Ha chiamato Alice per farglielo sapere. Ha chiamato lei ma non me. Probabilmente avrà anche chiamato mio fratello, io invece sono qui, a tremare per la paura di incontrarla.
Come un patetico ragazzino complessato.
 
In questi mesi ci siamo scambiati qualche mail, il distacco non è stato definitivo anche se non abbiamo mai parlato di noi. Di lei, delle donne che ha incontrato, delle bambine, dei racconti che ha sentito, del libro che sta amando scrivere. Le ho parlato del nuovo ragazzo di Alice, della notizia spettacolare che riguarda mio fratello, e cioè che diventerà presto papà. Di noi non abbiamo parlato, abbiamo deciso che sarà ora che lei è tornata, spero solo che mi voglia vedere ancora. Lo so, probabilmente la decisione che ho preso non piacerà a nessuno dei due..probabilmente ci farà solo stare male. Ma voglio vederla, per sapere se ho preso la strada giusta, almeno questa volta.
 
Stamattina mi sono svegliato presto sperando di trovare notizia di lei, ma nessun messaggio, nessuna chiamata..nulla. Ho pensato di chiamarla io, almeno per chiederle come è stato il rientro a casa. Ma attendo ancora un po’. Non è che voglio essere cercato, anche perché tocca a me..vorrei..non disturbarla.
Passa quest’intera giornata, il lavoro non mi è mai sembrato così noioso e lento. Stare a casa è deprimente, lo è stato per questi sei mesi.
E quando prima di cena sento Alice entrare in camera mia sbuffo.
-Vieni a cena? – mi chiede con il sopracciglio alzato.
-Arrivo.. – la osservo. –Che hai?
-Hai chiamato Bella?
-No..non voglio disturbarla.. – scoppia a ridere e si porta l’indice alla testa.
-Tu stai fuori! Sono passati sei mesi e ti rintani in camera al posto che correre da lei? Ma quanto sei cretino da uno a dieci? Quindici?
-Alice falla finita! – mi fa esasperare.
-Oh no no! Questa volta non mi incanti signorino! Non mi interessa se sei più grande di me..non starò a sentirmi l’ennesima telefonata depressa di Bella per cui..FA.QUALCOSA! – dice esasperata uscendo dalla camera. Prendo il telefono fra le mani e l’osservo. Una telefonata, non la disturberà poi molto..giusto? Faccio partire una chiamata, con fatica e timore. Risponde al secondo squillo.
-Pronto?!
-Ciao Bella..Bentornata.. – dico, trattenendo il fiato.
-Ciao Edward..grazie. Come stai? – sembra sorridere.
-Abbastanza bene..tu? Sei stanca?
-Un po’ dopo il volo, ma niente di che..sto abbastanza bene anch’io.. – dice dolcemente.
-Volevo..ecco solo sapere questo. Ho saputo da Alice che sei a casa.. – dico debolmente.
-Oh..Oh..si, ho chiamato lei che mi ha minacciata di farglielo sapere appena atterrata, ed Emmett che ha raddoppiato la minaccia.. – sembra delusa. Come probabilmente lo sono io. Una volta, sarei stato il primo a cui avrebbe pensato. Come sono cambiate radicalmente le cose tra di noi.
-Ora..vado a cena. Ci..ci sentiamo..okay?
-D’accordo Edward..Buona notte intanto. Ciao. – chiude la comunicazione e io resto a fissare il telefono.
Sono un rincoglionito. Dovrò parlarle, senza avere paura.
Rifaccio il numero.
-Pronto?!
-Sono ancora io.. – sbuffo per l’imbarazzo.
-Ti serve qualcosa? – sembra avere fretta quasi.
-Sei libera stasera? Te la senti di..uscire un po’ ? Qualcosa di semplice, una cioccolata calda e una lunga chiacchierata…? – chiedo, trovando il coraggio non so dove.
-Veramente..non ho molta voglia di uscire..ma ho le scorte di cioccolata calda in dispensa..vieni qui? – propone. Non me lo faccio ripetere due volte.
-Alle nove?
-Perfetto..Ci vediamo dopo! – dice appena più sollevata.
-A dopo.. – sono sollevato anche io.
 
Ho passato questi sei mesi praticamente rinchiuso in camera mia, steso sul letto a guardare il soffitto. A pensare e ripensare a lei, agli errori commessi, a questi undici anni di una storia complicata ma estremamente bella, un amore in cui entrambi abbiamo dato molto, tanto…forse troppo per un periodo. Forse..la conclusione a cui sono giunto non è quella che ci si aspettava, non dopo quel giorno in aeroporto.. ma quella dopo aver pensato in questi centonovanta giorni che l’amore non mi basta più.
 
L’amore..
 
So davvero cosa vuol dire la parola amore? Il significato che racchiude quella parola? Ciò che si nasconde davvero dietro un semplice “ti amo”?
Sono seduto a tavola, ovviamente non ho appetito, ma mangio qualcosa per non far preoccupare i miei genitori e mia sorella, che in questo periodo mi hanno sostenuto come meglio potevano.
Osservo mia madre e mio padre, che parlano tra di loro e a volte neppure usano le parole, i loro sguardi dicono tutto. Si comprendono con un solo sguardo..e mi trovo a chiedere a me stesso se anche io e Bella, un tempo, eravamo così. I miei genitori sono sicuro che sanno il senso della parola “amore”, loro lo comprendono fino infondo..non hanno bisogno di canzoni romantiche per esprimersi o per capire, non hanno bisogno di frasi romantiche per far colpo, non hanno bisogno neppure di dirsi “Ti amo” perché i loro gesti, i loro sguardi parlano da soli.
Mi trovo a desiderare veramente una vita così. Piena di un amore forte, indissolubile, con una donna che non ha bisogno di sentirsi dire “ti amo” perché tanto lo legge nei miei occhi..ho bisogno di una donna che mi stia vicino, che capisca quello di cui ho bisogno solamente guardando i miei occhi. Ho bisogno di cucinare per una donna che quando torna a casa dal lavoro si senta libera di raccontarmi la sua giornata, i suoi problemi, che non abbia paura di non avere spazio..ho la necessità di sentirmi parte di una famiglia, di pensare che quando torno a casa dopo una giornata al lavoro, troverò i miei figli, pieni di vitalità ed esuberanza, che mi corrono incontro ad abbracciare. Ho bisogno di sicurezza, certezza, basi solide.
Ho voglia di costruire qualcosa di serio, una volta per tutte..e per fare ciò..l’amore non mi basta.
 
