Never Say Never _ CrissColfer Week

di Ari_92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Bye Bye Glee ***
Capitolo 2: *** 2) Music & lyrics ***
Capitolo 3: *** 3) Off the map ***
Capitolo 4: *** 4) Tour ***



Capitolo 1
*** 1) Bye Bye Glee ***


Hi everybody :)
Dato che non pubblico qualcosa da un totale e che EFP mi manca tantissimo, ho colto l’occasione di questa CrissColfer week per scrivere qualcosina :) Non sarà niente di che: solo qualche brevissima OS scritta in una mezz’ora (dannata maturità come fai ad essere pesa già in ottobre??) che spero potrà comunque farvi compagnia per quei cinque minuti che ci si impiega a leggere ^-^
Detto questo mi smaterializzo, non prima di aver sottolineato il fatto che ci tenevo a partecipare alla CC week perché (anche se di solito scrivo nella sezione di Glee, in particolare su Kurt e Blaine) adoro l’idea di Chris e Darren insieme. E no, con questo non voglio contestare il fatto che siano fidanzati con altre persone: a me piacciono insieme, tutto qui, e quindi scrivo di loro. Poi nella vita vera possono anche stare rispettivamente con mia nonna e con il camaleonte della pubblicità dei Sofficini, basta che siano felici <3
Fatta questa purtroppo doverosa precisazione (ormai sono imprescindibili se non si vuole essere scannati) vi lascio alla shottina :)
Happy CC Week, everybody <3
 
Per qualunque cosa, il mio ask: http://ask.fm/Nonzy9
e la pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
 
 
 
 
 
CrissColfer Week #1 “Bye bye Glee”
 
 
Sarebbe stato il momento perfetto per un abbraccio di gruppo.
Il tempo di rievocare decine di stupidi aneddoti sentiti un’infinità di volte, ma che in quelle circostanze avrebbero fatto ridere tutti come se si trattasse della prima. L’ora dei bilanci, della soddisfazione, dell’ottimismo e di qualunque altra cosa fosse giusto provare a quel punto.
Eppure Darren, mentre i tecnici smontavano le impalcature e disfacevano il set per l’ultima volta, non aveva in corpo lo spazio per qualcosa di diverso dalla tristezza. Tutte le cose finiscono e bisogna farsene una ragione; ma quando le cose in questione sono speciali, allora bisogna iniziare a ricordarsi come era la vita prima di loro, e non era affatto sicuro di volerlo fare.
 
Si guardò distrattamente intorno, riconoscendo nei volti di tutti i ragazzi del cast il suo stesso sorriso triste, forzato, alla ricerca comprensione negli sguardi degli altri. Pochi parlavano, e chi lo faceva non sembrava davvero prestare attenzione a quello che diceva. Darren si sentiva intontito esattamente come se si fosse appena svegliato da un sonno lunghissimo; nel suo caso, in effetti, era durato cinque anni.
Scosse la testa nel tentativo di riacquistare un po’ di lucidità, e fu a quel punto che se ne accorse: non tutti i membri del cast erano lì. Di sicuro, Chris non era lì. Girò su se stesso e aguzzò la vista, senza tuttavia vedere altro all’infuori di operatori, roulotte e persone che stringevano la mano ad altre persone.
Si stava muovendo ancor prima di avere deliberatamente deciso di andare a cercarlo. Per qualche ragione, adesso più che mai, sentiva che era la cosa giusta da fare.
 
Non fu così difficile trovarlo, in realtà. Era convinto che fosse nella sua roulotte, invece lo sorprese seduto appena fuori, sul secondo dei tre gradini dell’ingresso. Darren strinse le labbra per non sorridere nel vederlo con i pantaloni della tuta mentre stava ancora indossando la camicia e la giacca della scena del matrimonio tra Kurt e Blaine, girata neanche un’ora prima. Guardava fisso l’asfalto con l’aria di chi non l’ha mai visto in vita sua, le braccia appoggiate sulle ginocchia.
«Ehi.» Chris sobbalzò leggermente, come se non lo avesse sentito arrivare. E – lo realizzò in quel momento – probabilmente non lo aveva davvero sentito arrivare.
«Ah, sei tu.» Darren non si impedì più di ridacchiare, mentre si sedeva sul bordo del gradino più basso.
«Deluso?» si guadagnò un piccolo sorriso.
«Un po’.» rispose, guardandolo un po’ più a lungo del dovuto, come se volesse accertarsi che non fraintendesse la battuta.
«Volevo venire di là con gli altri, sai. Ma volevo anche starmene per conto mio. Così... » allargò le braccia e le fece ricadere sulle ginocchia, stringendosi nelle spalle.
«Così sei rimasto a metà strada.»
«Già.»
«Finché non sono arrivato io a rovinarti i piani.»
«Non lo fai sempre?» Darren finse un’aria indignata e gli diede una piccola spinta. Chris gli sorrise con un po’ più di convinzione, prima di tornare a rattristarsi.
 
«Abbiamo avuto tutto il tempo del mondo per prepararci a questo giorno. E l’ho fatto, o almeno credevo di averlo fatto.»
«Chris, è normale sentirsi così. Se fossi venuto laggiù avresti visto che siamo tutti nelle stesse condizioni.» Chris sospirò, appoggiando il mento sul palmo della mano.
«Sembra un salto nel vuoto, hai presente? Tutti questi anni passati con la certezza che per quanto male ci sarebbero potute andare le cose avremmo comunque avuto un posto dove andare. Adesso c’è solo... il nulla. Niente di certo, niente di definitivo. Niente più Kurt Hummel.» disse alla fine con una piccola risata nervosa, sfiorando il bordo della giacca che indossava. Darren ricambiò il suo sorriso, anche se Chris non lo stava guardando.
«Ti mancherà Kurt, uhm?»
«Che razza di domanda idiota, Darren! È ovvio che mi mancherà.»
«E a me mancherà la mia dose di insulti quotidiana.»
«Solo quando te li meriti.» Darren alzò gli occhi al cielo, per poi tornare a posarli su di lui.
«Mi mancheranno tutti, lo sai.» Chris annuì distrattamente, ignaro dell’enorme mole di coraggio che Darren stava riesumando dai meandri delle sue viscere per continuare quella frase. Alla fine lo fece. «...Ma soprattutto mi mancherai tu.»
 
Chris si voltò a guardarlo, questa volta sul serio. Sembrava avere finalmente la sua completa attenzione, e Darren non era sicuro se si trattasse di una cosa positiva o meno. Perché in tutta probabilità stava per mandare tutto a puttane, e non sapeva se amarsi o odiarsi per essere arrivato al punto oltre al quale stava per spingersi.
«Io? E perché dovrei mancarti più degli altri?» sembrava davvero intendere quello che stava chiedendo. Come se per tutto quel tempo non se ne fosse mai accorto. Era possibile che non se ne fosse mai accorto?
«Darren?»
«Perché. Uhm... noi, beh. Qui è ufficialmente finita, voglio dire: non avremo più un contratto che ci obbliga a vederci praticamente ogni giorno. Uhm, dipenderà da noi, da adesso in avanti.» Chris stava sorridendo. Darren avrebbe candidamente dato un rene per sapere per quale motivo stesse sorridendo.
«Chris?»
«Va’ avanti.» lo incoraggiò, senza smettere di guardarlo con interesse, come se non vedesse l’ora di sentire dove sarebbe andato a parare. Darren non era affatto sicuro che avrebbe voluto saperlo, con il senno di poi.
«Io, uhm... è tutto. Credo.» Chris inarcò un sopracciglio.
«È tutto? Sei sicuro?»
«Ehm, sì. Sì, sicuro.»
«Okay.»
 
