A meeting

di alyfa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Autrice: Stranamente ho voglia di pubblicarla, nonostante non ci siano molte lettrici in questa sezione. E' scritta da molto tempo, ed ha uno stile diverso da quelle mie precedenti, forse perchè sono cresciuta anche stilisticamente. Chi leggerà potrà notare da sè che è particolare e diversa in alcuni punti, ma spero ugualmente emozionante.
Proprio perchè non si legge molto di nuovo in questo Universo ormai lasciato in disparte, spero che abbiate voglia di farci un salto, di darmi la vostra opinione, che comunque per me è sempre importante.
Buona lettura
Aly



Capitolo 1

Pov Micheal
 
Nevica.
Sono seduto al tavolino di un anonimo bar di Boston e guardo fuori dalle grandi vetrate.
Nevica.
Tra le mani una tazza di cioccolata fumante mi riscalda. Faccio il resoconto della mia vita proprio ora, a pochi giorni dalla vigilia di Natale.
Nevica.
Ma c’è più freddo dentro di me che al di fuori di queste quattro mura. Ho perso la cosa più importante che credevo di avere al mondo, mia moglie. Il mio matrimonio è durato due anni, poi ho scoperto che mi tradiva. Per colpa di mia moglie ho perso Max ed Isabel, gli unici amici di infanzia che mi avevano seguito in questa grande città, gli unici con cui avevo legato, l’unica famiglia che abbia mai veramente avuto. Ho divorziato quasi un anno fa ormai e nonostante io non abbia più niente, al di fuori della mia carriera, sono felice. Courteny mi opprimeva, non mi lasciava libero di esprimere me stesso, mi aveva sposato solamente per i soldi. Non era amore quello che sentivo per lei, solo attrazione. L’amore non esiste, non per me almeno. Max e Isabel conoscono l’amore. Max che si è sposato con Liz, una ragazza davvero carina e pacata che sa quello che vuole dalla vita, romantica e sognatrice il perfetto incastro per il mio amico, che è dolce e sensibile. Isabel che probabilmente starà organizzando il matrimonio del secolo con Alex,  un ragazzo un po’ timido, educato e estremamente divertente, perfetto per contrastare la principessa di ghiaccio, come amavo prenderla in giro.
Io invece sono qui, a guardare i fiocchi di neve che cadono durante la pausa dal lavoro. Dovrei andare a casa, ma sarei solo mentre in questo bar posso vedere molte persone, fare finta di avere compagnia, credere ed illudermi di non avere nulla da invidiare agli altri. Dall’altra parte della strada il mio luogo di lavoro, l’ospedale. Ho studiato medicina all’università e ne vado fiero. Forse è davvero l’unica cosa buona che ho fatto nella mia vita.
Sono le nove di sera e questo bar è affollatissimo di famiglie piene di buste con i regali di Natale. Penso che probabilmente non avrò nessuno a cui fare regali quest’anno, e neanch’io riceverò nessun regalo. Mi perdo a pensare che probabilmente dovrei telefonare a Isabel e Max per scusarmi per il mio comportamento ostile, per essermi allontanato da loro dopo tutto ciò che hanno fatto per me, dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Ci siamo incrociati qualche volta in ospedale perché anche Liz lavora lì ma non abbiamo mai parlato del passato, né del presente, solo qualche squarcio delle nostre vite, che non bastava a nessuno. Non ho mai avuto il coraggio di tornare indietro, sui miei passi e chiedere scusa, non l’ho mai fatto. Sono sempre stato troppo orgoglioso per ammettere di aver sbagliato, ma forse ora è il momento di cominciare ad assumermi le proprie responsabilità. Ho fatto troppi errori nella mia vita e Max e Isabel non voglio che siano un rimpianto.
Mentre sono assorto nei miei pensieri la solita cameriera bionda arriva a pulire il mio tavolo dalle briciole che ho fatto con i biscotti. Questa sera mi prendo del tempo per osservarla. E’ davvero una bella donna, ha i capelli raccolti sulla nuca probabilmente frettolosamente perché alcuni ciuffi di capelli sbucano fuori ribelli. Ha le labbra rosse, molto carnose e una pelle chiarissima. Le lunghe gambe sono fasciate dalla divisa del bar e indossa delle scarpe da ginnastica. Ha solo un braccialetto. Non ha anelli, non ha collane, né orecchini. A quanto pare non ha un fidanzato e non è sposata. A giudicare bene potrebbe avere qualche anno meno di me. Ho sentito poche volte la sua voce, non abbiamo mai avuto una conversazione vera e propria. Lei si limita a prendere le mie ordinazioni e alle solite frasi di circostanza, io non chiedo niente.
Guardandola mentre si muove tra i tavoli ormai vuoti del bar mi viene voglia di parlarci, di conoscerla, di chiederle come mai anche i suoi occhi sono spenti. Vorrei sapere se studia, se questo è il suo lavoro fisso oppure è un secondo lavoro per arrotondare.
Non l’avevo mai vista con gli occhi con i quali la sto guardando ora e..mi attrae.
Mentre sto pensando alla cameriera il mio telefono squilla. Rispondo senza guardare chi è, probabilmente sarà l’ospedale che mi avvisa di un urgenza, in fondo sono reperibile.
-Pronto?
-Micheal sono Max. – rimango interdetto.
-Max..ciao!
Max?! Cosa voleva? Era da tempo che non mi telefonava più, pensavo addirittura avesse eliminato da ogni foglietto e rubrica il mio numero telefonico.
-Come stai?
-Ho avuto tempi migliori..tu? – mi sembra ancora assurdo parlare dopo tutto questo tempo.
-Bene..
-E’ successo qualcosa? – mi preoccupo, infondo son un medico, è normale pensare male se una persona che non senti da molto, anzi moltissimo, tempo ti telefona di sera e ti parla con una voce strana.
-No niente…solo..
-Cosa? – chiedo quasi urgentemente, sono curioso di sapere il motivo di questa telefonata. Sono addirittura preoccupato. E’ insolita una telefonata di Max ed ho il timore che possa essere successo qualcosa di grave. Trattengo il respiro, in ansia.
-Sai, tra poco è Natale e..si insomma, io e Liz abbiamo pensato che..potresti venire a cena da noi la vigilia di Natale..se non hai altri impegni.
-Oh…beh lo sai..non ho più impegni da ormai un anno. – rilascio andare il sospiro, ora sono molto più sereno. Ma nonostante tutto..sono sorpreso.
-Si è per questo che..insieme a Isabel abbiamo pensato che ci farebbe piacere se ti unissi a noi, anche il giorno di Natale.
-Isabel…e come sta? – era la regina dei ghiacci, eh, ma le volevo un bene infinito.
-Bene..allora?
-Allora..contatemi. Pensavo proprio di chiamarvi una di queste sere per..parlare. – d’accordo Guerin, caccia via l’orgoglio dalla tua vita!
-Bene. Ne abbiamo bisogno infatti. Ascolta e..a cena ci sarai solo tu oppure…porti qualcuna?
-Non credo..sono solo.
-Se mai all’ultimo momento si dovesse aggiungere qualcun’altra, non c’è problema ok?
-Certo..e Max, grazie.
-Figurati! Ci vediamo fra qualche giorno.
Spengo il telefono e rimango fisso a guardarlo per un po’, incredulo sulla conversazione appena avvenuta. In quel momento la cameriera era arrivata al mio tavolino e cercava di attirare la mia attenzione fino a quando non si decise a parlare.
-Ehm..scusi..ha finito? Posso portar via la tazza?
-Si.. – poi ci ripenso, in un attimo mi guardo attorno, le prendo il polso delicatamente e la fermo – anzi..no ho cambiato idea…
-Oh..allora gliela lascio qui..
-Aspetti – stava andando via nuovamente e volevo disperatamente fermarla. Ma che cavolo mi prendeva adesso?
-Scusi? Le serve qualcosa? – gentile come al solito.
-No…anzi, a dir la verità si. – sono indeciso e molto imbarazzato, mi gratto il sopracciglio per cercare di tirarmi via dall’imbarazzo. Sono secoli che non faccio più queste cose..come si fa?
-Uhm..molto deciso signore! Però dovrei a tornare a lavorare oppure il capo mi licenzierà..- cerca di dire sorridendo.
Fa per andarsene e allora le parlo senza alcun minimo dubbio. Avanti Guerin sei o no un guerriero?!
-Senta…io vorrei prendere una cioccolata calda con lei, o un caffè, o quello che vuole lei..non mi prenda per maniaco la prego è solo che…sono solo ed è quasi Natale. La vedo ogni sera qui, lei mi serve e mi accorgo di non sapere neanche il suo nome.. – rimane un attimo sbalordita forse dal tono o dalle parole cariche di speranza e disperazione. Non volevo fare pena a nessuno, dannazione!
-Maria..mi chiamo Maria.
-E’ un piacere, io sono Micheal.
-Lo so, io la conosco.. – dice guardandosi le punte dei piedi.
-Oh..davvero? e come?
-E’ una storia lunga..ma sarò felice di prendere una cioccolata calda con lei a fine del mio turno, se può aspettarmi.
Mi fa un sorriso e penso che sia davvero la cosa più bella di questo mondo.
-Sono felice..allora la aspetto qui..a che ora finisce il turno Maria?
-Tra un quarto d’ora.
-A tra poco allora. – si volta dall’altra parte e continua a destreggiarsi tra i tavoli finché la vedo arrivare al bancone e parlare con il proprietario del bar, che mi fissa e poi sorride. Oh..spero che quell’omone non sia il suo ragazzo.
Volto lo sguardo fuori dalle grandi finestre per darmi un contegno, sono agitatissimo, non parlo con una donna a quattr’occhi da molto, molto tempo, se non si tengono conto le donne che incontro in ospedale. Ma quello è un altro conto.
Il tempo passa più veloce di quanto potessi pensare e lei sta avanzando verso di me, cambiata dall’uniforme, con i capelli sciolti, lunghi sulle spalle. Indossa un paio di jeans e un semplice maglione di lana bianca, morbido. Non ha trucco, non ha rossetto, né tacchi a spillo. Una semplice ragazza comune che sembra voler apparire solo per quella che è senza fronzoli. Mi trovo a paragonarla alla donna con cui ero sposato e mi rendo conto di quanto di più vero c’è nella persona che ho di fronte rispetto a quella che mi sono lasciato alle spalle.
Si siede di fronte a me e chiama il proprietario del bar per le ordinazioni.
-Buonasera signori, cosa posso portarvi?
-Bruce, lui è Micheal, Micheal lui è Bruce, il proprietario del bar. – Dice Maria mentre gli lancia un’occhiata torva.
-Piacere di conoscerti.
-Piacere mio. Allora, cosa vi porto?
-Per me una cioccolata calda con una fetta di crostata alla ricotta, e per te Micheal?
-Solo una cioccolata calda, grazie.
-Arrivano subito.
-Allora…eccomi qui. – dice mentre Bruce si allontana e prepara le nostre ordinazioni.
-Sono felice che hai deciso di darci del tu.. –aveva deciso lei per entrambi, ma a me andava bene così. Volevo conoscerla e si suppone che non si possa parlare con una donna tutta la sera a tu per tu dandosi del lei.
-Oh scusa io…forse è un passo troppo azzardato ma ho pensato che sarebbe stato inutile passare tutta la sera a fare attenzione alle formalità.
-Fatto bene…sono assolutamente d’accordo con te! – spero di farle un sorriso degno del suo di prima.
-Posso togliermi una curiosità?
-Certo..
-Perché hai voluto parlare con me proprio stasera? Sono qui ogni sera, ti servo praticamente da quando hai iniziato a lavorare in ospedale e..
-Come fai a sapere che lavoro in ospedale? – la interrompo prima che finisca, come fa a sapere che lavoro in ospedale? Pensavo che quel conosco fosse riferito a un episodio qui al bar.
-Tu rispondi alla mia domanda e poi..ti racconterò di come so questa cosa..
-Va bene..Però è una storia triste..
-Oh..meno della mia di sicuro. Avanti spara! – sorride addirittura.
-Oh bene..Un anno fa circa ho divorziato da mia moglie. Sono stato sposato per due anni ma è stato un matrimonio solo di interessi, per lei. Dopo quasi un anno e mezzo di tradimenti mi sono deciso a lasciarla. Avevo già capito che non l’amavo ma..era l’unica persona che avevo vicino e avevo creduto di poter salvare il salvabile. Per colpa sua ho perso i miei più grandi amici e ora mi trovo solo. A pochi giorni da Natale facevo il resoconto della mia vita, pensando a quanto deprimente dovevo sembrare agli occhi esterni. E poi sei arrivata a pulire il tavolo e mi sono chiesto come mai i tuoi occhi erano malinconici come i miei e..mi è venuta voglia di chiedertelo e di conoscerti.
-..mi dispiace per il tuo matrimonio..ma ti dirò che…se davvero la tua ex moglie era una donna così..hai fatto bene a lasciarla. Di sicuro ora starai male ma poi..la donna giusta per te ci sarà in qualche parte del mondo! – cerca di farmi un sorriso e sono contento di avergli raccontato la mia storia, ma ora tocca a lei e la guardo per farle capire che è il suo turno.
-Oh..credo che ora tocchi a me raccontare..- dice dando un’occhiata fuori e poi tornando a guardare le tazze che Bruce aveva appena portato al nostro tavolo.
-Giusto..
-..un anno fa oggi ho perso mia madre. E’ stato un incidente stradale, stavamo andando a comprare gli ultimi regali di Natale prima di tornare a LA dalla nonna per le vacanze e, un tizio ci ha tagliato la strada, mia madre ha frenato di colpo, non so come, non so in quale successione,siamo finite addosso a un palo della luce. L’ambulanza ci ha portate all’ospedale. Io ho subito un intervento a una gamba e a un braccio ma niente di grave, mia madre invece non ce l’ha fatta. Trauma cranico.
-Oh..
-Tu sei stato il chirurgo che ha tentato di operare mia madre. Dopo due giorni mi hanno risvegliata e sei stato proprio tu a darmi la notizia che mia madre era morta, nonostante tutti i tentativi non ce l’ha fatta. Sei stato molto gentile e delicato. Dopo parecchie settimane sono venuta a ringraziarti, per ciò che avevi fatto per me…ma sei stato scortese e scorbutico e non ti ricordavi neanche chi io fossi.
-Mi dispiace io non sapevo.. – ma non ho il tempo di finire la frase che lei comincia di nuovo a parlare.
-Lo immaginavo. Capisco che voi chirurghi incontrate molte persone e non potete ricordarvi di ogni donna o uomo che passa per il vostro reparto. Però ecco, io mi ricordo benissimo di te.
-Per forza, il modo in cui ti ho trattata non ha prezzo, sono stato davvero uno stronzo. – dico mentre mi copro il volto con le mani, incredulo io stesso.
-No..io ricordo il giorno in cui mi hai dato la notizia di mia madre, il modo in cui mi tenevi la mano. Il nostro secondo incontro ho cercato di dimenticarlo. Capisco perfettamente che potevi avere una giornata no..capita a tutti.
-Chi ti dice che ero l’uomo che ti ha dato la notizia di tua madre e non quello scontroso della volta seguente?
-I tuoi occhi..gentili, sinceri, dolci.. – non so cosa dire, questa donna mi sta spiazzando all’inverosimile. -Ti ho messo in imbarazzo?
-Un pochino. Non sono abituato ad avere questi complimenti. Solitamente sono in merito al mio lavoro ma come persona non lo conosce quasi nessuno il vero Micheal.
-E pensi che ci sia per me…la possibilità di conoscere il vero Micheal?
La guardo mentre si rigira tra le mani la tazza di cioccolata calda e cerca di non risultare troppo interessata e in questo momento vorrei poter essere più bravo con le parole, più sicuro di me e invece la guardo e non so che dire..
-Io..Maria sono un completo disastro credo che non faccia bene a nessuno conoscere uno come me..
-Tu credi? Io invece credo che sotto questa maschera da uomo malinconico e solo ci sia un uomo di talento che ha bisogno di tornare a credere nelle persone..
-Woow..purtroppo però le persone mi hanno sempre deluso..-dico mentre volto lo sguardo fuori dalla vetrata
-Anche io? – mi giro di scatto a guardarla.
-Tu? Ti ho appena conosciuta..non puoi avermi deluso!
-Allora non tutte le persone ti deludono...visto?! - mi fa un sorriso e mi trovo a sorridere con lei.
-Me l'hai proprio fatta in barba!!-ora ridiamo insieme.
La osservo mentre ride ed è davvero bellissima. Adesso guarda anche lei fuori dalle grandi vetrate affianco a noi e si incanta a guardare la neve. Seguo il suo sguardo. Forse come prima conversazione ci siamo spinti un po’ troppo ed ora siamo entrambi in imbarazzo e non sappiamo cosa dire. La capisco. Lei probabilmente è più imbarazzata di me, anche lei ha detto troppo. Dopo minuti interminabili di silenzio decido di prendere la parola.
-Allora..Bruce è il tuo ragazzo?
-Chi? – mi chiede con un cipiglio divertito sul volto.
-Bruce, il tuo capo.. – dico mentre imbarazzato mi gratto il sopracciglio.
-No! – dice mentre ride – Assolutamente. – Non smette più di ridere.
-Cosa ti fa tanto ridere? – dico sorridendo imbarazzato.
-Bruce è il fratellastro maggiore di Sean mio cugino per cui non potrebbe mai esserci niente! – dice sorridendo.
-Oh perché prima..ecco niente…ho frainteso.
-Mi ha chiesto chi fossi e cosa avevi da chiedermi e allora gli ho raccontato..cerca di proteggermi, da quando non c’è più mia madre la famiglia di Sean è diventata la mia famiglia e lui, tanti anni fa mi ha assunta e mi tiene d’occhio..si preoccupa per me per cui..ecco tutto.
-Oh..
-Beh dato che siamo a questo punto..ho anch’io una domanda per te..più ecco, personale..
-Credo che questa sera ci siamo davvero spinti oltre i classici standard di una prima conversazione! – dico sorridendo appena al suo tentativo di conoscermi.
-Già..ma se non vuoi rispondermi..puoi sempre scegliere il silenzio. –dice lei. Ma mi piace il gioco che stiamo facendo e non mi dispiace per niente essere sincero con questa donna. I suoi occhi mi trasmettono una serenità che non ho mai sentito in vita mia, neanche con Max ed Isabel.
-Avanti spara!
-Non c’è una donna nel tuo orizzonte non troppo lontano? – mi chiede, e sembra tornata indietro negli anni, all’età adolescenziale.
-No..io ho…s-smesso di credere nell’amore.. –dico rivolgendo lo sguardo al di fuori del bar, alla neve che cade soffice. Sento il suo sguardo su di me e so che ora dirà qualcosa probabilmente che farà ridere e allora cambieremo di nuovo discorso. Deve essere così. Assolutamente.
