Una nuova vita

di Mika
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Premessa - ***
Capitolo 2: *** Aiko ***
Capitolo 3: *** Satoshi ***



Capitolo 1
*** - Premessa - ***


La guerra contro Hades è finita da tre anni ormai, ma per il santo di Andromeda non sembra esserci pace, il dolore continua a far parte della sua vita

 

Eccomi di nuovo qui a scrivere, dopo secoli.

Non ho molto da dire tranne che questa storia l’avevo già scritta anni fa, nel 2002. Purtroppo in quel periodo il mio pc mi abbandonò e io non l’avevo salvata; l’unico sito su cui l’avevo pubblicata è stato chiuso da tempo…quindi l’ho do riscritto. Meglio così, era sicuramente da rivedere, in questi giorni di riposo forzato, dopo anni, finalmente torno a scriverla.

Tengo molto a questa storia, anche se è un po’ particolare, leggendola capirete perché. All’inizio era una one shot, ora è una serie. Anche se più che serie , l’ho semplicemente divisa in tre parti. Ogni parte ha come inizio un nome. Questa scelta mi è venuta in mente in questi giorni è mi è piaciuta.

Spero che questa storia vi piaccia, come a me è piaciuta scriverla.

Aspetto critiche, sia negative che positive, ho ricontrollato questa prima parte più volte in questi giorni, ora il word non mi segna più errori ( nomi originali a parte), ho dato il massimo, ora tocca a voi. Aspetto recensioni, sia positive che negative, ma anche se non lascerete nessun commento va bene lo stesso. Ho deciso di pubblicare questa storia solo perché sentivo che era giusto farlo, solo per me.

In ultimo, vi prego, permettetemi di dedicare questa storia ad un’amica…un’amica che per mia sfortuna non c’è più, ma che fu lei a suggerirmi in qualche modo il finale

A Marzia, con affetto ovunque tu sia. Ti voglio bene, Sonia

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Capitolo 2
*** Aiko ***


Aiko

 

Aiko

E' sempre bello tornare in posti familiari e che si sono amati. Guardando fuori dal finestrino ritrovo, man mano che il paesaggio scorre, tutti i ricordi che questi luoghi mi hanno regalato. Qui , in Giappone, sono stato felice un tempo, anche se ciò che mi ha spinto tre anni fa a andarmene era un motivo triste, sono contento di esserci tornato. Perché nonostante tutto i ricordi felici sono di più di quelli tristi, e li cancellano. Sento muoversi leggermente il fagottino che tengo fra le mani. Rivolgo il mio sguardo su di esso e sorrido. Avvolta in una copertina gialla, con un orsacchiotto , mia figlia dorme tranquilla.

- Siamo quasi arrivati - le sussurro piano.

La guardo dolcemente, ha solo quattro mesi e ha già subito una perdita, la più devastante che ci potesse essere. Ha perso sua madre. E io ho perso mia moglie. Torno a guardare attraverso il finestrino e vedo apparire all'orizzonte le cime degli alberi di villa Kido. Il mio cuore accelera i battiti dall'emozione. Fra un po’ rivedrò le persone più importanti della mia vita, dopo mia figlia. Quante cose ho da dirgli, ma soprattutto non vedo l'ora di potergli presentargli Aiko. Non l'hanno mai vista sa quando è nata.

Arrivati davanti alla villa l'autista mi fa scendere, aprendomi la portiera e chiamandomi 'Signore'. Non sono abituato a tanta formalità, m'imbarazza, lo divento ancora di più quando due uomini prendono le mie valige ed entrano dentro la casa.

Mi guardo intorno e chiudo gli occhi, sembra quasi che le voci di bambini, e dei ragazzi poi, di anni fa giungano fino a me. I bambini dell’associazione Kido che giocano a calcio dopo le lezioni. I ragazzi di alcuni anni dopo che, fra una battaglia e l’altra, ridono e scherzano come fanno tutti. Non si torna indietro, questo lo so, ma ho nostalgia di loro…soprattutto dei bambini che siamo stati. Sospiro, come a prendere coraggio e mi avvio in casa. Sulla soglia mi viene incontro un uomo. E' alto, robusto, e è cambiato un po’ dall'ultima volta che l'ho visto.

- Tatsumi -

- Shun –

Fa un sorriso, e addolcisce lo sguardo quando vede il tenero fagotto che tengo fra le mani. Seiya , Ikki e un po’ anche Hyouga, gliene hanno fatto passere di tutti i colori, in passato, povero Tatsumi. Io e Shiryu invece lo trovavamo abbastanza simpatico, e ci dispiaceva un po’ che i nostri fratelli lo prendessero sempre di mira. Se ci ha odiati, giuro che non gliene faccio una colpa.

- Vieni, ti mostro la stanza-

- grazie.-

Saliamo le scale che portano al primo piamo, percorriamo il corridoio, fermandosi davanti a una porta.

- Ecco questa è la tua stanza.-

- d'accordo grazie.-

Aiko, si muove e inizia a piangere debolmente.

- E' da quando Lady Saori era piccola che non si sentiva più il pianto di un neonato -

Sorrido, e metto la mano libera sulla maniglia.

Lo guardo negli occhi. Anche lui, forse, ha perso troppo in questi anni.

- Ti lascio Shun, così hai tempo per sistemarti. Se ti serve qualcosa....-

- non ti preoccupare. A proposito... Lady Saory e i miei fratelli? -

- non sono in casa, ma torneranno presto. Non vedevano l'ora che tu tornassi -

Sapesse quanto morivo io dalla voglia di rivederli.

- Tatsumi senti, tra un po’ dovrebbe mangiare, e devo scaldargli il latte. Potrei usare la cucina?-

- ma certamente. Lady Saory mi ha incaricato di dirti che questa è casa tua. -

- Lady Saori, è sempre troppo gentile.-

Lui mi guarda con un sorriso.

- Su, entra Shun. Credo che...ci sia una sorpresa dentro-

Mi indica la stanza , e poi se ne va.

Apro la porta, e mi ritrovo dentro una stanza dalle tinte chiare, delicate. E' grande, più di quella che occupavo qui anni fa..

