My unintended

di ShanHoward
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I think our lives have just begun ***
Capitolo 2: *** You make me agitated ***
Capitolo 3: *** Can we hole up, and ride out this electrical storm? ***
Capitolo 4: *** Fear and panic in the air… ***
Capitolo 5: *** Is our secret safe tonight? ***
Capitolo 6: *** Falling Down ***
Capitolo 7: *** Hold you in my arms vs Fury ***
Capitolo 8: *** Let's start over again... ***
Capitolo 9: *** And i'm feeling good ***
Capitolo 10: *** Controlling my feelings for too long ***
Capitolo 11: *** Black Holes and Revelations ***
Capitolo 12: *** Our love is Madness ***
Capitolo 13: *** You electrify my life ***
Capitolo 14: *** I need your Love... ***
Capitolo 15: *** Justify my reasons ***
Capitolo 16: *** But i'm lost, crushed, cold and confused... ***
Capitolo 17: *** Don't let me go, cause i'm nothing without you... ***
Capitolo 18: *** I will always protect you, my love... ***



Capitolo 1
*** I think our lives have just begun ***


ovviamente anzi direi purtroppo, i Muse non mi appartengono, perciò tutto quello che leggerete è il frutto della mia mente malata =) è la mia prima ff perciò...siate buoniii =)


I think our lives have just begun 

Avete presente quando vi alzate una mattina con una strana sensazione in corpo e nulla di tutto ciò che vi circonda può distogliervi da quel pensiero?  Né gli uccelli che cantano, né la sensazione di aver fatto una buona dormita, né tanto meno ascoltare le vostre canzoni preferite?  Beh quella mattina accadde anche a me e quella strana sensazione rimase costante…
Tutto cominciò un sabato pomeriggio quando, come d’abitudine, passavo il fine settimana insieme ad una delle persone più importanti della mia vita, ovvero la mia adorabile cugina/sorella Spencer. Ultimamente la vedevo sempre più stressata e fredda ma non riuscivo a capire che cosa avesse che non andava. Tutte e due vivevamo in famiglie in cui per ottenere qualcosa bisognava sacrificarne altre, e quindi comprendevo pienamente il clima di oppressione che si creava quando i tuoi genitori non fanno altro che ripeterti che devi trovare un lavoro, che a casa qualunque cosa tu faccia non è mai abbastanza, che devi farti più amicizie e che la musica non risolve i tuoi problemi.
Sin da piccole siamo sempre state insieme, ci vediamo quasi tutti i giorni, dove va lei vado io e viceversa, abbiamo le stesse idee, e il più delle volte una finisce le frasi dell’altra, altrimenti parliamo nel medesimo istante, praticamente viviamo in simbiosi… Solo che ultimamente la vedevo distante e le nostre telefonate erano fredde e distaccate, e le nostre ore al telefono non lo  erano mai state.
Entrai a casa sua e diedi una carezza al suo cagnolino che più che un cane sembra un peluche.   La cercai, finché non la sentii chiamarmi dalla stanza che divideva con il fratello, dall’alto del suo maestoso letto a castello. Salii le scale e la trovai sul letto che leggeva come suo solito uno dei suoi libri preferiti  “I diari delle streghe”, e mi scappò un sorriso perchè probabilmente era la milionesima volta che lo leggeva. Anche in questo eravamo simili, una volta che un libro ci attirava ci dimenticavamo di tutto il resto, come accadeva spesso quando i nostri mp3 si sintonizzavano sulle nostre canzoni preferite. Salii sul letto, e mi sedetti a gambe incrociate di fronte a lei, determinata a capire che cosa ci fosse di così brutto o triste da non riuscire nemmeno a dirmelo o quantomeno accennarmelo… Evidentemente comprese appieno il fatto che fossi li per quella ragione, così chiuse il libro, si sistemò meglio sul letto prendendo un respiro profondo…
“Sai, ieri dopo l’ennesima litigata con i miei, mi sono chiusa in camera per 3 ore di fila a pensare a cosa potessi fare per cambiare un po’ la mia vita”. La guardai un po’ sospettosa e dissi
“E  a quale conclusione sei arrivata?”
“Al fatto che ho girato per internet per diverse ore e ho prenotato un biglietto di sola andata per Londra. Voglio cambiare aria e stile di vita, non ce la faccio più a stare qui e sentirmi giudicata ogni giorno.”
Rimasi spiazzata nel comprendere che non stava affatto scherzando, e ne ebbi la conferma quando mi guardai intorno e vidi tutte le sue cose che stavano per essere chiuse dentro un mare di valigie…
“Non puoi andartene così” le dissi. “Dove andrai? Cosa farai? Dove starai? E soprattutto non puoi lasciarmi qui!!! Io ho bisogno di te!!!”
Si asciugò una lacrima in un gesto veloce, probabilmente per non prolungare la sofferenza. Mi strinse una mano e sorridendo disse…
“Lo so, anche io ho bisogno di te…ma non posso andare avanti così…ti chiederei di venire con me, ma ho già parlato con tua madre e non vuole sentire ragioni…soprattutto quando gli ho detto che più o meno Londra  è la patria dei nostri adorati Muse. Comunque non preoccuparti starò bene, una conoscente di vecchia data possiede un negozio da quelle parti e mi ha detto che posso stare da lei senza problemi.”
Con un velo di lacrime che mi offuscava gli occhi la guardai. Era incorreggibile, nessuno poteva fermarla se prendeva una decisione… era una forza della natura, lo era sempre stata. E proprio per questo motivo evitai di tormentarla con ulteriori domande sul perchè di tutto, e semplicemente strinsi la sua mano ancora più forte e l’abbracciai.
“Sei hai deciso così, sai che non ti fermerò…ma non perchè non voglia, semplicemente perchè so che almeno una delle due deve poter vivere felice in qualche maniera” Abbozzai un lieve sorriso, che venne tradito da una piccola lacrima che scese lungo il mio viso.
“C’è solo un problema” disse.
“Sarebbe?”
“Non voglio che mio padre mi accompagni all’aeroporto, perciò ho pensato che potessi chiederlo a te. In questo modo saresti l’ultima persona che vedrei, e sai benissimo che non c’è nessun altro con cui voglia condividere un momento del genere.”
Senza neanche il tempo di farle terminare la frase la abbracciai fortissimo lasciandole capire che mi avrebbe fatto veramente felice essere li con lei, anche se questo significava soffrire un po’ più del dovuto nel momento critico in cui avremmo dovuto separarci.
 
Due giorni dopo passai a prenderla e caricammo le valigie in macchina. Una volta salite partimmo alla volta dell’aeroporto e nessuna delle due riuscì a proferire parola. Lei con lo sguardo perso fuori dal finestrino pensando alla piega improvvisa che la sua vita avrebbe assunto di li a qualche giorno; io perennemente immersa nel mio mondo fatto di musica dove ogni momento della mia vita era scandito da una precisa canzone…perfino quello. Una volta arrivate e fatto tutto il necessario, ci sedemmo aspettando che il suo volo venisse chiamato, e nella mia mente speravo il più tardi possibile. Mi tormentavo ogni singolo secondo pensando ininterrottamente a come avrei fatto senza di lei. Con chi avrei condiviso i miei tormenti? Con chi avrei potuto parlare per ore ed ore al telefono di ogni genere di cosa? Con chi avrei fatto la pazza cantando con una spazzola in mano davanti lo specchio?
Un’ora dopo il suo volo venne chiamato e fu allora che i nostri cuori persero un battito, fermamente consapevoli che non sapevamo nemmeno se ci saremmo riviste…ci alzammo e la accompagnai…non potei trattenere una risata isterica quando mi  disse “non preoccuparti, appena mi sarò sistemata troveremo un modo per farti venire da me, costi quel che costi!”. La guardai era bella come sempre piccola e indifesa nei suoi pantaloncini preferiti, le sue adorate canottiere e le se sue converse…e l’unica cosa che riuscii a dirle fu “mi raccomando se mai incontrassi i Muse…pensami”
“tranquilla, sarai la prima a saperlo” mi rispose sorridendo…ormai rassegnata alla mia ossessione per loro. La abbracciai con tutta la forza che avevo in corpo, e lei si allontanò con un sorriso forzato sulle labbra e il sonoro “I love u” che eravamo solite dirci…
 
Non appena uscita dall’aeroporto salii di corsa in macchina intenzionata a non far notare alla gente le mie lacrime. Una volta salita sfogai tutto quello che avevo dentro accendendo la radio e mettendo su un cd a caso dei miei amatissimi Muse…
Partii con l’intenzione di tornare a casa e cercare di affrontare i giorni a venire non curandomi della traccia che scorreva in sottofondo, persa com’ero nel corso dei miei pensieri. Finché, quasi a darmi conferma del fatto che avrei solo dovuto avere pazienza con tutto quello che mi aspettava a casa, le parole di Bellamy mi portarono alla realtà…
“They will not force us, they will stop degrading us...They will not control us, we will be victorious…”
E così facendo tra una lacrima e l’altra continuai il mio viaggio di ritorno cantando a squarciagola e immedesimandomi in ognuna di quelle canzoni…
Rimasi con questo pensiero fino a che tornai a casa e dopo aver cenato ed essermi fatta una doccia mi gettai sul letto. Sentii il cellulare vibrare e constatai con un sorriso a 32 denti che era la mia Spencer che mi informava del fatto che era arrivata e stava benissimo…
E me ne andai a letto così…con la speranza di rivederla un giorno o l’altro e cullata dalle note anestetizzanti di Exogenesis III.
Li avevo adorati sin dall’inizio, mi erano entrati nella mente e nell’anima, con quelle canzoni, toni e melodie che sembravano e sembrano tutt’ora fatte apposta per me… Tre personaggi indescrivibili sotto ogni punto di vista…tre personaggi che agli occhi di chi non apprezza o semplicemente snobba, possono apparire come tre idioti che non fanno altro se non creare rumore e distruggere ogni cosa. La verità era che comunque e in qualunque circostanza, erano i miei idoli, e chissà se un giorno mai sarei riuscita ad incontrarli…
Come potevo immaginare che quel giorno sarebbe stato più vicino di quanto pensassi??? 

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Capitolo 2
*** You make me agitated ***


Ringrazio in anticipo tutti coloro che hanno deciso di seguire questa ff. Un grande abbraccio a chi si è anche solamente fermato per una veloce lettura e a chi invece come la mia adorata AmandaJamesSurvival ha lasciato un commentino... =) 


You make me agitated

Erano passati quattro mesi dall’ultima volta in cui la vidi.

Ci sentivamo comunque quasi tutti  i giorni appena avevamo un momento libero.   Lei finalmente era riuscita a ingranare con i ritmi e gli orari Londinesi e io finalmente avevo trovato un lavoretto in un negozio di cd e strumenti…quale luogo migliore per una pazza come me…

Mi girai pigramente nel letto alla ricerca del mio cellulare abbandonato sul comodino. C’erano 3 chiamate tutte le sue e così la chiamai. Rispose al primo squillo con un urlante
“Ehy ma allora sei viva! Ti ho chiamato miliardi di volte, che fine avevi fatto?”
“Scusami, ma sono crollata all’istante”
“Mmm, ok va bene. Reggiti forte…la tua sorellina ha due sorprese per te!!!”
“Per me?”
“Fino a prova contraria sono al telefono con te…”
“Ahahahah scusami…vai, dimmi tutto”
“Beh, prepara le valigie,  finalmente ho trovato una bellissima casa, verrai a passare le vacanze qui con me”

Silenzio…

“Oiii, terra chiama Cinzia…”
“Stai scherzando spero…come faccio con il lavoro e tutto il resto, non posso partire così su due piedi. I biglietti poi?”
“Tranquilla è tutto calcolato. Al biglietto ci penso io, tanto il massimo che ti faranno aspettare sarà qualche giorno…”
“Oddio mio…ma io ti amo, giuro!!!”
“Si in effetti anche io mi amo…” aggiunse lei con un tono altezzoso.

Ridemmo di gusto al telefono, parlammo di miliardi di cose come se quei quattro mesi in realtà non fossero altro che 4 secondi…lei mi raccontò dei posti che aveva visto e dei personaggi famosi che aveva incontrato. Si perchè la sua vecchia amica, Haley, aveva uno studio fotografico e per ovvie ragioni molto spesso si trovava a dover lavorare per riviste prestigiose, scattando foto a vip altrettanto prestigiosi. Aveva avuto il piacere di conoscere le persone più in voga del momento, disse che aveva un quaderno pieno di autografi e album colmi di foto…

Ritornai alla vita reale nel momento in cui sentii una voce intromettersi nelle nostre risate…
“Tesorooo, sono a casa”
Tesoro? Quale tesoro?
“Spence, ma che succede?” chiesi innocentemente.
“Ehm, niente niente tranquilla” mi rispose con una punta di nervosismo nella voce.
“Sicura? Ma chi era? Comunque, ora che ci penso hai detto che le sorprese per me erano due, qual è la seconda?” chiesi cercando di prepararmi psicologicamente.
“Ah, già, la seconda…la seconda la troverai quando verrai da me…ora ti devo lasciare…ti adoro!!!”

Non mi diede nemmeno il tempo di rispondere che riagganciò all’istante, lasciandomi piena di interrogativi. Sapevo già che, come mi succedeva ogni volta che c’era qualcosa che ignoravo,  avrei speso gran parte della giornata ad arrovellarmi il cervello finché non avessi trovato una risposta plausibile.

Così decisi finalmente di alzarmi dal letto e andare a fare colazione con calma, visto che per quel giorno il mio turno al negozio sarebbe stato di pomeriggio. Feci la mia abitudinaria colazione con latte e cereali davanti la tv, alla ricerca di qualcosa di umanamente visibile, dati gli innumerevoli reality show o programmi televisivi troppo noiosi per i miei gusti. Una volta terminato decisi di dare una ripulita a casa più per evitare di ascoltare le lamentele di mia madre che per altro…e lo feci nel modo in cui lo facevo sempre, anzi nell’unico modo che mi avrebbe certamente reso le faccende domestiche meno pesanti, ovvero armata del mio inseparabile mp3.

Così mi appropriai di tutto l’occorrente per ripulire quell’enorme casa, incoraggiata dall’allegria di Panic Station.

Nel pomeriggio andai a lavorare, con ancora in mente il pensiero di chi fosse quella persona al telefono. Possibile che Spence non mi avesse detto che divideva l’appartamento con qualcuno? O che semplicemente aveva trovato un ragazzo?  La voce del mio capo mi distrasse completamente. Era un vecchio amico dei miei genitori, avevo praticamente cresciuto i suoi due figli e perciò era stato più che felice di darmi un lavoro “onesto e divertente” come gli piaceva ripetermi spesso. Si perchè lui era un amante della musica in maniera sfegatata e da fan accanito quale era mi ripeteva sempre che nella vita se non si ha la musica non si ha nulla. Che solo chi riesce a dare sfogo ad ogni genere di sensazioni grazie alle melodie è veramente in grado di comprendere cosa significhi vivere. Chi meglio di me poteva capirlo, dipendevo da quei tre scalmanati in una maniera quasi maniacale… ma lui no, per lui esistevano e sarebbero sempre esistiti solo i suoi amati Pink Floyd.

“Bambolina, per oggi credo che tu abbia terminato.”
“Ma no non è vero, ci sono miliardi di scatoloni  stracolmi di cd da sistemare. Per non parlare degli strumenti appena consegnati”.
“No no non preoccuparti, posso benissimo gestirli da solo. E poi se non sbaglio hai delle valigie da preparare.” Mi sorrise perfido.
“Come scusa? …Oddio non ci credo…tu sapevi tutto dall’inizio e non mi ha detto niente?”
“Beh Spence mi ha pregato di non dirti nulla…però devo dire che sono riuscito nella parte”
“Io ti odio” risposi mettendo il broncio.
“No. Tu mi vuoi bene e lo sappiamo entrambi. E ora vai, da quanto ho capito anche i tuoi genitori sono complici. Il biglietto lo hanno ritirato loro”
Lo abbracciai forte, e mi fece promettere di scattare miliardi di foto e mandargli qualche cartolina. Come potevo negargli una cosa del genere!!!
 
Tornai presto a casa e come precedentemente anticipato, trovai mia madre che mi sventolava davanti gli occhi quel fatidico biglietto. Mi raccontò tutto, di come Spencer l’avesse supplicata anzi tormentata al telefono dicendogli che sicuramente quella vacanza mi avrebbe rimesso al mondo. Ma la verità, sospettai, era che conoscendo Spencer, come minimo l’aveva minacciata in qualche modo…dio quanto la adoravo!

E così qualche giorno dopo mi ritrovai in aeroporto con mille valigie riempite per 3/4 di prodotti, visto e considerando che il clima Inglese non era proprio fan dei miei capelli. Salutai i miei e mi diressi al gate per salire sul mio volo. Lasciai un messaggio a Spencer…

Sms: Tra poche ore rivedrò il tuo bel visino =)
Sms: Oh si, anche io non vedo l’ora di vedere la tua faccia...

Risi del tutto ignara di cosa stesse parlando. Non appena mi sedetti sprofondai in un leggero sonnellino, arrendendomi al mancato sonno della notte precedente, dovuto all’ansia dell’attesa.
Mi svegliai giusto in tempo per sentire l’hostess che informava dell’imminente atterraggio. Una volta scesa riaccesi il telefono e trovai un sms di una Spencer elettrizzata: sms: Manca pochissimo…I love u!!!

Recuperai le mie valigie sorridendo, e cominciai a camminare rispondendo distrattamente a qualche sms  finché non sentii un urlo e non mi ritrovai con una specie di scimmietta, che riconobbi come Spencer, che mi saltò addosso. Cademmo letteralmente all’indietro fra risate, urla di gioia, piagnucolii e baci. Dio quanto mi era mancata!!! Non osai immaginare come avessi fatto tutti quei mesi senza di lei…era una cosa inconcepibile.   Ci guardammo negli occhi, ognuna ansiosa di condividere tutto quello che era successo nella separazione. Sembravamo due idiote, sdraiate per terra che ridevano e scherzavano. Mi guardò e disse…

“Riguardo la seconda sorpresa…beh…avrai capito che in teoria sto con qualcuno…”
“Beh non sono poi così stupida” le dissi sorridendo.
“No no appunto. Beh lui mi ha accompagnata qui e ha portato un paio di amici…”
“No no no no ferma. Non vorrai mica rifilarmi qualche pazzo schizofrenico perchè ti avverto, lo sai che non sono cose che fanno per me.”
“Tranquilla fidati di me” si voltò un attimo per valutare la situazione e tornò a guardarmi sorridente.

Considerando che eravamo ancora per terra una in braccio all’altra, osservai  i suoi movimenti ma l’aeroporto era talmente stracolmo di persone che non riuscii a sbirciare nulla, e così pensai semplicemente che il suo ragazzo ci stesse aspettando li vicino.

“Sorpresaaaaa!!!”

Si scostò leggermente restando a cavalcioni su di me con un sorriso. Ebbi appena il tempo di alzarmi col busto e reggermi sui gomiti. Tre figure si innalzavano difronte a noi, tre figure che avevo visto miliardi di volte sullo schermo di un pc. Si avvicinarono lentamente con cautela, quasi avessero paura di una mia qualunque reazione. Rimasi letteralmente folgorata dalla loro presenza….ero…ero…ero senza parole.

Mi alzai di scatto recuperando un po’ della dignità che avevo perso, e uno di loro si affiancò a Spencer circondandola con un braccio.

“Ciao, sono Matthew Bellamy” mi disse stringendomi la mano e sorridendo.

Battei le palpebre come minimo un centinaio di volte, giusto per realizzare che non lo stavo immaginando.  Sognavo quel momento da praticamente una vita, l’avevo immaginato in tutti i modi possibili e immaginabili e avevo preparato mentalmente ogni genere di risposta. E da frana quale sono, dopo aver perso un miliardo di battiti, li guardai uno per uno e me uscii con un…

“I Muse…Matt…Chris…Dom…O cazzo!!!”

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Capitolo 3
*** Can we hole up, and ride out this electrical storm? ***


Finalmente dopo 3 milioni di cancellature e ripensamenti siamo arrivati al terzo capitolo...tutto per voi...recensiiiiitteeeeee =) 


Can we hole up, and ride out this electrical storm?

“I Muse…Matt…Chris…Dom…O cazzo!!!”

Ovviamente dopo questa mia frase mooolto delicata, non poterono far altro se no scoppiare a ridere tutti quanti, Spencer compresa. Dopo aver scambiato le conoscenze e vari convenevoli, ci incamminammo verso l’uscita e da bravi lord inglesi quali erano si offrirono di portarmi le valigie. Io e Spencer camminavamo dietro di loro e non mi trattenni dal farle un terzo grado di quelli in stile “dove eri la notte dell’omicidio?”.


“Se volevi uccidermi, credimi ci sei andata molto vicina”
“Ahahahah immaginavo che avresti reagito in questo modo. “
“Cavoli, quando mi hai detto che avrei visto la sorpresa al mio arrivo non immaginavo neanche lontanamente che potesse trattarsi di una cosa del genere!!!”
“Lo so! Proprio per questo ci tenevo che fosse una sorpresa”


Una volta riacquistato un po’ di respiro ed essermi un po’ calmata aggiunsi prima guardando loro poi lei…

“Insomma, stai con Bellamy”
“A quanto pare…si” mi sorrise con una faccia da ebete.

Sorrisi ripensando a quante giornate abbiamo trascorso parlando ininterrottamente di lui quando glieli feci ascoltare la prima volta. Non la convincevano per niente, diceva che la voce di Bellamy non la ispirava più di tanto. E ora eccola li, anni dopo, a dirmi in modo chiaro e tondo che stavano insieme e che addirittura vivevano insieme.


“Cavolo ma questa borsa è pesantissima. Cosa c’è dentro un cadavere?”
“Oh, no Dom tranquillo…Cinzia viaggia sempre molto leggera, vero?” mi prese in giro ridendo.
“Ehy, guarda che li dentro c’è il mio kit di sopravvivenza” ribattei io fermamente convinta di ciò che stavo dicendo. 
“Beh, tesoro come minimo li dentro avrai tremila tipi di shampoo, spazzole, piastre e cumuli di lacca. Credo che a volte tu esageri, in fondo a casa ho le stesse identiche cose.”  ribatté lei
“Eh no cara, allora ti stoppo subito. Tua sorella ha ragione, mai e dico mai viaggiare senza lacca” rispose lui in tono altezzoso continuando a camminare imperterrito.
Spencer lo fulminò con lo sguardo, poi si girò verso di me.
“E tu che hai da ridere scusa?”
“Niente Spence niente…però ora capisci perchè è il mio preferito?” le risposi ridendo ancora sotto i baffi.
 
Usciti dall’aeroporto caricammo le valigie e ci dirigemmo tutti e cinque verso quella che doveva essere “casa Bellamy”.  In macchina mi fecero ogni genere di domanda, ed io dopo un inizio un po’ esitante, capii che in fondo anche per loro la situazione non era facile. Così parlai della mia vita, dei miei interessi, delle mie abitudini e soprattutto dei miei gusti a livello cinematografico e musicale. Ovviamente però cercai di trattenermi del dirgli che a volte quando le cose non andavano bene o semplicemente avevo avuto una giornata storta, mi ritrovavo a parlare come una deficiente davanti alle loro fotografie.

Dopo circa una mezzoretta...

“Eccoci arrivati!!” esclamò Matt imboccando in un viale costeggiato da alberi molto fitti, finendo per arrivare di fronte ad un’enorme villa. Rimasi a bocca spalancata quando compresi che quell’enorme reggia era tutta di sua proprietà.

Scesi dall’auto e seguii Matt fino alla porta di casa che aprì con delicatezza dicendomi:

“Benvenuta nella nostra umile dimora”

Non appena entrai, fui invasa dallo splendore di quel posto.
Subito a destra c’era una cucina ad angolo completamente rossa fornita di ogni genere di elettrodomestico, con una penisola  di fronte. A sinistra invece c’era il salotto…un enorme, gigantesco, immenso salotto.  L’arredamento era composto da un favolosissimo divano a ferro di cavallo posizionato esattamente di fronte ad un maxischermo, sotto il quale regnavano ogni genere di consolle per videogiochi.  Nella parete adiacente invece, vi era una porta finestra che dava sul giardino. Un SIGNOR giardino, niente contro cui ribattere.

Dalla porta finestra iniziava un prato curatissimo con le classiche mattonelle per esterni che portavano a sinistra verso un sofisticato patio fornito di tavolino e sedie, e soprattutto di cespugli di rose che si arrampicavano fin sopra il tetto; a destra invece regnava un’invitante piscina con piastrelle di un blu elettrico da togliere il fiato. Sullo sfondo di tutto questo vi era un enorme albero, dal quale pendeva in maniera delicata, quasi elegante, una piccola altalena. Era un vero paradiso…

Rientrai, complimentandomi con Matt per la scelta di ogni cosa, e lui mi uccise con uno dei suoi sguardi furbi.

“Vieni, il tour non è ancora terminato” mi disse prendendomi il polso.

Mi condusse oltre la grande scalinata di marmo bianco che si trovava esattamente tra la cucina ed il salone poiché non c’erano pareti divisorie.
Una volta oltrepassata la scala, Matt accelerò il passo evidentemente eccitato all’idea di mostrarmi “il resto del tour”. Prese un respiro profondo quando finalmente arrivammo di fronte ad una porta; e a giudicare dalla delicatezza con la quale girò la chiave, capii che si trattava di un posto molto importante.
Infatti, ne ebbi la conferma poco dopo, quando tutti e tre all’unisono esclamarono in maniera molto orgogliosa…

“Questo è il nostro studio di registrazione!!!” sembravano tre bambini.

Aprirono la porta e non potei fare a meno di sorridere, anche se in realtà avevo voglia di piangere.     
Era tutto li, tutta la mia vita si riassumeva in quei tre strumenti insignificanti che si trovavano nella sala oltre la vetrata. Una chitarra elettrica, un basso e una batteria.  La Muser che era in me avrebbe voluto saltare di gioia e toccare con mano ogni singolo particolare, ma ovviamente dopo la favolosa figuraccia in aeroporto non feci altro che sorridere ad un Matt, un Dom e un Chris che attendevano impazienti che dicessi una qualunque cosa. 

Istintivamente toccai le mie collane plettro che portavo al collo, una con stampato sopra la copertina di  The Resistance e l’altra completamente nera; e le nascosi dentro la maglietta per non sembrare un’ossessionata, cosa che ovviamente ero.

“Wow ragazzi! È veramente una ficata!” dissi euforica.

Neanche gli avessi detto che ero capace di compiere miracoli, mi guardarono stupiti e mi abbracciarono forte. Sarei  anche potuta morire per quel gesto in quel preciso istante.
 
Tornammo in cucina, dove trovai Spencer intenta a cercare di preparare qualcosa per cena mentre armeggiava sulla penisola con la spesa.

“Ehy, vedo che ti sei ripresa” mi disse facendomi l’occhiolino.

Feci spallucce sorridendo, come a rassicurarla del fatto che mi stavo abituando a cercare di regolarizzare i miei battiti cardiaci in loro presenza.

Dom e Chris si gettarono letteralmente sul divano litigandosi il telecomando e discutendo quale programma valeva la pena di essere visto; Matt invece si avvicinò a Spencer e la abbracciò da dietro lasciandole un bacio su una spalla e poi sul collo.

Come erano belli! Credo che in quel momento la mia espressione era identica al tipico pupazzetto con gli occhi a cuoricino. Uno dei miei idoli, e la mia sorellina…potevo desiderare altro? Non credo.
Non sapendo cosa fare, e ovviamente sentendomi di troppo, dovetti interrompere il quadretto.

“Ehy Matt, scusami ma, dato che ho bisogno di rilassarmi, potrei sapere dove posso fare una doccia?”
“Oh, si scusami che idiota” si batté una mano sulla fronte.

Idiota? Ma quale idiota, sei un mito! Pensai io.

“Perdonami…allora, in cima alle scale, la prima porta a sinistra è la tua stanza!” disse sorridendo
“Oh grazie mille vado subito!” sorrisi di rimando.
“Va bene. Spero non ti dispiaccia avere la camera affianco a Dom” mi disse mentre salivo le scale.

Per poco non mi strozzai con la gomma che stavo masticando. Dom! Da quando Dom viveva li? Avevo la stanza vicino a Dom! No, non poteva essere, sicuramente stavo sognando e di li a poco sarei stata svegliata da mia madre o da Spencer. Se era veramente così, come minimo avrei rischiato l’infarto ogni momento.  Avrei dovuto ricordarmi di uccidere Spencer.

“No nessun problema” dissi “casa vostra, regole vostre”
“Ok. Va bene. Allora buona doccia”
“Grazie Matt”
“Ah, tesoro?”
“Si Spence, dimmi” le risposi con un’occhiata che avrebbe dovuto metterla allerta.
“Non ho voglia di cucinare, per te va bene una pizza?” mi sorrise perfida.
“Si va benissimo” dissi salendo.
 
Entrai in camera e la sentii subito mia. C’era un grande letto matrimoniale a sinistra con lenzuola viola (il mio colore preferito); una grande libreria stracolma addossata alla parete di destra; un bagno fornito di tutti i comfort e una grande finestra che dava su un balcone. Mi affacciai, e con mia grande sorpresa notai che dal balcone era visibile tutto il giardino; uno spettacolo unico!
Rientrai e finalmente mi convinsi a fare una bella doccia.

L’acqua tiepida mi fece sia da anestetizzante che da sveglia. Si perchè se da un lato ero comunque stanca e non vedevo l’ora di riposare, dall’altro cominciai a darmi consapevolezza riguardo il fatto di non stare in alcun modo immaginando tutto ma bensì stavo per trascorrere un’estate intera in Inghilterra, con mia sorella, fidanzata con Matthew Bellamy (frontman della mia band preferita) che divideva la casa con Dominic Howard (mia ossessione sotto ogni forma), la cui camera da letto era appiccicata alla mia e come se non bastasse, era ovvio che Chris Wolstenholme (bassista della sopracitata band), era solito trascorrere gran parte delle giornata in questa casa…No, non mi sarei mai e dico mai abituata a tutto questo!!!
 
Uscii dalla doccia e subito andai a vestirmi. Una volta pronta andai ad asciugarmi i capelli e ovviamente a stirarli con la piastra. Un veloce tocco di eyeliner e matita sugli occhi e decisi di uscire un attimo sul balcone. L’aria fresca mi agitò i capelli, e respirai a pieni polmoni quella brezza pulita per qualche secondo.

“Ehy bambolina, manchi solo tu all’appello”
Guardai in basso verso il patio.
“Oh, Chris scusami, ho perso la cognizione del tempo”
“Tranquilla, scendi è tutto pronto” mi sorrise.

Scesi le scale e mi affrettai ad aiutare gli altri ad apparecchiare sulla penisola. Sembravamo una catena di montaggio, Spencer apriva le scatole e ognuno faceva il passamano al proprietario della pizza che aveva di fronte. Ben presto il rumore delle scatole venne sostituito da quello di cinque bocche affamate che trangugiavano pizza senza sosta.

Dopo cena i ragazzi uscirono in giardino ed io finii di aiutare Spencer con le stoviglie.

“Quando avresti pensato di dirmelo?” le chiesi alla fine
“Ooooh, finalmente!!! Credevo non me lo avresti chiesto più”
“Dai Spence, per favore” la supplicai
“Ok, ok. Senti tesoro, lo so che per te tutto questo sarà quasi impossibile da gestire, ma vedi, come mi hai detto tu una volta “alla fin fine non sono altro che persone come noi”; perciò vivila come viene…” mi disse abbracciandomi
“Eh, è una parola”
“Dai dai, lo so che nel profondo stai urlando di gioia al pensiero di avere la stanza vicino al biondino” aggiunse dandomi una gomitata.
“Già…il biondino…” sospirai.
 
Finito di asciugare l’ultimo piatto, raggiungemmo gli altri, che nel frattempo erano impegnati a parlottare di canzoni, tour ecc. insomma roba da rockstar. Finimmo col raccontare aneddoti della nostra infanzia, poi Matt si dilettò parlandoci delle sue ossessioni; di come il fatto di vedere cospirazioni ovunque o di avvertire la vicinanza della fine del mondo, fosse tra i suoi pensieri quotidiani. Quel genere di discorsi non erano il mio forte, o meglio ne ero completamente spaventata e mi rendevano ansiosa, ma di questa specie di inquietudine oltre a Spencer che lo sapeva  da sempre, credo se ne fossero resi conto sia Chris che Dom, perchè all’improvviso sembrava mi guardassero con una nota di compassione. Ma comunque non accennarono a nulla per farlo intendere.

Dopo qualche bicchiere di troppo, Matt mi guardò e disse…

“E tu, piccola Cinzia…ce l’hai un’ossessione?”
“No, nessuna…almeno credo, perchè?”
“Beh, sono sicuro che mi stai mentendo perchè Spencer dice che una ce l’hai”
Lo guardai interrogativa…
“Ma no Matt, giuro!” risposi dopo aver riflettuto un secondo.
“E invece si. So che hai un debole per qualcuno di mia conoscenza” mi sfidò facendomi l’occhiolino.

Guardai Spencer, che scrollò il capo rassegnata, come per dire “lascialo perdere”.
E così feci, restai completamente in silenzio.

“Ah, ah, vedi che ho ragione! Ho ragione!!! Non prendermi in giro”
“Matt adesso BASTA!!!” urlò Chris “Lasciala stare. Dio a volte sei cosi invadente!”
“Non fa nulla Chris grazie…Comunque, ora sono stanca. Vado a dormire…notte a tutti” li salutai.
“Si vado anche io, o Kelly mi ucciderà” … “E tu comportati bene” rivolgendosi a Matt.

Gli altri ci seguirono a ruota, e non appena mi avvicinai per salutare, Chris mi mise un braccio sulle spalle e mi prese da parte.

“Senti, lo so che è un vero rompipalle a volte, ma tu passaci sopra. Domattina non ricorderà nulla”
Annuii silenziosamente.
“Bene. Allora buonanotte” mi sorrise
“Notte” sorrisi di rimando.

Feci per salire le scale, mentre sentivo Spencer inveire contro Matt. Chiusi la porta alle mie spalle sogghignando. Era uno dei migliori per me, ma contro Spence non si discuteva. Mi cambiai e mi buttai a pancia in giù sul letto, cercando di calmare il nervoso che avevo in corpo e soprattutto di evitare di piangere come a volte il nervosismo mi portava a fare.
 
Purtroppo il sonno non si decideva ad arrivare, così mi voltai a guardare l’orologio che segnava le 02:30 del mattino. Cavoli! Avrei dovuto essere stanca morta per il viaggio ma nulla; così mi avvicinai alla finestra ed uscii un attimo. L’aria si era fatta molto pesante, e un vento freddo si stava alzando accompagnato da qualche tuono in lontananza.

“Anche io non amo i temporali!"
“Cavolo Dom!!! Mi hai fatto prendere un accidente!” risposi portando una mano al petto.
“Scusami, credevo mi avessi sentito” mi rispose serio.
“No scusa tu, è che i fulmini proprio non li amo”

Mi rivolse un sorriso che mi uccise all’istante…
Un tuono più vicino di prima mi riscosse da quel momento. Feci per chiudere la finestra quando…

“Posso entrare? Visto che nessuno dei due dorme…”
“Non so quanto ti convenga visto che quando c’è questo clima io ascolto musica”

Mi sorrise…che meraviglia!!!

“Fa nulla” fece spallucce “vorrà dire che dividerai il tuo mp3 con me”.

Sorrisi arrendendomi.

“Ma la musica la scelgo io, se me lo permetti” aggiunse speranzoso
“E va bene” sorrisi…
 
Ascoltammo quasi ogni canzone sdraiati sul letto, e forse si sorprese un po’ nello scoprire che i tre quarti delle tracce erano canzoni loro. Infatti ogni volta che cliccava “Play” e ne partiva una lui semplicemente mi sorrideva.

Fui scossa da un fulmine che illuminò tutta la stanza, e che fece saltare l’elettricità.   
Istintivamente mi girai con le mani sulle orecchie, stringendomi a lui, che di rimando mi abbracciò.

“Non ti piacciono proprio eh?”
“No Dom, proprio no” dissi lasciandomi sfuggire una piccola lacrima.
“Se posso chiedere…come mai?”
“Una volta ho visto un uomo venire centrato in pieno da un fulmine”
“Uh, cavolo! Mi dispiace. Immagino che spavento hai avuto!!”
“Già…sono passati anni eppure non riesco a togliermelo dalla mente”

Mi strinse ancora più forte e mi baciò i capelli cominciando ad accarezzarli.

“Non preoccuparti; prometto che non ti succederà niente”

Sorrisi nel buio; anche se a livello caratteriale non lo conoscevo affatto, quella frase mi tranquillizzò un pochino e non so per quale motivo, mi diede la strana sensazione che quella promessa l’avrebbe mantenuta davvero.

Il temporale pian piano cominciò ad allontanarsi, il vento cessò di soffiare, Unintended risuonava nelle nostre orecchie; e quando Dom si accorse che ormai mi ero addormentata, semplicemente spense l’mp3, mi diede un bacio sulla fronte e continuando a stringermi sprofondò come me nel mondo dei sogni.

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Capitolo 4
*** Fear and panic in the air… ***


252 visualizzazioni....quanto vi amo??? quarto capitolo più lungo degli altri ma spero che vi piaccia lo stesso... =) un grazie a Mandi e alla sua recensione <3 


Fear and panic in the air…

Nel momento in cui riaprii gli occhi, fui invasa dalla luce del sole che illuminava tutta la stanza. Sembrava quasi che quel tremendo temporale non fosse altro che frutto della mia immaginazione.
Diedi un’occhiata alla sveglia, che stavolta segnava le 12:30 e mi alzai di scatto seduta sul letto. 
                
Cavolo, era tardissimo!!! Andava bene che fossi in vacanza, ma comunque non ero a casa mia e perciò non potevo assolutamente fare come volevo.

Guardai la parte di letto vuota vicino a me che mi provocò un sorriso spontaneo, ma nello stesso tempo mi portò a chiedermi se la sera precedente non fossi sembrata solo una ragazzina patetica. Così mi alzai dal letto e andai a farmi una doccia veloce in modo da poter lavare via qualche pensiero.
Solo quando tornai in camera mi resi conto del biglietto lasciato abbandonato sul comodino; mi sedetti e lessi:
 
“Bella addormentata,
dormivi così profondamente che abbiamo preferito non svegliarti. Purtroppo in casa non troverai nessuno, torneremo tutti nel pomeriggio…fai come se fosse casa tua…
Ti vogliamo bene…
Spencer, Matt e Dom”
 
Che dolci!!!

Avevo quell’enorme casa a disposizione! Cosi cominciai a girovagare senza una meta precisa. E come volevasi dimostrare mi focalizzai sulla sala di registrazione.  Ovviamente la sede dello studio si trovava in città, ma a detta di Matt era necessario averne uno sempre a portata di mano quando ad uno di loro fosse venuto il colpo di genio e voleva metterlo in pratica. Ragionamento più che giusto.

Tutti gli strumenti erano lì in bella mostra, pronti per essere suonati in qualunque momento. Così mi sedetti sul divanetto interno della sala, e semplicemente li immaginai tutti e tre all’opera armati di determinazione e passione per rendere le vite di persone come me, meno difficili del previsto.
In poco tempo la mia mente mi riportò a diversi anni indietro, ad uno dei live migliori che di loro abbia mai visto, anche se solo tramite pc. Una delle serate più emozionanti per noi ma anche per loro, poteva essere riassunto con una sola parola…Wembley…

Ricordavo ogni particolare…i volti sorridenti di chi ce l’aveva finalmente fatta, il completo rosso di Matt, quello grigio di Chris, il verde acido dei pantaloni di Dom, la sovrumana scarica di adrenalina scaturita in Matt durante il riff di New Born grazie all’immancabile glitterati, l’immensa fatica ed energia di Dom durante Knights of Cydonia  e sopra ogni cosa, le linee di basso che contraddistinguono Hysteria… la morte certa di qualunque Muser.

Dopo un’oretta circa, decisi di alzarmi di lì ed andare a mangiare qualcosa. Una volta terminato risistemai  tutto e mi dedicai completamente al relax che quella sfavillante piscina mi ispirava. Sole, musica e acqua…nulla da aggiungere.

Qualche ora più tardi rincasarono Matt e Spencer con tredicimila buste per la spesa, a fatica riuscirono a passare per la porta.

“Ciao tesoro!”
“Ehy, ciao ragazzi”
“Scusaci se ti abbiamo praticamente abbandonata”
“Non fa nulla tranquilla, ho girovagato per casa” sorrisi.
“Hai fatto benissimo!” rispose Spencer
“Allora? A cosa devo tutte queste buste?” chiesi
“Beh, Matt ha invitato un po’ di amici per una festa in giardino”

Il solo sentire il suo nome in quel momento mi irritò, al pensiero di quello che era successo la sera precedente, ma non esitai un solo secondo, lo guardai e basta. Lui fece lo stesso intuendo cosa stessi  pensando. Così con aria da sbruffone, prese qualche busta e si diresse in giardino.

“Lascialo stare, è nervoso”
“Sul serio? Non c’ero arrivata”
“E’ fatto così…è una prima donna”

E poi aggiunse…

“Abbiamo parlato a lungo di ieri sera e beh, evidentemente ci sta ancora rimuginando sopra”
“Non preoccuparti, farò finta di niente”
“Ok…io vado in giardino ad aiutarlo; tu se vuoi decora un po’ il salotto”.

Una volta uscita, curiosai nelle buste e cominciai a decorare il salotto canticchiando mentalmente Stockholm Syndrome, cercando di ignorare le occhiatacce di Matt che ogni tanto rientrava in casa per prendere altre cose. Non riuscivo a capire, mi aveva messa notevolmente a disagio davanti a tutti ed era lui quello arrabbiato? Proprio non ci arrivavo e nemmeno volevo arrivarci ad essere sinceri. Entrò per l’ennesima volta e girandomi di scatto ci scontrammo. Mi rivolse uno sguardo agghiacciante che mi fece esplodere all’improvviso…

“Si può sapere che cos’hai?”
“Niente che possa interessarti”
“Sai che ti dico rockstar dei miei stivali? Decorati la tua casetta da solo, io mi tolgo di mezzo” urlai buttando tutto quello che avevo in mano addosso a lui.

Rimase di stucco a queste mie parole, prima di rendersi conto che Dom e Chris con Kelly al seguito, se ne stavano pietrificati sulla porta di ingresso. Non feci caso a loro nemmeno io, che me ne stavo andando in camera mia decisa a non farmi vedere per il resto della serata.
Matt li guardò ad uno ad uno e li apostrofò seccato.

“Che diavolo volete! È intrattabile!!” e se ne andò sui suoi passi.

Ovviamente Chris doveva aver messo sua moglie al corrente della sera precedente poiché si fiondò diretta in giardino a fare una bella paternale a Matt.


Dopo circa 15 minuti mi ritrovai a discutere con Spencer che mi implorava di scusarlo per il suo stupido comportamento, e di prepararmi per la festicciola perchè così mi avrebbe fatto conoscere la sua amica Haley ed altre sue colleghe.
Alla fine cedetti sotto gli occhi da cucciolo smarrito e mi preparai.
Indossai un vestito senza spalline nero a pois viola e un paio di scarpe col tacco viola anche esse. Capelli ovviamente piastrati e un piccolo bracciale a dare il tocco finale.
Mancava ancora un’ora prima che arrivassero gli altri, così mi sporsi dal mio balcone per vedere l’effetto di tutto quello che avevano creato…la piscina era illuminata da luci che facevano risaltare il blu elettrico delle piastrelle ed il patio era anch’esso illuminato da tantissime lucine che ne disegnavano il contorno in maniera perfetta…

Dopo circa mezz’ora scesi al piano di sotto per accertarmi che Spencer non avesse bisogno di nulla.

“Ehy tesoro, lei è Kelly”
“E’ un vero piacere conoscerti Kelly” le dissi ammirata
“Il piacere è mio; ero così ansiosa di conoscerti” mi sorrise.

Ora capivo perchè Chris l’amasse tanto; era una persona favolosa, carina e aggraziata.
Feci per uscire con Kelly per portare le ultime cose da mangiare in giardino, quando Matt mi notò, e dopo un paio di minuti di esitazione si convinse a prendere la parola.

“Ehy…ehm… potrei parlarti un secondo?” chiese nervoso.
“Certo, nessun problema” risposi facendomi trascinare su una panchina.

Prese come minimo tre volte il respiro…

“Mi dispiace da morire!!!” … “Sono stato un vero idiota. Insomma, ho esagerato troppo, non dovevo metterti in imbarazzo in quel modo; tua sorella mi aveva fatto una piccola confidenza ed io come uno stupido ho tradito la sua fiducia e sono riuscito a rovinare il tuo primo giorno con noi…”
“Matt…”
“No, no. Lasciami finire…Vedi, la situazione non è facile nemmeno per me perchè, insomma, devo essere sempre attento a non deluderti sia come idolo che come persona, e da brava Muser quale sei, sai perfettamente che il mio cervello macchina 24 ore su 24. Mi dispiace veramente tanto…Possiamo ricominciare?” mi chiese
“Ora posso parlare, o c’è dell’altro?” chiesi di rimando.
“No, no dimmi” disse sorridendo
“Innanzitutto non preoccuparti, ormai ho smaltito il nervoso; secondo, quel giorno per me non è affatto stato rovinato, si certo in quel momento avrei voluto strangolarti ma non fa niente. Il solo fatto che da un giorno ad un altro sono passata direttamente dal guardarvi da uno schermo a vivere direttamente con voi, è qualcosa di incredibile!!! Perciò tranquillo, è tutto ok”
“Sul serio? Cioè, resto sempre uno dei tuoi idoli? Non è che domani mi ritrovo con te che mi distruggi le mie Manson” disse abbozzando un sorriso.
“Tranquillo, tranquillo. Rimani sempre tra i migliori, e credo che ci voglia molto di più di una semplice discussione per smettere di amarvi. E cosa più importante, quelle chitarre sono come oro, non gli farei mai nulla”
“Sono contento…”
“Anche io”.

Ci lasciammo sfuggire una risata all’unisono, prima di avviarci verso il patio per raggiungere gli altri. Era tutto pronto, il cibo ed altre schifezze si trovavano sul tavolino, le bevande erano state già inaugurate da Chris e Dom alle spalle di Matt, la musica ovviamente non poteva mancare…mancavano solo gli ospiti che dopo circa venti minuti cominciarono ad arrivare.

Mi presentarono a tutti man mano che arrivavano. Cavolo per fortuna doveva trattarsi solo di una piccola festicciola! Ma si sa, sono rockstar e fanno qualunque cosa in grande.

Chiacchierai quasi con tutti, ma ben presto gli argomenti interessanti si esaurirono, almeno per me, così cominciai a girovagare tra la casa ed il giardino senza una meta; ogni tanto ritornavo sui miei passi, altre me ne stavo per i fatti miei. Ad un certo punto me ne stavo appoggiata sulla porta finestra, e semplicemente rimasi li per un po’ a guardarmi tutta la scena.

Matt parlottava gesticolando come suo solito con alcuni ospiti, Spencer discuteva con la sua amica Haley riguardo un servizio fotografico dei prossimi giorni, Dom si dilettava tra alcool e ricordi di gioventù con vecchi amici, e Chris se ne stava in un angolino con Kelly affianco che parlava delle fatiche di essere madre. Erano perfetti ognuno a modo loro, nella loro semplicità.

“Ehy bambolina, vieni con noi” urlò Chris ad un certo punto.

Mi avvicinai a loro con un sorriso imbarazzato, ma era palese che Chris si fosse stancato di sentir parlare di pannolini, passeggini, sonaglietti e altro ancora. Così passeggiammo intorno alla piscina, chiacchierando di moltissime cose…

“Si è scusato alla fine il brontolone?” mi chiese indicando Matt
“Oh, si si. Abbiamo raggiunto un accordo” sorrisi
“Cavolo avrei voluto esserci! A volte nemmeno Spencer riesce a tenergli testa”
“Sai cosa? E’ che era veramente dispiaciuto, credeva che se mi avesse deluso, io avrei smesso di essere una Muser” risi
“Si, è sempre molto melodrammatico. Ma a volte lo capisco; ogni tanto spunta fuori qualcosa su di noi tipo, non so, una frase o un commento su qualcosa su cui noi non siamo d’accordo e sono pronto a dirti che schiere di persone smettono di seguirci” disse triste
“Beh, sei più grande di me Chris, perciò non serve che ti dica che siete in grado di capire quali sono i Muser più importanti per voi tra quelli intesi come famiglia e quelli che cambiano a seconda del vento”

Ci pensò su qualche secondo prima di guardarmi negli occhi. Mi abbracciò forte sorridendo e scompigliandomi i capelli…

“Si, hai ragione! Non dovremmo farci condizionare da queste scemenze.  Grazie, è bello parlare con te…sei fenomenale!!!”
“Disse colui che è considerato il miglior bassista in circolazione” risposi
“Ahahahah dai, anche io ho i miei momenti bui…ora scusami Kelly mi reclama”

Accennai un piccolo sorriso mentre lo guardavo allontanarsi. Non potei fare a meno di ripensare alle parole che mi aveva detto; era quasi surreale per me sentirlo parlare in quel modo. Sapevo che all’inizio per loro non era stato semplice intraprendere la strada della musica, ma dopo tutti gli anni trascorsi a riempire stadi, e facendo quasi ad ogni live sold out, non credevo che a volte pensassero cose del genere. Ma soprattutto non potevo credere che esistessero persone di questo calibro  capaci di smettere di seguirti in base a sciocchezze…non era stato per niente bello vederlo triste, anche se solo per un paio di minuti.

Cercai di scacciare anche quel pensiero, ma come sempre non riuscivo a smettere di pensare a qualcosa se si trattava di persone a cui volevo bene, men che meno a loro che in qualche modo ormai erano entrati definitivamente nella mia vita. Continuai da sola il mio giro intorno alla piscina, fino a quando non venni affiancata da un ragazzo.

“Ciao”
“Ciao” risposi
“Mi chiamo Ethan”
“Piacere Cinzia”
“Allora, come mai sei qui tu?”
“Sono la sorella di Spencer, sto passando l’estate qui”
“Ah ok, scusami. I ragazzi non mi hanno detto nulla”
“I ragazzi? E perchè? Non sono mica una vip che devo essere annunciata a tutti!”
“No, è che lavoro con loro. Sono…oltre ad un vecchio amico anche il tecnico del suono”
“Aaaaaah ecco spiegato l’arcano mistero” sorrisi.

Andammo a sederci sulla panchina vicino la piscina, e mi raccontò un po’ di sé stesso e di quello che faceva; dei bei posti che il suo lavoro gli permetteva di visitare, degli artisti con cui aveva lavorato e di come si trovasse bene a lavorare con i Muse. Mi chiese un po’ di me, e gli raccontai un po’ della mia vita. Ad un tratto però cominciai a sentirmi a disagio perchè le sue domande cominciarono ad essere un po’ troppo invadenti e non sapevo come tirarmene fuori. Così provai ad inventare una scusa dicendo che dovevo aiutare Spencer, ma non cedette.

“Dai su, resta ancora un po’. Spencer è ancora lì, la vedo”

Idiota, idiota, idiota mi ripetevo.

“Beh comunque sia devo andare” risposi alzandomi
“Dai scusami non volevo essere invadente” disse prendendomi il polso
“Pensa quello che vuoi, io vado via”
“Eh no. Tu resti qui, in modo che io mi possa spiegare” disse stringendo più forte
“Mi stai facendo male, lasciami non voglio rovinare la festa a Matt” e forse lo dissi un po’ troppo ad alta voce.

Fu un attimo, mi ritrovai all’istante affiancata da Chris e Dom, mentre Matt cercava di mantenere il resto degli ospiti sotto controllo.

“Bambolina tutto ok?” mi chiese Chris

Non feci in tempo a proferire una sola parola che anche Matt mi si avvicinò.

“Credo sia meglio se ti allontani da qui subito” mi sussurrò in un orecchio.
“Lo ripeto una sola volta…c’è qualche problema?” ancora Chris
“No amico. È tutto ok”
“Non mi sembra, visto che le stai stritolando un polso” si intromise Dom sciogliendo la presa
“Nessuno ha chiesto il tuo parere biondino” lo provocò Ethan.

Stava quasi per mollargli un pugno in faccia, quando Chris lo anticipò trascinando entrambi in casa. Lo sguardo di trionfo negli occhi di Ethan mi nauseò; il movimento della mascella di Dom che si serrava ripetutamente mi fece intuire che c’era molto di più tra di loro che una semplice discussione.

“Credo che tu debba andare via” disse Matt in tono autoritario
“Si certo, come vuoi” rispose “ma di al tuo batterista di tenere a freno i bollori”

Poi semplicemente li persi di vista, dando retta fedelmente al consiglio di Matt di restarmene in disparte. Feci finta di nulla con il resto degli ospiti che mi guardavano dubbiosi e nello stesso tempo preoccupati. Raccontai invece ogni particolare a Spencer e Kelly, che si scambiarono uno sguardo veloce che non significava nulla di buono a mio parere.  Gli descrissi di come fosse passato dalla tranquillità più assoluta, ad una sorta di psicopatico. Nel frattempo Spencer aveva sapientemente chiuso la porta finestra, in modo che i ragazzi risolvessero la questione, senza tuttavia creare il panico.

Tutto quello che riuscivo a intravedere era Chris che si era posizionato fra Dom e Ethan, mentre Matt sbraitava ininterrottamente.  La mia curiosità e il mio nervosismo erano alle stelle, volevo sapere a tutti i costi cosa diavolo stesse accadendo.

“Andiamo tesoro, cerca di distrarti” mi intimò Kelly
“Va bene. Proverò a fare due chiacchiere con Haley”
“Brava, vai vai” mi incoraggiò.

Parlai con Haley per circa mezz’ora, toccando infiniti argomenti che variavano dai nostri interessi su cinema e musica, a quale fosse il nostro colore preferito. Fu abbastanza carina e cortese con me, nonostante non mi conoscesse affatto. Purtroppo anche in quel momento, il mio pensiero fisso andava a quei quattro che stavano discutendo animatamente dietro quel vetro che tenevo costantemente sotto controllo nella speranza che andasse tutto bene. L’ansia stava salendo a dismisura, cominciavo a perdere qualche respiro, ed il nervosismo non accennava a diminuire, inducendo le mie mani a sudare. 

Dopo qualche minuto di attesa, che per me sembrarono ore, finalmente la porta finestra si riaprì mostrando Chris che gentilmente accompagnava Ethan alla porta. A quella piccola sbirciatina, mi rassicurai un po’. In fin dei conti se fosse accaduto qualcosa, in quel momento Chris come minimo stava picchiando qualcuno.

Mi lasciai così distrarre dal mio cellulare che suonava. Risposi alla mia migliore amica che purtroppo e a malincuore, ultimamente non vedevo spesso. Così persi un’altra oretta, fino a quando riagganciando mi resi conto che era tornato tutto alla normalità.

Purtroppo il polso cominciava a darmi fastidio, segno che probabilmente il giorno dopo avrei trovato un livido anche se leggero. Così entrai in casa per cercare qualcosa da metterci su, e finii con il versarmi un bicchiere di cola ghiacciata che ogni tanto ci posizionavo sopra, mentre mi avviavo in qualche posto un po’ in disparte lontano dalle domande dei curiosi.

Era quasi incredibile ciò che era successo, non tanto per l’improvviso comportamento di Ethan, quanto per la reazione fulminea di tutti e tre…di certo non mi sarei mai aspettata che mi volessero bene o che tenessero a me a tal punto da riuscire a scatenare una rissa, ma riflettendo attentamente ad ogni discorso o gesto che aveva compiuto ognuno di loro beh…credo che avrei dovuto arrendermi all’evidenza. Si, pensavo molto, forse a volte un po’ troppo…

All’improvviso sentii una presenza vicino a me…

“Avrei dovuto immaginare che questa altalena ti avrebbe rapita prima o poi”

Tra tutta la confusione che c’era a quella festa, era impossibile per me non riconoscere la sua voce.

“Eh già, come resistergli” dissi voltandomi per guardarlo.
“Come stai?” aggiunsi poco dopo
“Metti la coca cola sul polso, e chiedi a me come sto?” disse scettico
“Oh, non preoccuparti. Non è nulla…allora?”
“Sto bene…ora che se ne è andato” disse abbassando gli occhi
“Perché vi odiate tanto?”
“Non è che ci odiamo. È che non è una persona affidabile”

Ci pensai un po’ su, poi dissi…

“Però lo fate lavorare con voi…”
“Già, ma purtroppo è troppo bravo nel suo lavoro”

Sospirammo nel medesimo istante…

“Mi dispiace per ciò che è successo” esordì
“Ehy, non preoccuparti. Sto bene, sul serio. E poi siete accorsi tutti e tre perciò, tranquillo” dissi cercando di rincuorarlo dandogli una spallata.

Per tutta risposta, rialzò lo sguardo e lo fissò nei miei occhi…

“Lo so…ma stai attenta lo stesso, ok?”
“Lo sarò”

Finalmente mi sorrise…

“Ho dimenticato di dirti che questa sera sarà il mio Ipod a farci compagnia…sempre se vuoi”
“Mi farebbe molto piacere” risposi quasi in apnea.
“Un ultima cosa…ehm…ho vito una cosuccia in un negozio oggi e…ho pensato che per te fosse perfetta”

Molto timidamente estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni una collana. Una collana che aveva come ciondolo un fulmine. Rimasi esterrefatta… la indossai e lo ringraziai…

“Di nulla” rispose “così potrai ricordarti della mia promessa”
“Va bene” sorrisi appoggiando la testa sulla sua spalla.

Quando la serata volse al termine, aiutai Spencer e Kelly a ripulire, mentre i ragazzi all’interno discutevano. Dopodiché augurai loro la buona notte e salii le scale per andare in camera… Purtroppo carpii solo alcuni sprazzi, o meglio urli, della discussione…

Dom: “Non avresti dovuto invitarlo”
Matt: “Dom, come potevo sapere che sarebbe andata così?”
Chris: “Ok, ragazzi calmiamoci. Non è successo nulla di grave”
Dom: “Di grave no…ma io vi avverto, se si avvicina ancora a lei…”
Chris: “Se lo fa, ti aiuterò a stenderlo”
Matt: “Certo che lo faremo, ma tu devi calmarti, non puoi farti coinvolgere dal passato”
Dom: “Beh purtroppo devo vedere il suo faccione ogni giorno”
Chris: “E ogni giorno, non devi abbassarti al suo livello. Capisco che tieni a lei, lo facciamo tutti, ma tu cerca di essere superiore, intesi?”

Richiusi la porta alle mie spalle, mi cambiai e mi abbandonai sul letto con le cuffie nelle orecchie. Il brano prescelto dal mio mp3 per la serata fu Apocalypse Please. Dopo qualche minuto dalla fine spensi tutto; Dom scavalcò dal suo balcone al mio, chiudendo la finestra e gettandosi sul letto di fronte a me…

“Niente Ipod Howard?” gli dissi sottovoce ridendo
“No, mi è passata la voglia” rispose
“A me aiuta molto quando sono nervosa”
“Lo so, anche a me. Ma avevo voglia di parlare e basta…oppure restare in silenzio”
“Come vuoi” aggiunsi.

Ci guardammo negli occhi per un tempo che mi sembrò infinito. Quegli occhi di un colore indefinibile mi mandavano in delirio l’anima e la mente. Infatti dopo un po’ fui costretta a distogliere lo sguardo…

Non so cosa gli stesse passando per il cervello in quel momento, ma improvvisamente, ed in maniere delicata…mi baciò.

Un bacio rassicurante che da innocente divenne a breve qualcosa di più, nell’esatto istante in cui le sue dita si insinuarono fra i miei capelli. La sua lingua sapeva di vodka, la mia di coca cola, e si muovevano e tempo creando un mix perfetto.

Ci staccammo nel momento in cui ci rendemmo conto che avevamo entrambi il fiato corto. Ci guardammo negli occhi sorridendo silenziosamente. Fu un bacio dato con consapevolezza e assolutamente voluto.

“Credo che adesso dovremmo dormire” disse con gli occhi pesanti.
Semplicemente sorrisi nella notte e chiusi gli occhi stringendo con la mano destra il ciondolo. Sorrise di rimando, chiudendo anche lui i suoi occhi, ma invece di stringere una collana, strinse la mia mano.  

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Capitolo 5
*** Is our secret safe tonight? ***


eccomi di nuovo...ho talmente tante idee che cambiano ogni trenta secondi ma spero che vi piaccia comunque... ringrazio velocemente AmandaJamesSurvival  e  little maffoo 


Is our secret safe tonight?

 

Nonostante il fatto che la serata si fosse conclusa senza danni collaterali, quella notte riuscii a dormire veramente poco. Non facevo altro che girarmi e rigirarmi nel letto senza sosta ripensando a tutto, a volte sbuffando, altre restando ad occhi aperti fissando il soffitto.
Tutto questo, stando bene attenta a non svegliare Dom vicino a me che a quanto sembrava dormiva meglio di un orso in letargo.

Alla fine con l’aiuto di un po’ di musica, riuscii ad addormentarmi, e stavolta fu definitivo.  Durante il sonno feci diversi sogni strani e intrecciati che non avevano alcun senso; l’ultimo dei quali credo riguardasse me e Spencer.
Vedevo nitidamente lei davanti a me, ma era come se lei non riuscisse a vedermi. Sentivo un rumore ogni tanto e la sua voce che ripeteva il mio nome. Dapprima in maniera appena udibile, poi mano a mano che andava avanti diventò decisamente più comprensibile…fin quando mi resi conto che mi stava effettivamente chiamando mentre bussava alla porta della mia stanza.

Toc. Toc.

“Ehy dormigliona! Ci sei?”

Toc. Toc.

“Sei sveglia?”

Mi alzai dal letto di scatto guardando la sveglia…che stress avevo dormito si e no un paio di ore, ed anche scarse…

Toc. Toc. Toc.

“Guarda che se non ti alzi butto giù la porta!!!”
“No, sono sveglia tranquilla”
“Oh, sei viva allora”
“Si si” dissi aprendo la porta quel tanto che bastava per fare uscire la mia faccia.
“Beh? Non mi fai entrare?”
“No, non adesso…impazziresti per il caos che troveresti”
“Oh, beh ci ho convissuto per anni!!!”
“No no fidati…dai, mi preparo al volo e usciamo”
“Ok ok…comunque tu nascondi qualcosa”
“Ma nooo, che dici… vai giù arrivo fra dieci minuti”
“Dieci soltanto, ti avverto che risalgo di corsa se non sei scesa”
“Non preoccuparti” dissi praticamente chiudendogli la porta in faccia.

Rilassai i miei muscoli e mi appoggiai con il corpo contro la porta, tirando un sospiro di sollievo, e feci il quadro della situazione. Avevo dieci minuti soltanto per prepararmi  di corsa e nel pensare ne erano già passati cinque.

