My brother

di StillAnotherBrokenDream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sex an' Drug ***
Capitolo 2: *** Personal Hell ***
Capitolo 3: *** Like Brothers ***
Capitolo 4: *** I don't wanna die anymore ***
Capitolo 5: *** Still alive ***
Capitolo 6: *** Just an idiot ***
Capitolo 7: *** Just a bitch ***
Capitolo 8: *** But she's beautiful ***
Capitolo 9: *** Hallucinations ***
Capitolo 10: *** Don't go ***
Capitolo 11: *** You know what to do ***



Capitolo 1
*** Sex an' Drug ***


Nuova pagina 1

a/n: Che io sia fuori di testa, è risaputo ormai. Questa doveva essere una one-shot ma siccome nella mia testolina la scena è molto lunga, ho pensato di dividerla in capitoli. Forse due, forse tre, non lo so ancora. Facciamo un salto nell'ipotetico (ipotetico?) futuro.. come sarà Castiel? Bello sicuramente *__* ma forse un po'... Spoiler 4° e 5° stagione, ma di brutto XD!! Attenzione: linguaggio colorito!!

Disclaimer:Visto che adoro questa immagine, non ho voluto mettere la firma dell'autrice su di essa, ma lo dico qui. Questa immagine non appartiene a me ma ad Alexya379 che così carinamente l'ha creata per la mia storia. A lei un enorme e riconoscente grazie XD! L'immagine apparirà in tutti i capitoli.


 

 

 

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Sex an' Drug



 




 

Come diavolo si chiamava?

Jenny? Katy? Molly?

Castiel non ricordava nemmeno il nome di quella donna bionda che si stava rivestendo di fronte a lui, dopo averci passato la notte.

Beh non proprio passato la notte, c'aveva solo scopato. Passare la notte implicava, secondo lui, un rapporto più profondo.

Invece loro si erano solo accoppiati. Niente più.

Poi si erano addormentati, o almeno lui si era addormentato, sfinito dal corpo a corpo e stordito da alcool e pasticche.

Era solo una delle tante femmine che gli si concedevano in nome di chissà quale congiunzione astrale o forza superiore.

Ah no, con quella si era spinto più in là. Le aveva confessato, con grande pathos, di essere stato un angelo, tempo fa. Ma che era sceso sulla Terra per aiutare gli umani.

Sì, certo.

Sei anni prima, nel 2008, era sceso sulla Terra con una missione ben precisa: sorvegliare Dean Winchester e prepararlo al ballo finale, per quando cioè il Generalissimo lo avrebbe indossato per prendere nuovamente a calci Lucifero.

Ma qualcosa era andato storto, nella sua testa principalmente. Si era ribellato, era morto, resuscitato, cacciato dal Paradiso dopo settemila anni di onorato servizio, inseguito da angeli e demoni, eccetera eccetera.

E ora si ritrovava nel 2014, imprigionato per sempre nel corpo di quel povero scemo di Jimmy, del quale non sapeva se fosse ancora nella sua testa oppure no, a passare le giornate tra una caccia al crote e una scopata selvaggia, il tutto condito con whisky, assenzio e anfetamine.

Hashish, quand’era particolarmente fortunato e chissà come se ne trovava da qualche parte, com’era successo la sera prima.

E poi c’erano anche le ramanzine da parte di Dean.

Eh sì, Dean Winchester, non avendo più Sam da controllare e sottomettere, si era messo a farlo con Castiel.

Perché Sam.. wow… aveva ceduto alla corte di Lucifero! Sì sì, proprio così, quella stupida idea di dirgli di sì per poterlo imprigionare gli si era ritorta contro, e ora Lucifero era padrone di un ragazzone di quasi due metri, vestito di bianco e inquietantemente sempre calmo.

Quindi, Deano sentiva il bisogno di rimproverare, giudicare, correggere e salvare un’ex angelo del Signore. Proprio Dean, che si era sbattuto mezzo mondo femminile – tra cui anche un angelo caduto infischiandosene appunto che fosse pur sempre un angelo – gli faceva le prediche?

Eh sì, il senso di colpa per non aver salvato Sammy, lo spingeva a rompere le scatole a lui; perché diavolo non lo lasciava sprofondare nella depravazione in santa pace?

Lui non era suo fratello, non erano niente.

Neanche più amici.

Che vita di merda.

Si allungò verso la sedia accanto al letto che fungeva da comodino, prese la mezza bottiglia di whisky e ne tracannò un lungo sorso. La gente normale di solito la mattina beve caffè o the, lui buttava giù spirito già dalle otto del mattino.

Anche se a sua discolpa si potrebbe dire che era più facile trovare whisky o gin che caffè o the.

Allora ci vediamo, Cas.” gli disse quella bionda anonima regalandogli un largo sorriso.

L’ex angelo sorrise sforzandosi di ricordarsi il suo nome. “Sì… ci vediamo…” corrugò la fronte e la donna capì.

Non ti ricordi nemmeno come mi chiamo, vero?” domandò risentita.

Castiel sospirò pensando rapidamente a cosa dire. Non che gliene fregasse nulla di quella puttanella, ma non voleva che andasse a dire in giro che non si ricordava nemmeno il nome delle donne che faceva urlare nel proprio letto. Gli avrebbe rovinato la piazza, oscurando la sua fama di guru dell’amore.

Anche se in fondo erano tutte solo delle troiette ipocrite, davvero volevano fargli credere che si bevevano tutte le stronzate che raccontava loro? Andiamo, era abbastanza evidente che facevano finta di credergli per giustificarsi con sé stesse.

Perché gli altri al rifugio sapevano benissimo che Castiel era diventato solo un imbroglione puttaniere e nessuno osava mettere bocca sulla questione.

Solo Dean, appunto.

Scusami dolcezza” tentò di rimediare alzandosi dal letto “è solo che per me… voi non siete solo un corpo a cui dare un nome, voi siete anime eccelse e le anime non hanno nome. Per cui a volte i vostri nomi mortali mi sfuggono ma non perché non siete importanti per me, solo perché siete molto, molto di più di un nome…” concluse con un sorriso dolce, confessando a sé stesso di non aver capito assolutamente nulla delle stronzate che aveva appena detto.

La giovane donna lo guardò con disgusto e si mise le mani sul fianchi. “Fottiti Cas, non sono così cretina come credi!” e si avvicinò alla porta a grandi passi, per poi voltarsi di nuovo verso di lui “e comunque io sono Sally, imbecille!” ed uscì sbattendo la porta.

L’ex angelo, ormai pseudo-santone drogato e sessuomane, fece un’alzata di spalle e tornò a letto, buttandosi a peso morto tra le lenzuola stropicciate.

La ipsilon c’era però..” commentò con il viso tuffato in un cuscino.

Il grado di cinismo che in quattro anni aveva acquistato, era sconcertante. Era un depravato totale, non arrossiva di nulla e non era raro che si impegnasse in incontri orgiastici con più donne.

Non aveva pudore, non aveva vergogna o sensi di colpa. Era senza freni.

Le uniche cose che non faceva, era stuprare e fottere con gli uomini. Era così delizioso seppellirsi completamente in una donna consenziente, che non riusciva ad immaginare altro.

Almeno per il momento.

Sì perché in tutto il rifugio, che contava non più di trecento persone, le donne che riteneva scopabili, per aspetto ed età, erano una sessantina.

Se n’era fatto già quaranta.

Chissà, magari dopo essersele sbattute tutte – a doppio turno, possibilmente – sarebbe passato agli uomini. Peccato che Becky fosse morta, pensò, avrebbe apprezzato sicuramente quell’opzione…

Ridacchiò della sua ironia macabra e si girò sulla schiena, fissando il soffitto. Che fine aveva fatto? Cosa era diventato? L’ombra di sé stesso, un pallido e sporco ricordo del potente soldato celeste che per millenni aveva dato battaglia alle forze del Male.

Un bastardo, bugiardo, vizioso e perverso essere umano. Sospirò sfregandosi gli occhi, gli bruciavano e non sapeva se era il fumo della notte prima o il poco sonno che non gli era bastato.

Si rialzò stancamente dal letto e si trascinò in bagno, aprì il rubinetto e solo quando non ne vide uscire neanche una goccia, si ricordò del razionamento. Si metteva in funzione l’impianto idrico solo nel pomeriggio, per un paio d’ore.

Wow… ottimo periodo storico per diventare umano, non c’è che dire…” borbottò versando un po’ d’acqua da una tanica in una bacinella di plastica. Si sciacquò il viso bagnandosi anche i capelli, e si guardò allo specchio.

Incontrò gli occhi stanchi e spenti di un quarantenne triste, con la barba lunga e le guance scavate. Stava invecchiando, sia nella barba che nei capelli cominciavano a comparire ciuffetti argentati. Era diventato umano a trentasei anni, proprio una bella fortuna.

Niente infanzia, o adolescenza, o gioventù. Già la mezz’età dietro l’angolo. La cosa positiva era che sicuramente, lui non ci sarebbe arrivato alla mezz’età vera e propria. Lui sarebbe morto prima, molto prima.

Sally ha ragione” disse alla propria immagine nello specchio “fottiti, Cas.”

Si asciugò il viso e uscì dal bagno, tornò a sedersi sul letto e bevve un altro sorso di Whisky. Faceva letteralmente schifo, ma almeno era abbastanza forte da stordirlo quel poco che bastava a non farlo piangere.

Si massaggiò la fronte, aveva la sensazione di avere un martello in testa che picchiava costantemente, pensò che forse avrebbe fatto meglio a prendere un’aspirina, sempre che ne avesse ancora. Non era esattamente il genere di sostanza chimica che usava solitamente.

Si alzò con un sospiro e si avvicinò alla cassettiera, aprì il primo cassetto e rovistò tra le varie scatole.

Merda” imprecò “neanche mezza aspirina.. mi scoppia il cervello…”

Se la smettessi di farti dalla mattina alla sera, forse ti farebbe meno male.” disse qualcuno alle sue spalle.

Castiel sobbalzò e si voltò verso la voce.

Porca troia, Dean” gemette quando lo riconobbe “mi vuoi far venire un infarto?” e tornò a cercare tra pillole e gocce.



 



 

To be continued.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Personal Hell ***


Nuova pagina 1

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Personal Hell



 

Anche Dean era cambiato, se non nel corpo, sicuramente nell’animo.

Quattro anni prima, Sam aveva detto sì a Lucifero, pensando ingenuamente di fregarlo. E lui non era stato capace di impedirglielo. Da allora era successo di tutto e di più, i pochi amici rimasti erano morti in breve tempo, spazzati via dalla furia dell’esercito infernale che Lucifero si era creato grazie ai crote.

Gli angeli, quelli che non erano morti, se n’erano semplicemente andati chissà dove.

Castiel aveva perso tutti i suoi poteri e non l’aveva presa per niente bene. Per liberarsi dalla disperazione, aveva iniziato a bere e successivamente a drogarsi tutti i giorni, esattamente come Dean aveva visto nella sua passeggiata nel futuro.

E non era riuscito ad evitare neanche questo.

Nonostante la ferrea resistenza dei superstiti, stavano perdendo la guerra. Non poteva fare nulla se non combattere fino all’ultimo respiro, sapendo benissimo che se per chissà quale miracolo fosse riuscito a fare a pezzi Lucifero, inevitabilmente avrebbe fatto a pezzi Sam.

Dean Winchester non era più il ragazzo sfacciato, ironico e coraggioso del passato. Adesso era un trentacinquenne deluso e ormai rassegnato al proprio destino, e furioso con sé stesso per non aver salvato Sam dalla rovina e per non essere capace di evitare a Cas di suicidarsi lentamente.

Castiel poteva trombarsi tutte le donne che voleva, erano gli altri eccessi che lo avrebbero ucciso.

E sospettava che era a questo che l’ex angelo puntava.

Lasciarsi morire.

La creatura che l’aveva tirato fuori dall’inferno, che l’aveva aiutato come meglio aveva potuto facendosi anche uccidere per questo, si stava lasciando andare ad una morte lenta e penosa, torturandosi giornalmente e sapendo di farlo.

Dean non riusciva ad impedirglielo perché Castiel non glielo permetteva. Non erano più amici, da tanto tempo.

E questo era orribile per lui, perché Cas rappresentava l’ultimo legame col suo passato, l’unica persona in vita che poteva considerare un amico o addirittura un fratello.

Sì, Dean voleva bene a Castiel come ad un fratello, ma il sentimento non era ricambiato.

Cas col tempo si era chiuso in sé stesso, e aveva finito col trattarlo come trattava tutti quanti gli altri, lì al rifugio: con distacco.

Anche le donne che si portava a letto in fondo gli erano indifferenti, dopo essersele fatte non le guardava nemmeno.

Castiel non si era mai innamorato ed era un gran peccato, perché Dean poteva giurare che almeno tre donne si erano veramente innamorate di lui, soffrendo poi di fronte alla sua insensibilità. Cas avrebbe potuto instaurare un rapporto vero e anche se erano destinati a morire tutti, avrebbe vissuto realmente come un uomo gli ultimi giorni della sua vita.

Invece si rovinava l’esistenza con ogni sorta di vizio, facendo terra bruciata intorno a sé.

Isolandosi e allontanando chi tentava di avvicinarsi anche solo per chiedergli come stava.

Allora mio prode eroe” gli disse Cas restando di spalle “qual buon vento? Ti serve qualcosa?”

Dean sospirò e si avvicinò all’altro.

Beh, ho visto una tipa uscire da qui incazzata nera. Diceva qualcosa a proposito di un coglione drogato e di quanto fosse stata stupida ad avergliela data. Lo conosci?” gli domandò in tono ironico.

Castiel gli lanciò una rapida occhiata e sogghignò. “Sì,ne ho sentito parlare” affermò sarcastico “e ho sentito dire anche che con le donne è un fenomeno. Infatti la tipa in questione ha detto stupida e non pentita.... qualcosa vorrà pur dire, no?”

Dean lo guardò stupito, non era ancora riuscito ad abituarsi a quel Cas. Cinico e duro, aveva perso anche quella dose d’ingenuità che, dannazione a lui, lo rendeva semplicemente unico.

A Castiel di angelico era rimasto solo il nome, che oltretutto detestava e riguardo al quale aveva chiesto a tutti di dimenticarne l’ultima parte. Lui era solo Cas, Castiel non esisteva più da molti anni. Era morto quattro anni prima.

Ascolta” sospirò Dean Winchester avanzando verso di lui “tu non puoi… andare avanti così.”

L’ex angelo si voltò a guardarlo appoggiando le braccia sul cassetto aperto. “Mmh. Così come? Faccio tante cose, sai..” sottolineò con una smorfia.

Parlo di questo” disse l’altro indicando il contenuto del cassetto “ti stai ammazzando di porcherie e non tenti neanche di farne a meno. Se vuoi suicidarti dillo, ti aiuteremo volentieri. Ma smettila di sfotterti il cervello con questa roba!” concluse piuttosto alterato.

Castiel scoppiò a ridere e scosse il capo. “Non ti stanchi mai di ripetere le stesse cose, boss?” gli chiese guardando il soffitto “dovresti cambiare repertorio, comincio a stancarmi.” e si allontanò chiudendo il cassetto con un gesto di stizza.

Ci siamo, pensò raggiungendo il tavolo, la strigliata giornaliera.

Dean attraversò rapidamente la stanza e lo raggiunse, deciso a mettere fine a quel casino una volta per tutte. Con le buone o con le cattive, Castiel avrebbe smesso di mandare avanti quel suo maledetto piano di autodistruzione.

C’era bisogno di lui al rifugio, che gli piacesse o no. Anche se non era più un cazzone alato, era un ottimo combattente quando non era talmente fatto da non reggersi in piedi.

Ora tu mi ascolti attentamente” iniziò vagamente minaccioso “o ti dai una regolata e la smetti di comportarti come un adolescente ribelle, o giuro che ti do tanti di quei pugni da rifarti i connotati. Tu ci servi, e ci servi sobrio. Che ogni tanto ti prendi una sbornia e ti diverti con qualche pollastrella, mi sta bene, lo faccio io stesso! Ma tu ti fai di roba pericolosa.”

Castiel lo guardò e Dean notò che i suoi occhi erano… assenti. E non era una questione di alcool o droghe, era proprio lui, la sua anima che non traspariva dagli occhi come avveniva solo pochi anni prima. Era come se quel corpo fosse vuoto, una macchina che continuava a camminare ma senza guidatore.

Castiel era diventato davvero senz’anima. Un bastardo senz’anima.

Dean, so che questa cosa ti piace tanto, ma sul serio, ti imploro di lasciami in pace. Hai bisogno di aiuto? Okay, benissimo. Se vuoi faccio tre ronde al giorno, scanno quanti crote vuoi, ma lascia che io mi fotta il cervello come mi pare!” gli rispose a denti stretti.

L’altro corrugò la fronte. “Mi piace tanto cosa?”

L’ex angelo ridacchiò. “Dean.. qui finiamo a botte se dico quello che penso di te.” lo avvertì.

E hai paura di me?” gli domandò allargando le braccia “su avanti Cas, sputa il rospo. Cos’è che mi piace tanto di questa situazione in cui tu ti comporti come un tossico e io cerco di non farti morire?”

Castiel strinse i pugni e lo guardò feroce. “Non è che per caso, io ti ricordi Sam quando non poteva fare a meno del sangue di quella troia” sibilò “e tu tentavi e ritentavi di tenerlo alla larga da lei? Cos’è, mi vuoi salvare perché non sei riuscito a salvare lui? Oh Dean, ho una notizia per te” fece una pausa mentre Dean sentiva il sangue montargli in testa “Dean.. io non sono Sam! Tu non puoi salvare me cosicché tu posa avere la sensazione di aver salvato lui, perché io non voglio essere salvato! Io sto bene così come sto, e oltretutto… io non sono tuo fratello! Non siamo né parenti né amici, io e te! Quindi, lasciami stare e occupati dei tuoi affari!”

Dean scattò in avanti e gli tirò un pugno in faccia talmente violento da sentire scricchiolare sia la sua mano che la mandibola dell'altro. Castiel barcollò e si tenne al tavolo, sputando sangue su di esso.

Wow” mormorò Cas massaggiandosi il mento “che destro. Credo tu mi abbia spezzato un dente, sai capo? Ora ti senti meglio, suppongo.”

Ascoltami bene, bastardo di un tossico” disse Dean in tono aspro “puoi dire quello che vuoi, insultami, sputami in faccia. Ma non permetterti mai più di tirare in ballo Sammy, hai capito? Lui non lo faceva perché gli piaceva distruggersi, era convinto di evitare tutta questa.. merda che ci è piovuta addosso. Tu invece, piccolo idiota, lo fai deliberatamente!” gli urlò.

Perché, non è vero forse?” ringhiò Castiel “Non ti fa sentire meglio tentare di redimermi? Tentare di evitare che io mi uccida? Avanti Dean, sii onesto con te stesso, è solo per questo che mi stressi tutti i giorni con le tue prediche del cazzo!”

Dean si buttò di nuovo su di lui e lo afferrò per il collo del maglione, strattonandolo con violenza e poi sbattendolo contro il muro.

Smettila Cas, dico sul serio, smettila o ti farai molto male!” lo minacciò con uno sguardo feroce.

L’altro sorrise, mostrando i denti insanguinati. “Che paura! Mi vuoi picchiare, per caso? Fallo, non me ne frega niente.”

Dean serrò i denti. “Perché mi provochi così, eh? Perché ci tieni tanto a litigare?”

E tu perché non la smetti di rompermi le palle?” ribatté Cas “perché non te ne torni alle tue riunioni tra poveri fuggiaschi e non mi lasci sprofondare nel mio personale inferno?”

Castiel era più basso di Dean, più magro e molto più debole. Per il Winchester sarebbe stato vergognosamente facile spaccargli la faccia, o addirittura ucciderlo a mani nude.

Piuttosto che lasciarti morire a poco a poco” iniziò Dean con una strana luce negli occhi “ti ammazzo con le mie mani!”

E' finita finalmente, pensò quello che era stato un angelo del Signore. Forse sarebbe morto in quel momento.



 



 

To be continued.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Like Brothers ***


Nuova pagina 1

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Like brothers

 

No, Dean non voleva ammazzarlo, era ovvio.

Ma sicuramente voleva dargli una lezione. Anzi meglio ancora, voleva usare un po’ di quella terapia d’urto che Cas aveva usato con lui quattro anni prima. E che aveva funzionato, in un modo o nell’altro.

Su? Che aspetti, comandante? Prometti fuoco e fiamme e poi te ne stai lì a fissarmi con quegli occhioni?” lo provocò l’ex angelo con un sorriso beffardo.

Un terribile pugno colpì Castiel allo stomaco, cogliendolo di sorpresa. Un conato di vomito gli risalì in gola e la vista gli si annebbiò. Si piegò in due ma Dean con un colpo in faccia lo raddrizzò, facendogli sbattere la testa contro la parete di legno.

Che ne dici?” gli domandò Dean afferrandolo per il maglione “è più fuoco o fiamme?”

Castiel sorrise di nuovo, con un labbro che sanguinava copiosamente sul mento e lo stomaco contratto dal dolore.

Oh Dean, tutto qui? Un cazzotto in pancia e un altro sui denti? E io che pensavo mi avresti fatto a fette!”

Dean digrignò i denti e lo sbattè con violenza contro la parete, Cas gemette serrando le labbra.

Ho solo cominciato” gli fece sapere “il bello deve ancora venire!”

L’altro non ebbe tempo di replicare, perché altri due pugni lo colpirono, uno dietro l’altro, dritti nello stomaco, facendogli avere la sensazione che le budella gli fossero risalite fino alla gola.

Che bel…” iniziò, ma Dean non gli diede modo di continuare, perché lo colpì di nuovo in faccia. Una, due, tre volte, fino a che labbra, naso e sopracciglia non sanguinarono contemporaneamente rendendo il suo viso quasi una maschera di sangue.

Ma non accennava a difendersi. Lasciava passivamente che il cacciatore lo massacrasse di botte, senza neanche tentare di alzare un pugno in sua direzione.

Non reagisci, Cas? Ti piace essere picchiato?” gli domandò dopo l’ennesimo colpo in faccia.

Sì....adoro essere preso a pugni….” rispose ansimando e sputando sangue a terra.

Allora Dean lo staccò dalla parete per sbatterlo contro un’altra. “Smettila Castiel!” gli urlò in faccia “smettila di farti del male così! Tu speri di morire in un modo o nell’altro, tanto che non reagisci nemmeno ad un pestaggio! Sono stanco di vederti così!”

Nonostante il volto tumefatto e le labbra lacerate in più punti, Cas trovò la forza, e il coraggio soprattutto, di scoppiare a ridere.

Prima mi pesti a sangue e poi mi… mi dici di non farmi del male? Oh Dean, non avrai preso anche tu qualche pasticchetta? A chi non è abituato, fa male!” gli disse in un tono odioso, con gli occhi ridotti ad una fessura per rendere lo sguardo più duro che poteva.

Sperava che Dean lo uccidesse, non ce la faceva più a vivere in quel modo, non voleva più vivere in quel modo.