-Non puoi non credere nell’amore..l’amore è il nucleo della nostra vita, tutto gira intorno a quel sentimento. Quando lavori lo fai perché ami quello che fai, quando ripensi al passato e ti rendi conto che…tutto ciò che è passato ti ha fatto male è perché hai dei sentimenti. Non credere nell’amore vuol dire essere cinici e tu..non lo sei.
-Nella mia vita credo che l’unica forma di amore che ho provato è quella dei miei vecchi amici Max e Isabel. La mia famiglia..beh sono stato adottato da piccolo, prima ero in orfanotrofio e poi ho subito violenze da mio padre fin quando non sono venuto al College per cui..credo che non ci sia amore per me. Semplicemente non è nel mio destino..
-Oh..il destino. Quante volte ho sentito questa parola. Quante volte ho pronunciato questa parola. Ma il destino non esiste. Siamo noi che creiamo il nostro futuro..Tu con il tuo lavoro modifichi il destino di molte persone, le salvi o cerchi di salvarle e questo ti fa onore, e questo ti fa capire che…sei tu l’artefice del tuo destino.
-Tu credi?
-Ne sono sicura.
-Quindi tu credi..che un anno fa..l’incidente di tua madre sia avvenuto per..?
-E’..un discorso diverso.. – dice agitandosi sulla sedia. Mi rendo conto di aver preso in ballo un argomento di cui non so niente, un argomento che non è bello ricordare. Fatti che sono accaduti tempo fa e che hanno segnato la vita della ragazza che ho di fronte. Non ho il diritto di parlare di queste cose con una persona appena conosciuta. Non ho il diritto di insinuare niente. Non ho il diritto di modificare i pensieri di questa giovane ragazza già segnata dalla responsabilità.
Ma poi mi sorprende ancora, alza lo sguardo malinconico e guarda nei miei occhi e ricomincia a parlare, rivolgendo lo sguardo verso l’esterno.
-Io credo in parte nel destino e in parte no. Credo che ciò che mi sia successo sia colpa del destino..ma credo anche di no. Quella sera..la colpa è stata di un altro automobilista e il destino ha voluto che ci trovassimo lì, al momento sbagliato. Ma poi sei arrivato tu..e hai cercato di salvare la vita a mia madre..tu in qualche modo..potevi modificarlo il destino. Ma non è successo.
-Te la sei presa con me i primi tempi?
-No mai. Io..ho sempre creduto che…beh lasciamo perdere. Il mio caso è diverso..
-Tu credi? Io invece penso che non sia poi troppo diverso dal mio..
-E’ diverso invece.
-Spiegami il motivo allora, questa volta davvero. – dico guardandola negli occhi.
Il suo sguardo rivolto alla neve che cade mi fa capire che non ha voglia di parlarne e posso capire il motivo, lascio correre, sperando che sia lei a fare un’altra domanda. Ma mi sorprende ancora.
-All’età di cinque anni mio padre è scappato letteralmente da noi. Una notte ha preparato i suoi bagagli e ha lasciato un biglietto a mia madre con scritto che non riusciva a sopportare il peso delle responsabilità che una famiglia aveva caricato sulle sue spalle. Ogni giorno chiedevo a mia madre dov’era mio padre e lei, con la forza di una donna determinata e decisa quale era sempre stata, mi faceva credere che mio padre era al lavoro, lontano da casa e che probabilmente ci sarebbe voluto del tempo prima che tornasse. Finchè..ho compiuto dieci anni. Il giorno del mio compleanno mia madre aveva dato una festa per il mio compleanno e i miei amici erano venuti accompagnati dai loro genitori e io..mi sono chiesta quanto altro tempo doveva passare prima che mio padre tornasse.
-Ti ha mentito per cinque anni?
-Si…ma erano bugie innocenti che servivano per tenermi buona, per farmi crescere con la consapevolezza che mio padre c’era e che non si era dimenticato di noi. Scriveva lettere fasulle che poi imbucava e mi faceva trovare sul letto quando tornavo da scuola, comprava regali anche da parte sua e me li faceva avere, ogni Natale, ogni compleanno. E’ stata una madre impeccabile. Ha cercato di crescermi senza che conoscessi l’odio per un uomo che ci aveva abbandonate.
-E poi? Come l’hai scoperto?
-Quella sera del mio compleanno, mia madre mi aveva regalato questo bracciale, con le nostre iniziali e ci aveva fatto mettere un cuore. Allora mentre cenavamo..le chiesi se mio padre sarebbe mai tornato e lei mi guardò con infinita dolcezza e mi disse che no, non sarebbe più tornato. L’abbracciai e le dissi che non importava. Io avevo lei e mi sarebbe bastato per il resto della mia vita. Però da quel giorno ho avuto la certezza che mio padre se n’era andato per colpa mia. Avevo questa convinzione che non mi sono tolta fino..a poco tempo fa. Anche l’incidente di mia madre..credevo fosse per colpa mia.
-Tua? E perché?
-Quando cresci senza un padre per molti anni, e vedi tua madre fare due lavori per mandarti a scuola, per non farti mancare niente, per darti tutto l’amore possibile che poteva in quelle condizioni, quando i tuoi compagni ti guardano con compassione perché sei sempre stata costretta a fare tutto da sola perché tuo padre non c’era e perché tua madre doveva lavorare...cresci con il dubbio che forse..quella che non va sei tu.
-No..questo è impossibile..
-Dopo l’incidente ho avuto mesi di depressione totale. Sono stata seguita da uno psicologo. Alla fine sono riuscita a convincermi che..non è mia la colpa.
Non so cosa dire. Bevo un sorso di cioccolata calda e aspetto. Sperando che il tempo, i minuti, i secondi mi facciano venire in mente qualcosa di intelligente da dire, per non rovinare questo momento.
-Ti ho detto che è diverso dal tuo caso. Tu sei stato abbandonato e dall’orfanotrofio ti ha salvato una famiglia che poi si è rivelata marcia..hai sposato una donna che non era quella giusta..ma hai fatto qualcosa di buono della tua vita. Sei un chirurgo, uno dei più bravi a quanto so, e hai conosciuto due persone che ti sono state vicino davvero, per quello che sei. Tu hai modificato il tuo destino. Sei stato capace di fare qualcosa di cui vai fiero. Hai creato il tuo futuro e quello che farai d’ora in avanti..lo decidi tu. Il destino non esiste.
-E tu non hai fatto nulla per cambiare il tuo destino?
-No..io sono nata pecora nera…
-Oh..questa si che è bella. Dici a me che il destino non esiste, che lo si può modificare..e poi tu non fai niente per modificarlo.
-Io..ci ho tentato ma poi, non è andato bene.
-Raccontami..
-Mi sono iscritta alla facoltà di architettura, tanto tempo fa ormai. Ma mia madre non riusciva a pagarmi la retta universitaria, così ho iniziato a lavorare qui part-time, per Bruce, per aiutare mia madre con le spese. Ho lasciato molti esami indietro e..ad un certo punto ho dovuto iniziare a lavorare full-time perché mia madre aveva perso il lavoro e bisognava pagare le bollette, e la spesa e l’assicurazione. L’università dimenticata. Poi le cose hanno iniziato a girare un po’ meglio, mia madre aveva trovato lavoro in una pasticceria e io non ero più costretta a lavorare full-time, ma era troppo tardi per ricominciare ed ho preferito lasciar stare.
-Allora in questo caso…mi spiace dirtelo ma è colpa tua. Hai avuto l’occasione di riprendere in mano le redini della tua vita e non l’hai fatto…per cosa? Paura?!
-Si probabilmente paura. Ma è meglio così. Dopo poco mia madre è morta e avrei dovuto lasciare comunque.
-Non vuoi..tornare all’università? Finire ciò che avevi iniziato?
-Mi piacerebbe ma non posso permettermelo. Forse un giorno lo farò..non ora.
-Spero per te che tu possa ancora farlo.
I nostri sguardi si perdono sulla neve che cade fuori dal locale. Non mi accorgo dell’ora che si è fatta ma credo sia molto tardi. Per strada quasi nessuna macchina sfreccia sotto i nostri occhi e un bel po’ di neve si è depositata sui marciapiedi. Mi volto a guardarla e una lacrima sta solcando il suo viso pallido. Non so come mai, una morsa mi stringe il cuore e mi fa salire un nodo in gola. Conosco questa ragazza da qualche ora e mi sento già in pena per lei.
Volta lo sguardo verso di me e nota che la sto fissando.
-Oh..non è niente… - mi dice asciugandosi le lacrime che continuano a scendere dai suoi occhi verdi. – mi capita spesso pensando a tutto ciò che è stato. Ma passa subito e sono come nuova.
-Sei una ragazza forte Maria..
-Si..forse..o magari è solo una maschera di protezione. Chi lo sa.
-Io credo..che tu abbia bisogno di credere un po’ più in te stessa. Sei davvero una ragazza forte. Hai le qualità per spaccare il mondo , come si suole dire, è solo che..non ne sei consapevole.
-Nessuno..mi aveva mai detto una cosa così..dolce prima.
Mi sento in imbarazzo. Mi sta fissando, dritto negli occhi. Mi sento nudo sotto il suo sguardo.
Dopo molto tempo una donna è riuscita a farmi provare qualcosa. Il cuore mi sta riscaldando dentro e non sento più quel freddo che sentivo poco tempo fa. Il vuoto ha lasciato il posto a qualche barlume di speranza.
Mi concentro sui suoi occhi, così carichi di vita, di sogni, di speranze, così verdi da farmi credere di essermi sbagliato, questa non può essere una creatura umana, è di sicuro una dea. Ma mentre guardo in profondità negli occhi di Maria, posso scorgervi la paura, l’ansia, il bisogno di avere la serenità che non ha mai avuto.
Forse questo momento è troppo intimo per due persone che si conoscono appena. Guardo fuori e tiro via entrambi dall’imbarazzo di dover continuare a sostenere uno sguardo così carico di..sentimento.
-Io..devo andare. E’ molto tardi e domani mattina devo svegliarmi presto.. – dice mentre raccoglie la borsa e il cappotto e si alza dalla sedia. Vorrei che questa serata non finisse più, vorrei avere la certezza che la potrò rivedere e che nulla sarà cambiato domattina. Vorrei essere sicuro che non c’è nulla di male se l’accompagnassi a casa, e se la invitassi a cena una sera di queste. Ma continuo a osservarla mentre sta in piedi aspettando che io dica qualcosa.
-Hai ragione. E’ molto tardi anche per me.. – mi alzo con calma e raccolgo il cappotto e la mia borsa.
-Allora..credo ci vedremo domani, qui. – dice spostando il peso da un piede all’altro.
-Si..probabilmente si.
-Buonanotte Micheal. – mi dice facendomi un debole sorriso e andando verso l’uscita del locale. Fa un cenno anche a Bruce e poi si volta nuovamente verso di me.
-Buonanotte Maria.
La vedo uscire e attraversare la strada. Mentre cammina sul marciapiede di fronte al locale da sola mi maledico. Esco in tutta fretta e la raggiungo.
-Aspetta Maria. – grido un po’ troppo forte per l’ora tarda. Lei si volta quasi preoccupata ma mi aspetta.
-Dimmi..
-Posso..accompagnarti a casa?
-Ecco..
-E’ tardi e..mi sentirò tremendamente in colpa per il resto della mia vita se non me lo permetti..ti prego. – non sono il tipo che prega le persone, tantomeno una donna. Ma mi verrebbe voglia di afferrarla, stringerla tra le mie braccia e portare via dai suoi occhi quella tristezza che vi aleggia dentro.
-Credo che tu possa accompagnarmi allora. Ma ti avviso, non ho la macchina per cui dopo dovrai tornare qui a piedi.
-Non è un problema. Davvero.
Ci incamminiamo insieme, attenti a non scivolare sulla neve.
-Ogni sera torni a casa da sola dopo il lavoro?
-Beh solitamente si, ma termino il turno quando ancora c’è molta gente in giro, per cui arrivare a casa non è mai stato un problema. Questa sera è tardi rispetto al solito orario.
-Già..ti ho trattenuta un bel po’ a chiacchierare.
-Mi ha fatto piacere. Non parlavo così da…molto, molto tempo.
-Anch’io. Tutto. – E’ stata davvero una serata surreale. Ci si può confidare così intimamente con una persona che conosci da poco meno di qualche minuto? Di qualche ora?
-Sai, una volta avevo un’amica, una di quelle vere, che sembrano starti sempre accanto in ogni momento, con cui ti confidi per tutto e progetti il tuo futuro insieme a lei. Insomma l’amica del cuore per eccellenza. A lei dicevo tutto, raccontavo i miei segreti, i miei sogni, le mie cotte, le mie paure. Poi i suoi genitori si sono trasferiti e non l’ho più vista, non ci siamo più sentite. Sono passati..tanti, tanti anni. Ormai 13 anni.
-Non l’hai mai chiamata?
-Io non sapevo il suo numero. Lei aveva il mio, mi aveva promesso che appena sarebbe arrivata nella casa nuova mi avrebbe telefonato..ma mai silenzio fu così assordante.
-Toglimi una curiosità Maria..
-Dimmi..
-Quanti anni hai?
Lei sorride e poi mi dice “Tu quanti anni pensi che io abbia?”
-Avrei molti elementi per giudicare..potrei anche indovinare..
-E allora indovina..
-Ma..per chi indovina solitamente c’è un premio..io che cosa avrò in cambio?
Si ferma e mi guarda interdetta, non sapendo cosa dire, con uno sguardo molto confuso sul volto.
-Io..non lo so.. – dice scuotendo la testa e riprendendo a camminare al mio fianco.
-Allora te lo propongo io…se indovino..verrai a cena con me?
Si ferma nuovamente e mi guarda ancora più confusa. Comincia a scuotere il capo.
-E dai Maria..ci sono buone probabilità che non indovino..ma se indovinassi..cosa ci sarebbe di male a cenare con me? Ti faccio così paura? – le dico sorridendo, cercando di smorzare la tensione nell’aria.
-Ehm..no..però praticamente non ci conosciamo e..andare a cena è così…
-Lo so..lo capisco. E fidati ci ho pensato praticamente per una buona mezzora prima di proportelo ma…abbiamo parlato di tante cose questa sera, molto personali. Non capisco come potremmo non conoscerci dopo tutto quello che ci siamo detti. Quindi..
-Micheal..è davvero..troppo..non ceno con un uomo da quasi…quattro anni. Non mi ricordo neanche come ci si veste..davvero. – dice scherzando.
-Allora..signorina “Ho paura, è troppo tempo, chissà cosa succederà” ti propongo un’altra cosa..se indovino..mi accompagnerai a cena dai miei amici Max ed Isabel per la vigilia di Natale? – credo di aver insistito un po’ troppo con questa richiesta, infondo è vero che non ci conosciamo.
-Oh cielo! Se prima non sapevo come comportarmi..ora sarei in imbarazzo totale. Ti prego. Lasciamo stare..ti dico quanti anni ho e la finiamo qui.
-No dai..non insisto per la cena..facciamo solo un caffè. Non nel bar dove lavori però.
-Questo..può andare.
-Va bene…anche se sono un po’ deluso per la cena..comunque secondo me..hai due anni meno di me..
-Oh! Ah ah.. molto divertente.. e tu quanti anni avresti?
-Indovina.
-Micheal..questo gioco lo stavi facendo tu..non io!
-Giusto. Però mi diverto di più così. E poi tu non hai voluto accettare il mio invito a cena per cui..
-Ma..abbiamo parlato questa sera e prima non sapevamo neanche come ci chiamavamo..è troppo presto.
-Va bene non insisto.. – dico sconsolato.
-Allora, quanti anni ho?
-Ventisette. – affermo. Sono quasi sicuro dell’età.
Lei mi guarda sbigottita e poi ride.
-L’hai chiesto a Bruce?
-No giuro.
Mi guarda ancora con lo sguardo minaccioso e poi scoppia a ridere.
-E’ giusto.
Io sorrido e non so cosa sta succedendo alle mie gambe e al mio cuore ma, vederla ridere così mi fa venire voglia di fare il pagliaccio e farla continuare a ridere così inizio a saltellare e a dire “Evviva! Evviva!” godendo della sua risata.
-Siamo ancora lontani da casa tua?
-No..è proprio quel palazzo grigio lì, il penultimo prima dell’incrocio a sinistra. Quarto piano.
-Vivi sola?
-Ora si..prima vivevo con Bruce e Sean ma era il momento di farsi strada nel mondo reale con le proprie game per ciò..
-Capisco. Ottima scelta Maria! Hai fatto bene..er..posso sapere un’altra cosa?
-Dimmi..
-Mi dici il tuo cognome? Così almeno ricerco il tuo numero di telefono nell’elenco, sai..per avere quel caffè..nel caso non ti trovassi al bar o che so io.. – dico ridendo.
-DeLuca – dice ridendo – ma se vuoi il mio numero di telefono basta chiederlo…
La guardo sbigottito e mi gratto il sopracciglio.
-Aspetta..tu..non verresti a cena con me..ma non hai problemi a darmi il numero di telefono? – ormai siamo arrivati davanti al suo palazzo e ci avviamo sul vialetto.
-Non ti ho detto che te l’avrei dato! – dice ormai ridendo a crepapelle.
E non lo so. Non mi trattiene più nessuno stasera. Ogni minuto che passa mi sento sempre più felice, più leggero. Tutti i problemi dimenticati. Tutto l’imbarazzo che ho sempre provato nella vita..dimenticato. Questa sera è nato un nuovo Micheal.
-Sei bellissima Maria.
-Oh..grazie. –dice in imbarazzo mentre tiene in mano le chiavi del portone. Abbassa lo sguardo sulle sue scarpe e poi lo alza su di me.
-Ora è meglio se ti lascio entrare…è davvero molto tardi! – dico grattandomi il sopracciglio.
-Vuoi…ecco vuoi salire a bere qualcosa di caldo? – mi chiede mordendosi il labbro inferiore. Capisco quanta forza ci sia voluta da parte sua per chiedermelo e vorrei accettare ma..non credo sia il caso.
-Mi farebbe molto piacere ma..è tardi e non credo sia il caso..
-Allora..in questo caso..credo che potrei rivalutare l’invito a cena..dai tuoi amici..per la vigilia. –dice continuando a mordersi il labbro e a rigirarsi le chiavi tra le mani.
Sono incredulo. Dice davvero?
-Dici davvero?-forse sono troppo speranzoso.
-Chiamami domani..e ti farò sapere.- ora sorride.
-Fantastico. Allora..buonanotte Maria.
-Notte Micheal.
Attendo che apra il portone e che lo richiuda dietro di se, la vedo salire le scale e poi torno indietro verso l’ospedale. Una volta arrivato nel parcheggio dipendenti, prendo le chiavi della macchina e salgo, metto in moto e mi dirigo verso casa. Pazzesca. Questa serata non ha nulla di normale.
Mi addormento sorridendo, pensando a quella Maria..strana donna.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Autrice: Ho deciso che siccome è una ff corta, la posto tutta oggi. Non avrò il tempo di inserirla a capitoli. Buona lettura.