Darren si diede dell’idiota in tutte le lingue che conosceva. Come aveva potuto essere così stupido? Per quale ragione si comportava come un ragazzino incapace di ammettere una cosa così banale, ovvia e scontata? Pensava che Chris lo avesse capito da un pezzo, pensava che fosse chiaro che provava qualcosa per lui.
Non avendo la minima idea di cosa fare e si alzò goffamente dai gradini della roulotte, sentendosi un povero ebete.
«Io torno di là. Dovresti venire, se vuoi.» lasciò andare tutto il fiato che si era accorto di aver trattenuto – probabilmente aveva avuto la faccia viola per buona parte del tempo – e diede le spalle a Chris, che per qualche strana ragione stava ancora sorridendo.
Fece circa tre passi prima di sentirsi picchiettare la spalla con la punta di un dito. Si voltò e beh, Chris era ancora lì, questa volta in piedi, proprio di fronte a lui. Ingoiò a vuoto e provò a farsi venire in mente qualcosa da dire. Qualunque cosa.
«Beh, quanto temp- » Darren, comunque, non fu costretto a sforzarsi particolarmente.
Aveva a malapena aperto bocca quando le sue parole andarono a spegnersi sulle labbra di Chris, che avevano appena raggiunto le sue. Si fece prendere dalla sorpresa solo per un momento prima di rispondere al suo bacio e stringergli le braccia dietro al collo. Anche Chris lo stava stringendo – lo stava stringendo quasi disperatamente, in realtà –, e non lo lasciò andare fino a quando entrambi non ebbero bisogno di separarsi per tornare a respirare normalmente. Il che era abbastanza difficile se pensava che fino a mezzo secondo prima si stavano baciando, baciando sul serio, non come Kurt e Blaine, ma come Chris e Darren. Ricevette un piccolo sorriso, al quale rispose immediatamente.
 
«Era questo che non hai aggiunto prima, o sbaglio?» Darren annuì. Poi si sentì un idiota, così decise di parlare.
«Sì. È che non sapevo come dirtelo, e non sapevo se tu avevi capito. E finché potevamo vederci tutti i giorni era un conto, ma senza Kurt e Blaine di mezzo non avevo idea di che scusa inventarmi per passare del tempo con te o per- » deglutì a vuoto. Di nuovo. «O per- uhm, baciarti.» Il sorriso di Chris si allargò ulteriormente.
«E adesso sarebbe carino che dicessi qualcosa.»
«Diciamo che verrò ricordato nella storia come unica persona in grado di farti balbettare, Darren.»
«...»
«O arrossire.»
«Uhm- »
«O entrambe le cose.» Darren roteò gli occhi, senza riuscire a non sorridere.
«Dai, andiamo dagli altri. Dopotutto è il giorno del gran finale.»
«Da un certo punto di vista, è solo l’inizio.»

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Capitolo 2
*** 2) Music & lyrics ***


Hello ladies and gays :)!
Galeotto fu il ponte dei morti, che finalmente mi permise di terminare questa seconda shottina rimasta arenata tra verifiche di matematica e interrogazioni di greco Seriamente ragazzi: come ho già scritto in pagina non ho intenzione di lasciare in sospeso questa piccola raccolta. La finirò, purtroppo non posso promettere niente con i tempi, ma la finirò u.u
Okay, a questo punto evaporo e vi lascio al secondo prompt, sottolineando che indicativamente siamo nella prima parte della quarta stagione ;)
Happy CC Week :D!
 
Come sempre, il mio ask: http://ask.fm/Nonzy9
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CrissColfer week #2 “Music & lyrics”
 
 
Chris arrivò sul set alle sette di mattina.
Era abbastanza sicuro che dovesse esistere una legge contro l’essere in piedi alle sette di mattina, in particolare contro l’essere in piedi alle sette di mattina con addosso un paio di pantaloni seriamente nocivi alla circolazione sanguigna.
Era affezionato a Kurt, davvero, ma questo non rendeva meno intensa la sua angoscia circa lo scoprire le diavolerie che avrebbe dovuto indossare giorno dopo giorno. Si lasciò scivolare cautamente sulla sedia con  il suo nome scritto sullo schienale, facendo del suo meglio per ignorare gli infiniti punti dove i pantaloni stringevano e tiravano, in attesa che anche il resto del cast facesse la sua comparsa.  Odiava arrivare per primo e starsene seduto lì, più addormentato che sveglio e probabilmente con la peggiore delle sue espressioni omicide.
 
«Buongiorno!» Chris sollevò pigramente lo sguardo e fece un piccolo cenno a Naya, già fasciata in uno degli striminziti vestitini di Santana; si chiese come facesse a non congelare.
«’Giorno.» lei ridacchiò, occupando il posto accanto al suo.
«Qualcuno non ha dormito granché stanotte, uhm?» Chris provò senza successo a reprimere uno sbadiglio.
«Può darsi. Più che altro non respiro in questi pantaloni.» Naya lanciò un’occhiata scettica al capo d’abbigliamento incriminato, mentre si sistemava il copione sulle ginocchia e iniziava a sfogliarlo.
«Posso immaginare.»
«Un giorno dovranno amputarmi le gambe a causa loro.»
«Adesso sei melodrammatico.»
«No, sono realista.» Naya scosse pazientemente la testa, tornando a concentrarsi sulle sue battute. Chris stava giusto valutando la possibilità di seguire il suo esempio quando una vibrazione molesta lo distolse dai suoi propositi. Sospirò e si contorse quel che bastava ad estrarre il cellulare dai meandri di una delle tasche di quelle dannatissime armi di tortura.
Era talmente convinto che si trattasse di sua madre – chi altro avrebbe potuto scrivergli a quell’ora del mattino? – che dovette leggere il testo del messaggio più volte prima di realizzare che era il caso di controllare il mittente, che scoprì essere un numero privato.
 
07:06
“You look so beautiful today.”
 
Chris inarcò entrambe le sopracciglia e fissò il testo dell’sms come se fosse dotato di volontà propria e fosse possibile persuaderlo a rivelare l’identità di chi lo aveva scritto. Si guardò istintivamente intorno, senza tuttavia vedere qualcosa di diverso da camerini, grucce cariche di vestiti, specchiere e divanetti.
Qualche minuto di inquietanti ipotesi più tardi, si convinse che doveva per forza trattarsi di uno scherzo. O di qualcuno che aveva sbagliato numero. O qualunque altra spiegazione che non implicasse qualcosa di cui doveva preoccuparsi seriamente: non era fisicamente in grado di mettersi in allarme alle sette di mattina.
Stava per mettere definitivamente mano al copione, quando il telefono gli vibrò nuovamente tra le mani: sbloccò lo schermo ad una velocità impressionante.
 
