Love Struck

di Kelley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Leslie si aggirava indisturbata tra le aule del college. Le lezioni erano finite e i corridoi erano deserti, tranne per alcuni ritardatari che si affrettavano a raggiungere l’uscita.

Da quando aveva cambiato città aveva lasciato la sua vecchia vita alle spalle, con i suoi vecchi e nuovi problemi. Nella nuova città era rinata. A volte le capitava di pensare ad Irial e a Niall, ma abbandonare tutto era stata la decisione migliore.

Ora aveva un appartamento tutto suo, nuovi amici, un lavoro e stava per diplomarsi.

Era il giorno del suo compleanno, ma non l’avrebbe festeggiato. Non l’aveva detto a nessuno. Sarebbe uscita come sempre per andare a lavorare ed infine sarebbe tornata a casa.

Aislinn l’aveva chiamata il giorno prima, ma aveva ignorato tutte le sue chiamate. La loro era stata una bella amicizia, ma c’erano state troppe bugie tra loro che non potevano essere perdonate come se nulla fosse successo.

Uscita dall’edificio le caddero i libri che portava sottobraccio. Nel raccoglierli si senti osservata. Alzò lo sguardo e si guardò intorno, ma non vide nessuno.

Raccolse i libri e si avviò verso casa.

Dopo il lavoro il suo datore l’aveva chiamata per darle le mance che le spettavano. Le aveva consegnato una consistente somma di denaro dicendo che un elegante signore lo aveva lasciato appositamente per lei, facendo i complimenti per il suo servizio.

Leslie era rimasta senza parole. Chi poteva aver lasciato una simile somma? Conosceva una sola persona, ma non poteva essere stato lui.

Nel tragitto verso casa aveva avuto la sensazione che qualcuno la osservasse e che l’avesse accompagnata per tutta la giornata.

Entrò in casa e si fece una doccia. Allo specchio osservò il tatuaggio sbiadito. Il legame stretto che aveva con Irial. Il loro era stato un rapporto contorto e passionale. In quel legame lei aveva rischiato di perdere se stessa. Non era mai sicura di ciò che provava.

Si mise una maglietta larga e un paio di leggins come pigiama e andò verso il frigo per prendere qualcosa da bere.

Sentì un fruscio proveniente alle sue spalle. Si girò e vide la finestra aperta e il vento che spostava le tende. Rabbrividì per il freddo e chiuse la finestra.

Prese una bottiglia d’acqua tonica dal frigo, si sdraiò sul divano e si mise a leggere un libro.

Leslie chiuse gli occhi. Sentiva il rumore del frigo, il rumore dei vecchi mobili che scricchiolavano e l’ululare del vento fuori dalla finestra. Sentì un rumore di passi. Pensò fossero i vicini. Era talmente stanca che non riusciva ad aprire gli occhi.

“Sognami, Leslie” la ragazza senti la voce di Irial sussurrarle queste parole.

Sognò Irial che l’avvolgeva con le sue ali nere, racchiudendola nel suo abbraccio. Tra le braccia di Irial si sentiva protetta come non lo era stata da molto tempo. Sentiva le sue calde mani accarezzarle il viso. Non si accorse che stava sorridendo. Il sogno era talmente vivido che quando il libro cadde con un tonfo, quasi si aspettava di vedere Irial. Aprì gli occhi e si guardò intorno, rimase delusa nel vedere che non ci fosse nessuno.

Raccolse il libro che posò sopra il tavolino. Andò in camera e si mise a letto.

Chiuse gli occhi sperando di continuare il sogno e udì di nuovo il rumore di passi. Quella sera i suoi vicini facevano più rumore del solito.

Aprì gli occhi e vide un ombra nera che si aggirava nell‘oscurità.

Leslie cercò di mantenere la calma. L’ombra si muoveva in maniera sinuosa cercando di non fare rumore.

Leslie accese la luce e vide che quell’ombra era Irial che si avvicinava a lei, le accarezzò i capelli e le disse “Buon compleanno, a ghrà

Leslie rimase imbambolata senza capire cosa stava succedendo.

Lui le sorrise dolcemente “La mia comparsa ti ha fatto rimanere senza parole, a ghrà?” chiese Irial.

Leslie si riprese e disse: “Cosa ci fai qui?”

“Mi mancavi, e poi mi sembrava una cosa carina farti visita il giorno del tuo compleanno” disse Irial “Perché non hai voluto festeggiare il tuo compleanno?”

“Come sai che non l’ho fatto?” chiese la ragazza.

“Non saresti qui ora” obbiettò lui “Ti ho osservata per tutto il giorno” confessò alla fine.

“Hai iniziato a fare stalking?” chiese la ragazza.

“Volevo vedere come era la tua nuova vita, come ti trovavi e se avevi bisogno di aiuto” disse lui.

“Non ho bisogno di niente, tanto meno da te. Mi sono rifatta una vita qui lontano da tutti gli intrighi delle vostre corti e lontani da te e Niall” disse lei spostando la mano di lui.

“Non voglio interferire con la tua vita come ho fatto un tempo. Se lo vuoi me ne andrò” disse lui in attesa di una sua risposta.

Leslie ci pensò. Non voleva che Irial restasse, ma allo stesso tempo non voleva che se ne andasse.

“Farò ciò che vuoi senza discutere” continuò Irial.

“Tutto ciò che voglio è stare tra le tue braccia e sentire il sapore delle tue labbra sulle mie” gli rispose Leslie.

Irial la prese tra le braccia e la baciò.

Si sdraiarono sul letto e continuarono a baciarsi.

Irial la faceva sentire bene, protetta, ma allo stesso tempo persa, sul limite di un baratro.

I baci si fecero più intensi e appassionati.

“Amami, Leslie” disse Irial.