-Edward…? – mia sorella mi risveglia dal mio stato di tranche.
-Si? – chiedo un po’ confuso, guardando gli sguardi preoccupati della mia famiglia.
-Ti chiedevo se stasera ti andasse di accompagnarmi al cinema…è tanto tempo che non facciamo un’uscita io e te.. – la voce con cui lo dice non è la solita allegra e spensierata di Alice, anzi è triste e dubbiosa.
-In realtà.. ho un altro impegno.. – abbasso lo sguardo, perché mi vergogno?
-E per caso..l’impegno..si chiama Bella? – dice mia madre. Annuisco solamente, tenendo la testa bassa. Ho riflettuto tanto, in questo ultimo periodo ed ora che sono arrivato a una decisione..mi manca il coraggio di affrontarla.
-Perché stai così? – chiede mio padre, guardandomi confuso. O forse è quello che ci leggo io in quello sguardo, perché in realtà mia madre e mia sorella hanno uno strano sorriso sul volto.
-Perché.. – sbuffo –Non lo so in realtà. Ho passato tutto questo tempo a riflettere su cosa voglio..ed ora che..ho preso la mia decisione..ho paura ad affrontarla..
-Edward…posso farti una domanda? – è strano che mia sorella chieda prima il permesso. Annuisco e sto a guardarla. La carne è spezzettata nel piatto, ma credo che non la mangerò. -Tu e Bella ci avete raccontato entrambi i vostri punti di vista..entrambi avete sbagliato, perché quando una storia finisce è colpa di tutti e due, voi però..mamma e papà ma anche tu, soprattutto tu..mi avete sempre insegnato che se l’amore manca, nella vita, non ha più senso andare avanti, perché è quello che fa girare tutto…giusto? – annuisco, non capisco dove voglia andare a parare e mi sento un adolescente. –Quindi..tu sei proprio sicuro che sia l’amore a non bastarti più? Ti sei interrogato su cosa ti manca per essere felice? Perché forse..hai travisato un po’ le cose..Ma sono sicura…che in questi mesi tu ci abbia pensato e la decisione che hai preso sarà sicuramente quella adatta alla tua felicità.. – La domanda qual era? Perché non l’ho capita.
 
Mi alzo da tavola guardandoli in volto uno ad uno, poi giro i tacchi e volo in camera mia a prepararmi.
La risposta è si. Mi sono interrogato. Mi sono chiesto milioni di volte su cosa manca nella mia vita per essere felice. Mi sono chiesto perché l’amore non mi basta più. Ma non ho trovato risposta.
Insomma..questi sei mesi sono stati inutili. Ho preso una decisione che non ho le palle per affrontare, ho pensato così tanto da essere più confuso di prima.
Devo davvero andare da Bella stasera?
Cosa le dirò quando la vedrò?
Probabilmente uscirò da quella casa con lo sguardo basso e le spalle ricurve. Senza avere avuto il coraggio di affrontare i problemi a testa alta. Perché si sa, le difficoltà è più facile aggirarle che superarle. E io in questo momento mi sento esattamente pronto a girarci attorno.
 
Quando sono pronto, dieci minuti più tardi, esco di casa, facendo un saluto generale. Non mi fermo con loro neppure un istante, so che potrebbero dire le solite frasi di circostanza “stai tranquillo tesoro, andrà tutto bene” oppure “Noi crediamo in te…” o altre cose del genere..che al momento hanno solo l’effetto di preoccuparmi di più!
Il viaggio fino casa di Bella è lento, non per il traffico, ma perché non faccio più dei quaranta chilometri orari. Sono agitato, confuso più di prima e impaurito. Chissà come sarà rivederla, chissà se è cambiata..chissà se mi batterà il cuore.
No, il cuore non batterà più del dovuto. Avrei percepito qualcosa se no..prima di vederla. Giusto? Ansia, paura, timore…felicità. E invece..ho solo la fottutissima paura di rivelarle la mia decisione. Infondo..il sentimento che ci ha legati era forte.
Cerco di rimanere concentrato sulla strada ma è difficile, perché continuo a pensare che probabilmente avrei dovuto aspettare un po’ di tempo prima di fare tutto questo.
E quando sono convinto di tornare indietro e rimandare l’incontro con una scusa, mi trovo già sulla strada di casa sua. Forse un segno del destino, chissà. Parcheggio e una volta spento il motore sospiro pesantemente. E’ Bella santo cielo! La ragazza con cui ho passato i miei ultimi undici anni! Possibile che abbia così paura di parlarle?
In realtà..ora che suono il citofono..mi accorgo che non ho paura di dirle quello che penso..ma paura di cosa potrebbe dire lei. Già.
-Chi è? – la sua voce mi arriva storpiata dal microfono del citofono.
-Edward.. – non ho la forza di dire altro.
-Sali! – sembra felice, nonostante tutto. Sembra felice.
Salgo le scale, non ho voglia di prendere l’ascensore perché c’è troppa attesa ed io non voglio perdermi ancora di più nei pensieri contorti della mia mente.
Quando arrivo al piano la porta è aperta, lascia uno spiraglio ma è aperta. Entro con un piede.
-Permesso?! – la voce si incanta, e sembra che neppure sia la mia. L’emozione gioca brutti scherzi. La casa sembra sempre la stessa. Lo specchio a colonna all’entrata, vicino al mobiletto delle chiavi, accanto all’appendiabiti. Poggio il mio giubbino in pelle e faccio un altro passo verso l’interno. A sinistra il salotto, il divano ha sempre la fodera blu, quella che avevamo scelto insieme, perché insieme alle pareti grigio perla dell’appartamento rendeva il salotto un angolino confortevole, solo per noi. A destra la cucina. Il tavolo nero, con le sedie bianche e la cucina moderna. La finestra del terrazzo. Tutto esattamente come l’ho lasciato..molto tempo fa. La porta della camera è aperta, il letto disfatto, solo dal lato in cui dorme Bella. Stanotte nessuno ha dormito con lei..è un buon segno, giusto? –Bella? – la chiamo, controllo la porta d’ingresso, si l’ho chiusa.
-Sono in bagno, arrivo subito.. – la sua voce sembra contenta, spero di non trovarla troppo cambiata. Per l’ennesima volta, qui dentro mi sento un estraneo. Non so cosa fare, dove sedermi, come camminare. Ho paura di toccare ogni cosa.
Mi avvicino al divano, ma mi appoggio con il sedere allo schienale, incrociando le braccia e aspettando Bella, guardando verso la porta del bagno. Quando si apre ed esce rimango pietrificato. Con uno sguardo tutto cambia. E neppure me ne rendo conto davvero.
-Che diavolo è successo? – la tua gamba destra è ingessata, fino al ginocchio. E cammini con due stampelle. Sorridi appena, diventando un po’ rossa dall’imbarazzo.
-Ciao Edward…ti trovo bene! – ti avvicini o forse rimani sempre lì, e mi sono spostato di fretta io. Si è questo.
-Mi vuoi dire cosa hai combinato? – sbuffi e cominci a camminare verso il divano, sedendoti mentre prendi a raccontare.
-Dieci giorni fa sono caduta dalle scale dell’organizzazione presso cui stavo e niente..ho messo il piede sopra dei giocattoli di alcune bambine, cadendo si è rotto qualcosa, non so bene cosa. Comunque devo tenere il gesso per circa un mese e mezzo, poi farò dei controlli…nulla di preoccupante!
-Non potevi dirmelo? – mi guardi alzando un sopracciglio e sorridendo appena. Già. Perché mai dovevi dirmelo?
-Ciao Edward..come stai? – prendo posto, di fianco a te.
-Ciao Bella..appurato che nonostante tutto stai bene..sto bene anch’io.. – mi sorridi e scuoti la testa. –Era per questo che non te la sentivi di uscire? – domando.
-Si..é un po’ difficile muoversi tra la gente con queste cose.. – indichi le stampelle accanto al divano.
-Immagino.. – ecco..finiti i convenevoli, non so che altro dirle. Eppure…tu sei sempre la mia Bella, un po’ abbronzata, ma con il sorriso negli occhi. –Mi sembri felice..
-Sono stati sei mesi intensi, molto difficili ma..la gente che ho incontrato ha così tanto affetto da dare che non puoi neppure immaginare. E’ stata una bella esperienza!
-Come procede il libro? Quando uscirà? – sono davvero curioso, ho già voglia di leggerlo.
-Sinceramente..sono un po’ indietro. Ho già parlato con gli editori, spiegando loro che ho vissuto gli ultimi due mesi a stretto contatto con quelle donne, quelle bambine..vivendo in alcuni villaggi per alcune settimane..per cercare di vedere la loro prospettiva ed ho dovuto fermarmi dallo scrivere…per cui va tutto un po’ a rilento..
-Ti hanno lasciato un bel ricordo vedo.. – sono fiero di te.
-E..non solo.. – ammetti, diventando rossa ed abbassando lo sguardo.
-Che vuoi dire? – perché sento lo stomaco sottosopra?
-Niente..io..ne parleremo okay? Piuttosto..dimmi di te. Come sono passati questi sei mesi?
 
