Lezioni di Romanticismo

di emme30
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lezione N°1: Guai in Paradiso. ***
Capitolo 2: *** Lezione N°2: Coccole Fatte in Casa ***
Capitolo 3: *** Lezione N°3: Le Rose sono Rosse, le Viole sono Blu... ***



Capitolo 1
*** Lezione N°1: Guai in Paradiso. ***




Lezione n°1
Guai in Paradiso

 

 

Sebastian capì che c'era qualcosa che non andava nel momento esatto in cui Blaine chiuse la portiera della macchina e si allacciò la cintura di sicurezza.

Con la coda dell'occhio, notò che il sorriso che il suo ragazzo aveva avuto sulle labbra tutto il giorno si era dissolto, lasciando il posto a una smorfia che poteva benissimo essere intesa come l'espressione di qualcuno molto arrabbiato.

Cercò di non farci caso e provò a convincersi che era tutto frutto della sua immaginazione, che era colpa del vino che aveva bevuto un paio di ore prima, che era semplicemente molto stanco e quella era solo una percezione del suo inconscio.

Tutte quelle convinzioni crollarono come un castello di carte nel momento esatto in cui accese la radio e Blaine la spense un secondo dopo senza proferir parola, con un gesto seccato e uno sbuffo.

Sebastian provò a decifrare i tratti del viso del suo fidanzato nel buio dell'abitacolo, ma Blaine guardava fuori dal finestrino e sembrava essere spiaccicato contro la portiera, come se volesse stargli il più lontano possibile.

“Va tutto bene?” domandò dopo dieci minuti di silenzio teso, sentendo la mancanza della solita parlantina di Blaine a fargli compagnia mentre guidava.

“Certo,” commentò l'uomo in tono secco e asciutto, senza neanche voltarsi verso di lui e continuando a guardare fuori dal finestrino.

“Sei sicuro?” domandò nuovamente Sebastian con un sospiro, conoscendo già la risposta.

Certo,” rispose Blaine con lo stesso identico tono di prima.

Sebastian non tentò oltre fino a quando non arrivarono a casa. Blaine non disse niente quando uscirono dall'abitacolo e neppure nell'ascensore. Nelle luci accecanti del cubicolo che li portava al loro piano, Sebastian riuscì a vedere bene quanto fosse tesa la mascella del proprio ragazzo e come evitasse accuratamente di guardarlo negli occhi.

Entrarono nell'appartamento senza scambiarsi neanche una parola o uno sguardo, nello stesso silenzio teso dell'ultima mezz'ora, che neppure la loro cagnolina riuscì a spezzare nel corrergli incontro per salutarli.

Sebastian si inginocchiò per accarezzarla dietro le orecchie, ma Blaine non si fermò neanche per sfiorarle il capo come faceva ogni volta quando tornava a casa; continuò spedito a camminare lungo il corridoio.

“Blaine, porto io fuori-” Sebastian non riuscì neanche a finire la frase, visto che venne interrotto dalla porta del bagno che sbatteva.

“... Crawley,” finì di dire con un sospiro alzandosi in piedi e recuperando il guinzaglio dal mobiletto all'entrata.

Si passò una mano tra i capelli e abbassò lo sguardo verso la loro cucciola di labrador che scodinzolava, felice di vederlo dopo aver passato la giornata in casa da sola.

“La vedo proprio male stasera, Mary,” mormorò Sebastian, inginocchiandosi di nuovo per agganciare il guinzaglio al collarino. Il cane inclinò la testa di lato e allungò il muso per leccargli una mano, ma Sebastian non era proprio dell'umore per giocare o per coccolarla.

Tornò a casa circa dieci minuti dopo, ma, nonostante avesse passato tutto il tempo della passeggiata con Mary a pensare a cosa avesse fatto di male, non riuscì a trovare niente. Non aveva fatto battute di cattivo gusto al matrimonio, non lo aveva messo in imbarazzo, non aveva raccontato a nessuno i dettagli della loro vita sessuale, non lo aveva preso in giro in pubblico e non lo aveva neanche implorato per una sveltina nei bagni dell'hotel. Si era comportato in modo esemplare quel giorno, Blaine non aveva motivo di essere così tanto arrabbiato con lui.

Dopo aver fatto un rapido giro per casa e controllato che fosse tutto a posto per il giorno dopo, entrò titubante in camera da letto, solo per trovare Blaine sdraiato su un fianco intento a leggere un libro, un paio di occhiali sul naso e che dava le spalle alla sua parte del letto. Si sfilò la cravatta, cercò una gruccia per il suo smoking, deciso di mettere tutto a posto il giorno dopo e si diede una rinfrescata in bagno, per poi trascinarsi a letto nel più completo e imbarazzante silenzio.

Dopo averci pensato per un paio di attimi, Sebastian decise di sfidare la sorte e provare a far scaricare a Blaine tutta la tensione che sembrava avere addosso. Forse era per quello che era così arrabbiato. Sebastian si avvicinò alla sua schiena, facendo scorrere una mano per il braccio scoperto del suo ragazzo, modellandosi contro di lui e combaciando con la sua figura. Lo sentì irrigidirsi al su tocco, ma continuò ad accarezzarlo, iniziando anche a baciargli il collo e il mento cercando di essere il più sensuale possibile. Blaine non rispose, continuò a leggere il libro e a fare finta di niente, allora Sebastian fece scivolare la mano che gli stava accarezzando il braccio sul suo petto, sfiorandogli leggermente i capezzoli coperti dalla maglietta della salute e scendendo verso il basso, sempre con tocco leggero, sempre baciandogli il collo.

Fu quando la mano di Sebastian fu pericolosamente vicina al proprio obiettivo che Blaine reagì.

Sbuffò, allontanò il braccio del suo ragazzo e si sfilò i boxer che stava indossando fino a mezza coscia, scoprendo il sedere e l'inguine.

Fammi sapere quando hai finito,” disse gelido, girando una pagina e tornando al proprio libro, scioccando completamente Sebastian, il quale, a quel punto, si bloccò e si tirò indietro, offeso da quella risposta.

“Blaine, cosa diavolo ti prende?” si mise a sedere a gambe incrociate, fissando il suo ragazzo che si rifiutava ancora di guardarlo in faccia.

“Beh, tanto meglio,” sbuffò Blaine, tirandosi di nuovo su i boxer e coprendosi, quasi sollevato dal rifiuto del suo ragazzo.

“Posso sapere cosa ho fatto, almeno?” domandò sconfitto Sebastian, stufo del fatto che Blaine lo stesse così palesemente ignorando.

Niente, non hai fatto proprio niente.”

Sebastian attese un altro minuto in silenzio, prima di perdere la pazienza. “Fa' come ti pare,” sibilò arrabbiato alzando il lenzuolo e sdraiandosi su un fianco, dandogli le spalle e allungandosi per spegnere la lampadina sul comodino.

Il silenzio teso continuò per ancora troppo tempo per i gusti di Sebastian e siccome non aveva davvero intenzione di andare a dormire non sapendo perchè Blaine ce l'avesse così tanto con lui, sospirò e si sdraiò sulla schiena, fissando il soffitto.

“Qualunque cosa io abbia fatto che ti ha innervosito così tanto, ti chiedo-”

“Oh, ma ti ho detto che non hai fatto nulla, non hai mica bisogno di scusarti,” lo interruppe tagliente Blaine, chiudendo il libro con un colpo secco.

“E cosa non ho fatto che ti ha irritato così tanto?”

“Oh, non lo so Sebastian, dimmelo tu. Abbiamo passato la giornata a uno dei matrimoni più romantici a cui abbia mai partecipato e ti ho visto in totale forse cinque minuti. Sai, non mi avrebbe fatto schifo stare insieme oggi e fare le cose che fanno le coppie.”

Sebastian sollevò un sopracciglio. “Io e te non facciamo mai cose da coppie.”

Blaine a quel punto alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, ma Sebastian si rese conto che sarebbe stato meglio se non lo avesse mai fatto.

“Lo so che non facciamo mai cose da coppie. E sai, credo sia il caso di dire che ormai ne sono ufficialmente stufo.”

Sebastian deglutì, avvertendo un peso nel petto quando Blaine disse quelle parole.

“Sei stufo... di me?”

Blaine abbassò lo sguardo, ma lo rialzò quando rispose.

“Sì.”

Quella frase lo lasciò completamente senza parole, gli tolse il fiato che aveva nei polmoni e gli fece quasi appannare la vista.

“Mi...” si morse il labbro nervoso, non riuscendo a credere a quello che stava per dire, togliendosi le coperte di dosso e sedendosi a gambe incrociate. “Mi puoi dire almeno... perchè? Fino a stamattina andava tutto bene e non... mi stai facendo preoccupare.”

“Perchè questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso Sebastian, perchè io sono davvero stufo del fatto che tu sia ancora così chiuso, che non voglia mostrare i tuoi sentimenti, che non voglia lasciarmi entrare. Sono quasi quattro anni che stiamo insieme e... oggi è stato umiliante essere da solo quando c'era la musica per ballare un lento o quando gli sposi si sono fatti quella stupenda dichiarazione d'amore.”

Blaine fece una pausa, schiarendosi la gola. “Tu non... non hai mai fatto nulla di romantico per me. Non abbiamo mai neanche attraversato quella fase di luna di miele che hanno tutte le coppie non appena si mettono insieme. Siamo passati da amici a scopamici e poi in una relazione, e tutte le volte che c'era da proporre un impegno serio, ero io quello che ci teneva a portarlo a termine.”

Sebastian ancora lo stava guardando con gli occhi spalancati e la gola secca.

“Non ci sono mai stati fiori, cene romantiche, regali, o... da quanto stiamo insieme non mi hai mai fatto pensare a clichés come 'Ti amo più di ieri ma meno di domani', o queste stupide cose che si trovano nei cioccolatini. Dopo tre anni che stiamo assieme e uno che conviviamo, ancora mi dici ti amo con il contagocce, come se fosse qualcosa di estremamente orribile da dire.”

“Blaine... lo sai che sarei perso senza di te.”

Blaine alzò gli occhi al cielo. “Certo che lo so, lo so perchè ci voglio credere, non perchè tu me lo abbia mai dimostrato. Sembra quasi che tu stia insieme a me soltanto perchè ti fa comodo.”

Sebastian abbassò lo sguardo, fissandosi le mani in grembo. “Io... io sono fatto così, sempre lo sono stato e sempre lo sarò e sapevi benissimo in che guaio ti stavi cacciando quando hai deciso di metterti con me,” mormorò quelle parole con tono deciso, perchè era la verità e Blaine lo sapeva.

“Certo che lo sapevo, ma presumevo che tu per me almeno un poco saresti cambiato, come io sono cambiato per te, ho accettato tutte le tue manie e ho cercato di farmi andare bene tutto del tuo folle carattere. Ma dopo la giornata di oggi...”