Chiudo la porta alle mie spalle e inizio a guardarmi intorno. La finestra davanti a me è perfettamente al centro della stanza, e ha un piccolo balcone che da sul giardino e tende gialle chiare. Essa 'separa' virtualmente in due la stanza. Alla mia destra c'è un letto a una piazza e mezza, ai piedi del letto un tavolinetto e poco più in la un armadio.

La parte sinistra è invece occupato da un lettino bianco a fiori e una cassettiera sullo stile del lettino. Su un tappeto rosa c’è un cesto con dei giochi . Nell'ultima parete dedicata ad Aiko c'è una porta che dà sul bagno.

Mi avvicino al lettino per metterci dentro mia figlia che nel frattempo si è addormentata, e osservo il lettino è tutto così... rosa

Il legno del lettino è bianco, ma copertina, lenzuolino e i paracolpi sono tutti nelle tonalità del rosa. Solo il cuscino è bianco. Nel mettere giù la bambina mi accorgo di un biglietto che pende dalla testata, legato con un nastrino giallo...strano, quasi mi aspettavo che fosse rosa. Sulla busta c'è scritto ' Per Shun', lo prendo e lo apro. ' Il lettino è un mio piccolo dono per la piccola Aiko, non provare a rifiutare. Saori. I giochi e la cassettiera invece sono da parte dei suoi due adorabili Zii, anche qui non provare a rifiutare, Ikki e Hyoga' . Sorrido scuotendo divertito la testa. Ora capisco perché mi avevano detto di non portare nulla per Aiko, tranne la carrozzina. Sono commosso, davvero commosso. Hanno sempre avuto un'attenzione particolare per me, e ora anche per mia figlia.

- Hanno iniziato a viziarti ancor prima di conoscerti.- le sussurro chinandomi per darle un leggero bacio sulla fronte.

- spero tanto che saranno importanti per te, quanto lo sono per me, piccola.- Le sorrido mentre dorme, poi mi guardo intorno.

I miei bagagli sono tutti in un angolo. Bagagli poi... una borsa per me, una per Aiko, la sua carrozzina e....lo scrigno della mia armatura. Mi avvicino e lo prendo, mettendolo ai piedi del lettino. Per un attimo mi fermo per accarezzarne i contorni. Sono tre anni che non lo uso, e spero tanto che per molto ancora non lo userò. L'ultima battaglia è stata devastante, e ci ha portato via Seiya. Caccio indietro le lacrime che sono spuntate nel ricordarlo e metto a posto il resto dei bagagli, e quella di Aiko. Alla fine le borse vuote le metto sotto il letto e la carrozzina in un angolo. Sono stato nel bagno per riporre gli asciugamani e alcune cose, e ho notato che anche lì c'è un piccolo angolo dedicato ad Aiko: un fasciatoio con un armadietto sotto con tutte le cose per lei. Qui avverto il tocco di Tatsumi: ha sempre avuto occhio per pensare anche ai più piccoli dettagli.

Apro leggermente la finestra in modo da uscire fuori, metto le mani sulla ringhiera, chiudo gli occhi e respiro a fondo. Resto così per un po’, cercando di rilassarmi , senza pensare a nulla. Il pianto leggero di mia figlia mi desta dal mio stato. Apro gli occhi, accorgendomi che il sole inizia a scendere. Rientro chiudendo la finestra e vado verso il lettino. La prendo in braccio e con un dito le accarezzo la guancia.

- Scusa, papà si è dimenticato che è quasi ora della pappa. Però tu cerca di riposare ancora un pochino-

Inizio a cullarla lentamente, e mentre lo faccio il mio sguardo cade sul cesto dei giochi, notando , fra le varie cose, un oggetto che dovrebbe essere un carillon. Lo prendo, ha la forma di un cigno e dalla coda pende un cordicino. Sorrido, questo è opera di Hyoga. Metto Aiko nel lettino, poi tiro la cordicina. Il cigno inizia a muovere su e giù le ali e una ninnananna si diffonde nella stanza. Aiko smette di piangere e alla seconda volta che tiro la corda si addormenta nuovamente. Tiro una terza volta la corda, la metto in fondo al lettino, dopo di che prendo il biberon e il latte e mi dirigo verso la cucina.

E' incredibile come tutto qui mi è familiare, come ogni corridoio, ogni angolo sappiano di casa… come se non fossi mai andato via. Mi vien da sorridere se penso a come le cose sono cambiate in questi pochi anni. L'ultima volta che mi sono aggirato per questa casa incombeva la minaccia di Hades, e ora sono padre. Quando arrivo in cucina la cuoca e le cameriere mi salutano con un sorriso e mi lasciano fare tranquillamente. Finito di preparare i il latte faccio per ritornare nella mia camera. Spero che la piccola dorma ancora e che non si sia svegliata. Non avevo proprio pensato alle distanze in questa casa. L'appartamento che io e June avevamo in Italia non era piccolo, ma nemmeno grande come questa villa, quindi potevo facilmente sentire Aiko da una stanza all'altra. Mentre sto per salire il primo gradino, sento dei rumori provenire dall'ingresso, e delle voci che mi chiamano. Il mio cuore accelera i battiti: potrei riconoscere quelle voci fra mille.

Mi volto e mi ritrovo i miei fratelli e lady Saori che vengono verso di me.

- Era ora Shun, ti aspettavamo.- Dice Hyoga con entusiasmo.

Non è cambiato molto, i capelli biondi, gli occhi azzurri ed espressivi, il suo sorriso sono sempre gli stessi, solo i lineamenti del viso si sono fatti più duri.

- Shun...- è tutto quello che Ikki riesce a dire.

Ikki, il mio fratellone, quanto mi è mancato! Ho sentito terribilmente la sua mancanza , mi è mancato tanto. E so che anche a lui sono mancato, così come so che quel mio nome appena sussurrato vuole dire in realtà tante cose, molte di più di quanto potrebbero fare mai tutte le parole del mondo. Per un attimo restiamo a guardarci così, in un gioco di sguardi. Infine, Lady Saory si avvicina.