Già..come sono passati? Prima di venire qui non avevo il coraggio di dirti nulla, non sapevo neppure se ero certo della mia decisione. Volevo mettere un punto e premere “invio” andando a capo. Ero così sicuro della mia scelta, che mi sono solo preoccupato di come porti la brutta notizia, perché nei tuoi occhi..vedo ancora amore.
Eppure..ora ti guardo.
Sei bellissima.
I tuoi occhi brillano, ci sei sempre tu dietro quello sguardo, ma c’è qualcos’altro che ancora non conosco, che voglio scoprire, che mi fa amarti ancora di più.
Scopro che mi sento sicuro, protetto, anche solo stando nella stessa stanza con te. Mi rendo conto che la tua vicinanza mi da una forza tale che ultimamente mi è mancata. Sono stato cieco, occupato solo a gratificare me stesso ed occuparmi dei miei problemi..quando avevo al mio fianco una persona splendida, che merita amore incondizionato e infinito. Una persona che nonostante tutto non dà solo amore…ma tutto ciò di cui ho bisogno. Ed ora l’ho finalmente capito. A volte…basta solo uno sguardo..con occhi più attenti.
Scopro che mi sei mancata come l’aria, davvero.
Che ogni giorno che pensavo a te, la sensazione che sentivo di vuoto, di stritolamento interno..era perché tu non c’eri, e non potevo stringerti, baciarti, coccolarti, fare l’amore con te.
Sono stati i mesi più infernali della mia vita..appeso a un filo, solo io potevo scegliere di andare avanti o tornare indietro, restare in balia degli eventi o fare qualcosa di più. E avevo scelto qualcosa, che ora mi sembra completamente sbagliato. Che ora che ti vedo..che ti ascolto parlare, che posso sentire il profumo della tua pelle..mi sembra la più grande cazzata della mia vita.
E’ bastato uno sguardo Bella..per capire che tu sei parte di me, e non potrai andartene mai.
 
-Sono passati lentamente..ogni giorno sembrava non finire più. Mi sei mancata.. – iniziare con la prima verità, fa paura..ma mi permette di godere dei tuoi occhi sorpresi ma felici, che non mi aspettavo di trovare.
-Anche tu mi sei mancato..ogni giorno.. – entrambi abbassiamo lo sguardo. Sapevamo che al tuo ritorno avremmo parlato..eppure ora abbiamo paura entrambi. Tutti e due temiamo qualcosa che possa sconvolgerci, farci male.
-Sai..ho pensato tanto..forse troppo. Talmente tanto che sono più confuso di prima.. – entrambi ridiamo nervosamente. Non sono bravo con le parole come te, lo sai.
-E sei..giunto a una conclusione?
-Si.. o meglio.. – sbuffo e mi passo una mano fra i capelli, alzando gli occhi su di te, che mi guardi un po’ spaventata. –Ero giunto a una conclusione ma ora..sono sicuro del contrario.
-Uhm..non ho capito..spiegati meglio. –Lo so che sono stupido Bella, non farmelo capire con gli occhi..sorrido.
-Ho pensato a te, in questi sei mesi lunghissimi, ho pensato a questi undici anni, ho pensato agli ultimi momenti che abbiamo passato insieme..Immagini che si accavallavano, una sull’altra, pensieri incoerenti che davano la spinta ad altri pensieri incoerenti..una confusione si era creata nella mia mente e non mi ha permesso di mettere a fuoco i punti essenziali..insomma, ho fatto un casino anche in questo ultimo periodo, perdendo di vista le cose fondamentali..
-Ho capito… - sembri delusa, perché?
-Per cui..avevo preso la mia decisione. Oggi.. tutt’oggi ho pensato a come dirtelo. Stasera, venendo qui ero convinto..impaurito ma convinto. Ma quando ti ho vista….. – lascio la frase in sospeso e ti osservo. Tu abbassi lo sguardo, incapace di sostenere i miei occhi.
-Quando mi hai vista? – non so dove trovi la forza per parlare.
-Ho capito che in questi sei mesi ho voluto trovare una scusa per non affrontare il problema, come al solito, ed ho capito che in realtà..non ho fatto nulla per migliorare. Per correggere i miei errori..che sono stati sei mesi inutili. Perché sapevo già cosa fare..dovevo solo aprire gli occhi.
-Oh.. – guardami Bella. I tuoi occhi mi sono mancati…guardami!
-Sei bellissima..sei felice..hai realizzato qualcosa che ti fa essere orgogliosa di te stessa, che fa riempire di orgoglio ogni singola persona che ti vuole bene..il tuo viso così rilassato e contento mi ha rilassato i muscoli del cuore..che sono stati contratti fino ad oggi.. – alzi lo sguardo. Finalmente posso perdermi in quei pozzi di cioccolata.
-Ero felice.. – ti correggi ed io scuoto la testa.
-Devi continuare ad esserlo Bella…nonostante tutto. – si va bene, ci metto del mio per farti travisare le mie parole..ma è difficile da portare avanti il mio discorso.
-E’ difficile..sei..ero felice di vederti..ora fa solo male..ascoltare le tue parole. – ammetti dolcemente. Mi avvicino a te, raccogliendo il tuo volto tra le mie mani e portandoti a guardare i miei occhi.
-Ho cercato di capire cosa mi mancasse, per essere felice come un tempo..e mi sono reso conto semplicemente che volevo qualcosa di più..da te. Sono stato stupido..abbiamo sbagliato..ma l’amore basta. L’amore è essenziale Bella..e tu mi hai riempito di amore..sono solo stato troppo occupato in altro per rendermene conto. E ti ho trattata male..rovinando tutto quello che di bello abbiamo costruito. Ti amo..ti amo forse più del primo giorno..non lo so, voglio capirlo..giorno dopo giorno con te. E voglio una famiglia Bella..è quello ciò che mi manca. Una famiglia con te. Tornare a casa e trovarti a cullare nostro figlio dopo avergli dato da mangiare, poterti presentare in giro come mia moglie..Questo mi manca.
 
I tuoi occhi sono pieni di lacrime. Forse…sono lo specchio dei miei. Perché anch’io ti vedo annebbiata. Li sbatto velocemente e le lacrime cadono giù. Sia le mie, che le tue. Non voglio farti piangere..voglio vederti sorridere. Sorridimi Bella. Sorridimi ti prego.
 