Capitolo 2

 
Pov Micheal
Mi sveglio presto perché ho il turno in ospedale e non posso arrivare tardi. Mi guardo allo specchio ed ho uno strano sorriso sulla faccia. Probabilmente è dovuto all’incontro di ieri sera, stento ancora a crederci. Sorridente mi preparo alla nuova giornata con qualche speranza in più.
L’arrivo in ospedale come ogni mattina è stato traumatico e presto mi sono dimenticato delle mie buone speranze della mattina. Carte da firmare, nuove degenze da controllare e interventi da programmare. Un chirurgo che si rispetti difficilmente passa le vacanze di Natale in tranquillità. Così a parte la vigilia e il giorno di Natale negli altri giorni sono stati programmati diversi interventi più o meno impegnativi.
Alla pausa pranzo mi ricordo della telefonata che dovevo fare, ma non faccio in tempo a cercare il numero sull’elenco che il cercapersone comincia a suonare. Sono desiderato in pronto soccorso. L’intervento d’urgenza ha richiesto metà della giornata ed ora l’orario di cena è passato da un po’. Decido di darmi una ripulita e di andare a vedere se Maria è al bar. Probabilmente non ci sarà. Non tutte le sere lavora lì, a volte fa il turno della mattina. Confido nel buon Dio.
Arrivo al bar e mi siedo al bancone. Bruce mi saluta e mi chiede se voglio ordinare. Prendo un caffè, ne ho bisogno dopo questa giornata. Avrei anche un certo appetito ma non ho voglia di mangiare biscotti o crostate, preferirei un bel piatto di spaghetti o una pizza. Ma prima vorrei incontrare Maria. Non la vedo e allora decido di chiedere direttamente a Bruce. Lui sorride e poi mi dice che aveva fatto il turno mattutino e che probabilmente era a casa a quest’ora. Ok. Il buon Dio non è dalla mia parte. Ma questo già lo sospettavo.
Rigiro la tazza di caffè tra le mani, incerto su quello che dovrei fare. Andare da lei, suonare il campanello e chiederglielo di persona? Oppure tornare a casa, cercare il numero di telefono e chiamarla? Guardo Bruce intento a servire altri clienti e mi chiedo se sa quello che è successo ieri sera con Maria, se sa che l’ho invitata a cena e che aspetto una sua risposta. Lui mi guarda sorridendo e mi fa un cenno, alla porta. Mi volto inconsapevolmente credendo che ci sia Maria, ma non c’è nessuno, così mi rivolto verso Bruce che si mette a ridere e a scuotere la testa. Mi ha preso in giro? Sono così divertente? Si avvicina a me e a bassa voce mi dice: “Non so perché, né come hai fatto, ma hai fatto tornare il sorriso a Maria, per cui ora ti dirò alcune cose che potranno sembrarti frasi fatte ma ti assicuro non sono mai state più vere. Se ti azzardi solo a farla soffrire un tantino, giuro che ti troverò ovunque andrai e ti caverò gli occhi, ti taglierò le mani e i piedi e ti farò soffrire come non hai mai sofferto in vita tua. Comunque se vuoi un consiglio..non stare qui ad aspettare che ti caschi dal cielo. Sai dove abita..va da lei.”
Lo guardo allibito. Poi decido di lasciargli i soldi del caffè e salire in macchina per andare da Maria.
 