07:11
“When you’re sitting there is hard for me to look away.”
 
«Chris, stai bene? Sei pallido. Voglio dire, più del solito.» Chris dovette fare appello a tutta la sua buona volontà per riuscire a sorridere a Naya.
«Sì, bene.»
 
 
La mattinata si era rivelata tanto intensa che Chris aveva quasi finito per dimenticarsi di quei messaggi. Quasi.
«Patatine?» scosse la testa. Lea si strinse nelle spalle e ne prese un’altra manciata per sé: avevano ancora dieci minuti prima di ricominciare a girare. Fu più o meno in quel momento che il suo cellulare ronzò di nuovo.
 
12:35
“So I try to find the words that I could say, I know the distance doesn’t matter but you feel so far away.”
Chris inarcò le sopracciglia, reprimendo un sorriso.
 
12:36
“Sul serio?” digitò in fretta sulla tastiera. La risposta non arrivò che mezzo minuto più tardi.
 
12:36
“And I can’t lie, every time I leave my heart turns gray.”
 
12:38
“Guarda che conosco la canzone, non c’è bisogno che la scrivi tutta. E sarebbe anche carino farla finita con questo scherzo, okay?”
 
12:39
“When I look into your eyes, man, I wish that I could stay. But I can wait, I can wait forever.”
 
Chris fissò il messaggio a metà tra l’incredulo e il divertito. Sapeva che in tutta probabilità la sua non si avvicinava neanche lontanamente al giusto modo di prendere quella cosa, ma dopo un certo shock iniziale non poteva fare a meno di sorridere.
 
12:40
“Ci conosciamo?”
 
12:41
“You are the one that I want.”
Il sorriso di Chris si allargò: quantomeno aveva cambiato canzone.
 
12:41
“Sul serio. Finiscila.”
 
12:43
“I could be staring at somebody new, but stuck in my head there’s a picture of you.”
 
«Chris? Guarda che la pausa è finita.» Gli fece presente Lea, dandogli una piccola pacca sulla spalla. Chris si alzò istintivamente in piedi, seguendo l’amica come un automa.
«E comunque oggi sei strano.» commentò, precedendolo fuori dalla mensa.
 
12:46
“Hai intenzione di dirmi chi sei?”
 
12:47
“Maybe tonight... maybe toniiight!”
Chris scosse la testa reprimendo una risata, e si infilò il cellulare in tasca.
 
 
La giornata si protrasse abbastanza per le lunghe: tra intere scene scartate e differenti prove di inquadratura, lui e Lea avevano dovuto girare per buona parte del pomeriggio; l’ultimo ciack coincise con un enorme sospiro di sollievo generale.
Chris si fiondò in camerino più in fretta possibile, sinceramente sorpreso di essere ancora in grado di camminare normalmente nonostante le sue gambe fossero letteralmente sottovuoto da una considerevole serie di ore consecutive.
La prima cosa che fece fu infilarsi qualcosa di più comodo, la seconda mettere mano al suo cellulare. Trovò quattro nuovi messaggi.
 
14:17
“Juliet, the dice were loaded from the start, and I bet, and you exploded in my heart.”
 
14:18
“And I forget, I forget the movie song.”
 
15:09
“I can’t do a love song like the way it’s meant to be. I can’t to everything, but I’d do anything for you.”
 
15:15
“I can’t do anything except be in love with you.”
 
Chris era abbastanza sicuro che avrebbe impiegato giorni a smaltire le immonde quantità di zucchero virtuale che quei messaggi gli avevano iniettato direttamente in vena. Sorrise stupidamente allo schermo, mentre si affrettava ad uscire dal camerino, con la ferma intenzione di arrivare a casa il prima possibile.
 
17:42
“Beh, questi erano piuttosto sdolcinati.”
 
17:46
“Sweet, sugar, candyman.”
Chris alzò gli occhi al cielo, dirigendosi alla volta della sua macchina.
 
17:47
“Sto andando a casa. Non scrivermi mentre sto guidando.”
 
Non ricevette nessuna risposta. Probabilmente per la carenza di canzoni che parlavano di qualcuno che smette di importunare qualcun altro per evitare che venga coinvolto in un in incidente stradale.
Mentre Chris saliva in macchina, sapeva già che quello non sarebbe stato l’ultimo messaggio della giornata.
 
 
Era quasi ora di cena quando spense il motore della sua auto, definitivamente parcheggiata nel vialetto di casa: non aveva la minima intenzione di muoversi dal divano per tutta la sera, non dopo una giornata come quella. Si trascinò pigramente fuori dalla macchina, inserì l’antifurto e proseguì fino alla porta di casa.
Era talmente concentrato sul suo obiettivo centrare il buco della serratura, entrare e sdraiarsi che impiegò qualche lungo secondo ad intercettare il pezzetto di carta appeso con una piccola striscia di scotch vicino alla maniglia.
Chris sorrise immediatamente, staccandolo con tutta la delicatezza che la smania di leggere gli permetteva.
 
“I just want tell you I love you, but it’s the hardest thing to say
I turn my head upside down, trying find some kinda way
Just to tell you I need you, in a way that will be heard,
I try to be a poet, but since I met you
I promise you I’m a poet, but since I met you
I’ve never been good with words.”
 
Chris fissò il testo della canzone qualche secondo un più del necessario; strinse le labbra per non sorridere troppo spudoratamente, e finalmente si decise a parlare.
«Darren?»
Francamente, a quel punto si era aspettato di vederlo comparire dall’interno di casa sua; dopotutto aveva una copia delle chiavi già da prima che iniziassero a stare insieme ufficialmente. Che poi non era esattamente ufficiale, almeno non per la maggior parte delle persone. In ogni caso, non aveva messo in conto che avrebbe fatto capolino da dietro uno dei cespugli del suo giardino.
 
«Ehi.» Chris inarcò le sopracciglia, mentre Darren avanzava verso di lui con un sorriso un po’ imbarazzato. Lo trovava abbastanza adorabile, ma questo lui non doveva saperlo. Non ancora almeno.
«Da quant’è che sei nascosto nel mio giardino, esattamente?» Darren si strinse nelle spalle.
«Da un po’.» Chris si costrinse a reprimere l’ennesimo sorriso.
«Lo sai che potevi entrare, vero?»
«Non volevo risultare troppo inquietante.» Chris spalancò gli occhi, sventolandogli il cellulare davanti al naso.
«Invece i messaggi che mi hai mandato per tutto il giorno non lo erano?»
«Non so di cosa tu stia parlando.» ribatté, con tutta la serietà di cui era capace.
Chris lo conosceva abbastanza da presupporre che fosse un tantino in imbarazzo, anche perché non aveva mai fatto qualcosa del genere prima di allora. Si lasciò sfuggire un sorriso, che Darren ricambiò nervosamente.
 