“Dammi solo un pò di tempo” disse lei “Io ti amo, ma prima voglio ritrovare me stessa”

Lui le sorrise e disse: “Ti darò tutto il tempo di cui hai bisogno, a ghrà

Lei lo strinse forte a se e lo baciò.

Si ritrovarono sotto le lenzuola e si baciarono per tutta la notte.

Il giorno dopo Leslie si svegliò sola nel suo letto. Irial se ne era andato come aveva promesso. Aveva sperato che non avrebbe mantenuto la promessa e che sarebbe rimasto. Il suo arrivo era stato surreale, stava dubitando che fosse realmente successo e che avesse sognato tutto.

La finestra era aperta. Lei si alzò per chiuderla e sul davanzale trovò una scatolina con un messaggio.

Si andò a sedere sul letto e aprì il pacchetto. All’interno c’era una lettera. Una scrittura fluida e lineare scritta con inchiostro nero appariva in netto contrasto sulla carta bianca. Leslie lesse:

Cara Leslie, sono di nuovo entrato nella tua vita senza chiedere il permesso, ti ho legata a me e ti ho resa mia. Ho creato delle illusioni intorno a te per saldare quel legame, ma alla fine sono stato io a cadere nella tela di inganni che io stesso avevo creato. Ti ho stretto a me e tu hai guardato nel profondo della mia anima. Hai visto l’oscurità che vi dimorava e l’hai illuminata con la tua luce. Mi hai cambiato. Dal re crudele e spietato che ero mi hai reso ciò che sono ora. Una persona migliore, ma debole. Mi hai insegnato ad amare, ma alla fine anche tu sei fuggita via. Non te ne ho mai fatto una colpa, è sempre stata la mia. Non ho mai rispettato i tuoi sentimenti. Ti volevo solo per me e sono stato egoista. Capirò se tu non vorrai perdonarmi, ma spero che un giorno lo farai e ritornerai da me, a ghrà

Leslie rilesse la lettera mentre le lacrime le rigavano il viso.

Lasciare la sua vecchia vita era stata la decisione migliore. Era ciò che si ripeteva ogni giorno e come un mantra era entrato nella sua mente creando un’illusione che l’aveva avvolta in un sublime manto. Ma ora aveva compreso che ciò era vero solo a metà. Era stata debole ed era scappata da ciò che provava. I sentimenti che provava nei confronti di Irial l’avevano spaventata, perché a quei tempi non li aveva mai compresi appieno.

Ora sapeva ciò di cui aveva bisogno. Tutto ciò che voleva era stare con Irial, ma ancora non si sentiva pronta. Sapeva di averlo ferito ed era questo ciò che le impediva di correre tra le sue braccia. Non voleva farlo soffrire nuovamente e aveva bisogno di essere più forte e decisa prima di tornare da lui.

Leslie si alzò dal letto e guardò fuori dalla finestra. Il cielo era limpido e quando l’aprì rabbrividì, ma non per la gelida aria invernale.

Prese un accendino e bruciò la lettera.

Mentre il vento portava via le ceneri e le lacrime Leslie promise a se stessa che sarebbe ritornata da Irial.

 

 

Ciao a tutti. Sono tornata con un’altra FF in cui i protagonisti sono Leslie e Irial, alcuni dei miei personaggi preferiti nel libro.

Spero che vi piaccia. Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere attraverso delle recensioni.

Baci Kelley.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Leslie era seduta al tavolo della biblioteca dell’istituto ripassando storia.

La sala era silenziosa e quasi del tutto deserta. Nelle ultime settimane aveva organizzato un gruppo di studio per affrontare gli imminenti esami scolastici. Di solito erano in sei, quattro ragazze e due ragazzi, ma quel giorno alcuni erano impegnati, invece altri erano semplicemente in ritardo. Lei aveva iniziato senza di loro.

Voltò la pagina e in quel momento arrivò la bibliotecaria portando il libro che le aveva chiesto. Era una signora sulla quarantina vestita sempre in modo accurato ed elegante con i capelli legati in uno stretto chignon. Era una persona solare e socievole che accoglieva volentieri le giovani menti che volevano acculturarsi. La bibliotecaria poggiò il libro sul tavolo e Leslie le sorrise ringraziandola.

Girò il viso e i suoi occhi incrociarono uno sguardo tenebroso.

Irial sedeva qualche tavolo più in là di fronte a lei. Era, come sempre, vestito di nero. Come sempre aveva molti piercing, ma aveva sostituito la lametta che aveva al collo con un’ampolla contenente un liquido nero. Lei sapeva che era l’inchiostro misto al sangue che Rabbit aveva usato per il suo tatuaggio.

Con se aveva un libro, molto probabilmente preso da uno dei scafali della biblioteca.

Irial le sorrise maliziosamente e Leslie abbassò lo sguardo sul libro di scuola, sorridendo a sua volta.

Una volta a settimana si vedevano per caso in quella biblioteca, lei per studiare e lui per leggere libri, ma entrambe le cose erano delle scuse per incontrarsi.

Non parlavano, il loro era solo uno scambio di sguardi, ma era sufficiente per entrambi.

Irial rispettava i suoi spazi, e fino a quando Leslie non avesse fatto il primo passo lui sarebbe rimasto in disparte.

La bibliotecaria passò davanti ad Irial senza vederlo. Lui la seguì con lo sguardo.

In quegli incontri lui era sempre invisibile per gli occhi umani tranne che per lei, che possedeva la seconda vista.

Leslie ricominciò a studiare con il sorriso sulle labbra.

Irial era lì seduto e lei si sentiva confusa, il cuore le batteva a mille e le girava la testa.

Avrebbe voluto andare da lui a parlagli, ma c’era qualcosa che glielo impediva. Mille volte si era detta oggi lo farò e altrettante volte aveva rinunciato.

In sua presenza si sentiva felice e a disagio allo stesso tempo.