Era stanco, ma non aveva il coraggio di uccidersi da solo, forse perché temeva di finire all’inferno, sempre che dopo morto un ex angelo avesse una destinazione, oppure perché era contro ciò che era stato per millenni. Ma stava di fatto che non riusciva a farla finita da solo. Sarebbe morto comunque, prima o poi, ma voleva che succedesse prima.

Dean era pronto ad uccidere suo fratello: perché non poteva uccidere anche lui?

Sai Cas” riprese il cacciatore “quattro anni fa tu mi hai riempito di botte in un vicolo, te lo ricordi? Io sì, non ero mai stato pestato così brutalmente. E sai che ti dico? Mi è servito. Se non altro mi hai impedito di consegnarmi a Michael…”

Quindi mi restituisci il favore, eh? Avrei dovuto immaginare che fosse vendetta..” commentò l’altro.

Dean lo sbattè di nuovo con le spalle al muro. “Smettila di controbattere con frasi del cazzo!” ringhiò il cacciatore “sto cercando solo di salvarti!”

Castiel tentò di ridacchiare, ma quello che ne uscì fu solo una sorta di lamento.

A suon di pugni? Ah già.. l’hai fatto anche con Sammy, era questo il vostro modo di… salvarvi.”

Un altro pugno lo colpì in faccia facendogli sbattere nuovamente la testa alla parete dietro di sé, poi lo colpì allo stomaco e questa volta Castiel non resse l’assalto e cadde sulle ginocchia, tossendo e sputando sangue.

Ti ho detto di lasciare stare Sammy!” gli urlò dandogli un altro pugno in faccia “questa storia riguarda te e la tua vigliaccheria!”

Vigliaccheria? Perché voglio farla finita? Oh Dean… se solo tu sapessi che vuol dire essere stato…. E non esserlo più…” biascicò l’ex angelo, col viso insanguinato e tumefatto e la voce ridotta ad un sussurro.

Alzati in piedi!” gli ordinò, ma Castiel non lo fece. Non ce la faceva e non voleva rialzarsi.

Lasciami stare… puoi anche continuare a massacrarmi così…” rispose senza neanche alzare la testa.

Dean non si arrese, lo afferrò per una braccio e tentò di farlo alzare, Cas con uno strattone si liberò dalla sua presa e lo guardò.

Ti ho detto di non toccarmi, bastardo di un umano! Voglio strisciare a terra, okay? È questo il mio posto ormai, è l’unica cosa che posso fare! Strisciare come i vermi.. perché è quello che sono!” gridò con tutta la rabbia che aveva dentro, sentendo come se la testa stesse per scoppiare e con le ferite che gli pulsavano terribilmente.

Non era ancora abituato al dolore, dopo anni ancora non riusciva a credere di poter sentire tanto dolore.

Castiel era sull’orlo delle lacrime. Ecco perché aveva bisogno di alcool e droghe, per non piangere.

E ora quel maledetto umano non solo gli stava impedendo di stordirsi a modo suo, ma lo pestava senza però fargli la cortesia di ucciderlo.

Avanti Dean..” disse un momento dopo in tono rassegnato “.. fallo. Uccidimi…”

L’altro sgranò gli occhi. “Tu non puoi dire sul serio! Mi stai chiedendo di ammazzarti?” gli domandò inorridito.

Cas annuì lentamente. “Sì.. per favore. Non riesco a farlo da me, aiutarmi a morire…”

Calò un silenzio carico di sgomento, Dean non riusciva a credere alle proprie orecchie, proprio lui gli chiedeva questo? Proprio l’essere che si meravigliava davanti alla sua poca voglia di vivere, sei anni prima? Quello sfigato di un angelo che anni prima l’aveva preso a calci e pugni per impedirgli di suicidarsi consegnandosi a Michael?

No, non se ne parlava proprio. Castiel non si sarebbe né ucciso da solo né l’avrebbe ucciso lui.

Su, alzati da terra e fai l’uomo.” gli disse prendendolo di peso. Castiel tentò di divincolarsi ma Dean era troppo forte e lui troppo debole.

Se non vuoi aiutarmi a morire, allora lasciamelo fare per conto mio…” gli disse appoggiandosi alla parete.

L’aveva proprio picchiato per bene, sentiva un dolore molto forte al fianco e allo stomaco, per non parlare di quanto gli bruciava la faccia.

Peccato che la Panic Room di Bobby sia andata distrutta” si rammaricò Dean serio “altrimenti andavamo dritti là e ti ci chiudevo per minimo un mese, brutto pezzo di idiota.”

Castiel chiuse gli occhi e buttò la testa all’indietro. Certo che Dean era proprio uno strazio, un rompicoglioni di prima classe.

Mi stai di nuovo confondendo con qualcun altro, Dean. Io non sono tuo fratello.” ribadì pungente.

Dean sentì lo stomaco contrarsi in una morsa di rabbia e non poté fare a meno di dargli un altro pugno in faccia, riaprendo una delle ferite che sembrava essersi momentaneamente chiusa.

Sei un pezzo di merda Cas, ma giuro che ti faccio rinsavire a furia di botte!” si fermò per trarre un profondo respiro. “Non siamo fratelli di sangue, è vero. Ma porca troia…. sei diventato mio fratello! Non lo capisci?”

Ma smettila…” borbottò l’altro con un sorrisino ironico.

Sì invece, bastardo egoista, sì! Lo sei da quando mi hai tirato fuori da quella merda di inferno, da quando hai iniziato a starmi tra i piedi anche a sproposito, salvandomi il culo diverse volte! Da quando ti sei fatto fare a pezzi per permettermi di correre da Sam ed evitare che Lucifero venisse liberato…”

Castiel lo ascoltava in silenzio, rivedendo con gli occhi della mente tutto ciò che Dean gli stava elencando. Ricordava tutto alla perfezione e ciò non faceva altro che aumentare il suo dolore. Aveva dato tutto e quello era ciò che ne aveva ricavato. Una vita infame.

“… e come non parlare del mio tentativo di farti andare con una ragazza? Il bordello, ricordi? Non ridevo tanto da almeno dieci anni o anche venti, chi lo sa! E tante volte… ho avuto l’impressione che eri più fratello tu di quanto non lo fosse Sammy…”

Merda Dean.. smettila..” gemette “questa conversazione è..” ma Dean lo fece tacere sbattendolo con le spalle alla parete.

Chiudi quella fogna, ora mi ascolti invece!” gli urlò esasperato. “Tu sei un egoista di merda Cas…”

Ma che cazzo, Dean!” sbottò l’ex angelo “perché sono egoista? Perché sono stanco di questa merda di vita che trascino solo in attesa della morte? È questo il mio egoismo?”

Sei un bastardo egoista perché non capisci che tu… sei l’unica cosa che mi rimane della mia vita passata! L’unico legame con ciò che ero prima che ci scoppiasse questa bomba sotto al culo! Ho perso tutto, brutto figlio di puttana…” la voce di Dean si ruppe e le lacrime gli riempirono gli occhi “sono morti tutti, mamma, papà, Bobby… Sam è uno zombie e quindi è come morto… e so che in qualunque modo questa guerra finisca, entrambi moriremo! Non c’è scampo per nessuno… eppure quando ricordo tutte le stronzate che hai fatto, tutte le tue.. uscite bislacche, io sto meglio. E io non sopporto… di vedere come ti distruggi da solo, hai capito? Non siamo nati dallo stesso utero, ma tu sei mio fratello e io ho bisogno di sapere che sei vivo. Quindi fin quando resto vivo io, resti vivo anche tu, che ti piaccia o no. Ora ripuliremo questa baracca da tutte le porcherie che ti cali ogni fottuto giorno e ti dai una regolata…”

Inaspettatamente, Castiel scoppiò a piangere. “Tu non capisci! Tu non puoi capire Dean! Io ero potente, andavo a passeggio per l’inferno come ora mi aggiro per questa baracca.. io volavo! Potevo guarire, viaggiare nel tempo, ero utile…. ora non servo ad un cazzo, sono un inutile pezzo di merda, una nullità abbandonata da tutti.. io non ce la faccio a vivere… ma mi manca il coraggio di… spararmi un colpo in testa…” singhiozzò.

Dean si allontanò di qualche passo, sorpreso da quello scoppio di pianto e da quelle parole così dure verso sé stesso, ma anche così false.

Tu hai problemi di memoria, Cas” gli disse puntandogli un dito contro “tu...spari meglio di tutti noi messi insieme. Quando non sei completamente fatto, riesci a far fuori da solo tanti crote quanti ne possiamo far fuori noi in cinque. Sei smilzo ma ti ho visto picchiare da umano, sei una belva!” si fermò e guardò il soffitto, pensando a che razza di situazione si era creata: ma tra tutti i casini che c’erano, doveva mettersi in mezzo anche Castiel e le sue frustrazioni da ex angelo del Signore?

Cas” riprese “io capisco come ti senti, ma non è così che si affrontano i problemi, non è drogandoti o ubriacandoti ogni mezz’ora che dimenticherai…”

Tu non capisci un cazzo, Dean Winchester” lo interruppe l’altro sopprimendo un singhiozzo “tu non sai nulla di me. Io ero un guerriero immortale! E ora guardami…” allargò le braccia “cosa sono io? Una larva, niente più!”

Beh amico, anche io vorrei avere i miei genitori, mio fratello, una moglie e un paio di figli.” replicò stizzito Dean “invece sono inchiodato in questo schifo di rifugio pieno di disperati peggiori di me e te. Ma non è che mi friggo il cervello per non pensarci come fai tu! Io reagisco e agisco!”

E come? Facendo finta che esista un domani?” gli domandò passandosi una mano sulle labbra martoriate “facendo a pezzi quegli animali là fuori come se non sapessi che ce ne sono a milioni? Siamo maledettamente fottuti,Dean. Ma di brutto, quindi se ora ti sei sfogato, io tornerei ai miei vizi.” e detto ciò, fece per allontanarsi dalla parete, ma l’altro lo spinse indietro.

Tu non vai da nessuna parte, Castiel.” gli disse accigliato.

A sentire il proprio nome, l’ex angelo strinse i pugni. “Mi sembrava di essere stato chiaro” sibilò “non… chiamarmi in quel modo.”

Dean inarcò le sopracciglia. “Oh per me posso anche chiamarti Sissy, ma il problema non è questo, vero? È che tu non hai abbastanza palle per guardare in faccia ciò che eri e ciò che sei! E per questo che odi il tuo nome, perché apparteneva al coglione alato di anni fa, no?”

Fulmineo, nonostante le botte prese, Castiel gli sferrò un cazzotto in faccia, cogliendolo di sorpresa.

Il cacciatore sentì il sapore del sangue in bocca, Cas se voleva sapeva picchiare ancora duro.

Tu non sai un cazzo di me!” ringhiò Cas “tu sputi sentenze su di me da quando ti ho tirato fuori dagli inferi! Ma tu umano di merda, non sai nulla! Non hai idea di cosa voglia dire essere… potente e ritrovarsi chiuso in una lattina di carne per il resto dei tuoi giorni!”

Il dolore al fianco non gli dava tregua, tutte le ossa gli dolevano, ma la rabbia che gli bruciava dentro e che lui spegneva con alcool e droga, gli davano la forza di urlare e picchiare quel bastardo ingrato davanti a lui.

E per abituarti ti fotti tutte le femmine che trovi? Bevi qualsiasi cosa ti bruci lo stomaco e fumi e sniffi tutto quello che ti fa vedere i draghi? Oh bella mossa, Castiel, proprio da angelo!”

Cas tentò di dargli un altro pugno, ma l’altro non si fece colpire, parò il colpo con l’avambraccio e gli diede un colpo nello stomaco. L’ex angelo si ripiegò su sé stesso e cadde sulle ginocchia con le mani in avanti, tossendo dolorosamente.

Non chiamarmi così” mormorò “non chiamarmi così.. non sono Castiel.. non sono un angelo… non chiamarmi così… ti prego…”

Pianse di nuovo, silenziosamente, e le lacrime si mischiarono al sangue che colava da naso e bocca, finendo a terra tra le sue mani.

Dean lo guardò e sospirò, pensando che non aveva mai visto un idiota come quello. Ma non gli avrebbe permesso di uccidersi in nessun modo. Si accovacciò accanto a lui e aspettò che si calmasse un attimo prima di parlargli di nuovo.

Infatti non sei più un angelo” convenne con un tono di voce più rilassato “ti si sono spennate le ali, ti cresce la barba a vista d’occhio e se non fai la doccia ti scansano come la peste. In poche parole,sei un uomo, Cas. E se solo tu lo accettassi e la smettessi di distruggere la tua umanità, saresti un grande uomo…”

Castiel alzò lo sguardo sul suo ex amico. “Io sono un bastardo Dean.. non sono stato capace nemmeno di proteggere la famiglia del mio tramite” si fermò e si mise seduto a terra, a gambe incrociate, nonostante quella posizione accentuasse il dolore al fianco “avevo promesso a Jimmy di proteggere la sua famiglia… e invece sono morte. Lo capisci, Dean? Ho lasciato morire la famiglia del mio tramite, sono un bastardo….”

Dean sospirò massaggiandosi la fronte: ma stava davvero facendo da psicologo a quel cretino di Castiel? Pareva proprio di sì.

Amico, io ho molti più morti sulla coscienza di quanti ne abbia tu” gli disse “e se… mi fossi arreso alla mia coscienza, mi sarei appeso ad una trave tanti anni fa. Dovrei farlo anche adesso, a pensarci bene. Non sono stato in grado di proteggere Sammy, e questo è sempre stato il mio compito. Essere un uomo è dura, e che tu ci creda o no, coglione che non sei altro, capisco come ti senti. Tu potevi sterminare tutta questa gentaglia con un dito, se lo volevi, ora invece con un cazzotto in faccia cadi steso a terra. Io starei di merda” ammise “ma non mi ammazzerei. Mi vivrei la vita così com’è, aspettando quello che il destino mi ha riservato. Sai, ho capito che non si scappa dal proprio destino, per cui se è scritto che devi crepare oggi, o fra cinquant’anni, ciò avverrà che tu lo voglia o no.”

Castiel lo guardò con un’espressione perplessa. “Ti rendi conti che cinque minuti fa mi hai pestato a sangue, e ora cerchi di tirarmi su il morale?” sottolineò sarcastico, asciugando le ultime lacrime dagli occhi.

Dean ridacchiò. “Eh sì, devo ammettere che siamo due pazzi scatenati, ma in fondo.. ci vogliamo bene, no?”

L’altro alzò le braccia al cielo. “Oddio che cosa gay che hai detto, Dean! Ora non mi dirai che ti sei innamorato di me, vero?”

Ma vaffanculo” rispose brusco “io parlavo di bene fraterno! Dicevo sul serio prima, quando ti ho detto che per me sei mio fratello. Quello di sangue non c’è più e non ci sarà mai più, tu fai un po’ schifo ma come sostituzione non sei così male…”

Per la prima volta Cas si sentì un po’ lusingato nel sentirsi chiamare fratello. Gli angeli lo chiamavano sempre fratello, ma era piuttosto un… titolo, una parola vuota. Tra gli umani aveva un altro significato, profondo.

Wow… sono quasi emozionato” disse ironico l’ex angelo “sono diventato un Winchester. Però basta picchiarmi, non sono grosso come Sam, mi spezzi le ossa facilmente.”

Anche tu se ti impegni picchi duro.” replicò Dean toccandosi il mento.

Quindi ora che si fa?” domandò Castiel “mi leghi da qualche parte per evitare che beva o mi droghi?”

Dean fece spallucce. “Sarebbe una soluzione efficace, ma credo che per il momento ci limiteremo a buttare nel cesso quella farmacia che tieni nel cassetto.”

Cas annuì, sentendo una fitta alla testa. “Sì ma.. vedi di trovare qualcuno che ha un’aspirina o qualcosa del genere. Mi sembra di avere un gruppo metal nel cervello…” gemette massaggiandosi le tempie “e un antiacido.. mi hai distrutto lo stomaco…”

Ma smettila” ghignò Dean rialzandosi “ti ho solo sfiorato. Su, alza quel culo da terra.” e gli offrì la mano per aiutarlo a tirarsi su.

Una volta tornato in piedi, Dean decise di dirgli un’altra cosa.

Ascolta Cas” iniziò “io sono il meno adatto a dirti questo, lo so. Se avessi avuto un figlio da ogni donna con la quale sono stato, a quest’ora avrei un esercito di piccoli Dean” disse con una nota d’orgoglio nella voce “ma.. devo dirtelo. Smettila di fare lo stronzo con le donne, se avessimo più prospettive di vita magari avresti potuto continuare a farlo, ma adesso no. Cercati una ragazza che ti piace anche fuori dal letto e sta’ solo con lei.”

Castiel lo guardò come se avesse bestemmiato. “Scusa, credo di non aver capito. Dovrei fidanzarmi? Con la morte che ci alita sul collo?” gli chiese ridacchiando.

Dico sul serio. Tu non hai… provato cosa significa avere una donna che si preoccupa per te, che ti accudisce. Visto che ormai sono fissato con questa storia dell’essere fratelli, come fratello sento il dovere di dirti che non puoi continuare a fartele tutte e a non amarne nessuna. So di qualcuna che… sarebbe stata disposta a sopportarti per più di una notte, ma tu le hai ignorate. Pensaci amico.”

Castiel sorrise, per quel che le ferite gli permettevano ovviamente. “Dean… ti ringrazio per questo… prezioso consiglio. Ma per quel che ne so potrei morire oggi stesso, non mi interessa instaurare una relazione.”

A Dean sembrò di ascoltare sé stesso. “Già, non fa una piega. Anche io la pensavo così, e per colpa di questa stupida convinzione ho perso molte occasioni. Ecco perché te lo dico, credo che ti farebbe bene .. senza contare che la povera ragazza mi solleverebbe dall’incarico di sorvegliarti giorno e notte!”

Per me è tardi Dean, ormai sono perduto, non ho nulla da offrire a nessuno. Non voglio… illudere un altro essere umano.”

O non vuoi illudere te stesso?” domandò di rimando Dean.

Cas alzò le spalle. “E’ uguale, visto che ora sono un essere umano. Ora scusami, ma davvero devo infilare la testa nell’acqua.” e fece alcuni passi verso il bagno.

Ma improvvisamente un dolore lancinante al fianco lo costrinse a fermarsi, facendolo gemere.

Cas? Che c’è?” gli chiese Dean.

L’altro per tutta risposta urlò di dolore e cadde a terra, rannicchiandosi su sé stesso.

Oh merda, Cas!” gridò Dean precipitandosi verso di lui.

Ehi, che c’è? Cas? Castiel, che hai? Dov’è il problema?”

Ma non riusciva a rispondere, dilaniato da un dolore che dal fianco si era irradiato per tutto l’addome.

Vomitò sangue.

Oh porca puttana!” imprecò Dean “aiuto! Chuck! Cas sta male!” urlò a squarciagola per richiamare l’attenzione degli altri.

Resisti Cas… oh merda ma che ho fatto… cazzo, che ho fatto?”

Dean pensò di essere la causa del suo stato, era convinto di avergli provocato qualche lesione grave e ora Castiel si contorceva e urlava di dolore.

L’ultima cosa che Castiel sentì prima di perdere i sensi, fu la voce allarmata di Dean.

Oh porca troia, l’ho ammazzato!”

Proprio ora che non volevo più morire, pensò un attimo prima di svenire.

 

 

To be continued

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** I don't wanna die anymore ***


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I don't wanna die anymore

 

 

Quello che al campo chiamavano coraggiosamente ospedale, altro non era che un vecchio capannone in precedenza adibito a deposito merci e che poi era stato trasformato in un ambulatorio di fortuna con annessa stanza per le degenze.

Anche il personale medico lasciava molto a desiderare, anzi ad essere sinceri faceva schifo. Un veterinario faceva da chirurgo e due infermiere facevano tutto il resto.

Era davvero un miracolo non morire sotto i ferri. Infatti Castiel era stato miracolato.

“Allora doc, come sta quell’idiota?” si informò Dean quando il chirurgo uscì dal capannone dopo un paio d’ore.

L’uomo, mezz’età e calvizie incipiente, sospirò togliendosi gli occhiali. “Beh, a parte un’ulcera quantomeno scontata visto l’abuso di alcool e medicinali che fa, abbiamo dovuto asportargli la milza.” disse.

Il cacciatore spalancò gli occhi. “Cosa? Stai scherzando?”

Il dottore aggrottò le sopracciglia. “Ammetto di essere un tipo spiritoso, ma sulle milze dei miei pazienti non scherzo mai.” si difese in tono solenne.

“E.. cosa è successo? Voglio dire, perché l’hai dovuta… asportare?” gli chiese Dean pur intuendo la risposta.

“Mi dispiace dirtelo, ma i tuoi cazzotti l’avevano devastata. A dire il vero pensavo peggio, visto il sangue che aveva vomitato, invece era solo l’ulcera che aveva deciso di presentarsi.” gli spiegò con noncuranza pulendosi gli occhiali con un fazzoletto sdrucito.

“Merda…” imprecò Dean sentendosi fottutamente colpevole.

Lui non voleva certo ammazzarlo quel coglione e non pensava di esserci andato così pesante. Quando Cas l’aveva preso a calci e pugni anni prima, non si era fatto così male. Ma forse dipendeva dal fatto che lui non era un tossico alcolizzato com’era l’ex angelo.

“Ma starà bene? O ti sei divertito a giocare all’allegro chirurgo e alla fine ci lascia le penne?” domandò in tono aspro Dean.

Il dottore si strinse nelle spalle ignorando quello che, per qualunque altro medico, sarebbe suonato come un insulto.

“Io ho fatto tutto quello che potevo, e viste le condizioni schifose in cui ci troviamo, direi di potermi ritenere più che soddisfatto. Ora vedremo come reagirà all’intervento e se subentreranno infezioni” sospirò lanciando un’occhiata al capannone “l’intervento di per sé è andato bene, ma le prime ore saranno cruciali. Direi che se supera le prime ventiquattro ore, se la caverà.” annunciò con una specie di sorriso.

Dean inarcò le sopracciglia. “Ti basi sulla tua esperienza di veterinario, vero?” gli chiese.

Il dottore allargò le braccia. “Ehi, dopotutto non siamo tutti animali? Il concetto è quello, cambia solo la specie.”

L’altro si passò una mano sul viso reprimendo un sonoro improperio contro l’uomo di fronte a lui.

“Sì okay… posso andare a parlargli o gli hai messo la museruola?”

“Ah ah divertente. Era ancora anestetizzato quando sono uscito, va’ pure se ci tieni ma credo che lo troverai ancora nel mondo dei sogni.”

Dean non rispose, lasciò il medico da solo e si avviò verso l’ospedale.

Arrivò davanti la porta ormai arrugginita dal tempo e dalla pioggia e con una smorfia di disgusto – non riusciva a crederci che quello era sul serio il loro ospedale da campo – la spinse ed entrò.