- Bentornato, Shun -

Il mio sguardo si sposta da mio fratello a lei. In questi tre anni c'è da dire che è fiorita. I lunghi capelli che un tempo arrivavano alla schiena , sono ora lunghi solo fino alle spalle, il suo volto si è fatto più da 'donna', ma ha conservato quell'espressione dolce e gentile che le ricordavo.

- Lady Saori devo ancora ringraziarla per avermi ospitato di nuovo qui.-

- Non dirlo nemmeno per scherzo Shun, riaverti qui è solo un piacere.- dice lei, alzando una mano e sorridendomi gentile.

Le sorrido riconoscente. Poi il silenzio viene rotto da Hyoga.

- Allora dov'è la tua erede? - gli occhi gli brillano di curiosità

- Su in camera che dorme, almeno credo. Sto andando a darle da mangiare, venite con me.-

Saliamo le scale e arriviamo poco dopo davanti alla porta, non sento piangere quindi entriamo con cautela. Indico loro la culla, facendogli segno di avvicinarsi. I tre si avvicinano piano, e quando i loro occhi si posano su di lei, subito l'espressione si addolcisce.

- Cielo, Shun, è splendida!- esclama lady Saori

Sorrido al complimento. Ikki e Hyoga sembrano ipnotizzati, ma si vede che sono felici. Hyoga allunga leggermente la mano e le accarezza delicatamente una manina, ma la leva subito. Come se si sentisse osservata Aiko apre gli occhi. Stranamente non piange, ma resta li, ad osservarci fissa con i pugni alzati.

- Shun, scusa...posso? - mi chiede Ikki timidamente.

Annuisco.

- certamente, in fondo è tua nipote. -

Lui distoglie subito lo sguardo da me , imbarazzato, e la prende in braccio. Come vorrei avere una macchina fotografica a portata i mano per immortalare questa scena: Ikki che tiene in braccio mia figlia.

- Shun, lo sai che anche Shiryu si è sposato? - mi chiede Saori.

- Si - rispondo annuendo - io e June ricevemmo l'invito ma lei aveva appena saputo di essere incinta e non voleva correre rischi. -

Lady Saory fa un cenno d'intesa con la testa. Torno a guardare mio fratello che culla Aiko.

- Ma forse non sai una cosa. Anche Shunrey aspetta un bambino-

Rimango di sasso, e mi volto verso Hyoga che ha pronunciato la frase.

- Stai scherzando?- gli chiedo sorpreso.

Lui scuote la testa.

- Assolutamente. Ci ha telefonato qualche giorno fa per dircelo.-

Che magnifica notizia, Shiryu che sta per diventare padre.

- Allora devo telefonargli al più presto e congratularmi con lui.-

- Gli farà piacere. - asserisce Ikki.

- Sono contento, così Aiko finalmente avrà un cugino, o una cuginetta- dico assorto nei miei pensieri, ma riesco a scorgere le occhiate degli altri che si scambiano. Non capisco, perché si comportano così? Che ho detto di male? Forse si aspettavano che questa notizia mi potesse rattristare perché mi avrebbe ricordato June? Che fossi geloso di Shiryu? Ma non è così: voglio bene a Shiryu, lui è mio fratello e gli auguro tutta la felicità del mondo. So che la morta del maestro e di Seiya sono state un duro colpo per lui, per questo spero che l'arrivo di questo figlio gli riporti un po’ di serenità.

Hyouga parla con Ikki che tiene sempre in braccio la bambina, Saory invece ride e parla con me. E' meraviglioso sentirsi così sereni, circondati dall'affetto di persone care, nonostante il mio cuore sia a pezzi. Quando combattevamo sentivo il calore dei loro cosmi che mi davano forza e coraggio. Oggi avverto il loro affetto nei miei confronti, e non c'è paragone. Questo è di gran lunga più bello.

Aiko inizia a piangere, e vedo mio fratello impacciato perché non sa che fare per calmarla. Mi avvicino e prendo la bambina.

- Non è colpa tua. Questa è fame, Ikki -

Con lei in braccio mi dirigo sul letto e con la mano libera afferro il biberon sul tavolo. Mi siedo e inizio a darle il latte.

- Noi ti lasciamo solo Shun, così puoi fare con tranquillità, con noi non so se ci riusciresti. -

Ridiamo tutti della battuta di Hyoga. Dopo di che li vedo uscire dalla stanza, rimanendo solo con mia figlia. E' stato uno strano momento questo, ma anche importante e molto forte e sono stato felice di averli rivisti.

Aiko neanche finisce il latte che si è già addormentata. Ha sempre fatto così, anche quando l'allattava June: si addormenta a poco dalla fine.

- D'accordo, ora facciamo pure le nanne. -

Ormai parlo continuamente con lei. Proprio come faceva mia moglie. Adoravo starla a guardare mentre l'allattava, o quando , prendendola in braccio, se la portava alle guance , sussurrandole parole affettuose. Era l'immagine stessa della tenerezza.

La metto nel lettino, coprendola col la coperta rosa. Prendo il carillon a forma di cigno e lo faccio andare ancora.. Noto che ormai dorme profondamente e ritorno sul letto. Le deboli note della ninnananna cullano i miei pensieri, rilassandomi. Ma non riesco a dormire, ormai mi addormento tardi , e solo per un paio di notti al massimo. Mi alzo e vado in bagno a farmi una doccia, almeno spazzerà via per un po’ i brutti pensieri. Vorrei farla durare il più a lungo possibile, ma non posso restare in eterno sotto l'acqua, così esco e mi asciugo. Infilo al volo un paio di pantaloni puliti, e rimanendo a torso nudo inizio a asciugarmi i capelli. A un tratto sento bussare alla porta.

Mi affaccio alla porta del bagno e rispondo non troppo forte, in modo a non svegliare la bambina.

- Avanti.-

Dalla porta entra Hyoga che in un primo momento non mi vede, poi si volta alla sua sinistra e mi nota.

- Ah, stavi facendo la doccia. Ti ho disturbato? - Scuoto la testa lasciando cadere l'asciugamano sulle spalle, e uscendo dal bagno. Chiudo la porta alle mie spalle, e tornando a guardare mio fratello noto che tiene un vassoio in mano.