«L’hai capito... uhm,»
«L’ho capito al secondo messaggio, dopo aver passato i tre minuti più inquietanti della mia vita, convinto di essere perseguitato da uno stalker.» disse, incrociando le braccia al petto. Darren gli lanciava qualche occhiata veloce, senza mai fissarlo direttamente troppo a lungo.
«Non vedersi tutti i giorni durante le riprese è un po’ strano, e dato che mi mancavi e volevo fare qualcosa di diverso dal solito ho pensato a questo. Non volevo esagerare. Ho esagerato?» Chris valutò l’ipotesi di lasciarlo nel dubbio ancora per qualche manciata di secondi, poi semplicemente si arrese al suo sguardo accigliato.
«Ho esagerato. Lo sapevo, mi dispiace- »
«Darren.» gli mise entrambe le mani sulle spalle, come a voler fisicamente mettere freno al suo sproloquio.  Sperò che quello sarebbe bastato a fargli capire come stavano le cose, ma dato che non sembrava del tutto convinto decise di esplicitarlo.
«È la cosa più carina che qualcuno abbia mai fatto per me. L’ho trovato adorabile, davvero.»
«Sei sicuro?»
«Sicuro.»
«Non era troppo?»
«Non era troppo.» finalmente ricevette uno dei consueti, abbaglianti e irresistibili sorrisi che aveva imparato a conoscere in ogni loro sfumatura e di cui – in effetti – aveva sentito una grande mancanza sul set.
«Ho una domanda però. Come facevi a sapere che ero seduto quando mi hai scritto il primo messaggio?» Darren si strinse nelle spalle, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«È quello che fai sempre quando dobbiamo iniziare a girare di mattina presto: arrivi cinque minuti prima, ti siedi e ripassi il copione odiando ogni essere vivente.»
«Ah sì?»
«Sì. Ti ho osservato abbastanza bene, sai?»
 
«Ti amo.»
Mentre si faceva appena più vicino per potergli lasciare un piccolo bacio sulle labbra, per quanto possibile, il viso di Darren si illuminò ancora di più. «Anche io ti amo.» Chris alzò scherzosamente gli occhi al cielo.
«Sì, sai, lo avevo capito.» Darren sorrise, lanciando un’occhiata speranzosa verso la porta.
«Adesso sarebbe il momento in cui mi inviti dentro casa per evitare che congeli.» Chris gli avvolse un braccio attorno alla vita e, mentre armeggiava con la serratura del portone, non poté fare a meno di avvicinare le labbra al suo orecchio.
 
«Baby, it’s cold outside
 
 



 
 
 

 
 
Canzoni in ordine di apparizione:
- “I can wait forever” Simple Plan
- “You are the one that I want” Grease
- “Stardust” Mika
-  “Something’s coming” West Side Story
- “Romeo and Juliet” Dire Straits (Se non la conoscete ascoltatela, ne vale davvero la pena)
- “Candyman” Christina Aguilera
- “Words” Darren Criss
- “Baby it’s cold outside” ...Come se non la conosceste ù.ù

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Capitolo 3
*** 3) Off the map ***


Hola CC shippers :)!
Se non altro questo ponte ha portato con sé un po’ di produttività, così anche il terzo prompt è fatto ;)
Questa volta si tratta di una OS un po’ più lunga: spero davvero che vi piaccia, perché mi ci sono affezionata; non so esattamente il motivo ma çç Avevo qualche dubbio sul prompt: mi sono basata sulle dritte di alcuni ragazzi in pagina e su ask: spero di averlo interpretato bene :)
Okay, detto questo mi vaporizzo e vi lascio alla OS ^-^ Spero che vi piaccia, e ringrazio in anticipo chi vorrà lasciarmi un parere.
 
Al solito, pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
Ask: http://ask.fm/Nonzy9
 
 
Questa OS la dedico ad una ragazza che da “amica-conosciuta-grazie-a-glee” è diventata molto di più.
Klisses, Silver to my Blue <3
 
 
 
 
 
CrissColfer week #3 “Off the map”
 
 
«Okay, vediamo... borsa termica con le lattine?»
«C’è.»
«Scorte di cibo?»
«Ci sono.»
«Panini, cioccolata, caramelle e patatine?»
«Darren, è possibile che tu deva pensare solo ed esclusivamente al cibo? Ne abbiamo anche troppo per un viaggio di qualche ora.»
«Sono quattro ore, Chris. Quattro! Sai quanti spuntini si possono fare in quattro ore?» Chris roteò gli occhi, sistemando con decisamente più enfasi del necessario un ultimo carico di merendine sui sedili posteriori della sua auto.
 
Darren avrebbe volentieri obiettato alla noncuranza che stava dimostrando nei confronti di un aspetto che gli stava così a cuore, ma decise di trattenersi: dopotutto Chris gli stava facendo un favore non indifferente a dargli un passaggio.
Ashley, Lea e un’infinità di altre persone non meglio identificate avevano affittato una specie di grande villa fuori Los Angeles dove stavano allestendo i preparativi per il compleanno di Chris, che si sarebbe tenuto quella sera stessa. In realtà non aveva la minima intenzione di perdersi alla disperata ricerca di quel posto, né di usare la sua auto quando poteva comodamente condividerla con Chris, che si trovava a Los Angeles come lui e che – ovviamente – aveva in programma di presenziare alla propria festa di compleanno.
A dire il vero quando gli aveva chiesto un passaggio Chris era sembrato un po’ stupito: dopotutto non passavano più tanto tempo insieme fuori dal set come nei i primi tempi. Non avrebbe nemmeno saputo dire perché.
 
«Direi che ci siamo. Se partiamo adesso dovremmo arrivare per le dieci, quindi fare in tempo a cambiarci e salutare tutti prima di mezzanotte...» Chris enumerò ogni cosa sulla punta delle dita, pensieroso.
«Tu farai in tempo a cambiarti. Io rimango vestito così.» ricevette una lunga occhiata scettica.
«Non sono sicuro di poterti far entrare alla mia festa, allora.» commentò con un piccolo sorriso, tornando infine ad incontrare il suo sguardo. «Dai, entra.»
Darren rimase fermo immobile per un lungo secondo prima di fare ciò che gli era stato detto; improvvisamente la ragione per cui lui e Chris avevano finito per allontanarsi – più o meno latente che fosse – sembrava in procinto di tornare a galla. Scosse brevemente la testa e si infilò nel sedile del passeggero.
Era ridicolo, perché non potevano stare insieme e non potevano nemmeno stare lontani.
 
 
«Non capisco il senso di questa festa. Voglio dire, che senso ha che la organizzino loro e che tu vada là più tardi come se fosse a sorpresa quando non è a sorpresa?» Chris gli lanciò una breve occhiata stranita, prima di tornare a concentrarsi sulla strada. Erano in macchina da quasi due ore, e Darren iniziava ad avere fame.
«È una festa come un’altra.» rispose semplicemente, guardando con sospetto la strada laterale che avevano appena passato, probabilmente incerto se avrebbero dovuto imboccarla o meno. Darren incrociò le braccia al petto, vagamente offeso.
«Non è una festa come un’altra! È il tuo compleanno.»
«Darren, è solo una stupida festa.»
«Beh, avrebbe dovuto essere a sorpresa.» notando che Chris non sembrava essere intenzionato a ribattere in alcun modo alla sua protesta decise di lasciar perdere. Guardò fuori dal finestrino per un circa trenta secondi prima farsi venire in mente un diversivo.
«Io ho fame. Tu hai fame?»
«No.»
«Sei sicuro? Perché è tanto che guidi. Magari dovresti mangiare qualcosa, o bere, o far guidare un po’ me- »
«Darren, non ho fame.» tagliò corto, senza nemmeno guardarlo.
Darren non poté fare a meno di sentirsi un po’ deluso; sapeva che era normale che non lo guardasse perché ehi, stava guidando. Però sì, avrebbe voluto che lo facesse lo stesso. Sospirò silenziosamente e si slacciò la cintura, avvicinandosi al centro della macchina.
 