-Edward.. – biascichi senza voce.
-Sono stati due anni di inferno, per entrami..ognuno di noi due ha le proprie colpe, io di più, sicuramente..ma andiamo avanti Bella. Il punto e virgola lo sostituiamo con una virgola..prendiamoci per mano e andiamo avanti..io e te. Perché per noi varrà sempre la pena..ricordi? Il patto…voglio stipularlo nuovamente. L’ho infranto. Voglio prometterti di nuovo che mi impegnerò a metterti al centro delle mie attenzioni, sempre..che sarai sempre la prima priorità, che niente e nessuno si metterà prima di te..voglio solo continuare ad amarti come facevo un tempo..come facevamo un tempo. Voglio leggere nei tuoi occhi e perdermi nei tuoi pensieri, capire che mi ami solo con un bacio..voglio fare l’amore con te fino alla mattina e non sentirmi stanco, ma solo enormemente contento. Voglio tornare a casa dal lavoro, preparare la cena ed aspettarti, ascoltarti mentre racconti la tua giornata e stenderci in divano a guardare la tv. Voglio uscire con te e ridere delle cavolate che vediamo in giro..
 
Prendo un profondo respiro.
 
-Forse è colpa della routine, forse è colpa della mia stupidaggine..non lo so Bella, non ho cercato una spiegazione. Ma ci ho messo sei mesi a comprendere delle cose sbagliate..e solo guardandoti, ancora una volta, sorridente, felice, dopo tutto questo tempo..ho capito che tu sei tutta la mia vita e l’amore che provo per te, quello che tu provi per me..non è abbastanza..è di più.
 
Non parli.
Guardi nei miei occhi, esattamente come faccio io. Le tue mani sono strette ai miei polsi, non mi ricordo quando le hai portate lì, ero così concentrato a metterti tra le mani le mie emozioni, il mio cuore, che non mi sono accorto della tua presa.
Me ne pento.
Perché forse per te questa dichiarazione non ha più il valore che poteva avere sei mesi fa, forse..forse nonostante tutto sei andata avanti ed ora..ti ferisce sapere che io ti amo ancora, più che mai, proprio perché non hai più amore da darmi.
Non lo so.
Il mio cervello in questo momento pensa a troppe cose..e nessuna coglie la mia attenzione come i tuoi occhi. Bellissimi, inondati di lacrime che cerchi di trattenere.
E le mie mani tremano, ho paura a restare qui, ho paura di aver detto troppo, di essere in ritardo, di aver capito troppo tardi cosa stavo perdendo. Ho il timore che quando sono uscito da quella porta, sei mesi fa, sia stata apposta la parola fine veramente. Ed io ora non voglio. Non voglio più…perché mi sei mancata. Perché non averti nel letto la mattina quando mi svegliavo era un colpo al cuore, perché pranzare e cenare con la mia famiglia non mi dava il calore di un panino in centro con te, perché fare la doccia non era più così rilassante come stare sotto l’acqua con te. Perché andare a dormire e abbracciare l’aria..mi faceva stringere il cuore, perché mi mancava il tuo corpo, tra le mie braccia.
E il mio stomaco sta borbottando, non ho cenato e fa rumori imbarazzanti..non credo solo per la fame, ma per la paura. La paura..che brutto sentimento. Ti fa fare cose sbagliate, ti fa provare quell’ansia che vorresti non provare mai, ti fa trattenere il fiato quando vorresti solo riempirti le narici del profumo più dolce che c’è. La paura. Quella che provo da troppo tempo. Perché sono uno stupido e perderti sarebbe l’errore più grande della mia vita, e sarebbe colpa mia.
E la mia bocca non segue lo stesso filo della mente, e si stacca, parlando per il cuore..quell’organo pulsante che batte così veloce da farmi paura, paura ancora…paura di non essere amato, paura di essere respinto, paura di un no, paura di un “è troppo tardi”…E allora reagisce come meglio sa..dando il tutto per tutto, cercando di farti capire quanto i miei sentimenti siano veri, quanto davvero io ti amo, profondamente, per sempre.
 
-Sposami…Non ho un anello, non ti ho fatto una dichiarazione romantica, non ci sono candele, né un flûte di champagne, non ti ho portata a cena e a dir la verità non ho neppure mangiato..Non ho dei fiori e non ho neppure un regalo di bentornata. Non ho nulla. E’ probabilmente la dichiarazione più brutta nella storia…ma…Sposami! Oggi, domani, la settimana prossima o fra qualche mese. Sposami Bells! E’ con te che voglio passare il resto della mia vita, affrontare le difficoltà mano nella mano, crescere dei figli e discutere animatamente..per poi fare l’amore e tenerti stretta tutta la notte. Incontreremo mille problemi nel nostro cammino ma io sono sicuro che le affronteremo insieme..perchè per noi varrà sempre la pena! Sposami!
 
E ti vedo scoppiare a piangere ridendo e ti imito, come uno stupido.
Ti ho appena chiesto di sposarmi senza neppure avere un anello. Dopo sei mesi che siamo stati lontani, dopo aver messo un punto e virgola alla nostra storia e averla lasciata in sospeso per molto tempo. Dopo tutto questo…torni e ti chiedo di sposarmi.
Si.
Perché non sono mai stato più sicuro di qualcosa come in questo momento.
 
-Si Edward..ti sposo!
 
Mi sorridi, con ancora gli occhi che rilasciano le lacrime, ma non mi importa, perché anche i miei fanno la stessa cosa. Mi avvicino dolcemente, con un sorriso da babbeo e ti bacio.
Dio quanto mi sei mancata!
Le tue labbra si adattano perfettamente alle mie, come sempre.
Le tue mani sono attorno al mio viso, e il tuo tocco mi è mancato come mai nella mia vita.
Non c’è urgenza nel bacio, solo tanta tenerezza. Anche perché, stiamo piangendo entrambi come due fontane!
 
Non so quanto tempo passiamo a baciarci, non mi importa se sono appena pochi minuti o un’ora intera. Quando ci stacchiamo ti sorrido dolcemente.
-Sei bellissima..ti amo! – le nostre bocche si sfiorano.
-Ti amo Edward.. – e poi si uniscono di nuovo in un bacio più urgente, che sa di desiderio, distanza, mancanza.
 
-Voglio fare l’amore con te..ora..per tutta la notte…non dirmi di no, ti prego! – ti dico, tra un bacio e l’altro. Non so come fai, ti aggrappi a me e mi fai capire che vuoi la stessa cosa. Non riesci a parlare, non ce la faccio neppure io, in realtà.
 