- Ti ho portato qualcosa a mangiare, visto che non ti abbiamo visto a cena. In realtà pensavo stessi dormendo.-

Dormire? E chi ci riesce più? Seguo Hyoga con lo sguardo mentre posa il vassoio sul tavolino.

- Sei stato davvero gentile, ma non ho fame. -

- Andiamo Shun, qualcosa devi metterla nello stomaco. Tatsumi ha detto che da quando sei arrivato non hai mangiato nulla. -

Mi siedo sul letto.

- Non ho fame Hyoga, davvero-

Scuote la testa rassegnato.

- Credi ti faccia bene stare a stomaco vuoto?- mi rimprovera.

Ma non attende una mia risposta. Lentamente, si avvicina al lettino di Aiko, non troppo. Mi avvicino a lui.

- Non devi preoccuparti per me , Hyoga-san-

Lui mi guarda serio, ma non replica, in tutta risposta alza le spalle rassegnato. Poi entrambi guardiamo nel lettino.

- Carino il carillon, grazie-

- Cosa?- mi chiede non capendo .

Con un dito gli indico il carillon ai piedi del lettino.

- Ah, quello. - Mi guarda divertito. - Come fai a sapere che è un'idea mia e non di Ikki? -

Rido appena.

- Un cigno...non è che mi occorra tutta questa fantasia Hyoga.-

Sorride, e si volta indietro, tornando verso il tavolo. Prende in mano il vassoio.

- Visto che non hai fame lo porto via, ma se ti venisse vai pure in cucina, okey? -

- D'accordo. Grazie.-

- Smettila di ringraziarmi, lo sai che non ce n'è bisogno.- Si avvia verso la porta, mette la mano libera sulla maniglia, e dopo pochi secondi esce richiudendo la porta alle spalle.

Vado verso la finestra e guardo fuori, verso il cielo. Ormai è notte e il cielo è coperto da un manto di stelle.

Lascio le tende leggermente aperte e finisco di asciugarmi i capelli con l'asciugamano. Quando ho finito lo metto sulla sedia, e mi butto sul letto voltandomi a guardare le stelle. Senza rendermene conto inizio a canticchiare la musichetta del carillon, e dopo un po’ , vinto dalla fatica del lungo viaggio, e dalla stanchezza mi addormento.

Mi risveglio neanche due ore più tardi.

A svegliarmi è stato un incubo. Anche se non era un vero e proprio incubo. Sognavo che June, china sulla culla di nostra figlia, diceva che mi amava, che ci amava entrambi ma che d'ora in poi avrei dovuto occuparmi di Aiko senza di lei. Mi passo una mano sulla fronte, asciugando in parte il sudore. Guardo l'ora...è quasi l'una. Mi siedo sul letto lasciando penzolare i piedi nel vuoto.

Quel sogno è stato ...davvero terribile per certi versi e mi ha un po’ scosso. Non so se ce la faccio senza June. Ci sono momenti in cui mi sembra impossibile andare avanti senza di lei.

Come se mia figlia avesse captato in qualche modo l'angoscia che mi attanaglia, inizia a piangere. Mi avvicino a lei, e la prendo in braccio. Normalmente si calma subito, ma stavolta no, forse perché non sono calmo nemmeno io. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, ma le ricaccio indietro quando sento qualcuno bussare. Senza attendere la mia risposta la persona che ha bussato entra.

- Ikki., che ci fai sveglio a quest'ora?-

Gli chiedo mentre cullo la bambina.

M'indica con un il pollice la parete dove sta il mio letto.

- Ho la stanza accanto. Ho sentito Aiko piangere.-

- Ti ha svegliato? Mi dispiace Ikki..-

Lui scuote la testa e mi si avvicina.

- Non importa.-

Mi siedo sul letto, con lei in braccio e mio fratello segue il mio esempio.

Restiamo in silenzio fin quando la piccola non si riaddormenta cinque minuti più tardi. La metto dentro al lettino e torno a sedermi vicino a Ikki.

- Sembri stanco, Shun.- mi dice serio, guardandomi.

Sembro? Solo? Ah, allora okey, finché lo sembro va tutto a meraviglia.

Non rispondo.

- Da quanto non riposi come si deve? - domanda ancora.

- Da un po’. – è la mia risposta laconica

Altro silenzio, interrotto ancora da una sua domanda.

- Shun, come...come mai non sei tornato subito in Giappone dopo...? -

Lascia finire la frase nel vuoto. Dopo l'incidente di June. Sospiro, e cerco di raccogliere il fiato per rispondere.

- C'erano alcune cose da sistemare, Ikki. Il funerale…la sepoltura...le sue ultime volontà erano che fosse sepolta sull’isola di Andro...- ma non riesco a terminare la frase.

Ormai ho trattenuto le lacrime troppo a lungo, mi volto per non farmi vedere da mio fratello, ma con mia grande sorpresa mi ritrovo a piangere sulla sua spalla. E' leggera la sua carezza che sento fra i miei capelli. A quel punto mi lascio andare. Con lui lo posso fare. Se non si può essere se stessi nemmeno con il proprio fratello con chi lo si può fare? E’ da quando è morta mia moglie che continuo a trattenere le lacrime.

- Iniziavo a chiedermi quando avresti ceduto. - Sussurra dolcemente.

Resto così ancora per qualche minuto, poi lentamente mi stacco dalla sua spalla.

- Scusa. Ho cercato di trattenermi, di non cedere davanti a voi...-

- Shun, scusami, ma da quando ....con noi sei sempre stato così spontaneo…perché ora questa novità?- Chiede sorpreso.

- Be, ora sono padre e...-

- Santo cielo Shun! - mi riprende - Hai appena perso tua moglie. Sei un padre si, ma distrutto dal dolore. - Poi la sua voce si addolcisce.- Nessuno di noi , qui , si aspettava di vederti ridere e scherzare come se nulla fosse. - Finisce mentre avvicina una mano al mio viso e con il pollice mi asciuga le lacrime agli occhi.

- Dovresti riposare - dice accarezzandomi.

