Walking Dreaming Happiness

di Jolly Gamer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ''Caro diario..'' ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 3: *** Black Office ***
Capitolo 4: *** Vittima del razzismo ***



Capitolo 1
*** ''Caro diario..'' ***


''Caro diario, Mi chiamo Hanako Mizuki e a breve compierò 16 anni. Prima di scrivere cos'ho fatto oggi, vorrei fare una breve presentazione dei miei amici.

Kevin: è il mio migliore amico, ha 17 anni. E' alto con i capelli e gli occhi castani, non è ha molto successo con le ragazze a causa del suo carattere infantile.. Forse è per questo che andiamo così d'accordo..

Helen: ha 16 anni ed è l'unica ragazza con cui vado d'accordo, è abbastanza bassa ma è davvero bella! Ha i capelli corti neri e gli occhi color cielo. E' molto timida e parla poco, ma infondo adora scherzare.

Mirko: ha 18 anni ed è il fratello maggiore di Helen,. E' il ragazzo che tutte sognano (tranne me). Come Helen ha i capelli neri e gli occhi color cielo, a differenza che lui è alto. Oltre ad avere un bellissimo aspetto ha anche un bel carattere, è sempre pronto ad ascoltarti e a farti ridere.

Hiroshi: un alto ragazzo di 17 anni con capelli castani ed occhi azzuri. Ha un carattere solare ed amichevole. E' un bravissimo giocatore di basket.

Satoshi: fratello gemello di Hiroshi, è difficile distinguerli. Ha la stessa passione del fratello. E' molto chiuso e timido.

Poi ci sono io.. ma mi conoscerai col passare del tempo.
Ritornando a prima, oggi ho preso un brutto voto in biologia, ma non è colpa mia, lei non è una prof, ma una strega malvagia! Dopo la scuola sono andata a fare compere con Helen.. Era così ridicola con i tacchi! Non ci sapeva camminare, ma sono sicura che imparerà presto.. Neanche io ci so camminare. Mentre tornavo a casa ho incontrato di nuovo Keiichi, è un ragazzo molto strano, è difficile comprenderlo.. Beh, pazienza, ognuno ha un proprio carattere.. Stasera per cena mamma ha cucinato lo stufato, era delizioso! Sai.. a volte mi chiedo se ci sia qualcuno che controlla le azioni degli umani, qualcuno che ci guarda dall'alto spiandoci con una specie di satellite o roba simile.. E' una stupidaggine vero? Io penso sempre alle cose stupide!'' Purtroppo quello che avevo scritto non era una cosa stupida, e mentre io scrivevo lui mi osservava.

''Ora vado ad ingozzarmi di Mikado. Buonanotte!''
Quella sera dormii profondamente, come se già sapessi che non avrei più dormito a pensieri tranquilli.

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Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