Ti sollevo dal divano, le tue gambe sono attorno alla mia vita, la strada fino alla camera da letto è breve, per fortuna. Ti stendo sul letto, facendo attenzione a non pesarti troppo. E le mie mani iniziano a vagare sotto la tua maglia, il primo indumento che finisce a terra. E le tue mani sono sul mio petto, graffiano, stringono, pizzicano, tu sai quanto adoro quei gesti, che sono leggeri, ma mi eccitano da morire. I nostri vestiti finiscono a terra e posso ammirarti, completamente nuda sotto di me.
-Sei bellissima.. – ti ripeto e tu diventi rossa. Ami i complimenti ma ti imbarazzi, soprattutto se sono io a farteli.
Ti accarezzo con le dita, lentamente e con lo sguardo seguo le mie mani, è come se ti accarezzassi due volte.
E questo ti fa impazzire. Tanto che accarezzi la mia asta con bramosia, mordendoti il labbro inferiore. Sai quanto mi fa morire quel gesto.
Ti sono sopra, in un baleno, le mie dita ad accarezzare la tua intimità..ma sei già pronta ed io non resisto. Entro dentro di te, facendo piano.
Sei sempre stata un po’ sensibile e temo di farti male se sono brutale. I tuoi occhi si chiudono e la testa va un po’ indietro tra i cuscini.
Sei ancora più bella.
Aumento le spinte, più veloci, più intense.
Le tue mani tra i miei capelli, quanto le adoro.
Le nostre bocche si cercano, disperatamente, e quando si trovano faticano a lasciarsi andare.
Ma l’assenza di te è tanta e quando stringi le tue pareti attorno al mio membro mi trovo a spingere più forte, più in profondità..e vengo dentro di te godendo della tua faccia estasiata, percorsa dal piacere.
 
Quando apro gli occhi, questa volta, mi sento a casa.
Finalmente nel posto giusto.
La beatitudine è un sentimento meraviglioso, che voglio portare con me ogni giorno, ogni mattina in cui mi alzerò.
Non hai parlato molto..probabilmente ancora scossa da tutto quello che è successo. Ma vuoi sposarmi..e questa è la cosa più bella per me.
Ti sei accoccolata contro il mio petto, avvolgendomi la vita con un braccio e le gambe attorcigliate, nonostante il tuo gesso. Ti abbraccio, ti tengo lì più forte che posso..non voglio vederti andare via.
 
-Edward..
Sei sveglia. Pensavo dormissi.
-Sono qui.. – e io sono troppo emozionato per pensare davvero a qualcosa di sensato da dire.
-Dicevi davvero prima…vuoi..davvero sposarmi? – sorrido e ti alzo il mento con una mano, volgendoti lo sguardo verso di me.
-Mai stato più sicuro di così! Voglio sposarti! – sorridi e ti allunghi per baciarmi le labbra. –A cosa pensi? – ti chiedo quando ti riposizioni come prima.
-Che non me lo aspettavo..pensavo che mi dicessi di aver capito che non ero io la persona giusta..
-L’ho pensato anch’io Bella..ma non come lo intendi tu. Ho pensato che forse..non eravamo destinati a stare insieme, visto come erano andate le cose..e forse..entrambi stavamo attaccati a qualcosa ma..c’era di meglio per noi.. – la verità, anche se fa male..è sempre la miglior arma.
-E poi..cosa..cosa ti ha fatto capire il contrario?
-La felicità nel vederti uscire da quel bagno, i tuoi occhi felici, le tue labbra morbide. Il cuore che balza in avanti e batte fortissimo..Eri tu. Sei solo tu. Nessun’altra. Tu sei il mio meglio..tutto quello che posso desiderare! – rialzi il volto verso di me e mi baci ancora, teneramente.
-Ti amo Edward..
-Anche io..tantissimo.. – ti bacio la testa e ti stringo più forte. –La facciamo questa cioccolata? – non voglio rovinare il momento, ma non possiamo stare a letto tutto il tempo.
-Non ho cenato neppure io stasera..ero troppo agitata.. – mi confessi, allontanandoti un po’ per prendere la camicia da sotto il cuscino, quella con cui dormi, e infilarla.
-Ecco dov’era finita la mia camicia.. – dico sorridendo.
-Volevo avere qualcosa di tuo..e l’ho rubata dall’armadio prima che arrivassi..sapevo che avresti portato via ogni cosa! – ammetti un po’ triste.
-Ehi..sono qui. Avevamo solo bisogno di ritrovare noi stessi…okay? – annuisci. Indosso i jeans e la maglia e poi vengo dal tuo lato di letto, prendendoti in braccio. –Ti porto di là.. – ti bacio dolcemente la testa e ti faccio sedere sul divano, mentre io vado in cucina a preparare la cioccolata. Dopo qualche minuto finalmente la posso versare nelle tazze e porto in salotto anche dei biscotti che ho trovato negli stipetti.
-Hai trovato tutto? – annuisco porgendoti la tazza –Grazie.. – ci soffi su e mi sembra di essere in paradiso. Mai sentito così a casa, come in questo momento.
-Allora..prima..hai detto che avremmo parlato di un'altra cosa...cosa dovevi dirmi? – appari confusa e poi scuoti la testa.
-Non credo che…sia il momento adatto ora.. – ti guardo confuso e sto per porgerti un’altra domanda ma il mio cellulare comincia a suonare. Rispondo senza guardare il mittente.
-Pronto?
-Fratello, dimmi che sta bene o ti uccido! – no cretino, dovrei ucciderti io per aver rovinato la nostra serata.
-Sta benissimo, grazie della fiducia eh! Vuoi parlarle?
-Si..preferisco! – sorrido e scuoto la testa.
-Peccato che a me non vada più! Stasera è tutta mia…la chiami domani. Ciao Emm..saluta Rose! – chiudo la telefonata sotto il tuo sguardo divertito e spengo il telefono.
-Emmett? – mi chiedi sempre sorridendo.
-Si..pensa che ti abbia fatto star male..mio fratello è proprio stupido.. – scuoto la testa ma tu mi guardi con il sopracciglio alzato.
-Beh..in realtà da quello che ho capito..sei partito da casa con la convinzione di mettere un punto e a capo per cui…… - no. Il tuo sguardo triste adesso no. Mi avvicino, con la tazza della cioccolata appoggiata al tavolino di fronte a noi.
-Bells..ho fatto un casino negli ultimi tempi..è vero. Ed ho preso delle decisioni sbagliate…è vero. Ma appena ti ho vista..tutto è sparito e ho capito quanto sono stato stupido a sprecare tutto questo tempo lontano da te. Mi sei mancata..sei bellissima..ti amo più di prima..fidati di me. Già all’aeroporto, sei mesi fa..avevo capito tutto..solo che sono stupido, ci arrivo sempre tardi nelle cose.. – i tuoi occhi si illuminano di lacrime, ancora. –No ti prego non piangere..ti prego.. – ti appoggio con la testa al mio petto, e ti stringo forte.
-E’ che..ci ho sperato tanto Edward..mi sei mancato ed ho sperato che tornando..tu avessi capito che sono abbastanza.. – sussurri.
-Ti amo Bells..ti amo così tanto..ti prego, accantoniamo quello che è successo..ripartiamo insieme..ti amo..ti amo tantissimo! – le tue labbra si appoggiano alle mie, decise, ma non approfondisci il bacio.
-Ti amo tantissimo anch’io..- dici a bassa voce.
 