- A dire la verità, stasera mi ero addormentato presto come non succedeva da tempo. Ma prima un incubo, e poi la bambina che piangeva...- Mentre dico così Aiko inizia nuovamente a piangere. Mi alzo per andare verso di lei, ma Ikki mi ferma.

- Lascia, stanotte ci penso io. Tu vai di la nella mia stanza a riposare. -

Lo guardo sorpreso.

- Ikki, no...-

- Cos'è non ti fidi? - mi chiede mentre si avvicina alla culla

- Non è questo...è che non ti lascerà dormire-

Prima di chinarsi verso Aiko si volta a guardarmi.

- Oh, io una notte di sonno posso pure perderla, ma tu se ne perdi un'altra avrai delle occhiaie da far impallidire Frankestain-

Ikki prende poi mia figlia , che sembra calmarsi un po’.

- Su, Shun, vai-

Lo guardo perplesso.

- Sicuro?- gli chiedo.

- Certo, vai.-

Alzo le spalle e faccio un sorriso.

- Come vuoi-

- Notte Shun-

Mi avvio verso la porta, prima di uscire mi volto verso di lui.

- Grazie, fratellone-

E mi richiudo la porta alle spalle senza dargli il tempo di replicare. Sento la bambina piangere e calmarsi quasi subito. Sorrido, dimenticavo che Ikki ha cresciuto me. Apro la porta, o meglio finisco di aprirla, mio fratello l’aveva lasciata aperta, ed entro. Mi guardo intorno, e poi chiudo la porta alle mie spalle.

Mi dirigo verso la scrivania: il caos regna sovrano…penne, libri…indumenti sparsi.

  • Non sei cambiato per niente, fratello.- dico fra me e me con un sorriso.

Il ripiano più alto però è perfettamente in ordine, non c’è nulla a parte due foto incorniciate.

Una è mia, scattata poco prima della mia partenza. L’altra è…il cuore perde un battito. Allungo la mano e sfioro la superficie, come ad accarezzare la persona ritratta. Seiya. Il mio fratellino.

Pochi sanno che Seiya era più piccolo di me di qualche mese. Stringo per un momento la foto forte a me. Dio, quanto mi manchi, Seiya. La rimetto a posto e la fisso ancora per un po’. Deve mancare molto anche ad Ikki, anche se litigavano come cani e gatti. Ma la verità è che manca moltissimo a tutti, nessuno escluso. Ci ha lasciato un vuoto enorme, un vuoto che non potrà colmare mai nessuno. Infine lancio un ultimo sguardo alle stelle, e mi dirigo nel letto disfatto. Dopo poco la stanchezza mi vince e mi addormento.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Satoshi ***


Satoshi.
 