Sono sotto casa sua da quasi mezzora e non so che fare. Non ho il coraggio di andare a suonargli il campanello e dirgli “Ehi ciao, sono Micheal, il tipo di ieri sera..vorrei sapere se hai accettato l’invito alla cena..” no! Non è il mio stile! Io sono più uno che aspetta.. e infatti sono qui. Ad aspettare. Si ma cosa? Le avevo detto che l’avrei chiamata e non l’ho fatto. Ora sono qui..che faccio non suono? Al diavolo.
Scendo dalla macchina e mi avvio. Suono il campanello e mi ritrovo ad avere le mani che tremano. Neanche a sedici anni mi è successa mai una cosa del genere. Finalmente risponde.
-Chi è?
-Sono Micheal, il tipo di ieri sera..
-Si, mi ricordo.. – dice ridendo al citofono.
-Puoi..scendere un momento? – le chiedo facendomi coraggio.
-Ehm..fa freddo fuori, ti va di salire?
Che faccio ora? Guardo la macchina..sarebbe una valida via di fuga. Ma guardo il portone..attraversandolo potrebbe esserci la migliore via di fuga dal mondo che possa mai conoscere quindi..
-Va bene..salgo.
Sento il portone che si apre e mi accingo a salire i quattro piani di scale. Ripeto a me stesso, gradino dopo gradino, che è la cosa giusta da fare. E poi la vedo, sul ciglio della porta a braccia conserte, incerta tra l’imbarazzo e l’ilarità. In pigiama.
Quando nota il mio sguardo che vaga sul suo abbigliamento mi fa cenno di entrare mentre scoppia a ridere.
-Accomodati – dice tra le risate. – scusa l’abbigliamento ma..solitamente sto così in casa.. – ora ride ancora più forte e prendo tempo per guardarla. È ancora più tenera.
-Figurati. Mi rendo conto che non è l’ora per venire a farti visita..potevi dirmelo che ti stavo disturbando.
-No! – dice lei scuotendo il capo bramosamente. – Assolutamente. Mi fa piacere che sei qui..ehm..siediti pure. – mi fa accomodare sul divano mentre lei si siede sulla poltrona.
L’imbarazzo è tagliente e mi chiedo cosa diavolo sono venuto a fare qui.
-Com’è andata la giornata?
-Infinita.. – sospiro pesantemente. È bello che qualcuno te lo chieda a fine turno.
-Vuoi..qualcosa da bere?
-Certo.. – mamma mia sono di molte parole, come al solito. Credo che ieri sera sia stato proprio un caso eccezionale!
-Cosa vuoi? – forse anche lei inizia a scocciarsi.
-Qualsiasi cosa va bene..
Allora Maria sorridendo va in cucina e la posso guardare mentre si accinge a preparare qualcosa di caldo, la cucina è separata dal salotto solo per un’isola d’appoggio.
Mi avvicino attirato dall’odore di quello che sta bollendo.
-Qualsiasi cosa..tranne questa! – dico inorridito dall’odore!
Lei scoppia a ridere per la mia faccia e mi scopro a ridere anch’io!
-Lo sospettavo! – continua a ridere, ed ora si appoggia al tavolo per non cadere.
-Ma cos’è? Puzza da morire!!
-E’ un intruglio di erbe che ha fatto mia madre, ha la funzione di rilassarti..
-Credo che..ne farò a meno! Va benissimo un bicchiere d’acqua… - dico storcendo il naso.
-Tranquillo per te..un semplice té verde..
-Beh..quello va più che bene. Mi piace il té verde! – dico ora sorridendo.
Maria prende il vassoio con la zuccheriera, il limone e le due tazze fumanti e lo porta sul tavolino del salotto, la seguo sedendomi dove ero prima, appoggiando il cappotto sull’altro lato del divano.
Prendo la mia tazza e ne bevo un sorso.
-Ti piace? – mi chiede in attesa.
-Si..è buono..ma il tè verde mi piace. Lo bevevo spesso una volta. Isabel me ne comprava scatole e scatole..diceva che mi faceva bene avere del tè da offrire alle persone che venivano a trovarmi. Solo che finivo per bermelo perché non veniva mai nessuno che volesse del tè caldo!
Ora ride. E non si ferma. Continua a ridere sempre di più finché non si ferma da sola e mi guarda. Poi scoppia a ridere ancora. Ma che c’è da ridere?
-Cosa c’è di così tanto divertente?
-Quello che stai bevendo..non è tè verde! – sta ridendo ancora, ha perfino appoggiato la sua tazza sul tavolino per non far cadere il liquido e io guardo nella mia tazza.
-Come scusa?
-Si beh..avevi così tanto disprezzato l’intruglio di mia madre che..ti ho fatto un piccolo scherzetto!! – dice continuando a ridere.
-Vuoi dirmi che..sto bevendo quella cosa che puzzava?? – devo aver fatto una faccia davvero divertente perché non si ferma più dal ridere.
-Si!!!! – si alza sempre ridendo e va in cucina, apre l’acqua e si strofina un po’ la faccia, poi torna con il sorriso sulle labbra.
-Non è poi così male no?
-In effetti..è buono.
-Visto? Te l’avevo detto?
-Ma l’odore di prima? – sono sorpreso mentre lei sta ancora sorridendo.
-Si sente finché non metti il limone..poi passa!
-Comunque non è giusto! Mi hai fregato! – dico sconsolato rigirandomi la tazza tra le mani e bevendo un altro sorso di quella bevanda.
-Già..però ti ho fatto scoprire qualcosa di unico. – dice facendomi l’occhiolino.
Ora mi ricordo il motivo per cui ero venuto fin qui, prima l’avevo dimenticato, abbagliato da quella bellezza che rideva.
-Allora..perché sei venuto fin qui?
-Appunto..Oggi non ho avuto tempo di chiamarti..sai per avere la risposta al mio invito..
-Giusto! – dice lei sorridendo enigmatica e bevendo dalla sua tazza.
-Così ho pensato di venire di persona..anche..si insomma per vederti.
-Chiaro!
Alcuni secondi di silenzio, lei che continua a bere la sua bevanda, io che la guardo. Avanti Maria..rispondimi.
-Dovrai lavorare anche durante le feste di Natale?
-Probabilmente non la vigilia e neanche il venticinque, ma il ventisei ricominciano gli interventi e..
-Capisco..
La guardo mentre appoggia la sua tazza ormai vuota, si sta prendendo gioco di me, la vedo dal luccichio negli occhi. Come diavolo ha fatto a terminarla così in fretta? Scotta.
-Senti Maria..se non vuoi accettare, intendo per la cena..non ci sono problemi..mi rendo conto anche da solo che è un po’ troppo presto e..va bene così. Si insomma non proprio ma..ti capisco.
Lei sorride e io mi gratto il sopracciglio.
-Per questa cena..come..ci si deve vestire? Eleganti o..casual?
-Come vuoi tu…allora è un si?- dico quasi incredulo.
-Alle mie condizioni..
-Oh..sentiamo. – iniziavo già ad esultare.
-Primo. Io non ho vestiti eleganti..sono la classica cenerentola che nel suo armadio non ha vestiti costosi. Per cui non ti aspettare vestiti da snob. Secondo. Ci si aspetta che andando a cena come ospiti si debba portare qualcosa e..dei regali suppongo. E’ Natale. Dovremmo provvedere, non mi piace arrivare a mani vuote. Terzo. Probabilmente essendo tuoi amici..vorranno sapere come ci siamo conosciuti e se ci frequentiamo eccetera e..dobbiamo mettere in chiaro che siamo solo amici.
-O-ok..
-Accetti tutte queste condizioni? – sembrava sorpresa.
-Certo.. ma.. – incomincio. E non so davvero cosa il mio cervello voglia dire perché siamo due cose separate. Lei mi guarda in attesa. – Ma io voglio porre due condizioni.
-Sentiamo.. – dice lei incrociando le braccia e fissandomi negli occhi.
-Primo. Non voglio che tu sia troppo stravagante o…eccentrica. Voglio che tu rimanga la Maria che ho conosciuto ieri sera, semplice. Secondo. Voglio poterti venire a prendere e poter raccontare la verità su come ci siamo conosciuti. Non mi piace mentire. Terzo..
-Non erano due le condizioni? – dice sorridendo.
-Terzo – continuo – Voglio che accetti il fatto che per ora, e solo per ora, siamo amici..ma non mi fermerò dal provarci con te..perchè sei una donna magnifica e mi ha fatto star bene dopo tanto, tanto tempo.
Lei mi guarda e io non mi rendo neanche conto di chi sia stato a dire quelle cose.
Lei scoppia a ridere e poi dice: “Accetto..ma io mi riservo la facoltà di rifiutare le tue avance se le giudico troppo per me!”
La fisso sbigottito e poi rido con lei. Ci mettiamo d’accordo sull’orario e mi chiede che persone siano i miei amici, mi ritrovo a raccontarle di Max e di Isabel, della nostra adolescenza a Roswell e di alcuni aneddoti. Poi prima di andare via mi chiede : “Ehm..Micheal..non vorrai presentarti a mani vuote..no?”
-Io..non sono bravo nei regali..- il mio sopracciglio è tormentato stasera.
-Allora..potremmo..ehm..incontrarci..domani. Se hai tempo si intende..e potremmo comprare qualcosa insieme..se ti va. – dice mordendosi il labbro.
Mi avvicino a lei, siamo in piedi vicino alla porta e la sua espressione smarrita mi fa crescere un’irrazionale voglia di baciarla.
-Per me va bene..ogni scusa è buona per vederti..
Sorride e mi ritrovo a sorridere con lei.
Mi apre gentilmente la porta e io esco, ma aspetto appena fuori dalla porta. La guardo e lei guarda dentro i miei occhi e poi in un attimo mi avvicino e..vorrei disperatamente baciarla. Ma voglio fare le cose con calma. Avvicino le labbra alle sue e le sussurro “Buonanotte Maria”. Le nostre labbra si toccano di tanto in tanto durante le mie parole e vorrei assaggiare le sue labbra carnose ma mi trattengo.
Mi stacco un po’ da lei e le sorrido. Vedo il suo sguardo confuso poi sorridente.
-Buonanotte Micheal.
Chiude la porta e scendo le scale felice. Salgo in macchina felice. Arrivo a casa e mi addormento. Felice.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Pov Micheal
 
L’indomani, dopo una giornata di lavoro davvero faticosa mi ritrovo nella pausa pranzo al tavolino del solito bar, aspettando che Maria finisca il turno per accingerci a un faticosissimo e arduo pomeriggio di shopping. Non so come faccio ma ho davvero mezza giornata libera..infondo sono comunque reperibile e se hanno bisogno mi chiamano. La vedo arrivare tutta trafelata dal bagno, con la borsa, i capelli ancora raccolti e solo un velo di lucidalabbra, indossa una camicia con le maniche a tre quarti, blu scura e un jeans chiaro. Classiche scarpe da tennis. Cappotto in mano. È semplicemente perfetta. Non importano i tacchi alti, non importa il trucco impeccabile o la piega appena fatta dal parrucchiere. Sono cose che per me non hanno significato. Così lei è meravigliosa.
Andiamo verso la macchina e lei non aspetta neanche che le apra lo sportello. Fa tutto da sola, mette la cintura e mi lascia sbigottito a fissarla. Salgo in macchina e andiamo al centro commerciale.
-Maria..posso dirti una cosa?
-Certo..
-Sei proprio strana!! – dico sorridendo. Lei mi fissa e poi sorride anche lei.
-Perché?
-Beh ogni donna che conosco solitamente aspetta che sia l’uomo ad aprirgli lo sportello della macchina, a invitarla ad entrare eccetera..mi hai sconvolto!
Ora inizia a ridere.
-Beh mia madre ha sempre detto che assomiglio più a un maschiaccio che a una vera donnina per bene! Non sono mai stata la ragazza che anche per andare a far la spesa mette tacco dodici, rimmel e fard. Sono più..acqua e sapone. Anche sui modi di fare! La portiera della macchina? Ti prego è un clichè..e non li sopporto.
La guardo con la coda dell’occhio.
-Beh..sono felice di sentirtelo dire! – sorrido.
Parcheggiamo ed entriamo al centro commerciale. Non ho mai visto nessuna ragazza essere così contenta di aggirarsi tra i negozi come sta facendo lei, sembra una bambina di cinque anni.
E poi non so in quale momento preciso della giornata le nostre mani si sono incrociate ed ora sono intrecciate e non ho alcuna voglia di lasciargliela andare.
Dopo aver comprato i regali ci sediamo al bar del centro e ordiniamo un caffè.
-Abbiamo finito con lo shopping..vero? – chiedo.
-Beh..a dir la verità..dovrei comprare qualcosa. Quando ti dicevo che nel mio armadio non c’era niente di elegante non scherzavo. Credo di avere una serie infinita di jeans, camice, maglioni…ma niente che si addica a una cena extra-parentale.
-A me vai benissimo così..anzi a dir la verità ti preferisco in pigiama..ma non credo che presentarti ai miei amici in pigiama sia l’approccio giusto. – iniziamo a ridere insieme e mi piace la complicità che si è creata.
-Grazie..ma lo stesso, devo comprare qualcosa. Non posso venire in jeans..davvero!
Ora la fisso negli occhi, il suo imbarazzo è palese.
-Maria..non sto scherzando. Puoi venire in jeans e camicia, nessuno ti crederà inadeguata.
-Sei sicuro? Voglio dire..Mi hai detto che Isabel è una donna..sofisticata..
-Si beh..ma la moglie di Max conoscendola sarà semplicissima. Per cui..stai tranquilla..
-Insisto..
-Insisto io. Avevamo detto che accettavi le mie condizioni..e il primo punto era semplicità. Mi piaci così Maria..sei..davvero perfetta. Prima quando sei arrivata al tavolo, tutta di fretta eri..meravigliosa. Sei bellissima così. Non hai bisogno di un vestito elegante o di un trucco pesante.
Sfugge dal mio sguardo e la posso capire. Mi sono spinto oltre. Troppo. Forse ho rovinato tutto.
-Va bene..ma almeno..i tacchi li posso mettere?
-Se proprio ci tieni.. – dico sorridendo.
-Si…perché sei molto, molto più alto di me..e non voglio sembrare puffetta vicino a te.
Ora scoppio a ridere.
-Puffetta? – e ride anche lei.
-Andiamo? Ho bisogno di preparare la cena…stasera Sean viene a mangiare da me e non ho nulla di pronto.
-Anch’io dovrei mangiare..è da ieri a mezzogiorno che non faccio un pasto decente!
-Davvero?
-Si…ieri pomeriggio l’urgenza che ho avuto mi ha impedito di cenare e poi sono venuto da te..dimenticandomi del mio appetito e poi..quando sono arrivato a casa ero troppo stanco. Stamattina ho fatto colazione con due toast ma a pranzo ho assaggiato un panino, lasciato al bar per la fretta dello shopping. – dico sorridendo.
-Oh..allora è colpa mia se non hai finito il pranzo oggi? – dice un po’ sconsolata.
-No Maria..non farti venire strane idee..ti prego! Dimentica ciò che ho detto.. andiamo a casa dai.
Torniamo verso la macchina, in silenzio. Le nostre mani non sono intrecciate e sento che c’è qualcosa che non va.
Fermi al semaforo prima di casa sua le dico: “Maria non è colpa tua davvero. Sono forte posso resistere un giorno senza mangiare. Mi è capitato centinaia di volte. Ora vado a casa e mi preparo un bel piatto di pasta. Ma non essere triste ti prego..”
Lei mi guarda un po’ sconsolata e fa un segno affermativo con la testa.
Arrivati sotto casa sua fa per scendere ma la trattengo per un polso.
-Aspetta. Non mi saluti?
-Ci vediamo dopo domani alla cena..Buonanotte Micheal.
-Aspetta..non così in fretta.. – si risiede sconsolata sul sedile e le volto il viso verso di me – Mi dici cosa c’è?
-Non ne ho voglia..
-Mi dispiace che sia finita così..è stato davvero un pomeriggio bellissimo e sono stato davvero bene con te. Ora però vorrei vederti sorridere come oggi..come ieri e l’altra sera…
-Micheal io..
-Tu..devi smetterla di pensare che è sempre colpa tua.. sono stato io scemo che non mi sono preparato da mangiare..ora..mi fai un sorriso prima di andare a casa?
Lei mi guarda e la guardo intimorita sul sedile lato passeggero. Voglio baciarla. Le accarezzo il viso e mi avvicino più a lei, per darle un bacio sulla guancia ma lei si sposta e cerca le mie labbra.
Rimango un po’ stordito ma rispondo subito al bacio. Ha le labbra morbide e setose e la sua lingua danza con la mia. Forse è sbagliato in questo momento, ci conosciamo da così poco. Ma mi sento su un altro pianeta. Le sue mani sono sul mio volto e mi accarezzano. Le mie mani accarezzano le sue guancie. Mi perdo in questo bacio che sembra durare in eterno ma che probabilmente sono solo pochi minuti. Ci stacchiamo ansimanti. Fronte contro fronte. Occhi chiusi. Mi sembra di tornare adolescente. Le paure del primo bacio, i timori della prima volta..le ansie di avere una ragazza. Capisco che per lei è la stessa cosa. Si allontana da me e si copre il viso con le mani.
-Scusa..io..io non so davvero cosa mi sia preso..
Si sta scusando? Per avermi baciato? La guardo e mi viene voglia di stringerla a me.
-Maria.. – sussurro.
-No Micheal hai ragione. Sono una stupida. Non dovevo baciarti è che..non so cosa mi sia preso..
Non resisto. Le prendo il volto con le mani, costringendola ad abbassare le sue mani lungo il corpo e la bacio di nuovo. Con tutta la dolcezza, il bisogno e la passione che ho. Con tenerezza per non turbarla.
Mi stacco da lei e appoggio le nostre fronti insieme ma la trattengo lì con una mano tra i suoi capelli.
-Non mi devi chiedere scusa..capito? – annuisce con la testa ed ho voglia di baciarla ancora. Mi trattengo e lo do un bacio sulla fronte.
-Vuoi..salire? magari..puoi fermarti a cena..con me e Sean.
-Maria..non è il caso..
-Oh.. si hai ragione.. – dice guardandosi le scarpe.
Perché le ho detto di no?
-Allora..io vado..devo preparare..da mangiare.
-Aspetta..mi fai un sorriso?
-Micheal.. – dice coprendosi il volto con le mani, nuovamente.
-Allora accetto l’invito a cena..ma se mi permetti di aiutarti e..se mi fai uno dei tuoi migliori sorrisi..proprio adesso! – come diavolo mi sto comportando? Non sono mai stato così indeciso come in questi giorni.
Lei si volta a guardarmi.
-Dici davvero?
-Ci tieni davvero? Intendo..che rimango per cena?- lei annuisce. Sembra una bambina di cinque anni, indifesa sotto il mio sguardo.
-Allora accetto..solo..togliti quel broncio dalla faccia..non ti si addice. Sei molto più bella quando sorridi. – dico sorridendo e accarezzandole il volto. Lei di rimando mi sorride. Tolgo le chiavi dalla macchina e scendo, aspettandola. Chiudo la macchina e prendendola per mano ci avviamo verso il suo appartamento.
 