Immaginava di avvicinasi a lui per passare le dita nei suoi morbidi capelli neri, sentire l’odore della sua pelle, per poi baciare le sue calde labbra.

Un tonfo la distrasse dai suoi pensieri. Alzò gli occhi e vide un mucchio di libri di fronte a lei. Erano vecchi libri polverosi che nello sbattere sul tavolo avevano alzato della polvere che irritò gli occhi di Leslie che tossì.

Da dietro la pila di libri sbucò fuori un viso a forma di cuore con dei grandi occhi verdi contornati da folti capelli color fiamma. Era Lindsay, una delle sue compagne di classe e di studio.

“Scusa per il ritardo” disse Lindsay con il fiatone.

“Potevi anche avvertire, ho iniziato senza di te” disse Leslie.

“Scusa, ma non pensavo di metterci tanto” le rispose Lindsay dispiaciuta.

“Questi dove li devo mettere?” disse una voce maschile alle spalle di Lindsay. Era un ragazzo molto bello: capelli corti e neri, lineamenti perfetti e dei meravigliosi occhi azzurri.

“Mettili su una sedia, il tavolo ci serve per scrivere” gli rispose Lindsay sistemando i libri in modo da liberare il tavolo.

“Come vuoi tu” rispose il ragazzo poggiando i libri sulla prima sedia libera.

Leslie guardò il ragazzo con una certa curiosità. Era una bel ragazzo, ma non era il suo tipo.

“Non mi presenti il tuo amico?” chiese Leslie dopo qualche minuto.

“Lo avrei fatto una volta sistemato tutto” le rispose Lindsay.

“O te lo saresti dimenticato” disse Leslie e Lindsay come risposta le fece una linguaccia.

“Come vedo, la sbadataggine di mia cugina è famosa anche tra le sue amiche” rispose il ragazzo “Mi chiamo Jared, piacere di conoscerti” disse porgendole la mano.

“Tu devi essere il cugino bello” disse Leslie scherzando poi gli prese la mano “Io sono Leslie”

Jared strine la mano di Leslie in una presa salda e forte. La pelle era morbida, calda e aveva qualche piccolo callo tipico di chi suonava. Aveva delle grandi mani e alle dita indossava tre anelli semplici in acciaio.

Leslie rimase per qualche minuto a fissarli senza rendersene conto.

“Ti piacciono i miei anelli?” chiese Jared.

Leslie distolse lo sguardo imbarazzata.

“Li ho comprati quando sono andato ad Huntsdale, in un negozio chiamato Pins and Needles, quando ho accompagnato Lindsay a fare il piercing all’ombellico. Se vuoi un giorno ti faccio vedere dove si trova” disse Jared.

“Si, perché no… Un giorno in cui non abbiamo impegni potremmo andarci tutti insieme” gli rispose Leslie e Jared le fece un sorriso che gli illuminò il viso.

Sapeva dove si trovava Pins and Needles, era il negozio di Rabbit, il luogo dove aveva fatto il suo tatuaggio e dove si era creato il legame con Irial, ma non voleva che loro lo sapessero. Non voleva che il suo passato riaffiorasse. Aveva raccontato solo le parti che le facevano comodo ai suoi nuovi amici. Aveva detto che i suoi genitori si erano separati, sua madre se ne era andata e che suo padre e suo fratello erano morti in un incidente qualche mese prima, ma nulla di più.

“Vado a prendere gli scatoloni” disse Jared.

“Potresti portarmi una bottiglietta d’acqua?” chiese Lindsay.

“Sono qui per lavorare, non per fare da cameriere a te” le rispose Jared mentre si allontanava.

Mentre passava davanti ad Irial, quest’ultimo distolse lo sguardo dal libro per osservare Jared. Lo stava fissando con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire chiunque lo osservasse.

Jared volse il suo viso nel punto dove era seduto Irial e, per una breve frazione di secondo, le parve che il ragazzo sostenesse lo sguardo dell’ex re del Buio. Non poteva essere possibile a meno che non fosse in grado di vedere gli esseri fatati, ma era una teoria poco plausibile.

Leslie seguì Jared con lo sguardo, per vedere se si sarebbe girato, ma non successe. Rimase incantata ad osservare la sua andatura decisa ed elegante. Aveva un fisico slanciato e muscoloso.

Distolse lo sguardo da Jared per osservare Irial, che ora stava fissando lei con rabbia. Era forse gelosia quella che Leslie leggeva nei suoi occhi?

Lindsay passò tra lei e Irial, rompendo il contatto visivo.

“Quanti libri hai portato?” chiese Leslie.

“Abbastanza per fare una buona ricerca” rispose Lindsay.

“Dove li hai trovati?” disse Leslie tossendo.

“Mio zio ha una libreria e ha donato questi vecchi libri alla biblioteca” rispose Lindsay “Anche mio cugino lavora lì”

“Ha un bel fisico per essere un libraio” disse Leslie pensierosa.

“Si, ho notato, praticamente te lo sei mangiato con gli occhi” le disse Lindsay.

“È un bel ragazzo, ma non è il mio tipo” disse Leslie mentre sfogliava il libro per riprendere a studiare.

“Se vuoi il suo numero basta chiedere” disse Lindsay maliziosamente.

“Da dove iniziamo?” chiese Leslie seccata.

Leslie alzò lo sguardo verso Irial, ma lui non c’era. L’unica traccia che rimase di lui era il libro sopra la sedia.

 

 

Questo capitolo è stato ispirato dall’ebook Stopping Time, breve seguito di Ink Exchange.

Ringrazio di cuore Layla Floyd per aver recensito e per avermi consigliato di continuare la storia.

Spero che vi piaccia questo capitolo.