L’interno era meno orribile dell’esterno, nonostante l'arredamento assolutamente spartano, aveva una qualche parvenza d'ambiente ospedaliero. La luce al neon, che dava l’impressione di essere sul punto di dire addio al mondo, rischiarava ad intermittenza una stanza di una decina di metri quadrati con le pareti miracolosamente candide e pulite, nove letti per gli ammalati e un vago odore di ammoniaca rendevano il tutto molto simile ad uno stramaledetto ospedale.

Castiel era steso su uno dei letti, alla sua destra. Sembrava addormentato ma come Dean fece alcuni passi in sua direzione, aprì gli occhi.

“Vaffanculo” l’apostrofò l’ex angelo con voce rauca “mi hanno aperto come un maiale per colpa tua.”

Dean si accigliò. “Oh che gentile, anche io sono felice di vederti sai?”

Castiel spalancò gli occhi. “Fai pure l’offeso? Dovrei prendere un fucile e spararti in mezzo agli occhi, coglione di un Winchester. Tu non hai idea di come mi sento…” si lamentò tentando di muoversi, ma era praticamente impossibile senza levare in aria un urlo di dolore.

“Ehi ehi amico, ma non eri tu quello che voleva morire? Mi hai chiesto di ammazzarti, se non ricordo male.” recriminò Dean sedendosi su una sedia accanto al letto.

“Sì è vero” ammise Cas guardando il soffitto sopra di lui “ammazzarmi, non spappolarmi le budella e mandarmi da quel macellaio e quelle due befane insoddisfatte. Mi sento come se avessi partorito dalla parte sbagliata.. porca troia…” gemette.

Dean lo fissò a bocca aperta per alcuni secondi, poi scosse il capo decidendo di non chiedergli come diavolo gli era venuta in mente quella similitudine degna di un film splatter.

“Beh, che posso dire? Anche se mi hai chiesto di farti morire, non era mia intenzione. Anzi, io volevo salvarti, pensa un po’!” disse Dean gesticolando.

Castiel sorrise debolmente, stava ancora molto male, sentiva dolore dappertutto e soprattutto allo stomaco e alla schiena.

“Pensa se mi volevi morto che mi facevi” disse “mi avresti fatto a pezzi!”

“Ma smettila, sei tu che sei diventato così delicato. Da quando ti conosco, hai preso tante di quelle mazzate da far invidia al pugile più incallito e ora per due cazzotti sei quasi morto… wow che eroe!”

“Dean… fottiti. Quando mi usavano come un punchball non ero un semplice fagottino di carne, ora sì. E se non l’hai notato, tu sei più alto e più grosso di me” fece una pausa e tentò di trarre un profondo respiro, ma i punti all’addome glielo rendevano quasi impossibile “ma che mi hanno fatto? Quale pezzo mi hanno tolto? Un rene? Ho la schiena a pezzi.”

Dean scosse il capo e fece una smorfia. “No amico, almeno che io sappia i reni ce li hai tutti e due. Ti hanno tolto la milza e non ho capito bene se sono intervenuti o meno anche su un’ulcera.”

L’ex angelo alzò gli occhi al cielo. “Cazzo… la milza non era neanche mia, ma di Jimmy” considerò con tristezza “se è qui da qualche parte nella mia testa, sarà incazzato come un toro.”

L’altro non potè fare a meno di ridacchiare. “Credi che se è ancora tra quei quattro neuroni che ti sono rimasti, gli freghi qualcosa della milza piuttosto che del fegato o della prostata?” gli fece notare.

Castiel lo guardò allarmato. “Oddio, mi ha tolto anche quella? No ti prego, dimmi che la prostata c’è ancora. Mi sentirei castrato senza.” disse in tono disperato.

“Ma tu pensi a quello anche in un letto d’ospedale con le budella rattoppate?” mugugnò Dean quasi scandalizzato.

“Senti da pulpito” replicò Cas alzando la voce “proprio tu parli che…” fu costretto a fermarsi a causa del dolore improvviso al fianco.

“Ehi Cas.. tutto okay?” si affrettò a chiedergli Dean vedendolo sofferente.

Lui annuì. “Sì.. credo. Devono essere i punti, spero non mi abbiano lasciato qualcosa dentro…” rispose ansimando “dove diavolo sono quelle vecchie arpie? Ho bisogno di un antidolorifico o inizierò a gridare da qui a pochi secondi…” aggiunse con un filo di voce.

“Aspetta, vado a vedere dove si sono cacciate e te le porto qui a calci nel culo se necessario.” gli assicurò Dean alzandosi dalla sedia.

“Dean aspetta” lo fermò Castiel “dovrei.. dirti una cosa.”

Il cacciatore capì, o meglio intuì, cosa voleva dirgli. “Lascia stare Cas, non..”

“No, fammi parlare” lo interruppe “perché quando mi rialzerò da questo letto c’è il rischio che io torni il bastardo autolesionista di poche ore fa.”

Dean annuì lievemente e tornò a sedersi su quella logora sedia di plastica. “Okay, sotto tutto orecchi.”

“Mi dispiace” iniziò Castiel senza guardarlo in faccia “ho capito che tu volevi davvero salvarmi da me stesso, da.. quella voglia di distruggermi che mi perseguita da anni. Invece di tentare di darti retta, ti combattevo e sprofondavo ancora di più nell’autodistruzione. A pensarci bene, forse lo facevo proprio per farti un dispetto, sai?” confessò “perché… non volevo essere salvato, non avevo nulla per cui valesse la pena evitare di morire e mi infastidiva il tuo comportamento…”

“Perché? Ti fa schifo l’idea di essere considerato come un fratello da un essere umano?” insinuò Dean.

Castiel scosse il capo. “No Dean… non è questo. Io sono sempre stato uno dei pochi… pirla alati che ha sempre amato l’umanità. E mi faceva specie sentire angeli come Uriel insultarvi, non lo capivo. Pensa che per millenni ho creduto che tutti i miei fratelli amassero il genere umano, solo in tempi recentissimi ho capito che… ero uno dei pochi” sospirò e deglutì, aveva la gola secca ma preferiva terminare il concetto prima di chiedere dell’acqua.

“Io non sono abituato a sentirmi una nullità, Dean. Per me già solo… essere richiamato all’ordine costituiva un motivo di profondo sconforto e infinita vergogna. Ora mi ritrovo a dover vivere una vita mortale, con tutte le conseguenze che porta con sé. Tante volte ho pensato che sarebbe stato meglio non essere tornato, dopo che Raphael mi aveva fatto a pezzetti, piuttosto che vivere una vita inutile e degradante.”

Dean si accigliò, protendendosi verso l’uomo disteso a letto. “Continui con questa storia della nullità e del era meglio morire da piccoli? Vuoi un’altra scarica di legnate per caso? Essere un umano è dannatamente difficile, lo so anche io che… sono sempre stato un fottuto essere umano! Immagino quanto possa essere stato bello svolazzare di qua e di là infischiandotene dei chilometri e del traffico, e quanto fosse facile vivere senza doversi preoccupare di mangiare, bere, dormire, andare al cesso o lavarsi. Ma ormai è così Cas, non ci puoi fare nulla. E quando dici che moriremo tutti, probabilmente hai ragione. No, hai perfettamente ragione! Creperemo tutti quanti! Ma non per questo dobbiamo accelerare le cose, no?” si fermò e si massaggiò la fronte, Castiel aveva il potere di fargli sempre venire il mal di testa “allora ragazzaccio, vuoi ancora morire o dici che… possiamo provare ad andare avanti?”

Castiel affondò la testa sul cuscino e rifletté. In realtà aveva già la risposta, ma voleva fargli credere di aver bisogno di pensarci.

“Direi che…. forse la smetterò di agognare la dipartita” annunciò con un tono che voleva essere solenne ma era chiaramente ironico, poi lo guardò diventando serio “in realtà ho capito di non voler morire quando ho creduto di stare per morire, lì a terra riverso nel mio stesso sangue. Mi pentivo di essere stato così stronzo verso.. te e verso me stesso, verso la vita, e mi rammaricavo di non poter più cambiare rotta. Quindi sì, non voglio più morire Dean. Anche se per quel che ne sappiamo, può succedere in qualunque momento.” concluse.

Dean sospirò. “Già, infatti. Non c’è bisogno che tu ti cali tutta quella roba e ti ubriachi fin dall’alba. Anche sulle donne devi darti una calmata o prima o poi qualcuna di loro di ammazzerà sul serio.” lo avvertì.

“Su questo non posso prometterti nulla” ammise Cas con sincerità “la storia del dover trovarmi una donna sola mi sembra ancora una gran cazzata. Mi ci vedresti tu con una.. fidanzata?” gli domandò con una risatina.

“Non con una fidanzata” lo corresse “ma con una compagna. Sì, ti ci vedrei Cas, sul serio. Come mi ci vedrei io, ma visto che te le sei passate quasi tutte tu, ho qualche problema a relazionarmi con loro.” gli fece sapere.

Castiel assunse un’espressione affranta. “Oh quanto mi dispiace… se vuoi metterò una buona parola per te con qualcuna di loro!” lo prese in giro con un sorrisetto strafottente.

Dean fece una smorfia di sdegno. “Va’ al diavolo, alle mie donne ci penso io. Tu pensa per te.” disse.

L’altro rise scuotendo il capo. “Sono un idiota” ammise “sono mezzo morto e… non perdo il mio fottuto sarcasmo” rimase in silenzio per alcuni secondi, poi riprese “sai Dean, ho avuto paura di morire ma forse soprattutto, ho avuto paura di finire all’inferno.”

Dean inarcò le sopracciglia. “Mh… questa sì che è bella. Ma gli ex angeli hanno una destinazione come noi povere...scimmiette?” gli chiese incuriosito e anche un po’ spaventato.

Odiava l’idea che il suo unico amico rimastogli finisse ad arrostire all’inferno.

“Non ne ho idea” rispose l’altro stringendosi nelle spalle “teoricamente quando si è angeli a tutti gli effetti, si muore e basta. Ma … io sono un caso a parte. Che mi succederà? Non lo so Dean… e ho paura. Inoltre non ho la più pallida idea se Jimmy Novak è ancora qui con me e quindi probabilmente lo trascinerei con me negli inferi, oppure è già lassù nel suo personale paradiso.”

“Però volevi morire.” sottolineò Dean.

Castiel scosse il capo. “Forse credevo di voler morire” affermò “ma quando ho visto la morte in faccia, ho desiderato di vivere. Merda, sono un caso disperato!” sospirò nascondendo il viso tra le mani, un po’ per la vergogna e un po’ perché quella luce intermittente gli feriva gli occhi.

“Tu sei come ero io qualche anno fa, prima che ci conoscessimo” iniziò Dean dopo un momento “lo stesso comportamento.”

Cas lo fissò corrugando la fronte. “Sarebbe?”

Dean sorrise grattandosi la testa. “In me c’era sempre quella sottile voglia di… farla finita. Quel pensare ehi, al diavolo! Anche se muoio chissenefrega! Ma se poi ero in pericolo… beh, mi accorgevo di voler vivere.”

L’ex angelo emise una specie di mugugno. “Sì, ma quando ti ho tirato fuori da fiamme e zolfo, eri quasi incazzato! Non mi sembrava fossi particolarmente felice di essere vivo.” gli ricordò risentito.

Dean allargò le braccia. “Beh si presenta un fesso in giacca e cravatta che dice di essere un angelo e che mi ha tirato fuori da lì per conto di Dio, cosa avrei dovuto fare?”

“Essere felice di non essere più all’inferno?” suggerì l’altro.

“Ehi ma ora sono io quello sotto accusa? Non stavamo parlando di te?” si schermì il Winchester.

Castiel sospirò chiudendo un attimo gli occhi. “In realtà siamo stati, e siamo tuttora, entrambi due coglioni. Forse è per questo che, a parte qualche scazzottata, siamo andati sempre piuttosto d’accordo. Ho sentito dire che i coglioni vanno in coppia….”

Dean scoppiò a ridere per la battuta volgare e scema, facendo ridere anche Castiel, seppure questo gli costava varie fitte di dolore.

“Quest’ago mi sta letteralmente torturando” si lamentò indicando il proprio braccio “e questa roba non serve a nulla se continuo ad avere dolori. Ti… dispiacerebbe andare a cercare chiunque di quei tre mentecatti affinché mi diano qualcosa? Mi viene anche da vomitare.”

Il cacciatore si alzò dalla sedia. “Okay, tu cerca di stare fermo perché altrimenti ti si apre tutto, intesi?” si raccomandò.

“Agli ordini, boss!”

Dean uscì dall’ospedale e trovò quasi subito una delle arpie, come le chiamava Castiel.

Era una donna sulla sessantina, molto magra e con un’espressione a dir poco agghiacciante. Ma era un’infermiera accettabile, anche se spesso le si chiedevano anche cose fuori dalla sua competenza.

Tornarono dal paziente in pochi minuti, ma entrambi notarono che qualcosa in lui non andava.

Era paurosamente pallido e respirava a fatica. Dean si precipitò accanto al letto.

“Cas? Ma che diavolo hai?”

Lui si inumidì le labbra. “Non lo so…. mi sento male…” mormorò.

L’infermiera lo guardò e scosse il capo. “Ha la febbre alta” sentenziò toccandogli la fronte “ci sono problemi.”

Dean la guardò perplesso. “Ma pochi minuti fa stava.. quasi bene, che è successo?”

La donna fece un’alzata di spalle. “In questi casi può succedere di tutto in pochi istanti. Vado a chiamare il dottore.” e si allontanò.

“Sta’ tranquillo amico, andrà tutto bene…” tentò di rassicurarlo Dean posandogli una mano sulla spalla.

Castiel lo guardò negli occhi e scosse il capo. “Non penso proprio Dean, non penso proprio…questa volta.. questa volta non ce la faccio.”

Dean fece per replicare, ma l’ex angelo lo precedette. “Dean.. per favore, non farmi morire qui dentro, riportarmi in quella specie di… baracca, oppure fuori a terra… ma non qui…” gli chiese accorato.

“Non dire stronzate, qui almeno c’è qualcuno che…”

“No, tu non capisci” lo interruppe ormai sull’orlo delle lacrime “questo posto… è come… le camere di tortura ai piani alti. Tutto bianco, asettico, terrificante. Non voglio morire qui dentro, ti supplico…”

Nel delirio della febbre, Castiel rivisse le fasi del supplizio che aveva affrontato anni prima, quando lo avevano strappato dal suo tramite e costretto a giurare fedeltà a suon di torture varie.

Gli sembrava quasi di sentirli, i suoi cari fratelli che gli chiedevano… no gli urlavano di tornare in sé e lasciar perdere quegli aborti umani, esseri imperfetti e peccaminosi, indegni della benché minima pietà, mentre affondavano le lame dei loro pugnali nella sua incandescente essenza… oh ecco Zachariah e il suo tramite calvo…

Aveva le allucinazioni, significava che stava morendo?

“Fratello, io non voglio morire” sussurrò a Dean “ma se deve accadere, non farmi morire qui…”

Dean non sapeva cosa dire, ma sapeva cosa fare.

To be continued

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Still alive ***


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Still alive

 

 

 

Se c’era una cosa che Dean Winchester prendeva davvero sul serio, erano le promesse fatte agli amici. E tentava sempre di mantenerle, ad ogni costo.

Per cui, nonostante il parere contrario del medico che giudicava una follia il suo proposito, aveva portato Castiel fuori da quella stanza che gli ricordava una stanza per le torture.

Cas era stato torturato, lì sopra ai piani alti come li chiamavano abitualmente. Era successo quando lo avevano strappato a forza dal suo tramite e spedito a casa per persuaderlo a tornare al suo posto, lasciando cuocere nel loro brodo quei poveri vermiciattoli degli umani.

Non ne avevano mai parlato, ma Dean poteva immaginare benissimo i loro metodi di persuasione. Infatti il Castiel che era tornato, non era più lo stesso. Anche se poi aveva disobbedito fregandosene delle conseguenze.

In ogni caso, dovevano avergli fatto molto male per convincerlo a rinnegare i suoi amici, e Dean non avrebbe permesso che se davvero stava per morire, l’ultima cosa che avrebbe visto sarebbe stata una sala di torture angeliche.

Se l’era letteralmente preso in spalla, aiutato da un Chuck spaventato e incerto sul da farsi, e l’aveva riportato a casa sua.

Cioè, non si poteva proprio definire casa, quella baracca in legno. Ma sicuramente a Castiel infondeva sicurezza e familiarità se era lì che voleva morire.

Era cosciente mentre lo sistemavano nel suo letto, ma sempre più debole e febbricitante. Aveva ringraziato Dean per aver esaudito il suo desiderio di uscire da quel posto di merda, e poi aveva perso conoscenza.

Febbre alta e dolori lo avevano tormentato per almeno quattro giorni, tanto che ormai tutti, Dean compreso, erano convinti che sarebbe morto. L’ex angelo aveva ragione, non ce l’avrebbe fatta a superarla. E il cacciatore si era quasi rassegnato all’idea di perdere un altro fratello.

Invece aveva sorpreso tutti e non era morto.

Nonostante l’infezione, Cas aveva lottato tenacemente e non si era lasciato sconfiggere, era proprio vero che non voleva morire. E nonostante l’infezione non fosse stata del tutto debellata, il medico l’aveva dichiarato fuori pericolo.

In quei lunghi, interminabili giorni di sofferenza, Dean aveva cercato di tenerlo personalmente sotto controllo, onestamente non si fidava molto di quel medico visto che, sospettava, invece di curarlo per bene gli aveva provocato l’infezione.

Ma più di due o tre ore al giorno, proprio non aveva potuto essere presente. C’era stata una terribile recrudescenza di crote e se non era lui a coordinare le pattuglie e a controllare che qualche nuovo contagiato non entrasse nel campo, sarebbe scoppiato il caos.

Castiel quando non era strafatto, era un buon coordinatore, ma ora era K.O. per cui doveva fare tutto da solo.

Così, quando non gli era stato possibile sorvegliare affinché non lo uccidessero invece di guarirlo, a controllare la situazione era rimasta una ragazza del campo.

Eileen inizialmente l’aveva mandato al diavolo, non aveva nessuna intenzione di fare da babysitter a un idiota come Castiel. Ma poi, dietro le insistenti richieste di Dean, aveva ceduto purché la smettesse di assillarla. Dopotutto si sarebbe trattato di pochi giorni: quello lì, o moriva entro poco tempo oppure si riprendeva.

La scelta di Dean non era casuale, la ragazza era nota per il suo carattere quantomeno ostinato e non facilmente malleabile, per di più prima che il mondo andasse a puttane, stava studiando per diventare infermiera.

Il cacciatore insomma, l’aveva ritenuta la persona ideale. Poi era anche molto carina, il che non guastava mai. Era sicuro che Castiel ci avrebbe provato, ma era altrettanto sicuro che visto il suo caratterino, l’unica cosa che avrebbe ricavato sarebbe stato, nel migliori dei casi, un sonoro fottiti.

La donna aveva una pessima opinione di Castiel, era noto il comportamento assolutamente degenerato che teneva con le donne del campo. Anzi, a dire il vero era disgustata dal suo modo di fare.

E si era sempre meravigliata di come le donne ci cadessero una dopo l’altra. Cioè, non era poi così difficile capire che per lui loro erano solo un modo per passare il tempo in attesa della morte. L’aveva capito anche lei pur non avendoci parlato che un paio di volte, perché Eileen lo aveva evitato accuratamente.

Persone come Cas andavano evitate, già la vita era schifosa di per sé, non c’era bisogno che ci si mettesse un pervertito egoista come l’amico del gran capo.

Che poi tanto amici forse non erano, aveva considerato malignamente, se si erano presi a pugni o meglio Dean aveva preso a pugni l’altro. Non sapeva cosa fosse successo di preciso, ma a quanto le aveva raccontato Chuck, Dean aveva pensato bene di farlo smettere di farsi a suon di cazzotti.

Lei ne aveva visti di tossici, non era certo con le percosse che si disintossicavano. Nel caso specifico dell’ex angelo, perché lei sapeva tutta la fantascientifica storia, la terapia d’urto era stata utile solo a disintegrargli la milza.

Ne era sicura, appena si fosse rimesso, avrebbe ripreso a fare esattamente ciò che faceva prima.

Tutto questo, Eileen Steward lo pensava prima di vederlo.

Quando era entrata in quella misera casupola buia, aveva percepito subito la sofferenza. Non avrebbe saputo spiegare come né perché, ma il dolore aleggiava in quella casa.

E quando lo aveva visto nel suo letto, sofferente e ansante, aveva provato tanta compassione. Continuava a pensare che fosse un coglione bastardo, ma la sofferenza dipinta su quel volto pallido e ancora segnato dai colpi infertogli da Dean, le aveva fatto mettere da parte le sue opinioni e aveva semplicemente cercato di alleviare le sue pene.

La febbre aveva più volte sfiorato i quaranta gradi e gli antipiretici si dovevano dosare accuratamente. Non era l’unico ammalato del campo e le scorte non erano inesauribili.

Dal secondo giorno in poi, Eileen aveva tentato di fargli scendere la febbre col metodo più tradizionale: un asciugamano bagnato nell’acqua fredda. Una volta, avendo le mani fredde, gliele aveva appoggiate sul viso e sulla fronte. Immediatamente Castiel si era rilassato, facendole capire che traeva beneficio da quel contatto fresco.

Poi la crisi era passata, la febbre era quasi del tutto sparita e non c’era più bisogno di assisterlo di continuo, come invece aveva praticamente ordinato Dean Winchester.

Così la mattina del quinto giorno, mentre Eileen si preparava ad andarsene e tornare alle sue mansioni giornaliere, Castiel aprì gli occhi.

“Ehi, allora sono in Paradiso.” esordì appena vide la donna aggirarsi per la sua camera da letto.

Non la vedeva bene, era ancora molto stordito e debole, ma era certo che fosse una splendida donna. Alta e con lunghi e folti capelli castani.

Lei lo guardò e scuotendo il capo uscì dalla stanza e poi dalla casa, lasciando perplesso e un po’ avvilito l’ex angelo del Signore.

“Il tuo amico è sveglio, capo. Il mio lavoro è finito.” disse lei a Dean quando lo incontrò in quella che chiamavano la sala riunioni.

“Finalmente” rispose lui alzandosi dalla sedia “cominciavo a pensare che fingesse.”

La ringraziò e si diresse verso la casa di Castiel, entrò e raggiunse la camera da letto.

Quando Cas lo vide, alzò le braccia al cielo. “Come non detto, sono all’inferno!”

Dean si fermò e tentò di capire che diavolo volesse dire quell’uscita. “Cas, hai le allucinazioni? Che vai blaterando?”

L’altro lo guardò accigliato. “E me lo chiedi? Mi sveglio e c’è quella creatura celestiale che mi fa credere di essere finito in Paradiso. Poi va via e arrivi tu… che cosa deve pensare un pover’uomo?”

Il cacciatore ridacchiò avvicinandosi al letto. “Sei il solito idiota, bisogna ammazzarti per farti cambiare” si fermò e lo guardò attentamente “stai di merda, amico. Senza offesa eh!”

