I poteri perduti

di alek97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La leggenda ***
Capitolo 2: *** buio ***
Capitolo 3: *** Luce ***
Capitolo 4: *** Il ragazzo misterioso ***



Capitolo 1
*** La leggenda ***


PROLOGO  Vita, morte, amore, odio. I quattro poteri che per millenni hanno stabilito l’ordine nell’antichità.
Ognuno di questi poteri aveva una città che lo venerava come fosse una divinità. Ma la popolazione, che aveva fatto di questi poteri dei culti veri e propri, viveva all’insaputa di una realtà. I poteri erano veri e si erano annidati nei corpi dei vari sovrani che governavano nei loro rispettivi regni.
         Ma dopo secoli e secoli di equilibrio e prosperità uno dei sovrani, colui che dominava il regno della morte, così chiamata a causa delle morti frequenti e della vegetazione poco fitta e morente, dichiarò guerra agli altri regni, per decidere quali dei quattro poteri era il più forte. Passarono anni di lotte incessanti, e ciò si ripercosse su tutto il pianeta. Alla fine della guerra, i regni caddero sotto il comando del sovrano che detenedeva il potere dell’odio, che governò per oltre 50 anni.
        Alla morte dei sovrani i poteri si dispersero nell’universo e attesero la morte dell’ultimo re per riavviare una guerra che continua tutt’ora, causando pestilenzie, disastri naturali e guerre.
        Ma durante uno scontro tra le due forze parte del loro potere si disperse sul pianeta Terra, si unirono in un unico grande potere e cercarono un essere umano in grado di ospitarlo.

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Capitolo 2
*** buio ***


Racconto sempre questa storia alla mia sorellina, lei la adora. Anche a me piacciono, e nei momenti liberi dallo studio, o cerco leggende sconosciute, o probabili fonti di verità che possano sostenere la verità della leggenda proprio come dice il detto: una legenda ha sempre un fondo di verità.

Riemergo dai miei pensieri sentendomi chiamare.

-Klaires!! Vieni giù, è urgente!- mia madre mi sta chiamando, per lei, è sempre una questione urgente, ogni volta che mi chiama, ma io le reggo il gioco, non si sa mai che per una volta ci sia veramente una urgenza per cui io debba fare in fretta.

Scendo le scale velocemente e arrivo in cucina. La vedo, china su tavolo, con le mani sulla testa, piange. Mi avvicino a lei.

-Mamma… che succede? Perché stai piangendo?-

Mi avvicino a lei lentamente e le cingo le spalle con le mie mani e l'abbraccio da dietro, teneramente, come a tranquillizzarla. Sento il suo respiro calmarsi, i singhiozzi mettersi a tacere.

-Mamma… dimmi che sta succede- tono calmo e pacato.

Guardo sul tavolo, vedo le camicie pulite e stirate perfettamente di mio padre.

Ma cosa sta succedendo?

-Perché ci sono le camice di papà, qui?-

Lei mi guarda, occhi lucidi.

-Tuo padre… è in ospedale… ha fatto un incidente… aiutami, stasera sto da lui perciò tieni te a casa tua sorella…-

La blocco con un gesto della mano.

-No, resta te qui con lei, sarà già abbastanza preoccupata perché non c’è papà. Vado io, almeno sarà meno preoccupata- detto ciò mi alzo, metto gli indumenti di papà in un sacchetto pulito e inizio a prepararmi.

Non è possibile, papà… è… io… come devo comportarmi?

-Ora vado!-

Mi metto una giacca pesante. Mi metto le scarpe, prendo le borse con i miei documenti e quella dove ci sono i suoi vestiti. Esco, incomincio ad incamminarmi, confusa.

Nel giro di pochi istanti vedo una luce abbagliante e subito dopo il buio. Indietreggio.

Vedo nebbia, mi sembra di essere in un posto deserto, freddo, ma neanche troppo. Mi guardo intorno, cerco qualcuno.

-C’È QUALCUNO?-

Urlo. Nessuno mi risponde. Mi sento afferrare da dietro, tento di divincolarmi da quella stretta possente. Mi sento mancare, debole. Non capisco dove sono. Il buio mi ghermisce e dopo pochi istanti cado, in quel buio, dove sembra non esserci via d’uscita.

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Capitolo 3
*** Luce ***


LUCE

Mi sveglio.

Vedo solo luce, sento calore, e…. sospesa…. Come se sotto di me non ci fosse nulla, sono leggera e mi sento volare nello spazio.
Mi guardo intorno. Una distesa di luce infinita si estende per non so quanto e non riesco ad orientarmi, ma non mi sento agitata, anzi, al contrario, tranquilla…. Tiro un sospiro e chiudo gli occhi.

Li riapro, lentamente, sento suoni indistinti e un improvviso gelo mi stringe a se come una coperta che non vuole scaldarsi al contatto del corpo, poi, al contrario di prima mi sento pesante, stanca. Mi ritrovo per terra, sul cemento freddo della strada proprio dove avevo avuto la visione di quel buio.

Giro la testa molto lentamente e vedo una signora che scuote il braccio velocemente come a richiamare l’attenzione di qualcuno.

I suoni che prima mi sembravano a dir poco indistinguibili iniziano ad avere forma, un sono a me riconoscibile, un ambulanza.