Ciao Kelley.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Leslie guardava il suo riflesso nello specchio. I lucenti capelli castani ricadevano morbidamente sulle spalle contornandole il viso pallido come la neve.
Si stava preparando per uscire con un ragazzo conosciuto qualche giorno prima. Era il suo primo vero appuntamento dopo tanto tempo.
Si era truccata, ma continuava a trovare delle imperfezioni, in particolare nei capelli.
Non sapeva cosa non andava, ma non era mai soddisfatta del risultato. 
Forse si doveva solo abituare al suo nuovo stile.
Aveva gettato tutti i suoi vecchi abiti. Il perché del suo gesto era semplice, tutto ciò che le era appartenuto in passato le rievocava brutti ricordi che avrebbe preferito dimenticare. Aveva lasciato allungare i capelli e aveva rivoluzionato il suo stile. Ora, chi la conosceva come la vecchia Leslie, avrebbe fatto fatica a riconoscerla.
Le uniche cose che le erano rimaste erano il tatuaggio, che per molto l’aveva legata a Irial, e la seconda vista.
Ora comprendeva Aislinn quando le aveva detto che per anni aveva fatto fatica ad ignorare gli esseri fatati, era difficile anche per lei.
Le era capitato di incontrare qualche creatura fatata, ma per fortuna non erano numerose come nella vecchia città e quando le capitava di incontrarne qualcuna faceva in modo di allontanarsi da lì. 
Si pettinò i capelli per allontanare i pensieri che la tormentavano. Guardò l’orologio e vide che erano le sei e quarantacinque. Tra cinque minuti sarebbe arrivato il suo accompagnatore e lei non aveva ancora indossato  il vestito.
Si alzò e gettò l’asciugamano che l’avvolgeva a terra.
Aprì l’armadio per  prendere il vestito e vide il tatuaggio riflesso nello specchio.
Gli occhi di Irial la scrutavano attraverso le ali nere. Nonostante fosse scolorito il tatuaggio sembrava vivo ed emanava una flebile aura oscura. Quel disegno era il marchio dell’ex re della Corte Oscura ed era ciò che la rendeva sua.
Con l’intervento di Donia e Aislinn aveva reciso i fili che la legavano a Irial. Aveva riavuto la sua vita, ma lei sapeva che la sua libertà era solo un’illusione. Non sarebbe mai stata del tutto libera da Irial. Il loro legame era molto più profondo e il tatuaggio aveva legato entrambi, cambiandoli.
Lei sarebbe per sempre stata la ragazza delle tenebre, a prescindere da cosa avesse fatto, non avrebbe cambiato questa condizione.
A volte capitavano strane cose intorno a lei, come quando il legame con Irial e la sua Corte non era ancora stato reciso. A volte si creavano delle risse altre, invece, diverse coppie e addirittura sconosciuti, si lasciavano andare a imbarazzanti scambi di tenerezze.
Indossò un vestito blu sobrio e un paio di stivaletti neri. 
Suonò il campanello e lei sussultò. Il cuore le palpitava e respirò profondamente per calmarsi. Ricordi che avrebbe voluto dimenticare riaffioravano nella mente. Ren e i suoi amici che venivano nella sua casa e quella notte dove era stata venduta da suo fratello. Ormai erano morti, per quanto ne sapeva lei, e non le avrebbero fatto più del male. L’aveva superato, ora era rinata, ma le capitava ancora di sobbalzare ogni volta che sentiva un rumore improvviso. 
La paura di rivivere il passato la seguiva come un ombra, ma ora era abbastanza forte da scacciarla via.
Prese il cappotto e la borsa e uscì di casa.
Fuori ad attenderla c’era Jared.
Lindsay aveva convinto Leslie ad uscire con suo cugino e lei l’aveva accontentata solo perché era stata assillante. Jared era un bel ragazzo, ma il suo cuore apparteneva ad altri. In quei mesi di lontananza aveva pensato ai sentimenti che provava nei confronti di Irial e Niall. Li amava entrambi ma in diverso modo. Per Niall provava un sentimento dolce, invece con Irial predominava la passione su ogni altra cosa. 
Aveva compreso che tutto quello che aveva fatto era stato solo per proteggerla, ma negli incubi ritornavano le immagini dei corpi senza vita degli umani che partecipavano alle feste della Corte del Buio, degli occhi colmi di orrore dei sopravvissuti. Nei sogni vedeva i suoi piedi sporchi di sangue degli umani che erano stati utilizzati per saziare la fame e i piaceri perversi della Corte, sapeva che era causa sua ciò che era successo. Irial la voleva proteggere, evitare che cadesse in coma, ma non poteva sopportare quel peso, allora non riusciva a sentirlo perché i suoi sentimenti le erano risucchiati via da Irial, ma ne era consapevole e per quello si era allontanata e aveva chiesto a Aislinn di non fare in modo che un’altra ragazza subisse ciò che era accaduto a lei, o qualcosa di peggiore. Nonostante gli incubi, era felice di provare quel tipo di sentimento. Ora sapeva che ciò che provava erano i suoi sentimenti e non quelli di qualcun altro, si sentiva viva come non lo era stata da molto tempo.
Jared le camminò incontro e lei lo salutò.
“Cosa ti andrebbe di fare?” chiese il ragazzo. Era vestito con una maglia larga, un jeans e aveva i capelli arruffati, non aveva di certo un aspetto accurato per un primo appuntamento. Forse Lindsay aveva incastrato anche lui? 
Leslie lo guardò e faceva fatica ad immaginare che sotto a quegli abiti trasandati nascondeva un bel fisico allenato da pugile. Lindsay aveva detto che suo cugino aveva due grandi passioni, una era la letteratura e i miti e l’altra era il pugilato.
“Non saprei” rispose lei pensierosa. Leslie non sapeva cosa dire, voleva dire a Jared che non voleva che pensasse che quell’appuntamento significasse qualcosa per lei, ma non voleva offenderlo.
“Siamo tutti e due tesi” disse Jared dopo un lungo silenzio imbarazzante.
“Cosa ne dici di trasformare questo appuntamento forzato in un’uscita tra amici?” chiese poi il ragazzo.
Leslie sorrise sollevata e disse: “Mi sembra un ottima idea”
“Non ti sei offesa?” chiese Jared.
“No, ti capisco” rispose Leslie.
“Perché se ti sei offesa puoi tranquillamente dirmelo, non mi faccio troppi problemi” disse lui.
“No, credo che siamo stati entrambi costretti da Lindsay” rispose Leslie imbarazzata.
“Mia cugina è una vera rompiscatole, ma io l’accetto così com’è. A dire il vero io frequento già una ragazza, ma non voglio che si sappia in giro, almeno per ora” disse lui con un sorriso complice. Leslie trovava Jared strano, ma simpatico. Il sorriso del ragazzo le trasmetteva tranquillità e sicurezza, non si sentiva così con un’altra persona da molto tempo. Jared le ricordava Rabbit sotto alcuni aspetti.
