the good things don't last long. ♥

di magic mellah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** fuusuke, the little liar. ♥ ***
Capitolo 2: *** the diversity of Fuusuke. ♥ ***
Capitolo 3: *** Reize is obsessed with Fuusuke. ♥ ***
Capitolo 4: *** eyes. ♥ ***



Capitolo 1
*** fuusuke, the little liar. ♥ ***





the good things don't last long. ♥

fuusuke, the little liar. ♥

 

 

 

Fuusuke girovagava nello stadio del football frontier, vestito come un ragazzino sfigato delle scuole medie; certo, aveva quindici anni, ma, a differenza dei ragazzi della sua età, lui non andava a scuola. Comunque, quella situazione era piuttosto imbarazzante.
Aveva dei pantaloni neri, camicia bianca, e occhiali a lente ovale, che lo rendevano ancor più sfigato, contando i vestiti. In mano aveva un block-notes, e una matita, per prendere appunti sui vari membri della Raimon, la squadra che in quel giorno aveva vinto la finale del football frontier contro la squadra capitanata da Afuro Terumi, che aveva come allenatore Kageyama. Doveva essere davvero forte, la Raimon, se aveva battuto una squadra come quella.
Suo padre gli aveva detto che tutte le squadre che Kageyama aveva avuto come allenatore non perdevano mai. Aveva portato la royal academy come squadra di calcio invincibile in Giappone per quaranta anni, che poi era stata battuta.
Sospirò, e a passi lenti scese i gradini dello stadio, rischiando di cadere varie volte a causa di tutta quella folla; lui odiava la folla. E poi lo vide. Vide Mamoru Endou che stava parlando con qualche giornalista, e si avvicinò anche lui, con fare curioso, per poi sentire cosa rispondeva il ragazzo alle domande dei giornalisti. Insomma, nulla di che.
Era il classico ragazzino che adorava fare il bambino, e adorava il calcio come se fosse la sua vita. Gli piaceva, Endou. Quel suo ottimismo, quel suo sorriso, quella sua voglia di giocare. Il suo perfetto contrario.
Man mano dei giornalisti sparivano, molto probabilmente per andare a intervistare anche gli altri componenti della squadra, e lo sguardo di Mamoru incrociò quello di Suzuno, per un secondo, ma sentì un piccolo brivido percorrergli la schiena. Si sentiva bene, stranamente. Era leggermente contento del fatto che mentre era stato guardato dal castano, gli aveva anche sorriso. Nessuno lo faceva più per lui da qualche tempo, se non Burn che lo faceva maliziosamente.
Si risvegliò dalla sua trance quando si sentì prendere per un polso, ed essere portato via da qualcuno, che identificò come Endou Mamoru. Se aveva intenzione di scappare via con lui per sempre, gli avrebbe dovuto dire no, per sfortuna.
«Ciao!» esclamò il ragazzino, facendo un sorriso a trentadue denti. Lo osservò meglio; aveva dei tratti molto infantili, anche se si poteva ben capire che era un ragazzo, invece di un bambino. I capelli erano leggermente scompigliati, gli occhi color cioccolato assomigliavano a quelli di un cerbiatto, fottutamente innocenti, mentre il suo sorriso era il sorriso più sincero che aveva visto negli ultimi anni.
«Ciao.» disse solamente Suzuno, dimenticatosi improvvisamente del suo compito. Non era annoiato, o semplicemente incantato, ma come nel suo stile: freddo. Ma il coetaneo sembrò non farci caso, e continuò a parlargli allegramente.
«Oh, mi è sembrato di capire che mi dovessi fare delle domande, e poiché mi annoiavo in mezzo a tutti quei giornalisti troppo cresciuti, per me, sono venuto qua per parlare in santa pace.» fece un risolino, quello.
Erano negli spogliatoi nella Raimon, e visto che nessuno aveva accesso lì, se non i giocatori — e anche il loro allenatore -, che erano però sicuramente intervistati, ci avrebbero messo un bel lasso di tempo, per entrare lì.