Salendo le scale continuo a pensare che è tutto così irrazionale. Non posso comportarmi così con una donna che conosco effettivamente da tre giorni. Non so il giorno del suo compleanno, non so dov’è nata. So pochissime cose di lei..ma mi sembra di conoscerla così a fondo quando la guardo negli occhi. Mi entra dentro. Sento il suo sguardo e mi sciolgo dentro. Non mi è mai capitata una cosa del genere. In questo momento avrei bisogno di parlare con Max ed Isabel, esporgli i miei sentimenti e capire insieme quello che mi sta succedendo. Penso già ai commenti sarcastici di Max e alle battutine di Isabel. Probabilmente non mi offenderei, la prenderei a ridere. Avrebbero ragione.
Arrivati all’interno del suo appartamento mi dice di mettermi comodo mentre lei attraversa il salone e va in una delle due camere, chiudendosi dentro. Tolgo il cappotto, appoggio le buste con gli acquisti del pomeriggio e mi guardo attorno.
L’arredamento è molto semplice, non ci sono mobili progettati su misura o che portano la firma di stilisti famosi. Ogni angolo è decorato con qualche candela, alcune consumate, alcune nuove. Ce ne sono delle più strane, a forma di cane, a forma di gatto. E ci sono molte fotografie di lei e sua madre. C’è un disordine che mi fa sentire a casa, che mi invita a sedermi sul divano, appoggiare i piedi sul tavolino e guardarmi la partita con la birra in mano. Mi trovo in un attimo a paragonare questo appartamento con la casa in cui vivevo con Courtney. Ogni angolo era perfettamente in ordine, la donna delle pulizie passava ogni mattina. Non appoggiavo neanche il cappotto sul divano perché avevo paura di macchiarlo. Non avevamo fotografie perché era pieno di oggettini che Courtney comprava nei negozi di arredamento. Era una casa fredda, come la persona che era, come il nostro rapporto. Ora invece sono contento di aver cambiato casa, il mio appartamento..assomiglia molto a quello di Maria.
Esce dalla sua camera indossando dei pantaloni della tuta e una felpa con una coniglietta con un grande fiore su un orecchio, è tenerissima.
-Tutto ok? – mi chiede fermandosi davanti alla cucina.
La seguo e tirandomi via la giacca comincio a raccontarle dei miei pensieri, senza timori.
-Pensavo al tuo arredamento. E’ molto semplice, nulla di ricercato, nulla che porti la firma di qualche stilista famoso. E’ tutto così…accogliente. Le candele, le fotografie..il disordine. Quando vivevo con Courtney la signora che veniva a pulire casa ogni mattina passava l’aspirapolvere, lavava il pavimento, tirava giù la polvere da ogni quadro, rigorosamente molto costoso. Non avevamo nessuna fotografia. Era tutto così freddo, distante da quello che volevo.
-Ti capisco..io non ho mai sopportato le case fredde, mia madre mi ha sempre insegnato a mettere in disordine in modo che quando torni a casa dal lavoro ti sembra di entrare in una casa e non in un santuario.
-Giusto. – dico mentre l’aiuto a tagliare le verdure per il soffritto.
-Adesso invece dove vivi?
-Ho preso un appartamento, non troppo distante dall’ospedale. A dir la verità è un bilocale. Molto piccolo. Ma appena torno a casa mi stendo sul divano, guardo la televisione senza aver paura che la federa del divano possa strapparsi o cose simili.
-Oh…e la vecchia casa?
-E’ chiusa, ferma con tutta la sua mobilia..
-Tua moglie non l’ha voluta come prezzo per il divorzio?
-No..non le devo niente. E quella casa l’ho comprata con i miei soldi, ottenuti lavorando. Non merita di essere data a lei. E poi in un futuro con la mia famiglia potrei tornare a viverci..con meno attenzione alla pulizia ovviamente! – sorrido e lei comincia a tirare fuori sacchetti dal frigorifero.
-Sai cucinare?
-Più o meno..
-Vuoi davvero darmi una mano?
-Assolutamente..dimmi cosa posso fare..
-Beh..se te la senti potresti preparare l’arrosto, con tutti gli aromi e le patate e le verdure..io intanto faccio il sugo per la pasta.
-Va bene..
-Qual è il tuo piatto preferito Micheal?
-Lasagne, Lasagne, Lasagne! – lei mi guarda e poi scoppia a ridere. – cosa c’è? – chiedo imbarazzato.
-Sono anche il mio piatto preferito!
-Davvero? Allora la prossima volta, al posto che invitarti a cena da Max e Isabel, ti invito da me..per assaggiare le lasagne più buone che hai mai assaggiato. – dico orgoglioso.
-Oh ma davvero?! – strafottente.
-Certo! Sono bravo sai..volevo prenderti in giro..ma sono un cuoco provetto!! Vivendo sempre da solo praticamente ho imparato..anche grazie ai libri che ho a casa, regalati da Isabel per il matrimonio! – dico sorridendo – Ha sempre saputo che Courtney non si sarebbe mai messa in cucina a prepararmi una cena decente così di nascosto mi ha regalato una decina di libri con delle ricette davvero fantastiche!
-Beh allora devo assolutamente provare!
-Assolutamente! – dico facendole l’occhiolino. Scoppia a ridere e rido con lei.
-Quando arriverà tuo cugino?
-Per le otto e mezzo. Lavora fino a tardi e prima non riesce a liberarsi.
-Capisco..
-Hai fame?
-Beh in effetti.. – dico grattandomi il sopracciglio.
-Beh vorrà dire che dovrai aspettare – dice facendomi l’occhiolino.
-Mi lasci sfamato per altre due ore e mezza? – vorrei fare una faccia triste ma temo di scoppiare a ridere.
-Certo!! Se no poi non mangerai nulla di ciò che abbiamo preparato!! – fa la finta oltraggiata.
-Ti potrei sorprendere sai! Già normalmente mangio tanto, se poi conti che è quasi un giorno che non faccio un pasto completo..sarei capace di fare il tris di tutto! – dico sorridendo.
-Allora..se la metti così….diciamo che potrei fare un piccolo antipastino..
-Si? E di cosa si tratta? – curioso, troppo curioso.
-Vai a sederti in divano..io arrivo subito..
-Va bene..sicura che non vuoi una mano?
-No..me la cavo da sola – mi sorride e decido di fare quello che mi ha chiesto.
Dopo un quarto d’ora la vedo arrivare con un piattino e sopra quattro piccole tartine.
-Mmmm..si comincia!
-Già..ma cerca di assaporarle, perché le salse le ho fatte io..per cui..devi dirmi come sono.
Le faccio un segno affermativo con la testa e prendo la prima tartina. Salsa di carciofi. Buonissima. Prendo la seconda tartina. Salmone, maionese e..qualcos’altro che non capisco. Prendo la terza tartina sotto lo sguardo inorridito di Maria. Funghi e prosciutto e ancora qualcosa che non so.. agguanto la quarta. Questa davvero non capisco cosa sia.
-Tutto buonissimo davvero! La prima era di carciofi, la seconda salmone, la terza funghi e prosciutto, la quarta non ho capito..ma erano davvero buone! Le altre dove sono? – chiedo affamato, non avrà mica preparato solo queste spero.
Continua a fissarmi inorridita poi scoppia a ridere.
-Sono felice di farti ridere così tanto! Puoi dirmi ora qual è il motivo?
-Hai davvero una fame mostruosa! Ma mi dispiace quelle erano le uniche tartine.. – dice sconsolata.
-Nooo!
-Già..te l’avevo detto di andarci piano.. – alza le spalle e mi guarda sorridendo.
-Adesso dovrò aspettare..posso guardare un po’ di tv nel frattempo?
-Certo..io intanto controllo com’è messa la cena! – si alza e va in cucina.
Dopo qualche minuto torna con un vassoio pieno di tartine. Sorride.
-Mi avevi preso in giro eh?
-Già! Mi diverto a guardare tutte le facce strane che fai!
-La stessa cosa è per me.. – le faccio l’occhiolino e scoppia a ridere, prendendo anche lei una tartina e sedendosi affianco a me sul divano, con i piedi appoggiati sul tavolino di fronte a guardare la tv.
Ogni tanto la sento alzarsi per andare in cucina a controllare che tutto proceda. Poi piano, piano non sento più nulla, la voce della tv si allontana, i miei occhi si chiudono e mi addormento.
Non so per quanto tempo ho dormito, quando apro gli occhi Maria non è più di fianco a me. Mi alzo e comincio a guardarmi in giro. Poi la vedo. È seduta sul bancone della cucina, la raggiungo.
-Che ci fai qui in disparte? – chiedo incrociando le braccia.
-Oh ti sei svegliato.. – mi sorride
-Già..per quanto ho dormito?
-Due ore quasi..tra poco Sean sarà qui..
-Oh..comunque..che ci fai qui da sola?
-Pensavo di disturbarti e allora sono venuta qui..ho anche spento la tv.. – dice sorridendo.
-Già noto..ma non mi disturbavi affatto..e poi è casa tua..
-Hai riposato bene almeno?
-Decisamente! – le sorrido – prepariamo la tavola intanto?
-Certo.. la tovaglia è nell’ultimo cassetto. Io intanto prendo i piatti e i bicchieri!
-Va bene!
-Oh Micheal..
-Si?
-Eri bellissimo mentre dormivi.. – dice mordendosi il labbro e voltandosi dall’altra parte.
Lascio correre, non vorrei che si creasse un imbarazzo tagliente. Non avevamo ancora terminato di preparare la tavola che il campanello ha preso a suonare.
Maria è andata ad aprire e abbraccia il ragazzo sulla porta. Poi vengono in cucina.
-Sean, questo è Micheal..Micheal, questo è mio cugino Sean.
-Piacere.. – dico stringendogli la mano.
-Il piacere è mio..Bruce mi ha raccontato..alcune cose interessanti! Attento a te sai?! – mi dice minacciosamente.
-Oh..
-Stai tranquillo Micheal..Sean è innocuo. Sediamoci a tavola avanti.
 
La cena era stata perfetta e gli argomenti di discussione non sono mancati. Sean e Maria continuavano a raccontarmi aneddoti divertenti dell’uno e dell’altra e mi ritrovavo a invidiare il cugino per il rapporto che aveva con Maria. Finita la cena Maria ci ha cacciati dalla cucina e mandati in divano a guardare la tv finché lei sistemava. Ottimo. Adesso di sicuro Sean avrebbe voluto parlare con me e mettermi al corrente delle sue raccomandazioni. In effetti non ho sbagliato. Dopo poco prende la parola.
-Senti Micheal..
-Dimmi..
-Che intenzioni hai con Maria?
-E’ solo qualche giorno che ci conosciamo in effetti e..
-Si la storia la so..voglio sapere cosa vuoi da lei..perché le giri sempre attorno, se fai sul serio o se pensi sia una bambolina da usare e poi piantare lì..
-Io.. – mi blocco e guardo Maria che lava i piatti, mi volto di nuovo verso Sean – Non lo so..mi fa sentire bene, mi fa ridere, mi fa venire voglia di passare un intero pomeriggio al centro commerciale. Mi fa dimenticare perfino di cenare. Insomma è poco che ci conosciamo e ancora non so cosa voglio da lei. Ma non voglio che stia male. Questo è sicuro. Probabilmente Maria ti avrà raccontato già tutto di me ma..sono divorziato e non è stato un bel matrimonio. Sono stato con una donna che mi tappava le ali. Maria invece..mi fa sentire libero. Mi ha fatto tornare il sorriso e..sto bene. Bruce mi ha detto che anche lei è molto più sorridente per cui..
-Si. Era da tempo che non la vedevo così, ne sono felice. Se sei tu il motivo per cui è così contenta allora..allora credo che non ci siano problemi. Solitamente tendo ad allontanare gli uomini che le girano attorno..ma tu hai messo una luce diversa in mia cugina e anche se tutto ciò sfocerà in una semplice amicizia o in niente di fatto beh..grazie.
-Mi ringrazi? Cioè aspetta..Non mi minacci che se farò soffrire Maria mi torturerai per il resto della vita?
-Amico..le storie nascono e finiscono. Se la vostra storia non è destinata a funzionare vi lascerete e sarà inevitabile che ci soffrirete..forse lei per più tempo. Ma ora come ora..hai fatto di Maria la cugina che ho sempre conosciuto e..sono grato di questo. E poi c’è già Bruce che ti ha avvertito! – sorride compiaciuto e torna a guardare la tv.
Do un ultimo sguardo a Maria e poi rivolgo l’attenzione anch’io allo schermo che ho di fronte.
Dopo poco mi accorgo che è tardi e che è meglio se mi avvio verso casa. Domattina la sveglia suonerà prima del previsto dato che ho un intervento fissato per le 9. Saluto tutti e scendo verso la macchina per tornare a casa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Pov Micheal
 
E’ un giorno che non vedo Maria e già mi manca. È mai possibile una cosa del genere? Non ho mai sentito la mancanza di una donna, se si esclude Isabel. Sono a casa, seduto sul divano a guardare la tv dopo una giornata che sembrava non finire più. Non ho avuto il tempo di andare al bar neanche per un saluto perché le urgenze mi hanno completamente annullato. E una volta uscito dall’ospedale non vedevo l’ora di buttarmi sul mio comodo divano, con un cartone di pizza sulle gambe. Ora invece mi scopro ad aver bisogno di altro. Il posto vicino a me è vuoto e mi sento solo. Non perché sono malinconico o triste. Maria. Prendo l’elenco telefonico e cerco in un attimo il suo numero. Con molta fatica trovo quello giusto. Non credevo possibile vedere così tanti DeLuca a Boston.
Compongo il numero. Uno squillo. Due. Tre. Quattro. Segreteria telefonica. Riaggancio.
Probabilmente sarà al bar, avrà il turno serale. Decido di cercare anche il telefono del bar di suo cugino.
Lo trovo e compongo anche il secondo numero. Attendo. Uno, due, tre.
-Pronto?! –è Bruce, riconosco la voce. Ma che diavolo sto facendo? Possibile che sono così disperato da non poter stare neanche una giornata senza vederla o sentirla?
-Ciao Bruce..sono Micheal. – chissà se sa chi sono veramente.
-Ah..ciao!
-Come va?
-Tutto ok..scommetto che cercavi Maria..
-In effetti.. – lo sento sorridere.
-Lei non è qui. Ha fatto il turno della mattina ed oggi aveva delle commissioni da fare. Hai provato a chiamarla a casa?
-Si..ma non c’è nessuno..
-Oh aspetta amico..oggi è giovedì.. è a cena a casa di mia madre. Forse puoi trovarla sul cellulare. E’ urgente? – perché è così disponibile? Mi ha minacciato proprio ieri..
-No..a dir la verità no..posso attendere fino a domani.
-Beh perché..se volevi ti lasciavo il suo numero di cellulare. Sean mi ha parlato bene di te per cui..posso fidarmi.
-Certo. Se ti va..dimmi pure.
Mi detta il cellulare di Maria e faccio molta attenzione a non sbagliare nessun numero.
-Grazie Bruce. – sta ridendo, lo sento anche se cerca di nascondersi. E mi rendo conto di aver fatto una figura di cacca.
-Ciao Micheal.
Chiudo la comunicazione e scoppio a ridere. Sono definitivamente perso per una donna. Non sono mai arrivato a rendermi ridicolo così davanti a qualcuno per una donna.
Prendo il mio cellulare e compongo il numero. Per la terza volta. Uno, Due, Tre..
Poi sento la sua voce.
-Pronto?
-Maria?
-Si? Chi è? – davvero non mi riconosce?
-Indovina..
-Non ne ho proprio idea.. – uffa. Però così posso giocare..no?
-Dai indovina..facciamo così però..se indovini..vinci una cena con me! – mi è sempre piaciuto giocare e scherzare e con lei mi viene così naturale. Spero che si ricordi della conversazione sulla sua età.
-M-Micheal?!
-Indovinatooo! Signorina DeLuca..vince una cena col qui presente.. – dico sorridendo.
-Come hai fatto ad avere il mio numero di cellulare? – sembra davvero sorpresa.
-Ehm..ecco..ho provato a chiamarti a casa..ma non rispondevi..così ho chiamato al bar, e ha risposto Bruce che gentilmente mi ha fornito il tuo numero. – non so perché ma ora mi sento molto imbarazzato, forse perché sta ridendo a crepapelle.
-Wow! Scommetto che non avevi mai fatto una cosa del genere prima..eh?
-Come fai a saperlo? – sembra che abbia davvero tutte le carte per sorprendermi.
-Sesto senso! Comunque..come mai mi hai chiamato?
-Ehm…A dir la verità non lo so! – e scoppio a ridere e lei mi segue.
-Micheal..Sono a cena da mia zia. Devo tornare a tavola se no verranno a cercarmi. Quindi..se ti serve qualcosa dimmi pure.
-Davvero Maria..sono a casa da solo e mi sono accorto che avevo voglia di sentirti. Non ho nulla da dirti di preciso..
-Beh..a questo punto allora..sono felice che tu mi abbia chiamata – dice col sorriso – ora però devo tornare di là.
-Va bene! Allora domani vengo a prenderti alle sette?
-Certo..alle sette. Ci vediamo domani Micheal.
-A domani.
Bottone rosso. Ok. Ora sono un emerito deficiente.
 
