The red Rope

di Ginger_bread
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Monotonia ***
Capitolo 2: *** Evento ***



Capitolo 1
*** Monotonia ***


Il cortile è spazzato dal vento e il solito bidello che impreca contro di essa perchè continue correnti d'aria sparpagliava le foglie che egli aveva duramente radunato, pigre ombre proiettate dalle nuvole si muovevano silenziose sul campo mentre un sole timido riscaldava gelidamente questa monotona giornata d'autunno.
Già, ultimamente non c'era altro, la solita routine che si ripeteva in un ciclo infinito come un serpente che si morde la coda, una noiosa e stancante routine.
Così Roy soleva trascorrere la sua giornata scolastica, guardando all'esterno della finestra con sguardo languido e annoiato sperando che accadesse un'evento in quel mondo esterno che spezzasse la monotonia della sua vita, speranza che veniva ripetutamente delusa, non aveva bisogno di seguire la lezione, pochi minuti di studio sarebbero riusciuti compensare ore di spiegazione, la voce dell'insegnante, rassegnato a vederlo in quello stato, suonava per lui una nenia di sottofondo: nulla pareva ormai capace di rapire la sua attenzione e il suo interesse.
La campanella suonò improvvisamente cogliendolo di sorpresa gettandolo sul mondo terreno facendogli abbandonare le sue fantasie e i suoi pensieri, mentre gli altri si affrettavano ad uscire Roy preparava la sua cartella con calma disarmante, prendendo una cosa per volta e riponendoli con delicatezza, si alzò dalla sedia e con un sorriso falsissimo salutò l'insegnante mentre con andatura lenta e spossata si dirigeva verso la porta; era sempre così, ogni volta che lui finalmente raggiungeva l'uscita la scuola si era già desertificata e nel cortile stagliavano i suoi pochi amici che rimasero ad aspettarlo come era consuetudine.
Comparsa1:Roy cazzo, datti una mossa mi hai fatto perdere la scommessa!
Comparsa2:Già ahaha lo sapevo che ci avresti messo più di 8 minuti, hai battuto il tuo record personale
Comparsa3:Dai lasciatelo in pace, dopo 6 ore di scuola anch'io devo trascinarmi dietro due palle così 
Roy sorrise, sinceramente questa volta, quei tre, nonostante il suo carattere particolare, gli erano amici, erano bravi ragazzi con cui a volte riusciva a rompere la monotonia, ma oggi si sentiva particolarmente stanco...
Roy: Scusate ragazzi, oggi non posso essere dei vostri devo studiare per la verifica di domani, non mi va proprio di rimanere qui un'altro anno
Comparsa2: Ammazzati che ti bastano due minuti
Comparsa1:Verrò al tuo funerale vestito da Morte e consolerò tua madre
Comparsa3:Ah..che peccato, al bar ci andiamo da soli allora, la tua pasta però me la mangio io
Dissero i 3, lo conoscevano ormai, erano abituati a questo suo atteggiamento associale , ma sapevano anche che quando c'era qualcosa di serio si poteva sempre contare su Roy, era risaputo che egli era capace di trovare soluzione alle situazioni più improbabili, come quella volta che uno dei tre aveva graffiato l'auto della madre, fù Roy a trovare una particolare pomata che cancellò il graffio rimettendo a nuovo l'auto.
All'uscita dal cancello il gruppo si spezzò, 3 da una parte e 1 dall'altra, ognuno proseguì verso la propria destinazione e mentre Roy si voltava il suo sorriso si spegneva lentamente portando il suo volto a mostrare la sua classica espressione inespressiva; sarebbe stato capace di percorrere quella strada ad occhi chiusi, conosceva il numero dei passi prima di ogni svolta e inutile dire che ciò..lo annoiava.
Cena, comunicazione dei risultati scolastici, l'ora da trascorrere assieme alla famiglia davanti alla televisione, e poi finalmente potè chiudersi in camera.
Il ragazzo si poggiò alla porta e trasse un sospiro, non accese la luce, gli piaceva stare al buio, guardò la finestra e spalancò le persiane; il cielo notturno lo tranquillizava in qualche modo, forse..sarà che ogni notte è differente, ogni notte, le costellazioni si spostano anche se di poco, ogni notte quelle lucine luminose si ritrovavano in un luogo differente da quello precedente: Roy le invidiava.
Si posizionò alla scrivania e accese la lampada, una luce bluastra innondo quella camera, una camera perfettamente in ordine con una libreria composta dai più grandi classici e altri che trattavano temi di elevata qualità culturale, tutti già letti e riletti almeno 2 volte; il ragazzo prese il libro di matematica, argomento della verifica incombente: logaritmi, la questione gli richiese mezz'ora ed alcuni esercizi, ripose il libro e spense la lampada e tutto tornò come prima, solo la luce lunare che filtrava dalla finestra permetteva ai suoi occhi stanchi di scrutare all'esterno, si abbandonò alla sedie e chiuse gli occhi, sentì la fredda brezza della notte che gli si insinuava sotto le vestiti provocandogli un brivido, una delle poche sensazioni che lo facessero sentire ancora vivo: il freddo.
Si sdraiò a letto infilandosi il pigiamo immerso nella parte non illuminata della stanza, chiusi di nuovo gli occhi e si addormentò.
 