«Oh, vero.» e, finalmente, il ragazzo si ricordò del suo compito.
«Chiedimi quello che vuoi, dai!»
E così parlarono, anche se non seppe per quanto. Vide dall’orologio che era appeso alla parete che era passata una mezzora, e si meravigliò. Il tempo era passato così velocemente...
Storse il naso e si alzò dalla panchina, andando verso la porta.
«Ci vediamo Endou Mamoru. Devo dire che è stato un vero piacere fare la tua conoscenza.» e se ne andò, così, senza neanche aspettare una risposta di Mamoru.
In realtà non aveva avuto minimamente intenzione di fare domande a Endou, riguardanti sulla sua vittoria o altro, ma doveva farselo amico, per il suo bene e quello dell’accademia.
Tornò tardi, all’Aliea Gakuen. Non mangio, non si lavò, e non si cambiò. Si buttò solo stancamente sul letto della sua camera, come se fosse morto, e senza un motivo preciso ripensò al ragazzo con gli occhi color nocciola, a quanto fosse fortunato, lui. Quasi sicuramente aveva una famiglia, una casa, dove poteva andare, tanti amici.
Ripensò a prima, quando aveva parlato con Endou. Tutto sembrava essersi fermato, eppure il tempo passava. Non sentiva più lo snervante ticchettio che emetteva quel dannato orologio appeso alla parete degli spogliatoi, e neanche le urla dei tifosi contenti per la vincita della Raimon.
Sentiva solo lui. Solo Endou che parlava, e basta.
«Allora è vero che le cose belle durano poco...» ripensò varie volte a questa frase, e verso le tre di notte era riuscito ad addormentarsi, sapendo che il giorno seguente si sarebbe dovuto svegliare alle sei e mezzo per gli allenamenti mattutini.

 

 —

 

Quel momento, mentre era in viaggio per Hokkaido, Suzuno non poteva fare altro che non essere contento. Sarebbe andato nella sua città natale, ma di questo non gli importava, in realtà. Era felice — nonostante non lo mostrasse, chiaramente - per il fatto che dopo mesi e mesi di caldo afoso, sarebbe andato in un posto dove avrebbe fatto freschetto — perché sì, quello per il ragazzo non era un nulla, se non freschetto -, e avrebbe rincontrato Mamoru, di nuovo.
A quanto pare tutta la Raimon era diretta lì per incontrare un famoso giocatore conosciuto col nome di Shirou Fubuki, e anche lui usava le tecniche di ghiaccio. Un giorno si sarebbe voluto confrontare, con quel ragazzo, ma in un altro momento, visto che la sua permanenza che per Endou doveva essere "casuale", avrebbe assistito agli allenamenti della Raimon, o sperava almeno di incontrarli. Certo, la città di montagna non era tra le più grandi, ma non era neanche minuscola e avrebbe trovato il ragazzo in due secondi.
Ora era nel pullman, col suo peggior nemico, Burn, che si stava trasformando in un ghiacciolo — ben gli stava il "ghiacciolo", siccome lo chiamava sempre così -, nonostante indossasse una canottiera, una maglia di lana, una felpa, e poi un giubbino. Invece Fuusuke aveva solamente una maglia a maniche lunghe viola, anche leggera, eppure lui stava benissimo, per sua fortuna.
Era una seccatura, quel viaggio. Era nel pullman da quattro orette, e per arrivare ci voleva ancora una bella e lunga oretta, e non sapeva neanche come trascorrere il tempo! Con Burn non aveva voglia di parlare, il telefono era scarico e come se non bastasse lo spazio per fare disegnini idioti sulla finestra era finito, purtroppo, e di certo non si sarebbe messo ad alitare come un cretino contro il vetro, per disegnare ancora qualcosetta. Avrebbe certamente preferito viaggiare con il teletrasporto dell’Aliea — ovvero un pallone -, ma suo padre non voleva, poiché diceva che così si sarebbe fatto notare.
Si addormentò, e appena si risvegliò s’incominciò a dare qualche piccola sberla in faccia, com’era solito fare per svegliarsi completamente. Guardò le sue mani, coperte di nero; molto probabilmente tintura, o era qualche pennarello.

 

«Burn, scappa

 
 

 

mari corner.
 

picchiatemi, linciatemi. siate violenti, dai. #violenzatimeformariella.
allora allora, qui ci vogliono spiegazioni- prima di tutto io adoro questa coppia demmerda creata da me, tanto crack ma la amo, punto ;uu; insomma, nessuno li cagherà, ma chissene- dopotutto una fic deve sempre prima piacere a me e poi a voi. looool. no dai scherzo. io sono una tipa che vuole sapere il parere degli altri, e se, ovviamente ci sono errori vorrei sapere in cosa ho sbagliato.
perché sicuramente ci sono tanti orrori o altro, eh; comunque parliamo della fic, su. questa è una what if, e se. qui suzuno incontra mamoru alla fine del football frontier, gnh, ma ovviamente lui è della aliea gakuen. insomma, fa amicizia con mamoru perché così ha la possibilità di seguire i suoi progressi e quella della inazuma, così da riferire tutto alla aliea c: ma okay, fa schifo come idea, bene- comunque ora come avete visto si passa in hokkaido, e chiaramente anche lì deve incontrare mamoru, ma viene accompagnato da burn-
no nulla- avete tutto il diritto di picchiarmi :"D solo io ho certe idee noiose e monotone, ceh. ma no, io amo questa coppia e chissene- continuo anche se ho cento recensioni negative perché ho taaaaaaaaanta - ma anche no - voglia di migliorare c:

mari c:

 

 

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Capitolo 2
*** the diversity of Fuusuke. ♥ ***




the diversity of Fuusuke. ♥
 
 
Fuusuke era finalmente sceso da quel fottuto pullmino, dove faceva un caldo insopportabile, e a passi svelti si recò verso la sua meta, in altre parole un modesto albergo, dove avrebbe soggiornato con quel cretino di Burn, che stava a una quindicina di metri da lui, ed era appena sceso dal mezzo di trasporto.
Senza aspettarlo e con il suo navigatore sul telefono del tulipano camminò velocemente, cercando di non affondare nella neve, come stava facendo il suo avversario, che gli chiedeva aiuto.
«Tsk, idiota.» si disse, andando indietro a recuperarlo.
Nel cammino per arrivare in albergo Suzuno si ricordò da quel poco che gli veniva in mente che percorrendo quella strada si passava per casa sua. Ex casa sua, voleva dire.
Aveva appena otto anni quando i suoi genitori morirono, e tutti i suoi parenti, che per giunta erano due o tre, e sicuramente diventati vecchi, visto che quando erano piccoli erano già nella mezza età, non si volevano occupare di lui, perché nessuno aveva mai voluto bene ai suoi genitori, e di conseguenza a lui. Loro due erano piccoli imprenditori, e possedevano anche una modesta casetta; non erano così ricchi da potersi permettere di certo una reggia, ma una villetta sì.
Nagumo si soffiò sulle mani, cercando di farsi aria calda, e sfortunato com’era, il cappotto non aveva nessuna tasca, e se metteva le mani nel pantalone sembrava un cretino, poiché avrebbe dovuto alzare il giubbino che tutto sommato era abbastanza lungo; vide il suo compagno fermarsi e girarsi verso una casa, dove fuori vi era una donna con un bambino, e facevano un pupazzo di neve. 
Fuusuke sembrava essersi incantato, e così il rosso gli diede una botta in testa, stranamente senza volergli fare veramente male. Il ragazzo riprese a camminare velocemente, e Haruya cercò di stare al suo passo.
«Ho freddo.» sibilò Nagumo.
«Non manca molto, secondo il navigatore. Mancano solo cinquecento metri.» disse il ragazzo dai capelli bianchi.
«Oh, sì, davvero pochi. Con questa neve ci metteremo una quindicina di minuti, ed io sto congelando, cazzo.»
«Se siamo riusciti a fare un chilometro, possiamo fare anche questi cinquecento metri, dunque muoviti caprone.»
Haruya superò Suzuno, e gli prese la mano, correndo.
«Lasciami la mano, baka!» urlò, facendo girare i passanti, mezzi straniti e mezzi schifati. 
"Ma è possibile che questo mondo faccia ancora così schifo?". Fuusuke si sentì uno schifo, il peggio del peggio. Si morse le labbra, e si chiese come il ragazzo che lo tirava riuscisse a essere ancora così allegro ma impassibile a quello che stava accadendo. Molte persone li guardavano con ribrezzo, e ovviamente il quindicenne sapeva benissimo il motivo, siccome non ci voleva un genio a capirlo. Un maschio teneva un altro maschio per la mano. Ovvero Haruya teneva per mano Fuusuke. Lui era un tipo che aveva paura di essere giudicato, paura di essere abbandonato, paura di non piacere. In fondo erano diversi. Insomma, loro erano gay, la gente che li guardava era etero.
E in quel momento urlò, fermandosi con tutte le forze che aveva, perché si vergognava della situazione; perché magari a lui piacevano i maschi, ma non voleva ammetterlo, perché a lui importava il parere della gente.
«Lasciami, frocio!» Fuusuke fece cadere Haruya per terra, perché togliere la sua mano intrecciata a quella del rosso era difficile, e così aveva dovuto per forza buttarlo sulla neve. Tanto... non si sarebbe fatto niente.
Corse via, ricordandosi la faccia di Nagumo, che lo guardava leggermente smarrito, chiedendosi cosa gli fosse preso, perché era la prima volta che gli capitava questa cosa.
Era entrato in albergo, quando vide che il cretino non era dietro di lui, il che significava che non lo aveva seguito, e sicuramente si sarebbe perso, visto che lui aveva un senso di orientamento pari a quello di un bambino di un anno. Ritornò dove aveva lasciato il ragazzo, e vide che non ci stava più. Ovviamente. 
Qualcuno, che lui sapeva bene chi fosse lo abbracciò da dietro, forte, facendolo morire di caldo; eppure non era un caldo che odiava, da cui voleva scostarsi, ma un caldo piacevole.
«Non so che problemi hai, ghiacciolo, ma sappi che io sono qui, neh...»
«Ha-Haruya!» dopo tempo lo chiamò col suo cognome, e non più Burn.
E dopo un nano-secondo si ritrovò con la neve sulla faccia, o meglio, la sua faccia era sulla neve, poiché Nagumo lo aveva spinto per terra.
«Tu, cretino che non sei altro, me la pagherai!» gridò, alzandosi per terra, con la faccia piena di neve. La poca gente che era sulla stradina li guardò straniti, ma ai due non importava, e s’incominciarono a lanciare palle di neve, neanche avessero cinque anni.