Il sonno che sopraggiunge non è quello tranquillo e sereno dei bambini, come quello di Aiko, ma è un sonno agitato, e tuttavia è sempre meglio di niente. Sempre meglio delle lunghe veglie notturne che faccio da un mese a questa parte. Mi  sembra di essermi addormentato da poco quando sento qualcuno entrare come un tornado nella camera e gridare..
- Buongiorno, Ikki !! -
La voce allegra e squillante di Hyoga. Incredibile come a volte somigli così tanto a Seiya nei modi di fare. Mi scopro dalle coperte, tanto lui a già tirato le tende.
- Lo svegli sempre così mio fratello? -
Gli domando con uno sbadiglio e mettendomi seduto sul letto.
- Shun! Ma che ci fai qui?-
Mi siedo lasciando penzolare i piedi dal letto e mi passo una mano fra i capelli.
- Ikki mi ha ceduto la stanza per stanotte, voleva che dormissi.-
Mio fratello si siede accanto a me, passandosi una mano sulla nuca
- Scusa, non volevo svegliarti-
- Non importa.-
Lui punta su di me i suoi occhi azzurro cielo, così sereni ma capaci di leggerti dentro.
- Hai pianto.-
Non è una domanda, è un affermazione, sicura come può esserla solo quella di un fratello, di una persona che ti conosce meglio di chiunque altro. Ma non lo so… porto una mano agli occhi e li sento umidi. Probabilmente devono essere anche rossi. Strano, prima di infilarmi sotto le coperte di Ikki mi sembrava di aver asciugato gli occhi.
- Io…non me n’ero accorto-
- Cos’è, mi prendi in giro?- chiede Hyoga accigliato
- No, probabilmente devo aver pianto nel sonno.-
E non ho bisogno nemmeno di tanta fantasia per capire cosa devo aver sognato…mia moglie, la mia bellissima e dolce June. Ormai posso vederla solo nei miei sogni.
- Shun…- inizia Hyoga, ma lascia cadere la frase.
Invece di continuare a parlare mi cinge in un abbraccio, forte e pieno di calore. Quasi sembra che non voglia lasciarmi andare più. Sono io che non vi lascerò andare mai più, fratellini miei.
- Ci siamo noi, Shun.-
L’abbraccio del mio biondo fratello sembra non dover finire mai
- Hyoga….mi stai soffocando- scherzo.
Lui si stacca da me, mi guarda e ride divertito.
- Scusa- mi dice guardandomi negli occhi.
Gli sorrido e scuoto la testa. Avevo bisogno di sentire il suo affetto.
- Torna a dormire.- mi dice dolcemente
- No, ormai sono sveglio. Vado a controllare Aiko.-
Rispondo mentre apro la porta ed esco. Hyoga mi segue  per qualche passo.
- Secondo te, è stato Ikki a far addormentare Aiko o il contrario?- scherza lui.
Poggio la mano sulla maniglia della mia camera e cerco di soffocare una risata per la sua battuta. Da quanto tempo non ridevo.
- D’accordo, io vado a farmi due passi.- mi dice serio Huoga- ci vediamo più tardi, Shun-
Annuisco, e apro delicatamente la porta. La scena che mi si presenta davanti è…tenera.
- Hyoga.- Richiamo mio fratello che  si è allontanato di qualche passo.
- Cosa c’è, Shun?-
Gli faccio segno con la mano di avvicinarsi
- La risposta alla tua domanda di poco fa  - e con un cenno della testa gli indico di guardare dentro.
Al centro della stanza, Aiko dorme a terra sopra a uno strato di cuscini  che Ikki deve aver usato a mo’ di materasso, accanto a lei, Ikki dorme sul nudo pavimento, e una grande coperta rosa avvolge entrambi.
- Aiko ha messo a dormire suo zio, direi- Scherza Hyoga.
Entrambi soffochiamo una risata, ma quella scena credo abbia intenerito entrambi. Tornare qui, in qualche modo, è la stata la scelta giusta.
- Io vado Shun- mi dice Hyoga mettendomi una mano sulla spalla. Annuisco e lo guardo andare via. 
Quando la porta della mia camera è di nuovo chiusa, torno a guardare le due ragioni della mia vita, sia Ikki che Aiko  hanno un aria così serena. Certo che anni fa non mi sarei mai sognato  che un giorno avrei assistito ad una scena simile. 
Mi avvicino delicatamente a mia figlia, la sollevo con cura e la adagio  nel suo lettino. Poi torno a guardare mio fratello, devo svegliarlo, non può continuare a dormire li per terra.
- Ikki.- lo chiamo, chinandomi accanto a lui e toccandogli un braccio. Lui si muove appena.
Distrutto completamente. Mi  vien da ridere: centinaia di avversari in passato non sono riusciti a ridurlo in  questo stato.
- Niisan- lo chiamo nuovamente come usavo fare un tempo.
Lentamente apre gli occhi.
- Shun…-
Si porta una mano al viso, stropicciandosi gi occhi.
- Buon giorno- gli dico
Lui d’un tratto si sveglia e si mette seduto.
- Aiko…-
Guarda accanto a se non trovandola.
- l’ho messa nel suo lettino. Dorme ancora.- rispondo mettendomi seduto sul letto e guardando mio fratello.
Lui scosta la coperta rosa da sopra di se, e cerca di svegliarsi completamente
- Che ore sono?- mi chiede
Guardo l’orologio sulla sveglia della scrivania
- Le sette e mezza.-  rispondo- da quanto stavi dormendo sul pavimento?- gli chiedo con un sorriso
- Non ne ho idea, Shun.-
Rido piano
- Lo trovi divertente, fratello?- chiede, anche lui leggermente divertito
- Scusami-
Lui si alza e si viene a sedere accanto a me.
- non hai dormito molto, vero, Shun?-
Mi volto a guardarlo.
- molto di più di quanto sono riuscito a fare nell’ultimo mese invece. Grazie-
- Di nulla.-
Veniamo “interrotti” dal mio stomaco che brontola. Arrossisco imbarazzato, poi mi rivolgo a lui mentre mi alzo.
- Vado a mettere qualcosa nello stomaco. Puoi guardare ancora un po’ la bambina?-
- Finalmente!! Temevo iniziassi lo sciopero della fame. – sorride- Vai pure. –
Ci scambiamo uno sguardo. Dopo essere stati lontani per così tanto tempo ora abbiamo bisogno entrambi di ‘cercarci’ fisicamente. E’ una novità per entrambi, soprattutto per Ikki, credo. Ma abbiamo tempo per recuperare tante cose. Sono tornato in Giappone, a casa. Ora non c’è altro posto dove vorrei essere. Scendo a fare colazione e porto dietro il necessario per preparare quella di Aiko. 
Mi accorgo di essere affamato, e mangio volentieri quello che c’è anche se cerco di non esagerare. Una volta finito di mangiare preparo il latte  per mia figlia, Quando ho finito torno in camera., dicendo a mio fratello che se vuole può andare a dormire. Ne ha bisogno: sbadiglia ogni due per tre.
Alla fine lo convinco  che sto bene e che non ho bisogno di riposare ulteriormente. Lo guardo mentre lascia la mia stanza. Penso a Hyoga e A Ikki a come devono essersi sentiti soli, qui a villa Kido con Seiya morto e Shiryu ed io lontani. Ma ora sono tornato, andrà meglio per tutti, credo.
Mi viene voglia di uscire a fare due passi, così dopo aver dato da mangiare ad Aiko  esco per fare una passeggiata, anche se è piuttosto presto Cammino lentamente spingendo  la carrozzina davanti a me, ringraziando il cielo che Villa Kido sia situata in periferia, fuori dal cuore di Tokyo, lontano dal caos e dal frastuono. Mentre cammino incontro donne con i propri figli, vecchiette che mi rivolgono uno  sorriso gentile, e qualche studente ritardatario. L’aria è frizzante, l’estate sta per  cedere  il posto all’autunno. L’Italia era bella ma non c’è paragone con il Giappone. Il mio Giappone. Qui tutto è più…calmo, rilassato. La gente, per fino gli studenti che ritardano, non vanno di fretta nel senso più stretto della parola, la gente  procede con calma verso le proprie mete. Una ragazza, poco più grande di me, probabilmente ha appena iniziato ad andare all’università, mi ha chiesto un ‘indicazione, e prima di ringraziarmi  ha rivolto uno sguardo a mia figlia, mi ha sorriso dicendo che è una bella bambina. La gente qui è più gentile, cordiale, dà importanza tanto alle grandi, quanto alle piccole cose.   Forse questo luogo, i miei fratelli, e la gente di qui riusciranno a lenire il mio dolore.
Senza rendermene conto sono arrivato davanti al cimitero. Un tuffo al cuore e il pensiero che corre a June. E’ un bene che l’abbia sepolta sull’isola di Andromeda, altrimenti credo che trascorrerei tutto il tempo sulla sua tomba. Se n’è andata da troppo poco tempo, e il dolore per la sua perdita è ancora forte, e troppo vivo ancora il ricordo di lei per pensare che mi abbia davvero lasciato. Che abbia lasciato Aiko. Ma qui, ho sepolto qualcun altro: Seiya. Senza pensarci due volte mi dirigo  verso la sua tomba, ma ci sono stato solo due volte prima della mia partenza , e faccio fatica a ritrovare il luogo dove  riposa., ma alla fine riesco a trovarla. Mi dispiace non aver pensato a prendere dei fiori, ma vedo che ce ne sono di freschi, rossi e gialli. Anche il resto è  pulito e in ordine, probabilmente i miei fratelli devono venire qui spesso, è evidente che non sono l’unico a sentirne la mancanza. Prendo mia figlia in braccio la cullo dolcemente mentre guardo la foto di Seiya. Ieri sera ho visto Aiko in braccio a Hyoga e Ikki, come avrei voluto vederla in braccio a te. Se potessi far avverare un desiderio sarebbe quello di riavere June e Seiya, ma lo so: nessuno dei due tornerà da me. Solo nei miei sogni li posso ancora vedere.  Mentre sono li, a contemplare  la foto di mio fratello sento dei rumori dietro di me, come dei passi di qualcuno che corre. Mi volto e vedo venire verso di me un bambino di circa due anni e mezzo, forse tre. Lo guardo e sento il cuore che per un attimo si ferma. Ha i capelli castano chiaro, leggermente tendenti al rosso come i miei ma spettinati e ribelli, ha grandi occhi nocciola e l’aria di un monello. Quegli occhi, quei capelli arruffati…non è possibile. Da dietro arriva una donna che lo chiama
- Satoshi quante volte ti ho detto che…- S’interrompe e guarda nella mia direzione.
I nostri sguardi s’incrociano, fisso la giovane donna che mi sta davanti. E’ alta,  come me, ha capelli biondo rame, grandi occhi verdi, snella, mi somiglia. Ha l’aria tremendamente familiare  ma non ricordo dove l’ho vista. Chi è?
- Shun- mormora
Mi conosce. Meraviglioso, peccato che io proprio non riesca a ricordare, deve capire dal mio sguardo attonito che non la riconosco. Sorride leggermente.
- Accidenti, cavaliere di Andromeda non riesci a riconoscermi senza la mia maschera da sacerdotessa guerriera? Un ‘Thunder Claw’ aiuterebbe?- Scherza gentile
In un attimo capisco.
- Shaina?.-
lei mi sorride gentile, poi lentamente fa qualche passo verso di me e, un po’ goffamente, mi abbraccia, stando attenta a non far del male alla piccola che ho ancora in braccio.
- E’ bello rivederti, Shun.-
Ricambio la stretta
- Anche per me.-
Ci separiamo, e lei guarda mia figlia.
Stavolta il suo sorriso è radioso.
- E’ un angelo. Complimenti.- 
- Grazie.-
Poi si fa più seria
- Mi dispiace per la tua perdita.-
Le sorrido debolmente
- sei gentile.-
Il bimbo in tanto si è messo a giocare con dei sassi  vicino alla tomba di Seiya, lui si volta e guarda Shaina.
- Mamma- la chiama.
Per poco non lascio cadere mia figlia. Mamma? Shaina è….
- Mamma?- Domando sorpreso.
- Si, Shun lui è Satoshi.-
Lo dice orgogliosa, e come se quell’informazione sul nome dovesse aiutarmi a capire tutto, ma non è così. Vedendo la mia espressione ancora sorpresa, lei si fa più seria.
- Non dirmi che i tuoi fratelli non ti hanno detto niente?-
Scuoto la testa.
- Oh cavoli. Non ci posso credere. E’ strano.-
Poi prende in braccio il bimbo.
- Andiamo via di qui, Shun. Devo raccontarti una storia.-
 