Blaine sospirò, togliendosi le coperte di dosso e sedendosi a gambe incrociate di fronte a Sebastian. “Ho parlato con un sacco di fidanzate dei tuoi colleghi oggi e... e quando mi hanno chiesto qual era la cosa più romantica che avevi mai fatto per me, non ho saputo come rispondere. Perchè non c'è mai stata. Ma neanche da parte mia c'è mai stata, per paura di irritarti o farti arrabbiare. E' stato bruttissimo, perchè mi sono messo a pensare e a riflettere su quello che siamo io e te... e non mi sento amato, non mi sento come se fossi tutto il tuo mondo, quando tu per me lo sei.”

Sebastian strinse i denti, perchè quelle affermazioni stavano cominciando ad irritarlo. “Sai di esserlo.”

“Sì, ma è così difficile dimostrarmelo di tanto in tanto?”

Sebastian scosse la testa e si portò una mano tra i capelli, non sapendo più cosa dire.

“Io sono fatto così Blaine. Se non ti vado bene, quella è la porta.”

Non lo intendeva davvero, ma l'espressione sul volto di Blaine gli fece capire che invece il suo fidanzato aveva accusato il colpo.

Rimasero in silenzio per un paio di minuti con lo sguardo basso.

“Non voglio lasciarti,” mormorò Blaine dopo un poco, cercando con gli occhi lo sguardo di Sebastian. “Ma devi capire che è frustrante per me, per me a cui piacciono le romanticherie. Ti rifiuti persino di dormire abbracciati e tutte le cose carine che fai per me sono solo per invogliarmi a fare sesso. Sei quasi più romantico con Mary che con me. Anche se non vorrei farlo, io invidio altre coppie, non posso farci nulla.”

“Ma non hai nulla da invidiare ad altri, io non... non capisco perchè di punto in bianco vuoi che io diventi romantico e zuccheroso.”

“Perchè...” Blaine fece un sospiro, “Ho paura che tu possa iniziare a darmi per scontato e io non... non credo di potercela fare a stare in una relazione del genere.”

Sebastian rimase particolarmente colpito da quelle parole, le prime che Blaine diceva con voce roca e quasi dispiaciuta. Capì all'istante anche il motivo di quella sfuriata, era stato un idiota a non pensarci prima.

“Cosa vorresti fare, Blaine? Vuoi... prenderti una pausa o...?”

“No, non è questo il motivo per cui ti ho detto queste cose,” Blaine si morse il labbro e si portò una mano a scompigliarsi i capelli. “Volevo solo metterti al corrente dei miei pensieri e di cosa mi aveva turbato tutto il giorno,” fece una piccola pausa prima di continuare. “E magari speravo che avresti voluto concedermi almeno un po' di coccole...”

Sebastian era sicuro che con quella frase Blaine sperava che lui lo prendesse tra le braccia e lo facesse contento. Ci pensò pure per un attimo a farlo sul serio, ma non riuscì a muovere neanche un muscolo. Rimase fermo e in silenzio a guardarlo, dando così la sua risposta a Blaine.

“Ok, come non detto,” mormorò lui, chiaramente deluso. Si sporse in avanti per baciarlo a stampo e sforzò un sorriso sulle labbra. “Buonanotte.”

Sebastian non disse nulla, si sdraiò semplicemente accanto a lui sotto le lenzuola e gli diede la schiena, troppo scioccato da quella conversazione e da quello che era appena successo.

Gli ci volle un po' per capire la protesta di Blaine, tutto quello che gli aveva detto e soprattutto il motivo di quella sfuriata, ma una volta che arrivò a comprendere il quadro generale si sentì davvero uno schifo. Non sapeva davvero per quale motivo Blaine stesse ancora con lui nonostante fosse un fidanzato così terribile, che non era in grado di far sentire la persona più importante per lui amata come avrebbe dovuto. Blaine aveva ragione, stava cominciando a darlo per scontato, e quella era una cosa che non voleva assolutamente fare.

Passò la notte insonne, cercando di trovare una soluzione per risolvere quella situazione, ma il mattino arrivò senza portare consiglio, facendolo sentire, se possibile, ancora peggio.

 

 

 

 

“...e questi sono i documenti che devi firmare per la fusione con la Simmons e... Sebastian, ma mi stai ascoltando?”

Sebastian sbattè le palpebre per un paio di volte, mettendo a fuoco la sua segretaria che era in piedi accanto a lui con un plico di fogli in mano.

“Uhm sì, lascia tutto qui, ci do un occhio dopo,” mormorò distratto, appoggiandosi allo schienale della sedia e tornando a fissare il bicchiere con le matite, cercando di non pensare all'espressione sul viso di Blaine la sera prima.

“Eh no, adesso basta.”

Il tono deciso di Veronika e quelle parole, gli fecero posare nuovamente gli occhi su di lei e sul vestito rosso che era decisamente troppo corto per una giornata in ufficio.

“Hai passato tutta la mattina in trance, non hai litigato con Reynold come fai ogni singolo giorno da quando sei qua e, soprattutto, non mi hai ripresa per questo vestito. Mi vuoi dire cosa succede o devo mandarti a casa?”

Sebastian arricciò il naso, perchè il vestito lo aveva notato, visto che non era un grande amante delle forme femminili, ma era stato troppo immerso nei suoi pensieri per lamentarsi. “Perchè ti sei messa quel vestito così corto?”

“Non fare domande di cui non vuoi sapere la risposta.”

Sebastian alzò un sopracciglio, ma cercò inutilmente di mantenere le distanze e tornare al suo stato pietoso in cui non faceva altro che pensare a come risolvere la sua situazione.

“Signorina Stein, le suggerirei di non alzare troppo la-”

“Oh, dacci un taglio,” lo interruppe lei spazientita. “E dimmi cosa ti sta succedendo.”

“E' personale!” sbottò Sebastian irritato. “E vorrei ricordarti che il capo sono io e che non decidi tu quando vado a casa.”

Veronika incrociò le braccia al petto e lo guardò con aria di sfida. “Scommettiamo?”

Sebastian deglutì, sconfitto, perchè sapeva benissimo che la sua segretaria impicciona sarebbe riuscita a fargli fare tutto quello che voleva.

Si abbandonò contro lo schienale della sedia e sospirò, slacciandosi un poco la cravatta.

“Oh Dio, va così male. Cosa gli hai fatto stavolta?”

“Niente e, che tu ci voglia credere o no, è proprio questo il punto.”

Veronika inclinò la testa e con uno sbuffo prese una delle sedie che erano di fronte alla scrivania di Sebastian e la trascinò dall'altro lato del tavolo per sedersi di fronte a lui.

“Ok,” disse una volta che si fu accomodata. “Dimmi tutto, cocco.”

Sebastian alzò gli occhi al cielo e in quel momento si pentì di averla assunta, quasi due anni prima. “Non c'è niente da dire Vi, sono affari nostri.”

“Sì, ma quando tu vieni in ufficio in questo stato pietoso diventano affari anche miei, quindi ti conviene sputare il rospo, così almeno posso trovare una soluzione e farti lavorare.”

Sebastian sospirò. “Blaine dice che non... che non si sente amato, perchè non faccio mai nulla per dimostrargli che lo amo e non sono mai romantico con lui.”

“Beh, ha ragione.”

Sebastian la guardò allibito. “Tu dovresti essere dalla mia parte!”

“Io sto dalla parte di chi ha ragione, tesoro, e in questo momento tu hai torto marcio. In due anni che lavoro qui non ti ho mai visto comportarti in modo decente nei confronti del tuo ragazzo.”

“Ma non... io non sono così! Non sono una di quelle persone che dice ti amo ogni tre secondi, o compra mazzi di rose o fa dichiarazioni d'amore. Non sono così gay!”

“Non gli hai mai regalato dei fiori?”

Sebastian quasi si vergognò allo sguardo accusatorio che gli lanciò la donna. “No, non mi è mai sembrato necessario.”

“Ma qualcosa di romantico per lui lo avrai fatto... almeno i primi tempi in cui non ti conoscevo e non potevo giudicarti.”

“Cosa non hai capito della frase 'Non sono uno romantico'?”

Veronika lo guardò quasi scioccata. “Come faccia Blaine a voler fare ancora sesso con te è davvero un mistero.”

Sebastian alzò gli occhi al cielo, infastidito dal non aver ottenuto l'appoggio della donna. “Il fatto è che... non voglio che pensi queste cose di noi, non voglio che pensi che io lo do per scontato. Lui è tutto per me, e anche di più.” Non riusciva a smettere di pensare a come lo aveva guardato Blaine prima di mettersi a letto, non poteva pensare che l'amore della sua vita potesse guardarlo in quel modo.

“Hai mai provato a dirglielo e a dimostrarglielo?”

“Non saprei neanche da che parte cominciare.”

Veronika si morse il labbro e lo guardò pensierosa per un paio di secondi, per poi modellare le labbra in un sorriso che preoccupò immediatamente Sebastian. Osservò confuso la donna prendere la cornetta del telefono e digitare un numero.

“Posso sapere cosa stai facendo?” domandò, lisciandosi la cravatta.

“Sto annullando il tuo appuntamento delle tre, abbiamo da fare io e te.”

“Ma quell'appuntamento era importante!”

“Il tuo gay lo è di più e non osare neanche contraddirmi, il comando lo prendo io d'ora in poi. Entro stasera ti renderò l'essere più romantico che ogni uomo gay possa desiderare, o almeno proverò a infonderti un po' di buonsenso.”

Sebastian si lasciò andare divertito contro lo schienale della sedia, sentendo il peso che aveva all'altezza del cuore farsi un poco più leggero.

In quel momento, ringraziò di aver assunto Veronika e la sua faccia tosta.

 

 

 

 

 


Lo so che non avrei dovuto, eppure eccomi qua ancora una volta con un'altra minilong seblaine a rompervi le scatole. (Tanto lo so che vi sono mancata :3)

Questa nuova storia è molto, molto leggera, e lo so che non ci crederete mai, ma non c'è neanche un po' di angst. Cioè, questo inizio è il massimo di angst che avrete da me per i prossimi 7 capitoletti, quindi preparatevi ad essere travolti da una marea di fluff e zucchero e romanticismo che di più non si può 

Spero vivamente che vi piaccia e che vi faccia fare le fusa o sciogliere in una pozza d'ammmoreh, non mi riterrò soddisfatta finchè non avrò raggiunto tale obiettivo. E sì, lo so che questo capitolo non dice ancora nulla, ma state certi che con i prossimi vi faro venire gli occhi a forma di cuoricino :3

I ringraziamenti vanno a Shin83 e Medea00 per aver letto la storia in anteprima e per avermi tranquillizzata che fosse carina, e ovviamente alla mia MMM (Meravigliosa e Mirabolante Metà) per aver corretto tutto e per avermi fatto quel meraviglioso bannerino che vedete in cima alla storia (se non conoscete la bravura della Ila shame on you andate a sbavare sulle sue grafiche).