“Ora che ci siamo chiariti, cosa ti andrebbe di fare?” chiese il ragazzo.
“Cosa mi proponi?” chiese Leslie.
“Come avrai capito, non seguo molto la vita mondana, sono più una talpa da biblioteca. Questa sera il museo rimarrà aperto fino a tardi per una lettura di poesie, che ne dici di mangiare un hot dog da un venditore ambulante là vicino e fare una visita al museo?” propose Jared guardando Leslie negli occhi mentre attendeva la risposta della ragazza.
“Mi sembra una buona idea” disse Leslie. L’ultima volta che era stata in un museo era stato con Niall il giorno in cui aveva deciso di saltare la scuola. Quel giorno aveva avuto il bisogno di correre, scappare, svanire da una realtà che non riusciva più a sostenere e Niall era stato come un raggio di luce nell’oscurità.
Il ragazzo le sorrise. “Si accomodi nella mia lussuosissima vettura” scherzò indicando un vecchio maggiolone.
Leslie rise ed entrò nella macchina.
Dopo un lungo tragitto si fermarono davanti ad un enorme edificio antico. Era il  Victorian Museum of Art. 
Jared condusse Leslie all’interno dell’edificio. L’ingresso era vuoto e silenzioso. Potevano udire i rumori dei propri passi e il ronzio delle lampade a neon.
Non c’era nessuno alla biglietteria. Il bancone era colmo di volantini e al fianco di esso c’era un enorme cartello con su scritto a caratteri grandi Ingresso Gratuito.
Leslie e Jared varcarono la soglia ed entrarono.
Iniziarono a gironzolare senza meta tra le colonne, il pavimento levigato in marmo, su e giù per le lunghe scalinate. L’atmosfera di tranquillità che avvertiva ogni volta che entrava in un museo non tardò ad arrivare e Leslie la respirò a pieni polmoni.
I musei le avevano da sempre dato l’effetto di cattedrali, dove si respirava aria di sacralità.
Dopo un po’ rallentarono la loro corsa e Leslie lasciò scorrere lo sguardo sui dipinti finché non si soffermò su un dipinto di Van Gogh, uno dei suoi pittori preferiti.
Ora c’erano varie persone che, come loro, osservavano i dipinti. C’erano una coppia di anziani che si muovevano tra i quadri con andatura lenta, ma risoluta. Un gruppo di studenti d’arte, con dei blocchi da disegno sotto le braccia, si fermavano ad osservare attentamente i dipinti, dimenticando ogni altra cosa, persi in tanta bellezza. Atre persone invece si soffermavano appena sui dipinti per poi passare subito a quelli successivi.
In un’altra ala del museo c’era una guida turistica con un gruppo di persone. C’erano anche degli esseri fatati tra la folla. Una creatura costituita da poco più di un ricciolo di fumo svolazzava sopra la testa dei visitatori. Ragazze dell’estate coperte di tralci  si nascondevano dietro le loro maschere mortali. 
“Questa  parte del museo è dedicata all’arte del ‘700 e dell’ ‘800. Qui si trova dall’arte Neoclassica a quella Romantica fino a quella Impressionistica” stava dicendo la giuda incurante di chi la stava ascoltando o meno. Poi, avvicinandosi ad un dipinto disse: “Questo dipinto è un tipico esempio di arte preraffaelita, prestato dal museo Carnegie Museum of Art”
Quando la guida si fu allontanata, Jared si avvicinò a quel dipinto.
“È la prima volta che lo vedo da vicino” le disse Jared.
Leslie lo osservò, era lo stesso dipinto che le aveva mostrato Niall.
“Sei appassionato alla storia dell’arte?” chiese Leslie.
“Si, anche perché fa parte del mio lavoro” rispose il ragazzo.
“Pensavo che ti occupassi di libri” disse Leslie
“La letteratura e l’arte sono legate in un tutto grazie alla storia” rispose Jared “Questo quadro la Scala d’oro è di Burne-Jones. Si dice che in questo dipinto abbia usato come modella la regina del popolo fatato” disse il ragazzo con gli occhi persi nell’opera. 
“Forse è solo un modo di descrivere la bellezza della modella che non può essere terrena. Tu credi nell’esistenza del popolo fatato?” chiese Jared volgendo lo sguardo verso Leslie.
Leslie rimase per un attimo imbambolata, non sapeva cosa rispondere, si stava chiedendo il perché di quella strana domanda.
“Io ho studiato per molti anni i miti e i folklore. Ho fatto la mia tesi su quest’opera e vari brani che trattavano dell’argomento” disse Jared. 
“La mia domanda ti ha turbata?” chiese alla ragazza.
“Mi ha sorpreso più che turbata” disse Leslie tirando un sospiro di sollievo.
“Ora penserai che sono mezzo matto, ma mi piacerebbe credere che tutto ciò sia reale anche se so che è impossibile” disse Jared con occhi sognanti.
“Non penso tu sia mezzo matto” disse Leslie.
“Sul serio?” chiese il ragazzo.
“Certo, penso che tu sia tutto matto” gli rispose Leslie e i due scoppiarono a ridere.
“Non abbiamo ancora cenato, sono un pessimo accompagnatore” disse Jared “La posso accompagnare al furgoncino qui fuori per gustare un ottimo hot dog?” 
Leslie annui sorridendo. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Usciti dal museo si diressero verso il venditore ambulante e dopo aver preso un hot dog si misero a sedere su una panchina.
Il cielo era terso e senza stelle. La luna risplendeva nel firmamento illuminando la notte.
Leslie ascoltava interessata Jared. Il ragazzo sapeva molte cose che riguardavano il popolo fatato, le leggende e sui i miti irlandesi e aveva viaggiato per conoscere storie che venivano tramandate oralmente.
Dopo la storia con Irial, Leslie, si era informata su tutto ciò che riguardava il popolo fatato e come potersi proteggere contro di esso. Non aveva mai perdonato ad Aislinn di averla tenuta all’oscuro. Si era sentita vulnerabile e debole, cieca nell'ignoranza ed era stato il motivo per cui aveva deciso di studiare e passare ore in biblioteca e in libreria. Studiando l'argomento aveva scoperto nuove sfaccettature di quel mondo che l’affascinava e spaventava allo stesso tempo.
L’aria si fece improvvisamente fredda e Leslie rabbrividì mentre un gruppo di esseri fatati della Corte dell’Inverno le passava affianco di corsa.
L’estate stava arrivando in anticipo quel anno. Le giornate erano molto calde, si poteva parlare di giornate estive, solo la sera le temperature ritornavano ad essere come dovevano essere nella stagione in cui si trovavano.
L’equinozio di primavera era passato da pochi giorni, ma il cambiamento stagionale era stato talmente improvviso che l’aveva scioccata. Dopo anni di perenne inverno questo caldo improvviso l’aveva sorpresa piacevolmente.