 
Siamo a casa sua, non abita lontano da villa Kido, ma è più vicina al mare. Aiko nella sala da pranzo attigua dorme serena nella carrozzina, mentre Satoshi, mio nipote,  gioca girando per la casa con vari giocattoli. Io e Shaina siamo seduti al tavolo della cucina uno di fronte all’altra, con un bicchiere di succo d’arancia fra le mani.
Shaina sospira.
- E così orai sai tutto, Shun.-
La storia che mi ha appena raccontato non è niente di straordinario, è solo una storia d’amore. Tre anni fa,  la notte prima della battaglia con Ade, Seiya incontrò Shaina per dirle quello che provava e per salutarla, e finirono per amarsi. Quella notte è stato concepito Satoshi. Ovviamente lei se ne accorse un mese dopo la morte di mio fratello. Decise quindi di raggiungere il Giappone, perché voleva far crescere qui suo figlio, perché l’uomo che ha tanto amato era giapponese. Ma quando arrivò qui io ero già in Italia con June.
Restiamo in silenzio per un po’, poi lei scuote la testa
- Mi sembra impossibile che i tuoi fratelli non ti abbiano detto nulla.-
- Forse non volevano farlo per telefono o per lettera. Sai certe cose sono meglio dette a voce. E sono arrivato solo ieri.. Probabilmente me ne avrebbero parlato con calma. Dubito che immaginassero che ci saremmo incontrati.-
Ridiamo alla mia ultima frase. Quante possibilità c’erano che io e Shaina potessimo incontrarci al cimitero il giorno dopo il mio arrivo qui.?
Smetto di ridere e guardo Satoshi mentre attraversa la cucina con un piccolo aereo in mano, per poi scomparire di nuovo nelle altre stanze: è il ritratto di Seiya, tranne che per il colore dei capelli che sono più simili a quelli di Shaina.
- Mi sorprende che tu non l’abbia chiamato Seiya-
Sospira, abbassa gli occhi e inizia a giocare con il bicchiere che tiene fra le mani.. Infine, lentamente, mi risponde.
- Ci avevo pensato, in realtà . Però una volta, scherzando, Seiya mi aveva detto che se avesse potuto dare un nome per un suo ipotetico figlio, gli piaceva il nome Satoshi. E allora l’ho chiamato così-
Sorride triste
- Non c’è bisogno che mio figlio porti il nome di suo padre per ricordarlo. Seiya è parte di me, lo sarà sempre.-
Annuisco. Capisco fin troppo bene quello che vuole dire. June per me è ancora viva. Vive nei miei ricordi, nell’amore che ancora provo per lei. E’ lo stesso vale per Shaina. Le persone che abbiamo amato non sono svanite dentro di noi solo perché la morte ce le ha portate via, e non possiamo più vederle. Inoltre Aiko e Satoshi sono li, davanti a noi , prove tangibili dell’amore verso quelle persone, il dono più bello che potessero lasciarci. I nostri figli ci ricorderanno per sempre delle persone che abbiamo amato e perduto.
Mi alzo lentamente dalla sedia.
- Vado a prendere Aiko di là e tolgo il disturbo.-
- Ma quale disturbo? Dopo tre anni sei più che il benvenuto Shun-
- Grazie, sei gentile. Ma devo andare: fra un po’ Aiko deve  mangiare.-
Lei annuisce, e io vado nell’altra stanza ma mi fermo sulla soglia a guardare la scena che mi si para davanti: Satoshi è salito su unna sedia e si è seduto sul piccolo tavolo rotondo della sala e guarda dentro la carrozzina di Aiko, una manina appoggiata sul bordo la fa dondolare dolcemente. Mi avvicino piano, non dico nulla. Lui, mi guarda e tutto serio mi dice:
- Si era svegliata ma io l’ho fatta dormire facendo così- mi spiega mostrandomi il segno del dondolare la carrozzina.
Gli sorrido e gli passo una mano fra i capelli.
- Che bravo. Fortuna che c’eri tu. Io di l’ha non l’avevo proprio vista.-
- Però non l’ho toccata. Mamma dice che i bambini piccoli non si toccano. Lo dice sempre quando andiamo al parco e vedo i bambini  piccoli.-
- Mi sembra una cosa giusta.- gli rispondo, poi mi avvicino a lui. – però se vuoi, puoi dare una carezza ad Aiko.-
- E non ti arrabbi?-
- No. Ti ho dato il permesso, non mi arrabbio piccolo.-
Lui sorride, illuminandosi tutto. Poi, lentamente poggia una manina sulla testina di mia figlia.
. che bello, sembra un peluche!- Esclama sentendo sotto la mano la tenera capigliatura rada della cuginetta. A stento riesco a soffocare una risata. Mio nipote mi piace già.
- Satoshi!-  lo riprende Shaina entrando.- Ma ti sembra una cosa da dire?- chiede anche lei divertita
- Ma è vero . Senti anche tu mamma.-
- Guarda che se ti comporti così tuo Zio Shun non ce la farà più vedere.- dice mentre ride
Lui mi guarda
- Tu sei lo zio Shun di cui parla Zio Ikki?-
Mamma mia, che impressione sentirmi chiamare Zio, e che impressione sentir chiamare Ikki zio. Dove sono i nemici che non più tardi di tre anni fa  si riferivano a noi con ‘Cavaliere’? Lontani nel tempo, grazie a Dio.
Annuisco.
- Na adesso te ne vai?- chiede lui un po’ triste.
- Si, vado a casa.-
- Ma lì, dall’altra parte del mondo?-
- No. Vado a Villa Kido, dove sta anche lo zio.-
- E ti fermi qui per sempre sempre?-
Annuisco.
- Tornerai a trovarmi?-
- Si, certo.-
- E posso ancora accarezzare lei?-
- Ma certo.-
Te la lascerò accarezzare ogni volta che vorrai, piccolo mio, mi ritrovo a pensare intenerito dalla interesse che Satoshi mostra verso la mia piccola.
Lui mi sorride e mi butta le braccia al collo.
- Evviva, grazie.-
 