Mi ricordo come se fosse ieri quando iniziò tutto, ovvero, l'inizio della fine. Era una fredda mattina di dicembre, andai a scuola come al solito, con la camicia fuori dalla gonna e gli anfibi neri, per la quale venivo sgridata spesso dal direttore, perchè la divisa comprendeva delle bamboline nere, ultimamente però non ci fece più caso, io ero così, e tutti si erano abituati a questa idea. Fuori la scuola intuii qualcosa di strano, quasi anormale, ma non riuscivo a capire cosa. Quel giorno salii le scale per andare in classe molto lentamente, con una certa esitazione, come se nel profondo del mio cuore già sapevo quello che stava per succedere. Appena finita la rampa di scale, arrivata al piano dov'era situata la mia aula, mi imbattei in un ragazzo. Era basso e robusto, appena mi guardò fece una strana espressione che ancora oggi non so definire, poi mi disse ''Attenta al lupo cattivo''. Lo guardai in modo strano e gli risposi ridendo ''Ma quante canne ti sei fatto?!'', ma lui mi ignorò ed andò via. Non lo detti a vedere, ma in realtà mi inquietò molto sia la sua espressione che la sua frase. Giunta in classe raccontai ad Helen l'accaduto, la quale si mise a ridere dicendo che fosse un pazzo o un drogato. Durante la lezione, notai qualcuno che fissava la finestra della nostra aula dal cortile (ero seduta accanto alla finestra), era il ragazzo di prima, ma non gli diedi molto peso, se continuava sarebbe bastato avvisare Kevin e gli altri, loro avrebbero risolto sicuramente quella situazione. Anche se ero la tipa che risolveva sempre i suoi problemi da sola. Durante la lezione le lancette dell'orologio scorrevano lentamente, un secondo dopo l'altro, l'unico suono che si sentiva era il gessetto sulla lavagna, ma improvvisamente, quel suono venne interrotto, iniziò a tremare tutto, ci fu una forte scossa di terremoto. Iniziò a crollare un pò del soffitto, guardammo le mura che non riuscivano a reggere, capimmo tutti che la scuola stava crollando, e capimmo che scappare era la nostra unica salvezza. Nella confusione presi la mano di Helen per non perderla, ma fu inutile. Pensavo che non sarei riuscita ad uscire perchè c'era troppa gente, troppa gente impaurita. Pensai a cosa avrei potuto fare, e poi mi ritornò alla mente di un'uscita di emergenza, di cui a conoscenza ne era solo il direttore ed io. Ero a conoscenza di quell'uscita di emergenza perchè una notte, durante una prova di coraggio, vidi il direttore uscire per li. Corsi ed inviai immediatamente un messaggio con le indicazioni ad Helen e agli altri. Presi quell'uscita che portava in una stradina dietro la scuola, ma i miei amici non erano ancora arrivati. Improvvisamente qualcosa mi afferrò le spalle. Mi girai di scatto ed iniziai a sudare freddo, era il ragazzo basso e robusto di prima. Iniziò di nuovo a dire cose strane ''Tu sei la mia ragazza e non ti permetto di parlare con altri maschi'', pensai che fosse fatto, lo mandai a quel paese e mi sbloccai scappando via. Lui mi corse dietro, ed io correvo disperatamente, ma sfortunatamente mi trovai in una strada senza vie di fuga. Il ragazzo cacciò un coltello, ero terrorizzata, mi arresi all'idea che sarei morta così, immaginavo il mio nome scritto sui giornali ''Ragazza uccisa da un maniaco psicopatico''. Improvvisamente sentii uno sparo e vidi il mio inseguitore cadere a terra, mi girai e vidi Keiichi dietro di me, gli urlai ''Oddio l'hai ucciso! Come cazzo hai fatto ad arrivare!?'', lui mi sorrise e mi rispose ''Sentivo una ragazza impaurita correre e sono corso subito. Comunque non preoccuparti per lui, della spazzatura del genere non ha il diritto di vivere''. Era vestito in modo strano ''Quei vestiti, quella pistola, il modo in cui sei arrivato.. Mica fai parte di un'associazione segreta?!'' lui mi guardò e disse ''Già, visto che hai scoperto il mio segreto, dovrai farne parte anche tu, altrimenti ti dovrò uccidere'', mi porse la mano, quella mano candida e morbida, ma nello stesso tempo crudele ed assassina. La afferrai senza poter rifiutare, in quel momento, capii che non sarebbe stato più niente come prima. Tenni stretta la sua mano, percorrendo un strana che mi avrebbe consegnata al mio crudo destino, allora sconosciuto.