“No! Sul serio? Perdinci, ora non mi inviterai più al ballo!” commentò sarcastico.

Intanto Dean si era seduto accanto al letto. “A parte gli scherzi Cas” iniziò serio “come stai? Te la sei vista brutta e in tutta onestà, mi sembri ancora ridotto male.”

Castiel sospirò e tentò di muoversi ma sentiva ancora dolore in varie zone. “Non lo so come sto, Dean.” si fermò perché aveva la gola secca, guardò alla sua destra e vide una bottiglietta d’acqua. “Ti dispiace passarmela? Proprio non ce la faccio a muovermi.”

Dean annuì e si alzò raggiungendo la sedia che Cas abitualmente usava come comodino e sulla quale Eileen aveva lasciato dell’acqua. L’aprì e la passò all’altro, che ne bevve quasi metà in un unico sorso.

“Ti ringrazio.”

“Di niente. Almeno ogni tanti assaggi qualcosa di diverso che non sia alcool.” rispose Dean ironico posando la bottiglia di nuovo sulla sedia.

“Mi fai sembrare un alcolizzato dicendo così” si lamentò l’altro “in realtà… ogni tanto mi faccio un goccio, tutto qui.”

Dean ridacchiò. “Oh sì, un goccio della misura di un barile. Tu hai problemi con l’alcool Cas, e devi risolverli…”

Castiel alzò una mano per fermarlo. “Sì ho afferrato il concetto, mi è bastata una scarica di botte, non ne voglio più” si schiarì la voce e riprese “che mi è successo? Voglio dire, ho la sensazione di essere stato incosciente per giorni, cos’ho avuto?” domandò tentando di tirarsi su.

“Ti sei beccato una bella infezione, amico mio” gli fece sapere “che ti ha arrostito per bene per quattro lunghi giorni. Anzi tre, visto che già ieri la febbre aveva iniziato a scendere.”

L’ex angelo scosse il capo. “Porca miseria… mi chiedo come ho fatto a non tirare le cuoia, visto lo schifo in cui nuotiamo da anni.” commentò sorpreso.

“Suppongo che tu volessi vivere sul serio, tutti noi avevamo iniziato a credere che saresti morto. Chuck dopo i primi due giorni non è più venuto a vedere se eri vivo o meno. Ha detto che gli era bastato vederti crepare una volta, e che ha ancora gli incubi” disse Dean.

“Che coraggio da leoni” commentò Castiel ridendo “stupido cazzone che non è altro.”

“Ehi è di un profeta che stai parlando!”

Chuck aveva fatto capolino dalla porta della sua stanza, Eileen gli aveva detto che si era ripreso e aveva trovato il coraggio di andare a trovarlo.

Cas lo guardò e corrugò la fronte. “Bell’amico che sei” iniziò sdegnato “ti sei fatto vedere solo quando hai saputo che non sarei morto!”

L’ex profeta fece spallucce e si avvicinò. “Cerca di capire, Cas. Non è che io e i morti andiamo molto d’accordo… e poi eri esanime, non ti saresti accorto della mia presenza!” argomentò serio.

“Lo dici tu, avrei sentito la tua cara vicinanza.” lo prese in giro, suscitando le risate di Dean.

Chuck incrociò le braccia sul petto. “Ah si? Allora ti sei accorto che Eileen è stata qui quasi notte e giorno?”

Castiel restò sorpreso: era Eileen Steward quella donna?

“Ehi cas, sembri scioccato” gli disse Dean. Sembrava quasi sconvolto.

“Dovevo essere proprio in coma” disse “per non essermi accorto che quella bellezza si aggirava attorno al mio letto.”

Gli altri due si guardarono scuotendo il capo.

“Lasciala stare, Cas. Quella non è per te.” osservò Chuck con un tono di chi la sapeva lunga.

Castiel lo guardò e inarcò le sopracciglia. “Non mi dire che sta con te! Scusami ma.. non lo credo.”

“Cas, quella tipa non sta con nessuno,” intervenne Dean “non è come le ragazze che… riesci a fregare. Eileen è tosta.”

L’ex angelo accennò un sorriso. “Adoro le sfide, soprattutto quelle sfide.”

“Fa come vuoi amico” chiosò Chuck sorridendo “ma ti assicuro che non caverai un ragno dal buco con lei. Okay ragazzi, torno di là. Pare che dalle scorte sia sparita una cassa di fagioli in scatola, e dobbiamo capire chi è stato e dove l’ha nascosta.”

“Dì a tutti di stare in silenzio, prima o poi qualcuno non riuscirà a trattenerli e scopriremo chi è stato a mangiarli!” propose Dean con un sorrisetto strafottente.

Castiel scoppiò a ridere tenendosi il fianco, mentre Chuck sembrò pensarci sul serio prima di scuotere il capo e uscire dalla stanza mormorando qualcosa.

In realtà Cas si sentiva ancora male, era indolenzito e stordito, ma sapere di avercela fatta nonostante tutti lo dessero per spacciato, lo faceva stare meglio.

“Credi che potrei alzarmi da questo cazzo di letto?” domandò a Dean “non ce la faccio più a stare sdraiato.”

Dean scosse il capo. “Non sono un medico, per mia fortuna, ma direi che dovresti starci ancora un po’. Cas, hai rischiato di morire, devi riguardarti” fece una pausa e lo fissò accigliato “non vorrai riprendere le vecchie abitudini vero?”

L’altro rifletté per un momento, poi sospirò e scosse il capo. “Non voglio prendere quella roba” gli assicurò “e non voglio ubriacarmi. Vorrei solo poter.. alzarmi e farmi una doccia. Sto da schifo e credo che dopo mi sentirei meglio.” Ma senza volerlo, lanciò un’occhiata in direzione del cassetto dove teneva la sua dispensa fatta di pillole e stupefacenti più o meno forti.

Dean capì che dopo la milza e tutto il resto, sarebbe iniziato un altro problema. Una persona non può semplicemente decidere di non prendere più ciò che l’aveva reso dipendente, Cas doveva disintossicarsi lentamente e andava controllato.

“Ascolta amico” gli disse avvicinandosi di più “resisti un altro po’ e poi potrai fare quello che ti pare. Fino a ieri eri con un piede nella fossa, potresti avere una ricaduta. Sai benissimo dove ci troviamo, se sei riuscito a salvarti la pelle una volta, non è detto che la storia si ripeta.”

Castiel si massaggiò la fronte e sospirò. “Okay okay… agli ordini capo, farò finta di aver subito un parto cesareo e di aver bisogno di stare a riposo.”

Dean lo fissò stranito. “Cas… ma per caso hai qualche recondito desiderio di maternità?”

Cas sorrise. “Magari il mio tramite in un’altra vita è stato una donna.” rispose.

“Esiste la reincarnazione? Sul serio?” gli domandò Dean interessato.

In effetti era una cosa che non aveva mai capito. Non credeva agli angeli e tadan! Gli angeli puntualmente si erano palesati. Uno di loro, o meglio uno che era stato uno di loro, ora giaceva in un letto più morto che vivo. Magari era vera anche la storia del Karma.

“Un giorno ti racconterò un po’ di cose Dean, ma non adesso. Vorrei dormire un po’.”

Era vero, si sentiva stanco e aveva bisogno di riposare.

“Okay” annuì Dean “ma un giorno di questi devi davvero raccontarmi qualcosa.”

“Sì amico, faremo un po’ di catechismo, promesso!”

Lo mandò simpaticamente a farsi fottere e lo lasciò da solo.

Castiel lentamente si addormentò, pensando che dopotutto, nonostante stesse ancora abbastanza male, era felice di essere vivo.

Una volta uscito, Dean cercò di nuovo Eileen.

Il suo lavoro non era finito, anzi forse iniziava proprio in quel momento. Sospettava che Castiel una volta tornato in piedi, avrebbe ripreso coi suoi soliti vizi, e non gli era stato addosso per vederlo sprofondare di nuovo nel baratro della dipendenza.

“Eileen, scusa. Dovrei parlarti” la fermò prima che si allontanasse.

La donna si voltò e attese che si avvicinasse, presagendo altre rotture di scatole.

“Ascolta, so che per te sarà una scocciatura, ma dovrei chiederti di…”

“Di…?” lo incoraggiò lei.

Dean si massaggiò il mento. “Di tenere d’occhio ancora per un po’ Cas. Solo qualche giorno e poi non ti romperemo più le scatole” precisò quando la vide alzare gli occhi al cielo.

“Senti Dean, a me dispiace molto per quell’idiota, davvero. L’ho visto soffrire e umanamente mi dispiace. Ma ora è fuori pericolo e non occorre che gli stiamo accanto giorno e notte.” sottolineò seria.

L’uomo annuì. “E’ vero, e non è per la febbre o quant’altro successo negli ultimi giorni.”

“E allora per cosa?”

“Non voglio che Castiel riprenda a farsi dalla mattina alla sera” le disse “ed è quello che farà se non lo controlliamo. Ora so che per te è solo un coglione e che quindi vivo o morto che sia non te ne frega nulla. Ma per me è come… un fratello, sul serio. E dato che non posso controllarlo io di continuo, così come non può Chuck che è suo amico, ho davvero bisogno del tuo aiuto. Per favore Eileen, fallo come un favore personale a me, non a Cas.” concluse.

Lei ci pensò un po’ su: che doveva fare? Lasciarsi di nuovo convincere dallo sguardo supplichevole del gran capo e fare nuovamente da balia al bastardo, o mandare tutte e due farsi fottere e tornare alle sue faccende?

Infine decise. “Okay, va bene” rispose alzando le mani “ti aiuterò ad evitare che tuo fratello acquisito muoia di overdose.”

Dean sorrise e le posò le mani sulle spalle. “Grazie, lo apprezzo molto.”

“Non c’è di che. In fin dei conti, non ho poi molto da fare qui. Sarà un passatempo.”

Dopo essersi salutati, Eileen si diresse nuovamente verso la casa dell’ex angelo, entrò e lo trovò addormentato.

“Mh… la bella addormentata colpisce ancora.” mormorò uscendo dalla sua camera da letto.

Andò in quella piccola cucina e si sedette al tavolo. Sbuffò dandosi della stupida: perché diavolo era lì? Ora che doveva fare? Aspettare che la fanciulla si ridestasse dal sonno?

No, proprio no.

Ebbe un’idea e si chiese come fosse possibile che nessuno ci avesse ancora pensato. Tornò nella camera da letto e lentamente si avvicinò alla cassettiera. Aprì con cautela il primo cassetto e trovò subito quello che cercava.

Santo Dio, questo è un arsenale farmaceutico, pensò vedendo il numero abnorme di ogni sorta di sostanza chimica.

Lanciò un’occhiata a Castiel che continuava a dormire e poi iniziò a togliere tutta quella roba.

Se doveva disintossicarsi, bisognava far sparire tutto.

Sorrise, suo malgrado, nel pensare allo shock che avrebbe avuto una volta realizzato che il suo tesoro non c’era più.

Poco male, prima la smetteva di essere un tossico, prima quella stupida situazione sarebbe finita per lei.

Raccolse tutto e lo portò in cucina, più tardi l’avrebbe bruciato.

To be continued

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Capitolo 6
*** Just an idiot ***


Nuova pagina 1

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Just an idiot

 

 

Quando Castiel si svegliò, fu molto felice di trovarsi da solo. Aveva assolutamente bisogno di alzarsi da quel letto, togliersi di dosso quegli abiti e farsi una lunga doccia, razionamento permettendo.

Buttò di lato coperta e lenzuolo e tentò di alzarsi di scatto, ma alle prime avvisaglie di dolore decise di essere più cauto e di non strafare. Si distese nuovamente e dopo aver preso un grosso respiro, si alzò lentamente e si mise in piedi, per la prima volta dopo giorni.

Infatti vacillò e fu costretto a sedersi sul letto per non cadere.

Imprecò e si rialzò, lanciando un’occhiata in direzione della vecchia sveglia sulla cassettiera. Segnava le cinque e almeno che non avesse dormito per un giorno e mezzo, erano le cinque del pomeriggio. Circa mezz’ora prima dovevano aver riaperto l’impianto idrico per permettere ai rifugiati di riempire taniche e vasche.

“Per una volta sono fortunato” mormorò iniziando a spogliarsi e a buttare a terra i vestiti che indossava.

Raggiunse il bagno completamente nudo e dopo aver fatto pipì ed essersi tolto la fasciatura, controllò che avessero immesso nelle tubature anche l’acqua riscaldata, sorrise quando si accorse che effettivamente c’era e si infilò sotto la doccia.

Un profondo sospiro di sollievo gli sgorgò dal petto non appena l’acqua calda iniziò a scendere lungo la sua schiena. Era un autentico sollievo e sarebbe stato sotto l’acqua per ore se non fosse che il tempo era tiranno e da lì a poco più di un’ora, avrebbero richiuso i rubinetti.

Prese il sapone dalla mensola e si lavò con cura, stando attento a non strofinare sulla ferita dell’operazione che già gli aveva fatto buttare in aria qualche invettiva mista a lamenti di dolore.

Forse non era il massimo farci andare acqua e sapone sopra, ma non gliene fregava niente. Aveva solo bisogno di lavar via quell’odore di sangue e tintura di iodio che sentiva appiccicato addosso.

Dopo essersi lavato per dieci minuti buoni, chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia, afferrò un asciugamano e si asciugò sommariamente, per poi avvolgerselo intorno ai fianchi. Ma nel fare quel gesto, sentì l’ennesima fitta al fianco, abbassò lo sguardo e vide che stava sanguinando.

“Oh merda, non ne posso più” gemette vedendo le striature di sangue arrivare all’asciugamano e impregnarlo.

Come diavolo l’avevano rattoppato se dopo diversi giorni ancora sanguinava?

“Quel figlio di puttana” imprecò pensando al dottore “un veterinario che non sa nemmeno cucire bene una ferita. Siamo proprio in buone mani.”

Aprì l’armadietto accanto allo specchio sul lavandino, sperando di trovare della garza o qualcosa del genere. Non voleva rivolgersi di nuovo a quegli animali che si spacciavano per sanitari, e inoltre voleva nascondere la ferita il più presto possibile. Aveva dato la sua parola a Dean che non si sarebbe ancora alzato e invece l’aveva fatto e la ferita si era riaperta.

Sì, perché in fondo sapeva che la colpa era proprio sua e non del dottore, anche se quello era un idiota.

Sospirò nel constatare che non aveva assolutamente nulla per tamponare il sangue. Non era una perdita copiosa, forse con un semplice fazzoletto avrebbe risolto il problema.

Tornò in camera da letto e trovò un fazzoletto di stoffa pulito, lo spiegò e lo premette sulla ferita. Faceva male ma non come temeva, magari era normale perdere un po’ di sangue tra un punto e l’altro.

“E tu che diavolo ci fai in piedi?” tuonò una voce femminile sulla porta.

Castiel sobbalzò alzando la testa di scatto. Eileen Steward lo stava guardando con aria minacciosa.

“Uno spogliarello” rispose sfrontato l’ex angelo, pensando di risultare simpatico.

Eileen invece scosse il capo facendo una smorfia di disgusto. “Idiota” mormorò attraversando la stanza per raggiungerlo.

Aveva in mano una valigetta di ferro, ammaccata in più punti, che conteneva tutto il necessario per il pronto soccorso. Se l’era portata dietro nel caso avesse dovuto cambiargli il bendaggio, e guarda caso a quello stupido gli si era riaperto il taglio dell’operazione.

Castiel la guardò avvicinarsi non capendo cosa volesse fare, che ci faceva ancora in casa sua quella donna? Eppure stava meglio, non doveva certo badare che non tirasse le cuoia senza che Dean lo venisse a sapere.

“Non farti venire strane idee” gli disse seria “se nel trovarti seminudo non scappo subito, è solo perché devo rimediare al casino che hai combinato con quella ferita.”

Cas accennò un sorriso malizioso. “Un’infermiera personale? Quale onore...”

Lei lo fulminò con lo sguardo. “Togliti dalla faccia quell’espressione da seduttore, ti assicuro che con me non attacca.”

L’uomo restò sorpreso, non perché aveva appena affermato che lui non le piaceva, ma per la forza con la quale l’aveva detto. Era maledettamente seria e di un’aggressività notevole.

La conosceva solo di vista, sapeva che parlava con poche persone e se ne stava molto sulle sue, ma se ne sentì terribilmente attratto.

Peccato per quell’acredine nei suoi confronti, avrebbero potuto divertirsi insieme. Di solito quelle combattive in piedi, lo erano anche sdraiate…

“Hai finito di fissarmi?” gli domandò fermandosi di fronte a lui “dovrei fasciare quella lacerazione, prima che saltino tutti i punti.”

Castiel si scosse dai suoi pensieri a sfondo sessuale e corrugò la fronte. “Guarda che non è saltato proprio niente, ho fatto una doccia e dopo ho cominciato a sanguinare” spiegò togliendo il fazzoletto dal fianco.

“Ah no?” ribattè lei indicando il suo fianco “allora perché sanguina sempre di più?”

Lui guardò attentamente e si rese conto che in effetti, qualcosa non andava. Tamponò immediatamente la ferita e sospirò, guardando la giovane donna. “E ora?” le chiese.

Eileen scosse il capo e gli indicò il letto. “Stenditi” gli disse in tono asciutto “la medicherò per bene e non ci sarà bisogno di altri punti. E tieni stretto quell’asciugamano!”

L’uomo sospirò ma obbedì senza replicare, si distese sul letto offrendole il fianco ferito. Il riferimento all’asciugamano lo fece sorridere, ma evitò di fare commenti, almeno fino a quando non l’avrebbe curato.

Sicuramente lei sarebbe stata più dolce del veterinario o delle due arpie.

La donna posò la valigetta del pronto soccorso sulla sedia e l’aprì, poi tolse il fazzoletto intriso di sangue buttandolo a terra e guardò la situazione. In effetti gli era saltato un punto, ma uno solo e in una zona non importante. Probabilmente non era stato applicato a dovere.

Neanche lei stimava molto quel dottore ma sapeva che senza di lui le cose sarebbero andate peggio.

“Sei fortunato” commentò prendendo della garza e imbevendola con un po’ di tintura di iodio “ti è saltato un punto in una zona della ferita poco importante. Sta’ fermo!” gli intimò quando, a contatto con la soluzione, sobbalzò leggermente.

“Parli bene tu, la pelle non è tua” replicò caustico.

Infastidita dal tono, sfregò con più forza, facendolo gemere a denti stretti. “Scusa, Castiel” disse fingendosi dispiaciuta.

L’uomo le lanciò un’occhiata in tralice. “Cas”

Eileen alzò un sopracciglio. “Credi di spaventarmi con quello sguardo?” gli domandò mentre posizionava una garza pulita sulla ferita “beh, se è così ti sbagli. E Cas è un diminutivo ridicolo. Castiel è migliore, per quanto lo possa essere un nome del genere…”

Castiel piegò un angolo della bocca in un sorriso quasi maligno. “Quello che pensi tu, ragazza, non mi importa. Ma ti pregherei di rivolgerti a me chiamandomi semplicemente Cas.”

“Ora non comincerai con il tu non sai chi sono io, vero? Perché è esattamente come per lo sguardo in cagnesco che mi hai fatto prima, non sortisce nessun effetto su di me”

“Al contrario” obiettò lui “è proprio per non ricordarlo che vieto di chiamarmi… col nome per intero.”

“Vieti? Credi di comandare, qui?” gli fece notare lei con una risatina, mentre strappava un pezzo di cerotto per fissare la garza.

Cas sospirò. “No, non comando niente. Ma della mia vita sì… ma che sto facendo? Perché diavolo sto parlando con te?” disse a sé stesso scuotendo il capo.

Questa volta fu la donna lanciargli un’occhiata da far rabbrividire una statua di marmo. “Allora chiudi quella bocca, idiota. Tra un attimo ho finito.”

Gli dava fastidio essere trattato in quel modo, soprattutto da una donna. E il fatto che fosse molto bella acuiva il suo disagio.

“La colpa è mia” riprese l’ex angelo fingendo di ignorare il suo commento aspro “di solito con le donne come te io ci scopo, non ci faccio conversazione. Non so che mi è preso, forse sono stato troppo tempo senza parlare e ingenuamente ho pensato di poterlo fare con te”

Sarebbe stato meglio se avesse tenuto la bocca chiusa.

La giovane accanto a lui alzò lentamente la testa, puntandogli in faccia uno sguardo feroce. Castiel ebbe la sensazione che se non avesse avuto conseguenze, l’avrebbe ucciso.

Senza staccare gli occhi da quelli dell’altro, Eileen strappò un altro pezzo di cerotto e lo appiccicò con violenza su pelle e garza, per poi colpire la zona appena coperta con il dorso della mano, di proposito.

Castiel saltò e imprecò, posandosi una mano sul fianco e contorcendosi per il dolore.

“Ma sei pazza?” disse con un filo di voce.

Lei non rispose, si alzò dalla sedia e chiuse con violenza la valigetta, poi rialzò lo sguardo sull’uomo ancora steso sul letto con un’espressione di sofferenza dipinta sul volto.

“Forse sì, visto che sono qui a curare uno stronzo come te!” inveì collerica “e per inciso, tu una donna come me puoi solo sognartela” e con questo si voltò per andarsene facendo ondeggiare i capelli.

“Ti credi di essere la donna più bella del reame?” replicò cattivo lui mettendosi seduto.

Eileen si fermò e si girò a guardarlo, scoccandogli uno guardo glaciale. “No, sono la più dignitosa. Perché una donna che si riduce a venire a letto a con te, è solo una povera idiota senza amor proprio né dignità.”

“Oh ma davvero?” ribattè Castiel “allora la quasi totalità delle donne del campo è priva di dignità e amor proprio, visto che me le sono fatte tutte!”

Lei annuì leggermente e abbozzò un sorriso. “Probabile, oppure sono delle gran puttane che si sono divertite alle tue spalle. Sei sicuro che le loro grida siano sincere, eh? Che si divertano davvero a letto con te? Tu scopi le donne, Castiel, ma non le conosci, te l’assicuro.”

Cas era sconvolto, chi era quella? Dean con le ovaie? Come diavolo si permetteva di insultarlo così, senza conoscerlo? Voleva calpestare la sua dignità di uomo?