Continuo a pensare che forse è tutto dannatamente sbagliato. Non posso portare a cena una ragazza che conosco da quattro giorni. Non posso presentarla ai miei amici come un’amica quando l’unica cosa che vorrei è approfondire tutto quello che è appena nato tra noi. Mi vesto e scelgo un semplice jeans scuro e un maglione chiaro. Non voglio agghindarmi. Ogni giorno per andare a lavorare passo mattinate intere a controllare il mio aspetto impeccabile. Stasera invece posso essere semplicemente me stesso. Mi ritrovo a pensare ancora a Maria. Cosa indosserà stasera? Le ho chiesto di essere semplice e spero che abbia raccolto i capelli come la prima sera che ci siamo parlati. Era bellissima. Altri cinque minuti e sono pronto. Scendo alla macchina portando con me il cappotto e un pacchettino. Tutti gli altri regali sono rimasti da Maria la sera dello shopping mi sono dimenticato di portarli con me. Questo invece è per lei. L’ho preso stamattina. Non è nulla di esagerato ma passando davanti alla vetrina ho pensato che potrebbe piacergli. Ora però ho il dubbio che si sentirà a disagio. Non avevamo parlato di regali tra noi e probabilmente si sentirà in colpa per non avermelo fatto. Ecco. Rischio di rovinare tutto nuovamente. Decido di pensarci dopo. Metto il pacchetto nel portaoggetti e accendo la macchina. La strada per casa sua non mi è mai sembrata così lunga. Parcheggio l’auto sotto il palazzo e scendo andando a suonare al citofono.
-Si? – mi risponde una vocina tutta trafelata.
-Sono Micheal.
-Oh Micheal scusa.. – sbarro gli occhi. Non mi dirà mica che non viene più!!! – sono leggermente in ritardo. Vuoi salire intanto?
-Va bene.. – chiudo la macchina con il telecomando e salgo le scale del palazzo. La porta di casa di Maria è aperta, entro dicendo “Permesso?!” e dal bagno sento che dice “Accomodati. Dieci minuti e sono pronta!”
Mi siedo sul divano e continuo a pensare se sia la cosa giusta da fare. Probabilmente Max e Isabel volevano parlarmi da solo, mi hanno chiesto se portavo qualcuna solo per gentilezza. In effetti dopo anni che non ci vediamo questa è la prima volta che ceniamo assieme e forse non era il caso di portare anche Maria. Vengo distratto dai miei pensieri da un’incantevole visione che tutta di fretta mi prende per mano e mi spinge fuori dalla porta dandomi le buste con i regali. Non ho ancora avuto il tempo di guardarla. Finché chiude la porta di casa con quattro mandate la osservo. Un cappotto rosso sul braccio, una borsetta da sera nera, stivale fino al ginocchio tacco alto ma non troppo. Un maglione di lana panna che scende sulla sua figura ornato con una cintura legata in vita e leggings aderenti neri. Capelli sciolti in boccoli dorati. Si volta verso di me e si mette a ridere.
-Cosa ridi adesso?
-Dovresti guardare..la tua faccia! – e continua a ridere sul pianerottolo, incurante dei suoi vicini.
-Beh..avevo chiesto semplicità..sembri uscita dalla copertina di un giornale! – forse il commento non era quello che avevo pensato nella mia testa e me ne accorgo dallo sguardo accigliato che ha Maria.
-Oh se sono inadeguata..mi cambio subito. – mi da le spalle e cerca nuovamente le chiavi nella piccola borsetta. La fermo poggiandole una mano sulla spalla.
-No..sei perfetta. Stai davvero benissimo così.. – le faccio un sorriso che spero le faccia cambiare idea.
-Andiamo allora!- mi prende per mano e mi accompagna giù per le scale.
Una volta saliti in macchina l’imbarazzo si fa strada nel silenzio che ci accompagna durante il viaggio.
-Ascolta Micheal..io..se volevi davvero che mettessi il jeans e la camicia..siamo ancora in tempo forse per tornare indietro e…mi cambio.
-Maria..non stavo scherzando prima. Sei davvero bellissima. E’ che..mi aspettavo la ragazza del bar alla fine del turno..tutto qui.
-Oh beh..so che lo dici perché la tua ex probabilmente finiva il tuo stipendio in un unico abito sfarzoso ed eccessivo ma..questo maglione costa appena 15 dollari in sconto e gli stivali 35. Il cappotto è un regalo di mia madre e la pochette ha tanti, tanti anni. Per cui non indosso neanche minimamente qualcosa che si possa avvicinare all’eleganza o all’eccentricità che avevi bandito nelle tue condizioni e..non assomiglio alla tua ex.
-Non volevo dire questo..e apprezzo quello che vuoi cercare di dire. Mi scuso per quello che ti ho detto prima. Non volevo risultare antipatico. Sei davvero, davvero bellissima. – l’ultima frase la dico guardandola negli occhi, grazie al semaforo rosso.
-Comunque…vuoi sapere perché ho fatto tardi?
-Avanti..dimmelo!
-Stamattina ho lavorato al bar di Bruce e poi nel pomeriggio..sono andata a fare compere!
-Avevamo detto che non dovevi comprare niente e..
-Cos’hai capito? Non ho mica comprato ciò che indosso! Ho rispettato la tua condizione..anche se non completamente..No..sono andata a comprarti un regalo! – è talmente contenta che si agita tutta sul sedile lato passeggero.
-Maria..non dovevi..
-Beh..vorrei dartelo adesso..o dopo dipende da te, ma non davanti ai tuoi amici..
-Ma così non è giusto..non avevamo parlato di regali per noi..
-Ma non sentirti in colpa..è davvero una stupidaggine e..volevo che tu ricordassi questa serata, questa settimana..come l’inizio di qualcosa..ma non per me..per te. Credo che anche tu infondo sei un po’ cambiato da quella sera al bar.
-Chi te lo dice?
-Avanti Micheal..non prendiamoci in giro.. li conosco i tipi tutto d’un pezzo come te.. non si abbasserebbero mai a chiamare un bar per avere il numero della cameriera!
-Non ho chiamato per avere il numero..me l’ha dato Bruce. – ora ride. Si in effetti la mia faccia è buffa. Non mi piace essere stato smascherato.
-Va bene, come vuoi! Però ammettilo..sei un po’ diverso da quella sera..non è vero?
-Si..probabilmente si. – sorrido, non posso farne a meno.
-Anch’io mi sento diversa. Ogni giorno quando mi alzo non ho paura di affrontare la giornata e sono sorridente, quando mi guardo allo specchio vedo..una Maria più matura. Sono felice. E devo ringraziarti.
-Credi sia merito mio?
-Assolutamente si. Sarà il fatto che mi riempi di attenzioni, che mi giri sempre attorno, che te ne esci con delle proposte assurde non appena ci siamo conosciuti..sarà forse perché sono riuscita a confidarmi con qualcuno fino in fondo, raccontando cose di me che tanti non sanno..sarà che sei assolutamente attraente! E’ merito tuo!
Ora ridiamo insieme. Già..è merito suo se adesso sto ridendo e se ieri sera mi sentivo solo dopo tanto tempo e se ero in ansia per un appuntamento.
-Siamo arrivati!
-Lo vuoi ora il regalo? – mi chiede dolce.
-Dipende..
-Da cosa?
-E’ qualcosa che perisce se sta in macchina?
-No..
-E allora me lo darai dopo!
-Sicuro? – dice con un cipiglio sul volto guardandomi.
-Si.. sono sicuro! – aspetto e la guardo mentre si contorce le mani tra loro.
-Oh..no dai..aprilo adesso! – dice sorridendo dandomi un pacchetto. Inizio a ridere, è più curiosa lei di come reagirò io di quanto non lo sia io ad aprire il regalo.
Mentre scarto la carta del pacchetto mi chiedo perché le mie mani tremino. Poi lo vedo è uno scacciapensieri decorato con delle piume di molti colori.
-E’…wow..fantastico.
-Non so dove potrai metterlo ma l’ho cercato ovunque. Spero che possa aiutarti con i pensieri tristi. Non devono più convivere con te! – dice sorridendo – dimmi la verità..ti piace davvero?
-Si..non ne ho mai avuto uno..credo che lo appenderò sopra il mio letto, in camera così mi proteggerà dai brutti sogni..grazie Maria. – mi avvicino un po’ incerto e le piazzo un dolce bacio sulla fronte.
-Ok…adesso possiamo andare! – dice contenta.
Appoggio il regalo sul sedile posteriore, attento a non rovinarlo e la fermo.
-No aspetta. Dato che mi hai dato il regalo..penso di avere anch’io qualcosa per te.. –dico sorprendendola.
Le porgo la scatolina che avevo nascosto nel portaoggetti e vedo che ha gli occhi che brillano.
-Anche la mia è una stupidata..ma mi piaceva e così..
Scarta il regalo con le mani che tremano, anche lei come me, e una volta aperta la scatola vi trova dentro un ciondolo con puffetta.
Si mette a ridere e io rido con lei.
-Ti piace?
-Potrei sentirmi offesa…se non mi piacessero così tanto i puffi! Grazie Micheal, è davvero un bel regalo. Posso indossarla?
-Certo! – faccio per aiutarla ma lei fa tutto da sola.
-Andiamo! – questa ragazza non finirà mai di lasciarmi basito.
Prendo le buste dai sedili posteriori e ci avviamo verso casa di Max. Suono il citofono e mi invitano a salire. Siamo in ascensore quando Maria decide di parlare.
-Sei sicuro che, insomma..che sia giusto che io sia qui?
La posso capire..ho avuto anch’io gli stessi dubbi pochi attimi prima. Ma vedendola più bella che mai, con lo sguardo preoccupato..sono sicuro. E’ lei.
-Sono assolutamente sicuro che sarai perfetta stasera. Non hai nulla di cui preoccuparti. Ed è giustissimo che tu sia qui..con me questa sera..io Maria.. – vengo bloccato dalle sue labbra, premute sulle mie e dalle sue braccia attorno alla mia schiena.
Quando ci stacchiamo c’è meno imbarazzo della volta precedente ma è tangibile lo stesso. Maria allora prende la parola.
-Mi sono dimenticata di ringraziarti..per il regalo. – abbassa gli occhi sul mio cappotto, ma continua a tenermi abbracciato a se. E’ una sensazione di infinita liberazione.
 
Davanti l’appartamento c’è Max che ci attende, io e Maria ci teniamo per mano, entrambi in imbarazzo, entrambi ansiosi per la serata, entrambi con gli stessi pensieri in testa, imbarazzati per quel momento in ascensore. Ci avviciniamo e pian piano sul volto di Max si stampa un enorme sorriso. Quando gli siamo vicini mi abbraccia. Non è mai successa una cosa del genere, escludendo il giorno del mio matrimonio. Io e Max eravamo più per la pacca sulla spalla. Ci separiamo e presento a Max la mia accompagnatrice.
-Max lei è Maria, Maria lui è Max.
-E’ un piacere conoscerti..Micheal mi ha parlato molto di te. – dice lei sorridendo.
-Oh si? Spero non mi abbia fatto cattiva pubblicità! Entrate dai..
Si sposta e entriamo nel suo appartamento, ancora non l’avevo visto e rimango abbagliato. Tutte le decorazioni Natalizie sono luminose e rimango stordito per un attimo fin quando non sento due braccia che mi si legano al collo. Isabel.
-Micheal! Sono così contenta di vederti! – dice stringendomi forte. Non volevo lasciare la mano di Maria ma la forza di Isabel me l’ha impedito.
-Isabel..sono contento anch’io! – e’ la verità..sono così contento. Non credevo mi avrebbero accolto così. Mi ero preparato a una serata di discussioni e di parole grosse invece..
-Isabel..ti presento Maria, Maria..lei è Isabel. – strano che Isabel si comporti così, sembrano secoli che non la vedo.
-Maria…? Non ci avevi detto che saresti venuto accompagnato Micheal..
-Max aveva detto che non era un problema se..
-Si nessun problema! Sono solo un po’ stordita..dopo Court..
-Capisco..ma lasciamo stare ok? Maria..è solo un’amica. – non lo dico con troppa convinzione e se ne accorgono tutti.
I loro sguardi si posano su Maria, imbarazzata.
Dalla cucina esce Liz con in mano un vassoio pieno di antipasti.
-Micheal..ciao! – Poi guarda Maria e mi guarda interrogativa.
Presento Maria a Liz e noto che Maria ha cambiato espressione.
-Maria? Sei proprio tu? Maria DeLuca?
-Liz Parker?!
-Vi conoscete? – interviene Max.
-Noi.. – inizia Liz ma Maria la interrompe e continua per lei.
-Eravamo amiche una volta..siamo nate nella stessa città poi..le strade si dividono – cerca di sorridere ma le sue mani tremano.
Capisco che è ora di cambiare discorso, Maria è a disagio. Non so come faccio a capirla così bene, non mi è mai successo..neppure con Izy..ma lei è particolare ed è importante per me farla stare bene questa sera.
-Allora..è pronto? Ho una fame! – dico e tutti scoppiano a ridere, tranne Maria che inizia a tremare al mio fianco.
-Sei sempre il solito Micheal!
-Già!! – dico ridendo. Cerco di attirare l’attenzione per dare il tempo a Maria di riprendersi. Dopo poco infatti riprende la parola.
-Dove possiamo appoggiare questi?
-Cosa sono? – chiede Isabel.
-Pensierini.. – la voce dolce, ma la sento debole e imbarazzata.
-Oh..vieni con me Maria..li mettiamo insieme ai nostri..
-Grazie..siamo solo noi sei stasera? – chiede ancora con lo stesso tono.
-Si..Kyle e Tess non sono potuti venire..loro sono dei cari vecchi amici di Roswell, ma per quest’anno passano le vacanze con i genitori di lei.. e il mio fidanzato arriverà tra poco. C’era traffico.
-Oh..capisco.. si chiama Alex vero?
-Si..come..Micheal!
-Già! – sorride Maria.
-Da quanto tempo..vi vedete?
-Oh..beh non è che usciamo insieme sai..abbiamo parlato e..beh io sono la cameriera del bar di fronte all’ospedale e quindi..ci siamo conosciuti lì.. – imbarazzata è dir poco. La sento mentre parla con Isabel, cerco di starle lontano ma voglio sentire cosa le dice.
-Voi..non uscite insieme?
-No..non mentiva quando diceva che siamo solo amici. Noi..ci conosciamo da quattro giorni..effettivamente.
-Q-quattro giorni?
-Ehm..si..
-Stiamo parlando di Micheal? Lo stesso Micheal che conosco io?
-A dir la verità..io non lo conosco così bene per cui..potrebbe anche essere che non sia la stessa persona.
-Vieni andiamo da loro..ho bisogno di parlare con Micheal..
Vedo arrivare Maria insieme a Isabel, faccio finta di non aver ascoltato niente.
-Allora Micheal..raccontaci come hai conosciuto Maria..
-Isabel.. – ma vedo che Maria fa un segno affermativo con la testa e allora inizio a raccontare.
Finito di raccontare, tralasciando il momento in cui ci siamo baciati e quando l’ho chiamata al cellulare perché ero solo..Max e Isabel mi chiedono se sono davvero io o se mi hanno scambiato in qualche momento.
-Sono io..ed ora vi prego cambiamo discorso!
Mentre le ragazze si mettono a parlare di negozi, parrucchieri e cose varie Max mi invita sul balcone.
-Allora..questa Maria..
-Max..lei..è diversa da tutte le ragazze che ho incontrato finora..davvero. E’ semplice, dolce, matura, responsabile. Mi fa sentire così libero, così sereno..così..
-Vivo?
-Si..
-Ti sei innamorato davvero..- la sua costatazione mi fa volgere lo sguardo da un’altra parte.
-No io non credo..
-Si Micheal. Ti ricordi quando ci presentasti Courtney? L’avevamo inquadrata subito per la persona che si è rivelata poi..ma quando ti abbiamo parlato tu non ci hai ascoltati..quando abbiamo cercato di metterti in guardia su di lei, beh tu l’hai sposata e ci hai tagliato fuori..
-Max..io..
-Aspetta..Non ho finito. Non serve che dici niente riguardo a Courtney, avete divorziato e questo ci ha fatto più che felici. Ora però..vorremmo vedere felice te..e Maria..lei potrebbe renderti felice, davvero. Perciò amico..tentaci. Buttati e lasciati andare per una volta!
-Ehm.. – ci giriamo a quel suono e vediamo Maria, appoggiata alla colonna della finestra imbarazzata.
-Maria..
-Max..sai..il tuo amico non ha bisogno di questi..ehm..consigli! Non per sminuirti ma..se la cava egregiamente da solo – dice sorridendo e avvicinandosi a me. Posso pensare che sia ancora più bella?
-Allora ragazzi..io vado dentro a vedere se Liz ha bisogno di qualcosa.. – Max si allontana da noi e io prendo le mani di Maria e l’avvicino a me.
-Allora..come ti sembrano?
-Sono belle persone.. – il suo sguardo si incupisce e mi ricordo di Liz.
-Vuoi parlarmene?
-Di Liz?
-Si..ti ha turbata vederla stasera..l’ho capito.
-Si..ma..non voglio farmi rovinare la serata da questi pensieri..voglio godermi questo momento..con te. – mi dice sorridendo.
-Va bene..perché anch’io voglio godermi solo la serata con te! Torniamo di là?
-Certo! – le metto un braccio attorno alle spalle e entriamo nel salone dove sono tutti lì che ci aspettano per sederci a tavola.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Pov Micheal
 