Così, presi coraggio e cercai di sbrigarmi. Feci la doccia più veloce della mia vita, uscii dal bagno in un baleno pronta più che mai.
Stavo per andarmene quando mi resi conto di aver dimenticato un minuscolo particolare…
Feci il giro del letto e mi avvicinai a quella massa di capelli biondi…

“Dom…Dom svegliati” gli dissi scuotendolo leggermente.

Tutto quello che ottenni, fu una specie di mugugno di protesta;  dopo il quale sorrisi.

“Dom…vuoi svegliarti cavolo?” ci riprovai

Stessa storia di prima…non accennava nemmeno a cambiare posizione…

“Dom giuro su Dio che se non apri quegli occhi ti distruggo ogni oggetto leopardato che trovo in camera tua!”

Come volevasi dimostrare…

“No, no sono sveglissimo!” disse aprendo gli occhi di scatto.

Scoppiai in una sonora risata mentre lo guardavo che entrava nel panico più assoluto dopo quella dichiarazione. Mi guardò scettico e poi si ricompose realizzando che in realtà non l’avrei fatto sul serio; e infatti si sdraiò di nuovo ma lo fermai subito…

“Dom sul serio devi alzarti e andare via”
“Dopo uno scherzo del genere come minimo devi ospitarmi a vita”
“Si come vuoi, ma ora esci”
“Perché? Che ho fatto di male?”
“Nulla, ma devo informarti che Spencer sta per salire di nuovo qui, e se non sbaglio il tuo adorato Matt sta bussando alla tua porta”

Un attimo di silenzio diede conferma a ciò che avevo appena detto; Matt stava chiamando Dom a gran voce. Non appena se ne rese conto, Dom corse a cercare le sue scarpe in preda al panico più totale, accompagnato dai miei sghignazzi…

Con molta calma io recuperai il mio cellulare e la mia borsa, pronta per una giornata di shopping Londinese con Spencer, mentre Dom era in paranoia pensando che  probabilmente da un momento all’altro Matt gli avrebbe buttato giù la porta. Mi apprestai ad uscire…

“Ehy aspetta”
“Si? Che c’è? Dovresti essere già di là”
“Buona giornata” mi disse schioccandomi un bacio veloce sulle labbra prima di fuggire via.

Scrollai la testa un paio di volte sorridendo, poi uscii tentando di fargli guadagnare un po’ di tempo.

“Giorno Matt”
“Buon giorno a te! Mi raccomando non divertitevi troppo”
“Fidati, te la riporto sana e salva” sorrisi

Feci per scendere le scale di corsa, e non potei trattenere una sonora risata, quando sentii Matt apostrofare Dom con un “Non ci credo Dom, che fai dormi vestito?”

 
Uscimmo di casa e passai l’intera mattinata fra le vetrine di ogni negozio in circolazione. Ovviamente avendo stili di abbigliamento completamente  diversi, io e Spencer alternavamo di negozio in negozio, e così finimmo per uscirne svaligiando ogni scaffale. Lei con in suoi tacci a spillo e borsette, io con i miei immancabili jeans e le mie inseparabili converse.

Dopo tanto tempo finalmente riuscimmo a passare una mattinata solo per noi. Tra tutto il via vai di persone e situazioni degli ultimi giorni, avevamo parlato poco e niente. E perciò visti gli impegni di lavoro che la attendevano, andammo a pranzo velocemente dopo essere state raggiunte da Matt.
Spencer aveva insistito sul fatto che non conoscendo affatto quel posto, sarebbe stato meglio se con me ci fosse stato qualcuno; e visto che lei doveva lavorare aveva chiamato lui.

Ben presto Spencer andò via lasciandoci terminare e chiacchierammo del più e del meno. Ci divertimmo veramente tantissimo.

Una volta terminato, ci dirigemmo in macchina e notò che ero sovrappensiero, e chiedendomi il motivo , gli risposi semplicemente che mi sentivo un po’ in colpa, perchè per occuparsi di me stava trascurando sicuramente qualche impegno con la band.

“Oh no. Per oggi non avevamo nulla da fare se non questa mattina”
“Sicuro? So quanto Spencer possa essere persuasiva”
“Fidati, fidati. Dovevamo solo dare uno sguardo ad alcuni testi”
“Ok mi fido” dissi salendo in macchina.

Appena saliti, accese automaticamente la radio e istintivamente ripensai alla sua ossessione nel non voler mettere i suoi cd  perchè ascoltare le proprie canzoni lo rendeva nervoso poiché ci trovava solo errori su errori.

Capolavori su capolavori direi io.

Ma comunque durante il tragitto ascoltammo varie canzoni orecchiabili grazie alle quali improvvisammo miliardi di balletti a dir poco esilaranti.

Passati dieci minuti imboccò per una strada e disse…

“Scusami ma avevo completamente dimenticato di dirtelo”
“Che cosa?”
“Devo fare un paio di cose in studio. Ti dispiace se scendiamo un attimo?”
“Ma no, figurati”
“Massimo dieci minuti”

Parcheggiò l’auto e ci incamminammo verso la sede; Matt dal passo svelto ed io al suo seguito. Entrammo nella hall e Matt salutò il portiere quasi come se fosse suo fratello, d'altronde se era il loro studio, spendevano giorni interi li dentro. Imboccammo dentro ad un ascensore che a detta di Matt ci avrebbe portati direttamente nello studio senza passare per altri settori inutili. Usciti dall’ascensore, percorremmo un lungo corridoio con milioni di porte, per fortuna ero con lui altrimenti mi sarei persa al primo svincolo.

Finalmente si arrestò in un altro piccolo posto che sicuramente doveva trattarsi di una sala relax poiché c’erano sedie ovunque e qualche distributore di bevande e snack.

“Resta qui, ci metto poco. Devo solo fare questo piccolo lavoretto e torno”
“Con calma Matt. Mi ritroverai dove sono ora” gli dissi.

Mi fece l’occhiolino e sparì dietro ad una porta.

E così mi ritrovai senza nulla da fare mentre lo aspettavo. Spencer era a lavoro perciò non avrei potuto disturbarla, Chris era alle prese con sua moglie e Dom…non avevo la minima idea di cosa stesse combinando. Girovagai un po’ per la saletta controllando di tanto in tanto l’orologio appeso al muro… erano passati venti minuti; così decisi di prendere un caffè dalla macchinetta.

“Vedo che ci incontriamo di nuovo”
“Ciao Ethan” balbettai
“Cosa ci fai da queste parti?” chiese prendendo un caffè
“Matt doveva fare una cosa”
“Ah, si è vero. Doveva approvare le foto di alcune location”

Sorrisi, serrando le labbra, come a voler dire che se era per me la conversazione sarebbe potuta finire lì.    

Lui nel frattempo con nonchalance si zuccherava il caffè e prendeva qualche sorsata.

“Hai detto che sei con Matt…che c’è? Il biondino non ti va più a genio?” disse sarcastico
“Sempre molto simpatico eh? Comunque per la cronaca non credo siano affari tuoi quello che faccio, non credi?” risposi a tono.

Alzò le mani in segno di resa, e gettando il bicchiere disse

“Bella risposta! Ti avevo sottovalutato ragazzina”
“Si, sono in tanti che lo fanno”
“Comunque, per quel che vale mi dispiace”
“L’ho già sentita questa affermazione” risposi
“Beh, è vero. Sono sincero. Non volevo creare problemi”
“Ok ok ho capito. Ma la prossima volta pensaci due volte prima di scatenare un uragano”
“La prossima volta?” … “Guarda che ti prendo alla lettera”
“Ethan, è solo un modo di dire” dissi scrollando il capo
“Si ma io non mi arrendo”
“Come preferisci…ma ricorda che stavolta non cercherò di fermare nessuno”


Dopo qualche minuto di completo silenzio sentii aprire una porta, e con mio grande sollievo apparve Matt con un gran sorriso sulle labbra che perse vigore alla vista di Ethan.

“Ciao Matt, allora? Tutto ok?” chiese
“Si, tutto apposto. Ero venuto a sbrigare una faccenda”
 “Andiamo, ti riporto a casa” disse prendendomi sottobraccio.

Percorremmo l’edificio a ritroso e salimmo in macchina senza proferire una parola; e a dirla tutta avevo il vago sospetto che Matt fosse nervoso con me. Qualche minuto più tardi infatti esplose…

“Che ci facevi li con lui?”
“Matt, mi hai lasciata li ad aspettarti. È lui che è comparso!”
“Ok. Ok. Che cosa voleva?”
“Nulla, fare il solito idiota, come ieri “
“C’era da aspettarselo. E tu non potevi andare via?”
“Non ci credo, stai dando la colpa a me?” dissi guardandolo mentre stringeva il volante.




“Non volevo dire questo”  rispose riprendendo il controllo “E’ solo che, dopo ieri, devi fare attenzione”
“Lo so Matt, gli ho detto che la prossima volta non tenterò di fermarvi”.

Si fermò ad un semaforo e poi si voltò per sorridermi.

“Brava, così mi piaci…”


Arrivati a casa mi disse che doveva incontrarsi con Spencer e che probabilmente non sarebbero tornati a cena.

“Ah, mi raccomando prenditi cura di casa mia”
“Va benissimo”


Lo salutai con un abbraccio e rincasai con le mie buste…e con il pensiero se dire o meno  a Dom dell’accaduto, ma non avevo idea di dove fosse.
Così ne scacciai il pensiero ed infilai la chiave nella serratura ed aprii.

Le luci erano accese, così come il televisore che trasmetteva un documentario.  Posai le buste sulla penisola…forse Matt uscendo aveva dimenticato tutto acceso.

“Dom? Chris? C’è nessuno?”


Non ricevendo risposta, cominciai a cercare qualcosa da preparare per la cena. All’improvviso dalla parte opposta della penisola, apparve un marmocchietto biondo tutto ricoperto di una qualche sostanza color rosso con un pennello in mano. E li capii che doveva trattarsi di tempera.
Se ne stava li in piedi mentre tentava di colorare le mie buste degli acquisti.

Era adorabilissimo nella sua salopette blu e le sue converse nere; sarebbe stato perfetto se non fosse che era completamente imbrattato di colore dalla testa ai piedi.
Dato che continuava a fissarmi, provai a parlargli.

“Ciao piccolino”
“Ciao” rispose timido
“Cosa stai facendo?” gli chiesi piegandomi sulle ginocchia
“Coloro casa. Tutta rossa è più bella”


Risi.


“Si il rosso è un bel colore. Io sono Cinzia…qual è il tuo nome?” chiesi retorica

Ovviamente non potevo dirgli che a soli tre anni, era uno dei bambini più conosciuti.

“Buster” mi rispose
“Che bel nome. Mi piace tanto sai?”

Mi ignorò continuando la sua impresa, sedendosi  a terra e iniziando a colorare il parquet.

“Buster, perchè sei da solo?”
“Zio ha detto che potevo colorare”


Zio? Stupidamente all’inizio non collegai e mi limitai soltanto a togliergli il pennello dalla mano cercando di convincerlo che secondo e il parquet era molto bello già in quel modo.


Fino a che non sentii chiaramente il suono di una batteria, e li collegai la storia dello zio. Non riuscivo a crederci , se ne stava comodo comodo a suonare. Presi in braccio Buster e lo portai con me verso lo studio di registrazione armata di un minimo di autocontrollo altrimenti sarei stata in grado di ucciderlo.

Spalancai la porta, ma ovviamente non mi notò, talmente preso dalla sua attività; così feci sedere Buster a terra facendolo giocare con il mio cellulare e bussai alla vetrata facendomi notare prima di aprire la porta.

Appena mi vide sorrise e fece segno di aspettare che finisse: e così feci, dando un’occhiata oltre la vetrata per controllare il nanerottolo.
Si diede una sistemata ai capelli ed esordi…

“Ehy, ciao. Passata una buona mattinata?” disse abbracciandomi
“Oh, si. Finché tornando a casa non ho trovato un nanerottolo che brandiva un pennello”

Cambiò letteralmente colore dal rosso al bianco.

“Oh mio Dio” … “Me ne ero completamente dimenticato” disse battendo una mano sulla fronte.

Gli diedi un cazzotto sul braccio, che massaggiò all’istante.

“Brutto stupido! Come fai a dimenticarti di un bambino?”
“Ehy, guarda che così non potrò più suonare”
“Affari tuoi Howard; se non fossi tornata a quest’ora poteva essere successo di tutto”
“Lo so, ma stava buono mentre colorava”
“Lasciamo stare che è meglio” dissi sospirando
“Dai su non prendertela, adesso vado di là e pulisco tutto” disse baciandomi
“Eh no, tu adesso gli fai un bel bagno; a pulire ci penso io”.


Usciti dalla stanza sospirò un “oh cavolo!” non appena vide in che condizioni era Buster, io li oltrepassai ridendo sotto i baffi al pensiero di cosa gli sarebbe aspettato, ma poi  riflettei che anche io non me la sarei passata liscia vista l’innumerevole quantità di colore appiccicata per terra, sulla penisola, sul parquet, sulle mie buste e sul frigorifero…se non avessi fatto in fretta, Matt mi avrebbe letteralmente giustiziata.


Nel giro di poco tempo per fortuna ripulii tutto, controllando attentamente che non ci fosse qualche spazio che eventualmente mi fosse sfuggito. Constatai che era tutto a posto e salii alla ricerca di quei due.


Bussai alla porta di Dom, che mi rispose con un sonoro “Sbrigati!!!”, prima di ritrovarmi di fronte ad una specie di palude…c’era acqua ovunque che tendeva dal suo colore naturale al rosso fuoco. Buster armeggiava con una bottiglia di bagnoschiuma mentre Dom cercava disperatamente di riuscire a dargli una ripulita.

Sospirai guardandoli entrambi e scuotendo il capo, non sapendo chi dei due fosse il bambino, così mi sedei a terra difronte alla vasca e aiutai Dom a renderlo di nuovo presentabile. Dopodiché lo lasciammo giocare ancora qualche minuto con l’acqua che irrimediabilmente stava schizzando addosso a tutti e due.


Passati dieci minuti io mi alzai e andai a fare una doccia e mettere qualcosa di più comodo, mentre Dom si occupava di tutto il resto, informandomi che li avrei trovati al piano inferiore. 


Finalmente dopo tutto quel casino, potevo concedermi un po’ di tempo per me soltanto.


Un’ora dopo scesi le scale e vi giuro che quello che trovai mi indusse in maniera definitiva a far fuori il batterista dei Muse. Stavolta  si era cimentato in uno spettacolino con le stelle filanti e la farina.

“Dimmi che stai scherzando!!!”
“Che c’è? È divertente”
“Sul serio Howard, non credo tu voglia sapere la risposta”.

Presi farina e stelle filanti appiccicose e rimisi tutto al loro posto. Dopodiché porsi il cellulare a Dom che stava squillando, al quale rispose con un sorriso.


“Ehy Chris, ciao” …  ‘’Oh si si. Qui è tutto apposto’’ … “Tuo figlio è in buone mani, hai fatto bene a fidarti di me”


Lo fulminai con lo sguardo, mentre giocavo con Buster, e lui mi rispose con una linguaccia.
Dopo qualche minuto riattaccò e disse che avrebbe chiamato per ordinare qualcosa da mangiare per cena. Una volta cenato lasciammo che Buster giocasse ai videogiochi mentre noi eravamo seduti a terra dietro a lui, appoggiati con la schiena sul divano.


“Ti sei fatta pensierosa tutto a un tratto?”
“A quanto pare si”
“E’ successo qualcosa? Sei ancora arrabbiata per Buster?”
“No, no. Stavo pensando se dirti o meno che con Matt siamo passati in sede”
“E perchè?”

Ci rifletté un attimo poi aggiunse

“Aaah, avete rivisto Ethan?”
“Si”
“E?”
“E niente, si è comportato come ieri”

Lo vidi stringere i pugni, prendere un respiro e chiudere gli occhi.

“Sei arrabbiato?”
“Ti avevo detto di stare attenta!” disse riaprendoli e urlando
“E infatti così è stato. Quando Matt è tornato mi ha portata qui”
“Lascia perdere” sbuffò
“Benissimo!” urlai “A quanto pare è un vizio visto che anche Matt mi ha urlato contro”


Così mi alzai dal pavimento e uscii fuori in giardino, abbastanza offesa. Quale era il problema? Non riuscivano a fidarsi di me? Bella soddisfazione…non era assolutamente colpa mia eppure sembrava non avere importanza per loro il mio punto di vista.

Un’ora dopo…


“Hai intenzione di rientrare prima o poi?”

Non risposi…almeno non subito.

“No, resto qui, almeno nessuno mi darà addosso”


Lo sentii ridere prima di mettere una mano sulla mia spalla per voltarmi.


“Senti mi dispiace…ammetto che urlarti contro non è stata una bella idea…ma, vedi, di lui non possiamo fidarci affatto, o perlomeno io, perciò non potendo fare nulla contro di lui mi sono sfogato su te…mi capisci?” disse prendendomi il mento fra le dita.

Annuii guardandolo negli occhi…sembrava sincero.
Mi diede un bacio innocente prima di riferirmi che gli serviva aiuto con Buster.
Lo abbracciai forte e tornai dentro casa.

“Ehy ometto, che ne dici se io e te giochiamo un po’?”
“Siii” disse saltellando “io faccio il principe , tu la principessa e zio sarò un mago potente”
“Va benissimo” sorrisi.


Costruimmo un grande castello con dei vecchi scatoloni, e delle corone colorate con i pennarelli; inventammo combattimenti e sconfiggemmo draghi con le pozioni del mago…
Poi mi resi conto che il mago cominciava ad essere esausto…


“Senti principino, che dici se mandiamo il mago a fare una bella doccia rilassante?”


Dom mi sorrise sollevato mimando un “grazie” mentre saliva le scale.


Riscese un’ora più tardi trovando le luci spente e la tv accesa su un canale di cartoni animati. Io me ne stavo seduta sul divano addormentata, con Buster a cavalcioni con la testa poggiata sul mio petto ed il ciuccio in bocca.
Sistemò il castello e gli altri scatoloni in un angolo, prese il telecomando e cominciò a vedere un film. Riaprii lentamente gli occhi, quando lo sentii sedersi vicino a noi e prendermi la mano…restando così fino al suono del campanello.

Ovviamente era Chris che era tornato a prendere suo figlio.


“Vedo che è andato tutto bene!” disse sottovoce prendendolo in braccio
“Si, si a meraviglia” gli dissi
“Ok…allora ragazzi ci vediamo domani sera”
“Ah già, avevo dimenticato che avreste cenato con noi tu e Kelly” disse Dom
“Voglio venire anche io” farfugliò Buster
“Va bene, visto che i tuoi fratelli sono in vacanza con la nonna”
“Così posso giocare di nuovo con il castello?”
“Si tesoro, domani ci giocheremo tutti ok?” gli dissi

Annuì con la testolina prima di ricadere vittima del sonno.

Così Chris andò via ed io lasciai un biglietto con una fetta di dolce nel frigo per Matt e Spencer, prima di avviarmi in camera con l’idea di fare una bella dormita…a meno che non mi fossi addormentata per le scale.

“Dom tu non vieni?” dissi dal piano superiore
“Finisco il film e arrivo” rispose.


Inutile dire che rivide il film da capo, sicuramente per paura che Matt lo beccasse a trafficare con la mia porta. Infatti lo sentii scavalcare dal balcone esattamente cinque minuti dopo che fui svegliata dalla buona notte auguratasi con gli altri due. Si infilò sotto le coperte con me abbracciandomi da dietro.



 
La mattina seguente, stessa scena di sotterfugi con me che sbraitavo per farlo alzare dal letto, e stavolta perchè Matt bussava alla mia porta. Dio santo, ma che avevano che non andava? Li facevo una coppia di dormiglioni cronici, ma secondo me a quel punto non dormivano affatto se cercavano di sfondarmi la porta da ben due mattine di seguito.

Stavolta non feci in tempo a sbarazzarmi di Dom, così si infilò in bagno e mi prego di non fiatare. Una volta accertatami che la porta del bagno fosse chiusa aprii a Matt.


“Buongiorno coinquilina!!!”
“Giorno a te Matt” sorrisi
“Posso entrare? Devo parlarti”
“Certo” risposi

Prelevò una maglietta dal letto che mi tirò in faccia…

“Maglietta nuova?” chiese “Un po’ grande per te non credi?”


Rendendomi conto che fosse di Dom la gettai velocemente tra i vestiti da lavare…


“Comprata ieri mattina” finsi un sorriso


Si sistemò comodamente e disse…


“Allora. Visto che nessuno ha niente da fare, che ne dici se usciamo a far colazione e passiamo un’intera giornata insieme?”
“Oh che bello Matt, sarà divertentissimo stare tutti insieme” gioii.

All’improvviso sentii uno scroscio d’acqua…era stupido o cosa? Per fortuna non voleva farsi scoprire.  

Io chiusi gli occhi trattenendo un’imprecazione e Matt… Beh Matt collegò la maglietta, all’acqua della doccia.

“Oh mio Dio hai compagnia? Perdonami immensamente” disse alzandosi dal letto
“Non fa nulla Matt” risposi nervosa
“Vado di sotto che è meglio. Fai venire il tuo amico se vuole, ti aspetto giù” … “Uh dovrei avvertire Dom, però”

Spalancai gli occhi…e sperai con tutta me stessa che quell’idiota avesse il telefono spento. Dopo averlo chiamato un paio di volte si arrese.

“Oh beh sarà andato a fare una corsetta come tutte le mattine” disse uscendo.

Tirai un sospiro di sollievo…
Quando all’inizio di tutto pensai che avrei rischiato l’infarto per ogni cosa riguardasse Dom, di certo non mi aspettavo questo.


Usci con nonchalance dal bagno in accappatoio col viso rilassato; mentre io entravo al suo posto per prepararmi.

“No dico…sei pazzo? Per fortuna non vuoi che Matt lo scopra” gli dissi
“Ero in bagno, non ce l’avrei fatta ad aprire la finestra ed uscire”
“Si ok fin li va bene, ma ho dovuto improvvisare dopo che Matt mi ha lanciato contro la tua maglietta e ha sentito l’acqua della doccia.”
“Uuuuh, hai ragione”

Povera me, pensai.


Dopo aver ristabilito l’ordine, ci incamminammo tutti e sei alla volta della nostra giornata insieme, ovviamente i coniugi Wolstenholme non potevano mancare all’appello.

Visto che non ero mai stata a Londra passammo l’intera mattinata a visitarla. Giuro che risi per tutto il tempo senza smettere un secondo mentre scattavo foto a non finire. 

Mi portarono a vedere il palazzo di Westminster ed il Big Ben; Buckingham Palace (la residenza della famiglia reale); l’abbazia di Westminster (con le tombe di Shakespeare e Dickens); Tower Bridge e la torre di Londra, senza tralasciare la mitica ruota panoramica. Tutto questo mentre ci scattavamo foto nelle peggiori pose possibili.



Tornammo a casa nel tardo pomeriggio dato che avevo promesso a Buster di giocare ancora con lui. Poverino, tutti i suoi fratelli erano a divertirsi con i nonni e lui purtroppo era dovuto restare a casa perchè aveva avuto la febbre. 
Così mentre noi tornavamo a casa, Kelly e Chris andarono a riprenderlo dalla baby sitter.


Poco dopo tornarono  e potete immaginare la felicità nello scoprire che tutti eravamo intenzionati a far parte della sua storia di pura fantasia; e soprattutto perchè avevamo costruito oltre al castello, moltissime altre cose, compreso un drago.


Anche in questo caso la storia si basava sul principe (Buster) che con l’aiuto del suo esercito (Matt e Chris), dovevano riuscire a salvare le tre principesse (io, Spencer e Kelly) dalle grinfie del drago, ovviamente con l’incantesimo del mago (Dom).

Fu veramente una scena comica, chi ci avesse visti, avrebbe pensato che eravamo un branco di spostati…e forse avrebbero avuto ragione.


Ben presto arrivò l’ora di cena, e riponemmo spade, corone e cappelli. Spencer aveva cucinato hamburger e patatine fritte per tutti. Dopodiché passammo al dolce; una semplice torta gelato che Kelly aveva comperato prima di venire a casa.


Dopo cena a Matt venne la brillante idea di fare un brindisi con lo champagne alla nostra super giornata…

Finché…


“Ehy principino, spero ti sia divertito”  
“Si, si tantissimo”
“Sono contenta”
“Avanti tesoro, saluta tutti è ora di andare” disse Kelly.

Si avvicinò per darmi un bacio e io dovetti sporgermi sul tavolo per raggiungerlo.

Ci stavamo salutando tutti, quando…

“Mamma” disse Buster tirandogli il vestito
“Si, tesoro?”
“Posso dargli un bacio come fate tu e papà?”


Non so perchè ma ebbi una strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa. Cercai di reprimere il pensiero svuotando il contenuto del mio bicchiere, prima di versarci altro champagne.


“Oh no tesoro non puoi” gli rispose sua madre
“Perché? Se io sono il principe e lei la principessa posso farlo” disse incrociando le braccia al petto
“No, tesoro. Sei troppo piccolo” disse Chris
“Non è vero”
“Facciamo così” mi intromisi io “quando sarai più alto allora ne riparleremo”

Lui mi guardò un po’ indeciso e apparentemente tacque .


“No, non è giusto!”
“Buster, ti stai comportando in maniera maleducata” lo ammoni Kelly
“Perdonatelo è stanco” concluse Chris.

Riprendemmo a bere tranquillamente ignorando le sue proteste. Si calmò un pochino e Kelly provò a spiegargli meglio la situazione.


“Vedi tesoro, non sei abbastanza grande”
“Devi ancora crescere un po’” rincarò Chris.

Per semplificare tutto aggiunse guardandolo dalla testa ai piedi…

“Quando indosserai converse più grandi come le mie allora potrai baciarla”
“Quindi si basa tutto sulle converse?” chiese
“Si tesoro. Vedi che anche lei le indossa? Fidati, è come dice papà” lo rincuorò con un sorriso.


Posarono i bicchieri a tavola salutandoci uno per uno. Fecero per uscire di casa preceduti da Buster che come l’apocalisse se ne usci con…


“Questa storia non mi convince…zio Dom stasera non indossa le converse, eppure la bacia quando vuole”

... 

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Capitolo 6
*** Falling Down ***


perdonatemi per il ritardooo!!! =)  so che non ci sono scadenze precise ma sono testarda ^^ cmq capitolo che non so ancora come definirlo e che spero nelle vostre opinioni...un saluto ad una nuova recensitrice Elisa728 =) un bacio a tutti e buona lettura...




Falling Down

 
 

“Questa storia non mi convince…zio Dom stasera non indossa le converse, eppure la bacia quando vuole…”
 

 
Irrimediabilmente successe il finimondo…
Io cominciai a tossire mentre bevevo, Matt sgranò gli occhi guardando prima me poi Dom che mi stava battendo una mano sulla schiena, Chris chiuse gli occhi come per dire “lo sapevo”.
 
“Come hai detto scusa?” chiese Spencer a Buster
“Zio la bacia quando vuole!!!” ribadì l’ometto
“E si può sapere com’è che tu sai queste cose? E se sono vere poi!” gli rispose Spencer con estrema calma
“Certo che sono vere, io li ho visti” disse sorridente
“E quando tesoro?” chiese Kelly.
 
Nel salotto il clima di attesa era snervante. Eravamo tutti dipendenti da quel bambino che nel giro di qualche secondo avrebbe segnato o meno la morte di uno dei due…
Speravo in entrambe le cose. Se avesse detto di averci visti, avrei messo finalmente una fine a tutti i salti mortali per tenere la faccenda nascosta; se non l’avesse detta, avrei tirato un sospiro di sollievo perché si trattava comunque di una faccenda delicata e imbarazzante che mi veniva sbattuta in faccia da un bambino di tre anni. Ma come spesso viene detto “i bambini sono la voce della verità”.
 
“Ieri mentre giocavo. Prima di là mentre zio suonava, e poi di fuori”.
 
Presi un respiro; e anche Dom si arrese.
Chris e Kelly compresero che forse stavolta era molto ma molto meglio se se ne fossero andati. Infatti presero Buster, e senza dire una parola andarono via chiudendosi la porta alle spalle.

Non appena sentimmo il motore dell’auto che si allontanava, comprendemmo che la faccenda non si sarebbe conclusa lì. Spencer guardava Dom, poi me, poi Matt…e di nuovo lo fece per almeno altre tre o quattro volte. Nessuno osava muoversi…ce ne stavamo tutti e quattro in piedi impalati a fare cosa di preciso non lo so. Io ero in preda all’ansia più totale, Dom cercava di non incrociare lo sguardo di nessuno, Spencer rimuginava su ciò che aveva appena scoperto, e Matt alternava stati di risate sotto i baffi alla serietà e compostezza.

Dopo molto tempo, come un fulmine a ciel sereno, accadde di tutto…
Vidi Spencer prendere qualunque oggetto gli capitasse a tiro e scaraventarlo  addosso a Dom mentre gridava.
 
“Con mia sorella? Con lei?”
“Dai Spencer non te la prendere” urlava lui mentre si nascondeva dietro il divano
“Ci sono 7 miliardi di persone al mondo!!!”
“Per favore! Dai non l’ho mica uccisa!” la supplicava
“Da quant’è che va avanti questa storia? Eh! Eh!” lo minacciava lei
“Beh, da che è venuta qui” disse correndo a nascondersi dietro di me
 


 
“Wow Dom, sei mitico!” disse Matt esplodendo in una risata
“Matt, non incitarlo per favore” lo fulminò Spencer
“Dai tesoro, in fondo è meglio lui che uno sconosciuto no?” disse tentando di alleggerire la cosa
“E’ proprio perché lo conosco che lo sto minacciando!”
“Dai, sediamoci e parliamone” la rassicurò.

 
In tutto quel lasso di tempo non proferii nulla, ci sedemmo intorno alla penisola e Spencer tentò di essere il più cordiale possibile.

 
“Ti avverto Dom, inizierò a metterti sulla mia lista nera”
“Dai Spence, dagli una possibilità” sorrise Matt
“Beh, in effetti, se hanno avuto il tempo di darsi solo un paio di baci veloci…” ci penso su lei
“Brava, vedi…non si vedono quasi mai.”
“Si ma lui ha detto che va avanti da quando lei è qui” disse lei quasi come se non ci fossimo
“Sai quanto è megalomane Dom…a malapena saprà qual è la sua maglietta preferita” ipotizzò Matt
“Nera con su scritto You could be my unintended” rispose Dom senza rifletterci. 

 
Spencer lo fulminò con lo sguardo mentre io mi battevo una mano sul viso e Matt restava pietrificato.


“Dio Dom! Ma allora parlavi seriamente!” disse Matt guardandolo
“Si…volete sapere la verità? Sono notti ormai che dormo con lei, chiacchiero con lei, ascolto musica con lei, è successo solo questo…non mi sembra ci sia nulla di male!” disse infine un po’ abbattuto.
 

A quel punto Spencer rivolse lo sguardo a me come a cercare conferma o smentita.
Guardai Dom e mi rivolsi a lei semplicemente dicendogli che era tutto vero.
Sembrava si fosse calmata, fino a che Matt non perse un passaggio della mia risposta e disse…

 
“Aaah, quindi questa mattina sotto la doccia c’eri tu?”

 
Inutile dire che ricominciarono a volare ogni genere di oggetti; mentre Matt in un momento in cui Spencer era voltata di spalle, alzò il braccio battendo il cinque con Dom e facendo a me l’occhiolino, al quale risposi scrollando la testa e trattenendo una risata.
Dopo quaranta minuti di sbraitamento, mi alzai di botto dalla sedia e non salutai nessuno.

 
“E tu dove credi di andare?” disse lei
“A fare un bagno e poi a letto” risposi
“Oh, non credo proprio. Dobbiamo risolvere la questione”
“Non c’è nulla da risolvere” risposi esausta
“Invece si.  Dobbiamo dare un taglio a questa faccenda.”
“Stai scherzando spero? Solo perché a te non sta bene non deve essere così per tutti!!!”
“Ehy signorina! Ricordati che vivi a casa mia”
“Mhh…tranquilla, vorrà dire che domani troverò un hotel in cui trascorrere il resto dell’estate”.

 
Detto ciò, mi apprestai a salire le scale cercando di ignorare come meglio potevo le lamentele di mia sorella. Entrai chiudendomi la porta alle spalle e cercando disperatamente il mio cellulare per distrarmi mentre riempivo la vasca.
Lasciai qualche messaggio ai miei amici, a mia madre e all’amico di mio padre che cercava di contattarmi da giorni. Scrissi di quanto Londra mi fosse piaciuta all’istante, di come me la passavo con i Muse e di quanti bei posti e persone avevo conosciuto.
Dopodiché poggiai il telefono sul bordo della vasca, sintonizzandolo sulla mia playlist a riproduzione casuale, lasciandomi travolgere dalle melodie. Nemmeno a farlo apposta ascoltai le tipiche canzoni che accompagnavano i miei momenti di nervoso ovvero: Apocalypse please, Supremacy, Uprising, Liquid state e la mia amatissima Showbiz.

 
Crollai in uno stato  i trance in cui pensai a miliardi di cose. Pensavo a Dom, a Matt che in qualche modo si trovava in mezzo tra Spencer e Dom, e soprattutto pensai al modo egoista in cui Spencer si stava comportando.
Sapevo perfettamente che Dom non gli piacesse poi  così tanto e che forse era dovuta scendere a compromessi con Matt per riuscire a convivere anche con lui. In fondo si trattava solo di alcuni aspetti del suo carattere che la infastidivano. Perciò a mio parere  stava esagerando prima quando sosteneva che io e lui dovevamo darci un taglio. Capisco che poteva essere sorpresa, e nemmeno poi così tanto visto che sapeva esattamente cosa pensassi di lui. Doveva solo abituarsi all’idea, così come avevo fatto io e stavo ancora facendo.

 
Rimasi di questa opinione in maniera testarda, come d'altronde ero io. Mi sciacquai velocemente e uscendo mi avvolsi nell’accappatoio; dopodiché asciugai i capelli e mi preparai per andare a letto. Indossai una canottiera aperta ai lati e un paio di pantaloncini corti, spazzolai ancora una volta i capelli, lavai i denti e uscii.

 
La tv in camera era accesa, e Dom se ne stava abbandonato nel letto con addosso una felpa, e istintivamente mi voltai verso la finestra, constatando che le temperature erano crollate improvvisamente. La aprii un attimo solo per curiosità, richiudendola immediatamente quando una folata di vento mi fece accapponare la pelle.

 
Tornai sui miei passi prendendo il telecomando e spegnendo la tv. Altrettanto silenziosamente spostai le lenzuola dalla mia parte di letto per coprirmi. Rimasi qualche secondo a guardarlo dormire, nella sua felpa verde che amavo dalla prima volta in cui gliela avevo vista indossare in una foto anni prima. Di riflesso gli accarezzai i capelli e disegnai il profilo del suo viso, ricalcai le sopracciglia, gli zigomi ed il profilo delle sue labbra…
Dio, quanto avrei voluto baciarlo!
All’improvviso lui aprì gli occhi mentre fermava con una mano la mia.

 
“Scusami…ti ho svegliato” gli dissi in un sussurro
“Stavo aspettando che lo facessi, in realtà” sorrise.

 
Rimasi semplicemente a guardarlo…maledetto Dominic! Era una mania vera e propria.

 
“Suppongo che domani dovrai dormire da solo” feci il labbruccio

 
Sospirò sconfitto, guardandomi intensamente, cercando forse la risposta più adatta da darmi.

 
“Non succederà vedrai”
“E come fai ad esserne sicuro?” chiesi
“Perché 1-verrei io da te tutte le sere e 2-ora che ci penso, dopo lo scherzetto dell’altra mattina, sono tuo ospite a vita” sorrise soddisfatto.

 
Scossi la testa sorridendo, aveva sempre una soluzione per ogni cosa.
Cambiò poi posizione mettendosi sopra di me e accarezzandomi i capelli in maniera delicata. Automaticamente si avvicinò sfiorando il naso contro il mio, per poi posare le sue labbra sulle mie in un bacio molto leggero.

 
“Andrà tutto bene. Non ti lascerò scappare così” disse staccandosi un secondo.

 
Mi alzai quel tanto che bastava per baciarlo intensamente, infilando una mano fra i suoi capelli. Si trovò leggermente spiazzato, ma ricambiò il bacio con molta più foga di me.
Intrecciò le dita fra i miei capelli tirandoli in maniera dolce, dopo aver tracciato il contorno del mio labbro inferiore con la lingua. Quel semplice gesto mi fece rabbrividire, cosa che a lui non sfuggì anzi cominciò a lasciarmi piccoli baci sul viso, poi passò al collo per poi risalire e mordermi il lobo dell’orecchio sinistro, ritornando indietro e ricominciando dall’inizio. Quando riprendemmo a baciarci, sfiorò la mia pelle nuda che sbucava dai lati della canottiera, se così poteva essere definita, provocandomi la pelle d’oca e facendolo divertire ancora di più…
 
Fummo interrotti da un picchiettio alla finestra, che sicuramente provocò qualche imprecazione da parte di entrambi. Infatti Dom crollò di lato lasciandomi passare, dopo avergli dato un bacio sul naso…
 
Aprii la finestra stringendo le braccia al petto nell’aria pungente delle 02:00 del mattino.
Era buio pesto, non vedevo né sentivo nulla, tanto che feci per rientrare.
 
“Ehy, Cinzia!!”
 
Praticamente mi voltavo alla cieca e non vidi nulla di nulla.
 
“Qui giù”
 
Una volta localizzata sulla provenienza della voce, sentii la risata più inconfondibile dell’intero universo. Era Matt…e anche stavolta era finita la magia.
 
“Dom è lì?” chiese sottovoce per paura che Spencer lo udisse
“Si, ora lo chiamo” dissi ruotando gli occhi al cielo.
 
Rientrai socchiudendo la finestra alle mie spalle; Dom mi guardava scocciato evidentemente guardando il mio viso che non prometteva nulla di buono. Mi sedetti sul bordo del letto dalla sua parte e con un sorriso di incoraggiamento gli dissi…
 
“Matt è qui fuori…vuole parlare con te” dissi indicando con la testa la finestra
“Certo che non c’è pace qui dentro!!” sbuffò
“Dai…senti cosa vuole, tanto io sono stanca e ormai è tardi” sorrisi
 
Mi guardò rasserenandosi un po’ e avvicinandosi a me. Mise una mano sulla mia guancia e mi bacio di nuovo, mentre io stringevo il suo polso…
 
“Dooooommmm!!! Sto congelando!!”

Ci staccammo sorridendo entrambi, come potevamo lasciarlo congelare?
 
“Spero di tornare presto” disse uscendo.
 
Annuii con la testa guardandolo aprire la porta per scendere in giardino. Tornai nel mio lato di letto e crollai all’istante con in testa solo e soltanto Dom.
Tornò poco più tardi sistemandosi accanto a me, spostandomi i capelli e baciandomi una spalla. A quel tocco mi voltai pigramente verso di lui…
 
“Cosa voleva Matt?” chiesi ad occhi chiusi
“Nulla. Solo parlare di stasera” rispose accarezzandomi il braccio.
 
Sorrisi leggermente, stringendomi ancora di più a lui mettendo una gamba lungo il suo fianco sinistro, mentre lui di rimando poggiò la sua mano sulla mia schiena. Dopo tutto quello che era successo e che stava ancora accadendo, per la prima volta non mi importava più di nulla. Sarei potuta restare così per molto tempo…quella sera non avevo bisogno di altro.
 
“Ehy, non fare la finta addormentata”
“Mhh?” mugugnai
“Credi che non abbia notato la tua canottiera?”
“Cosa? Dom, non ti sto capendo” risposi più addormentata che non
“Che fai? Mi tradisci con i 30 seconds to Mars?”
“Aaah, è per quello!!! Beh, potrei, si dice che abbiano un batterista sexy!”
“Uh, mai come quello dei Muse, piccola” disse soffiando sulle mie labbra prima di baciarmi
“Maledetto egocentrico!” dissi ridendo di gusto, prima che entrambi ci addormentassimo.

 
La mattina seguente aprii gli occhi e mi meravigliai del fatto che fosse ancora buio. Così mi sporsi oltre Dom per controllare l’orario.
Erano le 09:00 del mattino e fuori l’acqua scrosciava contro le finestre mentre il vento soffiava forte. Tipica giornata invernale se non fosse che era piena estate.

Faceva un freddo assurdo, così pensai di scendere di sotto e prepararmi del thè caldo.

Indossai la felpa di Dom nonostante mi andasse grande, e scesi le scale.
Preparai il thè e mi diressi verso la porta finestra per poi sedermi per terra di fianco ad essa mentre osservavo il cielo londinese ricoperto  di nubi grigie.
Dormivano tutti e perciò mi lasciai incantare dal silenzio che regnava in casa, cullata dalla pioggia in sottofondo.
Bevvi qualche sorsata di thè prima di sentire dei passi che percorrevano le scale.
Attesi qualche altro minuto prima di scorgere la figura di Spencer già pronta per andare a lavorare.
Si accorse di me solo dopo aver aperto e richiuso il frigorifero.
 
“Buongiorno” esordì
“Ciao” dissi io
“Allora? Spero che fra di voi sia finita”
“No, perché dovrebbe?”
“Non è giusto per te”
“Mi spiace ma non la penso così” dissi guardando fuori
“Avanti non fare la bambina!” incalzò
“Perché? Perché è Dominic Howard? So che non ti è mai piaciuto così tanto ma non sei tu che devi starci insieme, sono io o sbaglio?” le dissi
“No, non sbagli ma io lo dico per il tuo bene. Non sarà mai la tua rockstar!!!”
“Non mi sembra che tu fossi fan di Matt all’inizio, eppure guardati intorno” dissi posando la tazza e tornando vicino al finestra
“Questo non c’entra niente” rispose altezzosa
“Che razza di egoista che sei!”
 
A queste parole prese la caraffa di vetro con il succo d’arancia e lo scaraventò contro di me, mancandomi di qualche centimetro prima di schiantarsi a terra in miliardi di pezzi.
Alzai lo sguardo all’istante. Guardò i vetri sparsi a terra ed esclamò…
 
“Vivi in una reggia grazie a me, perciò non ti autorizzo a darmi dell’egoista” urlò “Vuoi sapere perché non mi piace molto? Perché so che tu sei talmente innamorata da fare qualunque cosa”
“Ma che stai dicendo?” urlai di rimando
“Sto dicendo che devi aprire gli occhi…è Dominic Howard!”
“Beh, si sai, stravedo per lui da anni, so chi è” risposi sarcastica
“Che patetica! Indossi anche la sua felpa”
“Va a quel paese Spencer!!!” la fulminai
“Oh, con molto piacere. Ma ricorda, le rockstar ti incasinano la vita” continuò a sgridarmi
“Non mi sembra che la tua lo sia” risposi
“Sai che ti dico? Fai come cavolo vuoi”
 

Prese la borsa e fece per uscire soffermandosi un attimo…

 
“Ah, pulisci quello schifo. E spero di non trovarti quando torno”

 
Continuavo a fissare la porta che aveva appena sbattuto, mentre il nervoso sotto forma di lacrime cominciò a riempirmi gli occhi. Guardai a terra la figura fracassata della caraffa che spargeva lentamente il contenuto a un millimetro da me.
Rialzando gli occhi, vidi un Matt pietrificato che mi guardava stupito avvolto nella sua felpa nera ed i capelli sparati in aria.
Lo guardai anche io e con calma si avvicinò a me…

 
“Matt…” dissi in un singhiozzo “hai visto tutto?”

 
Per tutta risposta si precipitò di corsa verso di me…

 
“No, no, no, no, tesoro” disse abbracciandomi nel momento in cui persi l’equilibrio
“Devo pulire, devo pulire” ripetei aggrappandomi a lui
“Non fa nulla” disse “siediti a terra da questa parte, qui ci sono vetri e non voglio che ti faccia male”
 
Crollai a terra, graffiandomi leggermente.
 
“Stai qui, ok?” disse dandomi un bacio sulla fronte.

 
Asciugò il succo a terra e vedendomi sull’orlo del precipizio, salì le scale scrollando il capo e pensando forse a come trovare una soluzione. Fece per dirigersi verso la porta di Dom ma poi tornò indietro e bussò alla mia.
Al terzo tentativo, aprì direttamente la porta e si diresse verso il letto appoggiandovici sopra un ginocchio.
 
“Dom…ehy Dom, alzati”
 
Aprì gli occhi lentamente e cercò di focalizzare Matt.
 
“Ehy, che ci fai qui?” disse guardandosi intorno
“La tua ragazza è di sotto triste e abbandonata”
“Cosa? Perché?”
“Spencer l’ha sgridata riguardo te” … “E’ stato assurdo Dom, gli ha lanciato contro la caraffa di vetro”
“Cazzo!!!” rispose lui affondando la faccia nel cuscino.
 
Poco dopo si alzò dal letto e scese le scale insieme a Matt. Io me ne stavo vicino la finestra con il corpo che tremava per l’agitazione.
Sospirò passando una mano fra i capelli, prima di inginocchiarsi di fronte a me ed inclinare la testa di lato. Mi guardò ancora qualche secondo mentre in una specie di trance guardavo fuori…spostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, e solo allora mi accorsi che era lì di fronte con l’espressione preoccupata.
 
“Dom” riuscii a dire prima di scoppiare in lacrime
“Ehy, tesoro, non piangere” disse stringendomi a sé
“Ha detto che devo andarmene” singhiozzai
“Shhh…non preoccuparti, risolveremo tutto” … “andrà tutto bene”
 
Si staccò dopo qualche minuto e guardandomi, mi asciugò con il pollice una lacrima che scendeva solitaria. Mi accompagnò in camera e mi convinse a fare una doccia.

 
“Ti sta bene la mia felpa” mi disse “puoi indossarla se vuoi”

 
Sorrisi riprendendomi un pochino guardando me stessa…dopodiché entrai in bagno.

 
Dom scese di sotto a finire di aiutare Matt, che era ancora alla ricerca di qualche minuscolo vetro che fosse sfuggito al suo occhio di falco.

 
“Matt…io la porto con me oggi. Non voglio lasciarla qui”
“Stavo giusto per chiederti se volevi portarla in sede” sorrise
“Certo dovrò parlare con Tom per trovargli un posto dove stare”
“Ci penseremo dopo, ok?”

 
Dom annuì e abbracciò Matt. Sapeva che avrebbe potuto sempre contare su Matt sin da quando si erano conosciuti. E Matt sapeva esattamente che quella situazione aveva reso Dom un po’ nervoso e che forse quell’abbraccio lo avrebbe aiutato non poco.
 
 
Salimmo tutti e tre in macchina diretti verso casa di Chris, per poi dirigerci verso lo studio. Ovviamente avevano potuto raccontare a Chris ben poco della faccenda, ma non appena scesi dall’auto mi guardò e mi sorrise timidamente.
Qualche minuto più tardi, eravamo tutti in sala e questa volta non dovetti restare fuori, ma Dom fece in modo che potessi stare con lui.
Dopo un’oretta, mentre Matt discuteva animatamente con Tom riguardo possibili nuovi singoli, Dom raccontava per filo e per segno a Chris che cosa era successo.
Vedevo il primo gesticolare, ed il secondo guardarmi ogni tanto da dietro la vetrata e sorridermi.

 
“Allora Muser, sei pronta per un po’ di musica live?” disse Matt
“Come scusa”
“Beh, visto che sei una nostra fan (oltre che del nostro batterista); e visto che in teoria io sono un maniaco riguardo la mia musica, oggi il tuo adorato Matthew James Bellamy, ti permetterà di assistere alle prove dei Muse…comodamente adagiata sul divano interno!!!”
 


 
“Dio Matt, spero non sia uno scherzo, vero?”
“Ma no bambolina, voglio tirarti sul il morale; e so che questo lo avresti apprezzato sul serio”
“Grazie Matt, dico davvero” risposi euforica.

 
Entrai in sala con loro e mi sedetti comoda comoda sul divano di pelle bianca che si trovava nella sala interna, proprio di fronte agli strumenti. Chris e Matt accordarono i propri strumenti con una scioltezza unica, data da anni ed anni di esperienza; Dom invece se ne stava seduto sulla sua postazione in attesa.
Ogni tanto mi rivolgevano uno sguardo, come a voler controllare che non scoppiassi in una crisi di pianto da un momento all’altro.

 
“Ragazzi, va tutto bene. Mi sono calmata” dissi alla fine
“Sicura? Perché se vuoi stare da sola ti capiamo” risposero
“No, assolutamente. In casi come questi mi rivolgo sempre alla vostra musica, perciò sapere di potervi ascoltare e vedere è la cosa migliore del mondo”

 
Accennarono un sorriso, e decisero finalmente di iniziare le prove.

 
Dopo aver eseguito circa 6 o 7 canzoni e averne improvvisate altrettante, decisero di fermarsi per qualche minuto e si fiondarono letteralmente sul divano probabilmente incrinandosi qualche costola…erano veramente spericolati.

Dopo aver indossato una felpa, Dom e Matt uscirono fuori a prendere una boccata d’aria lasciandomi sola con Chris che nel frattempo era al telefono con Kelly.
Sapendo che probabilmente ci sarebbe voluto un po’ di tempo, presi il mio fedele amico e decisi di perdermi fra le note di qualche canzone decisa a  cercare di non affliggere i ragazzi con i miei problemi.
Stavo tamburellando con le dita sul divano, quando Chris riagganciò il telefono e si sedette vicino a me con l’intenzione di dirmi qualcosa.

 
“Ehy…volevo chiederti scusa per Buster”
“Figurati Chris, non è niente”
“Ma come no! È successo il finimondo in quella casa. Stavi per essere travolta da una caraffa”
“Si…e sono stata cacciata da casa” dissi abbassando gli occhi
“Lo so tesoro, e non sai quanto mi dispiaccia” rispose

 
Feci spallucce come a voler dire che  forse in qualche modo me l’ero cercata, ma non credevo che lei mi avrebbe mandata via davvero. Stringevo ogni tanto la mascella in segno di nervosismo, e mi attorcigliavo tra le dita una manica della felpa…finché Chris non mi bloccò.

 
“Calmati ok, troveremo una soluzione”
“E se fossi costretta a tornare a casa?”
“Non accadrà, vedrai, sono fiducioso”
“Beato te” dissi trattenendo un singhiozzo
“Niente lacrime qui dentro…a meno che non siano di gioia”

 
Sorrisi leggermente…e mi abbracciò come solo un padre di famiglia era in grado di fare, ed io fui più che contenta di quel gesto. In fondo non capitava tutti i giorni di essere abbracciata da Chris…

I ragazzi rientrarono qualche minuto dopo abbastanza determinati a sfogare le loro energie sui loro strumenti, e questa volta vollero che almeno un paio di canzoni da eseguire le scegliessi io.
Una volta terminato si ricomposero bevendo un po’ d’acqua e guardando l’orologio a malincuore mi resi conto che la giornata stava per terminare e tutti i pensieri mi crollarono nuovamente addosso. Avevo tentato di chiamare Spencer miliardi di volte ma lei non aveva fatto altro che ignorarmi, non avevo la minima idea di dove avrei passato la notte, né tantomeno se mia sorella mi avrebbe riparlato; e cosa peggiore di tutte probabilmente avrei dovuto tornare a casa e questo avrebbe significato solo una cosa…niente più Matt, Chris e soprattutto Dom.
Il mio piccolo sogno si sarebbe infranto lì come tutte le speranze di rivederli.
 
Matt uscì un attimo prima di ricomparire cinque minuti dopo e si inginocchiò davanti a me con le mani sulle mie gambe.

 
“Allora. Spencer non risponde ma poco importa. Dato ciò che è successo e dato che la guerra è ancora aperta, ho incaricato Tom di fare alcuni viaggi e…beh, vuoi o non vuoi ti voglio bene e non voglio che tu vada via…perciò, queste sono le chiavi del mio ex appartamento. Puoi stare lì finché non si risolve tutto”

 
Vidi Dom seduto sulla batteria gettare la testa indietro e tirare un sospiro di sollievo.
Guardai Tom e Chris che sorridevano compiaciuti…
E poi Matt…piegato sulle gambe lì davanti a me che mi implorava di stare nel suo ex appartamento pur di risolvere ogni cosa.
Lo abbracciai piena di gratitudine e ammirazione. Non avevo parole per descrivere la mia felicità.
 
“Matt, non so cosa dire”
“Non serve che dici nulla” sorrise “le tue cose sono già lì. Mi basta sapere che stasera ci andrai”
 
Annuii con la testa.
 
“Te lo prometto”

 
Asciugò l’ennesima lacrima sorridendo. E restammo ancora un po’ di tempo in sala, con Dom e Chris vicino a me, e Matt con Tom seduti a terra.
Era uno spettacolo unico vederli sorridere.
Se loro erano felici, non potevo non esserlo anche io.
Nonostante fuori piovesse ed il cielo era di un grigio scuro, comparve un po’ di sole nella mia giornata apocalittica… 

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Capitolo 7
*** Hold you in my arms vs Fury ***


capitolo number 7...spero vi piaccia...rencensite...vi adoro!!! 

Hold you in my arms  vs  Fury


Arrivate circa le 19:00 i ragazzi decisero che per quel giorno le prove si sarebbero concluse lì. Erano stremati, ma sempre con il sorriso sulle labbra. Indossarono nuovamente le rispettive felpe e presero i rispettivi cellulari, per poi incamminarsi verso la porta per tornare a casa.  
Salutai timidamente i membri dello staff e prendemmo l’ascensore.

Una volta saliti in macchina Matt sistemò meglio lo specchietto retrovisore lanciandomi qualche occhiata di tanto in tanto , mentre guidava verso quella che per qualche giorno sarebbe stata casa mia.

Viaggiammo per circa trenta minuti nel traffico londinese, finché Matt parcheggiò di fronte ad un palazzo costruito con mattoni rossi. Mi spiegò che era formato da circa una decina di appartamenti , ma che solo il suo che si trovava all’ultimo piano e un altro di una signora anziana erano abitati, tutto il resto era deserto e perciò non avrei avuto alcun tipo di problema.


Arrivati davanti una porta blu, estrasse le chiavi dalla tasca dei pantaloni ed aprì.


Una casa deliziosa, molto più piccola dell’altra ovviamente , ma comunque molto accogliente.  Appena entrati a sinistra c’era una piccola cucina che terminava a ferro di cavallo con una piccola penisola. Subito di fronte c’era un divano nero con una coperta bordeaux poggiata su un bracciolo, il tutto rivolto verso un piccolo camino sulla cui cappa era posizionato un televisore , ed un piccolo tavolino fra i due.
A destra invece tutta la superficie era occupata da un bellissimo pianoforte nero, identico a quello utilizzato nel video di Neutron star collision, e di fronte una piccola libreria. Se si andava più avanti invece c’erano due camere da letto, una delle quali veniva utilizzata da Matt per gli ospiti.

Rimasero tutti e tre sulla porta a guardarmi, finché Matt non si avvicinò mettendomi un braccio intorno alle spalle.


“Purtroppo noi abbiamo una cena programmata da giorni” mi disse con il labbruccio
“Beh, e che cosa state aspettando?” lo riabbracciai io
“Nulla, volevo solo dirti un paio di cose riguardo la casa” sorrise.

 
Lo seguii mentre mi diceva ogni dettaglio che mi serviva  sapere, come per esempio che a volte la porta della doccia si bloccava, o che la maniglia del frigorifero ogni tanto non chiudeva come doveva oppure che nel parquet c’era una tavola scheggiata, dovuta alla sua disattenzione dopo averci fatto cadere un martello.  

Lo ringraziai di cuore ancora una volta, per l’ospitalità, per le loro prove, per essere i miei idoli, per tutto.
Mi rispose solo con un bacio sulla fronte e un piccolo abbraccio. Salutai anche Chris e lasciarono me e Dom da soli per un paio di minuti.


“Allora…hai tutto quello che ti serve?” chiese infilandosi la giacca
“Si, si, le mie cose sono tutte qui” risposi
“Bene” … “Mi raccomando, qualunque cosa, chiama ok?”
“Si, tranquillo” dissi avvicinandomi alla porta

 
Si sistemò meglio la giacca continuando a guardarmi

 
“Non so se riesco a passare stasera” sospirò
“Non preoccuparti, me la caverò” dissi
“Ok” rispose
“Sul serio Dom, ordinerò qualcosa al volo e andrò a letto”

 
Si avvicinò per darmi un bacio e stringendomi quasi credesse potessi sparire.

 
“Ci vediamo domani?” chiese speranzoso
“Certo” risposi “Dove vuoi che vada?”

 
Sorrise finalmente, mentre chiudeva la porta alle sue spalle.


Mi voltai e diedi un’occhiata a quella casetta all’improvviso così silenziosa.
Ordinai una pizza e nel frattempo che la consegnassero, disfeci le valigie.
Entrai in camera e presi le lenzuola nell’armadio  e cominciai a rifare il letto, mentre di fuori il maltempo non accennava a cambiare minimamente.
Sistemai tutto e ben presto mi venne consegnata la pizza. Accesi la tv e guardai un film gustandomi la mia cena.


Una volta terminato pulii e dopo una doccia mi infilai dritta nel letto abbastanza esausta per quella giornataccia…sembrava passata una vita e invece si trattava solo di qualche ora. Sprofondai in un dormiveglia abbastanza lungo nel quale non feci altro che girarmi e rigirarmi nel letto pensando a tutto il casino che si stava creando, e tutto solo per un capriccio di Spencer.


Fui svegliata grazie alla suoneria del mio cellulare che segnalava un messaggio…fottuto sonno leggero…mi voltai nel letto armeggiando con le lenzuola e cercando a tastoni il mio telefono che si trovava da qualche parte vicino a me. Quando finalmente lo trovai, iniziai ad imprecare poiché ero convinta fosse il mio operatore telefonico, invece era Dom che mi augurava la buonanotte e mi informava che la serata si era prolungata e che quindi sarebbe tornato a casa con Matt. Risposi al volo e tornai a dormire.


La sera seguente mentre ero sul divano, sentii alcuni rumori provenire dalla porta. Affinai meglio l’udito per capire se esistessero davvero o se come mi aveva detto Matt non era altro che il rumore della pioggia che cadeva sulla scala che portava sul terrazzo.
Dopo l’ennesimo rumore capii che un po’ d’acqua non faceva tutto quel casino, così aprii l’armadio di Matt e il caso volle che vi trovai una mazza da baseball. La afferrai al volo e mi diressi alla porta molto lentamente cercando di fare mente locale. Sicuramente non poteva essere Spencer, né tantomeno Matt, Chris o Dom; la signora del piano terra era venuta a salutarmi la mattina dicendo che andava dai nipoti…

Chi cacchio poteva essere alle 23:00?

Cercai di prendere coraggio stringendo saldamente la mia arma, in attesa di quel rumore. Quando lo sentii di nuovo, fu seguito da un paio di “Shhh” …

Cristo santo me la stavo facendo addosso…

“non preoccuparti, qui sei isolata non c’è nessuno”

Questo era ciò che mi aveva detto Matt prima di mostrarmi la casa. Maledetto Bellamy, pensai.
Ovvio che non c’era nessuno, ma fatalità quando c’ero io accadeva di tutto…
Di nuovo quel rumore…
Respirai a fondo, chiusi un secondo gli occhi, allungai una mano sulla porta e…





E mi ritrovai un Bellamy completamente ubriaco, sorretto da un Dom leggermente più cosciente che tentavano di aprire la porta.


“Ciao bellissima”
“Dio santo Matt, ero sul punto di fracassarti il cranio” risposi.


Ovviamente mi ignorarono alla stragrande. Matt si precipitò in camera degli ospiti come nulla fosse, Dom nell’altra stanza…
Morale della favola? Passai gran parte della nottata rincorrendoli in bagno e assecondando tutte le stronzate che dicevano. Finalmente crollarono ed io mi sdraiai sul divano.




 
Aprii gli occhi qualche ora più tardi ritrovandomi con una coperta addosso e con Matt che mi porgeva una tazza di thè. Sorrisi afferrandola, ancora travolta dal sonno…

 
“Come state, brutti idioti?” chiesi
“Benissimo”
“Per fortuna! Stavo per ucciderti con una mazza da baseball”
“Ahahahah, lo so…” sorrise sedendosi sul tavolinetto
“Come mai siete venuti qui?” chiesi prendendo un sorso

 
Aspettò qualche secondo prima di guardarmi serio.

 
“Perché sapevo che tu non ci avresti giudicati” rispose
“Perché dovrei? La vita è la vostra”
“Appunto” mi illuminò con il suo sorriso.

 
Dom uscì poco dopo dalla stanza, pronto per uscire…


“Ehi, buongiorno” disse
“Ciao!” rispondemmo io e Matt
“Allora…vieni con noi oggi?”
“Certo che viene con noi! Su corri a vestirti!” … “e vesti pesante, fuori si gela”
“Va bene” risposi

 
Mi ritrovai poco dopo ad imprecare contro il vento gelido che soffiava a Londra…Dio mio, ma questi avevano l’inverno tutto l’anno!!!

 
E così li seguii quasi tutti i giorni in studio per almeno un paio di settimane. Dissi loro che avrei voluto trovare un lavoretto he mi avrebbe permesso di ripagare l’ospitalità di Matt, visto e considerando che Spencer non si era fatta più sentire. Così, visto che la scuola stava per ricominciare, Chris mi permise di lavorare al posto della loro baby-sitter di tanto in tanto.

Escludendo le cose con mia sorella, sembrava che tutto stesse andando per il verso giusto.

Alternavamo giorni in cui c’era lei, e giorni in cui andavo a trovarli io; a volte cenavano tutti e tre da me, altre li seguivo in qualche location per qualche nuova idea che partoriva Matt; finalmente dopo qualche discussione, Chris e Matt erano riusciti a fare in modo che Dom andasse un minimo d’accordo con Ethan. Ma secondo il mio modesto parere, se lo aveva fatto era solo perchè io e Dom stavamo ufficialmente insieme. Perciò aveva in un certo senso “acconsentito” al fatto che quando registravano non potevo trovarmi lì e che quindi dovevo restare nell’altra saletta dove si trovavano i macchinari per l’audio ecc.; ed ovviamente li era dove Ethan faceva il suo lavoro. Ma non accadde mai che se uno di loro stava registrando la sua parte, io restassi completamente sola con lui. Ordini di Dom ovviamente che era sempre allerta, nonostante il più delle volte dormisse con me e se decidevo di andarli a trovare ci separavamo per un paio d’ore.


Quella mattina decisi che avrei portato la colazione a tutti, così mi alzai con tutti i buoni propositi. Pian piano uscii fuori dal letto e scivolai sotto la doccia canticchiando allegramente. Mi cambiai al volo ed indossai capi prettamente autunnali;  ovvero un paio di stivali, dei pantacollant, una mini gonna di jeans ed una maglia. Presi tutto l’occorrente e misi su un cappello dato che soffrivo il mal di orecchie. Scesi in strada dirigendomi verso lo Starbucks dove di solito andavo a fare colazione prima di recarmi da Chris; presi  caffè, cappuccini e tonnellate di muffin e dolcetti vari ed iniziai a cercare un taxi libero.
Ne passarono a centinaia tutti strapieni ed io non feci altro che continuare a camminare avanti e indietro in attesa del successivo. Stavo guardando l’orologio, quando una macchina mi si affiancò nel traffico…abbassò il finestrino e un sorridente Ethan mi fece cenno di salire.