“E non voglio conoscerle! Appena aprite bocca dite una marea di stronzate! Cosa vorresti dire, che le donne vengono a letto con me per prendermi in giro? Oh questa sì che mi è nuova, non sono gli uomini di solito a farlo?” fece una pausa e sorrise “ah… forse ho capito. Ti comporti così per renderti ancora più desiderabile? Bella mossa, ma ti avverto, se continui così finirai per spegnere il mio interesse nei tuoi confronti”

La donna scoppiò a ridere e scosse il capo. “Mi fai pena, dico sul serio. Tu credi di essere interessante… per cosa, esattamente? Seriamente, perché credi che le donne siano attratte da te come le mosche dal miele? Perché sei particolarmente bello, o simpatico, o rassicurante?” si fermò aspettandosi una replica, ma Castiel tacque, quindi riprese “no, mi dispiace amico, non è così. Le donne sono attratte da ciò che eri, amano pensare di avere fatto sesso con un angelo, o meglio quello che ne resta. Di tutte le tue fandonie non sanno che farsene, potresti benissimo mettere una biglietteria fuori dalla porta con Dean che vende i biglietti alle femmine del campo! Entrano, si fanno un giro nel suo letto e poi vanno via, senza bisogno di parlare! Non cambierebbe nulla, credimi, a loro interessa solo poter dire io c’ero!, del resto non gliene importa nulla. Tu per loro sei e resterai per sempre Castiel, l’angelo del Signore. Non vedranno mai l’uomo, anche perché non c’è nessun uomo. Solo una pallida imitazione…”

Se il suo intento era quello di ferirlo, c’era riuscita alla grande. Parole dure, violente, ma fottutamente veritiere. Lui lo sapeva benissimo, nessuna di quelle donne stava con Castiel perchè era attratta da lui come uomo, ma solo perché… era l’angelo che aveva tirato fuori Dean dall’inferno, tutto qui.

Non lo trovavano interessante per nessun’altra cosa, e Cas era consapevole di tutto ciò ma non gliene importava un bel niente. Per lui l’importante era non pensare, immergersi in ogni sorta di vizio e, quando ce la faceva, uccidere quanti più mostri ambulanti in giro per la città.

Ma quella donna che ora lo guardava con aria di sfida, non poteva permettersi di dirgli che non era un uomo.

Lui lo era, ben al di là della sessualità. Lo era stato quando aveva scelto da che parte stare buttando alle ortiche millenni di militanza celeste, scegliendo le persone invece dei suoi fratelli. E cosa aveva avuto in cambio?

Nulla.

Aveva perduto tutto quanto per non avere nulla come contropartita, si sarebbe accontentato anche di una normale vita da umano. Quella invece non era vita, barricato in una specie di campo profughi, alloggiato in una baracca fatiscente e circondato da persone che detestava, a parte Dean e Chuck.

E quella stronzetta si permetteva di sputare sentenze su di lui, sulla sua vita?

“Parli così perché non siamo stati insieme” disse lui con un sorriso di scherno “altrimenti sapresti se sono uomo o meno. Ma chissà, magari cambierai idea su di me e… comprerai anche tu un biglietto per entrare nel mio letto!”

I grandi occhi verdi della donna si ridussero ad una fessura quasi nera, sollevò la valigetta all’altezza del proprio petto e la scagliò in direzione di Castiel, col chiaro intento di colpirlo. Ma lui, per sua fortuna, la schivò. La valigetta finì a terra con un tonfo metallico, aprendosi e spargendo il proprio contenuto.

Cas si voltò a guardare l’oggetto e poi tornò a guardare lei. “Tu sei completamente fuori di testa!” urlò indispettito “potevi ammazzarmi!”

“Era quello l’obiettivo” rispose Eileen digrignando i denti “avrei fatto un favore al mondo! Va’ a farti fottere, pezzo di merda!” ed uscì praticamente di corsa, andando quasi a sbattere contro la porta.

Proprio in quel momento, Dean stava tornando da una ricognizione intorno al campo, fermò la jeep e saltò giù non appena vide la giovane uscire come un razzo dalla casa di Castiel, e le corse incontro.

Per un attimo pensò che Cas stesse male, magari una ricaduta o qualcosa del genere, ma quando vide l’espressione di Eileen, capì che c’era dell’altro.

“Ehi ehi, frena” le disse afferrandola per le spalle “che diavolo succede? Perché corri così?”

Lei lo guardò torva, divincolandosi dalla sua presa. “Castiel è solo un pezzo di merda” disse ripetendo quello che aveva appena detto all’uomo in questione “e se lo consideri davvero un fratello, occupatene tu. Io me ne chiamo fuori, che viva o muoia a me non importa nulla!”

“Ma che è successo? Che ti ha fatto?” le chiese ancora, non riuscendo ad immaginare cosa potesse essere successo durante la sua assenza.

“Mi ha fatto pentire di essermi presa cura di lui quando le sue puttane lo ignoravano” rispose sincera, poi agitò una mano in aria “lascia stare Dean, tu sei in buona fede, è lui il bastardo. Ora scusami, ma ho di meglio da fare, come contare le formiche sotto il tavolo delle riunioni!”

Dean la guardò allontanarsi con occhi sgranati, che cazzo aveva combinato Cas? Non poteva averle messo le mani addosso, non ne aveva ancora la forza! E anche se l’avesse avuta, poteva metterci la mano sul fuoco che non era capace di molestare una donna.

Sospirò e si massaggiò la fronte, era stato un pomeriggio stressante e ora ci si metteva pure quel coglione di ex angelo. Ma doveva capire cos’era successo, Eileen era stata fin troppo gentile ad accettare di badare a lui quand’era in fin di vita e lo era stata ancor di più quando aveva accettato di sorvegliarlo affinché non riprendersi il suo cammino di autodistruzione volontaria.

Si incamminò in direzione del tugurio di Castiel, con il presentimento che ci sarebbe stata una nuova discussione.

 

 

 

To be continued

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Just a bitch ***


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Just a Bitch

 

 

 

 

 

“Stronza psicopatica” mormorò Castiel a denti stretti, mentre apriva un cassetto e ne tirava fuori un paio di boxer, dei jeans e una camicia.

Quella Eileen Steward aveva dei grossi problemi, pensò mentre si vestiva, altrimenti non si spiegava perché avesse quegli scatti violenti.

Una pazzoide, magari era una croatoan in incognito. Scosse il capo e buttò a terra l’asciugamano bagnato, poi levò le lenzuola dal letto per metterne di pulite visto che quelle erano sporche di sangue e sudore.

Buttò tutto a terra e in quel momento entrò Dean.

“Ehi ehi, che cazzo fai? Le pulizie di primavera?” esclamò il cacciatore raggiungendolo a grandi passi.

Cas lo guardò e sorrise. “Non sai che sono una perfetta casalinga?” rispose ironico “il mio letto ha proprio bisogno di essere cambiato. E non preoccuparti, non mi succederà nulla. Sono stato appena medicato da una pseudo-infermiera psicolabile.”

“Pseudo-infermiera psicolabile?” ripeté incredulo “che diavolo è successo tra te ed Eileen? L’ho vista uscire da qui come una furia apostrofandoti con deliziosi aggettivi, vengo da te e la chiami psicolabile, che è successo?”

Castiel si strinse nelle spalle. “Niente di particolare, ha solo tentato di ammazzarmi tirandomi in testa la cassetta del pronto soccorso” gli raccontò.

Dean inarcò un sopracciglio. “E tu che le hai fatto, o detto, per costringerla ad attentare alla tua vita? Ci hai provato?”

L’altro sembrò offeso. “Che le ho fatto io? Lei ha iniziato a trattarmi male, a prendermi in giro, a dirmi che non sono un uomo!” sbottò stizzito “mi ha anche dato un colpo con la mano sulla ferita, con l’intento di farmi male! E poi sono io quello che ha fatto qualcosa a quella stronza?”

“Cas, Eileen Steward non è una stronza” obiettò Dean “delle donne qui al campo, è quella meno stronza credimi. E tu le hai sicuramente detto qualcosa che l’ha fatta incazzare. È stata per giorni a vegliarti, a cercare di farti scendere la febbre. È una brava ragazza perché non era tenuta affatto ad accudirti così intensamente, mentre le tue amichette, non sono venute neanche a vederti sulla porta.”

Cas lo guardò incuriosito, mentre un lieve sorriso ironico si affacciò sulle sue labbra. “Ma guarda… avrei dovuto immaginarlo che con un caratterino come il suo, non poteva che far colpo sul gran capo. Complimenti Dean, è stronza però è molto sexy, sicuramente ti dà del filo da torcere ma deve essere gratificante, alla fine” disse spudorato, pensando che tra i due ci fosse una relazione, per lo meno sessuale.

“Cosa? No ti sbagli” replicò l’altro “sì in effetti è molto carina, ma non c’è proprio niente tra di noi.”

“Sì certo” disse ironico l’ex angelo “e allora perché la difendi tanto?”

“Perché se l’hai tratta di merda, come suppongo o meglio come sono sicuro tu abbia fatto, mi sento responsabile. Io le ho chiesto di tenerti d’occhio quando non potevo farlo io” spiegò Dean alzando la voce.

Castiel lo guardò accigliato. “Ma porca troia, Dean!” esclamò “io non le ho fatto proprio niente! È lei che mi ha insultato dicendomi che non sono un uomo!”

“E ti sei sentito colpito nella virilità?”

“No” rispose cupo “nella dignità. Sono stato talmente uomo da preferire te, tuo fratello e l’intera umanità al posto dei miei fratelli, del mio mondo e della mia stessa vita, quando avrei potuto benissimo sbattermene le palle di tutti voi e fare il bravo soldatino, guadagnandoci anche qualche medaglia. Quindi quella stupida umana non può venire a dirmi che non sono un uomo ma solo una pallida imitazione solo perché decido di andare a letto con chi mi pare. Lei non mi conosce e non deve osare giudicare chi sono o cosa faccio!” concluse rabbioso.

Dean tacque, se davvero Eileen aveva inteso dire questo, beh aveva ragione Castiel. Per quanto stronzo fosse diventato, in passato era stato leale e coraggioso, e si era sacrificato per gli altri quando, appunto, avrebbe potuto infischiarsene del mondo intero.

Eppure sentiva che c’era qualcos’altro.

“Ascolta Cas” iniziò “nessuno mette in dubbio la tua risolutezza, e credo che lei si riferisse al tuo essere… un libertino. Sono certo che non abbia una buona considerazione neanche per il sottoscritto, ma in quanto a cialtroneria, tu mi batti amico, lasciatelo dire.”

Castiel sbuffò. “Non me ne frega niente Dean, è solo che nessuno deve rivolgersi a me come ha fatto lei, soprattutto se non mi conosce. Se poi il problema per lei è quello di non essere una delle mie amiche, beh possiamo rimediare quando vuole” aggiunse.

“Le hai detto questo?” volle sapere Dean, allarmato.

L’altro annuì con un sorrisetto compiaciuto. “Sì, lo ammetto. Ci ho un po’ provato con lei. D’altronde l’ho detto che nonostante sia una stronza, è sexy, no?” ammise senza pudore.

Dean sospirò, chiedendosi che diavolo ci stava a fare ancora lì con quell’idiota drogato invece di andare a riposarsi dopo il giro di ronda.

“Sei proprio un coglione, Cas” gli disse guardandolo in faccia “avresti dovuto proprio limitarti, almeno con quella ragazza.

“Ma guarda che non ci sta. Quindi è tutta tua, non l’ho sfiorata nemmeno un dito” gli assicurò Castiel.

“Eileen ha ucciso un crote…”

“Wow che coraggio” commentò sottovoce Cas, non trovando la notizia così sensazionale.

“… questo crote… era il suo fidanzato” continuò Dean ignorando il sarcasmo dell’altro “che non riuscì ad infettarla solo perché prima gli venne in mente di tentare di usarle violenza…”

A quelle parole, Cas lo guardò corrugando la fronte, ma non disse nulla.

“… fortunatamente non riuscì a farlo e lei lo uccise sparandogli un colpo in faccia. Capirai che dopo un’esperienza del genere, soprattutto ritrovandosi poi in una situazione come questa, qualsiasi riferimento sessuale le dia particolarmente fastidio.”

Castiel si sentì di merda. In effetti farle quei discorsi non era stata una mossa molto da uomo, ma in fondo lui come poteva immaginarlo?

“Tu come lo sai?” gli chiese buttando un cuscino sul letto.

Dean sospirò. “Me l’ha detto Chuck, lui a differenza nostra, ci parla con le donne. E una di loro gli ha raccontato cosa le è successo.”

L’ex angelo restò in silenzio per un po’, sistemando alla bell’e meglio una coperta. “Beh mi dispiace per lei” disse infine “ma non avevo idea del suo passato. Se l’avessi saputo avrei evitato di… dirle certe cose.”

“Dovresti chiederle scusa, sai?” gli suggerì Dean serio.

“Scherzi? Non le devo nessuna scusa, non potevo immaginare cosa le fosse successo e mi rincrescere di essere stato indelicato, ma non per questo ho cambiato idea sul suo essere solo una…”

Una cosa? Era abbastanza ovvio reagire bruscamente davanti ad un uomo che si è prodotto in profferte di tipo sessuale soprattutto se il tuo ragazzo, dopo essere diventato un mostro demoniaco, ha tentato di abusare di te per poi contagiarti.

Ecco perché quell’odio e quella violenza.

“Comunque non devo chiedere scusa a nessuno” ribadì lasciando cadere il precedente discorso “e ora va’ a riposarti Dean, sei appena tornato dalla ronda e hai una faccia da far paura. Io starò bene, ormai sono fuori pericolo.”

Dean scosse il capo. “Tu hai bisogno di quella ragazza, studiava da infermiera prima che il mondo impazzisse e ti servirà averne una accanto, nei prossimi giorni.”

Cas ridacchiò. “Cosa? Dean… guarda che sto bene, adesso. Me la sono vista brutta ma sto molto meglio. Non mi serve la balia per riprendermi del tutto.”

Mi serve un bicchiere di gin, pensò, ma lo tenne per sé.

“Io sono convinto che il peggio debba ancora arrivare” insistette il cacciatore “e io non posso sorvegliarti giorno e notte.”

“Sorvegliarmi?” ripeté incredulo l’altro “di che cazzo parli? Sorvegliarmi per cosa?”

Dean sospirò. “Tu sei un drogato, Cas” gli disse senza mezzi termini “un fottutissimo tossico, ti ubriachi di prima mattina e non te ne frega delle conseguenze. Non mi freghi amico, avrai anche deciso di vivere ma sono certo che il tuo primo pensiero è stato quello di farti un bicchiere e calarti qualcosa. Eileen è l’unica che si è interessata alle tue sorti pur avendo una pessima opinione su di te” continuò alzando la voce “quindi ora tu vai da lei e le chiedi scusa per la tua stronzaggine e la smetti di fare il coglione. Hai bisogno di aiuto.”

Castiel lo guardò allibito, non sapendo se ridere o mettersi ad urlare contro quello che credeva fosse un amico invece era l’ennesimo stronzo che voleva dargli ordini.

Erano al punto di partenza? Credeva ancora che Cas fosse Sam?

“Grazie per l’interessamento, fratello” disse a denti stretti “ma so gestire bene la situazione, non ho bisogno né della tua sorveglianza, né tanto meno di quella della dolce Eileen. Ti dispiace lasciarmi solo, adesso?”

“Cas, credevo avessi superato la fase autodistruttiva.”

“Infatti” gli assicurò “ma ciò non significa che mi puoi manovrare come un burattino. Decido io come e quando smetterla con i miei… vizi. E lo farò, ma secondo le mie regole. Ora per favore, lasciami da solo.”

“Cas, sono stanco. In tutti i sensi” confessò Dean in tono spento “lo sappiamo entrambi che qui gli unici in grado di organizzare qualcosa che somigli anche solo vagamente ad un esercito, siamo tu ed io. Perché siamo soldati, tutti e due, e se tu continui così non mi servirai a niente. E, per quanto ci tenga a te come ad un fratello, mi servi anche come soldato. E devi essere lucido.”

Dean aveva ragione e Castiel lo sapeva, ma lui aveva bisogno di annebbiarsi la mente per non pensare. E sì, non voleva più fare lo sbandato rischiando di ammazzarsi, ma qualcosa Dean doveva concederglielo.

Non sarebbe riuscito ad andare avanti altrimenti, perché lo sconforto l’avrebbe annientato.

Si passò una mano sul viso, cercando un modo per spiegargli la situazione.

“Dean” iniziò a bassa voce “senza qualcosa io… non ce la faccio.”

L’altro alzò un sopracciglio. “Non ce la fai a far cosa?”

“Ad andare avanti” rispose guardandolo in faccia “bastano cinque minuti di lucidità e il cervello si mette… ad elaborare per conto suo, a pensare al passato. E non mi riferisco solo agli ultimi sei anni, durante i quali sono morto un paio di volte e mi hanno anche torturato, no. Io ti parlo di millenni. Non posso farcela, e bere qualcosa o prendere un calmante per dormire o un antidepressivo per non impazzire, mi aiuta ad andare avanti. So bene che lamentarmi proprio con te è da idioti, ma credo che in qualche modo tu possa capirmi. Quindi, ti prego Dean, lascia che mi aiuti da solo come posso. Giuro che non mi vedrai più strafatto e ubriaco,” aggiunse sincero “ma non giudicarmi se mi vedrai bere o ingoiare qualche pillola. E soprattutto, non pestarmi a sangue.”

Gli dava fastidio dover ammettere le proprie debolezze, soprattutto perché farlo gliele ricordava. Ma era l’unico modo per far capire a Dean perché si comportava in quel modo. Non era certo per divertimento o per ribellione, ma perché non poteva fare altrimenti.

Non ce la faceva, appunto.

Dean scosse lentamente il capo, poi sospirò e annuì. “Okay Cas” disse alzando le mani “fa’ come… credi sia meglio per te. Se ti dico queste cose, è solo per il tuo bene. E per il mio, ovviamente. Ma ricorda che ti terrò d’occhio e se mi accorgo che stai rifacendo le stesse stronzate, saranno guai” lo avvertì puntandogli contro un dito.

“Ricevuto” gli assicurò Cas.

“Buon per te. Comunque ora vado sul serio… sono stanco morto e stressato.”

“Problemi?” si informò Castiel, preoccupato.

Dean annuì. “Sì. l’altro ieri… due dei nostri sono stati presi mentre erano di ronda con l’altro gruppo” gli raccontò.

“Maledizione” imprecò l’altro “stiamo cadendo come mosche…”

“Già. Ecco perché mi servi, quindi rimettiti presto e torna a fare il tuo dovere” rispose Dean in tono autoritario, poi si voltò ed uscì.

Rimasto solo, Cas rifletté a lungo sulla situazione e capì di essersi comportato come un’egoista incosciente.

Per la miseria, erano in piena guerra e lui che faceva? Si buttava a peso morto nei vizi come se fosse un fottuto hippie? Come se non gli interessasse nulla?

Beh si, in effetti non gli interessava niente di niente. In fondo aspettava solo morire.

Ma ora le cose erano cambiate, aveva visto la morte in faccia e non voleva arrendersi così. Anche se non era la prima volta, quella volta era stata più devastante delle altre, forse perché al contrario delle altre, in quell’occasione aveva avuto modo di rendersene conto.

O, come aveva confessato a Dean, era stato per la paura di finire all’inferno. Ci sarebbe finito ugualmente, ma voleva ritardare il momento.

Si girò a guardare verso la cassettiera, lì dove custodiva il suo tesoro chimico. Dean aveva ragione, doveva smetterla.

Decise di buttare la maggior parte di quella roba e di tenere solo qualcosa per i momenti più bui.

E pensare che era stato proprio Dean, anni prima, ad iniziarlo a quella roba, dandogliene da prendere una scatola intera dopo la sua prima colossale sbronza.

Sorrise, anche se il ricordo era tutt’altro che divertente.

Si era ubriacato dopo aver scoperto che suo Padre non li avrebbe aiutati, lasciandoli al loro destino.

Si avvicinò alla cassettiera e aprì il primo cassetto.

E quando guardò all’interno di esso, impallidì.

Dove diavolo era finita la sua roba? Non c’era più nulla, niente! Neanche le scatole vuote.

Passò la mano sul fondo del cassetto, fino agli angoli, incredulo e sul punto di esplodere dalla rabbia.

Chi si era permesso di mettere le mani lì? Qualcuno del campo aveva rubato in casa sua mentre stava per tirare le cuoia?

Poi l’illuminazione: Dean!

Ma non era possibile, si era preso la briga di buttargli le pillole mentre stava morendo? No, non poteva essere. Dean era decisamente occupato e non aveva tempo per certe sottigliezze, e inoltre non gliel’avrebbe mai fatto così a tradimento.

“No” mormorò, pensando ad un’altra persona.

Era stata lei? Aveva pensato che buttando tutto avrebbe risolto i suoi problemi?

Chi diavolo era quella femmina per prendersi quelle libertà in casa sua?

Richiuse con violenza il cassetto, ignorando la fitta di dolore al fianco, e uscì come una furia.

Se non era stato Dean, era stata Eileen, ne era sicuro.

Solo lei, pazza com’era, poteva pensare di mettere le mani nelle sue cose come se fosse la padrona e distruggere l’unico suo modo per tirare a campare.

Oltre le donne, ovviamente.

Ma senza un po’ del suo personale oppio, non sarebbero bastate neanche quelle.

Chissà dove diavolo era, pensò guardandosi intorno. Ma a costo di rivoltare tutto il campo, l’avrebbe trovata.

 

 

To be continued

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** But she's beautiful ***


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But she's beautiful

 

 

 

Ehi Cas! Come va?” lo salutò Chuck vedendolo finalmente in piedi.

Castiel però non rispose al suo saluto, lo raggiunse a grandi passi nonostante i punti che tiravano e gli fece una domanda ben precisa.

Dov’è quella stronza?”

Chuck lo guardò allibito, sbatté le palpebre rapidamente e sorrise. “Ehm… stronza è un po’ generico, a chi ti riferisci?”

L’altro sbuffò spazientito. “Dov’è la signorina Eileen Steward che ha osato mettere le mani sulla mia roba mentre stavo crepando? Così va meglio?” disse sarcastico.

Sì.. ora ho capito” commentò l’ex profeta, estremamente a disagio di fronte a Castiel quando era incazzato “non ho idea di dove sia, credo nel capanno che divide con…”

Ma non fece in tempo a finire la frase, perché Castiel ripartì nella direzione indicata da Chuck.

Ignorò tutti quelli che lo chiamavano, soprattutto le donne che gli regalavano grandi sorrisi.

Puttane, pensò Cas, superandole senza degnarle di uno sguardo.

Dean fortunatamente non si vedeva, altrimenti sarebbe stato un grosso problema.

Era ovvio che avesse un debole per occhi-verdi, se avesse capito che stava andando da lei per dirgliene di tutti i colori, lo avrebbe fatto a pezzi.

Eileen abitava, insieme ad altre donne, in un prefabbricato piuttosto grande, adatto ad ospitare almeno dieci persone.

Si diresse direttamente verso la porta, continuando ad ignorare chiunque gli rivolgesse la parola.

Spostò bruscamente la tenda ed entrò, trovandosela davanti.

Proprio te cercavo” esordì stizzito “ti sei divertita a distruggermi?”

La donna, intenta a sistemare alcuni vestiti in una cassapanca, lo fissò per alcuni istanti senza replicare, poi si raddrizzò buttando i capelli indietro.

A me sembri tutto intero, dunque di che diavolo stai parlando?”

Cas si avvicinò di qualche passo con un’aria quasi minacciosa.

Tu ti sei permessa di mettere le tue manine affusolate tra le mie cose, hai raccolto tutto e te lo sei portato via. Vorrei sapere chi ti ha dato una tale autorità” le disse a denti stretti.