«Beh, io prendo le patatine.» annunciò, insinuandosi piuttosto goffamente tra i sedili, cercando di raggiungere una delle borse con il cibo.
«Non ci arrivo.»
«Questo perché sei basso.» Darren avrebbe voluto fingersi offeso, ma il sorriso che indovinò essere apparso sulle labbra di Chris glielo impedì categoricamente. Si accorse di essere piuttosto debole su quell’aspetto, sul farsi influenzare l’umore da lui.
«Dare, seriamente, ho il tuo culo in faccia.» con ultimo sforzo riuscì ad allungarsi abbastanza per raggiungere le sue patatine. Tornò faticosamente a sedersi al suo posto, si rimise la cintura e aprì il pacchetto.
«Soddisfatto?»
«Da morire.» enfatizzò, prendendone una manciata anche troppo abbondante e rischiando di farsele andare di traverso. Chris ridacchiò, ancora senza guardarlo. «E comunque tu vai matto per il cibo almeno quanto me, quindi sono sicuro che mangeresti volentieri qualcosa anche se per qualche ragione non vuoi dirmelo.»
«Ti fai troppi viaggi mentali, Darren.»
«E tu non te ne fai abbastanza.» rispose d’impulso, perché lo stava facendo innervosire. Era assurdo con quanta forza desiderasse trovarsi da qualunque altra parte tranne che in quella macchina insieme a lui; un desiderio equiparabile soltanto a quello di non voler essere in nessun altro posto per nessuna ragione al mondo. Chris gli lanciò una breve occhiata, senza nessuna espressione particolare.
 
«Che cosa significa?» Darren non sapeva cosa significava. E se anche lo avesse saputo di sicuro non glielo avrebbe detto. Però sembrava una di quelle domande che non possono essere semplicemente lasciate in sospeso.
«Beh...»
«Cazzo!»
«Cosa?» Chris imprecò tra i denti, stringendo il volante decisamente più forte di quanto non sarebbe stato necessario.
«Non ho girato a destra. Dovevo girare a destra, o almeno credo.» Darren guardò fuori dal finestrino, storcendo il naso.
«In effetti questo posto è un tantino desolato.»
«Già.»
«Patatine?»
«No
 
 
Allo scoccare della loro quinta ora di viaggio di consecutiva, Darren non poteva più negare l’evidenza. Si erano palesemente persi in una qualche strada secondaria sempre più carente di una qualsivoglia parvenza di contaminazione umana; beh, a parte loro due.
Il display luminoso tra i comandi del cruscotto stava per scattare alle undici di sera: fuori era perfettamente buio, eccezion fatta per i fanali della loro auto. Per inciso, erano passati dieci minuti dall’ultima volta che avevano incrociato un’altra macchina.
Darren sapeva che non era il momento di mettersi a ridere, ma sul serio: come aveva fatto a sbagliare strada in modo così clamoroso? Dopo qualche lungo minuto di riflessione, si decise a rivolgergli nuovamente la parola.
 
«Chris?» la sua risposta assomigliava pericolosamente a un grugnito indemoniato. Darren deglutì, consapevole che probabilmente quelle sarebbero state le sue ultime parole in questa vita.
«Credo, uhm... Beh, mi sa che ci siamo persi. Un po’.» Chris sospirò.
«Dimmi qualcosa che non so, Darren.» beh, se non altro non lo aveva preso a calci. Entrasse sperimentalmente il cellulare dalla tasca: con suo sommo rammarico continuava a non esserci campo, e il navigatore di Chris continuava ad essere rotto.
«Dici che siamo molto lontani?»
«E io come faccio a saperlo? Merda, come abbiamo fatto ad arrivare qui?!» Darren avrebbe voluto sottolineare che obiettivamente la colpa era solo sua visto che non gli aveva nemmeno mai chiesto uno straccio di parere, ma ritenne più saggio non infierire.
«Chris, stai tranquillo. Vedrai che- »
«Vedrò cosa, Darren? Tra poco sarà ufficialmente il mio compleanno e invece di essere alla mia festa sarò qui, bloccato in mezzo al nulla con il telefono che non prende.»
Darren lo guardò per un momento, poi gli diede le spalle, mettendosi a fissare le infinite distese di buio fuori dal finestrino, intervallate soltanto da luci di palazzi troppo distanti per essere raggiunti nel giro di un’ora. Non voleva ammettere di esserci rimasto male. Insomma, era ovvio che Chris preferisse festeggiare il suo compleanno circondato dai suoi amici, da torte regali e qualunque cosa avessero organizzato, piuttosto che in mezzo al nulla con- beh, con lui.
 
«Darren?»
«Cosa?» Chris esitò per un attimo.
«Niente. È solo che non sei stato zitto per tutto il tempo e adesso...» lasciò la frase in sospeso, continuando a guidare. Darren iniziava ad essere stanco; stanco di stare seduto, stanco di sentirsi uno schifo e stanco di fare finta che andasse tutto a gonfie vele.
«Se non volevi darmi un passaggio bastava dirlo.» trovò finalmente il coraggio di dire, ignorando al sua stupida ansia. Chris impiegò un po’ a rispondere, ma quando lo fece non tradì nessun cenno di emozione.
«Perché dici questo?»
«Perché è evidente che non ne avevi la minima voglia. Lo hai fatto capire piuttosto chiaramente.»
«L’ho fatto capire- Si può sapere cosa diavolo stai dicendo?» Darren si voltò a guardarlo.
«Non lo so, dimmelo tu! È tutto il giorno che mi ignori, o che mi tratti da schifo, o entrambe le cose. Io non so cosa sia successo, okay? Vorrei solo che tornasse tutto come all’inizio, quando ridevamo e scherzavamo insieme come due colleghi normali!»
«Darren- »
«Io ci sto male, okay? Adesso lo sai. Ci sto male, ci sto di merda a vederti sempre negli stessi rapporti con tutti tranne che con me. Ci siamo allontanati? Okay, può darsi, ma questo non significa- Vuoi fermarti così ne parliamo una volta per tutte? Tanto non concludiamo niente a girare a vuoto.»
Chris sterzò bruscamente e accostò al margine della strada con una energica frenata. Spense il motore, si slacciò la cintura e si mise a fissarlo direttamente, gli occhi scintillanti sotto la singola luce che illuminava l’abitacolo. Darren rimase zitto.
 