 

 


«Io... resto qui, neh.» disse Nagumo, sul letto della loro camera in comune, una doppia, per precisare. Se avesse preso una matrimoniale come minimo si sarebbe ritrovato al bordo del letto visto che il rosso non aveva la minima idea della parola "spazio per gli altri".
E così uscì col suo telefono, che finalmente si era caricato, e a quel punto poteva usare il navigatore per dirigersi verso la alpine, la scuola che frequentava Shirou Fubuki, il migliore attaccante della loro squadra. Il ragazzo guardò il telefono, per vedere quanti metri mancassero al suo arrivo, quando qualcuno gli venne addosso. Oddio, se prima era nervoso ora era incazzato, visto che sto tizio stava sopra di lui, non si muoveva e stava nella classica posa dove due tizi scopavano. Ma anche tre o quattro, ma al momento quello non era il suo problema.
«Ehi tu, guarda dove camm-» 
«Scusami... oh, ciao Fuusuke-kun, sono contento di rivederti!» esclamò il ragazzo che fino a quel momento era misterioso, ma poi identificò come Mamoru Endou.
Si sollevò, tenendo il castano sulle sue spalle, e lo guardò intensamente.
«Ciao Mamoru! Scusami tu, sono io che guardavo il telefono. Tutto bene spero.» quello con gli occhi color nocciola si alzò, e finalmente si strinsero la mano come segno di saluto.
«Sì, per fortuna eheh... tu che ci fai qui? Insomma, che coincidenza trovarci qui!» 
«In effetti... Io sono venuto qua a trovare dei miei parenti.»
«Io sono qui con la Raimon, per trovare un mitico giocatore che si chiama Shirou Fubuki! La mia squadra è nei dintorni, e sta cercando l’Alpine, compreso me. Tu non è che sai dove si trova?»
«Basta camminare duecento metri diritto, e poi girare a sinistra. Se vuoi accompagno te e la tua squadra.» e così si era ritrovato con i suoi "nemici" su un pullmino molto schifoso, dove regnava il porcile per terra, a causa di tutte le briciole di merendine.
«Io vado, Mamoru, tanto ci rivedremo...» fece un minuscolo sorriso e si allontanò, quando il castano si avvicinò a lui.
«Senti, io credo che per qualche giorno rimmaremo qui nei paraggi, vicino all’Alpine... dunque, se ti va... magari ci scambiamo il numero di telefono e non so, magari domani ci incontriamo.»
«Oh, certo.»

 
Tornato in albergo Nagumo era ancora ad aspettarlo in camera.
«Midorikawa è qui con la sua squadra.» 



mari corner.
yeah. finalmente è arrivato il secondo capitolo uwu uno schifo, lo so. non ho corretto manco. io non sono la classica ragazzina tutti dieci a scuola o che è brava in italiano c: anzì, faccio oltre modo schifo e non riesco manco a ricordarmi i verbi a memoria-wow che intelligenza, shi :3 
ma va beh- qui ci sono solo brutte parole e cose brutte -wtf- in questo capitolo. ammazzatemi come potete pls. ci sono vari accenni alla bangaze accennati male, ma chissene- io sono tanto idiota che ho una bella idea per i capitoli precedenti. ehm, tanto bella non è. neh, qui mido-chan ha tanta importanza per la fic, perché solo io lo so gne.

now I must go, my guys.

mari.