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Capitolo 3
*** Black Office ***


Camminavo accanto a lui, tenendogli stretta la mano, non sapevo dove mi stava portando, e non avevo la capacità di fuggire. Un ragazzo era stato ucciso davanti ai miei occhi, dalla persona più inaspettata. Ero sconvolta. Camminammo per un bel pò, e per tutto il tempo pensai a quel ragazzo morto a terra. Per un attimo ebbi un senso di colpa, mi stavo dimenticando qualcosa, qualcosa di molto importante, ma non ci feci caso e continuai a camminare con Keiichi, guardando nei dintorni le case distrutte. Fortunatamente quel giorno non ci fu alcun morto, ma per molti di noi quell'avvenimento, la morte di quel ragazzo e la scoperta del segreto di Keiichi, ci portò pian piano alla morte, ad alcuni morte vera e propria, ad altri una morte psicologica. ''Eccoci!'' affermo improvvisamente Keiichi ''Siamo arrivati''. Lo guardai e mi misi a ridere, più che la base di un'associazione segreta sembrava una casa per barboni, peccato che l'apparenza inganna. ''Ma mi stai prendendo in giro?!'' esclamai ridendo, lui mi portò dentro, era una stanza tetra e piena di polvere, contenente solo un letto ed al centro un grande tappeto rosso sangue. Keiichi sposto il tappeto, sotto ad esso c'era una botola con una tastiera per inserire la password. Inserì la password e la botola si aprì improvvisamente, ma infondo c'era da aspettarselo in una situazione del genere! Sotto la botola, c'era un lungo corridoio, con tante stanze e parecchie rampe di scale. La gente indossava una specie di tuta elastica di pelle nera, con un teschio bianco dietro la schiena. Un uomo si avvicinò a noi, rivolgendosi a Keiichi ''Bentornato signor Hanamura! Com'è andata la missione?'' missione? Non credevo a quello che mi stava accadendo, pensai che fosse tutto un sogno e che sarebbe finito presto. Il signore che si rivolse a Keiichi era alto e grassottello con un faccione abbastanza simpatico, indossava una divisa diversa, ovvero un camice nero con scritto -collaboratore Mark Smith-. Keiichi gli sorrise allegramente ''Tutto bene grazie! Ci siamo quasi.. Piuttosto, sai se c'è il direttore? Ho trovato un nuovo membro.'' Mark mi guardò con uno sguardo sorpreso, ma nello stesso tempo dolce e gentile, non potrò mai dimenticarlo. ''Hahahahahahaha! Avanti signor Hanamura, è una bambina!'', Keiichi lo fissò freddamente per un minuto, per poi dire ''Lei.. Mi ha visto..''. -Lei mi ha visto- una frase breve, ma con un profondo significato, soprattutto per i membri dell'organizzazione. Mark rimase in silenzio per alcuni attimi, poi si rivolse a me dicendo ''Ah.. Mi dispiace ragazzina.. Farò del mio meglio per farla sentire a proprio agio! Comunque Keiichi, il direttore ora è libero, sta nel suo ufficio.'', Keiichi lo ringraziò ed andammo fuori l'ufficio del direttore. Lui entrò, ma mi fece aspettare fuori ''Non preoccuparti, farò presto.''. Dopo circa dieci minuti lo vidi uscire e mi disse di entrare, così feci. La stanza era tetra con decorazioni e mobilia settecenteschi, il direttore mi fissò attentamente per qualche minuto, il che mi fece innervosire perchè odio essere fissata! ''Che mi fissa a fare? Se ha qualcosa da dire me lo dica in faccia!'' gli dissi seccamente, Keiichi mi guardò sconvolto, il direttore invece si mise a ridere e disse ''Che ragazza spontanea! Benvenuta nel Black Office, un'organizzazione estremamente segreta. Ti sei mai sentita osservata? Hai mai avuto come la sensazione che qualcuno ti stesse spiando? Hai mai pensato che ci fosse qualcuno, talmente potente, da poterci guardare e giudicare dall'alto? Non mi riferisco ad un'entità, ma a colui che considera inutili ed insignificanti le nostre vite, e che le spezza o le usa per arrivare ad un potere talmente ampio, da poter governare il mondo, o per divertirsi, come se fossimo delle bambole. Lo scopo della nostra organizzazione è arrivare a costui, e fermarlo prima che uccida altra gente innocente. L'organizzazione è composta da me, due collaboratori e quattro ragazzi che svolgono delle specifiche missioni che ci permetteranno di arrivare a lui. Ti ci vorrà un solo mese di addestramento, sai, il nostro addestramento è eccellente. Dopo di che potrai cominciare. Detto questo ti lascio la giornata libera, ci vediamo domani dopo la scuola. La password è 436048072. Ecco, sta scritta su questo foglietto.'' Mi porse il foglietto, lo presi, ed dopo alcuni secondi lo fissai ''Cosa ci guadagno?''. L'uomo rimase sorpreso di questa domanda, e mi rispose ''La vita''. Ero confusa, non riuscivo a capire ''In che senso?'', ''Visto che questo è una questione importante non possiamo perdere tempo. Oggi grazie a Keiichi ha scampato la morte, ma se non ci fosse stato lui saresti morta. Quindi dovrai dimostrare di meritarti una seconda possibilità. Goditi questo mese, perchè durante le missioni, o vinci o muori''. Il colloquio si era concluso e Keiichi i offrì di riaccompagnarmi a casa. Per tutto il tempo dissi una parola, ero distrutta ed agitata, sentivo che mi sarebbe rimasto poco da vivere. Tornata a casa, mi feci un bagno caldo, poi mi misi a letto, mi chiamò Helen preoccupata, ma non le raccontai nulla, le dissi che andava tutti bene. Quella sera non cenai, e non scrissi sul mio diario, cercai di prendere sonno, ma fu difficile. Ormai, ero a conoscenza del mio destino, un destino oscuro e tenebroso, ma non potevo farci nulla, potevo solo sperare ed illudermi che tutto questo fosse un sogno.