«Allora, non volevi parlare? Avanti, parla.» era come se di punto in bianco avesse dimenticato tutto quello che aveva intenzione di dire, il che era stupido, e non aveva senso, eppure sembrava che la sola cosa di cui aveva davvero bisogno fosse quella. Chris che si voltava verso di lui e lo guardava in faccia, lo guardava in faccia per davvero, per la prima volta da decisamente troppo tempo. Lui inarcò le sopracciglia, spingendolo a continuare.
«Io, uhm... Io non capisco che cos’è cambiato. Né quando è cambiato.» improvvisò, sentendosi sempre più idiota ogni secondo che passava. «Ce l’hai con me? Ti ho fatto qualcosa? Ho- »
«Sì.» lo interruppe Chris, con ancora lo sguardo incatenato al suo, teso come non lo aveva mai visto. Darren sbatté le palpebre, confuso.
«“Sì” cosa?»
«Sì, mi hai fatto qualcosa.» chiarì, per poi sprofondare nuovamente con la schiena contro al sedile, fissando il volante come se si accorgesse solo in quel momento della sua presenza.
«Dimmi che cosa ho fatto, allora. Posso provare a rimediare.» Chris prese fiato e buttò fuori l’aria lentamente, come se stesse cercando di controllarsi.
«Non è qualcosa a cui puoi rimediare. Non puoi farci proprio niente, a dire il vero.» Darren rimase in silenzio qualche istante, in attesa che aggiungesse qualcosa, ma non lo fece. Così rimase semplicemente lì, a guardare il portaoggetti chiuso mentre Chris presumibilmente guardava il volante. Questo fino a quando non sentì una specie di singhiozzo soffocato al suo fianco che lo fece voltare immediatamente.
C’era una singola lacrima sulla sua guancia, che rotolava oltre il mento e spariva nel collo della camicia; Darren sentì lo stomaco stringersi e allungò istintivamente una mano verso di lui.
 
«Chris- »
«Cosa, Darren? Ti ho già detto che non puoi farci niente, okay? Non puoi farci niente, non posso farci niente, non possiamo farci niente.» si strinse più forte le braccia al petto, tirando su col naso.
Darren aveva perso il conto delle volte in cui aveva desiderato baciarlo, ma sapeva per certo che nessuna di loro competeva anche solo lontanamente con quella.
«Se piangi tu, piango anch’io.» avrebbe voluto che fosse una frase fatta, ma la crescente umidità dei suoi occhi non mentiva, non poteva. A quelle parole Chris si raggomitolò ancora di più in se stesso, senza guardarlo.
«Non dirlo.»
«Perché no?» Chris si passò una mano leggermente tremante sugli occhi.
«Lo sai perché. Lo sai perché faccio così, perché faccio finta che non me ne importi. E sai anche perché ci siamo allontanati e perché non può più essere come prima.»
«No, non- »
«Sì che lo sai.» tagliò corto. Darren avrebbe voluto insistere, avrebbe voluto dire che non ne aveva idea. Ma la verità è che lo sapeva, sapeva perfettamente il perché. Esattamente come sapeva che ci sono storie d’amore che nascono morte; non importa quanto disperatamente le si desideri, semplicemente non esistono, perché non possono esistere.
«Lo so.» ammise alla fine. Fu a quel punto che Chris si voltò leggermente, quel tanto che bastava a poterlo guardare in faccia.
«Mi dispiace. Non ce l’ho con te, ce l’ho con me. Credevo che starti lontano mi avrebbe aiutato a smettere di sentirmi come mi sento, ma...» non finì la frase, non ce n’era bisogno. Darren lo sapeva, lo aveva sempre saputo, ma sentirselo dire faceva un effetto del tutto diverso. Sentì montare la rabbia, perché nemmeno la conferma di essere ricambiato cambiava le cose; niente cambiava le cose.
 
«Non... Non c’è nessun modo per- »
«No, non c’è. E ti dirò, provare ad allungare la strada per passare più tempo insieme non aiuta, perché si finisce per perdersi in mezzo al nulla.» aggiunse, con un sorriso triste. Darren inarcò le sopracciglia.
«Ci siamo persi di proposito?»
«Saremmo dovuti arrivare un’oretta dopo, non ci siamo persi di proposito. È capitato perché ho fatto una strada che non conoscevo.» Darren guardò l’orologio del cruscotto: segnava mezzanotte meno due minuti. Tornò a voltarsi verso di lui.
«Chris?»
«Lo so, è stato un gesto stupido. Ma dato che dopotutto è la mia festa che ci stiamo perdendo e che sei sempre tu quello che fa le cazzate, per una volta perdonamela senza infierire.»
«Non è questo.»
«Cos’è allora?»
«Ti amo.»
 
Chris rimase immobile per un istante; non sembrava nemmeno che stesse respirando. Darren lo osservò bene: i suoi occhi – irrimediabilmente fissi sul volante – si erano fatti di nuovo lucidi.
«Oh.» mormorò «Sì. Sì, lo sapevo.»
Si voltò lentamente verso Darren, cercando il suo sguardo.
«Lo sai che questo non cambia le cose.» non era nemmeno una domanda, in realtà, eppure si ritrovò costretto ad annuire. Più che altro per convincere se stesso. Chris lo fissò ancora per un attimo, come ad assicurarsi che avesse davvero capito, poi tornò a guardare dritto di fronte a sé.
«Ti amo anch’io, comunque.»
 
A Darren bastò quello.
Si slacciò la cintura di sicurezza – perché diavolo la portava ancora? – e si sporse verso Chris, gli passò dolcemente una mano tra i capelli e baciò via le lacrime dalle sue guance. Glielo lasciò fare; fu quando provò ad avvicinarsi alle sue labbra che si tirò indietro.
«Che fai?»
«Ti bacio?» Chris sospirò, ma sorrise. Darren sorrise di conseguenza.
«Devo davvero mettermi ad elencarti i motivi per cui non possiamo?»
«È mezzanotte.» replicò, come se fosse la soluzione a tutti i loro problemi. Chris inarcò le sopracciglia.
«E con questo?»
«È il tuo compleanno. Non puoi rifiutare un regalo di compleanno.» gli diede qualche attimo per dissentire; probabilmente se avesse davvero voluto tirarsi indietro sarebbe stato troppo poco tempo, ma nessuno dei due si pose il problema. Perché, in realtà, nessuno dei due aveva intenzione di dissentire.
 
In realtà, Chris non aspettò nemmeno che la bocca di Darren raggiungesse la sua: si mosse per primo verso di lui e lo strinse forte a sé mentre finalmente, finalmente lo baciava. Darren assaporò le sue labbra piano, poco alla volta, perché sapeva che era la sua unica occasione per poterlo fare, e lo sapeva anche Chris. Lo sapevano entrambi, in una macchina accostata al margine di una strada deserta a mezzanotte.
Darren allungò una mano all’indietro e spense la luce che illuminava l’abitacolo, lasciando che la notte li avvolgesse. Chris smise di baciarlo solo dopo aver esaurito ogni scorta di ossigeno; Darren temette che fosse finita, ma il suo regalo di compleanno si trasformò in due, tre e quattro regali di compleanno.
Si separò da lui e gli baciò la fronte, le guance e la punta del naso, e poi di nuovo la bocca, e ridevano entrambi, perché si erano impediti di farlo per così tanto tempo. E non importava se sarebbe stata la prima e l’ultima volta.
 
Per amori come il loro, una notte intera era tutto il tempo del mondo.