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Capitolo 3
*** Reize is obsessed with Fuusuke. ♥ ***






 Reize is obsessed with Fuusuke. ♥



Fuusuke rimase senza fiato per qualche secondo, si sentiva morire, e lui odiava infinitamente Midorikawa, per motivi che non erano di certo oscuri, alla Aliea. Ma nessuno si era preoccupato di lui, perché in fondo lì tutti pensavano a loro stessi, e Suzuno era anche il più piccolo dei cinque capitani.

Non era sempre stato così freddo; da bambino era gioioso e molto allegro, e momenti tristi prima la morte dei suoi genitori non c'erano stati, ricordava, ma dopo che loro morirono, lui divenne cupo e... triste, non freddo. E poi era andato al Sun Garden, dove aveva incontrato quelli che da bambini furono i suoi migliori amici: Nagumo Haruya e Hiroto Kiyama. Quando era arrivato, non aveva confidenza con nessuno, e anche i due rossi sembravano stare sempre da soli, in disparte. 
Hiroto stava sempre seduto da solo sull'altalena centrale, mentre Nagumo faceva interminabili giri sullo scivolo, dove solo lui ci andava; e un giorno al Sun Garden era venuta una ragazza di nome Hitomiko Kira, con circa dieci anni più di loro, che fece incontrare i tre bambini, e facendo scoprire a tutti e tra la loro passione per il calcio. 
Erano i migliori nell'orfanotrofio a giocare a calcio, e così crearono una squadra tutta loro, dove nessuno di preciso era il capitano; Midorikawa sì unì a loro, e divennero ancora più invincibili; e poi nulla, ricordò che da Suzuno Fuusuke era diventato Gazeru. Solo quello, poi buio.
Il loro padre creò alla Aliea un sistema di gradi; ovvero chi era il più grande e chi il più piccolo.
Osamu era il più grande dei cinque capitani, e di conseguenza veniva rispettato da tutti, poi vi era Hiroto, che era di qualche mese più grande di tutti gli altri ragazzi, e dunque era il secondo capitano più grande per ordine di grandezza. E poi ci stava Midorikawa, che era il terzo capitano più grande, Nagumo e poi lui. Suzuno Fuusuke in quella gerarchia era certamente il più piccolo, e da tale doveva rispettare tutti gli altri capitani, per poi dovergli obbedire.
In realtà questa gerarchia non aveva molto senso, ma poi il padre gli rivelò che per lui era più che altro uno svilupparsi del carattere. Sapeva che Osamu non era il più forte, però aveva sicuramente più carattere degli altri. Insomma, quella era una preparazione per il futuro, per decidere chi sarebbe stata la squadra principale dell'Aliea, basata principalmente sul gioco del calcio, però chi aveva carattere per lui era anche il più forte.
Fuusuke non ricordava bene quanto durò quel periodo. Forse tre mesi, o quattro, circa. Sapeva solo che voleva scappare da lì. Era il più debole, il più intimorito di tutti, il più piccolo, che determinava ogni cosa. Solo il più piccolo doveva obbedire agli ordini di tutti i capitani, mentre per esempio Burn che era il penultimo in ordine di grandezza, non doveva obbedire, perché di conseguenza non era il più piccolo.
E gli veniva da piangere, ma non lo fece, perché doveva mostrarsi forte, nonostante non lo fosse, perché Suzuno Fuusuke era il massimo della fragilità, alla Aliea.
Odiava Reize, perché in tre mesi alla Aliea aveva distrutto la sua vita, rendendola triste e cupa. Eppure lui era quello che più si divertiva al Sun Garden, quello che piangeva di più per qualunque cosa, quello che era contento se gli regalavi un abbraccio, o che arrossiva per qualunque cosa, e dunque tutti in parte lo ricordavano come un bambino solare, vivace, e soprattutto piagnucolone. 
«Stai bene, Gazeru?» chiese Nagumo al ragazzo, che appena aveva chiuso la porta e sentito quella notizia, si era fermato, non muovendosi più. Nonostante fosse passato un anno, le cose che gli aveva fatto Reize non le dimenticava.
... perché Reize aveva una malata ossessione verso Gazeru.
«Sì, sto bene...» il ragazzo con il tulipano in testa fece un sorriso leggero, da cui si capiva che era mezzo preoccupato.
Suzuno Fuusuke aveva paura di Reize. Non Gazeru, ma Suzuno.