Eileen capì e sorrise. “Ah ho capito, parli del tuo eldorado chimico” disse ironica “beh sai, Dean mi ha detto di… aiutarti a disintossicarti da tutte quelle porcherie che ti cali e suppongo quello sia il modo più rapido. Dovresti ringraziarmi” concluse mettendo le mani sui fianchi.

Tu sei pazza, lo sai?” commentò Castiel incredulo “Dove hai messo la mia roba?”

Se c’è un pazzo qui, quello sei tu” replicò lei “e se cerchi la tua roba, sta ardendo là fuori insieme alla spazzatura” e indicò un punto alla sua sinistra, oltre la finestra.

Cas guardò e vide una densa nuvola di fumo.

Sgranò gli occhi e dopo averle scoccato uno sguardo a dir poco terrificante, corse fuori.

Si avvicinò al piccolo falò allestito poco distante da alcune costruzioni e guardò a terra, riconoscendo alcune scatole di antidolorifici.

Si mise le mani nei capelli e fissò costernato le fiamme che, già sul punto di spegnersi, avevano incenerito il suo oppio.

Quella stronza l’ha fatto per davvero!” gemette furioso.

Dopodiché si voltò e riprese a camminare velocemente in direzione della casa di Eileen.

Quella donna non aveva idea di cosa gli aveva fatto, aveva distrutto l'unico modo che conosceva per non pensare a quanto miserabile fosse diventata la sua vita.

Non aveva più niente.

La trovò sulla porta, con un sorrisetto strafottente sulle labbra.

Tu sei una vera stronza, lo sai?” esordì l'uomo guardandola con odio.

Eileen si strinse nelle spalle. “E' una tua opinione, me ne farò una ragione” commentò rientrando seguita dall'altro.

Cas respirò a fondo per calmarsi, chiuse un attimo gli occhi e li riaprì puntandoli direttamente in quelli della donna.

Tu non hai idea di quello che mi hai fatto” ringhiò “tu mi hai ucciso!”

Ma smettila” sbottò lei “sei troppo drammatico. Troverai un altro modo per stordirti e non capire nemmeno chi ti porti a letto!” ridacchiò

Castiel strinse i pugni e fece alcuni passi verso di lei. “Tu non avevi nessun diritto di farlo!” tuonò minaccioso.

La giovane trasalì, indietreggiò ed afferrò qualcosa dal tavolo, che brandì contro Castiel.

Un coltello.

Fai un altro passo e te lo pianto nel petto!” lo minacciò con un leggero tremore nella voce.

L'ex angelo si fermò all'istante, alzando le mani mentre fissava quell'arma nelle mani incerte di Eileen.

Ehi... 'sta calma. Non ti basta avermi ucciso indirettamente? Vuoi ammazzarmi sul serio?”

Lei non accennò ad abbassare il coltello. “Se ti avvicini ancora, sì” gli assicurò.

Il furore per il torto subìto, aveva fatto dimenticare a Castiel il passato della donna di fronte a lui e solo quando lesse la paura nei suoi occhi, lo ricordò.

Si era sentita aggredita, rivivendo forse l'aggressione subìta dal crote che aveva poi tentato di violentarla.

Ed era proprio così, Eileen vedendolo avvicinarsi velocemente aveva avuto paura.

Non si fidava più di nessuno, soprattutto non degli uomini.

E sicuramente non di Castiel.

Si guardarono negli occhi per alcuni secondi, in silenzio, quasi sfidandosi a chi si muoveva per primo.

Poi alla fine Castiel abbassò le mani e sospirò.

Non volevo spaventarti” mormorò “ma resta il fatto che hai rovinato gli ultimi giorni della mia esistenza.”

Lei abbassò il coltello, tenendolo sempre in mano.

Quella roba ti stava uccidendo” ribatté seria “è un bene essertene liberato. E anche ammettendo che il metodo è stato... poco ortodosso, non me ne pento. I casi come il tuo vanno affrontati di petto.”

Senza riuscire a fermarsi, lo sguardo di Cas scivolò sull seno.

Era più che coperto, ma era evidente che fosse tondo al punto giusto.

Eileen se ne accorse e fu tentata di incrociare le braccia sul petto, ma si trattenne per non dargli soddisfazione.

I casi come il mio?” ripetè l'uomo smettendo di fissare le sue forme “e sentiamo, quanti casi di ex angeli tossico-dipendenti hai affrontato? No perchè sai, mi interesserebbe capire come fare ad uscire dalla nera disperazione in cui cado ogni volta che l'effetto delle pasticche finisce!” sbraitò esasperato.

Per un attimo Eileen ne ebbe compassione, pensando che forse aveva sbagliato davvero a bruciargli la sua farmacia.

Ma ricordò i suoi commenti maschilisti e osceni e la compassione sparì.

Forse dovresti semplicemente reagire e smetterla di piangerti addosso!” gli suggerì.

Cas aggrottò le sopracciglia. “Oh” disse annuendo “già, non ci avevo pensato. Beh sì è facilissimo, che ci vuole? Mi siedo al tavolo e ragiono su quanto io sia fortunato ad essere passato da uno stato di Grazia, letterale, ad uno stato di merda, letterale anch'esso. Sì, lo farò cara ragazza, ti ringrazio di cuore!”

Se per te essere un umano significa sentirsi nella merda, sparati un colpo in testa e tornatene da dove sei venuto!” gli disse cattiva.

Lui annuì. “In effetti credo che finirà così... tu non hai idea di cosa voglia dire essere stato una creatura immortale e ritrovarsi intrappolato in un corpo mortale, soggetto a tutte le sue leggi...” si fermò e ridacchiò di sé stesso scuotendo il capo “ma perchè diavolo ti racconto i cazzi miei, proprio non lo capisco! Tu sei mentalmente limitata, come tutti gli umani del resto, non puoi capire nemmeno se ci provi con tutte le tue forze.”

La donna ridusse gli occhi ad una fessura. “Beh allora ti conviene uscire subito da qui” lo avvertì “perchè questa limitata potrebbe lanciarti un coltello in pancia.”

L'altro non aggiunse niente, si voltò raggiungendo la porta.

Comunque” aggiunse prima di uscire “se vuoi difenderti da un uomo, impara ad usare le armi da fuoco. Se avessi voluto farti del male, si avrei disarmato in pochi secondi” e con questo la lasciò sola.

Eileen, letteralmente indignata per il commento finale, sbattè il coltello sul tavolo.

Brutto pezzo di merda!” inveì rabbiosa.

Chi diavolo credeva di essere per dirle quelle cose?

Si sentiva superiore perchè una volta aveva le ali?

Beh forse come angelo era stato un bell'esemplare, ma come umano faceva proprio schifo.

Si passò le mani nei capelli chiudendo gli occhi.

Tesoro, stai bene?” le disse una voce di donna.

Aprì gli occhi e si ritrovò di fronte la signora Clark, una delle sue coinquiline.

Sì” rispose sorridendo “tutto bene”

L'altra donna si avvicinò. “Sicuro? Ho visto uscire Castiel da qui... cos'è successo?”

Nulla Ann, davvero. Era venuto per ringraziarmi delle mie cure” disse ironica.

Ann sorrise, capendo che era una battuta.

È passato come una furia tra le... sue ragazze e non le ha degnate di uno sguardo... non aveva l'aria di uno particolarmente grato...”

Ma davvero? Le sue ragazze saranno distrutte dal dolore!” commentò ridendo “quell'uomo è un idiota sessuomane, capisce solo una cosa...”

Come la maggior parte degli uomini!” aggiunse Ann.

Già, esattamente” convenne Eileen.

Andiamo tesoro” le disse prendendola sottobraccio “è pronta la cena, dobbiamo sbrigarci altrimenti non troveremo più niente.”

Eileen annuì con un sorriso ed uscirono per recarsi nel capannone che fungeva da mensa collettiva.

Eppure sapere che Castiel aveva ignorato le sue amichette, le aveva dato un'inspiegabile sensazione di trionfo.



 

 

*****

 

 

 

 

Cas tornò a casa sua furibondo, entrò e sbattè talmente forte la porta che uno dei cardini si allentò perdendo due delle quattro viti.

Stupida arrogante stronzetta” mormorò “chi diavolo pensa di essere? È solo una stupida...”

Aveva iniziato a sudare e non era un buon segno.

Sperava con tutto il cuore che fosse solo rabbia e non una crisi d'astinenza in piena regola.

Raggiunse uno stipite e l'aprì, sospirando di sollievo quando trovò la bottiglia di gin al suo posto.

La prese e ne bevve un po', sperando di sentirsi meglio.

Non sentendo differenze, ne bevve ancora... fino ad ubriacarsi.

Sì, ora stava meglio.

Si trascinò verso il letto e ci si buttò sopra, affondando nel materasso.

Fuori la luce diventava sempre più debole e la notte avanzava creando ombre sul soffitto e sui muri.

Non riusciva a pensare a niente, per fortuna, nemmeno al dolore al fianco che si era risvegliato lanciandosi a peso morto sul letto.

Non gliene fregava niente della ferita, in realtà.

Adesso aveva solo bisogno di dormire.

Scivolò nel sonno, dimenticandosi del resto.
 



 

*****


 


 

Doveva proprio essere impazzita, si disse.

Davvero stava andando a casa di quel figlio di puttana per portargli da mangiare?

Sì, Eileen Steward dopo averci litigato e averlo minacciato con un coltello, si stava dirigendo verso la casa del famigerato Castiel, ex angelo del Signore, con un piatto tra le mani.

Si fermò davanti alla porta e si accorse che era socchiusa.

Fece spallucce e la spinse, entrando con circospezione.

Non si era portata nessuna arma, ma credeva che non ce ne sarebbe stato bisogno.

Anche se era una specie di pervertito, non sembrava uno che saltava addosso alle donne contro la loro volontà.

Sicuramente non secondo ciò che dicevano le donne del campo che ne tessevano le lodi come amante, descrivendolo generoso e appassionato...

Scacciò dalla testa certi pensieri inopportuni e posò il piatto coperto sul tavolo, posandovi sopra il biglietto di saluti che aveva preparato in mensa.

Dean si proclamava suo amico, ma non aveva fatto una piega nel vedere che Castiel non si era presentato in mensa.

Sospirò scuotendo il capo, pensando a quanto fossero coglioni certi uomini.

Si chiese se stesse dormendo, probabilmente era così altrimenti si sarebbe presentato in cucina.

Fece alcuni passi in direzione della camera da letto ma poi si fermò, pensando che era una pessima idea.

Le venne in mente il vecchio proverbio non svegliare il can che dorme.

Anche se per Castiel sarebbe stato meglio non svegliare l'erotomane che dorme.

Sorrise al proprio pensiero e si voltò per andarsene, in silenzio così com'era arrivata.



 

 

*****

 



 

Castiel si svegliò alcune ore dopo, con un bel mal di testa e un bruciore allo stomaco.

Si mise lentamente seduto e sfregò gli occhi.

La casa era immersa nel buio e solo dall'esterno filtrava un po' di luce grazie alle luci da campo sistemate un po' ovunque.

Si alzò, accorgendosi che lo stomaco brontolava minaccioso.

Beh ne aveva ragione, erano giorni che non mangiava.

Raggiunse la cassettiera e accese la lampada ad olio poggiata su di essa, la prese e si spostò in cucina, dove accese qualcuna delle candele sparse in giro per la stanza.

Solo quando ci fu molta luce, notò qualcosa sul tavolo.

Piegò leggermente la testa e guardò il piatto con sospetto, poi con curiosità.

Si avvicinò e per prima cosa, prese il biglietto.

Lo aprì e dovette leggerlo almeno tre volte prima di afferrare il concetto.

Non è cibo avvelenato, né avariato. È il cibo della mensa. Giusto per farti sentire amato, nessuno si è interessato a te, nemmeno Dean, il tuo fratello acquisito. Strozzati, idiota.”

Non sapeva se ridere o mandarla a farsi fottere.

Rimandò qualsiasi reazione e si interessò al piatto.

Sollevò quello che fungeva da coperchio ed esaminò il contenuto.

Riso bianco, stufato di carne secca e una manciata di fagioli.

L'odore era buono e la fame era tanta.

Decise di fidarsi, magari era stronza ma non credeva fosse un'assassina.

Prese un cucchiaio dal cassetto e si sedette al tavolo, iniziando a mangiare.

Era pressoché tutto freddo o vagamente tiepido, però era buono.

Era la prima volta che qualcuno si preoccupava per lui portandogli del cibo.

Sicuramente, era la prima volta che una donna si preoccupava per lui.

Però era abbastanza surreale, prima lo aveva minacciato di morte e poi gli aveva portato da mangiare.

Era tutta matta quella donna.

Però era bella.

Mangiò con gusto, dimenticando per un po' la sua tragedia personale.



 



 

To be continued

 

 

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Capitolo 9
*** Hallucinations ***


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Hallucinations
 

 

 

 

“Basta... basta per favore...” supplicò Castiel con la testa tra le mani, rannicchiato in un angolo buio della sua casa di legno.

Non dormiva da giorni, perseguitato da allucinazioni di ogni tipo.

L'ultima in ordine di tempo era stata quella dell'Inferno, gli era sembrata così reale che aveva creduto di essersi ustionato.

Le urla, i gemiti, i pianti...

Non ce la faceva più, era sfinito, e tutto perché non aveva più niente per alleviare i suoi tormenti.

Tutta colpa di quella stupida femmina che aveva osato bruciargli la sua roba.

Si sentiva stremato, aveva sempre mal di testa e piangeva spesso, come in quel preciso momento.

Profondi singhiozzi gli scuotevano il petto, torcendogli lo stomaco.

“Suvvia Castiel, non fare così.”

L'ex angelo sentì un brivido di terrore lungo la schiena e quasi smise di respirare.

Lui quella voce la conosceva, porca puttana se la conosceva. Se era possibile la sua voce umana faceva più paura di quella vera.

Alzò la testa in direzione del visitatore e lo guardò con occhi sgranati.

“Zachariah?” mormorò atterrito.

L'altro, col suo bel completo blu e quel sorriso maligno stampato in faccia, annuì spolverandosi una manica.

“Eh già ragazzo mio, sono proprio io! Fa pure rima se non l'hai notato!” commentò con un'ironia che capiva soltanto lui, visto che rise della sua insulsa uscita.

Castiel si alzò lentamente da terra e nel contempo si guardò attorno, alla ricerca di qualche arma.

Zach lo avrebbe fatto a pezzi e lui non aveva nessun tipo di potere per difendersi.

Finalmente notò il fucile a canne mozze poggiato ad una gamba del tavolo e ringraziò la sua buona stella, se mai esisteva qualcosa del genere.

Di certo non poteva uccidere Zach con una fucilata, ma l'avrebbe sicuramente rallentato quanto bastava per permettergli di disegnare un simbolo enochiano col suo sangue e mandarlo a farsi fottere da qualche parte. Aveva un coltello nello scarpone, poteva farcela.

Ma come cazzo poteva essere lì? Erano tutti morti o andati chissà dove, possibile che solo quel coglione era sopravvissuto?

Beh, non aveva tempo per pensarci, doveva sbarazzarsene.

Non aveva paura della morte, ma delle torture.

Zach era famoso per questo e Cas non sarebbe stato il suo pupazzetto da tagliuzzare e ingiuriare come aveva già fatto in passato.

“Tu non puoi essere qui” gli disse cercando di distrarlo “sono tutti morti... tu...lurido stronzo, non puoi essere qui!”

L'essere di fronte a lui ghignò divertito.

“Io lurido stronzo? Oh andiamo Cas... posso chiamarti Cas, vero? Certo che posso” disse facendo qualche passo in sua direzione con le mani dietro la schiena “dicevo... io sarei un lurido stronzo? Beh fattelo dire amico mio, hai proprio un aspetto di merda! Cosa sei diventato, eh? Un patetico, piccolo, insignificante ominide senza peli, privi di qualsivoglia utilità per questo mondo di merda, un parassita dell'Universo che si crogiola in vizi di ogni sorta.”

Intanto Cas, camminando molto lentamente, era riuscito a raggiungere il tavolo, attento a piazzarsi davanti al fucile per evitare che quel bastardo lo vedesse.

“Tu stronzetto inutile, non servivi a nulla prima, quando almeno avevi le piume, e non servi ad un beneamato cazzo adesso! Vedi me?” disse allargando le braccia “io sono un vincente! Il mondo sta andando a puttate, peggio di come fai tu, ma sono ancora qui, bello e forte come il primo giorno!”

Cas sollevò un angolo della bocca in un sorriso beffardo.

“Forte sicuramente... bello proprio no. Anzi, a dirla tutta sei un orripilante figlio di puttana, calvo e grassoccio. Per scopare il tuo tramite doveva pagare per forza” gli disse mentre allungava la mano verso il fucile.

Zach ridacchiò, non sembrava affatto offeso o indispettito.

“Già è vero, il mio ominide non brilla per avvenenza. Ma in compenso i miei ragazzi sono molto belli...”

Due uomini molto alti e robusti apparvero accanto a Castiel, lo afferrarono per le braccia bloccandolo e impedendogli di prendere l'arma che non era riuscito nemmeno a sfiorare

Li guardò ma non li riconobbe, era impossibile riconoscere un angelo senza sentirne la Grazia.

Lui era solo un inutile umano, non poteva riconoscere gli angeli, né tanto meno combatterli.

Stava per morire.

“No no Cas” lo rimproverò muovendo l'indice da sinistra a destra “non si fa così. Volevi sparare allo zio Zach? Che bambino cattivo che sei!”

Nelle mani di Zachariah apparve il suo fucile.

“Che stupide armi usate voi umani” sentenziò guardando nella canna del fucile “questo sarebbe frutto di millenni di evoluzione? Ma andiamo!”

“Perchè non premi il grilletto? Così provi in prima persona i millenni di evoluzione” lo provocò Cas, sentendo la stretta degli altri due aumentare sulle sue braccia.

Zach lo guardò e sorrise. “Magari lo proviamo su di te, che dici? Sarebbe divertente vedere come un'arma umana disintegra quel che resta del leggendario Castiel.”

Si avvicinò di più e lo guardò con disprezzo. “Magari un colpo mezzo agli occhi” disse puntandogli il fucile sulla fronte, poi lo spostò sul petto “o al cuore. Che dici Cas? Dove devo spararti per farti morire più dolorosamente?”

“Se tu avessi una madre” rispose prontamente Cas “ti direi tra le sue chiappe.”

L'angelo di fronte a lui rise, poggiando la canna del fucile sulla propria spalla.

“Ah Cas, devo dire che l'umanità ti ha regalato un po' più di sense of humor” gli disse suonando come un complimento “ma ti ha reso molto più idiota. Invece di supplicarmi di risparmiarti, cosa che potrebbe allungarti la vita, tu che fai? Mi insulti? No Castiel, così non va...”

Castiel strinse i pugni.

“Supplicarti? Avanti, sparami e finiamola! Sai bene che non lo farei mai!” gridò risoluto.

Zachariah scosse il capo sogghignando.

“No mio caro ex fratellino, così è troppo facile. Devi soffrire un po' prima di avere il riposo eterno...”

L'ex angelo non ebbe il tempo di realizzare il significato della frase, che lo scenario attorno a lui cambiò.

Una luce accecante lo avvolse costringendolo a chiudere gli occhi e solo dopo alcuni istanti riuscì a sollevare le palpebre e a guardarsi intorno.

Un'enorme stanza bianca, senza porte né finestre.

Solo un tavolo di marmo al centro con incastonati quattro grossi anelli di ferro.

Gli sembrò di morire all'istante.

“No... per favore no...” gemette terrorizzato.

“Oh sì invece!” esclamò Zach, apparso alle sue spalle in compagnia di altri due uomini, diversi da quelli di prima “devi imparare l'educazione ragazzo mio, poi metteremo fine alla tua squallida vita.”

I due uomini lo afferrarono per le braccia, sollevandolo da terra, mentre Cas cercava disperatamente di liberarsi.

Riuscì a tirare un calcio nei genitali di uno di loro, ma ovviamente non sortì alcun effetto se non quello di farlo infuriare ancora di più.

Lo sbatterono letteralmente sul freddo marmo, lo immobilizzarono bloccandogli polsi e caviglie dentro i grossi anelli di ferro e gli strapparono la camicia.

Terrore e rabbia lo scuotevano fin dentro l'anima, mai avrebbe pensato di finire di nuovo sul quel fottuto tavolo, mai avrebbe immaginato di morire torturato.

Le aveva già subite quelle torture ed era sopravvissuto solo perchè...era un angelo.

Ma ora non ce l'avrebbe fatta, non poteva farcela.

La cosa più logica da fare era rassegnarsi, ma non ce la faceva e temeva di mettersi a piangere per la disperazione.

Inghiottì la propria saliva più e più volte, cercando di ricacciare indietro le lacrime, mentre Zachariah e i due uomini, sorridendo beffardi, gli giravano attorno già armati dei loro strumenti.

“Dunque Cas” iniziò Zach guardando la punta del suo pugnale “preferisci petto o coscia?”

Castiel lo guardò con disprezzo e sputò in sua direzione.

“Va' a farti fottere, bastardo!” gli urlò pieno di rabbia e frustrazione.

Per tutta risposta, uno degli altri due lo colpì alla coscia destra con un punteruolo.

L'uomo steso sul tavolo levò in aria un urlo straziante, poi digrignò i denti e guardò il suo carnefice.

“Brutto pezzo di merda...” sibilò, mentre la sua fronte si imperlava di sudore.

“E non hai visto niente” gli promise estraendo l'arma dalla sua coscia, facendolo urlare di nuovo.

Si avvicinò anche Zacharia, che aveva assistito alla scena da un po' più lontano, e gli posò la punta del pugnale sul petto.

“Tanto strepitio per un graffietto? Ti facevo più uomo Cas, sai?” e fece scorrere l'arma sulla sua pelle, lacerandola.

Si morse la lingua per non gridare di nuovo, chiuse gli occhi sperando di perdere i sensi e non accorgersi più di niente.

“Se credi che sverrai ragazzo mio” gli disse Zach petulante “hai fatto male i tuoi calcoli. Ti vogliamo bello sveglio, altrimenti non ci divertiamo.”

Castiel riaprì gli occhi, fissando il soffitto di quel bianco accecante e si preparò al peggio.

Non era giusto, non voleva morire così per mano di Zachariah.

Ma sarebbe successo.

“Dio mio...” sussurrò come in una preghiera, invocando suo Padre per la prima volta dopo anni.

“Dio? Allora non hai capito proprio niente!” intervenne Zach “non c'è nessun Dio, sono io a decidere se vivi o muori e... mi dispiace darti questa brutta notizia, ma per te il mio pollice è rivolto a terra!”

Come avvoltoi, tutti e tre piombarono su Castiel, immobile e inerme sul tavolo della tortura.



 

*****



 

Le urla di Castiel attirarono l'attenzione di diverse persone, ma solo Chuck ebbe la prontezza e anche il coraggio di andare a vedere cosa stesse succedendo al suo amico.

Ritenne superfluo bussare e cercò di entrare in casa sua, ma la porta era chiusa dall'interno.