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Capitolo 4
*** 4) Tour ***


Holaaa :)!
Come si dice, chi non muore si rivede :’)
No seriamente, come vi ripeto seeempre e continuamente ho avuto da fare con la dannatissima scuola, quindi sì, ci metto un po’, ma alla fine arrivo sempre (molto casualmente alla vigilia del shirtless Chris che hopefully vedremo stanotte) u.u
Dunque, il prompt questa volta è “Tour”: al solito si tratta di una piccola OS senza pretese, spero possa piacervi :)!
Prima di vaporizzarmi ne approfitto per ringraziare tutte le persone che hanno recensito: siete l’amore, vi adoro e vi venero ;-; E anche chi mi segue nella pagina facebook! Avete di recente superato i 400 e non ho davvero parole per spreaddarvi il mio love ç-ç Grazie davvero, davvero di cuore.
 
Al solito, pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E ask: http://ask.fm/Nonzy9
 
 
 
 
 
CrissColfer week #4 “Tour”
 
 
Non era certo che la sua fosse una buona idea; a dirla tutta, non era nemmeno sicuro di averla, un’idea. E di solito non faceva cose del genere, agire prima di essere del tutto sicuro che i suoi intenti sarebbero andati a buon fine. Tuttavia, immerso nel buio quasi completo di uno dei corridoi dell’albergo che li ospitava, alle quattro del mattino, Chris sapeva di non potersi tirare indietro.
Bussò alla porta davanti alla quale era stupidamente pietrificato da quasi cinque minuti una singola volta, non c’era bisogno di fare niente di più: sapeva che Darren era sveglio; dopotutto non erano passati neanche dieci minuti da quando aveva ricevuto quel “No.” in risposta al suo sms con scritto “Dormi?”.
Chris non avrebbe voluto che quella faccenda diventasse così complicata.
 
«Ehi.» Darren si era appena affacciato sulla porta, con i capelli ancora leggermente bagnati dalla doccia che doveva aver fatto di recente; gli rivolse un sorriso incerto, appena riconoscibile nel buio circostante, così come le piccole gocce d’acqua ancora aggrappate ai suoi ricci, vagamente illuminate dalla luce tenue che filtrava dalla finestra alle sue spalle. Qualcuno si rigirò rumorosamente nel letto, probabilmente Mark. Darren lanciò una rapida occhiata all’interno della stanza e uscì in corridoio, accostando la porta per non svegliare gli altri.
Chris era già profondamente pentito della sua stupida trovata.
«Ehi.» rispose, sentendosi un completo idiota. Odiava provare sensazioni del genere, odiava sentirsi a disagio per via di qualcosa o di qualcuno: aveva sempre cercato di aggirare situazioni di quel tipo, d di sicuro non poteva accettare di sentirsi in quel modo con Darren, non per un motivo così insensato.
 
Due giorni prima – di notte, mentre erano in viaggio alla volta di Londra, stremati per l’ultimo spettacolo del tour – si erano baciati.
Chris non avrebbe saputo dire chi fosse stato ad iniziare, e nemmeno perché fosse successo; non ricordava nemmeno di che cosa stessero parlando. Ricordava qualche sbadiglio, qualche frase trascinata dalla stanchezza, e ricordava che a un certo punto si stavano baciando. Una volta allontanatisi l’uno dall’altro non avevano più detto niente, limitandosi a guardare dritto di fronte a loro, in silenzio. Poi Darren aveva mormorato qualcosa a proposito di avere sonno e si era girato dall’altra parte, fingendo di dormire. Il giorno successivo Chris era addirittura arrivato a considerare l’idea di esserselo sognato, tuttavia lo strano modo in cui Darren aveva preso a comportarsi nei suoi confronti suggeriva l’esatto contrario. Continuava a sorridergli, a parlargli, eppure era diverso. Era tutto completamente diverso tra loro.
E sapeva che era un gesto egoistico nonché considerevolmente stupido, eppure aveva davvero pensato che irrompere in camera sua dopo la prima giornata di spettacoli di Londra fosse una buona idea.
 
«Pensavo stessi dormendo.» sussurrò Darren.
«Non ci riesco.» rispose velocemente. Pensò che fosse stupido evitare il suo sguardo quando a mala pena riusciva a riconoscere i contorni della sua figura, con tutto quel buio. Lo sentì sospirare.
«Sei arrabbiato con me, non è così?» Chris non rispose.
«Puoi- puoi dire qualcosa, per favore?» non ricordava di avergli mai sentito un tono di voce più disperato.  Non era niente di più che un sussurro, eppure riusciva ad essere così intenso e spezzato da sconvolgerlo. Si rese conto di non aver avuto la minima idea di quello che Darren doveva aver passato in quei giorni, si rese conto di essere stato troppo concentrato su se stesso per averci pensato per davvero.
«Vieni.» se avesse potuto scorgere l’espressione dell’altro ragazzo, probabilmente sarebbe stata di sorpresa. Lo vide esitare, con ancora la mano che indugiava sulla maniglia della porta. Chris si sentì animare da una improvvisa determinazione, come se vederlo così smarrito lo investisse automaticamente della responsabilità di prendere in mano la situazione.
«Chris? Sono le quattro di mattina- » in tutta risposta Chris lo afferrò per un braccio, trascinandolo con sé lungo il corridoio. Darren oppose resistenza sì e no per qualche secondo prima di assecondarlo. Inciampò leggermente sui suoi piedi, e le loro risate soffocate risuonarono leggermente sulle pareti del corridoio deserto.
 
«Sveglieremo tutti.»
«No, se riesci a camminare in linea retta.» lo sentì sbuffare una piccola risata, ed era ridicolo quanto si sentisse sollevato solo nell’ascoltarla.
«Guarda che stavi inciampando anche tu.» Chris aspettò che lo raggiungesse e poi lo spinse su per le scale che portavano al piano superiore, tenendogli entrambe le mani dietro alla schiena; sapeva che in caso contrario sarebbe ruzzolato giù dalle scale nel giro di qualche gradino.
«Puoi almeno dirmi dove stiamo andando?»
«Lo scoprirai tra poco.»
«E c’è un motivo per cui lo stai facendo?» in realtà sì, un motivo c’era.
Dall’esatto momento in cui era successo Chris non aveva passato nemmeno un secondo senza chiedersi il perché di quel bacio. Questo fino a quando non era arrivato alla conclusione che non era con se stesso che doveva confrontarsi. Tuttavia, non poteva semplicemente chiedere a Darren se ci fosse una qualche speranza che lo avesse baciato per gli stessi motivi per cui lo aveva baciato lui. Perché non era così, non c’era nessuna speranza che fosse così.
«Fidati di me, ne varrà la pena.» rispose, aggirando la domanda.
 
 
A giudicare dall’espressione dipinta sul volto di Darren quando arrivarono in cima, anche lui pensava che ne fosse valsa la pena. Londra vista di notte, dalla terrazza all’ultimo piano del loro albergo era di una bellezza quasi irreale. Le luci della città illuminavano pigramente entrambi, Darren affacciato sul bordo della terrazza, Chris qualche passo più indietro.
«Avevi ragione, è magnifico.» disse a un certo punto, riportando Chris alla realtà. Non poteva semplicemente evitare la domanda, per quanto la risposta potesse spaventarlo a morte. Si avvicinò a sua volta al parapetto, mantenendosi comunque dietro di lui, incapace di guardarlo direttamente in faccia.
 