-Adesso..vuoi spiegarmi quella cosa di prima? – sbuffi e sorridi scuotendo la testa.
-Credo non sia il momento giusto.. – la cioccolata era finita. Tu mi hai raccontato dei mesi passati in Costa d’Avorio, delle amiche che hai conosciuto lì, delle storie che hai ascoltato..del libro che stai scrivendo..ed io ti ho ascoltato, pieno di orgoglio. Cosa mi sono perso in tutto questo tempo!
-Avanti dai..di cosa hai paura? – mi guardi seria e poi abbassi lo sguardo.
-Che tu prenda la porta e sparisca dalla mia vita…di nuovo. – ecco, questa è una cosa che non mi sarei mai aspettato. Ti osservo mentre torturi le tue dita.
-Che avrai fatto di così terribile? – provo a scherzare ma scuoti la testa, velocemente.
-Edward..davvero..non voglio rovinare la serata a nessuno dei due..
-Sei..stata…con un altro? – non so perché dirlo mi è così difficile. Tu mi hai dato libertà, andandotene mi hai detto che potevo fare quello che volevo..e io non l’ho fatto, perché infondo, dentro di me..sapevo di amarti. Ho sempre saputo che eri tu la mia metà.
-No! Sei pazzo forse?! – la tua risposta arriva subito, sicura, certa, mi dai addirittura del pazzo. E forse lo sono davvero ad averlo pensato.
-Se anche fosse..non rovineresti la serata a nessuno e non me ne andrei..tu..hai detto che eravamo liberi..giusto?! – cerco di farla sentire meglio ma invece i suoi occhi diventano di ghiaccio.
-Tu..tu sei stato con altre? – ed ecco, la mia donna di mondo che crolla solo con dei dubbi. Scuoto la testa, velocemente.
-No..assolutamente no. Ti amo, e ti amavo anche in questi sei mesi..e infondo, nel mio subconscio sapevo che tu eri l’unica..dovevo solo capirlo affondo. – ti spiego sorridendo e tu sorridi di rimando, più tranquilla. –Allora..che hai combinato? Non succederà nulla se me lo dici.. – tranquillizzarti forse è una delle cose che mi è sempre riuscita bene, guardandoti negli occhi e con una carezza..ci provo.
-Prometti di..non scappare? – annuisco solamente, troppo curioso per discutere ancora. –Cosa ne dici se…adottiamo una di quelle bambine? Magari..non ora, non subito ma..si insomma..mi è rimasta la voglia di averne una con me, darle qualcosa in più di quel posto. So che magari il ragionamento è sbagliato. So che loro amano comunque la loro terra..ma..ci sono bambine che mi hanno intriso di tenerezza, che non hanno nulla di più di una bambola regalata che fingono sia la loro famiglia e vorrei..fare qualcosa per loro.
 
Ti guardo. Sei magnifica..sei bellissima..sei la persona più buona al mondo.
-Ti amo..e si..adotteremo una di quelle bambine.. – mi sorridi e sei ancora più bella.
-Oh Edward..ti amo tantissimo! – mi getti le braccia al collo.
E tutto quello che mi mancava ce l’ho con me..questa sera.
Finalmente ho avuto le risposte che mi mancavano. Con uno sguardo, con gli occhi aperti sulla donna che avevo di fronte. Quegli occhi che sono stati chiusi per troppo tempo e mi hanno messo nella posizione in cui rischiavo di perdere la cosa più preziosa della mia vita.
Ora ho tutto.
La felicità, l’amore, la tenerezza, la promessa di un futuro insieme, un programma di vita certo, un matrimonio, la voglia di avere dei figli. Stiamo creando la nostra famiglia. E tu sei una donna fantastica
Sono a casa adesso.
Non voglio andarmene più.
Mai più.
Perché tu sei la mia donna.
Sei la mia metà perfetta.
Mi completi.
Perché l’amore mi basta.
Se è il tuo, Bells.
 
 
 
 
Tratto dal capitolo 11 del libro “Storie di donne in Costa D’avorio” di Bella Swan.
 