La ragazza guardava affascinata alcuni spiriti degli Biancospini giocare affianco alla fontana con un cucciolo di Kelpie. Avevano un aspetto dolce e innocente, ma lei sapeva che al di là dell’aspetto potevano essere letali e crudeli come gli esseri fatati della Corte del Buio. Era una visione surreale, da favola, ma in essa c'era qualcosa che la turbava. Alcune ninfe dei boschi danzavano accanto ai spiriti del sorbo selvatico.
Leslie sentì qualcosa di caldo dalla stoffa ruvida le veniva appoggiato sulle spalle. La ragazza voltò lo sguardo e vide Jared che le stava sistemando la sua giacca per tenerla al caldo.
“Non dovevi. Non avevo così tanto freddo” disse Leslie guardando Jared che era rimasto con una maglia a mezze maniche.
“È il come spieghi il fatto di esserti raggomitolata improvvisamente?” chiese Jared.
Leslie fino a quel momento non si era accorta che si stava stringendo le forte le braccia, sentiva le unghie conficcate nella carne e stava tremando, ma non per il freddo.
Vedere tutte quelle creature fatate radunate in un unico luogo la faceva sentire nervosa e il suo corpo aveva reagito istintivamente al suo stato d'animo, e quella sera si erano radunate molte.
“Grazie. A pensarci bene ho un po di freddo” mentii Leslie giustificando il suo comportamento.
“Il clima di questi giorni è impazzito. Il giorno fa caldo e la sera fa freddo” disse Jared per calmare la tensione che si era formata.
“Tu come farai?” chiese Leslie vedendo Jared.
“Ormai sono abituato a climi più rigidi di questo. Sai viaggiando spesso per il nord Europa ..” mentre Jared parlava dei suoi viaggi per scoprire vecchie leggende Leslie smise di sentire la sua voce e il rumore circostante, come se una forza sovrannaturale avesse creato una bolla d'aria intorno a lei.
L'aria di fece carica di elettricità ed ebbe la sanzione che qualcuno la stessero fissando.
Si girò lentamente e incrociò lo sguardo con dei occhi neri profondi come due pozze oscure .
Irial stava dal lato opposto della piazza, oltre la fontana, circondato da un aurea oscura. Nonostante stesse lontano, Leslie riusciva a vedere che era irritato dalla presenza e dalle attenzioni di Jared nei suoi confronti.
Irial attraversò la distanza che li separava andando a sedere a una panchina affianco alla loro, posizionandosi alle spalle di Jared, in modo che Leslie non dovesse guardare in altre direzioni per osservarlo.
Molte creature fatate si erano si erano allontanate o si erano nascoste tremanti al suo passaggio. Anche se non era più il re, restava uno dei esseri fatati più forti della Corte del Buio e la sua fama lo precedeva.
L'atmosfera fiabesca, che c'era stata fino a un attimo prima della presenza, era sparita. Era come se l'oscurità di Irial avesse risucchiato il clima di gioa e spensieratezza lasciando tensione nell'aria.
Jared continuava a parlare dei suoi viaggi come se non fosse successo nulla, così stavano facendo il resto della gente li presente.
Leslie era distratta dalla presenza di Irial e aveva perso il filo del discorso di Jared che ormai era diventato un monologo.
“Scusa, ti sto annoiando con i miei discorsi strampalati. A volte posso essere molto logorroico” disse Jared vedendo Leslie distratta.“Cosa?” chiese Leslie un po' inebetita e distogliendo lo sguardo da Irial che stava ridendo.
“Lo sapevo, ti sto annoiando” disse Jared esasperato.
“No, non sono annoiata, anzi ciò che dici mi affascino molto” disse Leslie.
“Allora c'è qualcosa che ti preoccupa? Ne vuoi parlare?” chiese Jared aggrottando la fronte.
“No, non vorrei essere io ad annoiarti con le mie banali preoccupazioni” rispose Leslie.
“Io invece avrei molto da cui discutere” disse Irial.
“Nulla è banale se ti preoccupa” disse Jared.
Dopo un po di tempo in cui ci riflesse su Leslie disse “Va bene, parliamone. C'è una persona che mi preoccupa”
“Un amico, parente o qualcos'altro?” chiese Jared.
“Un professore” disse Leslie.
“Un professore?” chiesero Jared e Irial all'unisono “Cosa fa questo professore che ti da preoccupazioni? Ti ha forse preso di mira?” continuò Jared.
“Più o meno. Diciamo che mi sta osservando da lontano e ora mi ha chiesto di discutere su qualcosa” disse Leslie.
Lei si stava inventando di avere un problema con un professore per parlare indirettamente con Irial attraverso Jared, in modo da parlare con lui in modo non diretto.
“Di cosa vorrebbe discutere?” chiese Jared.
“Non lo so, è questo che mi preoccupa” disse Leslie guardando Irial.
“Vorrei parlare del tuo amico” disse Irial.
“Forse vorrà parlare del tuo andamento scolastico, anche se ne dubito visto che Lindsay mi ha detto che sei molto brava” disse Jared.
“O magari ti vuole avvertire di stare attenta al suo amico perché non è ciò che afferma di essere” disse Irial.
“Chi può dirlo casa potrebbe essere o non?” disse Leslie.
“Non saprei” disse Jared “Quale professore è?” chiese poi.
“Il professore di letteratura” Leslie rispose a Jared.
“Il rappresentante di classe. Forse ti vorrà parlare delle tue attività extracurricolari e in quale università vorrai fare domanda di iscrizione”disse Jared, conosceva ogni singolo professore dell'istituto grazie a suo padre.
“Io non sono ancora cosa potrebbe essere, ma ti conviene stare lontana da lui fino a quando non lo scoprirò” disse Irial.
“Come fai a dire una cosa del genere?” chiese Leslie con un po troppa preoccupazione nella voce.
“L'altro giorno Lindsay è stata chiamata dal professore per questo motivo, forse vorrà parlarne anche con te”
“Lui è un bravo attore. L'altra volta, quando eravamo in biblioteca, mi ha visto, ma ha fatto finta di nulla. Anche ora riesce a vedermi a vedermi e a sentirmi” disse Irial.
“Attore?” disse Leslie.
“Cosa?” chiese Jared.
“Stavo pensando ad alta voce a ciò che mi hai detto. Ho detto la parola attore perché Lindsay mi aveva proposto di entrare a fare parte di una compagnia teatrale insieme a lei” disse Leslie.
“Cosa le hai risposto?” chiese Jared.
“Io voglio solo che sei al sicuro. Rispetto la tua decisione di stare lontana dal mondo fatato, ma voglio che tu stia al sicuro” disse Irial.
“Paranoico e geloso” disse Leslie rivolta ad Irial.
“Cosa?” chiese Jared.
“Le ho risposto che non mi interessava perché è un ambiente pieno di paranoia e gelosia” disse Leslie. Quel dialogo la stava sfinendo.
“Spero per il tuo bene di sbagliarmi” disse Irial.
“Ora basta parlare di questo argomento” disse Leslie “Mi sento un po stanca. La serata è stata meravigliosa, ma ora vorrei farmi un bella dormita” disse Leslie enfatizzando la parola meravigliosa.
Jared le sorrise mentre Irial li osservava allontanarsi senza distogliere lo sguardo su Leslie.