«Darren?» lui si voltò, con i capelli quasi completamente asciutti.
«Sì?» Chris prese a fissare un punto imprecisato oltre le spalle di Darren, ignorando i battiti stupidamente accelerati del suo cuore.
«Stiamo... facendo finta che non sia successo?» si concesse di guardarlo solo per un momento e gli sembrò spaventato, o in preda al panico, o entrambe le cose.
«Cos- »
«Senti, non voglio farne una questione di stato, sul serio.» lo precisò mettendo avanti entrambe le mani. Chris non si era reso conto di essere spaventato fino a quel momento, di sentire il bisogno di proteggersi.
«È solo che noi lavoriamo insieme. Io- mi dispiace, ho davvero bisogno che le cose siano chiare tra di noi. So che non vuoi parlarne, ma dato che avremmo comunque dovuto farlo ho pensato che fosse meglio che succedesse il prima possibile- »
«Chris, ho capito.» la sua voce era tranquilla, lineare. Per un lungo, terribile istante Chris temette di essere l’unico in preda al panico, l’unico che considerava quel bacio qualcosa di abbastanza significativo da necessitare di un chiarimento. Fu il gesto rapido e nervoso con cui Darren appoggiò i gomiti alla ringhiera, minuziosamente attento a non incontrare il suo sguardo, che gli fece cambiare idea.
Inspirò a fondo l’aria fresca della notte, accasciandosi più mollemente sul sostegno alle sue spalle. Non avrebbe parlato per primo, era chiaro.
 
«Hai capito.» ripeté timidamente Chris «E...?»
Tutta l’aria che Darren aveva incamerato fu cacciata fuori con un singolo sbuffo nervoso, spezzato. Gli diede nuovamente le spalle, ammirando il paesaggio luccicante sotto di loro.
«Darren- »
«Hai ragione: stavo facendo finta che non fosse successo. E hai fatto bene a portarmi qui, a dirmi queste cose. Siamo colleghi e prima di tutto dobbiamo fare in modo di poter lavorare tranquillamente.» non appena Darren smise di parlare Chris aprì la bocca per replicare, dargli ragione, farlo sentire a suo agio o qualunque altra cosa. Tuttavia non gli venne in mente niente, per il semplice fatto che Darren non aveva detto niente. In realtà, si era limitato a ripetere le sue parole.
Si mosse nervosamente verso di lui, emettendo una strana risata, quasi la sentisse provenire dalla bocca di un estraneo.
«Non è niente di che, insomma, non so nemmeno di cosa stavamo parlando. È stato solo... » lasciò la frase in sospeso, perché non sapeva che cosa fosse stato, ma sicuramente non era un “solo”, non per lui. Vide le mani di Darren stringersi più saldamente sulla ringhiera, o almeno poté indovinarlo dalla contrazione generale di tutto il suo corpo. Si fece più vicino.
«Sì. Sì, era solo... Sì.» convenne confusamente, con uno strano tono di voce. Chris sapeva di non doverlo fare, davvero, ma ormai lo stava già facendo.
Gli aveva passato le braccia attorno alla vita e lo stava stringendo da dietro; senza troppa convinzione, ma lo stava facendo. Sentì Darren irrigidirsi del tutto prima di rilassarsi poco alla volta contro di lui, con ancora le dita mollemente appoggiate al metallo freddo di fronte a lui.
 
«Mi dispiace.» esclamò a un certo punto. Chris aveva quasi dimenticato ciò di cui stavano parlando «Mi dispiace, non avrei dovuto fare... sai.» continuò. Chris vedeva solo i ricci di Darren e le luci di Londra.
«Ti dispiace.» constatò, cercando di apparire impassibile. «E comunque non hai fatto tutto tu, quindi non c’è bisogno di dirlo.» lo strinse impercettibilmente più forte prima di sciogliere il goffo abbraccio che li univa. O almeno ci provò, perché Darren staccò le mani dalla ringhiera e le chiuse a pugno sulle braccia in procinto di scivolare via dal suo stomaco.
Chris sapeva di dover chiedere spiegazioni, solo, era troppo egoista per farlo. Voleva soltanto bearsi del fatto che Darren lo stesse tenendo lì con lui; non importava per quanto, non importava nemmeno il perché.
«Chris?»
«Mm?»
«Non è vero che mi dispiace.» disse in fretta. Respirava in modo rapido e irregolare: Chris lo percepiva dai movimenti veloci della sua schiena contro il proprio petto.
«Noi- noi abbiamo fatto finta che quel bacio non fosse successo per due giorni. C’è la possibilità di far finta che non abbia mai detto quello che sto per dire per- tipo, per sempre?» chiese dolcemente, fissando i contorni degli edifici scuri «Ti prometto che non comprometterà niente nel nostro lavoro. Da domani tornerò a comportarmi come sempre, lo giuro.» Chris annuì in fretta, chiedendosi se Darren potesse percepire la sua agitazione.
 
«Non è vero che mi dispiace, perché sono contento di averti baciato. Io- non so nemmeno più da quanto tempo volevo farlo. Se fosse per me lo farei sempre, perché- lo so che non dovrei. Lo so che lavoriamo insieme e so anche tutto sull’immagine, sui fan, su... Lo so, okay? Lo so. Per questo sto dicendo che non cambierà niente. Però volevo davvero che lo sapessi, nonostante tutto è giusto che tu sappia che- »
Chris non lo lasciò finire, perché aveva sentito abbastanza. Sollevò un braccio e appoggiò delicatamente una mano sulla sua guancia, lo fece voltare da una parte e lo baciò. E – a differenza della prima volta – era molto consapevole di quello che stava facendo. Darren non rimase spiazzato nemmeno per mezzo secondo; si rigirò goffamente tra le sue braccia e ricambiò il bacio subito, stretto tra il corpo di Chris e la ringhiera che li separava dai contorni luccicanti dei palazzi. Chris si rese conto di starlo stringendo con fin troppa forza tuttavia, nel momento in cui provò ad allentare la presa, fu Darren ad intensificare la propria. Quando alla fine il loro bacio si interruppe, erano entrambi senza fiato.
«Quindi non... non dovrò fare finta di non aver detto quello che ho detto?»  chiese, con un piccolo sorriso. Chris scosse la testa, poi gli diede un altro breve bacio sulle labbra.
«No, Darren.» il suo sorriso si allargò mentre scompariva alla sua vista appoggiandogli il mento sulla spalla, incapace di sciogliere l’abbraccio che li univa.
 
«Che cosa faremo domani?» Chris sorrise al cipiglio preoccupato nella sua voce.
Sapeva che non sarebbe stato così ancora per molto e che presto lui per primo sarebbe stato preda delle peggiori crisi di panico, incerto su quale fosse la cosa giusta da fare o su cosa ne sarebbe stato di loro.
Ma in quel momento, in quell’esatto momento non gli importava. In quell’attimo, tutto ciò che contava era l’aria fresca della notte, Londra, la terrazza più alta dell’hotel dove alloggiavano e il fatto che in quel quadro incredibile, da togliere il fiato, loro due si incastrassero perfettamente. Come se si fosse trattato di un destino imprescindibile, come se fosse semplicemente la cosa giusta.
«Un altro concerto, suppongo.» 

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