E un grazie grande va anche a voi per aver letto questo prologo e non essere scappati. Ogni nuova avventura è sempre tremendamente emozionante per me, e sapere di non essere da sola è sempre la cosa più bella, quindi grazie 

Il prossimo capitolo potrebbe POTREBBE arrivare mercoledì in giornata, ma vi conviene controllare la mia pagina autore, che sicuro dirò qualcosa.
A presto, e spero davvero tanto che questo inizio vi sia piaciuto,

un bacion

Marti

 

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Capitolo 2
*** Lezione N°2: Coccole Fatte in Casa ***



 

Lezione n° 2
Coccole Fatte in Casa

 

 

Blaine entrò nell'ascensore con un sospiro stanco, rischiando persino di sbagliare a schiacciare il tasto del suo piano.

Il lunedì era di per sé il giorno più brutto della settimana, visto che cominciava a fare lezione alle otto del mattino e finiva alle due e un quarto di pomeriggio; se poi ci si aggiungevano tre ore di collegio docenti e la consapevolezza che arrivato a casa ci sarebbe ancora stata tensione dalla sua chiacchierata con Sebastian della sera prima, poteva dire senza problemi che quella giornata era entrata nella top ten dei giorni più brutti della sua vita.

Si massaggiò le tempie, sentendo l'agitazione che gli aveva tenuto compagnia per tutto il giorno farsi sempre più decisa man mano che l'ascensore saliva.

Più che agitazione però, quasi si poteva parlare di paura, paura che le cose in casa cominciassero ad andare sempre peggio. Da una parte si pentiva di aver detto a Sebastian cosa lo aveva turbato il giorno prima al matrimonio di Hunter, ma dall'altra pensava di aver fatto la cosa giusta perchè non poteva davvero andare avanti a sentirsi così dato per scontato da parte del suo ragazzo.

Amava Sebastian con tutto se stesso, ma dopo quasi quattro anni si era stufato della mancanza di romanticismo nella loro storia. Quando si erano messi insieme sapeva che non avrebbe dovuto aspettarsi romanticherie da film, ma pensava che, finchè avrebbe avuto Sebastian, non gli sarebbe servito altro. Con il passare del tempo, però, si era reso conto che, in realtà, aveva bisogno anche di quelle cose stupide come una cena cucinata in casa, un film accoccolati sul divano o semplicemente camminare per strada mano nella mano. Quando uscivano Sebastian si rifiutava persino di prenderlo per mano, anche se erano da soli in un posto deserto; si teneva le mani in tasca e al massimo era Blaine che si appendeva al suo braccio. Sebastian non lo baciava in pubblico, non era mai andato neanche a trovarlo a scuola; inoltre, pur essendo un ottimo cuoco si rifiutava di cucinare, ma ciò non significava che andavano a mangiare fuori, perchè quando uscivano erano sempre con amici, ordinavano cose da asporto e le mangiavano in silenzio su un tavolo appena apparecchiato.

Dopo quattro anni, Blaine si era stufato.

Sapeva di essere in torto a volere cambiare il suo ragazzo, ma non desiderava un altro Sebastian. Lui amava la sua vena cinica e brontolona, spesso scettica e a tratti davvero insopportabile. Non avrebbe voluto un Sebastian zuccheroso che pretendeva avessero la stessa suoneria del cellulare. A lui bastava soltanto che il suo fidanzato gli dimostrasse lo amava senza avere doppi fini. Non gli sembrava di chiedere molto.

Blaine aveva pure insistito per prendere un cucciolo per cercare di intenerire un po' il suo ragazzo. Un giorno di quasi sei mesi prima aveva portato a casa una cucciola di labrador – simile a quella che Sebastian aveva avuto quando era piccolo dai suoi nonni in Francia – sperando che quel musetto sarebbe riuscito a sciogliere il suo cuore di ghiaccio.

Blaine se ne pentì quando si accorse che Sebastian era tenero e amorevole con la loro cucciola, battezzata Lady Mary Crawley vista la fissa di Blaine per Downton Abbey, ma sempre freddo come un ghiacciolo con lui.

Quando le porte dell'ascensore si aprirono deglutì sconsolato, pronto per l'ennesima serata di cinese da asporto e tentativi di coccole sul divano mentre guardavano la tv.

Aprì la porta di casa con un sospiro e se la richiuse alle spalle non appena vide Mary comparire dalla cucina e corrergli incontro scodinzolando. Fece un piccolo sorriso nell'accucciarsi per coccolarla, come faceva esattamente tutte le sere quando arrivava a casa, ma, mentre il cane gli leccava la mano, si accorse che c'era qualcosa di strano. C'era profumo di cibo, cibo cotto in casa e dall'odore particolarmente delizioso. Corrugò le sopracciglia e si alzò in piedi per sfilarsi la giacca e appoggiare sul mobiletto la borsa di pelle, ma, prima che potesse chiamare il suo ragazzo, Sebastian comparve dalla cucina con indosso un grembiule a quadretti blu.

“Ehi, sei arrivato!”

Blaine lo osservò stupito avvicinarsi a lui, ma, nel momento in cui aprì la bocca per rispondergli, Sebastian gli prese il viso tra le mani e lo avvicinò al suo per baciarlo sulle labbra. Blaine quasi rimase senza respiro per quel contatto decisamente inaspettato. Di solito, quando tornava a casa a quell'ora, Sebastian era svaccato sul divano a mangiare patatine ed era tanto se lo baciava a stampo. Ma quello era un Bacio con la B maiuscola. Blaine lasciò che il suo ragazzo gli tracciasse le labbra con la lingua, prima di avventurarsi all'interno della sua bocca e passargli una mano tra i capelli pieni di gel per accompagnare quei movimenti. Blaine ci mise un paio di attimi a rispondere al bacio, lasciando che la lentezza di quel gesto gli facesse chiudere gli occhi dal piacere. Rapito da quel contatto non si accorse neanche di aver annullato la distanza tra i loro corpi e di aver intrecciato le braccia attorno al collo di Sebastian. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era che nessuno lo aveva mai baciato a quel modo, prendendosi tutto il tempo del mondo, con quella lentezza così bella e rilassante, mordendogli il labbro e accarezzandogli le guance e i capelli con tenerezza, come se avesse paura di romperlo.

Sebastian si allontanò dalle sue labbra dopo una quantità di tempo indefinita, lasciandogli ancora un piccolo bacio all'angolo della bocca e accarezzandogli quel poco di barba che aveva sul mento.

Blaine aprì gli occhi quasi a fatica, troppo rilassato da quel bacio e desideroso di averne tanti altri ancora, di non dover smettere mai di baciarlo a quel modo.

Sorrise inebetito e si morse il labbro umido. “Wow, ciao.”

Sebastian ridacchiò, facendo scendere le braccia fino ai fianchi di Blaine per fare in modo che non si allontanasse da lui.

“Ciao,” replicò con un sussurro. “Come è andata oggi a scuola?”

“Scuola? Che scuola?”

“Quella dove lavori? Sai, quel concentrato di estrogeni altamente dannoso per la tua componente gaia.”

“Ah sì? Lavoro in una scuola?”

Sebastian rise di nuovo, accarezzandogli la guancia con il pollice. “E' incredibilmente divertente mandarti in tilt in questo modo.” Si chinò per baciarlo di nuovo sulle labbra, per grande gioia di Blaine, ma questa volta il bacio durò troppo poco. Blaine aprì nuovamente gli occhi un paio di attimi dopo che Sebastian si era allontanato da lui, soltanto per vederlo sorridergli divertito.

“La cena è pronta tra mezz'ora e ti ho preparato un bagno, immagino sarai sfinito.”

“Ah, sono sfinito?”

Sebastian ridacchiò, per poi baciarlo ancora una volta all'angolo della bocca.

“Ti ho preparato tutto in bagno, vai.”

Detto ciò, gli diede una piccola pacca sul sedere e gli fece l'occhiolino, per poi scomparire di nuovo in cucina.

Blaine rimase inebetito fermo all'ingresso, con gli occhi spalancati e ancora le labbra umide.

Abbassò lo sguardo verso Mary, che si era accoccolata nella sua cuccia e lo guardava incuriosita.

“Cosa è appena successo?” domandò al cane, sicuro del fatto che lei potesse dargli una risposta. Ma Mary si limitò a sbadigliare e a mordicchiare uno dei giochi di gomma che le aveva comprato Sebastian.

Ancora stordito dal bentornato a casa di Sebastian, Blaine si incamminò verso la cucina cercando di non farsi vedere, giusto per constatare con i propri occhi quello che il suo naso gli stava suggerendo. Si affacciò furtivo oltre la porta e rimase a bocca aperta nel vedere la tavola apparecchiata con addirittura delle lunghe candele lillà e Sebastian intento a rimescolare qualcosa ai fornelli. Sorrise inconsciamente e si avviò in punta di piedi verso il bagno, sempre più incuriosito da tutto quello che stava succedendo.

Non appena aprì la porta, il delicato profumo dei sali da bagno alla rosa gli entrò nel naso e non riuscì a non stupirsi della rilassante atmosfera, creata da una serie di candele disposte a caso su tutti i mobili.

Blaine si ritrovò a pizzicarsi il braccio, troppo convinto che si trattasse di un sogno. Si avvicinò alla vasca piena di bolle e infilò la punta delle dita nell'acqua, giusto per constatare fosse calda il giusto. Si spogliò, lasciando tutti i vestiti nel cesto della biancheria sporca, e si immerse nell'acqua calda e profumata.

Chiuse gli occhi e si appoggiò con la schiena al bordo di marmo, sicuro di trovarsi in paradiso.

Recuperò la spugna e cominciò a lavarsi, immergendo addirittura il capo nell'acqua tiepida, tenendo però le orecchie tese nel caso sentisse la porta del bagno aprirsi. Si aspettava che Sebastian lo raggiungesse da un momento all'altro per sedurlo e convincerlo a farlo proprio nella vasca, come d'altronde era successo già tante volte, ma nulla di tutto ciò accadde.

La porta del bagno rimase chiusa esattamente come Blaine l'aveva lasciata, fino a quando l'acqua non cominciò a diventare fredda. Incuriosito e sorpreso, Blaine recuperò un asciugamano per asciugarsi e si infilò la tuta che Sebastian gli aveva lasciato nel bagno, per poi avventurarsi fuori dal vano, curioso di cosa aveva ancora in serbo per lui quella serata.

Spense le candele e si avviò verso la cucina, rimanendo senza parole quando entrò nella stanza e i suoi occhi caddero sulla figura di Sebastian appoggiato contro i fornelli con un bicchiere di vino rosso in mano che sorrideva sornione. Era bellissimo illuminato solo dalla luce fioca di tutte le candele sparse per il tavolo.

Blaine gli andò incontro in silenzio, ma con un sorriso innamorato in volto, per poi sistemarsi tra le sue gambe ed allacciargli le braccia attorno al collo. Inaspettatamente, Sebastian si chinò per baciarlo con la dolcezza di poco prima, portandogli una mano a sfiorargli il collo.

Blaine assaggiò il vino sulle labbra del suo ragazzo e non riuscì a staccarsi da lui fino a quando Sebastian non si tirò indietro.

Blaine sorrise facendo un cenno in direzione della tavola apparecchiata. “Hai deciso che la bolletta della luce era troppo cara, per caso?”