“Ehy, dove te ne vai con questo vento?” chiese
“Oh, nulla volevo portare la colazione a tutti ma i taxi sono stracolmi” risposi mettendo la cintura
“Oh si, qui è quasi sempre così” disse  “ per fortuna che sono passato io”
“Già, altrimenti vi avrei portato la cena” sorrisi.
 

Continuammo a parlare durante tutto il tragitto fino a che non arrivammo in studio e fummo placati dal riscaldamento acceso. Mi sporsi dalla porta dopo aver bussato e fui invasa da saluti calorosi da parte di tutti quanti; tranne Chris che stava registrando in sala.


“Chi si vede!”
“Ciao ragazzi” risposi

 
Mi abbracciarono tutti e non appena mostrai il motivo della mia visita, balzarono tutti dalle loro sedie urlando di gioia. Mentre Dom correva ad avvisare Chris, io distribuivo le colazioni. Salutai Chris con un abbraccio, al quale si illuminarono gli occhi non appena vide le innumerevoli tipologie di dolci che avevo portato. Come dicevo sempre io “i dolci ti tengono in vita”. Mentre Matt addentava un muffin al cioccolato disse…


“Dio mio quanto ti adoro” … “tua sorella mi tiene a stecchetta” disse con la bocca piena
“Ma io non sono mia sorella” risposi guardandolo abbuffarsi

 
Farfugliò qualcosa che somigliava ad un “per questo ti voglio bene”, e sorrisi mentre mi sedevo su una sedia abbandonata in un angolo bevendo il mio frappè. Sembravano un gruppo di bambini a cui è appena stato detto che è Natale e che posso scartare i regali…


Terminate le abbuffate ognuno tornò al proprio lavoro ed io feci di tutto per non intralciarli in alcun modo. Erano tutti estremamente concentrati, anche se ogni tanto si dilettavano con qualche scherzo o con qualche idiozia quando venivano commessi errori. E così facendo tra una risata e l’altra arrivò l’ora di pranzo ed il mio stomaco iniziò a brontolare. Tom riunì tutti per decidere se andava bene pranzare e soprattutto che cosa preferissimo.


“Bene allora siamo apposto. Voi continuate pure, io manderò qualcuno a ritirare il tutto” disse Tom
“Posso andarci io se per voi va bene” mi offrii volontaria
“Sei sicura? Volendo è facile arrivarci a piedi” mi rispose
“Ci proverò” sorrisi “tanto non ho nulla da fare”
“Per noi va bene” dissero
“Ethan vai con lei per sicurezza, posso fare io qui per qualche minuto”
“Ok. Andiamo” mi disse prendendo il foglio con gli ordini.

 
Recuperai la mia giacca di pelle ed uscii con Ethan al seguito. Stranamente Dom non fece una piega, forse stava cercando veramente di fidarsi di lui; in qualche modo ne fui sollevata.


Tornammo all’incirca mezzora dopo, armati di tremila buste di cibo contenenti tremila generi di pranzo. I ragazzi stavano registrando un pezzo che coinvolgeva tutti e tre e perciò non si accorsero del nostro ritorno. Tom ci aiutò nell’improvvisazione di una specie di tavolo che avrebbe dato la possibilità a tutti di mangiare comodamente. Dopodiché riprese quello che stava facendo, prima di richiamare l’attenzione di tutti gli altri.

Matt chiese qualche secondo ancora per poter finire e perfezionare quello che stavano registrando. Nel frattempo misi i vari piatti con i rispettivi cibi sul tavolino improvvisato, imprecando nell’attimo in cui un tipo di salsa mi aveva sporcato entrambe le mani, ritrovandomi con Ethan che mi spostava i capelli dietro le spalle per aiutarmi meglio. Lo ringraziai ed andai di corsa a lavarmi se non volevo appiccicare ogni cosa che mi capitasse a tiro. Uscii dal bagno e tornai  di là pronta a godermi il mio tanto atteso pranzo.
Mi sedetti vicino a Chris che stava sbranando un hamburger quasi non toccasse cibo da giorni.


“Non te lo rubano mica” gli dissi sorridendo
“Lo so, ma non si sa mai” rispose facendo l’occhiolino

 
All’improvviso lo sbuffo di Dom mi riscosse da quel momento di ilarità; e mi bloccai di colpo vedendolo alzarsi e tornare in sala per sedersi sullo sgabello della sua batteria. Guardai Matt in modo interrogativo che fece spallucce, troppo preso da ciò che stava mangiando. Così mi rivolsi a Chris in cerca di spiegazioni.


“Cosa mi sono persa?” domandai sottovoce
“Più che altro è lui che non ha perso Ethan che ti sistemava i capelli” rispose


Sospirai alzandomi dalla sedia per andare a parlarci…
Mi avvicinai alla porta bussando mentre aprivo, e forse non si aspettava la mia presenza perchè alla mia vista rimase alquanto sorpreso.


“Posso?” chiesi chiudendo la porta

 
Annuì con il capo poggiando le drumsticks, mentre io mi avvicinavo. Salii sulla pedana ed andai a sedermi sulla sua gamba destra. Mi cinse la vita con un braccio e lo guardai poggiando il mio braccio sinistro sulle sue spalle. Il suo sguardo puntato verso il basso.


“Howard e la sua espressione da cucciolo bastonato” esordii

 
Per tutta risposta, alzò lievemente il capo e mi diede un bacio sulla clavicola poggiandovici la testa contro.


“Allora…vuoi dirmi cosa c’è che non va?” chiesi baciandogli i capelli
“Quello lì non si arrende mai!” rispose dopo qualche secondo
“Non ti stavi fidando di lui?”
“Ci sto provando ma a volte, come prima, lo picchierei volentieri” rispose col broncio
“Ehy, si sta comportando bene da settimane o sbaglio?”
“No, no hai ragione” … “Non che tu lo aiuti vestita così” disse indicandomi.

 
Sorrisi leggermente a quella considerazione; io…che non mi reputavo nemmeno una ragazza carina.


“E’ tutto ok, Dom…mi ha solo scarrozzato quando voi non potevate” dissi scrollandolo un po’.


Ci fu un attimo di silenzio nel quale sembrava stesse riflettendo sulle mie parole; infatti alzò finalmente lo sguardo e lo puntò nei miei occhi. Maledetti occhi grigio-verde…mi uccidevano sempre.


“Non sei tornato ieri sera” dissi spostandogli dal viso un ciuffo biondo
“Scusa, dovevo distruggere Chris ai videogiochi, e si è fatto tardi” rispose sollevato dal cambio argomento.


Mi scappò una sonora risata mentre immaginavo la scena. Riuscivo a scorgere in maniera molto chiara Dom e Chris che si spintonavano a vicenda nel vano tentativo di far perdere la concentrazione all’altro; mentre uno psicopatico Matt imprecava in ogni lingua possibile invitando gli altri due a non sporcare casa altrimenti Spencer lo avrebbe fatto a pezzi.


“Oh, so benissimo cosa si prova” risposi.


Trattenni anche un piccolo groppo in gola ripensando a Spencer. Evidentemente se ne accorse, perchè stavolta fu lui a scuotermi leggermente…mi sistemò meglio il cappello e poi poggiò la fronte contro la mia…


“Finito qui devo solo prendere alcune cose a casa e poi vengo da te” … “un bel film non ce lo toglie nessuno” disse quasi come fosse una domanda.


Lo guardai con un leggero sorriso, e con in mente qualche idea per passare la serata in santa pace. Avevo già in mente un mucchio di schifezze da comprare…


“Ma si, sarà divertente” risposi


Annuì col capo prima di baciarmi intensamente…


“Prendetevi una camera!!!” esordì Matt entrando in sala come niente fosse
“Vuoi unirti a noi?” propose Dom mentre io mi sbellicavo dalle risate
“No pasticcino, ho un lavoro da sbrigare” rispose altezzoso.


BellDom…BellDom ovunque… per la mia gioia…


Io e Dom uscimmo praticamente soffocando dalle risate, mentre Matt metteva tutto se stesso nella registrazione dei suoi capolavori al pianoforte.

Si erano fatte le 15:30 e decisi che se volevo tornare a casa per un orario decente avrei dovuto sbrigarmi a comprare l’occorrente per la cena e fare un paio di telefonate. Così mi alzai ed andai a prendere la mia giacca e la mia borsa, dopodiché bussai in sala per salutare i ragazzi che si interruppero giusto per il tempo di salutarmi.


“Ciao tesoro!!”
“Ciao ragazzi” risposi io
“Ehy Dom, se per te va bene la accompagno io, tanto per oggi ho finito qui” propose Ethan.


Strinse la mascella un paio di volte prima di acconsentire…successivamente mi diede un bacio che poco a poco si stava spingendo oltre, ovviamente per fare un dispetto ad Ethan. Così gli misi una mano sul petto bloccandolo…


“Dom” … “fai il bravo” dissi ancora con gli occhi chiusi.


Si riprese chiudendomi la zip della giacca e ripetendomi di stare attenta, di non prendere freddo, di coprirmi bene ecc. ecc.


“Ethan io comincio ad andare”
“Si, si aspettami all’angolo della strada dove c’è il negozio di giocattoli”
“Si ok, tanto è lì che devo andare”.


Finii di ascoltare le ultime raccomandazioni di Dom sul fatto che fuori facesse leggermente freddo, e poi uscii facendo i conti con il vento.

Arrivate le 16:00 Ethan mi mandò un sms con su scritto di raggiungerlo in fondo alla strada poiché non aveva potuto posteggiare davanti il negozio; ma quando arrivai lì, non c’era nessuno…


Tre ore più tardi Dom tornò a casa e la trovò silenziosamente vuota…guardò il cellulare alla ricerca di uno straccio di telefonata da parte mia ma nulla. Irrimediabilmente mezzora più tardi iniziò a preoccuparsi seriamente quando realizzò che io non rispondevo e che né Matt né tantomeno Chris sapessero dove io fossi. In aggiunta a tutto questo, il temporale era tornato a farsi sentire ed i lampi che si avvicinavano sempre di più non fecero altro che allarmarlo ulteriormente. Il flashback della mia prima notte a casa di Spencer, lo indusse a cominciare un infinito avanti e indietro per casa.


Nel frattempo io ero a piedi, nelle vicinanze di casa, travolta dalla paura e completamente esausta…


Un’altra ora dopo,  spalancai la porta, e lanciai le buste a terra…


Dom sbucò dalla camera e non appena mi vide, attraversò a grandi falcate lo spazio che ci separava.  Mi prese letteralmente in braccio stringendomi forte portando la mia testa sotto il suo collo…il suo spavento e la sua preoccupazione erano quasi pari alle mie…


“Dove diavolo sei stata?” chiese mettendomi a terra.


Scoppiai in un pianto isterico mentre gli raccontavo che in poche parole Ethan mi aveva piantata in asso in quel quartiere in fondo alla strada; che il mio cellulare era morto; che nessuno era stato in grado di farmi fare una telefonata; che avevo deciso di tornare a piedi ma mi ero persa; che ero senza ombrello e perciò ero fradicia dalla testa ai piedi; che il temporale mi aveva spinta a correre più che potevo e che avevo rovinato i suoi progetti per quella sera.


Mi rassicurò stringendomi di nuovo e consigliandomi vivamente di fare una doccia; al resto avrebbe pensato lui.


Sbucai fuori poco dopo e chiusi le tende delle finestre al volo mentre toccavo la collana che lui mi aveva regalato. Ci accomodammo sul divano e ci godemmo la visione di un film che davano in tv, piuttosto che un dvd. Tra pop corn e coca cola, il film cominciò a scorrere lentamente…potei finalmente tirare un sospiro di sollievo fra le braccia di Dom, felice del fatto che ero a casa, ero riuscita a scaldarmi e stavo bene…fin troppo bene…


Probabilmente a metà film mi addormentai, e Dom ponendomi domande alle quali non risposi, decise di portarmi di là a dormire in santa pace. Inutile dire che il mio sonno leggero mi fece realizzare che mi aveva presa in braccio e che mi stava appoggiando sul letto…

Mi adagiò delicatamente per poi tornarsene di là, probabilmente a finire il film.

Mi alzai qualche minuto dopo per prendere un bicchiere d’acqua e lo trovai a trafficare con le stoviglie; sorrisi istintivamente perchè non ce lo vedevo proprio a lavare i piatti.


“Potrei avere un bicchiere d’acqua?” chiesi
“Ma si certo” rispose


Recuperò al volo un bicchiere di plastica e me lo porse senza guardare, rovesciando tutto quanto a terra. Presi un fazzoletto e cominciai ad asciugare, ma lui mi bloccò invitandomi a tornare a letto.


“Dai, è solo acqua, ho quasi finito”
“HO DETTO CHE CI PENSO IO!!!” urlò.


Mi alzai lentamente gettando i fazzoletti bagnati a terra, e me ne andai senza neanche guardarlo in faccia. Mi infilai a letto e chiusi gli occhi…fanculo!!!

Mi svegliai di soprassalto quando lo sentii sdraiarsi vicino a me; voltandomi intrecciò le dita fra i miei capelli baciandomi con foga.


“Che ci fai qui?” … “credevo avresti dormito sul divano”
Mi abbracciò forte, rilassandosi un po’ e riprendendo a baciarmi. Si staccò un attimo per riprendere fiato…
“Voglio fare l’amore con te” sussurrò
“Che cosa?” risposi sbalordita dal suo cambio di umore
“Hai capito benissimo” continuò…


Prese il mio viso fra le mani finendo sopra di me mentre non smetteva di baciarmi.
Le sue mani finirono sotto la mia canottiera, che tolse molto lentamente.
Continuò ad accarezzare il mio corpo, mentre mi baciava incessantemente il collo mandandomi in iperventilazione. Fui sopraffatta dai brividi quando mi morse l’orecchio in alto a sinistra proprio dove avevo l’orecchino.

“Dom” sussurrai
“Shhh” rispose

Tolsi la sua felpa con la stessa delicatezza con la quale lui in quel momento stava togliendo i miei pantaloncini. Santissimo Bellamy, e chi l’avrebbe mai detto che sarei finita con Dominic Howard!!!
Finimmo completamente nudi nel giro di qualche secondo…
Poi, lui prese le mie gambe e le fece avvolgere attorno ai suoi fianchi entrando piano in me socchiudendo gli occhi… io al contrario li sgranai trattenendo il respiro mentre gli stringevo le mani sulla schiena.

“Mi…mi dispiace” disse trattenendo anche lui il respiro.

Mi scese una lacrima che lui fermò con il pollice.
Dopo qualche secondo cominciò a spingere sentendolo ansimare al mio orecchio, stringendomi sempre più forte a mo’ di rassicurazione.
Presi il suo viso tra le mani, per non perdere ogni singola espressione, cominciando così a gemere quando sentii che il dolore stava diventando piacere. Lui alzò nuovamente lo sguardo su di me rallentando un po’ il ritmo per potermi baciare di nuovo; ricordandomi in un lampo tutte le sue espressioni durante gli svariati live…
Aumentò ancora il ritmo e temetti davvero di poter morire…
Persi completamente la cognizione del tempo e non seppi dire per quanto tempo durò quel momento. Lo sentii irrigidirsi e gettare la testa indietro prima di sussurrare il mio nome…
Bastò solo quello…il mio nome…seguito dalla sua espressione soddisfatta e stanca, a far raggiungere il culmine anche a me…
Dopodiché si spostò di lato abbracciandomi e addormentandosi con le labbra sul mio collo.

 
La mattina seguente sussultai guardando l’orologio; il cellulare di Dom squillava senza sosta. Mi sporsi dalla sua parte per rispondere ad un urlante Matt imprecava perchè erano le 10:00 e del suo batterista non vi era nemmeno l’ombra. Lo rassicurai dicendogli che glielo avrei spedito all’istante.

Dopo averlo svegliato gli raccontai tutto e mentre faceva una doccia io preparai il caffè. Gli dissi che dovevo passare da Chris per portare il regalo che avevo comprato a Buster e lui rispose che avremmo fatto una deviazione senza problemi.

Usciti di casa però, nel tragitto fino in macchina, Dom era molto pensieroso; mi guardava ogni tanto come se volesse dirmi qualcosa ma ci ripensasse subito dopo.

Saliti in macchina, il silenzio era agghiacciante e rimase tale fino a casa di Chris che ormai era già in studio da qualche ora. Salutai Kelly che mi ringraziò del pensiero, e tornai in macchina silenziosa come ne ero uscita qualche minuto prima.

Doveva essersi placato un po’ dato che quando chiusi la portiera mise su un po’ di musica. Ingranò la marcia e ci dirigemmo dagli altri…


“Perdonami” disse interrompendo la canzone
“Ok, ti perdono…ma per cosa?” chiesi sorridendo
“Per ieri” … “ti ho trattata male…”
“Oh, credimi non è ciò che ricordo meglio” gli risposi
“Ehy io ti sto chiedendo scusa…così mi confondi” disse voltandosi per uccidermi con la sua risata
“Ok, ok la smetto”
“Sul serio, mi dispiace ma stavo pensando a te là fuori sotto la pioggia”
“Lo so Dom, ma sono qui con te ok?”
“Si, si…dovevo dire di no a quel coglione. Poteva succedere di tutto e non avevi il telefono”
“Va tutto bene, sono solo un po’ raffreddata” lo rassicurai
“Non è vero e lo sai anche tu. Ho visto il tuo spavento negli occhi” tornò serio
“Lo so…ma adesso sono qui e sto bene”


 Fece il labbruccio per un secondo e poi si voltò spegnendo il motore dato che eravamo arrivati. Scese dall’auto cercando di ripararsi dal vento per poi sbattere la portiera con forza; segno che non gli era ancora del tutto passata.
Lo capivo al volo , stava diventando un libro aperto per me; perciò sapevo che in quel momento aveva bisogno di rassicurazioni e certezze.
Perciò sospirai mentre chiudevo la portiera dell’auto, notando che lui era ancora assorto nei suoi pensieri in attesa di poter chiudere la macchina. Lo guardai girato di spalle e lo affiancai prendendogli la mano ed intrecciando così le mie dita con le sue. Al mio tocco si ridestò e finalmente mi regalò il sorriso più bello del mondo dovuto al semplice fatto che anche se non mi stava dicendo cosa gli passasse per il cervello, sapeva che io ero lì per lui.


“Andiamo, o Matt ci uccide” disse baciandomi la mano.


Una volta arrivati stranamente Matt era tranquillo e ci spiegò che aveva in un certo senso cambiato il turno di Dom con quello di Chris e che quindi i suoi progetti stavano andando a gonfie vele. Perciò ci sedemmo vicino a lui mentre osservavamo Chris che si stava concentrando alla grande. Sentii gli occhi puntati addosso ed un Matt curioso mi chiese se stessi bene.

“Certo…perchè non dovrei?”
“Non so, ieri sera Dom ti cercava come se fossi sparita nel nulla”
“Aaah, si lo so” … “non preoccuparti” dissi istintivamente stringendo la mano a Dom.


Una volta terminato, Chris usci dalla sala abbracciandomi e ringraziandomi per il regalo a Buster. Ovviamente Kelly aveva fatto la spia. Sorrisi ricambiando l’abbraccio e rispondendogli che per me era stato un piacere. Arrivò così il turno di Dom che mi baciò i capelli lasciando il posto a Chris, al quale andai a prendere un caffè al distributore. Incontrai Ethan che fece finta di nulla ignorandomi platealmente, ed io non feci altro che fare un’alzata di sopracciglia a mo’ di arresa…affari suoi.

Portai il caffè a Chris che nel frattempo era entrato ad aiutare Dom con un pezzo della traccia.

Poggiai il caffè sul tavolo in attesa, finché sbucò fuori Ethan per aggiustare una tonalità che stonava.  Una volta aggiustato il tono, finirono di registrare e Dom uscì per prendere una boccata d’aria trovando Ethan che tentava di evitarci a tutti i costi. Dom si avvicinò per prendere la giacca ed uscire fuori un secondo, tenendomi comunque sotto controllo.
Intanto io uscii un attimo per buttare i contenitori dei caffè che i ragazzi avevano bevuto; prendendone poi un altro a Matt che quella mattina sembrava isterico per non so quale motivo. Rientrando mi scontrai con Ethan che mi fece rovesciare tutto il caffè addosso, trattenendo fra me e me un’imprecazione a causa della temperatura. Lui semplicemente alzò lo sguardo e mi ignorò.


“Non dovresti chiedere scusa?” disse Dom spuntando dal nulla
“Io…beh…ecco…” balbettò  lui
“Non è niente” risposi asciugandomi io
“Non  solo per il caffè, intendo” continuò
“Se hai un problema con me dillo, biondino” sbuffò
“Eccome se ne ho”
“Sputa il rospo allora” urlò gettando dei fogli per aria
“Non c’è bisogno che ti dica nulla, credo”
“Sei rimasto il ragazzino di Teignmouth…vieni da me e affronta le cose invece di trattenere tutto”
“Io non trattengo niente. Vuoi sapere perchè sono nervoso? Più che nervoso sono incazzato nero. Io mi sono fidato di te, ti ho affidato la mia ragazza e tu cosa fai? La lasci da sola sotto la pioggia senza uno straccio di avvertimento…no dico, cosa cazzo hai nel cervello? Eh?” tuonò con tutto il fiato che aveva in petto.

 
Mi avvicinai a lui cercando di calmarlo come meglio potevo.

“Andiamo Dom, lascia perdere…” dissi prendendolo per un braccio
“Bravo fifone, vai” disse Ethan
“Smettila cavolo! Non ti stanchi mai!” dissi io
“No tesoro…mai” rispose

Dom si voltò di scatto alla parola “tesoro”, ma io continuai a trattenerlo per cercare di evitare il peggio. Per tutta risposta Ethan emise una sonora risata di sbeffeggiamento…

“Codardo dai tempi della scuola” disse “dai retta a me tesoro, io saprei come farti divertire” rivolto a me.


Il peggio arrivò.
Dom mi spinse di lato verso la porta, mentre scagliava ad Ethan un pugno in piena faccia con tutta la forza che possedeva facendolo barcollare; in risposta, Ethan si rigirò e lo spinse contro la vetrata mandandola in mille pezzi sotto il suo peso.
Restai paralizzata quando avvicinandomi a Dom che non si rialzava, notai del sangue provenire dalla testa, spostai qualche vetro e poggiai la sua testa sulle mie gambe imbrattandomi di sangue. Cominciai a piangere senza sosta e l’unica cosa che riuscii a fare fu gridare…
Gridare con tutto il fiato che mi era rimasto, cercando di sovrastare la musica, mentre lo tenevo li incosciente su di me…


Un urlo che avrebbe sentito chiunque in capo al mondo…


“Chriiiiiiiiiisssssss!!!!”


…  

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Capitolo 8
*** Let's start over again... ***


Capitolo 8 tutto per voi!!! Mi raccomando siate buoni...vi adoroo!!! 

 

Let’s start over again

 

“Chriiiiiis”




Il caso volle che proprio in quel momento il volume della musica all’interno della sala fosse leggermente più basso del solito, e che ci vollero solamente tre dei miei urli disperati affinché qualcuno riuscisse ad affacciarsi dalla porta.
Quello che i ragazzi si trovarono davanti agli occhi, fu una scena che rimase impressa da qualche parte nella loro anima: Ethan notevolmente spaventato che cercava di fermare il sangue che scorreva copiosamente dal suo naso; Dom semicosciente che sembrava respirasse a fatica mentre del sangue gli usciva da dietro la testa da un punto imprecisato; ed in fine io che gli tenevo la testa mentre cercavo con tutta me stessa di non farmi prendere strane idee su come sarebbe andata a finire, dondolando avanti e indietro.


Rimasero bloccati, o meglio paralizzati per qualche secondo finché Tom, preso da un attimo di santa lucidità; si spostò per prendere il telefono e chiamare al più presto possibile un’ambulanza. Matt, mantenendo un po’ di contegno, si rivolse ad Ethan chiedendogli cosa fosse successo. Lui gli inventò una serie infinita di stronzate alle quali io non prestai minimamente attenzione, ma che in qualche strana maniera riuscirono a convincere Matt. Nel medesimo istante Chris tolse di mezzo qualche vetro e si avvicinò a me per cercare di calmarmi…impresa alquanto inutile…


Poco dopo arrivò Tom ad informarci che i medici erano per strada e che sarebbero arrivati presto…

Tom che aiutava Ethan, Matt e Chris che raccoglievano tutti quei vetri a terra mentre io ero distaccata in un mondo tutto mio dove speravo nel profondo del mio cuore che canticchiare a mente una canzone avrebbe potuto farlo riprendere…che idiota!


Un paio di minuti dopo, mi ridestai sentendo la mano di Matt che mi scrollava leggermente.


“Ehy, tesoro, spostati così i medici lo portano via”
“No…no…io non lo lascio” dissi guardando Matt
“Ma devi, altrimenti non possono farlo stare meglio” disse prendendomi le spalle
“Si bambolina” aggiunse Chris “lascialo e noi lo seguiremo, promesso”
“Non ci riesco” dissi, gli occhi pieni di lacrime.


Uno dei paramedici lo posizionò sulla barella nel momento in cui Matt e Chris riuscirono a spostare le mie mani dalla sua testa. Li vidi caricarlo sull’ambulanza insieme ad Ethan e mi resi conto solo in quel momento che avevo passato la maggior parte del tempo in apnea.
Matt mi aiutò a rialzarmi e lanciò uno sguardo un po’ preoccupato  Chris nel momento in cui vide le mie mani tremare a più non posso mentre cercavo di mettermi la giacca. Mi aiutarono proprio come si fa con una bambina di tre anni.


Salimmo in macchina nel silenzio più totale con me in preda all’isteria per non avere uno straccio di mp3 per scaricare tutto, o almeno per provarci.

Arrivammo in ospedale dopo svariate imprecazioni rivolte al traffico. Succedeva sempre così: quando si andava di fretta accadeva di tutto.

Salimmo le scale di corsa seguendo le indicazioni della donna all’ingresso.
Ci sedemmo in sala d’attesa…


Ero stata tante volte negli ospedali sia per controlli che per trovare qualche amico o parente che avesse fatto un’operazione o altro, ma solo allora compresi il vero significato della parola “sala d’attesa”.


Era assurdo…la gente passava lì svariate ore nella confusione più totale senza poter fare nulla di concreto, senza sapere in cosa doveva aspirare; doveva restare lì seduta su delle sedie che dopo un po’ diventavano scomode, nella speranza che prima o poi sbucasse fuori qualcuno per sentire il verdetto.

Che cosa crudele!

Starsene lì a nutrire speranze che in alcuni casi non sarebbero servite a nulla.
Non c’era niente da fare, niente da dire, solo sperare…

L’attesa più lunga, snervante ed odiosa; peggio dell’attesa di un treno in ritardo, di una giornata che non accenna ad andare per il verso giusto, di un’interrogazione quando sai di non aver studiato e c’è la possibilità che esca il tuo nome…

Ovviamente ognuno reagiva in base alla propria esperienza senza dubbio.

Nel mio caso, la mia attesa si trasformò in colpa…mi sentivo terribilmente in colpa perchè per l’ennesima volta mi ero fidata di qualcuno a cui non importava altro che di se stesso; in colpa perchè forse avrei potuto reagire in modo diverso, in colpa perchè avrei potuto non litigare con Spencer e tutto questo non sarebbe successo, ma sopra ogni cosa, mi sentivo in colpa perchè avevo spronato io Dom a fidarsi di lui…


Ed ora, come risultato, mi trovavo lì con l’ansia alle stelle senza avere la minima idea di cosa aspettarmi.


Un paio d’ore dopo, eravamo tutti sull’orlo di una crisi di nervi. Chris era seduto distante da me e parlava al telefono con Kelly dicendole che nessuno si era degnato nemmeno di dirci se era vivo o morto; Matt faceva avanti e indietro per il corridoio con le mani fra i capelli completamente spaesato; io restavo nel mio silenzio spettrale con ancora addosso i vestiti sporchi di sangue.


All’improvviso dalla sala del pronto soccorso usci Ethan con il naso completamente gonfio con sopra alcune bende; segno evidente che il suo setto nasale era stato distrutto e rimesso a posto e che era ormai fuori pericolo e in via di guarigione. Venne a sedersi vicino a me seguito da un Matt preoccupato.

“Ethan! Come va?” chiese
“Oh, dolorante, ma bene” rispose
“Grazie al cielo!” sospirò


Grazie al cielo? Ma era impazzito? O forse mi ero persa Matt che sbatteva la testa per riuscire a fare un’affermazione del genere. Poteva anche essere lo shock, anzi speravo vivamente fosse così. Chris si avvicinò e mi guardò interrogativo, ma risposi con una semplice scrollata di spalle come per dire “tranquillo ho sentito male io”.

Nel momento in cui Ethan si alzò Matt lo seguì e lo sentii dire qualcosa che somigliava molto ad un “meglio che lei non ci senta”.

Qualche minuto dopo ero io quella che cominciava a percorrere la sala avanti e indietro senza una meta. Mi avvicinai a Matt ed Ethan quel tanto che bastava per carpire informazioni utili, dettata dalla mia sindrome da ficcanaso da che ero nata. Bisbigliavano in grande stile e questo non fece che aumentare in maniera irreparabile la mia curiosità.


Matt: mi spiace tanto
Ethan: oh tranquillo, sono solo un po’ scosso
Matt: lo siamo tutti…
Ethan: già…nessuno immaginava sarebbe andata così
Matt: ma soprattutto che Dom ti assalisse così alle spalle
Ethan: e senza che io dicessi nulla. Aspetterò con voi se vi va bene.
Matt: grazie, è un gesto molto coraggioso.


A quelle parole mi scagliai come una furia cieca contro di loro. Ero accecata dalla rabbia…
Mi lanciai contro Ethan spingendolo tanto da farlo cadere a terra, restando spiazzato più per essere stato scoperto che per altro.


“Senza che tu dicessi niente eh?” urlai
“Ehy, che ti prende?” chiese Matt aiutando Ethan
“Cosa mi prende? Mi prende che ti ha raccontato un mucchio di stronzate!!!” esplosi
“Ma che stai dicendo?” disse Ethan
“Oh, non fare la vittima con me Mrtecnicodelsuono”

Chris si affiancò domandandosi il motivo di tutto quel trambusto.

“Piccola Cinzia, frequentare i Muse ti ha reso pazza” rispose pulendosi i pantaloni
“Pazza? Te la do io la pazza…vieni qui” dissi mentre mi scagliavo nuovamente contro di lui
“Ehy, ehy, ehy dove vai?” chiese Chris mentre mi prendeva al volo per la vita
“Vado a finire di spaccargli la faccia” dissi cercando invano di forzare le braccia di Chris e scalciando
“Fermi tutti!” Matt “Mi spiegate che cavolo succede?”
“Non lo so Matt, te l’ho detto che è pazza”
“Sto per picchiarti a sangue, ti avverto” affermai
“Cosa è successo veramente lì dentro?” domandò Matt
“E’ successo che…”
“Zitto, non l’ha chiesto a te” lo interruppe Chris


Gli raccontai ogni singolo dettaglio: di come Dom lo avesse sollecitato a chiedermi scusa per tutto quello che era successo; delle risposte di sfida che Ethan gli aveva rivolto; del pugno e dello schianto di Dom contro la vetrata.

In maniera fulminante Matt si girò verso Ethan per cercare conferma, cosa che avvenne nel momento in cui lui non rispose e si limitò ad abbassare lo sguardo.


“Cristo santo! Mi hai raccontato tutt’altro!” disse Matt shockato
“Come ci riesci dico io?” disse Chris

Sorrise malefico.

“Che cosa avrai da ridere non lo so” constatai io
“Io? Proprio nulla”
“Oh santissimo Bellamy, sto per farlo fuori”

Matt sorrise leggermente alla mia invocazione, mentre Chris allentava un poco la presa.


“Direi che non serve che tu aspetti” disse Matt rivolto ad Ethan
“Voglio restare comunque” affermò
“Oh, non credo proprio. Tu vai via all’istante” ancora Matt
“Non vorrei essere scortese ma , credo che se voglio posso farlo”
“O signore, ma hai sempre la risposta pronta?” urlai.


Dopo qualche secondo, un infermiere si avvicinò a Matt chiedendo cortesemente che io abbassassi il volume. Io mi ricomposi un secondo, prima di andare a salutare Kelly che mi stritolò in un abbraccio.  Ci sedemmo un attimo per parlare, ignorando Ethan di fronte a noi, che come volevasi dimostrare cercò di stuzzicarmi ancora di più.

“Non dovresti chiedere scusa?”
“Ho chiesto scusa all’infermiere” dissi ignorando il riferimento alla frase riciclata da Dom

Il bastardo mi piazzò davanti l’infermiere di prima che in quel momento era in pausa e che mi guardava come se fossi da rinchiudere…cosa che era assolutamente vera dato il mio aspetto.

“Vedi cara, gli ho spiegato un po’ di cose”
“Come?”
“Devi vergognarti un pochino non credi?”
“Vergognarmi di cosa? Ma sei pazzo?”
“Vede, glielo avevo detto che soffre di sbalzi d’umore frequenti” … “niente paura” mi disse
“Proprio tu parli di vergogna? Tu che hai messo a repentaglio la vita di una persona! Tu che reagisci come se nulla fosse! Tu che non hai battuto ciglio dopo averlo visto in una pozza di sangue! Tu che non ti sei fatto scrupoli a raccontare una marea di cazzate, solo per dare la colpa a lui!!! E vieni a dire a me di vergognarmi!!”
“Si, proprio a te” mi rispose beffardo.


Rimasi in silenzio un secondo sostenendo il suo sguardo senza battere nemmeno gli occhi. Mi tornò in mente tutto, dal mio arrivo in aeroporto a Dom privo di sensi, ed una rabbia incontrollabile si impadronì di me…non potevo sopportare l’idea di Dom in un letto d’ospedale mentre lui si prendeva gioco di me e degli altri. In qualche sala di quell’odioso posto c’era una parte della mia vita in ogni tipo di sfaccettatura che andava dall’essere il mio idolo, alla persona con cui dormivo la notte…

Continuava a sfidarmi con i suoi occhi ed io non cedetti per nemmeno un istante.

“Continua a straziarti per quel biondino deficiente”

Solo quando fu certo di aver vinto il confronto, abbassò lo sguardo. E fu proprio allora che il palmo della mia mano si stampò sul suo viso lasciandogli le mie cinque dita ben visibili. Istintivamente si toccò la guancia.

“Mai. Insultare. Dominic. Howard. In. Mia. Presenza.”  dissi scandendo ogni parola.


Matt e Chris si precipitarono di nuovo per dividerci, o perlomeno per evitare una carneficina tanto ero furiosa. Chris mi afferrò nuovamente per la vita mentre un Ethan urlante veniva tenuto fermo da Matt.

“Infermiere! Infermiere!” gridava Ethan “Portatela via, vi prego!”
“Signorina, mi dispiace ma siamo costretti a mandarla via” mi dissero
“Kelly?”
“Si, Chris tranquillo la porto io a casa”
“Grazie” rispose.


Mentre mi allontanavo dalla sala, rivolsi un ultimo sguardo a tutti loro ed uno più specifico ad Ethan che mi guardava orgoglioso del suo intento.

“Prega Ethan” dissi suonando profetica
“Cosa?”
“Prega…prega fortemente che Dom esca da quella sala sano e salvo…perchè se non sarà così, non mi importerà di passare il resto della mia vita in galera”.


Così mi allontanai con Kelly al seguito senza neanche un’ ombra di interesse nel vedere il modo in cui Ethan o gli altri reagirono alla mia costatazione. Kelly mi riportò a casa, e si scusò per via del fatto di non poter restare a farmi compagnia. La salutai ringraziandola del passaggio e mi scusai per averla fatta assistere alla mia sfuriata epica. Mi lasciò così a casa da sola dicendomi che Matt mi avrebbe chiamata non appena avesse saputo qualcosa.
Mi telefonò, infatti, un paio d’ore dopo. La voce un sussurro.

“Ti ho svegliata?”
“Si ma non importa…allora?” chiesi
“E’ tutto ok tesoro. Hanno detto che hanno dovuto fargli una piccola operazione per riuscire a togliere i frammenti di vetro; che il taglio in realtà prende solo un pezzettino di testa e che tutto quel sangue era per via di una piccola vena che si era rotta…”
“Oook” risposi
“Per farla breve, adesso è imbottito di farmaci perchè ha perso molto sangue e dorme. Ha un taglio trasversale più o meno dietro il collo e un pezzettino di testa. Ha qualche punto ma niente di irreparabile”
“Posso tornare a vivere allora?”
“Si tesoro, si” sospirò “deve solo stare qui un po’, ma la cattiva notizia è che Ethan ha fatto un casino e perciò se tu venissi qui, non te lo farebbero vedere”

Sospirai chiudendo gli occhi.

“Va bene così Matt, salutalo per me”
“Ma certo, non appena si sveglierà…ah ti saluta Chris”
“Grazie…salutalo”
“Ciao tesoro”
“Ciao Matt” dissi con la voce che tremava.

Nel frattempo in ospedale si erano riversati tutti lì: Matt, Chris, Tom, Kelly e addirittura Spencer.
Ethan aveva finito i suoi giochetti ed era tornato a casa con il naso ancora dolorante e la guancia ancora in fiamme. Erano tutti esausti, in attesa anche solo di vederlo attraverso un vetro. Matt raccontò tutta la faccenda a Spencer che gli teneva la mano ascoltandolo con molta attenzione. Kelly lo stesso si unì all’ascolto, mentre Chris si infuriava via via che la storia arrivava ai momenti salienti. Non c’era ombra di dubbio che fossero tutti nervosi, ma credo che nel profondo dessero anche un po’ la colpa a loro stessi: e ovviamente in quel momento non potevano riscattarsi in alcun modo.




Mi girai e rigirai nel letto per tutta la notte controllando meticolosamente il telefono, nella speranza vana di ricevere una telefonata da qualcuno. Telefonata che ovviamente non arrivò dato che Matt aveva detto che era tutto a posto, ma io non riuscivo a darmi pace. Desideravo con tutta me stessa di alzarmi, vestirmi, correre in quel fottuto ospedale, di entrare in quella fottuta stanza e semplicemente sedermi al lato del letto per non perdere il momento in cui i suoi bellissimi occhi avrebbero incontrato i miei…

 
Ma tutto questo mi era stato negato perchè effettivamente avevo creato il panico in ospedale; ma ne avevo comunque tutte le ragioni.
Mi voltai di nuovo a guardare il telefono e nonostante fossero le 5:00 del mattino, decisi di alzarmi. Preparai del thè per poi decidere di andare a vedere l’alba.

La giornata trascorse lenta, e dopo aver ristabilito una specie di contatto telefonico, anche se molto forzato, con Spencer, la sera arrivò piano portando con sé la malinconia.

Passai la serata sdraiata sul divano a guardare la tv, o meglio la tv guardava me mentre diventavo un cadavere giorno dopo giorno.

Dopo notti insonni finalmente riuscii a chiudere occhio un paio d’ore, prima di sentire la mia Uprising echeggiare dal mio cellulare sepolto sotto i cuscini del divano. Lo trovai leggendo chi fosse e risposi.

“Matt”
“Ciao stellina” … “come va?”
“Sinceramente non saprei dirtelo” risposi
“Ehy, cos’è quella voce triste?”
“Nulla…solo che mi manca da morire”
“Lo so tesoro, anche a noi” … “facciamo così, Spencer è a Los Angeles per un servizio fotografico. Se vuoi passo da te, così non resti sola”
“Non lo so Matt”
“Dai, porto anche Chris”
“E…?”
“E cosa?”
“E…?”
“Aaah, ok. E…ti suonerò le tue canzoni preferite”
“Esatto!!!” risposi euforica
“Ci vediamo dopo, piccola doppiogiochista” disse ridendo forte
“A dopo” risposi”.

Poco prima delle 18:00, bussarono alla mia porta e entrarono tutti felici e spensierati, prima che Matt mi osservasse meglio e si soffermasse a scrutarmi. Credo che dovessi risultare come un orribile spettacolo: non avevo un filo di trucco, i miei capelli avevano litigato con la spazzola, indossavo una maglia larghissima che copriva i miei pantaloncini, ero completamente scalza, gli occhi marroni enfatizzati da profonde occhiaie e completamente rossi…insomma non il massimo della bellezza.

“Adesso tu ti siedi e mi spieghi che ti prende” disse sedendosi sul divano
“Nulla Matt…è solo che avevi detto che sarebbero passati un paio di giorni e…”
“E invece è già una settimana. Lo so”
“Già” risposi
“E’ che non ci hanno detto altro”
“Lo so, lo so”
“Vieni qui” disse abbracciandomi insieme a Chris.

Mi ero domandata spesso cosa si provasse a trovarsi in un abbraccio con loro due…e fu qualcosa di irreale. Ero triste, afflitta, ma quel piccolo gesto mi riempi il cuore di gioia.

“Adesso vai di là, ti fai una doccia e torni ad essere la nostra nanerottola”
“Senti chi parla…l’uomo alto 1.70” dissi io
“Ahahahah, direi che sta tornando in lei abbastanza in fretta” disse Chris
“Sono bello, ricco, famoso e sono uno dei tuoi miti, non posso essere anche alto” rispose altezzoso.

Tornai poco dopo e li trovai rilassati sul divano con il tavolino di fronte ricoperto di schifezze. Dagli svariati tipi di caramelle ai miliardi di patatine…mi stavano praticamente invitando a nozze. Guardammo tre film, due dei quali erano Horror e Matt non faceva che sbuffare, mentre io e Chris lo prendevamo in giro.

“No, nooo…ecco, farà una brutta fine” disse immerso nel film
“Ma nooo, lì c’è l’assassino” ancora lui “oddio è dentro l’armadio sono sicuro”

Chris gli si avvicinò furtivo, deciso a farlo saltare dalla paura…

“Bhuuuu!!!” urlò all’improvviso

Matt fece un urlo di quelli colossali, peggio di quelli utilizzati in falsetto nelle sue canzoni, gettando all’aria pop corn, cuscini e coperte.
Chris si sbellicava dalle risate poggiando la fronte su una mia spalla, tanto rideva, io invece ridevo piangendo lacrimoni e reggendomi la pancia per lo sforzo.

“Cosa avete da ridere brutti idioti?” chiese isterico
“Dai ne valeva la pena Matt, ammettilo!” risposi
“La protagonista sta per morire e voi ridete!!”
“Matt era solo uno stupido scherzo, e poi è un film”
“Si Matt, scusaci. Non credevamo che la prendessi così tanto sul personale” lo rincuorai io
“Che ne volete sapere voi della gente che ha rischiato la vita!!!”
“Certo, che ne sappiamo noi…” dissi alzandomi e andando in camera mia.

Solo in quel momento Matt si rese conto di cosa ci aveva accusati; e solo allora si rese conto che il suo atteggiamento era stato dettato solo dalla reazione allo scherzo.
Chris chiuse un attimo gli occhi, prima di alzarsi per raccogliere i pop corn che erano volati, e gli rivolse uno sguardo di rimprovero che lui afferrò al volo.

“Chris…”
“Matt, era un film del cazzo!!” rispose lui
“Lo so” disse abbassando il capo
“Cristo santo, di tante cose che potevi dire…hai scelto proprio quella”
“Mi dispiace”
“Questo lo so. Ma sappi che non è solo il tuo migliore amico…è anche il suo ragazzo”

Sospirò finendolo di aiutare. Io tornai cinque minuti dopo e mi sedetti nuovamente sul divano bevendo un sorso di coca cola e facendo finta di nulla.

Chris intanto diede una gomitata a Matt mentre erano intenti a gettare le buste di plastica. Lui si avvicinò piano, quasi avesse paura che lo aggredissi. Si sedette e resto lì fermo guardandosi le mani.

“Tesoro perdonami”

Io alzai lo sguardo verso di lui

“Ho parlato a sproposito lo so. Ero arrabbiato per lo scherzo e nello stesso tempo ero troppo immedesimato nel film per comprendere che quello che stavo dicendo toccava tutti quanti allo stesso modo. Ho pensato a me; al fatto che in quell’ospedale c’è uno dei miei migliori amici; ho immaginato tutta la scena ed egoisticamente non ho pensato a te. Non pensato al fatto che in quell’ospedale c’è il tuo Dom, che tu eri li quando è successo tutto il casino; e al contrario di me ti sei dovuta accontentare di giorni e giorni vuoti e pieni di agonia, nonostante che io ti abbia detto che è fuori pericolo. Non ho pensato che il tuo ultimo ricordo di lui è stato quella fatidica sera”
“Matt…va tutto bene” dissi
“E invece no”
“Si, si tranquillo”
“E’ che…sono riuscito a vederlo per due secondi e…” le mani che tremavano
“E cosa?” lo incoraggiai
“E…mi manca da impazzire” disse scoppiando a piangere.

Dio mio! Io che consolavo Matt era una cosa fuori dal mondo.

“Ascolta Matt; adesso smettiamo di autocommiserarci entrambi e tu mi suoni le tue canzoni come promesso, ok?”
“Ok” rispose tirando su col naso in modo tenerissimo.

Si alzò per dirigersi verso il suo adorato pianoforte. Scrocchiò le dita prima di cominciare un intro improvvisato sul momento, e decidere che la prima canzone dovesse essere la mia tanto adorata Exogenesis III. Non appena riconobbi le prime note mi sorrise mentre mi accomodavo sulla poltrona vicino al divano nell’abbraccio di Chris che si stava godendo lo spettacolo come me.

Continuò per quasi un’ora, fino ad arrivare a Falling away with you; come a voler sottolineare che ci sentivamo cadere un po’ tutti in quel periodo.

“Torneremo a sorridere presto, vedrai” disse Chris.

Ci furono un altro paio di canzoni e poi i ragazzi tornarono ognuno nella rispettiva casa. Li ringraziai vivamente della serata e loro mi promisero che lo avremmo rifatto presto. E per la prima volta in circa una settimana, riuscii a dormire qualche ora in più.

Il mattino seguente, Kelly mi chiamò allarmata dicendo se potevo portare io Buster da sua nonna, perchè lei aveva avuto un contrattempo. La informai che per me non c’era alcun problema e mi ringraziò. Così il pomeriggio subito dopo mangiato, uscii di casa per andare a prendere Buster e portarlo da sua nonna.

Mi ci volle tutto l’autocontrollo e tutta la pazienza che avevo per riuscire a salire sulla macchina di Dom; venendo investita all’istante dal suo profumo misto all’odore di sigarette non appena entrai. Accesi il motore e partii per le strade Londinesi. Prima di andare dalla nonna, portai il mio nanerottolo a prendere un gelato che si ritrovò ben presto su tutto il viso. Era buffissimo mentre tentava di raccontarmi una favola che suo padre gli aveva raccontato. Aveva i capelli spettinati dal vento e il viso pieno di cioccolato. Lo adoravo da morire, mi ricordava Chris in tutto e per tutto. E più tardi, dopo essermi separata da lui, potei finalmente realizzare che anche se era passato poco tempo, mi aveva rallegrato il pomeriggio.

Più tardi a casa mi sdraiai un secondo sul letto e lessi il messaggio che Matt mi aveva lasciato.

Sms : “Ciao stellina, passiamo da te più tardi. Forse ceniamo fuori. Un bacio”

Sorrisi e nel frattempo ascoltai la mia adorata musica. Mi risvegliai dal trance un’ora dopo e ringraziando il cielo che non fossero ancora arrivati, feci una doccia.
Il tempo di vestirmi ed asciugarmi i capelli, che sentii subito le chiavi che giravano nella serratura. Io invece armeggiavo con i pantaloni e la ricerca di un paio di scarpe da mettere nel caso fossimo usciti a cena.

“Cinziaaa, siamo a casa”
“Arrivo Matt, scusami”

Uscii dalla camera nella mia più totale goffaggine: ovvero con entrambe le converse slacciate e una che la stavo mettendo al volo in equilibrio su una gamba sola.

“Oh, tranquilla, ho portato io la cena” disse ancora sulla porta
“Oh, per fortuna allora” sorrisi “beh che fai sulla porta?”
“Sto aspettando Chris, il telefono non prende molto qui”

Io nel frattempo continuavo ad allacciarmi le scarpe. Poco dopo spuntò Chris.

“Salve” fece capolino
“Ehy, ciao” dissi ancora armeggiando con i lacci
“Come è andata con Buster?” chiese posando qualche busta e dicendo a Matt di prendere il resto.

Risposi tranquillamente, incurante di ciò che stessero facendo gli altri due, visto che Matt aveva fatto su e giù per le scale un paio di volte portando non so cosa. Ma ero testarda e dovevo terminare quello che stavo facendo.

“Oh. Tutto ok. Siamo andati a prendere un gelato e poi l’ho portato via”
“Bene, mi fa piacere” rispose.

Sorrisi ancora con gli occhi bassi per controllare che i lacci fossero stati messi nel modo in cui volevo io. Sentivo degli spifferi di aria gelida, segno che Matt non aveva ancora chiuso la porta perchè stava riprendendo fiato sul pianerottolo. Sbuffai poco dopo contro di lui…

“Dio Matt, si gela!!!” inveii togliendo un pezzo di filo dai pantaloni.



“Ciao amore”

Alzai gli occhi finalmente, ed il mio respiro si bloccò. Nei minuti che seguirono, vidi tutto come fosse al rallentatore. Dalla porta spuntò fuori Dom, nella sua felpa grigia ed i suoi pantaloni neri. Io ero completamente paralizzata mentre lo guardavo avvicinarsi. Aveva il viso stanco di chi nonostante avesse dormito per una settimana si sentisse come se avesse eseguito Knights of Cydonia oppure Uprising per 100 volte di fila. I capelli erano trasandati e spettinati, un po’ per il vento un po’ per la forzatura nel letto. La camminata era lenta e stanca; ma sul viso splendeva quel sorriso che mi stregava da una vita; un sorriso che si allargò ancora di più quando mi vide in quello stato.

Continuò a camminare verso di me, finché si inginocchiò ai miei piedi stringendomi forte le gambe e aggrappandosi ai passanti dei miei jeans neri, poggiando il capo sul mio ventre. Mi riscossi dall’effetto rallenty  accarezzandogli il viso con la mano destra, intrecciando le dita nei suoi capelli con la sinistra e gettando la testa indietro per cercare di trattenere le lacrime di gioia il più possibile. Prese il palmo della mia mano destra e lo baciò delicatamente.


In quel momento sentii  le mie gambe tremare ed indietreggiai quel poco che bastava per poter crollare seduta sulla poltrona che era lì a due passi. Dom, sempre in ginocchio si avvicinò a me poggiando stavolta tutta la testa sulla mia gamba destra chiudendo per un attimo gli occhi. Io di rimando continuai ad accarezzargli i capelli per testare che non stessi immaginando tutto.
Poco dopo si rialzò col busto per guardarmi negli occhi prima di poggiare la fronte contro la mia. Fu allora che piansi, e piansi e piansi…tutte le lacrime di una settimana.

“Mi sei mancato da morire” dissi tra un singhiozzo e l’altro
“Lo so piccola, anche tu” rispose abbracciandomi forte.

Ricambiai l’abbraccio affondando la testa nel suo collo, fregandomene altamente di bagnargli la felpa. Si staccò un attimo prendendo il mio viso fra le mani, asciugando una lacrima rimasta incastrata fra le ciglia, e finalmente mi baciò. E stavolta fu tutta un’altra cosa…in quel bacio ci misi una settimana di agonia, felicità nel rivederlo e tutto l’amore che potevo; la stessa cosa fu per lui. E sinceramente, non ebbi idea di quanto tempo passò prima che Matt ci interrompesse con un colpo di tosse.

Ci alzammo entrambi e lanciai uno sguardo minatorio contro Matt e Chris che mi guardavano ridendo sotto i baffi.

“Bastardi che non siete altro”

Matt rise in quel modo che mi faceva sbellicare dalle risate ogni volta. Ovviamente era tutta una scena organizzata, e Chris mi spiegò che i medici ritenevano che il taglio e tutto il resto stessero guarendo nella maniera dovuta e che perciò quella mattina gli avevano comunicato che se voleva, poteva andarsene.  Naturalmente avevano afferrato l’occasione al volo perchè Dom, a detta di Matt, stava delirando sul fatto di voler tornare a casa. Così lasciai andare la mano di Dom che avevo tenuta stretta per tutto il racconto, per andare a ringraziarli.

“Di nulla, tesoro” mi rispose Matt
“Ehy, un abbraccio al tuo bassista preferito, no?” chiese Chris col finto broncio.

Ringraziai anche lui di cuore e lo aiutai un attimo a sistemare le cose per la cena. Avevano comprato miliardi di cose e tutte andavano riscaldate. Posammo i piatti sulla penisola mano a mano che venivano preparati. Alzai un attimo lo sguardo e notai che Dom se ne stava ancora lì impalato vicino la poltrona.

“Dom, cos’hai?” chiesi io
“Oh…ecco…niente”
“Sicuro Dom???” incalzò Matt

Dom si grattò la testa un paio di volte inclinandola di lato.

“Ecco…mi stavo chiedendo…”
“Si?” … “dimmi pure” dissi passando un piatto a Chris
“Vedi, ultimamente ne sono successe di tutti i colori; da tua sorella che ti ha cacciata da casa a me che ho rischiato di rimetterci le penne con quella caduta. E chiuso in quell’ospedale ho avuto modo di pensare molto e molto a lungo. Ero in quel letto stamattina che aspettavo loro due e non ho potuto fare a meno di pensare che in realtà non volevo tornare in quella casa  perchè…beh perchè lì non c’eri tu…così mi stavo chiedendo se per te andava bene venire a stare qui da te. Ma forse ti sembrerà azzardata l’idea di vivere insieme”

Passai un piatto a Matt, prima di correre verso Dom e saltargli letteralmente in braccio. Lui mi prese al volo trattenendo un gemito di dolore, evidentemente per qualche livido che gli era ancora rimasto, e lo baciai a lungo e intensamente. Ci separammo un attimo riprendendo fiato.

“Dovrei prenderlo come un si?” mi chiese
“Secondo me è un no” sorrisi
“Oh beh, dovrai accontentarti perchè tutte le mie cose sono già qui” disse sfoggiando il suo sorriso perfetto.

 Voltai lo sguardo e solo allora mi accorsi delle sue valigie vicino la porta. Mi voltai nuovamente e sorrisi di gusto; aveva già deciso tutto e di certo io non lo avrei fermato per nulla al mondo. Mi rimise giù, scusandosi un attimo dicendo che aveva bisogno di una rinfrescata.

Lo lasciammo fare mentre apparecchiavamo la penisola on tutte le cose pronte.
Mi chiamò qualche minuto dopo per aiutarlo a lavare i capelli, avendo bisogno ovviamente di una mano per evitare che il sapone gli finisse nella ferita, anche se era quasi chiusa ormai.

Dopo cena Chris E Matt si sdraiarono sul divano mentre io mi misi in braccio a Dom sulla poltrona. Parlammo di diverse cose finché Dom non chiese che gli venisse raccontato tutto quello che era accaduto. Io guardai i ragazzi un po’ perplessa, poiché ero convinta che lo avessero già aggiornato; ma Matt mi spiegò che i medici avevano vietato di stressarlo troppo.

“Oh Dom, hai perso delle scene epiche” iniziò Chris
“Per esempio?” chiese
“Beh, hai perso Ethan che raccontava un mucchio di fesserie sul fatto che tu lo avessi attaccato alle spalle e che lui aveva solo reagito”
“Cosa?” disse Dom corrugando la fronte
“Aspetta. Aspetta. La nostra bambolina lo ha smascherato buttandolo a terra con una spinta mentre io la tenevo. E poi ha tipo indotto il medico a farla passare per una squilibrata, e lei gli ha urlato contro un mucchio di cose che lui ha sfruttato per farla innervosire facendogli una battuta poco carina su di te”
“Mio Dio!” esclamò stringendomi a lui
“E poi è arrivato il pezzo forte” si intromise Matt
“Ovvero?” chiese Dom
“Gli ha mollato uno schiaffo sul viso, degno di lode… ed era tutta un Mai insultare Dominic Howard in mia presenza” disse Matt
“E soprattutto gli ha intimato di pregare che tu ne uscissi sano e salvo altrimenti sarebbe andata a finire molto male” concluse Chris




Ci fu un attimo di silenzio fra tutti e quattro che stavamo metabolizzando il tutto. Poi tutti ci scambiammo uno paio di sguardi, finché Dom sorrise.

“E brava la mia bambina” disse baciandomi il naso.


Più tardi i ragazzi andarono via, e Matt si raccomandò con Dom sul fatto che il medico gli aveva intimato di riposare. Così gli preparai una camomilla e aspettai che si addormentasse nella stanza degli ospiti per poi andare a dormire nella mia stanza; per farlo rilassare meglio.

Durante la notte venne in camera mia e mi vide dormire abbracciata al cuscino. Lo spostò delicatamente svegliandomi e sdraiandosi vicino a me.

“Ehy, ora viviamo insieme, non dovrei dormire solo” sussurrò
“Beh, se devi riposare ti è difficile con me che mi muovo”
“Nooo, sono uscito da quel postaccio proprio per stare con te” disse
“Grazie Dom”
“Per cosa?”
“Per tutto…per me, per non esserti arreso, per far parte della mia vita da anni sia come musicista che come ragazzo…grazie mille”
“No, sono io che ti ringrazio. Non vorrei essere in nessun altro posto in questo momento”.

Sorrisi.

“E sai una cosa?”
“Cosa?”
“Credo proprio che ti amo” disse strofinando il naso contro il mio.

Spalancai gli occhi nel buio. L’aveva detto e stentavo a crederci; mi amava non era possibile!!!

Avevo passato anni come un’idiota di fronte alle sue foto e di fronte ai video musicali e dei live dicendo che lo amassi; ma ora era tutto diverso. Era lui che amava me, ed era la cosa più forte del mondo!!!

“Ti amo anche io signor batterista”  risposi sorridendo.

Si accoccolò di più verso di me, posando il capo sul mio petto, addormentandoci così, col cuore in fiamme e la testa fra le nuvole.

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Capitolo 9
*** And i'm feeling good ***


Capitolo 9 un pò più corto degli altri ma spero vi piaccia lo stesso...e mi raccomando qualche commentino in più non è che mi dispiacerebbe =) 


And i’m feeling good

 

Il mattino seguente mi svegliai stanchissima come se non avessi chiuso occhio per giorni, ed infatti ad occhio e croce era così.
Mi stiracchiai lentamente mentre mi voltavo verso Dom che dormiva profondamente a pancia in giù con la testa quasi completamente risucchiata dal cuscino, il volto rilassato perso da qualche parte nel suo mondo dei sogni. 
Scostai delicatamente le lenzuola ed andai in cucina per mettere qualcosa sotto i denti dato che il mio stomaco cominciava a brontolare.

Mangiai i miei latte e cereali , e visto che per quel giorno non avevo nulla da fare, cominciai a sistemare meglio gli avanzi della sera prima. Cercai di sistemare come meglio potevo anche la casa visto che la sera prima era diventata un ammasso di buste di cibo, valigie abbandonate, felpe volanti, cartacce e bicchieri.
 
Terminai un’ora dopo, controllando che non avessi dimenticato nulla: il divano era sgombro, il tavolino di fronte era vuoto, il pianoforte splendeva immacolato, e la penisola era lustrata a dovere.

 
Stavo per sedermi sul divano accompagnata da una tazza di thè fumante, quando il campanello suonò, così mi alzai per andare ad aprire. Un Matt tutto spettinato e sull’orlo del congelamento se ne stava sul pianerottolo con le braccia strette intorno al corpo.
Non appena mi scostai di lato per farlo entrare, prese al volo la tazza di thè che stavo bevendo e si gettò sul divano.


“Buongiorno anche a te” gli dissi sedendomi
“Cosa? Ah scusa…buongiorno” rispose bevendo
“Scusa l’invadenza ma, che ci fai qui?”
“Oh, ho dimenticato di dirtelo. Devo portare Dom al controllo in ospedale”
“Aaah, allora forse dovrei svegliarlo”
“No, lascialo stare è ancora presto”
“Come vuoi” risposi.

 
Mi alzai per prendere un’altra tazza visto che ormai Matt aveva preso il monopolio della mia. Ovviamente avevo intuito che c’era dell’altro dietro la sua espressione assorta, ma non chiesi nulla perchè se avesse voluto, avrebbe parlato di sua spontanea volontà. Così mentre lui cercava un qualsiasi argomento di conversazione, io attendevo pazientemente. 

Si rigirava la tazza fra le mani senza sosta, con lo sguardo fisso sul televisore spento e ogni tanto sospirava.


“Hai un momento?” disse arrendendosi
“Tutto il tempo che vuoi” risposi sorridendo e sedendomi.


Si posizionò meglio sul divano girandosi completamente verso di me, dopo aver poggiato il suo thè sul tavolino. Lo ascoltai con tutta l’attenzione di questo mondo. Era un vortice di pensieri e parole confuse. Scoppiò raccontandomi i motivi del suo nervosismo cronico.

Il suo nervoso era dovuto a diversi fattori: doveva gestire il tutto e per tutto riguardo la tournée, Ethan gli aveva detto che per una settimana non poteva lavorare, Dom doveva cercare di recuperare poiché i tempi stringevano, aveva avuto una piccola discussione con Spencer e aveva un gran bisogno di schiarire le idee. 

Mi travolse con tutti questo discorsi, gesticolando con le sue mani da chitarrista/pianista.


“Matt, Matt, respira” gli dissi alla fine
“Come faccio? Non hai sentito quante cose ci sono da fare?”
“Ma certo che ti ho ascoltato, anche se parlavi alla velocità della luce” sorrisi
“Beh, in sintesi è un casino, e mi sta scoppiando la testa” disse poggiando le mani sulle ginocchia
“No Matt. Devi solo concentrarti meglio”
“Ovvero?” disse alzando un sopracciglio
“E’ semplice…hai problemi con la tournée? Mettetevi d’accordo tutti e tre e decidete insieme. Ethan non può lavorare? La scorsa volta ci ha pensato Tom; e poi c’è Morgan. Hai paura del rientro di Dom? Oggi andate al controllo e potete chiederlo al dottore. Hai discusso con Spencer? Compragli un regalo e porgigli le tue scuse. Vedi? Non è sempre tutto così difficile”


Mi guardò riflettendo a tutte le soluzioni che gli avevo trovato in soli due minuti, mentre lui ci rimuginava su da giorni ormai.
Si illuminò in un sorriso a trentadue denti che andava da un orecchio all’altro; finì di bere il suo thè ormai freddo e scrollò il capo un paio di volte.


“Mi sa che ho il cervello un po’ fuso ultimamente” esordì
“Oh, abbiamo tutti momenti del genere” risposi portando le tazze nel lavandino
“Come ci riesci?” chiese curioso
“A fare cosa?” risposi interdetta
“A dare consigli con soluzioni più che soddisfacenti in così poco tempo”
“Mi reputo una persona con cui si può parlare apertamente per ore senza che ti interrompa una sola volta. Mi piace ascoltare le persone, perchè se si rivolgono a me, vuol dire che sanno perfettamente che le ascolterò senza problemi e che hanno a cuore la mia opinione”
“Sei una buona ascoltatrice è vero” sorrise “dai ottimi consigli”
“Già…peccato che non sappia consigliare me stessa” risposi ad occhi bassi.