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Capitolo 4
*** Vittima del razzismo ***


Quella mattina mi svegliai piuttosto presto e visto che la scuola era crollata a causa della forte scossa di terremoto, decisi di uscire con i miei amici. Quella mattina imparai una lezione che ricorderó per sempre. Ci incontrammo in un piccolo bar e perdemmo un pó di tempo lì. Mirko infastidiva Helen, che si stava ingozzando di caramelle, punzecchiandola con la cannuccia della coca cola che aveva appena finito, mentre ascoltava le conversazioni dementi fra me, Kevin, Hiroshi e Satoshi. Tutta la conversazione si basa su una frase detta da Kevin "La prof Hanamoya è una vecchia zitella con la f*** fracida! BLEAH!" io lo guardai e gli risposi con tono disgustato "Questa potevi evitarla!", poi si intromise Satoshi "Zitella? Nah, non credo. Il prof di informatica l'ha sicuramente.. Ehm.. Come posso dire..", "Le ha sicuramente installato il cavo USB ! La prima volta che si inserisce nel pc lo installa sempre.. Hehehe.." disse Hiroshi. La conversazione continuó allegramente, mi ero completamente dimenticata degli eventi del giorno prima. Uscimmo dal bar e passeggiammo per quelle stradine isolate. Ci piacevano i luoghi isolati, perchè potevamo essere noo stessi e parlare di qualsiasi cosa senza preoccuparci della gente che ci circondava. Mentre passeggiavamo sentimmo un urlo "Va via bastardo!", "I negri come te non sono i benvenuti qui!". Cercammo di non farci vedere e assistemmo alla scena. C'erano tre ragazzi che stavano minacciando quella persona perchè era scura di pelle. Il ragazzo li implorava "Per favore devo raggiungere mia madre in ospedale! Se non faccio in tempo..", non finì di parlare che uno di loro gli diede un forte pugno in faccia. Uno dei tre si mise dietro al ragazzo scuro e lo bloccó, mentre gli altri iniziarono a picchiarlo brutalmente. Un pugno dopo l'altro, in faccia, nello stomaco.. Nessuno dei miei amici aveva il coraggio di intromettersi. Questa è la dura realtá, in queste situazioni nessuno si intromette lasciandosi sconfiggere dalla paura. Non riuscivo piú a guardare ed istintivamente mi intromisi "Hey! Che diamine state facendo?! Fermatevi subito!", uno di loro si giró minacciandomi "Vuoi essere picchiata anche tu?", io non mi feci intimidire e gli risposi "Smettila stronzo!", "Levati di mezzo puttana!" disse lui spingendomi. A questo punto si intromisero anche gli altri, e i tre ragazzi, vedendoci in maggioranza, scapparono via. Soccorremmo subito il povero ragazzo pieno di lividi, Hiroshi e Satoshi lo aiutarono a camminare fino al bar piú vicino, dove gli offrimmo una bibita fresca. Gli chiedemmo perchè quei tipi lo odiavano così tanto da picchiarlo brutalmente, la sua risposta fu "Io non gli ho fatto