 
 
 


«Oh, non so, qualcosa su questo Shirou Fubuki non mi convince!» esclamò Someoka, guardando il ragazzo che stava con il suo capitano, entusiasta del fatto di essere entrato nella Raimon.
Mamoru che fino a poco parlava con Shirou si allontanò, per far parlarci Kidou, e si avvicinò al rosa, che lo guardava male, molto male.
«Oh su, Someoka, sono convinto che lui ci sarà di grande aiuto nella Raimon!» lui come per dire qualcosa fece una smorfia disgustata e se ne andò. Nessuno poteva sostituire Shuuya, come se fosse nulla. 
Il ragazzo con la fascia pensò di contattare Suzuno, perché dopotutto non aveva niente da fare, e voleva rincontrarlo. Chissà, magari lui giocava anche a calcio! Gli scrisse un messaggio, e sorrise come un cretino per una ventina di minuti, aspettando la risposta. Rilesse il messaggio qualche volta, annoiato, quando ricevette risposta.
"Neh, Fuusuke, volevo chiederti se fra poco ci vogliamo incontrare! Mamoru."
"Endou, va bene, facciamo davanti alla gelateria dove ci siamo scontrati."
Il castano fuggì via, con gli sguardi puntati su di lui, senza dare spiegazioni a nessuno. Era contento. Non sapeva come mai, però Suzuno gli ricordava vagamente Shuuya. Insomma, Gouenji era distaccato, se ripensava ai momenti in cui lo incontrava sempre le prime volte, prima che si unisse alla Raimon, e così era Fuusuke, che si mostrava distaccato.
In dieci minuti e dopo varie cadute sulla neve arrivò davanti alla gelateria, dove vide che vi era già Fuusuke, che mangiava un... gelato?
«Non ci credo che riesci a mangiare un gelato con questo freddo...» disse mezzo stupito, e il ragazzo con gli occhi grigioazzurri si accorse della sua presenza. Se avrebbe potuto ci sarebbe stato sicuramente una leggera risatina da parte sua, ma non era il tipo. 
«Beh, Endou io non sento minimamente il freddo, dunque ne posso anche mangiare cento in dieci minuti, se naturalmente avessi tutti i soldi per comprarne cento, chiaramente.» 
«Oh, non mi chiamare Endou, ma Mamoru! Siamo amici, no?» Fuusuke guardò perplesso il castano. Non capiva perfettamente il concetto di amicizia, e non concepiva come il ragazzo già potesse considerarlo suo amico. Ma era Mamoru, si ritrovò a pensare, e nonostante tutto il suo carattere era così.
«Sì, giusto. Allora tu chiamami Suzuno.» 
«Tu Suzuno giochi a calcio?» chiese il capitano della Raimon.
«Uhm... sì. Diciamo che ho una squadra tutta mia.» 
«Fantastico! Allora un giorno ci sfideremo! Certo, sarà un amichevole, ma comunque una sfida!» il ragazzo incominciò a fare vari filmini mentali, e il ragazzo pensò che Endou fosse veramente buffo.
«Sì, ne sono sicuro.» Gazeru non mentiva. Avrebbe dovuto veramente giocare contro Mamoru, un giorno.
«Uh, vuoi venire con me alla Alpine poiché io devo fare ritorno alla mia squadra?» e accettò, suo malgrado, visto che Mamoru sembrava essere molto pesante.

E lì incontro due vecchie conoscenze, che di certo avrebbe preferito non rivedere.





angolo autrice.
oddio oddio- sono in ritardo, sì. ma aggiorno quando ho il computer, io ;^D e nulla, questo capitolo fa schifo, obv. non so come mai io scriva così da schifo, boh ;w; comunque, questo è il seguito, non dei migliori ma eccolo-
e midorikawa qui è cattivo, uh uh. un midorikawa cattivo, che bella cosa davvero- :D comunque, poi si spiega meglio in avanti cosa è successo a gazeru- so che questo non è il migliore dei capitoli scritti -non che gli altri siano fabulosi-, però comprendetemi ;uu; ok no. mi sto rendendo conto di quanto questa coppia non piaccia a nessuno, aw. davvero tanto aw. aw. -wtf-
ora devo andare, ragazzi. au revoirrrrr. ah scusate gli orrori, ma sono di fretta e mia madre mi sta anche chiamando a mangiare- ahaha.
credo il titolo sia giusto, neh- se non lo sa fra che fa il linguistico mi devo uccidere ahahah.

mari


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Capitolo 4
*** eyes. ♥ ***




eyes. ♥
 

 