Arricciò un attimo il naso, non sapendo cosa rispondere.


“Guardo un po’ di tv, ok?” chiese prendendo il telecomando
“Fai pure, è casa tua. Io torno subito” dissi superandolo.


Mi diressi in camera aprendo la porta molto lentamente. Era ancora nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato. Testa affondata nel cuscino, capelli disordinati, sguardo rilassato e un braccio che penzolava dall’altra parte del letto. Recuperai il mio cellulare dal comodino e salii sul letto avvicinandomi piano.


“Dom” dissi spostandogli alcuni capelli dal viso
“Mhh”
“E’ ora di alzarti” incalzai.


Aprì un occhio soltanto alzando leggermente la testa. Una volta messo a fuoco, si rituffò con la testa nel cuscino afferrandomi con un braccio e attirandomi a sé. Mi girai su un fianco e lo guardai mentre cercava di riprendersi. Sospirò un paio di volte, prima di infilare una mano nel bordo dei miei pantaloncini e baciarmi sul collo.


“Dom, non possiamo” dissi sorridendo
“Oh si che possiamo” insistette
“Invece no, c’è Matt di là” ribattei
“Chi se ne importa. Sono convalescente e ho bisogno di attenzioni” rispose col labbruccio
“Questo è vero, ma non con il tuo migliore amico nell’altra stanza!”
“Shhh” disse togliendosi la maglietta “faremo piano piano, non ci sentirà nessuno”
“Mio Dio” dissi risposi ridendo mentre toglieva anche la mia “so già che me ne pentirò”


Una volta terminato, ci rivestimmo ed uscimmo piano piano dalla stanza. Matt era ancora lì che guardava la tv rapito da ciò che stava vedendo. Dom lo oltrepassò salutandolo, dirigendosi verso la cucina per bere un bicchiere d’acqua. Spuntai fuori anche io poco dopo, visto che ero intenta a rifare il letto.


“Ehy Matt, scusami, vuoi qualcosa da bere?” gli chiesi
“Oh, si grazie. Una coca, se è avanzata ieri sera”
“Arriva subito!”


Gliela porsi qualche minuto dopo; ed intimai a Dom di sbrigarsi se voleva presentarsi in ospedale in un orario decente.


“Capisco che vogliate i vostri spazi. Ma perlomeno dopo aver fatto sesso, se non volete dare nell’occhio, assicurati che la tua ragazza non esca con addosso la tua maglietta” disse mentre Dom lo superava.

 
Dom esplose in una fragorosa risata, alla quale seguì la mia un po’ più imbarazzata. Matt invece cercava di mantenere un certo contegno mentre beveva la sua coca cola con la cannuccia, ma ridendo sotto i baffi.


Dopodiché Dom andò a prepararsi, chiamandomi come la sera prima per quanto riguardava i capelli. Mentre lo stavo aiutando mi offrii anche di asciugarglieli, e non potei fare a meno di sorridere ripensando a Matt.  Dom tirò indietro la testa per guardarmi poiché era seduto…


“Che c’è?” chiese
“Nulla, ripensavo alla figuraccia di poco fa” risposi
“E’ Matt…non puoi aspettarti molto da lui” sorrise
“Non ci sentirà nessuno” gli feci il verso con una smorfia.


Sorrise ancora più forte, mentre Matt faceva capolino alla porta del bagno; evidentemente di là si stava annoiando.

Rimase lì sullo stipite, prendendomi in giro dicendo che avrei dovuto farmi pagare per il trattamento che stavo riservando a Dom.
Evidentemente stavo dando fastidio a Dom con la spazzola perchè si ritrasse subito.


“Ci vorrebbe un pettine” disse guardandosi intorno
“Dovrei averne uno sopra il comodino” gli dissi mentre si alzava.


Andò a cercarlo mentre io e Matt discutevamo del più e del meno, sorvolando su quanto accaduto poco prima.

Erano passati 10 minuti e di Dom neanche l’ombra.


“Vado io” disse Matt


Tornò poco dopo con la faccia seria. Aggrottai le sopracciglia per chiedere quale fosse il problema, e Matt rispose con un cenno del capo verso la porta.

Prima di entrare in camera mi prese da parte dicendo che sarebbero arrivati in ritardo se Dom non si fosse sbrigato, e che lo avrebbe atteso in macchina.
Lo salutai annuendo e aprendo la porta della camera.

Se ne stava lì seduto sul letto con le spalle verso la porta.


“Ehy Mr. capelli bagnati, farai tardi” dissi avvicinandomi.


Tirò su col naso prima di ricomporsi e voltarsi verso di me.
Aveva lo sguardo triste e affranto, gli occhi lucidi ed un’incredibile voglia di distruggere tutto. Mi guardò dritto negli occhi facendomi sussultare…


“Dom…”
“Potrei restare solo per qualche minuto?”
“Certo…Matt ti aspetta di sotto” risposi andando via.


Andai in bagno a darmi una sistemata prima di andare da Kelly che aveva bisogno di compagnia per lo shopping che riguardava gli oggetti scolastici dei suoi figli. La sua telefonata era stata un’ancora di salvezza altrimenti sarei dovuta rimanere a casa tutto il giorno.

Dom entrò cinque minuti dopo solo per cospargersi i capelli, ormai asciutti, di lacca uscendo bisbigliando un leggero “ciao”.

Sospirai alzando le sopracciglia arrendendomi. Uscii anche io di casa quindici minuti dopo.


Mi teletrasportai in un altro mondo fatto di articoli per la scuola, zaini, diari, libri, quaderni. Girammo per centri commerciali tutto il giorno armate di santa pazienza, fra risate e attimi di esasperazione.

Una volta portate tutte le buste in macchina, ci recammo in un piccolo fast-food per mettere qualcosa sotto i denti, visto che non ci eravamo rese conto dell’orario.


“Grazie per la compagnia”
“Figurati Kelly, mi hai tirato fuori dalla noia” risposi
“Ancora nulla?” chiese dopo avermi visto armeggiare con il cellulare
“No. Nulla”
“Pazienta tesoro. Prima o poi te ne parlerà” disse prendendomi la mano
“Si, si questo lo so. Voglio solo sapere com’è andata in ospedale”
“Oh, sarà tutto a posto, tranquilla”
“Ma si, infatti” sorrisi.


Più tardi eravamo sulla strada del ritorno, quando Chris chiamò Kelly per dirle che i loro piani di poterci invitare tutti a cena erano sfumati per colpa dell’impianto di riscaldamento rotto. Così avevano deciso di spostare il tutto da Matt restando lì per un paio di giorni, ed il problema restava solo il tipo di clima che sarebbe aleggiato se fossi venuta anche io.

Inutile dire che le mie speranze di evitare quella cena, furono distrutte dalle minacce di Chris e Kelly. Avevano già deciso per tutto e per tutti. Speravo almeno che avessero avuto l’accortezza di informare mia sorella.


Non mi concedettero nemmeno una doccia a casa, ma bensì decidettero che avrei fatto tutto nell’altra casa, considerando che la “mia stanza” era ancora lì. Così tra uno sbuffo e l’altro, Kelly mi accompagnò a casa giusto per prendere al volo qualcosa da mettere la sera.


Arrivammo a casa di Matt che ci salutò sorridente.

Avevano deciso di festeggiare la nostra fragorosa estate fatta di alti e bassi.
Il mio principino se ne stava piazzato davanti la tv con suo padre e quell’imbecille di Dom. Spencer scese le scale poco dopo, stranamente tranquilla e felice. Mi guardò attentamente dalla testa ai piedi e disse:


“Vai a fare una doccia. Ti ho comprato un vestito nuovo!”
“Grazie” risposi spaesata


Ook, qui c’era qualcosa che non andava; o forse mia sorella aveva finalmente trovato la retta via. Chi lo sa.

Comunque sia, lasciai il dolce che io e Kelly avevamo comprato e mi avviai verso le scale salutando Buster e Chris, e debolmente Dom.


Tornai nella mia vecchia stanza ed ovviamente una miriade di pensieri mi tornarono in mente: i temporali estivi, il gelo proveniente dalla finestra, la piscina illuminata, l’altalena con le luci…


Passai delicatamente una mano sul letto. Era incredibile quanto poco tempo avessi trascorso lì e quanti profumi mi ricordasse. Profumo d’estate, profumo di sole, profumo di casa, profumo di Spencer…


Aprii lo scatolone lasciato abbandonato sul letto, che recava un biglietto:

“Dopotutto non è così male riaverti in giro per casa stasera. Spence”

Sorrisi serenamente e pensai alle parole profetiche di Matt: The time has come to make things right.
 

Ce la stava mettendo tutta, e forse voleva veramente che tornasse tutto come prima, e ne fui più che felice. Il vestito nello scatolone era stupendo ed era accompagnato da un paio di scarpe col tacco.


Tolsi gli accessori di dosso e mi infilai in bagno per poi scivolare sotto la doccia. Ci rimasi più del dovuto, cercando di rilassarmi il più possibile. Uscii in una nuvola di vapore avvolgendomi nell’asciugamano  e tornando in camera.


“Ciao!” disse Dom facendomi prendere un colpo
“Ciao” risposi atona
“Tutto bene?” chiese
“Ah, ma allora non ti sei schiacciato inavvertitamente la lingua mentre facevi una delle tue facce pornografiche mentre suonavi la batteria” dissi tornando in bagno
“No” sorrise leggermente
“Stai ridendo di me Howard?” chiesi pettinando i capelli
“Ridevo per la tua frase”


Lo ignorai. Mi cambiai in bagno velocemente e mi truccai altrettanto velocemente. Uscii di nuovo e lui era ancora lì seduto sul letto che aspettava.
Solo allora mi accorsi che finalmente aveva deciso di abbandonare, per quella sera, le maglie a stampe leopardate.

Ma si era concesso l’outfit utilizzato nel video di Starlight. Era da mozzare il fiato.

Cercavo disperatamente il Phon, finché lui non lo prese anticipandomi.


“Ehy acidona, te li asciugo io i capelli” sorrise
“Vuoi davvero che ti risponda?” dissi inarcando il sopracciglio
“Ok, hai ragione” disse accendendo il phon
“Io ho sempre ragione” risposi
“Lo so” sorrise forzato.




“Allora? Che ti è preso stamattina?” chiesi
“Non adesso” disse spegnendo l’apparecchio
“Posso almeno sapere com’è andata in ospedale?”
“Tutto a posto. Niente più punti, solo una piccola cicatrice” rispose
“Bene…almeno questo” sospirai


Si sedette vicino a me prendendomi la mano.


“Dom? Cos’è quell’aria preoccupata?”
“Niente, niente. Stavo solo pensando”
“Ma non vuoi dirmi il motivo, ho capito”

Annui con la testa…

“Andiamo, di sotto ci aspettano” disse abbracciandomi prima di aprire la porta.


Di sotto aleggiava un clima di festa, con Matt che distribuiva cappellini a tema. Spencer armeggiava con la cena insieme a Kelly, mentre Buster e Chris ridevano davanti i cartoni animati.


“Papà guarda chi è tornata!!!” urlò Buster
“Si tesoro, l’ho vista” sorrise


Mi corse incontro prendendomi la mano.


“Vieni, vieni a vedere i cartoni con noi!” esclamò
“Volentieri” risposi dopo essermi accertata che non servisse una mano.


Più tardi apparecchiai e mi avvicinai a Spencer.


“Grazie dei regali”
“Figurati” rispose “dai è ora di cena, parliamo dopo”


Ci sedemmo a tavola litigando per far sedere Buster che decise di posizionarsi fra me e Dom. Spencer e Kelly avevano cucinato per un esercito di soldati e tutti erano già impegnati a sbranare quello che trovarono nei loro piatti.

Dopo cena assecondammo le fantasie di Buster e guardammo un nuovo cartone animato, litigando nuovamente con Dom sul posto da prendere.


“Vieni qui, piccolo” dissi mettendolo seduto sopra di me.


Si posizionò comodo comodo, facendo una linguaccia a Dom, accompagnata da tutte le nostre risate. Quando finalmente si addormentò, Chris lo prese in braccio ed io mi alzai in modo che lo sistemasse sul divano.
Salii di sopra a cambiarmi e scesi subito dopo, armata di felpa, decisa ad uscire un po’ fuori in giardino.

Uscii nell’aria gelida. Mi diressi sotto il gazebo e sorrisi. Mi era mancata da morire quella casa. Lasciai che qualche folata di vento di tanto in tanto spettinasse un po’ i miei capelli scuri con le sfumature rosse.


Mezz’ora dopo Chris fece capolino venendomi a salutare.


“Andate a letto?” chiesi
“Si tesoro mi spiace, ma Kelly è stanca e Buster dorme profondamente” rispose
“Va bene, va bene. Grazie della cena, veramente”
“Non c’è di che” rispose abbracciandomi.

Ricambiai dicendogli di salutare e ringraziare sua moglie.

Più tardi la porta finestra si aprì e richiuse, e la figura di Dom invase il mio campo visivo. Si sedette vicino a me silenziosamente e mise su il cappuccio della felpa.


“Passerà ancora molto prima che tu mi illuminerai?” chiesi calma

Trattenne un sorriso, togliendomi un ciuffo rosso dal viso


“Un po’ freddino qui, non credi?”
“Non rispondermi ad una domanda con un’altra domanda” risposi

"Ok. Devo chiederti due cose. La prima è che ho trovato la tua collana con i plettri e a quella nera si è staccata una specie di copertina”
“Cacchio” dissi mettendo una mano sulla fronte
“Così l’ho tolta e ho notato che in realtà c’è il mio autografo in rilievo” disse estraendola dalla felpa
“Eh già” risposi
“E non me l’hai detto perchè…”
“Beh vi avevo appena conosciuti e non volevo sembrare una pazza maniaca data la preferenza per te” ammisi arrossendo.




“Ora tocca a te, Dom!”

Lo vidi farsi serio di colpo.


“Ok, ok. Ora parlo, ma prima devo chiederti un’altra cosa”
“Va bene”
“Come ti sei sentita?”
“Quando?”
“Quando ho fracassato la vetrata!” disse con gli occhi bassi
“Beh…”
“Ti prego, ho bisogno di saperlo” mi implorò
“Perché me lo chiedi? C’è qualcosa che dovrei sapere?” chiesi
“Vedi, stamattina cercando il pettine sono inciampato in una busta…”

Istintivamente chiusi gli occhi.


“E dentro c’erano i tuoi vestiti ricoperti di sangue e caffè” concluse
“Dom…avevo intenzione di bruciarli prima che tornassi”
“E invece?”
“Invece non ce l’ho fatta” risposi
“Per questo voglio sapere come è stato”
“Ok, ok”

Mi prese la mano e cominciai…


“E’ stato a dir poco surreale. Un attimo prima stavate discutendo, e il secondo dopo vengo spinta di lato da te, prima di vederti scaraventato contro la vetrata. Inizialmente non ho reagito credendo che ti saresti alzato da un momento all’altro, ma non è stato così. Mi sono avvicinata e credo di aver urlato e pianto con tutto il fiato che avevo in corpo… chiamavo Chris senza sosta mentre tu sanguinavi incosciente con la testa sulle mie gambe… ero stremata, come un’idiota canticchiavo a mente una canzone nella vana speranza che tu aprissi gli occhi. Che sciocca eh?!”


Dom mi guardava con le lacrime agli occhi.


“Inutile dirti come è stata la settimana seguente, con il pensiero di non poterti vedere per via di quello che ho fatto. Mi hanno salvata dallo shock Matt e Chris…credevo di averti perso”
“Vieni qui” disse facendomi mettere a cavalcioni su di lui
“Ascoltami attentamente! Tu non mi perderai, ok? Non esiste! Ti ho fatto stare in pensiero e questo mi dispiace. L’ho fatto anche oggi per tutto il giorno, lasciandoti sola a casa con tremila domande. Quando ho trovato quei vestiti, ho cercato di ricostruire quello che ricordavo ma era pochissimo, e per quanto abbia fatto male ad entrambi, dovevo sapere per te come era stato, e ora che lo so, non trovo le parole…mi si spezza il cuore vederti così…ma sono contento che nonostante tutto, l’abbiamo superata”
“Lo so Dom, lo so”


Ci baciammo, riuscendo ad allentare finalmente i nervi troppo tesi negli ultimi tempi.


“Andiamo” disse dandomi una pacca sul sedere
“Si, direi di si, sto congelando”.


Entrammo mano nella mano, per la gioia di Matt che ci regalò un immenso sorriso.
Matt dopo aver preparato del thè per tutti (tranne Spencer che era sotto la doccia), mi sfidò ai videogiochi sostenendo di essere un po’ stanco quando perdeva platealmente. Era buffo guardarli mentre si sfidavano quando non toccava a me. Dom che spostava convulsamente il ciuffo davanti gli occhi soffiando, e Matt che tirava fuori la lingua per l’estrema concentrazione, sgomitando verso Dom per farlo perdere.

Dopo varie partite entrarono in sala di registrazione per discutere di un piccolo lampo di genio venuto a Matt.

Finii il mio thè e salii di sopra. Entrai in camera e mi gettai sul letto esausta.
Spencer bussò ed entrò poco dopo, sdraiandosi vicino a me.


“Piaciuta la serata?” chiese mentre entrambe guardavamo il soffitto
“Oh, si molto” risposi
“Matt e Dom?”
“In sala. Matt ha avuto un’illuminazione” sorrisi
“Come sempre”




“Mi spiace per tutto, tesoro”
“Non fa nulla Spencer, diciamo che io non ti ho facilitato le cose”
“Non è vero. Sono stata una completa idiota, lo sai benissimo che non ce l’ho né con te né co Dom.  Ma vedi, ne abbiamo passate tante io e te; ti ho vista molte volte venire distrutta dalle persone, venire trattata male, o essere presa in giro; ti ho vista piangere con la stessa abilità con la quale ti sei rialzata da sola…come hai sempre fatto d’altronde. Perciò quando ho saputo di Dom, credo sia stato il fatto di sentirmelo dire da Buster, che mi ha fatto scattare. Ovviamente Matt mi ha spiegato che era Dom che voleva mantenere il segreto. Mi dispiace davvero molto, soprattutto per la caraffa, e per averti mandata via. Sai benissimo che se vuoi tornare a me farebbe solo piacere”
“Grazie Spence” dissi voltando il viso verso lei
“Di nulla…ti ama lo sai?”
“Si, lo so” sorrisi a trentadue denti
“Si vede lontano un miglio. Credo che tu l’abbia cambiato un po’ sai? Prima era sempre super agitato e nervoso, adesso è come se abbia focalizzato tutto su di te. Anche in ospedale, come venivi nominata gli brillavano gli occhi e smaniava per vederti.  E’ un gran bene per lui”.

Sorrisi non sapendo cosa rispondere.


“A proposito, Matt mi ha raccontato di questa mattina. È tutto risolto, spero?”
“Si, è tutto ok. Ha avuto una giornata sconfortante dopo aver trovato una busta con i miei vestiti insanguinati dentro”
“Wow, non deve essere stato facile…”
“No, per niente”




“Comunque, ho anche saputo della vostra performance”
“O signore, Matt non si fa mai gli affari suoi…che figuraccia” dissi tappandomi gli occhi
“Naah, stiamo parlando di Matt e Dom, non si sconvolgono di nulla”


E rise…di cuore; col fiato corto; con le mani sulla pancia; di gusto. Dio quanto mi era mancata la sua risata!! La mia. Le nostre risate insieme, il nostro terminare una le frasi dell’altra, il nostro parlare introducendo cognomi famosi nei discorsi idioti. Eravamo di nuovo noi, e niente ci avrebbe divise. Parlammo ancora e ancora come non avevamo mai fatto prima…




Più tardi dal piano inferiore, Matt e Dom stavano riordinando. D’un tratto si resero conto che la casa era deserta e controllarono che non fossimo uscite senza avvisarli. Dom salì le scale ed aprì la porta vedendoci.


“Matt, le ho trovate” disse sporgendosi dalla ringhiera.


Entrarono entrambi sorridendo come due bambini, vedendo me e Spencer esauste ed addormentate che ci tenevamo la mano come quando eravamo piccole. Così tolsero le loro scarpe e si unirono a noi due agli estremi del letto stringendosi un po’ e coprendoci tutti.  Crollarono entrambi come due bambini…Matt con la testa affondata nel collo di Spencer, Dom con le labbra sulla mia fronte…

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Capitolo 10
*** Controlling my feelings for too long ***


Nuovo capitolo!!! Un capitolo un pò rocambolesco, ma che spero vi piaccia comunque... =) buona lettura e mi raccomando commentini a go go!!! ^__ ^
 

Controlling my feelings for too long


 

Mi svegliai il giorno dopo con la consapevolezza di essere completamente indolenzita e con il pensiero di tutto quello che era accaduto la sera prima.
Scivolai lentamente fuori dal letto a gran fatica; realizzando solo in quel momento il reale motivo del mio indolenzimento. Eravamo in quattro in un letto da due e non potei trattenere un piccolo sorriso, mentre li guardavo sonnecchiare beati.

Non avevo nulla da mettere così fui costretta a scendere di sotto con gli abiti della sera prima. Entrai un attimo in bagno per lavarmi il viso e per controllare che non somigliassi ad uno spaventapasseri con i capelli colorati.


Scesi di sotto e sentii degli urli e schiamazzi, segno che il trio Wolstenholme aveva approfittato della bella giornata di sole che Londra gli aveva concesso quel venerdì mattina.

Mi affacciai per salutarli. Kelly era su una sdraio al telefono con sua madre, Chris era a bordo piscina con i piedi in acqua e si divertiva a schizzarla al piccolo Buster che lanciava gridolini annaspando con i suoi braccioli.

 
“Ciao casinisti!”
“Ehy, bambolina” disse Chris voltandosi
“Ciao Buster! Ti diverti?” chiesi sedendomi a terra
“Siii” disse sorridendo

 

 

“Hai fatto colazione? Abbiamo fatto del thè se vuoi”
“No, non ancora. Sono prima uscita a salutarvi” sorrisi a Chris.  


Mi sorrise di rimando , ed entrai in casa. Cercai una tazza che mi si addicesse per poi cercare di riscaldare il thè che Kelly aveva preparato un’ora o qualcosa di più, prima.

Nel frattempo, dal piano superiore, scese Matt già in tenuta da spiaggia con tanto di occhiali da sole e asciugamano, fornito ovviamente del suo sorriso smagliante con il suo caratteristico dentino imperfetto. Mi scoccò un bacio in aria con la mano, prima di uscire fuori a godersi la giornata con gli altri.

Poco più tardi scese di corsa Spencer che aveva dimenticato alcune cose in studio di cui aveva necessariamente bisogno. La salutai al volo finendo di bere il mio thè.
Visto che Spencer era uscita, decisi di togliergli il lavoraccio di lavare tutte le pentole e stoviglie della sera precedente: un cumulo di piatti, pentole e posate. Come minimo avrei dovuto adottare lo stratagemma di mago Merlino. Maledetta me e quando mi mettevo in testa di essere gentile.


Un quarto d’ora dopo, Dom mi abbracciò da dietro mentre terminavo finalmente la mia impresa. Respirò l’odore dei miei capelli e vi posò sopra un bacio. Chiusi gli occhi istintivamente, prima di voltarmi.


“Sei sveglio, allora!” dissi mettendo le braccia intorno al suo collo
“Si. Finalmente un po’ di sole!!!” sorrise
“Eh, già. Sono tutti in tenuta da spiaggia” risposi
“E tu perchè non sei con loro?” disse spostando un ciuffo dietro l’orecchio
“1. Non ho un costume, quindi dovrò inventarmi qualcosa 2. Dovevo sdebitarmi in qualche modo, così ho lavato i piatti. Cosa di cui mi sono altamente pentita”.


Dom sorrise, era abituato ormai ai miei momenti da bambina. Mi baciò il naso per poi scendere sulla bocca, mentre mi prendeva in braccio per posarmi sulla penisola. Gli accarezzai delicatamente la cicatrice dietro il collo mentre continuavamo a baciarci.


“Ehy Dom! Sempre pronto a tutto eh!!”


Presi una mela dalla fruttiera che si trovava sulla penisola e la lanciai contro Matt.


“E tu sempre in mezzo, Bellamy” sorrisi io
“Ma sei mia cognata, devo proteggerti” sorrise
“E da chi? Dal tuo migliore amico?”
"Soprattutto da lui!" mi fece l'occhiolino prima di uscire


Dom tornò a baciarmi ancora…


“E, finitela! C’è Buster in giro”.


Dio mio! Era onnipresente!!! Ma lo adoravo. Chi non amava Matt Bellamy?


Mia sorella tornò dopo un’ora. Disse che era passata a casa e aveva preso alcune cose da mettermi compreso un costume. Così passammo la mattinata nella piscina di Matt, che solo allora scoprii che poteva fungere anche da piscina riscaldata. Così gran parte della mattina andò via tra gli urli di Spencer, quelli di Buster e gli innumerevoli scherzi che ci facevamo fra noi.

Purtroppo i ragazzi mangiarono qualcosa nella maniera più veloce possibile, salutandoci in tutta fretta, poiché quella sera Tom aveva fissato una piccola data a Bristol. Così, colti alla sprovvista, uscirono di casa in fretta e furia promettendo di tornare subito dopo cena.
Li lasciammo uscire così, dispiaciuti fino all’inverosimile e con qualche imprecazione mentale.


Noi passammo il resto della giornata tutte insieme, e ben presto per Kelly arrivò l’ora di tornare a casa dal resto dei suoi figli. Io e Spencer invece ci dedicammo ad una maratona delle nostre serie tv preferite, mangiando per l’ennesima volta una pizza e la mia adorata coca cola.


I ragazzi rincasarono verso mezzanotte esausti completamente. Dom, vedendomi con le gambe sul divano, si sdraiò fra di esse con la schiena poggiata sul mio petto e la testa sulla mia spalla. Matt invece ebbe almeno la decenza di salutarci, bere un sorso di coca e poi piazzarsi davanti la tv con noi.


“Come è andato il concerto?” chiesi a Dom mentre gli baciavo i capelli
“Molto bene, come sempre!” rispose giocando con la mia mano
“L’importante è che vi siate divertiti” dissi
“Si, si. E’ stato tutto grandioso” … “per poco Matt non capitombola dal palco” aggiunse poco dopo
“Oddio! Matt, solo tu ci riesci” dissi ridendo a crepapelle
“Lo so, lo so” Rispose mostrandomi il graffio sulla gamba procuratosi per evitare il fattaccio
“E tu Dom, è andato tutto liscio?” … “Dom” … “Dom?”


Inutile dire che nonostante le nostre voci acute, lui era sprofondato nel vortice del sonno, sovrastato dalla stanchezza ma anche a causa dei medicinali che prendeva che gli causavano sonnolenza.

Spencer e Matt salirono al piano di sopra, beandosi finalmente del fatto che potessero restare soli. Io invece terminai di vedere un film in tv, crollando un’ora dopo, anestetizzata dal respiro profondo e regolare di Dom.


La mattina seguente tornammo a casa e tutto andò bene senza sorprese.
Due settimane dopo eravamo tutti in perfetta forma: il lavoro di Spencer andava a gonfie vele, il mio mi permetteva di viziare Buster, Kelly era quasi esaurita per gli impegni scolastici dei figli, e i ragazzi erano un vulcano di idee, accordi e testi.


Quella mattina andammo a trovarli tutte e tre, e Matt ci accolse con un sorriso raggiante che sapeva di nottate in bianco, pippe mentali a livelli epici e tutta la gioia del mondo nei suoi occhi.  Mormorò qualcosa all’orecchio di Spencer che il minuto dopo si stava trascinando dietro Kelly, per fare non so cosa. Matt mi chiese qualche minuto di tempo, pregandomi di aspettarlo, perchè a detta sua, dovevamo parlare. Risposi con un lieve cenno del capo.


Andai al distributore a prendere un caffè, ignorando platealmente Ethan che da qualche giorno era ritornato a lavorare. Oramai le mie dita stampate erano belle che sparite, ma la cicatrice all’angolo del naso mi riempi di orgoglio verso Dom.


Tornai di là appena in tempo affinché Matt mi chiamasse per entrare in sala.
Erano tutti estremamente nervosi, le mani che sudavano, i battiti che acceleravano, i respiri che si affannavano. Li guardai uno per uno finché Matt non si schiarì la gola.


“Allora…da dove comincio?”
“Dal principio credo vada bene” sorrisi
“Ok, ok…ho seguito il tuo consiglio di lavorare con Chris e Dom riguardo la tournée”
“Wow, sono contenta! Te l’avevo detto che era semplice!”
“Si, si, ma il problema è che si tratta di una tournée  abbastanza sfiancante in giro per il mondo”
“Oh, beh, siete rockstar! Che c’è, hai paura di non farcela?” lo stuzzicai
“Ahahahah. No, non è questo. Il fatto è che ci abbiamo provato in tutti i modi possibili ed immaginabili; abbiamo speso un mucchio di soldi pe poter girare l’America su tre tourbus diversi; abbiamo pianificato un miliardo di date da qui fino a fine anno; staremo fuori diversi mesi e so già che ci saranno giornate storte o altre assolutamente perfette; sarà tutto molto difficile da gestire”
“Lo fate da una vita, non capisco dove vuoi arrivare” dissi guardandoli tutti negli occhi
“Beh, il fatto è che sarà snervante non essere a casa, non dormire nel proprio letto, quasi ogni sera non sapere a che ora si va a letto, non potere rispettare gli orari delle telefonate, di non essere presenti per diverso tempo…”


Solo allora mi resi conto di dove volesse andare a parare. Tournée voleva dire mesi senza loro tre, senza le loro stronzate sparate ogni tre secondi, senza l’espressione da paraculo di Matt, la dolcezza di Chris, l’idiozia di Dom. Mi stava praticamente dicendo che sarebbe stata dura per me gestire il tutto.


“Ce la farete” dissi ignorando la realtà con il groppo in gola
“Forse…ma mi dispiace davvero tanto. Insomma, mi sento un po’ in colpa, capisco che è una cosa complicata ma continua a dispiacermi”
“Dispiacerti di cosa? È la vostra vita no?”
“Mi dispiace perchè ho invaso la tua privacy”
“La mia cosa? Che vuol dire Matt?”
“Tramite Spencer mi sono messo in contatto con in tuoi genitori e gli ho detto che probabilmente per quest’anno non tornerai a casa, che hai trovato un lavoro qui”
“Ma di questo lavoro li avevo già informati io però” risposi
“Si…lo so…però ecco volevo dirtelo”
“Non fa nulla” risposi accennando un sorriso
“Beh, spero almeno che tu stia bene con lo stomaco, perchè non vedrai Londra per un po’”


Aspettò  che metabolizzassi quello che mi aveva appena detto. Mi guardavano tutti e tre smaniosi di sentirsi dire qualcosa.


“Cosa? Londra? Dove, come, quando e soprattutto perchè?” chiesi in un impeto di confusione.


Matt si sedette prendendomi per un polso e facendomi sedere vicino a lui sul divanetto bianco. Gli altri due si avvicinarono restando però in piedi in attesa che uscissi fuori dallo shock emotivo e catatonico.


“Andiamo per ordine, ok?” disse Matt
“Oook” mugolai
“Vai, ponimi le domande di prima e risponderò” mi sollecitò
“Meglio che melo spieghi tu, non riuscirei a chiederti nulla”


Sorrisero di gusto.


“Bene. Qualche giorno fa eravamo con Tom a discutere le decisioni prese riguardo il tour, e ci stava praticamente mettendo al corrente del fatto che avremmo dovuto girare l’America in tour bus. E dato che i bus sono uno a testa, abbiamo deciso di farti venire con noi”
“Wow, mi portate con voi solo perchè avete spazio a sufficienza nei vostri bus? Ammirevole” commentai
“Ma no, stupida. Stavo scherzando! Primo, sei una Muser e già questo per me varrebbe tutto” disse sorridendo “secondo, perchè non mi stancherò mai di ascoltare la storia di come sia cambiata la tua vita da quando hai sentito per la prima volta una nostra canzone; terzo abbiamo bisogno che qualcuno ci tenga d’occhio; quarto, perchè so che sarebbe l’esperienza più bella della tua vita; quinto, perchè ci piace vederti sorridere” disse abbracciandomi
“E poi, perchè non sopportavamo più le lagne di Dom” finì Chris
“E ti pareva!!!” rispose Dom gettando la testa indietro e spostandosi.


Scoppiai in una sonora risata, non riuscivo e non volevo immaginare Dom che per ben due settimane aveva portato sull’orlo di una crisi di nervi Matt e Chris. Soprattutto Chris; l’uomo più buono e paziente del mondo  che perdeva le staffe…poverino!


“Grazie Matt, davvero!! Dopo un tour con voi direi proprio che non vorrò più ricevere regali di nessun genere per tutta la vita, o che posso morire felice” sorrisi
“Di nulla bambina. Ci tenevamo veramente che tu ci fossi” disse baciandomi la guancia.


Mi alzai poi dal divano ed andai verso Dom, che se ne stava come suo solito sulla sua batteria. Nel frattempo Matt e Chris andarono a dare la notizia alle loro compagne.


“E così hai torturato Chris” gli chiesi sedendomi
“Non l’ho torturato” … “ok, forse un pochino” sorrise
“Sono veramente al settimo cielo, sai?”
“Si vede. I tuoi occhi sono sempre lucidi, ma ora molto di più” disse toccandomi il naso.





“Stasera c’è una premiazione, vieni con noi?” chiese qualche secondo dopo
“Cosa? Ma che dici Dom? Non posso e lo sai”
“Perché no? Kelly e Spencer ci saranno”
“E come la mettiamo con i paparazzi? A meno che io non vi raggiunga dopo”
“Non mi importa dei giornalisti” disse facendo spallucce
“Ok, va bene”


Mi baciò per un tempo infinito finché non uscimmo ed andammo tutti diretti a casa per partecipare a quella dannata premiazione. In macchina Matt mi spiegò che si trattava di una premiazione che avrebbe coinvolto sia cantanti che attori, ma che alla fin fine non era uno di quegli eventi a carattere mondiale.
Si sarebbe svolto tutto all’interno di una villa enorme e che quindi fatta eccezione per qualche giornalista o infiltrato, potevamo stare tutti tranquilli.


Spencer mi prese per mano e salimmo di corsa le scale per andare a prepararci, dopo essere passati a casa “mia” per prendere tutto quello di cui avevo bisogno. Feci una doccia pensando e ripensando che stavo per andare ad una cena di premiazione con i Muse ed il mio cervello andò in pappa; le mie insicurezze riaffiorarono poco a poco facendomi salire un po’ d’ansia.


Uscii fuori e mi preparai per bene, nella maniera più meticolosa possibile. Asciugai i capelli, li piastrai, indossai un vestito rosso e un paio di scarpe col tacco nere con tanto di borchie sulla parte posteriore, un po’ di trucco, profumo ed orecchini. Quanto era difficile essere donna!!!


Come di consueto, Dom scavalcò il balcone entrando in camera. Aveva adottato il suo solito stile da rockstar che se ne fregava altamente: jeans neri, maglietta meticolosamente leopardata e giacca di pelle.


“Ciao bambolina” … “Wow, stai una favola!”


Sorrisi arricciando il naso. Lui si avvicinò alzandomi il viso verso il suo.


“Tutto ok?” chiese
“Si…giusto un po’ agitata” ammisi
“Te l’ha detto Matt, non c’è niente di cui preoccuparsi”
“Lo so, lo so” dissi sospirando.


Mi baciò la fronte e mi prese per mano scendendo così le scale per andare via.
Matt e Spencer erano uno spettacolo. Lei indossava un abito nero con maniche e decolleté in pizzo e le sue adorate scarpe rosse; Matt era uno spettacolo unico nel suo smoking.


“Cavolo Matt, per fortuna non era niente di che” esordii mentre salivo in macchina
“Questo dici? Mi andava di metterlo, tutto qui”
“Oppure mia sorella ti ha minacciato”


Lei mi sorrise in un modo che fece intendere che forse era proprio così.


“E tu Dom, come al solito non abbandoni mai i tuoi leopardi” disse Matt
“No, mai” rispose lui
“Potevi almeno coordinarti con lei” disse indicandomi
“Si certo, si sono coordinate fra sorelle…e poi il look rock c’è visto che ha messo scarpe con le borchie” sorrise soddisfatto della sua tesi.


Arrivammo un’ora dopo, davanti a una villa che mi lasciò completamente a bocca aperta. Sembrava un sogno; c’era un enorme cancello che sia aprì al nostro passaggio, un lungo viale illuminato e costeggiato da alberi, che portava all’ingresso vero e proprio dell’edificio.
Una volta scesi, fummo scortati all’interno e dentro c’era il finimondo. Tonnellate  di fotografi e giornalisti che imploravano attenzioni, e ti accecavano con i loro flash. L’addetto alla sicurezza ci informò che l’evento si sarebbe svolto all’ultimo piano, perciò salimmo impettiti verso le scale.


L’ultimo piano era qualcosa di altrettanto magnifico: una grande porta finestra portava su un piccolo terrazzo dal quale sfavillava Londra in lontananza. Lasciammo i capotti e ci accomodammo al tavolo dove Chris e Kelly ci stavano aspettando.


La sala era un tripudio di gente che mangiava e beveva senza sosta. C’era chi si alzava per andare a salutare qualche vecchio amico; chi si intratteneva ballando con qualche ballerina chiamata per l’occasione; chi fumava fuori nel terrazzo e chi come noi che ci abbuffavamo.

C’erano tavoli circolari con sedie circolari tutte unite e tavoli più sofisticati con tanto di tovaglie di seta.
Insomma era un misto tra la notte degli Oscar, i Video Music Awards e un bordello.


Di fronte ai tavoli, troneggiava un palco scenico che naturalmente avrebbe accolto a fine serata i vincitori che venivano chiamati per ritirare i rispettivi premi. Rimasi folgorata nel vedere tutte quelle celebrità nella stessa stanza, un conto era farlo davanti la tv e un conto era assistervi di persona.


La serata cominciò e spazzò via l’imbarazzo con cui mi ero presentata. Mangiavamo, ballavamo, ridevamo ma soprattutto bevevamo e molto oserei dire. Matt non smetteva un attimo di ridere, ma non perchè era ubriaco, era solo estremamente felice per essere fra i nominati per la miglior colonna sonora in un film. Dom invece era inarrestabile, buttava giù un bicchiere dopo l’altro e ben presto vidi il lampo di luce negli occhi di Chris che fronteggiava Matt di farlo smettere. Cominciò a diventare odioso ed insistente, insomma cominciava a darmi un leggero fastidio.


Quando glielo feci notare, si alzò dal tavolo mandandomi a quel paese. Per tutta risposta mi alzai, presi la borsa, ed entra in un bagno. Cercai di ricompormi come meglio potevo, cercando di sorvolare sul comportamento di Dom. Presi un respiro profondo e mi sistemai meglio il trucco ed i capelli, uscendo all’incirca dieci minuti dopo.


Quello che trovai davanti i miei occhi, era l’ultima cosa che volessi vedere. Sulla pista da ballo era ammassata parecchia gente che in maniera composta variava i balli da lenti ad altri un po’ più scatenati. Ecco, proprio mentre attendevo che la musica si placasse leggermente in modo da farmi attraversare la sala per tornare a sedermi, la canzone divenne scatenatissima e fra il mucchio di gente, scorsi Dom.
Se ne stava lì impettito al centro della pista che ballava con nonchalance con due della varie ballerine pagate per la serata; e tra l’altro ad una delle due avevo prestato il mascara cinque minuti prima in bagno. 

Biondissime, altissime, strizzate nei loro abiti (se così potevano essere chiamati), tacchi vertiginosi, occhi azzurrissimi, estasiate fino all’ennesima potenza mentre si strusciavano addosso a lui, lo palpeggiavano ovunque. E ovviamente a lui non dispiaceva starsene lì beato tra le donne come faceva da una vita intera…
Io, invece, me ne stavo lì impalata, con tutto l’autocontrollo che avevo, dettata dalla mia infinita pazienza. Vidi Matt lanciare uno sguardo a Dom, poi a me, poi a Chris.


Non appena il ritmo si placò, attraversai la sala e tornai al nostro tavolo, sedendomi al mio posto senza tradire un singolo straccio di sentimento.


“Ehy”
“Lascia stare Matt” dissi scrollando la testa
“Vuoi che ci parli?” disse al mio orecchio
“No, l’hai visto come è ridotto? Non ti darebbe retta” conclusi
“Ok, va bene” disse stringendomi un braccio.


Riprendemmo a mangiare in totale silenzio al nostro tavolo, e di tanto in tanto, i ragazzi cercavano di farmi entrare nei discorsi che facevano. Ogni tanto facevo qualche battuta e pian piano capii che tutti si stavano  sforzando di farmi distrarre, e ci riuscirono. Ero deliziata dalle migliaia di storie pazzesche che tutti e quattro mi stavano raccontando a turno, una più esilarante dell’altra. Per esempio Matt confessò di essersi presentato ad un live senza nessun capo d’abbigliamento e perciò era stato costretto a tenere su i jeans con cui era arrivato e Chris gli prestò una giacca che ovviamente per lui era troppo grande.
Stavo morendo dalle risate, non riuscivo a respirare tanto ridevo.
Finalmente mi ero lasciata tutto alle spalle, mi stavo godendo un’ ottima cena con i miei amici; andava tutto bene…


Finché il coglione di turno, nelle sembianze di Dom, si intrufolò al nostro tavolo con tanto di bionde al seguito. Non osai immaginare come potesse risultare la scena ad occhi esterni.


Eravamo capitati in quel tavolo di fronte alla pista da ballo, un tavolo grazioso, se solo uno decide di alzarsi poco, visto e considerando che era rotondo e le sedie non erano altro che un unico sedile che lo avvolgeva a semicerchio. Non male alla fine…se non fosse che in quel momento ci stavamo in otto.

Otto fottutissime persone strette come sardine. C’era Kelly, Chris, bionda n°1, idiota ubriaco, bionda n°2, io, Matt e Spencer…adorabili no?
Ringraziai Dio che quel tavolo avesse un unico posto a sedere altrimenti, schiacciata com’ero, avrei dovuto mangiare seduta con una gamba su Matt e una su Spencer.


Dom farneticò per circa mezz’ora su un film che aveva visto e a cui smisi di dare importanza nell’esatto istante in cui le due cretine lo guardarono estasiate mentre raccontava probabilmente una scena d’amore. Dopodiché fece scomodare nuovamente Chris e Kelly per lasciarlo andare un attimo in bagno.


“Non è adorabile?” disse una delle due all’altra
“Oh si, molto” rispose


Alzai gli occhi al cielo…sarebbe stata una scena magnifica, se quel fottuto destino non avesse deciso che ne sarei stata protagonista.

Comunque Dom tornò poco dopo, e ricominciò il suo chiacchiericcio biascicato. Stavamo ancora mangiando e mi augurai che non avessi dovuto utilizzare in alcun modo il coltello che stringevo nella mano destra.
Di tanto in tanto Spencer mi lanciava qualche occhiata.
Il culmine della scena arrivò nel giro di dieci minuti. La cretina seduta alla sinistra di Dom, esordì verso di me, come se mi avesse vista solo allora.


“Ciao, io sono Mary”
“Cinzia” risposi cauta sotto l’occhio indagatore di Chris.


Tra una palpata e l’altra a colui che aveva a destra, esordì…


“Guardalo…non chiameresti tuo figlio Dominic?”


Silenzio…mi guardavano tutti…speravo vivamente che Kelly se ne uscisse dicendo “sei su candid camera”.
Ma non fu così, la tensione era palpabile, ma dall’alto del mio autocontrollo risposi…


“Si, certo…come no”.


Lei mugugnò qualcosa molto vicino a “vedi, siamo della stessa idea”.
Certo…anche se in realtà quello che avrei voluto dirgli era più un “buttati giù dal terrazzo e portati dietro la tua amica”; ma sorrisi soltanto.


E siccome non c’è due senza tre, l’altra cretina diede involontariamente una gomitata al mio bicchiere, rovesciando l’acqua (per fortuna era solo acqua) sul mio vestito nuovo. E fu allora che mandai a puttane anni e anni di educazione impartiti da mia madre.


“E che cazzo!!!” le urlai contro
“Come scusa?”
“Stai zitta, fammi il piacere!” continuai mentre mi asciugavo.


Volendo evitare una rissa anche quella sera, Chris mormorò qualcosa all’orecchio di Kelly, che annuì con il capo.


“Vieni con me” disse tendendomi la mano
“Dove?”
“Tu vieni e basta”


Gli afferrai la mano e mi portò nella pista da ballo.


“Chris fai sul serio? Non sono tipo che fa queste cose”
“E’ l’unico posto dove posso parlarti in santa pace”
“Ok, che c’è?” chiesi ingenuamente
“Nulla, volevo sapere come stavi” disse mentre ballavamo
“Alla grande, come sto?”
“Smettila, sto parlando seriamente” mi rimproverò.


Sospirai…


“Non so cosa dire”
“Lo so, bambolina. Più che altro lo vedo…è un idiota per quel che vale”
“E’ Dominic Howard. Avrei dovuto aspettarmelo” dissi facendo spallucce
“Sai quanto mi spiace vederti triste, ma non so proprio cosa fare”
“Mi hai portata qui, è più che sufficiente” gli sorrisi
“Ma la canzone finirà” rispose




“Senti, lo so che ti stai trattenendo. Quello che stai subendo stasera è un vero supplizio e non oso immaginare l’autocontrollo che stai utilizzando; ma sono contento che non ti stai facendo piegare dalle sue azioni. Lo vedo nei tuoi occhi che non ce la fai più, che ne hai fin sopra i capelli di subirti quelle scene, e forse puoi trattenerti con tutti gli altri, ma io ti conosco…perciò almeno con me, lasciati andare, perchè lo vedo che i tuoi occhioni sono pieni di lacrime” disse guardandomi fisso “lo so che sei stanca”


Scoppiai in un pianto silenzioso, che venne soffocato dalle braccia di Chris che mi stringevano forte mentre concludevamo il nostro ballo.


“Sono esausta Chris” gli dissi piangendo
“Lo so tesoro, pazienta ancora fino alla premiazione, poi torniamo a casa” promise.


Quando la musica cambiò, vidi il trio dei biondi alzarsi dal tavolo. Così asciugai veloce una lacrima e mi diressi verso il terrazzo prendendo un bicchiere di vino e strappando un sorriso a Chris, che mi lasciò andare solo dopo avergli promesso che non avrei tentato il suicidio.


L’aria fuori era tornata ad essere fredda, ma non quel tanto da avere bisogno di un cappotto. Mi diressi verso il bordo del terrazzo e lontano da sguardi indiscreti mi sedetti in un angolo sfoderando la mia musica, per isolarmi da tutto e da tutti.
Sorseggiavo distrattamente il mio vino mentre ripensavo a che cavolo di sbaglio avevo fatto ad andare a quella festa. Certo c’erano anche gli altri, ma per quanto tentassero di tirarmi su il morale, ci riuscirono ben poco.
Mi distrasse dal mio assenteismo, una voce.


“Non hai freddo qui fuori?”


Alzai un attimo lo sguardo dopo aver stoppato la traccia e per poco non mi prese un infarto.


“Ehm…no, no sto bene” balbettai
“Non sei del mondo del cinema” constatò
“Nooo, magari!” risposi con un lieve sorriso


Sorrise, nel suo timbro universale. Mio Dio, quante volte avevo visto e stravisto i suoi film, beandomi dei suoi occhi!!!


“Che ci fai qui, allora?” chiese sedendosi vicino a me
“Dovrei essere con il mio ragazzo ma…” lasciai la frase in sospeso
“Scusa l’invadenza. Io sono Tom Hiddleston”
“Oh, lo so chi sei” confessai arrossendo.


Chiacchierammo un po’, era proprio come lo immaginavo. Ovviamente era meglio di persona che in foto. In alcuni casi le foto non lasciano trasparire le emozioni. Ci sono soggetti che una volta conosciuti, in qualche modo demoliscono tutte le tue aspettative, ma non lui. Era stupendo nel suo smoking nero che metteva in risalto i suoi occhi grigi, era gentile mentre gli propinavo, non so per quale insulso motivo, il resoconto della mia serata che purtroppo per me non si era ancora conclusa. Era paziente, annuiva, e mi rispondeva in modo aperto e sincero; sorrideva, gesticolava e ogni tanto mi dispensava qualche consiglio. Era veramente una persona fantastica. Dannati inglesi! Loro e la loro irresistibile presenza scenica, il loro fascino e il loro fottuto accento incantatore.

Un quarto d’ora dopo eravamo ancora lì, e dalla porta spuntò fuori Matt, che non appena mi localizzò si avvicinò sorridendo.


“Matt, ciao!” fece Tom
“Ehy, come stai? Tutto bene?” disse abbracciandolo
“A meraviglia!!!” rispose.


Dopodiché si avvicinò a me, notando che in quel momento stavo iniziando a congelare.


“Andiamo, tesoro” disse prendendomi per mano
“Dunque sei tu quello che la sta facendo impazzire?” disse Tom seguendoci
“Oh, no. Io sto insieme a sua sorella” rispose sorridendo.


Rientrammo giusto in tempo per ascoltare un noto presentatore della tv inglese, che incoraggiava tutti i presenti ad avvicinarsi sotto il palco, o quantomeno alzarsi dai tavoli, per poter assistere alla premiazione dei vincitori.
Ovviamente una quantità enorme di persone si avvicinò, e per lo più si trattava di coloro a cui erano stati assegnati i tavoli più lontani. Noi eravamo tutti in piedi davanti al nostro tavolo. Si procedette per ordine, ovvero venivano eletti prima i registi, le tipologie di film, gli attori ed infine le colonne sonore.


Eravamo tutti sorridenti mentre i vincitori di ogni categoria venivano chiamati a ritirare i rispettivi premi, compreso Tom che sorrise a 32 denti. Per la categoria  “miglior colonna sonora”, vinsero ovviamente i Muse che urlarono di eterna gioia mentre salivano sul palco per il discorso finale.
Io ero in piedi fra Spencer e Kelly che mi tenevano a braccetto.

Si scambiavano il microfono a vicenda mentre esprimevano la loro gioia inaspettata.


“Vi ringraziamo con tutto il cuore, siete stati meravigliosi è stata una vera sorpresa. Ringrazio vivamente la mia compagna Spencer” disse Matt




“Mia moglie Kelly” disse Chris




“Mary e Cindy” urlò Dom con lo stesso tono che si usa allo scoccare delle 24:00 l’ultimo dell’anno.


“Tempismo perfetto Howard”, pensai fra me e me, mentre guardavo quelle ochette giulive salire sul palco; ma soprattutto le espressioni pietrificate di bassista e chitarrista.


Mi voltai verso Tom Hiddleston, che stava abbracciando la sua ragazza o sua sorella non ne avevo idea; ma che in quel momento mi guardò vedendomi sull’orlo dell’esplosione.


“Essi…l’imbecille là sopra è il mio ragazzo” dissi indicandoglielo


Si aprì in un debole sorriso, per poi invitarmi a ballare.


Più tardi, decisi di averne avuto abbastanza per quella sera, così presi la mia roba ed uscii per chiamare un taxi.


Nel medesimo istante, all’interno della villa, Matt e Chris trascinarono Dom all’interno del bagno.


“A che gioco stai giocando Dom?” urlò Matt
“Cosa? A nulla perchè?”
“Ti sei reso conto di quello che hai fatto?”
“La vita è la mia e faccio come voglio!!!” biascicò


Chris gli prese la testa, e visto che comunque si trovavano in una casa, gliela infilò sotto il getto della doccia. Si riscosse apparentemente dalla sbronza.


“Ok. Ok. Basta ora!”
“No, non basta brutto cretino. Se avevi intenzione di fare così stasera, potevi lasciarla a casa”
“Ma chi?” rispose spaesato
“La tua ragazza imbecille!!! Ti rendi conto di averla umiliata in ogni modo possibile?”


Sbiancò, mettendo le mani fra i capelli.


“Cazzo, quanto ho bevuto. E ora che faccio?”
“Non lo so Dom, esci e parlaci” rispose Chris calmandosi un po’
“Ok. Ok. Sapete dov’è?” chiese
“No, ma spera che stavolta in ospedale non ti ci spedisca lei” gli rispose Matt
“Cazzo, però potevi avere almeno l’accortezza di trovare una ballerina il cui nome in italiano non equivalesse a Cinzia” continuò.


Dom sgranò gli occhi, cercando con tutte le forze di raccogliere un po’ di lucidità per venire a capo di tutto quello che aveva combinato.


Assolutamente motivato, uscì di corsa dal bagno e cominciò ad affinare lo sguardo, alla ricerca di quell’abito rosso che tanto adorava. Cercò, cercò e cercò ancora: nelle stanze, fuori in terrazzo, al piano inferiore in giardino…finché quell’abito rosso e quelle scarpe con le borchie non sparirono dietro la portiera di un auto che partì nell’oscurità.


Di nuovo le mani fra i capelli, il viso una maschera indecifrabile; gli tornò in mente tutto e si maledisse profondamente.
Tornò di sopra riferendo ai suoi amici ciò che aveva visto, e Matt lo rincuorò dicendo che sicuramente ero tornata a casa.


Si placò leggermente, ma un’ora dopo, lungo il viale di casa Bellamy, l’odio verso se stesso tornò. Aprendo la porta notò le mie chiavi e si precipitò al piano superiore deciso a farsi perdonare.
Ma quando poggiò la mano sulla maniglia, la trovò chiusa a chiave, ottenendo lo stesso risultato quando scavalcando il balcone la finestra era sbarrata. Cercò di farsi luce col cellulare ottenendo come risultato il mio corpo addormentato ed il mio volto nella penombra della notte, rigato di lacrime che avevano trascinato con sé tutto il trucco.
Rassegnato scese le scale per andare a parlarne con Matt, e solo allora, dopo essere usciti per buttare la spazzatura, notarono la macchina di Ethan che silenziosamente si allontanava. 

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Capitolo 11
*** Black Holes and Revelations ***


Eccomi qui con un altro capitolo...spero che questa storia non vi stia annoiando...Buona lettura e lasciate qualche commentino =( 

 

Black Holes and Revelations

 

Il mattino seguente, tutti erano ultra silenziosi: Spencer  fece colazione e si preparò per raggiungere al più presto possibile Hailey, Matt si diresse in cucina a preparare il solito thè sospirando di tanto in tanto e scrollando il capo, Dom stava mandando sull’orlo della disperazione tutti coloro con cui veniva in contatto, io invece ero nella mia stanza, che decidevo cosa fare, sforzandomi di mantenere un tono calmo in modo da non fare sceneggiate di alcun genere.


Con molta calma mi alzai e scesi al piano di sotto, sperando di non vedere Dom.
Per fortuna trovai solo Matt, che stava armeggiando inaspettatamente con i  fornelli. Scesi lentamente le scale lanciando occhiate a destra e a manca, e preparandomi psicologicamente per la paternale o il “momento confidenze”, che sicuramente Matt mi avrebbe sottoposto.
Alzò lo sguardo nel momento in cui stavo prendendo la via della porta, ed esclamò.


“Dove credi di andare?”
“Da Chris…o meglio da Buster” risposi
“Prima mangia qualcosa” … “e non è un consiglio” mi disse
“Non ho fame, Matt”
“Senti, non voglio che vai in giro senza aver mangiato nulla”





“Dai, ho fatto i croissant!!” disse con gli occhi da cucciolo smarrito
“Ok, ok. Ma solo perchè sei tu” sorrisi


Presi al volo un croissant, e mi sedetti sulla penisola, mentre mi sorrideva soddisfatto della sua vittoria. Prese un croissant anche lui e si avvicinò cauto…


“Allora? Vuoi spiegarmi cosa succede?”
“Dovresti chiederlo a lui, Matt”
“No, lo chiedo a te. Abbiamo visto Ethan che andava via, ieri sera”
“Ah, si. Probabilmente io dormivo” risposi
“Lo sai che Dom è venuto a cercarti, vero?”
“No, non lo so. E comunque mi sono barricata in camera”
“Lo so. Me lo ha detto quando è sceso qui”





“Devo andare ora” dissi scendendo
“Ok, ok. Non ti chiederò nulla, ma stai attenta” disse abbracciandomi
“Va bene” risposi.


Dopodiché uscii di casa e mi incamminai verso quella che era la mia meta.

Nel frattempo, in casa, Dom si svegliò e fece una doccia prima di tentare nuovamente ad entrare in camera mia. Uscito dalla stanza, accennò un leggero sorriso quando vide la porta appena dischiusa. Matt dal piano di sotto, aveva già capito le sue intenzioni…


“Non la troverai Dom” urlò per farsi sentire
“La porta è socchiusa” rispose lui
“E’ andata via, Dom” disse dispiaciuto


Testardo, Dom aprì la porta trovando il letto rifatto e tutte le mie cose in ordine. Scese così al piano inferiore, pieno di interrogativi e rimpianti riguardo la sera precedente. Non aveva chiuso occhio per quasi tutta la notte, nonostante il mal di testa atroce per la sbronza.

Aveva pensato ininterrottamente a tutto: alle cena, alla premiazione, al suo comportamento descrittogli da tutti gli altri, a me e sopra ogni cosa a quella macchina che lo aveva lasciato completamente spiazzato e senza parole. Non che ce ne fossero, ma era rimasto veramente spaesato.


Scendendo le scale incrociò lo sguardo di Matt che gli riempiva un bicchiere di spremuta d’arancia e gli porgeva un croissant su un piatto. Dom si sedette sullo sgabello della penisola e guardò il suo migliore amico che con gli occhi lo stava implorando di non fargli alcuna domanda riguardo me. Ma non fu così…


“E’ andata via allora?” chiese rompendo il silenzio
“Si, mi dispiace. È uscita mezzora fa” rispose Matt
“E per puro caso ti ha detto dove era diretta?” chiese speranzoso
“Da Chris, è ovvio” rispose Matt bevendo il suo thè.


Per tutta risposta Dom batté il pugno sulla penisola e corse a prendere le chiavi della macchina ed il giacchetto di pelle, con il fumo che gli usciva dalle orecchie. Scalpitava a più non posso sotto lo sguardo enigmatico di Matt.


“Dom…”
“Sta zitto! Dove cazzo è quel dannato giacchetto?” urlò
“Dom, calmati!”
“Non mi calmo” … “dove cavolo è?”
“Sul divano” rispose Matt “mi dici perchè fai così?” chiese poco dopo
“Faccio così perchè ti ha detto che andava da Chris”
“E allora? Dov’è il problema?” chiese ancora più confuso
“Il problema è che oggi, non deve affatto lavorare!!!” tuonò in risposta.


Matt sgranò gli occhi, intuendo finalmente quale era il pensiero di Dom.


“Vengo con te” disse correndo a mettersi la prima cosa che gli capitasse.


Scese qualche minuto dopo, armato di quella pazienza che serviva ad entrambi.
Girarono per Londra fino a raggiungere casa di Ethan, mentalmente preparati a qualunque cosa fosse potuta accadere. Bussarono fino allo sfinimento, finché lui non aprì la porta.


“Dove cavolo è?” chiese Dom
“Chi?” rispose lui ancora assonnato
“Lo sai benissimo chi, non giocare con me” ribatté
“Ooooh, intendi miss abito rosso! Non ne ho idea”
“Fammi entrare”
“Non se ne parla”


Non attese nemmeno la risposta di Ethan, che lo aveva già spostato di lato oltrepassandolo. Lui si risistemò e lo lascio fare, mentre frugava e sbirciava in ogni angolo di quella casa: in cucina, in salotto, in camera da letto, in bagno…

Era un vulcano inarrestabile nel vero senso della parola. Cercava in ogni dove, infuriandosi sempre di più quando non trovava nulla. E la cosa peggiore era che, sotto sotto Dom pensava che Ethan sapesse la verità.


“Trovato quello che cercavi?” chiese gentilmente
“No, ma qualcosa mi dice che tu lo sai” rispose
“Non so nulla, se fosse qui l’avresti già trovata che dici?”
“Ha ragione, Dom andiamo” disse Matt poggiando una mano sulla spalla di Dom
“OK. OK. Ma non finisce qui” lo avvertì.


Tornarono in auto, dopo aver ormai buttato all’aria metà mattinata, che sarebbe potuta essere stata utilizzata combinando altro. Si resero conto che Londra non era poi un posto così piccolo come sostenevano alcune persone, soprattutto se avevi una gran fretta di trovare qualcosa, o nel loro caso qualcuno.

Tentarono anche nell’appartamento di Matt e a casa di Chris e fecero un buco nell’acqua in entrambe le situazioni. Chris, dopo aver ascoltato tutta la storia, non fece che confermare la versione di Dom, dicendo a Matt che quel giorno non avrei dovuto lavorare. A malincuore disse loro che non avrebbe potuto aiutarli perchè aveva già promesso ai suoi figli che sarebbero andati al parco divertimenti “Alton Towers” .

Matt e Dom lo ringraziarono comunque del pensiero e gli promisero che lo avrebbero tenuto aggiornato per ogni cosa.


Come al solito il tempo, nel primo pomeriggio, stava tornando ad essere un vero schifo. Il cielo era ricoperto di fitti nuvoloni di un grigio scuro, soffiava un vento leggero. Quel genere di vento che può darti una piacevole sensazione, ma nello stesso tempo può provocarti dei brividi leggeri e fastidiosi portandoti inevitabilmente ad ammalarti.
Proprio nel mezzo di questo clima, Matt e Dom discutevano all’interno dell’ abitacolo della Mini Cooper.


“Non è da nessuna parte”
“Dom, stai calmo”
“No che non sto calmo, l’ultima volta che è sparita è tornata a casa a pezzi” tuonò Dom
“Lo so, lo so. Ma la troveremo vedrai!”
“Già. Vorrei proprio sapere quando. Sono ore che la cerchiamo”
“Magari è a casa, chi lo sa…”
“E se così non fosse? Ho provato a chiamarla ma nulla” disse arrendendosi
“Vorrà i suoi spazi, e dopotutto devi ammettere che è comprensibile…”
“Si, hai ragione. Ma non so che cosa fare. Lo sai benissimo che nella mia vita non sono mai esistite storie, relazioni o scene di questo genere”
“Lo so Dom, e ti capisco. Ci sono passato anche io. Ma vedrai che riuscirai a sistemare tutto”
“Lo spero fortemente, lo so che su quanto ho combinato ieri sera, non avete una buona opinione di me al momento, ma non sopporterei di essere odiato anche da lei…soprattutto da lei” disse posteggiando nei pressi di Hyde Park.
“Devi solo aspettare” proruppe Matt
“E se non volesse tornare? Se decidesse di andarsene, o di non rivolgermi più la parola? Se non volesse avere più niente a che fare con noi? È una situazione…Dio, non saprei come definirla. Non trovo la parola adatta…”
“L’ho trovata!!”
“Dimmi pure, allora”
“No, Dom” … “l’ho trovata” disse Matt indicando un punto lontano.