La cena è stata piacevole anche se sentivo che Maria era tesa al mio fianco, cercava sempre di non lasciare la mia mano.
Quasi a Mezzanotte Liz ci chiede se ci uniamo a loro per andare alla messa. Maria indossa il suo cappotto e la sciarpa e uscendo al freddo, mentre camminiamo per la strada verso la chiesa, si stringe a me. Mi sembra tutto così surreale, mi sembra di vivere in un sogno. I miei amici sono felici, lo vedo nei loro volti, sono rimasti uniti e mi hanno accolto come se non fosse successo nulla tra noi. Sono stati magnifici, hanno cercato di mettere a proprio agio anche Maria integrandola nei discorsi durante la cena. E mi sono ritrovato spesso gli occhi dolci di Isabel addosso, lo sguardo di affetto che mi rivolgeva sembrava abbracciarmi.
Sono rimasto troppo tempo tra i miei pensieri e ora la messa è già finita e ci avviamo di nuovo verso l’appartamento di Max, è il momento di scartare i regali. Probabilmente i miei amici non avranno nulla per Maria perché non sapevano che ci sarebbe stata anche lei ma so che non se ne farà un problema. Maria non bada a queste frivolezze. Quando ci sediamo vicini sul divano non riesco a fare a meno di sussurrarle all’orecchio “Tutto ok?”
Sento che in un primo momento si irrigidisce, forse pensava che la volessi baciare davanti ai miei amici ma..non sono così. Probabilmente lo farei se fossi sicuro che questo non la metta in imbarazzo, ma non so perché lo farei, forse perché ho continuamente voglia di baciarla. Ma non sarebbe nel mio stile. Credo che Max e Isabel non abbiano mai visto un Micheal così tenero e preoccupato come stasera. Sono sempre stato riservato e attento a non lasciarmi andare, neanche con loro.
-Tutto bene..sono un po’ stanca ma è tutto ok! – sento dalla sua voce che non è la verità quello che mi dice.
-Maria.. – ma cosa mi succede? Le metto due dita sotto il mento e la faccio voltare verso di me, le nostre fronti sono vicine. La fisso negli occhi e sento che non potremmo continuare per molto a sostenere il nostro sguardo.
-Micheal..per favore, non è il momento.. – dice rossa per l’imbarazzo.
-Non voglio baciarti.. o meglio vorrei ma.. non è il caso..solo..
-Solo? – curiosa ma timida.
-Vorrei essere sicuro che sia tutto ok e che non ci sia niente che ti preoccupa, ti sento..strana.
-Micheal..io..mi sento molto in imbarazzo e..
-Ehi voi due..avete finito? Ci siamo anche noi sapete…non è bello starsene in disparte al momento dei regali! – ci interrompe Isabel prendendoci in giro.
Maria si irrigidisce e diventa ancora più rossa di prima. Ora capisco cosa vuole dire.
Ma non ho il tempo di concentrarmi su di lei perché Max ed Isabel cominciano a distribuire i regali.
-Oh Maria..mi spiace, noi non pensavamo che ci fossi anche tu..per cui non abbiamo niente per te.. – Liz è imbarazzata quanto la ragazza al mio fianco.
-Oh..non è un problema davvero! – cerca di sorridere per togliere tutti dall’imbarazzo.
 
Dopo aver aperto i regali e aver riso per le facce strane di Max e Liz dopo aver visto il falso regalo di Isabel per entrambi, un vasetto di miele, perché secondo lei erano troppo smielati, ci siamo avviati verso casa.
-Allora..come sei stata stasera? – chiedo mentre siamo in macchina.
-Bene..i tuoi amici sono..davvero delle belle persone. – mi dice sorridendo.
-Maria..dimmi la verità! Sei stata tutta la sera in ansia, preoccupata..mi dici il motivo?
-Io..avevo paura che Liz mi chiedesse di mia madre..ed ero..sono in imbarazzo.
-Perché?
-Beh è strano essere stata lì con te..insomma..ci conosciamo da quattro giorni e mi è sembrata..una serata importante. Troppo.
-Credi che..non sia stato giusto portarti con me?
-Forse..
Ho fermato la macchina davanti a casa sua.
-Io invece credo che sia stato più che giusto! E’ stata una serata fantastica per me e..non mi pento affatto di averti chiesto di venire con me. Tu Maria sei magnifica..a Isabel sei piaciuta molto e Max pensa che tu sia la ragazza migliore con cui sono mai uscito..
-Micheal..
-Capisco che tu possa essere stata in imbarazzo, lo ero anch’io. Non sapevo come comportarmi, avevo paura di fare o dire qualcosa che poteva ferirti. Non volevo vederti triste..non voglio vederti triste, vorrei sempre farti ridere e guardare la luce nei tuoi occhi mentre lo fai.
-Se ero imbarazzata prima..ora lo sono molto di più! Grazie! – dice coprendosi il volto con le mani. Mi avvicino a lei prendendole le mani tra le mie e il mio volto ora è sempre più vicino al suo.
-Maria..sei bellissima anche se sei in imbarazzo. E vorrei che non ti sentissi a disagio per questa sera..sei stata magnifica.
I nostri sguardi si incontrano e le nostre labbra si avvicinano ancora di più fino a sfiorarsi. E’ lei che come la prima volta prende l’iniziativa e mi bacia e dischiude le labbra per approfondire il bacio.
Qualche minuto dopo ci stacchiamo e lei si lecca le labbra.
-Mmm..sai ancora di cioccolato.. – mi dice. Liz aveva preparato una mousse di cioccolato e amaretti come dolce e io ne avevo mangiati due, sotto lo sguardo sbigottito di Maria.
Ma quello che mi dice e come passa la lingua sulle sue labbra mi fa eccitare.
-Maria..
-Vuoi salire?
-Credo non sia il caso..siamo entrambi stanchi e.. – da dove mi è uscita questa voce roca? Lei continua a guardarmi e a leccarsi le labbra. Sa cosa mi sta facendo?
-Dai Micheal.. – si, sa decisamente cosa sta facendo! E lo fa apposta per eccitarmi.
-Maria..è troppo presto per..
-Per cosa? Siamo grandi abbastanza Micheal, con tanta esperienza alle spalle e sappiamo come gestire queste cose. Se deve succedere qualcosa, lo sai anche tu, succederà o stasera o domani o forse tra una settimana..non puoi negare che ci sia attrazione tra noi. Lo vedo come mi guardi sai? Il luccichio negli occhi..lo neghi forse?
-Non lo nego affatto..tu sei molto attraente..ma se succederà, cambieranno molte cose..ed è troppo presto. Non so ancora quando è il tuo compleanno e tu non sai quand’è il mio..non hai mai visto il mio appartamen.. – non finisco la frase perché la sua bocca è sulla mia e perdo la cognizione del tempo e dello spazio.
-Possiamo salire ora?
-Maria.. – chiudo gli occhi e so che non resisterò ancora per molto. Lo sa anche lei, lo vede dal mio pugno chiuso e dalle rughe che si sono formate sulla mia fronte.
-Non credevo avessi così tanto autocontrollo. Ma se sei così deciso credo allora che asseconderò i tuoi desideri e..non insisto più. Però Micheal..ora sei tu ad avere paura.. – già!
-Ho paura si..perché cambierà tutto domattina. Saremo in imbarazzo e ci chiederemo mille volte se è stato giusto oppure no, se ci conosciamo abbastanza per approfondire questa bellissima amicizia che è nata e..
-E..hai paura di lasciarti andare e soffrire, ancora una volta..
-Si..ma ho paura anche che tu possa soffrire..
-Se ciò che ha detto Max stasera, sul balcone, è vero..allora non potrai farmi soffrire..
-Cioè?
-Che sei innamorato..
-E’ presto..non credi?
-Molto presto..ed è meglio così..ma ciò non impedisce a due adulti come noi, attratti l’uno dall’altra, di lasciarsi andare per una notte..
-E’ presto per questo Maria..io..tu..diamo troppa importanza a cose del genere..
-Come fai a..saperlo?
-Una bella ragazza come te..potrebbe essere piena di uomini che pendono dalle sue labbra, ma in realtà ti tieni sempre in disparte..per non soffrire..per non avere delusioni.
Si allontana un po’ da me ma continua a fissarmi negli occhi.
-Tanto tempo fa sono stata con un ragazzo che mi ha illusa da prima, mi ha corteggiata per mesi insistentemente. Poi siamo usciti insieme per qualche mese e sembrava una storia idilliaca ma poi è arrivato il momento in cui ha cominciato a fare pressioni per il sesso e io non mi sentivo pronta così..
-Ho capito..non serve che dici altro..ma..
-Tu non sei così..l’ho capito! E sono felice di questo. Ora sono stanca però..forse è meglio se vado a letto..
-Già..molto meglio! Ti accompagno al portone dai..
L’accompagno e prima che possa entrare dentro al portone l’attiro a me e le do il bacio della buonanotte.
-Buonanotte Micheal.
-Notte anche te..
Quando sono arrivato a casa ho appeso il regalo di Maria sopra il letto, non importava se era tardi e se avevo bisogno di dormire..ci tenevo ad avere il suo regalo con me.
 
Quando mi sveglio la mattina seguente rimango fermo sul letto a guardare il soffitto e a pensare a Maria ovviamente. Non posso negare che ieri sera ero tentato di salire da lei ma avevo paura di lasciarmi andare. Adesso invece vorrei essere con lei, fare colazione, pranzare e passare tutto il pomeriggio insieme. Forse aveva ragione Max ieri sera, a dirmi che mi sono innamorato..ma non riesco ancora a esserne sicuro, non sono mai stato innamorato in vita mia. Credevo di esserlo di Court ma in realtà era solo attrazione fisica. Ma con Maria è diverso, lo sento. Guardo l’orologio e mi accorgo che è quasi ora di pranzo. Cavoli il pranzo con Max ed Isabel. Avevo dimenticato che oggi pranzavamo insieme solo noi tre, in memoria dei vecchi tempi. Mi alzo, preparo il caffè e mi faccio una doccia veloce. Dopo mezzora sono pronto per uscire.
 