Sebastian ridacchiò. “Non ti piacciono?”

“No, sì che mi piacciono. Sono bellissime.”

Sebastian fece un sorriso più grande e gli alzò il mento per baciarlo a stampo sulle labbra. “Hai fame?” sussurrò un attimo dopo. “La cena è pronta.”

Blaine annuì, allontanandosi mal volentieri da lui per sedersi al suo posto. Lasciò che Sebastian gli servisse un piatto di spezzatino fumante dall'odore delizioso, ma aspettò che il suo ragazzo gli versasse il vino prima di cominciare a mangiare.

“Come mai hai deciso di cucinare stasera?” domandò, senza distogliere lo sguardo da Sebastian che trafficava con pentola e mestolo. Lui alzò le spalle e si sedette.

“Ci tenevo a farti assaggiare una delle ricette più buone di maman,” ammise, alzando il calice di vino.

“Hai addirittura chiamato tua madre per farti dare la ricetta?”

Sebastian ridacchiò, facendogli un cenno col capo. “Assaggialo e dimmi se ti piace, così vediamo se una delle telefonate più lunghe di sempre è servita a qualcosa.”

Blaine rise, ma si portò una forchettata di carne alle labbra, soffiandoci sopra per raffreddarla.

Oh mio Dio è delizioso,” ammise con la voce roca quando ingoiò il primo boccone. “E' la cosa più buona che io abbia mai mangiato!” continuò, prendendone un altro po' e leccandosi le labbra.

Guardò Sebastian gonfiare il petto per il complimento e non potè che trovarlo assolutamente adorabile. Avrebbe voluto alzarsi e baciare via quel sorriso compiaciuto, ma lo spezzatino era troppo buono e non voleva davvero rovinare l'atmosfera.

Si limitò a guardarlo e a sorridergli pieno d'amore, sentendo le guance scaldarsi quando Sebastian ricambiò con la stessa intensità da sopra il suo bicchiere di vino. Abbassò lo sguardo sul suo piatto quasi imbarazzato, non riuscendo a non pensare che gli sembrava di essere tornato sedicenne.

Consumarono la cena in silenzio, Blaine senza riuscire a dire niente o a intavolare una benchè minima discussione perchè, ogni volta che alzava lo sguardo dal suo piatto e incontrava gli occhi di Sebastian che quasi brillavano alla luce delle candele, il cervello si spegneva e non si ricordava più cosa voleva dire. C'era qualcosa nel modo in cui Sebastian lo guardava che lo faceva sentire come se fosse più luminoso delle fiammelle che rischiaravano la stanza e gli faceva perdere l'uso della parola.

“Come è andata la giornata?” domandò a un certo punto Sebastian con tono divertito, evidentemente sorpreso di essere riuscito a lasciarlo senza parole.

“E' stata stancante,” rispose Blaine cercando di non perdersi negli occhi del suo ragazzo. “Ma il bentornato, il bagno, la cena e l'atmosfera che sei riuscito a creare hanno cancellato ogni nota negativa di oggi.”

Blaine si rese conto di quello che aveva detto soltanto una volta che quelle parole lasciarono le sue labbra. Era stato così preso da tutte le romanticherie di Sebastian, che non si era neanche accorto che forse quelle parole non erano le più appropriate, conoscendo il suo ragazzo.

Stava quasi per rimangiarsele e correggersi, quando vide Sebastian allungare la mano sulla tovaglia di fronte a lui e intrecciare le dita con le sue con una carezza. Blaine guardò inebetito prima le loro mani sul tavolo e poi il sorriso sul volto del suo ragazzo.

“Ne sono contento,” fu il sussurro che lasciò le labbra di Sebastian, che con l'altra mano prese il calice di vino e lo tenne sospeso di fronte a Blaine. Intuendo che volesse fare un brindisi, il ragazzo prese anche lui il proprio bicchiere e lo sollevò. Sebastian gli strinse la mano e fece tintinnare il vetro, per poi cominciare a raccontargli della propria giornata in ufficio, delle ultime trovate di Veronika e degli aggiornamenti della luna di miele di Hunter.

Blaine non ascoltò neanche una parola di quello che gli disse il suo ragazzo, troppo intento a prestare tutta la sua attenzione alle loro mani ancora intrecciate sul tavolo.

Quando Sebastian si rese conto di come Blaine fosse distratto, lo fece alzare e lo spedì in sala, così che potesse pulire la cucina prima di andare a dormire. Blaine si alzò a malincuore, ma l'ennesimo sguardo di Sebastian gli tolse ogni capacità di replica.

Si sistemò sul divano con Mary, che in un primo momento decise di sedersi in braccio a lui, poi si accontentò del tappeto accanto al tavolino. Blaine approfittò della pace e dell'elettricità che aveva in corpo per cominciare a correggere dei compiti in classe, sistemandosi con la schiena contro il bracciolo e le gambe distese per tutta la lunghezza del divano.

Stava controllando un tema quando Sebastian lo raggiunse sul divano, le maniche della tuta ancora attorcigliate attorno agli avambracci per aver lavato i piatti, ma sempre lo stesso sorriso sulle labbra.

Dopo aver grattato Mary dietro alle orecchie, fece alzare i piedi a Blaine, per poi metterseli in grembo.

“Correggi dei compiti?” domandò cominciando a massaggiargli un piede.

Stavo correggendo i compiti,” rispose Blaine chiudendo gli occhi. “Prima che qualcuno venisse a distrarmi.”

Sebastian ridacchiò, senza smettere di fargli il massaggio. “Se vuoi la smetto di distrarti.”

“Non ci pensare neanche,” Blaine aprì gli occhi e lo guardò truce, scoppiando a ridere poco dopo.

“Cosa stai correggendo?” domandò ancora Sebastian con aria interessata, convincendo Blaine a spiegargli le tracce del tema che aveva dato da fare in terza ma senza distogliere l'attenzione dal massaggio che lo stava davvero rilassando tantissimo.

Quando Sebastian ebbe terminato però, non si alzò, rimase ad ascoltare il fidanzato parlare fino a quando Mary non cominciò a mordicchiargli la gamba per fargli capire che voleva uscire.

A quel punto, il ragazzo si alzò e recuperò la giacca, ma non uscì prima di aver baciato Blaine ancora una volta, lasciandolo a fissare il vuoto con un sorriso ebete sulle labbra per i successivi dieci minuti.

Gli sembrava davvero di trovarsi in un sogno, perchè Sebastian era pur sempre il suo Sebastian, ma il modo in cui lo guardava lo faceva sciogliere. Non si trattava di qualcosa di zuccheroso, ma era ugualmente romantico e così non-da-Sebastian, che Blaine non riusciva a capire quali fossero gli intenti del suo ragazzo. Sperava con tutto il cuore che non avesse fatto tutto ciò soltanto per del sesso, sarebbe rimasto veramente deluso se da lì a poco avesse scoperto che in realtà aveva organizzato quella serata tremendamente romantica per portarselo a letto.

Con la testa troppo piena di pensieri per correggere ulteriormente i compiti in classe delle sue alunne, Blaine si trascinò in bagno e poi a letto, accendendo l'iPad per controllare la mail e eventuali social network.

Stava giocando a Candy Crush per ingannare il tempo, quando sentì la chiave girare nella toppa e lo zompettare di Mary sul pavimento. Spense il dispositivo e si sprimacciò il cuscino che aveva dietro la schiena, in attesa che Sebastian e Mary lo raggiungessero. La cagnolina arrivò lesta scodinzolando, salendo sul letto quando Blaine le diede il permesso. Si accoccolò, come faceva spesso, ai piedi del letto, acciambellandosi su se stessa e appoggiando la testa sulle zampe, scodinzolando per farsi fare le coccole.

Blaine stava quasi per accontentarla, quando sulla porta della camera comparve Sebastian con un'espressione confusa sul volto.

“Sei già a letto? Non hai voglia di vedere un film o un po' di tv?”

Blaine alzò le spalle. “No, sono stanco, la scorsa notte non ho dormito tanto bene e... se vuoi vedere la tv io vado a dormire, non ci sono problemi.”

Sebastian scosse la testa e si avvicinò al suo comodino per accendere la abat-jour, spegnendo la luce grande dopo poco. Blaine lo osservò neanche troppo discretamente spogliarsi e rimanere con la maglietta della salute e i boxer, sorridendogli quando Sebastian si mise a letto assieme a lui.

Blaine quasi si aspettava che il suo ragazzo tirasse fuori gli occhiali da vista e cominciasse a leggere uno degli innumerevoli libri che aveva iniziati sul comodino, ma invece scivolò fino a quando non fu accanto a lui e lo fece spostare per stringergli le braccia attorno alle spalle.

Blaine si appoggiò al suo petto e lasciò che Sebastian lo stringesse a sé e cominciasse ad accarezzargli le braccia scoperte, accoccolandosi a lui e inalando il buon profumo del suo bagnoschiuma. Non disse nulla, non voleva davvero spezzare la magia.

Rimasero in silenzio per un paio di attimi, fino a che Sebastian non ridacchiò piano.

“Abbiamo fatto amicizia stasera, sai?”

“Uhm?” Blaine alzò un poco la testa per guardarlo negli occhi, sforzandosi di non mettersi a fare le fusa.

“Io e Mary abbiamo beccato di nuovo quel pastore tedesco che gira sempre al parco.”

“Ah sì? E come si chiama?”

Sebastian si morse il labbro ma sorrise. “Non mi ricordo, ma mi sembra qualcosa con la P, però lui e Mary si sono annusati per un bel po', fortuna che la padrona non sembrava in vena di chiacchiere.”

Blaine ridacchiò divertito, lanciando uno sguardo a Mary che già dormiva ai piedi del letto.

“Hai visto quanto è diventata grande? Tra un po' non ci sta più a dormire con noi.”

“E che problemi ci sono? Si compra un letto più grande.”

“Oppure potrebbe benissimo dormire nella sua cuccia,” puntualizzò Blaine con un sorriso.

Sebastian gli passò una mano tra i riccioli e gli accarezzò la guancia col dorso della mano. “L'importante è che tu rimanga sempre a dormire qui con me.”

Blaine soffocò le fusa che sentì in gola alzando il viso per baciare il suo ragazzo sulle labbra, riprendendo in qualche modo il benvenuto che aveva ricevuto quando era arrivato a casa un paio di ore prima. Sebastian non sembrò sorpreso da quel gesto, lo strinse di più a sé e accarezzandogli il viso prese a baciarlo delicatamente e con tutto l'amore che Blaine aveva sentito nell'aria per tutta la serata. Inoltre, non riuscì a non notare che ogni qual volta cercava di accelerare i movimenti e rendere il bacio più passionale, Sebastian rallentava, come se volesse fargli godere appieno quel contatto così intimo e delicato.

Blaine si allontanò da lui quando cominciò a sentire le labbra stanche.

“Non mi hai mai baciato così,” sussurrò contro la bocca del suo ragazzo.

“C'è una prima volta per tutto,” replicò Sebastian di rimando, reclamando le sue labbra e passandogli le dita tra i capelli.