 

 

Ritornata a casa, Leslie, si buttò sul letto riflettendo su ciò che le aveva detto Irial.
Chiuse gli occhi e le rivide gli occhi oscuri di Irial. Quando li riapri lo vide su di lei che fluttuava a pochi centimetri dal suo corpo. Aveva le sue grandi ali aperte che lo facevano sembrare a un angelo rappresentato nei dipinti preraffaelliti.
La stavano osservando in silenzio con sguardo carico di preoccupazione, senza nessuna traccia di gelosia.
Irial avvicinò il suo viso. Lei poteva sentire il calore del suo respiro sulla sua pelle.
Avvicinò le labbra all'orecchio della ragazza e disse:
“Ricordati, a ghrà, che nel momento in cui tu avrai bisogno di me io ci sarò. Ogni volta che avrai bisogno di aiuto e ti sentirai sola basterà solo dire il mio nome e io verrò da te” dopodiché le sfiorò le labbra di Leslie con le sue e la avvolse con le sue immense ali nere.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Leslie si svegliò di soprassalto, col cuore che le batteva all'impazzata nel petto.

Era stato un sogno ? La sua mente era offuscata e non riusciva a ricordare con chiarezza.

Si passò una mano sul viso, madido di sudore, e scostò le ciocche di capelli dalla fronte.

I suoi piedi produssero un rumore sordo sul tappeto mentre sgusciava in fretta dal copriletto. Si diresse in bagno per darsi una rinfrescata. Si tolse i vesti zuppi di sudore ed entrò nella doccia. Lasciò che l'acqua calda le scivolasse lungo il corpo portandosi via con se pensieri oscuri e ricordi sgradevoli che ritornavano da un passato che credeva oramai lontano. Il getto dei acqua calda diradò la nebbia all'interno della mente e donandole una piacevole sensazione di freschezza sulla pelle appiccicosa.

Ripensò alla sera prima, quando era apparso Irial. Aveva bisogno di parlare con lui, anche se una parte di lei le suggeriva di non farlo. Era divisa a metà. Una parte di lei lo voleva, l'altra voleva stargli alla larga.

Stare a casa senza fare nulla sarebbe stato logorante per i suoi nervi. Era troppo assorta nei suoi pensieri per poter studiare ed era presto per andare al lavoro. Lo avrebbe aspettato al solito bar sperando che si facesse vivo. Si preparò e uscì di casa.