Dom si riscosse seguendo il dito di Matt. Stava per scendere dall’auto, quando Matt lo convinse che forse se ci fosse andato lui, io avrei avuto un po’ più di tolleranza, data la situazione. Dom annuì con la testa constatando che infondo Matt non aveva tutti i torti, così lo lasciò andare…





Il vento soffiava, il cielo continuava ad oscurarsi a poco a poco, la superficie del lago davanti a me si increspava di tanto in tanto, gli alberi perdevano figlie rosse e arancioni in maniera costante, le persone tornavano a casa con la loro prole al seguito, i tuoni in lontananza, le luci della città che lentamente prendevano vita…

Ed io ero lì, sola su quella panchina, ignara delle ore che erano trascorse da quando ero uscita di casa, lasciando tutto e tutti, e decidendo di andarmene in qualche luogo dove avrei potuto stare sola con la mia musica. Non so nemmeno come feci ad arrivare lì, né per quanto tempo vi fossi rimasta. Sapevo solo di voler evadere per qualche ora; e ovviamente credevo che Matt ormai avesse intuito che non ero da Chris.
Mentre una pioggia leggera invadeva l’aria trasmettendo il profumo di bagnato ovunque, una mano tolse la mia cuffia destra, e la figura di Matt si accomodò al mio fianco con un piccolo ombrello.


“Hai intenzione di tornare a casa prima o poi?” chiese
“Ciao Matt…veramente non lo so” risposi
“Perché mi hai mentito?” chiese dopo qualche minuto
“Non volevo essere trovata”.


Sospirò leggermente, intuendo che se gli avessi detto la verità, lui non sarebbe riuscito a tenerla nascosta a Dom.


“Come mi hai trovata?” chiesi con gli occhi bassi
“Dom sapeva che non saresti dovuta andare da Chris” ammise
“Bene. Qualcosa ogni tanto la ricorda!!!” dissi sarcastica.


Sorrise dolcemente.


“Allora, torniamo a casa?”
“Va bene” risposi
“Lui è in macchina…”.


Mi voltai lentamente prima di individuare la sua macchina parcheggiata, con lui all’interno.


“Devo proprio?” mugolai
“E’ stato lui a volerti cercare; è da questa mattina che giriamo per tutta Londra alla tua ricerca. Lo so che non sei ancora pronta a perdonarlo, ma almeno fai un piccolo sforzo per andarci d’accordo…” disse chiudendomi la giacca
“Ok, ci proverò” promisi


Condizionati dalla pioggia e dal vento, molto lentamente raggiungemmo l’auto e salimmo. Dom mi salutò debolmente, ed io risposi con altrettanta enfasi. Tornammo a casa scambiando qualche altra battuta e andando tutti a cambiarci per stare più comodi.
Quando scesi, Matt, Dom e Spencer erano in cucina che aspettavano me per la cena.
Mi sedetti vicino a Dom e mangiammo tranquilli e sorridenti come una volta.

Dopodiché la stanchezza mi trascinò sul divano e cominciai a leggere un libro, consigliatomi da Spencer, rilassandomi completamente.

Poco dopo, Dom si unì a me sul divano guardando un po’ di tv, dopo avermi chiesto se la cosa mi disturbasse o meno. Pian piano abbandonai il libro, e mi interessai anche io al film che stavano passando in tv; Dom si fece più vicino a me e mi coprì con la coperta che stava utilizzando.
Mi sorrise dolcemente, capendo che mi stavo sforzando a perdonarlo passo dopo passo, nonostante in quel momento una parte del mio cervello stesse rivivendo la scena della sera precedente.


Sentii Matt bisbigliare qualcosa a Spencer, prima prenderla per mano e trascinarla al piano superiore. Mentre salivano le scale Matt mi fece l’occhiolino, al quale risposi con un sorriso.


Durante il film ogni tanto sospiravo, combattuta dai miei sentimenti incasinati e dalle mie paranoie. Lui tolse la sua felpa avvolgendomici dentro, e lo ringraziai incastrandomi fra le sue braccia.

 
Una volta da qualche parte, ho letto che nella maggior parte dei casi, se un individuo è soggetto a pensieri negativi, molto probabilmente la negatività lo coglierà presto. Non so se sia una stronzata o meno, so solo che da eterna pessimista quale sono, non potevo non tirarmela da sola…


Guardavo rapita il film, che probabilmente avevo già visto tempo indietro, mentre Dom sonnecchiava beato. Stavo per spegnere la tv e accoccolarmi a lui, quando il telefono squillò.
Tastando nei miei jeans mi resi conto che non era il mio telefono, così mi guardai intorno realizzando che la melodia veniva dalla felpa che stavo indossando. Tastai le tasche alla ricerca della fonte di tanto baccano, quando finalmente lo trovai risposi, e vi assicuro che non seppi come fece Dom a non accorgersi di nulla.

Venti minuti dopo, anche se ormai erano le 22:30, decisi di chiamare Chris…rispose al primo colpo.


“Adesso tu mi dici cosa diavolo ti è saltato in mente!!!” mi disse
“Nulla, volevo solo stare da sola!” risposi
“Sono stato in pensiero, non sapendo dove tu fossi”
“Sono viva tranquillo”
“Dove sei ora? Da Matt?”
“Si, sono da Matt…e c’è anche Dom, se ti interessa”
“Dunque avete chiarito?” sorrise
“Una specie, ma mi sto ricredendo…” confessai
“Perché? È successo qualcosa?”
“La bionda n° 2 ha chiamato sul suo cellulare”


Sentii un sospiro all’altro capo del telefono; conoscendo Chris in quel momento doveva aver come minimo alzato gli occhi al cielo come per dire “ci risiamo”; e ne ebbi la conferma quando disse…


“Non la passerà liscia, vero?”
“Oh, assolutamente no” risposi ferma sulla mia decisione
“Ok. Va bene. Mi raccomando però, non sparire di nuovo!”
“No, no. Se dovessi farlo, sarai l’unico a saperlo”


Sorrise forte e ci salutammo calorosamente, promettendo di vederci al più presto.
Rimisi il telefono nei miei jeans e svegliai Dom.


“Ehy, piccola…che succede?” disse vedendomi in piedi davanti a lui
“Non lo so Dom, c’è qualcosa che dovresti dirmi?”


Aggrottò le sopracciglia sedendosi in maniera composta sul divano, riflettendo.


“Ti do una mano io…la bionda n°2 ti ha chiamato”
“Chi?”
“Ah, già eri troppo ubriaco per renderti conto. Comunque, parlavo di quella mezza specie di donna col nome vagamente uguale al mio!”
“Oh”
“Già, oh. Ho avuto il piacere di rispondere e sentirla parlare credendo fossi tu. Credo si sia divertita moltissimo ieri sera” dissi sarcastica.


Lui non rispondeva e questo mi mandò su tutte le furie…dovetti trattenermi dal non prenderlo a  pugni.
Il cellulare tornò a squillare, così prendendolo e rileggendo quell’orrido nome (schifandomi anche di portarlo) lo lanciai a Dom e feci per andarmene. Mi afferrò per il polso lasciando il telefono sul tavolino.


“Aspetta” disse


Da brava persona educata attesi con un braccio incrociato sul petto; il telefono non smise di squillare finché lui non rispose. A quel gesto tentai di andarmene, ma Dom continuava a tenermi per il polso. La sentii biascicare paroline smielate dall’altra parte della cornetta facendomi alzare automaticamente gli occhi al cielo mentre lui le intimava di non richiamare. Una volta riagganciato, si voltò verso di me, alquanto dispiaciuto.


“Scusami”


Quella fu la parola che fece crollare nuovamente la mia eterna educazione.


“Scusami un cazzo Dom!!!” dissi scrollandomi la sua mano di dosso
“Gli ho detto di non chiamarmi più” rispose alzando la voce
“Quando? Alle fine? Non potevi stroncarla nel momento in cui ti riservava tutte quelle frasi smielate che nemmeno io a 7 anni sarei stata capace di pronunciare?”
“Ma non è vero!!!” rispose
“Forse per te, ma per lei credo che la tua compagnia abbia significato qualcosa non credi?”
“Lasciami spiegare, ok?”
“Non lo voglio sapere Dom, per favore” dissi
“Ma devi capire!!!! Io…io non ricordo molto di ieri sera, so solo che ti amo!!!”


Fu allora che esplosi veramente, urlando come un’ossessa sovrastando la suoneria di quel fottuto telefono che era tornata a farsi sentire, costringendo Matt ad affacciarsi dall’alto della scala.


“Mi ami? Tu, mi ami?” dissi nervosa
“Certo che ti amo!!!” rispose lui
“Dominic James Howard, non azzardarti a prenderti gioco di me” dissi togliendomi la sua felpa “Mi ami…mi amavi quando ti ho detto di non esagerare col bere e mi hai mandata a quel paese? Mi amavi quando dopo essere tornata, eri abbarbicato in pista con quelle due? Mi amavi quando ti sei intrufolato al tavolo rovinandomi la serata? Sicuramente mi amavi anche quando una delle tue adorate ballerine mi ha chiesto se avrei chiamato mio figlio come te, non curandosi del fatto che se ero lì c’era una precisa ragione…”


Lui in silenzio di fronte a me, rifletteva attentamente su tutte quelle cose che gli stavo vomitando addosso; inerme e con le mani tremanti capendo solo allora il motivo di tutto quel mio accanimento.
Ero stata ferita, umiliata e perchè no anche derisa da tutte quelle persone. E la consapevolezza lo colpì come un fulmine a ciel sereno, lui che diceva tanto di amarmi, era l’unico responsabile della mia sofferenza. Si avvicinò verso di me per abbracciarmi, ma mi scostai…
Fece per dire qualcosa ma si fermò notando che stavo per dire qualcosa anche io…


“Mi amavi anche quando vi hanno premiati e Matt e Chris hanno voluto sul palco Kelly e Spencer mentre tu chiamavi quelle due?” dissi piano con le lacrime agli occhi.


Non ricevendo risposta, mi voltai e percorsi velocemente le scale del piano superiore incrociando Matt che aveva visto e sentito tutto dall’inizio. Mi guardò in una frazione di secondo, incrociando i miei occhi. Entrai di corsa in camera e fui tentata di buttarmi sul letto ma non lo feci, decisi di chiudermi in bagno.


Intanto Dom era ancora al piano di sotto e non appena alzò lo sguardo, Matt gli fece cenno con il capo suggerendogli di salire. Colse il suggerimento al volo e percorse le scale di corsa entrando in camera mia. Si avvicinò lentamente alla porta del bagno seguendo il rumore dei singhiozzi. Io dall’altro lato della porta, ero seduta a terra con le ginocchia al petto e piangevo a dirotto.


“Tesoro, mi apri per favore?” disse bussando
“No” risposi
“Ti prego…”
“Ho detto di no!” ripetei
“Andiamo…lo sai che non ce la faccio se piangi”
“Potevi pensarci prima” risposi rigida
“Mi dispiace, cosa posso fare?” … “Aprimi ti prego”
“Non ci riesco Dom, vai via”
“Non posso se so che stai piangendo! Vuoi almeno uscire per farti vedere?”





Poggiò la schiena contro la porta e lo sentii scivolare in basso e poggiare la testa sulla porta. Piano piano si spostò dalla parte del muro ed iniziò a giocherellare con l’orologio che teneva al polso…
La tensione era palpabile, io non volevo uscire…
Inesorabilmente il telefono squillò e lui rispose, mestamente, silenziosamente. Lo sentii parlare per dieci minuti, mentre trattenevo il respiro, realizzando qualche minuto più tardi che altri non era se non Chris.


Qualche minuto dopo entrò Matt, informando sottovoce e con la massima discrezione, che la fantomatica “Cindy” si era presentata in casa, con la scusa di essere preoccupata per Dom, e che non voleva assolutamente andarsene.


“Come diavolo ha capito dove ero?” chiese Dom
“Magari ieri involontariamente glielo hai detto tu” rispose Matt
“E adesso che le dico?”


Istintivamente mi alzai, mi asciugai le lacrime ed aprii la porta del bagno con il diavolo in corpo.


“Ora ci penso io” dissi più a me stessa che ai presenti


Fecero uno scatto degno di un centometrista e mi seguirono mentre scendevo di corsa le scale.


“Che ci fai qui?” chiesi
“Oh, ciao…ero venuta a sapere come stava Dom” rispose
“E’ vivo e vegeto, tranquilla”
“Quindi eri tu prima al telefono!!!” rispose accigliata
“Ma brava!!!” tuonai sarcastica “ora puoi andare”
“No, non me ne vado. Sono venuta a vedere il mio Dom”
“Il tuo Dom?” risi
“Si certo” rispose altezzosa
“Beh dovrai passare sul mio cadavere”


Silenzio…tutti e tre immobili…


“Ora che ci penso, tu chi saresti?”
“Sono la ragazza del “tuo Dom”” risposi cauta
“Dommy, tesoro…ma che sta dicendo?” si rivolse a lui ignorandomi
“La verità” rispose, finalmente
“Ma ieri sera hai detto…”
“Ieri sera ho detto un sacco di cose” concluse


Rassegnata, la cretina annuì con il capo, segno che aveva compreso tutto. Fece per dirigersi verso la porta recuperando le chiavi della macchina.


“Strano, che non ti abbia nominata nemmeno una volta” disse con tono di sfida facendogli l’occhiolino.


Quello era davvero troppo…
Mi avventai contro di lei placcandola esattamente come in una partita di rugby; lei batte il capo sul pavimento urlando come i bambini dell’asilo. Si riprese leggermente tentando di darmi un pugno in faccia, ma la anticipai con uno schiaffo in pieno viso; dopodiché mi afferrò per il collo e dopo qualche secondo gli mollai un pugno sullo stomaco lasciandola senza respiro. La presi per i capelli, trascinandola davanti la porta…
Matt e Dom, vedendola rialzarsi, si frapposero fra me e lei dividendoci.


“Credo che tu debba andare” le disse Matt
“Ok, ok” … “stupida stronza” la sentii esclamare


Tentai di divincolarmi ma Dom non accennava a lasciarmi per nessun motivo.
Una volta che Matt ebbe chiuso la porta, mi sciolsi dalla stretta di Dom.


“E tu lasciami stare” gli dissi


Risalii le scale di corsa, e tornai a chiudermi in bagno. Dopo diverse imprecazioni ed implorazioni, Dom diede un pugno alla porta facendomi sobbalzare.


“Non vuoi uscire? Bene, rimani lì dentro allora!!!” esclamò


Poco prima di addormentarmi all’interno della vasca da bagno, sentii Matt bisbigliare con Dom, segno ultra evidente che si trovava ancora lì fuori.


“Abbi pazienza Dom; è una ragazza forte e testarda e questo lo sappiamo tutti alla perfezione. Il fatto che poco fa si sia fiondata di sotto con tutta quella furia, dimostra che ti sta perdonando…ci sta mettendo un po’, ma lo sta facendo. E dopotutto devi ammettere che non possiamo dargli torto!”
“Si ma, tu cosa faresti al mio posto?” chiese
“Aspetterei un po’. È stata lei ad insegnarmi che ognuno reagisce in maniera diversa dagli altri. Ti voglio un bene dell’anima, ma tu trattala normalmente e non mettergli troppa pressione, ok?”


Lui fece spallucce ed annuì alzandosi in piedi e buttandosi sul mio letto. Probabilmente ci addormentammo tutti nello stesso istante: Matt abbracciando la sua Spencer, io nella vasca e Dom sul mio letto…


 Andò avanti così per due giorni, io uscivo quando loro erano al piano di sotto a provare, prendevo qualcosa da mangiare e tornavo di sopra, sfogandomi con Spencer.
Il terzo giorno un pugno batté contro la porta del bagno, al quale non risposi.


“Lo so che sei lì dentro” … “apri ci sono solo io”


Aprii la porta lentamente, lasciandolo entrare. Cambiò espressione da un secondo ad un altro passando da nervoso ad uno sguardo di tenerezza.


“Andiamo giù, basta con questa storia”


La voce dolce di Chris mi riscosse dalla sensazione di perdizione. Annuii sorridendogli.


“Vedi? Non ci vuole molto a fare un sorriso” esclamò spettinandomi.


Scesi al piano di sotto, dove trovai Dom e Matt a discutere. Mi avvicinai verso Matt che mi abbracciò stretta dandomi un bacio sulla guancia e sussurrando un “bentornata”; mentre Dom sorrise molto nervoso.
Feci finta di nulla come mi aveva suggerito Chris durante un piccolo momento di sfogo.


“Allora, che si dice da queste parti?” chiesi  a Matt
“Niente stavamo discutendo dei progetti per oggi” rispose
“Dobbiamo ricontrollare alcune cose sulla tournée” continuò Chris
“Bene!!” esclamai estasiata
“Si ma il problema è quell’Ethan che viene a pranzo” sbuffò Dom
“Dom…” proruppi io calma sfiorandogli la mano
“Non cominciare!!!” disse ritraendola
“Stavo per dirti che se è un problema la mia presenza, sarei potuta uscire” risposi
“No, no, no. Qui non va via nessuno. Ci comporteremo da persone civili, intesi?” Matt


Annuimmo entrambi ognuno col proprio rodimento in corpo.
Mezzora dopo Ethan era alla porta insieme a Tom, ricoperto di mucchi di fogli stracolmi di appunti e all’orecchio un cellulare. Entrarono salutandomi e dirigendosi dritti dritti sul divano per discutere.


Tra telefonate, appuntamenti, interviste da fissare, ben presto arrivò l’ora di pranzo e non essendoci Spencer, mi cimentai nella preparazione di qualcosa di italiano per quel gruppetto di fanatici inglesi.


Quando dissi loro che era pronto, mi aiutarono a portare tutto l’occorrente sotto il gazebo, approfittando di quegli ultimi raggi di sole dopo il maltempo del giorno prima.
Ci sedemmo tutti e via via che mangiavano mi fecero i complimenti per i piatti preparati. Sembrava che per una volta, una soltanto, non fossimo tutti allerta su qualcosa di imminente, ma solo persone normali che condividevano un semplice pranzo, scambiando qualche battuta. Non potei dire altrettanto di Dom, che si stava macerando incastrato fra Matt e Tom, mentre io ero fra Chris e Matt, ma a suo avviso troppo vicino ad Ethan rispetto a lui.


Sparecchiammo e tornammo tutti dentro casa. Mentre lavavo i piatti, Ethan mi aiutò, ma stavolta Dom non fece una piega. Quando mi sedetti con loro sui divani vicino a Chris, uscì fuori di tutto e di più.
Tom tirò fuori la serata della premiazione, solo per impicciarsi su chi aveva vinto nelle altra categorie. I ragazzi risposero, e puntualmente Ethan non perse l’occasione…


“E’ stata una bella serata vero?” mi chiese
“Non molto direi…almeno per me!” risposi
“Beh, forse il finale è andato un po’ meglio non credi?”
“Oh, si. Non ce la facevo più” continuai.


Poi si voltò di lato.


“Che c’è Dom, qualche problema?” chiese il bastardo
“No, nessuno. Libera di fare le sue scelte” rispose arrabbiato
“E che scelte!!!” lo sfidò





“Ehy, ehy…fermi tutti. Di che diamine state parlando?” chiesi spaesata
“Del fatto che sei andata a letto con lui?” mi urlò contro Dom
“Cosa? Ma che cavolo stai dicendo! Non è vero!!!” risposi “diglielo che non è vero!!!”


Non proferì nulla se non una fragorosa risata canzonatoria…dopo la quale tutti i presenti restarono spiazzati, mentre io nel frattempo con gli occhi gonfi di lacrime presi le mie cose e tornai a casa mia.


Puntualmente i due si misero uno di fronte all’altro, occhi contro occhi, verdi contro azzurri.


“Ti brucia biondino!!”
“Fa che tu l’abbia anche solo sfiorata e…”
“E cosa? Finisci come l’ultima volta?”… “dovevi tenertela stretta Howard” sorrise ancora


Tom e Chris si intromisero subito dopo che Dom gli rifilò l’ennesimo pugno in faccia. Non si ruppe nulla stavolta, solo un leggero rivolo di sangue sulla bocca. Rialzandosi esordì…


“Vuoi la verità?”
“Spara…ormai non so più a chi credere…”
“Era stremata, piagnucolava come una ragazzina. L’ho riportata a casa stanca mentre ti lanciava contro miliardi di insulti, erano musica per le mie orecchie” sorrise “mi ha fatto entrare, siamo saliti in camera sua e si è stesa sul letto: così mi sono detto “vai Ethan, è la tua grande occasione”. Sono salito sul letto con tutta l’euforia di questo mondo. Lei era lì, esausta e con gli occhi chiusi, ma non dormiva. Era da mozzare il fiato con quel vestitino rosso, è stata la cosa più facile del mondo…lei aveva bisogno di essere consolata ed io sapevo esattamente come farlo. Quando le tolsi le scarpe e tornai su per baciarle il collo, lei mise una mano fra i miei capelli con gli occhi ancora chiusi, e lì capii che era fatta. Ricordo di aver sorriso pensando a che faccia avresti fatto. Comunque quando rifeci lo stesso gesto di prima, iniziò a sospirare leggermente finché emise un “Dom” leggero. Un'unica sillaba che mi distrusse in un colpo solo…perciò no…non è successo nulla”.


Chris e Matt mandarono via Ethan dopo averlo aiutato con il sangue; Tom tornò anche lui a casa; restando solo loro tre e tremila domande scaturite da quella rivelazione.


La notte verso le 02:00 del mattino, Dom aprì la porta della camera, restando in piedi immobile. Lo guardai, aveva uno sguardo duro e freddo…


“Non sono venuto qui per discutere. Voglio solo sapere una cosa. E’ vero quello che mi ha raccontato Ethan? È vero che hai sussurrato il mio nome?” chiese “mi serve solo un si o un no”


Restai ferma nella notte…
La luna rendeva appena visibile il suo profilo immobile in attesa di qualunque cosa.


Per tutta risposta, scostai le lenzuola dalla sua parte di letto…
Intuì così, che per una volta Ethan aveva detto la verità.
Non ci furono lacrime, scuse o altro quella notte…
Solo io e lui…si sistemò fra le mie braccia con la testa poggiata all’interno del mio braccio sinistro, una mano lungo la mia schiena; la mia gamba sul suo fianco sinistro; una mano fra i suoi capelli e le labbra sulla sua fronte…

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Capitolo 12
*** Our love is Madness ***


In fretta e furia, ma anche stavolta sono riuscita a pubblicare il capitolo...Cheers to everyone!!! 
 

Our love is madness


Qualche ora più tardi, nella penombra mattutina, Dom aprì lentamente gli occhi e alzò il braccio per controllare l’orario. Erano le 9:00 del mattino e più tardi sarebbe dovuto uscire con il resto dei Muse, per sostenere le ultime interviste e gli ultimi photo-shoot prima di intraprendere l’estenuante tournée. 


Si sfilò lentamente da sotto le coperte e si infilò in bagno, sotto la doccia.


Dopo essersi preparato alla perfezione, si rese conto di avere ancora abbastanza tempo, così prese una decisione, che dato il personaggio in questione, direste “no, non è possibile!” …


Venti minuti dopo si sdraiò nuovamente al mio fianco e mi scostò i capelli dalla fronte restando ad osservarmi.
Nel modo più delicato possibile prese ad accarezzare il contorno del mio viso ripetendo lo stesso percorso varie volte: occhi, naso, zigomi, labbra…
Assorto nei suoi pensieri, nei suoi tormenti, nei suoi perchè…


All’improvviso sorrise, ripensando a tutte le stronzate che avevamo fatto insieme, a tutti gli insulti volati durante le litigate, a tutti i guai e gli scherzi che con la complicità di Matt, gli avevamo combinato.


“Lo so che dormi, e che non ascolterai un briciolo di quello che ti dirò. Forse sto scegliendo il momento meno adatto, ma sai che non riesco a sostenere i tuoi occhioni fissi nei miei. Volevo solo ringraziarti. Se fossi stata un’altra, in questo momento sarei a dormire sul divano o non vivrei più qui. Grazie per tutta la pazienza che hai con me. Ci vediamo stasera. Ti amo da morire” disse sottovoce.


Tornò a guardare l’orologio; sospirò, lasciandomi un bacio delicato sulle labbra e silenziosamente come era entrato, uscì dalla stanza.


Aveva curato tutto nei minimi dettagli. Aveva preparato la colazione e si era messo di impegno per fare tutto al meglio: croissant, succo d’arancia, thè e una piccola rosa; il tutto sopra un piccolo vassoio di legno che aveva lasciato sul suo comodino prima di andare via.

Diede un’ultima occhiata che in casa fosse tutto in ordine, dopodiché mise una giacca e vi infilò in tasca l’Iphone e le chiavi.


Uscii dal letto di corsa e mi fiondai in cucina proprio mentre lui stava per chiudere la porta.


“Ehy Howard!” dissi stringendo la rosa in mano
“Piccola!” rispose illuminandosi
“Ti amo anche io” conclusi.


Lui alzò gli occhi, brillanti come non mai; sorrise timidamente vergognandosi un po’ dopo aver realizzato  che in realtà avevo ascoltato non un briciolo, ma ogni singola parola avesse detto. Mi guardò scusandosi con lo sguardo di non poter restare perchè come al solito era sempre in ritardo. Mentre chiudeva urlò qualcosa che mi fece morire dalle risate.


“E copriti, che fa freddo!!!”


Tornai in camera sedendomi sul letto e mangiando tutto quello che Dom aveva preparato con tanto amore. 
Durante l’arco della giornata, mi lasciò un messaggio, informandomi  che per l’ora di cena sarebbe tornato, perciò mi presi tutto il tempo che volevo per pensare a cosa preparare.


Arrivarono così le 21:00, tutto era pronto, ma di Dom nemmeno una traccia; così decisi di aspettare ancora un po’, magari aveva trovato traffico.
Quando però poi scoccarono le 22:00, mi alzai dal divano per prendere il cellulare che regnava abbandonato sul pianoforte.
Composi il numero nello stesso momento in cui la porta si aprì, e spuntò fuori Dom in un notevole stato di stanchezza.


“Dom”


Lui si avvicinò dandomi un bacio di sfuggita.


“Scusa, ma è stata una giornata da dimenticare!” urlò nervoso
“Come mai?” chiesi ancora vicino al pianoforte
“Siamo circondati da incompetenti!  Avevamo in programma due interviste ma all’ultimo minuto ne hanno aggiunta un'altra, grazie alla quale abbiamo fatto un enorme ritardo per il photoshoot, passando il pomeriggio e la serata a litigare con i fotografi e gli organizzatori. Ti sembra una cosa normale?”
“No, direi di no” … “però gli imprevisti possono accadere” risposi
“Si certo, come no” … “a chi accade? Agli stupidi”
“Beh, i tuoi imprevisti hanno intralciato i miei piani creando altri imprevisti…direi allora che possiamo includerci nella categoria degli stupidi” 


Uscendo dalla camera da letto, dopo esserci cambiato, realizzò che era tardi e che io probabilmente avessi finito per cenare da sola; infatti estrassi un paio di piatti dal microonde e li misi sulla penisola.


“Tieni” … “ se vuoi altro lo trovi nel microonde”


Annuì con la testa, mentre io mi sistemavo sul divano davanti la tv. Dom intanto mangiava silenziosamente un boccone dopo l’altro. Poi si alzò e sparecchiò la penisola,  e prese il pezzo di dolce che gli avevo lasciato in frigo. Mangiò nuovamente in silenzio, finché rispondendo al telefono di là in bagno, si alterò ancora di più. Infatti lo sentii imprecare contro assistenti o non so chi altro. Abbassai il volume del televisore.


“Dom, è tutto ok?” chiesi in piedi verso il corridoio
“No che non è tutto ok! Ti sembra che sia tutto ok?” rispose dal bagno
“Chiedevo soltanto” risposi
“Mi senti sbraitare e non ci arrivi che possa esserci qualcosa che non va?”
“Volevo me lo dicessi tu” esclamai tranquilla
“Vuoi sapere cosa non va? Ok! Hanno posticipato la nostra partenza per il tour, il photoshoot è venuto uno schifo, Chris ha detto che domani ci sarà un altro giro di interviste a cui non ho assolutamente voglia di andare e mi sta scoppiando la testa!!! Vuoi sapere anche che cosa ho mangiato a pranzo?” disse sporgendosi dalla porta
“Scusa se ho osato chiedere” dissi un paio di minuti dopo.


Mi spostai tornando a sedermi sul divano, ignorando tutti i capricci di quell’essere con cui vivevo. Poverino, da una parte aveva ragione, perciò decisi solo di essere tollerante e di non lamentarmi dei suoi sbalzi d’umore, in fondo li avevamo tutti. Così quando, tra un urlò e l’altro, chiese…


“Dove cavolo è la mia felpa grigia”


Io risposi un semplice…


“Nel primo cassetto a sinistra”


Silenzio più totale, tanto che mi alzai di nuovo tendendo l’orecchio per percepire un piccolo movimento o altro. Si materializzò in tutta fretta venendomi incontro e cogliendomi di sorpresa prendendomi in braccio, facendomi allacciare le gambe intorno a lui.


“Hai trovato la felpa” costatai
“Si” … “primo cassetto a sinistra” ammise


Sorrisi leggermente arricciando il naso.


“Come farei senza di te” sospirò poco dopo
“Non lo so” risposi dandogli un bacio sul naso


Lo vidi calmarsi di colpo, era stanco a livello psicologico e questo lo spossava. Dopotutto la giornata era stata veramente pesante se corrispondeva a tutto quello che aveva detto; se ci aggiungiamo che la tournée sarebbe slittata ad un altro giorno, lo stress della preparazione ed il continuo correre da un posto ad un altro, dovevano essere tutti e tre veramente a pezzi.


“Vuoi andare a riposare?” chiesi
“Si forse dovrei”


Feci per scendere, ma a quanto pareva, non aveva intenzione alcuna di lasciarmi. Un sorriso beffardo gli increspò le labbra.


“Tu non eri quello stanco?” dissi mentre sbottonava i miei jeans
“No, per questo genere di cose mai!”


Sorrisi scrollando il capo e sorridendo, non si arrendeva mai. Quando ci staccammo, lui ricadde pesantemente su di me, per poi invertire le posizioni ed addormentarci.



Il mattino seguente, la sveglia del telefono ci fece sobbalzare. Mi alzai e mi rivestii di corsa per evitare che anche quella mattina si presentasse in ritardo. Preparai velocemente la colazione e lo svegliai. Dopodiché ci preparammo ognuno per la propria giornata lavorativa; lui ed i suoi impegni da rockstar, mentre io avrei tenuto Buster per l’intera giornata.


Non appena uscii dal bagno, trovai Dom che parlottava con Matt e che teneva come sempre la porta aperta, in attesa di Chris che stava parcheggiando. Entrò con uno sguardo indagatore guardandosi intorno, come se in casa sua ci fosse qualcosa che non andava. 
Io e Dom restammo lì impalati in attesa che Matt emettesse un segnale di vita o altro. Diedi una gomitata a Dom e lui rispose facendo spallucce.


“Matt” chiesi io alla fine


Mi zittì con un cenno della mano, mentre continuava a spostare gli occhi ad una velocità pazzesca per tutta la casa; alla fine il suo sguardo si posò lentamente prima su me e poi su Dom…


“Voi avete fatto sesso!” esordì
“NO” … “SI” rispondemmo all’unisono io e lui
“Batti il cinque” disse Matt al suo migliore amico
“Ehy, ci sarei anche io qui!”
“Che c’è? Vuoi darmi il cinque anche tu?” esplose in una risata
“No, mi uccideresti se sapessi dove l’abbiamo fatto!!” dissi fingendo di guardarmi intorno.


Dom fece una faccina colpevole al suo migliore amico, che nel frattempo cambiava colore alternando bianco, rosso, viola…stile camaleonte.
Voltò lentamente lo sguardo per dedurre quale fosse stato il luogo del delitto…penisola, divano, fino a guardare il pianoforte nero, immacolato e solitario.
Voltò la testa velocemente mentre io mi nascondevo dietro Dom.


“Voi!!! Che cosa avete fatto?” … “avete profanato il mio bambino!!”
“Ci dispiace Matt” lo consolò Dom
“Non è possibile. Non voglio crederci” disse in un sussurro
“Matt scusa, è che è il primo posto che ci è capitato” risposi io
“O mio Dio! O mio Dio!” disse con le mani sul viso
“Si stava comodissimi, vero?” mi chiese Dom
“Già, un po’ freddo all’inizio…ma quella superficie nera ispira tante cose…”
“O porca troia! Voi…voi…tu…e lui…” disse indicandoci
“Cinzia e Dom” lo presi in giro io
“Non ce la faccio. Il mio amore, il mio bambino. Avete fatto sesso sul mio…”


Guardai Dom, che non riusciva a trattenere le risate, così mi arresi.


“Sul tuo divano Matt…sul tuo divano” conclusi


Dom si gettò sulla poltrona ridendo  a crepapelle tenendosi la pancia, Matt invece posò una mano sul petto e mi fulminò con lo sguardo.


“Di la verità, volevi uccidere il mio povero cuore?” chiese
“Volevo solo fartela pagare per le figuracce che mi fai fare!” risposi
“Rischiavo l’infarto, sai?”
“Oh andiamo” dissi avvicinandomi
“NO, mi spiace. Per il momento non voglio parlarti”
“Va bene; vorrà dire che troverò un altro chitarrista da adorare…”
“Già, tipo quello che ti piace tanto…come si chiama?” proruppe Chris dal nulla


Matt e Dom lo fulminarono con lo sguardo; della serie “perchè tu lo sai e noi no?”


“Dai, quello che adori tanto, che dici che è un mostro con la chitarra” continuò
“Synyster Gates” risposi compiaciuta
“Si, proprio lui! Ragazzi è fenomenale, dovreste vederlo!”  disse ammirato
“Oh, sappiamo perfettamente chi è” urlarono in risposta entrambi
“Il tizio tatuato…bene bene…faremo i conti prima o poi io e te” disse Dom
“Non oseresti!” continuò Matt
“Hai detto che non vuoi parlarmi…” feci gli occhi tristi
“Oh, andiamo!” mi abbracciò forte “sei una bastarda” mi disse in un orecchio.
“Lo so” risposi


Dopodiché Chris mi affidò Buster che mi corse incontro per farsi prendere in braccio. Salutammo tutti gli altri che avrebbero avuto una giornata un po’ frettolosa e stressante, ma erano gli ultimi dettagli e poi tutto sarebbe filato liscio.


Io e Buster ci divertimmo un mondo, lo assecondai in ogni genere di cosa volesse fare, dal gelato alla costruzione di un fortino con i cuscini delle camere da letto. Nel tardo pomeriggio  dopo aver girato tutto il giorno come una trottola , alla fine si arrese ad un dolcetto e alla visione di un cartone animato a sua scelta.


Poco prima di cena Kelly venne a riprenderselo mentre era ancora addormentato; mi ringraziò e tornò a casa sorridente e in vista della partenza programmata per quattro giorni dopo, mi promise che ci saremmo viste in aeroporto.


Non appena chiusi la porta, mi precipitai in camera a preparare la valigia, con il solito dilemma su cosa portare o meno, e finii così col portare di tutto e anche di più, ogni cosa possibile e immaginabile. Insomma, pronta per ogni evenienza. Lasciai fuori solo le cose che mi sarebbero servite in quei pochi giorni e quelle che avrei usato per la partenza.


Cenai da sola anche quella sera,  sperai che al rientro non avrei discusso di nuovo con Dom. Ma mi sbagliavo, lo stress era alle stelle e per ben tre giorni non facemmo che discutere. Nulla di ciò che facessi gli andava bene: preparai il suo piatto preferito ma tornò tardi e riscaldato non gli piacque; Spencer ci invitò a cena ma sbraitò urlando che lo sapevo benissimo quanto fosse stanco; il giorno dopo proposi un cinema per tutti ma anche lì ebbe da ridire.

Così alla fine, non proposi più nulla e feci né più né meno che prendere Buster dall’asilo, farlo giocare, dormire e riportarlo a casa. Insomma quello che facevo di solito.


La vigilia della partenza, tornai a casa verso le 19:00 dopo aver riportato Buster e non ebbi voglia di fare nulla. Così finii di preparare la valigia e mangiai qualcosa al volo.

Determinata a rilassarmi, aprii l’acqua della vasca e attesi che si riempisse mentre mi spazzolavo i capelli e avvicinavo il telefono nel caso avesse chiamato qualcuno. Spensi tutte le luci e lasciai solo quelle del bagno, scivolando dentro la vasca ricoperta di schiuma fino al bordo.


Sprofondai nel vortice che c’era nella mia testa. Un uragano di tormenti, pensieri vari, preoccupazioni e miliardi di testi di tutte le canzoni che dall’infanzia aveva cresciuto la persona che ero in quel momento. Chi diceva che il silenzio è assordante, aveva ragione alla stragrande.


Mentre canticchiavo a mente una di esse, sentii la porta di casa aprirsi, ma non chiesi nulla e non mi feci sentire; rimasi col corpo immerso nell’acqua bollente e nel bagnoschiuma al thè verde e lime che compravo da una vita.


“Amooore?”


Amore un corno! Avrei detto, ma non avevo voglia di litigare anche quella sera. Rimasi in silenzio lasciando che girovagasse da solo per casa finché non mi avesse trovata. Non che abitassi in una reggia, ma avevo intenzione di rispondere solo dopo aver capito di che umore fosse. Dieci minuti dopo, la sua testolina bionda fece capolino dalla porta.


“Ciao!” disse sorridente
“Ciao” risposi cauta
“Ti ho chiamata, non mi hai sentito?” chiese
“Si che ti ho sentito, ma non avevo voglia di alzarmi” risposi
“Strano, fino a qualche giorno fa mi saltavi in braccio come aprivo la porta”
“Fino a qualche giorno fa…” ripetei piatta


Ci fu un attimo di silenzio, nel quale entrambi non sapevamo cosa dire. Alla fine, a cedere fu lui.
Sospirò sonoramente e chiese…


“Quanto sono stato stronzo da 1 a 10?”
“Un bel 16 direi. Ma diciamo che sei giustificato” risposi
“Abbiamo discusso un po’ eh?”
“Tutti i giorni” ammisi
“Lo so, sono stato insopportabile”


Silenzio…


“Non ti ho portato nemmeno un regalo…cosa posso fare per farmi perdonare?”


Ci pensai un secondo, poggiando il mento sul bordo della vasca.


“Vieni qui” gli dissi


Lui si avvicinò in tutta fretta chiudendo la porta alle sue spalle e si inginocchiò vicino la vasca per darmi un bacio. Quel bacio che copriva interi giorni di discussioni, dispetti, amore, odio, perdoni e condanne. Mi staccai leggermente per guardarlo negli occhi.


“Intendevo, vieni qui nella vasca con me” sorrisi
“Mi stai perdonando allora!”
“Togliti quei vestiti e non rompere!” dissi ridendo


Entrò nella vasca dietro di me, ed appoggiai la testa indietro sul suo petto.


“Domani si parte” esordì abbracciandomi
“Eh, già” risposi
“Va tutto bene?” disse sporgendo la testa per guardarmi
“Si, si. Ma mi conosci, sono solo un po’ ansiosa”
“Andrà tutto bene” mi rassicurò poggiando il mento sulla mia spalla
“Oh, non ne dubito”
“Finalmente vedrai l’America” sorrise “staremo insieme 24 ore su 24”
“Mi sento già meglio” sorrisi
“Oh, ora che ci penso, un regalino stupido l’ho portato”
“Cosa?”
“Un attimo solo” disse sporgendosi per prendere la giacca “Tieni”


Mi porse un pacchettino blu, al cui interno c’era un piercing a forma di spirale per il mio orecchio.


“E’ ora di abbandonare il cerchietto non credi?”
“E’ fichissimo!!!” urlai soddisfatta


Lo sostituimmo ed uscimmo dalla vasca. Io andai a mettere un pigiama e Dom uscì a comprare un po’ di gelato. Rientrò in casa un quarto d’ora dopo.


“Dooom?”
“Si, piccola sono io”
“Bene, sono lieta di informarti che abbiamo adottato un cucciolo”
“Cosa? Ma che dici?”


Uscii dalla camera degli ospiti con Matt in ginocchio attaccato alla mia gamba sinistra.


“Matt, ma che fai?” chiese ridendo
“Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego”
“Vuole stare qui da noi stanotte” gli tradussi
“No, Matt. Ti prego. Non stasera, per favore…” lo guardò implorante
“Dice che Spencer è partita e che non vuole restare a casa da solo”
“Vieni un attimo con me” disse a Matt


Lasciò la mia gamba e si diresse vicino il lavandino della cucina di fronte a Dom.


“Che diavolo credi di fare Matt?”
“Nulla, non voglio stare a casa da solo”
“Invece dovrai restarci. Stiamo cercando di fare pace, non mi servi qui” lo ammonì
“Farò decidere a lei” lo sfidò
“Non azzardarti” lo minacciò


Matt si voltò e sfoderò il suo sguardo abbattuto.


“Ehy, bambolina, posso restare?” chiese speranzoso
“Non so Matt, sei sicuro di voler stare qui?”
“Si, sono solo a casa, e quella casa è enorme”


Dom alle mie spalle gli faceva gestacci poco carini.


“Povero cucciolo, certo che puoi restare” risposi alla fine
“Grazie, grazie, grazie” disse abbracciandomi
“Di nulla, sul serio. Non disturbi”
“Si. Certo. Non disturbi” disse Dom oltrepassandomi
“Che c’è Dom? Volevi inaugurare qualche altro posto in casa mia?”
“Si. Ora che ci penso, il pianoforte non è una brutta idea!” lo sfidò


Guardai Dom accennando un sorriso. A quanto pare Matt aveva rovinato nuovamente i suoi progetti.


“Sai cosa mi importa! Vi ho sentiti già una volta”
“Benissimo, ma ti consiglio di mettere le cuffie stavolta”
“Dom, piantala!” urlai “Matt resterà qui, punto e basta”
“Va bene. Va bene. Resta pure qui”


Matt tornò ad aggrapparsi alla mia gamba, urlando.


“Grazie, grazie mille…ti amo da morire” proruppe
“Ehy, non costringermi a ripensarci” lo sgridò Dom.


Risi forte ed andai a sedermi vicino a lui sul divano, mentre mi abbracciava porgendomi il vasetto di gelato. Matt prese un cucchiaio e si sedette fra noi, descrivendo quanto fosse buono quello che stava mangiando.
Dom andò di là con la scusa di dover terminare le valigie. Più tardi andammo via anche noi, ognuno nella propria stanza. Lo trovai nel letto sotto le coperte che giocava con il telefono.
Mi infilai sotto anche io al suo fianco.


“Che fai?” chiesi
“Nulla!”
“Sei arrabbiato con Matt?” continuai
“Un po’” ammise “stava andando tutto secondo i piani e come al solito ha rovinato ogni cosa”
“E quali erano questi piani?” dissi togliendogli il telefono dalle mani
“Volevo parlare con te, tentare di fare pace”
“Puoi farlo ora” lo intimai





“Non ne abbiamo più parlato da quella sera ma, volevo scusarmi per la storia della premiazione”
“Prima voglio chiederti una cosa io” risposi
“Tutto quello che vuoi” disse facendomi poggiare la testa sul suo petto
“Hai creduto veramente che ci fossi andata a letto?”
“No. Ma in quel momento non sapevo a cosa credere”
“Ok” risposi piano piano.


Prese fiato, e sputò fuori l’enorme macigno che si portava dietro da una settimana e che era andato via via crescendo. Prese ad accarezzare i miei capelli, in un gesto nervoso, o forse un semplice appiglio nell’abisso di scuse e giustificazioni che stava per confessarmi.


“Mi dispiace averti messa in imbarazzo, mi spiace per le brutte parole e per le sfuriate anche se la colpa non era affatto la tua. Mi dispiace per le notti che hai passato piangendo; per  i miei sbalzi d’umore, per non essere il ragazzo perfetto e per le volte in cui ti ho urlato contro. Spero solo di non averti delusa , o che tu mi abbia odiato”


Alzai lo sguardo come se mi avesse appena detto che in realtà lui era un fantasma.


“Dom…ma che dici! Non sono stata affatto delusa, come puoi pensare una cosa del genere? Né tantomeno il fatto che io possa odiarti! Mi sono sentita ferita, derisa, sola e confusa…ma non ho pensato nemmeno per un attimo alla delusione o l’odio. Ho pianto è vero, ma tutto questo mi ha resa ancora più forte di quanto lo sono già. Non sono perfetta nemmeno io, amore. A me basta solo che tu ti fidi di me. Voglio che tu sappia che anche se continuerai ad urlarmi contro, a rimproverarmi e tutto il resto, io sono qui. Anche solo per mandarmi a quel paese, io sono con te, ok?”


Annuì…


“Grazie…sei la migliore” disse baciandomi “e ora che si fa?”
“Facciamo pace no?” sorrisi nel buio.


Si voltò verso la porta, e con tutto il fiato nei polmoni, urlò…


”Ehy Matt”
“Si, Dom?”
“Metti le cuffie!!!” disse mentre io mi sbellicavo dalle risate.


Il mattino della grande partenza, il telefono di Dom squillò e lo invogliai a rispondere. Dom si alzò e chiamò Matt nell’altra stanza. Per tutta risposta Matt si ricompose e disse a Dom se poteva accompagnarlo a casa prima di passare da Chris.
Prima di uscire, tornò in camera ad assicurarsi che mi sarei preparata.


“Bambina…so che sei stanca, però sbrigati o partiremo tardi” sussurrò baciando la mia spalla.


Mugolai qualcosa in risposta ed aggiunse che sarebbe ripassato mezzora più tardi dopo aver prelevato le valigie di Matt e poi Chris e Kelly; mi voltai a baciarlo ed uscì.


Mi preparai in fretta e furia buttando le ultime cose in valigia e controllando che non dimenticassi nulla di utile in giro per casa.


Esattamente trenta minuti dopo, Dom salì a casa cercandomi per tutte le stanze. Dopo essersi ricordato che esisteva un secondo passaggio per raggiungere il terrazzo, sbucò fuori attraverso la botola.
Ero lì impalata a guardare il panorama di Londra nel fresco del mattino, pronta per partire ma col cuore ancora impigliato lì.


“Ti dispiace andare via?” chiese affiancandosi
“Un pochino, in fondo mi sono affezionata a questo posto” ammisi
“Anche a questo terrazzo?” disse ironico
“Soprattutto a questo terrazzo”





“Sono venuta molto spesso qui, quando tu eri in ospedale” confessai “anzi, direi che ci sono salita tutti i giorni. Con la pioggia, con il vento e anche con la nebbia. Chris mi ha detto che anche se è molto lontano, è possibile vedere una luce fissa, che altro non è che il faro per la pista di atterraggio degli elicotteri dell’ospedale. Così anche se non potevo vederti, salivo qui tutti i giorni e rimanevo ore ed ore ad osservare quella luce che di giorno è rossa e di notte è bianca. Sono stata con te con il pensiero, per tutto il tempo”


Mi voltai verso di lui e lo sorpresi a fissarmi impaurito. Mi strinse forte in un modo che no aveva mai fatto, per qualche minuto. Aveva gli occhi lucidi e scrollai leggermente il capo.


“Non piangere Dom…non adesso” dissi prendendolo per mano.


Uscimmo di casa e un’ora e mezza dopo eravamo sull’aereo che ci avrebbe portati dritti dritti negli Stati Uniti d’America. Nonostante avessi un po’ di timore,  mi soffermai a guardarli uno per uno: Chris di fronte a me, mi sorrise mentre leggeva una rivista; Matt sonnecchiava beato canticchiando qualcosa nel sonno e Dom vicino a me che mi baciava la mano poggiando la testa sulla mia spalla. Erano al settimo cielo e la mia preoccupazione fu spazzata via da quei tre volti che da molti anni a questa parte, erano la mia vita. 

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Capitolo 13
*** You electrify my life ***


Capitolo 13!!! Buona lettura =) 

You electrify my life 

Durante tutto il volo, non chiusi occhio un solo istante data la mia ultima ed unica precedente esperienza, finita non molto bene. Così passai le ore estenuanti di volo, leggendo riviste o guardando i film che le hostess proiettavano di tanto in tanto. Matt, Chris e Dom alternavano stati di sonno a spuntini e discussioni su tutto quello che avevano in programma di visitare o comprare.
Ancora non mi capacitavo di quello che stavo per intraprendere, perciò mi limitavo solo ad osservare l’immensa distesa oceanica che divideva un posto dall’altro. 


Diverse ore più tardi, fummo informati dell’atterraggio; così riallacciammo le cinture e attendemmo. Una volta arrivati, recuperai il  mio bagaglio a mano e mi accodai dietro Matt, seguita dagli altri.


I ragazzi tirarono un sospiro di sollievo quando constatarono che il posticipo della partenza all’ultimo minuto aveva fatto si che all’aeroporto di New York non ci fosse l’ombra nemmeno di un fotografo. Così, recuperammo tutte le nostre valigie, e ci dirigemmo verso l’auto che Tom aveva affittato per venire a prenderci: rigorosamente con i vetri scuri.
Io ero seduta dietro fra Dom e Chris, Matt davanti che teneva compagnia a Tom.
Ci chiese se il volo fosse andato bene e tutti rispondemmo in maniera positiva.


“Sei pronta per imbarcarti in questa avventura?” mi chiese Tom
“Come? Ah, si, non vedo l’ora” risposi
“Fra massimo un’oretta vedrete i vostri bus”.


Si alzò un coro di urla fragorose da parte di tutti e tre, che mi costrinsero a tapparmi le orecchie mentre li osservavo divertita. Sembravano tre bambini a cui è appena stato permesso di giocare con il fango; ci mancava solo che Matt iniziasse ad esibirsi in qualche sorta di danza ed eravamo a posto.


Tra urla e schiamazzi di vario genere, dopo circa un’ora arrivammo a destinazione.  Gli imponenti tour bus erano stati portati in un parcheggio privato fuori New York e Tom ci spiegò grosso modo come si sarebbero svolte le cose: saremmo partiti immediatamente dopo esserci sistemati ed aver terminato di completare la scaletta delle tappe.
Inutile dirvi che una volta parcheggiata l’auto, tutti e tre si fiondarono verso l’esplorazione del proprio bus.
Io scesi lentamente dall’auto ed aiutai Tom con i bagagli. Un casino tremendo generato solo da tre persone.


Matt non fece nemmeno in tempo ad entrare dalla porta, che in un milionesimo di secondo si affacciava da ogni benedettissimo finestrino urlando nel suo inglese “O my God! O my God!” seguito dalla sua risata inconfondibile; Chris esultava perché nella sua sala hobby, Tom aveva avuto l’accortezza di inserirvi un paio di consolle per videogiochi; Dom invece era sulla stessa lunghezza d’onda di Chris ma solo perché nella sua sala hobby troneggiava una fedelissima imitazione della sua “Rage”.
Se avessi avuto una telecamera, giuro che li avrei immortalati molto volentieri.


Dopo venti minuti di attesa, Tom ci informò che potevamo dare inizio al nostro viaggio. Ci presentammo ognuno ai tre autisti ingaggiati per il viaggio, dopodiché salimmo nei rispettivi bus.


Conoscendo il tipo, credetti di ritrovarmi a dividere un bus completamente leopardato, ma ringraziando non so quale strana creatura del cielo, non fu così. Dom mi prese per mano, in modo da mostrarmi dettagliatamente ogni cosa.

Si entrava da una porta posta all’incirca a metà bus; subito di fronte c’era un grande divano a ferro di cavallo che occupava tre finestrini; a destra vi era poi un piccolo corridoio situato al centro fra la cucina e la sala video occupata per tre quarti da diverse poltrone posizionati di fronte ad un maxi schermo; attaccato alla parte sinistra del divano di fronte l’ingresso, c’era la sala dove regnava la batteria di Dom, incoronata da un basso e una chitarra elettrica. Di fronte la sala vicino alla porta principale c’era un tavolo da poker che fungeva anche da biliardo; sul fondo del bus, infine, c’erano la camera da letto e un immenso bagno. Tra le stanze in fondo e il muro che finiva sulla sala c’era una bacheca di forma rettangolare che altro non era che un coloratissimo acquario. Solo quando Dom chiuse la porta, mi accorsi che tutto il contorno della porta stessa era occupato da un’immensa quantità di libri.
Mi guardò sorridendo, guardandosi intorno.


“Quella lì l’ho richiesta per te” disse indicando la libreria
“Grazie…è veramente fantastica” risposi abbracciandolo


Mi guardai intorno come se fossi risalita solo in quell’istante. Cominciavo ad adorare i tour bus in maniera morbosa; era veramente la fine del mondo; a parte l’inevitabile tappeto leopardato nero e fuxia che mi ricordava la mia coperta che avevo a casa. Tornai con gli occhi su Dom e lo vidi sorridere.


“Sembra di essere a Las Vegas” esclamai
“Si, l’idea era quella”


Una volta partiti, andai ad accomodarmi sul divano, giocherellando con il telefono, mentre Dom si era offerto di disfare le valigie di entrambi. Non avevo avuto nemmeno l’accortezza di chiedere a Tom o a Matt dove eravamo diretti; decisi così di non volerlo sapere giocandomi la carta del fattore sorpresa. Mi limitai ad osservare l’asfalto scorrere sotto i miei occhi ultra stanchi.
Dopo circa quindici minuti di viaggio, il mio cellulare prese a squillare; feci una faccia perplessa leggendo il nome sul display e risposi.


“Pronto!”
“Ciao stellina”
“Ciao…è successo qualcosa?” chiesi
“No, nulla…volevo solo salutarti”
“Matt, ci siamo lasciati venti minuti fa” dissi sorridendo
“Lo so, però volevo farti un saluto. Se volti la testolina magari…”
“Sei un idiota” dissi girandomi.


Parallelo al nostro bus, c’era quello di Matt, con il suddetto individuo che si stava sbracciando dal finestrino di fronte al mio. Con un braccio salutava teatralmente, con l’altro teneva il telefono. Chiamai Dom, che appena lo vide, si passò una mano sul viso esclamando “l’abbiamo perso”.


Quaranta minuti dopo, ci fermammo in un autogrill e non appena scendemmo, Matt mi strattonò per un braccio, troppo ansioso ed entusiasta di mostrarmi l’interno del suo bus. Era identico a quello di Dom, perciò presumevo che anche per Chris fosse la stessa cosa, solo che al posto di quella che per noi era la libreria, Matt aveva un’infinità di vini pregiati. Ovviamente differivano  colori e disposizioni delle stanze ma era comunque uno spettacolo da vedere. Dopodiché ripartimmo, questa volta viaggiai con Chris che come Matt volle mostrarmi la sua dimora con le ruote.


Dopo quello che per me parvero dieci minuti, il bus si fermò ma né io né Chris ci facemmo caso. Perciò continuammo in quello che stavamo facendo.
Un picchiare ripetitivo alla porta lo costrinse ad andare ad aprire. Impalati in attesa c’erano Dom e Matt.


“Allora! Ti faccio presente che siamo arrivati” esordì Matt
“Di già? Peccato” rispose Chris
“Che ne hai fatto di Cinzia?” chiese Dom
“Si sta godendo i privilegi del mio bus” disse Chris facendoli salire





“Chris! Datti una mossa!” urlai
“Arrivo, arrivo”


Dopodiché entrarono tutti e tre in sala hobby e saltarono di gioia quando Chris disse loro che se volevano, potevano utilizzare i suoi videogiochi.
Dopo un’infinita serie di partite e scommesse, Tom intimò ai ragazzi che era ora di prepararsi per il sound check. Così abbandonammo tutti la nostra attività per seguire Tom e tutto lo staff del concerto.


Una volta essere stati scortati nei pressi della struttura dove si sarebbe svolto il live, Dom si affiancò a me circondandomi le spalle con un braccio.


“Vieni con noi, tu?” chiese
“Se posso, volentieri” risposi
“Dom, se non ti dispiace te la rubo. Ho bisogno di aiuto con il pranzo” disse Tom
“Oh, va benissimo non preoccuparti”
“Allora andiamo” mi sorrise
“Si, si. Anche perché vedo già Matt in preda all’isteria”.


Salutai velocemente Dom, e salii in macchina con Tom. Conosceva abbastanza bene il posto, dato che vi erano stati svariate volte; io invece, mi sentivo un pesce fuor d’acqua come era giusto che fosse d’altronde.
Così prima di ritornare dagli altri, Tom mi fece fare un minuscolo tour per quella che scoprii essere Washington D.C. un posto assolutamente incredibile, il cuore degli Stati Uniti, la culla della casa bianca. Con le sue distese verdi ed il suo amore per lo sport. Davvero uno dei luoghi dove andare prima di morire.


Soddisfatti dei nostri giretti, tornammo a comprare il pranzo e lo portammo agli altri. Quando mettemmo piede dietro le quinte, rimasi impressionata da quanto lavoro ci fosse da fare per rendere il tutto uno spettacolo perfetto. Mentre i tecnici mettevano appunto alcune cose, noi altri mangiammo un boccone al volo, seduti a terra come gli indiani, solo perché secondo Matt c’erano alcune cose che non andavano bene. Così, pranzammo alla velocità della luce,  e tutti tornarono ai propri posti.  Tra risate, urli, chitarre e bassi accordati e provati, arrivò la sera e l’ansia salì alle stelle.

Ero tornata nel bus solo per darmi una rinfrescata e per cambiarmi, e quando tornai sembrava di essere entrati in un manicomio. In fondo al corridoio Chris e Dom si stavano esercitando, Matt correva come un ossesso, fra le mani una chitarra e un paio di giacche da provare, Tom correva con la scaletta a portata di mano, tecnici vari che correvano a destra e a sinistra spintonandomi nella fretta di mettere tutto in ordine e nella massima perfezione in modo da evitare che “casualmente” una delle chitarre di Matt cadesse in testa a chi non era stato in grado di accordarla.


Consigliai a Matt la giacca da indossare e mi diressi ad augurare buona fortuna agli altri due. Un abbraccio a Chris, un bacio a Dom e mi allontanai.


“Ehy, non resti qui?” chiese Dom
“Naah, voglio essere in prima fila” sorrisi
“Ti teniamo d’occhio” dissero tutti e tre
“Come sempre” risposi io.


Così nella massima segretezza, uno degli agenti della sicurezza mi affibbiò un piccolo pass per riconoscermi (che nascosi sotto la maglietta) e mi posizionarono in prima fila perfettamente al centro; immersa in un miliardo di persone.


Una volta che la band spalla ebbe terminato la sua performance, il Memorial Stadium di Washington calò nell’ombra. Milioni di persone febbricitanti che attendevano solo il loro ingresso. L’eccitazione era alle stelle, nessuno osava proferire parola… finché nel silenzio, uno squarcio di luce accecò tutti i presenti e fu Supremacy ad aprire le danze. I cori accompagnavano ogni singolo intro, ogni singolo accordo, ogni istante…


Si passava da una canzone all’altra in un batter di ciglia: la maestosità di Supermassive Black Hole, il ritmo trascinante a cui nessuno sarebbe mai riuscito a resistere di Panic Station, l’aggressività di Hysteria, il riff da panico che caratterizza New Born.


In tutto questo, io alternavo stati di principi di infarto, alle lacrime più assolute, nonostante vivessi a stretto contatto con ognuno di loro. Avevo fatto amicizia con una ragazza che era vicino a me, ultra emozionata poiché era la prima volta che assisteva ad un loro concerto. Piangeva a dirotto mentre Matt lentamente si sedeva al pianoforte e si destreggiava in un intro che di li a qualche secondo sarebbe diventato nient’altro che Sunburn.


Si consolò nel momento in cui urlammo disperate e Dom diede il tempo per iniziare la mia fedelissima Uprising…
Per non parlare del magico momento in cui durante Time is running out, Matt voltò il  microfono verso il pubblico facendoci cantare…


Sfilarono un capolavoro dopo l’altro; non riuscivo a staccare gli occhi dal palco nemmeno per un dannato istante. Non riuscivo a capacitarmi di quanto  potessi considerarmi fortunata a poter assistere a tutto quello. Solo in quel momento realizzai a pieno, che avrei passato una marea di serate lì con loro; avrei condiviso il viaggio con loro, avrei riso e pianto con loro, per loro e grazie a loro.

E non finiva lì; mi sentivo la persona più fortunata al mondo; e il solo pensiero che la mia vita era stata sconvolta per la seconda volta da quei tre fanatici inglesi, mi riempì il cuore di gioia e gli occhi di lacrime.


Ed il colpo di grazia arrivò nel momento in cui vidi Chris abbandonare il suo fedele basso, per imbracciare la chitarra ed uccidermi con Unintended. Piansi come non mai abbracciando la ragazza vicino a me, e stavolta fu lei a consolarmi.


Dopodiché non capii più nulla, si esibirono in altre decine di canzoni, da Bliss che ho sempre sostenuto che la versione live sia da fine del mondo; Liquid State che riscosse un’infinità di urli, Resistance che fu cantata dal primo accordo fino alla fine, Starlight che aveva un posto fisso nel cuore di ogni singolo individuo sulla faccia della terra che apprezzasse anche solo un minimo i Muse; fino al gran finale in cui lo stadio calò nuovamente nel buio, eccetto per un faro che illuminava Chris che si esibiva con la sua armonica, piano piano toccò a Matt e tutto tornò a splendere sulle parole ed il ritmo di Knights of Cydonia. Era tutto un saltellare incessantemente e un urlare a squarciagola.


Concedettero un bis, dopodiché tutto calò di nuovo nel buio lasciando milioni di cuori infranti nell’istante in cui salutarono tutta la popolazione di Washington e Dom lanciò le bacchette verso i due lati del palco.


Mi congedai dalla mia compagna di concerto, con la scusa di voler attendere che sfilasse un po’ di gente. Ho sempre amato i concerti, nonostante abbia assistito a pochi, quella sensazione di appartenenza a qualcosa che non c’entra nulla con la tua realtà quotidiana. La conoscenza di persone nuove e la sensazione di benessere quando ormai ci sei dentro.


La lasciai scambiandoci i numeri di telefono e promettendo di chiamarci di tanto in tanto.
Così attesi per diverso tempo, per poter andare via. Di certo non potevo dirle che ero in mezzo a quel casino di mia spontanea volontà e che ero fidanzata con il batterista dei Muse, avrei sicuramente creato un bordello.


Quando la folla si diradò, scavalcai la transenna e mostrai il pass che avevo al collo all’agente di sicurezza, ma fui immediatamente bloccata da un bodyguard, mentre tentavo di aprire la porta dei camerini.


“Scusi, dove crede di andare?” disse spaventandomi
“Nei camerini, ovvio” risposi
“Mi dispiace ma non è possibile”


Dio santo, c’erano almeno quindici persone che prima del concerto mi avevano vista in loro compagnia e in quell’istante non ce n’era mezzo.
Insistetti mostrando il pass, ma nulla. Tentativo vano.