“Perchè lo stai facendo?” domandò di nuovo Blaine quando riuscì a trovare la forza di volontà per allontanarsi dalla bocca del suo ragazzo.

“Perchè sto facendo... cosa?”

“E' per quello che ti ho detto ieri sera?” Blaine cercò di sembrare il meno allarmato possibile, ma non sapeva davvero più cosa pensare. “O è solo un modo per invogliarmi a fare sesso?”

A quella domanda, Sebastian scosse la testa. “Lo faccio perchè te lo meriti, non ci sono secondi fini. Non vuoi?”

“Sì, sì che voglio, mi sembra di essere in paradiso!”

Sebastian sorrise compiaciuto. “Non ti meriti niente di meno, tu.”

Blaine si morse il labbro, sentendo le guance farsi più calde. “Mi piace quando mi dici queste cose.”

Il ghigno sulle labbra del suo ragazzo fu la prova per Blaine che la persona che lo stava abbracciando era sempre Sebastian, la persona di cui si era innamorato follemente anni prima e che era ormai diventato tutto il suo mondo.

Si baciarono pigramente fino a quando entrambi non cominciarono a sentire le labbra stanche, ma non si separarono l'uno dall'altro. Blaine rimase accoccolato contro il petto di Sebastian, lasciando che il suo ragazzo gli facesse i grattini sulla schiena. Non disse niente, perchè non sapeva davvero cosa dire e parlare avrebbe rovinato quella meravigliosa atmosfera nella quale erano immersi. Sentì le palpebre cominciare a farsi pesanti, ma prima di addormentarsi avvertì Sebastian muoversi per spegnere la luce sul comodino e farli sistemare meglio sul letto. Blaine si aspettava che da un momento all'altro Sebastian si districasse dalla sua morsa per dargli la schiena e addormentarsi, ma invece lo stupì ancora una volta.

Lo fece sì sdraiare sul fianco a dargli le spalle, ma si appiccicò completamente a lui, modellando la sua sagoma contro la sua schiena e lasciandogli un bacio sul collo. Senza rendersene conto, Blaine cercò la mano del ragazzo per intrecciare le dita con le sue contro il suo petto e voltò la testa quel tanto che bastava per baciarlo a stampo sulle labbra ancora un volta.

'nanotte,” mormorò quando tornò ad adagiare la testa sul cuscino e dopo aver sentito le labbra di Sebastian premere sul suo collo.

Fu cullato tra le braccia di Morfeo dal sussurro innamorato di Sebastian. “Buonanotte amore mio.”

 

 

 


Questo è lo zucchero di cui vi parlavo nello scorso capitolo. Che dite, è abbastanza? LOL

Vi basti sapere che questa storia è un crescendo di fluff e che ogni capitolo sarà ugualmente zuccheroso e da farvi fare le fusa. Perchè io lo so che almeno un awwww vi è scappato, li conosco i miei polli 

Spero davvero che questa storia continui a piacervi, e vi ringrazio anche tantissimo per tutto il supporto che mi avete lasciato lo scorso capitolo e l'ammmore delle recensioni, GRAZIE 

Non ho idea di quando arriverà il prossimo capitolo anche se è già scritto, più che altro perchè è lunghissimo e non so quando la mia metà riuscirà a correggerlo visto che questo weekend YAYLUCCAYAY, sappiate che prima o poi arriverà LOL

Grazie ancora per tutto l'ammore,

un bacion

Marti

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Capitolo 3
*** Lezione N°3: Le Rose sono Rosse, le Viole sono Blu... ***





Lezione n°3
Le Rose sono Rosse, le Viole sono Blu...

 

Il mattino dopo, Blaine sentì vagamente la sveglia di Sebastian che suonava sempre molto prima della sua. Percepì un paio di labbra baciargli la fronte e, subito dopo, un'ondata di freddo lo travolse; mugugnò inconsciamente contro il cuscino, cercando Sebastian e rigirandosi tra le lenzuola quando non lo trovò.

Finì in uno strano dormiveglia in cui sentiva chiaramente la mancanza di Sebastian e delle sue braccia che lo avevano stretto per tutta la notte, ma non riusciva a svegliarsi completamente, visto il suo incredibile stato di rilassamento. Ci fu un momento in cui fu un poco più sveglio, quando sentì le labbra di Sebastian premere contro le sue. Si addormentò un secondo dopo aver udito un sussurro indefinito.

Fu svegliato completamente un paio di ore dopo da Mary che gli leccava la mano a penzoloni dal bordo del letto. Si mise a sedere grattandosi la testa, constatando che il cane lo aveva svegliato esattamente dieci minuti prima della sveglia. Ci mise un paio di attimi a rendersi conto di aver davvero passato la notte tra le braccia di Sebastian, cosa che forse era successa una volta sola da quando stavano insieme e solo per puro caso. Senza rendersene conto, sorrise contento nel ripercorrere la serata precedente, ma in quello stesso istante un pensiero cominciò a balenargli nella mente: tutto quello che era successo era probabilmente qualcosa che non si sarebbe ripetuto, un modo di Sebastian per rimediare alla sua sfuriata di domenica.

Probabilmente, quella sera sarebbe tornato ad essere il vecchio Sebastian che odiava tutte le forme di romanticismo esistenti al mondo. Il che andava benissimo, visto che lui lo amava da impazzire, gli sarebbe solo dispiaciuto non rivedere più il ragazzo romantico con cui aveva avuto la fortuna di passare la serata.

Ad ogni modo, nonostante cercasse di convincersi che tutto ciò che era successo la sera prima erano cose di una volta sola, non riusciva a smettere di pensare a Sebastian e a come aveva dormito bene quella notte tra le sue braccia. Fece bruciare il latte nel pentolino e quasi rovesciò il caffè sulla pila di temi che aveva da correggere da quanto era distratto.

Quando fu ora di uscire di casa per andare nel collegio femminile in cui insegnava, aveva ancora la testa tra le nuvole, ma ringraziò il suo orario e il fatto che per quel giorno avesse solo tre ore di insegnamento, di cui due erano un compito in classe con le ragazze dell'ultimo anno.

Diventare un professore non era mai stato il suo sogno, ma l'occasione era capitata a pochi mesi dalla laurea, quando un amico di suo padre lo aveva contattato per chiedergli se se la sentiva di fare un paio di ore di supplenza nel collegio femminile a Tenton di cui era preside. A quel tempo, Blaine si stava laureando in lettere, scelta dettata soprattutto dal fallimento della sua carriera a Broadway. Non c'era nulla da dire a proposito, non era entrato nelle università che aveva scelto e si era rifiutato di aspettare un altro anno per le audizioni; aveva cambiato percorso e, dopo aver provato il test di medicina – che non aveva passato –, aveva deciso di dedicarsi alla letteratura e allo studio della sua lingua madre. Gli piaceva leggere i classici e non trovò particolarmente difficili gli anni universitari.

Si ritrovò quindi a fare delle supplenze alla Constantine Private School, un liceo femminile che gli ricordava sempre la sua vecchia scuola superiore. Inaspettatamente, si trovò subito a suo agio e il preside, contento del suo rendimento, gli promise un incarico fisso una volta ottenuta la laurea.

Erano ormai quattro anni che Blaine insegnava Inglese e Storia alle ragazze dell'ultimo e penultimo anno del collegio, e poteva ritenersi soddisfatto del suo lavoro. Le sue alunne lo adoravano, anche se era particolarmente severo durante i compiti in classe e non regalava voti a nessuno. Una delle tante cose di cui andava fiero del suo metodo di insegnamento era che le sue lezioni erano molto rilassate e tranquille, nessuno aveva paura di lui e spesso riduceva le spiegazioni a dialoghi con le proprie studentesse. Ad esempio, non si sedeva mai dietro la cattedra, se non per firmare il registro o fare l'appello; di solito, si appoggiava al bordo del tavolo con il sedere di fronte alla classe e cercava di mettersi allo stesso livello delle sue alunne, conversando con loro di poeti, scrittori o fatti storici, chiedendo la loro opinione quando dovevano discutere dei libri e lasciandosi andare a una risata quando c'era qualche buffa situazione.

Sebastian diceva sempre che era troppo buono, che avrebbe dovuto essere più severo, ma Blaine proprio non sentiva il bisogno di dover alzare eccessivamente la voce o sgridare qualcuno quando non sapeva una data o non aveva letto il libro che avrebbero discusso quel giorno.

Quella mattina era talmente distratto, che per sbaglio imboccò la via più trafficata, rimanendo bloccato nel traffico mattutino e rischiando addirittura di arrivare in ritardo a scuola. Grazie a una scorciatoia e a una pazza corsa nel parcheggio, riuscì a entrare nella sua classe al suono della campanella, facendo sorridere confuse un paio delle sue ragazze. Biascicò un “Scusate per il ritardo” e, ancora con il fiatone, distribuì le fotocopie dell'analisi del testo che aveva preparato un paio di giorni prima. Quando ebbe finito di consegnare i fogli, si prese un attimo per bere un sorso d'acqua e sistemarsi il cravattino rosso che aveva attorno al collo che nella corsa si era un poco sgualcito, per poi controllare chi fosse assente e firmare il registro.

Finite le questioni burocratiche, ripescò gli occhiali dalla borsa e si sedette, come suo solito, sul bordo della cattedra, intento a osservare le ragazze fare il loro compito.

Una cosa certa dei compiti in classe del professor Anderson era che era praticamente impossibile copiare, visto che lui, a differenza di molti altri professori, passava tutto il tempo a guardare le proprie alunne e a controllare che non estraessero cellulari o bigliettini da tasche o maniche. Non girava tra i banchi, stava fermo immobile a controllare tutto, senza muovere un muscolo e senza dire una parola, sicuro che nessuna avrebbe mai avuto il coraggio di imbrogliare.

Passò più di mezz'ora in quella posizione con le braccia incrociate al petto ma sfortunatamente le mente non dove avrebbe voluto lui. Provò almeno per una decina di volte a raccogliere le idee e organizzare la lezione che avrebbe avuto quel pomeriggio in terza, ma, ogni volta che la sua concentrazione veniva meno, si ritrovava a pensare al sorriso del suo meraviglioso ragazzo la sera precedente. Era incredibile, non si ricordava di essersi mai sentito così nei confronti di Sebastian. Aveva sempre provato un grandissimo desiderio per lui, sostituito poi dall'amore quando aveva imparato a conoscerlo meglio, ma non c'era mai stato un momento della loro storia in cui il cuore gli battesse così forte al solo pensiero di un bacio e una carezza. Ringraziò il fatto che le sue alunne fossero così concentrate sulla verifica e non notassero la sua espressione così stranamente felice e contenta.

Era passata un'ora da quando il compito in classe era iniziato e Blaine ormai aveva rinunciato a programmare la sua lezione del pomeriggio, visto che la sua mente si rifiutava di collaborare. Guardò l'orologio e annunciò che mancava solo un'ora alla consegna, ma non riuscì a finire di parlare, visto che qualcuno bussò alla porta.