«Senti, Fuusuke… tu non hai freddo?» gli chiese Mamoru, alludendo al fatto che indossasse solo quella felpa viola.
«No, è normale per me. Io sono nato e cresciuto qui, dunque sono abituato a questo freddo.»
«Uh, capisco. Però puoi finire per ammalarti, se non ti copri davvero.» disse il castano, che si avvicinò ancor di più all’albino, spalla contro spalla, e si tolse la giacca, cercando di coprire sia lui che Suzuno in modo piuttosto goffo. 
Standogli accanto Endou potè notare come il ragazzo fosse decisamente più alto di lui, forse di una decina di centimetri, all’incirca, e nonostante avesse quindici anni sembrava quasi più grande, anche per il suo carattere.
Invece al ragazzo con la fascia arancione gli avrebbero dato tutti più o meno tredici anni appena compiuti, tanto che era infantile.
Mamoru starnutì, attirando l’attenzione del maggiore, che lo incominciò a fissare con quei suoi occhi: non sapeva neanche lui definire gli occhi di Fuusuke come fossero. Non sapeva se fossero belli o fossero quasi inquietanti. Insomma, gli occhi di Suzuno erano molto belli. Azzurro chiaro, quasi come il ghiaccio, e in effetti non riuscivano a trasmettere niente, visto che erano sempre freddi, ogni volta che li vedeva.
Eppure gli piacevano tanto.
Dall’altro canto Fuusuke poteva solo dire che gli occhi di Mamoru trasmettevano sicurezza e amore, ed erano castano scuro, profondi, occhi come di un cerbiatto, e ti ci potevi perdere dentro, come se fossi in un mare fatto di cioccolata; doveva ammettere però che non gli sarebbe affatto dispiaciuto perdersi negli occhi del castano.
«Ah, finalmente siamo arrivati!» esclamò contento Endou, vedendo l’entrata della Alpine Junior High, visto che aveva solo voglia di entrare dentro l’edificio per riscaldarsi, prima di morire assiderato, così aveva trascinato subito il maggiore dentro la scuola, notando però che non c’era nessuno.
A causa della piccola corsa gli stavano anche per cadere gli occhiali, che sistemò meglio, prima che facessero una brutta fine per terra. Li stava odiando.
«… ma dove sono tutti?» si chiese, togliendo poi la giacca che ora aveva l’albino, ma che poi anche lui tolse: stava morendo di caldo.
«Endou, dove sei stato? E lui chi è?» davanti ai due ragazzi comparve Hitomiko Kira, l’allenatrice della Raimon, e il maggiore dei due sobbalzò, sperando che la donna non lo riconoscesse. Le probabilità erano del 50% che si ricordasse di lui. Da una parte era piccolo, e forse non si sarebbe nemmeno ricordata di lui, ma dall’altra pensava che la donna lo avrebbe riconosciuto, visto che comunque non era cambiato così tanto: si era solo fatto più grande. E comunque Hitomiko aveva badato a cinquantacinque bambini, all’epoca del Sun Garden, dunque sarebbe stato un miracolo se si fosse ricordato di lui.
«Si chiama Suzuno Fuusuke, è un mio amico, per questo sono scappato. Scusi Hitomiko-san!» la donna lo squadrò da capo a piedi. Sapeva di averlo già visto, ma non ricordava dove.
«La cosa importante è che ora andiamo al campo della Alpine, perché sono ritornati gli alieni, Endou.»

 
 
♦ ♦ ♦


Cristo. Tra tutti i giorni esistenti Reize doveva farsi vivo proprio in quel momento. Lo aveva fatto di proposito Midorikawa, ne era sicuro. Lui non faceva mai niente per caso, ma preparava sempre tutto prima. Amava tormentarlo.
Appena era arrivato nel campo della Alpine con Endou, aveva visto il verde che in un primo momento lo aveva fissato intensamente per poi sorridere, e in un secondo momento aveva guardato male sia lui che il castano. Ancora doveva capire perché era stato convocato dal signor Kira per osservare tutti i componenti della Raimon e ogni giocatore, se poi interveniva quasi sempre qualcuno.
"Serve qualcuno che osservi attentamente ogni loro mossa, ogni loro giocatore, che guardi i loro punti di forza e i punti deboli, e chi meglio di te può farlo, Gazeru?" gli aveva detto il padre. Sinceramente si sarebbe aspettato Gran chiamato da Kira, e non lui, visto che per qualsiasi cosa Hiroto era quello che veniva sempre chiamato.
"Spero davvero che la Raimon vinca." aveva pensato per un minuto.
... forse aveva sbagliato a pensarlo, visto che quella era una squadra nemica, ma davvero si sarebbe sentito benissimo se Endou avrebbe vinto contro di loro, perché voleva vedere Reize essere schiacciato, umiliato, poiché anche Midorikawa lo aveva fatto con lui. 