“Quando mi hanno proposto questo viaggio, ho fatto fatica ad accettare. Non sapevo cosa aspettarmi, ero timorosa ma avevo anche una grande voglia di buttarmi a capofitto in questa esperienza. L’unica cosa che mi preoccupava era la situazione che lasciavo a New York, casa mia. Ho dovuto lasciare una storia lunga undici anni appesa al filo. Scrivere questo capitolo, sulla scia degli altri, sta diventando difficile per le mie emozioni, arrivata a questo punto.
Quando sono partita, mi hanno preparata a trovarmi di fronte a storie completamente diverse da quelle a cui sono abituata a scrivere, mi hanno affiancata una psicologa per comprendere meglio gli stati d’animo che avrei incontrato nel mio cammino.
Oggi, vi racconto la storia di Amira, nella nostra lingua significa Principessa..ma lei, al contrario delle principesse a cui siamo abituate, non possiede nulla.
Amira ha ventisette anni, ma la sua pelle è così bella che potrebbe mostrarne solamente quindici. Non ha prodotti di bellezza da applicare ogni notte od ogni mattina appena sveglia, tante volte fatica a lavarsi perfino con l’acqua pulita. La sua pelle è così perchè non ha più niente di cui preoccuparsi, se non sé stessa. Dice che i problemi e i brutti pensieri facciano venire le rughe ed io le credo. In questi ultimi anni, l’ho pensato anch’io, passando più volte di fronte allo specchio mi sono guardata il volto e mi sono chiesta se quella pelle così mal idratata o smorta fosse dovuta a tutti i problemi che dovevo affrontare. Può sembrare una cosa bella la sua, ma ascoltando il suo racconto, mi sono resa conto di quanto le nostre culture siano lontane..e non mi sento davvero di esprimere la supremazia di una, sopra l’altra.
Amira abita in un villaggio poco lontano dalla capitale, qui per fortuna c’è un grande pozzo in cui raccogliere l’acqua da usare in casa, l’organizzazione pensa a provvedere all’acqua potabile di quasi tutto il villaggio, composto principalmente da sole donne. Abita da sola Amira, il suo compagno è partito per fare il guerrigliere e non è più tornato. Aveva due bambini, un maschietto e una femminuccia, entrambi morti di malaria, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro in età precoce.
Ha perso tutto Amira. Eppure quando l’ho incontrata mi ha sorriso. I suoi denti bianchi, più bianchi e puliti dei miei, mi hanno abbagliata e gli occhi così carichi di speranza mi hanno ammaliata.
Abbiamo parlato a lungo, giorni interi io e lei, ho voluto capire come si sentisse, nella solitudine di quel villaggio, nel ricordo della famiglia che gli è stata portata via troppo presto.
Lei mi ha spiegato la sua storia, raccontandomi che passa le sue giornate ad intrecciare fibre per ottenere qualsiasi capo d’abbigliamento, o foglie secche per fare ceste.
Ne parla come se quello fosse il suo orgoglio più grande, tutto ciò che fa per sentirsi realizzata. E in quel momento ho provato a pensare a come sarebbe vista, una donna così, nel nostro Paese. Ho cancellato subito l’immagine, per non sporcarla..perchè il volto di Amira è così bello e dolce che non merita i pregiudizi e la cattiveria di dicerie razziste.
E’ una donna solare, che ha conosciuto il dolore troppo presto, che ha toccato la completezza di una famiglia per un breve istante e poi gliel’hanno portata via.
La serenità, con cui mi parla di sé stessa è inimmaginabile.
Mi racconta che ogni giorno che passa, per lei è regalato, che nel suo villaggio negli ultimi tre mesi se ne sono andate più di dieci donne, più o meno della sua età, tutte affette da malaria. Mi parla delle lacrime che ha versato quando i suoi figli sono morti, e della freddezza con cui ha dovuto seppellirne i corpi, distante dal villaggio, per non rischiare di infettare tutti gli abitanti con quel virus. E’ stata lei a seppellirli, uno accanto all’altra a qualche chilometro più a sud del villaggio, ha scavato con le mani una piccola fossa e li ha adagiati entrambi, a distanza di poco tempo. Mi spiega che quando erano appena nati, lei li amava con tutta se stessa, che il sorriso di quei due pargoletti era la prima cosa che vedeva al mattino. In quei pochi anni di vita, lei sperava sempre che regalassero un giorno in più ai suoi bambini, sperava di vederli crescere, di potergli insegnare a scrivere.
Si, perché Amira sa scrivere. Una calligrafia trascinata e un po’ particolare, ma estremamente pulita e ordinata. Mi racconta che i suoi genitori sono stati fortunati un tempo e che avevano incontrato un Italiano nella capitale che ha dato loro un piccolo lavoro, e questo si è anche impegnato a insegnare alla loro bambina a scrivere. Amira non scrive quasi mai, perché non tutti al villaggio sanno leggere, ma di tanto in tanto si esercita, per non perdere quella piccola fortuna che le hanno regalato i suoi genitori.
Avrebbe voluto di più per i suoi bambini, ma lei sa che la vita da quelle parti, ogni giorno è una preghiera, ogni giorno è un regalo, ogni sera è un sospiro di soddisfazione se riesci a respirare ancora.
Mi chiede del mio lavoro, della mia vita a New York, lei che non sa neppure com’è fatto un grattacielo, lei che probabilmente non ha mai visto la statua della libertà neppure in fotografia. Mi ascolta come se la mia fosse una favola e quando parlo dell’amore che ho lasciato per fare questo viaggio mi guarda oltraggiata chiedendomi come io abbia fatto a rinunciare a ciò. La sua reazione mi è sembrata eccessiva ed ho voluto scoprirne di più. Con calma mi ha spiegato che lei pensa che la vita vada vissuta interamente ogni giorno, che le cose belle che si hanno bisogna tenerle strette, bisogna custodirle e proteggerle..mai abbandonarle, perché c’è sempre qualcuno pronto a rubartele. Mi parla con il cuore in mano, dicendomi che un compagno non si abbandona mai, che il lavoro è importante ma l’amore viene prima di tutto. E come posso io spiegare a questa donna, che vive nella povertà più assoluta rispetto alla mia quotidianità, ma che possiede più valori di molte persone che abitano vicino a me nella grande mela…come le spiego che ciò che ha rovinato un amore lungo undici anni..è stata la routine? Lei..che vive solo di routine..che la sua vita è una speranza aggrappata ad una preghiera? Che lei spera ogni giorno di alzarsi, lavarsi il volto, uscire fuori a raccogliere l’acqua per lavarsi a metà pomeriggio, cominciare a intrecciare ceste, mangiare qualcosa se lo trova, intrecciare fili e andare a letto? La sua vita è tutta una routine e lei ama la sua routine. Lei non la spezzerebbe mai. Lei non la trova noiosa. Per lei non è un problema.
Come puoi spiegare ad una donna che ti guarda con gli occhi sgranati dallo stupore che il problema principale è che nella routine ti abitui alle cose, le dai per scontate..quando lei vorrebbe dare per scontato la sua routine ogni giorno fino almeno a ottant’anni?
Ho provato allora, a raccontarle della mia storia. Le ho parlato del mio primo incontro..di come questo ragazzino si è insinuato nel mio cuore, di come mi ha presa per mano e condotto a maturare, crescendo insieme, entrambi. Vivendo un amore leggero, impegnativo allo stesso tempo, affetto da dolcezza, semplicità e complicità. Le raccontavo il tutto, come se fosse una fiaba, cercando di renderle più facile possibile la comprensione di cose così lontane da lei che non poteva immaginare.
Le ho spiegato poi, che nella nostra cultura, spesso ci si ritrova a vivere sempre le stesse cose, gli stessi momenti, e che questi ti portano inevitabilmente a trovarti in un circolo vizioso che non si conclude più e che ti fa perdere di vista le cose importanti. Le ho raccontato quello che è successo alla mia storia, negli ultimi tempi. Ai silenzi, agli sguardi sfuggenti, alle parole veloci, alle serate per forza in compagnia perché da soli ci si sente pesanti. Ho provato a farle capire come mi sono sentita io..abbandonata, ferita, delusa, messa da parte. Lei continuava a guardarmi con lo sguardo allibito, di chi pensa che sia tutto una follia. Ed era così brava ad ascoltare Amira..che mi sono trovata anche a raccontarle del giorno in cui, in aeroporto l’ho salutato, quello che era stato il mio compagno per undici anni. Le ho detto delle promesse fatte, degli sguardi dolci e pieni di lacrime, della tenerezza di gesti che erano mancati.. Mi sono confidata con lei, forse troppo stanca, troppo delusa, con un peso troppo grande per le mie povere spalle..Mi sono confidata con una ragazza, diventata donna troppo presto, che della mia vita non conosce nulla, neppure il sapore del caffè al mattino.
E lei mi ha sorpreso. Capendo ogni cosa che le ho detto. Ma ciò che mi ha sorpresa di più..è stata la sua domanda. ‘Ed ora tu cosa vorresti Bella?’
Eravamo fuori dalla sua piccola capanna, sedute su due cuscini cuciti da una donna del villaggio, le gambe incrociate sotto di noi. Ho guardato il cielo prima di rispondere..quel pezzo di mondo che mi univa, ancora una volta, al mio uomo. E le parole sono uscite naturalmente.
‘Vorrei tornare a New York, scoprire che tutto va bene, trovare il mio compagno che mi aspetta all’aeroporto, contento di vedermi, sentirmi dire che mi ama e che non mi abbandonerà più. Vorrei avere la certezza di continuare una storia che per me è importante, che mi ha fatto bene, che mi ha regalato infiniti momenti felici. Vorrei tornare a New York e dimenticare di quei giorni brutti che ormai sono passati, perdonarci a vicenda e riprendere in mano le nostre vite, intrecciandole insieme ancora…per non separarle più.’
Amira mi ha guardata, sorridendomi e in quel momento le facevo tenerezza.
‘Quello che mi hai spiegato sembra tutto una favola. Cose di questo tipo qui da noi non esistono. Faccio fatica a credere alla tua storia, ma sei una bella persona e mi fido di te. Per cui..ascolta cosa ti dico..tu hai una fortuna infinita, perché un uomo che piange per amore, vuol dire che l’amore è la parte più importante della sua vita. Sono convinta che quell’uomo capirà i suoi errori e gli sarai mancata in questo tempo. Quando tornerai a New York il tuo amore ti aspetterà e ti dirà che ti ama. Sarete felici insieme perché sarebbe troppo stupido a lasciarsi sfuggire una dolcezza come te. Ma se non lo fa, non perdere le speranze..fai qualcosa per averlo, qualsiasi cosa. Perché ne varrà la pena!’
Mi sono sentita consolata da una donna che non ha più nulla, che ha fatto fatica a credere alla mia “favola”, che ha cercato di infondermi coraggio e speranza come se fosse un problema all’ordine del giorno. E’ intelligente Amira, mi ha parlato come se fosse un’amica che mi conosce da sempre, come le persone che ho lasciato a New York per inseguire questo sogno, per conoscere persone come lei. Mi sono sentita bene. Mi sono sentita fortunata ad avere incontrato lei, nel mio cammino. Lei che mi ha ripetuto le stesse cose che mi ripeteva sempre il mio compagno “Ne varrà la pena!”. Lei..che fa della speranza ogni secondo della sua vita. Mi sono sentita orgogliosa, di averla abbracciata, di averla conosciuta e l’ho ringraziata. Le ho donato il mio affetto..e lei non ha chiesto nulla in cambio. Quando l’ho salutata, prima di partire per tornare a casa, lei mi ha solo detto ‘Grazie, sono felice perché ti ho conosciuta’.
Ed allora..abbiamo sorriso entrambe, felici per la stessa identica cosa.
Ho capito, dall’esperienza dei giorni passati con Amira..che non importa in che parte del mondo sei, cosa possiedi, che colore di pelle hai o quale siano le tue priorità. L’amore è sempre importante. L’amore per gli altri, l’amore per un uomo, l’amore per i figli, l’amore per se stessi. Avere amore..è importante. Sperare è importante. Perché la speranza e l’amore girano a braccetto.
Amare..ed essere amati..è sempre abbastanza.
A distanza di mesi..vorrei tornare da Amira e raccontarle che quando sono tornata il mio uomo mi stava aspettando, mi ha detto che gli sono mancata e che mi ama alla follia. Mi ha detto che l’amore, è abbastanza..se è il mio. Mi sono sentita fortunata. Mi sono sentita completa. Ed ho pensato ad Amira e alle sue parole. Aveva ragione.
Ed io ora..sono felice, insieme a lui.
Grazie Amira, per avermi regalato un po’ della tua voglia di vivere, di sorridere..grazie per avermi regalato un po’ della tua speranza.
Bella”
 