Nelle vicinanze di casa sua c'era parco, un luogo tranquillo e rilassante dove le persone passeggiavano o facevano jogging, un'oasi verde lontana dal caos cittadino. Leslie veniva qui quando voleva stare lontano aveva bisogno di riflettere. Decise di passare per il parco per raggiungere il bar.

Quel giorno l'area del parco era invasa dalla nebbia, era stranamente calmo e silenzioso.

Appena entrò nel parco si sentì pervadere dall'inquietudine. Si sentiva tesa e vigile, ad ogni minimo rumore sobbalzava. Quando incontrò altre persone, Leslie sentì la tensione allentarsi. Attribuì l'ansia che provava allo stress del giorno prima.

Vide un ragazzo con il viso coperto da un cappuccio di una felpa della tuta nera che correva verso lei. Leslie sentì presa di nuovo dall'inquietudine. Rimase impietrita e trattenne il fiato. Sentiva ogni muscolo del suo corpo in tensione ed era pronta a scattare al minimo segno di pericolo. Voleva scappare da lì, ma farsi prendere dal panico senza un reale motivo le sembrava folle. Sussurrò il nome di Irial.

Quando il ragazzo passò oltre, Leslie si rilassò dando un sospiro di sollievo. Rise pensando quando fosse sciocca a vedere pericoli ovunque. Le situazioni che aveva vissuto l'avevano temprata, resa più forte, ma quel giorno si sentiva fragile e vulnerabile. Odiava sentirsi così. Ricominciò a camminare cercando di smorzare l'inquietudine.

L'improvviso spezzarsi di un ramoscello la fece voltare e vide il ragazzo con il cappuccio nero che si dirigeva nella sua stessa direzione.

Leslie, mantenendo i nervi saldi, si girò e accelerò il passo. Sentì che il ragazzo dietro di lei accelerare il passo e comprese che la stava inseguendo. Leslie iniziò a correre e il suo inseguitore fece lo stesso.

Il panico stava prendendo il sopravento su di lei, ma cercò di restare calma. Si guardò intorno per cercare un modo per fuggire al suo inseguitore. L'unico riparo erano gli alberi. Si diresse verso di essi immergendosi nella boscaglia.

Corse finché non trovò un gruppo di alberi radunati in circolo abbastanza fitto da permettere di nascondersi in mezzo a loro.

Sentì dei passi che si avvicinavano. Trattenne il respirò finché non sentì che avevano superato il suo nascondiglio.

Si strinse alla corteccia, premendo il corpo contro l'albero come se questo potesse risucchiarla, al sicuro. Ma tutto ciò che sentì fu una superficie dura e irregolare. Non poteva restare a lungo in quel posto. Accovacciandosi, abbandonò il riparo offerto dall'albero e finì per essere avvolta nella spessa e lattiginosa nebbia.

Il rumore dei suoi passi sulle foglie secche la costrinse a scappare, ora con passo più accorto, verso un altro riparo nelle vicinanze. Il suo inseguitore comparve prima che potesse raggiungerne uno, costringendola a cambiare direzione. Ora che era più vicino a lei poteva sentirlo respirare. Sentiva il suono del suo respiro calmo e regolare. Le rimbombavano nelle orecchie. Leslie si spostò di nuovo sentiva che il suo fiato diventava affannato mentre si precipitava lontano dal suono del suo inseguitore. Corse all'impazzata nel sottobosco, scansando gli alberi. Mentre correva, i passi di lui si facevano più vicini e svelti. Un ramo le graffiò il volto. Corse, corse e continuò a correre senza riuscire a capire quale era la direzione giusta da prendere, la nebbia era così fitta che riusciva appena a distinguere le sagome degli alberi difronte a lei. Prima che se ne rendesse conto, Leslie incespicò in una lieve declivio e finì dentro un ruscello. Rotolò e cadé del tutto nel ruscello. Leslie annaspava nell'acqua fino alle cosce. Un grido di rabbia da dietro richiamò la sua attenzione mentre tentava di risalire la lieve pendenza sulla riva opposta del ruscello. Si girò indietro e lo vide in piedi sulla riva opposta. Non riusciva a scorgere nient'altro che una sagoma nera che si muoveva in preda alla furia e frustrazione, ma non la seguì.

Una mano afferrò Leslie e la trascinò fuori dal fossato.

Alzò lo sguardo e vide il volto di Irial che le sorrideva, ma nei suoi occhi percepiva preoccupazione e rabbia.

Il Gancanagh la tirò su senza fatica stringendola fra le sue braccia.

Leslie cercò di allontanarsi, ma Irial l’aveva afferrata per la vita. Aveva fatto scivolare le dita sotto l’orlo della camicetta e la stava accarezzando. Leslie con tutta la forza e la volontà che possedeva allontanò Irial da se.

Si voltò per osservare il suo inseguitore, ma non vede altro che la nebbia. Tornò a guardare Irial e vide che anche lui osservava la riva opposta. Percepiva tensione in lui. Sentiva che voleva inseguire il ragazzo con il cappuccio, ma non l'avrebbe mai lasciata li da sola. Non prima di aver portato Leslie al sicuro.

I loro legami non erano stati del tutto recisi. A volte Leslie riusciva a capire ciò che provava Irial. La ragazza stava tremando per il freddo e non solo.

“Ren” disse in un sussurro. Non riusciva a capire come, ma aveva la certezza che il suo inseguitore fosse suo fratello. Leslie si strinse fra le braccia e abbassò la testa. Aveva lottato per allontanarsi dalla sua vecchia vita e ora il passato era ritornato tormentarla.

 

 

 

 

Salve a tutti, ebbene sono tornata. Sono passati ben due anni dall'ultima volta che ho aggiormato, ho avuto un blocco talmente assurdo che pensavo davvero di non continuare a scrivere questa storia che mi è cara.

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Mi piacerebbe sapere cosa se pensate.

Baci, Kelley.

 

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