“Avanti,” disse Blaine, senza distogliere lo sguardo dalle sue studentesse; sapeva che approfittavano sempre di momenti del genere per scambiarsi una parola e magari la risposta giusta a un quesito.

Lanciò un'occhiata alla porta quando la sentì aprirsi, per poi vedere la bidella con uno sguardo svogliato appoggiarsi contro lo stipite di legno.

“Señor Anderson,” cominciò lei con un forte accento spagnolo. “Potrebbe uscire un momento de la clase?”

Blaine corrugò le sopracciglia, infastidito. “No non posso, stiamo facendo compito, di cosa si tratta?”

“C'è una cosa per lei, señor. Se vuole gliela porto en la clase, ma non glielo recomiendo. Potrebbe essere muy vergonzoso.”

Blaine scosse la testa e tornò a guardare le sue alunne, alcune cercavano di mascherare un sorriso per ciò che aveva detto Consuelo, ma lui sospirò e alzò gli occhi al cielo.

“Portami pure questa cosa qui Consuelo, non importa.”

Peor para usted,” mormorò la bidella prima di uscire dalla classe, lasciando la porta aperta, per poi riapparire un secondo dopo con un enorme mazzo di rose rosse.

Blaine divenne della stessa identica tonalità delle rose in un secondo netto.

Cos-cos-” provò a balbettare, ma la bidella lasciò le rose sulla cattedra, tra le risatine generali stupite delle ragazze.

“Ve l'avevo detto,” lo interruppe Consuelo con un sorriso. “Buena giornata señor!”

Blaine la guardò uscire senza neanche riuscire a biascicare una parola, sentendo venti paia di occhi puntati sulle sue guance scarlatte. Si voltò verso la classe e quasi desiderò volersi seppellire quando notò come lo stavano guardando le sue alunne: alcune erano divertite, altre sembravano sul punto di sciogliersi, una si fece addirittura scappare un Awwwww ad alta voce.

“Tornate ai vostri compiti,” Blaine cercò di riprendere in mano la situazione e fece il giro della cattedra per osservare meglio le rose.

Erano a dir poco bellissime, erano confezionate in una carta bianca e rossa e su alcune di esse c'era ancora della rugiada. Nel prendere in mano il mazzo di fiori, Blaine notò che c'era anche una piccola bustina bianca. Sentì il cuore saltargli in gola quando la vide, perchè fu in quel momento esatto in cui realizzò che quelle rose gliele doveva pur aver mandate qualcuno e, se quel qualcuno era chi pensava lui, allora non sarebbe uscito vivo da quella classe. Con mani tremanti e avendo ormai dimenticato il compito in classe, aprì la busta, per tirare fuori un bigliettino che era a metà prestampato e metà scritto a mano in una calligrafia che Blaine avrebbe riconosciuto tra mille.

 

 

 

 

Si rese conto di aver ridacchiato ad alta voce solo quando udì la propria voce echeggiare nell'aula in silenzio. Di colpo, il sorriso leggero che aveva sulle labbra si congelò in una smorfia, pensando a ciò che avrebbe visto una volta alzato il capo. Molto lentamente posò gli occhi sulla classe e, se non era ancora arrossito abbastanza, le occhiate curiose delle sue alunne lo trasformarono della tonalità del suo cravattino. Alcune bisbigliavano divertite con altre, mentre invece le più impavide allungavano il collo per cercare di intravedere cosa ci fosse scritto sul biglietto. E poi, ovviamente, arrivò anche il commento di Fiona.

“Prof il suo spasimante deve essere proprio cotto di Lei. Ha idea di quanto costa un mazzo di rose del genere a giorno d'oggi? Mi raccomando, ci inviti al matrimonio.”

La classe scoppiò a ridere per la battuta della ragazza e per l'eccessivo imbarazzo di Blaine, che era sicuro di avere l'aspetto di un sedicenne la prima volta che riceve un regalo simile. Il che, oltretutto, era vero, visto che nessuno lo aveva mai sorpreso con un mazzo di fiori così bello, ma non ci teneva che le sue studentesse venissero a conoscenza di tale fatto.

Visto che la situazione era ormai fuori controllo, Blaine si schiarì la voce e assunse il tono più autoritario possibile, tornando a sedersi sul bordo della cattedra in modo da coprire rose e biglietto con la schiena.

“Avete ancora quarantacinque minuti,” disse, cercando di riacquistare la sua solita parlantina decisa, ma riuscendo a balbettare comunque, ancora troppo scioccato da quello che era appena accaduto.

Le ragazze capirono che non era più momento di scherzare, quindi tornarono ad abbassare il capo sui loro compiti, persino Fiona, sebbene il sorriso beffardo che aveva sulle labbra non diede segno di voler sparire.

Blaine tornò a guardare la classe, ma si ritrovò a pensare alle sue rose e al romanticissimo gesto che aveva fatto Sebastian esattamente due minuti dopo che il silenzio tornò a regnare nella sua aula. Ci provò con tutto se stesso, ma non riuscì a fermare l'espressione contenta e decisamente innamorata che era sicuro avere sul volto.

Al suono della campanella, ritirò tutti i compiti e arrossì nuovamente quando i suoi occhi caddero sulle rose. Non vedeva l'ora di tornare a casa e ringraziare Sebastian per quel regalo e per tutte le emozioni che gli stava facendo vivere con gesti così semplici e bellissimi. Radunò le sue cose, ripose con cura il biglietto dentro l'agenda e tenendo i registri con un braccio e le rose con la mano libera, uscì dalla classe diretto all'aula professori.

Non fece neanche un paio di passi prima che una voce alle sue spalle lo fece fermare sul posto.

“Prof, posso scambiare due parole con lei?”

Blaine avrebbe riconosciuto quella voce e quel tono canzonatorio ovunque.

Si voltò di scatto e non riuscì a tenera la bocca chiusa, perchè Sebastian era appoggiato con la schiena contro il muro, indossava uno dei completi più eleganti del suo armadio, quello grigio scuro deliziosamente stretto sulle spalle e lo stava guardando con un sorriso divertito.

Blaine lo fissò incredulo per un paio di attimi con la bocca aperta, cercando di dire qualcosa, ma non riuscendo a pronunciare neanche una singola sillaba, visto lo shock di trovare Sebastian proprio lì a scuola.

Sebastian ridacchiò e fece un sorriso ancora più ampio, per poi fare un paio di passi nella sua direzione e fare un cenno con la testa verso le rose che Blaine teneva strette in mano.

“Che belle rose. Chi te le manda deve avere decisamente buon gusto, non trovi?”

A quelle parole, Blaine riuscì a distendere le labbra in un sorriso, alzando un poco il capo per fissare Sebastian negli occhi che si era fermato a una spanna da lui. Non lo stava sfiorando, ma Blaine riusciva a percepire benissimo il suo calore. Avrebbe mentito nel dire che in quel momento non avrebbe voluto saltargli al collo, lì in quel corridoio affollato.

Fu quando fece quel pensiero che si rese conto di dove fossero e della gente che li stava sicuramente fissando. Si guardò intorno e, come previsto, non c'era una singola ragazza che passava per il corridoio che non li guardasse interessata.

Tutti a scuola sapevano che il professor Blaine Anderson era gay, anche perchè era un po' impossibile non immaginarlo dal modo in cui andava conciato in giro praticamente tutti i giorni, ma quasi nessuno sapeva che avesse un fidanzato: un po' perchè Blaine non nominava mai Sebastian, un po' perchè nessuno glielo aveva mai chiesto apertamente.

Blaine potè solo immaginare un paio della serie di gossip a cui avrebbe dato inizio quella visita, ma si ritrovò a pensare che non gli interessava più di tanto, non quando Sebastian era lì di fronte a lui, bello come il sole e con uno sguardo adorante che ben poche volte gli aveva visto fare.

“Cosa ci fai qui?” si sentì dire a bassa voce, appartandosi a un lato del corridoio e cercando di non attirare troppa attenzione su di loro.

“Veronika mi ha cacciato dall'ufficio e ho pensato di venire a trovarti. Non ero mai venuto qua, devo dire che è addirittura peggio di quanto credessi... e io che pensavo non potesse esistere qualcosa di più disgustoso di una scuola pubblica.”

Blaine non riuscì neanche ad arrabbiarsi, perchè Sebastian era lì e non era frutto della sua immaginazione. Si morse il labbro e scosse la testa, stringendo forte il mazzo di rose che teneva in mano. “Grazie per le rose, sono bellissime, anche se mi hai fatto fare una figuraccia.”

“Te le hanno portate durante il compito in classe?”

Blaine annuì e ridacchiò, ricordando con imbarazzo la scenata di poco prima.

“Allora è andato tutto secondo i piani.”

“... scusami?” Blaine lo guardò sbarrando gli occhi.

“Certo, ho fatto in modo che ti venissero consegnate mentre eri in classe, volevo che le tue alunne sapessero che hai un fidanzato che ti ama così tanto da spedirti un mazzo di rose mentre stai facendo lezione.”

Blaine aprì la bocca per replicare, ma non riuscì a trovare niente da dire. Sebastian lo aveva lasciato ancora una volta senza parole.

Gli si avvicinò un po' di più, ignorando le ragazze che li fissavano e si morse il labbro. “Ti amo tantissimo.”

A Sebastian si illuminò il viso quando udì quelle parole. Blaine quasi si aspettava che si chinasse e lo baciasse, ma invece il ragazzo fece un passo indietro e gli fece un cenno in direzione del corridoio. “Posso accompagnarla alla sua prossima classe, Prof?”

Blaine ridacchiò. “In realtà devo andare in sala professori, puoi accompagnarmi fin là.”

“Con molto piacere,” commentò Sebastian scherzoso, seguendo Blaine che si era messo a camminare nel corridoio affollato di ragazze che bisbigliavano tra di loro.

Dopo un paio di attimi di silenzio, cercando di farsi strada tra la folla di estrogeni, Blaine udì Sebastian ridacchiare.

“Come mai ridi?”

“Avrei pagato oro per vedere la tua faccia tutta imbarazzata quando hai visto le rose.”

Blaine alzò gli occhi al cielo. “Le mie ragazze si sono divertite un sacco, probabilmente ti venerano già come un Dio.”

Sebastian rispose con una risata, fermandosi poi assieme a Blaine accanto a quella che presumeva essere l'aula prof, e che brulicava di docenti e studentesse.

“Beh, io sono arrivato.”

Sebastian fece un passo in avanti, annullando di molto le distanze tra di loro.

“Sono contento di essere venuto a trovarti,” sussurrò Sebastian in modo che solo Blaine potesse sentirlo. “E poi sei tremendamente bello oggi, sarebbe stato un peccato non potermi godere questo spettacolo.”

Blaine deglutì a fatica, fissando gli occhi verdi di Sebastian, ma non riuscì a dire una sola parola, visto che due secondi dopo il suo ragazzo lo sorprese con un bacio sulla bocca che, sebbene fosse a stampo, riuscì a infondergli un'incredibile dolcezza e tenerezza. Non durò più di un paio di secondi, ma quando Sebastian si allontanò da lui, Blaine si sentì stordito come dopo un'ora passata a pomiciare.