“Non mi importa se ha il pass, nei camerini non si entra”
“Ok, allora aspetterò seduta lì” indicai una sedia
“Forse non ha capito. Lei non può stare qui. Le consiglio vivamente di seguirmi fuori dalla struttura!”
“Sta scherzando? Ho un pass, ho tutto il diritto di trovarmi qui” replicai
“A me non è stato comunicato nulla della sua presenza; perciò non mi costringa a trattarla male!”
“La prego non mi faccia irritare”
“No, lei non faccia irritare me…portatela fuori!!!”
“Che cosa? No! Fermi! Sono la fidanzata del batterista!!!”
“Si certo, come no”


Mi prelevarono di peso mentre scalpitavo a più non posso. Che cavolo! Se trattavano così chiunque avesse un pass, non osai immaginare cosa avrebbero fatto a coloro che riuscivano a fare foto insieme a loro.
Fui scortata fuori dallo stadio dopo avermi sbattuto la porta in faccia.


“Roba da matti!” commentai al nulla.


Non sapevo in che direzione fossero i bus; non avevo il telefono con me e oltretutto avevo lasciato la felpa nel camerino di Dom. Così l’unica cosa che mi rimase da fare, era riuscire a ritrovare l’ingresso da cui eravamo passati quella mattina, e sperare che nel frattempo loro non andassero via.


Nei camerini invece, regnavano i festeggiamenti. C’erano alcolici ovunque e risate generali per l’apertura con il botto del nuovo tour. Nessuno fece caso alla mia assenza, né tantomeno a tutte le mie cose abbandonate lì. Credendo che in qualche modo io fossi come minimo con Tom o sotto le coperte. Solo in un attimo di lucidità, Dom si rese conto che Tom era stato con loro per tutto il tempo.


Due ore dopo, seduta sugli scalini dello stadio, ascoltai il rumore di una porta che si apriva alle mie spalle; e voltandomi scorsi tutta la troupe con Muse annessi.
Non appena mi riconobbero, sbiancarono tutti e tre…
Nel medesimo istante, l’auto con Tom all’interno si fermò proprio vicino a me; a mia volta mi diressi verso di loro.


“Voi e i vostri stupidi pass” dissi lanciandoglielo contro.


Poi salii in macchina sul sedile davanti, non proferendo parola.


Quando tornammo nel bus, mi buttai sotto la doccia, e sempre in silenzio andai a vestirmi cedendo il posto a Dom. Terminato anche lui di fare la doccia, tornò in camera e si sedette sul bordo del letto vicino a me.


“Cosa è successo?” disse vedendomi avvolta in una felpa
“Sono stata sbattuta fuori dai cancelli dello stadio”
“Scherzi?” disse serio
“Per niente. Nonostante avessi mostrato il pass sono stata cacciata” risposi
“E perché?”
“Il tizio in questione, sosteneva che: primo, non stessi con te e secondo che nessuno lo aveva messo al corrente della mia presenza. Bah…”
“Ecco perché non arrivavi mai”
“Ma fammi il piacere Dom. Dubito fortemente che dopo il concerto qualcuno di voi si possa essere ricordato di me, dato che sicuramente eravate sbronzi”
“Ma…” iniziò
“Niente ma! È stata un’esperienza da non voler ripetere assolutamente. Sono rimasta lì fuori per due ore! Due ore! Due fottutissime ore seduta su degli scalini scomodissimi, senza un telefono né una felpa perché era tutto nel tuo fottutissimo camerino!”
“Mi dispiace” disse stringendomi


Non ricambiai l’abbraccio assolutamente.


“Ora se non ti dispiace vado a dormire”
“Dove vai? Il letto è qui” esclamò
“Dormirò sul divano, meglio così”
“Non c’è altro che vorresti fare?” chiese divertito
“No Dom. Non stasera”
“Ok, come vuoi” rispose mogio mogio “in fondo sono quasi 24 ore che non dormi”


Presi così il mio cuscino e mi accomodai sul divano, cercando la posizione più comoda per poter dormire.


Verso le due del mattino, aprii lentamente la porta della camera, e trovai Dom che stava spegnendo la tv. Ci guardammo negli occhi per qualche minuto, finché non mi appoggiai  con il lato della testa verso la porta.


“Dom” … “di là fa freddo” ammisi


Si aprì nel suo adorabilissimo sorriso.


“Vieni qui, stupida” disse scostando le coperte


Mi sdraiai nel letto sistemando il cuscino


“Tieni metti questa, è più pesante”


Tolsi così la mia felpa, ed indossai la sua, beandomi del suo profumo e sprofondando fra le sue braccia.
Quando stavamo per prendere sonno, picchiettarono sulla porta. Mi alzai controvoglia ed aprii assonnata.


“Matt…che c’è?”
“Ho fatto un casino”
“Ehy, Matt”
“Ciao Dom…sentite…non è che posso dormire sul vostro divano?” chiese
“Perché?” chiesi
“Beh, perché sono stato così imbecille da lasciare le chiavi nel bus e ormai il mio autista dorme in albergo”
“Non puoi andare da Chris?”
“Dorme come un ghiro, e chi lo smuove”


Io e Dom ci guardammo, mentre lui mi sosteneva perché stavo letteralmente dormendo in piedi.


“Ok” disse Dom “ma devi usare i cuscini del divano”
“Va benissimo, sono un uomo forte io” sorrise
“A meno che non ci dorma io e vi lascio il piacere di una  BellDom”


Sorrisero entrambi, finché Matt non andò a sdraiarsi sul divano.
Noi tornammo a letto e ci accoccolammo come prima.
Venti minuti dopo, ecco di nuovo Matt alla porta della camera.


“Ragazzi, di là si gela” disse infilandosi a letto con noi
“Si Matt, hai ragione” risposi io che gli davo le spalle
“Vuoi veramente che dormiamo in tre in un letto” disse Dom
“Beh, che c’è? C’abbiamo dormito in quattro” replicò Matt
“Hai ragione”





“Buonanotte Dom”
“Notte Matt”
“Notte stellina”
“Buonanotte Matt”


Nel silenzio esistenziale di quella camera, Matt occupava più del necessario mentre io con la felpa che mi era grande e le maniche che mi coprivano le mani per intero, me ne stavo incastrata fra le braccia di Dom…
Il sonno mi stava portando via i sensi lentamente, molto lentamente…


“Ehy”
“Mhh?” rispondemmo io e Dom contemporaneamente
“Mi stavo chiedendo, stellina…”
“Si?”
“Che cos’è una BellDom?”


Nel cuore della notte sorrisi con gli occhi chiusi e sapevo per certo che Dom stava facendo la stessa cosa.


“Un giorno te lo dirò, Matt…un giorno te lo dirò”

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Capitolo 14
*** I need your Love... ***


I need your love
 

Durante la notte cambiai posizione circa un miliardo di volte a causa di Matt, che non riusciva a stare fermo un solo attimo. Una volta tirava la coperta, un’altra mi rubava il cuscino, quella dopo ancora dormiva a braccia e gambe aperte.
Mi chiesi come diavolo facesse mia sorella a dormirci tutte le notti; perfino Buster o Teddi erano meno caotici.

Il mattino dopo, fui svegliata dal bussare alla porta. Inizialmente non volli alzarmi ma poi in qualche modo riuscii a sfilarmi dalle coperte ed andai ad aprire.


“Ehy, scusa se ti ho svegliata”
“Tranquillo Ethan è tutto ok” risposi
“C’è Matt per caso?” chiese
“Oh, si. Però dorme. Vuoi un caffè o un thè nel frattempo?” risposi facendolo entrare
“Un caffè grazie”


Chiusi la porta e ci accomodammo in cucina.


“Allora, a cosa ti serve Matt?” chiesi mentre preparavo il caffè
“Mi ha chiamato ieri per sapere del suo autista, visto che siamo nello stesso albergo”
“Ah, già”


Dieci minuti dopo, Chris apparve bussando al finestrino e gli feci cenno che la porta era solo accostata. Lui entrò e si sedette al tavolo dopo aver salutato entrambi.


Così gli raccontai la disavventura della sera prima e di come Matt avesse occupato il posto di 35 persone. Rise di gusto, fino a quando gli chiesi se gentilmente poteva andare a svegliarlo. Tentativo che si rivelò inutile; infatti qualche  minuto dopo, dalla porta spuntarono solo lui e Dom.  Si sedettero entrambi al tavolo con Ethan, discutendo su quello che avevano in programma di fare.


Nel frattempo io andai di là in camera a tentare di svegliare Matt. All’inizio provai scuotendolo leggermente; poi provai ad alzare il volume della voce; poi ancora gli tolsi le coperte di dosso ma niente di niente. Finché tentai il colpo finale…


“Matt, perdonami  mi è caduta la Glitterati!!!” dissi con voce allarmata
“Oddio! Dove, come, quando e perchè?” urlò alzandosi di scatto
“Finalmente ho la tua attenzione!” sorrisi
“Non farmi mai più uno scherzo del genere” disse respirando a fatica
“Scusa Matt, non ti sei svegliato con nient’altro”
“Prima il pianoforte, ora la Glitterati. Dico, ma sei fuori di testa?”
“Coraggio, renditi presentabile. Ti cerca Ethan”


Dopodiché tornai in cucina dove si parlava del recupero di tutta la roba lasciata nei camerini la sera precedente. Mi sedetti sulle gambe di Dom, e raccontai quello che era successo a me con quell’agente. Circa quindici minuti dopo, spuntò Matt con ancora il viso assonnato, si versò del caffè e andò a sedersi.


“La tua ragazza è un mostro” esclamò verso Dom che mi guardò scettico
“Gli ho detto che mi era caduta la Glitterati”
“Uuuuh. No, amore. Questo proprio non dovevi dirglielo”
“Ok, ma non capisco tutta quella rabbia”
“La rabbia è perchè ti sei presa la libertà di scherzare su una cosa importante!”
“Era per farti svegliare, Matt!”
“La prossima volta non farlo allora!!!”
“Se proprio vuoi parlare di libertà, un certo individuo a notte fonda ha preso e si è intrufolato sotto le coperte del nostro letto senza nemmeno chiedere il permesso” risposi calma
“Ok. Ok. Hai vinto tu”
“Non è questione di vincere Matt. Ho provato a svegliarti in tanti modi ma senza successo”
“Hai ragione, ho esagerato” … “Vieni qui” aggiunse allargando la braccia.


Mi sporsi sul tavolo per abbracciarlo, dopodiché ognuno andò a prepararsi per la piccola sosta allo stadio; per poi ripartire con i bus alla volta di Atlanta. Così Matt seguì Ethan per recuperare le chiavi, e ci dammo appuntamento nel cortile un’ora dopo.
Poi salimmo in macchina diretti a recuperare gli indumenti di scena che per via della nottata di festeggiamenti, erano rimasti lì. Entrammo tutti insieme e una volta recuperata la felpa ed il cellulare uscii dal camerino lasciando spazio a Matt, Chris e Dom.


“Bene! La ritrovo ancora qui”
“Oh, cavolo!” esclamai incrociando lo sguardo dell’agente
“Non le è bastato ieri sera?” chiese
“Veramente…”
“Stavolta non c’è nessun artista per cui eludere la sorveglianza” disse alterandosi
“No, no. Mi è bastato essere stata buttata fuori. Grazie mille!” risposi
“Appunto perchè l’ho fatto una volta, potrei farlo di nuovo”
“Questo perchè lei non ha voluto ascoltarmi per nessuna ragione”
“Non ho intenzione di ascoltarla di nuovo. Anzi, mi stavo chiedendo…”
“Si?”
“Mi chiedevo quale fosse il motivo per cui è di nuovo qui, oggi”
 

“C’è qualche problema?”  disse Dom, con il resto del trio al seguito
“Mi scusi signor Howard; stavo parlando con la signorina”
“Si, lo vedo” rispose
“Non si preoccupi la allontano io!”
“Ah, dunque era lei l’imprevisto di cui parlava ieri sera” incalzò Matt
“Si. Si. Proprio lei. Una vera e propria seccatura” ribatté


Nessuno rispondeva o aggiungeva altro, così l’agente continuò il suo monologo.


“Voleva passare a tutti i cosi; probabilmente il pass che aveva era anche falso. Diceva che doveva assolutamente entrare, che se aveva un pass doveva esserci un motivo. Sono una persona molto rigida nel mio lavoro, e non sopporto gli impostori ed i bugiardi; così ho fatto in modo che sparisse.  E volete sapere il pezzo esilarante? Sosteneva che fosse la fidanzata del signor Howard” concluse ridendo a più non posso.
“Immagino, immagino. E come se ne è liberato?”  chiese Matt
“Oh, l’ho fatta portare via da due miei collaboratori; è stata portata fuori dalla struttura e lasciata lì. Ma evidentemente non ha recepito bene il messaggio visto che si è ripresentata” disse vantandosi.
“Lei e altri due collaboratori, giusto?” proruppe Dom
“Si, io e altre due persone”


Attese circa cinque minuti, prima di riprendere a parlare.


“Bene, credo che la prossima volta che torneremo a Washington non avremo bisogno né di lei né dei suoi collaboratori, dei quali a proposito, voglio conoscere i nomi”
“Ma…veramente…”


Non gli fece nemmeno terminare la frase, che subito si affiancò a me ignorando l’agente.


“Andiamo, piccola” disse dopo avermi dato un bacio
“Ma…ma…” disse verso Chris
“Mi spiace ma è così” rispose lui
“Dunque è veramente la fidanzata! Oh mio Dio che figura!!”


Sia Matt che Chris fecero spallucce all’agente, e lo invitarono a calmarsi quando tentò di richiamare la nostra attenzione, che ormai eravamo fuori dallo stadio.


“Signor Howard? Signor Howard?”
“Lasci stare, non penso sia disposto a parlarle in questo momento” lo rincuorò Matt


Così facendo salirono in macchina e salimmo tutti sul nostro bus, per raggiungere Atlanta. Un viaggio lunghissimo ma molto divertente, erano comunque diverse ore di viaggio senza fermarsi un attimo. 
Io non vedevo l’ora di arrivare, nonostante mi stavo divertendo da morire con loro; però avevo voglia di vedere ogni cosa di ogni luogo in cui restavamo per qualche giorno. E li ad Atlanta avrei avuto tre giorni di tempo per curiosare in giro, insieme a quei tre cialtroni che in fatto di curiosità erano imbattibili; e per battere me che sono curiosa dalla nascita, ce ne voleva.


Arrivammo dopo svariate ore, durante le quali i ragazzi si cimentarono seriamente in diverse partite di poker, accompagnate ovviamente da imprecazioni varie e scherzi di vario genere; mentre io di tanto in tanto leggevo o scambiavo qualche messaggio con Spencer e Kelly che mi chiedevano ogni giorno il resoconto dettagliati dei rispettivi compagni.


Arrivammo così nel tardo pomeriggio quasi spossati ma comunque con quel briciolo di energia che predomina quando si sa di voler ficcanasare ovunque.
Tom telefonò a Matt per dirgli di prepararci, perchè la nostra giornata da turisti, più per me che per loro, sarebbe iniziata la sera stessa. Così Matt e Chris andarono a prepararsi nei loro bus e prendere tutto ciò che poteva servire dato che da quello che avevo potuto intuire, non saremmo tornati a cena.


Infatti come volevasi dimostrare, seguii i ragazzi con Tom e Ethan al seguito, per mezza Atlanta; ma purtroppo per visitare alcune strutture avremmo dovuto attendere il mattino seguente. Perciò riuscimmo solo a vedere la struttura sportiva degli Atlanta Hawks, ovvero la squadra di basket dell’ NBA, e quella di football americano, ovvero gli Atlanta Falcons.


Più tardi, sotto l’attenta supervisione di Tom, cenammo in un ristorante veramente sofisticato, con un menù infinito, discutendo di ciò che avremmo fatto il giorno seguente.


Così verso l’1:00 del mattino tornammo a dormire, preparandoci psicologicamente per la mattinata di fuoco che era già stata programmata. L’unica cosa che programmai io, fu quella di svegliarmi con tranquillità per le 8:00 e prepararmi in tempo per le 9:00…
Ma ovviamente un mostriciattolo dai capelli sparati, la felpa e un paio di pantaloncini che non vi starò nemmeno a descrivere, che corrispondeva al nome di Matthew Bellamy, si piazzò alle 7:00 davanti il finestrino della camera urlando a squarciagola.


“Ehy…ragazziiiii…su, svegliaaa”
“Dio, Dom. Giuro che te lo uccido!” sbuffai


Sorrise andando ad aprirgli la porta.


“Allora? Siete pronti?” urlò
“No, Matt. Non lo vedi?” rispose Dom notando lo strano abbigliamento
“Stellinaaa, forza è tardi!” disse spalancando la porta
“Matt, sono le 7:00” mugugnai.


Mi tirò a forza giù dal letto blaterando che mi avrebbe sorvegliata passo dopo passo mentre mi preparavo. Perfino mentre mi lavavo i denti era lì impalato sulla porta a fissarmi, mentre io ridevo della sua tenuta stile boyscout…eh Matthew Bellamy, come avrei fatto senza di lui!!!


Uscii dal bus ancora più assonnata di prima e con l’ulcera alle stelle quando mi resi conto che Chris stava ancora dormendo; ma stranamente se la cavò con mezzora. Dopodiché iniziai a camminare barcollante mentre Matt dava ordini.


“Coraggio pigrona!”
“Ho sonno, qualche problema?” risposi
“No, no…dai stellina, stiamo per visitare l’enorme acquario che entrambi aspettavamo di vedere”
“Lo so, lo so. Devo solo ingranare”


Una volta arrivati a destinazione, sembravamo due bambini che andavano per la prima volta ad una gita scolastica; sottobraccio che parlottavamo fitti fitti. Dom e Chris che rinunciarono a capirci dopo circa dieci minuti. Passavamo da un acquario all’altro ridacchiando come due idioti cronici. Ed il culmine della scemenza arrivò quando dal negozietto del posto, Matt comprò ad entrambi un souvenir: un portachiavi a forma di pesce ed in più per me un peluche. Sorrisi all’istante quando si presentò.


“Tieni stellina”
“Grazie Matt, non dovevi” dissi
“Invece si, non posso farti regali?”
“Oh, certo che puoi. Ma non è che devo preoccuparmi?” chiesi
“No, no. Prendile come delle scuse per ogni volta che ti faccio arrabbiare” sorrise


Uscendo dall’acquario, lanciò uno sguardo complice nella direzione di Dom che in risposta gli sorrise.


“Adesso ti portiamo in un posto che ti piacerà molto” disse Matt
“Ah, si?” chiesi curiosa
“Matt mi ha illuminato ricordandomi che Atlanta è la patria della coca cola” disse Dom
“Oddio!!!” urlai strappando un paio di risate ad entrambi
“Sei contenta?” chiese Matt
“Assolutamente si…ti voglio bene Bells” lo abbracciai
“Anche io tesoro. Wow era una vita che non mi chiamavano più così” sorrise.


Ci incamminammo solo noi tre, perchè Chris, Ethan e Tom c’erano già stati più di qualche volta e volevano vedere altro. Fu comunque un’esperienza da mozzare il fiato, avevo le vaghe fattezze di una bambina in una fabbrica di caramelle. Mi avvicinavo ad ogni cosa con estremo interesse. E nonostante ci fossero già stati, Dom e Matt si comportavano allo stesso modo.


Più tardi, dopo essere tornati ed aver pranzato, ci accomodammo nella sala video di Chris per vedere un film che io non ascoltai nemmeno, addormentandomi sulla poltrona in braccio a Dom. Quando più tardi mi svegliai, erano tutti in cucina.


“Ehy, dormigliona”
“Ciao ragazzi” sorrisi “che fate?”
“Stavamo parlando di quello che faremo stasera” rispose Matt
“Uhm,  bene”
“Volevamo andare in qualche locale del centro” disse Dom
“Divertitevi allora”
“Solo noi però” proruppe ancora Dom
“Meglio così, Dom. Primo, sai che non sono amante di quei posti; secondo non ci tengo a vedere altre…come definirle… “ballerine” strusciartisi addosso e terzo non devo sempre starti dietro. In senso  buono si intende. Non sono nessuno per dirti di non poter passare una serata in pace con i tuoi amici” risposi abbracciandolo
“Va bene ma non farti rodere dalla gelosia, però” ripose
“Non mi sembra che ti stia facendo una scenata” dissi staccandomi
“No, no. Assolutamente. Ma so che lo sei” disse sorridendo
“E mi sembra anche giusto, ma non sono ossessiva”
“Giusto”


Era tutto un botta e risposta, e gli altri ci seguivano in silenzio non sapendo cosa aspettarsi.


“E poi quello più geloso sei tu signor Howard”
“Non è vero…solo il giusto” sentenziò
“Va bene, va bene”
“Io geloso? Ma lascia perdere. Magari lo sono, ma di certo non faccio sceneggiate epiche. Sei tu quella che ha dato in escandescenze la sera della premiazione!!!”


Mentre Dom si alterava pronunciando questa frase, Matt senza farsi sentire da noi altri, sussurrò nell’orecchio di Chris.


“Cavolo, la premiazione no!”


Io rimasi sconcertata dalla sua risposta, e cercai di mantenere un contegno tale da non fare in modo di creare altri litigi o scene imbarazzanti. Matt, Chris ed Ethan erano fermi immobili ognuno nei propri pensieri e nelle proprie considerazioni.


“Se la pensi cosi…”
“Certo! E questa sera che ti piaccia o no, io andrò in quel locale, berrò e ballerò quanto voglio e con chi voglio”
“Va benissimo! Fa come credi” risposi col cuore in fiamme
“Bene, io e te non abbiamo più nulla da dirci”


Inerme fra loro, trattenni a stento le lacrime mentre venivo lasciata definitivamente da un Dom che non era assolutamente quello di cui mi ero innamorata.


“Cinzia viene con me stasera” ci interruppe Chris
“E dove?” chiesi io
“Mentre tu vagavi per Atlanta, io sono andato in giro e ho preso due biglietti per gli Avenged Sevenfold”
“Cosa? Sono qui ad Atlanta?” urlai di gioia
“Si bambolina” disse mostrandomi i biglietti
“E chi sarebbero questi Avenged Sevenfold?” chiese Dom
“Una band, ovvio” rispose Chris
“Si, fino lì c’ero. Volevo sapere chi ci fosse”
“Ah, solo Synyster Gates” disse a bassa voce


Mi fulminò con lo sguardo dalla testa ai piedi, e poi si rivolse a Chris.


“Solo Synyster Gates…quel Synyster Gates?”
“Si, Dom. Quel Synyster Gates” rispose


Io nel frattempo andai a prepararmi ignorando le urla di Dom. Non avevamo più nulla da dirci, che bella illusione che era stata però. Almeno potevo dire di essere stata la ragazza di Dominic Howard  per qualche mese. Misi in una valigia le mie cose e le lasciai nel bus di Matt.
Gli altri due nel frattempo discutevano ancora da Chris, e quando entrai la scena era ancora molto accesa.


“Non se ne parla Chris, tu non la porterai da quel chitarrista” urlava
“Li andiamo solo ad ascoltare”
“Non mi importa! Ho detto di no!”
“Avanti Dom, sarà per poco tempo”

“Andiamo Chris!” mi intromisi
“Tu non vai da nessuna parte” urlò stritolandomi il polso
“Dom, mi fai male”
“Hai capito cosa ho detto?”
“Dom, ti prego…mi stai facendo male” mugugnai
“Tu resterai qui!!!”
“Ti prego…ti prego…” piansi
“Dom, lasciala!” urlò Chris


Mi lasciò di colpo spaventandomi a morte, non l’avevo mai visto così. Tirai su col naso ed uscii di corsa non volendo restare lì un minuto di più.


“Dom, ma che ti è preso?” chiese Chris calmo
“Non voglio che conosca quel Gates”
“Dom, ascolta. Ti voglio bene, sei uno dei miei migliori amici ma…non riesco a capire la tua reazione, l’hai veramente spaventata. Non ti ha mai dato modo di dubitare di lei, perciò ti chiedo…anche se l’hai lasciata così su due piedi…vuoi ancora che faccia parte della tua vita?”


Ci pensò su qualche minuto…ma ormai Chris ed io eravamo andati via.

Nel bel mezzo del concerto Chris ricevette un messaggio.

Sms: ha portato le sue cose da Matt
Sms: l’hai lasciata Dom, che ti aspettavi?
Sms: nulla, solo…non lasciarla sola
Sms: hai paura che se ne vada via?
Sms: no, non voglio che altri me la portino via


Chris sorrise…con un po’ di difficoltà era riuscito a far capire a Dom che se per tutto quel tempo ero stata con lui, significava che non mi importava in alcun modo degli altri.


Finito il concerto, lo ringraziai di cuore. Ed il caso volle che mentre stavamo camminando per tornare nei bus, incontrammo gli Avenged Sevenfold al completo che chiesero a Chris se conoscesse qualche posto carino dove andare. Da bravo gentiluomo gli rispose accuratamente e inoltre disse loro che io li adoravo e che provavo una profonda ammirazione per Synyster.
Questo scatenò, foto varie ed autografi e fummo invitati al loro party per la sera successiva. Chris rispose che ci saremmo andati subito dopo il concerto. Poi tornammo nei bus e io andai a dormire da Matt.
Caddi in un sonno profondissimo e non mi resi conto praticamente di nulla.


Il mattino seguente Dom bussò freneticamente alla porta, dopo che Chris gli aveva fatto il resoconto della serata.


“Matt! Matt apri!!”
“Dom…che succede?”
“Dov’è?” … “Ho detto, dov’è?” disse con l’intento di farmi una sfuriata
“Di là, sta dormendo ancora”
“Hai dormito con lei?”
“Se lo avessi fatto lo sapresti, comunque no”


Dom entrò di corsa, aprendo lentamente la porta della camera e inginocchiandosi ai piedi del letto.
Ripensò al discorso fatto con Chris e si maledisse per la sua testardaggine.
Io dormivo a pancia in giù con il viso verso la porta, ignara di quello che stava accadendo. Mi accarezzò i capelli mentre dormivo beata, fermandosi all’istante quando notò il livido che mi aveva procurato lui stesso.


“Guarda cosa gli ho fatto” disse a Matt
“Si, l’ho visto” rispose lui
“E tutto per uno stupido concerto”
“Di sicuro c’è altro Dom. Devi solo capire cosa”
“Sono troppo preoccupato. Sono sempre allerta”
“Lo so”
“Ho sempre paura di ciò che possa accadergli. Ho troppi, troppi pensieri”
“E allora elaborali e parlagli”
“Sono sicuro che non vorrà vedermi”
“Hai voluto rompere tu. Ma comunque sarà costretta a vederti stasera al party degli Avenged”
“Dove scusa?”
“Alla festa degli Avenged, hanno incontrato Cinzia e Chris per caso e siccome sono stati gentili con loro e non ci considerano un gruppetto da strapazzo, allora siamo stati invitati al loro party post concerto”
“Ok, ok. Va bene” disse arrendendosi


Mi stampò un bacio sulla fronte, chiudendosi la porta alle spalle.


“Coraggio va a prepararti. Tom vuole che siamo li appena pronti”
“E lei? Resterà qui tutto il giorno?” chiese Dom
“Probabilmente si…non credo ce la faccia a vederti. Ieri sera è stato tragico farla addormentare”
“Io e la mia stupida boccaccia spara cazzate”
“Dai Dom, non pensarci”


La giornata andò avanti tra milioni di prove, cambi di scalette, d’abiti da indossare e decisioni riguardo le scenografie. Il tutto tra la mi assenza più totale barricata nel tour bus e Dom che si agitava in continuazione volendo sapere cosa stessi o non stessi facendo. Continuava a torturarsi con milioni di pensieri, e con la paura di come avrei reagito io quando avessi saputo che Chris era riuscito a sfilare un invito in più, mentre io ero al telefono.


Così tra tira e molla, arrivò il concerto, a cui non volli andare, e poi la festa alla quale mi presentai insieme a Tom, che con l’appoggio di Matt e Chris, stava facendo di tutto per farmi tornare con Dom.


Per ovvie ragioni logistiche, avevano potuto affittare solo l’ultimo piano dell’albergo ed il terrazzo. Ovviamente il “soltanto” era molto sarcastico data l’immensità di quell’hotel.


Salutai tutti i componenti e li presentai a Tom, che molto ammirato stringeva una mano dopo l’altra. Tutti rigorosamente vestiti eleganti, data la compostezza dell’albergo.


Dopo circa un’ora, ecco spuntare i Muse al completo che cercarono di non incrociare il mio sguardo, nel caso avessi voluto ucciderli.


Poco più tardi, presi da parte Chris pretendendo delle spiegazioni, ed infatti mi disse che Dom quella sera avrebbe voluto tentare di rimediare in qualche modo, ma riuscii ad alterarmi anche con lui. Non volevo in alcun modo che finisse tutto di nuovo in un litigio grossolano nel quale io finivo puntualmente in lacrime e lui avrebbe sfoderato la sua aria altezzosa. Non volevo illudermi che magari le cose sarebbero potute tornare come prima, per poi rendermi conto che non sarebbe stato così. Non sarei riuscita a sopportarlo.


Tra una chiacchierata e l’altra la serata trascorreva in fretta e furia e senza problemi, ma quando Synyster venne a chiedermi se mi stavo divertendo, Dom sparì dalla circolazione.
Poi sistematicamente sparirono anche Matt e Chris, per poi ricomparire con facce affrante implorandomi a turno di andare a parlare con Dom, ma la mia risposta era sempre no, anche quando mi dissero che era lui che voleva parlarmi.


Verso l’1:30 del mattino, mentre parlavo con Chris e Matt, il proprietario dell’hotel  ci informò che un certo “Dominic Howard” stava dando in escandescenze all’interno della piscina sul terrazzo, urlando contro chiunque lo volesse fermare, e dicendo di voler parlare solo con me.


Così, sbuffando, salii sul terrazzo, pregando il proprietario di lasciarci soli per qualche minuto. Mi rassicurò che a quell’ora la piscina era chiusa, perciò non sarebbe arrivato nessuno. 


Chiusi la porta e mi avvicinai piano piano alla piscina.
Lui era all’interno, con l’acqua che gli arrivava a metà petto, i capelli stravolti, la cravatta sciolta per metà, una bottiglia di Champagne abbandonata sul bordo. Ma la cosa che mi indusse a parlargli, fu che aveva le mani sul viso e stava piangendo.


“Dom” dissi avvicinandomi lentamente


Dopo qualche secondo alzò il viso asciugandosi le lacrime; poi tirò sul col naso e rimase a fissarmi, gli occhi rossi e il volto distrutto.


“Perché piangi?” gli dissi col tono che si usa con i bambini
“Perché sono una persona inutile” mugugnò
“Perché dici questo?”
“Guardami…non faccio altro che rovinare le cose con te. Quando c’è un momento perfetto o semplicemente passiamo una bella giornata, ecco che rovino tutto. Per cosa poi? Per una stupida gelosia del cavolo!” disse riprendendo a piangere e frantumandomi il cuore in mille pezzi più di quanto già non fosse.





“E ora voglio e devo dirti tutta la verità…Ci sono notti in cui non riesco  a dormire o a prendere sonno subito. Ho la mente invasa da troppe cose”
“Che genere di cose? Paure, preoccupazioni?”
“Entrambe. Sono preoccupato per te; preoccupato da quando mi hai confessato la tua paura per i fulmini; preoccupato da quando Ethan ti gira intorno; preoccupato da quando mi hai detto di aver passato una settimana intera su quel terrazzo solo per essermi vicina in qualche modo. Ma ho anche paura. Ho paura di questa cosa fra noi perchè come ben sai non sto con una donna per più di una notte; ho paura di deluderti; ho paura di dire l’ennesima cosa sbagliata; ho paura di svegliarmi la mattina e non trovarti lì vicino a me; ho una fottuta paura che io riesca ad allontanarti; ho paura che tu smetta di amarmi…e non voglio, perchè ne ho bisogno…ho tanto bisogno del tuo amore…”
“Dom…” dissi sull’orlo del pianto anche io. Faceva malissimo vederlo così.
“Mi hai stravolto la vita, in un modo inspiegabile” … “Vieni qui”


Tolsi le scarpe e non mi importò nulla del vestito nuovo o dei capelli.


“Dom è gelida”
“Ti prego” mi supplicò


Entrai in acqua trattenendo il respiro e cominciando a rabbrividire quando scendendo l’ultima scaletta, l’acqua arrivò fino alla base del mio collo.


“E’ stata una giornata orribile senza di te” ammise
“Mi hai lasciata Dom, non sarei venuta comunque”
“Però dal tuo chitarrista ci sei corsa”
“E’ sposato Dom” dissi avvicinandomi
“Sposato?”
“Si”


Si aprì in un sorriso fra quei lacrimoni che gli solcavano le guance.


“Perché non l’hai detto?”
“Ti ripeto che mi hai lasciata, non ero più tenuta a dirti ogni cosa” ammisi
“Io non ti ho lasciata…io non ti lascerò mai!!!”


Poi, lentamente si avvicinò a me, sollevandomi il mento verso di lui.


“Fai l’amore con me…ti prego…” … “dimmi che tornerai con me!”


Mi presi qualche minuto, osservandolo con attenzione; dopodiché presi il suo viso tra le mani e cominciai a baciarlo nonostante il contrasto fra l’acqua e la temperatura esterna mi facesse tremare tutto il corpo.
Delicatamente mi prese in braccio, sollevandomi il vestito e non smettendo per un solo attimo di baciarmi.


“Dimmi che mi ami” disse mentre lo stavamo facendo
“Ti amo” risposi ansimante
“Quanto mi ami?”
“Da morire” risposi


In quel lasso di tempo, buttammo via rancori e ripensamenti, paure e film mentali, gelosie e discussioni. Mentre raggiungevamo entrambi il culmine del piacere, mi strinsi ancora più forte a lui tirando i suoi capelli; e lui nello stesso momento mi morse una spalla trattenendo un grido.


Guardandolo poi negli occhi, capii che veramente qualcosa in lui era cambiato.
Ci staccammo lentamente andando a sederci sul bordo della piscina; mi prese la mano avvicinandola alle sue labbra.
Fissandolo mentre compiva quel gesto, mi resi conto che tutto quello che mi aveva raccontato lo aveva stravolto notevolmente sotto tutti gli aspetti. Poco dopo, poggiò la testa sulle mie gambe rivolgendomi lo sguardo. Era tornato tutto a posto, glielo leggevo negli occhi.


Tornati a “casa” ci infilammo nel letto, e guardandolo crollare nel sonno nel giro di dieci minuti, lo baciai e per me il mondo poteva anche finire lì.

Quanta poesia poteva esserci in quell’uomo? Se ne fossi stata capace avrei potuto scriverci una trentina di album. I primi dieci sul suo viso, perennemente attento a ogni cosa lo circondasse. I secondi, sui suoi occhi che per me avevano pianto, avevano mostrato rabbia e gelosia, ma anche rimprovero e complicità. Gli ultimi, sul suo sorriso che di qualunque genere fosse, da quello canzonatorio a quello che in determinate circostanze rivolgeva solo a me, mi riempiva il cuore e l’anima in ogni attimo della mia esistenza…

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Capitolo 15
*** Justify my reasons ***


Capitolo 15...capitolo un pò rocambolesco... leggete in tanti e commentate =) 

Justify my reasons 

 

Quella notte, andai a dormire con un grosso groppo in gola riguardo Dom, i suoi sentimenti, le sue paranoie ed i suoi comportamenti.
Aveva represso ogni cosa per evitare di farmi preoccupare ulteriormente, per evitare di stressarmi con i suoi sbalzi d’umore. Ed io ero stata troppo presa dall’idea della tournée e troppo cieca per comprendere che ogni cosa che facessi o dicessi, lui stava già volando con la fantasia a qualunque conclusione affrettata e non.
E così alla fine aveva ceduto ed era scoppiato; aveva fatto volare paroloni, mi aveva lasciata, mi aveva lasciato un grosso livido sul polso, per poi rendersi conto di tutto e cercare di rimediare. Non era stato né piacevole né gratificante vederlo implorarmi di tornare con lui dopo avermi confessato tutti i suoi turbamenti, ma se le cose erano tornate tutte come prima, allora dopotutto ne era valsa la pena.


Il mattino dopo, infatti, si svegliò con la luce del sole che gli accarezzava il viso; stropicciò gli occhi e uscì dalla camera da letto per infilarsi sotto la doccia. Ne uscì quindici minuti dopo, in una nuvola di vapore, e presentandosi vicino al divano.


“Ehy” proruppe imbarazzato
“Ciao” sorrisi mentre bevevo un thè
“Posso?” disse
“Certo che puoi Dom” dissi facendogli spazio.


Si sedette vicino a me, non sapendo bene se quanto successo la sera prima, andava ritirato fuori come argomento. Se ne stava lì ad osservarmi in maniera quasi inquietante, finché cedetti.


“Come stai?” dissi avvicinandomi
“Meglio…molto meglio” rispose
“Sono contenta. Ma non farlo mai più, ok?”
“Che cosa? Lasciarti? Urlarti contro? Procurarti lividi del genere? Implorarti?” chiese a raffica
“No, Dom. Niente di tutto questo. Voglio solo che tu sia sincero con me” risposi
“Si ma devi ammettere che non sono stato un santo” chinò il capo
“Non fa nulla. Preferisco essere trattata male piuttosto che vederti nelle condizioni di ieri sera”
“Va bene. Prometto che se avrò ancora dubbi o tormenti, te lo dirò” rispose.


Sorrisi silenziosamente mentre lo vedevo giocherellare vicino a me con i lacci della felpa.  
Dopodiché mi alzai ed andai in cucina a preparare la sua adorata colazione, portandogliela qualche minuto dopo lì dove lo avevo lasciato. Si aprì in un dolcissimo sorriso quando, una volta, portagli la tazza di thè, gli diedi un bacio fra i capelli andando a darmi una sistemata.


Poverino, mi faceva tenerezza, adesso si era tramutato in una specie di mister timidezza peggio di me. Speravo solo che dei suoi tormenti e paure ne avesse anche solo accennato un minimo a Matt o Chris.


Quando tornai di là, mi stesi sul divano e allungai le gambe sulle sue mentre terminava di mangiare. Poco più tardi entrarono Matt e Chris che volevano sincerarsi che fra noi fosse tutto a posto, dato che la sera precedente dopo l’episodio della piscina, eravamo spariti da tutto e da tutti. 
Così, mi sentii in dovere di far raccontare a Dom come si fosse sentito per tutto quel tempo e come si sentisse in quello stesso istante. Avrei preferito che si aprisse da solo con i suoi amici, ma decise che era giusto ci fossi anche io. Raccontò ogni singola sensazione sotto gli occhi attenti dei suoi migliori amici che inermi di fronte a tali paradossi tra la rabbia repressa e l’estrema preoccupazione per cose che andavano dall’assurdo alla massima serietà; annuivano e scrollavano il capo. Era proprio per quel motivo che non volevo essere presente; era una discussione troppo personale e delicata, anche se c’ero io in mezzo, e questo mi metteva leggermente  in imbarazzo. Comunque sia rimasi lì a stringergli la mano, ascoltandolo rapita come tutti gli altri.


Dopodiché decidemmo di lasciarci alle spalle tutta quella faccenda, promettendo tutti e quattro che ci saremmo stati gli uni per gli altri in qualunque altra situazione simile si fosse presentata.


Ed il nostro viaggio continuò alla stragrande sotto le luci e le attrazioni di tutte le città in cui suonarono nell’arco di quasi due settimane: Little Rock, Austin, San Antonio, Phoenix… 


Per arrivare a Phoenix impiegammo diversi giorni ma ne valse comunque la pena.


L’ultimo giorno che restammo lì, Tom organizzò una piccola cena in un ristorante che gli avevano consigliato alcuni ragazzi dello staff dell’ultimo concerto.
Un ristorante molto carino tutto sommato, con piatti impronunciabili ma andava comunque bene lo stesso. Certo, non vedevo l’ora di rimetterci in viaggio per raggiungere Las Vegas, ma in loro compagnia mi divertivo troppo, perciò la mia smania poteva aspettare ancora un po’.


Nel frattempo che attendevamo i nostri piatti, Dom si alzò un attimo per fumare in compagnia di Tom. Il cameriere arrivò con alcuni piatti e a Matt si illuminarono gli occhi.


“O mio Dio! Questo coso è la fine del mondo!!!” esordì dopo un boccone
“Quel coso?” chiesi ridendo
“Si, Matt…cos’è quel coso?” aggiunse Chris divertito quanto me
“Non ne ho la più pallida idea” rispose con la bocca piena


Io e Chris scoppiammo a ridere all’improvviso. Era troppo buffo, divorava quel piatto sotto i nostri occhi, pur non sapendo cosa diamine avesse ordinato.


“Devi assaggiare, stellina”
“Ma se non so nemmeno cosa c’è dentro!” replicai
“Non lo so nemmeno io, ci sarà carne, qualche salsa strana…credo…”
“Credi? Potrebbe esserci anche una scatola di cartone” dissi prendendolo in giro
“Sarebbe buono lo stesso” … “assaggia”
“Ok, solo un morso” cedetti


Effettivamente, qualunque cosa fosse non era poi così malvagia, nonostante il mio scetticismo. Anche Chris prese un morso ed arrivò alla mia stessa conclusione.
Qualche minuto dopo arrivarono anche i nostri piatti e Dom e Tom rientrarono appena in tempo.


Durante la cena parlammo dei più svariati argomenti e ne combinammo di tutti i colori. Non so se fosse stato quello che avevo bevuto, ma non smetteva di girarmi la testa e non riuscivo a respirare alla perfezione. Cercai di resistere quanto più potevo, ma alla fine dovetti arrendermi.


“Dom…devo tornare a casa” gli dissi all’orecchio
“Che succede?” disse
“Non mi sento molto bene…”
“Hai mangiato qualcosa di strano?”
“Non credo” risposi a fatica toccandomi il collo
“Sei anche accaldata” disse posando le labbra sulla mia fronte
“Se vuoi prendo un taxi, non c’è problema”
“No. Il taxi lo chiamo, ma vengo con te”
“Ok” risposi


Cercai di fare mente locale e tentai di respirare più profondamente.


“Dove andate?” disse Matt
“A casa, non si sente bene” disse Dom
“Sbrighiamoci, non riesco a respirare” dissi dopo che Chris mi ebbe lanciato uno sguardo di rimprovero
“Lo so, amore, stiamo aspettando il taxi” disse abbracciandomi
“Forse ti avrà fatto male la cena” disse Chris
“Ma no, non è così masochista da ordinare qualcosa che gli faccia male” mi anticipò Dom
“Matt…” dissi piano piano
“Cosa hai detto, tesoro?” chiese Chris notevolmente preoccupato
“Credo…sia…stata…la…cena…di…Matt…”
“Che cavolo gli hai dato?” disse Dom fulminandolo
“Ha preso solo un boccone, non so cosa ci fosse dentro” rispose calmo


Chris scorse velocemente il menù alla ricerca di quel “coso” che aveva ordinato Matt, e si soffermò indicandolo a Dom, che diventò bianco di colpo.


“Gesù santissimo! Gli hai dato i funghi?” lo rimproverò
“Non ho letto, Dom” si scusò
“Cavolo, lo sai che ha una specie di allergia”
“Non ci ho pensato, perdonami”
“Dom…” emisi debolmente
“Si. Si andiamo subito”


Salimmo di corsa nel taxi e Dom pregò l’autista di fare il più presto possibile, mentre Chris mi bombardava di messaggi. Una volta arrivati ero riuscita a riprendermi quel tanto che bastava per barcollare in camera da letto per cercare l’antistaminico se non addirittura l’inalatore. Ovviamente nella fretta non riuscivo a trovare un accidente ed iniziai ad agitarmi ancora di più.


“Ferma. Ferma” disse Dom bloccandomi le mani


Mi disse che avrebbe tentato lui a cercare una cosa o l’altra, mentre io mi distesi nel letto. Trovò entrambe le cose un paio di minuti dopo e data la mia condizione optò per l’inalatore. Mi mise così sotto le coperte, e rimase seduto vicino a me fino a quando non fece effetto ed ancora mezza febbricitante ripresi a respirare regolarmente. Dopodiché uscì fuori un secondo per avvisare gli altri, tornando poi vicino a me ed accendendo la tv. 


Una volta rientrati tutti, ognuno salì sul proprio bus ed andò a coricarsi. Gli autisti ingranarono le marce, e premendo gli acceleratori, iniziarono il viaggio notturno e calmo che ci avrebbe portati nella città del peccato: Las Vegas.


Saremmo rimasti lì altri tre giorni e tutti avevamo voglia di ficcanasare in ogni luogo possibile e immaginabile. 


Ma persi buona parte del primo giorno, dato che fui svegliata nel primo pomeriggio da un vociare proveniente dall’altra stanza. Così mi diedi una sistemata ed aprii la porta. Il bus doveva essersi fermato da parecchio tempo ma come accadeva spesso ultimamente, non mi accorsi di nulla.


Aprii la porta ed un Matt addolorato mi corse incontro per sincerarsi sulle mie condizioni.


“Stellina mia, perdonami”
“Non fa nulla Matt, sono cose che capitano” risposi
“Dio, se lo venisse a sapere tua sorella, mi ucciderebbe”
“E noi non glielo diciamo” risposi tranquilla
“Sul serio?”
“Certo. Non preoccuparti”


Lo vidi sorridere, sollevato del fatto che non ero sul letto di morte e che non avrei fatto parola dell’accaduto con Spencer.


Il concerto di quella sera fu strepitoso, anche se lo seguii dal backstage e non in prima fila come al solito; e concludemmo la serata in uno dei casinò che quel posto aveva da offrirci. Chi diceva che New York era la città che non dormiva mai, non era mai stato a Las Vegas.


Credo che scattammo un miliardo e più di fotografie in giro, oltre a quelle idiote scattate nei momenti meno opportuni. Come quella di Matt addormentato sul divano mentre Dom e Chris lo ricoprivano di miele e panna montata.


Così tra una cavolata e l’altra, una mattina mentre io e Chris eravamo davanti i videogiochi, ci rendemmo conto di essere approdati a Salt Lake City.

Dovevo ammettere che dopo infiniti chilometri di deserti, strade asfaltate e sbalzi di temperature; ero molto contenta di rivedere qualche distesa d’acqua con boschetti annessi e connessi. Insomma, Salt Lake City mi piacque da subito.


La girammo tutta in un battito di ciglia, per poi tornare in tempo per il concerto.


Io tornai a casa prima degli altri perchè mi sentivo un po’ stanca e non avevo voglia di stare in mezzo alla gente. Così ne approfittai per fare una chiacchierata telefonica con Spencer, omettendo che il suo adorato Matt mi avesse quasi uccisa.


Il giorno dopo, i nostri bus vennero spostati su un’altura ad un paio di chilometri dal lago, per evitare che ci fosse troppa confusione dato che un paio di band locali si fermavano per un paio di Festival per poi continuare la tournée.


Devo dire che il panorama non era male: c’era il piazzale dove erano parcheggiati i bus, tutto intorno alberi ovunque che creavano un vero e proprio bosco; poi la strada che scendeva fino ad arrivare al lago e che ovviamente proseguiva fino a raggiungere la città vera e propria. La sera regnava un gran silenzio, senza i rumori caotici della città e dei Festival.  
Scoprii così, che anche ai ragazzi, mancava la quiete ed il semplice non far nulla; così non avendo programmi per il giorno seguente, decidemmo che avremmo oziato per tutto il tempo.


E così fu…


Ci svegliammo tardi; facemmo colazione con molta calma; oziammo da Chris fino all’ora di cena e poi sempre con molta calma, cenammo. Quattro bradipi… 


Dopo cena, Chris e Dom uscirono a fare una passeggiata per parlare un po’; e forse sapevo anche il motivo. Da quando lasciammo Austin, mi ritrovavo molto spesso a parlare con Chris a qualunque ora del giorno e ovviamente a lungo andare Matt e Dom, soprattutto Dom, cominciarono ad innervosirsi.


Così approfittai della loro assenza per parlare con Matt, una volta per tutte, di un argomento su cui avevo molti dubbi e lacune. Feci un thè per entrambi, dato che per loro era quasi un rito, e glielo portai al tavolo essendo andati nel suo bus.


“Ehy Matt…posso chiederti una cosa?” esordii sedendomi
“Certo, tutto quello che vuoi” sorrise
“Però non so se dovrei. È una cosa a cui non riesco a venirne a capo”
“Stai scherzando? Sai che puoi dirmi tutto” disse dandomi un pugno sul braccio
“Ok. Ok ” … “volevo sapere la storia che c’è dietro Dom ed Ethan” ammisi


Sorrise lentamente.


“Te la racconterò; ma devo andare molto indietro nel tempo”
“Va bene, sono tutta orecchie”


Dopodiché, iniziò a raccontare per filo e per segno ogni cosa.


“Eravamo dei ragazzini di circa 15/16 anni; e sai com’è…la scuola fa schifo; i bulli rompono le scatole; i genitori ti stressano ecc. ecc. Eravamo i soliti sfigati che venivano presi in giro da tutti, in particolare da un tizio di nome Jack. Una sera Dom mi chiama e mi dice che Jack ci aveva offerto la possibilità di diventare popolari se solo avessimo fatto qualcosa per lui. Non appena sentii il lavoro che ci sarebbe toccato, ovvero rubare un auto, io mi tirai subito indietro dicendo a Dom che preferivo restare come ero. Lui ed Ethan invece ci andarono, a quell’epoca erano grandi amici e facevano ogni cosa insieme. Partirono carichi al massimo alla ricerca dell’auto da rubare, la trovarono e nel tentativo di portarla da quel bullo, incapparono nella polizia e quando li beccarono e gli venne chiesto se tutti e due “lavorassero” per Jack, Ethan rispose affermativamente…Dom, disse si no. Così a soli 16 anni, Ethan finì in carcere per due anni con altre accuse, promettendo di vendicarsi. E lo fece… Una volta uscito, cominciò a minacciare la madre di Dom che non seppe mai nulla di quella sera. Poi piano piano, le minacce finirono, ognuno prese la propria strada fino a che ci rincontrammo, ed iniziò a lavorare per noi”
“Dio santo! Che storia!” risposi appena terminato
“Già” rispose
“Scusa se te l’ho chiesto”
“Oh, tranquilla. Dopotutto era giusto che lo sapessi” sorrise
“Ti dispiace se vado di là? Ho dimenticato di chiamare Spence”
“No. No, vai. Mi ritrovi qui”


Uscii di corsa dal bus per raggiungere il mio cellulare abbandonato sul letto. Feci il numero di Spencer ma riagganciai all’istante, componendone un altro.


“Ethan io e te dobbiamo parlare” esordii
“Calma, calma. Non sono in albergo” rispose
“Dove cavolo sei allora?”
“Sulla riva del lago a fare esercizio fisico”
“Alle 23:00 di sera?” esclamai
“Eh si, è l’unico orario consono” … “possiamo parlare qui se vuoi”
“No grazie, 2 km a piedi non voglio farli”
“Taglia per il bosco, c’è un solo sentiero…non puoi sbagliare”


Venti minuti dopo, stavo imprecando nel folto del bosco al buio, facendomi luce con il cellulare. Fortunatamente Chris e Dom tornarono cinque minuti dopo, mi sarei sentita in colpa al pensiero di Matt da solo che tra l’altro era convinto fossi nel bus. 


Arrivata nei pressi del lago, mi spostai verso il bordo della strada, nella vana speranza che Ethan stesse facendo una corsetta. Infatti qualche minuto dopo, apparve. Sorrise nel vedermi, e riprese un po’ di fiato. Mise le mani sui fianchi ed attese.


“Allora?” disse dopo qualche secondo
“Ti diverti così tanto a prendere in giro la gente?” iniziai 
“Non so di cosa parli”
“Matt mi ha detto di te e Dom”
“Aaah, quello”
“Si proprio quello. Come diavolo ti è saltato in mente?” alzai la voce
“Cosa dovevo dirti? Che il tuo ragazzo è un eroe?”
“Sai che non mi riferisco a quello” insistetti “mi hai detto un’altra storia”
“Va bene, va bene!!!” urlò spaventandomi “siediti li” ordinò
“Ok, ok” risposi obbedendo 
“La vita non è tutta rose e fiori come credi tu. Non sai cosa vuol dire essere continuamente con l’ansia di arrivare a scuola e non sapere se ti infileranno in un secchione della spazzatura o finirai col venire derubato dei tuoi soldi. Avrei dato qualunque cosa per avere anche solo un briciolo di popolarità. Volevo solo che smettessero di darmi addosso. Così quando quel Jack ci offrì la possibilità di cambiare le cose, io accettai con tutto me stesso. Rubai quella macchina e la accesi non so come; l’adrenalina era alle stelle. Finalmente io e Dom ce l’avevamo fatta; potevamo essere persone importanti che contavano. Ma poi la polizia rovinò tutto; e ancora oggi ho il vago sospetto che sia stato Jack a chiamarla. Fatto sta che quando fummo beccati, io ebbi le palle di dirgli che facevo parte del gruppo di Jack, ma il povero idiota con i capelli biondi, si comportò da codardo; così decisi che una volta uscito da lì avrei torturato il biondino per il doppio del tempo che ero stato dentro.  Lo promisi a me stesso”
“Quattro anni? Hai minacciato sua madre per quattro anni?”
“Si, e non si rese conto di nulla. Dom ci arrivò dopo qualche mese, ma mantenne il silenzio dicendo a sua madre di non preoccuparsi, che se ne sarebbe occupato lui. Gli recapitavo a casa scatole con animali morti, o bambole inquietanti con tanto di biglietto minatorio”
“Perdonami ma, perchè hai scelto sua madre?” chiesi calma
“Perché nonostante fosse uno sfigatello, aveva una vita perfetta: una sorella che lo amava, dei genitori che lo sostenevano, una band che lo incoraggiava, due amici che volevano solo il meglio per lui. Ma era con me che tutto era iniziato. Era il mio migliore amico, la persona che più stimavo al mondo, il mio compagno d’avventure. Lo stimavo dal profondo del mio cuore, volevo essere come lui in tutto e per tutto. E poi quella sera…mi resi conto che il mio mito, altri non era che un vigliacco. Rimasi così deluso dal suo comportamento, che un giorno venne a trovarmi in galera e la volta successiva non lo fecero passare perchè avevo sviluppato una specie di ossessività nei suoi confronti. Volevo tutto quello che aveva lui, tutto quello che lo caratterizzava. Dopo quattro anni di torture, smisi. Lui aveva approfondito l’amicizia con Chris e Matt, e non volli sapere più niente di lui. Uscii dalla mia insanità mentale e li rincontrai quasi dieci anni dopo; scoprii che erano famosi, avevano faticato ma c’erano riusciti; e nel ringraziarli mi offrii come tecnico del suono con la speranza che potesse tornare tutto come una volta. Per parecchio tempo fu così, non avevo più voglia di togliergli ogni cosa, eravamo tornati una squadra. Poi…sei arrivata tu, e la mia ossessione è ricominciata”
“Cosa? Io che c’entro?” risposi leggermente allarmata
“Quando dicevo di volere tutto, io me lo prendevo”
“Non sei più un ragazzino Ethan, te ne rendi conto?”
“Non può avere tutto…soldi, fama, una famiglia e una come te…non può!!!”
“Ok Ethan, lasciamo stare, io torno su” dissi alzandomi 
“No, tu resti qui” disse bloccandomi il passaggio
“Voglio andare via, ti prometto che non dirò nulla agli altri” la voce che tremava
“Sta zitta!!!” urlò dandomi un pugno sul viso


Lentamente sentii il mio labbro inferiore lacerarsi, facendo fuoriuscire un rivolo di sangue bollente. Istintivamente portai una mano a coprire il labbro, e togliere un po’ di sangue. Mi ripresi trattenendo un’imprecazione, guardandolo dritto negli occhi. Poi cominciò ad avvicinarsi a me come una furia.


“Se non posso averti io, non ti avrà neanche lui”


Dopodiché, vedendo la mia espressione inorridita e spaventata, mi afferrò per i capelli e fui costretta ad inginocchiarmi per il dolore. Mi tirò a forza per i capelli trascinandomi vicino la riva del lago, che era strapiena di sassi e Dio solo sa cosa, finendo inevitabilmente per graffiarmi la parte sinistra della gamba.


Non sapevo cosa fare né cosa pensare. Sapevo solo di essere di notte, in un lago, a diversi km dalla città, con una persona che mi aveva appena confessato di essere un maniaco ossessivo compulsivo.
Arrivato a riva, mi gettò definitivamente a terra, urlando quanto fosse dispiaciuto che non ci fosse nessuno a vederlo. Si gettò a cavalcioni su di me trafficando con la mia maglietta e strappandola per metà, ma tentai di spingerlo via mentre l’acqua infrangendosi sulla spiaggia, entrava copiosamente nelle mie orecchie.


“Smettila!” urlava mentre tentavo di resistere
“Basta!!!” continuava mentre mi divincolavo


Quando tentai di alzarmi sui gomiti per fare uscire l’acqua, emise un ultimo urlo di protesta.
Poi, ricordai solo il suo pugno che mi colpiva di nuovo, questa volta sul sopracciglio sinistro, spaccando anche quello. Persi i sensi subito dopo averlo sentito rispondere al telefono e aver compreso che mi avrebbe lasciata lì. 



Rinvenni all’incirca venti minuti dopo. Aprii gli occhi lentamente e un dolore atroce mi percorse il viso, ricordandomi tutto quello che era successo. Abbassai lo sguardo ed iniziai a piangere.
Con che coraggio e quale forza sarei tornata a casa? Un piccolo rumore mi riscosse dal pianto. Voltai il capo e scorsi il mio cellulare a qualche metro da me, caduto forse durante la colluttazione. Si stava scaricando, così molto lentamente e con gran fatica, mi trascinai nella sua direzione. Lo raccolsi e composi il primo numero, ma era staccato. 


“Ti prego, ti prego” tentai disperata con il secondo.


Dopo circa cinque squilli, finalmente rispose.


“Pronto”
“Chris…” 
“Ehy, che succede?”
“Ho fatto un casino. Puoi venire a prendermi?” chiesi 
“Perché, dove sei?” chiese guardando fuori dal bus
“Al lago. È una lunga storia. Dom, dov’è?”
“E’ uscito a comprare da bere con Matt ed Ethan”
 “Ok. Non dire nulla. Fai presto” dissi riagganciando


Tagliò per il sentiero come gli avevo indicato e mezz’ora dopo lo vidi avvicinarsi dalla strada. Camminava a passo svelto e non appena mi vide rallentò di colpo, portando le mani alla bocca.


“Oddio! Chi ti ha ridotta così?” chiese guardandosi intorno


Per tutta risposta scoppiai a piangere per tutto quello che avevo represso parlando con Ethan. Chris rimase lì a fissarmi dalla testa ai piedi, non perdendo un singolo particolare. Avevo un sopracciglio spaccato, un labbro nelle stesse condizioni, una semi maglietta strappata sulla quale era sparpagliato un po’ di sangue, una gamba graffiata, ed i capelli fradici misti a terriccio, foglie e acqua.


“Ce la fai a camminare?” chiese
“Un po’ si” ammisi


Molto lentamente tornammo al suo bus e durante il tragitto gli raccontai ogni cosa, vedendolo infuriarsi.


Andò in bagno, uscendone qualche  secondo dopo con del disinfettante e delle grappette per il sopracciglio.


“Sai che dobbiamo chiamarlo, vero?”
“Si, lo so. Come minimo mi ucciderà” risposi
“Non succederà, vedrai” disse abbracciandomi 


Sorrisi leggermente, o almeno ci provai.


“Metti questa” disse dandomi una sua felpa “se ti vede in quelle condizioni distrugge tutto”


Poi, prese il telefono.


“Dom…dove siete?”
“Cinque minuti e siamo lì”
“Ok ehm…cerca di fare presto. C’è una cosa che dovresti vedere”
“Devo preoccuparmi?”
“Direi di si, e non ti piacerà affatto”


Riagganciò, e cominciai a farmi prendere dall’ansia. Quando li sentimmo arrivare, sospirammo entrambi e Chris mi fece cenno di restare dentro. Aprì la porta del bus e se li ritrovò davanti tutti e due, mentre Ethan era andato a preparare il tavolo per una partita a biliardo. 


“Allora? Che succede?” chiese Dom


Silenzio


“Chris, che succede?” 
“E’ successa una cosa delicata”
“Oook”
“Devi promettermi di stare calmo”
“Va bene. Cinzia dov’è?”
“E’ proprio di questo che dobbiamo parlare” … “ mi ha chiamato, e quando sono andato a prenderla…”
“Cosa? Sei andato a prenderla e cosa, Chris?”
“Beh, era ridotta abbastanza male”
“Ma come, non era nel bus?” chiese confuso
“No. Ha voluto sapere dei precedenti che avevate tu ed Ethan”


Crollò un lungo silenzio, così Chris continuò.


“Ha voluto parlargli perchè lui come al solito ha fornito un’altra versione, e gli ha detto che se non poteva essere roba sua, non lo sarebbe stato neanche per te” concluse
“Che cosa gli ha fatto?” chiese irritato
“Dom…” 
“Voglio sapere cosa cazzo gli ha fatto!!!” urlò
“Non te la farò vedere se sei così nervoso” … “calmati”
“Come faccio a calmarmi se non so cosa gli è successo???”
“Dom, è spaventata e vulnerabile…per favore”
“Spostati” ordinò
“No”
“Voglio vederla!”  urlò con un velo di lacrime negli occhi “dimmi almeno che sta bene” lo implorò
“Dom” sospirò Chris


Non ce la facevo più ad aspettare; dovevo fare qualcosa. Che mi avesse rimproverata o meno, non potevo aspettare che si disperasse/infuriasse ancora di più.
Così mi alzai dal divano e tolsi la felpa in modo che si rendesse conto meglio di ciò che era successo. Poggiai una mano sul braccio di Chris che stava ostruendo la porta e lo spinsi di lato per passare. 


Scesi le scale molto lentamente mentre guardavo l’orrore negli occhi di Dom. Rimase impietrito, come Matt d'altronde, mentre mi guardava in un misto di paura, tenerezza, orrore, rabbia e desiderio di vendetta.
Si avvicinò piano non abbandonando mai il mio sguardo; scuotendo il capo quasi a voler scacciare quello che stava vedendo dopo essersi fatto fare un riassunto della faccenda.


“Ti ha fatto altro?” chiese in totale freddezza
“No” risposi con il capo basso
“Cazzo!!!” urlò dando un pugno al muro “ti avevo detto di stare attenta!!!”


Sospirò serrando la mascella. Dopodiché, con tutta la furia cieca che possedeva, entrò nel bus e gettò fuori Ethan facendolo rovinare a terra. Totalmente spaesato, scrollò la testa e si voltò, fulminandomi con lo sguardo.
Dom lo afferrò per il colletto della camicia e gli diede una testata sul naso. Fu allora che Ethan partì al contrattacco; prese una piccola rincorsa sbattendolo con la schiena contro il bus togliendogli il respiro e prendendolo a pugni sullo stomaco.
Dom rovinò a terra in ginocchio reggendosi lo stomaco e sputando sangue di tanto in tanto. Poi Ethan gli lanciò un destro sul volto proprio come fece con me ed il mio sopracciglio, e urlandomi contro un “maledetta stronza!”.
Da lì in poi, volarono calci e pugni da entrambe le parti; fin quando Dom, preso dall’adrenalina dopo che Ethan gli aveva sussurrato qualcosa all’orecchio, non lo stese a terra riempiendolo di pugni. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque… a cui seguirono i cinque di Ethan.