“Cas? Ehi amico, che succede? Apri la porta Cas!” lo chiamò bussando con violenza.

Ma dall'interno solo urla e lamenti, così Chuck decise di tentare di sfondare la porta, ma dopo la prima spallata capì che era meglio chiamare rinforzi.

“Aspetta Chuck, ci penso io” disse un uomo appena arrivato.

Tony, più alto e robusto di Chuck, diede una vigorosa spallata alla porta, poi una seconda ed infine una terza, con quale riuscì a far saltare la serratura.

Chuck entrò immediatamente, si guardò attorno ma solo quando abbassò lo sguardo a terra lo vide.

“Oh cazzo, Cas!” gridò correndo verso di lui.

Castiel era a terra, in preda a forti convulsioni, con varie ferite al viso e alle braccia.

Si inginocchiò e tentò di afferrarlo e tenerlo fermo, ma appena riuscì a prenderlo, Cas lo spinse via con violenza.

Forse involontariamente o forse no, ma stava di fatto che con una forza quasi disumana scagliò Chuck qualche metro più in là.

Intervenne Tony che riuscì a bloccargli le braccia, ma le convulsioni continuavano e anzi aumentavano di intensità, mentre il suo viso, coperto di sudore, era contratto in una smorfia di dolore.

L'ex profeta si riavvicinò, inginocchiandoglisi accanto.

“Cas! Cas, mi senti?” gli disse prendendogli il viso tra le mani.

Ma gli occhi sbarrati dell'uomo non si mossero, continuando a tremare rigido e ansante.

Riuscì perfino a liberarsi dalla presa di Tony e quest'ultimo dovette faticare non poco per riacciuffarlo ed evitare così di farsi di nuovo del male.

“Devo chiamare Dean, qui succede male!” annunciò Chuck alzandosi in piedi “tienilo fermo, non lasciare che si liberi.”

Tony lo guardò accigliato. “Che ci vuole? Questo qui ha la forza di almeno tre uomini!” disse mentre l'interessato urlò più forte e sfuggì nuovamente alla sua presa.

Chuck scosse il capo e corse fuori, raggiungendo l'abitazione di Dean.

Entrò senza bussare e lo trovò seduto al tavolo che controllava una cartina.

“Dean, devi venire subito...” gli disse trafelato.

Il cacciatore lo guardò corrugando la fronte. “Che succede?”

“Cas” gli disse riprendendo fiato “sta male...ha le convulsioni e non riusciamo a fermarlo. È come... in trance...credo sia una brutta, brutta crisi d'astinenza.”

Dean si alzò dalla sedia di scatto. “Merda. Andiamo.”

Uscirono dalla capanna di Dean e si diressero a quella di Castiel, alcuni metri più lontano.

Trovarono Tony che combatteva ancora con Cas, sempre più scosso da tremiti.

Dean si avvicinò e si piegò sulle ginocchia, afferrando l'amico per le braccia.

“Ehi Cas, per la miseria calmati!” gli disse scuotendolo “cazzo amico, calmati!”

Improvvisamente Castiel diede uno strattone, liberandosi dalla presa di entrambi, inarcò la schiena e gridò di dolore.

“Oh Dio del Cielo, aiutami!” invocò disperato, mentre alcune lacrime scivolarono dagli angoli degli occhi.

Chuck e Dean si guardarono, non capendo che tipo di allucinazioni stesse avendo.

Forse combatteva? O assisteva a qualche combattimento?

Castiel respirava a fatica e senza smettere di tremare, iniziò a tossire.

Sangue.

“Porca puttana, Cas!” imprecò Dean mentre cercavano di farlo stendere su un fianco, per non farlo soffocare.

Capì che nelle sue allucinazioni, lo stavano torturando.

Ma erano allucinazioni molto realistiche, a quanto poteva vedere.

“Che facciamo Dean?” gli domandò Chuck concitato.

L'altro scosse il capo. “Non lo so... cazzo, proprio non lo so!”



*****



 

Eileen si trovò casualmente ad uscire dalla propria capanna e li vide passare correndo, con un'espressione preoccupata stampata in faccia.

Si chiese cosa stesse succedendo ma quando li videro fermarsi a casa di Castiel, capì che c'era qualcosa che non andava.

Si incamminò percorrendo lo stesso tragitto di Chuck e Dean ed arrivò davanti la porta di Castiel.

Sentì le voci dei due uomini e poi un urlo disperato.

“Castiel!” esclamò la giovane precipitandosi all'interno.

Trovò tre uomini intorno all'ex angelo, steso su un fianco a terra, scosso da evidenti convulsioni.

Si avvicinò rapidamente e si inginocchiò a terra, dietro Castiel.

“Che succede?” domandò agli altri.

Dean la guardò arrabbiato. “Non vedi? Ha una crisi e non sappiamo cosa fare! La tua idea di bruciargli le pasticche non è stata molto intelligente, sai?” la rimproverò a denti stretti.

Eileen si sentì in colpa, avrebbe dovuto immaginare una cosa del genere, Castiel faceva un largo uso di medicinali e droghe e la loro improvvisa scomparsa lo avrebbe devastato.

L'uomo tossì di nuovo, sputando altro sangue.

“Oh mio Dio!” esclamò lei “ma questo...non ha senso... perchè sputa sangue?” chiese più a sé stessa che ai presenti.

Dean la guardò. “Beh mettiamola così” iniziò “quando un essere di trecento metri rinchiuso in un uomo di un metro e ottanta ha una crisi d'astinenza, per l'uomo di un metro e ottanta sono guai!”

Eileen spostò lo sguardo su Castiel: trecento metri? Allora tutte quelle storie erano vere!

“Lo ucciderà” disse alzandosi di scatto “così morirà!”

Senza aspettare replica, la donna uscì di corsa, dirigendosi verso l'infermeria.

Entrò spalancando la porta e corse all'armadietto di ferro che conteneva i medicinali, ma lo trovò chiuso.

“Ehi ragazza, che fai?” disse una voce alle spalle.

Eileen si voltò. “Dammi le chiavi” ordinò all'infermiera o pseudo tale appena giunta.

La donna corrugò la fronte e scosse il capo. “Esci da qui, quelle medicine...”

“Dammi quelle cazzo di chiavi, ora!” gridò brutale, avvicinandosi minacciosa.

L'altra restò ferma dov'era, senza accennare ad obbedire.

“Okay, allora lo butto a terra e lo apro a modo mio!” minacciò tornando indietro e afferrando l'armadietto per buttarlo davvero giù.

“No aspetta, maledizione! Romperai tutte le fiale!” la fermò correndole accanto.

“E allora aprilo tu.”

L'infermiera ubbidì a denti stretti. “Se cerchi anticoncezionali, non ne abbiamo!” la provocò mentre infilava la chiave nel lucchetto.

Eileen serrò i pugni ma tacque, quando l'armadietto fu aperto, prese un paio di fiale di morfina, una siringa e qualche ago di ricambio.

“Ma che diavolo pensi di fare con quella roba?” le chiese l'altra, guardandola con un ghigno cattivo.

La giovane la guardò e le sferrò un pugno sul naso.

“Cazzi miei, grazie!”

Mentre la donna si piegava su sé stessa col naso sanguinante, Eileen se ne andò, correndo.

Tornò in casa di Castiel e si precipitò accanto a lui, ancora sofferente.

Ma non urlava più, né invocava Dio come prima.

Ora si lamentava sottovoce, preda di un dolore che forse c'era davvero o forse era solo nella sua testa, ma che lo stava facendo impazzire.

“Cosa fai?” le chiese Dean, guardandola mentre infilava l'ago della siringa in una fiala.

“Metto fine alle sue sofferenze con la morfina” rispose tirando il liquido all'interno della siringa.

“Scopritegli il braccio e tenetelo fermo per favore” chiese agli uomini facendo uscire qualche goccia di liquido dall'ago.

Chuck gli sollevò la manica della camicia e gli girò un po' il braccio per mettere in evidenza le vene nell'incavo.

Punse la vena al centro, facendovi entrare l'ago più delicatamente che poteva, poi gli iniettò la morfina sperando che facesse effetto immediatamente.

“Non è un po' troppa?” domandò Chuck, perplesso per la dose di morfina che gli stava iniettando.

La giovane donna scosse il capo. “Ad occhio e croce non devo basarmi sull'uomo che vedo, ma sull'essere che c'è dentro...e anche così non ho la minima idea di quanta ce ne vorrebbe...” rispose togliendo l'ago dal suo braccio.

Alcuni secondi dopo, il corpo di Castiel iniziò a rilassarsi, le convulsioni andarono scemando e i lamenti cessarono.

Un profondo sospiro di sollievo gli fece alzare e abbassare il torace, poi piegò la testa sul pavimento e chiuse gli occhi.

Non seppero dire se si fosse addormentato, ma tutti tirarono un sospiro di sollievo.

Eileen si sedette a terra, poggiando le spalle al muro.

Era colpa sua.

Che le era saltato in testa? Eppure quello in teoria, era il suo mestiere lei sapeva benissimo le conseguenze di un'improvvisa interruzione dell'assunzione massiccia di psicofarmaci e barbiturici.

Castiel avrebbe potuto ucciderlo.

“Grazie Eileen, ora puoi andare. Ce ne occuperemo noi” le disse Dean alzandosi, imitato dagli altri due.

La donna, capendo di essere considerata anche da lui la responsabile di quella situazione, annuì in silenzio e si alzò.

Poggiò sul tavolo la siringa e le fiale di morfina, e si voltò a guardare Castiel.

Lo stavano alzando da terra per portarlo a letto, ora ebbe la certezza che fosse privo di sensi più che addormentato.

“Se dovesse stare di nuovo male, dategli altra morfina. Cambiate l'ago o potrebbe prendere un'altra infezione.”

“Okay, grazie” ripetè Dean passandosi un braccio di Cas intorno al collo.

Lei sospirò ed uscì.



 







To be continued


Pubblicità: vi piace l'atmosfera post-apocalittica e un Cas molto meno angelo ma molto più uomo? Beh, allora potrebbe piacervi questa storia, scritta in collaborazione con la mia socia Robigna88:

 

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Una storia dalle tinte forti....

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Capitolo 10
*** Don't go ***


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Don't go

 


Castiel rimase privo di sensi per diverse ore, sorvegliato a turno da Chuck e Dean.

Temevano potesse avere nuove crisi e pur non essendo medici, intuivano che avrebbe potuto essergli fatale.

Ma non successe niente, Cass semplicemente dormì – o più correttamente rimase svenuto – senza quasi muoversi.

Ehi capo, va' a dormire, resto io qui col coglione” disse Chuck vedendolo distrutto.

Dean si strofinò gli occhi.

In effetti casco dal sonno” ammise “sono stato in giro e poi inchiodato qui a controllare che non gli prendesse un colpo. Ho decisamente bisogno di dormire.”

Si alzò dalla sedia e si sgranchì le braccia, poi gettò un'occhiata all'orologio e vide che erano solo le ventuno.

Ma tu ce la fai a resistere?” chiese all'ex profeta “la notte è lunga e non possiamo lasciarlo solo.”

Chuck sospirò e guardò Cas steso sul letto.

Cercherò di stare sveglio il più possibile e quando non ce la farò più, farò un sonnellino sulla sedia. Sta' tranquillo Dean, per ora non sento stanchezza, resisterò a lungo.”

Il cacciatore ci riflettè su, era quasi certo che Chuck si sarebbe addormentato da lì a un'ora al massimo, ma d'altronde non poteva costringerlo a stare sveglio. Così come non poteva stare sveglio lui, per forza di cose.

Okay, dagli un'occhiata finchè ce la fai” si raccomandò “poi mettiti a dormire, intesi?”

Agli ordini capo!”

Si salutarono e il cacciatore uscì dalla baracca di Cass, dirigendosi verso la propria.

Era stanco e stressato, le cose si mettevano sempre più male per tutti e non ce la faceva più a reggere da solo quel ritmo. E quello stronzo di Cass invece di migliorare, peggiorava.

Sospirò scuotendo il capo, quando nel buio intravide un'ombra che gli veniva incontro. Gli ci volle un attimo per capire che fosse una donna e due per riconoscere gli era.

Facile, con quei capelli lunghissimi che svolazzavano liberi.

Eileen, cerchi qualcuno?” le chiese quando ancora entrambi stavano camminando.

La donna si fermò e si mise le mani nelle tasche posteriori dei jeans.

No, non proprio” iniziò “in realtà stavo andando da Castiel. Sai...per vedere come sta.”

Si sentiva in colpa verso quel rottame d'uomo.

Era una cosa incredibile anche per lei stessa ma era così, per quanto lo biasimasse per il suo modo di vivere e l'assoluta mancanza di criterio, le aveva fatto specie vederlo in preda a convulsioni incontrollabili.

Le era sembrato...vittima di sé stesso, intrappolato in un corpo che in realtà non era il suo e che lo stava soffocando. Era stato orribile, ed era stata colpa sua.

Dean capiva il punto di vista della ragazza, era ovvio che non voleva ammazzarlo, ma stava di fatto che l'aveva quasi fatto e che nonostante fosse evidente il suo senso di colpa, forse era meglio se non si faceva trovare da Cass, al suo risveglio.

Ascolta, capisco come ti senti ma credo sia meglio se non ci vai” le disse senza giri di parole “conosco abbastanza bene quell'idiota da sapere che scatenerebbe un inferno se ti trovasse accanto al suo letto. Nel migliore dei casi direbbe qualcosa a sfondo sessuale, nel peggiore potrebbe tentare di ucciderti. Quello che gli hai fatto è grave, soprattutto per le conseguenze.”

La giovane donna annuì mordendosi l'interno di una guancia.

Lo so, me ne rendo perfettamente conto. E non ho scusanti soprattutto perchè io...sarei del settore, in un certo senso. Non era mia intenzione farlo andare in crisi d'astinenza, non immaginavo una reazione del genere” ammise lei sincera.

L'uomo sospirò. “Lo so, anzi lo sappiamo tutti quanti, probabilmente lo capirebbe anche Castiel dopo un paio d'ore e qualche bicchierino di vodka, ma resta il danno. Quello che Cass ha immaginato, le sue allucinazioni dico, sono ciò che più lo terrorizza e onestamente spero che al risveglio non ne abbia memoria” disse serio, ma poi vedendo l'espressione contrita di Eileen, cercò di minimizzare “ma tu non preoccuparti, quello lì ne ha viste e subite di ogni tipo, tra qualche giorno sarà come nuovo e tornerà il vecchio alcolizzato bastardo di un tempo.”

Lei abbozzò un sorriso, guardandosi intorno.

Sì, hai ragione, ho commesso un errore e non so nemmeno spiegarmi bene come ho fatto a commetterlo, avrei dovuto immaginarlo. Cioè, una cosa del genere avrebbe messo K.O. chiunque, avrei dovuto immaginare che...che uno come lui poteva avere una reazione ancora più incontrollabile, ma non l'ho fatto. Spero solo che si rimetta presto, senza altre conseguenze.”

Sarà così” la rassicurò Dean fiducioso “è un osso duro, non è facile metterlo al tappeto, se la caverà come sempre.”

In realtà non ne era sicuro, ma lo sperava davvero. Per il bene di tutti ma soprattutto per il proprio bene. Cass era un soldato, e Dean aveva maledettamente bisogno di aiuto.

Sì, se la caverà” rispose lei con poca convinzione.

Ora scusami ma...vorrei andare a dormire un po', è stata una giornata infernale, in tutti i sensi. Va' a casa anche tu Eileen, fa freddo qua fuori” la esortò Dean con fare paterno.

Eileen sorrise ed annuì. “Okay, scusami tu se ti ho trattenuto qua. Buonanotte.”

Si separarono ed ognuno raggiunse il proprio rifugio.

 

 


***

 


 

Luci, musica...dove cazzo era finito? Merda, un'altra allucinazione.

Prese a camminare guardandosi attorno sospettoso, dove l'aveva portato la sua follia chimica? Chi sarebbe apparso questa volta? Raphael? Uriel?

No fratello, ritenta”

Si voltò lentamente, ritrovandosi di fronte ad un uomo che non conosceva ma che conosceva lui. Alto, vestito elegantemente, di mezz'età.

Lo guardò bene, cercando di trovare nella sua memoria il ricordo di quella faccia, ma non trovò nulla. Forse la sua mente aveva creato un personaggio immaginario.

Chi sei?” gli chiese.

L'uomo sorrise e avanzò. “Davvero non mi riconosci? Mi dispiace Cass...diventare umano ti ha fatto diventare più rincoglionito di quello che eri” lo guardò per alcuni istanti, come se lo stesse esaminando “in compenso finalmente ti sei tolto quella famosa scopa dal culo. Però hai un tantino esagerato...”

Castiel strinse gli occhi, quasi volesse metterlo a fuoco. Poi come un lampo, capì chi era.

Balthazar?” chiese sgomento.

Bingo!” esclamò l'altro “ne è passato di tempo, vero fratello? Beh per noi in realtà è un soffio, ma in termini umani sei anni sono tantissimi.”

L'ex angelo lo fissò senza parole, scioccato nel trovarselo di fronte. Perchè era sicuramente lui, non conosceva il suo tramite ma quel figlio di puttana non aveva perso la sua sagacia.

Peccato fosse solo un'allucinazione e che quel tramite fosse solo una scelta arbitraria del suo cervello.

Sì, è tanto tempo” convenne serio “e vorrei che tu fossi vivo sul serio. Ma non esisti Balthazar, sei morto in battaglia sei anni fa...sei solo un'allucinazione...”

Era sul punto di piangere. Se lassù aveva avuto un vero fratello, quello era stato Balthazar. L'unico se avesse osato mettersi contro i superiori per difenderlo, l'unico che come lui veniva a volte assalito dal dubbio.

La sua mente cercava conforto nel ricordo di un amico.

Andiamo Cass, non ti metterai a piangere spero!” lo canzonò con un sogghigno “anche tu mi sei mancato ma non mi lascio certo andare a sentimentalismi!”

Castiel scosse il capo, ricacciando indietro quelle lacrime amare.

Sei sempre il solito bastardo” lo rimbrottò “non cambierai mai.”

Proprio così” confermò Balthazar “non cambierò mai. Non nella tua testa almeno. Lì sarò sempre il solito Balth...”

Mi hanno abbandonato tutti” lo interruppe Cass “se ne sono andati tutti quanti, lasciandomi qua da solo, a combattere una guerra di merda persa in partenza.”

L'angelo di fronte a lui corrugò la fronte guardandolo severo.

E tu sbattitene i coglioni! Che ti frega di che fine abbiano fatto quei rammolliti? Alcuni sono morti, altri sono scappati...altri ancora hanno fatto il salto della quaglia passando al nemico! E quindi? L'universo è pieno di esempi di tradimento e sconfitta, ma va ancora avanti. Dunque smettila di fare il tossico depresso e usa le palle in modo più costruttivo” lo spronò con veemenza, prendendolo per le spalle.

Io non ce la faccio...senza...”

Oh ma per favore! Ti comporti come un vecchio decrepito, o peggio come un bambino! Che diavolo ti prende? Smettila e combatti, hai capito?”

Vorrei, davvero” si difese Castiel “ma non posso, il peso dei ricordi, le mie paure...”

Balthazar roteò gli occhi. “Sì okay, tutto quello che vuoi, ma tu sei più forte di tutto ciò. E io ne sono la prova. Il tuo cervello mi ha creato perchè da solo non riusciva a mandarti gli input necessari. Tu vuoi farcela, anche se non te ne rendi conti, ma hai bisogno di qualcuno che ti sostenga. Guardati bene intorno, e troverai quello di cui hai bisogno.”

Io non...”

Ma Balthazar sparì, e tutto divenne nero.



***



 

Dean aveva ragione, probabilmente Castiel avrebbe reagito in modo violento o per lo meno aggressivo, ma Eileen era una di quelle persone che più si diceva loro di non fare una cosa, più quelle la facevano.

Così aspettò circa un'ora, affinchè fosse sicura che il gran capo fosse andato a nanna, e poi andò spedita da Cass.

Non è che le stesse particolarmente a cuore...cioè le dispiaceva umanamente e si sentiva in colpa, ma non più di tanto.

Ci andava perchè se non lo faceva quella notte, avrebbe avuto problemi ad affrontarlo per sempre, e in una situazione estrema come quella non ci si poteva permettere il lusso di non parlarsi.

Così senza pensarci due volte, spinse la vecchia porta di legno ed entrò.

Chuck?” chiamò, sicura che ci fosse lui di guardia.

Seguì un rumore di sedia che strisciava sul pavimento e dopo un momento, l'ex profeta si affacciò dalla porta della camera da letto.

Eileen, che ci fai qui?” le chiese preoccupato.

Anche lui la pensava come Dean, era evidente.

Sono venuta a vedere come sta Castiel...ha avuto altre crisi?” domandò.

L'uomo la guardò interdetto, poi scosse il capo. “No, tutto tranquillo. Dorme... no, è privo di sensi da stamattina. Praticamente non si muove” le raccontò stringendosi nelle spalle.

Capisco...beh è un buon segno, la morfina ha agito bene e in fretta e ora sta recuperando le forze. Starà bene” replicò Eileen sorridendo.

Già, è quello che speriamo tutti. Okay, io...torno di là, in caso dovesse succedere qualcosa” disse l'uomo, sperando che lei andasse via.

Aveva sonno, da morire, e sperava di poter schiacciare un pisolino sulla sedia visto che Cass era tranquillo.

Sembri stremato Chuck” rilanciò Eileen seria “dovresti riposarti. Se vuoi posso dare io un'occhiata al tuo amico, mentre ti riposi un po'.”

Chuck sgranò gli occhi. “Ehm...no ti ringrazio, sto benissimo...” ma uno sbadiglio non gli permise nemmeno di finire la frase.

Ascolta Chuck, io soffro d'insonnia” iniziò “per cui restare alzata un paio d'ore in più per me non è un problema, tu invece stai crollando dal sonno. Dammi retta, vai a dormire un po'. Tra qualche ora verrò a svegliarti io e potrai tornare a sorvegliarlo. Ti va?”

No, non gli andava per niente. Dean probabilmente si sarebbe incazzato, per non parlare di Cass se si fosse svegliato con accanto la donna che l'aveva quasi ammazzato.

Beh...non credo sia una buona idea” ammise.

Come vuoi” rispose la donna alzando le spalle “volevo solo aiutarti, ma se per te restare almeno altre... otto ore sveglio non è un problema, buon per te. Buonanotte, Chuck”

Altre otto ore? No, non poteva farcela. E Dean avrebbe capito.

Aspetta” la fermò prima che se ne andasse “o...okay senti, è vero, non riesco a tenere più gli occhi aperti e la sedia lì è scomoda come un letto di chiodi. Ho bisogno di dormire almeno un paio d'ore...ti dispiace dargli tu un'occhiata?”

Eileen annuì seria. “Certo, va' pure. Tra qualche ora verrò a svegliarti io” gli assicurò.

L'uomo non se lo fece ripetere due volte, andò a dare un'ultima occhiata a Cass e poi se ne andò a dormire.