Per tutto il pranzo abbiamo parlato, non c’è mai stato un momento di silenzio. Abbiamo parlato di Court e del divorzio, del mio appartamento nuovo e della casa vecchia, del mio lavoro, del matrimonio imminente di Isabel e della voglia di figli che ha preso Max e Liz. Poi però il discorso ha girato intorno a Maria, hanno voluto sapere nei minimi dettagli il nostro incontro, gli incontri successivi. E ancora Max e Isabel insistono nel dire che ormai sono cotto a puntino. Forse hanno ragione..ma da solo non faccio niente. Chissà se Maria prova lo stesso? Chissà se mi sta pensando? Chissà se ha voglia di vedermi come ce l’ho io di vedere lei…
Una volta uscito di casa di Max era pomeriggio inoltrato e avevo una voglia matta di passare da Maria, ma non potevo andare lì come ogni volta a mani vuote e quindi per la strada mi sono fermato in una piccola pasticceria che si trova vicino l’ospedale, sempre aperta.
Arrivo sotto casa sua e senza esitazioni suono il citofono, una voce nasale mi risponde “Chi è?”
-Micheal!
-Ciao..sono raffreddata Micheal, non credo che sia il caso..
-Sono immune alle malattie..posso salire? – dico la prima cosa che mi viene in mente.
-Se ci tieni..
Mi apre il portone di casa e con un enorme sorriso sulla faccia salgo i quattro piani di scale.
Quando arrivo sul pianerottolo una visione celestiale. Maria con un pigiama verde acqua con degli orsacchiotti, calzettoni pesanti, sciarpa sul collo e occhiali. Capelli raccolti in una coda alta e il naso tutto rosso.
-Ciao Micheal..io non aspettavo nessuno così..
-Posso entrare?
-Accomodati!
-Come hai fatto ad ammalarti?
-Non lo so neanch’io..stamattina mi sono svegliata ed ero così! Mi sa che ho anche la febbre ma non ho voglia di scoprirlo.
-Non hai preso niente?
-No..sono contro le medicine..solo rimedi naturali..Tradizioni di mia madre, non guardarmi scettico. Mettiti comodo..
-Ho portato qualcosa..hai pranzato?
-No..non ho voglia di cucinare e in queste condizioni non mi andava di andare a casa di mia zia e infettarli tutti!
Mi metto a ridere e sorride anche lei.
-Beh cos’hai portato?
-Torta cioccolato e pere..ti piace?
-Mmmm..è la mia preferita! Giuro!
-Lo immaginavo..ho visto nelle tue dispense quantità industriali di cioccolata l’altra sera!
-Già..sono golosa!
-Allora tu adesso stai ferma qui..io preparo del tè caldo per entrambi e prendo dei piattini per la torta..
-Dai ti do una mano..
-Signorina DeLuca, lei è ammalata e deve stare a riposo..si faccia coccolare un po’!
-Va bene! Ti aspetto qui..fruga pure per cercare tutto quello che ti serve.
Torno dopo dieci minuti con il te caldo e dei piattini con le posate.
-Da quando porti gli occhiali?
-Solitamente uso le lenti a contatto, non mi piace usare questi fondi di bottiglia per uscire..però stamattina avevo gli occhi gonfi e siccome mi si prospettava una giornata chiusa in casa, senza vedere nessuno..li ho messi.
-Beh..ti donano sai..hai l’aria da..professoressa!
-Questa poi! – e scoppia a ridere – una scemenza tale non l’avevo mai sentita.
-No davvero..una donna in carriera, acculturata e..molto sexy!
Ora ride più forte e si guarda il pigiama.
-Mi trovo sempre nelle situazioni più imbarazzanti con te Micheal..
-Sei bellissima anche così..
-Ottima la torta..dove l’hai presa? – cerca di cambiare discorso.
-C’è una pasticceria vicino all’ospedale..tornando mi sono fermato.
-Dove sei andato?
La guardo con lo sguardo malizioso.
-Sei una puffetta impicciona..lo sai?
-Oh Dio no! Smettila di chiamarmi puffetta! – ridendo – comunque non sono impicciona..volevo solo..chiacchierare, se non si può sapere non rispondermi! – dice stizzita.
-Sono andato a pranzo con Max e Isabel..ci siamo raccontati un po’ di cose, ci siamo chiariti e..abbiamo parlato di te.
-Di me? E perché mai?
-Ieri sera hai fatto una bellissima impressione a tutti quanti e..i miei due amici pensano che io sia follemente innamorato di te..
-Oh.. – dice lei – ed è..vero?
-Non lo so..credo di non essere mai stato innamorato in vita mia..quindi non capisco se hanno ragione o no..però..voglio scoprirlo..insieme a te..
-Sembrano discorsi da adolescente, te ne rendi conto?
-Si..e credimi questa cosa mi lascia perplesso..ma sono felice! Credo che nessun giorno della mia vita sia stato migliore di questi..mi sento sereno, appagato e felice.
-Non è necessariamente l’amore che ti fa provare tutto ciò..
-Ah no? E cosa potrebbe essere?
Lei ci pensa un attimo poi sorride.
-Hai ragione! – mi sorride ancora, credo che non smetterò mai di amare il suo bellissimo sorriso.
-Allora Maria..cosa ne dici se ti porto fuori a cena una sera di questa settimana?
-E quando?
-A dir la verità non posso saperlo – mi gratto il sopracciglio imbarazzato. Come si suppone che inviti una donna a cena se non so neanche il giorno in cui sono disponibile?! – Purtroppo non so quando sarò libero di sera con il fatto delle urgenze..però se tu rispondessi si..potrei dirti di tenerti pronta per ogni sera di questa settimana..la prima che ho libera!
Lei ride e mi vergogno un po’, ma poi mi prende una strana voglia di ridere.
-Allora facciamo che una sera non ben precisata mi porterai a cena! Ci sto.
-Bene…
Il silenzio che seguì era imbarazzante. Non capivo perché avevo detto a Maria tutte quelle cose che mi sono state dette da Max e Isabel. Sembrava che fossi tornato indietro negli anni in un secondo. Però non l’aveva presa male..anzi, si era messa a ridere e aveva accettato l’invito a cena subito.
La vedo rigirarsi la tazza tra le mani e vorrei farla sedere affianco a me sul divano e stringerla forte, e poi baciarla con tutta la tenerezza possibile. Lei incrocia il mio sguardo ma nessuno dei due riesce a mantenere attiva questa connessione.
Distolgo lo sguardo, è quasi ora di cena.
-Credo sia ora di andare..è orario di cena ed è meglio se ti lascio riposare..
-Certo..ti accompagno alla porta. – si alza, sistemando la tazza sul tavolino e precedendomi fino all’uscita di casa.
-Allora ci vediamo una di queste sere..
-Certo Micheal..basta che mi avvisi almeno qualche ora prima..
-Sarà fatto..Buonanotte Maria. – mi avvicino a lei per darle un bacio sulla guancia ma mi sorprende e mi prende il volto con le mani facendo incontrare le nostre labbra insieme. La porta non era ancora stata aperta e lei era completamente appoggiata su di essa, schiacciata dal mio corpo. Il bacio è diventato profondo e profondo fino all’irresistibile voglia di stenderla sul divano, spogliarla e farla mia.
 
I nostri respiri si confondevano l’uno con l’altro, le nostre mani vagavano sui nostri corpi nudi e talvolta si intrecciavano. Abbiamo fatto l’amore e per la prima volta mi sono sentito un uomo.
 
Siamo nudi stesi sul divano e le mie mani giocano con i capelli di lei mentre le sue sono sul mio petto, disegnando dei piccoli cerchietti.
-Dobbiamo coprirci o non guarirai più Maria..
-Avrei bisogno di un bagno caldo prima. Vuoi unirti a me?
-Non credo sia il caso..ma tu puoi rivestirti finché lo preparo..
-Va bene..il bagno è la porta sulla destra..
Ho raccolto i nostri abiti porgendo a Maria i suoi mentre io mi infilavo boxer e pantaloni, per poi andare a prepararle la vasca. Quando entro nel bagno mi sorprendo di quante candele e Sali minerali diversi ci sono in ogni mensola. Mi viene quasi da ridere. Faccio scorrere l’acqua e leggo qualche boccetta presa a caso. Ne butto un po’ di una e un po’ di un’altra e faccio attenzione che i Sali si sciolgano completamente. Poi Maria mi raggiunge portando un accappatoio con se.
-Ti prego Micheal..immergiti con me.. – mi dice abbracciandomi.
Pochi attimi prima era una belva, passionale ed erotica ora sembra un pulcino spaurito. Mi lascio convincere e mi spoglio con lei. Ci immergiamo, uno di fronte all’altra.
-Ahhhh..ci voleva proprio. – dice appoggiando la testa all’indietro e piegando le gambe un pochino. Devo ammettere che non sto molto comodo in questa posizione ma è molto rilassante. Devo provare anch’io a farne qualcuno a casa al posto della solita doccia frettolosa.
Ho paura a dire qualsiasi cosa, è decisamente troppo presto per portare così avanti la nostra..quello che è. Ma è stato così..meraviglioso, profondo, travolgente.
-Tutto bene Maria? – chiedo. Non volevo proprio parlare di quello che era successo, speravo di poter accantonare tutto a un futuro, quando sarebbe stato meno imbarazzante. Ma sarei un codardo.
-Mm mm..mi sto rilassando. Lo faccio spesso sai..immergermi in questa vasca colma d’acqua e chiudere gli occhi…alle volte canto per tirare fuori tutto quello che non ho il coraggio di esprimere..
-Vuoi cantare qualcosa per me?
-Non ora, non oggi..ma ti prometto che un giorno mi sentirai cantare.
-Ci conto..
-E tu..tutto bene?
-Certo..sto solo cercando di rilassarmi..ma non è semplicissimo, non sono comodo così. Forse è il caso che io esca..
Apre gli occhi di colpo guardandomi storta.
-No assolutamente, fermo lì. – e in un attimo la ritrovo tra le mie gambe, appoggiata con la testa alla mia spalla. Mi viene istintivo darle un bacio sulla nuca.
-Sai..credo che questa sia la prima volta che faccio il bagno con un uomo..
-Davvero? Allora sono lusingato del fatto che hai scelto me per la prima volta..
-Stasera ci sono state molte prime volte..non mi era mai successo di lasciarmi andare con un uomo dopo neanche una settimana che ci conoscevamo..
-Ti sei pentita?
-No, affatto. Anzi..lo rifarei subito.
Non mi accorgo di aver trattenuto il fiato fino in quel momento.
-E tu, ti sei pentito Micheal?
-No..solo credo che sia stato troppo..
-Presto?!
-Già..non vorrei che tutto sfociasse solo in questo. Purtroppo al college ero un dongiovanni e finivo per trattare male delle ragazze dolcissime che ci provavano con me per mesi..io ne approfittavo e poi..non mi facevo più vivo.
-Beh..credo che tu sia cambiato da allora..già il fatto che stai facendo un bagno..credo che sia la prima volta per te, no?
-Come fai a saperlo?
-Sono cose che una donna sa..e basta!
Lei sorride e io anche. Le nostre mani si intrecciano e giocano tra di loro.
-Sai..credo che questa sera abbiamo trasgredito molti standard di un corteggiamento..vogliamo trasgredire fino in fondo?
-Cioè? Cosa avevi in mente?
-Dormi con me? Ordino del cinese e guardiamo qualcosa in tv e poi..ho un meraviglioso letto matrimoniale.
-Mmmm..la proposta è davvero allettante. Ma domattina devo essere in ospedale molto presto ed ho bisogno di cambiarmi. Però vada per il cinese. Sto morendo di fame.
Lei sorride. E mi rilasso molto di più. Non abbiamo sbagliato.

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Autrice: Eccoci alla fine. Non so quanti di voi arriveranno qui senza annoiarsi, spero tutti, spero anche che lascerete la vostra opinione! Questa era l'ultima FF che aveva in programma su questo fandom, non so se scriverò ancora su Roswell. E' difficile trovare l'ispirazione soprattutto non vedendo più l'affluenza alle nostre creazioni. Per quanto bello è poter scrivere e farlo per se stessi...quando pubblichi speri sempre che ci sia qualcuno che legge.
Spero che vi sia piaciuta..spero che qualcuno la leggerà con la stessa passione con cui io l'ho scritta. Mi auguro che l'abbiate trovata originale e che vi abbia fatto fare un salto nel passato.
Vi lascio all'epilogo.
Buona lettura e grazie a tutti.
Aly


Epilogo

Pov Micheal
 
Sono passati sei mesi da quella sera a casa sua.
Abbiamo cominciato vederci ogni sera, l’ho portata a cena fuori alcune volte, altre cenavamo da me o da lei. Abbiamo iniziato a seminare vestiti e cose proprie a casa dell’uno e dell’altra, per essere sempre pronti a rimanere a dormire insieme. Con lei a casa mia, insieme a vestiti, scarpe e quant’altro sono arrivati anche Sali minerali e candele profumate, che con il tempo ho imparato ad apprezzare. Sono state poche le volte che abbiamo dormito ognuno a casa propria.
Sono state molte le volte, invece, che abbiamo litigato, anche furiosamente, per cose di piccola importanza. Non ci sono mai stati litigi su qualcosa che non fosse una scemenza. E abbiamo sempre fatto pace facendo l’amore più uniti che mai. Una sera eravamo nel mio letto, quella sera avevamo litigato su come disporre i piatti in lavastoviglie, e lei mentre mi teneva abbracciato al suo corpo nudo iniziò un monologo.
-Sai Micheal..ho pensato molte volte se parlarti di questo o aspettare..e fino adesso ho aspettato, sto aspettando da molto tempo. Non ho mai avuto il coraggio di aprirti il mio cuore, di esporti i miei pensieri..ho sempre avuto il timore che tu potessi sfuggirmi, per non so quale motivo. Ma ormai è molto tempo che stiamo insieme..per così dire e non mi sembra neanche vero. Hai riempito le mie giornate, sei diventato una presenza fissa e il mio nuovo punto di riferimento..e so che anche se non me lo dici..sono anch’io la stessa cosa. Siamo grandi e maturi, abbiamo esperienze traumatiche alle spalle e siamo cresciuti con qualcosa in più. Poi ci siamo trovati. Non voglio perderti Micheal..per nulla al mondo..perché ti amo.
L’aveva detto. Quelle due parole che mi hanno fatto balzare il cuore e correre da lei. L’aveva detto. Mi amava. Probabilmente da quella sera al bar o da cinque giorni dopo..ma mi amava. E io amavo lei. Abbiamo rifatto l’amore ed è stato qualcosa in più. La consapevolezza che l’altro sapeva era la scintilla che faceva ardere la nostra passione.
E poi ci sono stati altri litigi, e altre riappacificazioni.
Era tutto nella normalità. Finché un giorno avevo preparato una grande sorpresa per lei, sapevo che era il suo compleanno e volevo che ricordasse quel giorno anche per qualcos’altro. Bruce e Sean mi hanno aiutato con i preparativi e avevano coinvolto anche Maria. Sarebbe stata una festa a sorpresa proprio nel bar dove lavorava, aveva appeso lei le decorazioni e aveva preparato torte e stuzzichini. Poi l’avevo chiamata e le avevo chiesto se poteva raggiungermi per le sette e mezza in ospedale, l’avrei portata a cena a festeggiare. Ovviamente era super eccitata. Avevo invitato un sacco di persone, tra cui Max e Isabel. Ma poco prima che arrivasse Maria nel mio studio fece irruzione Court. Dovevo immaginare che prima o poi sarebbe tornata a farmi visita. Ero riuscito a liquidarla in qualche minuto ma aveva trovato Maria fuori dalla mia porta e aveva deciso di vendicarsi prendendola in giro su di noi. Maria scappò via e corse da Bruce, che appena Maria varcò la porta fece uscire tutti gridando “Sorpresaaaa!”. Ma Maria era in lacrime e Bruce se la prese con me. Corsi il più in fretta che potevo dietro a quei capelli biondi ma per alcuni giorni non volle parlarmi. La festa di compleanno era stata rovinata, e rischiavo di compromettere tutto anche con Maria.. Finché tramite Sean che, assieme a Bruce, aveva ascoltato la mia storia, riuscii a incontrarla e a spiegarle cosa ci faceva Court da me.
Si sentii in colpa e si maledisse per aver rovinato la mia sorpresa, ma cercai di risollevarle il morale. Ci riuscii tirando fuori dalla mia tasca una scatoletta blu di velluto, con all’interno un solitario.
Le chiesi di sposarla, mettendomi in ginocchio come il galateo impone.
-Maria DeLuca, vuoi sposarmi? Sono sicuro che sei la donna della mia vita e vorrei averti incontrato prima per non aver sprecato tutto questo tempo..ti amo e voglio condividere con te ogni cosa, ogni momento della mia vita, voglio invecchiare con te e giocare con i numerosi nipoti che avremo..voglio amarti. Per sempre.
Lei rispose si. Da lì a tre mesi ci fu il matrimonio. Una cerimonia tra pochi intimi. Era magnifica nell’abito bianco aderente che le valorizzava le forme e quel pizzo sulle braccia che la rendevano sexy. Cantò per me, come faceva quasi tutte le sere prima di addormentarsi.
E’ stato il coronamento di un sogno..che non si è concluso, è solamente iniziato.
Oggi siamo felici insieme..non ci importa di granché se non di noi due.
Tutto grazie a un incontro.
 
The end.

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