“Chris, fa qualcosa!” urlai


Si precipitò di corsa verso i due, separandoli. Tirò Dom per le spalle e lo fece sedere sugli scalini del bus; poi si occupò di Ethan, facendolo sedere nella parte opposta e chiamò la polizia.
Intanto io rimasi immobile in quel cortile, fino a che Matt mi tese la mano e nello stringerla mi avvicinò a sé abbracciandomi e dicendomi che era ora che quella storia finisse.


“Non finisce qui Howard” disse riprendendosi un po’
“Finiscila Ethan!” lo rimproverò Chris
“Non me ne frega un cazzo, né di te né del biondino. C’ero quasi riuscito, se quella stronza non mi avesse graffiato il collo” 
“Chiamala di nuovo così e ti uccido” lo minacciò Dom


Ethan si alzò di colpo tentando di andargli addosso ma fu bloccato da Chris.


“Togliti di mezzo”
“Non credo” ribadì Chris
“Ti ho detto che non mi spaventi”
“E io che non devi muoverti”
“Che c’è? Avete perso la testa? Eh? Vi siete tutti appassionati a quella ragazzina da quattro soldi?”


Il pugno definitivo arrivò forte e deciso. Ma stavolta, dal braccio di Chris.


“Quella ragazzina da quattro soldi, vale più di te”


La polizia arrivò dieci minuti dopo, seguita da un’ambulanza.
Chris spiegò loro la situazione, come si erano svolte le cose e tutto ciò che era stato detto e non detto. Fummo interrogati tutti e cinque ed io fui portata vicino i paramedici per controllare che fosse tutto a posto.
Mi diedero qualcosa di caldo da bere mentre mi medicavano meglio il sopracciglio ed il labbro. Fecero lo stesso con Dom, fasciandogli la mano e controllando anche a lui il sopracciglio.


Ero ancora spaventata dalla sua freddezza, da quello che era accaduto quella sera, e nello stesso tempo mi sentivo in colpa perchè come al solito avevo reagito d’istinto buttandomi a capofitto in qualcosa di molto più grande di me, senza pensare alle conseguenze. Insomma, me lo meritavo di essere trattata male.


“Signorina, può confermarci quello che è successo?”
“Assolutamente si” risposi quando Chris mi circondò le spalle con il braccio
“Bene. Quest’uomo non le darà più fastidio. Oltre alla sua aggressione, ha diversi precedenti penali: furti, aggressioni, truffe di vario genere”
“La ringrazio” dissi
“Si figuri. È il nostro lavoro”


Poi, veloci come erano arrivati, se ne andarono via facendo tornare l’enorme silenzio che giaceva in quel posto.
L’unica cosa che volevo in quel momento, era sparire; volatilizzarmi in qualunque altro posto che non fosse lì. Da quando ero arrivata io, molte cose erano cambiate…volevo solo sparire per un po’.


Guardavo fisso verso la strada che fino a qualche minuto prima, era occupata dalle auto della polizia. Avevo rischiato la vita, e questa volta peggio che mai. Ero ancora nel mio assenteismo, quando Matt mi chiese se riuscivo a camminare; e nonostante avessi detto di si, un paio di braccia mi sollevarono.


Un paio di minuti dopo, mi poggiarono su una superficie gelida.


“Prova a fare un bagno” ordinò Dom chiudendosi la porta alle spalle


Così tolsi piano i miei vestiti uno dopo l’altro, aprii l’acqua ed attesi che la vasca si riempisse un po’. Nel frattempo mi guardai allo specchio, e ciò che vidi mi inquietò non poco. Avevo un paio di grappette sul sopracciglio, un labbro gonfio e dolorante delineato da un taglio verticale di colore scuro, la gamba leggermente graffiata per lo strusciare sui sassi a pelle nuda.
Poi entrai all’interno della vasca, ignorando anche l’ipotesi che l’acqua fosse bollente o completamente gelida. Raccolsi le gambe al petto, vi poggiai sopra la fronte ed iniziai a piangere…


Una valvola di sfogo in quella giornata iniziata nel migliore dei modi e terminata nel peggiore. Avevo tradito la fiducia di Dom, avevo tirato in mezzo anche Matt e Chris. Mi sentivo una persona inutile ed estremamente infantile. 


All’improvviso Dom spalancò la porta, poggiando alcuni vestiti puliti per me sul mobiletto. Poi si voltò e si appoggiò al lavandino con le braccia incrociate al petto ad osservarmi. Ritirai indietro le lacrime e mi preparai alla più grande sfuriata della mia vita. 
Semplicemente si staccò dal lavandino togliendo la giacca di pelle e l’orologio; per poi avvicinarsi alla vasca ed inginocchiarsi a terra. Prese una spugna e cominciò a lavarmi di dosso tutta quella sporcizia e sangue colato dal viso; poi passò ai capelli che massaggiò con estrema delicatezza; mi aiutò a rivestirmi e notai che aveva portato la mia maglietta preferita; mi asciugò i capelli e rimase in attesa di fronte a me.


“Mi dispiace da morire, Dom” dissi con la voce che tremava


Rimase qualche secondo imbambolato, dopodiché si riscosse.


“Amore mio…che cosa ti hanno fatto” disse poggiando una mano sul mio viso
“E’ colpa mia, non dovevo andarci” risposi
“Matt mi ha spiegato il perchè…e ti ringrazio di avermi difeso”
“Come se avessi potuto evitarlo” sorrisi piano
“Ce l’ho a morte con me stesso. Non ho mantenuto la promessa che ti ho fatto”
“Non scherzare, Dom. Me la sono cercata”
“Avevo promesso che non ti sarebbe accaduto nulla…” … “ma stavolta, giuro che non ti perderò di vista un solo secondo” disse ad occhi bassi


Così, presi la mano con le nocche scorticate contro il muro, e la baciai delicatamente. Lui alzò lo sguardo e mi baciò. Trattenni un gemito di dolore per via del labbro che bruciava, ma in quel momento non mi importava.


Uscimmo dal bagno, e trovai Matt che mi attendeva con una tazza di camomilla in mano. Me la affidò dicendo che mi avrebbe aiutata a dimenticare quella serata, dandomi inoltre uno dei sonniferi che usava quando passava diverse notti insonni. Lo ringraziai, e Dom venne ad accertarsi che stessi bene. Mi rincuorò dicendo che eravamo diretti a Los Angeles e che presto saremmo andati a fare tutti una nuotata.


Durante la notte ebbi un incubo atroce nel quale rivissi tutto quello che era accaduto, con la differenza che non andava a finire bene. Rividi Dom scaraventato contro un vetro e fui svegliata da lui stesso che mi scuoteva mentre invocavo il suo nome.


“Ehy, ehy, è tutto ok” disse tenendomi stretta “è solo un incubo”


Avevo i battiti a tremila.


“Sono qui, non è successo nulla”
“Dom…”
“Si, dimmi”
“Voglio tornare a casa” dissi triste
“Fra un paio di giorni, amore. Abbiamo uno stop di due settimane, torneremo a casa, ok?”
“Ok”
“Adesso torna a dormire” disse accarezzandomi i capelli.


Il giorno dopo, ignara di tutto, fuori dal bus accadde l’inverosimile.


“Devo vederla”
“Mi spiace Chris, sta dormendo”
“Cosa? Non puoi vietarmi di vederla”
“Si, Chris. Mi sembra abbiate passato fin troppo tempo insieme” rispose Dom
“Ancora con questa storia?”
“Si”
“Te l’ho detto tredicimila volte. Non c’è niente fra noi”
“Ah no? E allora perchè mi sveglio la mattina e non la trovo, e la sera devo cacciarla a calci dal tuo bus?”
“Non è come credi ti ho detto”
“E’ perchè avete la coscienza talmente sporca da negare l’evidenza” istigò
“Fa come vuoi” disse Chris arrendendosi e tornando sui suoi passi
“Allora dimmi il fottuto perchè”
“Non posso”
“Perché?”
“Perché ho fatto una promessa”
“Perché?” insistette
“Perché ha bisogno di parlare con qualcuno”
“E’ forse perchè non sono riuscito a proteggerla? Perchè gli urlo contro mentre tu sei gentile? È perchè avete così tante cose in comune? Eh? Eh?”
“No, Dom” stava scoppiando
“Voglio la verità. E guardami quando ti parlo” urlò spaccando una bottiglia in mille pezzi


Chris si voltò e percorse i metri che li separavano a passo veloce. Si posizionò di fronte a lui dall’alto della sua imponenza e lo guardò dritto negli occhi senza battere ciglio. La tensione era palpabile, l’adrenalina alle stelle, le mani che stringevano il nulla per evitare di compiere qualunque altro gesto.


“Non sono così idiota da farti una cosa del genere, e nemmeno lei. Non provare più a fare scene di questo calibro perchè altrimenti la prenderò come una mancata fiducia nella nostra amicizia e in quello che ci lega. Ho una mia famiglia, non voglio guai perchè sto benissimo così” tuonò  “Devi prenderti cura di lei, l’episodio di ieri sera poteva accadere a chiunque. E non lo sto dicendo perchè sei il mio migliore amico, ma perchè la vita è imprevedibile. Quando stai con una persona, ti prendi la responsabilità di sapere anche come sta il suo cuore…ed il suo in questo momento si trova in un abisso di confusione. La sua mente è ad anni luce da quello di cui dovrebbe preoccuparsi. Sto passando tanto tempo con lei perchè sta mettendo te al primo posto, davanti ad ogni cosa. Pensa continuamente a te da quando sei finito in quel dannato ospedale; lo stesso quando hai trovato i suoi vestiti macchiati di sangue e ti sei spaventato;  ancora di più ad Atlanta, e adesso più che mai. Non dico che non faccia bene, questo è scontato; ma si sta trascurando e questo non va bene. Ieri sera è stata aggredita, ha rischiato la vita, è stata presa per i capelli e picchiata…e tutto quello che è stata capace di dirmi quando mi ha chiamato è stato “Dom, dov’è?” Sei il suo pensiero fisso in ogni circostanza e insieme a me, sta affrontando il culmine di questa preoccupazione”
“Che vuol dire?”
“Vuol dire che diventerai padre, Dom” 

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Capitolo 16
*** But i'm lost, crushed, cold and confused... ***


Sedicesimo capitolo....siamo agli sgoccioli!!! Non uccidetemi >.< Un saluto alle due nuove recensitrici HillarySuellen e Giuly23...un bacio invece a LittleMaffoo e ad AmandaJamesSurvival che sono con me dall'inizio =) 
 

But i'm lost, crushed, cold and confused...


“Che vuol dire?”
“Vuol dire che diventerai padre, Dom” 


Ed eccolo li…il grande silenzio era tornato a farla da padrone in quella meravigliosa giornata di sole tipica della California. Gli autisti dei nostri bus erano andati a fare rifornimento; Matt era al telefono con Spencer; io stavo dormendo.
C’erano solo loro due lì fuori in piedi uno di fronte all’altro dando l’impressione che stessero giocando al gioco del silenzio. 


Chris era solo uscito, approfittando della breve sosta, per sapere come stavo dopo la baraonda della sera prima e Dom aveva bloccato la visita sul nascere. Così Chris non aveva potuto far altro se non scoppiare sotto l’infinito interrogatorio e le pretese di Dom; lui invece, stava ancora cercando di elaborare quello che aveva appena appreso. 


Aveva uno sguardo indecifrabile mentre i minuti passavano uno dopo l’altro, e non riusciva a fare a meno di sostenere lo sguardo di uno dei suoi migliori amici che gli aveva appena rivelato quel qualcosa che in qualche maniera avrebbe cambiato la sua vita. Due sguardi forti e decisi, ma persi chissà dove.


“Non è possibile” disse Dom rompendo il silenzio
“Si che lo è” rispose Chris
“Mi conosci da una vita Chris, sai che sto sempre molto attento” ribatté
“A quanto pare non stavolta” rispose cauto
“Da quanto lo sai?” chiese scrollando il capo
“Da un po’” ammise





“Te lo ha detto lei?” chiese dopo qualche secondo
“L’ho capito da solo”


Semplicemente Dom annuì, lasciando che il suo corpo lo portasse a sedersi sugli scalini del bus. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e prese la testa fra le mani.


“Mi chiedo solo…” riprese gesticolando
“Ad Atlanta, durante la festa degli Avenged” concluse Chris indovinando i suoi pensieri
“Sarò stato talmente preso dall’euforia di riaverla, da non preoccuparmi di usare protezioni”


Mentre Dom ripercorreva con la mente quello che era successo a quella festa, Chris ripensava a quello che era successo DOPO quella festa.


Flashback: Chris point of view


Erano passati circa 5 o 6 giorni da che lasciammo Atlanta. Tra Cinzia e Dom era tornato tutto come prima anzi, ero sicuro al 100% che le cose non solo erano tornate al meglio ma ero pronto a giurare che si amassero il doppio di prima.
Lei era paziente e gentile in ogni sua sfaccettatura, mentre Dom non la perdeva d’occhio nemmeno per un singolo istante. Ne passavano veramente di tutti i colori e nonostante le urla, le litigate, i paroloni che si lanciavano ogni volta, erano sempre lì a riprendersi, dettati dalla consapevolezza che non potevano restare divisi. Era questo ciò che mi piaceva di più di loro…il fatto che niente riusciva a farli desistere dalle loro manie di bambini testardi, fin quando non si arrendevano e riuscivano a capirsi solo guardandosi negli occhi.
Si preoccupavano uno per l’altra, e già questo bastava per ammirarli.



Quando approdammo nel caldo soffocante di Austin, nel Texas, lei bussò al mio bus per avvertirmi che quel mattino avremmo fatto tutti colazione da Matt, che si era cimentato in qualche nuova ricetta.
Quando la vidi meglio durante il pomeriggio, notai qualcosa di diverso.



“Ehy bambolina…hai cambiato colore ai capelli?”
“No Chris, è sempre lo stesso” mi rispose
“Allora, li hai tagliati”
“Ehm, no” mi disse aggrottando le sopracciglia
“Non so, ti vedo diversa…è cambiato qualcosa”
“Non ho fatto nulla, giuro” rispose calma


Si aggirava per Austin al nostro fianco e non riuscivo a togliermi dalla mente il pensiero del perché insistevo tanto su quel fatto. Eppure, come aveva già detto lei stessa, nulla nel suo aspetto sembrava cambiato. Non aveva fatto nulla ai capelli, non aveva acquistato indumenti che non avessi visto, niente di niente.
Così alla fine mi arresi, pensando che tutto ciò che di positivo emanava, era dovuto al fatto che le cose con noi, e più precisamente con Dom, andassero a gonfie vele.



Così la giornata era proseguita tranquillamente, e la sera, dopo il concerto telefonai a Kelly. Ci dicevamo ogni cosa, e così la misi al corrente di quello che mi stava frullando nel cervello e lei mi rassicurò dicendo che forse era solo una mia impressione ma che se volevo capirci qualcosa dovevo parlargli e cercare di comprendere.
La sera successiva saremmo ripartiti per San Antonio, e dato che Matt e Dom dovevano sostenere un’intervista, pranzammo da soli e colsi la palla al balzo per studiarla meglio.


Subito dopo pranzo, ero arrivato al punto di arrendermi al fatto che fosse solo una mia stupida impressione. Uscimmo tranquillamente dal fast food dove avevamo pranzato, e ci incamminammo a piedi diretti verso i bus, quando nel bel mezzo di una conversazione si lanciò contro una bancarella per acquistare le noccioline tostate. Le divorò nel giro di 10 minuti, prima di comprarne altre, che divorò con altrettanta rapidità. Quando tornammo nel bus e notammo che Matt e Dom ancora non erano tornati, ci piazzammo davanti i videogiochi.

Dopo circa un’ora, affermò di star morendo di fame, e fu allora che mi scattò la malsana idea di fargli una battuta sull’appetito.


“Cavolo, se continui così mangerai anche me”
“Ho solo una fame tremenda tutto qui” rispose
“Ahahahah, non sarai mica incinta!!!” dissi sorridendo
“No, ma che dici” disse sorridendo di rimando


Improvvisamente mi resi conto di quello che gli avevo appena chiesto, e come un fulmine a ciel sereno, i tasselli delle mie idee presero forma un pezzo dopo l’altro: sprizzava gioia da tutti i pori, ma si notava che era sempre più stanca del solito; aveva una luce nuova negli occhi; e proprio quel giorno avevamo pranzato alla stragrande e aveva divorato due pacchi di noccioline tostate ed ero più che sicuro che da lì a qualche minuto avrebbe telefonato a Dom per comprargliene altre.
I segnali c’erano tutti e chi meglio di me poteva coglierli? Così tentai di affrontare quel discorso abbastanza seriamente, cercando le parole giuste, o quantomeno adatte, per non allarmarla troppo.



“Tesoro, siediti un attimo qui” dissi indicando il posto vuoto accanto a me
“Cosa c’è?” chiese spegnendo il videogioco
“Senti…non so se ci sia un modo adatto per dirtelo ma…vorrei che tu facessi una cosa”
“Sarebbe a dire?” disse guardandomi negli occhi confusa
“Vedi…ultimamente ho notato quei famosi cambiamenti di cui ti avevo parlato ieri mattina. Insomma… ti addormenti spessissimo e nei posti più disparati; sei sempre così premurosa con tutti noi quasi a livello maniacale; hai una luce nuova negli occhi nonostante affermi che non è cambiato nulla in te; e per finire ti sei strafogata un intero ristorante per poi farti prendere la mania delle noccioline tostate”


La vidi ascoltare rapita ogni sillaba che formulavo, per poi aggrottare le sopracciglia e ridistenderle non appena capì dove volessi andare a parare. Deglutì un istante e poi ruppe il silenzio che durava da cinque minuti…


“Quindi tu dici che…” lasciò la frase in sospeso
“Non è detto che sia così”
“Ma?”
“Ma cosa?”
“C’è sempre un ma, nelle frasi lasciate a metà” mi sorrise leggermente
“Ma…ho sei figli bambolina, riconosco i segnali. Ma…potrei anche sbagliarmi”


Fu così che il nostro discorso rimase incompiuto a causa dell’arrivo di Matt e Dom; e non ne accennammo più nulla per tutta la serata.
Si offrì volontaria per andare a prendere la cena in un posticino nelle vicinanze  indicatogli da Tom. Perdemmo la cognizione del tempo mentre quei due mi raccontavano dell’intervista.


Solo a notte fonda, dopo essersi accertata che Dom dormisse, la sentii bussare alla mia porta. Imbacuccata nella sua felpa, rimase immobile chiudendo la porta alle sue spalle. Dopodiché mi fissò col cuore e gli occhi gonfi di lacrime.



“Chris…” esclamò con la voce rotta


E lì, compresi…ormai ne aveva avuto la certezza. Ecco perché ci aveva messo un sacco di tempo per tornare con la cena!
La immaginai impaurita e nervosa davanti la prima farmacia nelle vicinanze che aveva incontrato. Probabilmente aveva utilizzato il bagno del posto in cui ordinò la cena e a quel punto doveva essergli crollato il mondo addosso.


Così mi avvicinai a lei e la abbracciai…era molto simile alla mia Kelly: piccolina, fragile e nello stesso tempo una che sapeva come si sta al mondo ma nei miei abbracci restavano piccole entrambe.


La vidi piangere e tormentarsi per ore, gli diedi diversi consigli e gli dissi che per qualunque cosa, poteva venire da me senza problemi, o che se ne aveva bisogno, poteva chiamare Kelly in ogni momento. Lei a sua volta mi fece promettere di non dire nulla  a Dom né a Matt. E sarebbe stata dura…


Finché fino a qualche minuto fa, avevo infranto quel solenne giuramento, dopo interi giorni passati perennemente appiccicati, e negli spazi vuoti la vedevo sorridere e stringere la mano di Dom come niente fosse. Poi era accaduto quel caos con Ethan, e a quel punto sotto le accuse di Dom, non ce la feci e confessai…



 
Terminato il flusso dei pensieri, gli autisti li pregarono di risalire ognuno nel proprio bus e che saremmo ripartiti nel giro di 10 minuti.


“Che cosa farai ora?” chiese Chris
“Non lo so, probabilmente tornerò a letto” rispose
“Hai ragione, sono a malapena le 7:00 del mattino”
“Già…dovrò dirglielo prima o poi”
“Lo so…e non arrabbiarti con lei. Non te lo ha detto perché ha paura, è normale”


Si congedarono ed ognuno tornò sui propri passi. Dom tornò a stendersi sul letto vicino a me tentando di addormentarsi cercando di far tacere tutte le infinite domande che gli balenavano in testa. Era leggermente irritato per il fatto di averlo dovuto scoprire da Chris e solo perché lo aveva tempestato di accuse.


Ma poi, infilandosi sotto le coperte e guardando i miei tagli sul viso, si rese conto che effettivamente non era una cosa facile da dire, soprattutto se la persona in questione aveva subito un’aggressione e per di più aveva rischiato grosso per difenderlo.


Un paio d’ore dopo aprii gli occhi e trovai Dom che dormiva come un ghiro, con addosso le felpa e le converse ai piedi. Aggrottai la fronte non volendo sapere cosa fosse successo. Lo lasciai immerso nel suo riposo, accorgendomi solo in quel momento che eravamo ancora in viaggio. Così non avendo altro da fare, bussai alla porticina della cabina dell’autista.


“Posso?” chiesi
“Certo signorina. Non riesce a dormire?”
“Oh no, sto bene”
“Non si direbbe dai graffi che ha” rispose “prego si segga sul sedile”
“Sono solo graffi…” commentai


Dieci minuti dopo, mentre tenevo compagnia all’autista, sentii la voce di Dom che mi cercava per tutto il bus. Trovò poi la porticina socchiusa e dedusse che mi trovavo lì. Entrò assonnato salutando l’autista.


“Ehy, sei qui”
“Si” risposi sorridendo


Si avvicinò a me stropicciandosi gli occhi  e sedendosi al mio posto con me in braccio.  Intrecciò le dita alle mie e poggiando il mento sulla mia spalla, sospirò.


“Tutto ok?” chiesi
“Tutto ok” affermò dandomi un bacio fra i capelli
“Allora, Mark, dove stiamo andando?” chiesi all’autista
“Oh, ehm, nei pressi di Los Angeles signora Howard” rispose prontamente
“Non sono la signora Howard” dissi sentendo Dom ridacchiare
“Mi scusi”
“E poi ti ho detto mille volte di darmi del tu” gli dissi incoraggiante
“Si, signora Howard…ops, scusa” sorrise


Scrollai il capo un paio di volte mentre Dom alle mie spalle sogghignava ancora assonnato.
Poggiai la testa indietro sul suo petto, addormentandoci nuovamente dopo che Mark ci disse che mancava ancora un’oretta all’incirca. Eravamo proprio di compagnia durante i viaggi.


Fummo svegliati dal frastuono di Matt che ci chiamava a gran voce. Come un bradipo, mi stiracchiai lentamente guardando il cellulare che segnava le 10:00 del mattino, accompagnate da tre chiamate.


“Oh, cavolo” esclamai
“Che succede?” proruppe Dom
“Dio santo, l’avevo completamente dimenticato!!!” dissi passando da una stanza all’altra
“Si può sapere cos’hai?”
“Finalmente oggi rivede sua sorella” rispose Matt al mio posto
“E’ qui a Los Angeles di nuovo?”
“Si. Altro servizio fotografico” continuò
“Aaah, ora capisco”
“Mi sa che oggi ti ignorerà per tutto il giorno” sorrise Matt ironico
“Eh, già…nessuno può dividere quelle due” sorrise di rimando


Più veloce della luce mi preparai per una pazza giornata con mia sorella. Dio quanto mi era mancata! Non la vedevo da mesi ed avevamo un sacco di cose da dirci che al telefono non avrebbero reso l’idea. Il caso aveva voluto che fosse stata chiamata per un servizio fotografico proprio lì ad L.A. così aveva prolungato il suo soggiorno di un paio di giorni e saremmo ripartiti tutti insieme. Così non volli perdere nemmeno un nanosecondo del nostro tempo insieme.


Dopo circa venti minuti, Tom arrivò con un taxi, portandosi dietro la mia dolce, schizofrenica, caotica sorella che era già su di giri, per qualcosa che all’inizio non compresi.


“Tesoro mio!!!” esclamò saltandomi in braccio
“Ehy, mi sei mancata da morire” risposi con il labbruccio
“Anche tu, non immagini quanto” disse scendendo
“Non vorrei interrompere il quadretto, ma ci sarei anche io” si intromise Matt
“Povero Bells, hai ragione” risposi


Li lasciai da soli per un po’ mentre chiacchieravo con Chris e Dom.
Dopodiché un urlo interruppe la nostra conversazione…


“Indovina, indovina, indovina!” proruppe Spencer
“Cosa, cosa, cosa” risposi
“Non immaginerai mai che cosa ha trovato la tua Spence” disse lei
“Non ne ho idea. Ormai conosci Los Angeles meglio delle guide turistiche”
“Oh, ma nulla può raggiungere il valore di questa” insistette “ è qualcosa che brami dall’età di 14 anni”
“Dimmi che non è quello che penso” sgranai gli occhi
“Invece si, ce l’abbiamo fatta…tu più di tutti, ma io con te”
“Li hai trovati…Io…Io…”
“Nessun ringraziamento, tu avresti fatto lo stesso”
“Ti voglio bene, lo sai questo” dissi abbracciandola forte
“Ehy, cos’è tutto questo affetto?” chiese Dom
“Oh, nulla. Stasera mia sorella vedrà il concerto che attende da una vita” rispose
“Come?”
“Si, Dom…andremo a vedere i 30 seconds to Mars”


Dom voltò lo sguardo verso Chris, cercando di mascherare la sua preoccupazione…però non disse nulla di nulla se non starsene lì fermo come un manichino mentre io prendevo tutto quello che mi sarebbe potuto servire.


“Sono pronta” esordii uscendo dal bus
“Bene, allora possiamo andare” disse Spencer
“Un attimo” disse Dom
“Si?” rispondemmo in coro


Lo vidi tentennare per qualche secondo, indeciso su cosa dire o non dire. Così mi avvicinai tendendogli la mano, che afferrò all’istante. Ci allontanammo di poco e cercai di tranquillizzarlo in qualche modo.


“So a cosa stai pensando” dissi
“No, non lo immagini neanche” ribatté
“Dom…non mi accadrà nulla, ok? Matt viene con noi” dissi guardandolo negli occhi
“Ah…meglio così allora. Ma ho un po’ paura lo stesso” ammise
“Andrà tutto bene…lo so che sei preoccupato” … “ma è una cosa importante per me, lo aspetto da anni”


Mi guardò in quel modo che solo lui sapeva fare: un insieme di preoccupazione, fiducia, paura e libertà. Era combattuto questo era certo, non se la sentiva di lasciarmi andare dopo quello che era accaduto e dopo ciò che aveva scoperto; ma nello stesso tempo ci teneva che fossi felice e che vivessi quel momento che attendevo da secoli. Spostò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio e accarezzò il taglio sull’occhio.


“Sicura di voler andare, nelle tue condizioni?” ovviamente con un doppio senso
“So di aver rischiato Dom, ma per una sera non voglio doverci pensare” risposi con gli occhi bassi
“Vieni qui” disse accennando un debole abbraccio “chiama quando stai per tornare”
“Promesso” risposi
“Un’ultima cosa” disse tenendomi ancora la mano
“Dimmi”
“La volta scorsa era il chitarrista, stavolta?” chiese sorridendo
“Hai scarsa memoria Howard…te l’avevo già detto la volta che mi hai rimproverata a causa della canottiera” sorrisi
“Ah, già. È il batterista, giusto?”
“Si” sorrisi timidamente
“E ricordi anche quello che io ti ho risposto?” disse furbescamente
“Certo che me lo ricordo. Io ricordo sempre tutto”
“Lo so…ci vediamo dopo”
“Ok”


Mi aspettavo un bacio o qualcos’altro ma non arrivò nulla; così me ne andai sottobraccio a mia sorella e Matt subito dietro di noi. Spencer sapeva delle mie condizioni ma promise lo stesso di non rivelare nulla finché non fossi stata convinta. So che era difficile tenerlo nascosto a Matt, ma comunque quel segreto non sarebbe durato a lungo.


Andammo al concerto felici come non mai tra le prime file mentre Matt, per ovvie ragioni , seguì il tutto dal backstage.
Vedere i primi concerti è sempre un’esperienza più unica che rara, e come lo era stato con i Muse lo fu anche con i Mars. Tutto estremamente e fottutamente epico.
Tra urla, pianti e cori di accompagnamento, il concerto sembrò volare alla velocità della luce. Durante la versione acustica di The Kill io e Spencer, tenendoci per mano, ci lanciammo uno sguardo fugace indovinando come sempre una il pensiero dell’altra. In quel momento entrambe stavamo pensando a quando molto spesso mentre ci preparavamo per qualunque tipo di appuntamento avessimo, improvvisavamo davanti lo specchio una versione personalizzata di quella precisa canzone, armate di piastra e spazzola, una vicino l’altra.


Dopo il concerto, grazie a quell’essere adorabile e totalmente scapestrato di Bells, e soprattutto sfruttando la sua fama, riuscimmo a conoscere quei tre individui che come i Muse riempivano le mie giornate e la mia vita delle loro canzoni.
L’emozione arrivava a livelli esorbitanti: Jared, con i suoi occhioni azzurri e la sua capacità di farsi passare da uno stato di tenerezza infantile ad un grande artista che aveva affrontato molte difficoltà nella vita; Tomo, che mi trasmetteva la serietà e l’idiozia nel senso più innocente della parola e Shannon, per il quale stravedevo da prima che sfondassero. L’uomo che quando si dimenava dietro la sua batteria, sapeva trasmettere tutto il sacrificio e la fatica, stregando il pubblico o le persone che come me restavano a fissarlo per ore ed ore. A fine serata, non riuscivo a credere che sarei tornata a casa con in mano foto, cd autografati e niente di meno che le bacchette di Shan…


Durante il ritorno provai a chiamare Dom, ma non rispose. Quando tornai ed entrai in camera, lui dormiva già, così molto lentamente ed in estremo silenzio, mi cambiai nel buio per non svegliarlo. Mi avvicinai lentamente per abbracciarlo poggiando la guancia contro la sua schiena. Si mosse leggermente stringendo la mia mano sul suo petto.


“Bentornata” disse sottovoce
“Grazie”
“Divertita?”
“Si moltissimo” risposi con gli occhi chiusi
“Hai incontrato il tuo batterista?” chiese mogio mogio
“Si, mi ha regalato le sue bacchette autografate” sorrisi adorando la sua gelosia
“Mmh, ok” rispose “tipico”
“In che senso?”
“Che ti ha regalato le sue bacchette”
“Beh, ho anche foto e autografo” risposi
“Spaccone” pronunciò “siete andati anche a bere qualcosa?”
“Si, ma solo perché Matt era entusiasta di vedere Jared dopo tanto tempo”
“Oh, beh…tanto c’è posto solo per un batterista nella tua vita”
“Dom…” sorrisi nella notte
“E’ la verità…sei roba mia” concluse facendo il broncio come i bambini


Quando poi non aggiunse altro, credetti che ormai stesse dormendo, sentendo il suo respiro regolarizzarsi. Gli accarezzai piano i capelli lasciandoci sopra un bacio…


Il mattino dopo, io e Spencer eravamo indaffarate a preparare le valigie per ritornare finalmente a Londra per lo stop di due settimane. Non vedevo l’ora di tornare a casa per un po’, rivedere Kelly e le sue pesti, fare colazione da Starbucks e dormire nel mio letto.
Ero talmente eccitata all’idea, da non rendermi conto che Dom non stava facendo i bagagli come noi. Rimasi interdetta quando constatai quello che stava accadendo. Così mi avvicinai a lui, che evitava di incrociare il mio sguardo.


“Pronto?” esordii afferrandogli il braccio
“Ehm, non verrò con voi” disse scrollandosi di dosso la mia mano
“Cosa? E perché?”  chiesi ingenuamente
“Ho accettato di fare un’intervista…” rispose
“Ah, ok…e quando tornerai?”
“Non lo so” rispose freddo
“Ma avevi detto…”
“So cosa avevo detto…tornerò nei prossimi giorni”
“Come vuoi” … “ciao” dissi sporgendomi per baciarlo


Per tutta risposta mi lasciò solo un bacio sulla fronte con evidente distacco. Tornai così sui miei passi lasciandolo lì, con la speranza di rivederlo nei prossimi giorni e affrontare una volta per tutte la realtà dei fatti. Andammo in aeroporto trascinando dietro le nostre valigie, io un po’ meno entusiasta degli altri. Notando il fatto che ci fossi rimasta un po’ male, Chris si affiancò a me circondando la mie spalle con un braccio.


“Va tutto bene?” mi chiese durante il volo


Sorrisi leggermente facendo intuire che anche se non andava bene, dovevo abituarmi e basta.
Gli lasciai un messaggio una volta arrivati, al quale non rispose. Mi riaccompagnarono a casa congedandosi velocemente a causa della stanchezza. Salutai tutti e tre, e mi diressi in camera a disfare le valigie. Anche se stavo morendo di fame non misi nulla sotto i denti…io e la mia testardaggine!


I giorni trascorsero e di Dom nemmeno lo straccio di una telefonata. Nonostante mia sorella mi chiamasse tutti i giorni, non avevo voglia di vedere nessuno.
Durante l’inizio della seconda settimana, Spencer di presentò alla mia porta dicendo che sarebbe venuta con me alla visita per il bambino.


“Dai preparati. Ti aspetto qui”
“Sei sicura? Posso andarci sola”
“Non ti lascerò da sola in una cosa così importante”
“Grazie Spence”
“Dovere di sorella” fece spallucce


Uscimmo di casa di corsa, armate di tutto l’ottimismo di questo mondo, fin quando un paio di voci ci distrassero dall’entrare in macchina.


“Ecco dove eri finita” esclamò Matt
“Ti ho lasciato dormire in santa pace” rispose lei
“Si ma sei scappata in modo furtivo” controbatté
“Avevo una faccenda da sbrigare”
“A proposito…ciao stellina” sorrise a trentadue denti
“Ciao Matt. Ciao Chris” dissi ad entrambi
“Dove andate di bello?”
“Deve fare una visita”
“Oh, non stai bene?”  disse Matt
“No, no. Solo un piccolo accertamento” risposi io
“Possiamo venire anche noi?”


Guardai velocemente Chris nella speranza che lo convincesse a desistere.


“Ma no Matt, andiamo a fare un giro, che ne dici?”
“No dai, andiamo a tenergli compagnia” insistette
“Vedi Matt…è una visita un po’ personale” riprese Spencer
“Beh, se ci vai anche tu non sarà poi così personale”
“Matt…”
“Cioè, le visite molto personale si fanno quando c’è di mezzo la saluta vitale” farneticava “perciò sapendo per certo che  tua sorella non è in fin di vita, resta solo…” si interruppe


Silenzio tombale da parte di tutti: Spencer sospirò, Chris fece una faccia buffa ed io socchiusi leggermente gli occhi. Dopodiché ci guardò uno per uno prima di spalancare la bocca e gli occhi.


“Oddio! Dimmi che non è vero”
“Matt…io…”
“Tu cosa? Quando pensavi di dircelo?”
“In realtà loro due lo sanno” ammisi
“E Dom?”





“Lo sa anche lui” confessò Chris anticipandomi
“Che cosa?” gridammo all’unisono io e Spencer
“Mi ha stressato di domande il giorno dopo l’aggressione”
“O mio Dio” dissi in un sussurro mentre mi rendevo conto del perché fosse sparito e mi avesse evitata
“Ascolta…”
“No, Chris…lascia stare” dissi salendo in macchina
“Avrei dovuto dirglielo io” dissi sull’orlo del pianto “ecco perché non vuole vedermi”
“Mi dispiace tesoro” aggiunse Chris
“Andiamo, ti accompagniamo noi”
“Ehy…se volete potete entrare con me” dissi mentre li guardavo speranzosi


La visita andò alla perfezione sotto le attente considerazioni del dottore. Sorrisi a Chris che mi guardava con gli occhi pieni di scuse e fierezza nei miei confronti; e a Spencer che mi teneva la mano mentre Matt dell’altro lato della stanza,  piangeva a dirotto. Il mio Bells…non avrei mai finito di sorprendermi con lui. Mentre stavamo tornando a casa, dissi a Spencer che volevo stare un po’ con loro quella sera, ma Matt mi anticipò all’istante.


“No, la casa è un casino” si affrettò a dire
“Ma che dici Matt è tutto in ordine” rispose Spencer
“C’è il riscaldamento rotto” aggiunse
“Matt, si può sapere che ti prende?”
“Niente, ma visto il suo stato potrebbe ammalarsi”
“Finiscila con queste stronzate!” disse lei girando le chiavi nella serratura
“Ma no,  dammi retta stellina, torna a casa”


Mentre Spencer spalancava la porta ed entravamo in casa, Matt sospirò sollevato.


“Matt, dov’è quel dvd che cercavo? Matt? O cavolo!!!”


Alzando lo sguardo verso le scale, notai Dom affacciato dalla balaustra immobile come uno stoccafisso. Rimasi a fissarlo come un ebete, incapace di emettere un singolo suono.


“Dom” disse mia sorella “che ci fai qui?”
“E’ colpa mia” disse Matt
“Quando sei tornato?” proruppi io
“Mercoledì mattina”
“Mercoledì, oggi” affermai
“No…mercoledì scorso” ammise


Spencer era su tutte le furie, comprendendo alcuni atteggiamenti che Matt aveva tenuto con lei negli ultimi giorni.
Sorrisi amaramente. Presi le chiavi di casa mia e me ne tornai a piedi sbattendo la porta alle mie spalle. Camminavo a passo svelto nervosa come non mai, il cuore in fiamme e l’orgoglio ferito. Dopo circa 45 minuti aprii la porta di casa ed andai dritta a gettarmi sul letto. Non potevo crederci ma soprattutto non volevo crederci. Mezzora dopo la porta della camera si spalancò con forza rivelando la figura di Dom in piedi immobile.
All’improvviso, si avvicinò.


“Posso spiegarti tutto”
“No, io non voglio che tu mi spieghi niente”
“No, tu invece ascolti” … “ero furioso perché ho dovuto saperlo da Chris”
“Te lo avrei detto”
“Ah, si? E quando?” rispose ironico
“Quando saresti tornato!!” … “una settimana…ti sei nascosto da Matt per una settimana!! Ti ho mandato tipo un miliardo di messaggi porca miseria!!! Avresti potuto anche chiamare per dirmi che eri vivo” urlai
“Smettila di fare la ragazzina e assumiti le tue colpe!” urlò di rimando
“Tu ti nascondi per non farti vedere e sarei io la ragazzina?”
“Avresti dovuto dirmelo” si infuriò rompendo una cornice
“Dopo la storia di Ethan, dubito che avresti retto” risposi
“Che ipocrita” sentenziò
“Scusami se volevo essere sicura al 100% prima di dirti che aspettavo tuo figlio” risposi atona


Mi sedetti sul letto esausta, non ce la facevo più. Volevo solo smetterla con tutte quelle litigate. Si stava sfogando, nulla da ridire, ma avrei preferito che subito dopo il litigio, le cose si distendessero e gli avrei raccontato ogni cosa.


“Ormai è troppo tardi” incalzò
“Troppo tardi? Non capisco…ho sbagliato e l’ho ammesso ma non capisco cosa vuoi dire”
“Dico solo che ora come ora ho bisogno di spazio, Cristo santo!!!” urlò nuovamente
“Te lo avrei dato, stupido di un batterista!” dissi afferrando la mia borsa
“Dove pensi di andare ora?”
“Non lo so, da qualche parte andrò” risposi testarda
“Non puoi andartene in giro sola nelle tue condizioni!” disse capendo che mi stavo agitando troppo
“Posso eccome!” … “ed è quello che farò”
“Non voglio che la mia carriera finisca qui” confessò infine


Se voleva essere un tentativo per non farmi agitare, lo stava facendo nel modo più sbagliato del mondo. Mi avvicinai lentamente a lui, delusa e amareggiata dal modo in cui mi aveva rivolto quelle parole.


“Se non lo volevi bastava dirlo! Avevo messo benissimo in conto questa opzione Dom, non sono così stupida!!! Lo so che veniamo da due mondi completamente diversi. Non ti chiedo assolutamente nulla; non voglio né sposarti, né incasinare la tua vita, né tantomeno mettere fine alla tua carriera da Rockstar. Troverò un altro posto dove stare, o forse tornerò a casa mia e non mi avrai più fra i piedi. Se vorrai vederlo o vederla sarai liberissimo di farlo…
Va bene così Dom; voglio solo che tu sappia che nonostante il modo orribile in cui hai accusato tuo figlio, o cosa sarà, di far finire la tua carriera; io non rimpiango assolutamente nulla di quello che ho fatto. Ed io tornerò a cavarmela da sola come ho sempre fatto in tutti i miei 22 fottutissimi anni”


Me ne andai lasciandogli un bacio sulla guancia, e uscendo di casa senza una meta. Lui attonito e confuso più che mai.


Passarono altri giorni, ed io mi ero stabilizzata in un hotel nelle vicinanze. Erano tutti a conoscenza ormai di quello che era accaduto fra me e Dom, ma nessuno si esponeva per ovvi motivi.
Una sera, nonostante fossi ancora scossa, preparai un dolce e lo portai a Spencer. Era il compleanno di Dom, e sapevo per certo che si erano ritrovati tutti da Spencer per una cena fra di loro, a cui avevo preferito non partecipare.


“Abbi pazienza tesoro” disse lei
“Ne ho anche troppa…saluta tutti” dissi mentre con la coda dell’occhio scorsi Dom in giardino
“Lo farò” disse abbracciandomi


Il tempo continuava a passare. Spencer aveva detto a Dom che la sua torta di compleanno l’avevo fatta io; e lui mi mandò un messaggio di ringraziamento.


Una sera per distrarmi, accettai di andare al Luna Park con Matt, Spencer, Chris e Kelly. Fu una serata diversa, con l’unico scopo di distrarmi e farmi avere tutto il loro sostegno.
Arrivai a fine serata totalmente esausta, così lasciai che gli altri quattro si godessero un giro romantico sulla ruota panoramica.


Io li attesi sedendomi sulla prima panchina che trovai di fronte la giostra, mentre li guardavo partire con il sorriso sul volto.
Dicembre nei Luna Park, era qualcosa di spettacolare…luci ovunque, quel vento un po’ gelido ma che ti scalda il cuore insieme all’atmosfera delle attrazioni.


“Zucchero filato?”


Mi voltai lentamente osservando l’individuo seduto vicino a me.


“Ciao” proruppe
“Ciao” risposi
“Sono venuto a ringraziarti, e a tentare di farmi perdonare” rispose “ sempre se vuoi”


Rimasi in silenzio, indecisa su cosa fare, dire o pensare.
A quel punto avevo paura di qualunque cosa potesse accadere. Restai con lo sguardo fisso sulle mie mani, in attesa. Lui si avvicinò di più a me, sporgendosi verso la mia direzione per vedere meglio cosa stessi osservando.


“E’ lui?” chiese
“E’ lui…o lei” risposi mostrando la foto dell’ecografia
“E’ una cosa magnifica, e così piccola” disse col groppo in gola


Tirai su col naso in un gesto impercettibile che non gli sfuggì affatto. Mi guardò fisso pieno di rimorsi, spostando una ciocca di capelli per baciarmi una tempia socchiudendo gli occhi. Dopodiché mi circondò le spalle con un braccio, avvicinando la mia testa al suo petto, mentre io mi aggrappavo alla sua giacca porgendogli la foto e scoppiando in lacrime. Mi strinse ancora più forte quasi soffocandomi ed accarezzandomi i capelli per cercare di calmarmi.


“Perdonami piccola…ti scongiuro”
“Dom…” singhiozzai
“Siamo due ragazzini testardi ed orgogliosi, ma io più di tutti. Ho fatto un lungo esame di coscienza e mi sono reso conto che da quando so che sarò padre, sono entrato in paranoia. Ho tentato di mettermi nei tuoi panni e…non ho voluto immaginare quanto tu ti sia sentita in colpa dopo che Ethan ti ha aggredita in quel modo; quanto vulnerabile e spaventata eri; o quanto autocontrollo hai avuto per cercare di resistere dal dirmi qualcosa di così importante appena l’hai saputo; ma soprattutto ho immaginato le tue sensazioni mentre ti dicevo che questo figlio avrebbe rovinato tutto. Perdonami piccola, ho realizzato che in realtà questo figlio lo desidero con tutto me stesso e voglio crescerlo con te vicino. Ho incrociato molte famiglie prima di ritrovarti qui, e per la prima volta ho pensato che quella bambina con i codini che saltava la corda, o quel bambino che passeggiava con un buffo cappellino  e stringeva in mano un palloncino potesse essere il nostro”


Alzai il capo incrociando il suo sguardo e leggendo nei suoi occhi paura, coraggio e determinazione.
Soppesai attentamente le sue parole, guardandolo nel modo più dolce e comprensivo del mondo, e senza dire una parola, lo afferrai per il colletto del cappotto avvicinandolo a me, e lo baciai sotto le luci colorate di quel Luna Park. Lui mi strinse ancora di più, infilando una mano fra i miei capelli, non avendo nessunissima intenzione di interrompere quel momento.
Continuammo così per alcuni minuti, tra carezze, baci e ti amo sussurrati col fiato corto.


“Andiamo” dissi prendendolo per mano
“Dove?” rispose ingenuo
“A casa nostra”

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Capitolo 17
*** Don't let me go, cause i'm nothing without you... ***


Penultimo capitolo...e mi sto già dispiacendo...LittleMaffoo non mi uccidere pleaseee >.< ringrazio chi recensisce e anche chi legge soltanto...un bacio...

 

Don't let me go, cause i'm nothing without you...
 

 

Nei giorni seguenti, le cose andarono a meraviglia.
Dom era sempre presente 24 ore su 24 e quando non c’era, lasciava il posto a mia sorella o a Kelly. Da quando erano tutti al corrente del mio stato, facevano a gara a chi dovesse occuparsi di me; neanche fossi io la neonata. 
Si scapicollavano per non lasciarmi sola nemmeno un attimo. Erano talmente tanto indaffarati, che mi fecero promettere che non appena loro tre sarebbero ripartiti per terminare il tour, io mi sarei trasferita per un po’ da Spencer.


Il giorno della partenza sembrava stessimo partendo per un tempo indefinito e per chissà dove. Ero sommersa di valigie, borse di ogni genere, con all’interno le cose più impensabili. Così a fatica, salimmo in macchina e ci dirigemmo verso l’aeroporto, poiché volevo salutarli per bene.


Una volta arrivati, partì il momento “agitazione estrema”.
Dom era teso come una corda di violino; lui e Matt erano tutto un “come stai?”, “ti senti bene?”, “hai le nausee?”, “hai bisogno di qualcosa?”.  Li avrei uccisi prima o poi…
Mia sorella sbraitava contro entrambi, sostenendo che me la sarei cavata benissimo da sola; e che se avevo bisogno c’erano lei e Kelly. Tutto questo, difronte ad una folla di persone che guardavano curiosi, mentre Chris si gustava la scena ridendo sotto i  baffi.
Una volta placate le ansie della mia coppia preferita, ovvero i miei adorati BellDom, il loro volo venne chiamato. Fecero a turno con i saluti.
Si avvicinò per primo Matt…


“Mi mancherai, bambina” disse con gli occhioni lucidi
“Dai Matt, non hai detto che tornerete per capodanno?”
“Si, si. Certo!” sorrise
“E allora? Sono solo due settimane” lo rincuorai
“Chiamerò tutti i giorni”
“E io risponderò” sorrisi
“Mi raccomando, tratta bene mio o mia nipote” disse abbracciandomi
“Tranquillo” ricambiai


Poi venne il turno di Chris…


“Bambolina” disse aprendosi in quel sorriso che amavo tanto
“Ciao Chris” risposi un po’ dispiaciuta
“Non ti farò nessuna paternale. Ti lascio in ottime mani” disse indicando Kelly e Spencer
“Sicuramente” risposi
“Sii felice; ti tolgo di mezzo questi due rompiscatole”
“Eh già. Ora  sei tu che devi sopportarli per due settimane” dissi ironica
“Non farmici pensare” rispose scrollando il capo
“Ci vediamo tesoro” disse baciandomi la guancia
“Ciao” sorrisi timidamente


Infine, toccò a Dom…il momento più difficile.


“Ehy” disse avvicinandosi
“Ehy” risposi
“Ti telefonerò tutti i giorni”
“Starò bene Dom…e non sono da sola” rincuorai anche lui
“Lo so, lo so. Però se succedesse che…” insistette ad occhi bassi
“Non mi accadrà nulla ok?” dissi chiudendogli il cappotto
“Va bene” rispose “ora, devo andare” disse a malincuore
“Lo so, purtroppo” sorrisi debolmente


Mi stampò un bacio sulle labbra, prima di dileguarsi dietro gli altri due che stavano salutando con la mano. Velocemente io, Spencer e Kelly, ci dirigemmo verso l’uscita per consentire anche agli altri di salutare i propri mariti, figli, fratelli o sorelle.

Belli e tristi nello stesso tempo gli aeroporti.

Spencer e Kelly ormai erano abituate e perciò sotto questo aspetto, riuscivano ad affrontare la separazione con consapevolezza e maturità; ma soprattutto con compostezza.
Per me era la prima volta, ma cercai comunque di non farmi prendere dalla tristezza; le altre capirono al volo e perciò decisero di non dirmi nulla in proposito.


Stavamo camminando a passo ultra lento, quando tra la folla si alzò un vociare assordante nel quale riuscimmo a comprendere un debole “ma cosa sta facendo”. Non vi prestammo attenzione, finché non udimmo degli urli.


“Aspetti! Aspetti!”
“Mi lasci passare, ci metto un secondo!”
“Ma non può fare come vuole”
“Un attimo solo” … “permesso, mi faccia passare”


Nel momento in cui ci voltammo tutte e tre, mi ritrovai il volto di Dom a tre centimetri dal mio viso. Sorrideva consapevole solo lui di cosa gli stava saltando in mente. Mi sorrise in modo tenero, dopo avermi baciata appassionatamente.


“Dom, il tuo aereo sta per partire” dissi spiazzata
“Lo so, ma dovevo salutarti a dovere” sorrise


Tirò giù la zip del mio cappotto per abbracciarmi meglio, affondando il viso nell’incavo del mio collo. Inspirò forte il mio profumo quasi a volerlo imprimere nella sua memoria e poi si staccò, un po’ giù di morale.
Dopodiché mi schioccò un altro bacio sulla guancia, prima di inginocchiarsi e baciare il mio ventre sopra la maglia. Lo trovai il gesto più dolce del mondo e tentai con tutta me stessa di trattenermi dallo scoppiare a piangere come una bambina. Credetti di avercela fatta, pensando che ormai non avrebbe potuto fare nient’altro che sarebbe riuscito a fari tremare ancora le gambe.
Insomma, quante possibilità c’erano che uno dei miei idoli facesse parte della mia vita? In quel momento ero tornata indietro nel tempo ed il solo pensiero di vederlo lì a poca distanza da me, mi mandò in pappa il cervello. La Muser nella mia testa aveva appena terminato di fare i salti i mortali; e tornando in me stessa, sorrisi guardandolo col cuore che stava per scoppiarmi.
Ma evidentemente Dom, pensando che non ne avessi avuto abbastanza di gesti romantici ed eroici, mi uccise definitivamente quando rialzandosi, in un soffio tra le labbra, pronunciò…


“Papà torna presto”


Restai letteralmente paralizzata da quella affermazione e nonostante cercassi di mantenere un po’ di controllo, non riuscii a non guardarlo negli occhi senza trattenere a tento le lacrime e facendogli il labbruccio per la tenerezza che mi aveva trasmesso. Impietrita anche dal fatto che tra 7 miliardi di persone sulla faccia della terra proprio lui fosse il padre di ciò che stava crescendo dentro me. Potevo non amarlo? Credo proprio di no.


E così se ne andò in tutta velocità mentre gli addetti alla sicurezza ristabilivano l’ordine. Tornammo a casa non facendo che parlare di quello che era successo; estremamente meravigliate e nello stesso tempo spaesate. Stavamo parlando di Dominic Howard, il donnaiolo per eccellenza: la depravazione della band, colui che non si faceva scrupoli ad indossare i costumi più bizzarri durante i live! Spencer non riusciva a crederci; insisteva sul farsi dire che diavolo gli avessi fatto o detto per averlo trasformato a quel modo. Io semplicemente ridevo, più che consapevole di non aver fatto assolutamente nulla.


Passò altro tempo, ed i ragazzi chiamavano tutti i santi giorni facendoci un dettagliato resoconto di quello che stavano combinando. Una sera, mentre ascoltavo un po’ di musica, il telefono squillò per alcuni secondi prima che io me ne rendessi conto.


“Pronto”
“Ciao bambina
“Bells!!!” una delle voci che amavo di più al mondo
“Come va?”
“Tutto bene” risposi
“Senti, ho bisogno che tu faccia una cosa per me. Senza stancarti troppo, ovvio”
“Ok” risposi confusa
“Più tardi ti manderò un'email con tutte le istruzioni”
“Puoi anche dirmele ora dato che sono sola” incalzai
“Sai che se Dom scopre che sei sola viene lì e ti uccide?” disse sbuffando
“Lo so Matt, però è per poco. Spence è in farmacia”
“Vi state ammalando?”
“No, ha solo terminato le pasticche per il mal di testa” sorrisi
“Ok. Comunque preferisco l’email, è più comoda e dettagliata”
“Perfezionista” lo presi in giro
“Antipatica” rispose facendo il finto offeso “comunque scappo…un bacio”
“Ciao Bells, saluta tutti”
“Senz’altro” disse felice


L’email con tutti i dettagli ordinati addirittura per numero, comparve nel mio cellulare il mattino dopo. Tentai di realizzare tutto quello che vi era scritto sopra, avvertendo Matt ogni qualvolta portavo a termine un obiettivo.
Ovviamente avendo altri impegni, cercavo di fare tutto più veloce che potevo, correndo da un posto ad un altro quando Spencer non c’era e promettendo a Matt di fare tutto con estrema tranquillità e soprattutto senza sforzi. Era una cosa divertente che mi teneva impegnata, dopotutto. Mi alzavo la mattina con in testa uno o più obiettivi da perfezionare; uscivo con la musica nelle orecchie e passavo da un luogo all’altro con il sorriso sul volto. Non vedevo l’ora che tutti quegli obiettivi si concretizzassero.


La mattina del 31 Dicembre, senza alcun genere di preavviso, Matt e Dom tentarono di entrare di soppiatto, credendo che io e mia sorella dormissimo ancora. Nemmeno il tempo di girare la chiave nella serratura, che io mi stavo già catapultando fra le braccia di Dom. Lui mi prese al volo leggermente sorpreso ma comunque molto felice.


“Ciao piccola” mormorò baciandomi
“Ciao batterista” risposi assecondandolo
“Sei già sveglia?”
“Si, non avevo molto sonno. Non vedevo l’ora di rivedervi” ammisi
“Oh, anche io non vedevo l’ora. Senti…durante la tua ultima visita…il dottore ti ha detto se è possibile…ehm…come dire…fare, certe cose” disse col suo sguardo perverso
“Si Dom, ha detto che si può fare tutto” risposi ridendo
“Bene!!!” esultò prendendomi in braccio e dirigendosi verso le scale
“Ehy, ehy. Frena, frena. Dove credi di andare?”
“Vado a divertirmi, Matt. Dovresti farlo anche tu” disse Dom
“Spencer non c’è” rispose
“Oh, peccato! Vorrà dire che dovrai divertirti da solo” lo prese in giro
“Cavolo almeno fammela salutare. Ti ricordo che nella frase non vedevo l’ora di rivedervi, sono compreso anche io” disse


Dom non accennò minimamente a volermi mettere giù, così con tutto il mio peso addosso si avvicinò a Matt in modo che potessi almeno dargli un bacio. Dopodiché, più veloce della luce, salimmo al piano superiore ad occupare due settimane di separazione, lasciando il povero Matt senza nulla da fare.


Più tardi, mentre Dom faceva una doccia, scesi al piano di sotto per parlare con Matt. Lo trovai che trafficava con le pentole ed i fornelli, imprecando di tanto in tanto.


“Matt”
“Che vuoi? Avete finito di mettere sottosopra l’intera stanza?” rispose
“Non ci vediamo da due settimane”
“Si è vero, ma vi ricordo che è sempre casa mia questa!”
“Va bene. Scusami” risposi piano
“Puoi anche tornartene sopra se vuoi. Non serve che tu scenda a scusarti per avermi lasciato come un imbecille qui sotto, senza essere stato salutato come si deve”


Annuii leggermente, mentre lo vedevo che stava per aggiungere altro.


“Fra un’ora è pronto il pranzo” disse altezzoso
“Bene. Non mi includere, resterò di sopra” risposi spiazzandolo
“Come?”
“Ero scesa per dirti che ho fatto tutto quello che mi hai chiesto in questi giorni. Comunque, per quel che vale…bentornato Bells”


Feci per salire le scale richiudendomi la porta alle spalle.
Aveva fottutamente ragione, ma forse ci rimasi male un pochino per il tono che aveva utilizzato. Mi sedetti sul letto mentre guardavo l’intero album di foto che ero riuscita a riempire da quando ero andata a stare da mia sorella per l’estate, per poi stabilirmi lì. C’erano foto buffe, foto serie, foto rubate nei momenti meno opportuni o semplici foto sorridenti.
Involontariamente persi la cognizione del tempo, e mi resi conto che era tardi, solo dopo aver sentito bussare alla mia porta. Entrò Bells con un vassoio,  co quello che doveva essere il mio pranzo.


“Matt, ti chiedo scusa. Sono stata una stupida. Hai ragione a dire che sono stata maleducata; insomma vivo a casa tua, mangio il tuo cibo, uso le tue cose, mi tratti come una della famiglia e mi permetto anche di non salutarti nel modo in cui meriti. Sai quanto ti voglio bene e che per me è già oltremodo surreale idealizzare che quello che sto facendo lo sto vivendo realmente”
“Bambina…non serve che ti scusi ok? Se ti ho rimproverato, è stato solo perchè, come ben sai, devo avere sempre ogni situazione sotto controllo” mi rincuorò
“Pace?” dissi sorridendo
“Pace” rispose “e ora mangia, stasera faremo tardi” sorrise
“Già…capodanno, non vedo l’ora”


Sorrise alzandosi dal letto e dicendo che sarebbe andato a riposare un po’. Io misi qualcosa sotto i denti e poi scesi al piano di sotto, rinchiudendomi nello studio di registrazione con il portatile in mano, mentre guardavo per la milionesima volta il concerto a Wembley. Non so perchè, ma mi faceva sentire importante guardarlo.


Arrivata la sera, in casa era tutto un via vai, tra Spencer che non sapeva cosa indossare, Dom che non trovava il cellulare e Matt che invece faceva saltare i nervi a tutti perchè poltriva sul divano. Saremmo dovuti andare a cena da Chris, poi in un piccolo locale ed infine avremmo visto i fuochi d’artificio sul terrazzo dell’appartamento di Matt.


La cena andò alla perfezione; in casa Wolstenholme il clima era esplicitamente magico.
C’era un enorme albero di Natale al centro del salotto; milioni di addobbi in ogni dove e uno squadrone di bambini ognuno impegnato nella propria attività. Insomma, era proprio come l’avevo sempre idealizzata.


Una volta lasciati i bambini con i genitori di Kelly, uscimmo di casa per recarci nel piccolo locale per bere qualcosa. Ovviamente erano tutti su di giri con gli alcolici, mentre a me toccò solo un misero succo di frutta. Che strazio!
I ragazzi colsero al volo l’occasione per consegnarci i loro regali di Natale, anche se in ritardo. Io ricevetti un paio di Converse nuove da Chris e Kelly,  che sottolinearono il fatto che le avesse scelte Buster; Dom mi regalò una bellissima collana che indossai all’istante, e Matt e Spencer decisero per due regali separati: un paio di tacchi nuovi da Spence e una fornitura a vita di accessori di ogni genere sui Muse da parte di Matt…


Poco dopo, quando mia sorella tornò dalla toilette, trovò soltanto Matt al tavolo. Noi altri eravamo usciti per andare sul terrazzo. Quando salirono le scale ed aprirono la porta, Spencer resto spiazzata.


Una scia infinita di candele era adagiata sul pavimento, creando un’atmosfera romantica che induceva a seguire il percorso. Si voltò leggermente per guardare Matt che in quel momento era sparito. Lei proseguì lungo la scia finendo in camera da letto e capendo di dover salire le scale.
Lentamente, molto lentamente, Spencer salì sul terrazzo trovando una distesa di petali di rosa con al centro un piccolo sgabello sul quale troneggiava Matt con in mano la sua chitarra acustica.


Portò così le mani alla bocca, completamente colta di sorpresa. Nel frattempo noi attendevamo nascosti dietro la botola. Sorridendo nella luce della notte e nel debole bagliore delle candele, Matt si destreggiò in una debole melodia, prima di intonare quella meraviglia che era Starlight.
Noi piano piano ci avvicinavamo con gli accendini in mano, accompagnando il ritmo.


Una volta proferite le ultime parole, Matt posò la chitarra e sorridendo nel mondo più imbarazzato del mondo, chiese a Spence di sposarlo. Eravamo tutti al corrente del fatto che quel giorno era il loro mesiversario, ma nessuno immaginava che sarebbe andata così. E dunque completamente esterrefatti, ci avvicinammo per il conto alla rovescia e per congratularci con quei due…perchè non poteva essere altro che un “SI”.


Con in mano la bottiglia di Champagne, Matt ci chiamò all’ordine…


“Meno 10. 9. 8. 7. 6. “ disse sorridendo


Io mi affiancai a Dom che era risalito portando del succo per me; Chris e Kelly si tenevano sottobraccio; Spencer sfoggiava il suo nuovo anello più eccitata che mai.


“5. 4. 3. 2. 1…Buon anno!!!” esclamammo soddisfatti


Partì un “Auguri” generale mentre Matt riempiva i bicchieri, e passava davanti a me facendomi l’occhiolino.


Brindammo così, sotto le luci di Londra e quelle dei fuochi. Vidi Chris abbracciare sua moglie e sussurrarle un “Ti amo” impercettibile; Matt cinse la vita di Spencer e sorridendo esclamò “Tanti auguri tesoro”; Dom invece mi abbracciò da dietro con le mani sulla pancia e dandomi un bacio sulla tempia mentre terminavo il mio succo di frutta.


Vedendo che stavo congelando, si tolse la giacca per mettermela sulle spalle, mentre guardavo mia sorella con occhi estasiati.


“Era questo il motivo per cui Matt ti chiamava?” chiese
“Si” sorrisi
“Sei la migliore” affermò


Dieci minuti dopo, mentre tenevo la mano di Dom, poggiai il capo sulla sua spalla sospirando.


“Sei stanca?” chiese
“Un pochino, ma non fa nulla” risposi
“Ormai la serata è finita, possiamo scendere”
“Oh, ho dimenticato di dirtelo. Per stanotte qui dormiranno Spencer e Matt”
“Quindi noi dobbiamo tornare nell’altra casa” constatò
“Si”
“Allora incamminiamoci”
“Oh, grazie al cielo! Queste scarpe mi stanno uccidendo” risposi


Prima di andarcene, Matt si avvicinò a me con gli occhi lucidi e mi stritolò in un abbraccio.