Lo stringo un attimo a me. Tesoro mio, come ho potuto stare tre anni senza sapere che c’eri?
Dopo averlo messo giù gli arruffo un ultima volta iu capelli, poi prendo la carrozzina ed esco salutando Shaina e Satoshi.
Mentre percorro la strada per tornare a casa  la mia testa inizia a pensare senza che ne anche me ne renda conto pienamente, e mentre lancio uno sguardo alla mia bambina vengo colto improvvisamente da una specie di nostalgia e di dolore al  petto. Aiko…lei mi ha reso un uomo diverso. In passato ho combattuto molte battaglie, affrontato mille nemici, sentito nelle mia narici l’odore acre della morte  che la guerra porta con sé. Non ero contento di quello che facevo, e credo non fosse un segreto per nessuno. Ma lo facevo perché era il mio dovere, per essere al fianco dei miei fratelli e per salvare Lady Saori, la mia dea e difendere l’intera umanità.. Eppure, lo giuro, non mi sono mai sentito tanto forte come da quando è nata mia figlia. Per difenderla combatterei da solo contro tutti i nemici del mondo. Penso a Seiya, al mio fratellino,  e mi sembra ingiusto che non abbia potuto conoscere sui figlio. Dopo tante battaglie, sacrifici, aveva diritto a un po’ di felicità. Avrebbe amato quel bambino, lo so. Se le cose fossero andate diversamente, chissà, magari adesso mi  sarei  incamminato  verso villa Kido con Seiya al  mio fianco che teneva sulle spalle Satoshi., avremmo parlato, forse lui avrebbe tentato di consolarmi dalla mia perdita…avremmo vissuto insieme la nostra paternità. Ma il passato non si può cambiare e il presente è quello che è. 
Arrivo a villa Kido con ancora tutti questi pensieri nella testa. Sulla soglia di casa, con la porta aperta, ci sono ad attendermi Ikki e Hyoga. Scaccio questi pensieri,  sorrido e vado incontro ai miei fratelli. Questa sera parleremo di tante cose.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
 
Ad anni di distanza posto il nuovo capitolo di questa storia. Ci sono stati eventi che mi hanno portata per molto tempo lontana dal pc, e seri problemi di salute. Inoltre non sempre sapevo bene cosa scrivere e come proseguire. Questo è il risultato del secondo capitolo.  Non so se è il meglio che potevo fare, ma nel complesso ne sono soddisfatta. Spero vi piaccia almeno un pochino.
Il prossimo capitolo dovrebbe essere l’ultimo. Non chiedetemi però quando arriverà perché non ne ho davvero idea. Posso solo chiedervi di attendere fiduciosi, e di continuare a sostenermi. Un grande abbraccio a tutti quelli che, con pazienza, sono  rimaste in attesa di questo capitolo. Ditemi che ne pensate.
A presto!
 
 

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