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Capitolo 2
*** Evento ***


Tutto durò talmente poco che l'effetto ristoratore del sonno nemmeno lo intaccò, il ragazzo si sveglio prima del sole quando l'orario della sveglia era ancora ben lontana, aprì gli occhi per niente assonnato, per niente riposato, si sentiva come se si fosse appena sdraiato e rimase lì, immobile coi occhi fissi sul soffitto bianco, senza alzarsi, senza muoversi perchè la sua mente era troppo lontano dal corpo.
Era divenuta ormai un'abitudine, svegliarsi a quell'ora, sperare in un fulmine a ciel sereno che irrompesse violentemente nella sua vita capovolgendo e devastando tutto, riempendo quel guscio vuoto che era divenuto, non gli restava altro che aggrapparsi a questa piccola speranza, era l'unico filo che lo teneva aggrappato alla realtà evitandogli di sprofondare nella voragine di pazzia sottostante ormai sempre più incombente.
Le prime luci iniziarono ad inoltrarsi nella camera e poco prima che suonasse il ragazzo spense la sveglia, si alzò con la sua velocità moderata e si preparò scrupolosamente indossando poi la divisa scolastica in maniera impeccabile; aveva una cura maniacale per i dettagli, e non una singola piega si intravedeva sulla camicia bianca, la giacca nera recante lo stemma della scuola gli si stendeva addosso perfettamente, e il nodo della cravatta completava il tutto.
La casa era sempre sospettosamente silenziosa a quell'ora poichè egli era abituato a recarsi a scuola con largo anticipo, nessuno era sveglio mentre il ragazzo si preparava la colazione.
L'aria al mattino era sempre fredda, una leggera umidità stagnava mentre un lieve velo di rugiada ricopriva i prati del cortile, la calma e la tranquillità erano assoluti, solamente una figura solitaria si stagliava per le strade rompendo la monotonia del tutto, un passo lento e regolare, una postura perfetta, lo sguardo sempre fisso davanti a sè poichè nulla del circondario riusciva minimamente ad attirare la sua attenzione: cose viste e riviste migliaia di volte.
La scuola venne raggiunta dopo tempo infinito e il ragazzo finalmente ruppe la sua compostezza per appoggiarsi al cancello esterno, attese pochi attimi e comparve il bidello che aprì al pubblico l'edificio, l'uomo era ormai abituato ad imbattersi nel ragazzo e lo salutò con un cenno che venne presto ricambiato; un suono metallico di catene rimbombò in aria e il cancello fù presto aperto così come la porta principale, dove il ragazzo fece presto ingresso, percorse una serie di corridoi e una rampa di scale, aprì la porta della propria aula e si sedette al suo posto, appoggiò il gomito sul banco per sostenere la testa pesante col braccio, e come di consuetudine il suo sguardo si rivolse verso l'esterno, e lì la sua mente si perse.
Arrivò il professore, poi a gocce arrivarono i compagni, e tutto nella completa indifferenza del ragazzo che parve non accorgersi dello scorrere del tempo mentre era ben conscio di ciò che gli accadeva attorno; alzò una mano con le dita tese e le abbassò una ad una, quando la conta alla rovescia terminò la campanella suonò puntuale e precisa segnalando l'inizio delle lezioni; il ragazzo sospirò quasi rassegnato alla prevedibilità della sua vita; un veloce appello al quale egli rispose con voce disinteressata e assente, era pronto per compiere il suo dovere: sprecare 6 ore della sua vita al giorno.
Ma oggi non andò tutto come aveva previsto, un'evento scatenò la sua reazione allarmandolo , una sensazione quasi di paura iniziò a risalirgli il corpo, una cosa mai successa: quel giorno, la porta dell'aula sbattè.
I compagni erano tutti presenti, una volta iniziate le lezioni era vietato ai bidelli interromperli, allora..allora chi poteva essere? Non erano programmate visite del preside quel giorno e in tutti i suoi anni di "studi" un'evento simile non riscontrava repliche.
Fù allora che la vide.

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