“Bambina! Non immagini quanto io ti sia grato per l’aiuto”
“L’ho fatto con piacere Matt era il minimo che potessi fare” dissi
“Ti voglio bene” esclamò
“Anche io Bells, tantissimo”


Così ci congedammo e tornammo tutti a casa, lasciando quei due liberi di godersi il momento.


Trascorsero altri mesi, e tutto andava secondo i piani, nausee e voglie comprese.


Nonostante vivessi nell’appartamento di Matt, lui era sempre fra i piedi perchè voleva  per forza farmi dei regali ed esigeva di sapere se fosse stato maschio o femmina; cosa che io volevo sapere ma Dom no. Alla fine cedetti quando il giorno dell’ecografia del terzo mese, me lo ritrovai sul pianerottolo di casa testardo come un bambino.


“Ce la porto io” esclamò a Dom
“Oddio Matt, no” sbuffai
“Sono suo zio, nonché tuo futuro cognato”
“Questo lo so”
“Se Dom non vuole saperlo sono affari suoi, io devo saperlo”
“Va bene, va bene” mi voltai verso Dom “in fondo ha ragione”
“Se qualcuno vuole farci un regalo deve essere indirizzato” ammise Dom “ma io non voglio saperlo lo stesso”


Così partimmo tutti alla volta della scoperta di quello che sarebbe stato mio figlio o mia figlia. Durante il controllo, e dopo aver saputo che si trovava in una posizione impossibile per saperlo, tutti e tre ce ne andammo sconfitti. Ma Matt non si perse d’animo decidendo di comprare cose per entrambi i sessi.


Qualche giorno dopo arrivò il momento di farmi prendere dall’ansia, quando Dom annunciò che, inevitabilmente, saremo dovuti andare a farmi conoscere sua madre. Lì cominciarono le mie paranoie…e se non gli piacessi? Se mi avrebbe presa per una poco di buono? Se gli fossi risultata antipatica?
Dom capì al volo i miei pensieri e si sedette vicino a me sul divano.


“Andrà tutto bene, vedrai”
“Lo spero” risposi
“E’ la persona più buona del mondo, gli piacerai sicuramente” sorrise


Annuii col capo, poco convinta.


“Hai tutto il tempo, piccola. Partiremo fra una settimana, ok?”
“Si, questo lo so”


Mi abbracciò forte, consapevole del fatto che ero preoccupata ma nello stesso tempo non vedevo l’ora di conoscerla.


Una settimana dopo, eravamo tutti in viaggio. Tutti e cinque tranne Kelly che ovviamente non poteva lasciare i figli; in fondo si sarebbe trattato solo di un paio di giorni. Ero stranamente rilassata, e armata di tutto l’ottimismo necessario per affrontare abbastanza ore di viaggio. Una volta partiti, crollò tutto.


“Hai messo la cintura?”
“Si, Matt” risposi
“Ti senti bene?”
“Si”
“Giramenti di testa?”
“No” dissi roteando gli occhi
“No, perchè qui il manuale dice che bisogna sempre tenere sotto controllo le donne incinte”


O santissimo Bellamy!!! Adesso aveva anche iniziato a leggere un manuale per le neomamme…ma stavamo scherzando!!! E per fortuna che non era lui il padre, altrimenti lo avrei scuoiato. Dom, al volante, sorrise di pure gusto.
Dopo un paio d’ore, eccolo di nuovo all’assalto.


“Nausee?”
“Oddio Matt, no!!!” … “se mai un giorno diventerai padre, non voglio saperne”
“Come sei cattiva!” rispose offeso
“Ti scongiuro Matt…se mi sentissi strana te lo dirò ok?”


Diverse ore dopo, arrivammo a Teignmouth. Mentre osservavo il paesaggio, non potei fare a meno di pensare che loro tre si erano conosciuti proprio lì. Molte volte avevo immaginato come potesse essere, ma mi sorpresi comunque. Mi ripetevo mentalmente che all’epoca erano piccoli, ma con il passare del tempo erano cresciuti sempre di più, fisicamente, mentalmente e musicalmente…i miei tre rompiscatole!!!


Scendemmo dall’auto e Dom, davanti a tutti, suonò il campanello. Una donna adorabile e minuta aprì la porta, scoprendo un sorriso disarmante e carico di affetto.


“Dominic!” urlò
“Ciao mamma” la abbracciò caloroso
“Matt! Oh Matt, sono felice di rivederti”
“Ciao zia” gli disse in tono affettuoso
“Uh c’è anche Spencer!”
“Salve!” la salutò lei
“Come dimenticarsi di Chris! Santo cielo, sei sempre più alto” gli sorrise
“E’ solo impressione” rispose
“E tu sei?” … “Chris, hai combinato qualche casino?”
“No, no, no mamma. Lei è Cinzia” lo anticipò Dom
“Piacere di conoscerla signora Howard” dissi
“Oh, il piacere è mio tesoro” rispose richiudendo la porta “allora! Cosa vi porta qui?”


Non appena si rese conto del fatto che ero visibilmente, anche se di poco, incinta e che Dom mi teneva la mano, puntò un dito contro il figlio guardandolo in cagnesco.


“Dominic James Howard, come hai osato tenere tua madre all’oscuro del fatto che diventerò nonna?”
“Siamo venuti apposta per dirtelo” si giustificò
“Uhm, non la passerai liscia” promise


Si riprese un attimo, prima di tornare in se stessa.


“Restate tutti a cena vero?”


Annuimmo, ed io tirai un sospiro di sollievo che alleggerì notevolmente le mie ansie. Aveva ragione Dom, era la persone più buona e dolce del mondo. Amava di un amore spropositato Matt e Chris come fossero figli suoi.


“Posso esserle d’aiuto?” chiesi mentre preparava la cena
“Oh, no tesoro. Vai a riposarti”
“Mi fa piacere aiutarla, e poi sono più che riposata” risposi
“Allora, se vuoi puoi apparecchiare la tavola”
“Va benissimo” le sorrisi


Cenammo così in perfetta armonia, poi ci accomodammo tutti in salotto per il dolce.


“Dominic, tesoro, vieni ad aiutarmi”


Lui si alzò baciandomi la fronte e raggiunse sua madre che stava tagliando la torta.


“E’ una brava ragazza” gli disse
“Lo so; la migliore” rispose
“E’ gentile, educata e un vero splendore” … “dove l’hai trovata una così?” sorrise
“E’ la sorella di Spencer”
“Infatti notavo qualcosa che le accomunava”
“Era destino che la conoscessi” affermò
“Si vede che prova amore nei tuoi confronti…sono felice per voi, ve lo meritate proprio”


Tornarono con i piatti e si sedettero vicino a noi.


“Allora, cara la mia zia acquisita, visto che hai cresciuto il figlio più gay del mondo” disse Matt occhieggiando Dom “volevo chiederti se insieme a mia madre voleste organizzare il nostro matrimonio”


Per tutta risposta la mamma di Dom, lo abbracciò quasi soffocandolo e facendo lo stesso con Spencer.  Così quella sera la portammo come minimo sull’orlo dell’infarto per ben due volte.  Dopodiché Matt e Spencer seguiti da Chris, decisero che sarebbero andati a dormire dalle rispettive famiglie.
La signora Howard ed io lavammo i piatti, mentre Dom era salito in camera sua abbastanza stanco per il viaggio. Lo raggiunsi venti minuti dopo, trovandolo immerso fra i cuscini.


“Caspita!” affermai entrando nel letto e guardandomi intorno
“Cosa!” disse
“Ti rendi conto che questa stanza è come il santo Graal per me?”
“E’ rispuntata la Muser?” mi prese in giro
“Certo!!! Verrei uccisa se qualcuno sapesse che sono nella stanza del batterista dei Muse”
“Oh, beh. Non sei la prima ad esserci entrata”
“Sai che dovrei farti dormire sul divano dopo questa affermazione?” lo fulminai
“Sto scherzando”
“Lo so che non scherzi, ma farò finta di crederci”


Poi mi coprii e mi voltai di spalle sistemandomi il cuscino. Sorridendo nella notte, si rannicchiò contro di me abbracciandomi.


Due giorni dopo, eravamo di nuovo in viaggio per tornare a Londra…




In aprile, la mamma di Dom, decise che si sarebbe trattenuta da noi finché non avesse visto nascere suo o sua nipote, oltre ad occuparsi del matrimonio. Così durante i preparativi e la prova degli abiti, eravamo tutti su di giri ai massimi livelli. Tentai di distrarre Matt dalle sue manie facendomi accompagnare da lui stesso a fare l’altro controllo in modo che potessimo finalmente sapere di che sesso fosse.
Purtroppo sopraggiunse un imprevisto che lo costrinse a stare al telefono per un po’, perciò non poté entrare insieme a me. Quando uscii dalla clinica, lo vidi gesticolare all’interno dell’auto. Non appena mi vide, accese il motore e mi guardò un po’ dispiaciuto. Così presi un foglio di carta dalla borsa, e mentre stava ancora conversando, vi scrissi sopra quello che aspettavamo entrambi. Abbassò lo sguardo rialzandolo velocemente e aprendosi in un sorriso da mozzare il fiato e che mi fece arrossire all’improvviso. Non potendo rispondermi, si limitò a stringermi la mano…


Sarà stata l’euforia o forse lo stress, ma un’ora dopo che mi ebbe riaccompagnata a casa e stavo preparando il pranzo con la mamma di Dom, iniziò a girarmi la testa in modo preoccupante, così lei chiamò Spencer. Per pura precauzione, chiamarono il loro medico di famiglia che mi vietò nella maniera più assoluta di sforzarmi, pregandomi di stare a riposo e aggiungendo più vitamine alla mia dieta. Quando lo seppe Dom, si precipitò a razzo verso casa ed entrò in camera bianco come un fantasma.


“Piccola”
“Dom, non allarmarti. Ho solo bisogno di riposo”
“Sicura? Comunque resterò a casa se serve” disse prendendomi la mano
“C’è tua madre con me. Continua a lavorare con i ragazzi. Gli album non nascono da soli” sorrisi



Arrivati a giugno, potevo ritenermi un dirigibile ambulante. Matt e Spencer decisero di rimandare il matrimonio a dopo il parto, perciò erano un po’ più tranquilli. Tanto che una sera, trovai i Muse al completo che dormivano con in mano delle foto per la location del matrimonio.
Svegliai Chris dicendogli che Kelly lo stava aspettando a casa. Quanto agli altri due…sorrisi guardandoli appoggiati uno sulla testa dell’altro e avvolti in una coperta leopardata. Quel momento echeggiava BellDom da ogni mattone dell’edificio. Era un bene…perchè ultimamente Dom mi sembrava tristissimo.


Semplicemente sparì da un giorno all’altro, e credendo fosse con i ragazzi non lo cercai. Un mattino, però, mi svegliai scombussolata e soffocavo per il caldo. Mi voltai nel letto ma Dom non c’era, sua madre era con la mamma di Matt. Trovai sul comodino una lettera indirizzata a me.


Ciao piccola…
Se stai leggendo questa lettera, sicuramente ti starai aggirando per casa alla mia ricerca. Non voglio farti nessun discorso triste o quant’altro. Volevo solo prendermi la briga di spiegarti tutto quello che ho amato, amo e amerò di te. Un piccolo elenco che ho conservato gelosamente…
La prima volta che in quella notte tempestosa hai trovato rifugio tra le mie braccia. La tua infinita timidezza. Il piccolo rumore che fai quando hai sonno. La tua testardaggine. La piccola smorfia con il naso che riservi a coloro a cui tieni. Il tuo MP3 strapieno delle nostre canzoni. La luce nei tuoi occhi quando ascolti Unintended. La bambina che c’è in te quando fai i capricci. I tuoi occhi che cambiano colore a seconda del tempo. Le tue infinite paia di Converse. Lo sguardo che mi rivolgi quando sono stanco e farnetico nel sonno. Il modo in cui riesci a tenermi testa quando discutiamo. La dolcezza che hai nei confronti di Buster. L’amore incondizionato che provi per tua sorella. L’intesa indescrivibile che hai con Chris, e la capacità di fare l’idiota insieme a Matt. La pazienza nei miei confronti quando, dopo aver discusso vengo a chiederti perdono. Il tuo spirito da combattente in questo periodo che aspetti nostro figlio; perchè l’ho capito che sarà un bambino, nonostante tu e Matt cerchiate di negarlo. Il modo in cui rimani con lo sguardo assorto mentre siamo nella vasca e ti accarezzi la pancia. Come potrei non amarti dopo tutto quello che hai fatto e stai ancora facendo per me! Sei entrata nella mia vita di soppiatto e piano piano sei riuscita a conquistare il mio cuore, assopito per anni in una gabbia. Sei stata capace di far uscire quella parte di me che non credevo esistesse. Tutto questo, solo per dirti che ti amo e che anche se dovessimo litigare, tirarci gli oggetti contro o altro, io sarò sempre qui per te come tu lo sei stata e lo sei, nonostante io non te l’abbia mai chiesto. Sei una persona meravigliosa, e  come ho letto in una frase “mi piaci perchè dai del tu a tutti, ma del tuo a pochi”. Lo dice sempre mia madre “caro Dominic, impara a dare il tuo amore a coloro che te lo dimostrano” e tu me lo dimostri. Lo dimostri eccome amore mio. In questo momento ho solo bisogno di ribadire il mio amore verso la persona che ho sempre cercato di non deludere, e che ha fatto si che imparassi tutto quello che so fino ad oggi. Ti amo con tutto il mio cuore, nonostante non avessi messo in programma di innamorarmi di te. Tieni a mente che ti amo sempre e che sei tutta la mia vita.
                                                                                                                                                                                                                                                                   Dom


Mentre leggevo quella lettera, mi resi conto di quante cose, piccole o grandi che fossero, lui aveva imparato a conoscere e ad amare.
Ero un po’ perplessa verso la fine quando parlava di voler ribadire il suo amore verso qualcuno. Poi, come un fulmine a ciel sereno, composi il numero di Matt.


“Matt, devi portarmi da Dom”
“Come? Ti ha chiamata”
“No, ma so dov’è”
“Passo a prenderti subito”


Lo cercavamo da quasi due giorni e quella mattina ero convinta di ritrovarmelo vicino, ma così non era stato.
Matt e Chris arrivarono più in fretta che poterono; sbraitandomi contro quando gli dissi dove volevo che mi portassero. Mentre viaggiavamo in macchina, ci avvicinavamo sempre di più ad un enorme temporale, ma cercai di non farmi coinvolgere dalle paure.


Tutti e due non accennavano a rivolgermi la parola, mentre io cercavo di addolcirli.


Alcune ore dopo, restarono sorpresi del fatto he avevo ragione; il motore si spense e sotto la pioggia battente scesi dall’auto. Poco dopo lo trovai bagnato fradicio, seduto a terra che si dondolava avanti e indietro.
La pioggia si stava diradando poco a poco e feci per avvicinarmi, bloccandomi mentre iniziava a parlare.


“Ciao papà” disse “sono tornato, anche se con un po’ di ritardo. È già passato un altro anno e per me non è cambiato nulla. Mi manchi da morire, ma so che in qualche modo tu sei sempre presente”


Nascosta dietro una statua, lo ascoltavo in silenzio.


“Non ci vediamo da un po’, e ti chiedo scusa per questo. Ti ho portato tante novità…abbiamo completato il tour e stiamo lavorando ad un nuovo album. E poi…ho conosciuto una persona fantastica. Mi sono innamorato di lei in un modo quasi folle. Non so se ti sia mai capitato di sentirti leggero e vedere positività ovunque. Ecco, io mi alzo al mattino e tutto quello che vorrei è starmene tutto il tempo con lei, ma purtroppo non posso e allora tento comunque di affrontare la giornata con positività. Anche se la giornata è stata un completo disastro, nel momento in cui apro la porta e la trovo lì che mi prepara la cena, o guarda la tv; basta che alzi lo sguardo verso di me e mi sorrida, e tutto ciò che di negativo c’era, sparisce in un attimo sotto quegli occhi meravigliosi. È una strana sensazione…ora capisco quello che c’è fra te e la mamma”


Poi, improvvisamente, iniziò a piangere.


“Mi hai sempre detto di prendermi cura delle persone che amo. Quando l’ho conosciuta era la persona più fragile del mondo nonostante riuscisse a rialzarsi sempre da ogni cosa. Con il passare del tempo, mi sono reso conto che non aveva bisogno di me, ma io di lei…
ti sarebbe piaciuta papà…a quest’ora magari, eravamo a farci una birra insieme, ricordando i vecchi tempi, o magari saresti stato ansioso come me, mentre attendo che nasca mio figlio, perchè si…sarai nonno. Avrei tanto voluto che tu fossi qui, anche solo per sentirmi dire che sei orgoglioso di me!” … “spero di essere all'altezza di un compito così importante”


Lentamente, portò le mani al viso finendo di sfogarsi.
Io non resistetti e mi avvicinai cauta alle sue spalle, prima di inginocchiarmi al suo fianco e dargli un bacio fra i capelli.


Respirò profondamente, prima di voltarsi e affondare il viso sulla mia spalla, continuando il suo pianto disperato mentre lo tenevo per la testa, sussurrandogli che andava tutto bene. Tremava come una foglia, sotto gli incessanti singhiozzi e la pioggia che iniziava ad asciugarglisi addosso.


“Come l’hai capito?” mi disse con i lacrimoni
“E’ il 27 Giugno amore, non potevi essere da nessun’altra parte” risposi
“Ti prego, non lasciarmi andare…sono una persona inutile senza te” riprese a piangere
“Non lo farò Dom…mai”
“Non lasciarmi andare…non lasciarmi andare…non lasciarmi andare” ripeteva piano piano


Istintivamente tirò su il viso e mi baciò dolcemente, comprendendo che lo conoscevo molto di più di quello che immaginava.


“Torniamo a casa?” chiesi asciugandogli una lacrima con il pollice


Si rialzò lento…


“Aspetta qui” dissi


Colsi un fiore che spuntava solitario dal prato circostante e lo adagiai sulla lapide di fronte  a me, mentre lui mi teneva la mano.


“Arrivederci signor Howard, e grazie di avermi regalato un persona come Dom. Cercherò di prendermi cura di lui proprio come ha fatto lei”


Dom mi abbracciò, sussurrando un “Ti amo” al mio orecchio, intuendo che lo avevo ascoltato sin dall’inizio. Dopo avergli detto che c’erano anche i suoi amici, si avvicinò per salutarli salendo poi sull’auto di Matt.


“Chris” dissi
“Non preoccuparti tesoro, la riporto io la sua macchina”
“Grazie…”
“Figurati. Ora vai da lui…ha più bisogno di te che di noi” disse prendendo le chiavi


Esausto, seduto  sul sedile posteriore dell’auto di Matt, si voltò verso di me che lo stavo fissando. Sostenne il mio sguardo fino alla fine, finché cedette. Mi accomodai meglio e lui si rannicchiò con la testa sulle mie gambe, addormentandosi inevitabilmente mentre gli accarezzavo i capelli.

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Capitolo 18
*** I will always protect you, my love... ***


Capitolo finale...a malincuore scritto tutto d'un fiato. Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto recensendo e anche solo visualizzando...Un bacio enorme va ad AmandaJamesSurvival e a Mandi che non sento da una vita; a LittleMaffoo che mi esalta con i suoi CinDom apocalittici =) ; ad Elisa728; ed ultime ma non meno importanti Giuly23 ed HillarySuellen...mi raccomando se anche questo finale vi piace...lasciate un commentino ^_^ Cheers to averyone!!! Perdonatemi qualche errore =)

 

I will always protect you, my love



 

Di ritorno verso casa, Matt lasciò che gli raccontassi tutto quello che era successo: dalla lettera, fino allo stato in cui avevo trovato il suo migliore amico.


“Non l’avevo mai visto così” dissi mentre lo guardavo dormire
“Già…è stato un duro colpo sai? Non riusciva a capacitarsi del perchè in un giorno così significativo per tutti noi, lui avesse perso uno dei pilastri della sua vita. È rimasto in uno stato apatico per diverso tempo; non voleva mangiare; non riusciva a parlare con nessuno senza scoppiare in lacrime. Per un certo periodo avevamo anche pensato di farla finita con la band”
“Si, lo so” risposi dispiaciuta
“Viene qui ogni volta che trova il tempo; il ché vuol dire di rado, visti i nostri impegni. Avevano un gran bel rapporto, e credo che adesso che sa di diventare padre anche lui, lo scombussolerà un po’…ma tu cerca di aiutarlo ok?”
“Ma certo, è ovvio. Sarei potuta morire quando l’ho sentito dirgli che aveva paura di non essere all’altezza di un compito così importante” dissi “insomma…ci sono dentro anche io e non sarà semplice nemmeno per me”
“Ma ci siete l’uno per l’altra. E non dimenticare che c’è anche zio Bells” sorrise
“Certo…come dimenticare zio Bells!!!” sorrisi di rimando


A dieci minuti dall’arrivo a casa, cercai di svegliare Dom.


“Ehy, tesoro. Siamo arrivati” dissi


Tutto quello che ottenni fu un leggero mugugno, al quale seguì uno sbadiglio, finché non si rivelarono quei tenerissimi occhi verdi, ultra stanchi. Spento il motore, scesi dall’auto tenendo Dom per mano che, una volta in piedi, non riuscì a fare neanche un passo, cedendo sotto le sue stesse gambe. Matt e Chris scesero al volo per aiutarlo.


“Dom!” lo chiamai


Nulla di nulla, era lì completamente spaesato, non si rendeva conto di nulla. Nemmeno dei suoi amici che lo trascinavano su per le scale a peso morto. Una volta entrati, dissi loro che me ne sarei occupata io, e che potevano tornare a casa e riposarsi tranquillamente.
L’avevo lasciato seduto sul divano, ancora incapace di emettere sillaba.


“Dove…dove sono” chiese poco dopo
“Siamo a casa Dom! Non ricordi niente?”
“Si, si. Ricordo tutto, mi gira solo un po’ la testa ma ora sto bene” disse alzandosi
“Non credo proprio. Sei uno straccio. Fila subito a letto”


Lo aiutai ad andare in camera, mentre mi rendevo conto che aveva bisogno di una grande quantità di riposo. Si muoveva lento, il respiro un po’ affannato, farneticava frasi senza senso. Lo aiutai a cambiarsi e mettere su, qualcosa di comodo per farlo dormire. Mi avvicinai con le labbra alla sua fronte…stava letteralmente andando a fuoco. Perciò lo feci distendere.


“Prendo il termometro e torno” dissi


Tornai immediatamente , trovandolo ad aspettarmi con impazienza. Attesi quel poco tempo che bastava, e realizzai che nonostante facesse caldo, lui era riuscito ad ammalarsi di un febbrone che sfiorava i 39°.
Lo sistemai meglio dentro il letto; chiusi le tende e spensi la luce. Feci per andarmene e lasciarlo stare, dopo avergli dato qualcosa per abbassare la temperatura, quando lo sentii mugugnare.


“Resta qui” disse lentamente
“Hai bisogno di riposare, amore” sussurrai
“Resta almeno finché non mi addormento” mi supplicò


Non riuscendo a rifiutare, rimasi vicino a lui che mi rivolgeva qualche parola ogni tanto. Poi, piano piano, il suo respiro divenne regolare, il suo viso si rilassò leggermente e la stretta sulla mia mano si allentò.
Finalmente era riuscito ad addormentarsi ed uscii dalla stanza lasciandogli un bacio. Così colsi l’occasione per mangiare qualcosa. Nemmeno il tempo di finire di pulire quei pochi piatti che avevo utilizzato, che la madre di Dom si precipitò in camera a vedere come stava.
Da lì iniziò un vero e proprio via vai di zuppe, medicinali, vitamine, cuscini sistemati al meglio, panni imbevuti di acqua fredda ed il più totale divieto di avvicinarmi a lui.
Così, nonostante vivessimo sotto lo stesso tetto, non riuscii a vederlo per cinque giorni. A quanto sembrava, voleva proteggere all’ennesima potenza il suo unico figlio maschio.


Cercando di ubbidire al meglio a tutte le sue regole e restrizioni, il pomeriggio del sesto giorno, sgattaiolai in camera nostra dopo essermi accertata che lei non ci fosse. Bussai piano alla porta, facendo sporgere appena la mia testa. Lui era lì, ancora leggermente scombussolato dalla febbre, ma stava decisamente meglio. E cosa migliore di tutte, mi stava guardando.


“Posso?” chiesi sottovoce
“Devi” mi rispose
“Come va?” dissi avvicinandomi al letto
“Meglio. Molto meglio” … “Tu?”
“Adesso, meglio”
“Perché? È successo qualcosa?” chiese spalancando gli occhi
“No, no, nulla. Solo tua madre che mi ha vietato di vederti” sorrisi


Annuì con la testa, consapevole di tutto quello che era successo.


“Vieni qui” disse indicando la mia parte di letto


Non me lo feci ripetere due volte. Salii sul letto e mi sdraiai al suo fianco, sorridente. Voltandomi, notai un piccolo movimento delle sue labbra, come se si stesse preparando per dire qualcosa. Attese altri secondi, prima di voltare il viso verso il mio.


“Volevo ringraziarti per la storia di mio padre” ammise
“Non devi ringraziarmi, Dom”
“Si che devo. Sei venuta fino a Teignmouth, dopo aver letto quella lettera. Hai fatto tutte quelle ore in macchina solo per riportarmi a casa”
“No, Dom. Ho fatto tutte quelle ore in macchina perché non ti trovavo da due giorni; l’ho fatto perchè quella lettera mi ha sconvolto l’esistenza; l’ho fatto perchè sapevo che saresti stato lì; l’ho fatto perchè ti amo” risposi sincera
“Vedi? È per questo che ti ringrazio. Perchè sai quando una persona ha bisogno di te, nonostante ti venga detto il contrario”


Dopodiché mi prese la mano ed io mi avvicinai per baciarlo, più che cosciente del fatto che lui era guarito e che io difficilmente mi ammalavo.


“Sarà un lui allora?” chiese
“Così dicono” risposi “ma potrebbero sbagliarsi. Perché?”
“Cosi…stavo pensando a qualche nome”
“Sul serio? Del tipo?” sorrisi felicissima
“Mmmh…non so, ne butto un paio così…Trent o Tom oppure Dave”
“C’hai provato Howard, ma non ci casco” risposi ridendo a crepapelle
“Perché?”
“Perché anche se non sono esperta in materia quanto te, dubito fortemente che chiamerò nostro figlio Trent come il cantante dei Nine inch nails; nemmeno Tom, come Tom Morello dei tuoi amatissimi Rage e nemmeno Dave come il cantante dei Depeche Mode”
“Ahahahah, sveglia la ragazza”
“Ho le mie fonti a casa, e sono tra i tuoi follower su Twitter”
“Giusto” rispose “e comunque secondo me sono bei nomi”
“Tom potrebbe andare bene per Bells” sorrisi “ma non vi darò questa soddisfazione”
“Cattiva” finse il broncio
“Beh, pensaci. Se lo fai tu posso farlo anche io, perciò…come potrebbe chiamarsi? Mmmh Jared!”
“Naah”
“O Brian”
“Assolutamente no!” urlò
“O magari Shannon”
“Non oseresti!” minacciò “va bene, hai vinto tu”
“Scusa, Dom. E poi, devi metterti in fila, Matt sta già compilando una lista” sorrisi


Lo sentii ridere di puro gusto, mentre mi abbracciava e immaginava Matt seduto sul divano che pensava a miliardi di nomi, per poi riscriverli su un foglio in ordine alfabetico.
Era bello starsene lì semplicemente senza fare nulla, cullati dal leggero vento estivo che soffiava fuori. Finalmente dopo cinque giorni di preoccupazioni, lo vedevo con i miei occhi e ne ero più che felice. Se ne stava lì a conversare e a riempirmi la testa di storie, come se non ci vedessimo da secoli. Io mi assentavo di tanto in tanto mentre mi perdevo ad osservarlo gesticolare.


“Ehy, mi stai ascoltando?” disse agitando una mano davanti i miei occhi
“Cosa? Oddio perdonami” risposi
“Allora” sospirò “stavo dicendo…” ricominciò
“Dimmi tutto” sorrisi
“Ti stavo solo dicendo che dovremmo mangiare qualcosa”
“Oh, già. Ma tua madre?”
“E’ con Marylin, tornerà tardi credo”
“Uhm…dunque siamo soli” sorrisi togliendogli la maglietta
“Ti ho mai detto che mi piace da matti stare con te?” rispose sogghignando.


Più tardi, mentre io poltrivo davanti la tv, lui si offrì di preparare la cena. Qualcosa di leggero per entrambi dato che lui si stava ancora riprendendo dall’influenza. Guardammo un film, prima che Dom si assentasse in camera per rispondere a Matt. Piano piano, cedetti alla stanchezza e provai a socchiudere gli occhi giusto per un paio di minuti. Poco dopo, infatti, venni riscossa da Dom.


“Piccola! Dai andiamo a letto”
“Ma io non ho sonno” risposi strofinandomi gli occhi
“Oh si che ce l’hai” sorrise baciandomi la fronte
“No” … “voglio ancora chiacchierare con te” proseguii testarda
“Lo faremo, promesso”
“E ascolteremo la musica insieme?” mugugnai
“Si, amore. Tutto quello che vuoi” disse facendomi sdraiare nel letto
“O cavolo!”


Mi riscossi di corsa precipitandomi in bagno. Mi inginocchiai a terra e rigettai tutto quello che avevo ingerito. Dom, era subito dietro di me che mi teneva i capelli. Nei giorni precedenti avevo avuto nausee praticamente in ogni momento, e mi indebolivano ogni volta. Perciò, rimasi lì a terra vergognandomi come una matta e non avendo nemmeno la forza di guardarlo negli occhi.
Mi aiutò ad alzarmi e mi lasciò un paio di minuti per darmi una rinfrescata. Lo trovai fuori dalla porta, in attesa. Allungò una mano verso di me e tornammo a distenderci.


“Perché piangi?” disse all’improvviso
“Nulla, una sciocchezza” risposi
“Non mi sembra una sciocchezza se piangi” continuò
“Niente…è solo che…”
“Cosa? Avanti, puoi dirmelo”
“Sono solo stanca. Stanca di mangiare solo determinate cose; stanca di deambulare per casa senza nulla da fare; stanca di correre in bagno e sembrare un dirigibile. Continuerò a lievitare, sarò brutta e grassa e tu non mi amerai più”
“Ehy, ehy. Frena, frena! Ma che stai dicendo?”
“Che sono stufa. Vorrei starmene ore ed ore con te come facevamo una volta. Andare a letto tardi. Ascoltare la musica nel letto, vicini. Mangiare schifezze. Saltare sul letto solo perchè è divertente. Fare la lotta con i cuscini e fare il bagno insieme” dissi tirando su con il naso
“Faremo tutto tesoro, non smetteremo mai di farlo”
“No, non è vero”
“Guardami!” disse prendendo il mio viso fra le mani “non cambierà nulla, fa solo parte di quello che ti sta accadendo, uno dei miracoli più belli del mondo. Metterai al mondo nostro figlio ed io continuerò ad amarti così come ho sempre fatto. Staremo giorni interi sdraiati sul letto ad oziare; se vorrai ascoltare la musica, caricherò l’Ipod tutti i santi giorni che verranno; mangeremo tutte le schifezze che vorremmo fino a scoppiare; salteremo sul letto lottando con i cuscini fino a distruggerli. Faremo tutti i bagni che vorrai e non mi addormenterò finché non vedrò il tuo viso distendersi mentre ti stringo”
“Me lo prometti?”
“Certo che te lo prometto; ma tu devi smetterla di piangere” disse baciandomi


Mi sistemai meglio sul letto mentre lui prendeva l’Ipod ed iniziava a scegliere il brano da ascoltare. Una canzone a me sconosciuta ma che mi fece rilassare completamente. Cullati da altre canzoni, parlammo per diverso tempo fin quando, abbracciati come eravamo, Dom si rese conto di star parlando da solo, e grazie al suono della sua voce sentì un piccolo movimento sotto la sua mano.
Inizialmente credette di averlo solo immaginato, ma quando provò a parlare di nuovo, ecco che il movimento si ripresentò.


“Amore, svegliati” disse scuotendomi piano
“Mhh, si?”
“L’ho sentito muoversi” esclamò pieno di gioia
“Si, tesoro, succede” risposi “L’abbiamo già sentito, ricordi?”
“E’ solo che con tutti gli altri che ti girano intorno, questa per me è la prima volta da solo” arrossì


I movimenti si fecero più insistenti e non potei fare a meno di sorridere.


“Credo che gli piaccia la tua voce” dissi piano


Dom non fece altro che tenere una mano sul mio ventre per non perdersi nulla, mentre mi fissava con i suoi tenerissimi occhi verdi. Era strapieno di gioia e non faceva che parlare, parlare e parlare.


Dom’s point of view


Due giorni dopo, Spencer e Matt, annunciarono che si sarebbero sposati in anticipo, semplicemente perchè il cervellino bacato di Matt aveva deciso che doveva essere così. Da lì in poi, iniziò una vera e propria settimana di fuoco, nella quale Spencer correva da un negozio ad un altro, trascinandosi dietro mia madre, Cinzia, Kelly e la madre di Matt. Era su di giri nel modo più assoluto.
Ogni giorno decideva il colore dei vestiti delle damigelle, i fiori per il bouquet e le canzoni da mettere durante il pranzo. Dopodiché mi rimandava a casa sua sorella completamente esausta e nervosa perchè Spencer aveva cambiato idea su tutto.


Insomma, eravamo tutti abbastanza stressati.



Quella mattina, noi maschietti, avevamo deciso di andare tutti insieme con Tom ad aiutare Matt con le sue manie di perfezione riguardo tutto l’aspetto scenografico (quasi stesse organizzando un nostro concerto).
Perciò, sapendo che le ragazze non erano in casa, ci prendemmo tutto il tempo che volevamo. Pranzammo in un ristorante molto carino, a pochi Km da dove Matt aveva deciso di sposarsi.
Durante il pomeriggio, passammo a dare conferma di tutte le decisioni che Spencer aveva finalmente preso. Impiegammo molto tempo, invece, a decidere se durante il rito avessimo dovuto indossare qualcosa di significativo, del tipo un colore di camicia o di cravatta particolare. Dopodiché, passammo al problema dei paparazzi, giornalisti e quant’altro. Così, tra una cosa e l’altra, si fecero le 21:00 e ci rimettemmo in viaggio verso Londra, quando il mio cellulare squillò.



“Piccola” risposi
“Dom…dove sei finito?” disse con la voce rotta
“In auto, sto accompagnando i ragazzi” … “va tutto bene?”
“Sono ancora qui che aspetto” rispose
“Aspetti?” sentii un rumore in lontananza “dove sei?”
“Sono per strada, dove mi hai detto di aspettarti” disse lei
“O porca miseria! L’avevo dimenticato”


Più ci avvicinavamo a Londra, più un immenso temporale estivo la stava divorando. La pioggia iniziò a scrosciare contro il parabrezza ed i lampi aumentavano.


“Amore, perdonami” dissi sentendola imprecare dopo l’ennesimo tuono
“Come vuoi” disse respirando veloce
“Cerca di resistere. Lo so che è difficile” dissi cercando di calmarla
“Ti prego fai presto, non c’è nulla qui intorno” rispose
“Arrivo subito!”


Riattaccai al volo, ed altrettanto di corsa premetti sull’acceleratore. Ero stato talmente preso dai programmi che avevo con gli atri, da aver completamente rimosso il fatto di averle detto di aspettarmi.
La pioggia non faceva che aumentare e tutto quello a cui pensavo, era la mia bimba sotto la pioggia spaventata e infreddolita. Come avevo potuto essere così idiota da dimenticarla??? Più mi avvicinavo, più pensavo che l’avrei rivista presto. Mi si era stretto il cuore quando al telefono mi aveva implorato di fare in fretta.


L’ennesimo fulmine squarciò il cielo buio, e poco dopo vidi una piccola sagoma che si voltava di tanto in tanto. Eccola lì la mia piccola, che si copriva la testa con la borsa e cercava di tenere duro nel bel mezzo di ciò che la spaventava di più. Posteggiai e Matt gli fece spazio sul sedile posteriore.



“Ehy, bambina” disse lui
“Ciao ragazzi” rispose tremante
“Stai tranquilla, adesso sei in macchina” aggiunse Chris


Io non proferii parola, per paura di dire qualcosa di sbagliato e farla turbare ancora di più. Di rimando, anche lei non disse nulla, mentre cercava invano di sistemarsi i capelli. Riportati i ragazzi a casa, regnò un imbarazzante silenzio tombale fin quando aprii la porta di casa. Accesi le luci e finalmente mi voltai a guardarla mentre strizzava con entrambe le mani la maglietta che indossava. Mi avvicinai cauto…


“Ehy” dissi
“Ehy” rispose in un soffio
“Mi dispiace, piccola”
“Non fa nulla” rispose
“Invece si. Avrei dovuto ricordarlo” dissi prendendola per la vita
“Già” rispose “avresti dovuto” aggiunse


Era arrabbiata e ne aveva tutte le ragioni. L’avevo lasciata sotto la pioggia ed era fradicia dalla testa ai piedi; era spaventata ma non voleva darlo a vedere. Perciò, sbuffò come suo solito e si diresse in bagno per fare una doccia.


Dopo essersi ripresa un pochino, la sentii uscire dal bagno e dirigersi in camera, quando di colpo, la corrente saltò. La casa crollò in un buio spettrale che subito venne accompagnato da un tuono talmente forte da far tremare l’edificio. Rimasi bloccato in attesa di qualche altro secondo; poi nel cassetto della cucina trovai, fortunatamente, una candela. L’accesi ed andai nella camera da letto. Attraverso la luce fioca della candela, intravidi la mia bimba in un angoletto rannicchiata contro il muro. La vidi scuotersi quando un lampo illuminò, per una frazione di secondo la stanza. Non sapevo se avrebbe gradito o meno la mia presenza dato che era arrabbiata con me, perciò rimasi fermo a qualche passo da lei.
Dopo l’ennesimo tuono, ed il vento che faceva fischiare le finestre, praticamente ma la ritrovai fra le braccia, e tutto quello che potevo e volevo fare era stringerla e proteggerla.



“Non preoccuparti, siamo a casa ora” dissi
“Spero finisca presto” rispose
“Ci sono io con te” continuai accarezzandola
“E se non smettesse?” chiese
“Sarò qui lo stesso”
“Ma non possiamo restare qui tutta la notte”
“Ci penso io”


Lentamente la presi per mano e la condussi  verso il letto, intimandogli di infilarsi sotto le lenzuola, mentre io mi curavo di chiudere bene le finestre e tirare le tende.


Infilandomi nel letto, la ritrovai rivolta verso di me con le lenzuola fin sopra le orecchie e una mano al collo che stringeva la mia collana. Restai a guardarla con l’ombra di un leggero sorriso. Sembrava sul serio una bambina spaventata. Più precisamente, la MIA bambina spaventata… che fosse arrabbiata o meno, avevo promesso di proteggerla.
Mi avvicinai il più possibile non distogliendo mai lo sguardo, dai suoi bellissimi occhi che in quel momento erano color nocciola.



“Ti chiedo scusa, Dom” sussurrò
“Sono io che dovrei scusarmi” risposi
“Non mi importa. Voglio solo stare qui con te”
“Ma ti ho lasciata sotto la pioggia, dovresti essere furiosa”
“Lo so” rispose sfiorandomi il naso
“A volte mi chiedo come fai a perdonarmi sempre”
“Credo semplicemente che se si vuole bene ad una persona, ma bene davvero…i litigi e tutto il resto  passano in secondo piano” rispose facendo spallucce.


Dopodiché, presi ad accarezzarle il viso, rispettando la promessa di accertarmi che lei stesse bene prima di addormentarmi.





Il mattino seguente, fui svegliata da Dom che cantava, o meglio scornacchiava, sotto la doccia. Aprii gli occhi e realizzai, per mia fortuna, che il temporale era passato lasciando spazio alla meraviglia che era quella città in qualunque giorno dell’anno. Andai a fare colazione, preparando qualcosa per entrambi, mentre lo scorsi che entrava in camera. Spuntò sorridente qualche minuto dopo, pronto per uscire.


“Ciao bellissima”
“Ciao cornacchietta” sorrisi
“Non sono una cornacchietta” disse
“No, Dom. Però se ti hanno escluso dal coro di Blackout, un motivo ci sarà” dissi baciandolo
“Ma mi sono guadagnato almeno un pezzettino in Supermassive Black Hole” ribadì
“Lo so” sorrisi “sono una Muser, ricordalo”
“Lo so, lo so. Comunque preparati, che usciamo” disse “ti faccio vedere il regalo per Spencer e Matt”
“Dove andiamo?” chiesi
“Oh, è una sorpresa” mi guardò furbo
“Oook” fu il mio commento



Venti minuti dopo eravamo in macchina verso una meta che ignoravo. Posteggiò la macchina dopo circa dieci minuti, difronte ad un’altissima siepe; mi pregò di scendere ad occhi chiusi e fidarmi ciecamente di lui. Afferrai la sua mano e mi lasciai condurre.
Poco dopo mi bloccò.


“Apri gli occhi” disse


Mi ritrovai di fronte a lui che mi porgeva un oggetto. Alzando gli occhi dopo che lui si spostò, notai una bellissima villa di due piani. Istintivamente  aggrottai le sopracciglia voltandomi verso di lui, che tutto sorridente mi guardava in attesa.


“Allora? Non vuoi vederla?” chiese


Sorrisi estremamente sorpresa, mentre giravo la chiave nella serratura di quel posto enorme. Rimasi altrettanto sorpresa quando guardai l’interno, centimetro per centimetro. Non riuscivo ancora a realizzare quanto fosse carina e perfetta per loro.
Così poco dopo quando eravamo sul vialetto, sorrisi sperando di riuscire a trattenermi dallo spifferare tutto. Mi voltai un’ultima volta per guardarla mentre Dom mi abbracciava.


“Ti piace allora?”
“Si è perfetta” risposi
“Vedrai, ci staremo bene”
“Staremo?” chiesi “o cavolo! Credevo fosse questo il regalo per loro”
“Oh. No, no. Questa è casa nostra” sorrise
“Casa nostra…come suona bene” risposi vergognandomi un po’
“Si…sai, ho pensato che con l’arrivo di questo bambino, avevamo bisogno di un posto tutto per noi, senza che tu debba pagare l’affitto a Matt ogni mese”
“Ma così dovremmo pagarlo a qualcun altro” non capii
“Assolutamente no. L’ho comprata direttamente per entrambi, e non azzardarti a reclamare. Consideralo un regalo, per quando saremo una famiglia” spiegò
“Tuo figlio nascerà fra circa un mese, siamo già una famiglia” sorrisi
“Si, questo lo so, e non vedo l’ora. Ma sai, se volessimo altro…”
“Altro cosa?”
“Non so…sposarci” buttò lì
“Fermi tutti! Dominic Howard che vuole sposarsi? È da copertina questa notizia!” esclamai
“Smettila” disse facendomi il solletico “parlo sul serio” si rabbuiò
“Vuoi sposarti davvero?” chiesi
“Si. Con te. Magari, un giorno” sorrise prendendo a baciarmi


Ero indecisa se scoppiare a piangere coma una bambina o urlare di gioia, ma decisi solo di bearmi di quei suoi occhi sempre sorridenti e di quel sorriso che riempiva le mie giornate. Poi, salimmo in macchina per recarci dagli altri e sistemare le ultime cose per il grande giorno.





E finalmente, dopo notti insonni; corse a destra e a manca; ansie da matrimonio; vestiti ristretti e allargati, il grande giorno arrivò. Avevo pregato Spencer non di affibbiarmi un colore d’abito che mi facesse sembrare una mongolfiera, perciò decidemmo per un blu notte.
Mi ripromisi di non scoppiare a piangere per non rovinare il trucco.
La cerimonia andò alla perfezione e ben presto arrivò il pranzo, ed io stavo morendo di fame.


Cercai di sorvolare sul fatto che tutti e tre avessero indossato tre cravatte indescrivibili, e che peggio dei bambini dell’asilo ci avevano tenute nascoste fino al giorno stesso. Così quando li vidi per la prima volta non sapevo se ridere o piangere. Tre cravatte veramente improponibili: quella dello sposo aveva una chitarra elettrica disegnata sopra; quella di Chris era di un arancione fosforescente da far male agli occhi e ovviamente quella leopardata nera e verde acido era di Dom. 


A metà del pranzo, quando vennero invogliati gli invitati a ballare, Dom mi prese per mano. Ma io rifiutai a causa delle scarpe. Finché apparve Chris con le mie converse nere fra le mani.
Mi aprii in un immenso sorriso; era riuscito a salvarmi ancora una volta.


“Dio mio Chris” invocai “ma perchè non sto con te invece che con lui?” sorrisi
“Vacci piano, piccola” mi rimproverò Dom dolcemente


E così fui costretta a ballare, ma perlomeno avevo delle scarpe comode.
Ballai stretta  a Dom mentre ridevamo entrambi della sua cravatta e del fatto che non avrei mai potuto fare a meno delle mie converse.
Feci poi un ballo con Chris, con cui non avevo una discussione vera e propria da un po’ di tempo, e mi fece molto piacere vederlo rilassato e sorridente.
Ballai con Tom, Morgan e persino con Buster.
Finché vidi il sorriso più dolce del mondo ,incoronato da quei bellissimi occhi azzurri che sognavo di vedere dal vivo da quando avevo 14 anni, avvicinarsi nella mia direzione.
Ed inevitabilmente scoppiai in lacrime. Dom alzò lo sguardo confuso, e Matt gli fece cenno di non preoccuparsi.


“Stellina” disse stringendomi
“Ciao Bells” risposi
“Che succede?” chiese
“Nulla, è solo che vederti così mi fa un certo effetto” ammisi
“Aaaawww…ma non cambierà nulla però” disse rincuorandomi
“Lo so. Ma ti ricordo che prima di tutto sono una Muser, e Matthew Bellamy che si sposa è un ottimo motivo per piangere” arricciai il naso
“Si ma adesso faccio ufficialmente parte della tua famiglia” sorrise “e sarò presto zio”
“Già” sorrisi di rimando


Lasciai che la musica finisse e ci intrattenemmo fino a notte inoltrata.




Una settimana dopo ero a casa di Matt per un semplice pranzo, dato che nessuno dei due voleva partire fin quando non avessero visto loro nipote.
Così aiutai Spencer a preparare il pranzo mentre i ragazzi non c’erano e gli raccontai della casa nuova e dei progetti futuri di Dom. Rimase sorpresa e ridemmo da matte quando gli confessai che credevo fosse quello il regalo di nozze.


Quando poi tornarono, pranzammo fino a scoppiare. Per fortuna quel giorno mi sentivo piuttosto bene e perciò filò tutto liscio. Matt tornò a casa con un regalo per me.


“Tieni bambina, ti piacerà molto” disse porgendomi la busta
“Matt, mi stai riempiendo di cose. Non so più dove metterle” sorrisi
“Si ma questo è solo per te” disse


Aprii in modo curioso la busta, e al suo interno trovai una canotta color petrolio con su scritto “Baby Muser Inside”.
Feci un piccolo salto di gioia abbracciandolo fino allo sfinimento; poi andai un secondo in bagno per indossarla.


Tornai poco dopo ed andai a sedermi sul divano con gli altri, mentre Matt metteva un dvd di un loro live a caso. Eravamo tutti euforici: Matt dava di matto imitando se stesso; Dom teneva il ritmo e Chris si sbellicava dalle risate guardando Matt. Io e Spencer tentavamo di ignorarli mangiucchiando qualcosa e cantando. Ma ovviamente è impossibile ignorare Matt che svalvola a tre centimetri da te. 
Un quarto d’ora dopo mi alzai per prendere qualcosa da bere.


“Prendi qualcosa anche a me?” chiese Dom
“Anche a voi?” chiesi agli altri


Annuirono tutti quanti e portai ad ognuno quello che avevano richiesto. Poi presi il mio bicchiere d’acqua e mi diressi verso il divano.


“Porca miseria!” esclamai rompendo il bicchiere
“Che succede?” chiesero tutti e tre in coro
“Succede che tuo figlio mi sta picchiando a sangue” dissi ovviamente a Dom
“Scalpita il piccoletto!!!” rispose lui


Stopparono il dvd per venire a sentirlo muoversi; ma all’improvviso il dolore finì. Si avvicinarono tutti e tre, ma poggiando ognuno la propria mano, non percepirono nulla.
Finché ebbi un piccolo colpo di genio.


“Non vi muovete” dissi loro “Spencer, puoi provare a premere play?”
“Va bene” disse confusa


Il video ripartì, ma nulla.
Qualche secondo dopo però, eccolo di nuovo che cercava di muoversi togliendomi il respiro. Fu allora che tutti e tre alzarono lo sguardo, con i sorrisi dipinti sui volti; intuendo che quel bambino li adorava ancora prima di conoscerli.
Fin quando non scoppiò il putiferio.


“Beh, è ovvio che sarà un chitarrista” esordì Matt altezzoso
“Non credo proprio!” ribatté Dom
“Io dico di si, senti come tiene il ritmo” proseguì
“E’ un bambino Matt, come fai a dire che tiene il ritmo?” risposi io
“Lo so e basta!!!”
“Ma smettila. E’ mio figlio! Perciò sarà batterista come suo padre” continuò Dom
“Ehy, ehy, basta!!!” tuonò Chris “ma vi rendete conto che state facendo? Cavolo un minimo di rispetto per lei lo avete?” disse circondandomi le spalle con un braccio
“Grazie Chris” risposi “meno male che ci sei tu”
“State li a farneticare se sarà chitarrista o batterista; se riesce a tenere il ritmo o meno. Ma stiamo scherzando???” … “roba da pazzi!!”





“Stiamo parlando di un bambino, ragazzi. Non si scherza su queste cose; soprattutto se è chiaro come il sole che sarà bassista”
“O santissimo Bellamy” sbuffai “non ci credo!!!” dissi tornando a sedermi.




Un’altra settimana dopo, una volta smaltita l’irritazione, i ragazzi partirono per andare ad esibirsi ad un piccolo Festival a Portsmouth. Sarebbero rientrati a notte inoltrata, e così  approfittai per passare un po’ di tempo con la mamma di Dom.
Mi raccontò diversi episodi della sua vita e qualche consiglio riguardo la nascita del bambino. Fu un’esperienza molto intensa ascoltarla mentre mi impartiva lezioni su lezioni; si vedeva che anche lei stava fremendo proprio come tutti gli altri.


Fui sorpresa però, di sapere che Dom non gli aveva accennato nulla riguardo la sua fuga verso Teignmouth e tutto quello che ne era conseguito. Aveva solo pensato che suo figlio si fosse beccato una semplice influenza. Ma comunque avevo aperto io il discorso e mi sembrava giusto che in fondo lei sapesse la verità. Non si sorprese minimamente se non quando accennai a quello  che avevo fatto io.



“Sai cara” mi disse “per molti anni non ho fatto altro che volere il meglio per Dom. Questa faccenda della Rockstar lo riempiva di gioia ogni giorno e lo vedevo sempre circondato da donne bellissime me senza un briciolo di sale nella zucca. Insomma, non volevano né lui né i suoi soldi, ma solo la maledetta foto sui giornali che certificava il fatto che fossero state beccate con lui. Ovviamente sai che ce ne sono state a centinaia, ma nessuna si è mai soffermata a guardare oltre. Per anni e anni sempre la stessa storia. Poi sei arrivata tu, e non so cosa sia successo, ma so che non ho mai visto mio figlio sorridere, urlare, o preoccuparsi tanto per qualcuno. Insomma, quello che voglio dire, è che sei stata come un miracolo per lui e non so veramente come ringraziarti per averlo salvato”
“Non serve, veramente…sono stati loro tre a salvarmi con la loro musica” ammisi
“E’ la cosa più bella che potessi rispondere” disse con la mano sul petto



Cenammo sorridendo, ed altrettanto sorridendo lavammo le stoviglie.




Diversi minuti dopo, nei pressi di Portsmouth, i ragazzi erano sul punto di terminare il concerto. Salutato il pubblico, tornarono nei camerini e Dom notò il suo cellulare che vibrava ininterrottamente.


“Pronto”
“Dom”
“Ehy Spence”
“Dove siete?”
“Abbiamo appena terminato”
“Beh cercate di sbrigarvi…sono un paio d’ore di viaggio credo no?”
“Si, più o meno. Perchè?”
“Perché tuo figlio ha deciso di nascere con qualche settimana di anticipo”



Riattaccò al volo prendendo tutti i suoi effetti personali, trascinandosi dietro gli altri due. Salirono in macchina correndo più veloce che potevano infrangendo tredici milioni di leggi al secondo. Dom guidava; Matt si innervosiva e Chris tentava di stabilire un contatto telefonico con qualcuno.




In ospedale, invece, mi stavano preparando mentre ero circondata da persone che non facevano altro che aumentare le mia ansia…e tutto quello che volevo in quel momento era Dom. Diverso tempo dopo stavo per avere un attacco di panico perchè di punto in bianco erano tutti spariti. Mi guardavo intorno alla ricerca di Spencer o chiunque altro.


“Signora, deve ascoltarmi”  mi disse il dottore
“Voglio mia sorella, ho bisogno di lei”
“Non abbiamo tempo”
“Oddio” invocai


Tre secondi dopo, eccola apparire al mio fianco.


“Dom vuole parlarti” disse col telefono in mano
“Spence, sono un tantino impegnata, non vedi?” dissi
“Mi spiace deve spegnere il cellulare”
“Un attimo solo!” ribadì
“No, mi dispiace”


Mia sorella riattaccò.


Dom correva a più non posso , ed io imprecavo stringendo la mano di Spence.
Chris chiamava Kelly, mentre io mi sforzavo da morire.
Matt farneticava, mentre i dottori mi aiutavano.
Ancora pochi km e sarebbero arrivati;  Spencer li chiamò ancora una volta per sapere dove si trovassero e quanto mancasse.
Risposero al primo colpo.


“Ci siamo quasi Spence” … “Come va?”
“Sta nascendo, Dom” … “ormai non ti faranno più entrare”


In un attimo in cui il dottore m disse di attendere, presi il telefono dalle mani di Spencer.


“Dom, non preoccuparti” dissi
“Sarò da te al più presto, piccola” promise


Più tardi, dopo semafori rossi rimossi; incroci ignorati; limiti di velocità snobbati;  dottori scavalcati e imprecazioni volate, finalmente tutti e tre arrivarono in ospedale, sconvolti e con il fiatone.
Dopodiché, ricordai solo una sensazione di leggerezza quando, stringendo i denti mi fecero fare un ultimo sforzo. E in quel momento tutto quello che mi rimase in impresso fu la vista, per un breve secondo, di loro tre in piedi. Chris si illuminò in un immenso sorriso, abbracciando Dom e Matt che piangevano a dirotto. Vennero cacciati via a forza e da lì persi conoscenza.  



Quasi un’ora dopo non appena vide sua madre, Dom gli corse incontro.


“Mamma!”
“Dominic! Mi dispiace tesoro che non sei arrivato in tempo” disse sua madre che non si era accorta di nulla
“In ritardo si, ma ho fatto comunque in tempo” sorrise “l’ho vista solo un istante” rispose


Cosciente del fatto che era stato allontanato e aver perso tutto ciò che ne era seguito.


“Come sta?” chiese
“Non possiamo ancora vederla” … “Spencer ha detto che non si è sentita bene”
“Oddio!” esclamò Matt
“Ma potete vedere il piccolo”


Uno dietro l’altro si incamminarono verso il reparto maternità, cercando la sala dove tenevano tutti i neonati, e arrivando difronte la grande vetrata, rimasero colpiti da quanti bambini minuscoli dormivano beati.


“Quello che sonnecchia con una leggera chioma bionda, è il tuo” disse Spence sorprendendoli
“Mio Dio” esclamò Dom con le mani alla bocca
“Non c’è scritto il nome, però” disse Matt
“Voleva aspettare il suo Dom” li rincuorò lei


Chris e Matt lo abbracciarono congratulandosi con lui.
Poi, un dottore, venne ad informarli che erano costretti a chiudere le tende e che se volevano vedermi avrebbero dovuto attendere il mattino seguente.
Così Dom, disse loro che sarebbe rimasto lì ad aspettare, ma sua madre lo pregò almeno di andare a fare una doccia e mangiare qualcosa.
Seguì il suo consiglio, e un’ora dopo tornò a dare il cambio a sua madre, restando lì da solo per tutta la notte. Fu svegliato da Matt che gli batté una mano sulla spalla.


“Mi scusi, signor Howard?”
“Si?”
“Ero venuto a dirle che adesso può ricevere visite”
“Oh, grazie mille” disse seguendolo
“Non so se è stato informato o meno, ma ha perso i sensi ieri sera a causa dello stress, la pura e sicuramente per il caldo anche se era sera. Comunque, ora sta bene, è solo un po’ debole”
“La ringrazio”
“Si figuri”


Entrò piano dalla porta, avvicinandosi al letto e sfiorandomi il viso.


“Dom” sospirai piano
“Ciao amore” sorrise


Lo abbracciai forte facendolo salire sul letto vicino a me, riversando quante più lacrime avevo.


“Piccola, non piangere, sono qui con te”
“Lo so, ma mi mancavi da impazzire” confessai
“Non preoccuparti, non ti lascio” disse circondandomi le spalle con un braccio.


Poco dopo arrivò Chris.


“Bambolina!!!”
“Ehy” sorrisi
“Come ti senti?” chiese
“Un po’ sottosopra, ma è normale” risposi


Mi abbracciò teneramente dicendomi all’orecchio quanto fosse fiero di me, mentre io arrossivo in silenzio. Poi salutai Kelly, la mamma di Dom, Spencer e Marylin; mancava solo uno all’appello. E puntuale come un orologio svizzero, fece il suo ingresso da Rockstar con una decina di palloncini con su scritto “It’s a boy”. Ma il colpo di grazia arrivò dopo tre secondi,  proprio mentre si rialzava dopo aver posato i palloncini.


“Cioè, io non vorrei dire nulla ma…avete visto quanto è figo mio nipote?”


Era imbattibile, nulla da ridire.


Cinque minuti dopo, l’infermiera lo portò in camera, e finalmente lo vidi. Uno scricciolo piccolino con un ciuffetto biondo e quegli stramaledetti occhi verdi, insomma un piccolo Dom. Era incredibile, tutto lo stress, gli sbalzi d’umore, le nausee, ne era valsa veramente la pena di sopportare tutto.


Lo presero in braccio turno, compreso Matt che stava già pensando di fare una foto con suo nipote da schiaffare su Twitter.  Arrivato a Dom, rimasi incantata dal modo in cui lo teneva, quasi avesse paura di fargli del male, ma con una dolcezza negli occhi degna di lode.


“Allora? Come lo chiamerete?” chiese Chris


Stringendo ma mano di Matt che già lo sapeva, alzai un attimo lo sguardo per dirigerlo verso gli occhi di Dom dall’altra parte della stanza, e vi lessi in un attimo tutto quello che avevamo passato insieme.


“William” sospirai “William Christopher Howard”


E mi godetti appieno tutte le conseguenze di quell’affermazione. Vidi Chris aprirsi nel sorriso più dolce e infantile del mondo; la mamma di Dom mi abbracciò piangendo; Matt mi baciò la guancia più che contento di aver partecipato alla scelta; e Dom, la reazione che aspettavo di più al mondo.


Guardò dritto nei miei occhi trattenendo le lacrime per puro orgoglio maschile, ma sapevo per certo che non appena fossimo soli, sarebbe venuto a piangere contro il mio petto, pensando a suo padre. Perciò si limitò solo a mormorare un debole “Grazie” seguito da un “Ti amo”.


Più tardi quella sera, mentre riposavo, lo sentii mormorare a suo figlio.


“Voglio che tu sappia che ti proteggeremo sempre, in qualunque momento o circostanza. Vedi quella meraviglia che dorme nel letto? Quella è la tua mamma, ed è la persona più importante della mia vita. Portale sempre rispetto e vedrai che non ti deluderà. Ti aiuterà a crescere e avrà sempre un momento per ascoltarti; ti insegnerà tutto quello che non sai e ti amerà con tutto il suo cuore. Anche se la farai arrabbiare; se le urlerai contro; se cercherai di fare il furbo con lei; e persino se la lascerai sotto la pioggia” sorrise “ti insegnerò a prenderti cura di lei quando non sarò in casa; ti aiuterò a proteggerla quando fuori sarà brutto tempo. Insomma, quell’angelo va protetto a tutti i costi ed io ti insegnerò ad amarla come la amo da diverso tempo”


Silenziosamente nel sonno mi scese una lacrima.





Passò un mese da che nacque mio figlio. Spencer e Matt erano tornati dal viaggio di nozze ed io e Dom ci eravamo trasferiti definitivamente.
Dom era un padre eccellente, non si risparmiava nulla, così come lo erano i suoi zii. Sia Matt che Chris mi avevano riempito casa di regali e non accennavano a fermarsi.


Stava mettendo William a dormire sistemandolo nel lettino, quando sua madre lo abbracciò dandogli un bacio fra i capelli.


“Lo adoro da morire” disse Dom
“Si anche io” rispose
“Finalmente dorme!” esclamò Dom
“Si, direi di si”
“Abbiamo fatto un buon lavoro” confessò a sua madre
“Un ottimo lavoro, tesoro” rispose “ora va da lei, qui ci penso io”


Dom sorrise dolcemente a sua madre che si stava attrezzando per portare il piccolo un po’ fuori in giardino.


Lui si avvicinò cauto a me, che sonnecchiavo sul divano con un ciuccio in mano. Mi svegliò baciandomi teneramente e mi convinse a seguirlo, rassicurandomi che nostro figlio fosse in buone mani.



Passò un intero pomeriggio, il migliore del mondo per quanto mi riguardava.


Arrivata la sera, ero seduta sul letto a cavalcioni su di lui in un mare di piume sparse ovunque, e sorridevo come non facevo da tempo. Puntò i suoi occhi nei miei sorridendo anche lui.


“Allora” disse “abbiamo scaricato tutte e due gli Ipod; ci siamo ingozzati di marshmallow; abbiamo fatto il bagno insieme; saltato sul letto fino allo sfinimento e distrutto quattro cuscini facendo la lotta; e credo di non averti mai amata così tanto”
“Grazie Dom, sul serio. Per tutto questo. Ti amo da impazzire” dissi sfiorandogli il viso
“Di nulla, bimba” rispose



Dopodiché, capovolse le posizioni e mi ritrovai sdraiata, mentre lentamente sfiorava la mia pelle sotto la canotta.


“Dom, abbiamo appena fatto un bambino” dissi mentre ma la sfilava lento


Nei suoi soliti occhi beffardi puntati nei miei, sorrise togliendo anche la sua t-shirt  posizionandosi sopra di me. E nello sguardo più perverso di sempre, esclamò



“Oh beh. Ne facciamo un altro”





 
Fine

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