Rimasta da sola in quella specie di cucina, Eileen si chiese se non fosse impazzita completamente, ma in fondo sapeva bene perchè l'aveva fatto.

Certo, le dispiaceva per Chuck, era un brav'uomo e meritava di essere aiutato, ma in realtà sperava che Cass si svegliasse per chiarire quello che era successo.

Lo sapeva, nessuno le avrebbe chiesto di farlo, ma non voleva passare per un'assassina, lei non gli aveva bruciato tutta quella roba per ammazzarlo, anche se tutti al campo sospettavano il contrario.

Trasse un profondo respiro ed entrò nella sua camera, trovò Castiel addormentato, steso tranquillamente a letto con addosso solo un lenzuolo, mentre la coperta era stata praticamente buttata a terra.

Scosse il capo, pensando a quanto fossero sprovveduti e disordinati certi uomini.

Alzò la coperta da terra e la sistemò come meglio poteva sull'uomo addormentato, poi andò a sedersi poco più lontano e si mise ad aspettare.

Lo osservò attentamente in viso, la barba incolta e il viso emaciato gli davano un aspetto strano. Non era brutto no, anzi l'esatto opposto, ma era... strano.

L'esatto opposto? Che razza di ragionamenti stava facendo?

Sto impazzendo” mormorò “avere a che fare con questo idiota mi sta facendo impazzire...”

Sospirò sistemandosi meglio sulla sedia – Chuck aveva ragione, era scomodissima – e si guardò intorno. La stanza era spoglia e decadente, un vago odore di muffa a completare un panorama desolante.

Tale casa, tale inquilino” commentò sarcastica.

In effetti quell'ambiente rispecchiava il suo proprietario, a parte l'odore di muffa. Non l'aveva frequentato molto da vicino ma le era sempre sembrato un uomo che curava la propria igiene, per quanto si potesse farlo in quelle condizioni.

A parte la barba incolta, era una persona pulita. Ironico, se si pensava alle porcate che faceva a letto. O magari era proprio per questo che ci teneva, visto il numero e il tipo di incontri che aveva.

Un colpo di tosse la distrasse dalle sue considerazioni sarcastiche, si girò a guardare verso l'ex angelo e lo vide agitarsi nel letto.

Temendo una nuova crisi, si precipitò accanto alla sedia che fungeva da comodino, dove gli altri avevano poggiato la morfina già pronta. Prese la siringa e si girò verso di lui, pronta ad iniettargliela.

Lo sapevo.. sono all'inferno...” biascicò lui con un filo di voce, guardando la siringa in mano alla donna.

Eileen sobbalzò e per poco non si lasciò sfuggire la siringa.

No, sei nel tuo letto, a casa tua” rispose lei fingendosi calma.

Appunto, sono all'inferno...” insistette Cass con un sospiro, coprendosi gli occhi con una mano.

Lei restò in silenzio, non sapendo che dire. Posò la siringa sulla sedia e si rimise dritta.

Cass si massaggiò la fronte, aveva un forte mal di testa e i suoi ricordi erano confusi. Poi improvvisamente ricordò Zachariah, le torture, il terrore...

Un moto di orrore lo pervase, impallidì e iniziò ad agitarsi. E se fossero tornati per finire il lavoro? Come aveva fatto a salvarsi? Era stato tutto un sogno?

Vedendolo agitato, Eileen si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla. “Ehi calmati...” gli disse a bassa voce.

Potrebbero tornare...siamo tutti in pericolo...” farfugliò guardandosi intorno.

Non verrà nessuno, erano allucinazioni, non era vero niente!”

Ti sbagli, era tutto fottutamente reale...” le assicurò ansimando.

Il cuore gli batteva talmente forte che lei poteva sentirlo sotto la mano che gli aveva appoggiato sulla spalla.

Castiel, non è vero. Erano allucinazioni, creazioni della tua mente, non c'era nessuno” ripetè Eileen in tono pacato, guardandolo negli occhi.

Lui parve calmarsi, la fissò confuso e poi si coprì il viso con le mani sospirando.

Merda...ho le allucinazioni...non posso crederci” mormorò esasperato.

Allora tutto quel dolore era frutto della sua mente? Non ci poteva credere, gli era parso così reale il coltello che lo tagliuzzava, aveva davvero sentito il sangue scorrere dalle sue ferite, aveva davvero sentito le risate perversamente divertite di quel fottuto macellaio di Zachariah.

Invece era stato tutto una specie di sogno malato. Fanculo.

Sì, le hai. Dunque se dovessi vedere altre cose che non dovrebbero esserci, sappi che non sono reali, ma le vedi a causa dell'astinenza” gli spiegò la donna con calma.

L'uomo si passò le mani nei capelli e si schiarì la voce.

E tu che ci fai qui? Eri venuta a controllare se eri riuscita ad ammazzarmi?” le disse in tono acre.

Eccoci, pensò Eileen.

No, sono venuta a dare il cambio a Chuck, visto che lui e Dean ti stanno tenendo d'occhio da stamattina.”

Cass corrugò la fronte. “Che altruismo da parte tua, il buon samaritano ti fa un baffo” commentò velenoso.

Eileen prese un grosso respiro, decisa a chiarire.

Okay, tagliamo la testa al toro” iniziò gesticolando “mi dispiace aver...distrutto tutta la tua roba, non avrei dovuto farlo, non completamente almeno. Avrei dovuto immaginare le conseguenze e non l'ho fatto, è stata mia leggerezza.”

Lui inarcò le sopracciglia. “Wow, Terminator si dispiace, che gentile. Ora sì che starò meglio, già! Ogni volta da ora in poi che i fantasmi del mio passato mi prenderanno in ostaggio penserò a te che ti dispiaci e mi sentirò meglio!”

Sto cercando di chiederti scusa, se non l'hai notato!”

Non me ne faccio niente delle tue scuse! Ti sei permessa di decidere per me, tu non sei nessuno e non mi conosci, non dovevi farlo, hai capito stupida umana?” gridò stringendo i pugni.

La donna lo guardò truce. “Stupida umana? Perchè, tu cosa diavolo sei, bastardo tossico? Continui con questa storia della superiorità della tua razza? Sei solo un pov...ma che diavolo sto facendo? Ti do anche corda? Sei solo un povero idiota, va' a farti fottere.”

Girò sui tacchi e si allontanò, maledicendosi per essere stata così stupida da aver sentito il bisogno di scaricarsi la coscienza con quel coglione.

Castiel con uno scatto si alzò dal letto, ma perse l'equilibrio e cadde in ginocchio con un tonfo.

Lei lo sentì ma non si voltò, troppo infuriata per l'ennesimo sgarbo subito da quell'uomo impossibile.

Scappi? Certo, come al solito, non hai il coraggio di affrontare le situazioni, è tipico di voi umani!” le urlò dietro rimettendosi in piedi.

Sei solo un figlio di puttana, non mi abbasso al tuo livello” rispose piccata girandosi di colpo “sì, sono umana, gli umani chiedono scusa quando capiscono di aver sbagliato e io l'ho fatto con te, ma tu sei troppo in alto per capire questo concetto, vero? Così in alto da non avere il coraggio di guardare in faccia i tuoi fantasmi e prenderli a calci nel culo una volta per tutte! Sì hai ragione, non sei umano, sei solo un pagliaccio. Addio, idiota” concluse furente.

Sembrava una tigre, gli occhi accesi d'ira e i capelli leggermente arruffati le davano qualcosa di...selvaggio.

La guardò allontanarsi senza riuscire a replicare, tra lo stordimento e la rabbia, ma alla fine la paura ebbe la meglio.

Aspetta” tentò di fermarla facendo qualche passo, ma lei continuò a camminare, uscendo dalla camera da letto.

Eileen, aspetta!” gridò ancora Cass affacciandosi in cucina.

Lei si fermò e si girò a guardarlo. “Che cazzo vuoi?” ruggì.

Castiel deglutì a vuoto, guardando altrove prima di guardarla in faccia.

Non...non andare” mormorò a bassa voce.

Perchè?”

L'ex angelo si poggiò all'anta della porta, portandosi una mano sulla fronte.

Perchè ho paura a restare da solo” confessò in un sospiro “ho paura delle allucinazioni...ho paura di me. Resta, per favore.”

Eileen credette di aver sentito male e per poco non scoppiò a ridere.

Oh ma davvero? Prima mi accusi di volerti ammazzare, mi dici che sono solo una stupida umana, e ora vuoi la mia compagnia?” obiettò ridacchiando.

Credi che sia facile per me chiedertelo?” le domandò con amarezza “io non avevo paura di niente e nessuno...e ora sono terrorizzato. Quindi per favore, evita di infierire...e aiutami.”

Era umiliante per lui, terribilmente umiliante, ma non aveva scelta. Non voleva restare da solo e anche se l'aveva attaccata, sapeva che non c'era stata intenzione di fargli del male.

Probabilmente ad un umano comune non sarebbe successo niente di quello che era successo a lui, ma Cass non era un umano comune e non lo sarebbe stato mai.

E non voleva restare da solo con quella parte che non sarebbe stata mai umana, quella parte che poteva ucciderlo.

Eileen lo guardò negli occhi e lesse paura e smarrimento. Quell'uomo era pazzo, era un coglione e un bastardo. Tutto quanto, ma stava soffrendo e in parte era colpa sua.

Per cui sospirò stringendosi nelle spalle e si avvicinò a lui.

Okay, resto” annunciò rassegnata “tra qualche ora andrò a chiamare Chuck che prenderà il mio posto.”

Grazie.”

Non ringraziarmi, non lo faccio per te, ma per me stessa. Non voglio sentirmi più in colpa nè sentirmi costretta a chiederti scusa” precisò seria.

Grazie lo stesso” insistette lui “ora torno a letto...mi gira la testa...”

Cass si girò per tornare in camera, ma dopo aver mosso solo due passi le gambe iniziarono a piegarsi e sarebbe caduto se prontamente Eileen non l'avesse sostenuto.

Sei un rottame” gli disse ironica, mentre a fatica lo riportava a letto.

Lo so...pensa che un tempo volavo” commentò lui stendendosi.

E ora ti hanno tarpato le ali, me l'hai già raccontato. Ora chiudi il becco e dormi. Prima ti riprendi e prima mi allontano da te. Sei nocivo per la mia salute mentale, Castiel.”

L'uomo le rivolse un sorriso ambiguo. “Mi verrebbe da fare qualche battuta scabrosa, ma mi tratterrò.”

Eileen sospirò rassegnata, quell'uomo era incorreggibile ma doveva aver pazienza.

Andò in cucina e tornò con un bicchiere d'acqua, Castiel lo bevve quasi in un unico sorso, poi si stese di nuovo e sospirò chiudendo gli occhi.

Stai bene?” gli chiese la donna.

Non molto, ma andrà meglio.”

Restarono in silenzio, finchè lui lentamente non si assopì di nuovo, senza altre allucinazioni.

 

 


 

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Non ho mai fatto una cosa del genere, ma mi vedo costretta a mettere il copyright. Qualsiasi parte, idea o concetto di questa storia, o di altre mie storie, usate in altre storie senza il mio consenso, è da considerarsi plagio.  E' brutto accorgersi di essere stata in qualche modo copiata, chi scrive dovrebbe farlo per esprimere la propria creatività, dunque non capisco perchè copiare. Una frase, una situazione, una singola parola vi ispira altre storie? Benissimo, ditemelo! Sarò felice di darvi il permesso di usare quella cosa che vi ispira per la creazione di una nuova storia. Chi scrive per puro amore mi capirà. E chi è onesto si atterrà a questa mia richiesta. Man mano aggiungerò questa postilla in tutti i capitoli di tutte le storie.

 



 



 



 



 

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Capitolo 11
*** You know what to do ***


Disclaimer

Note d'autore: E rieccomi! Sono anni che non aggiorno questa storia, per diversi motivi. Ma non l'ho dimenticata tanto che mi sono obbligata a riprenderla. Spero che ci sia ancora qualcuno lì fuori che la legga però! Capitolo strano lo so, ma necessario. Per la storia e soprattutto per me, che devo rientrarci.  Grazie a Robigna88 per il sostegno e la revisione del capitolo <3

Disclaimer: Supernatural e i suoi personaggi non mi appartengono, (vorrei che Castiel fosse mio, ma questo è un altro discorso) ma le storie che mi ispirano sì, per cui si prega i gentili lettori di non copiare, grazie! Image © Sweet Madness (se ci sei, batti un colpo!)

 

 


 

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You know what to do


E ora dove cazzo era?

Un enorme campo verde, un sentiero acciottolato, alberi in fiore da tutte le parti. Fottuti uccelli che cinguettavano tra i rami.

Castiel si guardò intorno e cercò di capire da dove sarebbe arrivato pericolo. Cos'era quello scenario da pacifica periferia americana? Un'allucinazione causata dall'astinenza o lo stupido sogno di un povero disperato com'era lui? Sembrava di stare in una fottutissima pubblicità.

Okay cervello di merda” gridò “mostrami quello che devi e falla finita, mi sono stancato di questi viaggetti del cazzo!”

Non eri così sboccato, un tempo” disse qualcuno alle sue spalle.

L'ex angelo ebbe l'impressione di essere stato colpito alla nuca. Quella voce non era la sua vera voce, ma era quella che aveva sentito l'ultima volta. Si voltò lentamente, quasi avesse paura di ritrovarsi faccia a faccia con lei. Ed era vero, aveva paura di affrontarla.

Anna...” sussurrò.

Merda. Era davvero lei. Anna, il suo superiore. Nascosta nel corpo di una ragazza magra e pallida, con quei capelli troppo rossi per essere naturali e le mani ossute.

L'allucinazione gli sorrise e fece qualche passo verso di lui. I ciottoli stridevano sotto i suoi piedi rendendo quella situazione ancora più reale. Ma non lo era, Cass lo sapeva. Però faceva male lo stesso.

Quando Anna arrivò a pochi centimetri da lui, l'ex angelo chiuse gli occhi, sperando che sparisse. “Vattene per favore, vattene via” implorò.

Anna scosse il capo e parlò di nuovo. “No Cass, non me ne andrò, non prima di aver parlato con te. Apri gli occhi e guardami.”

L'altro obbedì e si ritrovò quegli strani occhi verdi piantati nei suoi. Per un attimo pensò che avrebbe tirato fuori qualche arma per farlo a fette, o magari era una trappola per farlo prendere da Zachariah e i suoi burattini. Dopotutto era morta per colpa sua, avrebbe avuto tutte le ragioni del mondo per ammazzarlo.

Non sono qui per ammazzarti, Cass” assicurò lei in tono piatto “anche se volessi farlo, non potrei. Io sono morta, ricordi? Li hai portati nel passato proprio per questo. Sono morta per colpa tua.”

Ecco. Se Balthazar era stata un'allucinazione consolatoria, Anna era una punizione, i sensi di colpa che prendevano forma. E la morte di Anna era uno dei più grossi.

Cercò di mantenere la calma, di non mostrarsi dispiaciuto, o impaurito. O qualsiasi altra cosa che potesse mostrare quanto era grande il suo rimorso. “Eri diventata una stronza psicopatica, dovevi essere fermata” le disse sperando di suonare risoluto.

Anna sorrise di nuovo ma le vide stringere i pugni. “Forse, ma avevo ragione. Il problema era Sam Winchester, andava eliminato, ma tu non me l'hai permesso. Se fosse morto, tutto questo non sarebbe accaduto.”

Castiel pensò che aveva fottutamente ragione; se Sam fosse morto allora, se non fosse mai nato, tutto quello non sarebbe accaduto. Non sarebbero morte tutte quelle persone, tutti quei suoi fratelli, e soprattutto lui non sarebbe stato un povero tossico di merda che non riusciva a riemergere dal liquame in cui si era tuffato da solo.

Non immaginavo cosa sarebbe successo” ammise con amarezza “Sam e Dean erano miei amici, non potevo lasciartelo fare.”

Anna sparì dalla sua vista dissolvendosi come nebbia. Forse l'allucinazione era già finita, forse si stava svegliando. Si guardò attorno ma non c'era più, se n'era andata.

Sì, ma la tua fedeltà ha ucciso molte persone” replicò lei, riapparsa dietro le sue spalle “e altri ne moriranno, tanti altri. Il mondo sta finendo, tutto per colpa di un unico uomo. Tutto questo è colpa tua Cass, tua soltanto.”

Cass l'aveva ascoltata senza guardarla, poi si girò e si accorse che era diversa. Non indossava più quella giacca verde e i jeans. Aveva un abito lungo e bianco e i capelli raccolti. Il suo viso invece era lo stesso, immobile, non c'era rabbia o rancore nella sua voce, ma la sua lingua tagliava più di un coltello. Era lì per ferirlo con le parole e ci stava riuscendo alla grande.

Con che diritto sei venuta qui ad incolparmi?” le disse con acredine. “Tu te ne sei andata da casa per occuparti dei cazzi tuoi molto tempo prima che iniziasse questa merda. Ancora non ho capito come mai improvvisamente sei ridiventata un soldatino ubbidiente decidendo di far fuori i fratelli Winchester” si fermò e accennò un sorriso ironico “anche Dean, che mi sembrava ti piacesse un po', o sbaglio?”

Lei non si scompose, a parte un lampo scuro che guizzò nei suoi occhi. “Davvero mi stai chiedendo perchè sono tornata nei ranghi? Proprio tu me lo chiedi, Cass?” fece una pausa e per la prima volta da quando era apparsa, il suo viso si contrasse in una smorfia di dolore.

Quando sei legata mani e piedi su un marmo gelido mentre due figli di puttana ti pungono e lacerano e tagliano...beh giureresti fedeltà a chiunque purchè la smettano. Anche questo è stato colpa tua, ricordi? Tu mi hai tradita, mi hai consegnata a loro.”

Ma che cazzo di allucinazione era? Che senso aveva lei lì? Non lo consolava e non lo torturava, che diavolo voleva da lui? Semplicemente ricordargli in mille modi quanto fosse responsabile di quell'incubo?

Che cosa vuoi da me, Anna?” le domandò “Perchè sei qui? Perchè il mio cervello ti ha creata? Senza offesa, ma tra tutti i rimorsi e i rimpianti che ho...”

Io sono il più grande” finì lei.

Cass scosse il capo. “No, affatto” mentì “non lo sei, non lo sei mai stata. Te ne sei andata su due piedi piantandoci in asso, te ne sei fregata di tutto e tutti e poi hai deciso di ergerti a paladina del paradiso seminando il panico nel passato e nel presente come terminator! Perchè dovrei provare rimorso? Te la sei cercata.”

Sì era così, Anna, se l'era cercata. Erano ordini e doveva eseguirli? Stronzate! Lui degli ordini se ne era spesso sbattuto i coglioni e anche dopo che lo avevano fatto a pezzi e riassemblato, aveva resistito ben poco col guinzaglio al collo.

E cosa ne hai ricavato?” gli domandò lei, facendogli capire che poteva sentire ogni singola parola che scambiava con sé stesso.

Che coglione, era ovvio. Anna non esisteva davvero, era nella sua mente, era fatta della stessa materia dei suoi pensieri. Fottutti neuroni impazziti che collidevano producendo pensieri ed immagini.

Libertà” rispose alla propria allucinazione, che rispose scoppiando a ridere.

Oh sì, bella libertà la tua, Castiel” commentò, mentre una folata di vento gelido le sciolse i capelli. “Libertà da cosa? Da chi? Sei libero, Cass?”

Si guardarono negli occhi per lunghi istanti, l'ex angelo cercava la risposta giusta, ma non la trovava. Che cosa ne aveva ricavato? Aveva dato tutto per gli uomini, e aveva sbagliato tutto.

Vuoi che ti dica io cosa hai ricavato, Cass?”

No.”

Anna sorrise e avanzò di qualche passo. “Invece sì. Tanto lo sai già, ma a volte un ripasso è necessario” continuò.

Castiel chiuse gli occhi. Sparisci, sparisci, sparisci.

Ti era stato affidato un compito molto semplice, soldato” iniziò l'allucinazione col corpo di donna “salvare Dean Winchester e lasciare che le cose andassero com'era scritto. Ma tu hai fatto diversamente. Hai peccato di presunzione, ti sei creduto migliore di tutti gli altri...”

No! Non è vero!” le urlò serrando i pugni.

...hai disobbedito, ti sei schierato con loro, nonostante non ti considerassero uno di loro. Ti chiamavano quando gli servivi, se ne fregavano se stavi male o eri in pericolo, ma tu continuavi ad essere dalla loro parte...”

Tu non sai un cazzo, chiudi quella bocca!”

...hai ucciso i tuoi fratelli, hai causato la morte di molti innocenti. Hai ucciso me e condannato a morte il tuo amico umano, Dean. E ora? Sei la metà di un uomo, pieno di vizi e soffocato da rimorsi e rimpianti. È questa la tua libertà?”

Con un impeto di rabbia, Cass scattò verso di lei per afferrarla e farla tacere con la forza. Ma l'allucinazione si dissolse di nuovo e riapparve alla sua sinistra.

Come puoi afferrarmi? Non si può toccare la coscienza” disse lei con un sorriso. Cass si sentiva sfinito, desiderava solo che quell'incubo finisse al più presto.

Perchè non si svegliava?

Perchè sei stanco fratello mio. Molto stanco.” fece lei posandogli una mano sulla guancia. “E mi dispiace tanto, non meritavi tutto questo.”

Castiel sospirò provando molta tristezza. “No, non lo meritavo, io credevo di fare la cosa giusta” si difese, ormai sul punto di piangere. “Non pensavo che sarebbe successo tutto questo.”

Anna annuì, l'espressione finalmente umana, quasi compassionevole. “Lo so Cass, lo so. Tutto questo è troppo per te, non ce la fai più.”

No. Sono sfinito.”

Sì, sei sfinito. Basta combattere fratello, ormai è finita. Arrenditi, trova la pace.”

L'ex angelo sentì qualcosa di duro sfiorargli l'addome. Abbassò lo sguardo e vide un pugnale angelico stretto nella mano della sua allucinazione.

Della sua coscienza.

Che significa?” le domandò, convinto che non volesse colpirlo. Anzi, sapeva che non l'avrebbe colpito.

Lei strinse le labbra e poggiò la lama al centro del suo petto. “Lo sai cosa vuol dire Cass. Ora sta a te decidere.”

Castiel prese l'arma dalla piccola mano di Anna, la guardò, da un lato e dall'altro. Non la vedeva da molto tempo, aveva perso la sua anni prima e quasi aveva dimenticato com'era fatta. Era fredda come un pezzo di ghiaccio.

E pesante.

Tu sai cosa fare, Castiel.”

Lui annuì. “Sì lo so.”

Colpì Anna allo stomaco, un'onda di luce si sprigionò da lei, ma a piegarsi dal dolore fu Cass. Gridò, mentre sulla sua camicia di allargava un'enorme macchia di sangue.

Anna sorrise. “Buon viaggio, fratello.”

Cass cercò di parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un sibilo strozzato.

Tutto divenne nero e non sentì più nulla.

 

 

To be continued


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