niente, la mia unica colpa è essere nero. Mi odiano perchè non sono bianco come gli altri", dopo questa risposta mi sentii triste, e mi resi conto che il razzismo purtroppo era un fenomeno ancora esistente. Facemmo amicozia con il ragazzo, si chiamava Tom ed era figlio unico, era immigrato con la madre perchè soffriva di cancro e sperava di essere curata qui, per le cure le hanno chiesto molti soldi per le cure, quindi Tom lavorava sempre per cercare di accumulare piú denaro possibile. Ad un certo punto Kevin chiese a Tom "Ci sarai anche domani?" w Tom allegramente rispose "Stesso posto e stessa ora!" e batterono il cinque. Eh già, Tom era proprio come Kevin. All'ora di pranzo tornammo tutti alle nostre abitazioni, e dopo pranzo, strinsi i denti e mi recai al Black Office, dove mi aspettava l'addestramento. Per strada incontrai Keiichi e camminammo insieme fino alla base. Parlammo tutto il tempo e scoprii che anche lui ascoltava musica rock e metal, era la prima volta che Keiichi si apriva con qualcuno, il che mi sorprese molto. Ma arrivata al Black Office mi sorpresi ancora di più, l'altro collaboratore era Tom. Disse che il direttore gli dava parecchi soldi per quel lavoro, e a lui faceva comodo per pagare le cure della madre. Dopo aver conversato un pó con lui iniziai il mio addestramento. Il mio addestratore era Bill, il membro più anziano ed esperto della squadra, disse che in questa segtimana mi avrebbe insegnato ad usare la pistola, era molto dolce e simpatico. Giorno dopo giorno mi addestravo, mentre Tom mi preparava la merenda ad ogni pausa, e mattina dopo mattina ci incontravamo con gli altri in quel bar. Ma una mattina, Tom non si presentó. Aspettammo un'ora, poi mi passó un pensiero per la testa e corsi, dirigendomi nel luogo dove i tre ragazzi picchiarono Tom. Sentivo Helen urlare "Hanako!! Dove stai andando?!", ma non la risposi, se quello che avevo pensato era vero.. No! Non volevo nemmeno pensarci! I ragazzi mi seguirono, arrivammo sul luogo, ma era troppo tardi. Ton giaceva a terra. Non credetti ai miei occhi, mi avvicinai e lo iniziai a scuotere implorandolo di svegliarsi, ma non c'era piú niente da fare. Kevin si avvicinó a me piangendo e mi strinse forte cercando di consolarmi, ma dentro di me governava l'odio e la rabbia. Siamo tutti uguali, Tom non meritava questo! Piangevo sia dal dolore che dalla rabbia, vedendo il cadavere pieno di ferite di Tom. Quando la madre seppe della morte del figlio si tolse la vita. Successivamente ci fu il loro funerale, ma gli unici ad essere presenti eravamo noi, che vestiti in nero pregammo per la povera vittima del razzismo e per la povera madre, che almeno lassù avrebbero trovato la pace, quella pace che Tom sognava.

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