 
 
**Eccoci qui, la storia è finita. Comincio con il dire che all’interno del testo troverete dei momenti in cui i pensieri di Edward si rivolgono direttamente a Bella ed altri momenti in cui si rivolgono a lei in terza persona. E’ un fatto voluto. E’ come se volessi distaccare i momenti in cui Edward è con lei, fisicamente e non, ed i momenti in cui è talmente confuso da non sapere neppure più cosa vuole. Insomma è una scelta dell’autrice, spero che non la odiate a tal punto da farmela notare nelle recensioni. E’ un modo per farvi sentire la distanza tra loro. Ammetto che la storia vi può sembrare un po’ confusa e affrettata, ma è nata così. Non mi sento di aggiungere nulla, non mi sento di togliere nulla. Sono un po’ orgogliosa di questa Storia, nata come OS, terminata con due capitoli intensi. Non so perché, ma sento di avervi messo molto di me qui dentro.
Vi voglio spiegare la psicologia di Edward per un istante.
Capita dopo molto tempo che si sta con una persona, di dare tutto per scontato, tutto quanto è normale, una routine, una quotidianità..se non si alimenta un rapporto, con costanza, con impegno, con amore e un pizzico di follia, difficilmente si riesce a stare insieme per molto tempo senza cadere nel brutto circolo della banalità. Edward si trova ad affrontare un periodo di confusione. Si rende conto che c’è qualcosa che non va..ma non riesce a capire cos’é. Bella..aprendogli gli occhi..gli fa cadere le certezze che aveva. Secondo Edward lui aveva fatto tutto come doveva, quando invece agli occhi della sua ragazza, non era affatto così. Passa giorni a interrogarsi, cercando di capire dove ha sbagliato, ma è davvero difficile, ripercorrere gli errori e comprendere, senza avere qualcuno che passo, passo ti spieghi ogni cosa.
Per cui..si finisce spesso per risultare più confusi di prima.
Edward crede che l’amore non è abbastanza, che ci voglia di più, crede di avere bisogno di una donna che voglia sposarsi, che voglia un figlio..ma inconsciamente lui sa, che questa donna può essere solo Bella, perché la ama. Ma nella confusione dettata da pensieri incoerenti e paura..si trova a prendere la decisione sbagliata.
Ma quando si trova di fronte Bella, con i suoi occhi sorridenti, con il suo sorriso solito..si rende conto che non c’è altra via d’uscita. Lui ha trovato la scelta da fare..e l’amore a volte basta, se è la donna giusta.
Spero di avervi chiarito i dubbi che potrebbero insorgere nella lettura.
La nota del capitolo del libro di Bella, che ovviamente è INVENTATO di sana pianta da me..è un modo per farvi capire, indirettamente il suo punto di vista. Forse non c’entrerà niente, forse non vi piacerà..ma lo vedevo…come un punto di vista contemporaneamente interno ed esterno alla storia. Non so come spiegarvi..vi racconta di quello che prova Bella, perché mette a confronto e parla della sua storia..ed è il suo punto di vista, quindi esterno perché è interamente un pov Edward..e internamente perché è protagonista anche lei.
E’ nata così perché mi sono trovata a parlare il week-end scorso con una donna di colore, che mi ha un po’ fatto pensare. Non voglio sensibilizzare nessuno sia chiaro. E’ una cavolata in confronto al problema che porto qui, ma lei arriva dalla Costa d’Avorio per lavorare come donna delle pulizie di un centro commerciale, e quando l’ho vista mi sono fermata a parlare con lei in francesce (una lingua che amo molto, ma che ho un po’ perso per strada). Mi ha riempita di complimenti, dicendo che seppure era un livello elementare ero brava. Le ho chiesto come si trova in Italia, mi ha risposto bene, ma le manca la sua famiglia, che è lontana e non sente mai. Lei mi ha chiesto cosa facevo nella vita, le ho detto che studio all’Università e lei mi ha sorriso dicendo che avrebbe voluto studiare anche lei, perché le piace molto leggere libri. Sono rimasta piacevolmente sorpresa. Quando l’ho salutata, mi ha sorriso e mi ha detto di continuare a esercitarmi con il francese, che avrebbe voluto risentirmi parlare un giorno. Mi sono sentita felice, perché l’ho fatta sorridere, perché le ho regalato un breve momento di serenità durante il suo lavoro. E boh..ripensandoci..l’ho voluta inserire in questa storia. Spero che nessuna di voi vada a pensare che l’ho voluta mettere per qualche moralismo..assolutamente no, vi prego. Scrivo solo per la voglia di rendervi partecipi dei miei pensieri e dei miei umori..il resto..lo lascio a persone più qualificate.
Beh..non mi dilungo oltre.
 
Solo un’ultima, importantissima cosa…Questa storia.. la dedico a una persona in particolare..la mia Mamy, che mi ha promesso di leggere questa FF (folle). La dedico a lei, perché è stato un periodo nero e nonostante io e lei ci conosciamo da poco, ha saputo fare breccia nel mio cuore e conquistarmi come poche. E’ riuscita a sostenermi in questo periodo difficile e darmi un affetto che forse non mi merito, che forse è precoce, che forse è addirittura troppo, e capisco quanto per lei possa essere difficile perché non è una persona molto espansiva. Per cui..non faccio nomi, onde evitare che si imbarazzi..Questo capitolo è per te..perchè alle volte..l’amore è un po’ come l’amicizia..se vuoi bene ad una persona, un bene davvero profondo..allora basta, per ridere, per scherzare, per volere conoscersi affondo, per confidarsi, per credere che nonostante sia poco tempo la nostra amicizia sia vera e forte..e per me..è così, verso di te.
 
Grazie..per aver letto questa immensa follia che mi è balenata in testa…e…ci vediamo al prossimo capitolo di Suddenly I felt love in the air!
Bacioni
Aly**

Fine

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