 
♦ ♦ ♦
 

Fuusuke doveva andarsene, ritornare all'Aliea con Burn, eppure voleva restare con Mamoru, voleva sentirsi ancora amico di qualcuno, non come all'accademia, voleva che qualcuno gli riservasse un sorriso sincero, che poi era dedicato interamente a lui. 
Era sera, e molto probabilmente Nagumo lo stava aspettando, ma voleva salutare prima il castano. 
Gli sorrise allegramente, il ragazzo che aveva di fronte, e poi gli disse un "dunque ora te ne vai?" e aveva risposto con un semplice sì.
«Ora sei tu quello che si dovrebbe coprire.» disse l'albino, ripensando all'episodio in mattinata, vedendo che il ragazzo non aveva portato neanche una giacca per coprirsi. 
«Uhm, ma andavo di fretta, visto che ora te ne vai. Ci rincontremo presto, comunque. No?» chiese Endou.
«Sì...» fissò gli occhi del castano, che a differenza riuscivano a trasmettere di tutto: felicità, rabbia, testardaggine. Ovviamente dipendeva dal momento. In quel momento erano felici, luccicanti, e non capiva perchè. Forse era contento che se ne stava per andare. No, Mamoru non era il tipo.
«Allora io vado.» disse, incominciando a uscire dal cancello. «Endou?»
«Ah? Dimmi.»
«Mi sono innamorato dei tuoi occhi.» disse facendo un debole sorriso, che Endou potè notare, nonostante il buio. Era minuscolo, quasi inesistente, eppure era molto bello.


 
♦ ♦ ♦
 

Appena era tornato all'albergo Nagumo gli aveva fatto una ramanzina sul fatto che fosse preoccupato, che gli aveva fatto sedici chiamate a cui a tutte non aveva risposto -sì, veramente sedici- ed erano poi ritornati all'Accademia.
In quel momento la voglia di vivere dell'azzurro era completamente cessata, e voleva solo andare in camera, a farsi una dormita, poi la mattina seguente non sarebbe andato agli allenamenti, e avrebbe elaborato i dati che erano sul taccuino.
Uscì dalla sua camera, per andare un attimo da Nagumo, ricordandosi che aveva lasciato a lui il quadernetto con gli appunti, quando incontrò Reize, che appena lo vide sorrise.
«Neh, Fuusuke-kun, dove stai andando di bello?» chiese, arrestando la camminata dell'albino.
«A prendere il quaderno con i dati da Nagumo.» disse, cercando di passare: tentativo inutile, ovviamente.
«Che ne dici di cambiare strada e venire in camera mia, che ti devo parlare?»
«Non ti è bastata già la sconfitta di oggi?» Reize s'irritò, spingendolo al muro.
«Non era una sconfitta, idiota!» gli prese il polso, lo strinse, e lo portò nella sua camera, arrabbiato come non mai. Reize, quanto lo odiava.
Sapeva che sarebbe successo anche se avrebbe vinto, dunque sorrise mentalmente, pensando al fatto che almeno aveva perso, e per Reize era una cosa che non poteva accettare, come per tutti là dentro. Molto probabilmente avrebbe avuto una punizione il giorno seguente, anche se era per la prima volta curioso di sapere quale. Era la prima volta che qualcuno falliva, all'Aliea.





mari corner.

hola, ragazzi. tralasciando che il mio umore è sottoterra, mi son detta che dovevo assolutamente aggiornare questa long, e visto che comunque mi sento un po' meglio se scrivo, l'ho fatto. il capitolo non l'ho riletto, non mi va, e credo che sia venuto uno schifo totale. l'unica cosa di cui vado fiera e l'amore nascosto che questi due sapranno di provare ;w; io li adoro.
parlando del capitolo precedente, delle età, so benissimo che midorikawa è il più piccolo tra i capitani, ma per questione di trama a me serve che fuusuke sia il più piccolo, quello che viene comandato da tutti, ecco. e si spiega forse nel prossimo capitolo l'odio di fuusuke per midori-chaan (?). comunque, perdonate gli errori, e se mi volete picchiare vi capisco. oddio, mi sono accorta che secondo me sto svolgendo tutto troppo in fretta. è questo il mio terrore. idaiejnaffjaef.
ora vado, ragazzi.

mari.

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