Guardo in alto, la luna mi sembra molto più alta di quando sono uscita di casa. Ma che ore sono? Dove mi sono ritrovata… e perché…. Non riesco ad alzarmi?

L’ambulanza si ferma poco lontano da me e dal vagone trasporto escono dei medici, che correndo si avvicinano a me cercando di capire se sono viva o morta, e sinceramente, per come mi sento, mi sento più morta che altro, prendo un lungo respiro e guardo una delle guardie mediche che mi controllano il battito cardiaco e cerco di alzarmi.

Il ragazzo più giovane mi guarda e mi prende in braccio posandomi sulla barella e mi sorride per farmi tranquillizzare dicendomi: - non ti sforzare… non sappiamo ancora bene cosa ti è capitato… quindi ora sta ferma e fatti controllare… per la tua sicurezza!-

Vengo  caricata, assicurata alla brandina, che, di comodo non ha nulla, e due delle guardie mediche restano con me mentre uno va al posto guida.

-Dove sono? Che ore sono… fino a poco fa…. Era tutto buio… poi una luce accecante… e ora mi ritrovo qui… non capisco…. Ditemi che non ho qualche problema mentale o posso dire addio alla mia vita sociale…- Il ragazzo che prima aveva cercato di tranquillizzarmi inizia a ridere e sorridendomi parla: -tranquilla, penso che tu abbia solo avuto un calo di pressione e uno svenimento… nulla di grave o qualcosa di cui preoccuparsi-

Il paramedico accanto a lui mi guarda: - e poi…. Saresti troppo giovane per avere problemi mentali… quanti anni hai?-


-19…- rispondo con una nota di insicurezza nella voce ma gia più tranquilla. Chiudo gli occhi e mi addormento, stanca, e debole e forse anche un po’ febbricitante.

E proprio come era successo prima mi ritrovo di nuovo catapultata come in un mondo parallelo, ma non nel buio o nella luce… molto più strano, nell’acqua, limpida e chiara, arrivo in superfice, che è tinta di rosso, come il sangue. Finalmente arrivo e ad accogliermi non c’è nulla di preoccupante intorno a me… mi ritrovo di nuovo in quella accecante luce, ma in mezzo ad un tappeto formato da petali di rosa rossa.

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Capitolo 4
*** Il ragazzo misterioso ***


Cosa… mi sta accadendo…
Il primo dei molteplici pensieri che in questo ultime periodo inondando la mia testa. E’ tutto così confuso, che mi sembra di essere una formica in mezzo al nulla, tutto troppo grande per me, ma prima di tutto cerchiamo di capire dove siamo.
Facciamo mente locale, ero in ambulanza, e poi di nuovo nel buio, sembra una di quelle storie gotiche a cui non si viene a capo.

Apro gli occhi e mi alzo da quella distesa di petali, mi guardo intorno e inizio a sentire urla strazianti intorno a me, la paura mi ghermisce in una stretta che mi mozza il fiato.
-AIUTO-

Non riesco a respirare, sto tremando e inizio a sudare freddo appena le mie orecchie udiscono il suono di ferro strisciare su un’altra superficie metallica, come fossero due spade durante un combattimento.
Inizio a correre in preda al panico fino a quando il fiato nei polmoni non si esaurisce del tutto.
Guardo a terra e vedo i petali che arrivano all’altezza delle mie caviglie. Metto le mani a terra per aiutarmi ad alzarmi e…
-Ma che cosa….-
Noto che sulle mie mani sono apparsi dei segni strani di colore rosso vivido, che poco prima non avevo notato, chissà che cosa saranno….

Vedo una figura oscura stagliarsi di fronte a me, sembra un ragazzo, giovane, ma troppo grosso per uno della sua età a meno che non vada in palestra tutti i giorni per ore e ore.
Si avvicina molto velocemente con passo deciso, e man mano che si avvicina vedo l’intricata muscolatura. In pochi istanti è davanti a me e mi tende una mano per aiutarmi ad alzarmi, sul viso ha un sorriso che mi infonde sicurezza fin dentro l’animo.
Decido di farmi aiutare perciò afferro delicatamente la sua mano, lui in cambio prende la mia in una stretta forte e salda e mi alza con estrema facilità, mentre i muscoli sotto la sua pelle ambrata si flettono ad ogni suo movimento.

Lui mi guarda, e sento la paura svanire, come se fosse stata spazzata via dall’uomo davanti a me nell’esatto momento in cui mi ha vista.
-Sei in pericolo…. Nessuno raggiunge questo posto senza uno scopo…-
Mi guarda negli occhi mentre mi dice quelle cose, sento dentro di me l’angoscia assalirmi come una bestia affamata che vuole incutermi solo terrore, provo a non ascoltarla.
-Come faccio… ad andarmene da qui?-
Sussurro, ancora spaventata da quella che sembrava una profezia.
Lui mi guarda con un volto sincero
-Nessuno può andarsene da qui definitivamente, una volta entrati, si è legati a questa dimensione per l’eternità-
Detto questo il ragazzo mi mette una mano sugli occhi, li riapro confusa e velocemente. Mi ritrovo in una stanza bianca d’ospedale, l’odore di disinfettante che aleggia nella stanza.

Alzo il polso e mi cresce un moto di paura vedendo che il marchio cremisi è ancora li, come se cio che avevo vissuto non era un semplice sogno.

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