Non trovò nulla di giusto da dire, quindi si limitò a fissare Sebastian, sperando che tutto l'amore che sentiva nel cuore riuscisse ad arrivare al lui.

Sebastian sembrò particolarmente soddisfatto di avergli fatto perdere per l'ennesima volta l'uso della lingua. Gli accarezzò una guancia, sorrise sornione e fece un paio di passi indietro per allontanarsi da lui.

Prima di sparire dietro l'angolo del corridoio però, gli fece l'occhiolino e richiamò la sua attenzione.

“Blaine,” disse a voce alta in modo che tutta la gente nel corridoio che poco prima li aveva visti baciare lo sentisse. “Non tornare a casa tardi, ti porto a cena fuori stasera!”

Blaine si ritrovò nuovamente a balbettare confuso, ma Sebastian era già sparito, lasciandolo in mezzo al corridoio ad arrossire come un peperone, circondato da ragazze che o lo invidiavano o lo trovavano decisamente adorabile.

Era abbastanza sicuro che entro l'ora di pranzo tutta la scuola avrebbe saputo del fidanzato del professor Anderson, del fatto che lo aveva baciato in mezzo al corridoio e che fosse decisamente un gran bel tipo.

Ma Blaine era troppo occupato a fantasticare sulla serata fuori con Sebastian per interessarsi ai gossip.

 

 

 

 

Erano le cinque quando Blaine riuscì finalmente a entrare in casa, con il suo mazzo di rose rosse premuto contro il petto e la borsa con i libri della scuola che gli stava tranciando una spalla. Lasciò cadere la tracolla a terra con un tonfo nell'esatto momento in cui Mary gli corse incontro scodinzolando e facendogli le feste, estremamente contenta di vederlo dopo tutta la giornata in casa da sola. Facendo bene attenzione a non sgualcire le rose, si accucciò per terra per coccolare la sua cucciola, facendola rotolare sulla schiena e grattarle la pancia. Fu mentre era accucciato che si accorse della valigetta del lavoro di Sebastian appoggiata al mobiletto che avevano all'ingresso, segno che il suo ragazzo era in casa.

A quel pensiero, il cuore cominciò a battere più veloce, si sentì la gola secca e le mani sudate, agitato senza neanche sapere perchè. Si alzò da terra si avviò in cucina per mettere a bagno le sue bellissime rose, con Mary alle calcagna un po' infastidita che il suo padrone avesse smesso di coccolarla.

Blaine udì il suono di passi nel corridoio mentre stava riempendo il vaso per i fiori con l'acqua, ma non si volto finchè non sentì un paio di occhi fissargli il capo. Quasi si sentì mancare il fiato nel petto nel vedere Sebastian abbottonarsi la camicia sulla soglia della cucina con uno sguardo che sembrava fosse sul punto di volerlo divorare.

“Mi sembrava di aver sentito qualcuno entrare in casa.”

Blaine non rispose a parole a quell'affermazione, lasciò il vaso colmo d'acqua sul tavolo accanto al mazzo di fiori e con un paio di falcate raggiunse Sebastian, per cingergli il collo con le braccia e baciarlo come era tutto il giorno che desiderava fare. Il ragazzo, che ovviamente non si aspettava una reazione del genere, indietreggiò sorpreso fino ad appoggiarsi con la schiena allo stipite della porta, ma non si trattenne nel baciare Blaine, stringendogli il torace con un braccio e accarezzandogli il viso con una mano.

Blaine cercò in tutti i modi di simulare i baci che si erano scambiati lui e Sebastian la sera prima, quelli così profondamente pieni di dolcezza da fargli quasi andare in tilt il cervello, da stordirlo come se avesse preso una botta in testa.

Senza preoccuparsi di stropicciargli la camicia, si aggrappò ancora di più alle sue spalle, alzandosi sulla punta dei piedi per poterlo baciare più profondamente, per poter passare liberamente le dita tra i suoi capelli, per accompagnargli il viso nel bacio e sentirlo il più vicino possibile.

Si allontanò da lui quando il bacio si tranquillizzò, lasciandoli a scambiarsi semplici carezze con le labbra umide.

“Uhmmm,” mormorò Blaine, facendo scontrare il naso con quello di Sebastian, gli occhi chiusi e la mente focalizzata sul gusto così dolce che sentiva sulla punta della lingua. “E' tutto il giorno che voglio farlo. Da quando ho letto il biglietto delle rose.”

“Io è da quando ti ho lasciato a dormire nel letto stamattina che voglio baciarti così,” fu il sussurro basso di Sebastian che, se possibile, fece squagliare ancora di più Blaine. “Avrei voluto baciarti così anche stamattina a scuola, ma ero abbastanza sicuro che mi avresti ucciso sul posto usando uno di quei mattoni che fai leggere a quelle povere delle tue ragazze.”

Blaine ridacchiò e aprì gli occhi, solo per trovare Sebastian fissarlo con uno sguardo così innamorato che per un attimo si dimenticò cosa volesse dirgli.

“Sì, con ogni probabilità staresti morto.”

“Meno male che sono previdente.”

Blaine fece un'altra piccola risata, interrotta da un altro bacio e un altro ancora, un circolo vizioso che gli faceva perdere la concezione del tempo e dello spazio. Fu riportato sulla terra da Mary che gli mordicchiava il polpaccio per giocare.

Blaine la ignorò, cercando gli occhi di Sebastian che erano fissi sulla loro cucciola. “Ma dobbiamo proprio uscire stasera? Ordiniamo una pizza e ce ne stiamo tranquilli, così posso ringraziarti a dovere della meravigliosa sorpresa che mi hai fatto oggi.” Cercò di dire quelle parole nel modo più sensuale possibile, abbassando il tono di voce e puntando sul suo sguardo sexy che riusciva sempre a far capitolare Sebastian. Blaine lo guardò mordersi il labbro, valutando se accettare o no l'offerta, ma poi, con suo grande stupore, fece no con la testa e lo baciò a stampo sulle labbra.

“Per quanto possa essere allettante questa proposta, mi trovo costretto a declinare, professore,” gli accarezzò la guancia prima di raggiungere il tavolo e togliere la carta trasparente dalle rose per mettergliele a bagno. “Vai a farti la doccia e a vestirti, ho prenotato il ristorante e devo portarti in un posto prima.”

“Che posto?”

“E' una sorpresa, fila sotto la doccia.”

Blaine provò a mettere il broncio e a farsi dire dove sarebbero andati, ma Sebastian tenne le labbra sigillate in un ghigno, facendolo sospirare sconfitto.

Mezz'ora dopo erano pronti per uscire, moderatamente eleganti ed entrambi freschi di doccia; ma quando Blaine uscì dalla camera e trovò Sebastian che lo aspettava all'ingresso, non potè che arrossire per il modo in cui lo guardò il suo ragazzo, come se non avesse visto nulla di più bello in vita sua. Di solito quando uscivano, rigorosamente con gli amici, gli unici commenti che lasciavano le labbra di Sebastian erano relativi al suo sedere fasciato nei jeans e tutto ciò che otteneva era una pacca sul fondoschiena mentre uscivano di casa. Sicuramente quella era la prima volta che Sebastian si prendeva la briga di ammirarlo a quel modo e di fargli tremare le ginocchia quando si avvicinò a lui e lo guardò rapito.

“Sei bellissimo,” gli sussurrò a fior di labbra prima di baciarlo piano, rischiando di farlo sciogliere in quel punto preciso. Blaine si leccò le labbra quando Sebastian si allontanò, senza trovare nulla di appropriato da dire.

Sebastian gli fece cenno di uscire e, dopo aver salutato Mary, si avviarono giù dalle scale in silenzio, scambiandosi ogni tanto qualche sguardo o qualche sorriso. In realtà, Blaine non sentiva il bisogno di parlare, visto che era intensamente concentrato a ricordarsi quando era stata l'ultima volta che Sebastian lo aveva portato fuori per cena.

Udì di sfuggita il portone chiudersi alle loro spalle ma ciò che lo riportò sulla terra dai suoi pensieri furono le dita lunghe e sottili di Sebastian che andarono a intrecciarsi con le sue. Blaine abbassò lo sguardo incredulo nel vedere che il suo ragazzo lo stava davvero tenendo per mano in mezzo alla strada trafficata di quel martedì sera.

“Guarda che non c'è bisogno di sorprendersi così tanto, eh,” ridacchiò Sebastian al suo fianco guardandolo divertito.

“Zitto,” scherzò Blaine, stringendo la mano di Sebastian nella sua e cercando di abituarsi a quella nuova sensazione che per anni aveva potuto solo immaginare. E niente di tutto quello che aveva pensato era paragonabile alla realtà di avere le dita del suo ragazzo intrecciate con le sue in una carezza.

Concentrato come era sul fatto che Sebastian lo stesse davvero tenendo per mano e non fosse come al solito a mezzo metro da lui con le mani in tasca, Blaine ci mise un po' a rendersi conto che non si erano diretti verso la macchina di Sebastian, stavano proseguendo lungo il marciapiede verso il centro città.

“Non prendiamo la macchina?” domandò incuriosito.

“Nah, è qui vicino, e poi avevo voglia di fare una passeggiata.”

A quelle parole, Blaine provò a fare mente locale sui ristoranti della zona, ma rimase col dubbio fino a quando, quasi dieci minuti dopo Sebastian si fermò davanti a una vecchia tavola calda che doveva avere come minimo cinquant'anni, visto l'arredamento retrò che si poteva intravedere dalle grosse finestre. Era uno di quei diner di poco conto in cui i lavoratori consumavano in fretta un pasto caldo e i ragazzi bighellonavano finita la scuola. Insomma, era tutto tranne che il ristorante che si era immaginato durante il tragitto. Eppure c'era qualcosa di familiare in quei tendoni a strisce beige e rossi, ma Blaine non riuscì a spiegarsi per quale motivo gli diedero quella strana sensazione di dejà vu.

“Uhmmmm, hai davvero rinunciato a pizza e sesso per venire a mangiare... qui?” domandò Blaine scettico, alzando lo sguardo per incontrare gli occhi di Sebastian.

Il ragazzo lo guardò divertito e gli cinse le spalle con un braccio, attirandolo contro il suo petto e baciandogli la fronte. “Non te lo ricordi davvero?” gli sussurrò in un orecchio, e bastarono quelle parole ad accendere la lampadina nel cervello di Blaine. Un ricordo che pensava fosse andato perduto.

 

 

 

Si rigira tra le lenzuola umide per riprendere fiato, una mano ad asciugarsi la fronte, mentre dietro di lui il respiro affannoso di Sebastian scandisce i secondi che passano. Si sdraia sulla schiena accanto al ragazzo, fissando il soffitto e chiudendo gli occhi, sulla lingua ancora il sapore dei baci che lo hanno scaldato fino a poco fa. Il silenzio li avvolge in una dolcissima carezza; Blaine è così rilassato che rischia di addormentarsi, ma il rumore del suo stomaco che gorgoglia gli fa sbarrare gli occhi imbarazzato.

La risata di Sebastian riempe il vano e un secondo dopo Blaine si ritrova il ragazzo spalmato in mezzo alle sue gambe che lo guarda con gli occhi scuri.

Pronto per il terzo round?”

Blaine vorrebbe dire di sì, ma il suo stomaco che brontola lo precede, strappando un'altra risata da Sebastian.

Veramente avrei un po' fame. Che ne dici se prima mettiamo qualcosa sotto i denti?”

Sebastian fa una smorfia, infastidito. “Il frigo è vuoto.”

Potremmo uscire.”

Scordatelo,” risponde lui con uno sbuffo, “Cosa non hai capito del fatto che io e te ci vediamo solo per scopare?”

Blaine lo guarda alzarsi dal letto e sospira. “Ma non sarebbe un appuntamento, dai, non ti incazzare così. Devi capire che ho fame e non posso fare ancora sesso con te se prima non mangio qualcosa. Non sono interessato a uscire con te, te l'ho detto.”

Sebastian lo guarda da dietro il ciuffo di capelli castani, inclinando la testa di lato. “Non è un appuntamento?”

Blaine sospira. “No, assolutamente no.”

Sebastian ghigna alla conferma del ragazzo per poi lanciargli la maglietta rimasta abbandonata sul comò dritta in faccia.

Va bene, ma paghi tu.”

 

 

 

 

Blaine riemerse dal suo ricordo e spalancò la bocca, cercando di trovare le parole giuste da dire.

“E' la tavola calda del nostro primo appuntamento,” mormorò dopo un poco, riuscendo a vedere lui e Sebastian quasi quattro anni prima sgranocchiare patatine a uno dei tavoli che davano sulla strada, ignari di cosa aveva in serbo per loro il futuro.

“Mi sembra di ricordare che quello non era un vero e proprio appuntamento,” ridacchiò Sebastian al suo fianco, stringendo la presa che aveva attorno alle sue spalle.

“Oh sì che lo era, solo che non eri ancora preso di me per capirlo, mentre io ero già vergognosamente cotto di te.”

Sebastian rise. “Vergognosamente?”

“Assolutamente sì, visto che a te non interessava altro che il mio culo. Però... però dopo quella sera mi ricordo che... che le cose cominciarono ad andare meglio tra noi.”

Blaine tornò a fissare il tavolino a cui era sicuro lui e Sebastian avevano mangiato, riso e flirtato, per poi tornare a prestare la sua attenzione al suo ragazzo quando ritornò a parlare.

“Sai perchè le cose cominciarono ad andare meglio?”

“No, perchè?”

“Perchè quella sera mi sono accorto che ero perdutamente innamorato di te.”

A Blaine si bloccò il cuore nel petto quando il sussurro di Sebastian raggiunse le sue orecchie. Lo guardò in volto con gli occhi lucidi e sentendo l'amore che provava per il suo ragazzo scorrere nelle vene fino ad arrivare al cervello e annebbiargli ogni capacità di giudizio.

Sebastian sorrise e indicò lo stesso tavolino che poco prima stava fissando Blaine. “Eravamo seduti lì e stavamo mangiando la seconda porzione di patatine della serata. Io ti stavo prendendo in giro dicendoti che per bruciare tutti quei grassi avremmo dovuto fare il doppio dell'esercizio. Tu mi hai guardato dritto negli occhi e in quell'istante è come se ti avessi visto per davvero per la prima volta. Quello è stato il momento in cui sei diventato tutto il mio mondo.”

Blaine cercò in tutti i modi di combattere la commozione che gli bagnava gli angoli degli occhi e trovò che il modo più giusto fosse quello di saltare al collo di Sebastian e baciarlo sulle labbra fino a che non avrebbe più avuto fiato nei polmoni. Rimasero abbracciati sul marciapiede a baciarsi teneramente, fino a quando il clacson di una macchina non li fece spaventare, costringendoli ad allontanarsi l'uno dalle labbra dell'altro.

“Ci tenevo davvero tanto a portarti qui, anche se sono passati tanti anni, non potrei mai dimenticarmi di quella serata.”

Blaine si morse il labbro, spaventato che il cuore potesse scoppiargli nel petto da quanto era felice.

“Ti amo così tanto.”

Sebastian ridacchiò e si chinò per baciarlo a stampo sulle labbra. “Anche io. E ora, le opzioni sono due. Potremmo cenare qui con patatine e milkshake, oppure, in fondo alla strada hanno aperto una nuova brasserie che mi ha consigliato Veronika, dove hanno una grandissima selezione di vini e un tavolo prenotato a nome Smythe.”

Blaine scoppiò a ridere, scuotendo la testa e allungando la mano per intrecciare le dita con quelle di Sebastian. “Questo posto è sicuramente magico, ma credo di preferire il tavolo a nome Smythe.”

Si incamminarono verso il ristorante tenendosi per mano e ricordando il primo periodo che stavano insieme: quando ancora Blaine non abitava a Trenton e faceva avanti e indietro da Philadelphia per le supplenze alla Constantine Private School, il piccolo appartamento di Sebastian dove si incontravano ogni qual volta Blaine era in città, il primo periodo a fare finta di non stare insieme, la consapevolezza che erano inconsciamente diventati fidanzati e tutte le pietre miliari che li avevano portati fino a quel punto, a quel ristorante e a quel rapporto che, nonostante tutte le preoccupazioni di Blaine, sembrava più saldo e forte che mai.

Trascorsero la sera in un tavolo appartato in fondo al locale. Risero, flirtarono, si scambiarono baci poco casti nascosti dalla visuale dei camerieri e arrivarono a fine pasto senza neanche aver aperto la bottiglia d'acqua che avevano ordinato, finendo completamente quella del costoso vino che Sebastian si era fatto portare.

Tornarono a casa dopo una fetta di torta al cioccolato che Sebastian insistette a dividere, sghignazzando e scambiandosi piccoli baci nel tragitto, Blaine appollaiato sotto il braccio del suo ragazzo per cercare di non traballare troppo. Non era ubriaco, ma non era nemmeno sobrio, ma visto che tra i due era sicuramente Sebastian quello che reggeva meglio l'alcol, decise di affidarsi completamente a lui per tornare a casa e per aprire portone.

Mentre aspettavano l'ascensore, completamente soli nelle scale, Blaine non resistette più, aggrappandosi completamente alle spalle di Sebastian e cercando la sua bocca per baciarlo in un modo che in pubblico era davvero poco consono.

Come aveva previsto, il ragazzo capì esattamente dove Blaine voleva andare a parare, e non interruppe quel contatto, tirandolo dentro l'ascensore senza smettere di baciarlo e mordicchiargli le labbra.

Blaine cominciò a sentire un'ondata di caldo travolgerlo, anche se non capiva se per colpa del vino o di quei baci infuocati, quindi cominciò a sbottonare la sua camicia e quella di Sebastian mentre ancora erano sotto le luci accecanti dell'ascensore. Quello che non si aspettava erano le mani di Sebastian che lo fermavano mentre gli stava sbottonando i primi bottoni.

“Vacci piano, Killer,” ridacchiò contro le sue labbra umide, tornando a baciarlo e a trascinarlo fuori dall'ascensore verso il loro appartamento.

Blaine non ci rimase troppo male, pensando che in fondo poteva aspettare: avevano tutta la notte davanti a loro. Cercò di non lasciarsi scappare un gemito quando Sebastian lo spinse con la schiena contro la porta di casa per non smettere di baciarlo mentre cercava di infilare le chiavi nella serratura. Blaine non gli rese il compito più semplice, ovviamente, visto che decise in quel momento di far scorrere le dita tra i suoi capelli e far scivolare una mano a palpargli il sedere.

Il suono familiare della porta che si apriva lo elettrizzò ancora di più e subito le immagini di quello che da lì a poco lui e Sebastian avrebbero fatto gli annebbiarono la mente.

Chiusero l'uscio con poca grazia, senza prestare attenzione a Mary che era andata loro incontro e, cercando di farsi strada verso la camera da letto, andando a scontrare contro i muri visto che nessuno dei due aveva intenzione di interrompere il bacio.

Dopo aver abbandonato la sua camicia sul pavimento, Blaine tornò ai bottoni di quella di Sebastian, ma nuovamente venne fermato, questa volta in modo deciso.

Si staccò dalle sue labbra con le sopracciglia corrugate. Nonostante si sentisse la lingua impastata da quei baci e dall'alcol riuscì a mugugnare un “Perchè?” che fece sorridere Sebastian.

“Perchè voglio che tu sia sobrio,” fu il mormorio del ragazzo.

Blaine grugnì in disappunto, tornando a baciare pigramente le labbra di Sebastian. “Ma io sono sobrio,” mormorò dopo un poco. “Sobrisssssssimo!”

“Ah ha, ti vedo come sei sobrio.”

Blaine ignorò il tono divertito di Sebastian e mise su il broncio, cercando di invogliare il suo ragazzo cominciando a palparlo da sopra i pantaloni. “Ma io voglio fare sesso con te stasera.”

“Blaine,” il ragazzo disse il suo nome quasi dolcemente, accarezzandogli la guancia con il palmo della mano. “Voglio farlo quando sarai sobrio, non affrettare le cose. E in più sono abbastanza convinto che non appena tocchi il letto ti addormenti.”

Blaine riuscì a cogliere ben poco di quello che gli disse Sebastian, ma si allontanò da lui con fare teatrale alzando le braccia al cielo. “Ti faccio vedere io che non mi addormento!”

Dopo quell'esclamazione si lasciò cadere a peso morto sul letto e a Sebastian bastò contare fino a dieci prima di sentire il suo ragazzo cominciare a russare, esattamente come aveva previsto.

Sebastian alzò gli occhi al cielo, ma il sorriso rimase sulle sue labbra, estremamente soddisfatto di come era andata la serata. Distolse lo sguardo dai tratti addormentati di Blaine quando sentì la presenza di Mary contro la sua gamba. Si accucciò per accarezzarle il capo, ma notò che la cucciola non faceva altro che fissare Blaine sul letto.

“Stai tranquilla,” le disse. “E' ancora vivo.”

Il cane sembrò capire quello che gli stava dicendo, quindi cominciò a scodinzolare contenta e a mordicchiare la mano di Sebastian nel tentativo di tirarlo verso la porta di casa per farla uscire.

“Sì, un attimo, ora andiamo,” rise Sebastian grattandole il collo prima di alzarsi in piedi. “Devo fare una cosa prima,” mormorò tra sé e sé alzando lo sguardo verso il fidanzato.

Lo raggiunse con un paio di falcate, gli tolse le scarpe e lo sistemò meglio sul letto, deciso a spogliarlo una volta che sarebbe tornato a casa. Si concesse un ultimo bacio prima di uscire, chiedendosi se avesse trovato il coraggio di arrivare fino in fondo.

 

 

 

 

 

 


Scusate l'attesa lunghissima per il terzo capitolo, ma spero che vi sia piaciuto <3

Grazie a chi continua a leggere, un bacione <3

Marti

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